Michele Strazza - Consiglio Regionale della Basilicata senza braccia ed erano state proprio le...

121

Transcript of Michele Strazza - Consiglio Regionale della Basilicata senza braccia ed erano state proprio le...

Michele Strazza

Amiche e compagne

Donne e politica in Basilicata nel dopoguerra

(1943-1950)

Consiglio Regionale della BasilicataCommissione Regionale per la Parità

e le Pari Opportunità

INDICE

PRESENTAZIONE pag. 5

INTRODUZIONE » 7

CAPITOLO PRIMO: LA CADUTA DEL FASCISMO » 9Donne lucane tra fascismo e ribellismo » 9La rinascita dei partiti » 18

CAPITOLO SECONDO: DONNE LUCANE E PARTITI POLITICI » 23L’ingresso delle donne nei partiti » 23Il voto alle donne » 34La donna in politica: tra vecchi e nuovi ruoli » 42La presenza femminile si rafforza » 54

CAPITOLO TERZO: DALLE ELEZIONI ALLA LOTTA PER LA TERRA » 65La competizione amministrativa » 65Le elezioni del 2 giugno » 73L’UDI e il CIF crescono » 82Lo scontro elettorale del 1948 » 89Le attiviste comuniste » 91Le lotte per la terra » 95

FONTI ARCHIVISTICHE » 107

FONTI DI STAMPA » 109

FONTI BIBLIOGRAFICHE » 113

FONTI ORALI » 119

4

PRESENTAZIONE

Attraverso un lavoro di ricerca basato su fonti storiche, spesso poco va-lorizzate, questo volume di Michele Strazza ci permette di conoscere circo-stanze e nomi che arricchiscono il ristretto numero di testimonianze biblio-grafiche sulle donne lucane. Esso offre inoltre spunti nuovi per approfondireun periodo storico di soli sette anni in cui si decidono la collocazione del-l’Italia nel Patto Atlantico e lo sviluppo della democrazia italiana fondata sul-la Carta Costituzionale che ha, da poco, compiuto i suoi primi 60 anni.

Dalla ricerca emerge uno spaccato insospettabile dell’apporto femminileallo sviluppo sociale, economico e politico in un periodo, tanto duro quantoimportante, per la formazione politica, sociale, civile della nostra regione. Èlì, infatti, che si forgia la coscienza dei diritti umani e la cultura delle pari op-portunità in Basilicata. Consapevolezza questa che, ancora, oggi rende unicala nostra terra come appare evidente nella recente ricerca su “La road mapdelle pari opportunità” realizzata di recente dal Consiglio regionale dellaBasilicata.

La ricca documentazione bibliografica di questo volume costituisce, poi,un archivio della memoria che offre visibilità alla cultura ed alla tradizionelaica e religiosa delle donne lucane. Vengono citati, tra l’altro, molti docu-menti utili a svelare e a diffondere un vero e proprio patrimonio di notizie re-lativo al periodo storico considerato. Una storia ricca di tumulti popolari, conassalti ai municipi e scontri con le forze dell’ordine. Eventi questi che l’au-tore descrive come tipiche di forme di ribellismo, che connotano la presenzadelle donne e ci tramandano personaggi tali da illuminare la parte finale delcontraddittorio ventennio fascista.

Alla base di questo ribellismo nelle campagne c’è il diffuso impoveri-mento e l’aggravarsi delle condizioni di vita dei ceti rurali. Le donne lucane,mogli e madri, non restano sull’uscio di casa a guardare, né si limitano ad ap-poggiare le rivolte dei propri uomini, ma si fanno esse stesse promotrici di tu-multi e di proteste che assumono, a volte, forme violente.

5

Con l’entrata in guerra molti giovani partono e, ancora una volta, sono lecampagne a pagare il prezzo più alto. La narrazione rende giustizia ad alcu-ni episodi di grande coraggio che, a partire dal ’43, li vedono opporsi ai fa-scisti ed all’esercito tedesco in fuga. Com’è noto la rabbia popolare scoppiaa Matera, Colobraro, Accettura, Irsina, Palazzo S. Gervasio ecc. dove diver-si eroi si sacrificano per difendere l’onore della loro città offesa.

Inizia poi l’opera di ricostruzione e riprendono vita i partiti e con essi leassociazioni femminili. Nascono l’UDI (Unione Donne Italiane), il CIF(Centro Italiano Femminile) e l’ANDE (Associazione Nazionale DonneElettrici). Associazioni nate “per cercare un riconoscimento – spiega l’auto-re – delle nuove capacità femminili nella sfera pubblica a loro tradizional-mente preclusa”, che operano però principalmente con compiti di natura as-sistenziale, considerati dagli uomini marginali rispetto all’attività politica.

Occorrerà aspettare la fine degli anni 60 per vedere le associazioni fem-minili di nuovo in piazza a far politica conducendo importanti battaglie di li-bertà come la campagna per la legge 194 e quella per il divorzio, ma anchequelle successive per le pari opportunità nel lavoro, in famiglia e nella socie-tà. La storia del progresso e dell’emancipazione femminile continua nel ter-zo millennio fondandosi su quegli splendidi esempi di donne che sepperoscegliere l’impegno sociale in momenti in cui dedicarsi a questo poteva esse-re assai pericoloso. Il grande merito di Michele Strazza, a cui va il ringrazia-mento mio e del Consiglio regionale, è di aver dato voce a chi normalmentenon ce l’ha. A queste donne straordinarie che hanno fatto la nostra storia.

MARIA ANTEZZA

Presidente del Consiglio regionale della Basilicata

6

INTRODUZIONE

Donne lucane chiamate ad un protagonismo funzionale al regime neglianni del fascismo perché si esaltano le figure di madri e mogli e ad esse si af-fida la solidarietà umana ed il ruolo di educatrici ed assistenti.

Donne lucane spinte ad un protagonismo inconsapevole perché dinanziad uno spietato impoverimento delle famiglie contadine si ribellano e pro-muovono rivolte violente.

Donne lucane costrette al protagonismo durante la guerra quando... sonoancora le donne ad accollarsi il pesante fardello dei lavori agricoli in sosti-tuzione degli uomini in guerra. E sono sempre loro a ricevere le prime comu-nicazioni dai comandi militari con le quali si annunciano alle famiglie leperdite dei soldati caduti.

Donne lucane che nel 1945 avviano la loro partecipazione a convegni, in-contri e discussioni politiche a Lavello, Satriano di Lucania,Venosa, Rapolla,Melfi, Potenza, Rionero, Barile, Montemilone, Atella, Anzi, Matera, Ferran-dina, Vietri, Colobraro, S. Severino Lucano, Latronico, Viggianello, Castel-luccio Inferiore, Lagonegro, Castelluccio Superiore, Savoia di Lucania,Abriola, Filiano, Trecchina, Marsiconuovo, Calvello, Banzi, Genzano, Alba-no di Lucania, Irsina…

Donne lucane protagoniste nelle lotte per la terra in tanti comuni: le don-ne di Montescaglioso sono un simbolo e un esempio per tutti.

Donne lucane che con il confronto continuo diventano sempre più con-sapevoli della discriminazione che le colpisce e, nello stesso tempo, della for-za del voto che finalmente nel gennaio del 1945 diventa un diritto anche perloro. Solo un anno dopo però le donne conquistano la prerogativa dell’elet-torato passivo.

Inizia così l’esaltante, impervio e lungo cammino sulla strada della pari-tà dei diritti e delle pari opportunità tra uomo e donna.

Un percorso che dopo circa 63 anni non è ancora completato; la meta èancora lontana e il suo mancato raggiungimento ci restituisce una democra-zia incompiuta.

7

La Commissione Regionale per la Parità e le Pari Opportunità di Basili-cata ringrazia Michele Strazza che con generosità ha saputo fornire indica-zioni puntuali e notizie preziose sulle donne lucane che hanno contribuito al-la vita politica dal 1943 al 1950 in Basilicata.

Questo volume ci consegna una realtà inesplorata fatta di accadimentiche hanno riguardato donne e luoghi della nostra terra che richiedono rifles-sioni ed approfondimenti.

Noi lo dedichiamo alle fatiche, alle difficoltà, al coraggio delle donne lu-cane che hanno potuto lasciare testimonianza; alla loro storia e a quella ditante altre, sorelle, madri, amiche, che invece non hanno potuto.

ANTONIETTA BOTTA

Presidente della Commissione Regionale per la Parità e le Pari Opportunità di Basilicata

8

9

CAPITOLO PRIMOLA CADUTA DEL FASCISMO

Donne lucane tra fascismo e ribellismo

Le donne lucane non erano rimaste estranee alle vicende, soprattutto so-ciali, che avevano caratterizzato il primo dopoguerra e il ventennio fascistain Basilicata.

Come già abbiamo trattato diffusamente in alcuni precedenti lavori1, la pri-ma guerra mondiale aveva costretto le donne lucane ad un impegno sempre piùda protagoniste nel mondo familiare e del lavoro. La massiccia partenza degliuomini al fronte (ben 51.195 di cui 33.553 contadini), infatti, aveva lasciato lecampagne senza braccia ed erano state proprio le donne, insieme ai figli mino-ri, ad addossarsi il fardello più pesante dei duri lavori nei campi2.

Terminato il conflitto, pur avendo dovuto cedere le redini ai propri mariti ri-tornati, esse avevano continuato ad occupare un posto importante nelle future vi-cende sociali che avrebbero caratterizzato la storia della Basilicata, dimostran-do di essere ancora il perno della sempre più precaria economia domestica3.

1 Michele Strazza, La nascita del fascismo in Basilicata, Appia 2 Ed., Venosa 2003; id.,Lotte contadine nella Lucania del Primo Dopoguerra, in “Il Laboratorio”, n. 2/2002.

2 Sul mutamento del rapporto tra donne e lavoro durante il primo conflitto mondiale cfr.anche Anna Bravo, Donne contadine e prima guerra mondiale, in “Società e storia”, n. 10del 1980, pp. 843-862. La sottrazione della forza lavoro maschile – spiega l’autrice – ruppeil delicato equilibrio tra consumatori e produttori su cui si reggeva la famiglia contadina. Ledonne videro ancora dilatarsi il ciclo lavorativo, con il lavoro delle bambine piccole e delledonne molto vecchie, oltre che aumentare il tempo di lavoro, ampliarsi il ventaglio dellemansioni fino a coprire tutte quelle assolte prima dagli uomini. Si ebbe, così, una completariorganizzazione della vita familiare e delle attività domestiche: le madri si dedicarono ingran parte al lavoro nei campi mentre il peso della casa e della sorveglianza dei bambini piùpiccoli ricadde sulle figlie femmine, spesso solo di poco maggiori.

3 In qualche caso non era mancata neanche una certa contrarietà maschile verso il lavo-ro femminile nei campi che toglieva posto agli uomini. A Banzi, infatti, contadini, in grannumero ex combattenti, avevano inscenato manifestazioni per chiedere non solo l’allontana-

10

Nelle cronache dell’epoca si nota, infatti, una forte presenza femminilenelle agitazioni popolari che, negli anni immediatamente precedenti all’av-vento del fascismo, contraddistinsero, spesso in maniera cruenta, la vita an-che delle contrade lucane4. Un episodio per tutti: luglio 1920, Corleto Perti-cara, durante una manifestazione contro gli accaparramenti davanti al Muni-cipio, una bambina viene uccisa dai carabinieri, provocando la violenta rea-zione delle donne presenti che massacrano a colpi di pietra e randellate il sot-totenente Cucurachi Luigi ed il maresciallo Salvo Pietro5.

Inaugurata l’era fascista, la presenza femminile nelle organizzazioni dipartito ha oscillazioni altalenanti (specialmente nel Materano), pur essendoimprontata ad una naturale crescita in linea con la fascistizzazione, almenodal punto di vista formale, della società lucana.

Nella regione l’incremento del numero delle iscritte ai fasci femminili èindubbio dal 1925 al 1926, quando si passa da160 a ben 3.021 unità. Tant’èche il nuovo Segretario Federale Francesco D’Alessio al III Congresso delPNF lucano nel 1926 saluta le “elette signore” presenti per aver portato“l’opera superba e feconda del fascio femminile”, elogiandole per essere“esempio alla disciplina ed amorevolezza fraterna” e per “quell’alta diligen-za di amore di cui (…) sono così viva espressione”6.

mento della mano d’opera forestiera ma anche di “una parte di quella locale, perché femmi-nile”. A mettere fine alle dimostrazioni ed al pericolo di violazioni della libertà di lavoro, im-pedendo alle donne di recarsi in campagna, erano dovuti intervenire i carabinieri provenien-ti da Genzano. L’episodio è riportato nel Rapporto del Commissario Prefettizio di Banzi alPrefetto di Potenza del 2 agosto 1919, in Archivio Stato Potenza (ASP), Fondo Prefettura,Gabinetto, I Vers., B. 290.

4 Per le agitazioni popolari nella Basilicata del primo dopoguerra cfr. ASP, Fondo Pre-fettura, Gabinetto, I Vers., B. 290. Tra i vari episodi si ricorda quello di Ferrandina nel giu-gno del 1919 quando alcune centinaia di donne, appresa la notizia dell’arresto di cinque di-mostranti per una manifestazione socialista a favore di aumenti di paga ai contadini, scendo-no in piazza insieme agli uomini portando le bandiere rosse. I manifestanti, tra cui moltiprovvisti di bastoni, si dirigono all’edificio che ospita la caserma e le carceri, chiedendo laliberazione degli arrestati, ma, di fronte alla reazione dei militari pronti a sparare, si allonta-nano verso il Municipio che viene occupato. A sedare i disordini il 22 giugno giungono daPotenza altri carabinieri. Il Municipio viene riaperto e ben 25 dimostranti vengono denun-ciati all’Autorità Giudiziaria.

5 Il Popolo Lucano del 29-30 luglio 1920.6 Basilicata Nuova, n. 75 del 23 marzo 1926, riportato in: Rinascita. Periodico delle de-

mocrazie per la Basilicata, n. 7, anno II, 22 Marzo 1945, Tip. Ercolani, Muro Lucano 1944-1947, ristampa anastatica a cura del Centro Culturale Franco-Italiano, Finiguerra Arti Grafi-che, Lavello 1998.

11

Al luglio 1930, all’interno dell’Opera Nazionale Balilla, risultano, su12.300 iscritti, ben 4.600 piccole italiane, mentre in quella di Matera, su8.681 iscrizioni, le piccole italiane sono 3.1507.

Nel 1932 nella provincia di Potenza risultano 1.900 aderenti ai fasci fem-minili e 250 giovani fasciste8.

L’anno dopo in quella di Matera sono soltanto 700 le donne iscritte, salitea 740 nel 1934 e ridiscese a 700 l’anno successivo. La situazione è miglioratanel 1940 quando si contano 2.731 iscritte ai fasci femminili e 8.551 massaie ru-rali, ma peggiora l’anno dopo con 2.327 iscritte e 7.848 massaie rurali9.

Ma la donna lucana, come nel resto dell’Italia, aldilà delle iniziative pro-pagandistiche10, nelle intenzioni del Regime aveva un ruolo del tutto mar-ginale, venendo a perdere anche quelle poche conquiste ottenute dai governiliberali.

Così, mentre nel 1919 la Legge Sacchi le aveva riconosciute idonee allamaggior parte degli impieghi statali (tranne eccezioni come le forze armate ela magistratura), il fascismo si pose il problema di non creare competizionetra i due sessi sul mercato del lavoro. Di qui una legislazione restrittiva cheaveva, di fatto, l’obiettivo di evitare che il lavoro fosse considerato dalle don-ne un mezzo per l’emancipazione. Esse per la politica demografica di Mus-solini erano prevalentemente madri e massaie. Pensiamo alle leggi di tutela

7 Luigi Luccioni, Le leggi socio-sanitarie in Basilicata dal 1922 al 1943, in AA.VV.,“Bruciare le tappe”, Calice Ed., Rionero 2003, p. 151. Sull’Opera Nazionale Balilla in pro-vincia di Potenza cfr. ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., I Elenco, B. 167 e B. 168.

8 I dati sono riportati sul Giornale di Basilicata del 10-11 settembre 1932.9 Cfr. a riguardo Cristofaro Magistro, Il Materano tra totalitarismo e liberazione allea-

ta, in “Bollettino storico della Basilicata”, n. 21/2005, pp. 96-97, 107. 10 Si pensi alla falsa intenzione di estendere il voto amministrativo al gentil sesso mes-

so in atto dal governo fascista nel 1924 quando il Ministro agli Interni Federzoni presentò undisegno di legge “sull’ammissione delle donne all’elettorato amministrativo” che riprende-va il precedente D.D.L. n. 2121 del 1923 decaduto per la fine della XXVI Legislatura. Laproposta di Federzoni riguardava le donne con almeno 25 anni, munite di licenza elementa-re, che pagavano tasse non inferiori a lire 100 annue, nonché le decorate la valor militare, lemadri e vedove dei caduti in guerra. Escluse dal voto rimanevano le prostitute mentre unaulteriore limitazione era previsa per le donne eleggibili. Queste ultime, infatti, non potevanocandidarsi alle cariche di Sindaco, Assesore, né potevano ricevere altri importanti incarichiamministrativi. Approvata la legge, questa, pubblicata nella G.U. del 9 dicembre 1925, nonesplicò mai i suoi effetti perché le elezioni amministrative vennero abolite l’anno dopo dal-la normativa che introdusse la figura del Podestà. Cfr., a riguardo, Mimma De Leo-FiorenzaTaricone, Per una storia del voto alle donne, in AA.VV, “Elettrici ed Elette”, CommissioneNazionale Pari Opportunità, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1996, p. 15.

12

della maternità e alla creazione dell’Opera Nazionale per la protezione dellamaternità e dell’infanzia nel 1925. Lo slogan del duce era “Madri nuove peri figli nuovi”. Si diede così avvio ad una politica per la formazione della don-na, istruita nell’economia domestica, nell’educazione all’infanzia, nell’assi-stenza sociale, educata alla salute anche attraverso l’introduzione dell’educa-zione fisica e dello sport femminile11.

Del resto Mussolini in persona aveva elogiato più volte le donne lucaneper la loro prolificità. Prima, il 26 maggio 1927, nel suo famoso “discorsodell’Ascensione”, quando, riferendosi al suo primato di natalità, aveva defi-nito la Basilicata “non sufficientemente infettata da tutte le correnti pernicio-se della civiltà contemporanea”. Poi, il 27 agosto 1936, quando aveva esalta-to la Lucania per lo stesso primato di natalità, “giustificazione demografica estorica dell’Impero”, in quanto “i popoli dalle culle vuote” non potevanoaspirare alla conquista di “un impero”:

La Lucania ha un primato che la mette alla testa di tutte le regioni italiane: il pri-mato della fecondità, la quale è la giustificazione demografica e quindi storica del-l’Impero. I popoli dalle culle vuote non possono conquistare un Impero e, se lo hanno,verrà il tempo in cui sarà per essi estremamente difficile – forse – conservarlo o difen-derlo. Hanno diritto all’Impero i popoli fecondi, quelli che hanno l’orgoglio e la volon-tà di propagare la loro razza sulla faccia della terra, i popoli virili nel senso più stretta-mente letterale della parola. Mi auguro che questo mio discorso formi oggetto di seriemeditazioni in alcune province d’Italia. La conquista dell’Impero è destinata non già aritardare quello che deve essere lo sviluppo politico, economico, spirituale dell’ItaliaMeridionale, ma ad accrescerlo. I problemi che interessano la vostra terra e la vostragente sono già conosciuti. Si è sin troppo scritto e poco operato. Senza credere a mira-colismi impossibili e che ripugnano profondamente alla nostra dottrina e al nostro tem-peramento, io vi dico, vi prometto – il che è più importante – che la Lucania, sotto l’im-pulso e il dinamismo della Rivoluzione delle Camicie Nere, brucerà le tappe per rag-giungere più presto la meta. Molto si è fatto durante questi 15 anni, ma la realtà vuoleche si aggiunga che moltissimo resta ancora da fare e sarà fatto12.

Certo la donna, nell’immaginario fascista, non doveva solo limitarsi aquesto. Su un numero del 1936 del quindicinale dei fasci femminili “La don-na fascista” vi era scritto a chiare lettere che la donna fascista non si ferma-va “nell’ambito della famiglia”, ma “dalla cellula familiare” si inquadrava

11 Sul ruolo della donna nel regime fascista si veda Victoria De Grazia, Le donne nel re-gime fascista, Marsilio Ed., Venezia 1993.

12 Benito Mussolini, Opera Omnia, La Fenice Ed., Firenze 1972, Vol. XXVIII.

13

nell’organizzazione di partito per assolvere a quell’opera di solidarietà uma-na che doveva svolgere “in una famiglia più grande: la nazione”13.

Così, mentre accentuava “il carattere pubblico dell’istituzione familiare”,il fascismo spingeva le donne italiane ad assumere nuovi ruoli all’interno del-la società, mentre assegnava un sempre maggior peso alla famiglia costringe-va le donne ad una maggiore consapevolezza della cosa pubblica, con unaimpostazione tipicamente educativa e assistenziale14.

Di qui lo spazio, seppur limitato, concesso alle donne di ceto più eleva-to “nella definizione delle nuove norme di condotta familiare e nell’aiutare ledonne di condizione inferiore a farle proprie”15. Ma anche il riservare loro ladirezione delle attività benefiche della Croce Rossa e di altre iniziative assi-stenziali. Pensiamo alle mogli dei Prefetti e dei Gerarchi, impegnate nelleinaugurazioni di opere del Regime in campo sociale.

In Basilicata è Grazietta Reale Salis, moglie del Prefetto potentino, a vo-lere fortemente la realizzazione della colonia dell’Abetina di Ruoti, nei pres-si della strada provinciale per Avigliano, che a settembre del 1927 ospita 132ragazzi16. Ed è sempre la consorte del Prefetto a visitare ad agosto la Colonia“Benito Mussolini” di Rapolla, inaugurata il mese precedente17.

La stessa colonia marina di Maratea, “oasi di verde e pace” ubicata a 300metri dalla spiaggia di Fiumicello e inaugurata il 18 luglio 1932, è voluta,non solo dal segretario federale Lacava, ma anche dalla delegata provincialefascista Rina Galassi18. Non si dimentichi, infine, che la colonia “elioterapi-

13 Riportato da Isabella Rauti, Il voto alle donne e la politica femminile nel ventenniofascista.Osservazioni di oggi, in AA.VV, “Elettrici ed Elette”, Commissione Nazionale PariOpportunità, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1996, p. 32.

14 Victoria de Grazia, Il patriarcato fascista, in AA.VV., “Storia delle donne. Il Nove-cento”, Laterza Ed., Roma-Bari 1996, pp. 161-162.

15 Ibidem.16 Il Giornale di Basilicata del 24-25 settembre 1927 e La Basilicata nel mondo, anno

III, n. 5, ottobre 1926. L’Abetina rappresentava innanzitutto una colonia climatica destinataa curare bambini “scrofolosi, gracili, linfatici e malarici”. Organizzata dal Consorzio Pro-vinciale Antitubercolare, con l’assistenza delle Suore del Sacro Costato, essa era ritenuta im-portantissima grazie alla sua aria balsamica d’alta montagna, piena delle fragranze acri del-la resina.

17 Il Giornale di Basilicata del 27-28 agosto 1927.18 Essa si componeva di un grande fabbricato con tre ali disposte a ferro di cavallo e ca-

paci di ospitare circa 250 bambini. La struttura occupava un’area di circa 255.000 metri qua-drati ed era dotata anche di locali per il personale di vigilanza, di magazzini, cucine, uffici,refettorio, infermeria con annessa sala medica, campo sportivo (Il Giornale di Basilicata del

14

ca” permanente “9 maggio” di Matera, frequentata nell’agosto del 1938 da200 bambini, è diretta da una donna, la sig.na Carolina Vietti19.

Altre figure di donne rivestono un ruolo nell’organizzazione fascista lu-cana. È il caso di Emma Pignatari Mojoli, Delegata Provinciale dei FasciFemminili, che cercò di dare vita alle varie sezioni presenti sul territorio ri-maste per lungo tempo inattive. In una lettera del 17 luglio 1929 destinata alSegretario Nazionale, stigmatizzò il comportamento delle lucane “ancoraschiave di pregiudizi atavici e secolari” per i quali si mantenevano attacca-te al focolare accanto al quale nascevano, vivevano e morivano, restando co-sì diffidenti alla penetrazione dei propositi fascisti di redenzione morale ecivile20.

Molteplici le iniziative dei Fasci Femminili lucani per istruire e avvici-nare al Regime le donne, dalla celebrazione della “Festa del pane” a quelladella “Befana fascista”, dai corsi di taglio e cucito a quelli per le “infermierefamiliari”.

Nel marzo 1930 si organizzò anche una Mostra interregionale del lavorofemminile per le Province di Puglia e Basilicata. Questa mostra, a cura del-l’Ente Provinciale Fascista del Lavoro Femminile, prevedeva un’esposizioneinterregionale dei lavori femminili con lo scopo di far conoscere i prodottidell’attività femminile nel campo del lavoro e di incoraggiare lo sviluppo ditale attività a fini artistici ed economici. Vennero esposti lavori di vario ge-nere eseguiti da mani femminili, sia individualmente, sia in laboratori, stabi-limenti o istituti della Puglia e della Basilicata, purchè ispirati ed intonati al

23-24 luglio 1932 e il Giornale di Lucania del 1-2 luglio 1933). La colonia era pronta ad ac-cogliere bambini di ambo i sessi, dai 6 ai 12 anni, bisognosi di cure e di misere condizionieconomiche. Gli aspiranti dovevano presentarsi alla visita medica presso l’ufficio comunalesanitario, muniti dei seguenti documenti: stato di famiglia, certificato di povertà ed eventua-le certificato di iscrizione all’Opera Nazionale Balilla (Il Giornale di Basilicata del 10-11giugno 1932). Si veda anche Nicola Lisanti, Dopolavoro, sport e colonie estive, in AA.VV.,“Italiani! Amate il pane. Società e fascismo in Basilicata”, Calice Ed., Rionero 2000, p. 129.

19 La Basilicata, tra il 1925 ed il 1939, avrà moltissime Colonie Elioterapiche che co-stituiranno una delle tante trovate del Regime per risparmiare rispetto al costo delle curemontane e marine. Comuni come Venosa, Acerenza, Rionero, Melfi, Lavello, Pescopagano,Muro Lucano, Picerno, Marsiconuovo, Grumento Nova, Moliterno, Lauria, Carbone e lestesse due Province, diventeranno sedi a basso costo di elogiate “cure solari”, per la preven-zione e la cura di deficienze fisiche e per aiutare lo sviluppo del fanciullo (Nicola Lisanti,op. cit.). Sulle colonie in Basilicata si veda ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., Ielenco, B. 172.

20 ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., I elenco, B. 170.

15

senso d’arte, come ad esempio disegni, quadri, dipinti su stoffe, merletti, piz-zi, ceramiche, terrecotte e così via21.

I ceti più popolari trovavano spazio, invece, nella c.d. sezione “MassaieRurali”, molto attiva nell’organizzazione di gare, adunanze e altre iniziativedocumentate nelle relazioni della segretaria provinciale potentina MariaNatta22.

Nella scuola lucana la presenza femminile aveva una sua rilevanza in li-nea con il ruolo “educativo” attribuito alle donne. E qualcuna di esse avevaraggiunto anche qualche raro successo professionale. È il caso di MariaCatenacci Rubino, direttrice didattica di Rionero durante il Ventennio.

Un cenno va fatto anche alle lucane impegnate durante il fascismo nel-l’Azione Cattolica. Dopo lo scontro tra Chiesa e Mussolini del 1931, che ave-va portato anche in Basilicata allo scioglimento di una sessantina di circolidell’associazione cattolica per un totale di 3.367 iscritti, l’episcopato lucanoaveva continuato a dare fiducia al laicato cattolico. Da Bertazzoni a Potenzaa Delle Nocche a Tricarico, i vescovi lucani concentrano i propri sforzi, oltreche sul piano religioso, su quello tipicamente formativo, non tralasciando di“coltivare” i giovani e le giovani e prepararli per tempi migliori. Di qui lacrescita del settore femminile di Azione Cattolica specialmente nella diocesidi Tricarico e in quella di Melfi retta da Domenico Petrone.

Estremamente significativa è, inoltre, la presenza femminile nei numero-si episodi di ribellismo sociale ed economico che si avvicendarono in Luca-nia durante il fascismo23.

Nonostante lo stretto controllo del Regime, infatti, non mancarono veri epropri tumulti popolari, con assalti ai municipi e scontri con le forze dell’or-dine che, alcune volte, si conclusero in un bagno di sangue24.

21 Marilena Cillis-Maria Serena Coviello, Madri nuove per figli nuovi, Tesina in StoriaContemporanea, Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione, Università degli Studidella Basilicata, aa. 2006-2007.

22 Per le relazioni cfr. ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., I elenco, B. 173.23 Cfr., a tale proposito, Michele Strazza, Ribellismo fiscale nella Basilicata fascista de-

gli anni Trenta, in “Basilicata Regione Notizie” n. 106/2004; id., Agitazioni contadine e po-polari nella Lucania Fascista, Regione Basilicata, Potenza 2004.

24 Si veda in proposito la documentazione conservata nell’Archivio di Stato di Matera(Fondo Prefettura Gabinetto, II Vers., B. 116) e di Potenza (Fondo Prefettura Gabinetto, IIVers., I elenco, B. 46, 75, 76).

16

Non di vere e proprie “lotte contadine” si trattava, data la mancanza diuna strategia precisa e per l’episodicità degli avvenimenti, ma di forme di “ri-bellismo” che, comunque, rappresentarono una costante durante tutto il “ven-tennio” in Lucania.

Indubbiamente le ragioni fondamentali delle proteste furono essenzial-mente di natura economica, salvo qualche eccezione, e l’aspetto municipalee locale fu una costante ben presente in tutti i tumulti. Il che non equivale adaffermare che nelle agitazioni mancasse del tutto un qualche carattere “ever-sivo”, ma che, se qualche volta questo vi fu, esso fu solo la normale conse-guenza di richieste prettamente economiche.

Alla base di questo “ribellismo” nelle campagne vi era il diffuso impo-verimento e l’aggravarsi delle condizioni di vita dei ceti rurali, accompagna-ti dalla ostilità per gli aumenti dell’imposizione fiscale e per l’introduzionedi nuove “tasse”.

Di fronte a tutto questo, le donne lucane, mogli e madri, non restaronosull’uscio di casa a guardare, né si limitarono ad appoggiare le rivolte deipropri uomini, facendosi esse stesse promotrici di alcuni tumulti che assun-sero, spesso, forme anche violente25.

25 Tra i tanti giova ricordare l’episodio di San Mauro Forte del 1940. Proprio in questopiccolo paese, infatti, il 30 ed il 31 marzo scoppia una rivolta contro la politica fiscale delgoverno, mostrando l’insofferenza di una società contadina ormai stanca di pagare per scel-te che non comprende. In questo Comune le condizioni economiche e sociali del ceto conta-dino, proprietario di piccoli appezzamenti di terreno coltivato a viti, ulivo e frutteto, eranopeggiorate nel corso degli anni, anche per la mancanza di risorse esterne e della valvola disfogo dell’emigrazione. Nel contempo la popolazione aveva fatto le denunce per i fabbrica-ti mentre era aumentata la tassa sul patrimonio. In questo clima di insofferenza e di sempremaggiore distacco dal potere vengono notificati ben 500 avvisi di pagamento per i contribu-ti agricoli unificati, frutto, però, di errori compiuti dagli uffici dell’Unione Agricoltori diMatera. Di qui lo scoppio della rivolta che attira i carabinieri in paese il giorno dopo. E men-tre alcuni contadini vengono trattenuti in caserma le campane chiamano a raccolta la popo-lazione. La situazione peggiora dopo le ore 20,00 quando centinaia di dimostranti, tra cuimolte donne, accerchiano la caserma e la prendono a sassate, premendo verso il portone diingresso. A nulla serveno i 60 colpi di moschetto sparati a scopo intimidatorio ed i fermativengono rimessi in libertà. Ma appena la folla lascia la piazza sul selciato restano un mortoe cinque feriti, di cui uno deceduto subito dopo: i colpi esplosi dai carabinieri non erano an-dati a vuoto. Tra i feriti due donne: Maria Antonia Nuccio e Maria D’Eufemia. Alla fine ven-gono arrestati 130 manifestanti tra cui ben 51 donne. Sulla ricostruzione della vicenda si ve-da: Leonardo Sacco, Provincia di Confino. La Lucania nel ventennio fascista, Schena Edi-tore, Fasano 1995, nonché Raffaele Giura Longo, I contadini lucani e il fascismo: dissensoe rivolta, in: AA.VV., “Campagne e fascismo in Basilicata e nel mezzogiorno”, Ed. Lacaita,

17

Del resto chi più delle donne sopportava il peso del basso tenore di vitaed era consapevole delle conseguenze che potevano avere nuove “gabelle”sui già miseri frutti del lavoro dei campi.

Con l’entrata in guerra la situazione peggiora. Anche dalla Lucania sipreparano a partire tanti giovani ed ancora una volta sono le campagne a pa-gare il prezzo più alto. E sono ancora le donne ad accollarsi il pesante fardel-lo dei lavori agricoli in sostituzione degli uomini in guerra. E sono sempre lo-ro a ricevere le prime comunicazioni dai comandi militari con le quali si an-nunciano alle famiglie le perdite dei soldati caduti.

Così le porte delle case si coprono di strisce di tela nera perché da quel-le porte era entrata la notizia crudele. Così le madri, le mogli, le sorelle ve-stono il nero degli indumenti, degli scialli, delle gonne; quel nero che, conil trascorrere del tempo, assumerà i toni di un grigio indefinito, a testimonia-re che quel triste avvenimento avrebbe fatto da sfondo al dolore di tutta unavita26.

Tale molla al ribellismo, motivata dal cambiamento della situazione po-litica e dalla voglia di vendetta, oltre che da ragioni economiche e sociali, èpresente anche dopo la caduta di Mussolini del 25 luglio 1943. Così negliepisodi di settembre nella provincia di Matera, a Colobraro e Accettura, ledonne sono presenti affianco agli uomini nei tumulti contro gli ammassi enell’assalto agli uffici comunali agricoli e a quelli del dazio e dell’esattoria.Nel primo centro del materano vengono arrestate anche 5 di loro con l’accu-sa di coinvolgimento nei tumulti popolari.

Lo stesso avviene ad Irsina, dopo la partenza delle truppe germaniche.Occupato il paese, il 16 settembre, dai tedeschi, alcuni cittadini vengono ar-restati e trattenuti come ostaggi in Largo Plebiscito ed in Piazza Garibaldi. Lapopolazione, intanto, viene terrorizzata da voci secondo cui i fascisti localistanno preparando una lista di 32 giovani donne per essere deportate in Ger-mania in bordelli militari. Così, partiti i tedeschi, scoppia una rivolta controi fascisti cui non restano estranee le donne del posto. La rabbia popolare siaccanisce innanzitutto contro un proprietario terriero, accusato di mantenerei contatti con i tedeschi, cui viene mozzato un orecchio. Poi viene linciato il

Manduria 1981, i quali richiamano la tesi di laurea di Marina Rota, Contadini e partecipa-zione popolare in alcuni episodi di resistenza al fascismo e del dopoguerra in provincia diMatera (aa. 1975-76, Facoltà di Lettere, Università di Bari).

26 Giuseppe Antonio Maria Mattia, Tolve dal Fascismo ai nostri giorni, Tip. Coop. VillaMaraini, Roma 1990.

18

segretario comunale, espressione del vecchio potere burocratico vessatorio, ilquale ci lascia la pelle. Il pomeriggio è assalito l’ufficio del dazio e solo l’in-tervento di alcuni antifascisti evita altri danni alle persone. In serata pare ven-ga anche ferito un carabiniere uscito di pattuglia con un commilitone. Il 23settembre, comunque, ritorna la calma con la costituzione di una “Commis-sione del Popolo” che regge la cittadina fino al 26 settembre, giorno dell’ar-rivo degli alleati27.

Dopo la partenza dei paracadutisti tedeschi anche le donne di Palazzo S.Gervasio, insieme agli uomini, scendono in piazza, alla fine di settembre, perassalire la casa del fascio, l’ufficio di collocamento, le sedi sindacali e il mu-nicipio, bastonare il segretario comunale nominato dai tedeschi (salvato astento dall’intervento dei carabinieri), reclamare la cacciata del commissarioprefettizio28.

Da citare, infine, l’assalto della popolazione rionerese, il 16 settembre, aimagazzini viveri dell’Intendenza della VII Armata per paura della loro distru-zione da parte dei tedeschi (cosa che avvenne in seguito). Numerose donnecercano di portare via sacchi di farina, di riso ed altri generi alimentari, ma itedeschi intervengono sparando sulla folla. Alla fine sul selciato, insieme aldiciassettenne Antonio Cardillicchio, resta una donna, Elisa Giordano Carrie-ri che, intrappolata nei magazzini, perisce nel successivo incendio di essi29.

La rinascita dei Partiti

Con la caduta del fascismo anche in Basilicata riprende nel 1943, pianpiano, la voglia di partecipazione politica. Di qui, nel settembre dello stessoanno, la formazione, in provincia di Matera, di vari comitati antifascisti in ap-poggio al Governo Badoglio. Così a San Mauro Forte il 14 settembre sorgeun comitato “Giustizia e Libertà” con oltre 200 iscritti30.

27 L’episodio è raccontato da Michelino Dilillo nel saggio Irsina, lotta politica e lottesociali nel secondo dopoguerra 1943-1953, contenuto in AA.VV, “Cultura, Meridionalismoe lotte contadine in Basilicata nel secondo dopoguerra”, Collana Studi Lucani e Meridionali,Ars Grafica Spa, Villa d’Agri 1984.

28 Cristofaro Magistro, op. cit., p. 123.29 Sull’episodio cfr., tra gli altri, Enzo Cervellino, Regio Vulturis, Ed. Osanna, Venosa 2003,

pp. 163-164.30 Cristofaro Magistro, op. cit., p. 131.

19

I nittiani, in attesa del ritorno di Nitti, si ritrovano attorno a Vito Reale,nominato dagli alleati Commissario Prefettizio del Comune di Potenza poi,da novembre, Sottosegretario agli Interni nel II Governo Badoglio.

Ad ottobre Michele Mancino incomincia il proprio lavoro di ricostituzio-ne del partito comunista ed il 15 dicembre si apre la prima sezione comuni-sta di Potenza31.

Nel Materano comunisti e socialisti, tra ottobre e novembre, comincianoad organizzarsi, raccogliendo numerosi consensi nei grossi borghi contadini(Irsina, Pisticci, Montescaglioso), “già forti di una tradizione politica in talsenso”, mentre la DC si muoverà più in ritardo a causa del contrasto tra duefazioni che richiamerà l’intervento di un esponente della segreteria naziona-le, il professor Ignazio Ughi32.

L’attività di ricostituzione dei partiti democratici ferve particolarmenteanche in vista del Convegno delle forze antifasciste fissato a Napoli per il 19dicembre. L’assise, in realtà, non venne tenuta in seguito al divieto del co-mando alleato, nonostante le forti proteste dei partiti politici partecipanti.Solo l’anno successivo, spostato a Bari in quanto la città partenopea era trop-po vicina al fronte di guerra, si svolgerà finalmente il Congresso dei Comitatidi Liberazione Meridionali.

Alla fine dell’anno in vari paesi della provincia di Potenza nascono leprime sezioni della Democrazia Cristiana dopo che, sul finire dell’estate, gra-zie a don Vincenzo D’Elia, si erano ritrovati alcuni ex popolari, dando vitaalla DC ed eleggendo segretario provinciale l’avv. Giuseppe Carriero cheaveva ricoperto la stessa carica nel PPI33.

Per i socialisti Vincenzo Torrio aveva iniziato a lavorare per la riorganiz-zazione delle forze socialiste lucane, dopo la sua partecipazione il 22 e 23

31 La notizia è riportata in Michele Mancino, Lotte contadine in Basilicata, GalzeranoEd., Casalvelino Scalo (Sa) 1983. Dello stesso autore cfr anche Memorie di un comunista,Galzerano Ed., Casalvelino Scalo (Sa) 1994.

32 Pia Maria Digiorgio, Il fascismo, l’antifascismo, la guerra, in in AA.VV., “Storia del-la Basilicata”, vol. IV, Laterza Ed., Roma-Bari 2002, p. 263.

33 Giampaolo D’Andrea, Dal governo di Salerno alla crisi della Prima Repubblica, inAA.VV., “Storia della Basilicata”, vol. IV, Laterza Ed., Roma-Bari 2002, p. 268. Dello stessoautore cfr. anche La ripresa della vita democratica in Basilicata, in “Bollettino storico dellaBasilicata”, IV, dicembre 1988, p. 97. L’avvocato Carriero morì il 5 gennaio 1944 per asside-ramento mentre, nella zona di Avigliano e Ruoti, portava a termine un incarico di requisizionedi animali ricevuto dal comando inglese. Sull’episodio cfr. L’Ordine. Periodico della Demo-crazia Cristiana, n. 1, anno 3°, del 15 febbraio 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

20

agosto alla riunione tenutasi a Roma in casa di Oreste Lizzadri nella quale siera deciso di costituire il PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Prole-taria)34. Il 24 dicembre nasce la sezione del Psiup di Tricarico dopo un incon-tro svoltosi nell’abitazione di Rocco Scotellaro35.

Ma è nel 1944 che, venuto meno il divieto di costituzione dei partiti(emanato dal Comando Alleato nell’ottobre 1943), i partiti e i sindacati rico-minciano ad organizzarsi in modo più consistente.

Il 28 e 29 gennaio si svolge a Bari il Primo Congresso dei Comitati diLiberazione. Pochissimi i partecipanti lucani: Donato Leone per il PCI, Atti-lio Di Napoli e Vincenzo Milillo per il PSIUP, Francesco Cerabona per laDemocrazia del Lavoro.

I socialisti, intanto, cominciano a costituire il reticolo delle sezioni sulterritorio grazie al contributo nelle diverse zone di esponenti politici di primopiano: Torrio e Enzo Pignatari a Potenza, Attilio Di Napoli nel Vulture-Mel-fese, Vincenzo Milillo nel Materano.

Il 27 febbraio su iniziativa di Michele Bianco nasce la federazione comu-nista provinciale di Matera, mentre il mese successivo quella di Potenza. Adaprile si apre la Camera del Lavoro materana36.

Il 21 maggio 1944 i comunisti lucani della provincia di Potenza tengonoil loro primo Congresso, alla presenza di Palmiro Togliatti, con l’elezione delconsiglio federale: Michele Mancino (segretario), Luigi Salvatore, BasilioNapoli, Nestore Padovani, Donato Leone e Michele Pellicani (componenti).

Ma i contrasti non mancano. Lo scontro vede da un lato Padovani eLeone, come sostenitori “di una tradizione urbana del movimento socialistae democratico, più attento ai rapporti istituzionali e di potere del capoluogo”,e dall’altro Michele Mancino concentrato sulla preminenza della lotta conta-dina. Di qui l’iniziativa della Direzione Nazionale del PCI di mandare inBasilicata Mario Leporatti a mettere ordine in una situazione definita “caoti-ca”. La situazione si sbloccherà definitivamente con la nomina a segretariodella Federazione di un giovane insegnante di Atella, Antonino Pace, ex uf-ficiale dell’esercito inquisito per le sue idee comuniste37.

34 Luigi Calabrese, La città di Potenza tra il crollo del fascismo e la nascita della Re-pubblica (1943-1948). Contesto politico-istituzionale e assetti amministrativi, in “BollettinoStorico della Basilicata”, Deputazione di Storia Patria per la Lucania, n. 22/2006, p. 203.

35 Giuseppe Settembrino, I verbali della sezione Psiup di Tricarico (1943-1945) custo-diti da Rocco Soldo, in “Basilicata Regione Notizie” n. 1/ 1996, pp. 69-78.

36 Nino Calice, Il PCI nella storia di Basilicata, Ed. Osanna, Venosa 1986, p. 85.37 Ivi, pp. 86-87.

21

Comunque, alla fine del 1944 la federazione comunista provinciale diPotenza conta ben 4.192 iscritti divisi su 43 sezioni in 96 Comuni, mentre nelMaterano si registrano 2.700 iscritti con 26 sezioni su 29 Comuni e altrettan-te Camere del Lavoro38.

Stessa situazione per la DC che, sempre alla fine del 1944, presenta3.500 tesserati nella provincia di Potenza e 3.200 in quella di Matera. Il Par-tito Socialista, invece, ha 2.600 iscritti a Potenza e 2.000 a Matera. Il PLI eDemocrazia del Lavoro presentano un totale di 4.000 aderenti in provincia diPotenza e 4.800 in quella materana. Molto bassi i numeri del Partito d’Azio-ne: poche decine a Potenza e 630 nel Materano39.

È rinata, intanto, la Stampa libera previa autorizzazione, naturalmente,del PWB (Psychological Warfare Branch), organismo di controllo delle trup-pe alleate di occupazione40.

Il primo periodico ad essere pubblicato, a febbraio, è Rinascita. Periodi-co delle democrazie per la Basilicata. Suo ideatore è il democristiano Salva-tore Pagliuca di Muro Lucano41.

Poi è la volta del nittiano Il Gazzettino42, del democristiano L’Ordine43,del comunista Azione Proletaria44.

38 Ivi, pp. 85 e 90.39 Giampaolo D’Andrea, Dal governo di Salerno, cit., p. 280. Per un quadro più detta-

gliato cfr. Relazione Quadrimestrale “riservatissima” dei carabinieri al Prefetto del 17 di-cembre 1944, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.

40 Sulla rinascita della Stampa libera cfr. Domenico Notarangelo, La stampa periodicalucana 1944-1994, Ed. Osanna, Venosa 1995, pp. 25 e ss.

41 Rinascita. Periodico delle democrazie per la Basilicata, n. 1, anno 1, 3 febbraio1944, Tip. Ercolani, Muro Lucano 1944-1947, ristampa anastatica a cura del Centro Cultu-rale Franco-Italiano, Finiguerra Arti Grafiche, Lavello 1998.

42 Il Gazzettino. Quindicinale indipendente. Anno I, 1944, rist. anastatica Calice Ed.,Rionero 1991. Fondato da Vito Reale, il quindicinale era diretto da Benedetto Stoppelli e ve-niva stampato a Potenza nella tipografia Nucci. Su di esso il Reale “svolse aspre polemichecontro la politica e gli orientamenti del Cln, cercando di dare voce alla crisi dei ceti medi pre-occupati dei metodi, delle forme di organizzazione, dei problemi di una democrazia fondata suipartiti di massa”. Tra i collaboratori del giornale vi era anche il giornalista Alberto Jacoviello.

43 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa1988. Il quindicinale, stampato dal 15 febbraio 1944 al 7 aprile 1946 a Potenza presso laTipografia Editrice Lucana, con direttore responsabile l’avvocato di Pietragalla Gaetano DeBonis, riprendeva la vecchia testata del Partito Popolare lucano nata nel 1920. Redattore eradon Angelo Mazzarone, giovane professore del Seminario regionale di Potenza il quale, fir-mando con sigle e pseudonimi, copriva gran parte degli articoli.

44 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, rist. anast. Ed. Osanna,

22

Il 3 maggio riprende le pubblicazioni anche Il Lavoratore, battaglierogiornale socialista nato a Melfi nel 1905 e che ora, stampato nel capoluogo,diventa l’organo della Federazione Socialista Provinciale di Potenza sotto ladirezione di Vincenzo Torrio45.

L’anno dopo a Matera escono La Voce Liberale46, Avanguardia Prole-taria47 e il democristiano L’Ora Nostra48.

Venosa 1988. Il settimanale, stampato a Potenza presso la tipografia di Mario Armento, eb-be come direttori l’avv. Donato Leone (nn. 1-8), Michele Pellicani (nn. 9-14), in seguitoAnselmo Tursi. Venne pubblicato dal maggio 1944 al 1946. Nel 1947 uscirono un numerostraordinario ed un numero speciale insieme a “Il Lavoratore”.

45 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, rist. anast. Ed.Osanna, Venosa 1988. Il giornale, assunte le vesti di quindicinale, venne stampato, dal mag-gio 1944 e per i primi 13 numeri, a Potenza presso la Tipografia Editrice Lucana, mentre peri successivi dalla Cooperativa Tipografica potentina “La Rapida”. Direttori furono, per i pri-mi 6 numeri, Enrico Ajello e, per i successivi, Vincenzo Torrio. Le pubblicazioni cessaronodopo le elezioni per la Costituente.

46 Il settimanale materano La Voce Liberale iniziò le pubblicazioni il 18 marzo 1945.Direttore responsabile fu l’avvocato Alessandro Bruni. Il giornale si faceva portavoce delleesigenze d’ordine e libertà della migliore tradizione liberale italiana, spesso polemizzandocon i partiti della sinistra. Cessò le pubblicazioni alla fine di aprile del 1946.

47 Fondato da Michele Bianco, il primo numero uscì il 29 aprile 1945. Fu l’organo del-la Federazione Comunista Provinciale di Matera ma la sua vita fu alquanto breve, cessandoall’inizio di luglio. In tutto vennero pubblicati solo otto numeri.

48 Il primo numero venne pubblicato il 27 maggio 1945. Suo direttore responsabile fuIgnazio Ughi, mentre la direzione politica venne affidata a Francesco Paolo Padula. Il gior-nale intendeva chiamare a raccolta tutti i democratici cristiani, essendo giunta la loro “ora”per difendere la libertà e le nuove istituzioni. Nel marzo del 1946 dovette interrompere lepubblicazioni.

23

CAPITOLO SECONDODONNE LUCANE E PARTITI POLITICI

L’ingresso delle donne nei partiti

In questo clima di “rinascita” le donne lucane entrano, seppur in manie-ra molto limitata, nelle formazioni politiche anche in vista delle promesse,poi attuate, dell’estensione del diritto di voto.

Una prima traccia di una presenza di donne in un’assemblea di partito laritroviamo già nel 1943. Se dobbiamo credere alla testimonianza di MicheleMancino, infatti, in quell’anno nella sezione comunista di Atella “numerosedonne soprattutto giovani” partecipano alla riunione preparata dal “compa-gno Lomolino” e altri49.

Il 16 aprile 1944 viene eletto il Direttivo della sezione DC di Potenza50.Di esso fanno parte anche tre donne: Paolina Verrastro, Maria Colombo e De-lie Ciciani. La notizia è riportata sul giornale lucano L’Ordine. Periodico del-la Democrazia Cristiana51. Al momento, tuttavia, non è ancora nato un Mo-vimento Femminile democristiano.

Il Partito Comunista è in prima fila ad incitare le donne ad una presenzapiù attiva. A maggio del 1944 si ha notizia della costituzione a Lavello dellaSezione Femminile del Partito Comunista52.

49 Michele Mancino, Lotte contadine in Basilicata, Galzerano Ed., Casalvelino Scalo(Sa) 1983, pp. 134-137.

50 Questa la sua composizione: La Sala dott. Domenico (Presidente), Nocera geom.Giulio (Vice Presidente), Fantozzi geom. Luigi (segretario), Ferrara Giuseppe (cassiere),Verrastro Paolina, Colombo Maria, Boccia Raffaele, Ciciani Delie, Forlenza Gerardo, La-morgese Nicola, Grimaldi rag. Biagio, Mancusi Domenico, Mitidieri Giuseppe, MerendaClaudio, Satriani Torquato, Vallo Vincenzo, Vaccaro Francesco, Cuscino rag. Ugo, Staraceavv. Adriano, De Bonis avv. Gaetano.

51 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 7, anno 3°, del 25 aprile 1944,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

52 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 3, anno I, del 4 giu-gno 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

24

Che i tempi siano cambiati e ormai maturi per un coinvolgimento fem-minile è sintomo, poi, l’articolo “La donna”, comparso su Azione Proletaria,Settimanale della Federazione Comunista di Potenza, del 15 giugno 1944,dove, citando “Il Giorno”, si contesta la frase “Le donne non sono fatte peressere comprese, sono fatte per essere amate”, stigmatizzando la vecchia so-cietà borghese, “gaudente e reazionaria”, che ha fatto della donna “una bam-bola frivola, una schiava, uno strumento di piacere e di riproduzione”. Biso-gna, invece, da comunisti, insorgere contro tale “avvilente concezione”, af-fermando che la donna ha anche un cervello “pieno di idee” da considerare,valorizzare, utilizzare nella società: la donna, cioè, ha gli stessi diritti del-l’uomo; è ormai tempo che si faccia avanti a reclamarli “con voce chiara eforte”53.

Passando in campo avverso, sul periodico lucano della DC L’Ordine lostesso 15 giugno compare l’articolo “Le donne nell’ora attuale”. In esso, po-lemizzando con “altri partiti”(chiaramente il PCI), l’articolista afferma cheanche la DC tiene in debita considerazione il ruolo femminile, prevedendonel proprio regolamento la costituzione di gruppi femminili affianco alle se-zioni maschili. Dopo aver constatato che “la donna è anche contadina, ope-raia, impiegata, professionista ed ha quindi anche lei dei doveri sociali dacompiere e dei suoi diritti da salvaguardare e da difendere”, si passa ad affer-mare il diritto e il dovere delle donne di prendere parte alla vita politica, sem-pre, però, “nei limiti delle loro possibilità e disponibilità”54.

La Democrazia Cristiana – si legge ancora sul giornale – ha difeso talediritto della donna sin dal 1919 quando il Partito Popolare proponeva la rifor-ma dell’istituto parlamentare “non escluso il voto delle donne”. Due sono ipresupposti indicati per la partecipazione femminile: la preparazione socialee politica e la preparazione cristiana:

Ne son chiare le ragioni: perché mentre da una parte la donna deve saper votare perla scelta dei propri rappresentanti al governo con rettitudine e con piena coscienza e co-noscenza del suo atto, dall’altra deve ricordarsi di essere una donna cristiana. E la don-na laboriosa della nostra Lucania è veramente cristiana. Lo dimostra, in maniera lam-pante, la sua vita consacrata a tutto ciò che di più sacro esiste: al culto del Cristianesimo,all’educazione cristiana dei figli, all’adempimento santo dei doveri di sposa e di madre,

53 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 4, anno I, del 15 giu-gno 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

54 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 10, anno 3°, del 15 giugno 1944,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

25

all’opera laboriosa della sua giornata. È bene dunque che la donna sappia che deve di-fendere il suo diritto al pane e difendere nel contempo la sua fede cristiana, quella fedenella quale essa educa e vuole che crescano i suoi figli55.

Un’esortazione alle donne comuniste ad organizzarsi viene fatto nel n. 6del 29 giugno, sempre di Azione Proletaria. Nell’articolo “Per voi donne”, in-fatti, si informa della costituzione, presso la Segreteria Centrale del P.C., di unComitato Femminile incaricato di organizzare e dirigere tutto il lavoro femmi-nile nell’Italia liberata. Cosciente delle difficoltà dell’iniziativa per “le consue-tudini” e “l’arretratezza” meridionale, il settimanale comunista invita le donnelucane a superare “preconcetti e pregiudizii”, organizzandosi in maniera che ilproprio peso sia “sentito nella vita politica” e perché “i loro desideri e le lororivendicazioni” vengano presi in considerazione dal Governo “nella stessa ma-niera di quella degli uomini”. Di qui l’invito a discutere in tutte le sezioni perspingere gli iscritti a coinvolgere innanzitutto le loro stesse compagne56.

Piuttosto ristretta, però, la varietà dei compiti da affidare alle sezionifemminili, a dimostrazione di un modo ancora tutto “maschile” di intender-ne il coinvolgimento. Esse devono preparare la spedizione di pacchi al fron-te, aiutare i bambini dei mobilitati e volontari, creare nidi d’infanzia, ambu-latori e mense, destinati ad aiutare le donne che lavorano. Viene prospettataanche l’idea di un giornale femminile con il compito di orientamento ecollegamento57.

Il continuo battere del periodico comunista lucano su una capillare orga-nizzazione dei gruppi femminili del P.C. è, indubbiamente, dovuto alla con-vinzione della legittima partecipazione della donna alla vita politica ma tro-va la sua motivazione più profonda nella consapevolezza degli organi nazio-nali del partito che, con l’estensione del diritto di voto, le masse femminiliavrebbero assunto un ruolo determinante nella vittoria dei partiti. Una con-vinzione, questa, in possesso anche dei dirigenti nazionali democristiani che– come vedremo in seguito – con l’aiuto della Chiesa sapranno meglio con-vincere l’elettorato femminile della bontà dei propri programmi.

E sono proprio i valori della difesa e dell’integrità della famiglia, comeindicati dal Papa, che il giornale DC L’Ordine addita alle donne lucane qua-

55 Ivi.56 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 6, anno I, del 29 giu-

gno 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.57 Ivi.

26

le motivazione per avvicinarsi al partito dei democratici cristiani. Nell’arti-colo “L’integrità della famiglia” l’estensore (probabilmente don Angelo Maz-zarone) fa immaginare al lettore l’esistenza di un gruppo di donne DC pron-te a invitare le lettrici a partecipare alla vita politica “con scopi determinati”dalla propria missione e dal posto occupato nella società58.

“Nate per la famiglia”, bisogna difenderne l’integrità. Di qui l’esposizio-ne del programma del partito incentrato proprio sull’integrità dell’istituto fa-miliare, sulla difesa di essa contro tutte le forme di dissoluzione e di corrom-pimento, sulla tutela della moralità pubblica, assistenza e protezione dell’in-fanzia, ricerca della paternità. “Parole sacre”, queste, per il popolo lucano,che costituiscono un “valore supremo”. Ma la famiglia lucana – si dice – èeconomicamente povera, proletaria. Perciò la DC, che ha al primo punto delprogramma la nascita delle Regioni per la più immediata risoluzione dei pro-blemi del Mezzogiorno, vuole che il massimo sforzo sociale venga indirizza-to “ad assicurare a tutti non solo pane e lavoro, ma anche l’accesso alla pro-prietà”, impegnandosi anche per “l’incremento e la difesa della piccola pro-prietà rurale”59.

Intanto nel luglio del 1944 a Napoli si forma la redazione di Noi donne,testata femminile nata in Francia nel 1937. Il primo numero dell’Italia libe-rata porta tra le firme quella di Rita Montagnana60 e Nadia Spano61. Il gior-

58 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 11, anno 3°, dell’1 luglio 1944,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

59 Ivi.60 Rita Montagnana Togliatti nacque a Torino il 6 gennaio 1895. Di professione sarta, a

vent’anni si iscrisse al Partito Socialista dove divenne dirigente provinciale e regionale delmovimento giovanile. Fu tra i fondatori del PCI a Torino nel 1921. Venne inviata a Moscaquale delegata del III Congresso dell’Internazionale. Nel 1924 sposò Palmiro Togliatti e fucostretta alla clandestinità espatriando in Russia. Dirigente comunista, svolse importantimissioni in Francia e in Spagna durante la guerra civile. Tra le fondatrici dell’UDI, guidòl’importante associazione femminile sino al 1964. Eletta alla Costituente quale capolista del-la circoscrizione bolognese con 68.722 preferenze, nel 1948 entrò al Senato per il collegiodi Imola in Emila Romagna. Morì a Roma il 18 luglio 1969.

61 Nadia Gallico Spano nacque a Tunisi il 2 giugno 1916 in una famiglia d’emigrati inTunisia. Nel 1938 aderì al Partito Comunista insieme ai fratelli Loris, Ruggero e Sonia. At-tivista antifascista, insieme al marito Velio Spano e agli stessi fratelli, fu condannata a 6 an-ni di reclusione dal Tribunale di Petain. Sfuggita alla cattura, raggiunse l’Italia nel 1944 do-ve diresse i gruppi femminili del PCI. Eletta all’Assemblea Costituente, venne riconfermatain Parlamento nelle prime due Legislature repubblicane. Fu dirigente dell’UDI e del settima-nale “Noi Donne” che diresse sino al 1945. Fu presidente dell’Unione Donne Sarde fino al1958. Morì a Roma il 19 gennaio 2006. Tre settimane prima della sua scomparsa venne pub-

27

nale, diventato organo di comunicazione dei “Gruppi di difesa della donna”,sorti dopo l’8 settembre 194362, non riesce ad avere alcuna presa negli am-bienti della sinistra lucana per la debolezza del tessuto delle organizzazionipolitiche femminile della Basilicata, una debolezza che negli anni successiviapparirà sempre più evidente se confrontata con il resto dell’Italia.

Sul legittimo coinvolgimento della donna nella vita politica italiana è an-che il pezzo “Il grande posto della donna nella lotta per la resurrezione delPaese” riportato sul n. 17 di Azione Proletaria dove si analizza il contributofemminile per la vittoria delle forze progressiste su quelle reazionarie.

Dopo aver dato atto alle masse femminili di aver fornito un contributodeterminante alla lotta antinazista in Europa, l’articolista puntualizza che infuturo dipenderà “in gran parte dall’orientamento delle masse femminili senel nostro paese prevarranno le forze oscure della reazione o le sane forzedi una democrazia popolare e progressiva”. Infatti – egli afferma – se ledonne partecipano alla vita politica, la loro azione può esercitarsi in sensoprogressivo:

Ma (se) esse non partecipano direttamente alla vita politica, la loro azione si eser-cita necessariamente in senso reazionario, e ciò per due ragioni. La prima è che in talmodo vengono eliminate dalla lotta le rivendicazioni più direttamente legate alla vitamateriale delle grandi masse, rivendicazioni delle quali le donne hanno una sensibili-tà più diretta ed immediata. La seconda è che le donne, nella misura in cui si chiudo-no nell’ambito angusto della casa e rinunziano alle soluzioni collettive (politiche) deiloro problemi e tendono anzi a risolverli esclusivamente attraverso adattamento indi-viduali, frenano obiettivamente l’azione politica delle masse lavoratrici e democrati-che, impediscono in pratica che i problemi delle masse siano veramente risolti e favo-riscono, quindi, obiettivamente le forze reazionarie. Il problema della mobilitazionedelle donne è, quindi, particolarmente oggi, uno dei problemi fondamentali per la vi-ta e per l’avvenire del Paese, uno di quei problemi per la cui soluzione debbono esse-re mobilitate tutte le energie del Partito e tutte le forze sane della democrazia italiana.In questo campo, come in altri, la lotta fra reazione e democrazia è già impegnata esta forse per diventare aperta ed accanita. Se noi sapremo conquistare alla democraziale grandi masse femminili, noi vinceremo sicuramente e rapidamente la grande batta-glia per la distruzione del fascismo e per l’edificazione di un regime democratico po-

blicato un suo libro di memorie dal titolo Mabruk. Memorie di un’inguaribile ottimista.“Mabruk” in tunisino significa benedizione, speranza. Su Nadia Gallico Spano cfr. LilianaEllena, Nadia Gallico Spano: vita straordinaria di una comunista normale, in “Genesis” n.2/2006, pp. 235-245.

62 Sui “Gruppi di difesa della donna” cfr. Archivio centrale dell’UDI, I gruppi di dife-sa della donna 1943-1945, UDI, Roma 1995.

28

polare e progressivo. Se noi lasceremo che le donne siano, in un modo o nell’altro,influenzate dalla reazione, la nostra lotta sarà infinitamente più dura, più lenta e piùdolorosa63.

Sul periodico comunista naturalmente non mancano i continui riferimen-ti alle “eroiche” donne sovietiche64 e al ruolo della donna nell’URSS65.

Nel n. 22 del 29 novembre 1944 si dà notizia della costituzione a Roma,il precedente 15 settembre, dell’Unione Donne Italiane (U.D.I.), “associazio-ne unitaria del movimento femminile di emancipazione” cui aderiscono“donne di ogni credo politico e religioso, per lavorare e conquistare alla don-na tutte le libertà, sia economiche che politiche e sociali”. Si coglie anchel’occasione, dopo aver ricordato il ruolo delle donne nella Resistenza, perriaffermare il punto di vista del Partito Comunista secondo cui vi deve esse-re “perfetta uguaglianza di diritti tra uomini e donne”66. Di qui l’invito a crea-re, “anche nel più piccolo villaggio”, circoli dell’UDI per raccogliervi “ope-raie, contadine, donne di casa, impiegate e intellettuali”67.

L’UDI, in realtà, dopo un brevissimo coinvolgimento delle cattoliche, siavvierà a diventare una organizzazione collaterale del PCI, pur facendoneparte anche donne socialiste68.

Del resto anche il Centro Italiano Femminile (CIF), fondato ufficial-mente nel 1945 dalle donne cattoliche e presieduto da Maria Federici69, sa-

63 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 17, anno I, del 15 ot-tobre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

64 “Una donna sovietica”, in Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comuni-sta, n. 19-20, anno I, dell’ 8 novembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

65 “La donna nella vita sovietica”, in Azione Proletaria. Settimanale della FederazioneComunista, n. 21, anno I, del 19 novembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

66 Sulla politica del PCI per le donne si veda Nadia Spano-Fiamma Camarlinghi, La que-stione femminile nella politica del P.C.I.,1921-1963, Edizioni Donne e Politica, Roma 1972.

67 “Emancipazione e missione della donna”, in Azione Proletaria. Settimanale della Fede-razione Comunista, n. 22, anno I, del 29 novembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

68 Sull’U.D.I. si veda: Giulietta Ascoli, L’Udi tra emancipazione e liberazione (1943-1964), in “La questione femminile in Italia dal ’900 ad oggi”, Franco Angeli Ed., Milano1977; Silvana Casmirri, L’Unione donne italiane (1944-1948), in “Quaderni della Fiap”, n.28/1978; Camilla Ravera, Breve storia del movimento femminile in Italia, Editori Riuniti,Roma 1978.

69 Maria Federici nacque a L’Aquila il 19 settembre 1899. Insegnante di lettere, fu laprima presidente del CIF, conservando tale incarico fino al 1950. Aderì alla DemocraziaCristiana e venne eletta alla Costituente nel collegio unico nazionale. Non si ricandidò più alParlamento. Morì a L’Aquila il 28 luglio 1984.

29

30

rà un’organizzazione collaterale dell’Azione Cattolica e, quindi, di appoggioalla DC70.

Al di là di una certa mitizzazione delle origini, queste due associazioninascono “sulla base degli schieramenti politici, non dell’appartenenza di ge-nere”71. Nell’ottobre del 1946 sorgerà, poi, su iniziativa di Carla GarabelliOrlando (figlia di Vittorio Emanuele Orlando), l’ANDE (AssociazioneNazionale Donne Elettrici)72.

Ad avere un ruolo più propriamente politico saranno, come vedremo,

70 La data ufficiale della costituzione del CIF risale al dicembre 1945, momento dell’ap-provazione formale di Pio XII, ma già dall’autunno dell’anno precedente a Roma le donnecattoliche avevano dato vita al movimento ed il 16 marzo del 1945 su Azione Femminile (or-gano del Movimento Femminile DC) era comparso l’appello alle adesioni. Chiari i compitidel nuovo movimento: coordinare e concentrare le iniziative benefiche, le opere sociali, l’at-tività assistenziale ed educativa delle associazioni femminili. Il CIF inoltre, in vista dellenuove responsabilità civili e dei nuovi compiti sociali ai quali le donne erano chiamate, siproponeva di promuovere “la soluzione dei problemi della vita femminile e sociale secondolo spirito e la dottrina cristiana”, nonché “di preparare la donna mediante lo studio, la pro-paganda e l’azione, all’esercizio dei diritti civili e politici e all’adempimento dei doveri”conseguenti. Secondo Mariachiara Fugazza e Silvia Cassamagnaghi (Italia 1946: le donneal voto, Istituto Lombardo di Storia Contemporanea, Milano 2006) il CIF aveva l’obiettivodi conquistare le masse femminili alla propria causa, educandole alla politica, ma anche aiu-tandole a migliorare le loro condizioni materiali di vita. Alla nascita del movimento diede uncontributo decisivo Giovan Battista Montini, allora sostituto della Segreteria di Stato vatica-na e futuro Papa Paolo VI, con l’intenzione di fare del CIF un punto d’incontro tra un na-scente movimento politico femminile e l’associazionismo cattolico più tradizionale che ve-deva ancora con difficoltà un impegno politico attivo.

71 Anna Rossi Doria, Le donne sulla scena politica, in AA.VV., “Storia dell’Italia re-pubblicana”, vol. I, Giulio Einaudi Editore, Torino 1994, pp. 795-799. Secondo l’autrice sot-tolineare la comune origine, da un’iniziativa dei vertici di partito, di queste due grandi orga-nizzazioni femminili “non significa ignorare, ma al contrario valorizzare il fatto che al lorointerno le militanti svilupparono tutta una serie di sforzi volti a costruire una politica delledonne, non certamente separata, ma in qualche minima misura autonoma da quella dei ri-spettivi gruppi di appartenenza”.

72 Come si legge nell’art. 1 del suo statuto l’ANDE si prefiggeva di associare tutte lecittadine italiane desiderose di acquisire e far acquisire maggiore coscienza politica, in quan-to consapevoli delle responsabilità inerenti al diritto di voto e all’influenza che attraverso diesso si poteva esercitare sia per lo sviluppo della società che per la tutela delle libertà demo-cratiche, premessa di ogni progresso civile. Indipendente dai partiti politici (art.5), l’associa-zione intendeva, altresì, promuovere ed incoraggiare ogni iniziativa atta a facilitare la forma-zione e la partecipazione politica della donna e a combattere l’indifferenza e l’assenteismonell’elettorato (art.2). Sulla nascita dell’ANDE cfr. Associazione Nazionale Donne Elettrici,Mezzo secolo da cittadine. 1946-1996, Eurografica Srl, Roma 1996, pp. 5-16.

31

l’UDI e il CIF. Esse, in realtà, nonostante le nette differenze ideologiche,hanno in comune “la concezione della militanza femminile” che ne avevaispirato la nascita, una concezione “condivisa pienamente dalle cattoliche eaccettata, seppure non senza resistenze, dalle comuniste”. Per le donne, cioè,“dovevano esistere ambiti separati di pratica politica” e loro compito preci-puo era quello di raggiungere altre donne per ottenerne il consenso e spinger-le alla partecipazione73.

Una ulteriore convergenza, pur essa non voluta, tra comuniste e cattoli-che si riscontrerà anche “nell’organizzazione della militanza politica femmi-nile, nella definizione dei suoi scopi e dei suoi campi d’azione”. Entrambe lecomponenti individueranno nella famiglia, nell’infanzia, nell’assistenza e nellavoro “i settori privilegiati di competenza” delle donne:

Tale convergenza di strutture e obiettivi mostra la preoccupazione che l’ingressodelle donne nella vita politica possa minacciare l’ordine sociale e la tradizionale divi-sione dei ruoli, in un momento (il difficile ritorno alla normalità dopo un conflitto dienormi proporzioni) delicato e denso di incognite; un timore che investiva gli schie-ramenti politici non solo italiani. È importante specificare inoltre che le limitazioni cuisi è accennato non erano intese come tali dalle militanti che, anzi, intendevano consa-pevolmente il proprio impegno come esercizio di un ruolo politico. Esse erano con-vinte di lavorare in prima persona all’affermazione di un determinato modello di so-cietà e di fare la propria parte in quella che consideravano una corretta amministrazio-ne della cosa pubblica74.

Specialmente i compiti di natura assistenziali, pur considerati “politica-mente secondari” dagli uomini, verranno vissuti dalle donne comuniste ecattoliche come un campo in cui cercare un riconoscimento delle nuove ca-pacità femminili nella sfera pubblica a loro tradizionalmente preclusa. Inol-tre, privilegiare le attività assistenziali sembra avere un’altra significativaragione nel fatto che solo in esse le donne possono “rifarsi a una precisa ere-dità culturale”. Mentre, infatti, nel campo propriamente politico non esistealcuna tradizione femminile, in quello assistenziale ce ne sono due ben pre-cise: quella “delle battaglie emancipazioniste e dei riconoscimenti istituzio-nali e l’altra, molto più antica ma ancora viva tra le donne di classe popola-

73 Tiziana Noce, La militanza politica delle cattoliche. Appunti per una ricerca, in Fiam-ma Lussana-Giacomo Marrameo (a cura di), “L’Italia repubblicana nella crisi degli anni set-tanta”, Rubbettino Ed., Soveria Mannelli (CZ) 2003, pp. 434-435.

74 Ivi.

32

re”, per cui il potere femminile può “essere legittimamente esercitato fuoridell’ambito familiare” nei momenti in cui è “in gioco la sopravvivenza del-la comunità”75.

Ma ritorniamo al processo di costituzione dei gruppi femminili sul terri-torio. Nel dicembre del 1944 nasce un’altra sezione femminile comunista. Èquella di Rotonda diretta provvisoriamente, in qualità di segretaria, da Iolan-da Massiach Di Paola76.

La sera del 27 dicembre giungono a Potenza Irma e Rosa Barbato, com-ponenti del Comitato Femminile della Ferazione Comunista di Salerno, conl’obiettivo di fare propaganda per la formazione di sezioni femminili e di cir-coli UDI. Improvvisata una riunione, al termine di essa si decide l’istituzionedi un fondo per promuovere la costituzione dell’UDI nella provincia diPotenza. Dalla sottoscrizione effettuata vengono raccolte 1.240 lire77.

La guerra, intanto, continua nel Nord Italia dove la lotta partigiana si av-vale sempre più del contributo di donne, non solo in aiuto degli uomini, mache imbracciano esse stesse le armi78. A loro è dedicato l’articolo “Alle no-

75 Anna Rossi Doria, Le donne sulla scena politica, in AA.VV., “Storia dell’Italia re-pubblicana”, vol. I, Giulio Einaudi Editore, Torino 1994, p. 799. Su tale tema, della stessaautrice, si veda anche Dare forma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne, Viella Ed.,Roma 2007.

76 La notizia è riportata in Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista,n. 24, anno I, del 28 dicembre 1944, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

77 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 1, anno II, del 7 gen-naio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

78 Le donne pagarono un altissimo prezzo nella lotta partigiana. Si calcola che furono15.000 quelle impegnate nella Resistenza. Di queste 4.653 subirono arresti, torture o condan-ne, 663 furono fucilate o caddero in combattimento, 2.750 vennero deportate in Germania.Vi furono, infine, 12 medaglie d’oro: Bandiera Irma, Borellini Gina, Bianchi Lidia, CapponiCarla, Davoli Bruna, Degli Espositi Gabriella, Enriquez Anna Maria, Lorenzoni Tina, Mar-getto Ancilla, Menguzzato Clorinda, Rosani Tita, Rossi Modesta. Per tali dati cfr. Interventodi Giglia Tedesco, in: Camera dei Deputati, “Le donne e la Costituzione”, Atti del Convegnopromosso dall’Associazione degli ex parlamentari (Roma 22-23 marzo 1988), Roma 1989,p. 221. Questi i dati riportati, invece, da Anna Rossi-Doria (Le donne sulla scena politica,cit., pp. 781-782): 70.000 partecipanti ai Gruppi di difesa della donna, 35.000 partigianecombattenti, 4.600 arrestate, torturate, condannate, 2.750 deportate in Germania, 623 fucila-te o cadute in combattimento, 512 commissarie di formazioni partigiane, 16 medaglie d’oro,17 d’argento. Secondo quest’autrice, peraltro, il numero complessivo delle partigiane deveessere considerato “inferiore al vero” a causa “della refrattarietà prima delle bande a confe-rire gradi militari alle donne, poi delle commissioni a concedere loro il riconoscimento del-la qualifica sia di partigiano combattente che di patriota”. Non andrebbe dimenticato, inol-

33

stre donne”, comparso su Azione Proletaria del 28 gennaio 1945. In esso, do-po aver esaltato gli episodi di eroismo al femminile, rendendo onore alle don-ne del nord, a tutte le loro sopportazione, ai loro martirii, alle loro torture, siesprime fiducia nelle donne meridionali affinché diano inizio a “quell’operaattiva, quella lotta instancabile e cosciente per riguardare interi i loro diritticivili e politici”. Di qui l’invito a costituire, anche in Basilicata, comitati disoccorso per i combattenti, promuovendo aiuti economici ai partigiani e or-ganizzando incontri e discussioni79.

tre, l’apporto che le donne diedero proteggendo i soldati dalla fuga dopo l’8 settembre equello che consentì di nascondere gli stessi partigiani ad opera di compagne, madri o sorel-le. Su questa interpretazione “estensiva” della Resistenza cfr. Ada Marchesini Gobetti,Perché erano tante nella Resistenza, in “Rinascita” , marzo 1961, p. 248. Della vasta biblio-grafia sull’argomento si cita: Teresa Noce, Giuventù senza sole, Editori Riuniti, Roma 1950;Ada Gobetti, Diario partigiano, Einaudi Ed., Torino 1956; Anna Maria Bruzzone-RacheleFarina, La Resistenza taciuta, Ed. La Pietra, Milano 1976; Bianca Guidetti Serra, Compagne,Einaudi Ed., Torino 1977; Miriam Mafai, Pane Nero, Ed. Mondadori, Milano 1987; ErnestoGalli Della Loggia, Una guerra al femminile, Laterza Ed., Roma-Bari 1991; Claudio Pavo-ne, Una guerra civile: saggio storico sulle moralità della Resistenza, Bollati-Boringhieri,Torino 1991; Anna Bravo-Anna Maria Bruzzone, In guerra senz’armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza Ed., Roma-Bari 1995; Marina Addis Saba, Partigiane. Tutte le donne dellaResistenza, Mursia Ed., Milano 1998.

79 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 4, anno II, del 28gennaio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Questo il testo dell’articolo: “Divampala guerra sui continenti, l’umanità si travaglia e si contorce in una lotta stremante. Accantoagli uomini, che impugnate le armi persistono nella volontà di vittoria, esiste una forza mo-rale che spesso si traduce in volontà attiva; esiste la donna, la donna combattente che indos-sa la divisa militare, che parte per il fronte, che lacera perfino la sua carne sulle prime linee.È meraviglioso il contributo che le partigiane iugoslave offrono alla causa di liberazione del-la loro gente. È ammirevole ancora notare come le democratiche donne americane seguonomilitarmente inquadrate i loro uomini al fronte. Abbiamo visto quasi con sorpresa questedonne-soldato, che dopo aver lottato politicamente per guadagnare la parità di diritti conl’uomo nel campo civile, ardisce con disinvolta audacia, riconfermare la giustezza del dirit-to, imponendosi il dovere di combattere. Siamo rimasti sorpresi perché noi conosciamo unaltro tipo di donne : la ‘signorina’, vezzosa, civettuola, profumata, che arriccia il naso se perdisgrazia si trova di fronte ad un soldato; sdolcinata da uno stereotipato sorriso, sempre as-sente alle concrete cose dell’uomo, perché vive in un mondo tutto particolare: lontano dallarealtà, fatto di sotterfugi, di pettegolezzi, di piccole cose della mediocrità borghese, in cui lacoscienza si corrompe; donando ad esse un falso volto ed una falsa personalità. È così che lanostra donna non ha più una funzione sociale che cementa le forze di un popolo, una voltache se n’è allontanata dai problemi e dalle necessità. Assume anzi una funzione contraria.Perciò fidiamo che le nostre donne inizino anche qui, nel sud d’Italia, dove il male è più ra-dicato, quell’opera attiva, quella lotta instancabile e cosciente per riguardare interi i loro di-

34

Il 24 gennaio 1945, a Potenza, nella riunione straordinaria del ComitatoFederale del P.C., tra le altre decisione, si prende anche quella di incaricarela compagna Soler Fabretti di organizzare il movimento femminile80.

Vincenta Soler non è lucana. Moglie di Pietro Fabretti, componente del-la Segreteria della Camera Confederale, è di Udine come il marito, ambedueinviati in Basilicata dal Comitato Centrale del PCI per aiutare il partito luca-no ad organizzarsi.

Anzi proprio Pietro Fabretti inizialmente aveva avuto il compito di met-tere le basi per una presenza femminile quando, a seguito della spaccatura delgruppo dirigente comunista determinata dalle contestazioni alla guida di Mi-chele Mancino, la Direzione Nazionale del PCI aveva mandato in BasilicataMario Leporatti a mettere ordine in una situazione definita “caotica”81.

Il voto alle donne

Il 31 gennaio 1945, intanto, il Consiglio dei Ministri approva lo schemadi un decreto che riconosce finalmente alle donne il diritto di voto82.

ritti civili e politici, per aiutarci nelle lotte difficili e sorreggerci, perché non siano più ‘si-gnorine’ ma esseri umani. Le notizie che ci giungono dall’Alta Italia sono un sintomo chia-ro di rinascita. Le nostre partigiane agiscono attivamente in collegamento con gli uomini di-slocati sulle montagne. Episodi di eroismo hanno già attratto l’attenzione della cronaca. AParma, durante un processo contro un gruppo di partigiani, una folla di donne effettuava unadimostrazione contro il turpe tribunale. Quattro dei sette uomini venivano graziati. Mentrein un successivo processo contro un più folto gruppo di patrioti, il tribunale si asteneva diemanare la sentenza per espresso ordine di Mussolini, perché le donne di tutta la città eranoin tale agitazione da minacciare seriamente la tranquillità repubblicana. A Forlì la moglie diun Eroe trucidato dai tedeschi volle prendere il posto del marito. Ed altri episodi s’aggiun-gono a questi. Tanto altri ancora non li conosciamo, non sappiamo tutte le sopportazioni, imartirii, le torture che le nostre sorelle del nord sopportano per combattere la ferocia nazi-sta. E le nostre donne non possono distaccarsi da loro, non devono. Qui esiste una UnioneDonne Italiane che ha il compito di tenerle unite, aderiscano alla bella istituzione. Costitui-scano comitati di soccorso per i nostri Combattenti; promuovano offerte per i nostri partigia-ni. Spetta prima di tutto alle intellettuali rendersi attive organizzatrici: insegnanti, dottores-se, donne di cultura, organizzino conferenze, discussioni, agitino i problemi più urgenti. Noisaremo con loro: il nostro giornale è lieto di collaborare con la inserzione di articoli che agi-tano la questione delle donne”.

80 Ivi.81 Cfr. Nino Calice, Il PCI nella storia di Basilicata, cit., pp. 86-87.82 Secondo Paola Gaiotti de Biase (Il voto alle donne, in “Il Parlamento Italiano”, Vol.

XIV, Nuova CEI Ed., Milano 1989, pp. 82-85). Il provvedimento, vissuto con intento con-

35

Il Decreto, passato alla storia come “decreto De Gasperi-Togliatti” dalnome dei ministri che più di tutti si erano battuti per la sua emanazione, sicomponeva di soli 4 articoli:

Art. 1. Il diritto di voto è esteso alle donne che si trovino nelle condizioni previstedagli articoli 1 e 2 del testo unico della legge elettorale politica, approvato con R. decre-to 2 settembre 1919, n. 1495. Art. 2. È ordinata la compilazione delle liste elettorali fem-minili in tutti i Comuni. Per la compilazione di tali liste, che saranno tenute distinte daquelle maschili, si applicano le disposizioni del decreto legislativo Luogotenenziale 28settembre 1944, n. 247, e le relative norme di attuazione approvate con decreto del Mini-stro per l’interno in data 24 ottobre 1944. Art. 3. Oltre quanto stabilito dall’art. 2 del de-creto del Ministro per l’interno in data 24 ottobre 1944, non possono essere iscritte nel-le liste elettorali le donne indicate nell’art. 354 del Regolamento per l’esecuzione del te-sto unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R. decreto 6 maggio 1940, n.635. Art. 4. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della suapubblicazione nella “Gazzetta Ufficiale” del Regno83.

Stranamente, o a conferma della scarsa attenzione per il tema da partedella classe politica, in esso non si fa alcun accenno all’eleggibilità delle don-

cessivo ed adottato forse con troppa facilità, senza una adeguata riflessione sulla portata sto-rica di quell’importante passaggio, poneva fine ad una “querelle” dibattuta da oltre un seco-lo. Già nel febbraio del 1860 Benedetto Cairoli aveva presentato un disegno di legge sull’al-largamento del voto amministrativo al gentil sesso e, tra il 1863 e il 1876, più volte ilParlamento si era occupato del voto alle donne. Nel 1880 è Depretis a riproporre l’estensio-ne del voto amministrativo ma anche questa volta l’iniziativa viene respinta. Nel 1881 si pro-pone il voto di tutti i maggiorenni, uomini e donne. Di nuovo un nulla di fatto e lo stesso av-viene 7 anni dopo. Col nuovo secolo Giolitti istituì una commissione parlamentare ad hocche, nonostante 3 anni di lavoro, dal 1907 al 1910, giunse alla conclusione di lasciare le co-se come stavano “per ragioni di politica e di opportunità”. Solo nel 1919 la Camera appro-vava (174 Si contro 55 No) l’accesso al voto dell’altro sesso ma lo scioglimento della stes-sa prima dell’approvazione del Senato faceva cadere il tutto. Sulla storia del voto alle don-ne si veda altresì: AA.VV, Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale Pari Opportunità, Ist.Poligrafico dello Stato, Roma 1996; Ginevra Conti Odorisio (a cura di), Salvatore Morelli:emancipazionismo e democrazia nell’ottocento europeo, ESI, Napoli 1992; Michela DeGiorgio, Le italiane dall’Unità ad oggi, Ed. Laterza, Bari 1992; Anna Rossi Doria, Diventarecittadine. Il voto alle donne in Italia, Ed. Giunti, Firenze 1996; Paola Gaiotti De Biase, Ladonna nella vita sociale e politica della Repubblica 1945-1948, Vangelista Ed., Milano1978; Emilia Sarogoni, La donna italiana: il lungo cammino verso i diritti 1861-1994,Pratiche Ed., Parma 1995; Annamaria Galoppini, Il lungo viaggio verso la parità. I diritti ci-vili e politici delle donne dall’Unità ad oggi, Zanichelli Ed., Bologna 1980.

83 Per il testo del decreto cfr. Lex. Legislazione Italiana, Anno XXXI-1945, gennaio-giugno, UTET, Torino 1945, p. 161.

36

ne per la quale si dovrà attendere l’art. 7 del Decreto Legislativo Luogotenen-ziale n. 74 del 10 marzo 1946 (G.U. n. 60 del 12 marzo 1946)84.

L’estensione del diritto di voto fu, in realtà, una “mossa anticipata a sor-presa” mentre le donne si accingevano ad una mobilitazione straordinaria in-detta per il mese di febbraio, la c.d. “settimana per il voto”85.

Della decisione del Governo sul diritto di voto femminile dà notizia an-che il periodico comunista lucano Azione Proletaria, plaudendo alla “conqui-sta”, nella consapevolezza che le donne “marceranno compatte per rivendi-care tutti i loro diritti”, dando il loro contributo alla “nuova Italia democrati-ca che sorge dalle rovina della guerra”86.

Il giornale ritorna sulla questione nel numero seguente, avvertendo ledonne che non basta il diritto ma occorre “un tirocinio politico” per capire ilsignificato del voto e, soprattutto, per “preparare una coscienza politica”:

Non basta votare: bisogna sapere per chi si vota. Noi dell’Italia meridionale abbia-mo a riguardo una triste esperienza: L’ignoranza, l’incoscienza politica delle nostre mas-se lavoratrici del periodo risultarono veramente fatali. La maggioranza del popolo non

84 Per il testo del decreto cfr. Lex. Legislazione Italiana, Anno XXXII-1946, gennaio-giugno, UTET, Torino 1946, pp. 201-231. Sulla questione si veda Anna Rossi-Doria, Le don-ne sulla scena politica, in AA.VV., “Storia dell’Italia repubblicana”, vol. I, Giulio EinaudiEditore, Torino 1994, p. 813. L’autrice riporta anche la scarsa attenzione riservata al decre-to di concessione del voto alle donne da parte della stampa del tempo. “Il Popolo” dedicòsoltanto 6 righe all’interno del resoconto generale sui lavori del Consiglio dei Ministri, men-tre “Il Resto del Carlino” titolò “Mentre si muore di fame ci si preoccupa del voto alle don-ne”. Solo “l’Unità” pubblicò un editoriale da cui emergeva “una significativa ambivalenzatra fiducia nelle qualità delle donne per la gestione della vita quotidiana e sfiducia nelle lo-ro capacità più propriamente politiche”.

85 Mimma De Leo-Fiorenza Taricone, Per una storia del voto alle donne, in AA.VV,Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale Pari Opportunità, Ist. Poligrafico dello Stato,Roma 1996, pp. 7, 15. La mobilitazione per il mese di febbraio era stata decisa nella riunio-ne tenutasi a Roma il 25 ottobre 1944 e indetta dall’UDI. Vi parteciparono anche le rappre-sentanti del Comitato Femminile DC, del Gruppo Femminile del Partito Repubblicano, deiCentri Femminili dei Partiti Comunista, Socialista, d’Azione, Liberale, Sinistra Cristiana,Democrazia del lavoro e dell’Associazione “Pro Suffragio” della Federazione Italiana Lau-reate e Diplomate (FILDIS). In quell’occasione venne costituito il “Comitato Pro Voto” per“ottenere il riconoscimento del diritto della donna a occupare posti di responsabilità nelleAmministrazioni Pubbliche” e per “svolgere una vasta opera di propaganda e suscitare unalarga corrente di appoggio per l’estensione del diritto di voto ed eleggibilità alla donna”, conl’impegno a formare analoghi comitati nelle province dell’Italia liberata.

86 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 5, anno II, del 4 feb-braio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

37

votava per i suoi genuini rappresentanti, dei quali, in fondo, non conosceva neanche laesistenza; votava, invece, per il suo feudatario (…). Questo potrebbe ripetersi oggi. Ladonna che s’avvicina all’urna, pressata dalla volontà altrui, senza una determinata, chia-ra idea di quanto possa riuscire fatale la sua ignoranza, non compie un gesto dignitoso,né onesto. Essa deve, perciò, compiere un tirocinio politico. Conoscere, cioè, quali so-no le forze puramente democratiche, progressive; incanalarsi in esse e giungere compat-te, coscienti della loro forza e della loro volontà, sino al punto di pretendere che le stes-se donne rientrino nelle liste elettorali. Noi ricordiamo loro che questo diritto oggi con-quistato nella storia del nostro paese, costa già molto sangue. Ricordiamo che le donned’Italia son giunte al voto combattendo come gli uomini, al fianco dei partigiani, moltesono state torturate dai fascisti, violentate, impiccate. E che su questi sacrifici poggia ildiritto del voto87.

Il riconoscimento del diritto di voto alle donne è oggetto di un articoloanche sul giornale socialista Il Lavoratore il quale esulta per “un’autenticavittoria del partito socialista, che in passato fece del voto alle donne uno deipunti essenziali del suo programma”, affermando, altresì, che in quel mo-mento tale formazione politica era stata la sola a sostenerlo “nell’opposizio-ne concorde di tutte le altre correnti politiche”, mentre in tanti Stati veniva ri-conosciuto il voto femminile “e le rumorose suffragette vincevano la tenaceopposizione dei conservatori inglesi”88.

87 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 6, anno II, dell’11febbraio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

88 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 4, anno XVII,del 16 febbraio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Così continua l’articolo: “InItalia invece non ci fu neppure un’azione rilevante, concorde, sentita dalle donne stesse e so-lo a sostenere il loro diritto fu il partito socialista, il quale impostò tenacemente la lotta, si-curo di battersi per un altissimo principio, parte integrante di un programma di redenzionedel lavoro dallo sfruttamento capitalistico, che non distingue il sesso del sudore che alimen-ta la società borghese. E la lotta per il diritto di voto alle donne fu magistralmente inquadra-ta in un’altra, la cui vittoria era quasi raggiunta con l’approvazione del disegno di legge daparte delle Commissioni della Camera dei deputati, sulla ricerca della paternità, legge chesarebbe stata conseguentemente seguita ed integrata da quella sul divorzio, che segnerà la li-berazione del sesso femminile dallo stato di inferiorità, in cui si trova rispetto all’uomo nelnostro paese. Ma il diritto di voto trovò sempre la più ostinata ostilità di tutti i partiti, preoc-cupati dei successi elettorali del partito socialista, poiché quello che condannano e detesta-no scandalizzati il nostro piatto materialismo non sanno formare i loro programmi e non san-no impostare le loro lotte che su calcoli scandalosamente e piattamente materiali, che sonola prova e la misura del loro idealismo. Noi non facevamo calcoli, sostenevamo un diritto,anche se il diritto non era fortemente sentito, anche se per la classe lavoratrice più coscien-te e più organizzata, che aveva raggiunto vittorie assai preoccupanti per la classe dirigente,

38

Anche L’Ordine riporta la notizia della decisione del Consiglio dei Mini-stri sul voto femminile, giudicando il provvedimento come “il giusto e dove-roso riconoscimento di un diritto”. Dopo aver affermato che la parità dei di-ritti, “pur nella diversità delle funzioni”, deriva dagli stessi principi del Cri-stianesimo, il giornale puntualizza che ad ognuno deve essere concesso di po-tere “esprimere il proprio parere sui doveri e i sacrifizi che gli vengono im-posti, non essere costretto ad ubbidire senza essere stato ascoltato”. E, dati isacrifici che la società impone alle donne, non sarebbe giusto se esse nonavessero voce in capitolo. Se l’uomo, dunque, porta nella vita politica “la va-stità delle concezioni, la forza della sua volontà, il coraggio, l’avventura”, ladonna vi porterà “la bontà, il disinteresse, un sano realismo”, trovando “nelsuo istinto materno la soluzione di molti dei più intricati problemi”, renden-do così la politica “più umana”89.

Certo – continua il periodico DC – è fondata l’apprensione di coloro iquali temono che la donna immersa nella vita pubblica possa perdere i tratticaratteristici della sua personalità: la modestia, il riserbo, l’amore per la casa

il voto alle donne poteva rappresentare l’ignoto, l’imponderabile, un pericolo. Non parlava-mo in nome di una democrazia sincera e progressiva, che in Italia esisteva soltanto come sce-nario, come purtroppo ne diede indiscutibile prova con il suo parto mostruoso, il fascismo,che portava peccaminosamente nel seno. Noi volevamo immettere la donna nella vita poli-tica, poiché essa è gran parte della vita di lavoro del paese; volevamo trarla dal suo stato digingillo, di cenerentola, di bestia da soma più pesante di quella dell’uomo, sicuri che la don-na proletaria avrebbe fatto man mano della scheda elettorale un’arma efficace, per portare ilsuo valido contributo nella lotta implacabile che il mondo del lavoro ha scatenato al mondodel capitale, lotta che non si placherà se non quando capitale e lavoro non saranno più dueforze distinte e contrastanti dell’umanità, ma saranno una sola sorgente di giustizia, di pacee di benessere per tutti gli uomini. Poi venne il fascismo. Neppure il fascismo potette igno-rare un problema di tanta importanza; e lo risolse in quattro e quattr’otto, per attirarsi l’ap-plauso e il sorriso del sesso gentile o, meglio, di quella parte del sesso gentile abituata al sor-riso e alla mossa. E con uno dei suoi soliti giuochi da prestigiatore e da fachiro, nei qualiaveva una abilità indiscussa, concesse il diritto di voto amministrativo alle donne, per toglie-re quello amministrativo e quello politico alle donne e agli uomini. Ora il governo Bonomiha riconosciuto senza eccessive pressioni il diritto che immetterà finalmente le donne italia-ne nella vita politica. È il riconoscimento del contributo femminile all’attività produttiva, aipericoli audaci delle organizzazioni clandestine, alle gesta eroiche dei partigiani, al martirioper la liberazione della patria, al sacrificio che richiederà la ricostruzione del paese? O è an-cora un calcolo, mirante a creare delle forze arginatrici? Noi non ci facciamo illusioni; manon dubitiamo che quelle altrui porteranno a disillusioni assolute e complete”.

89 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 30, anno 4°, del 20 febbraio1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

39

e la famiglia. Di qui il monito a tutte le donne italiane “che la loro prima fun-zione politica resta sempre la custodia della santità del focolare domestico el’educazione dei figli”. Pertanto, se un nuovo campo di azione ad esse si pa-re, devono intenderlo “non come il superamento dei propri eterni ideali e del-la loro insostituibile missione, ma in funzione della tutela di esse”. In defini-tiva, se alle donne si apre la possibilità di votare per i propri rappresentanti edi entrare in Parlamento ciò è correlato al loro dovere di difendere i valori re-ligiosi e morali, la integrità della famiglia, la indissolubilità del vincolo ma-trimoniale, il diritto all’educazione della prole90.

Come si vede la concezione dell’impegno politico femminile espressodal giornale democristiano è fortemente limitato dalla visione dell’ortodossiacattolica e, del resto, non poteva essere diversamente. Compito della donnaresta, anche in politica, la difesa dei valori cristiani dell’integrità della fami-glia come espressi dalla dottrina della Chiesa e come indicati dal programmadella DC.

È sottesa anche una visione delle capacità femminili piuttosto seconda-ria: l’uomo porta in politica ampie concezioni, forza di volontà e coraggio,mentre la donna, più modestamente, bontà, disinteresse e sano realismo. Masarebbe ingeneroso accusare di arretratezza una tale opinione espressa dal pe-riodico democristiano, tenendo presente che questa visione, indubbiamentelimitativa, era in linea con il pensiero della classe dirigente nazionale deltempo. E poi, come già visto, lo stesso Partito Comunista non è che avesse“una concezione alta” dell’autonomia femminile, ritenendo comunque indi-spensabile un’opera di indottrinamento, anche perché preoccupato dell’in-fluenza clericale su masse femminili arretrate ed ignoranti 91.

Nella sostanza, come si vedrà anche in Assemblea Costituente, l’interaclasse politica del tempo, fatte le dovute eccezioni di singole personalità, erapiuttosto appiattita su posizioni maschiliste che tardavano a morire e le primedeputate della storia italiana faticarono non poco per far passare idee che ave-vano alla base una visione della donna non subordinata a quella dell’uomo92.

90 Ivi. Cfr. anche l’articolo di Angela Maria Guidi Cingolani La partecipazione delladonna alla vita politica pubblicato su “Il Popolo” del 3 gennaio 1945.

91 Sulla formazione delle donne in politica cfr. Simona Lunadei-Lucia Motti, A scuoladi politica: luoghi e modi della formazione delle donne della DC e del PCI, in “Genesis” n.2/2006, pp. 137-165.

92 Cfr., a riguardo, Michele Strazza, Un approccio di genere: le donne nell’AssembleaCostituente, in idem,“Lezioni di Diritto Pubblico”, Tarsia Ed., Melfi 2007, pp. 27-50. Sulcontributo delle donne alla Costituente si veda anche: Camera dei Deputati, L’Assemblea

40

Il 25 dicembre 1944 era, intanto, uscito a Roma, come supplemento de“Il Popolo”, il primo numero di Azione Femminile, organo nazionale del mo-vimento femminile DC93, con un articolo di fondo della direttrice AngelaMaria Cingolani Guidi94 sulla partecipazione della donna alla vita politica eil messaggio di Alcide De Gasperi “alle democratiche cristiane”.

L’interpretazione del ruolo femminile è quella di sempre. Per De Gasperi“bisogna fare della politica, non per uscire dalla famiglia, ma per difenderlae assicurare il suo avvenire”:

L’esercizio del voto sarà per le donne l’espressione della loro consapevole maturi-tà, sì da essere all’avanguardia di ogni rinnovamento sociale e politico, ed insieme la sal-vaguardia di quell’istituto famigliare, cellula fondamentale indistruttibile della societàdi domani. Abbiamo urgente bisogno della spiritualità della donna e dello slancio delsuo sentimento ideale. (…) Il partito è una grande famiglia. Voi vi potrete agire comemadri, come spose, come sorelle. Sarete nella battaglia le nostre guide ideali95.

Costituente, Roma 1949; AA.VV., Storia del Parlamento italiano, vol. XIII, Flaccovio Edi-tore, Palermo 1969; Maria Federici, La donna alla Costituente, in “Studi per il ventesimo an-niversario della Assemblea Costituente”, Vallecchi Ed., Firenze 1969, vol. II; Camera deiDeputati, La Costituzione della Repubblica nei lavori preparatori della Assemblea Co-stituente, Vol. VIII, Roma 1971; Camera dei Deputati, Le donne e la Costituzione, Atti delConvegno promosso dall’Associazione degli ex parlamentari (Roma 22-23 marzo 1988),Roma 1989.

93 Sulla storia del Movimento Femminile DC cfr. Istituto Luigi Sturzo, Archivi dellaDemocrazia Cristiana, Fondo Archivi del partito, sezione Democrazia Cristiana, serie 6:Uffici centrali del partito, sottoserie 2: Movimento femminile.

94 Nata a Roma il 31 ottobre 1896, Angela Maria Cingolani Guidi si laureò in lingue eletterature slave presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Attivista del movimentocattolico, collaborò a diversi giornali. Nel 1919 aderì al Partito Popolare Italiano, assumen-do l’incarico di segretaria del gruppo femminile romano. Nel 1921 fondò il ComitatoNazionale per il Lavoro e la Cooperazione femminile di cui fu segretaria fino al 1926. Nel1922 venne nominata dal Ministero dell’Industria e Commercio componente del Comitatodelle piccole industrie e dell’artigianato. Nel 1925 vinse il concorso nell’Ispettorato delLavoro e nel 1929 fu tra le fondatrici dell’Associazione nazionale delle professioniste ed ar-tiste. Iscritta alla Democrazia Cristiana, fu la prima Delegata Nazionale del movimento fem-minile. Entrò a far parte della Consulta Nazionale e, poi, dell’Assemblea Costituente. Fu an-che la prima donna ad avere un incarico governativo come Sottosegretario per l’Artigianatoal Ministero dell’Industria e del Commercio nel settimo gabinetto De Gasperi del 1951. Morìa Roma l’11 luglio 1991. Sulla Cingolani si veda Azione Femminile, Anno I, n. 21, 3 agosto1945, nonché la documentazione conservata dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma (Archivi del-la Democrazia Cristiana, Fondo Archivi personali, Angela Maria Cingolani Guidi).

95 Azione Femminile, anno I, n. 1, 25 dicembre 1944.

41

E la Cingolani Guidi di rimando ricorda che “la donna è la casa” e che“la casa è il mondo”, indicando in tali parole la sintesi dell’azione della don-na nella famiglia e nella società, “tanto più riformatrice ed elevatrice, quan-to più sarà serena, competente responsabile, con la visione limpida delle pro-prie possibilità”. Dopo aver richiamato l’impegno dello stesso Partito Popo-lare per l’estensione del voto alla donna la dirigente democristiana, “con mol-ta schiettezza”, rileva una certa “diffidenza” su tale esercizio:

Il clichet della donna comiziante, galoppina, deputatessa, con quel tanto di ridico-lo che gli uomini san porre in tutto ciò che possa rappresentare una malaccorta difesacontro una temuta invasione della donna nel loro dominio, è un clichet che va spezzatoprima di essere adoperato. Ci saran certo donne che, dotate di qualità particolari e supe-riori, sapranno compiere il loro dovere tutelando gli interessi del paese e valorizzandol’attività delle donne di ogni categoria sia in comizi come dalla tribuna parlamentare odal seggio di ministro. Ma quel che importa è che si comprenda bene che far partecipa-re la donna alla vita politica vuol dire soprattutto suscitare in essa l’interesse ai grandiproblemi morali, sociali e politici, molti dei quali toccano da vicino la funzione stessadella donna nella vita moderna96.

Certamente – continua – la donna orienterà la sua attività politica versoquegli uomini e quei partiti che le garantiranno l’integrità, la sanità, lo svi-luppo delle famiglie, e che le permetteranno il pieno esercizio della propriamissione educatrice. E proprio partendo dalla famiglia la donna si occuperàdi problemi come il salario familiare, la limitazione e specializzazione del la-voro femminile e minorile, lo sviluppo delle piccole industrie, la creazione econservazione della piccola proprietà della casa e della terra, la piena effi-cienza della previdenza. La donna, dunque, rivendica di essere la più adatta,con la immediatezza della sua visione dei problemi morali, sociali, politici,“a funzionare da chiarificatrice e rasserenatrice”, non solo della vita familia-re, ma anche della vita politica italiana:

Per questa vera crociata, la donna saprà estendere la sua attività famigliare ed ex-tra-famigliare, orientando anche la più ricca vita di relazione alla sua alta missione rie-ducatrice del popolo moralmente disfatto dal fascismo. (…) Il cuore umano, dopo tantodolore e tanto odio, ha bisogno di calda generosità, di fervente operosità, di pace sere-na. (…) La donna è pronta al lavoro ed al sacrificio: e chiedendo il voto, non chiede chegli strumenti adatti a farla degnamente partecipare alla costruzione della nuova demo-crazia italiana97.

96 Ivi.97 Ivi. Azione Femminile, nel n. 2 del 9 marzo 1945, si occupa del voto alle donne con

un articolo di Angela Maria Guidi Cingolani nel quale si esprime, nei confronti della notizia

42

La donna in politica: tra vecchi e nuovi ruoli

Ma continuiamo a seguire lo sviluppo della presenza femminile nella po-litica lucana. Nel convegno comunista e socialista di Lavello del 20 febbraio1945 tra gli interventi dei dirigenti vi è anche quello di Vincenta Soler Fa-bretti che, presa la parola dopo Vincenzo Torrio, in riferimento alle successi-ve elezioni amministrative, con forza e commozione “si diffonde sul signifi-cato e il valore che l’estensione femminile del voto riveste”:

La donna italiana venne sempre considerata come un giocattolo, una necessità ele-mentare dell’uomo, uno strumento di riproduzione e nient’altro. La sua educazione,l’elevamento culturale, sociale e politico deve costituire il fondamento per una parteci-pazione ampia ed effettiva alla vita pubblica. L’indizio di tale processo di rivendicazio-ne dei diritti della donna è nel suo concorso a fianco dei partigiani, nell’insurrezionecontro gli oppressori fascisti e nazisti che ancora insanguinano il nostro paese98.

Al convegno intervengono pure Carmela Gabrieli, segretaria del gruppo

della decisione del Consiglio dei Ministri, “serenità d’animo, grande fiducia” e “sicurezza”nel proprio “buon diritto”: “Ponderazione, riflessione debbono indurci ad affrontare imme-diatamente in pieno il lavoro che ci aspetta. Lavoro arduo, poiché non possiamo nasconder-ci che molte differenze, titubanze, timori, incomprensioni hanno accolto la concessione delvoto alle donne. Dobbiamo vincere tutto questo col fervore del nostro lavoro; dobbiamo su-perare questi stati d’animo, dobbiamo prodigarci senza risparmio, perché la donna italianadia un grande esempio di maturità politica. Sentiamo e dobbiamo far sentire a tutte le donnescettiche e sfiduciate come questo diritto, che è poi l’esercizio di un dovere, può e deve si-gnificare un apporto nuovo e vigoroso di energie soprattutto morali nella vita di questo po-vero nostro Paese così duramente provato. È concorde pensiero di tutti che la democrazia didomani debba avere un contenuto profondamente morale. Senza questo sarà vana qualsiasiricostruzione. Il nostro partito è lieto di constatare questo soffio nuovo e fresco di desideriodi una più alta vita spirituale. Il più grande delitto perpetrato dal fascismo è stato l’avvili-mento della persona umana e la donna ne ha sofferto più di tutti, per sé e per i suoi cari. Èchiaro il compito della donna. Deve portare un alto senso di responsabilità nella propria azio-ne che per l’ora tragica che viviamo è una vera missione. Da lei il Paese attende serenità, ar-monia, buon senso. È lei che potrà, basta che voglia, riportare la pacificazione negli animi,l’amore fra tutti, e con lo spirito di sacrificio che è profondamente innato in lei, infonderenegli uomini questo stesso spirito, perché solo con la rinuncia e il sacrificio sarà possibile ri-marginare le ferite profonde che hanno martoriato la nostra Patria, per poi riprendere l’asce-sa verso un avvenire migliore. Si dice ‘ciò che donna vuole, Dio lo vuole’. Se la donna ita-liana vorrà, l’Italia sarà salva!”.

98 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 9, anno II, del 4 mar-zo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

43

femminile comunista di Lavello, e altre due giovani, recando ai convegnistiil saluto delle compagne di quel centro99.

Il giorno seguente è il movimento femminile DC che incomincia a strut-turarsi: nasce, infatti, la sezione femminile di Satriano di Lucania e vieneeletta, ma a maggioranza, la delegata, Palma Palermo, la sua vice, EmmaRizzo, e la segretaria, Maria Di Muro. La riunione termina con la visione delfilm “L’angelo azzurro” offerto dalla sezione maschile100.

Febbraio è un mese proficuo per l’UDI, l’importante organizzazionefemminile collaterale al Partito Comunista. Dopo il Convegno di Lavello, in-fatti, Vincenta Soler ha un incontro a Venosa con molte donne durante il qua-le viene costituita una sezione dell’Unione Donne Italiane. Lo stesso avvie-ne il 28 a Rapolla dove l’intervento della stessa Soler viene applaudito da unfolto gruppo di donne che accorre presso la locale Camera del Lavoro. Anchequi si costituisce un “forte nucleo” dell’UDI101.

Il 4 marzo nuovo incontro a Melfi della Soler con un “affollatissimo comi-zio” nei locali della sezione comunista. Anche nella cittadina federiciana si for-ma una sezione dell’Unione Donne Italiane “forte già di numerose adesioni”102.

Nello stesso mese di marzo su Azione Proletaria compare un significati-vo riferimento alla “Giornata della Donna” celebrata in tutta l’Italia liberatacon affollati comizi per ricordare le donne “che versano il loro contributo disangue nel Nord e che nelle province liberate concorrono laboriosamente al-la ricostruzione morale e politica del paese”. Nei numerosi convegni – scri-ve il giornale comunista – è stato illustrato “l’incalcolabile valore che in que-st’alba di rinascita nazionale la donna italiana va mostrando, il suo consape-vole avvento nella vita pubblica e la rivendicazione di una libertà corrispon-dente alla sua alta funzione educatrice, civica e morale”103.

Sullo stesso numero Vincenta Soler scrive un articolo dal titolo “Qualcheparola alle donne” nel quale spiega le finalità dell’UDI, incitando la donnalucana a partecipare alle vicine elezioni amministrative104.

99 Ibidem.100 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 30, anno 4°, del 20 febbraio

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.101 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 10, anno II, dell’11

marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.102 Ivi.103 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 11, anno II, del 18

marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.104 Ivi.

44

La dirigente comunista stigmatizza l’opinione diffusa secondo cui com-pito della donna sarebbe soltanto quello di badare ai figli e alle faccende do-mestiche, mentre tutto il resto, e particolarmente la politica, non la riguarde-rebbe. Ciò non è vero. La donna – precisa – nella vita moderna ha una fun-zione di primo piano, oltre che come madre, come lavoratrice, sia essa delbraccio o del pensiero. Lo sviluppo industriale ha portato la donna alla fab-brica, negli uffici, nella scuola. La donna ha sostituito l’uomo in tutta una se-rie di attività economiche, quando questi è stato chiamato alle armi.

L’autrice dell’articolo passa, poi, a rivendicare alla donna “il diritto di in-tervenire nella discussione e nella risoluzione dei grandi problemi che gli av-venimenti hanno posto all’ordine del giorno”:

La donna, del resto, ha dato e dà il suo contributo alla guerra di liberazione del no-stro paese; essa combatte nell’Italia del Nord, combatte in prima linea, e nelle retrovie,su tutti i fronti della guerra. Il Governo democratico, riconoscendo alla donna il dirittodi voto, ha consacrato, del resto, sia il peso della donna nella vita moderna, sia il suocontributo di sacrifici e di sangue nella guerra contro il nazi-fascismo. L’Unione DonneItaliane – U.D.I. – è sorta appunto come organismo che intende rivendicare e la funzio-ne della donna, ed i suoi diritti. Questa organizzazione, che raggruppa le donne di ognitendenza politica e senza partito, può e deve affermarsi anche nella nosta Provincia.Essa, anzi, ha cominciato già ad affermarsi. La donna lucana non sarà seconda a quelladelle altre regioni. Essa, attraverso una organizzazione come l’Unione Donne Italiane,può svolgere una intensa opera di assistenza, di educazione, di cultura generale e pro-fessionale. Ed attraverso questa sua opera, essa può acquistare una sempre maggiore co-scienza della sua personalità, un peso sempre maggiore nella vita sociale e politica.Prossimamente avranno luogo le elezioni amministrative. Anche a queste la donna luca-na dovrà partecipare, contribuendo col suo voto a spingere la Provincia, e perciò l’Italia,sulla via di una autentica democrazia popolare.

Il discorso della Soler ha un seguito nel numero successivo del giornalecon il titolo “La donna nella vita politica”. In esso la dirigente dell’UDI rico-nosce la necessità, per la donna che voglia impegnarsi in politica, dell’aiutodegli uomini, fugando la paura, espressa da molti, che essa, partecipando al-la vita politica, possa perdere la propria femminilità:

La donna, alla quale il Governo democratico ha riconosciuto il diritto di voto, si ap-presta ad entrare in pieno nella vita politica del Paese. Ma, perché la donna, finora tenu-ta in disparte, possa assolvere il suo nuovo compito, occorre ch’essa sia sorretta, aiuta-ta, dagli uomini; occorre che questi ultimi si abituino a vedere nella donna, madre, mo-glie, sorella, un essere che ha diritto al riconoscimneto della sua condizione di egua-glianza. Superare di colpo tutta una tradizione non è certo cosa facile all’uomo, consi-

45

derare la donna quale una sua eguale, in tutte le manifestazioni della vita moderna. Seperò l’uomo, in generale, non modificherà radicalmente il suo atteggiamento nei con-fronti della donna, quest’ultima non potrà emanciparsi della sua attuale situazione di in-feriorità. Qualcuno si domanda se la donna, una volta raggiunta una posizione di paritàcoll’uomo, non avrà perduto i tratti che da questi la differenziano: la sua stessa femmi-nilità. Rispondiamo di no. Maria Slodowska Curie, la grande scienziata che scoprì il ra-dio, non perdette affatto la sua femminilità; tanto è vero che fu sposa e madre affettuo-sa, ed allevò ed educò essa stessa le sue due figliuole. E quando, più tardi, rimasta ve-dova, lei occupò il posto del marito alla Sorbonne, nello stesso tempo che continuava adoccuparsi di scienza, si occupava anche della casa e delle figlie. Venne dunque meno lasua femminilità? Del resto, hanno perduto la loro femminilità le valorose donnedell’Unione Sovietica, che nelle retrovie e sul fronte partecipano alla lotta per la liber-tà, che tanta parte hanno nella vita economica, politica, culturale e scientifica del loropaese? E le donne delle grandi democrazie d’Occidente, che già partecipano alla vita po-litica dei loro Paesi? La donna è e sarà sempre donna, perché la natura l’ha dotata di sen-timento, di passione, di abnegazione, di fede. Di fede nell’uomo, quando questi è buo-no; perché la donna, che è madre, sposa, sorella, soffre quando l’uomo soffre; perché es-sa soltanto, la donna, sa quanto dolore, quanti sussulti, quante notti insonni passa accan-to alla culla del bimbo che domani sarà uomo. Dimostrino quindi comprensione, gli uo-mini, ai problemi della donna, verso quelli che sono i diritti della donna. Aiutino le lo-ro donne nel momento in cui fanno ingresso nella vita politica. Le donne eserciterannoun peso notevole in quelli che saranno i destini d’Italia, d’Europa e del Mondo105.

Traspare ancora, qui, una visione “subordinata” del ruolo della donnache, “troppo tenuta in disparte”, ha bisogno nei suoi nuovi impegni di esseresorretta, a tal punto che, – osserva l’autrice dell’articolo – se l’uomo non mo-dificasse radicalmente il suo atteggiamento nei confronti della donna, que-st’ultima non potrebbe emanciparsi dall’attuale situazione di inferiorità.

Il partito comunista, ma anche quello socialista e democristiano, pur ri-conoscendo, dunque, una partecipazione femminile, non ne vedono fino infondo la peculiarità, l’originalità e, tantomeno, l’autonomia.

È sempre la Soler a tenere, l’11 marzo a Potenza, un incontro dell’UDI or-ganizzato anche dal Partito Comunista e da quello Socialista. La dirigente co-munista, dopo aver riaffermato la completa eguaglianza di diritti e doveri trauomo e donna, illustra gli scopi e i fini dell’UDI, invitando le donne di Poten-za, di cui rileva la scarsa partecipazione all’iniziativa, ad aderire all’asso-ciazione e “cooperare, con tenace volontà, alla ricostruzione della Patria”106.

105 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 12, anno II, del 25marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

106 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 6, anno XVII,del 18 marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

46

Di rilievo, durante la manifestazione, l’intervento del dirigente socialistaTommaso Pedio il quale, dopo aver accennato alla maturità raggiunta dalladonna in ogni campo, illustra i caratteri della lotta condotta “contro la reazio-ne conservatrice e bigotta che, sfruttando la superstizione e l’ignoranza ed as-servendo agli interessi di casta gli interessi dei lavoratori, ha sempre ostaco-lato l’evoluzione della donna”. Quest’ultima – precisa – nella lotta di classeè pari dell’uomo e, come l’uomo, ha mostrato di saper lottare, vincere e mo-rire per gli ideali più puri. La conclusione dell’oratore è nell’esortazione atutte le donne “affinché il loro voto non diventi una arma per i politicanti e idemagoghi da rivolgere contro le classi lavoratrici, ma sia l’arma più effica-ce del proletariato contro tutte le forze della reazione”107.

Il periodico comunista lucano Azione Proletaria riporta, intanto, la noti-zia dell’interessamento di molte insegnanti all’UDI, tanto da suscitare qual-che preoccupazione da parte del Provveditore agli Studi che, di tendenze rea-zionarie, pare metta in atto azioni per osteggiarne la partecipazione108.

La zona del Vulture nel mese di marzo diventa sede di vari incontri del-le donne comuniste che portano alla costituzione di sezioni dell’UDI. Così aRionero con il coinvolgimento di numerose giovani appartenenti a tutti i ce-ti sociali, nonché a Barile dove alla cerimonia di costituzione presenzia addi-rittura il Commissario Prefettizio e che vede la partecipazione di donne co-muniste e socialiste109.

Sullo stesso numero del giornale comunista viene riportata l’intervista diRita Montagnana su “Il pensiero delle donne comuniste” trasmessa da RadioRoma. In essa la dirigente comunista espone una originale e pragmatica po-sizione sul divorzio secondo cui tale “rivendicazione” non è sentita dallagrande maggioranza delle donne italiane, soprattutto del popolo, “decisamen-te contro il divorzio”. Perché dovrebbero proprio le donne comuniste, asser-trici della democrazia, porre quella rivendicazione? Specialmente in un mo-mento in cui le centinaia di migliaia di donne che hanno avuto per tanti anni

107 Ivi.108 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 12, anno II, del 25

marzo 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Il Provveditore agli Studi in seguito smen-tirà tale voce, dichiarando di non aver “mai espresso, né in pubblico né in privato, giudizioalcuno intorno all’attività politica cui per recenti disposizioni son chiamate anche le donneitaliane” (Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 14, anno II, dell’8 aprile 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988).

109 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 14, anno II, dell’ 8aprile 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

47

i mariti lontani, anelando di ricostruire le loro famiglie, e vivere coi loro ca-ri, sono ben lontane dal desiderare il divorzio110.

Del resto – continua – se le donne sono contro il divorzio, ciò dimostra laloro intelligenza e sensibilità politica nazionale. Le donne capiscono che, dopoche il fascismo ha fatto dell’Italia, materialmente e moralmente, un mucchio dirovine, il popolo ha bisogno di ricostruire e difendere dallo sfacelo quel centrodi elementare solidarietà umana rappresentata dalla famiglia. Tutto questo –precisa – non vuol significare una contrarietà di principio al divorzio, ma solola consapevolezza che vi sono “molte altre cose importanti da fare”. Peraltro,anche in linea di principio, le donne comuniste credono che al divorzio, in pre-senza di figli, si debba arrivare “solo in casi estremi”, come si giunge alla “am-putazione di un arto, quando il non farlo porterebbe alla morte del paziente”111.

Il 24 marzo, ancora, inaugurazione della sezione UDI ad Atella con lacollaborazione dei partiti comunista, socialista e d’Azione. Numerose donneintervengono ad ascoltare Vincenta Soler che “con calore e semplicità”, par-la “dei doveri della donna nel presente e nell’avvenire della nostra Patria”. Altermine della manifestazione viene nominato il comitato direttivo della sezio-ne così composto: Segretaria Telesca, Vice Segretaria Lomolino, Responsa-bile Amministrazione Terzulli, Consigliere Laserpe, Tirico, Volza, Lamorte,Colangelo. L’8 aprile è la volta di Potenza dove il circolo UDI viene forma-to su iniziativa “di donne indipendenti e di varie tendenze politiche”112.

Sempre l’8 aprile, a Lavello viene eletto il nuovo comitato direttivo del-la folta sezione femminile comunista così composto: Lucia Salvatore (Segre-taria Politica) con voti 143, Antonietta Robbe (Vice Segretaria) con voti 112,Maria Fuggetta (Segretaria Amministrativa) con voti 60, Filomena Masiello(Consigliera) con voti 72, Carmela Gabriele (Consigliera) con voti 72113.

All’inaugurazione della bandiera comunista di Montemilone, il 22 apri-le, il corteo che attraversa le vie della cittadina ha alla sua testa le donne co-muniste a testimonianza di un loro sempre più ampio coinvolgimento nellavita politica locale114.

110 Ivi.111 Ivi.112 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 15, anno II, del 15

aprile 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.113 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 18, anno II, del 6

maggio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.114 Ivi.

48

Durante le manifestazioni del 1° maggio è forte la presenza delle donnecomuniste e socialiste dell’UDI. In tale occasione una sezione dell’organiz-zazione femminile viene costituita ad Anzi115.

Anche in provincia di Matera le donne comuniste cominciano ad orga-nizzarsi. Il 13 maggio 1945 in un comizio tenuto nella città dei Sassi dai co-munisti per la prima volta parla una donna: Dina Forti. Nello stesso mese aFerrandina si costituisce una sezione femminile del P.C. con 25 iscritte116.

A Matera, nella sala delle Figlie di S. Anna, nel mese di maggio si ha unariunione di donne DC alla quale partecipa il prof. Ughi, delegato della Segre-teria Politica per quella provincia, per illustrare il programma del partito. Lanotizia è riportata sul giornale nazionale del Movimento Femminile AzioneFemminile il quale riferisce che l’entusiasmo è stato “grande” e che un cen-tinaio di “signore simpatizzanti” hanno aderito alla Democrazia Cristiana117.

Ritornando all’altra provincia, vi è da rilevare che al II Congresso pro-vinciale DC di Potenza, svoltosi alla presenza del Ministro della GiustiziaUmberto Tupini, non si registra alcun intervento femminile e anche nell’ele-zione dei dirigenti provinciali non vi è la presenza di alcuna donna118.

Solo a giugno si costituisce ufficialmente “un comitato provvisorio per laorganizzazione del movimento femminile nel capoluogo e in provincia” cheavrebbe diramato “una circolare alle varie sezioni colle norme per la costitu-zione e il funzionamento dei gruppi femminili”. Il 17 dello stesso mese an-che ad Avigliano si forma il gruppo femminile con l’elezione dei quadri diri-genti così costituiti: ins. Linuccia Viggiano (presidente), Caterina Santarsiero(segretaria), ins. Anna Lacerenza, Anna Rosa, Angelina Pace, Agnese Vig-giano, Maria Giordano (consigliere)119.

Nello stesso mese si forma a Vietri di Potenza la sezione femminile DCalla presenza di Mario Zotta, mentre si incomincia a muovere qualcosa anche

115 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 19, anno II, del 13maggio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

116 Antonella Manupelli, Partecipazione alla vita politica e civile delle donne attraver-so le fonti, intervento al Convegno “Le donne e la Resistenza”, organizzato dal ConsiglioRegionale della Basilicata, Potenza 25 aprile 2006.

117 Azione Femminile, Anno I, n. 11, 18 maggio 1945.118 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 13, anno IV, del 20 maggio

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.119 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 14, anno IV, del 30 maggio

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

49

in casa socialista: a Stigliano, infatti, ad un comizio di Rocco Scotellaro, èpresente “un forte gruppo di donne” 120.

Il Partito Socialista lucano nel dopoguerra, a differenza di quello demo-cristiano e comunista, non dedica molto impegno alla costituzione di gruppifemminili interni, affidando all’UDI l’organizzazione delle donne socialisteinsieme a quelle comuniste.

Al congresso della Federazione Socialista Provinciale di Potenza, tenu-tosi il 20 maggio del 1945, con la partecipazione di tutti i massimi esponen-ti del partito, da Torrio a Salvatore, da Pignatari a Costantino, da Ielpo aPedio, da Masella a Preziuso, il tema del coinvolgimento femminile non èstato minimamente affrontato e, se i giovani hanno avuto una propria rappre-sentanza, le donne sono state del tutto assenti 121.

Sul numero 24 del 17 giugno di Azione Proletaria viene riportato il di-scorso tenuto da Palmiro Togliatti al I Congresso Nazionale delle Donne Co-muniste di Roma. Per il segretario del Partito Comunista, la emancipazionedella donna non è e non può essere problema di un solo partito e nemmenodi una sola classe. Esso interessa tutte le donne, “fatta eccezione, s’intende,di quei piccoli gruppi legati per motivi di interesse alle caste dirigenti privi-legiate responsabili della rovina in cui ci troviamo e che non vogliono che ilpopolo rinnovi l’Italia secondo le sue aspirazioni”. L’obiettivo è, dunque, di“realizzare la unità di tutte le donne italiane, considerate nel loro complessocome una massa che ha interessi comuni, perché è tutta interessata alla pro-pria emancipazione, alla profonda trasformazione delle proprie condizioni, diesistenza e quindi a quel rinnovamento di tutto il paese senza cui questa tra-sformazione non è possibile”122.

Di qui l’esortazione alle comuniste a rivendicare tutti i diritti delle don-ne e a lottare per la completa parità con gli uomini, a fare del diritto di votoun importante strumento di emancipazione:

Per questo, quando ci hanno chiesto che cosa volevamo per le donne, abbiamo da-to una risposta molto semplice. Prima di tutto abbiamo detto alle donne: se volete da-re un effettivo aiuto all’Italia nel proprio risorgimento, rivendicate tutti i diritti delle

120 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 13, anno XVII,2 giugno 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

121 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 12, anno XVII,25 maggio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

122 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 24, anno II, del 17giugno 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

50

donne, lottate per il riconoscimento completo di questi diritti e soprattutto della pari-tà completa con gli uomini nella vita politica, economica e sociale. Nella misura in cuiriuscirete a rompere tutte queste catene che hanno impedito alle donne di affermarsicome una grande massa progressiva e di formarsi una loro personalità, voi rendereteun servizio all’Italia intera. In conformità con ciò, abbiamo lottato perché venisse con-cesso alle donne il voto attivo e passivo nelle elezioni amministrative e politiche, sen-za tener nessun conto delle conseguenze che avrebbero potuto derivare per il nostropartito. Qualunque sia il modo come le donne voteranno, esse debbono ottenere il ri-conoscimento di questo diritto politico elementare. Quelle donne che oggi non hannoancora compreso la soluzione giusta che deve essere data a determinati problemi, vo-teranno secondo la loro coscienza e la loro convinzione, ma non sarà mai detto che ilPartito comunista, partito della libertà e del progresso, sia capace di porre, per unostretto interesse di partito, anche la più piccola barriera al progresso e alla emancipa-zione delle masse femminili.

Di qui anche la necessità di organizzarsi bene, creando un grande movi-mento comprensivo di donne di diversa estrazione politica, dove ritrovarsi,tenersi unite, discutere i propri problemi, elaborare rivendicazioni, facendovenire alla superficie della vita nazionale proprie dirigenti, di qualunque con-vinzione politica siano; creando insomma “una grande forza organizzata eunitaria” per dare “un contributo effettivo alla rinascita dell’Italia”:

Compagne, questo è l’orientamento che abbiamo dato come Partito comunista allenostre compagne dirigenti del lavoro femminile del partito. Quando si è trattato dellacreazione dell’Unione delle donne italiane abbiamo invitato queste compagne a dare illoro contributo con tutte le loro forze alla creazione di una grande associazione femmi-nile senza partito, senza fare nell’interno di questa organizzazione nessuna questione ditendenza o di prestigio, e soprattutto senza cercare in nessun modo di fare di questa or-ganizzazione uno strumento del Partito Comunista. L’unione delle Donne deve essereunicamente uno strumento di lotta di tutte le donne per la conquista dei loro diritti, e del-la libertà. Su questa posizione siamo oggi, e ci manterremo domani e sempre123.

Ma, al di là delle affermazioni di principio del dirigente comunista se-condo cui non si sarebbe strumentalizzata l’Unione Donne Italiane a vantag-gio del PCI, in realtà l’UDI, proprio per il determinante apporto delle donnecomuniste, si avvia a diventare una vera e propria organizzazione collateraledel Pci con all’interno un ceto femminile tipicamente di sinistra124.

123 Per il pensiero del segretario comunista sulle donne si veda, altresì, PalmiroTogliatti, L’emancipazione femminile, Editori riuniti, Roma 1965.

124 Sul discorso di Togliatti e sul rapporto donne-religione cattolica cfr. Azione Fem-minile, Anno I, n. 15, 15 giugno 1945.

51

Sempre a giugno, intanto, si è costituita la sezione UDI a Colobraro.Il settimanale socialista Il Lavoratore ospita il 15 luglio un intervento

del dirigente sindacale Pietro Fabretti, marito di Vincenta Soler, sul tema“Donne e disoccupazione”, occasionato dall’insistenza di voci secondo cuia contribuire alla dilagante disoccupazione sarebbero proprio le donne cheandrebbero licenziate per far posto “agli uomini, e specialmente ai reduci”.L’articolista stigmatizza tale opinione, “agitata da correnti politiche cheesprimono gli interessi del più gretto conservatorismo”, ed afferma la posi-zione della Confederazione Generale del Lavoro secondo cui “la disoccupa-zione non si combatte col licenziare le donne lavoratrici, ma col creare la-voro, nuovo lavoro”:

Anche da un punto di vista morale e politico questa richiesta del licenziamento del-le donne lavoratrici assume caratteri di palese ed irritante ingiustizia. La donna italiana,(alla quale anche per questo è stato finalmente riconosciuto il diritto di voto), ha dato unprezioso contributo alla guerra di liberazione nazionale; ha partecipato validamente allalotta delle formazioni partigiane, ha partecipato con eroismo alla insurrezione popolarenell’Italia del nord; ha dato il suo contributo di sacrifici e di sangue, insomma, per ri-scattare l’onore del nostro paese, per conquistarne la libertà e l’indipendenza. Dovrebbe,ora, la donna italiana, essere esclusa dalla partecipazione allo sforzo di ricostruzione, colpretesto della necessità di dar lavoro agli uomini, quando è evidente che in tal modo, ri-petiamo, si pretende di far pagare ai lavoratori le spese delle difficoltà attuali; quando intal modo il problema non si risolve affatto; quando è evidente che in tal modo si preten-de spostare i termini del problema, si pretende creare un artificioso e funesto antagoni-smo tra uomini e donne, tra lavoratori e lavoratrici? Assolutamente no. I lavoratori de-vono rifiutarsi di lasciarsi trascinare su un simile terreno, non devono prestarsi al giocodella reazione, dei responsabili della rovina del paese125.

Sul giornale democristiano L’Ordine continua il dibattito sul ruolo delledonne in politica con l’intento di avvicinare le lucane alla DC ma anche dichiarire bene i termini della questione, naturalmente all’interno dei binari del-l’insegnamento della Chiesa.

“Aiuto all’uomo”, così esordisce Erminia Miraglio, dirigente nazionaledel movimento femminile, autrice dell’articolo, definendo “il compito femmi-nile”. Completare, dunque, l’uomo ovunque operi, dando “forza alla sua viri-lità”, sostenendolo nella lotta, addolcendolo nella prova: nessuna donna “vuol

125 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 18, anno XVII,del 15 luglio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

52

contestare diritti maschili” cha, anzi, riconosce, “ma ogni donna vuole essereaccanto all’uomo in tutti gli atti della vita”126.

Nessun ruolo autonomo, dunque, nessuna “posa da suffraggette”, nessu-na esagerata posizione di eguaglianza, “perché la natura stessa si incarica diprecisare il nostro campo che è sempre stato grande anche quando il poterefemminile non andava al di là delle parete domestiche, ma che oggi ci si è re-so immenso: è la Patria che ci attende alla prova della vita politica”.

Tradizionali i compiti femminili, secondo i canoni già indicati: difesadella “santità” della famiglia, “cellula base della società”, da “un presuntoprimato dello Stato”, esercitato soprattutto in campo educativo, nonché “dal-la tirannia di teorie deleterie” che porterebbero alla distruzione della famigliastessa (“divorzio, libero amore, iniziativa della donna”).

Pur affermando il rispetto per le idee altrui, l’articolista non esita a fareprofessione di integralismo, puntualizzando che solo le donne cattoliche pos-sono dire, in campo morale, “la parola più alta”, perché i principi che ne so-no alla base sono quelli del Vangelo e di Cristo, “verbo che non fallisce”: “laverità è questa e desideriamo che tutte le ascoltatrici sappiano e misurino dasé l’abisso e la salvezza per poter coscientemente scegliere”.

Impegno della donna è, infine, quello di contribuire alla ricostruzione delPaese:

Bisogna ricostruire materialmente, ma ancor più moralmente e questo è soprattuttocompito femminile. Ricostruire prima di tutto in antitesi di distruggere, perciò la donnanon può pensare alla lotta politica fatta con sistemi fin troppo noti: di violenza, di ven-dette, di distruzioni materiali, eppure qualche esaltata c’è. Ma, in nome della femmini-lità, no. Il problema più importante della ricostruzione morale è: l’educazione che è piùdell’istruzione, perché si tratta di formare mente, cuore e volontà della gioventù che dal-le Università ai campi, alle officine, nelle affollate città e nella pace silente delle valli,da Trieste a Palermo si prepara ed è di fatto già, l’Italia nuova127.

Il 24 luglio si tiene una importante riunione del CLN di Potenza per de-cidere sui nominativi dei rappresentati alla Consulta Nazionale. Sono presen-ti esponenti di tutti i partiti: Aldo Enzo Pignatari e Mauro Salvatore (PSI),Donato Leone e Antonino Pace (PCI), Leonardo Morlino e Gerardo Laurino(PLI) Vito Gerardi (P.d’A.), Michele Marotta e Antonio Tamburrini (DC). Trale designazioni effettuate (Leone, Gerardi, Reale, Di Napoli, Torrio, Morlino,

126 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 16, anno IV, del 18 luglio 1945,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

127 Ivi.

53

Gioia, Bruno, Catenacci, Lasala, Marotta) non figura naturalmente nessunadonna128.

Quel ruolo subordinato di semplice aiuto all’uomo da parte della donna èancora presente, ma questa volta in tono minore, nell’articolo “Noi donne”, afirma di Elena Caporaso e Carla Cartasegna, riportato nel giornale socialistaIl Lavoratore del 17 agosto del 1945 dove si rivendica una presa di coscien-za delle proprie capacità, delle qualità precipue femminili, e un’azione diret-tamente femminile, dopo aver superato false comodità e vincoli mentali:

Hanno soltanto gli uomini la colpa del male che affligge il nostro paese! È soltan-to negli uomini da ricercarsi la responsabilità di questa immane tragedia! Siamo since-re: anche noi siamo in parte responsabili del momento che attraversiamo. La nostra col-pa maggiore consiste nell’aver subito passivamente, senza renderci conto della realtà,soprusi continui. Se gli uomini non l’hanno potuto, noi non abbiamo fatto nulla per evi-tare che ci portassero via i nostri figli, i nostri compagni, i nostri fratelli. Nessuna leg-ge, nessuna forza, se non l’ideale più puro, può avere sui nostri figli più diritti di quelliche abbiamo noi. Rendiamoci conto dei nostri diritti, noi dobbiamo strappare dal nostroanimo false credenze che ci fanno quasi godere di essere considerate esseri inferiori eincapaci di agire. Noi abbiamo qualità e capacità che gli uomini non hanno, ma che sonpure tanto necessarie al genere umano. Noi abbiamo il compito e il dovere di essere leanimatrici sagge ed affettuose dei nostri compagni; noi dobbiamo incitare i nostri uomi-ni a vincere la viltà che li opprime e a rivendicare i loro diritti che sono anche i nostridiritti. Liberiamoci dal quel sacro rispetto, da quel terrore dello Stato, delle superstizio-ni, delle leggi; liberiamoci da quella convinzione che ci ha fatto credere che i compitidella donna consistano soltanto nell’allevare i figli nei lavori domestici. Anche noi dob-biamo cominciare ad occuparci un po’seriamente dei problemi sociali! Ma per arrivaread occupare degnamente il posto che ci compete è necessario che cominciamo a trasfor-mare noi stesse rivedendo tutte le idee che abbiamo sempre accettate senza discutere esottraendoci anzitutto alla superstizione la quale ci mantiene nell’ignoranza. Agli uomi-ni che ci sono vicini possiamo chiedere un aiuto, una guida; ma ricordiamoci che il no-stro miglioramento sarà tanto più profondo quanto maggiormente sarà opera di noi stes-se. E non illudiamoci che questa nostra trasformazione possa avvenire prendendo la tes-sera di questo o quel partito. Sarebbe una via troppo facile che il fascismo ha largamen-te tentato con le sue innumerevoli organizzazoni femminili, senza risultato alcuno. La

128 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 20, anno XVII,del 27 luglio 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Dalla Basilicata, oltre a FrancescoSaverio Nitti in qualità di ex Presidente del Consiglio, entreranno nella Consulta Nazionale:Antonio Biga e Vito Reale per il Partito Democratico del Lavoro, Alessandro Bruni e Fran-cesco Libonati per il Partito Liberale, il democristiano Giuseppe Catenacci, l’indipendenteFrancesco Cerabona, i socialisti Attilio Di Napoli e Vincenzo Torrio, l’azionista Vito Gerar-di, il comunista Michele Mancino.

54

via sicura è la nostra volontà. Il rinnovamento avverrà solo se sapremo estirpare dallenostre menti i pregiudizi che vi sono annidati, se libereremo il nostro animo dall’egoi-smo così fortemente radicato in tutti, se apriremo i nostri cuori di madri, di spose, diamiche, di sorelle a tutto quello che accade intorno a noi con la volontà di portarvi il no-stro contributo129.

La presenza femminile si rafforza

In Basilicata comincia a prendere corpo un’organizzazione femminileDC più capillare. In agosto a S. Severino Lucano si segnala un incrementodegli iscritti con la presenza di molte donne. A Latronico il movimento fem-minile “si sviluppa alacremente”, con ottimi risultati. Ci si incomincia ad or-ganizzare a Viggianello, mentre a Castelluccio Inferiore il gruppo femminileinizia la sua attività sotto la guida della delegata Giuseppina Moretti. Ottimeprospettive pure a Castelluccio Superiore130.

Nello stesso mese a Lagonegro, nell’ambito dell’elezione del nuovo con-siglio direttivo democristiano, delegata femminile figura la prof.ssa LetiziaLabanchi, mentre vice delegata è Isabella Roncaglione. Fortissima la presen-za femminile segnalata a Savoia di Lucania. Nel capoluogo inizia, anche, unvero e proprio corso “per la preparazione della donna alla vita politica”. Laprima lezione è tenuta da Mario Zotta il 6 agosto sul tema “Necessità dellapartecipazione della donna alla vita politica”131.

Il segretario provinciale Michele Marotta è, invece, il relatore della con-ferenza successiva del 12 settembre vertente sul programma politico e socia-le della Democrazia Cristiana. Lo stesso dirigente tre giorni dopo si reca adAbriola per presenziare alla costituzione ufficiale del movimento femminileche si dà il proprio gruppo dirigente: Francesca Dapoto (segretaria), ErminiaAlemi (vice segretaria), Emilia Verga di Dienigi, Antonietta Secchia, EmiliaVerga fu Natale, Bettina Coluzzi (consigliere)132.

129Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 23, anno XVII,del 17 agosto 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

130 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 20, anno IV, del 26 agosto 1945,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

131 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 21, anno IV, del 9 settembre1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

132 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 22, anno IV, del 23 settembre1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

55

Le dirigenti del “numeroso” gruppo femminile costituitosi a Filiano so-no, invece: Angela Pace (segretaria), Vita Bochiccio (vice segretaria), MariaPrignano, Maria Colucci e Margherita Esposito (consigliere). Sezione Fem-minile anche a Trecchina dove si forma un direttivo provvisorio così compo-sto: Cristina Crispina Dattoli (delegata), Anna Maria Orrigo (vice delegata),Adele Dattoli (segretaria), Giuseppina Mansitieri, Amelia Schettina, Teodo-linda Puppo Papaleo, Rosa Arleo (consigliere)133.

Alla fine del mese costituzione di un gruppo femminile DC a Marsico-nuovo. Ha per segretaria Enza Mancuso Rotondo e per vice Raffaella Mo-rena. Altre due conferenze per le democristiane di Potenza: una di GiannaVita De Rosa sui problemi della scuola italiana e l’altra del dott. Laraia sul-le origini e la storia della Democrazia Cristiana134.

Il 16 settembre, nell’ambito del rinnovo delle cariche della sezione co-munista di Melfi, “responsabile del lavoro femminile” viene nominata Giu-seppina Moretti135.

Intanto le donne cominciano ad entrare negli spazi istituzionali di quellache poi sarà la Repubblica Italiana. Quando il 25 settembre 1945 il Parla-mento si riapre per ospitare la Consulta Nazionale136 composta da esponentidell’antifascismo designati dai partiti politici, per la prima volta tra i 430membri del prestigioso organismo vi sono anche 13 donne, tra cui importan-ti figure dell’antifascismo137. Come già riferito, nessuna lucana entra nellaConsulta a dimostrazione della debolezza del tessuto organizzativo femmini-le della Basilicata.

133 Ivi.134 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 23, anno IV, del 30 settembre

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.135 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 38, anno II, del 23

settembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.136 La Consulta, istituita dal D.L.L. n. 146 del 5 aprile 1945 (seguito dal D.L.L. n. 168

del 30 aprile 1945), è un organismo di espressione delle forze politiche e di collaborazioneall’azione di governo. Non ha grossi poteri: si limita ad emettere pareri non vincolanti suiproblemi generali e sui disegni di legge inviatele dal Governo, nonché pareri obbligatori inmateria di bilancio e rendiconti consuntivi, di imposte e di disciplina elettorale. Essa costi-tuì, tuttavia, il luogo in cui si riprese a discutere delle questioni importanti riguardanti la vi-ta del Paese, primo passo per la rinascita democratica.

137 Ne fanno parte 5 comuniste (Adele Bei, Teresa Noce, Rina Picolato, Elettra Polla-strini, Gisella Della Porta), 2 democristiane (Laura Bianchini e Angela Cingolani Guidi), 3socialiste (Clementina Calligaris, Iole Lombardi e Claudia Maggioli), 2 azioniste (BastianiniMartini Musu e Ada Marchesini Gobetti) e 1 liberale (Virginia Quarello Minoletti).

56

E proprio alla Consulta Nazionale si registra il primo intervento di unadonna ad una assemblea rappresentativa politica italiana. Il discorso, tenutodalla Cingolani, responsabile del Movimento Femminile DC, mette subito inevidenza l’insoddisfazione per gli spazi politici lasciati alle donne:

Colleghi consultori, nel vostro applauso ravviso un saluto per la donna che per laprima volta parla in quest’aula. Non un applauso dunque per la mia persona, ma per mequale rappresentante delle donne italiane che ora, per la prima volta, partecipano alla vi-ta politica del Paese. (…) Parole gentili, molte ne abbiamo intese nei nostri riguardi, male prove concrete di fiducia in pubblici uffici non sono molte in verità. Qualche asses-sore (…) una vice sindaco come la nostra di Alessandria e qualche altro incarico assai,assai sporadico: eppure nel campo del lavoro, della previdenza, della maternità e infan-zia, della assistenza in genere e in quella post-bellica in specie, ci sarebbe stato modo diprovare la nostra maturità e capacità di realizzatrici138.

Anche altre Consultrici intervengono nei lavori dell’importante organi-smo: la comunista Rina Picolato si occupa dei temi della famiglia, dell’infan-zia, dell’educazione e dell’istruzione dei minori, mentre la socialista ClaudiaMaffioli da ex partigiana ricorda il sacrificio delle donne nella Resistenza139.

Continua, frattanto, la costituzione dei gruppi femminili nei partiti luca-ni. Finalmente anche nel Partito Socialista appare un primo, seppur limitato,impegno diretto alla formazione di un movimento femminile interno. Al IICongresso Provinciale Giovanile, svoltosi a Potenza il 7 ottobre, relazionasull’attività femminile Wanda Esposito140. Nel nuovo esecutivo c’è posto peruna donna, Mimmj Pace141.

138 Consulta Nazionale, Atti della Consulta Nazionale. Discussioni dal 25 settembre1945 al 9 marzo 1946, seduta del 1° ottobre 1945, Roma 1946, p. 121. Si veda anche AzioneFemminile, Anno I, n. 29, 5 ottobre 1945, e n. 30, 12 ottobre 1945.

139 Sul contributo delle donne alla Consulta cfr. Marina Addis Saba, Le madri dellaRepubblica, in AA.VV., “Elettrici ed Elette”, cit., pp. 38-39. Secondo l’autrice le Consultrici,presentandosi per la prima volta alla ribalta, mostrarono un atteggiamneto unitario sui temi ca-ri al mondo femminile, dichiararono la loro avversione al fascismo e il loro proposito di colla-borare attivamente, sul piano politico e sociale, all’opera di ricostruzione materiale e moraleche si stava iniziando. Esse rivendicarono parità nei diritti, soprattutto nel diritto al lavoro, di-mostrando la coscienza, forse ancora nascente, di una rappresentanza di genere in nome dellaquale dare voce alle molte donne che avevano sempre taciuto, educate al silenzio e relegate nelprivato. Queste donne, in sostanza, dimostrarono di avere ben presente che un’epoca era fini-ta, che soprattutto per le donne tutto era cambiato, o almeno tutto doveva cambiare.

140 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 29, anno XVII,del 30 settembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

141 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 31, anno XVII,del 14 ottobre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

57

Nella DC la delegata provinciale di Potenza per il movimento femmini-le risulta Marianna Parisi la quale, a settembre, interviene alla nascita di ungruppo femminile all’interno della Sottosezione Ferrovieri della DC. Questele cariche distribuite: Maria Curto (delegata), Alda Gasparo (vice delegata),Giuseppina Atlante, Lina Nardiello, Maria Catalano e Carmela Dell’Orco(consigliere). Il 3 ottobre si tiene poi una conferenza dell’insegnante PietroCampagna sulle elezioni amministrative e politiche142.

Sempre nel mese di ottobre la delegata femminile provinciale di Potenzavisita i gruppi di Montemilone, Banzi e Genzano, “suscitando vivissimo en-tusiasmo”143. Recatasi, poi, a Calvello il 14 ottobre, costituisce il movimen-to femminile con il seguente gruppo dirigente: Brigida La Cava (delegata),Filomena De Fino (vice delegata), Maria Ferri, Maddalena Andriuzzi, Caro-lina Mazzei, Caterina Mazzei e Lina D’Ottavio (consigliere). A Pescopaganosi reca, invece, Mario Zotta per tenere una conferenza sul tema “La parteci-pazione alla vita politica della donna e dei reduci”144.

È del 21 ottobre 1945 l’importante presa di posizione del Papa sulla que-stione femminile.

Pio XII, nel discorso rivolto in occasione del raduno delle presidenti pro-vinciali del CIF e di rappresentanti nazionali, regionali e diocesane di asso-ciazioni femminili, invita le donne cattoliche a non tralasciare il campo poli-tico e sociale, pur riconducendo tale impegno all’impostazione tradizionalecristiana e sottolineando il distacco del disegno della Chiesa da quello delmondo:

Concluderemo Noi dunque che voi, donne e giovani cattoliche, dovete mostrarvi ri-trose al movimento che vi trascina, di buona o di mala voglia, nell’orbita della vita so-ciale e politica? No certamente. Dinanzi alle teorie e ai metodi che, per differenti sentie-ri, strappano la donna alla sua missione e, con la lusinga di una emancipazione sfrena-ta, o nella realtà di una miseria senza speranza, la spogliano della sua dignità di donna,Noi abbiamo inteso il grido di apprensione che invoca, il più possibile, la sua presenzaattiva nel focolare domestico. La donna è infatti trattenuta fuori di casa non soltanto dal-la proclamata emancipazione, ma spesso anche dalle necessità della vita, dal continuoassillo del pane quotidiano. Invano dunque si predicherà il suo ritorno al focolare, fin-

142 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 24, anno IV, del 7 ottobre 1945,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

143 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 25, anno IV, del 14 ottobre1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

144 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 26, anno IV, del 21 ottobre1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

58

ché perdureranno le condizioni che di rado la costringono a rimanere lontana. E così simanifesta il primo aspetto della vostra missione nella vita sociale e politica, che si apredinanzi a voi145.

Il Pontefice, davanti ad un uditorio di circa 1.500 donne, sancisce unuguale dovere e diritto delle donne a “concorrere con l’uomo al bene della ci-vitas”, ma nel contempo insiste sulla “diversità” delle attitudini che portano ladonna ad affrontare la politica come proiezione della vita domestica e familia-re. Di qui quasi l’ordine a entrare in politica da soldatesse di Cristo, non la-sciando a coloro che si fanno “promotrici o complici della rovina del focola-re domestico” il monopolio dell’organizzazione sociale “di cui la famiglia èl’elemento precipuo nella sua unità economica, giuridica, spirituale e morale”:

Ogni donna dunque, senza eccezioni, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dove-re di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione (nelle forme e nei modiconfacenti alla condizione di ciascuna), per contenere le correnti che minacciano il fo-colare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organiz-zare e compiere la sua restaurazione. A questo motivo impellente per la donna cattolicadi entrare nella via, che oggi si schiude alla sua operosità, se ne aggiunge un altro: la suadignità di donna. Ella ha da concorrere con l’uomo al bene della civitas, nella quale è indignità uguale a lui. Ognuno dei due sessi deve prendere la parte che gli spetta secondola sua natura, i suoi caratteri, le sue attitudini fisiche, intellettuali e morali. Ambeduehanno il diritto e il dovere di cooperare al bene totale della società, della patria; ma èchiaro che, se l’uomo è per temperamento più portato a trattare gli affari esteriori, i ne-gozi pubblici, la donna ha, generalmente parlando, maggior perspicacia e tatto più fineper conoscere e risolvere i problemi delicati della vita domestica e familiare, base di tut-ta la vita sociale: il che non toglie che alcune sappiano realmente dar saggio di grandeperizia anche in ogni campo di pubblica utilità146.

145 Per il discorso del Papa si veda Igino Giordani (a cura di), Le Encicliche sociali deiPapi. Da Pio IX a Pio XII (1864-1956), Editrice Studium, Roma 1956. Il testo del discorsoè anche riportato da Azione Femminile, Anno I, n. 32, 26 ottobre 1945.

146 Ivi. Tutto ciò – continua Pio XII – è una questione non tanto di attribuzioni distinte,quanto del modo di giudicare e di venire alle applicazioni concrete e pratiche: “Prendiamo ilcaso dei diritti civili: essi sono, al presente, per entrambi i sessi. Ma con quanto maggior di-scernimento ed efficacia saranno utilizzati, se l’uomo e la donna verranno ad integrarsi mu-tuamente! La sensibilità e la finezza, proprie della donna, che potrebbero trascinarla nel sen-so delle sue impressioni e rischierebbero così di arrecar nocumento alla chiarezza e all’am-piezza delle vedute, alla serenità degli apprezzamenti, alla previsione delle conseguenze re-mote, sono, al contrario, di prezioso aiuto per mettere in luce le esigenze, le aspirazioni, i pe-ricoli di ordine domestico, assistenziale e religioso”.

59

Da questa impostazione papale discende, inoltre,“una delle caratteristi-che più durature della militanza politica delle cattoliche, ovvero l’impegnopolitico inteso come apostolato sociale e come dovere piuttosto che comeesercizio di un diritto individuale”147.

In conclusione, pur con una impostazione tradizionale, nel discorso diPio XII il dato di fatto nuovo resta il riconoscimento di un, seppur limitato,protagonismo femminile, l’insostituibilità dell’apporto delle donne nella di-fesa della famiglia e dei suoi valori morali e religiosi. Di qui quasi un appel-lo alla battaglia: “Le sorti della famiglia, le sorti della convivenza umana, so-no in giuoco; sono nelle vostre mani; tua res agitur!”148.

Alla vigilia del II Congresso Provinciale di Potenza del P.C.I., tenutosinei giorni 26, 27 e 28 ottobre 1945 alla presenza di Umberto Terracini, Azio-ne Proletaria riporta un articolo di quest’ultimo sulla “piena eleggibilità del-le donne” nel quale il dirigente comunista evidenzia la necessità che alle don-ne venga riconosciuto, oltre all’elettorato attivo, anche quello passivo149.

147 Tiziana Noce, op. cit., p. 437.148 Secondo Paola Gaiotti De Biase (Da una cittadinanza all’altra. Il duplice protago-

nismo delle donne cattoliche, in AA.VV, Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale PariOpportunità, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1996, p. 25) trattasi di uno dei discorsi di PioXII in cui più severo è il giudizio sul mondo moderno, più orgogliosa la riconferma di unavisione intransigente: “Non entrano insomma in quel discorso (come avviene invece in uncontemporaneo discorso di De Gasperi alle donne della Democrazia cristiana) i valori deltempo storico in cui il voto introduce le donne, la libertà, la tolleranza, il pluralismo, il ruo-lo primario della coscienza, e tanto meno, il senso dei ‘diritti’femminili, sia pure ripensati inun quadro di coerenze”. Dal discorso papale – insiste la Gaiotti De Biase – sembra quasi chenella crisi della famiglia venga a radicarsi in ultima istanza la ragione unica e vera della “cit-tadinanza” femminile, il cui utilizzo appare sempre più “dovere” che “diritto”. La “novità delvoto” viene, così, ad essere ricondotta “entro una concezione strumentale e tecnica della de-mocrazia, riproponendo un astratto sistema di principi che non ricerca la conciliazione fravecchio e nuovo, non aggredisce i termini della questione moderna ma si limita a difender-sene, lasciando la coscienza religiosa femminile disarmata di fronte al consumismo che siavvicina”.

149 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 41, anno II, del 21ottobre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Questo il testo dell’articolo: “È certo chel’estensione del diritto di voto alle donne rappresenta un’importante conquista democraticain quanto consente ad oltre una metà della popolazione, rimasta finora esclusa dalla vita po-litica, di partecipare direttamente alla soluzione dei problemi che interessano il paese. Èugualmente certo che questo obiettivo non potrà essere integralmente raggiunto se alle don-ne oltre all’elettorato attivo non sarà riconosciuto pienamente anche quello passivo, non sa-rà dato cioè oltre al diritto di eleggere anche quello di essere eletto senza limitazione.

60

Al Congresso, nella relazione di Antonino Pace sull’attività della Federa-zione Provinciale vi è un accenno alla costituzione dell’UDI cui si è dedica-ta Vincenta Soler “con un successo ben proporzionale alle iniziative espleta-te”. All’assise non interviene alcuna donna: è da poco partita per ritornare aUdine, insieme al marito, proprio Vincenta Soler150.

Soltanto col libero accesso delle donne a tutte le cariche elettive politiche o amministrativesarà possibile raccogliere pienamente i frutti di questa conquista. Si deve purtroppo consta-tare l’esistenza di tentativi diretti ad ostacolare o a limitare la partecipazione delle donne al-le cariche elettive sbarrando loro una porta che dopo il riconoscimento del diritto di voto do-veva ritenersi senz’altro aperta. Avviene così che in certi ambienti influenti del Ministero de-gli Interni si vorrebbe che le donne rimanessero escluse dall’Ufficio di Sindaco, di Presi-dente della Amministrazione Provinciale e di membro della Giunta provinciale Amministra-tiva. Avviene anche che, secondo alcune tendenze affiorate nella Commissione che si occu-pa del progetto di legge elettorale per la Costituente (a proposito, come mai in questaCommissione non si è fatto posto nemmeno ad una donna ?), si sono udite voci favorevoliad elevare il limite di età per la eliggibilità della donna. Si vuole così ribadire l’inferioritàdella donna nei confronti dell’uomo e far rientrare quindi dalla finestra un pregiudizio cheera stato cacciato dalla porta? Ci sembra che in questo modo non si traggano le giuste con-seguenze dei motivi che hanno portato al riconoscimento del diritto di voto alle donne. Nonoccorre certamente ripetere che con l’apporto dato alla lotta per la liberazione del paese ledonne hanno dimostrato di essere mature per partecipare con diritti uguali a quegli degli uo-mini all’amministrazione della cosa pubblica. Nemmeno è necessario ricordare che in altripaesi, più avanzati del nostro sul cammino della democrazia, le donne sono normalmente algoverno o rappresentano all’estero il proprio paese, e i benefici risultati dalla loro attività po-litica sono universalmente apprezzati. È sufficiente appena riflettere che dalla catastrofica si-tuazione economica del nostro paese i problemi che interessano più da vicino le donne, dal-l’assistenza agli alloggi, dalle scuole all’alimentazione, sono tanti e così importanti che nonsarebbe utile né giusto ostacolare ad esse la possibilità di contribuire senza limitazioni allaloro soluzione. Privare le donne di questa possibilità sarebbe d’altronde una grave manife-stazione di sfiducia contro l’intero corpo elettorale, che sarà costituito com’è noto in preva-lenza da donne, poiché implicitamente se ne invaderebbero le designazioni. È possibile am-metere che se un Consiglio comunale liberamente eletto dal popolo fosse d’accordo nel ri-porre la propria fiducia in una donna per ricoprire la carica di Sindaco, questa volontà pos-sa trovare ostacolo in qualche disposizione limitatrice? I tentativi di limitare la piena eleggi-bilità delle donne hanno origine nel fatto che, pur accettandosi l’estensione del voto alle don-ne, non sono state abbandonate da tutti le riserve e le diffidenze d’ispirazione prefascista chespecificatamente ci dicono quali gravi conseguenze abbia avuto la lontananza della donnadalla vita politica. Da parte nostra siamo sicuri che la presenza attiva e vigilante delle don-ne in tutti i posti dell’amministrazione del paese costituisce una grande garanzia perché siaprecluso per sempre il ritorno ad una politica d’intrigo e d’avventure e assicurerà insiemeun’equa soluzione dei problemi più delicati della nostra vita nazionale”.

150Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 42, anno II, del 4novembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

61

A guidare il partito comunista della provincia di Potenza è ora AttilioEsposto, inviato da Roma per dirimere i contrasti insorti a seguito della desi-gnazione a consultore nazionale di Michele Mancino contro la precedentescelta di Donato Leone151.

Anche il congresso provinciale materano è presieduto da Terracini ma icontrasti raffiorano con sezioni come Bernalda che contestano la linea gene-rale del partito sui tumulti popolari scoppiati durante l’anno152.

All’inizio dell’autunno del 1945 la consistenza dei partiti del Potentino èfotografata da un rapporto dei carabinieri: DC 11.611 iscritti e 65 sezioni,PCI 6.558 iscritti e 60 sezioni, PSI con 6.315 aderenti e 68 sezioni, Democra-zia del lavoro 6.623 iscritti e 50 sezioni, PLI 1.741 iscritti e 24 sezioni, Par-tito d’Azione 844 e 21 sedi. Alla fine dell’anno si sarebbero aggiunti il mo-vimento dell’Uomo Qualunque con 960 aderenti e 11 sezioni, nonché il Parti-to Monarchico Italiano con 890 iscritti distribuiti in 12 sezioni153.

Nel novembre 1945 giunge in Basilicata Anita Perfetto, designata dalladirezione nazionale del PSI per svolgere un giro di propaganda nella provin-cia di Potenza, visti i scarsi risultati della presenza femminile negli organismidi partito. Essa tiene riunioni a Rapolla, Melfi, Lavello, Atella e Rionero per,poi, giungere a Potenza dove, presso la Sala del Consiglio Provinciale, rela-ziona sul tema “Situazione politica generale”. La venuta della dirigente na-zionale sembra portare qualche risultato se, subito dopo, a Lavello si tiene unaffollata riunione di circa 300 donne che ascoltano Maria Salvatore “sulla ne-cessità di contribuire alla lotta contro il capitalismo sfruttatore e alla ricostru-zione del Paese”154.

Su Il Lavoratore del 26 novembre 1945 la dirigente socialista lucanaMimmj Pace firma un articolo dal titolo “La donna nella politica”, nel quale,dopo aver contestato il ruolo dato alla donna dal fascismo (“La donna devebadare alla casa ed alla famiglia”), afferma che fu quando la guerra strappòloro i propri cari che le donne compresero “quanto malamente” fossero statetrattate e “quanto infami” fossero i pregiudizi che le allontanavano dalla vitapolitica. Il diritto di voto ora dava loro la possibilità di rifarsi:

151 Nino Calice, op. cit., p. 99.152 Ivi, p. 98.153 Dati riportati in Giampaolo D’Andrea, op. cit., pp. 285-286.154 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 35, anno XVII,

del 26 novembre 1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

62

Ciò vuol dire che la politica non è più un campo riservato esclusivamente agli uo-mini e che anche a noi donne è stata riconosciuta una personalità ed una capacità non-ché un deciso spirito d’iniziativa. Tuttavia un senso di incredulità e di sgomento, sortoda equivoci e da malintesi, fa sì che le grandi masse femminili si mantengano lontanedalla politica. E spesso capita di udire strani discorsi fatti da gente ignorante e retrogra-da. Comprendiamo perfettamente e compatiamo con cristiana commiserazione la ri-strettezza delle loro vedute che risentono dell’infezione fascista. In generale poi si cre-de che il Partito Socialista sia nemico della Religione e della Famiglia. Niente di piùfalso di tutto questo. Come infatti potrebbe essere nemico della Religione un partitoche ha, come base dei suoi principi fondamentali, l’uguaglianza e la fraternità fra gliuomini? Noi non siamo contro la Religione, perché siamo per il rispetto di tutte le fe-di religiose forse perché la nostra libertà è illimitata nel senso più lato della parola. LaReligione, poi, è un fatto privato che ognuno deve risolvere secondo la propria coscien-za e secondo la sua sensibilità ed intelligenza. E la famiglia per noi è la cosa più sacra,perché in essa riponiamo la fiducia di quella tale educazione che deve portare gli uo-mini e l’umanità intera verso l’affermazione di quei principi di solidarietà universaleper incamminare il nuovo mondo, che sorge dalle rovine fumanti della guerra, verso lanuova vita di pace, di giustizia e di lavoro. Questa è l’essenza programmatica dell’ideo-logia socialista per cui non riusciamo a spiegarci perché mai le donne si mantenganoin una zona di assenteismo, che ritarda la ricostruzione del nuovo mondo e spalleggiai nemici della Patria. È ben vero che nel pensiero di molti ci è ancora lo strascico do-loroso di un recente passato che proietta la sua ombra su quell’alba di ricostruzione; manoi donne dobbiamo sfatare quell’ombra e lottare accanto agli uomini per la distruzio-ne di quel mondo monarchico-fascista e la ricostruzione del mondo del lavoro e dellaGiustizia Sociale155.

Il 16 dicembre si costituisce il gruppo femminile DC ad Albano. Qui, al-la presenza della delegata provinciale Marianna Parisi, viene eletto il comi-tato direttivo: Dora Menonna (delegata), Amalia Pellettieri (vice delegata),Elisa Armento (segretaria), Pina Ricotra, Assunta Armento, Raffaella Galga-no Pacella e Giuseppina Martino (consigliere)156.

Continua, intanto, l’attività delle donne comuniste. Durante il 1945 vie-ne formata la sezione UDI di Irsina, efficientissima, almeno sino al 1948, so-prattutto in campo assistenziale. Le difficoltà dell’ambiente e dei costumi im-pediscono, per ora, una presenza femminile nel partito comunista. Solo nel1947 si avranno le prime iscrizioni di donne con 160 tessere distribuite di cui

155 Ivi.156 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 32, anno IV, del 30 dicembre

1945, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

63

una “insegnante”, due “lavoratrici”, una “bracciante”, otto “contadine”, una“ragazza” e 147 “casalinghe”157.

Il 10 febbraio 1946, all’inaugurazione della bandiera della sezione comu-nista di Rionero funge da madrina Nunzia Grieco158, mentre il 24 dello stes-so mese si riunisce la sezione femminile di Lavello per ascoltare una confe-renza sull’importanza del voto delle donne e sulla loro necessaria partecipa-zione alla vita amministrativa e politica159.

Il mese di febbraio porta una novità femminile anche in casa socialista.Nell’avviso di convocazione del IV Congresso Socialista della Provincia diPotenza, previsto per il 3, 4 e 5 marzo, non solo si legge un ordine del gior-no che prevede una comunicazione di Mimmj Pace sul movimento femmini-le, ma si specifica a chiare lettere che “anche le donne saranno rappresentateal Congresso”, sintomo di una, seppur ancora nascente, organizzazione fem-minile160. Dopo il Congresso, poi, la stessa Mimmj Pace entra a far partedell’Esecutivo Provinciale161.

Con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative anche in provincia diMatera le donne cattoliche si organizzano. Gioca indubbiamente un ruolo de-terminante il clero locale che, pescando a piene mani nell’Azione Cattolica,stimola la creazione di circoli femminili DC. A Tricarico è l’ACLI (Associa-zione Cristiana Lavoratori Italiani), con i suoi 1.000 iscritti tra cui 800 don-ne, a dare il maggiore contributo alla costituzione del movimento femminiledemocristiano, insieme naturalmente alle 300 aderenti del CIF locale162.

La giornata dell’8 marzo viene festeggiata dalle donne di sinistra con unaconferenza sull’emancipazione femminile tenuta a Potenza dalla Prof.ssaPaolina Sbrozzi-De Rosa. Durante l’incontro viene tratteggiata storicamente

157 Michelino Dilillo, Irsina-Lotta politica e lotte sociali nel secondo dopoguerra 1943-1953 (Spunti di ricerca), in Franco Noviello (a cura di), “Cultura, meridionalismo e lottecontadine in Basilicata nel secondo dopoguerra”, Centro Studi di Storia delle TradizioniPopolari di Basilicata, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri (PZ) 1984, p. 464.

158 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 5, anno III, del 17febbraio 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

159 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 6, anno III, del 3marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

160 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 4, anno XVIII,del 28 febbraio 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

161 Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 5, anno XVIII,del 15 marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

162 Antonella Manupelli, op. cit.

la posizione della donna nella società civile e i motivi etici, politici e socialiche pongono “il problema della partecipazione di essa – moglie, madre, cit-tadina – alla vita democratica del Paese, nella pienezza dei propri diritti e nel-la consapevolezza della propria capacità a difenderli e ad affermarli”. La re-latrice, dopo essersi soffermata a parlare dell’UDI (organizazione che vuoleportare le donne italiane a contribuire alla ricostruzione del Paese), invita tut-te le potentine, in primo luogo le intellettuali “cui incombe la maggiore re-sponsabilità”, ad unirsi per partecipare alla soluzione dei più urgenti proble-mi della città e della provincia163.

L’iniziativa viene prontamente contestata dalla DC che, su L’Ordine, iro-nizza sul significato “apolitico” della manifestazione. Inutilmente si è volutodimostrare che l’UDI non è la “longa manus” del Partito Comunista visto chead organizzare il tutto è stato proprio il comitato provinciale comunista e larelatrice è stata un’esponente del P.C.I.. Quest’ultima, inoltre, secondo il pe-riodico democristiano, avrebbe illustrato, non il programma dell’UDI cui hadedicato solo qualche battuta alla fine della sua conferenza, ma quello delpartito comunista164.

64

163 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 8, anno III, del 10marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Sulla manifestazione cfr. anche Il Lavo-ratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, n. 5, anno XVIII, del 15 marzo1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

164 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 3, anno V, del 17 marzo 1946,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

65

CAPITOLO TERZODALLE ELEZIONI ALLA LOTTA PER LA TERRA

La competizione amministrativa

Le elezioni amministrative, prime elezioni libere dopo il fascismo, ven-gono svolte in Basilicata in due turni: uno in primavera, tra marzo e aprile, el’altro in autunno, dopo il referendum istituzionale e la Costituente. La primatornata tocca 56 Comuni e si tiene in tre date diverse: 17 marzo (17 Comuni),24 marzo (18 Comuni), 31 marzo (21 Comuni).

La nuova normativa elettorale (Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 1del 7 gennaio 1946 “Ricostituzione delle Amministrazioni comunali su baseelettiva”) prevede un sistema proporzionale a scrutinio di lista per i Comuniche superano i 30.000 abitanti e un sistema maggioritario per tutti gli altri165.

Comunisti e socialisti raggiungono un accordo per la presentazione, intutti i centri a sistema maggioritario, di liste comuni con “rappresentanze pa-

165 D. Lgs. Lgt. n.1 del 7 gennaio 1946 (Suppl. G.U. del 10 gennaio 1946, n. 8), in “Lex-Legislazione Italiana”, Anno XXXII-1946, gennaio-giugno, UTET, Torino 1946. Per i Comu-ni con popolazione fino ai 30.000 abitanti l’art. 48 così disponeva: “S’intendono eletti i can-didati che hanno riportato il maggior numero di voti, ed a parità di voti il maggiore di età fragli eletti ottiene la preferenza”. Diverso il sistema adottato dall’art. 55: “La elezione dei con-siglieri comunali nei Comuni capoluoghi di provincia e in quelli con popolazione superioreai 30.000 abitanti è fatta a scrutinio di lista con rappresentanza proporzionale. Gli elettori diun Comune concorrono tutti egualmente alla elezione di ogni consigliere. Ogni ripartizioneper frazione è esclusa”. L’art. 2 stabiliva, invece, la composizione dei Consigli comunali: “IlConsiglio comunale è composto: di 80 membri nei Comuni con popolazione superiore ai500.000 abitanti; di 60 membri nei Comuni con popolazione superiore ai 250.000 abitanti; di50 membri nei Comuni con popolazione superiore ai 100.000 abitanti; di 40 membri neiComuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti o che, pur avendo popolazione inferio-re, siano capoluoghi di provincia; di 30 membri nei Comuni con popolazione superiore ai10.000 abitanti; di 20 membri nei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti; di 15membri negli altri Comuni; e di tutti gli eleggibili quando il loro numero non raggiunga quel-lo fissato. La popolazione è determinata in base all’ultimo censimento ufficiale”.

66

Manifesto elettorale elezioni amministrative 1946.

67

ritetiche”, e di liste separate, invece, in quelli dove si vota con il sistema pro-porzionale. Per questi ultimi, inoltre, viene prescritta la stipulazione di accor-di preventivi sulla lotta elettorale, sul programma e sulla formazione dellegiunte municipali166.

A questa tattica della sinistra la Democrazia Cristiana replica pubblican-do su L’Ordine il programma per le elezioni che spazia dall’autonomia delleistituzioni comunali all’adeguamento dei tributi locali alle necessità del Co-mune “mediante un sistema progressivo e proporzionale di imposizione”,dallo sviluppo dei servizi municipali alla politica sociale167.

Al primo turno delle elezioni amministrative le donne lucane per la pri-ma volta partecipano al voto: pochissime le candidate nelle varie liste nono-stante l’impegno politico di coinvolgerle168.

A Potenza si confrontano 6 liste: Reduci, Partito Comunista, Democra-zia Cristiana, Partito d’Azione-Partito Repubblicano, Partito Socialista,Concentrazione Democratica (PLI, Uomo Qualunque, Partito Democraticodel Lavoro).

La lista DC al Comune di Potenza, su un totale di 39 candidati, hasolo 4 donne: Dora Grimaldi Rossi (casalinga), Ida Postiglione (casalinga,

166 Questo il testo dell’accordo riportato da Il Lavoratore. Giornale della FederazioneSocialista Provinciale, n. 3, anno XVIII, del febbraio 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa1988: “La Giunta di intesa socialista e comunista esaminate le ultime deliberazioni dei duePartiti sul problema della tattica per le prossime elezioni amministrative e constatata la lo-ro concordanza con la dichiarazione comune del febbraio 1945, decide: 1) di presentare nel-le prossime elezioni amministrative, in tutti i Comuni nei quali verrà applicato il sistemamaggioritario, una lista comune con rappresentanza paritetica. Nei maggiori Comuni ove siapplicherà il sistema proporzionale, e si presenteranno, in linea generale, liste separate sidovranno realizzare accordi preventivi circa la condotta della lotta elettorale, circa il pro-gramma e circa la formazione delle Giunte Comunali; 2) di aprire localmente l’accordo –sulla base di programmi concreti ed a condizioni da stabilirsi tenendo conto delle singolesituazioni – a tutti i partiti sinceramente democratici, includendo eventualmente nelle listecomunali anche candidati senza partito, notoriamente ispirati a sentimenti democratici eprogressivi; 3) invitare le organizzazioni dei due Partiti a costituire in ogni località Comitatielettorali comuni per svolgere l’azione unitaria nella lotta per la conquista delle ammini-strazioni municipali; 4) di stabilire un collegamento permanente fra i due rispettivi Ufficicentrali elettorali allo scopo di presiedere in comune alla realizzazione pratica dell’odiernadecisione”.

167 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 3, anno V, del 17 marzo 1946,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

168 Il Lavoratore del 6 febbraio 1946 riporta la decisione delle sezioni socialista e co-munista di Rionero di includere nelle liste anche le donne.

68

69

reduce, partigiana), Adalgisa Carriero (casalinga) ed Elda Graziadei (pro-fessoressa)169.

Nella lista comunista il numero delle donne è ancora minore: appena due,Paolina De Rosa-Sbrozzi e Rosa Sanza dell’Udi170.

A Matera la lista democristiana, capeggiata da Giovanni Padula (pro-prietario di un importante pastificio e presidente della locale Camera di Com-mercio), presenta due donne candidate: la professoressa Teresa Vezzoso eMaria Ferrandina. Nessuna presenza femminile, invece, nelle altre compagi-ni politiche171.

In Basilicata per i comizi elettorali arrivano personaggi importanti della po-litica nazionale come il democristiano Giuseppe Bettiol, ordinario di DirittoPenale all’Università di Trieste. Ma giunge anche una donna, Angela Maria Cin-golani, dirigente nazionale del movimento femminile DC e futura Costituente.

La Cingolani parla il 10 marzo a Muro Lucano ad “una folla immensa edesaltante”, facendo poi da madrina alla benedizione della bandiera della se-zione. Lo stesso giorno si reca a Potenza dove, presentata dalla delegata fem-minile, tiene un discorso nella “Cattedra Oraziana, gremita sino all’inverosi-mile da un pubblico composto in maggioranza di donne”. L’oratrice, “con pa-rola avvincente”, illustra la posizione della donna nella politica, facendo so-prattutto rilevare il dovere di non astenersi e le finalità che le donne devonoproporsi nel dare il proprio contributo alla rinascita dell’Italia. Nei giorni suc-cessivi la consultrice nazionale raggiunge per altrettanti discorsi Melfi,Rionero, Venosa, Maschito e Lavello172.

Tra i comizi elettorali locali del PCI si segnala uno, tenuto a Lavello il27 marzo, nel quale vi è un oratore donna, la “compagna” Michetti, “moltoapplaudita”, che lascia “vivo entusiasmo” tra le donne intervenute173.

169 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 3 , anno V, del 17 marzo 1946,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

170 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 9, anno III, del 31marzo 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

171 Alfonso Pontrandolfi, La Terra, ascesa e declino della borghesia agraria materana,Fondazione Zétema, Stamperia Liantonio, Matera 2004, p. 219. La lista democristiana – sot-tolinea l’autore – era composta in prevalenza da esponenti della piccola borghesia: impiega-ti, commercianti, insegnanti e rappresentanti dei piccoli agricoltori coltivatori-diretti.

172 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 3 , anno V, del 17 marzo 1946,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

173 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 11, anno III, del 14aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

70

Il voto femminile a Lavello porterà i suoi frutti perché, su 6.104 voti, ben4.013 andranno alla lista socialcomunista e 2.048 a quella democristiana174,due le consigliere elette: le comuniste Anna Maria Fuggetta e AntoniettaRobbe.

Anche nella vicina Venosa le donne comuniste sono impegnate in unaserrata campagna elettorale porta a porta conclusasi con l’elezione di unadonna, Filomena Mucci, al Consiglio comunale175.

In campo cattolico le elezioni in tutt’Italia costituiscono una prima veri-fica delle capacità organizzative della Chiesa e delle associazioni femminilicattoliche nei confronti delle donne. La mobilitazione del mondo cattolico in-torno ai temi della famiglia e dell’educazione dei figli, contrapposti alla pro-paganda della sinistra vista come promotrice “della rovina del focolare do-mestico”, tocca la sensibilità di larga parte delle donne italiane e meridiona-li, già tradizionalmente fedeli all’insegnamento del clero e della Chiesa176.

Un appello della DC alle “Donne di Basilicata” appare su L’Ordine del30 marzo:

Donne di Basilicata, mentre vi accingete ad esercitare per la prima volta il diritto divoto, che è affermazione di sovranità, la Democrazia Cristiana vi rivolge il suo saluto edil suo augurio. Il vostro ingresso nella vita politica del Paese, nel momento in cui sonoin discussione e in pericolo la sua indipendenza, la sua unità, la sua sovranità, non puòimmiserirsi ad una semplice operazione aritmetica nel calcolo dei voti; esso può invece,e deve costituire una nuova, limpida, incorruttibile sorgente di pensieri, di sentimenti, diaspirazioni, atti a ridare al nostro Popolo, tanto lungamente fuorviato da insane passio-ni, la fede in se stesso, nel suo destino, nella solidarietà umana e in quel superiorePrincipio di verità e di giustizia in cui all’uomo è consentito intendere e ravvisare laDivinità. Non dimenticate: la concessione del voto, che ha formato oggetto di lunghecontese in condizioni normali, vi è stata fatta quando ancora non si era del tutto spental’eco dell’ultimo colpo di cannone di una guerra, che tutto ha distrutto nella Patria no-stra, tranne il pensiero e l’anelito possente alla riconquista di un primato morale, che hale sue origini nei secoli. Se la concessione apparve a tutti logica e naturale, non fu soloperché costituiva un meritato riconoscimento delle sofferenze insieme patite, ma perchéin essa si scorse la possibilità di mettere al servizio della Patria le immense risorse spi-rituali della gentile anima della donna italiana. Il vostro diritto è scaturito spontanea-

174 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 12 anno III, del 21aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

175 Cfr. delibere Consiglio comunale di Venosa contenute in ASP, Fondo PrefetturaGabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

176 Roberto P. Violi, L’Azione Cattolica Italiana nel secondo dopoguerra, in AA.VV.,“Storia del movimento cattolico in Italia”. Vol. VI, Il Poligono Ed., Roma 1981, p. 43.

71

72

mente dalle sofferenze della Patria sanguinante: non può avere, nelle attuali circostanze,altro contenuto e altro scopo oltre quello di concorrere con la parte sana del Paese a riac-cendere quegli ideali ed a ristabilire quella morale cui l’umanità deve ogni suo non ef-fimero progresso nel difficile cammino della vita. Donne di Basilicata La democraziacristiana non dubita che anche nella imminente competizione elettorale sarete all’altez-za della missione affidatavi177.

Anche nel Vulture ferve l’attività femminile in appoggio della DC. AdAtella, pur non essendo ancora formato un movimento femminile, gruppi digiovanissime si avvicinano al partito dello scudo crociato guidate da ragazzepiù grandi. Loro specifico impegno è la propaganda elettorale e il coinvolgi-mento dell’elettorato femminile. Sono quindicenni come Carmela Pisauro ediciottenni come le sorelle Vincenza e Giovanna Di Gilio. Più forte, invece,la presenza femminile nel Partito Comunista dove le attiviste sono semprepronte a scendere in piazza con le bandiere rosse, affiancate da quelle socia-liste iscritte all’UDI. Sono Saveria Volzi, Angela Gallucci, Angela Lomolino,Lina Battaglia e tante altre come Lucia Moriello che verrà eletta al Consigliocomunale178.

Dopo lo scrutinio delle schede elettorali a Potenza si registra una fortevittoria della DC la cui lista raggiunge 4.161 voti (37,2%) con ben 16 consi-glieri sul totale dei 40 da eleggere. La lista socialista riporta 3.269 voti(29,22%) con 12 consiglieri, mentre la Concentrazione Democratica prende9 seggi (4 Partito Democratico del Lavoro, 4 Uomo Qualunque, 1 PLI) con2.396 voti (21,42%). Seguono i comunisti con soli 2 consiglieri e 687 voti(6,14%), i reduci con un seggio e 488 voti (4,36%), il Partito d’Azione-Repubblicano con soli 184 preferenze (1,64%) e nessun eletto. L’unica don-na eletta è la democristiana Dora Grimaldi Rossi con 4.260 voti179.

Lo scudo crociato vince anche a Lagonegro, Acerenza, Laurenzana, Ma-ratea, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Nemoli, Francavilla sul Sin-ni, Trecchina, Rivello, Ruvo del Monte, Pescopagano, Ripacandida, Gine-stra. Con gli alleati riporta un successo a Savoia, Lauria Superiore, S. Marti-

177 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 4 , anno V, del 30 marzo 1946,rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

178 Testimonianza di Carmela Pisauro.179 L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, n. 5 , anno V, del 7 aprile 1946,

rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988. Per i dati ufficiali cfr. Sito Internet Comune di Potenza,Servizi Elettorali. Il primo Sindaco di Potenza eletto nel dopoguerra a seguito di procedurademocratica fu il democristiano Pietro Scognamiglio.

73

no d’Agri, Corleto Perticara e Rotonda, mentre è all’opposizione a Vietri,Muro Lucano, Castelgrande e Lauria Inferiore. Socialisti e comunisti ripor-tano vittorie a Senise, Pignola, Brienza, Ruoti, Tito, Bella, Atella, San Fele,Melfi, Rionero, Lavello, Venosa, Picerno, Avigliano, Genzano di Lucania,Marsiconuovo, Paterno, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore180.

In provincia di Matera il Fronte Popolare Democratico conquista Matera,Montescaglioso, Pomarico, Ferrandina, San Mauro Forte181. Nella città deiSassi, però, la DC, nonostante il suo 29,7% contro il 37,3% delle sinistre uni-te, alleandosi con i partiti di destra (29%), porta Giovanni Padula alla poltro-na di Sindaco, mentre Teresa Vezzoso è la prima donna a entrare in Consigliocomunale182.

A Irsina socialisti e comunisti, alleati dei reduci, ottengono 3.149 voti(74,49%) contro i 1.078 voti (25,51%) dei democristiani e liberali insiemenella stessa lista183.

Continua, intanto, l’attività dell’UDI in tutta la provincia di Potenza. Unposto di rilievo occupano le iniziative assistenziali per l’infanzia. Le donnedell’UDI di Potenza, tra cui le sig.re Sanza e Di Muro, infatti, pur tra note-voli difficoltà, riescono ad assicurare ai bimbi poveri “una refezione caldaogni giorno”. Ben 129 bambini nell’aprile del 1946 consumano la loro “sco-dellina di latte” che forse non conoscono più da un pezzo, divorano “la mi-nestrina calda” e poi “la pietanza di pesce”, ricompensando le volontarie con“un sorriso sereno e riconoscente”184.

Le elezioni del 2 giugno

È il 2 giugno del 1946 che la partecipazione delle donne al voto assumeil significato di un evento storico, anche se, è inutile negarlo, sono pochissi-

180 Ivi. Cfr. anche Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 11,anno III, 14 aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

181 Nino Calice, op. cit., p. 101.182 Alfonso Pontrandolfi, op. cit., pp. 212, 219.183 Michelino Dilillo, Irsina, lotta politica e lotte sociali nel secondo dopoguerra 1943-

1953(Spunti di ricerca), in AA.VV, “Cultura, Meridionalismo e lotte contadine in Basilicatanel secondo dopoguerra”, Collana Studi Lucani e Meridionali, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri1984, p. 468.

184 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, n. 12 anno III, del 21aprile 1946, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

74

me le donne candidate alla Costituente ed appena 21 quelle elette a frontedelle 12.998.131 donne che andranno a votare185.

A dispetto del numero, piuttoste esiguo, le prime deputate della storiad’Italia daranno un contributo significativo nella definizione della legge fon-damentale dello Stato, specialmente quelle che prenderanno parte ai lavoridella “Commissione dei 75”186.

Pur con le differenze dei rispettivi partiti, spesso le Costituenti farannocausa comune sui temi dell’emancipazione femminile cui verrà dedicata, an-che se non esclusivamente, gran parte della loro attenzione. E difatti esse sa-ranno chiamate come relatrici ad affrontare delicatissimi argomenti quali lafamiglia o i diritti delle lavoratrici, iniziando una “settorializzazione” deicompiti che, se da un lato sarà espressione di una speciale sensibilità femmi-nile, dall’altro peserà a lungo sulla futura vita parlamentare e politica delledonne, tagliando l’interesse femminile da tematiche che il sesso maschilecontinuerà a rivendicare come proprie187.

185 Se, infatti, concentriamo l’attenzione sui tre partiti che riscossero maggiori consen-si (DC, PSIUP e PCI) essi presentarono complessivamente solo 110 donne, pari al 6,5% deicandidati. La percentuale cala ancora di più se si guarda a coloro che vennero elette perchéesse rappresentarono il 4,6% di tutti gli eletti dei tre partiti. Una pattuglia di 21 donne (pa-ri al 3,7% dei Costituenti) entrò, dunque, nell’Assemblea Costituente. Esse erano 9 comu-niste (Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, RitaMontagnana Togliatti, Teresa Noce Longo, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi), 9democristiane (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unter-richter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra,Vittoria Titomanlio), 2 socialiste (Bianca Bianchi e Angelina Merlin), 1 dell’Uomo Qua-lunque (Ottavia Penna Buscemi). Sulle singole figure delle Costituenti cfr. Laura Artioli, Ledonne all’Assemblea Costituente, in “Il Parlamento Italiano”, Vol. XIV, Nuova CEI Ed.,Milano 1989, pp. 86-88.

186 Della prima sottocommissione fece parte la comunista Nilde Iotti, della terza la de-mocristiana Maria Federici, la socialista Angelina Merlin e la comunista Teresa Noce. Nes-suna donna fece parte della seconda sottocommissione. In seguito venne chiamata a far par-te della prima anche la democristiana Angela Gotelli in sostituzione della dimissionaria Pen-na Buscemi.

187 Le prime “onorevoli” della storia d’Italia dovettero innanzitutto combattere controuna mentalità che li considerava semplici “variabili” della famiglia, con forti dubbi sulle lo-ro capacità politiche. Tutti i partiti, infatti, giunsero all’appuntamento con la Carta costitu-zionale completamente impreparati sulla “concezione giuridica della parità”. La cultura deiparlamentari maschi ignorava tutto della storia delle donne. Essi, nel trattare i temi della con-dizione femminile, mostrarono tutti i loro limiti, richiamandosi a “concessioni ideologiche”,all’esigenza egualitaria della nuova società, alla valorizzazione della famiglia. Nessuno di

75

76

In Basilicata l’affluenza femminile alle urne è altissima. La partecipazio-ne delle donne – scrive il Prefetto di Matera – “si dimostra come fattore d’or-dine, sia per la novità, sia perché molte volte queste si recano a votare con ifigli in braccio”188.

Pur vincendo, come nelle altre regioni del Sud, la Monarchia, il 40,6%degli elettori lucani (108.289) si esprime in favore della Repubblica, ponen-do tale regione fra quelle meridionali più repubblicane, seconda solo al-l’Abruzzo. Nella sola provincia di Potenza la percentuale dei voti favorevolialla Repubblica (75.663) raggiunge quasi il 40%. Più alta la percentuale inprovincia di Matera: il 42,5% favorevole alla Repubblica (32.626)189.

Per l’elezione dell’Assemblea Costituente queste le nove liste presenti inBasilicata (collegio Potenza-Matera) con i relativi candidati: Partito Comu-nista Italiano (Gullo Fausto, Antolini Carlo Antonio, Scialpi Domenico, DeFilpo Luigi, Zefola Giuseppe, Sanza Rosa Anna e Bianco Michele), Frontedell’Uomo Qualunque (D’Alessio Francesco, Cristalli Rocco, MarinaroFrancesco Paolo, Sanità Donato, Scardaccione Felice, Stolfi Eduardo, VerriGabriele), Partito Repubblicano Italiano (Bruni Alessandro, Pastore Fran-cesco, Pizzone Giuseppe Donato, Mezzina Salvatore, Vulcano Ettore, Contil-lo Vincenzo), Democrazia Cristiana (Catenacci Giuseppe, Colombo Emilio,De Unterrichter Maria, Marotta Michele, Pagliuca Salvatore, Tortorelli Nico-la, Zotta Mario), Unione Comunisti Italiani Indipendenti (Leone Donato, Ar-dore Luigi, Ceglia Antonio), Alleanza Repubblicana (Dorso Guido, CifarelliMichele, Ferrara Mario, Gerardi Vito, Levi Carlo, Loperfido Luigi, RossiDoria Manlio), Indipendenti (Mastrosimone Carlo, Saponara Pietro, GalassoFrancesco), Unione Democratica Nazionale (Nitti Francesco Saverio, RealeVito, Cerabona Francesco, Gioia Michele, Bruni Alessandro fu Vito, CiascaRaffaele, Rigirone Alberto), Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (DiNapoli Attilio, Costantino Mauro, Faillace Francesco, Milillo Vincenzo Fran-cesco, Pignatari Aldo Enzo, Torrio Vincenzo, Vitacco Nicola)190.

loro citò mai figure femminili che pur in passato si erano occupate di tali tematiche. CfrIntervento di Giancarla Codrignani, contenuto in: Camera dei Deputati, “Le donne e laCostituzione”, Atti del Convegno promosso dall’Associazione degli ex parlamentari (Roma22-23 marzo 1988), Roma 1989, pp. 176-177.

188 Antonella Manupelli, op. cit.189 Ezio M. Lavorano, Le elezioni per l’Assemblea Costituente e il Referendum Istitu-

zionale in Basilicata, in AA.VV., “Quando credevamo di poter rifare il mondo. Gli anniCinquanta in Basilicata”, Calice Ed., Grafiche Zaccara, Lagonegro 2007, p. 164.

190 Archivio di Stato di Potenza (ASP), Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., II elenco, B. 3.

77

Manifesto elettorale del 1946.

78

Due, dunque, le donne candidate: Rosa Anna Sanza, casalinga e dirigen-te dell’UDI di Potenza, per il PCI, e Maria De Unterrichter nella lista DC.Quest’ultima non è lucana, è una figura di spicco del movimento femminiledemocristiano a livello nazionale e sarà tra le 21 donne che entreranno inAssemblea Costituente191.

Nella regione la campagna elettorale è molto combattuta anche per la pre-senza di Nitti nonché per quella dell’ex gerarca fascista Francesco D’Alessio,esponente del partito dell’Uomo Qualunque, che tiene affollati comizi.

Proprio Nitti nelle piazze parla contro l’antifascismo di comodo fatto di“grassi esìli e di dorate servitù straniere”, buono “per conquistare sinecure,prebende fastose, stipendi ricchi e multipli, scettri di comando” ed espressio-ne della “più solenne e tragica farsa”. Gli fa eco D’Alessio rispolverando lesue posizioni nazionaliste del primo dopoguerra ed incentrate sulla difesadella Monarchia come “baluardo antibolscevico”, sulla esaltazione dellaChiesa “fondamento della nostra grandezza”, sulla riproposizione delle ele-zioni su basi corporative, sulla richiesta della “ruralizzazione” della vita eco-nomica italiana192. Mentre Carlo Levi, ritornato sui luoghi del confino, con-clude un comizio a Matera con la celebre frase “Ho parlato di voi al mondo,ora sono tornato a parlare del mondo a voi”.

Gli altri temi vertono intorno allo sviluppo del Mezzogiorno e pongonoquestioni importanti come la riforma agraria. Di tale problematica si occupa-no i candidati della DC, sicuri di fare breccia nell’elettorato contadino, maanche il Partito Comunista.

In campo cattolico tra i candidati lucani nella DC vi è Emilio Colombo.La sua inclusione nella lista della Democrazia Cristiana è stata caldeggiatadall’Azione Cattolica direttamente presso De Gasperi. Pupillo di Mons. Vin-cenzo D’Elia, animatore del movimento cattolico lucano, Emilio Colomboviene appoggiato in una pressante campagna elettorale da tutte le Diocesidella Basilicata che schierano a suo favore tutti gli apparati ecclesiali e la po-tente Azione Cattolica193.

191 Nata a Ossana di Trento il 20 agosto 1902, laureata in Lettere, era stata Presidentedella Fuci femminile negli anni ’20. Iscrittasi alla Democrazia Cristiana, ricoprì l’incarico diDelegata Nazionale femminile e membro della Direzione Nazionale. Fu Sottosegretario allaPubblica Istruzione nel governo Scelba, in quello Segni e nel gabinetto Zoli. Morì nel suopaese natale il 27 dicembre 1975.

192 Nino Calice, Il PCI nella storia della Basilicata, Osanna Ed., Venosa 1986, pp. 103-104.193 Rocco De Rosa, Il mezzogiorno doroteo dal dopoguerra ad oggi, Rubettino Ed.,

Soveria Mannelli (CZ) 1984, p. 22.

79

Manifesto elettorale del 1946.

80

Ai suoi comizi la presenza delle donne e delle giovani dell’AzioneCattolica è rilevante e la loro forza sarà determinante nell’imponente risulta-to di 21.609 preferenze da lui conseguite194. Osannato dalle folle, dopo i suoidiscorsi in piazza è addirittura portato in braccio dalle ragazze di A.C. comeavviene a Stigliano, nell’ultima domenica di maggio del ’46, o a Potenza, ac-compagnato in trionfo fin sotto casa195.

Le donne comuniste, naturalmente, non sono da meno sia nella propa-ganda a favore della Repubblica che in quella per i candidati delle proprie li-ste. Tra le tante si segnala Raffaela Buonavoglia di Acerenza, già fondatricenel 1935 del “primo nucleo per l’emancipazione della donna dalla schiavitùfamiliare, dal padrone e dal clero”. A capo di un gruppo di ragazze, le sorel-le Monaco, Lina e Antonietta Buonavoglia, le sorelle Romaniello ed altre, incollaborazione con la Monteleone e la Lomuscio di Genzano, a piedi si recanei paesi limitrofi prendendo contatto con le donne del Melfese per organiz-zare un’attiva e incisiva azione propagandistica196.

E tante altre profondono il loro impegno in oltre 70 dei Comuni dellaprovincia di Potenza: “ragazze al di sotto dei 20 anni, braccianti, umili lavo-ratrici dei campi” che, con grande entusiasmo giovanile, portano nello scon-tro politico la propria volontà di lotta “contro lo sfruttamento del padrone perla conquista della propria emancipazione”197.

Questi i dati lucani dell’elezione dell’Assemblea Costituente sul totale di394 sezioni: l’Unione Democratica Nazionale di Nitti raggiunge il 22,8%(24,1% a Potenza) per un totale di 58.499 voti, il Partito dell’Uomo Qualun-que l’8,6% (10,2% a Potenza) con 22.026 voti, la Democrazia Cristiana il31,3% (31,99% nel Capoluogo) per 80.316 voti, i socialisti il 16,2% (20,38%

194 Cfr. anche Vincenzo Verrastro, Movimento cattolico ed azione politica in Basilicata,in Franco Noviello (a cura di), “Cultura, meridionalismo e lotte contadine in Basilicata nelsecondo dopoguerra”, Centro Studi di Storia delle Tradizioni Popolari di Basilicata, ArsGrafica Spa, Villa d’Agri (PZ) 1984, p. 41.

195 Lucio Tufano, La tirannide dei gelsomini, in AA.VV., “Quando credevamo di poterrifare il mondo. Gli anni Cinquanta in Basilicata”, Calice Ed., Grafiche Zaccara, Lagonegro(Pz) 2007, p. 124.

196 Michele Mancino, Memorie di un comunista, Galzerano Ed., Casalvelino Scalo (Sa)1994.

197 Michele Mancino, Lotte contadine in Basilicata, op. cit., pp. 134-137: “Infine grazieal loro spirito d’ordine e disciplina svolsero sempre il lavoro sul piano unitario tra donne deiceti urbani e rurali facilitando il successo nella questione istituzionale e nelle lotte per la con-quista, in pochi anni, di alcuni diritti che i loro antenati avevano vagheggiato per secoli”.

81

Volantino elettorale del 1946.

82

a Potenza) con voti 41.569, il Partito Comunista il 13% (4,14% nel Capo-luogo) per un totale di 33.369 voti. Per quanto riguarda le formazioni che ri-scuotono minore successo, il PRI riporta 7.648 voti (2,9%), gli Indipendenti5.803 (2,2%), Alleanza Repubblicana 5.333 (2%), Unione Comunisti ItalianiIndipendenti 1.781 (0,7%)198.

Per la Basilicata risultano eletti: due democristiani (Emilio Colombo eMario Zotta), residuando circa 16.000 voti per il collegio unico nazionale, uncomunista (Fausto Gullo cui subentra Luigi De Filpo), residuando oltre 1.300voti per il collegio unico nazionale, uno dell’U.D.N. (Francesco Saverio Nitticui subentra, dopo l’opzione per il collegio napoletano, Vito Reale), un so-cialista (Aldo Enzo Pignatari)199.

Ciò che colpisce di più è il successo di Nitti, la cui formazione politicain Basilicata supera di oltre 7 punti il risultato elettorale meridionale (15%),e quello indiscusso del partito di D’Alessio che in provincia di Matera si po-siziona dopo la DC ma prima dei nittiani. Il Fronte dell’Uomo Qualunque,tuttavia, non ottiene alcun deputato lucano residuando tutti i 22.026 voti peril collegio unico nazionale come avviene anche per le altre formazioni chenon conquistano seggi200.

Le due donne candidate non vengono elette. Maria De Unterrichter ottie-ne ben 2.127 preferenze lucane (913 in provincia di Potenza e 1.214 in quel-la di Matera) entrando, comunque, a far parte dell’Assemblea Costituente main rappresentanza di altro collegio. La dirigente dell’UDI Rosa Anna Sanza,invece, riporta soltanto 173 voti di cui 127 in provincia di Potenza e 46 inquella materana201.

L’UDI e il CIF crescono

Nell’ottobre del 1946 la Direzione Nazionale del PCI manda a MateraVincenzo Bianco, Fausto Gullo e Renzo Trivelli. La Conferenza di organiz-

198 Per tali dati si veda: Ministero Interno, Archivio Storico delle Elezioni (ElezioniAssemblea Costituente-Circoscrizione Potenza-Matera); Luigi Calabrese, La città diPotenza tra il crollo del fascismo e la nascita della Repubblica (1943-1948), in “Bollettinostorico della Basilicata”, n. 22/2006, pp. 211-212.

199 Cfr. anche lettera del Prefetto di Potenza all’Ispettore Generale del Ministero dell’In-terno del 10 giugno 1946, in ASP, Fondo Prefettura, Gabinetto, II Vers., II elenco, B. 3.

200 Ivi.201 I dati sono riportati da Ezio M. Lavorano, op. cit., pp. 172-176.

83

Socie del CIF di Rionero (Collezione privata Wanda Basalisco Papa).

84

zazione comunista del Materano, il cui dibattito è dominato dal “timore del-l’isolamento sociale e politico e della forza del fronte avversario”, vede lapartecipazione di alcune donne, mentre nel nuovo Comitato Federale entraproprio una rappresentante femminile: Cesarini Rina202.

Cresce, intanto, nel 1947 la presenza femminile nella federazione provin-ciale comunista di Potenza: nella sezione di Venosa, su 2.200 tesserati, ben1.300 sono donne. Anche nelle nuove sezioni, aperte ad aprile, di Calvello,Sasso di Castalda, Castelmezzano, Campomaggiore, S. Costantino, Rivello,Guardia Perticara le donne risultano numerose. Al 30 aprile 1947 la percen-tuale delle donne iscritte è attestata addirittura intorno al 26%, un risultato ditutto rilievo203.

L’UDI di Potenza, frattanto, è anche impegnata per l’assistenza morale emateriale dei feriti dei fatti del 29 aprile 1947, nonché per aiutare la famigliadel contadino deceduto che aveva lasciato moglie e due figli senza alcun so-stentamento204. Continua risulta l’attenzione delle socie per i degenti nell’O-spedale, mentre viene promossa una sottoscrizione in tutti i paesi per la fami-glia della vittima onde alleviare, almeno in parte, “la critica situazione eco-nomica” in cui si trova205.

Settembre è il mese in cui si susseguono le manifestazioni contro il caro-vita e l’inerzia del Governo organizzate dai partiti della sinistra: forte è lapresenza delle donne comuniste e delle iscritte all’UDI.

Numerosi sono i comizi che danno vita a vari ordini del giorno inviati al-le autorità provinciali molti dei quali firmati delle rappresentanti locali del-l’UDI. Così per la manifestazione di Montemilone del 20 settembre dove il

202 Nino Calice, Il PCI nella storia di Basilicata, Ed. Osanna, Venosa 1986, p. 105. AllaConferenza, riporta l’autore, Fausto Gullo, “con accenti autocritici”, denunciò “gli sforzi pri-vilegiati” che il Partito aveva profuso sulla questione istituzionale, mentre Vincenzo Biancoaccusò apertamente il gruppo dirigente e lo stesso segretario provinciale di accentramento,di diffidenza verso i nuovi quadri, di scarse aperture verso strati sociali intermedi.

203 Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, numero straordinario,anno IV, del 4 maggio 1947, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

204 Il 29 aprile 1947, in Piazza Prefettura a Potenza, durante una manifestazione di con-tadini (provenienti da Anzi, Brindisi di Montagna, Tolve, S. Chirico Nuovo, Senise e Vaglio)per l’abolizione degli ammassi, dei consorzi e delle tessere di macinazione, la forza pubbli-ca aveva fatto uso delle armi, provocando la morte di 2 manifestanti (Antonio Bastanzio, 19anni, di Senise, e Pietro Rosa, padre di due figli, di Tito) e il ferimento di altri 12.

205 Azione Proletaria. Organo della Federazione Comunista. Numero straordinario,Anno IV, del 4 maggio 1947, rist. anast. Ed. Osanna, Venosa 1988.

85

Una riunione del CIF (Collezione privata Wanda Basalisco Papa).

86

documento conclusivo è firmato da Teresa Todisco quale segretaria dell’as-sociazione femminile. Lo stesso dicasi per quello di Rapolla, siglato in paridata da Montingelli Grazia206.

Il giorno successivo è la volta di Atella dove scendono in piazza circa 500manifestanti. Le donne comuniste sono guidate da Angela Parisi che, anche inrappresentanza dell’UDI, firma l’ordine del giorno. Sempre il 21 settembre al-tri comizi a Venosa e Lavello. Nella cittadina oraziana il documento è siglato,in rapresentanza dell’UDI, da Antonietta Tamburriello, mentre a Lavello fir-mano ben quattro donne tra cui Maria Salvatore e Giuseppina Tummolo207.

Il 28 altro comizio a Tito, organizzato dal PCI e dal PSI nella localePiazza del Seggio. Alle 17,30, davanti a circa 130 persone, tra cui molte don-ne, parla la delegata della Federazione Comunista potentina Rosalia Di Mu-ro. La manifestazione si conclude – annotano i carabinieri – senza alcun in-cidente per l’ordine pubblico208.

Al 30 settembre 1947 la consistenza del PCI lucano è attestata sui 14.905iscritti, il 4,40% dell’intera popolazione residente. Di questi il 7,96% è costi-tuito da uomini, il 6,30% da giovani, mentre le donne sono solo l’1,65%. Lapresenza femminile lucana però, pur essendo al di sotto della media naziona-le (2,94%), è tutt’altro che irrilevante se si tengono presenti i dati delle altreregioni meridionali. La Basilicata, infatti, risulta inferiore solo alla Puglia do-ve le comuniste sono il 2,95%, mentre sorpassa la Campania (1,19%), l’A-bruzzo e il Molise (0,82%), la Calabria (0,84%), la Sicilia (1,04%) e la Sar-degna (0,59%)209.

Nel dicembre del 1947 si apre, intanto, a Pozzuoli il Congresso Demo-cratico del Mezzogiorno. Vi partecipano, per la Basilicata, ben 537 delegati.Nel gruppo del Fronte Democratico sono presenti Francesco Cerabona, Mi-chele Mancino e Floriano Del Secolo. La manifestazione viene preparata dacentinaia di assembee con la partecipazioni rilevante di organizzazioni gio-vanili e femminili210.

206 Gli ordini del giorno sono contenuti in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, IIVersamento, II Elenco, B. 62.

207 Ivi.208 Rapporto della Compagnia Interna Carabinieri di Potenza al Prefetto del 30 settem-

bre 1947, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.209 Per tali dati cfr. Renzo Martinelli, Storia del Partito comunista italiano, vol. VI,

Einaudi Ed., Torino 1995, pp. 175, 314.210 Nino Calice, op. cit., p. 114.

87

Inaugurazione sede CIF Rionero (Collezione privata Wanda Basalisco Papa).

88

Il nuovo anno, il 1948, porta una novità a Rionero in Vulture: la nascitadel circolo CIF. Guidato da Maria Catenacci Rubino, direttrice didattica delcentro del Vulture, e in stretto collegamento con la presidente provincialeDora Grimaldi Rossi, è subito caratterizzato da una impostazione prettamen-te religiosa e assistenziale supportata dal lavoro del consulente ecclesiasticodon Michele Di Sabato211.

L’anno successivo viene eletta, con unanime “alzata di mano”, la nuovapresidente, Wanda Basalisco Papa, una brillante giovane di 23 anni che con-serverà l’incarico fino al 1977. Il circolo, a differenza di altri, conserva l’im-postazione assistenziale che lo terrà distante da ogni coinvolgimento politi-co. La cura degli orfani di guerra e dell’infanzia in genere, l’invio dei picco-li alle colonie marine e montane, iniziative come il laboratorio di taglio e cu-cito o come i corsi per analfabeti costituiscono il fulcro del lavoro del Cif rio-nerese. La presidente farà anche, in seguito, da “madrina”nella distribuzionedi piccoli aiuti finanziari americani e di biancheria ai bambini poveri212.

211 Testimonianza di Wanda Basalisco Papa.212 Ivi. Si trascrive qui la testimonianza della Sig.ra Basalisco sulla storia del Cif rione-

rese: “Il Centro Italiano Femminile ebbe inizio a Rionero nel 1948 con la PresidenteComunale sig.ra Maria Catenacci Rubino direttrice didattica del circolo rionerese. Per i suoimolteplici impegni scolastici la sig.ra Maria Catenacci non potè continuare e propose me al-la Presidente Provinciale sig.ra Dora Grimaldi Rossi e al consulente ecclesiastico DonMichele Di Sabato. Fui eletta presidente per alzata di mano in una riunione di invitate e unarappresentanza provinciale nel 1949. Data la mia giovane atà, 23 anni, cominciai con moltoentusiasmo, non pensando certo che avrei continuato fino al 1977. È stato un lungo periododi intenso lavoro, dovuto sì alla mia abnegazione, amore di Dio e del prossimo, ma soprat-tutto alla benevolenza nei miei confronti della Presidente Provinciale, sig.ra Dora GrimaldiRossi, che mi è venuta incontro in ogni mia richiesta. Allo scadere di ogni rinnovo di vota-zione sono stata sempre eletta, e pur avendo col passare degli anni più impegni di famiglia,ho continuato a dedicare molto del mio tempo alle varie necessità di assistenza. Il circolo fusempre impegnato in iniziative assistenziali senza alcun coinvolgimento di natura politica.Cominciai col mandare i bambini bisognosi alla colonia marina e montana. Anno dopo an-no riuscivo a mandare bambini sempre più numerosi fino a quando intervenne il Comune aorganizzare le colonie dopo parecchi anni. Quando fu aperto dal Cif a Marina di Maratea ilcollegio scuola andarono bambini a frequentare la scuola media e un gruppo di ragazze con-tinuò a studiare fino al diploma di segretaria di azienda. Contemporaneamente furono orga-nizzati corsi per analfabeti, corsi per adulti di scuola popolare, corsi di taglio e cucito e percamiciaie. Mons. Caselle venne un giorno a casa e mi chiese se, pur essendo presidente delCif, avessi potuto portare avanti il “madrinato”, associazione americana che, per gli aiutiall’Italia, mandava 5 dollari a 20 bambini bisognosi. Altre persone non avevano accettatoquesto incarico. Io, pensando di poter fare del bene a chi aveva bisogno, ho chiesto al buonDio di aiutarmi e sono andata avanti per 7 anni. Sono arrivati anche capi di biancheria che

89

Lo scontro elettorale del 1948

Nelle elezioni del 18 aprile 1948 in Basilicata, come nel resto d’Italia, èfortissima la partecipazione delle donne alla propaganda e alla lotta elettora-le. Specialmente le donne comuniste sono in prima fila nelle manifestazionidi piazza nel tentativo di battere la Democrazia Cristiana.

La competizione si svolge all’insegna della lotta tra la DC e il “Frontedemocratico popolare”che raccoglie PCI e PSI, aggravata dalla situazione in-ternazionale con lo scoppio della guerra fredda e la divisione del mondo indue blocchi.

Anche la Basilicata è coinvolta nel clima generale di contrapposizioneepocale nel quale si buttano a capofitto le forze cattoliche per impedire la vit-toria di quelle che giudicano partiti anticristiani.

La mobilitazione diretta dei parroci che nelle chiese predicano e fannodistribuire all’uscita volantini contro i comunisti, l’appiattimento del PCI sul-le posizione sovietiche, la simpatia delle masse popolari per la promessa de-gli aiuti americani, tutto questo convince sempre più i lucani a far pendere ilpiatto della bilancia verso i candidati democristiani.

Soprattutto le giovani e le donne dell’Azione Cattolica, supportate dalclero e dai comitati civici di Gedda213, nonché, in alcuni casi, le aderenti alCif sono in prima fila nelle azioni di propaganda, mentre l’influenza dellaChiesa sulla componente femminile dei ceti rurali lucani appare determinan-te nel gioco elettorale.

Così a Barile sono donne del movimento femminile DC e dell’AzioneCattolica, come Anna ed Ida Paternoster, ad occuparsi di avvicinare gli am-bienti femminili per convincere dell’importanza di un voto anticomunista214.

distribuivo ai vari bambini. Le famiglie di questi bambini hanno sempre ringraziato per lacomprensione avuta nei loro riguardi e io sono stata contenta di averlo fatto”.

213 Nei “Comitati civici” locali Gedda fece confluire i dirigenti perrocchiali dei diversisettori dell’Azione Cattolica che impegnarono così nei nuovi organismi tutti i propri militan-ti. I Comitati locali vennero invitati a compilare “una sorta di anagrafe elettorale”, a mezzodi schede su cui annotare il nominativo e i dati dell’elettore, oltre al suo “comportamentoelettorale” e il suo “presumibile orientamento” nelle votazioni, sino ad indicare “il modo ri-tenuto più idoneo per influire su di lui” (Roberto P. Violi, op. cit., p. 52). Sull’organizzazioneinterna dei Comitati si veda anche Antonio Parisella, Mondo cattolico e DemocraziaCristiana, in AA.VV., “Storia del movimento cattolico in Italia”. Vol. VI, Il Poligono Ed.,Roma 1981, p. 170-175.

214 Testimonianza della prof.ssa Maria Luigia Bozza.

90

Sul versante del Fronte l’impegno femminile non è da meno. A Matera siregistra l’attività di alcune dirigenti comuniste impegnate nella campagnaelettorale. Così B. L., sottoposta addirittura a vigilanza di Polizia, nonché An-gela Misuriello che il 20 aprile riunisce in un comizio non autorizzato unatrentina di donne le quali, sulla base di una falsa notizia sul vantaggio eletto-rale del Fronte Popolare, inneggiano a Garibaldi e Stalin percorrendo, poi, iquartieri popolari dei Sassi al canto di Bandiera Rossa215.

A Lavello la presenza di un gruppo di “agitate” donne comuniste (AnnaMaria e Maria Lucia Fuggetta, Maria De Fato e Libera Gastone) desta qual-che preoccupazione di ordine pubblico, ma la situazione di tutta la provinciadi Potenza sembra più calma di quella materana216.

I risultati elettorali in Basilicata non sono diversi da quelli nazionali. LaDC stravince con 142.941 voti (48,5%), mentre il Fronte Democratico rag-giunge appena il 25, 6%, sotto di oltre 5 punti rispetto alla media nazionale econ quasi 4 punti in meno sul risultato dei due partiti nel 1946. Per quanto ri-guarda le altre formazioni politiche, i socialdemocratici di Saragat ottengonol’8,3%, il Blocco Nazionale (Uomo Qualunque e PLI) 7,8%, i monarchici5,6%. Netta sconfitta dei nittiani217.

Nella città di Potenza la DC ha un risultato minore: 6.112 voti (41,24%).Ottima affermazione, invece, del Partito Monarchico, con ben 3.617 voti al-la Camera (24,41%), che supera il Fronte con 2.579 voti (17,4%). Bene an-che il Movimento Sociale che riporta 806 voti (5,44%). Il Blocco Nazionaleottiene solo 520 voti (3,51%)218.

Anche a Matera la DC consegue una percentuale più bassa rispetto aquella regionale e a quella del restante territorio provinciale (45%). Essa, co-munque, assorbendo buona parte dell’elettorato di destra, compie un salto dioltre 22 punti percentuali rispetto al voto per la Costituente, raggiungendoquota 38,4%219.

215 Antonella Manupelli, op. cit.216 Sul gruppo delle donne di Lavello cfr. ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versa-

mento, II Elenco, B. 62.217 Giampaolo D’Andrea, Dal governo di Salerno, cit., pp. 302-303.218 Renato Cantore-Giampaolo D’Andrea, Speciale Elezioni. Il Mezzogiorno e il “diffi-

cile governo”, in “Territorio” n. 26-27 /1976, pp. 40-41. Cfr. anche Luigi Calabrese, op. cit.,pp. 215-216.

219 Alfonso Pontrandolfi, op. cit., p. 220.

91

Le attiviste comuniste

Arriviamo così alla fine degli anni Quaranta. L’attività delle donne co-muniste è sempre più intensa nelle due province lucane. Scrivono i carabinie-ri di Potenza al Prefetto nell’aprile del 1949: “In questi ultimi tempi alcuneattiviste del PCI hanno svolto, nel Melfese e nel Venosino, intensa attivitàpropagandistica visitando famiglie di iscritti al partito o simpatizzanti, speciequelle dei lavoratori agricoli”. L’obiettivo di tali visite è la critica all’opera-to del Governo “in materia di riforma agraria”e diffondere “i principi comu-nisti”. Una di queste agitarici – puntualizzano i militari – è la mantovanaFlora Achillozzi, residente in Basilicata “da qualche mese”220.

La stessa dirigente femminile comunista è poi segnalata, il 25 settembre,alla Festa dell’Unità di Tito dove, davanti a oltre 200 persone, parla contro ilGoverno accusato di sfruttare i lavoratori e di “condurre la nazione ad un ter-zo flagello mondiale”. La manifestazione – si legge nel rapporto dei carabi-nieri – si conclude senza incidenti221.

Anche le detenute del carcere di Potenza danno un qualche fastidio alPrefetto. Il 26 ottobre, infatti, ben 28 di esse, che prima non avevano aderitoallo sciopero della fame messo in atto da 189 carcerati, ora decidono di par-teciparvi per fare sentire la propria voce contro la mancata concessione del-l’amnistia222.

Ad agosto, intanto, si è costituita la sezione UDI di Pescopagano, conben 30 iscritte guidate dalla segretaria Maria Farina223.

Durante l’anno a Matera la segreteria della Federazione comunista vieneassunta da Giovanni Dello Jacovo che, per impulso di Amendola, imprimeuna vera e propria svolta nel lavoro della federazione, concentrata nello svi-luppo di una “iniziativa di massa vasta e articolata”, per la preparazione del-le c.d. “Assise della Rinascita”. Una iniziativa, questa, affidata al nuovo re-sponsabile dell’organizzazione, Angelo Ziccardi, e a Michele Strazzella, di

220 Rapporto dei carabinieri di Potenza al Prefetto del 6 aprile 1949, in ASP, FondoPrefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

221 Rapporto del capitano dei carabinieri di Potenza al Questore e al Prefetto del 27 set-tembre 1949, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

222 Lettera del Prefetto di Potenza al Ministero dell’Interno del 26 ottobre 1949, in ASP,Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

223 Rapporto del capitano comandante Compagnia Interna Carabineri di Potenza al Pre-fetto del 25 agosto 1949, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.

92

Lavello, dirigente della Federterra e futuro animatore delle lotte contadine.L’ondata di consenso al partito risulta “straordinaria”: in soli due anni si pas-sa da 4.713 tessere a 7.452 fra cui migliaia di donne desiderose di testimo-niare la propria voglia di cambiamento224.

Tra il 1949 e i primi anni ’50 in vari centri del Materano si registra l’at-tività di un gruppo di donne comuniste, spesso messe sotto controllo dallaPolizia per azioni che generano preoccupazioni di ordine pubblico.

Ad Irsina nel 1949 vengono denunciate cinque donne comuniste perché,durante una sommossa popolare, avrebbero concorso all’invasione dell’Uf-ficio Postale e della cabina elettrica. Esse appartengono al movimento fem-minile del PCI fondato da Maria Gabriele Oliva, una casalinga analfabeta na-ta nel 1895. Le attiviste del gruppo, iscritte anche all’UDI, provengono da fa-miglie di tradizioni comuniste dando vita, esse stesse, a famiglie comuniste,per aver sposato dirigenti o attivisti del PCI. L’anno dopo sei di esse parteci-pano all’assalto e devastazione della sezione del Movimento Sociale Italiano,e quattro risultano sottoposte a controllo della polizia in quanto componentidi una organizzazione sospettata di essere una formazione paramilitare delPCI. Infine, due di esse (L. G. e R. R.) vengono denunciate, tra il 1950 e il1951, per “detenzione di armi da guerra”225.

Due anni dopo, a gennaio, durante i disordini scoppiati sempre a Irsinacontro la “legge truffa” si avranno scontri con la polizia nei quali sarannocoinvolte altre donne comuniste (M. G., C. L., M. R. e L. G.) le quali verran-no denunciate, insieme a 34 uomini, per essersi rifiutate di obbedire all’ordi-ne di sciogliere un corteo e una manifestazione non autorizzati, per manife-stazione e grida sediziose e per istigazione a compiere reati226.

Anche a Grassano viene segnalato un gruppo di nove donne comuniste chedà non poche preoccupazioni di ordine pubblico. Tra il 1949 e i primi anni ’50sono in prima fila nelle occupazioni di terre nei territori di Grassano, Grottolee Tricarico. Ancora quattro di loro sono presenti, nel 1951, alle manifestazioninon autorizzate del PCI contro la visita in Italia del generale Eisenhower227.

224 Nino Calice, op. cit., pp. 110-111.225 Antonella Manupelli, op. cit.226 Michelino Dilillo, Irsina, lotta politica e lotte sociali nel secondo dopoguerra 1943-

1953 (Spunti di ricerca), in AA.VV, “Cultura, Meridionalismo e lotte contadine in Basilicatanel secondo dopoguerra”, Collana Studi Lucani e Meridionali, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri1984, p. 482.

227 Il 17 gennaio 1951, dopo varie trattative condotte nei mesi precedenti per un piano

93

Sempre a Grassano sarà attivo un folto gruppo della gioventù femminile co-munista formato per lo più da contadine analfabete. Una di esse, MariaTortorelli, frequenterà i corsi di “Mistica Comunista” di Faggeto Lario228.

Un ulteriore gruppo di comuniste, casalinghe e contadine, sono presentia Tricarico: ne fa parte Rosa Stasi, già attiva nel 1949 e che, l’anno successi-vo, partecipa a vari tumulti popolari. A Calciano, invece, è presente una for-te sezione della gioventù femminile del PCI, con 40 iscritte. Ne è segretariaMaria Luigia Pennacchia che nel 1950 prende parte al convegno comunistadi Livorno229.

Anche in provincia di Potenza il 1950 vede estendersi l’impegno delledonne comuniste. L’11 febbraio la dirigente comunista Flora Achillozzi tieneun comizio a Rapolla, insieme al socialista Vincenzo Torrio, sul tema dellapace230. È sempre lei che, il 5 marzo a Palazzo San Gervasio ad un affollatocomizio organizzato dal PCI e PSI sul tema della riforma agraria, parla da-vanti a oltre 600 persone, galvanizzando l’attenzione del pubblico femmini-le sulla richiesta di togliere le terre ai padroni e distribuirle ai braccianti. Lamanifestazione si conclude con un corteo al termine del quale ben 300 lavo-ratori inscenano una dimostrazione contro il collocatore comunale231.

A luglio i carabinieri di Venosa relazionano alla Tenenza di Melfi sullapresenza di un attivissimo gruppo di donne comuniste che nella cittadina ora-ziana hanno raccolto oltre 4.000 firme per il plebiscito sulla pace e l’interdi-zione delle armi atomiche. Le attiviste segnalate dall’Arma sono: la casalin-ga Olga Ruggiero, nata a Venosa il 23 ottobre 1892 e ivi residente, la “bene-stante” Pasqua Spada, nata a Venosa il 30 maggio 1891 e ivi residente, la con-tadina Maria Carella, nata a Venosa il 22 giugno 1909 e ivi residente, lacontadina Maria Donata Aliano, nata a Lavello il 23 marzo 1922 ma domici-

di riarmo europeo, giunge in visita in Italia il generale Eisenhower, comandante delle forzemilitari della NATO. L’arrivo del generale americano provoca manifestazioni di protesta intutta Italia contro il governo De Gasperi accusato di favorire la corsa al riarmo. Gli scontricon la polizia sono alquanto cruenti e producono quattro morti e moltissimi feriti. Nonostan-te l’ondata di protesta il 7 marzo viene approvata la legge sul riarmo e stanziati 150 miliar-di di lire per la modernizzazione dell’esercito con materiale bellico fornito dagli USA.

228 Antonella Manupelli op. cit.229 Ivi.230 La notizia del comizio è contenuta in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versa-

mento, II Elenco, B. 62.231 Rapporto della Tenenza Carabinieri di Melfi al Prefetto e Questore del 9 marzo

1950, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

94

liata a Venosa, e Angela Bellomo, anch’essa contadina venosina nata il 20gennaio 1922232.

Il 17 settembre a Potenza, nell’ambito della Festa dell’Unità, vi è il co-mizio di Marisa Musu del Comitato Centrale del PCI la quale, davanti a ol-tre 200 persone tra cui molte donne, tuona contro il Patto Atlantico e ilGoverno233.

La presenza delle attiviste comuniste sarà sempre costante nelle manife-stazioni pacifiste contro la guerra fredda e gli armamenti atomici. La criticaal governo e la contrarietà al Patto Atlantico saranno i temi delle dimostra-zioni in Basilicata tra la fine del 1950 e l’inizio dell’anno successivo, dei cor-tei contro la visita in Italia del generale americano Eisenhower di Potenza edi Melfi e degli altri paesi della provincia che, non autorizzati, verranno spes-so sciolti dall’intervento dei carabinieri234. Così come saranno sempre i grup-pi femminili del PCI a essere in prima fila nel movimento contro la “leggetruffa” alla fine del ’52.

Su tale tematica anche le donne socialiste daranno il proprio contributocome è testimoniato da un rapporto dei carabinieri di Venosa al Prefetto nelquale si segnala una riunione di attivisti socialisti di Palazzo San Gervasio, te-nuta il 16 novembre, cui partecipano ben venti donne235. O come è documen-tato dai numerosi episodi di manifestazioni sciolte dalla forza pubblica, con leprime file dei cortei prettamente femminili236. Pensiamo, ad esempio, a quan-to accade a Rionero il 12 gennaio 1953 quando, dopo l’arresto del socialistaMichele Preziuso, scoppia un tumulto popolare con scontri tra la folla e i ca-rabinieri. Tra le 23 persone arrestate figurano Giovanna Catena, Rachele Grie-co, Michelina Nardozza, Savina Grieco e Iolanda Grieco di soli 16 anni237.

232 Rapporto della Stazione Carabinieri di Venosa alla Tenenza dell’Arma di Melfi del12 luglio 1950, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

233 Lettera del Questore potentino al Prefetto di Potenza del 17 settembre 1950 in ASP,Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

234 Comunicazione via radio urgente del Prefetto alla Direzione Generale P.S. di Romadel 18 gennaio 1951, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

235 Rapporto della Stazione Arma dei Carabinieri di Venosa al Prefetto e Questore del19 novembre 1952, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

236 Sui diversi episodi cfr. la documentazione contenuta in ASP, Fondo PrefetturaGabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.

237 L’episodio, raccontato da Rachele Grieco, è riportato da Cristina di Lagopesole nelsuo saggio Una vita per il socialismo per la libertà per la democrazia, in AA.VV., “MichelePreziuso l’uomo il politico l’educatore”, Calice Ed., Rionero 2002, pp. 33-35.

95

Il gruppo rimane in carcere per oltre sei mesi, fino al 16 luglio 1953,quando il processo si concluderà con l’assoluzione di tutti gli imputati. Parti-colarmente duro il regime carcerario: le testimonianze parlano di “patimenti,pasti scarsi salatissimi e rancidi, pidocchi, cimici, interrogatori, botte, isola-mento, ispezioni, incursioni”. Per tali trattamenti tutte le donne contraggonoinfezioni renali e alla vescica, senza parlare delle patologie intestinali. Controtutto questo, contro il freddo e le precarie condizioni igieniche (un solo ba-gno per 15-16 persone) le rioneresi si rivoltano rovesciando il cibo per terrae subendo la punizione della cella d’isolamento238.

L’anno prima si era tenuto, a Potenza, il primo congresso dell’UnioneDonne Italiane, con l’invio di una lettera al Prefetto e alle massime autorità delGoverno e dello Stato in cui si rendevano pubblici gli argomenti emersi duran-te il dibattito affrontato. In particolare si rilevavano le condizioni di “estremamiseria” in cui erano costrette a vivere le popolazioni, data la carenza di servi-zi e infrastrutture. La missiva si concludeva con l’istanza, rivolta al Governo,perché i fondi stanziati per il riarmo fossero impiegati per opere di pace239.

In quello stesso periodo anche il movimento femminile DC aveva svoltoil proprio convegno provinciale come si evince da una informativa delQuestore potentino al Prefetto del marzo 1952240.

Le lotte per la terra

Non possiamo concludere il nostro lavoro senza accennare, seppur bre-vemente, alla presenza femminile nelle lotte per la terra del secondo dopo-guerra quando alle occupazioni contadine parteciparono centinaia di donne,spesso portando con sé i figli più piccoli241.

238 Ivi. La testimone racconta che, vedendo l’inutilità degli interrogatori, si ricorse adun espediente “riprorevole”, facendo travestire una guardia carceraria da monaco e invitan-do le detenute alla confessione. Ma la prima donna chiamata si accorse del tranello e, senzafarsene accorgere, avvertì le altre che si confessarono senza rivelare nulla di importante.

239 Lettera dell’Unione Donne Italiane al Prefetto di Potenza e alle massime autoritàdello Stato e del Governo del 16 marzo 1952, in ASP, Fondo Prefettura Gabinetto, II Versa-mento, II Elenco, B. 8.

240 Informativa del Questore di Potenza al Prefetto del 23 marzo 1952, in ASP, FondoPrefettura Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.

241 Michele Mancino (Lotte contadine in Basilicata, cit., p. 137) le ricorda “numerose,con i lattanti al seno e i piccoli aggrappati”, donne coraggiose “che non hanno pianto quan-

96

Montescaglioso, 1949. Occupazione delle terre, collezione privata Franco Mazzoccoli, in“Montescaglioso 1949. La lotta per la terra”, edizione Comune di Montescaglioso, 1991.

97

Dagli episodi del 1943-44 a quelli, spesso sanguinosi, del 1949, le mo-gli e le figlie dei braccianti, lavoratrici della terra esse stesse, diedero un ap-porto determinante come dimostrano i fatti che ci accingiamo a narrare, met-tendo in luce singole figure che ebbero un ruolo da protagoniste in quellelotte.

E fu anche la presenza di tante donne a indurre la senatrice comunistaAdele Bei242, “reduce dai fatti di Calabria”, a fermarsi in provincia di Materanel novembre del 1949 come si evince da un rapporto dei carabinieri diMatera al Prefetto della città243. Dopo la sua partenza si registrarono occupa-zioni di terreni a Garaguso, Calciano, Grottole, Irsina, Pisticci, Miglionico,Montescaglioso, Ferrandina e Matera.

È soprattutto nelle vicende di Montescaglioso che appaiono significativefigure di donne promotrici dei moti bracciantili. Da quel centro del Materanoagli inizi di dicembre del 1949 partirono, infatti, folti gruppi di braccianti econtadini per occupare i latifondi Lacava. Secondo i rapporti dei carabinieritra gli organizzatori figuravano due donne: Anna Avena e Nunzia Suglia244.

Anche Marianna Menzano era a capo del movimento bracciantile. Cosìricordò l’inizio della lotta:

Per trentasei giorni consecutivi andammo sulle terre. Quando tornavamo la seradalla campagna facevamo il giro della villa comunale e poi riunione in piazza grande.La miseria era tanta ed i terreni erano tutti nelle mani dei grossi agrari che chiamati in

do i mariti e i figli sono stati arrestati, tanto grande era la nuova, cosciente, consapevolezzadella propria forza”.

242 Nata a Cantiano di Pesaro il 4 maggio 1904, operaia e sindacalista, durante il fasci-smo era fuggita in Russia dove aveva rafforzato il suo marxismo. Ritornata in clandestinità,nel 1933 era stata arrestata e condannata a 18 anni di reclusione dal Tribunale Speciale. Dopoaverne scontato 8, fu al confino a Ventotene per 2 anni. Partecipò attivamente alla Resisten-za. Componente della Consulta Nazionale, fu eletta alla Costituente per il PCI e fu segreta-ria della III Commissione per l’esame dei Disegni di Legge. Eletta nel 1948 al Senato, ven-ne riconfermata alla Camera dei Deputati per 17 anni consecutivi. Morì nel suo paese nata-le il 15 ottobre 1974.

243 Riportato da Antonella Manupelli, Le occupazioni delle terre nella provincia di Ma-tera, in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n.3/1999, p. 55.

244 Raffaele Giura Longo, Movimento contadino, classe politica e intellettuali nel se-condo dopoguerra: il Mezzogiorno e la Basilicata, in “Dall’occupazione delle terre alla Ri-forma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999, p. 26. Sulle vicende di Montescaglio-so cfr. anche Comune di Montescaglioso (a cura di), Montescaglioso 1949. La lotta per laterra, Montescaglioso 1991.

98

Comune si erano rifiutati di concedere un po’ di terra ai reduci e ai combattenti tornatia casa. Così incominciammo la grande lotta per la terra a Montescaglioso245.

E anche con l’intervento della polizia e dei carabinieri le donne non sispaventarono e presero l’iniziativa. Così la stessa Marianna Menzano:

Noi donne quel giorno non eravamo con i nostri uomini. Una donna venne a dir-mi concitata che la polizia era andata in campagna per arrestare gli occupanti.Andiamo – dissi – prendete anche i bambini. Una marea umana in poco tempo, bam-bini avanti e donne dietro, circondò la masseria e non facemmo passare le camionet-te dei carabinieri246.

Alcuni giorni dopo, alle due del mattino del 14 dicembre, dopo aver in-terrotto l’erogazione di elettricità, i carabinieri del battaglione mobile di Baripenetrarono a Montescaglioso. Casa per casa iniziarono le perquisizioni sve-gliando di soprassalto uomini, donne e bambini, ancora immersi nel sonno.

Tra le case violate con inusitata violenza anche quella di Nunzia Suglia.Così raccontò l’episodio Alberto Jacoviello, inviato de “L’Unità”:

Sfondata la porta sono penetrati in cinque con i mitra spianati nel buio della stan-za, intimando alla donna di seguirli. I figli allora, svegliati nel sonno ad uno ad uno bran-colando nel buio sono scesi dal letto e hanno cercato di fare scudo alla madre che dalcanto suo pregava i carabinieri di uscire per darle modo di vestirsi. Ma i carabinieri leintimarono di vestirsi in loro presenza e al tempo stesso cercavano di allontanare i figlida lei. Poi, mentre la donna era ancora seminuda, strappandola a viva forza dalle manidei figli, se la sono portata via. Nessuno ha più potuto trattenere allora quelle creature,che si sono messe ad urlare. E alle loro grida facevano eco altre altissime grida dei figlidegli altri contadini che venivano arrestati con gli stessi brutali procedimenti247.

È stato il giornalista Rocco De Rosa a descrivere minuziosamente, attra-verso il racconto dei protagonisti, quella notte, una notte interminabile ancheper le donne che furono coinvolte in quegli episodi.

Nunzia venne condotta ai camion che stazionavano, custoditi da giovanicarabinieri “armati fino ai denti”, alla periferia del paese. Entrando in uno diessi, a malapena coperto con i teloni militari,

245 Riportato da Giovanna Parisi, Montescaglioso, lotte contadine, in “Dall’occupazio-ne delle terre alla Riforma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999, p. 68.

246 Ibidem.247 Riportato da Rocco De Rosa, Morire di terra. Cinquant’anni fa le lotte contadine

nel Sud, Piero Lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma 1999, pp. 127-128.

99

a stento riconobbe le altre sue compagne di lotta, ammanettate e sistemate sui sedi-li di legno come prigioniere. O, meglio, come schiave di un regime totalitario, per il qua-le la libertà e il lavoro sembravano non avere alcun significato. Nunzia Suglia sentivanella mente e nelle orecchie i gemiti dei figli, svegliati dai carabinieri nel cuore dellanotte, e il panico, le urla, i pianti di chi aveva assistito a quello spettacolo atroce. Nunziaviveva con la sua famiglia in una sola stanza, quando la porta d’ingresso si aprì sottol’incalzare dei calci dei militari e delle spallate. Esattamente come si fa per arrestare deidelinquenti asserragliati nel loro covo. Quella della casa di Nunzia era un’umile porta dilegno, fragile come chi vi abitava. Senza molte protezioni. Senza difese248.

Vennero arrestate anche Anna Avena e Marianna Menzano:

Marianna era una delle maggiori attiviste del movimento, quando ogni giorno eogni notte c’erano riunioni per discutere sul da farsi, delle terre da occupare e da lavo-rare, sotto gli occhi onnipresenti di polizia e carabinieri. Lei aveva sempre un’idea daproporre, un suggerimento da dare. Una scelta da indicare come indispensabile in quelgroviglio di situazioni che si accumulavano, di fronte alle quali occorreva una calma euna freddezza che nessuno al suo posto sarebbe stato in grado di avere in momenti cosìdifficili, quando ciascuno attendeva una parola rassicurante, una soluzione che potesseessere davvero quella giusta. Si trattava di tenersi al riparo dalle pallottole di Scelba chepiovevano quando uno meno se l’aspettava, come un castigo del cielo, un’amara puni-zione per chi lottava per il lavoro e la democrazia249.

Così la Menzano raccontò, “praticamente cieca” ma “intelligente, pron-ta, lucidissima nei suoi ricordi”, quella notte a Rocco De Rosa:

Ricordo tutto. I carabinieri bussarono alla mia porta e mi dissero vieni in caserma.Non ricordo che ora era. Abitavo in via San Giovanni Loventa, una strada vecchia delpaese. Siccome c’era mia madre che non stava bene, avevo detto a mio figlio di venir-mi a chiamare. Quando ho sentito bussare alla porta, ho pensato che era mio figlio. Nonappena ho aperto sono entrati tutti i carabinieri in casa. La casa era piccola. Hanno co-minciato a rovistare nel comò, credevano che io avessi le armi, invece hanno trovato deigiocattoli dei bambini. Mi dissero di seguirli in caserma. Io risposi, non vi seguo, ven-go domani mattina. E quelli: dovete venire ora un momento in caserma. Allora mi sonovestita. E invece di andare in caserma a Montescaglioso, c’era un camion fermo, dov’èora la benzina250.

Fu a questo punto che in paese scoppiò una sommossa. Pensando che gliarrestati fossero in caserma, la folla radunatasi si incolonnò verso la Camera

248 Ivi, pp. 8-9.249 Ivi, p. 27.250 Ivi, pp. 28-29.

100

del Lavoro, chiedendo la liberazione di compagni e familiari. Dal mitra di unvice brigadiere dei carabinieri, Vittorio Conte, vennero esplose varie rafficheche colpirono Michele Oliva, rendendolo invalido, e Giuseppe Novello, poimorto in ospedale. Sul posto un’altra donna, Vincenza Castria, anch’essa trale organizzatrici delle occupazioni, moglie proprio di Novello, si aggrappòalla divisa del sottufficiale per dissuaderlo, inutilmente, dal proposito di spa-rare, gridandogli: “Avrai anche tu dei figli, non sparare, non sparare…per ca-rità!”. Ma tutto fu vano. Così raccontò al giornalista De Rosa quei fatti:

Non avevo mai visto sparare, e mi accorsi che il fuoco mi veniva incontro. Si, ve-niva contro di me e mi meravigliavo di non essere stata ancora colpita e poi mi toccavole mani, le braccia per vedere se le pallottole fossero entrate dentro di me. Non credevoai miei occhi e non riuscivo a rendermi conto come mai ero ancora viva. IntantoGiuseppe grondava sangue. Lo portammo a casa e poi, fra mille difficoltà, in ospedalea Matera. Non fu facile neppure soccorrerlo. L’omertà, la paura, il terrore che i carabi-nieri potessero arrestare i soccorritori era forte. Chi voleva prestare soccorso, chi vole-va prodigarsi per dare una mano a una famiglia piombata nella sciagura finiva per tirar-si indietro preso dalla preoccupazione di poter essere notato e magari considerato uncomplice. Nel trambusto generale non si riusciva a trovare una macchina, un’ambulan-za, un mezzo di soccorso. E meno che mai i carabinieri si prodigarono – come pure eraloro dovere, questo si imposto dalla legge – per aiutare il ferito e trasportarlo in ospeda-le. Ognuno cercava di rimediare a quanto era accaduto. Si voleva trovare un alibi a tut-ti i costi, si studiava il modo come dare la responsabilità ai contadini. A GiuseppeNovello! Ma dopo qualche giorno ogni speranza cadde nel nulla…Ogni luce si spense etutto mi sembrò tetro, proprio come l’immagine orrenda di quella notte!251

Il 19 dicembre, quando Giorgio Amendola scese a Matera per comme-morare Novello, questa combattiva donna salì al tavolo della presidenza, al-zando “sul podio degli oratori” il figlio ancora piccolo, Filippo Novello252.

Da allora Vincenza Castria divenne un’esponente di spicco delle donnecomuniste. Passando da una assemblea all’altra, da un congresso di partito al-l’altro, fu sempre presente nella vita politica del Materano. Nei primi anni ’50fu sempre lei a tenere le fila dell’UDI di Montescaglioso, forte dell’iscrizio-ne di 400 donne.

Si tenga inoltre presente che quando, il 29 aprile 1950, alla Camera ven-ne discussa l’interrogazione di Michele Bianco al Ministro dell’Interno per

251 Ivi, pp. 155-156.252 Domenico Notarangelo, Storia contadina, in “Dall’occupazione delle terre alla Ri-

forma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999, p. 66.

101

sapere se non riteneva “rispondente ad un criterio di umanità e di giustizia”assegnare un adeguato sussidio alla signora Vincenza Castria, vedova delbracciante Giuseppe Novello, deceduto in seguito alle ferite riportate a Mon-tescaglioso il 14 dicembre 1949, “in considerazione anche delle condizioni diestrema miseria” in cui la stessa viveva insieme al figlio di quattro anni, que-sta fu l’insensibile risposta di Scelba:

Da informazioni assunte le condizioni della vedova di Giuseppe Novello non risul-tano quali sopra indicate. Al contrario, dopo la morte del marito, le sue condizioni, percospicui contributi avuti, sono notevolmente migliorate sì da poter liquidare anche undebito di lire 30.000. Di recente le è stato assegnato un appezzamento di terreno semi-nato. Per tali motivi non si ravvisa la necessità di un qualsiasi intervento 253.

Le tre donne arrestate a Montescaglioso, Anna Avena, Marianna Menza-no e Nunzia Suglia, passarono in carcere 11 mesi e 4 giorni, un durissimoprezzo per la loro sete di giustizia sociale.

La presenza femminile non è, dunque, più limitata alla semplice parte-cipazione alle occupazioni e alle sommosse. Sono le donne stesse a compa-rire tra i capi del movimento bracciantile, ad organizzare le occupazioni del-le terre, a rivestire ruoli e incarichi determinanti nell’epopea della lotta perla terra.

Dopo le donne di Accettura, che nel dicembre del 1947 stilano addirittu-ra un “quaderno di rivendicazioni”per la costituzione di un vero e propriocartello politico254, sono quelle del dicembre del 1949 che assurgono a pro-tagoniste di eventi sociali e politici nella storia della Basilicata e dell’interoMezzogiorno.

Così tra i 564 “invasori”, di cui parlano i carabinieri per le occupazionidi terra in agro di Atella dell’1 dicembre del 1949, figura tra i promotori unadonna, Felicetta Parisi. Nonostante lo sgombero dei terreni avvenuto conl’intervento della forza pubblica i manifestanti non demordono e dopo cinquegiorni sono di nuovo sul posto in più di un centinaio255.

253 Riportato in Giovanni Caserta (a cura di), Michele Bianco. Una vita per un’idea, di-scorsi e atti parlamentari, Altrimedia ed., Matera-Roma 2001, p. 371.

254 Cfr. a riguardo Rosa Maria Salvia, Le lotte per la terra nel secondo dopoguerra:contadini e formazione dello spirito pubblico, in “Dall’occupazione delle terre alla RiformaAgraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999, p. 45.

255 Relazione Carabinieri di Potenza del 23 gennaio 1950, in ASP, Fondo Prefettura,Gabinetto, II versamento, II elenco, B. 77.

102

Manifestazione per la riforma agraria, in “Dall’occupazione delle terre alla RiformaAgraria”, Regione Basilicata Notizie, n. 93/1999.

103

In un successivo rapporto dell’Arma si parla di altre occupazioni avve-nute sempre ad Atella. Tra i numerosi partecipanti altre due donne: AngelinaLamorte, nata a Rionero l’1 giugno 1894 ma residente ad Atella, e MariaLucia Tolla, nata a Ruoti il 25 ottobre 1884 e domiciliata ad Atella256.

Nella stessa comunicazione al proprio Comando i carabinieri relaziona-no sulle occupazioni in agro di Ruoti alle quali hanno preso parte sei donne:Caterina Scavone (nata a Ruoti il 6 novembre 1900), Rosina Sileo (nata aRuoti il 27 maggio 1912), Maria Giovanna De Carlo (di anni 63), GiuseppinaGentilesca (nata a Ruoti il 16 febbraio 1910), Rosaria Scavone (nata a Ruotiil 15 gennaio 1905) e Rosaria Summa (nata a Ruoti l’11 luglio 1902). Nelleinvasioni delle terre attorno a Picerno, invece, è segnalata Vita Lapetina (na-ta a Picerno il 3 luglio 1900)257.

Per quanto riguarda Venosa, tra i 90 partecipanti ad un’occupazione del-lo stesso periodo vi è Maria Donata Aliano nell’importante ruolo di segreta-ria della sezione femminile della Federterra. L’occupazione – riferiscono icarabinieri – è avvenuta solo in modo simbolico, “mediante solchi tracciaticon aratri e paletti”, con cartelli riportanti la scritta “zona occupata coopera-tiva Venosa”. Il rilascio delle terre avviene lo stesso giorno, in modo sponta-neo, senza l’intervento della forza pubblica258.

Altre due donne vengono segnalate nelle invasioni in agro di Pietragalla:Lucia Muscio (nata a Pietragalla il 29 novembre 1900) e Maria Vertone (na-ta a Pietragalla il 15 ottobre 1911). Per Acerenza, invece, viene fatto il nomedi Mariana Riviello, nata il 4 settembre 1926259.

Ma è ormai tutta la regione che brulica di occupazioni di terre e le don-ne, anche quelle che lavorano i campi in mezzadria o in possesso di piccolis-simi appezzamenti, insufficienti al sostentamento familiare, sono davanti atutti, con la propria determinazione ad incitare gli uomini a non arrendersi, atestimoniare un impegno femminile sempre più consapevole.

256 Relazione Arma Carabinieri Potenza del 27 gennaio 1950, in ASP, Fondo Prefettura,Gabinetto, II versamento, II elenco, B. 77.

257 Ivi.258 Rapporto Compagnia Carabinieri di Potenza del 23 gennaio 1950, in ASP, Fondo

Prefettura, Gabinetto, II versamento, II elenco, B. 77. La notizia è riportata anche da Gre-gorio Angelini, L’occupazione delle terre in provincia di Potenza nel dicembre 1949. Notedi archivio, in “Dall’occupazione delle terre alla Riforma Agraria”, Regione Basilicata No-tizie n. 3/1999, p. 48.

259 Ivi.

E tra gli scatti in bianco e nero di Arturo Zavattini, che nel 1952 accom-pagnò Ernesto De Martino in Basilicata, figura la giovane di Tricarico MariaZasa, “militante sindacale”, ad indicare che ormai le donne lucane, pur congrandi difficoltà, si stanno conquistando uno spazio nei partiti e nei sindaca-ti, in quelle lotte politiche e sociali per una Basilicata diversa che forse nonè ancora nata completamente e che invoca ancora il loro contributo.

104

105

Maria Zasa, militante sindacale, con due amiche. Foto Arturo Zavattini, tratta da “Ossimori”,periodico di antropologia e scienze umane, n. 8, I semestre 1997.

106

107

FONTI ARCHIVISTICHE

Ministero Interno, Archivio Storico delle ElezioniElezioni Assemblea Costituente-Circoscrizione Potenza-Matera.

Istituto Luigi Sturzo, Archivi della Democrazia CristianaFondo Archivi del partito, sezione Democrazia Cristiana, serie 6: Uffici cen-trali del partito, sottoserie 2: Movimento femminile.Fondo Archivi personali, Angela Maria Cingolani Guidi.

Archivio di Stato Potenza Fondo Prefettura, Gabinetto, I Versamento, B.290. Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.46.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.75.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.76.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.167.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.168.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.170.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.172.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, I Elenco, B.173.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 3.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 8.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 62.Fondo Prefettura, Gabinetto, II Versamento, II Elenco, B. 77.

Archivio di Stato Matera Fondo Prefettura Gabinetto, II Vers., B.116.

108

109

FONTI DI STAMPA

Il Popolo Lucano29-30 luglio 1920.

Giornale di Basilicata27-28 agosto 1927,

24-25 settembre 1927, 10-11 giugno 1932,23-24 luglio 1932,10-11 settembre 1932.

Giornale di Lucania1-2 luglio 1933.

La Basilicata nel mondo, ristampa anastatica, Editrice BMG, Matera 1984.anno III, n.5, ottobre 1926.

Rinascita. Periodico delle democrazie per la Basilicata, Tip. Ercolani, MuroLucano 1944-1947, ristampa anastatica a cura del Centro Culturale Franco-Italiano, Finiguerra Arti Grafiche, Lavello 1998.n. 1, anno I, 3 febbraio 1944n. 7, anno II, 22 Marzo 1945.

Azione Femminile. Organo del movimento femminile Democrazia CristianaAnno I, n. 1, 25 dicembre 1944,Anno I, n. 2, 9 marzo 1945,Anno I, n. 3, 16 marzo 1945,

110

Anno I, n. 11, 18 maggio 1945,Anno I, n. 15, 15 giugno 1945,Anno I, n. 21, 3 agosto 1945,Anno I, n. 29, 5 ottobre 1945,Anno I, n. 30, 12 ottobre 1945,Anno I, n. 32, 26 ottobre 1945.

Il Gazzettino. Quindicinale indipendente. Anno I, 1944, rist. anastaticaCalice Ed., Rionero 1991.

Azione Proletaria. Settimanale della Federazione Comunista, rist. anast.Ed. Osanna, Venosa 1988.n. 3, anno I, del 4 giugno 1944,n. 4, anno I, del 15 giugno 1944,n. 6, anno I, del 29 giugno 1944,n. 17, anno I, del 15 ottobre 1944,n. 19-20, anno I, dell’8 novembre 1944,n. 21, anno I, del 19 novembre 1944,n. 22, anno I, del 29 novembre 1944,n. 24, anno I, del 28 dicembre 1944,n. 1, anno II, del 7 gennaio 1945,n. 4, anno II, del 28 gennaio 1945,n. 5, anno II, del 4 febbraio 1945,n. 6, anno II, dell’11 febbraio 1945,n. 9, anno II, del 4 marzo 1945,n. 10, anno II, dell’11 marzo 1945,n. 11, anno II, del 18 marzo 1945,n. 12, anno II, del 25 marzo 1945,n. 14, anno II, dell’8 aprile 1945,n. 15, anno II, del 15 aprile 1945,n. 18, anno II, del 6 maggio 1945,n. 19, anno II, del 13 maggio 1945, n. 24, anno II, del 17 giugno 1945,n. 38, anno II, del 23 settembre 1945,n. 41, anno II, del 21 ottobre 1945,n. 42, anno II, del 4 novembre 1945,

111

n. 5, anno III, del 17 febbraio 1946,n. 6, anno III, del 3 marzo 1946,n. 8, anno III, del 10 marzo 1946,n. 9, anno III, del 31 marzo 1946,n. 11, anno III, del 14 aprile 1946,n. 12, anno III, del 21 aprile 1946,numero straordinario, anno IV, del 4 maggio 1947.

L’Ordine. Periodico della Democrazia Cristiana, rist. anast. Ed. Osanna,Venosa 1988.n. 1, anno III, del 15 febbraio 1944,n. 7, anno III, del 25 aprile 1944,n. 10, anno III, del 15 giugno 1944,n. 11, anno III, dell’1 luglio 1944,n. 3, anno IV, del 20 febbraio 1945, n. 13, anno IV, del 20 maggio 1945,n. 14, anno IV, del 30 giugno 1945,n. 16, anno IV, del 18 luglio 1945,n. 20. anno IV, del 26 agosto 1945,n. 21, anno IV, del 9 settembre 1945,n. 22, anno IV, del 23 settembre 1945,n. 23, anno IV, del 30 settembre 1945,n. 24, anno IV, del 7 ottobre 1945,n. 25, anno IV, del 14 ottobre 1945,n. 26, anno IV, del 21 ottobre 1945,n. 32, anno IV, del 30 dicembre 1945,n. 3, anno V, del 17 marzo 1946,n. 4, anno V, del 30 marzo 1946,n. 5, anno V, del 7 aprile 1946.

Il Lavoratore. Giornale della Federazione Socialista Provinciale, rist. anast.Ed. Osanna, Venosa 1988.n. 4, anno XVII, del 16 febbraio 1945,n. 6, anno XVII, del 18 marzo 1945,n. 12, anno XVII, del 25 maggio 1945,n. 13, anno XVII, del 2 giugno 1945,

n. 18, anno XVII, del 15 luglio 1945,n. 20, anno XVII, del 27 luglio 1945,n. 23, anno XVII, del 17 agosto 1945,n. 29, anno XVII, del 30 settembre 1945,n. 31, anno XVII, del 14 ottobre 1945,n. 35, anno XVII, del 26 novembre 1945,n. 3, anno XVIII, del 6 febbraio 1946,n. 4, anno XVIII, del 28 febbraio 1946, n. 5, anno XVIII, del 15 marzo 1946.

112

113

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Archivio centrale dell’UDI, I gruppi di difesa della donna 1943-1945, UDI,Roma 1995.

Associazione Nazionale Donne Elettrici, Mezzo secolo da cittadine. 1946-1996, Eurografica Srl, Roma 1996.

AA.VV., Storia del Parlamento italiano, vol. XIII, Flaccovio Editore, Paler-mo 1969.

AA.VV, Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale Pari Opportunità, Ist.Poligrafico dello Stato, Roma 1996.

Addis Saba Marina, Le madri della Repubblica, in AA.VV., “Elettrici edElette”, Commissione Nazionale Pari Opportunità, Ist. Poligrafico delloStato, Roma 1996.

Addis Saba Marina, Partigiane. Tutte le donne della Resistenza, Mursia Ed.,Milano 1998.

Angelini Gregorio, L’occupazione delle terre in provincia di Potenza nel di-cembre 1949. Note di archivio, in “Dall’occupazione delle terre alla Ri-forma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999.

Artioli Laura, Le donne all’Assemblea Costituente, in “Il Parlamento Italia-no”, Vol. XIV, Nuova CEI Ed., Milano 1989.

Ascoli Giulietta, L’Udi tra emancipazione e liberazione (1943-1964), in “Laquestione femminile in Italia dal ’900 ad oggi”, Franco Angeli Ed., Mila-no 1977.

Bravo Anna, Donne contadine e prima guerra mondiale, in “Società e sto-ria”, n. 10 del 1980.

Bravo Anna-Bruzzone Anna Maria, In guerra senz’armi. Storie di donne1940-1945, Laterza Ed., Roma-Bari 1995.

114

Bruzzone Anna Maria-Farina Rachele, La Resistenza taciuta, Ed. La Pietra,Milano 1976.

Calabrese Luigi, La città di Potenza tra il crollo del fascismo e la nascita del-la Repubblica (1943-1948). Contesto politico-istituzionale e assetti ammi-nistrativi, in “Bollettino Storico della Basilicata”, Deputazione di StoriaPatria per la Lucania, n. 22/2006.

Calice Nino, Il PCI nella storia di Basilicata, Ed. Osanna, Venosa 1986.

Camera dei Deputati, L’Assemblea Costituente, Roma 1949.

Camera dei Deputati, La Costituzione della Repubblica nei lavori preparato-ri della Assemblea Costituente, Vol. VIII, Roma 1971.

Camera dei Deputati, Le donne e la Costituzione, Atti del Convegno promos-so dall’Associazione degli ex parlamentari (Roma 22-23 marzo 1988),Roma 1989.

Cantore Renato-D’Andrea Giampaolo, Speciale Elezioni. Il Mezzogiorno e il“difficile governo”, in “Territorio” n. 26-27 /1976.

Caserta Giovanni (a cura di), Michele Bianco. Una vita per un’idea, discor-si e atti parlamentari, Altrimedia ed., Matera-Roma 2001.

Casmirri Silvana, L’Unione donne italiane (1944-1948), in “Quaderni dellaFiap”, n. 28/1978.

Cervellino Enzo, Regio Vulturis, Ed. Osanna, Venosa 2003.

Cillis Marilena-Coviello Maria Serena, Madri nuove per figli nuovi, Tesinain Storia Contemporanea, Corso di Laurea in Scienze della Comunicazio-ne, Università degli Studi della Basilicata, aa. 2006-2007.

Codrignani Giancarla, Intervento in Camera dei Deputati, “Le donne e la Co-stituzione”, Atti del Convegno promosso dall’Associazione degli ex par-lamentari (Roma 22-23 marzo 1988), Roma 1989.

Comune di Montescaglioso (a cura di), Montescaglioso 1949. La lotta per laterra, Montescaglioso 1991.

Comune di Potenza, Sito Internet, servizi elettorali, risultati elezioni 1946.

Conti Odorisio Ginevra (a cura di), Salvatore Morelli: emancipazionismo edemocrazia nell’ottocento europeo, ESI, Napoli 1992.

Consulta Nazionale, Atti della Consulta Nazionale. Discussioni dal 25 set-tembre 1945 al 9 marzo 1946, seduta del 1° ottobre 1945, Roma 1946.

115

Cristina di Lagopesole, Una vita per il socialismo per la libertà per la demo-crazia, in AA.VV., “Michele Preziuso l’uomo il politico l’educatore”, Ca-lice Ed., Rionero 2002.

D’Andrea Giampaolo, La ripresa della vita democratica in Basilicata, in“Bollettino storico della Basilicata”, IV, dicembre 1988.

D’Andrea Giampaolo, Dal governo di Salerno alla crisi della Prima Repubbli-ca, in AA.VV., “Storia della Basilicata”, vol. IV, Laterza Ed., Roma-Bari2002.

De Biase Gaiotti Paola, La donna nella vita sociale e politica della Repubbli-ca 1945-1948, Vangelista Ed., Milano 1978.

De Biase Gaiotti Paola, Il voto alle donne, in “Il Parlamento Italiano”, Vol.XIV, Nuova CEI Ed., Milano 1989.

De Giorgio Michela, Le italiane dall’Unità ad oggi, Ed. Laterza, Bari 1992.

De Grazia Victoria, Le donne nel regime fascista, Marsilio Ed., Venezia 1993.

De Grazia Victoria, Il patriarcato fascista, in AA.VV., “Storia delle donne. IlNovecento”, Laterza Ed., Roma-Bari 1996.

De Leo Mimma-Taricone Fiorenza, Per una storia del voto alle donne, inAA.VV, Elettrici ed Elette, Commissione Nazionale Pari Opportunità, Ist.Poligrafico dello Stato, Roma 1996.

De Rosa Rocco, Il mezzogiorno doroteo dal dopoguerra ad oggi, RubettinoEd., Soveria Mannelli (CZ) 1984.

De Rosa Rocco, Morire di terra. Cinquant’anni fa le lotte contadine nel Sud,Piero lacaita Editore, Manduria-Bari-Roma 1999.

Digiorgio Pia Maria, Il fascismo, l’antifascismo, la guerra, in in AA.VV.,“Storia della Basilicata”, vol. IV, Laterza Ed., Roma-Bari 2002.

Dilillo Michelino, Irsina, lotta politica e lotte sociali nel secondo dopoguer-ra 1943-1953 (Spunti di ricerca), in AA.VV, “Cultura, Meridionalismo elotte contadine in Basilicata nel secondo dopoguerra”, Collana StudiLucani e Meridionali, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri 1984.

Ellena Liliana, Nadia Gallico Spano: vita straordinaria di una comunistanormale, in “Genesis” n. 2/2006.

Federici Maria, La donna alla Costituente, in “Studi per il ventesimo anniver-sario della Assemblea Costituente”, Vallecchi Ed., Firenze 1969, vol. II.

116

Fugazza Mariachiara-Cassamagnaghi Silvia (a cura di), Italia 1946: le don-ne al voto, Istituto Lombardo di Storia Contemporanea, Milano 2006.

Galli Della Loggia Ernesto, Una guerra al femminile, Laterza Ed., Roma-Bari 1991.

Galoppini Annamaria, Il lungo viaggio verso la parità. I diritti civili e politi-ci delle donne dall’Unità ad oggi, Zanichelli Ed., Bologna 1980.

Giordani Igino (a cura di), Le Encicliche sociali dei Papi. Da Pio IX a PioXII (1864-1956), Editrice Studium, Roma 1956.

Giura Longo Raffaele, I contadini lucani e il fascismo: dissenso e rivolta, inAA.VV., “Campagne e fascismo in Basilicata e nel mezzogiorno”, Ed. La-caita, Manduria 1981.

Gobetti Ada, Diario partigiano, Einaudi Ed., Torino 1956.

Guidi Cingolani Angela Maria, La partecipazione della donna alla vita poli-tica, in “Il Popolo” del 3 gennaio 1945.

Gobetti Ada Marchesini, Perché erano tante nella Resistenza, in “Rinascita”,marzo 1961.

Giura Longo Raffaele, Movimento contadino, classe politica e intellettualinel secondo dopoguerra: il Mezzogiorno e la Basilicata, in “Dall’occupa-zione delle terre alla Riforma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n.3/1999.

Guidetti Serra Bianca, Compagne, Einaudi Ed., Torino 1977.

Lavorano Ezio M., Le elezioni per l’Assemblea Costituente e il ReferendumIstituzionale in Basilicata, in AA.VV., “Quando credevamo di poter rifareil mondo. Gli anni Cinquanta in Basilicata”, Calice Ed., Grafiche Zaccara,Lagonegro 2007.

Lex. Legislazione Italiana, Anno XXXI-1945, gennaio-giugno, UTET, Tori-no 1945.

Lex. Legislazione Italiana, Anno XXXII-1946, gennaio-giugno, UTET, Tori-no 1946.

Lisanti Nicola, Dopolavoro, sport e colonie estive, in AA.VV., “Italiani! Ama-te il pane. Società e fascismo in Basilicata”, Calice Ed., Rionero 2000.

Luccioni Luigi, Le leggi socio-sanitarie in Basilicata dal 1922 al 1943, inAA.VV., “Bruciare le tappe”, Calice Ed., Rionero in Vulture (PZ) 2003.

117

Lunadei Simona-Motti Lucia, A scuola di politica: luoghi e modi della for-mazione delle donne della DC e del PCI, in “Genesis” n. 2/2006.

Mafai Miriam, Pane Nero, Ed. Mondadori, Milano 1987.

Magistro Cristofaro, Il Materano tra totalitarismo e liberazione alleata, in“Bollettino storico della Basilicata”, n. 21/2005.

Mancino Michele, Lotte contadine in Basilicata, Galzerano Ed., CasalvelinoScalo (Sa) 1983.

Mancino Michele, Memorie di un comunista, Galzerano Ed., CasalvelinoScalo (Sa) 1994.

Manupelli Antonella, Le occupazioni delle terre nella provincia di Matera, in“Dall’occupazione delle terre alla Riforma Agraria”, Regione BasilicataNotizie n. 3/1999.

Manupelli Antonella, Partecipazione alla vita politica e civile delle donne at-traverso le fonti, intervento al Convegno “Le donne e la Resistenza”, orga-nizzato dal Consiglio Regionale della Basilicata, Potenza 25 aprile 2006.

Martinelli Renzo, Storia del Partito comunista italiano, vol. VI, Einaudi Ed.,Torino 1995.

Mattia Giuseppe Antonio Maria, Tolve dal Fascismo ai nostri giorni, Tip.Coop. Villa Maraini, Roma 1990.

Noce Teresa, Giuventù senza sole, Editori Riuniti, Roma 1950.

Noce Tiziana, La militanza politica delle cattoliche. Appunti per una ricerca,in Lussana Fiamma- Marrameo Giacomo (a cura di), “L’Italia repubblica-na nella crisi degli anni settanta”, Rubbettino Ed., Soveria Mannelli (CZ)2003.

Notarangelo Domenico, La stampa periodica lucana 1944-1994, Ed. Osan-na, Venosa 1995.

Notarangelo Domenico, Storia contadina, , in “Dall’occupazione delle terrealla Riforma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999.

Parisella Antonio, Mondo cattolico e Democrazia Cristiana, in AA.VV.,“Storia del movimento cattolico in Italia”. Vol. VI, Il Poligono Ed., Roma1981.

Parisi Giovanna, Montescaglioso, lotte contadine, in “Dall’occupazione del-le terre alla Riforma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999.

118

Pavone Claudio, Una guerra civile: saggio storico sulle moralità della Resi-stenza, Bollati-Boringhieri, Torino 1991.

Pontrandolfi Alfonso, La Terra, ascesa e declino della borghesia agraria ma-terana, Fondazione Zétema, Stamperia Liantonio, Matera 2004.

Rauti Isabella, Il voto alle donne e la politica femminile nel ventennio fasci-sta. Osservazioni di oggi, in AA.VV, “Elettrici ed Elette”, CommissioneNazionale Pari Opportunità, Ist. Poligrafico dello Stato, Roma 1996.

Ravera Camilla, Breve storia del movimento femminile in Italia, Editori Riu-niti, Roma 1978.

Rossi Doria Anna, Le donne sulla scena politica, in AA.VV., “Storia del-l’Italia repubblicana”, vol. I, Giulio Einaudi Editore, Torino 1994.

Rossi Doria Anna, Diventare cittadine. Il voto alle donne in Italia, Ed. Giun-ti, Firenze 1996.

Rossi Doria Anna, Dare forma al silenzio. Scritti di storia politica delle don-ne, Viella Ed., Roma 2007.

Rota Maria, Contadini e partecipazione popolare in alcuni episodi di resi-stenza al fascismo e del dopoguerra in provincia di Matera (Tesi di Lau-rea, aa. 1975-76, Facoltà di Lettere, Università di Bari).

Sacco Leonardo, Provincia di Confino. La Lucania nel ventennio fascista,Schena Editore, Fasano 1995.

Salvia Rosa Maria, Le lotte per la terra nel secondo dopoguerra: contadinie formazione dello spirito pubblico, in “Dall’occupazione delle terre allaRiforma Agraria”, Regione Basilicata Notizie n. 3/1999.

Sarogoni Emilia, La donna italiana: il lungo cammino verso i diritti 1861-1994, Pratiche Ed., Parma 1995.

Settembrino Giuseppe, I verbali della sezione Psiup di Tricarico (1943-1945) custoditi da Rocco Soldo, in: Basilicata Regione Notizie n.1/ 1996.

Spano Nadia-Camarlinghi Fiamma, La questione femminile nella politica delP.C.I., 1921-1963, Edizioni Donne e Politica, Roma 1972.

Strazza Michele, Lotte contadine nella Lucania del Primo Dopoguerra, in “IlLaboratorio”, n.2/2002.

Strazza Michele, La nascita del fascismo in Basilicata, Appia 2 Ed., Venosa2003.

119

Strazza Michele, Ribellismo fiscale nella Basilicata fascista degli anni Tren-ta, “Basilicata Regione Notizie” n. 106/ 2004.

Strazza Michele, Agitazioni contadine e popolari nella Lucania Fascista, Re-gione Basilicata, Potenza 2004.

Strazza Michele, Un approccio di genere: le donne nell’Assemblea Costi-tuente, in id., “Lezioni di Diritto Pubblico”, Tarsia Ed., Melfi 2007.

Tedesco Giglia, Intervento al Convegno, in Camera dei Deputati, “Le donnee la Costituzione”, Atti del Convegno promosso dall’Associazione degliex parlamentari (Roma 22-23 marzo 1988), Roma 1989.

Togliatti Palmiro, L’emancipazione femminile, Editori riuniti, Roma 1965.

Tufano Lucio, La tirannide dei gelsomini, in AA.VV., “Quando credevamodi poter rifare il mondo. Gli anni Cinquanta in Basilicata”, Calice Ed.,Grafiche Zaccara, Lagonegro (Pz) 2007.

Verrastro Vincenzo, Movimento cattolico ed azione politica in Basilicata, inFranco Noviello (a cura di), “Cultura, meridionalismo e lotte contadine inBasilicata nel secondo dopoguerra”, Centro Studi di Storia delle Tradi-zioni Popolari di Basilicata, Ars Grafica Spa, Villa d’Agri (PZ) 1984.

Violi Roberto P., L’Azione Cattolica Italiana nel secondo dopoguerra, inAA.VV., “Storia del movimento cattolico in Italia”. Vol. VI, Il PoligonoEd., Roma 1981.

FONTI ORALI

Testimonianza di Carmela PisauroTestimonianza di Maria Luigia BozzaTestimonianza di Wanda Basalisco Papa

Finito di stamparenel mese di giugno 2008

presso Grafiche Finiguerra - Lavello (Pz)