DISTURBI DELLATTENZIONE E IPERATTIVITÀ I PRINCIPALI ASPETTI DELLATTENZIONE COSA MANCA AL BAMBINO...

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DISTURBI DELL’ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ I PRINCIPALI ASPETTI DELL’ATTENZIONE COSA MANCA AL BAMBINO CON SINDROME DA DEFICIT ATTENTIVI?

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DISTURBI DELL’ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ

• I PRINCIPALI ASPETTI DELL’ATTENZIONE

• COSA MANCA AL BAMBINO CON SINDROME DA DEFICIT ATTENTIVI?

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FAI ATTENZIONE

Stai attento!

Concentrati

Procedi con calma, non avere fretta!Procedi con calma, non avere fretta!

Non sei attento! Non ti interessa quello che dico?

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L’invito a “stare attenti” è forse una delle esortazioni che più frequentemente proponiamo nel nostro repertorio di

insegnanti:l’attenzione del bambino è infatti una

condizione fondamentale affinché vi possa essere apprendimento.

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Molti insegnanti pensano che una lezione “ben preparata” avrà la

possibilità di richiamare l’attenzione del bambino. Ma il

problema dell’attenzione non può risiedere solo nella qualità della

proposta didattica

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Bisogna tener conto dell’alunno al quale bisogna facilitare la

comprensione di ciò che significa “stai attento”

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Dunque si rende opportuno un approfondimento su “come” insegnare

l’attenzione.Nel caso specifico del bambino con DDAI si rende assolutamente necessaria l’assunzione di un principio pienamente sostenuto dalla

psicologia scolastica, quello secondo cui l’attenzione si può, e quindi si deve insegnare.

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Per far ciò occorre superare l’equivoco secondo cui questa abilità debba essere

esclusivamente ricondotta:

• Ad un repertorio di capacità innate immodificabili

• Ad un atto di volontà, da parte del bambino, che non occorre insegnare, così come si insegnano le altre abilità.

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CHE COS’E’ L’ATTENZIONE?

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FENOMENO DEL COCKTAIL PARTY Colin Cherry – illustra i meccanismi dell’attenzione

L'attenzione esprime il grado di tensione mentale di un individuo. Siccome questa tensione è limitata, l'individuo

non può orientarsi verso tutte le stimolazioni interne ed esterne, per cui egli opera necessariamente delle scelte sulla base

di interessi o piaceri.

Attenzione è la capacità di selezionare e

focalizzare gli stimoli percepiti e di attivare

i processi di memorizzazione

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ATTENZIONE VOLONTARIA

o controllata

quando in modo consapevole e deliberato ci concentriamo su uno stimolo

ATTENZIONE INVOLONTARIA

o spontanea

Quando viene provocata dalle caratteristiche di un determinato stimolo

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UNA CURIOSITA’

Di regola la curva d'attenzione di uno studente, nell'arco di 50' di lezione, raggiunge l'apice dopo i primi 7-8 minuti, poi ha un calo costante fino a raggiungere il minimo verso i 26-27 minuti di lezione, infine risale

mantenendosi in maniera abbastanza costante sino alla fine dell'ora, sempre al di sotto comunque dell'apice

iniziale.

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Fattori che influenzano l’attenzione•La motivazione a concentrarsi sugli stimoli•Avere le idee chiare su cosa fare per svolgere il compito

•L’ambiente tranquillo in cui lo studente può trovare più facilmente la concentrazione•La difficoltà del compito deve essere proporzionale

alle competenze dello studente

•L’importanza di ricorrere a brevi pause per

non concentrarsi per ore sullo stesso argomento

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Quali sono i fattori psico-fisici che regolano e facilitano l'attenzione?

1. stato di freschezza/riposo, che permette una maggiore disponibilità di energia (ad es. nell'ultima ora di lezione il rendimento di uno studente è più scarso);

2. isolamento dell'oggetto dagli stimoli perturbatori dell'ambiente

(ad es. studiare con la radio accesa non favorisce la concentrazione);

3. cambiamento dello stimolo, per impedire l'assuefazione e preservare l'interesse (ad es. esaminando un oggetto/fenomeno/problema sotto varie angolazioni);

Condizioni dell'attenzione

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4. intensità dello stimolo, che può indurre, dall'esterno, un soggetto a interessarsi di un dato argomento, anche se, senza partecipazione attiva del soggetto, nessuno stimolo ha effetti duraturi;

5. novità dell'oggetto: cosa che desta sempre più facilmente l'attenzione, soddisfacendo la curiosità naturale del soggetto.Ma se la novità non viene fatta propria a livello di interesse personale, essa produrrà solo un'attenzione temporanea;

6. interesse, fondato su un'esigenza sentita, senza la quale tutti gli artifici escogitati per captare la curiosità del soggetto, sono destinati a fallire.

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• Il processo attentivo è accompagnato da fenomeni di concordanza in tutto l'organismo (ad es. dovendo svolgere un compito difficile, si

rinuncia ad ogni movimento per risparmiare energia e per eliminare elementi disturbatori, si

contraggono i muscoli, la circolazione del sangue accelera nel cervello, cresce la pressione

sanguigna, il ritmo respiratorio e cardiaco si altera, si modifica la secrezione salivare: si è

insomma in tensione). Ciò significa che la risoluzione del compito

comporta uno stress psico-fisico.

Concomitanti fisiologici dell'attenzione

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•Altri espedienti fisici che aiutano la concentrazione, tenendo lontano gli stimoli

perturbatori, variano a seconda degli individui (ad es. leggere ad alta voce, seguire il testo col dito,

appoggiare la testa alla mano, chiudere le orecchie, ecc.).

• A volte la fissità/immobilità può comportare delle scariche di energia superflua, che possono

anche turbare la concentrazione (ad es. tamburellare il tavolo con le dita, ritmare il piede

sul pavimento, rosicchiare la penna...).

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Tre componenti fondamentali dell’attenzione

• Attenzione selettiva ossia la capacità di rispondere solo agli aspetti rilevanti di un compito ignorando o non rispondendo a quelli non essenziali

• Capacità attentiva ossia l’abilità di prestare attenzione a più stimoli contemporaneamente cioè a stimoli multipli.

• Attenzione prolungata cioè l’abilità del soggetto di seguire le richieste del compito, senza distrarsi, per un sufficiente periodo di tempo; abilità che include necessariamente una sufficiente capacità di problem solving

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La maggior parte dei bambini in età scolare possiede queste abilità arrivando ad usarle

in modo automatico.

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Se estendiamo ancora la definizione di attenzione sino a comprendere anche le abilità di problem-solving, si potranno identificare

delle ulteriori variabili attinenti al difficile compito di concentrarsi e mantenere un buon

livello di attenzione nel tempo. Vediamone alcune

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L’alunno dovrà essere in grado di:• Comprendere la vera natura del compito e gli

obiettivi finali prima di iniziare il lavoro• Rendersi conto se gli manca tale comprensione• Mettere a punto una strategia per affrontare un

compito o un problema• Procedere ad un’analisi preliminare sulla

fattibilità della strategia prima di applicarla e definire strategie alternative nel caso la prima risultasse inadeguata

• Controllare il progresso conseguito verso la soluzione del compito

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• Scomporre gli obiettivi finali in sotto-obiettivi più immediati ed accessibili

• Adottare uno stile di pensiero consequenziale

• Valutare il tempo richiesto dal compito e quello effettivamente a disposizione

• Gestire l’incertezza e l’insuccesso

• In caso di insuccesso sfruttare dapprima le proprie risorse anziché chiedere immediatamente aiuto agli altri

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Questo elenco di variabili di problem-solving esemplifica la complessità del rispondere

adeguatamente all’istruzione“fai attenzione!”

complessità che sarà ulteriormente confermata dall’esame di un’altra variabile del processo

attentivo, ossia la motivazione

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Gli aspetti motivazionali dell’attenzione

Spesso insegnanti e genitori osservano che i bambini SDA sono in grado di mantenere l’attenzione per periodi di tempo anche lunghi su attività di grande interesse per loro ( tele, videogame).

Ma quali sono le abilità cognitive richieste in questi compiti?

I compiti per i quali i soggetti SDA sembrano motivati sono quelli che non richiedono sforzo strategico e cognitivo.

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• Valutare realisticamente il grado di risolvibilità del compito• Decidere di investire tempo e sforzo per la sua soluzione• Prevedere, immaginare ed apprezzare l’esito positivo• Darsi un “auto-rinforzo” per l’impegno ed il progresso

conseguito verso la soluzione e, nel contempo, ridurre o eliminare eventuali atteggiamenti negativi ed “intrapunitivi” nei propri confronti

• Rispondere adeguatamente ai rinforzi esterni• Mantenere il livello di emotività entro giusti limiti

Perché l’alunno sia motivato a fare uno sforzo strategico prolungato occorre che sappia:

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Cosa manca al bambino con sindrome da deficit attentivi?

Eventi cognitivi

Processi cognitivi e metacognitivi

Strutture cognitive

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Per eventi cognitivi si intendono dei pensieri,

quasi “automatici”, che accompagnano ed influenzano il modo di “sentire” del

soggetto.Si tratta di pensieri spesso inconsci nel senso

che il soggetto non si sintonizza su di essi né licontrolla.

Dal momento che le maggiori difficoltà scolastiche e sociali dei bambini con DDAI sono in relazione ad un’insufficiente autoregolazione

dell’attenzione, delle emozioni e del comportamento, risulta opportuno analizzare il

ruolo giocato dai pensieri automatici nel determinare questo disturbo

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I bambini con deficit attentivi potrebbero essere definiti come soggetti carenti negli “impulsi di

sforzo” cioè privi di una sufficiente consapevolezza e di un controllo necessari alla

corretta gestione di tali sforzi di attenzione

Impulsi di sforzo = dialogo interno

Il bambino attento e riflessivo è in grado di gestire e controllare la propria attenzione tramite

il dialogo internoI bambini incapaci di sfruttare razionalmente il

dialogo interno incontrano difficoltà su compiti e situazioni che richiedono impegno continuato,

autoregolazione e autocontrollo

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Difficoltà di autoregolazione del bambino con DDAI

• Il processo di pianificazione e soluzione dei problemi• Il suo livello di autostima• Il suo comportamento con gli altri rispettando le regole

sociali• Il suo comportamento motorio• La tendenza a dare la risposta in modo precipitoso ed

impulsivo• La capacità a rispondere in modo positivo a certe

emozioni (rabbia, frustrazioni,…)• Il livello di motivazione, la fiducia nell’impegno e nello

sforzo• La sua capacità di concentrazione e di attenzione

sostenuta nel tempo

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Processi cognitivi sono le modalità con cui il soggetto inconsciamente elabora le informazioni,

con i relativi meccanismi di ricerca immagazzinamento e recupero.

Tali processi danno origine a rappresentazioni e schemi mentali.

La conoscenza diretta di questi processi cognitivi e la capacità di esercitare un controllo su di essi

vengono definiti metacognizione Determinati processi cognitivi risultano non

adeguatamente sviluppati nei soggetti con deficit attentivi

PROCESSI COGNITIVI E METACOGNITIVI

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LA METACOGNIZIONE

è

la capacità del pensiero di riflettere sul suo funzionamento

Il termine è stato coniato da Flavell nell’ambito degli studi sull’apprendimento col significato letterale di conoscenza della propria cognizione.

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Strutture cognitivePossiamo considerarle come dei modelli, o delle “sagome” trasparenti che il soggetto

crea e poi usa affinché il mondo esterno non risulti indifferenziato e caotico.

Tali strutture possono essere considerate come degli schemi impliciti ordinati

gerarchicamente.Gli schemi sono organizzazioni mentali

dell’esperienza che influenzano la capacità di elaborazione delle informazioni e il

comportamento

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La storia di Tommaso

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Questa descrizione è tipica dei bambini che soffrono del

“disturbo da deficit di attenzione e iperattività”,

cioè di uno specifico quadro clinico caratterizzato da disattenzione, iperattività ed

impulsività. Le sue manifestazioni compaiono durante i

primi anni di vita, cambiano con la crescita e alcuni sintomi possono persistere nell’adolescenza e nell’età adulta