Dati, fatti e trasparenza: un avvertimento Giornalismo data challenged e «segretodipendente» Mario...

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Dati, fatti e trasparenza: un avvertimento Giornalismo data challenged e «segretodipendente» Mario Tedeschini Lalli 28 agosto 2012 [scrive di Dati e giornalismo almeno dal 28.5.2010]

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Dati, fatti e trasparenza: un avvertimentoGiornalismo data challenged e «segretodipendente»

Mario Tedeschini Lalli28 agosto 2012

[scrive di Dati e giornalismo almeno dal 28.5.2010]

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• Arco (Trentino), 20 novembre 2009:

un’edicolatre locandineuna notizia

e una immagineche vale un titolo

• Analizziamola…

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• Arretriamo di sette anni: quanti erano al Circo Massimo il 23 marzo 2002?

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• E’ passatoalla Storiacome il giornoche SergioCofferatiraddoppiòil numero degli abitanti di Roma

• Naturalmente non fu così, non era possibile

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“Il numero di persone (in una folla) è un numero mitico e ora voi lo trasformate in un fatto: non è destinato a essere preso bene. C’è un vecchio detto nel giornalismo: la gente vede solo quello che crede. Per la maggior parte delle persone questa è una questione emotiva, non fattuale”.

Alex Jones,Shorenstein Center on the Press, Politics, and Public Policy

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• Spostiamoci di poco:Stazione della Radio Vaticanadi Santa Maria di Galeria

• Ma indietro di altri due anni:…da uno studio dell' Agenzia di sanita' pubblica del Lazio emerge che i bambini vicino alle potenti antenne della radio che trasmette programmi per tutto il mondo rischiano di ammalarsi di leucemia sei volte di piu' dei loro coetanei romani.

Corriere della Sera, 9 marzo 2001

Attorno alle antenne di Radio Vaticana il tasso di leucemie è sei volte più alto di quello di Roma.

Repubblica, 15 marzo 2001

• Ormai un luogo comune, ma era proprio così?

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• No, non era così• Il papa uccide forse i bambini, ma quel dato

(«sei volte di più») non era scritto da nessuna parte, certo non nello studio dell’ARPA,che tutti citavano – ma non avevano letto (neanche io, il primo fu il corrispond. del WSJ)

• Il rapporto – come tutti gli studi – era una cosa complicata…

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• Dati leucemia infantiledisponibili per 13 anni

• Raccolti per 5 fascedi due km a partire dalle antenne

• Totale 8 casi• Il «sei volte di più»

è nella prima fascia: un caso, rispetto agli «0,16 casi» attesi, cioè uno ogni 80 anni. Un po’ di aritmetica:(1/80)x13= 0,162 e, naturalmente, 1=0,162x6 (!!!)

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• Ma non ci sono, in natura «frazioni di caso»… • Rischio relativo:

6 in 1/a fascia; 2,32 in 2/a; 1,88 in 3/a; e 0 in 4/a e 5/a • Si muore meno a 7 km dall’antenna che al centro di Roma?• Semplicemente non c’era un campione statistico utile

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• Il “dato” nel giornalismo problema antico– In parte legato a una cultura che rifugge dal

“numero”, dalla aritmetica (“Figurati! Io di Matematica non capisco niente”): quanti sanno la differenza tra “media” e “mediana” – o soltanto quanti sanno fare una media?

– In parte alla sfiducia (filosofica? Politica?) sul concetto di “dato”, o di “fatto”

– Il giornalista italiano è “data challenged” anche senza numeri

– I “fatti” sono (potrebbero essere) dati, ma il fatto è spesso accessorio

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• Anche il giornalismo “tendenzioso” ha bisogno di dati – consapevolmente selezionati per essere ordinati su un vettore di forza, ma dati

• Qual è la vostra esperienza di lettori?• Esempio: le citazioni, le interviste – che cosa

va tra virgolette?– Parlar male di Garibaldi:

il caso Fallaci-Kissinger• Poi arrivarono i «retroscenisti»

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• Le “cinque W”, quando il “why” prevale sul “what”

• Famoso inviato di giudiziaria cinque anni fa in una scuola di giornalismo: “La cosa più importante non è che cosa, ma perché”

• Problema: il “perché” in-forma il “che cosa”• Giornalismo “sostanzialista” e giornalismo “dei

dati”: una contraddizione?

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• Rifiuto tradizionale del concetto di “obiettività” ha portato a una sfiducia nel fatto/dato e nella sua verificabilità

• Negazione del dato > negazione della verificabilità o fact checking

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• Fact Checking interno– «Copy editor» responsabile

di ciò che va in pagina,non l’autore(cfr. The New Yorker,o Der Spiegel che ha 70 «giornalisti-documentatori»)

– Controlla anche le citazioni, richiamando le fonti(Lesa maestà?)

– Per verificare si risale l’albero delle informazioni: chiede all’autore la fonte del dato, della citazione, ecc., poi controlla.

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• Fact Checking esterno– Redazionali: Politifact, FactChek.org– Crowdsourced: FactChecking.it (Ahref)– Solo i fatti/dati sono verificabili, non le opinioni– Anche qui: risalire l’albero delle informazioni,

chiedere prima di tutto al soggetto. – Poi si verificano le fonti fornite.

• Qualunque verifica deve prevedere delle fonti: «Chi te l’ha detto»?

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• Cultura del dubbio vs. cultura del sospetto– non è una gara a «Beccato!» (gotcha) > rischi• Il caso attentato di Brindisi (maggio ’12) • Il caso Monti-Obama-Tokyo (27 marzo ‘12)

» la Repubblica, Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera,Il Post.it e le parole autentiche di Obama

– Fattori: enfasi, non citazione fonti (Ansa generica, poi nessuno; verifica senza sentire fonti medesime

– Il «perché» (la piaggeria dei media, reale) in-forma il «che cosa» (le parole di Obama).

– Nel giornalismo sostanzialista tutti hanno ragione?

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• La faciloneria sui fatti/dati si sposa con – il carattere volutamente letterario del giornalismo

italiano, la «bella scrittura», le «buone penne»(dialogo essenziale al racconto > citazioni ricostruite)

– La scelta del registro dello «scrittore (giornalista) onniscente» (Fidati di me, io sono la tua fonte)

• Da noi pare degradante anche citare agenzie• Trasparenza (openness) condizione di– Controllo (=verifica)– Democrazia

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• Trasparenza delle fonti = link(quanti giornali online italiani lo fanno?)

• Non è «dare traffico agli altri», è «dare strumenti ai tuoi lettori» e acquisire credibilità

• Paura di non averne abbastanza?• Giornali americani avvantaggiati (il sourcing

è sempre stato un valore), ma anche loro…

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• Clay Shirky:

“Journalists are addicted to secrets“, non possono fare a meno, sono dipendenti dai segreti.

Il tipico giornalista “bravo” nella mentalità corrente è coluiche - in tipica modalità Watergate – ottiene documenti segreti all’alba, riesce a far parlare una “gola profonda” ecc.

Fare una gran fatica a organizzare, selezionaree dare un senso a enormi masse di dati giàdisponibili a tutti è una cosa non solotecnicamente difficile, ma poco glamour,in fondo una cosa che potrebbero fare tutti.

Solo che non lo fanno.

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• Giornalismo dei dati e open data: c’è contraddizione tra «giornalismo» e «openness» (trasparenza)?

• Possibile che l’amministrazione pubblica sia più trasparente dei giornali?

• Possibile chiedere trasparenza ad altri e non a noi stessi?

• Specie nel mondo digitale (a un click di distanza da fonti verificabili, dai concorrenti)?

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• L’universo digitale non perdona…• …ma offre degli strumenti straordinari• Perché non giocare «con le carte in tavola»?– Fonti– Testi originali– Testi integrali delle interviste– Ecc.

• La tecnologia ci può aiutare. Un esempio…

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Grazie!

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