Glocale 04 Crisci.pdf · Antonello Nardelli, Bice Tanno Direttore responsabile: Antonio Ruggieri...

27

Transcript of Glocale 04 Crisci.pdf · Antonello Nardelli, Bice Tanno Direttore responsabile: Antonio Ruggieri...

Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali (www.storiaglocale.it) Direttore: Gino Massullo ([email protected]) Comitato di redazione: Rossella Andreassi, Antonio Brusa, Oliviero Casacchia, Renato Cavallaro, Raffaele Colapietra, Gabriella Corona, Massimiliano Crisci, Marco De Nicolò, Norberto Lombardi, Sebastiano Martelli, Massimiliano Marzillo, Gino Massullo, Giorgio Palmieri, Roberto Parisi, Rossano Pazzagli, Edilio Petrocelli, Antonio Ruggieri, Saverio Russo, Ilaria Zilli Segreteria di redazione: Marinangela Bellomo, Maddalena Chimisso, Michele Colitti, Antonello Nardelli, Bice Tanno Direttore responsabile: Antonio Ruggieri Progetto grafico e impaginazione: Silvano Geremia Questa rivista è andata in stampa grazie al contributo di:

Provincia di Campobasso

MoliseUnioncamere

Unioncamere Molise Redazione e amministrazione: c/o Il Bene Comune, viale Regina Elena, 54 – 86100 Campobasso, tel. 0874 979903, fax 0874 979903, [email protected] Abbonamento annuo (due numeri): € 25,00. Per abbonamenti internazionali: paesi comunitari, due numeri, € 37,00; paesi extracomunitari, due numeri, € 43,00. I ver-samenti in conto corrente postale devono essere effettuati sul ccp n. 25507179 inte-stato a Ass. Il Bene Comune, Campobasso Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’editore fornisce la massima riservatezza nel trattamento dei dati forniti agli abbonati. Ai sensi degli artt. 7, 8, 9, D. lgs. 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: Il Bene Comune, viale Regina Elena, 54 – 86100 Cam-pobasso, tel. 0874 979903, fax 0874 979903, [email protected] Il garante per il trattamento dei dati stessi ad uso redazionale è il direttore responsabile

4

Migrazioni

Novembre 2011

Argilli / Casacchia / Chieffo / Chiodi / Colucci / Costa / Crisci / De Clementi / De Luca / De Martino / Di Rocco / Di Stasi / Faonte /

Izzo / N. Lombardi / T. Lombardi / Marinaro / Martelli / Massa / Massullo / Melone / Palmieri / Pazzagli / Pesaresi / Piccoli / Pittau /

Presutti / Ruggieri / Scaroina / Spina / Tarozzi / Verazzo

In copertina: Berga, Gli emigranti, tecnica mista, tela, 110 x 140 cm, 2012 © 2013 Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali, Edizioni Il Bene Comune Tutti i diritti riservati Registrazione al Tribunale di Campobasso 5/2009 del 30 aprile 2009

/ 4 / 2011

5

Indice 9 Migrazioni, dal secondo dopoguerra ad oggi

FACCIAMO IL PUNTO 17 L’emigrazione meridionale nel secondo dopoguerra

di Andreina De Clementi

1. I limiti della riforma agraria 2. Forme e tempi dell’esodo 3. Il sorpasso meridionale 4. I quartieri italiani 5. Il polo europeo 6. L’inarrestabile cataclisma 7. Ruoli e percorsi di genere 8. L’impiego dei risparmi e delle rimesse 9. Il futuro nel passato

37 Governi, partiti, sindacati: le politiche dell’emigrazione

di Michele Colucci

1. Le posizioni dei partiti e dei sindacati all’indomani della guerra 2. Le sinistre 3. La Democrazia cristiana

IN MOLISE

51 I molisani tra vocazioni transoceaniche e richiami continentali

di Norberto Lombardi

1. Cade lo steccato del Molise «ruralissimo» 2. Esodo e spopolamento 3. Vecchie traiettorie transoceaniche 4. Nuovi approdi transoceanici 5. La scoperta dell’Europa

/ 4 / 2011

6

6. La svolta europea 7. Molisani nel mondo 8. Le reti associative 9. Le leggi e le Conferenze regionali 10. Studi e rappresentazioni dell’emigrazione dei molisani 11. Conclusioni: quasi un inizio

107 Appendice: Le associazioni di Molisani in Italia e nel mondo

a cura di Costanza Travaglini 117 L’esodo dal Molise tra il 1952 e il 1980. Nuove destinazioni e riflessi

socio-economici di Cristiano Pesaresi

1. Il quadro d’insieme 2. Le principali destinazioni nell’intervallo 1962-68 e le condizioni socio-

economiche del Molise 3. Le tendenze degli anni 1972-80 e le condizioni socio-economiche del Molise

131 La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

di Oliviero Casacchia e Massimiliano Crisci

1. La mobilità residenziale dagli anni novanta ad oggi 2. Concetto e fonti della mobilità temporanea di lavoro 3. I flussi temporanei per lavoro 4. Alcune conclusioni

151 L’immigrazione nel Molise: presenze, aspetti sociali e occupazionali

di Renato Marinaro e Franco Pittau

1. Il Molise nell’attuale quadro nazionale dell’immigrazione 2. I dati principali sulle presenze 3. Gli indicatori sociali 4. Le statistiche occupazionali 5. Immigrazione e integrazione 6. L’emergenza del 2011: l’accoglienza dei flussi in provenienza dal Nord Africa 7. Conclusioni: potenziare le politiche migratorie e la sensibilizzazione

165 Letteratura come autobiografia: la scrittura di Rimanelli tra le due

sponde dell’oceano di Sebastiano Martelli

Indice

7

INTERVISTE 185 Testimonianze d’altrove: domande per alcuni giovani diplomati e

laureati che hanno lasciato il Molise negli ultimi anni a cura di Norberto Lombardi

IERI, OGGI E DOMANI

205 Risorse umane

Tavola rotonda a cura di Antonio Ruggieri

RIFLESSIONI 247 Dal globale al locale. Riflessioni sul progetto territorialista

di Rossano Pazzagli

1. Ritorno al territorio 2. Il territorio come bene comune 3. Urbano e rurale 4. Nuovi sentieri nell’orizzonte della crisi

253 Territorialità, glocalità e storiografia

di Gino Massullo

1. Comparazione e contestualizzazione 2. Territorialità e glocalità

WORK IN PROGRESS

261 Identità, emigrazione e positivismo antropologico

di Paola Melone

1. Introduzione 2. Considerazioni concettuali 3. La corrente del positivismo antropologico 4. L’emigrazione italiana negli Stati Uniti: la classificazione etnica e gli

stereotipi culturali 5. Conclusioni

275 Donne e corporazioni nell’Italia medievale

di Jacopo Maria Argilli

/ 4 / 2011

8

DIDATTICA 289 Tra “buona pratica” e teoria efficace. Quando la Storia aiuta la persona,

stimola il gruppo, sostiene un popolo di Clara Chiodi e Paola De Luca

1. Primi giorni di scuola 2. Cognizione e metacognizione 3. Dal bisogno educativo all’azione didattica

STORIOGRAFIA

297 Fra storiografia e bibliografia. Note sui “libri dei libri”

di Giorgio Palmieri

1. Un “libro dei libri” 2. Altri “libri dei libri” 3. I “libri dei libri”

MOLISANA

307 Almanacco del Molise 2011

Recensione di Antonella Presutti 313 Salvatore Mantegna, Giacinta Manzo, Bagnoli del Trigno. Ricerche

per la tutela di un centro molisano Recensione di Clara Verazzo

316 I di Capua in Molise e il controllo del territorio. Note a margine della

presentazione del volume curato da Daniele Ferrara, Il castello di Capua e Gambatesa. Mito, Storia e Paesaggio di Gabriella Di Rocco

321 Abstracts 327 Gli autori di questo numero

/ 4 / 2011 / In Molise

131

La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

di Oliviero Casacchia e Massimiliano Crisci1

Lo studio della mobilità territoriale della popolazione può consentire di ap-profondire la conoscenza delle dinamiche sociali ed economiche in atto nella società, di valutare l’impatto sulla cittadinanza, sia nella sua componente mobile che in quella stanziale, e di sviluppare le politiche più adeguate per intervenire su eventuali squilibri.

In teoria, l’approccio più appropriato all’analisi degli spostamenti territo-riali dovrebbe essere di carattere sistemico2. Un quadro esaustivo del feno-meno che possa condurre ad individuare dei modelli di mobilità dovrebbe cioè scaturire dalla considerazione simultanea delle diverse tipologie di flus-so, estremamente variabili per motivazione, durata, frequenza e periodicità3. In altre parole si tratterebbe di mettere in relazione e valutare allo stesso tempo le migrazioni internazionali come la mobilità intraurbana da attuare, sia per la difficoltà di catalogare in modo univoco ogni genere di flusso che per la problematicità di una corretta misurazione statistica di ogni tipologia di spostamento. Infatti, se i trasferimenti definitivi di residenza lasciano una traccia dietro di sé e possono essere quantificati, sebbene con alcuni limiti, grazie alle informazioni anagrafiche sulle iscrizioni e le cancellazioni per trasferimento di residenza, lo stesso non accade quando lo spostamento è temporaneo e non viene misurato in modo ufficiale. Rientra in questa cate-goria una vasta ed eterogenea tipologia di spostamenti che non implicano un cambiamento della residenza – come il tragitto giornaliero casa-lavoro – ma

1 Il lavoro è frutto di una collaborazione tra i due autori, anche se Oliviero Casacchia ha re-datto il paragrafo 2 e Massimiliano Crisci il paragrafo 3, mentre introduzione e conclusioni sono in comune.

2 Akin L. Mabogunje, System approach to a theory of rural-urban migration, «Geographi-cal Analysis» 1970, 2, pp. 1-18.

3 Antonio Golini, Population Movements. Typology and Data Collection, Trends, Policies, in Plenaries of the European Population Conference 1987, Eaps and Central Statistical Office of Finland, Helsinki 1987; Id., I movimenti di popolazione nel mondo contemporaneo, in Mi-grazioni: scenari per il XXI secolo, Convegno internazionale Roma, 12-14 luglio 2000, A-genzia romana per la preparazione del Giubileo, Roma 2000.

/ 4 / 2011 / In Molise

132

che possono anche comportare un’assenza più lunga dal domicilio abituale: brevi viaggi d’affari, per motivi turistici o di cura, ma anche trasferimenti settimanali o mensili per motivi di lavoro o di studio.

In questo articolo vengono considerate due differenti tipologie di mobilità: le migrazioni definitive o “a lungo termine” e la mobilità temporanea “di lungo raggio” per motivi di lavoro.

La prima parte del saggio fornisce un quadro aggiornato delle dinamiche migratorie interne e internazionali che coinvolgono il Molise prendendo in considerazione la documentazione statistica ufficiale, di fonte anagrafica. Nella seconda parte viene trattata la mobilità lavorativa temporanea verso il Centro-Nord dei residenti nel Mezzogiorno e, soprattutto, nel Molise, attin-gendo informazioni da diverse rilevazioni dell’Istat, in particolare l’indagine sulle Forze di lavoro.

1. La mobilità residenziale dagli anni novanta ad oggi

Dal punto di vista del comportamento migratorio, il Molise conferma il suo ruolo di regione “ponte” tra le zone del Mezzogiorno, caratterizzate di nuovo da saldi migratori negativi, e quelle del Centro-nord del paese, che costitui-scono le aree di attrazione del paese4.

Sulla base delle movimentazioni anagrafiche pubblicate dall’Istat, l’anda-mento delle iscrizioni e cancellazioni negli ultimi 15 anni mostra una sostan-ziale stabilità per quanto concerne il movimento interno (Figura 1). Il flusso in ingresso dalle altre regioni risulta compreso tra le 2000 e le 2600 unità (ri-levato al 2002, l’anno del picco), con valori dell’ultimo quinquennio leg-germente superiori al primo periodo di osservazione. Tale lieve aumento, considerando la straordinaria stabilità della popolazione residente molisana nell’ultimo decennio5, appare legato ad effettive lievi modifiche del modello di migratorietà interregionale. Sull’altro versante le uscite verso le altre re-gioni appaiono oscillare intorno ad un livello lievemente superiore alle entra-te, con un punto di massimo registrato al 2000, anno nel quale la serie tocca il valore di circa 2800 uscite.

La diversa dinamica delle due poste – quella in entrata e quella in uscita – naturalmente conduce ad un saldo migratorio interno generalmente – anche se debolmente – negativo (tranne nel biennio 2002-2003). Per quanto riguar-da il movimento all’interno della regione questo appare determinare due sot-

4 Sul punto si confrontino i rapporti dello Svimez nonché, con riferimento al Molise, Olivie-ro Casacchia e Massimialno Crisci, Migrazioni oggi: tra emigrazione persistente e immigra-zione straniera, in Gino Massullo (a cura di), Storia del Molise in età contemporanea, Don-zelli Editore, Roma 2006, pp. 651-676.

5 La popolazione residente in regione negli ultimi decenni è intorno alle 320-330 mila unità.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

133

to-periodi chiaramente diversi: una prima fase, dal 1995 al 2001, in cui que-ste si contraggono (dalle 2500 a poco più di 2000 movimenti al 2001, l’anno di minimo), cui seguono anni di sistematico incremento per cui il movimento intraregionale torna al 2005 al valore di inizio periodo per poi superarlo ed attestarsi su un livello pari a circa 2700 movimenti. Figura 1 – Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche da e per l’interno e da e per l’estero. Molise, 1995-2008. Valori assoluti.

Fonte: Istat, rilevazione iscrizioni e cancellazioni anagrafiche.

Per quanto concerne il movimento con l’estero anche il Molise, sulla scia delle profonde trasformazioni che il nostro paese ha sperimentato nell’ultimo periodo, è stato investito dal fenomeno di consistenti flussi di cittadini stranieri provenienti dall’estero, flusso che coesiste con la ben nota dinamica che vede molte regioni del Mezzogiorno tuttora interessate da un non trascurabile inter-scambio di cittadini italiani da e verso l’estero. I due flussi, in entrata e in usci-ta, di italiani e di stranieri generano un movimento consistente che contribui-sce in misura significativa al movimento complessivo della popolazione moli-sana. In particolare, consistente risulta il flusso di ingressi nel periodo più re-cente, successivo all’entrata in vigore della regolarizzazione in base alla legge Bossi-Fini: se negli anni novanta il flusso di immigrati dall’estero, composto peraltro da una quota importante di cittadini italiani, era intorno al migliaio di unità, a partire dal 2003 si è entrati in una nuova fase caratterizzata da picchi notevoli e successive contrazioni del flusso, che risulta più che triplicato (Fi-gura 2). Si tratta di un fenomeno legato agli effetti della già accennata legge di regolarizzazione del 2002 (che esercita le sue ricadute in termini di aumento del flusso l’anno successivo) e l’allargamento dei confini dell’Unione europea ai nuovi paesi – Bulgaria e Romania – tra i quali com’è ampiamente noto so-

/ 4 / 2011 / In Molise

134

prattutto il secondo ha fornito un contributo notevole all’aumento degli ingres-si nel nostro paese e, nello specifico, anche in Molise. Figura 2 – Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche da e per l’estero per cittadinanza. Molise, 1995-2008. Valori assoluti.

Fonte: Cfr. Figura 1.

La serie risulta disponibile anche per quanto riguarda il movimento dei no-stri connazionali. I rientri in Molise risultano sostanzialmente stabili, a indi-care una sorta di soglia “frizionale” che caratterizza una regione comunque, com’è noto, tra le più coinvolte dal fenomeno dell’emigrazione in passato6. Da notare che può dirsi archiviato il periodo in cui il flusso di italiani carat-terizzava in modo decisivo il profilo complessivo delle entrate – e delle usci-te – degli individui in provenienza o diretti all’estero: a partire dal 2003 i rientri di molisani da fuori Italia costituiscono una componente via via più contenuta del volume di entrate complessive. Più in generale il contributo della componente straniera alla mobilità complessiva del Molise appare non trascurabile anche con riferimento al movimento interno. Al 2008 se, come atteso, gli stranieri compongono una frazione prevalente del flusso degli i-scritti dall’estero (85,5%7, cfr. Tabella 1), sostanzialmente coerente con il dato delle due ripartizioni del Mezzogiorno, anche il peso degli stranieri sul

6 La letteratura a riguardo è assai ampia e abbondante. Cfr. per tutti Norberto Lombardi, Il Molise fuori dal Molise, in G. Massullo, Storia del Molise, cit., pp. 535-640, e la collana “Quaderni sulle Migrazioni”, diretta sempre da Norberto Lombardi, dedicata alle migrazioni in Molise per l’editore Cosmo Iannone di Isernia.

7 La percentuale al 2002 risulta pari al 44%: cfr. O. Casacchia e M. Crisci, Migrazioni oggi …, in G. Massullo (a cura di), Storia del Molise, cit., p. 662.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

135

movimento interno appare a questa data significativo: 9 movimenti su 100 all’interno della regione sono dovuti a cittadini stranieri, tra 6 e 9 risulta in-vece la percentuale di movimento interregionale a loro attribuibile8. Tabella 1 – Incidenza percentuale degli stranieri per tipo di spostamento. Anno 2008.

Tra regioni Da e per l’estero Regioni, ripartizioni Intraregionale

Iscritti Cancellati Iscritti Cancellati

Molise 9,0 5,7 9,4 85,5 18,4

Italia 15,6 14,4 14,4 93,5 35,9

Nord-ovest 18,4 17,3 15,3 94,7 35,7

Nord-est 22,2 20,8 20,7 95,6 49,0

Centro 16,9 12,9 20,0 95,1 38,8

Sud 5,6 6,5 9,3 87,9 22,8

Fonte: Cfr. Figura 1.

L’aumentato peso risulta naturalmente l’effetto di una consistente presenza di stranieri in regione, e della mobilità che li caratterizza, superiore a quella degli autoctoni, dalla quale discende una robusta dinamica positiva dei mo-vimenti in entrambi i sensi (Figura 3). Figura 3 – Cittadini stranieri iscritti e cancellati per trasferimento di residenza intraprovincia-le, interprovinciale e con l’estero, Molise. Anni 2002-2008. Valori assoluti.

Fonte: Cfr. Figura 1.

8 Ibidem; le stesse percentuali sempre al 2002 risultano rispettivamente pari al 3,1% (movimen-to interno alla regione), al 3,5 e al 5,9 con riferimento alle due poste del movimento con l’estero.

/ 4 / 2011 / In Molise

136

Analizzati i flussi, in entrata e in uscita, che caratterizzano l’interscambio migratorio della regione è naturalmente importante osservare i saldi che ne derivano. In questo caso si è preferito ricorrere alla determinazione a calcolo che l’Istat fornisce anno per anno e che, diversamente dall’informazione sui flussi scomposti per cittadinanza, è disponibile con un maggiore aggiorna-mento (l’ultimo dato è riferito all’anno 2010). Le differenze tra le due fonti risultano piuttosto contenute, per cui si può a nostro giudizio passare dall’una all’altra determinazione, almeno con riferimento al Molise, senza che l’analisi ne soffra9 e preferire, almeno in questa sede, quella che fornisce il quadro più aggiornato (appunto, la fonte sui bilanci anagrafici). Figura 4 – Saldo migratorio interno, estero e totale. Molise, 2002-2010. Valori assoluti.

Fonte: Istat. Bilanci della popolazione residente.

Dalla Figura 4 emerge chiaramente il modello molisano del nuovo millen-nio, tipico delle aree del Mezzogiorno, per cui almeno a partire dal 200410 il saldo positivo del movimento migratorio della regione è il risultato del bi-

9 Le differenze per il periodo 2002-2008 appaiono contenute e, peraltro, in diminuzione per quanto concerne il movimento interno. Per quel che riguarda invece il movimento con l’estero le differenze risultano più vistose, in particolare sul fronte delle cancellazioni per l’estero che appaiono sistematicamente superiori nel dato di bilancio rispetto a quello diffuso dall’Istat con riferimento al movimento migratorio. La determinazione del saldo con l’estero, tuttavia, secondo le due fonti appare coerente, nel senso che entrambe manifestano un segno algebrico sistematicamente positivo, anche se a livelli leggermente diversi (nei sette anni presi in consi-derazione secondo la fonte di bilancio questo sarebbe pari a 6.822, secondo l’altra informa-zione il saldo risulterebbe pari a +6.762).

10 Se si fa riferimento alla fonte sulle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche il saldo interno ri-sulta negativo già a partire dal 2003, come peraltro si può cogliere osservando le Figure 1 e 5.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

137

lanciamento tra un debole interscambio interno negativo e il saldo migratorio del movimento con l’estero consistente e di segno positivo.

La dinamica della mobilità del Molise, e il suo interscambio con le altre re-gioni, appare dunque di notevole interesse soprattutto alla luce del manife-starsi di caratteri innovativi (l’insediamento e il consolidarsi della presenza straniera) assieme ad altri di tipo tradizionale (la dipendenza dell’area nel quadro delle correnti migratorie tra le regioni). Proprio con riferimento a quest’ultimo carattere, che si è (re)imposto chiaramente a partire dagli anni iniziali del primo decennio del 2000, si propone un approfondimento per cercare di cogliere in modo più chiaro il recente carattere della mobilità mo-lisana in rapporto con il resto del paese.

Non sorprende rilevare che responsabile del segno negativo del saldo mi-gratorio interregionale (a partire dal 2003, stante la documentazione sulle i-scrizioni/cancellazioni) è la forte dipendenza della regione dalle aree del Centro-nord del paese. Negli otto anni presi in considerazione il saldo migra-torio con le tre ripartizioni che compongono tale area è persistentemente ne-gativo, soprattutto con riferimento alle regioni del Centro e del Nord-est del paese, aree queste ultime che almeno fino a tempi recenti costituiscono il nu-cleo nel quale si manifesta una robusta capacità di attrazione di flussi di pro-venienza dal resto del paese (Figura 5). Figura 5 – Saldi migratori interregionali per ripartizione. Molise. Valori assoluti.

Fonte: Cfr. Figura 1.

Il Molise invece manifesta chiari rapporti di dominanza con riferimento al-le aree del Mezzogiorno, soprattutto delle regioni continentali, con le quali il saldo migratorio appare sistematicamente positivo. In quest’ultimo caso vale

/ 4 / 2011 / In Molise

138

la pena osservare che il saldo manifesta forti oscillazioni, le quali in presenza di andamenti stazionari delle altre serie ha per effetto di modellare la curva del saldo migratorio complessivo del Molise con l’Italia nel suo complesso, come si evince osservando la Figura 5.

Il modello per età della migratorietà interregionale presenta un profilo tipi-co, sia per le iscrizioni che per le cancellazioni: picco alle primissime età corrispondente alla robusta mobilità dei genitori, punto di massimo in corri-spondenza soprattutto del manifestarsi di una significativa mobilità profes-sionale – per gli uomini – e dell’uscita da casa, per le donne, legata all’inizio della vita di coppia, successiva contrazione del flusso nelle età via via più anziane. L’osservazione dell’andamento per età del saldo migratorio consen-te di trarre indicazioni rilevanti sulla mobilità migratoria interna della regio-ne: il saldo, lo ricordiamo, al 2009 nel suo complesso di segno negativo, in corrispondenza delle età adulte e anziane appare sostanzialmente in pareggio (il valore risulta negativo di poche unità: vedi Figura 6). Il tratto della curva al di sotto dello zero è concentrato nelle età centrali, a testimonianza della incapacità della regione di trattenere i propri residenti in età 19-45, età corri-spondenti sia alla fase della mobilità universitaria che a quella dello sposta-mento per motivi di lavoro, per cui per affacciarsi sul mondo del lavoro o per consolidare la propria posizione professionale in definitiva ci si reca in una regione diversa da quella di residenza.

La possibilità di costruire il profilo per età specificando anche l’area di ori-gine/destinazione arricchisce notevolmente il quadro appena delineato. È in-teressante infatti l’analisi dell’andamento per età dei flussi di mobilità tra re-gioni distinguendo tra aree del Mezzogiorno e Centro-nord. Nel primo caso emerge chiaramente il ruolo, completamente modificato rispetto al quadro precedente, del Molise: il saldo, positivo nel suo complesso, assume valori significativi proprio in corrispondenza delle età centrali, per cui questa volta nel quadro dei rapporti con il Sud il Molise appare assumere un ruolo domi-nante (Figura 7).

Si tratta probabilmente sia del manifestarsi dell’attrazione delle strutture universitarie della regione, che pesca in alcuni ambiti limitrofi ma posti al di fuori dei confini regionali (soprattutto le province pugliesi e campane)11, sia dell’effetto di alcuni fattori di attrazione del mercato del lavoro molisano ri-guardo alcune figure professionali per le quali il mercato richiama residenti collocati in ambito extraregionale. Con questo tipo di documentazione, ricca

11 Il saldo migratorio del Molise con la Campania e la Puglia è positivo e non trascurabile nel periodo esaminato: si tratta di un livello intorno ai 300 flussi netti medi annui nel primo caso, 160 nel secondo. Le altre regioni del Mezzogiorno contribuiscono poco o nulla nella determinazione del movimento netto. Vale la pena notare che l’interscambio migratorio con l’Abruzzo, anch’esso consistente, è sistematicamente di segno opposto.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

139

sotto il profilo territoriale ma avara dal punto di vista delle motivazioni che spingono gli individui a spostare la propria residenza, risulta difficile avan-zare altre ipotesi con una certa attendibilità. Figura 6 – Iscrizioni e cancellazioni da/verso altre regioni e saldo per età. Molise, 2009. Valo-ri assoluti.

Fonte: Cfr. Figura 1. Figura 7 – Iscrizioni e cancellazioni da/per le regioni del Mezzogiorno e saldo per età. Molise, 2009. Valori assoluti.

Fonte: Cfr. Figura 1.

/ 4 / 2011 / In Molise

140

La situazione si ribalta osservando il profilo per età dei due flussi con rife-rimento all’interscambio con le regioni del Centro-nord (Figura 8)12. Qui ap-pare confermata l’interpretazione avanzata commentando i trasferimenti os-servati per l’Italia in complesso, e anzi colpisce come il profilo dell’inter-scambio per età a livello nazionale riproduca quasi fedelmente quello che ca-ratterizza l’interscambio del Molise con il Centro-nord. Figura 8 – Iscrizioni e cancellazioni da/per le regioni del Centro-Nord e saldo per età. Molise, 2009. Valori assoluti.

Fonte: Cfr. Figura 1.

2. Concetto e fonti della mobilità temporanea di lavoro

Negli ultimi decenni, la mobilità territoriale all’interno del nostro paese si è diversificata e ha assunto forme più complesse e instabili. La crisi del model-lo di organizzazione fordista del lavoro ha comportato profonde modifiche nel modello di sviluppo economico che hanno condotto ad una riduzione del-la domanda di lavoro e ad un forte rallentamento delle migrazioni dal Meri-dione. Allo stesso tempo si è indebolita la spinta ad emigrare, complici una migliore qualità della vita, un welfare più efficace13 e una crescente perce-

12 Si tratta soprattutto dell’Emilia Romagna e, in misura più limitata, della Lombardia. Il quadro non è cambiato nella sostanza rispetto a quello presentato nel precedente contributo: cfr. O. Casacchia e M. Crisci in G. Massullo (a cura di), Storia del Molise, cit., p. 664.

13 Enrico Pugliese, L’Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Bologna, Il Mulino 2002.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

141

zione dei propri diritti. La necessità di compiere uno spostamento territoriale duraturo, usualmente sancito dal trasferimento della residenza anagrafica, si è ridotta anche grazie all’ampia diffusione del mezzo privato e alla creazione di collegamenti più flessibili, rapidi e, talvolta, economici che hanno intensi-ficato il volume degli spostamenti quotidiani e periodici per motivi di lavoro.

Non è compito semplice valutare il livello di complementarietà delle mi-grazioni di lungo periodo e della mobilità temporanea. Si può comunque ipo-tizzare che una porzione delle migrazioni “permanenti” di un tempo si sia trasformata in mobilità provvisoria anche sulla scorta delle attuali dinamiche del mercato dell’occupazione, non ultima la flessibilizzazione dei rapporti contrattuali, avvenuta in Italia a partire dalla fine degli anni novanta con il “pacchetto Treu” e la “legge Biagi”. L’instabilità delle occupazioni offerte nelle regioni del Centro-Nord a tanti giovani provenienti dal Mezzogiorno contribuisce spesso a rendere transitoria sia l’esperienza lavorativa che quel-la migratoria, al punto di poter parlare delle migrazioni temporanee come di una forma di mobilità flessibile per lavoratori instabili.

La mobilità lavorativa è sempre più contrassegnata da migrazioni a caratte-re temporaneo, che non lasciano tracce amministrative e si traducono in for-me di pendolarismo di lungo raggio a cadenza settimanale, stagionale o in-termittente14 e nella sostanziale pluralità dei luoghi di effettiva dimora15, cioè nello sviluppo di strategie tese a estendere lo spazio di vita e a concilia-re le esigenze lavorative e familiari16. In sostanza, alla ripresa delle “tradi-zionali” migrazioni verso le regioni settentrionali si affianca il diffondersi di nuovi comportamenti migratori, dalle caratteristiche in buona parte sommer-se. Infatti, se, come si è visto nel paragrafo precedente, le iscrizioni e le can-cellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza ci vengono in soccorso nel quantificare la componente stabile delle migrazioni e nell’identificare le direttrici dei flussi e le caratteristiche di chi si sposta, lo stesso non accade per le forme di mobilità più transitorie, non documentabili attraverso gli ar-chivi amministrativi comunali17.

14 Massimo Livi Bacci, Ma c’è davvero una ripresa delle migrazioni sud-nord?, in http://www.neodemos.it, pubblicato il 19 dicembre 2007; Sauro Mocetti, Carmine Porello, La mobilità per lavoro in Italia: nuove evidenze sulle dinamiche migratorie, «Questioni di Eco-nomia e Finanza. Occasional papers», 2010, 61; SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2007 sull’eco-nomia del Mezzogiorno, Roma 2007.

15 Gustavo De Santis, Mobilità a corto e a lungo raggio e pendolarismo, in Massimo Livi Bacci, Demografia del capitale umano, il Mulino Editore, Bologna 2010.

16 Giuseppe Gesano Who is working in Europe? in Dirk J. Van De Kaa, Henry Leridon, Giuseppe. Gesano, Mrek Olkolski (a cura di), European Populations. Unity in diversity, Klu-wer academic publishers, Dordrecht/ Doston/ London 1999; Barbara Baldazzi, Maria Clelia Romano, Tipologie e forme del pendolarismo familiare, contributo presentato alle Giornate di studio sulla popolazione, IV edizione, Milano, febbraio 2001.

17 Nel nostro paese la gran parte delle statistiche si riferisce alla popolazione iscritta in ana-grafe, la cui mobilità territoriale viene palesata dall’atto amministrativo di trasferimento della

/ 4 / 2011 / In Molise

142

Una prima difficoltà da affrontare, che precede il problema della misura-zione, è relativa al concetto di migrazione temporanea. Una definizione mol-to ampia, ottenuta attingendo da diversi autori18, indica la mobilità tempora-nea come una forma transitoria di trasferimento territoriale della durata di almeno una notte, che non implica un cambiamento duraturo della residenza abituale. In sostanza, ci deve essere un pernottamento fuori casa senza trasfe-rimento della residenza. Pur restringendo il campo ai soli spostamenti per motivi di lavoro, una definizione del genere include molte tipologie di flusso differenti, che vanno dalla trasferta d’affari con pernottamento a poche ore da casa, al trasferimento semestrale ad un migliaio di chilometri dalla pro-pria residenza abituale. D’altro lato, il concetto di migrazione temporanea include molteplici dimensioni che rimandano a molteplici forme di mobilità. La durata, la distanza, la frequenza (ogni quanto tempo ci si sposta?), la pe-riodicità (per quanto tempo?) e la stagionalità (in quale periodo dell’anno?) del trasferimento dal luogo abituale di residenza sono alcuni degli attributi che rendono un flusso temporaneo differente dall’altro ed evidenziano le complesse dinamiche spaziali e temporali che caratterizzano questa tipologia di mobilità19. Senza dimenticare la rilevanza delle informazioni sull’intensità complessiva e la connettività spaziale degli spostamenti, cioè il legame fun-zionale tra area di partenza e di arrivo.

La possibilità di quantificare con precisione l’entità delle migrazioni tem-poranee per lavoro in Italia e di conoscere le caratteristiche della popolazio-ne che si sposta è limitata dall’assenza di un’indagine ad hoc. Le informa-zioni statistiche ufficiali prodotte dall’Istat sono ricavabili a margine di rile-vazioni molto ampie, che sottendono differenti definizioni del fenomeno, of-frono dati solo in parte complementari e non consentono di esplorare tutte le dimensioni che sarebbero necessarie per avere un quadro esaustivo della mobilità temporanea. Le fonti statistiche sulle migrazioni temporanee per la-voro in Italia sono: la rilevazione sulle Forze di lavoro, l’indagine Famiglia e soggetti sociali e, dal 2001, il Censimento generale della popolazione.

Tradizionalmente, i movimenti di popolazione vengono classificati secondo le dimensioni spazio e tempo, facendo riferimento agli ambiti amministrativi di origine e di destinazione per quantificare il raggio dello spostamento e ad residenza da un comune all’altro e può essere in tal modo oggetto di studio. Gli spostamenti migratori a carattere temporaneo non sono altrettanto manifesti e risultano assai meno agevoli da quantificare e da analizzare.

18 Wilbur Zelinsky, The hypothesis of the mobility transition, «Geographical review», 1971, 61, pp. 219-249; Stanley K. Smith, Toward a methodology for estimating temporary resi-dents, «Journal of the American Statistical Association», 1989, 84, pp. 430-436; Martin Bell, Dominic Brown, Measuring Temporary Mobility: Dimensions and Issues, paper prepared for the 25th Iussp Conference, Tours, July 2005.

19 M. Bell, D. Brown, Measuring Temporary Mobility: Dimensions and Issues, cit.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

143

intervalli temporali per definire la durata del trasferimento. Purtroppo, nessuna delle tre fonti menzionate è in grado di dare informazioni su entrambe le di-mensioni. Solamente l’indagine sulle forze di lavoro, che si svolge annualmen-te dal 1993, dà notizie precise sulla destinazione dello spostamento, specifi-cando oltre al luogo di residenza anche la regione e la provincia presso la qua-le si lavora e consentendo in tal modo di distinguere i flussi Sud-Nord, ma non fornisce alcuna informazione sulla durata del trasferimento. Di conseguenza, la rilevazione non offre certezze nemmeno sulla reale natura dello spostamen-to lavorativo, che teoricamente potrebbe avere carattere quotidiano, cioè senza pernottamento al di fuori del comune di residenza, e non essere definibile co-me migrazione temporanea. Per non perdere il potenziale informativo della fonte, in alcuni studi si è ipotizzato che i trasferimenti tra comuni appartenenti a province non confinanti tra loro siano classificabili come pendolarismo di lungo raggio che non prevede un ritorno giornaliero nel comune di residenza, in quanto la distanza tra luogo di residenza e di lavoro rende verosimile alme-no un pernottamento fuori dalla dimora abituale20.

Il Censimento del 2001 e l’indagine Famiglia e soggetti sociali (1998 e 2003), pur essendo assai generici sulla dimensione spaziale del trasferimen-to21, danno alcuni elementi sulla sua dimensione temporale, fornendo la du-rata complessiva del periodo vissuto fuori dal comune di residenza nell’arco dell’ultimo anno. Si ha dunque la certezza di parlare di migrazioni tempora-nee, ma trattandosi di un dato aggregato non è possibile conoscere la fre-quenza (quante volte all’anno?), né la cadenza (ogni quanto tempo?) degli spostamenti. Se, ad esempio, un individuo dichiara di avere lavorato per 3 mesi in un’altra regione, non è dato sapere se si è trattato di un solo trasferi-mento stagionale di durata trimestrale oppure di numerosi spostamenti di pochi giorni, come è il caso del cosiddetto pendolarismo lungo a cadenza settimanale, che prevede un ritorno a casa durante il week-end.

A differenza della migrazione “definitiva”, caratterizzata generalmente da un singolo spostamento e da un insediamento durevole presso la nuova resi-denza, la mobilità temporanea si connota per la circolarità degli spostamenti,

20 Sauro Mocetti, Carmine Porello, La mobilità per lavoro in Italia: nuove evidenze sulle di-namiche migratorie, cit.; SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2007 sull’economia del Mezzogiorno, cit.

21 Il censimento del 2001 fornisce solamente tre opzioni per indicare il luogo di destinazione del trasferimento (stesso comune di residenza, altro comune italiano, paese estero), mentre l’indagine Famiglia e soggetti sociali dà qualche indicazione in più (altra provincia o altra re-gione rispetto a quella di residenza). Mancando l’indicazione esatta della provincia/regione di destinazione, per ricavare da tali fonti delle indicazioni sulla dimensione geografica delle migra-zioni temporanee è necessario compiere degli sforzi interpretativi. Ad esempio, si può ipotizzare che se una persona per motivi di lavoro si allontana per un lungo periodo di tempo dal luogo di residenza è probabile che abbia trasferito i propri interessi ad una distanza considerevole dalla propria dimora abituale, tale da rendere impraticabile il pendolarismo quotidiano.

/ 4 / 2011 / In Molise

144

che sono ripetuti e hanno durata variabile, ma prevedono comunque un ri-torno periodico nel luogo di residenza. L’assenza di ogni informazione sulla frequenza e la periodicità rappresenta un forte limite alla comprensione delle caratteristiche del fenomeno.

3. I flussi temporanei per lavoro

Lo studio della mobilità temporanea è dunque reso complesso dalla varietà delle tipologie di flusso e dall’insufficiente dotazione di dati, per lo più deri-vanti da indagini più ampie condotte con diverse finalità. Malgrado le difficol-tà di misurazione del fenomeno e la sostanziale assenza di informazioni “stori-che”, sembra essersi avverato quanto previsto da Zelinsky nei primi anni set-tanta nella sua teoria della transizione della mobilità: una crescita della mobili-tà circolatoria che è andata di pari passo con il processo di modernizzazione della società22. È infatti ragionevole ritenere che gli spostamenti temporanei nei decenni passati fossero molto meno rilevanti rispetto ad oggi23.

Un approssimativo ordine di grandezza della quota di “sommerso” delle migrazioni temporanee dal Sud Italia lo fornisce una ricerca condotta in al-cune fabbriche dell’Emilia Romagna da Bubbico per la Fiom-Cgil, dalla quale risulta che un terzo dei trasferimenti di lavoratori provenienti da regio-ni meridionali non può essere rilevato ufficialmente, non avendo dato luogo ad un cambio di residenza24. Si tratta di un dato particolarmente significati-vo, in quanto riferito a lavoratori appartenenti al settore metalmeccanico, un ambito nel quale la continuità dell’impiego è particolarmente protetta dall’azione dei sindacati di categoria. In altri settori produttivi nei quali il la-voro non è altrettanto tutelato, o non lo è affatto, ci si può dunque attendere un’incidenza per lo meno analoga di migrazioni “sommerse”.

Sulla base dei dati della rilevazione sulle forze di lavoro, l’ammontare dei residenti nel Mezzogiorno che lavorano abitualmente nel Centro-Nord è sta-to stimato in circa 140mila unità nel 200725 e in 147mila unità nel 200926. Una cifra consistente se si considera che nel 2007 i trasferimenti di residenza dal Mezzogiorno al Centro-Nord sono stati 118mila.

22 W. Zelinsky, The hypothesis of the mobility transition, cit. 23 G. De Santis, Mobilità a corto e a lungo raggio e pendolarismo, cit. 24 David Bubbico, Da Sud a Nord: I nuovi flussi migratori interni. Una ricerca della Fiom

Cgil Emilia-Romagna tra i lavoratori delle aziende meccaniche, Franco Angeli, Milano 2005. 25 Sauro Mocetti, Carmine Porello, La mobilità per lavoro in Italia: nuove evidenze sulle

dinamiche migratorie, Questioni di Economia e Finanza, occasional paper, 2010, 61, http:/www.bancaditalia.it.

26 Il dato del 2009 della SVIMEZ include i trasferimenti lavorativi in paesi esteri; SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2007 sull’economia del Mezzogiorno, Roma 10 luglio 2007.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

145

Uno studio basato sui dati dell’indagine sulle forze di lavoro dell’Istat con-sente di ricostruire l’evoluzione del pendolarismo di lungo raggio dal Mez-zogiorno al Centro-Nord dai primi anni novanta ad oggi (Figura 9)27. Tra il 1993 e il 1999 la quota dei lavoratori meridionali che compiono lunghi spo-stamenti si è più che triplicata, dall’1 per cento ad oltre il 3 per cento, grazie ad una crescita particolarmente intensa nel biennio 1998-99. A partire dal 2000, si interrompe la crescita e nel 2007 l’incidenza si colloca intorno al 2,3 per cento, su livelli ancora assai più elevati rispetto a quindici anni prima. Il pendolarismo di lungo raggio è particolarmente forte tra i lavoratori under 35 e tra i laureati con una quota in entrambi i casi prossima al 4 per cento nel 2007, rispettivamente 4,4 e 3,8 per cento. La crescita della mobilità dei lau-reati è particolarmente rilevante, seppure con valori altalenanti a partire dal 2000. È verosimile ritenere che la nuova formulazione delle risposte al que-sito sul luogo di lavoro introdotta a partire dal 2000 nell’indagine Istat, possa avere provocato una sottostima della mobilità rispetto agli anni precedenti28. Figura 9 – Pendolarismo di lungo raggio dal Mezzogiorno al Centro-Nord, 1993-2007. Valori percentuali sul totale dei lavoratori della stessa categoria.

Fonte: Figura tratta da Mocetti, Porello, La mobiità …, cit., 2010; dati Istat, Rilevazione forze di lavoro. Introduzione di una nuova modalità di risposta al quesito presente nell’indagine Istat.

27 S. Mocetti, C. Porello, La mobilità per lavoro in Italia: nuove evidenze sulle dinamiche migratorie, cit.

28 A partire dal 2000 è stata aggiunta la modalità di risposta «non ha un luogo abituale di la-voro». Secondo Mocetti e Porello, «negli anni precedenti, la mancanza di questa risposta po-trebbe avere spinto l’intervistato a dichiarare come luogo di lavoro la propria regione ovvero una delle regioni nelle quali si era creato», Ivi, p. 20. Dal 2009 tale modalità di risposta non è più presente nel questionario.

/ 4 / 2011 / In Molise

146

Il migrante temporaneo dal Mezzogiorno è soprattutto di sesso maschile, giovane, istruito e in una situazione di precarietà lavorativa29. Il pendolari-smo di lungo raggio rappresenta generalmente una fase transitoria della vita, riconducibile ad un periodo di inserimento e di stabilizzazione nel mercato del lavoro. Lo dimostra il fatto che il 68,4% dei pendolari meridionali ha ini-ziato a svolgere il lavoro attuale da meno di tre anni30.

Come si è visto nel precedente paragrafo, il Molise mostra un saldo migrato-rio interno particolarmente negativo per i giovani adulti (tra 20 e 40 anni). Tut-tavia, le statistiche anagrafiche possono attestare solamente una porzione del fenomeno, infatti, non tutti coloro che si spostano hanno interesse a registrare il cambiamento di residenza, come è il caso di chi ha un progetto migratorio di breve periodo, avendo in tasca un contratto flessibile e temporaneo31.

Il pendolarismo di lungo raggio dei molisani è tra i più intensi nel nostro paese. Il 3,3% degli occupati che risiedono in Molise lavora in una regione del Centro-Nord, una quota superiore alla media del Mezzogiorno (2,3%) e inferiore solamente alla Basilicata (3,4%)32.

La mobilità territoriale dei molisani si caratterizza per un modello di utilizzo dello spazio duale. Da un lato, le brevi traiettorie giornaliere di chi lavora nei pressi del luogo di residenza, dall’altro, gli spostamenti di lungo raggio di chi deve emigrare nelle regioni del Centro-Nord, in modo definitivo o intermitten-te, per avere maggiori possibilità di inserimento lavorativo o per dotarsi di una formazione universitaria adeguata alle richieste del mercato33. Tra i giovani molisani la percentuale di laureati è tra le più elevate del Meridione, ciò nono-stante sussistono notevoli difficoltà nell’ingresso nel mercato del lavoro, come dimostra il forte calo del tasso di occupazione dei laureati molisani nell’ultimo quindicennio e l’allungamento dei tempi dell’inserimento lavorativo34. Il diffi-cile incontro tra domanda e offerta di lavoro nella propria regione rende la mi-grazione un’opzione considerata da molti giovani molisani ad alta qualifica. Si tratta tra l’altro di una scelta che paga, visto che il 60% dei molisani rimasti al

29 S. Mocetti S., C. Porello, La mobilità per lavoro in Italia: nuove evidenze sulle dinamiche migratorie, cit.; SVIMEZ, Rapporto 2010, cit.

30 SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2007 sull’economia del Mezzogiorno, cit. 31 O. Casacchia, M. Crisci, Recenti tendenze della mobilità territoriale, cit. 32 SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2007 sull’economia del Mezzogiorno, cit. 33 Oliviero Casacchia Massimiliano Crisci, Recenti tendenze della mobilità territoriale, in

Renato Lalli, Norberto Lombardi, Giorgio Palmieri, (a cura di), Campobasso, Capoluogo del Molise, Palladino Editore, Campobasso 2008, vol. III, pp. 283-304; Massimiliano Crisci, La popolazione molisana negli anni duemila: malessere demografico e migrazioni internaziona-li, «Glocale», Campobasso, 2010, 1 Identità locali, pp. 309-322.

34 Riccardo Gatto, Andrea Spizzichino, Titoli di studio e mercato del lavoro: nuovi dati storici dalla Rilevazione Istat sulle Forze di Lavoro, in Atti del XXI convegno nazionale di economia del lavoro. AIEL, Associazione Italiana Economisti del Lavoro, Udine, 14-15 Settembre 2006.

Casacchia, Crisci, La mobilità silente: i molisani nei percorsi globali

147

Sud dopo la laurea tre anni dopo è ancora disoccupato, contro il 2% di chi si è trasferito al Centro-Nord35. Nessuna delle regioni meridionali mostra una dif-ferenza altrettanto elevata tra il tasso di disoccupazione dei laureati che parto-no e quello di coloro che restano36. I fattori di spinta all’emigrazione dei gio-vani molisani sono quindi molto consistenti. Anche per questo il Molise è la regione italiana i cui laureati hanno la probabilità più forte di essersi trasferiti al Centro-Nord tre anni dopo la laurea (41%), con una propensione ad emigra-re che si è rafforzata negli ultimi anni.

Anche i dati dell’ultimo censimento contribuiscono ad evidenziare la spic-cata mobilità territoriale dei giovani molisani. Nel 2001 un giovane occupato su otto residente nella provincia di Campobasso si è dovuto trasferire per motivi di lavoro dal proprio comune per almeno tre mesi nel corso dell’anno. Una quota molto più elevata rispetto alla media nazionale, che vede un solo giovane lavoratore su venti costretto ad una migrazione temporanea così pro-lungata nel tempo37.

In sostanza, la discrepanza tra le aspettative dei giovani molisani e la tipo-logia delle occupazioni offerte dal mercato locale continua a proporre la mo-bilità territoriale come una necessità. Allo stesso tempo un mercato del lavo-ro sempre più flessibile stimola nuove forme di mobilità caratterizzate da transitorietà e intermittenza, impossibili da cogliere attraverso le tradizionali fonti amministrative. Il pendolarismo a lungo raggio dei giovani molisani è un fenomeno silente e sommerso che ha un forte impatto sull’economia e sulla coesione sociale di un territorio38, oltre a pesare notevolmente sulla qualità della vita dei migranti e della loro famiglia. Rispetto ad un tempo, quando le rimesse dei migranti contribuivano al sostegno dei familiari che rimanevano a casa, il costo delle odierne migrazioni dei giovani sembra gra-vare maggiormente sul bilancio familiare. Oggi per permettersi di emigrare è necessario avere una famiglia in grado di far fronte alle spese legate al tra-sferimento, ma anche ad eventuali periodi di ricerca di lavoro o in condizio-ne di sottoccupazione. Fare luce sul fenomeno delle migrazioni temporanee per lavoro significa anche individuare l’ammontare dei posti lavorativi che realmente il Molise è in grado di offrire ai residenti, al netto della quota di occupazione di cui i molisani beneficiano trasferendosi periodicamente al di fuori della regione. Parte della diminuzione del tasso di disoccupazione del

35 Mariano D’Antonio, Margherita Scarlato, I laureati del Mezzogiorno: una risorsa sottou-tilizzata o dispersa, Quaderno SVIMEZ n. 10, 2007, http://www.svimez.it/Quaderni/Quaderno10_2007.pdf.

36 M. D’Antonio M., Scarlato M, I laureati del Mezzogiorno: una risorsa sottoutilizzata o dispersa, cit.

37 O. Casacchia, M. Crisci, Recenti tendenze della mobilità territoriale, cit. 38 Norberto Lombardi, Il Molise fuori del Molise, in Gino Massullo (a cura di), Storia del

Molise in età contemporanea, Donzelli Editore, 2006, pp. 535-640.

/ 4 / 2011 / In Molise

148

Molise negli ultimi quindici anni potrebbe essere dovuta anche ad una mag-gior disponibilità dei residenti a migrare in modo transitorio.

I molisani con le loro migrazioni continuano a contribuire alla crescita e-conomica delle regioni del Centro-Nord. Questo processo potrà trasformarsi in un’opportunità di sviluppo economico anche per il Molise, solo a patto che le professionalità acquisite dai lavoratori emigrati possano un giorno es-sere impiegate nella regione di origine.

4. Alcune conclusioni

Sebbene il volume dei trasferimenti Sud-Nord si sia fortemente ridimen-sionato rispetto all’esodo degli anni cinquanta e sessanta, il persistente ritar-do economico del Meridione ha fatto sì che gli spostamenti lungo tale diret-trice proseguissero anche successivamente, rafforzandosi nel corso dell’ulti-mo decennio39.

A fianco della ripresa delle tradizionali migrazioni “definitive” verso il set-tentrione, si stanno diffondendo nuovi comportamenti migratori dalle carat-teristiche ancora in buona parte sommerse. Si tratta di migrazioni a carattere temporaneo che non lasciano tracce amministrative, in quanto non danno luogo ad un trasferimento di residenza, e si traducono in forme di pendolari-smo di lungo raggio a cadenza settimanale, stagionale o intermittente e in una sostanziale pluralità dei luoghi di effettiva dimora, cioè nello sviluppo di strategie tese a estendere lo spazio di vita e a conciliare le esigenze lavorati-ve e familiari. Negli ultimi decenni la mobilità temporanea per motivi di la-voro lungo la direttrice Sud-Nord ha mostrato una notevole espansione nel nostro paese, andando a coinvolgere e a penalizzare soprattutto i soggetti più deboli sul mercato del lavoro, ovvero i lavoratori con contratti atipici e a tempo determinato.

Il Molise è tra le regioni più coinvolte da queste forme di migrazione, par-ticolarmente diffuse tra i giovani con un buon livello di istruzione, spesso costretti a cercare un lavoro adeguato alle proprie aspettative lontano dal comune di residenza. L’emigrazione silenziosa dei giovani molisani che vanno a vivere in altre regioni italiane senza cambiare ufficialmente residen-za rende, tra l’altro, il fenomeno dell’invecchiamento della forza lavoro re-gionale ancora più consistente di quanto non dicano i dati ufficiali40.

39 Corrado Bonifazi (a cura di), Mezzogiorno e migrazioni interne, Irp-Cnr, Roma 1999; O. Casacchia, M. Crisci, Migrazioni oggi: tra emigrazione persistente e immigrazione straniera, cit.; Corrado Bonifazi, Frank Heins, Ancora migranti: la nuova mobilità degli italiani, in Pao-la Corti, Matteo Sanfilippo, Storia d’Italia. Annali 24. Migrazioni, Torino, Einaudi 2009.

40 M. Crisci, La popolazione molisana negli anni duemila: malessere demografico e migra-zioni internazionali, cit.

Finito di stampare nel mese di gennaio 2013

da Arti Grafiche Solimene s.r.l. Via Indipendenza, 23 - Casoria

per conto delle Edizioni Il Bene Comune