Migrazioni circolari casacchia crisci.pdf · 2019. 11. 29. · 9 Oliviero Casacchia, Massimiliano...

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8 Migrazioni circolari Gennaio 2014 Andreassi / Bassoni / Bindi / Caccia / Casacchia / Cecalupo / Checchia / Cocozza / Corti / Crisci / Golino / Lombardi / Massullo / Musci / Novi Chavarria / Palmieri / Pazzagli / Ruggieri / Viola

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    Migrazioni circolari

    Gennaio 2014

    Andreassi / Bassoni / Bindi / Caccia / Casacchia / Cecalupo / Checchia / Cocozza / Corti / Crisci / Golino / Lombardi / Massullo /

    Musci / Novi Chavarria / Palmieri / Pazzagli / Ruggieri / Viola

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    Mobilità territoriale temporanea in Molise oggi

    di Oliviero Casacchia e Massimiliano Crisci

    In questo articolo si presenta un quadro di sintesi delle forme di migrazione che attualmente si dirigono dal Molise verso il resto d’Italia.

    La prima parte del saggio fornisce un quadro aggiornato delle dinamiche migratorie interne che coinvolgono il Molise attraverso la documentazione statistica ufficiale di fonte anagrafica. Nella seconda parte viene trattata la mobilità lavorativa temporanea verso il Centro-Nord dei residenti nel Mez-zogiorno e, soprattutto, .nel Molise, attingendo informazioni da diverse ri-levazioni. Nel terzo paragrafo si forniscono alcune considerazioni conclu-sive e si fa cenno ad un progetto di ricerca sulle migrazioni “sommerse” dei giovani molisani1.

    1. La mobilità definitiva: le tendenze recenti

    Qualche informazione relativa alla mobilità definitiva della popolazione molisana, componente com’è noto strettamente legata alle altre forme (la transitoria e la sistematica) della mobilità, può aiutare a collocare le tendenze recenti della mobilità temporanea in un quadro più ampio2.

    Appare in via di consolidamento la tendenza già manifestatasi nel corso degli ultimi anni: emerge chiaramente il modello molisano del nuovo mil-lennio, tipico delle aree del Mezzogiorno, in cui il saldo totale risulta siste-maticamente positivo in virtù di un robusto movimento netto di individui provenienti dall’estero. A partire dal 2004 la bilancia migratoria complessiva regionale, di segno positivo, è frutto di un chiaro bilanciamento tra un inter-scambio interno negativo e un saldo migratorio con l’estero consistente e di

    1 Il lavoro è frutto di una collaborazione tra i due autori, anche se Oliviero Casacchia ha re-datto il paragrafo 1 e Massimiliano Crisci il paragrafo 2, mentre le conclusioni sono in comune.

    2 Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi glo-bali, «Glocale», 2011, 4, pp. 131-149.

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    segno positivo. In sostanza, il bilancio tra residenti in Molise diretti al-l’estero e flussi di individui che da fuori Italia trasferiscono la loro residenza in regione è sempre, nell’ultimo periodo, positivo3. Il contributo che il mo-vimento migratorio fornisce alla evoluzione della popolazione molisana è comunque di dimensioni piuttosto contenute: nel periodo 2002-2012 media-mente intorno alle 800 unità annue. È da dire che se si fa riferimento nel-l’ultimo anno per il quale è possibile analizzare la documentazione anagrafi-ca il saldo interno risulta praticamente in pareggio.

    Per quanto concerne i rapporti che la regione intrattiene con il resto del paese, cioè le migrazioni interne, si nota una recentissima tendenza al-l’aumento dei flussi con l’Italia, sia sul versante delle immigrazioni che su quello delle emigrazioni. Tali flussi, intorno ai 5.000 movimenti annui nel periodo 2002-2005, risultano in sistematico aumento nella seconda metà del decennio e giungono a toccare livelli intorno ai 6.500 movimenti al 20124. Le due componenti, attiva e passiva dei bilancio migratorio, seguo-no un’evoluzione abbastanza simile, in cui le immigrazioni verso l’interno risultano sistematicamente inferiori alle emigrazioni. Il risultato di tale tendenza è un saldo migratorio con l’interno del paese persistentemente negativo, ma su livelli piuttosto contenuti (3-400 unità annue) che diventa-no ancora più contenuti negli ultimi due anni (saldo netto negativo inferio-re in valore assoluto alle 100 unità annue). È peraltro difficile considerare questo dato come segnale sia pure di un modesto recupero della posizione di subordinazione della regione con riferimento ai rapporti con il resto d’Italia, in quanto i due anni di contrazione del saldo negativo, il 2011 e il 2012, potrebbero essere caratterizzati da perturbazioni nella raccolta del materiale anagrafico che in genere si manifestano con chiarezza nel perio-do a cavallo del censimento (8 ottobre 2011).

    Vale la pena segnalare inoltre che la debolezza della regione sul piano dell’interscambio interno si manifesta con chiarezza analizzando la compo-sizione per età del saldo migratorio5, laddove esso risulta pesantemente ne-

    3 Per quanto concerne quest’ultimo dato è doveroso ricordare che le cancellazioni verso l’estero sono notoriamente sottostimate, in quanto soprattutto i residenti di cittadinanza stra-niera trascurano di cancellarsi dalle anagrafi del nostro paese al momento del trasferimento all’estero. È da sottolineare tuttavia che anche adottando una ipotesi estrema di valutazione del flusso di cancellazioni verso l’estero, stima basata sostanzialmente sul confronto tra dato di censimento e dato anagrafico, il bilancio migratorio del Molise con l’estero rimane ampia-mente positivo.

    4 I dati sono riferiti ai bilanci anagrafici (cfr. il sito http/demo.istat.it). 5 L’analisi è stata resa possibile sulla base di uno speciale spoglio effettuato sui dati ISCAN

    per il periodo 2008-2011. Si ringrazia il dott. Enrico Tucci dell’Istituto Nazionale di Statistica per la consueta cortesia e disponibilità.

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    gativo con riferimento alle fasce d’età 20-39 anni, periodo in cui la disoccu-pazione colpisce duramente i giovani che cercano di effettuare il loro ingres-so sul mercato del lavoro costringendoli a spostarsi (cfr. Figura 1). Figura 1 – Saldo migratorio interno del Molise per età. Anni 2008-2011.

    Fonte: Istat, dati ISCAN.

    Particolarmente importante risulta poi l’analisi territoriale delle migrazioni interne in quanto il ruolo svolto dalle diverse aree del paese nello scambiare flussi di individui con la regione risulta chiaramente diverso da zona a zona, come segnalato in precedenti contributi6. Anche in quest’ultimo periodo l’interscambio netto tra Molise e Italia appare il risultato di due tendenze op-poste: se da un lato il movimento migratorio netto con le regioni del centro-Nord (incluso l’Abruzzo) è negativo, in qualche caso pesantemente negativo, il saldo migratorio con il Mezzogiorno è viceversa persistentemente positivo, in particolare quello con la Campania in virtù della capacità della regione di assorbire flussi in uscita da Napoli e la sua provincia.

    Come si vede dalla Figura 2, il saldo con le regioni del Centro-Nord risulta nel periodo 2008-2011 significativamente negativo nelle età comprese tra 20 e 49 anni, cui si associa un contenuto bilancio negativo in età 0-4 corrispon-dente plausibilmente allo spostamento netto di interi nuclei familiari con fi-gli in età pre-scolare.

    6 O. Casacchia, M. Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali, cit.

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    Figura 2 – Saldo migratorio del Molise con le regioni del Centro-Nord per età. Anni 2008-2011

    Situazione quasi specularmente opposta emerge se si considerano i saldi per età della bilancia migratoria molisana con le regioni del Mezzogiorno: in questo caso i saldi risultano positivi (a quasi tutte le età), manifestando con-sisti surplus nelle età centrali (Figura 3). Figura 3 – Saldo migratorio del Molise con le regioni del Mezzogiorno per età. Anni 2008-2011

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    Il Molise in sostanza conferma anche negli ultimi anni il suo ruolo di re-gione “ponte” tra le regioni deboli del paese, il Mezzogiorno, area con la quale il saldo migratorio è sistematicamente positivo, e quelle del Centro-nord del paese, le aree di attrazione del paese (almeno fino a tempi recenti), con le quali la bilancia migratoria – sistematicamente negativa – segnala una persistente posizione di subordinazione.

    2. Le migrazioni temporanee per lavoro dei molisani

    Lo schema interpretativo della mobilità territoriale molisana è semplificato dall’assenza di grandi aree urbane e dalla perifericità del contesto regionale rispetto ai circuiti internazionali, che comunque stanno producendo anche qui una crescita dell’immigrazione straniera7. La frammentazione dei mercati lo-cali del Molise in numerosi microambiti8 e l’esigenza da parte di molti giova-ni di trovare uno sbocco professionale hanno prodotto un modello di utilizzo dello spazio spiccatamente “duale”: da un lato, si hanno le brevissime traiet-torie giornaliere di chi può lavorare nel luogo di residenza; dall’altro, gli spo-stamenti a lungo raggio di chi deve emigrare, sempre più spesso in modo temporaneo, per inserirsi nel mercato del lavoro o per ottenere una formazio-ne universitaria9. Senza contare che l’emigrazione silenziosa e intermittente dei giovani molisani rende il fenomeno dell’invecchiamento della forza lavo-ro regionale ancora più consistente di quanto non dicano i dati ufficiali10.

    Il Molise è la regione italiana i cui laureati hanno la probabilità più forte di essersi trasferiti al Centro-Nord a tre anni dalla laurea (41%), con una pro-pensione ad emigrare che si è rafforzata negli ultimi anni11. I fattori di spinta all’emigrazione dei giovani molisani sono molto consistenti. La percentuale di laureati sulla popolazione venticinquenne è la più alta nel Mezzogiorno (24%), ma il possesso di una laurea dà sempre meno garanzie di un posto di lavoro. Per molti giovani ad alta qualifica la scelta della migrazione porta dei risultati. Basti pensare che il 60% dei molisani che dopo la laurea sono rima-

    7 Olivieo Casacchia, Massimiliano Crisci, Migrazioni oggi: tra emigrazione persistente e im-migrazione straniera, in Gino Massullo (a cura di), Storia del Molise, Donzelli, Roma 2006, pp. 651-675; O. Casacchia, M. Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali, cit.

    8 Gino Massullo, Dalla periferia alla periferia: l’economia nel Novecento, in Id., (a cura di), Storia del Molise in età contemporanea, Donzelli, Roma 2006, pp. 459-509.

    9 Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci, Recenti tendenze della mobilità territoriale, in Renato Lalli, Norberto Lombardi, Giorgio Palmieri, (a cura di), Campobasso, Capoluogo del Molise, Palladino Editore, Campobasso 2008, vol. III, pp. 283-304.

    10 Massimiliano Crisci, La popolazione molisana negli anni duemila: malessere demografi-co e migrazioni internazionali, «Glocale», 2010, 1, pp. 309-321.

    11 Mariano D’Antonio, Margherita, Scarlato, I laureati del Mezzogiorno: una risorsa sottou-tilizzata o dispersa, «Quaderno Svimez», 2007, 10, pp. 207-214.

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    sti al Sud, tre anni dopo è ancora disoccupato, contro appena il 2% di chi ha scelto di trasferirsi in una regione del Centro-Nord12. Nessuna delle regioni meridionali mostra una differenza altrettanto elevata tra il tasso di disoccu-pazione dei laureati che partono e quello di coloro che restano.

    È anche per questo motivo che sorprende la relativa esiguità dei flussi mi-gratori interni che hanno coinvolto il Molise negli ultimi anni stando alle fonti ufficiali. D’altra parte le statistiche anagrafiche possono attestare solo una parte del volume effettivo delle migrazioni in uscita dalla regione, rap-presentata da chi cambia la residenza anagrafica a seguito del trasferimento territoriale13. Ma non tutti coloro che si spostano hanno interesse a registrare il cambiamento di residenza, soprattutto chi ha un progetto migratorio di breve periodo, non disponendo di un contratto lavorativo stabile14.

    In mancanza di un’indagine mirata allo studio della mobilità territoriale, una quantificazione sommaria delle migrazioni temporanee per motivi di la-voro in Italia può avvenire solamente utilizzando informazioni ricavate a margine di alcune fonti statistiche che hanno finalità differenti, quali il Cen-simento della popolazione del 2001, l’indagine Istat su Famiglie, soggetti sociali e condizione dell’infanzia (FSS) e la Rilevazione continua delle forze di lavoro (RCFL)15.

    Trattandosi di fonti diverse che esplorano lo stesso fenomeno da diverse angolazioni e basandosi su definizioni differenti dello stesso16, è tutt’altro che scontato che esse forniscano informazioni coerenti. Tuttavia, se si consi-dera l’incidenza dei migranti temporanei per lavoro tra gli occupati che ri-siedono nelle tre grandi ripartizioni, il Censimento 2001 e la rilevazione FSS del 1998 rappresentano allo stesso modo il gap esistente tra il Mezzogiorno e il Centro-Nord nella mobilità territoriale. La percentuale dei migranti tempo-ranei a livello nazionale stando alle due fonti è pari a circa il doppio di quella del Centro-Nord.

    Considerando le differenze tra classi di età ci si rende conto che la diffe-renza complessiva tra le ripartizioni è dovuta alla supermobilità dei ragazzi e

    12 Idd., I laureati del Mezzogiorno: una risorsa sottoutilizzata o dispersa, cit. 13 O. Casacchia, M. Crisci, Migrazioni oggi: tra emigrazione persistente e immigrazione

    straniera, cit. 14 O. Casacchia, M. Crisci, Recenti tendenze della mobilità territoriale, cit. 15 Attraverso il Censimento 2001 e l’indagine FSS una migrazione temporanea può essere

    identificata considerando gli eventi migratori per motivi di lavoro con durata superiore ai tre mesi nell’arco temporale di un anno. La RCFL non fornisce invece certezze sulla temporanei-tà dello spostamento, che può solo essere dedotta considerando la distanza tra luogo di resi-denza e luogo di lavoro. Laddove questa sia molto ampia si potrà escludere verosimilmente uno spostamento pendolare giornaliero.

    16 Non si entrerà in questa sede nello specifico degli aspetti definitori relativi al concetto di mobilità temporanea e delle problematiche inerenti la sua misurazione, per i quali si rimanda ad un altro saggio in questo stesso numero di «Glocale»: Massimiliano Crisci, Le migrazioni temporanee in tempi di globalizzazione: lo stato della questione.

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    dei giovani adulti meridionali, ovvero le età comprese tra i 15 e i 44 anni (Figura 4). Sia il censimento che l’indagine FSS stimano in una cifra vicina al 12% la quota dei giovani tra 20 e 24 anni che si sono spostati tempora-neamente per motivi di lavoro, contro il 2-4% dei coetanei residenti nelle re-gioni centro-settentrionali. Un’incidenza del Mezzogiorno che si mantiene nettamente più elevata anche nelle altre classi di età under 40 e uno scarto che scompare a partire dai 45 anni, quando stando all’indagine FSS si avreb-be in alcuni casi una percentuale più consistente di migrazioni temporanee tra i residenti al Nord e al Centro.

    Attraverso i dati tratti dall’indagine RCFL, la Svimez ha approfondito l’analisi del cosiddetto pendolarismo di lunga distanza dei lavoratori del Mezzogiorno e ha calcolato che nel 2011 il fenomeno ha coinvolto quasi 140.000 residenti, pari al 2,3% degli occupati, 130.000 dei quali diretti verso le regioni del Centro-Nord, i rimanenti verso l’estero17.

    Oltre ad essere giovane, il migrante temporaneo dal Mezzogiorno è soprat-tutto di sesso maschile, istruito e in una situazione di precarietà lavorativa18. Il pendolarismo di lungo raggio rappresenta generalmente una fase transito-ria della vita, riconducibile ad un periodo di inserimento e di stabilizzazione nel mercato del lavoro. Figura 4 – Percentuale di migranti temporanei per motivi di lavoro sul totale degli occupati residenti nelle tre grandi ripartizioni per classe di età.

    a) Censimento 2001

    Fonte: nostra elaborazione su dati Istat

    17 Rapporto Svimez 2012 sull’economia del Mezzogiorno, Roma 2012. 18 Sauro Mocetti, Carmine Porello, La mobilità per lavoro in Italia: nuove evidenze sulle

    dinamiche migratorie, Banca «Questioni di Economia e Finanza», 2010, 61; Rapporto Svimez 2010 sull’economia del Mezzogiorno, Roma 2010.

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    b) Indagine Famiglie e soggetti sociali 1998

    Fonte: nostra elaborazione su dati Istat.

    Sempre stando agli studi della Svimez che utilizzano l’indagine RCFL, il

    Molise è una delle regioni italiane con la percentuale più elevata di migranti temporanei (3,3%)19.

    Uno studio condotto sulla provincia di Campobasso attraverso i dati cen-suari del 2001, ha evidenziato una diffusione della mobilità temporanea mol-to più ampia della media nazionale. Sono stati 5.000 i campobassani che nel 2001 hanno vissuto più di tre mesi fuori dal proprio comune di residenza per motivi di lavoro, il 6,7% di tutti gli occupati dell’area, il doppio dell’inci-denza nazionale che si ferma al 3,3%. Tra i lavoratori under 35 tale quota è ancora più elevata (12%), molto più della media italiana che vede un solo giovane lavoratore su venti costretto ad una migrazione temporanea20.

    Le misurazioni provenienti da fonti statistiche differenti, pur mostrando inevitabilmente delle discordanze a livello quantitativo, sono tra loro coeren-ti nella sostanza, illustrando una mobilità lavorativa giovanile resa necessaria dalla carenza di prospettive a livello regionale soprattutto per i più istruiti.

    3. Alcune considerazioni conclusive

    I molisani con le loro migrazioni continuano a dare un apporto alla crescita economica delle regioni del Centro-Nord. Questo processo potrà trasformarsi in un’opportunità di sviluppo economico anche per il Molise, a patto che le

    19 Rapporto Svimez, 2010, cit. 20 La mobilità temporanea degli studenti riveste dimensioni ancora più rilevanti. Sono circa

    4.500 i campobassani tra i 15 e i 34 anni che si sono trasferiti per motivi di studio e rappresen-tano un quarto degli studenti della medesima classe di età, quota che supera ampiamente il 50% se si considerano i soli studenti con più di 25 anni, più del doppio della media nazionale. Si veda, O. Casacchia, M. Crisci, Recenti tendenze della mobilità territoriale, cit.

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    professionalità acquisite dai lavoratori emigrati possano un giorno essere impiegate nella regione di origine.

    È soprattutto un mercato del lavoro sempre più flessibile a stimolare nuove forme di mobilità caratterizzate da transitorietà e intermittenza, attraverso il cosiddetto pendolarismo a lungo raggio, impossibili da cogliere attraverso le tradizionali fonti amministrative. Un fenomeno “silente”21 che ha un forte impatto sull’economia e sulla coesione sociale di un territorio, oltre a pesare notevolmente sulla qualità della vita dei migranti e dei loro familiari. Un fe-nomeno sommerso anche per l’assenza di una sua quantificazione, che fino ad oggi non ha contribuito certamente a destare la meritata attenzione dei decisori pubblici.

    Per contribuire a compensare la carenza di informazioni sul tema, nel corso del 2013 è stata avviata dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politi-che sociali (IRPPS-CNR) una ricerca sulle migrazioni per lavoro dei molisa-ni, promossa dalla Provincia di Campobasso - Centro studi sulle migrazioni e finanziata dalla Regione Molise22. Attraverso un approccio sia di carattere quantitativo che qualitativo, il progetto di ricerca si pone l’obiettivo di stu-diare le migrazioni per lavoro dei molisani che si sono diplomati o laureati in Molise, con particolare attenzione ai trasferimenti a carattere temporaneo, per cercare di quantificare le dimensioni del fenomeno, descrivendo le carat-teristiche socio-demografiche dei migranti, identificando le differenti tipolo-gie dei flussi e facendo emergere i meccanismi che producono una particola-re traiettoria migratoria.

    21 Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi glo-

    bali, «Glocale», 2011, 4, pp. 131-150. 22 La conferenza stampa di presentazione del progetto si è svolta il 20 maggio 2013 presso la

    Sala Conferenze della Biblioteca Provinciale di Campobasso “P. Albino”. Per ulteriori informa-zioni sulla ricerca si può visitare la pagina dedicata sul sito dell’IRPPS-CNR: http://www.irpps cnr.it/it/progetti-nazionali-e-internazionali/progetti-nazionali-in-corso/nuove-migrazioni-molisani.

    http://www.irpps

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