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1 Mental Training: Valutazione Quantitativa Di Efficacia Nell’allenamento Del Portiere In collaborazione con: U.C. ALBINOLEFFE

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Mental Training:

Valutazione Quantitativa Di Efficacia

Nell’allenamento Del Portiere

In collaborazione con:

U.C. ALBINOLEFFE

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INDICE

1. PREMESSA Pag. 3

2. INTRODUZIONE Pag. 4

3. METODOLOGIA Pag. 5

4. EMOZIONI CONTROLLO STRESS E ANSIA Pag. 10

5. VALUTAZIONE MOTORIA Pag. 17

6. FOCUSING Pag. 19

7. VISUALIZZAZIONE ED IMMAGINAZIONE Pag. 23

8. RILASSAMENTO Pag. 30

9. VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA - TEST Pag. 34

10. RISULTATI Pag. 43

11. CONCLUSIONI Pag. 44

12. BIBLIOGRAFIA Pag. 45

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PREMESSA

Lavorando a stretto contatto con il Dott. Gabriele Zanardi, docente di

psicobiologia nel corso di Scienze Motorie dell‟Università degli Studi di Pavia,

ateneo nel quale mi sono formata, abbiamo sviluppato alcuni programmi di

mental training specifici per l‟attività sportiva.

La società U.C. ALBINOLEFFE, venuta a conoscenza dei nostri test

sperimentali e dei nostri lavori in ambito psico-motorio, un paio di anni fa ci ha

contattati per una consulenza.

Dopo diversi colloqui con il preparatore dei portieri in forze nella società

calcistica in questione, ci è stato proposto di affiancare gli atleti della categoria

portieri, per un periodo di sei mesi, nella stagione sportiva 2010/2011.

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INTRODUZIONE

Allenare il corpo è indispensabile, avere una buona tecnica di gioco è altrettanto

indispensabile, avere una buona strategia è estremamente importante; ma più importante

di tutto è disporre di un buon allenamento mentale, poiché gli errori quasi mai sono di

natura tecnica, ma sempre più spesso derivano dall‟interferenza dei pensieri e delle

emozioni.

Lo scopo di un training mentale è quello di aiutare a scoprire come l‟unità psicofisica

mente-corpo possa determinare il livello della propria prestazione tenendo presente che,

la preparazione psicologica non è un rito magico per diventare campioni: essa permette

la realizzazione delle potenzialità dell‟atleta e della squadra nel loro complesso con un

costante impegno dell‟allenamento fisico accompagnato da una personalità equilibrata e

predisposta.

Relazionandomi costantemente con il preparatore dei portieri della società U.C.

Albinoleffe, Silvio Cortinovis, ed entusiasta della possibilità che mi è stata data, ho

cercato di creare un protocollo sperimentale innovativo ed estremamente specifico,

basato sull‟incremento della qualità principale che un portiere dovrebbe avere: la

velocità di reazione ad uno stimolo visivo.

Associando ad ogni obiettivo tecnico/psicologico una o più esercitazioni pratiche capaci

di dare un riscontro immediato alla teoria utilizzata in quello specifico esercizio,

abbiamo sviluppato un progetto di mental training della durata di sei mesi, monitorando

i soggetti ed evidenziando le carenze o le qualità di ognuno di loro, riuscendo ad avere

in questo modo un‟identità precisa, utilizzata come punto di forza sul quale stilare test

ed esercitazioni.

Attraverso queste pagine abbiamo cercato di illustrare buona parte del percorso svolto,

non solo mediate esempi teorici ma testando sul campo con una serie di attività e di

esercitazioni in grado di dare un‟eventuale significatività al nostro operato.

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METODOLOGIA

OBIETTIVO

La fase di ricerca è stata strutturata per verificare l‟efficacia del mental training

studiando un gruppo di portieri di tre categorie differenti, focalizzando l‟attenzione

sull‟esecuzione dei fondamentali, soffermandoci in particolar modo sulla velocità di

reazione e sulla precisione del gesto tecnico.

DESCRIZIONE DEL CAMPIONI

Sono stati selezionati 8 soggetti di età compresa tra i 13 e i 18 anni.

Gli incontri, della durata di un‟ora circa, avvenivamo una volta a settimana per un

periodo totale di sei mesi.

GRUPPO DI LAVORO

ID ANNO DI

NASCITA

RUOLO CATEGORIA SOCIETA’

001 1992 PORTIERE PRIMAVERA Albinoleffe

002 1993 PORTIERE PRIMAVERA Albinoleffe

003 1995 PORTIERE ALLIEVI NAZIONALI Albinoleffe

004 1994 PORTIERE ALLIEVI NAZIONALI Albinoleffe

005 1995 PORTIERE ALLIEVI NAZIONALI Albinoleffe

006 1996 PORTIERE GIOVANISSIMI

NAZIONALI

Albinoleffe

007 1997 PORTIERE GIOVANISSIMI

NAZIONALI

Albinoleffe

008 1997 PORTIERE GIOVANISSIMI

NAZIONALI

Albinoleffe

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METODOLOGIA

La metodologia utilizzata, fonda la propria natura nel modello test re-test.

I soggetti sono stati sottoposti ad una valutazione neuropsicologica in due tempi:

prima di effettuare il training e successivamente, permettendo il confronto dei dati

ottenuti.

Il lavoro proposto al gruppo può essere cosi sintetizzato:

1. Percorso motivazionale

2. Allenamento ideomotorio

3. Percorso motorio

4. Visualizzazione ed immaginazione

5. Rilassamento di Shultz

6. Valutazione Neuropsicologica (Test Re-Test)

I programmi di lavoro sono stati creati appositamente con caratteristiche ed obiettivi

specifici dell‟attività calcistica. Abbiamo studiato per diversi mesi prima di iniziare il

training le abitudini, le caratteristiche di gioco e la gestione delle emozioni in campo

degli atleti, con attenta supervisione, diversi colloqui e numerosi confronti tecnici con il

preparatore.

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COLLOQUIO:

Il colloquio rappresenta una tecnica molto importante dalla quale in un contesto molto

spensierato si possono trarre aspetti fondamentali di conoscenza del nostro portiere.

Deve essere strutturato (pre-impostato) dal mental trainer in modo da contenere

questioni e conseguenti punti di vista sui seguenti aspetti:

• identificazione dei punti forti e deboli;

• miglioramento della consapevolezza;

• vissuti pre-gara;

• obiettivi;

• reazioni fisiologiche (ansia, ecc.);

• rappresentazione mentale;

• concentrazione e distrazione;

• valutazione prestazione e reazione all‟errore;

• emozioni;

• rapporto con l‟allenatore;

• canali sensoriali prevalenti (si notano da come l‟atleta si racconta).

Le domande devono essere specifiche e facilmente comprensibili dal nostro portiere

cercando di utilizzare un linguaggio espositivo che sia il più comprensibile possibile.

Gli argomenti verranno proposti in base alle risposte dell‟allievo, facendo in modo che

sia lui stesso a guidare il colloquio.

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QUESTIONARIO

Ai giocatori è stata proposta una scheda il cui punteggio finale dava la possibilità di

delineare un profilo dell‟atleta.

PROFILO DI PRESTAZIONE

1 2 3 4 5

DETERMINAZIONE

FIDUCIA IN SE’

CONCENTRAZIONE

POSITIVITA’

AGGRESSIVITA’

ANSIA

ATTENZIONE

VELOCITA’

FORZA

EQULIBRIO

COORDINAZIONE

SCIOLTEZZA

VOLONTA’ DI VINCERE

DISCIPLINA

CAPACITA’ DI

VISUALIZZARE LA PALLA

FORMA FISICA

TUFFO

RINVIO

USCITE

PRESA

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Il profilo di prestazione dell‟atleta, serve ad avere la consapevolezza dei punti di forza e

di debolezza, conoscere i bisogni del giocatore, sapere ciò che l‟atleta reputa importante

per poter gareggiare, valutare i progressi, esaminare la prestazione dopo la gara, rendere

più motivante l‟allenamento, poiché è l‟atleta stesso che collabora a evidenziare

l‟importanza di lavorare su un aspetto piuttosto che un altro.

Per conoscere l‟atleta bisogna innanzi tutto delineare gli aspetti che sono necessari per

una prestazione ottimale, incoraggiando l‟atleta all‟autovalutazione tramite un

punteggio da attribuire ad ogni aspetto qualitativo della prestazione(es.tuffo voto

6,uscite voto 7,gestione dell'ansia voto5 ecc).

•Gruppo qualità fisiche (forza, resistenza, scioltezza, forma, velocità, rapidità, destrezza,

potenza, esplosività, respirazione, pulsazioni, tono muscolare);

•Gruppo qualità coordinative (equilibrio, reazione, ritmo, trasformazione,

accoppiamento-combinazione, coordinazione oculo-manuale, anticipazione,

differenziazione, orientamento, percezione della figura-sfondo);

•Gruppo qualità strategiche (obiettivi, pianificazione, tattica, tipo di gioco, profondità e

aggressività nelle azioni tecniche, posizione in campo);

•Gruppo qualità psiche (concentrazione, controllo emotivo, rilassamento,

visualizzazione);

•Gruppo qualità tecniche (presa, respinta, deviazioni, rinvii, bisettrice, palle inattive,

uscite, ecc, );

•Gruppo qualità caratteriali (obiettivi, desiderio di vincere, disciplina, determinazione,

autostima, fiducia, voglia di allenarsi e migliorare, regime alimentare adeguato, tempo

da dedicare al gioco e all‟allenamento);

Lo schema del profilo di prestazione o dei progressi ci permette quindi di avere una del

nostro posrtiere a 360°.

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EMOZIONI: CONTROLLO STRESS E ANSIA

Alla domanda quanto conti la "testa" nella propria attività agonistica, la maggioranza

degli atleti risponde assegnandole una percentuale molto alta.

A fronte di tale consapevolezza, raramente l‟aspetto mentale viene sistematicamente

allenato così come invece vengono allenati l‟aspetto fisico, tecnico e tattico. Ciò

comporta uno squilibrio che nell‟attività agonistica, sempre più esasperata, caratteristica

viene pagato in termini di ansia, di prestazioni scadenti, di risultati altalenanti,

determinati da quello che definiamo genericamente stress.

Sono proprio le emozioni con cui dobbiamo fare i conti; saperle gestire consente di

affrontare la vita e quindi anche la competizione, nel migliore dei modi.

L‟effetto delle emozioni su di noi può essere sia positivo che negativo, ma in entrambi i

casi possiamo avere sia un effetto facilitante sia un effetto inibente la prestazione.

COME FANNO LE EMOZIONI AD INFLUENZARE IL NOSTRO

CERVELLO?

Ciò che sappiamo è che il sistema nervoso può essere modulato da sostanze chimiche

denominate modulatori, che modificano lo stato funzionale di grandi regioni del

cervello. Pertanto, questi modulatori agiscono sia sul contenuto, che sul contesto della

nostra esperienza.

I modulatori sono in qualche modo come l'onda, (la scannerizzazione che avviene a

livello della neocorteccia che mette in evidenza tutte le variazioni percettive del

cervello), tranne che non durano solo 12,5 millisecondi, ma possono funzionare per

minuti, ore o addirittura giorni. Qualcuno ci fa qualcosa di male e noi ci arrabbiamo.

Dura magari tutto un giorno, nel quale non ci andrà bene niente e saremo intrattabili.

Che cosa è successo? Il talamo è cambiato, la corteccia è cambiata e, quindi, anche il

loro collegamento è leggermente cambiato.

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SISTEMA LIMBICO

Il sistema limbico è costituito in parte di corteccia cerebrale e in parte di diencefalo. Il

termine limbico non è preciso ed è usato in modo diverso da diversi autori.

Strutturalmente esso è costituito da: alcune aree corticali cerebrali, inclusa la

circonvoluzione del cingolo localizzata nella superficie interna della scissura

interemisferica, appena sotto al corpo calloso, e l'ippocampo; vari nuclei tra cui quelli

anteriori del talamo e i nuclei dell'abenula dell'epitalamo; parte dei gangli basali;

l'ipotalamo, in particolare i corpi mamillari; la corteccia olfattoria e le vie di

connessione tra le varie aree corticali e i gangli della base (come per esempio il fornice).

Il sistema limbico controlla l'affettività, le risposte vegetative indotte dalle emozioni, il

tono dell'umore e la percezione delle sensazioni piacevoli o dolorose.

Per il sistema limbico le afferenze più importanti sono quelle olfattorie. L'odore del cibo

stimola il centro della fame nell'ipotalamo.

Lesioni del sistema limbico possono provocare appetito vorace (bulimia), disinibizione

sessuale, eccessiva docilità nei confronti di stimoli ambientali che richiederebbero uno

stato d'allerta o di difesa. Poiché l'ippocampo è parte del lobo temporale, una sua lesione

determina un danno della memoria. L'ippocampo e la corteccia circostante sono

fondamentali nel passaggio dell'informazione dalla memoria a breve a quella a lungo

termine: la porzione di corteccia immediatamente circostante l'ippocampo è costituita da

quelle cellule che subiscono una trasformazione della loro fisionomia calcio indotta, per

rinforzare la traccia mnestica.

CONTROLLO DELLE EMOZIONI

L'attivazione di uno stato d'ansia nell'uomo è dovuta a una serie di fattori collegati e

integrati, predisposti psicologicamente per attivare una risposta cognitivo -

comportamentale di attacco - fuga. Nel complesso questa reazione nasce dalla

percezione da parte dell'individuo di uno stimolo (esterno o interno) che è

successivamente valutato a livello cognitivo con la possibilità di attribuire un significato

di “minaccia” allo stimolo stesso. Si attivano quindi, a livello macromolecolare, dei

meccanismi biologici collegati allo stato di funzionalità del complesso recettoriale

GABA - recettore benzodiazepinico, canale per il cloro.

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L'attivazione di questo complesso recettoriale comporta, a causa dell'immediata

chiusura al passaggio per gli ioni CI all'interno dei neuroni, un successivo arousal a

livello del SNC. Ciò accade in particolare per quelle strutture con una ricca

distribuzione di questo complesso recettoriale, come il sistema limbico, il cervelletto, il

sistema ipotalamo - ipofisario. Come conseguenza dell'attivazione di questo

meccanismo si osserva l'instaurarsi di uno stato emozionale di allarme e, da un punto di

vista neurofisiologico, lo scatenamento di una serie di meccanismi neurovegetativi

(modificazioni di frequenza cardiaca, pressione arteriosa, tensione muscolare,

sudorazione cutanea) e neuroendocrini (incremento di ACTH-endorfina, cortisolo,

prolattina, adrenalina), che nel loro complesso sono in grado di sostenere meglio

l'organismo nella situazione di attacco/fuga.

La valutazione cognitiva di uno stimolo come “minaccioso” determina quindi, per

mezzo di tali meccanismi, un arousal cognitivo e fisiologico, che si blocca in una spirale

di attivazione cronica (ansia cronica), se la reazione attacco - fuga finale è per qualche

motivo bloccata; ciò è quanto frequentemente accade nella specie umana, in quanto gli

stimoli cognitivamente valutati come minacciosi sono per la maggior parte degli stimoli

interni di carattere conflittuale.

Si può intervenire su questo meccanismo a vari livelli:

1. per mezzo delle tecniche di mental training, che tendono a modificare la natura

cognitiva dello stimolo;

2. per mezzo di farmaci (benzodiazepine), in grado di bloccare chimicamente a

livello macromolecolare il meccanismo di arousal;

3. per mezzo di tecniche di rilassamento.

Le tecniche di rilassamento muscolare nella terapia dell'ansia cronica producono,

mediante una risposta trofotropica a livello ipotalamico, una modulazione sia per la

componente emozionale dell'ansia sia per i suoi correlati neurovegetativi ed endocrini.

Inoltre, tendono ad agire indirettamente sulla componente cognitiva della valutazione

dello stimolo in quanto favoriscono la percezione del controllo e la formazione di

convinzioni di abilità nell'autocontrollo sullo stimolo “minaccia”. In tal modo si

determina un'attenuazione o un annullamento della valutazione negativa dello stimolo

stesso.

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CONTROLLO DELLO STRESS

Un modello multimodale di controllo dello stress evidenzia quattro tipi distinti di ansia

che emergono, oltre che dalle componenti cognitiva e somatica dell'ansia stessa, dalle

differenze nel funzionamento emisferico.

Per la maggior parte dei soggetti destrimani, l'emisfero cerebrale sinistro è specializzato

in elaborazioni analitiche e sequenziali guidate principalmente dal pensiero verbale.

Elaborazioni cognitive logiche e analitiche sono utili per la risoluzione dei problemi,

l'apprendimento di nuove abilità, la modifica di abilità preesistenti, l'analisi tattica della

gara.

L'emisfero cerebrale destro è invece specializzato in elaborazioni in parallelo, guidate

da processi visuo - spaziali, capaci di integrare simultaneamente diversi tipi di input. Le

funzionalità di questo emisfero consentono attività intuitive e creative, di orientamento

spazio - temporale e di controllo dell'esecuzione di abilità automatizzate. Una corretta

interazione e integrazione delle funzionalità emisferiche è ovviamente necessaria per

un'adeguata prestazione sportiva.

In questa prospettiva emergono quattro tipi di ansia, in relazione alle diverse

specializzazioni emisferiche. L'aspetto interessante del modello, dal punto di vista

applicativo, è che per ogni manifestazione dell'ansia sono individuate le tecniche

specifiche di intervento maggiormente appropriate:

1. l'ansia somatica in relazione all'emisfero sinistro, che può manifestarsi con

tensioni muscolari prima della gara, può essere controllata attraverso tecniche di

rilassamento corporeo, biofeedback elettromiografico, ipnosi nelle sue

componenti di rilassamento e attività fisico - motorie;

2. l'ansia cognitiva collegata all'emisfero sinistro, determinata e sostenuta da

pensieri negativi e iperanalitici, può essere ridotta attraverso corretto goal -

setting, controllo dei pensieri, utilizzo di parole o frasi stimolo, affermazioni

positive, ristrutturazione cognitiva e ipnosi nelle sue componenti suggestive;

3. l'ansia somatica in relazione all'emisfero destro, che tende a produrre

un'attivazione generale dell'organismo, può essere controllata attraverso training

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autogeno, biofeedback, tecniche respiratorie e meditative, esercitazioni fisiche

intense;

4. l'ansia cognitiva collegata all'emisfero destro, che si può manifestare attraverso

immagini negative inerenti la prestazione personale, può essere controllata con

tecniche di ristrutturazione cognitiva finalizzate al cambiamento dell'immagine

di sé e ipnosi nelle sue componenti immaginative.

Nelle situazioni reali, comunque, va tenuto presente che i quattro tipi di ansia sono

difficilmente distinguibili e separabili, potendosi manifestare contemporaneamente in

diverse combinazioni. Per esempio, l'ansia somatica condizionata dalla presenza del

pubblico tende a suscitare preoccupazioni (ansia cognitiva) per i sintomi fisici. Pensieri

e immagini negative, sono potenzialmente in grado di provocare risposte tensive

somatiche. Per tali ragioni è necessario considerare attentamente le modalità soggettive

di risposta alle situazioni stressanti, in relazione anche alle richieste del compito, per

progettare procedure individualizzate e multimodali di intervento finalizzate alla

gestione dello stress.

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QUESTIONARIO

Ai giocatori è stato proposto un questionario riguardante le distrazioni che possono

interferire durante la partita. Queste semplici risposte ci permetteranno di completare in

modo ancora più dettagliato il profilo del nostro atleta.

DISTRAZIONI ID DATA

Sempre Spesso A

Volte

Mai

DISTRAZIONI ESTERNE

1. La presenza del pubblico mi distrae

2. La presenza di persone per me importanti

mi distrae

3. Il giudizio dell‟allenatore mi agita

4. Quando vedo un errore penso che lo potrò

fare anch‟io

5. La carica dei miei avversari mi spaventa

6. Fa troppo caldo o troppo freddo perché

riesca a impegnarmi fino a fondo

DISTRAZIONI INTERNE

7. Sono confuso, non mi ricordo più cosa devo

fare

8. Penso di non essermi inpegnato abbastanza e molto probabilmente sbaglierò

9. Non sento la forza di reagire dentro di me

10. Avrei voluto ancora qualche giorno per

allenarmi

11. In gara vado sempre peggio che in

allenamento

12. So che non devo sbagliare subito altrimenti

mi distraggo

13. Sono così agitato che temo tutto

14. Mi dico che purtroppo so già come andrà a

finire

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ESERCITAZIONE PRATICA

Agli atleti è stato proposto di svolgere una serie di esercizi per migliorare la fiducia in

se stessi e nei compagni favorendo cosi l‟unione del gruppo e il principio fondamentale

del lavoro di squadra.

Metodologia:

Attraverso l‟impiego di bende per gli occhi, procedura molto utilizzata nei programmi

di mental training che permette ai soggetti di usare la memoria e di affinare i sensi che

solitamente vengono usati in modo molto meno frequentemente, abbiamo chiesto ai

giocatori di farsi accompagnare attraverso un percorso.

La richiesta per il soggetto A era quella di bendarsi, mentre quella per il soggetto

B era di accompagnare il compagno bendato attraverso un percorso ad ostacoli.

La prima volta tenendosi per mano, la seconda dando solo ed esclusivamente

informazioni verbali senza quindi avere nessun genere di contato tra i due

soggetti.

Dopo aver invertito i ruoli e finito l‟esercizio è stata proposta una staffetta

bendata.

Gli atleti divise in due gruppi dovevano compiere il giro di tutto il perimetro del

campo da calcio.

Il soggetto bendato doveva stare sempre alla sinistra del soggetto guida per una

serie di precauzioni di sicurezza.

Ogni giocatore doveva ripetere il percorso due volte.

Questi esercizi, apparentemente frivoli sono di estrema utilità: stimolano alla

responsabilità, a prendere il comando della situazione, a ragionare, a trovare soluzioni in

breve tempo e infine ad applicarsi per raggiungere un obiettivo comune.

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VALUTAZIONE MOTORIA:

ALLENAMENTO MENTALE:

La ricerca della stabilità e la capacità di gestire il carico emotivo e le situazioni di stress

devono essere allenate. È decisivo allenare l‟attaccante ricevitore in condizioni simili a

quelle della gara, creare difficoltà tali per cui sia costretto a pensare soluzioni in

condizioni di lucidità mentale, senza soffrire l‟eventuale ricezione o attacco errore, ma

sapendo reagire in tempi brevi all‟eventuale insuccesso.

Equilibrio e capacità di concentrazione aiutano il rendimento, per sviluppare tali

caratteristiche forte deve essere l‟autostima e la convinzione nelle proprie abilità. Gli

obiettivi richiesti devono essere alti, ma realizzabili, in un programma di allenamento

progressivo, in cui le richieste vengono ampliate in termini direttamente proporzionali

alle efficienze aggiunte. Le esercitazioni che devono essere proposte per sviluppare tali

aspetti non possono mai essere estrapolate dal contesto globale.

Allenare la mente significa allenare a pensare, nessun esercizio deve essere lasciato

privo di richieste ed obiettivi, che costringano l‟atleta a mettere in atto le sue capacità di

analisi a scelta. Nell‟allenamento mentale si deve insegnare cosa cancellare in relazione

ai momenti e cosa non cancellare; nelle proposte di allenamento si devono creare

interferenze simili a quelle che possono preesistenti in gara in modo tale che l‟atleta non

venga destabilizzato da imprevisti ma impari a gestirli. Insegnare ai propri atleti a

ridimensionare i problemi nei momenti di difficoltà senza „perdere la testa‟,

coordinando la respirazione, adottano la visualizzazione sia per entrare in stato,

riscaldamento mentale prima della gara sia durante la gara.

Il modo in cui l‟atleta pensa e quello che pensa determina la prestazione.

È fondamentale utilizzare una comunicazione positiva, se si dice al ricettore cosa deve

fare in un momento di difficoltà questo lo aiuta a cogliere un messaggio positivo

stimolante e a spostare l‟attenzione sulla richiesta anziché sull‟errore.

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Esercitazione:

PERCEZIONE, TATTO E GESTIONE SPAZIO-TEMPORALE

Agli atleti è stato chiesto di togliersi le scarpe e di camminare per il campo senza

un ordine definito per avere una miglior percezione del terreno di gioco. Questa

prova è utile alla stimolazione del tatto soprattutto perché permette ai giocatori

di guardare attentamente ed eventualmente toccare i vari elementi utilizzati in

allenamento e durate la competizione (pallone, rete della porta, righe del

campo), gesto che per altro compiono spesso in modo automatico.

In secondo luogo sono stati divisi in due gruppi in modo totalmente casuale ed è

stato chiesto ad ognuno di loro, dopo esser stato bendato, di raggiungere la

posizione che solitamente assume in campo, tra i pali.

Sono stati creati alcuni percorsi attraverso l‟utilizzo attrezzi come salti ad

ostacoli di 10 e 20 cm, cerchi di diametro pari a 25 e 30 cm, palloni da gara,

palline da tennis, palloni in spugna, palle mediche, tappetini utilizzati

solitamente per lo stretching e tappetoni di spugna morbidi, bastoni per

ginnastica posturale, clavette e cinesini per creare, modellare e delimitare il

percorso. Quest‟ultimo, veniva proposto una prima volta senza bende e una

seconda volta con le bende agli occhi, facendo in modo di stimolare il più

possibile i ricordi e le associazioni per immagine dei soggetti bendati tramite

una riduzione dell‟aiuto, non solo fisico ma anche vocale.

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FOCUSING

Focalizzazione dell’attenzione e della concentrazione

La concentrazione è la capacità di focalizzare l‟attenzione su un compito per un

determinato periodo di tempo senza essere distolti da fattori distraenti interni (ad

esempio pensieri negativi), ed esterni (il rumore della folla circostante). Significa quindi

incanalare la mente in un‟area specifica verso un punto che innescherà l‟azione

desiderata.

Le connessioni tra la concentrazione e la prestazione sportiva sono state studiate in

particolar modo dalla teoria dell‟elaborazione delle informazioni. Secondo questo

approccio teorico, il trattamento delle informazioni (la selezione e la rielaborazione)

risulta imprescindibile per gli atleti che altrimenti dovrebbero elaborare parallelamente

stimoli di natura differente, provenienti dall‟interno e dall‟esterno dell‟organismo. Gli

atleti sono infatti bombardati continuamente, prima e durante una gara, da un‟enorme

mole di stimoli, alcuni dei quali sono inerenti la prestazione sportiva, altri sono estranei

ad essa, e quindi etichettati come stimoli distrattori.

Gli stimoli distrattori comunemente ritrovabili nelle situazioni sportive sono collegati

sia a stati interni che ad eventi esterni. Quelli relativi agli stati interni sono ad esempio

l‟eccessivo controllo consapevole, i dubbi sulle proprie potenzialità, l‟ansia che disturba

i processi attentivi prima e durante la prestazione. Tra gli stimoli esterni distraesti

possono essere elencati quelli improvvisi di tipo uditivo o visivo causati dal pubblico,

dagli avversari, da un ambiente complessivamente rumoroso, ecc.

La capacità di ignorare le informazioni sensoriali marginali e di prestare attenzione solo

a quelle importanti è di estrema rilevanza; si tratta di una caratteristica cognitiva che

soprattutto contraddistingue l‟atleta esperto dal principiante. Nell‟esecuzione di abilità

motorie ben apprese gli esperti utilizzano maggiormente processi di elaborazioni

automatizzati, piuttosto che controllati, che sono rapidi ed efficaci, si svolgono senza

sforzo e consentono l‟esecuzione di più attività contemporaneamente. Se però il

compito è difficile oppure non familiare sono di solito attivati processi consapevoli di

controllo, più lenti, dispendiosi e con caratteristiche esecutive seriali (uno o pochi

compiti alla volta).

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Secondo Robert Nideffer (1976) lo stile attentivo può essere descritto come ampio o

ristretto:

Un focus ampio si riferisce alla quantità o alla serie di segnali/stimoli cui occorre

prestare attenzione prima di arrivare ad una decisione. Ad esempio, prima di effettuare

un colpo, un golfista esaminerà la posizione della pallina, la distanza dal green, la

mazza da usare, la direzione del vento, gli ostacoli ecc.

Un focus ristretto invece, descrive il processo che consiste nello “stringere” la mente su

uno stimolo solo che innescherà l‟azione desiderata o la performance.

La necessità di spostare il focus da ampio a ristretto prima della gara, spesso in

condizioni di stress, avviene con molta più difficoltà.

Prestazioni differenti infatti, richedono differenti strategie di focalizzazione:

prestazioni continue, cha hanno bisogno di un piano di gara, nelle quali le azioni

sono innescate da segnali, frasi o eventualità già predisposte (pallavolo,

pattinaggio, bob, nuoto, rugby).

prestazioni che permettono un riesame, nelle quali la pausa fra un‟azione e

l‟altra può essere caratterizzata da un focus ampio che permette di esaminare la

situazione prima di rifocalizzarsi sull‟azione successiva (tuffi, golf, scherma).

prestazioni definite, che richiedono all‟atleta di seguire una serie di strategie di

focalizzazione piena di ciascuna esecuzione (tiro con l‟arco, tiri liberi

pallacanestro, salto in lungo).

QUESTIONARIO:

Agli atleti è stato proposto un test la cui chiave di lettura si presentava in modo

inversamente proporzionale: maggiore era il punteggio ottenuto e minore risultava la

capacità di gestire le emozioni e lo stress durante la competizione sportiva.

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ID DATA

Si A Volte No

1. Rendo meglio in allenamento che in partita 3 2 1

2. Provo fastidio se mentre gareggio sono

presenti persone per me importanti

3 2 1

3. Mi preoccupo di quello che gli altri pensano

della mia prestazione

3 2 1

4. Quando sbaglio durante la partita ho

difficoltà a recuperare la concentrazione

3 2 1

5. Durante la partita mi distraggo 3 2 1

6. Poco prima della partita mi sento agitata 3 2 1

7. Durante la partita quando l‟allenatore o i

miei compagni mi rimproverano perdo la

concentrazione

3 2 1

8. Mi occorre sempre un po‟ di tempo prima di

vincere l‟agitazione ed entrare in partita

3 2 1

9. In partite importanti ho paura di non giocare

così bene come sono capace

3 2 1

10. Durante la partita nei momenti di tensione e

decisivi sono un atleta grintoso

1 2 3

11. Sono capace di concentrarmi in modo

positivo nei momenti che precedono la

partita mentre mi riscaldo e aspetto che

cominci

1 2 3

12. Prima della partita ho bisogno di un po‟ di

tempo per me e per prepararmi mentalmente

1 2 3

13. Più difficile è la partita migliore è la mia

prestazione

1 2 3

14. Gareggio meglio quando sono nervoso e

preoccupato

3 2 1

15. Gareggio meglio quando sono calmo e

sicuro

1 2 3

16. Quando sono veramente concentrato sulla

partita mi scordo le istruzioni che

l‟allenatore mi dà dai bordi del campo

1 2 3

17. Quando le cose non vanno come è stato

pianificato ho difficoltà a concentrarmi su

ciò che sta accadendo

3 2 1

18. Durante ogni seduta di allenamento mi

pongo obiettivi specifici

1 2 3

19. Quando la partita è terminata sento che avrei

dovuto fare di più

3 2 1

20. Cerco di non pensare alla partita prima del

suo inizio perché altrimenti divento nervoso

3 2 1

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RISULTATI:

INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI

DA 20 A 30:

Atleta con esperienza, in grado di eliminare gli stimoli esterni e di concentrarsi sul

gioco.

Focalizza l‟attenzione e nei momenti di crisi è in grado di aiutare la squadra.

DA 31 A 40:

Atleta che lavora bene in allenamento ma che non è ancora in grado di finalizzare in

partita.

Vulnerabile sotto l‟aspetto emotivo.

OLTRE 40:

Atleta insicuro, spesso con poca esperienza in campo che necessita di situazioni

tranquille senza particolari stimoli emotivi per poter far bene.

ID Da 20 a 30 Da 31 a 40 Oltre a 40

001 29

002 31

003 31

004 30

005 42

006 30

007 36

008 40

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VISUALIZZAZIONE ED IMMAGINAZIONE

Nelle abilità immaginative (mental imagery), rientrano anche la visualizzazione e

l‟allenamento ideomotorio, che possono essere eseguite autonomamente, guidate,

svolte

individualmente o in gruppo. Esse fanno riferimento alle capacità di anticipare,

rivedere, correggere la prestazione, prepararsi alla gara. È essenziale però che la

pratica mentale sia associata a quella fisica (Howe 1993). Le immagini possono essere

di tre tipi:

riproduttive quando fanno riferimento ad un‟azione già eseguita;

creative quando si crea una situazione nuova;

emotive quando richiamano situazioni associate ad altre.

Secondo molti autori (Jacobson, Avener, Shaw, Mahoney), le immagini si suddividono

in interne ed esterne. Quelle interne, chiamate anche cinestetiche, sono le più efficaci

per migliorare le prestazioni soprattutto di atleti evoluti. Consistono nell‟immaginare

una attività come se la si stesse eseguendo realmente; ad esempio concentrarsi sulla

respinta facendo attenzione che la palla venga inviata lateralmente e non verso il centro

dell'area, immaginarla in tutti i canali sensoriali motori (visivo, uditivo, cinestetico,

tattile), imparando a sentire il movimento durante l‟esercizio. Le immagini esterne (più

utili ai principianti e comunque meno efficaci perché più soggette a situazioni

distraenti), comportano il vedersi dall‟esterno durante la prestazione come se si vedesse

in televisione da spettatore. È bene utilizzarle entrambe, preferendo all‟inizio quelle

esterne e in una fase più avanzata quelle interne.

La durata dello schema immaginativo si deve aggirare intorno ai tre/cinque minuti,

perché superando questa soglia si rischia la decadenza dell‟immagine. L‟immagine deve

essere sempre preceduta da un rilassamento, mediante il quale si riduce la funzione

dell‟emisfero destro dove risiedono il pensiero e le immagini (Martens 1987); per

renderla più reale deve essere rappresentata in maniera nitida e con controllo, con più

modalità sensoriali; deve avere valore positivo; affinché sia efficace, bisogna che sia

esercitata fisicamente prima della visualizzazione e alla fine quando la visualizzazione è

riuscita. L‟immaginazione può avere applicazione nella pratica sportiva per acquisire

nuove abilità dove per esempio il preparatore dimostra un determinato gesto tecnico e

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l‟allievo lo immagina eseguito da sé stesso. Lo scopo è di codificare il movimento

attraverso l‟immagine (teoria dell‟apprendimento simbolico) per facilitarne la messa in

pratica.

Le finalità immaginative sono:

apprendimento

perfezionamento delle abilità;

incremento delle abilità-capacità percettive (canali sensoriali);

elaborazione e ripetizione delle strategie di gara;

controllo delle risposte fisiologiche (attivazione, disattivazione);

allenamento delle abilità mentali (per es. immaginare di conseguire determinati

obiettivi);

recupero infortuni.

Le immagini per essere efficaci devono avere: vividezza e controllabilità (chiare, reali,

precise, dinamiche); correttezza (il movimento deve essere immaginato correttamente

nei punti fondamentali, i principianti sono meno precisi dei giocatori esperti, per la

precisione delle immagini sono utili istruzioni verbali, dimostrazione pratica, fotografie,

filmati, disegni, ecc.); allenamento sistematico e continuo con cadenze determinate;

esperienze precedenti (nei soggetti esperti sono più efficaci); attenzione ricettiva

dell‟allievo (deve credere in quello che sta facendo); direzione dell‟immagine

(immaginazione dissociativa per distrarsi come fanno i fondisti nella corsa, ecc.); età,

capacità intellettive, personalità, motivazione (Robazza, Chevalier, Denis, Hall, Smith).

L‟immagine può servire anche per rendere più fluidi e automatici dei movimenti già

presenti per migliorarli. Ulteriori impieghi delle immagini possono avvenire per

apprendere strategie di gioco, per familiarizzare con ambienti sconosciuti (campo di

gioco) dove bisogna competere, al fine di contenere il livello di ansia; esaminare dei

problemi di prestazione; attivare o disattivare un particolare stato d‟animo; regolare il

battito cardiaco, la temperatura corporea, il ritmo respiratorio, ecc.; padroneggiare la

fatica, il dolore con immagini dissociative riferite a situazioni piacevoli; sicurezza e

fiducia in sé, controllo emotivo, rimanere concentrati. Mentre i principianti possono

utilizzare le immagini per apprendere o migliorare la tecnica, gli atleti agonisti le

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possono impiegare per ulteriori impegni. Le immagini interne possono servire anche ad

attivare dei meccanismi di motivazione verso il raggiungimento di particolari obiettivi.

Le immagini possono servire durante l‟allenamento, prima, durante e dopo la gara.

Prima delle applicazione delle immagini, bisogna che l‟atleta sia convinto e disponibile;

valutare la sua capacità immaginativa; proporre il programma e la valutazione degli

obiettivi. Il tipo di visualizzazione più usata dagli atleti è quella dell‟anticipazione

mentale preparandosi alla gara immaginando e scorrendo nella mente nei giorni

precedenti i seguenti aspetti: luogo, spogliatoi, campo di gioco, tipo di superficie,

modello di avversario, riscaldamento, tattica da adottare, schemi di gioco.

LE BASI PSICOBIOLOGICHE DELLA VISUALIZZAZIONE

La visualizzazione funziona perché il cervello usa le immagini come suo linguaggio

interno. Spesso il cervello non conosce la differenza tra un evento reale ed una sua

visualizzazione molto vivida.

L‟inconscio parla e reagisce con immagini, simboli e quindi metafore; perciò è il

linguaggio analogico (quello cioè dell‟emisfero cerebrale non dominante ) quello che

meglio si adatta all‟inconscio. In psicoterapia è molto più efficace una buona immagine

mentale che tante analisi, spiegazioni, definizioni.

Memoria e visualizzazione nello sport

La memoria si può definire come la somma delle esperienze fisiche e mentali

dell‟individuo. E‟ la facoltà della mente di conservare e richiamare alla coscienza

nozioni ed esperienze del passato. Nello sport essa è molto importante per lo schema

mentale del gesto atletico e quindi per una sua migliore attivazione durante la

performance.

Il cervello memorizza informazioni in modo permanente variando i collegamenti fra i

neuroni in una o più zone. Poiché nel cervello non ci sono altro che neuroni e

collegamenti fra neuroni, in pratica la memoria non è una funzione ma la funzione del

cervello. Attraverso studi neurofisiologici è stato accertato che si può memorizzare in

modo permanente qualcosa nel cervello variando le connessioni tra i neuroni. Questo

importante concetto base ci fa capire come un allenamento fisico e psichico, in relazione

a memoria e concentrazione, abbiano un ruolo determinante nello sport: il gesto atletico

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ripetuto, non solo durante l‟allenamento fisico ma anche quello mentale, lo fissa meglio

nella memoria, migliorando la prestazione e aiutando l‟atleta a superare ostacoli mentali

di vario tipo.

Il gesto atletico e la visualizzazione

Il gesto atletico nello sport è l‟atto motorio attraverso cui si esplica la migliore

integrazione fisica e mentale della tecnica di quel determinato sport.

L‟apprendimento di un atto motorio richiede:

un‟analisi mentale dei gesti atletici migliori già memorizzati;

una scelta selettiva delle combinazioni motorie utili;

e infine la loro ricostruzione mentale e motoria.

Questa è la base neurofisiologica dell‟apprendimento del gesto atletico.

Una migliore tecnica fisica si otterrà con l‟allenamento fisico, ma il gesto atletico

richiede anche una sua elaborazione mentale, che si ottiene con il mental training.

Operazione fondamentale che caratterizza questo processo mentale è la selezione e il

richiamo alla memoria di atti motori semplici o di routines elementari, cioè la raccolta

di movimenti già memorizzati precedentemente, ciascuno dei quali può essere corretto

dopo che la performance è stata completata e valutata.

Quanto più il gesto atletico si perfeziona e si automatizza, tanto più perde le

caratteristiche immediate delle percezioni sensoriali collegate al semplice movimento e

si traduce in immagini mentali di spazio e tempo: diviene perciò codificabile in tracce

mnemoniche del cervello, può cioè trasformarsi in programma mentale motorio.

La possibilità di simbolizzazione immaginativa del gesto atletico è quindi legata alla

capacità di operare delle elaborazioni mentali tra rappresentazioni memorizzate di

movimenti già acquisiti, attraverso l‟allenamento mentale, e visualizzazioni mentali, in

stato di rilassamento, del gesto atletico stesso.

La visualizzazione del gesto atletico è la rielaborazione mentale di una atto motorio

legato ad una certa pratica sportiva durante il mental training.

Studi clinici sperimentali ci hanno permesso di capire con quali meccanismi il cervello

memorizza le esperienze e le elabora per poi usarle a proprio vantaggio. Il nostro

cervello elabora un mondo rappresentativo di immagini e sensazioni mentali, parallelo

al mondo percettivo delle immagini e sensazioni fisiche, che permette all‟individuo di

interagire con la realtà che lo circonda.

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La funzione che ci permette di trattenere e di manipolare con gli occhi della mente una

rappresentazione del gesto atletico quando la percezione fisica non è più presente è la

cosiddetta working memory, “memoria che lavora”.

Sull‟efficienza della working memory nell‟elaborazione dei delle immagini mentali si

basa la nostra creatività intesa in senso ampio: quella che ci permette di eseguire uno

scanning mentale per ottenere il miglioramento del gesto atletico attraverso le

esperienze precedentemente memorizzate.

La consapevolezza è il prodotto di questo processo ricorrente di comando motorio,

percezione fisica e memorizzazione. Essa permette al cervello di pianificare ogni

successiva azione di prepararvisi sulla base di azioni passate, di stimoli sensoriali e di

sintesi percettive. Questo concetto di working memory è alla base del mental training

nello sport.

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ESERCIZIO:

Immaginazione, Visualizzazione, Ripetizione Mentale

Leggi bene ogni affermazione, chiudi gli occhi e prova a rappresentare mentalmente

con gli occhi della tua mente ciò che è indicato. Quando l‟esercizio implica un‟azione

prova a vederti/sentirti, immaginando di eseguire il compito.

ID:

DATA:

SI NO

1. Esamina il tuo abbigliamento preferito che usi in allenamento

Lo vedi a colori?

Puoi esaminare ogni cosa prima che la tua mente si distragga?

2. Esamina le tua scarpe

Riesci a vedere i segni dell‟usura?

Vedi i colori ed il marchio?

3. Visualizza te stesso mentre stai eseguendo il riscaldamento

Puoi seguire mentalmente la procedura che fai solitamente senza

distrarti su qualcosa d‟altro?

Riesci a sentire qualcosa nei tuoi muscoli?

4. Vediti/sentiti mentre corri lungo il campo

Puoi vedere le cose con gli occhi della tua mente lungo il

percorso?

Puoi rilevare qualche sensazione nei tuoi muscoli?

Noti qualche cambiamento nel tuo respiro?

Puoi riprodurre la sensazione di correre con gli occhi della tua

mente?

Puoi seguire mentalmente la procedura senza distrarti su qualcosa

d‟altro?

5. Pensa e rivivi la cosa più eccitante che ti è successa

nell’attività sportiva

Ricordi qualche dettaglio del luogo in cui ti trovavi?

Riesci a ricordare chi altro era presente?

Ci sono delle sensazioni di eccitazione dentro di te quando

ricordi?

Riesci a riprodurre tutti i dettagli di quella esperienza?

6. Pensa ad un gesto sportivo o ad un’abilità che stai tentando di

imparare o migliorare

Puoi vederti/sentirti mentre sei impegnato in questo compito?

Puoi vederti/sentirti mentre stai facendo questo compito nello

stesso modo o meglio di come l‟hai fatto fino ad ora?

Sai quello che devi fare per migliorare la tua performance?

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7. Pensa all’errore più recente ce hai fatto durante una gara (o

allenamento). Ora pensa a come avresti voluto/dovuto fare

Riesci a vederti/sentirti mentre esegui il compito senza fare

l‟errore?

Riesci a tornare indietro in quella situazione e con gli occhi della

mente riviverla nel modo in cui vorresti comportarti se potessi

ripeterla?

8. Immagina con gli occhi della tua mente di eseguire con

successo un compito che ti piacerebbe poter eseguire ma che

devi ancora perfezionare.

Puoi vederti/sentirti mentre stai superando con successo il

compito?

In questa visualizzazione sbagli nello stesso punto di quando

agisci nella realtà?

Riesci a vederti/sentirti mentre porti a termine il compito con

successo ancora maggiore che nel primo tentativo?

9. Visualizza la tua stanza preferita (non necessariamente della

tua casa)

Riesci a vedere tutti i mobili e come sono sistemati?

Riesci a vedere i colori e le strutture dei mobili

Vedi il modo in cui la luce e le ombre entrano nella stanza?

Puoi immaginare che tu sia nella stanza?

10. Visualizza il tuo cibo preferito

Riesci ad immaginare il suo gusto?

Rilevi qualche aroma che ti è familiare?

Puoi ri-immaginarti la forma del cibo e le sensazioni che provi

mangiandolo?

11. Visualizza il tuo frutto preferito

Riesci a visualizzarti mentre lo mangi?

Hai qualche sensazione gustativa?

Puoi ri-sperimentare la struttura, l‟aroma, il gusto?

12. Pensa ad un’esperienza recente che hai avuto e che è stata

imbarazzante o spiacevole

Puoi ri-sperimentare come ti sei sentito in quel momento?

Riesci a visualizzare tutti i dettagli della situazione e la sua

evoluzione?

Puoi tornare indietro con gli occhi della tua mente e ripetere

quella stessa situazione nel modo in cui ti sarebbe piaciuto che

accadesse?

13. Pensa di essere al 43esimo minuto di una partita. Assegnano

un calcio di rigore per la squadra avversaria

Riesci a visualizzarti?

Puoi rilevare qualche sensazione nei tuoi muscoli?

Riesci ad immaginarti tutta l‟azione compiuta dal tuo avversario

che sta per colpire il pallone sul dischetto?

L‟hai parato?

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RILASSAMENTO

Un elemento fondamentale nell‟applicazione delle tecniche di visualizzazione ed

immaginazione è il rilassamento in grado di creare le condizioni per il manifestarsi di

immagini mentali reali.

Proprio perché lo sviluppo dell‟uno favorirebbe l‟incremento dell‟altro, rilassamento e

visualizzazione andrebbero allenati contemporaneamente. L‟obiettivo infatti è quello di

ottenere uno stato di attenzione ricettiva proficuo per la creazione di immagini vivide e

controllabili. Da un punto di vista psicobiologico, il rilassamento ha la funzione di

diminuire l‟attività dell‟emisfero sinistro del cervello a favore dell‟incremento

dell‟attività dell‟emisfero destro.

Durante una ripetizione mentale esiste un dialogo che viene portato avanti tra il cervello

ed il proprio corpo. Dal momento che la ripetizione mentale ha luogo ad un livello più

fine che l‟allenamento fisico, è importante che non si debbano dominare contrasti fra

tensione "statica" e tensione fisica. Tale tensione ostacolerà i canali di comunicazione

tra la mente ed il corpo. Un rilassamento preliminare permette alla conversazione di

verificarsi nella maniera più chiara possibile.

Riguardo le tecniche di rilassamento da utilizzare, ne vengono indicate molte; tuttavia

l‟indicazione principale è quella di utilizzare la tecnica che maggiormente si addice alla

propria persona.

Per l‟ambito sportivo viene spesso indicata la tecnica del training autogeno di Schultz e

Rilassamento Progressivo di Jacobson come le migliori da associare alla visualizzazione

per poter ottenere dei risultati efficaci.

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TRAINING AUTOGENO di SCHULTZ

Il training autogeno è una tecnica messa a punto da Schultz nel 1932 come metodo di

autodistensione da concentrazione psichica. Consiste in una serie di esercitazioni

strutturate, autosuggestioni, al fine di controllare alcuni importanti processi

psicofisiologici e sviluppare una serie di sensazioni partendo da quelle di calma,

pesantezza e calore. L‟autentico valore del training autogeno, soprattutto in ambito

sportivo, è che rende capaci di prepararsi sia mentalmente che fisicamente. Infatti,

anche fermandosi prima di entrare nello stadio della visualizzazione, ci si sente in

migliori condizioni fisiche e in uno stato avanzato di preparazione.

Come agisce

Il Training Autogeno funziona agendo in senso positivo sul sistema nervoso e

provocando sia un sensibile abbassamento dell‟ansia in eccesso e delle paure, sia

favorendo una sorta di distacco emotivo che risulta utilissimo in molte situazioni della

vita, sport compreso. Inoltre, chi sappia rilassarsi bene grazie al training autogeno, saprà

anche placare le tensioni o i propri stati d‟animo tumultuosi usufruendo di una sorta di

"rilassamento breve" che si può utilizzare in tutte quelle discipline che prevedano pause

sufficientemente lunghe, o partite disputate in due.

Questo stato di rilassamento psico-fisico si raggiunge progressivamente e gradualmente

attraverso i sei esercizi del training autogeno di base, ed eventualmente gli esercizi del

training autogeno superiore.

I primi e principali sono detti esercizi somatici perché l'attenzione mentale viene rivolta

a particolari sensazioni corporee e producono effetti in prima istanza sul corpo (soma)

ed in particolare sui muscoli, vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali e

capo. Nei secondi l'attenzione viene rivolta a particolari rappresentazioni mentali. Il

Training degli esercizi superiori, proprio perché rivolto alla mente ed all'inconscio,

richiede la presenza di un terapeuta, mentre gli esercizi inferiori possono essere eseguiti

anche da soli. Le cose di importanza fondamentale, sono regolarità e costanza

nell‟eseguire gli esercizi, i risultati non si faranno attendere.

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ESERCIZIO

I nostri atleti sono stati portati sul campo di gioco, ed è stato chiesto loro di mettersi in

posizione supina sui tappi morbidi che gli erano stati preparati. Una volta raggiunta un

posizione comoda e il silenzio, abbiamo iniziato l‟esercitazione seguendo lo schema

classico del rilassamento di Shultz.

1) esercizio della PESANTEZZA: è la base di partenza per ottenere la

distensione dei muscoli degli arti, che è percepita come pesantezza delle

membra. In alcuni soggetti il rilassamento muscolare non dà sensazione di

pesantezza, ma si leggerezza.

2) esercizio del CALORE, che agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni

periferici.

3) esercizio del CUORE, che agisce sulla funzionalità cardiaca. Ogni atleta

durante la concentrazione ella performance sportiva percepisce bene il proprio

battito cardiaco. Questo può favorire una miglior concentrazione, oppure, in

caso di ansia, essere motivo di disturbo. Il training autogeno allena l‟atleta a

percepire il proprio battito cardiaco come fattore di maggiore concentrazione.

4) esercizio del RESPIRO, che agisce sull'apparato respiratorio. In questo

esercizio è raccomandato di porsi in uno stato di rilassamento passivo, in modo

da consentire al respiro di portarsi al suo ritmo spontaneo, calmo e regolare.

5) esercizio del PLESSO SOLARE, che agisce sugli organi dell'addome;

6) esercizio della FRONTE FRESCA, che agisce a livello cerebrale.

Durante il periodo di apprendimento, il soggetto inizia a percepire delle sensazioni di

benessere diffuso, raggiungendo in un secondo tempo la capacità di controllare alcuni

processi fisici come la respirazione, l‟attenzione, le emozioni, gli stati d‟animo, ecc.

L‟efficienza del Training Autogeno, dipende esclusivamente da come lo si fa e non dal

tempo che impiegato per farlo. Questa tecnica non richiede nessuno sforzo fisico,

solamente un costante allenamento nella pratica degli esercizi che dovrebbero alla fine

rientrare nelle abitudini quotidiane di ogni atleta.

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Solitamente si consiglia di seguire alcuni piccoli accorgimenti prima di iniziare la

seduta, come:

Indossare un abbigliamento comodo, o comunque eliminare tutte le cose strette o

che possono dare fastidio, tipo cinture scarpe.

La posizione: comoda, sdraiati, o seduti su una poltrona ben appoggiati con

schiena e testa.

Braccia lungo i fianchi se si è sdraiati.

Palmi sulle cosce se si è seduti.

Non accavallare ne piedi ne gambe.

Il luogo tranquillo possibilmente lontano dai rumori, con luce bassa e

temperatura gradevole, si può usare una coperta se si vuole l‟importante è non

sentire freddo.

Finito l'esercizio, prima di aprire gli occhi eseguire la fase di ripresa che consiste nel

fare un profondo respiro, stringere i pugni, aprire gli occhi, stiracchiarsi come al

risveglio del mattino e prima di alzarsi girarsi su un fianco e aspettare qualche istante.

Effetti del rilassamento

Tutte le tecniche facilitano quindi il controllo dell‟attivazione ma possono anche aiutare

l‟atleta in altri modi:

Rivitalizza: dal momento ch e il rilassamento riduce e cancella la tensione

muscolare, per gli atleti che devono prevenire l‟indolenzimento e la rigidità

muscolare è utile applicare le tecniche di rilassamento fra una prova e l‟altra o

dopo gare o sessioni di allenamento particolarmente pesanti.

Migliora la ricettività: il rilassamento ha un effetto sui processi di pensiero e

consente all‟atleta di affrontare le situazioni con la mente libera ed aperta. Ciò

migliora la possibilità di assorbire informazioni ed istruzioni finalizzate

all‟apprendimento di nuove tecniche.

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VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA:

test di reazione

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CAPACITA’ DI REAZIONE

La capacità di reazione è quel presupposto psicofisico della prestazione che permette di

reagire con una determinata velocità a stimoli e segnali. L‟allenamento delle capacità

reattive elabora un processo di anticipazione motoria che rende possibile risposte

estremamente rapide agli stimoli.

L‟anticipazione è un processo psichico con il quale, usando uno scarso numero di

informazioni sull‟inizio e sui fenomeni che accompagnano determinate situazioni, viene

previsto in anticipo quale sarà l‟ulteriore svolgimento ed il risultato.

COME ALLENARE ALLA REAZIONE

Per il mantenimento delle capacità coordinative e di forza rapida acquisite nell‟età

giovanile e per l‟ulteriore miglioramento delle stesse, è indispensabile che una buona

parte della seduta di allenamento sia dedicata al lavoro specifico con la palla. La seduta

di allenamento del portiere deve essere mirata a quelle esercitazioni che migliorano tutte

le capacità coordinative in particolare le capacità di reazione.

Negli allenamenti di acquisizione della tecnica, i portieri devono essere addestrati alla

standardizzazione (automatizzare) una serie di parate e di movimenti (uscite) e a rendere

queste azioni sempre più corrette e veloci. I tempi di reazione del portiere, per

neutralizzare un tiro ravvicinato, un cross teso, un calcio di rigore o un‟uscita, si basano

su “range temporali” dell‟ordine di centesimi di secondo, per cui la positiva conclusione

dell‟azione non può prescindere dal processo di anticipazione. Questa capacità deve

essere addestrata attraverso continue e specifiche esercitazioni.

Le reazioni si distinguono in “semplici” e “complesse”.

Quelle semplici richiedono risposte sempre verso lo stesso segnale, quindi facilmente

acquisibili; quelle complesse (reazioni a scelta) richiedono invece risposte a stimoli e

segnali (comportamento dell‟avversario, traiettoria del pallone) prevedibili ed

imprevedibili in molte situazioni, con la disponibilità di più possibilità di decidere come

reagire.

Nei portieri evoluti, la velocità di risposta ad uno stimolo è in dipendenza delle

potenzialità neuromuscolari ereditarie e di metodologie e mezzi utilizzati nella fase

sensibile di affinamento coordinativo e di costruzione della forza rapida.

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VALUTAZIONE NEUROPSICOLOGICA:

Il ruolo del portiere necessita lo sviluppo di differenti stili attentivi;

Durante la competizione, gli atleti devono sviluppare un focus attentivo ampio, in modo

tale da anticipare l‟azione degli avversari e dei propri compagni di squadra.

Nella fase di intercettazione della palla devono valutarne in anticipo la possibile

traiettoria e velocità; di conseguenza l‟attenzione si restringe per consentire di

selezionare l‟informazione necessaria.

Alla base di queste informazioni è stato realizzato un paradigma sperimentale

digitalizzato a computer strutturato sul principio del tempo di reazione semplice

calcolato su uno stimolo visivo.

La tecnica dei tempi di reazione (T.R.) è stata senza dubbio la tecnica più usata nelle

ricerche di psicologia sperimentale e neuropsicologia negli ultimi decenni e si basa sulla

misurazione dell‟intervallo di tempo che intercorre tra la presentazione di uno stimolo

(visivo, uditivo, tattile) e l‟esecuzione di una risposta (generalmente la pressione di un

pulsante apposito con un dito di una mano).

METODOLOGIA:

Primo incontro: Test di reazione al PC

Secondo/quarto/sesto incontro: Esercizi per sviluppare la reazione ad uno stimolo

visivo svolti sul campo di gioco.

Ultimo incontro: Ripetizione del test proposto al primo incontro.

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PROTOCOLLO:

Test 1(mano destra) e 2 (mano sinistra)

I soggetti posti di fronte ad un monitor con un punto di fissazione statico, dovevano

premere la barra spaziatrice nel momento in cui appariva sul monitor un punto giallo,

distribuito in maniera bilanciata sugli assi percettivi.

Il punto giallo è stato convenzionalmente associato al pallone da calcio per facilitare la

comprensione del test.

Il test è stato effettuato prima con l‟uso esclusivo della mano destra (T.1) e di seguito,

con l‟uso esclusivo della mano sinistra (T.2)

Test 3 (Triangolo):

I soggetti posti di fronte ad un monitor con un punto di fissazione statico, dovevano

premere la barra spaziatrice nel momento in cui, dopo una serie alternata di forme

geometriche come cerchi e triangoli, appariva davanti a loro un triangolo blu distribuito

in maniera bilanciata sugli assi percettivi del monitor.

Questo test composto da diversi stimoli, ha la caratteristica di essere molto lento e

lungo. L‟utilità della valutazione nasce proprio dal fatto che in questo modo riusciamo a

„misurare‟ la capacità del soggetto di gestire lo stress emotivo.

Test 4 (L):

I soggetti posti di fronte ad un monitor con un punto di fissazione statico, dovevano

premere la barra spaziatrice nel momento in cui appariva sullo schermo una “L” nella

posizione canonica utilizzata nella scrittura.

La caratteristica principale di questo test è che le “L” spesso apparivano leggermente

inclinate rispetto alla posizione standard, richiedendo quindi una particolare attenzione e

rapidità al soggetto in esame nel riconoscerle e nel premere la barra spaziatrice.

Valutazione dei dati:

Attraverso questa valutazione, il computer calcolava il tempo medio (X tempo di

reazione semplice) di risposta in una condizione di difficoltà crescente e il numero di

errori compiuti per ogni test.

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VELOCITÀ DI REAZIONE SUL CAMPO

In questa fase dell‟allenamento, sviluppato totalmente sul campo, ci siamo concentrati

non solo sugli stimoli visivi ma anche uditivi e tattili.

ESERCIZIO:

Agli atleti, divisi in due gruppi in modo casuale è stato chiesto di posizionarsi sulla linea

di metà campo.

Un terzo soggetto, posizionato tra i due gruppi, aveva il compito di lanciare un pallone

ai giocatori entrati sul terreno di gioco, due per volta (una per gruppo).

Lo scopo dell‟esercitazione era fermare la palla prima che questa oltrepassasse la linea

dell‟area di rigore.

La modalità di ingresso degli atleti era la medesima per ogni esercizio, l‟unica

variante era il posizionamento di quest‟ultimi rispetto al pallone:

- in piedi con sguardo frontale rispetto alla porta

- in piedi con le spalle rivolte verso la porta

- seduti rivolte frontalmente alla porta

- seduti con le spalle verso la porta

- proni con sguardo frontale rispetto alla porta

L‟obiettivo era quello di sviluppare la reazione, ovvero lo scatto dell‟atleta verso la

palla rispetto ad uno stimolo deciso in precedenza e di pensare in pochissimi secondi ad

una soluzione, per vincere il conflitto con l‟avversario.

In test è stato proposto si dalla linea di metà campo all‟area di rigore sia dalla linea della

porta tra i pali alla linea di metà campo.

ESERCIZIO:

Utilizzando un tappeto elastico verticale messo a disposizione dalla società, abbiamo

chiesto agli atleti di posizionarsi davanti ad esso e di fermare il pallone nel momento in

cui l‟allenatore l‟avrebbe fatto rimbalzare contro il tappeto.

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Durante questo test sono state modificate intensità e direzione del colpo, variando di

conseguenza anche intensità e direzione della palla rispetto all‟atleta, e senza avvertire

quest‟ultimo, anche il pallone.

Sono stati usati palloni da calcio regolamentari, palloni di dimensioni inferiori e di

materiali differenti, modificando in questo modo la percezione e la dinamica della presa,

richiedendo al soggetto una spiccata adattabilità ed anticipazione della traiettoria.

Posizionamenti durante l’esercitazione:

- in piedi con sguardo frontale rispetto al tappeto elastico

- in piedi con le spalle rivolte verso il tappeto elastico

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RISULTATI Test di reazione al PC

ID TEST 1 – MANO DESTRA

TEST 2 – MANO SINISTRA

PRE TRAINING

POST TRAINING PRE TRAINING

POST TRAINING

001 0.356 0.353 0.352 0.351

002 0.412 0.410 0.353 0.350

003 0.412 0.393 0.501 0.475

004 0.415 0.395 0.461 0.434

005 0.447 0.421 0.504 0.467

006 0.430 0.399 0.474 0.388

007 0.384 0.359 0.384 0.341

008 0.401 0.392 0.462 0.397

TEST 3 - TRIANGOLO TEST 4 - L

PRE TRAINING

POST TRAINING PRE TRAINING

POST TRAINING

001 0.445 0

0.441 1 0.523 3

0.519 1

002 0.43 1

0.427 0 0.442 2

0.440 0

003 0.568 1

0.513 0 0.595 1

0.563 0

004 0.522 1

0.505 0 0.774 3

0.627 2

005 0.586 0

0.553 0 0.584 5

0.571 2

006 0,658 0

0.583 0 0,622 0

0.594 0

007 0,544 0

0.531 0 0,625 0

0.603 0

008 0.527 1

0.519 0 0.614 2

0.611 2

ERRORI ERRORI ERRORI ERRORI

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TEST 2 - MANO SINISTRA

0,3

0,35

0,4

0,45

0,5

0,55

1 2 3 4 5 6 7 8 9

PRE TRAINING

POST TRAINING

TEST 1 – MANO DESTRA

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TEST 3 - TRIANGOLO

0,4

0,45

0,5

0,55

0,6

0,65

0,7

0,75

0,8

1 2 3 4 5 6 7 8

PRE TRAINING

POST TRAINING

TEST 4 - L

0,4

0,45

0,5

0,55

0,6

0,65

0,7

0,75

0,8

1 2 3 4 5 6 7 8

PRE TRAINING

POST TRAINING

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RISULTATI

I risultati di tutte le valutazioni (neuropsicologica, motivazionale e motoria) hanno

evidenziato un notevole miglioramento rispetto alla condizione di partenza degli atleti.

Il gruppo ha seguito un percorso di lavoro attraverso l‟allenamento ideomotorio, la

visualizzazione, l‟immaginazione del gesto sportivo, le tecniche di rilassamento ed ha

migliorato sensibilmente i tempi in tutti i test della valutazione neuropsicologica.

I test di reazione semplice al PC che abbiamo proposto agli atleti, sono utilizzati

tutt‟ora dai preparatori dei portieri come “test d‟ingresso” per i nuovi acquisti. All‟inizio

di ogni stagione infatti oltre ai test fisici che si propongono ai giocatori in prova,

vengono associati i test neuropsicologici da noi proposti per avere una visione completa

del soggetto sulla quale poi stilare eventuali valutazioni e giudizi.

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CONCLUSIONI

Attraverso questi capitoli abbiamo voluto mettere in risalto come la forza

dell‟immaginazione, presente in ogni individuo, se allenata, possa diventare un

importantissimo strumento capace di migliorare e sviluppare la performance sportiva.

I dati ottenuti dalla fase sperimentale hanno fatto emergere un netto miglioramento degli

atleti rispetto alla condizione di partenza.

Ogni singola valutazione effettuata, si è dimostrata sia in termini numerici che in

termini pratici positiva ed efficace.

Siamo partita da “un‟idea” e abbiamo creato su di essa ipotesi, schemi, progetti, disegni,

studiando a fondo le tecniche di mental training già conosciute e a queste è stata

associata la nostra personale esperienza in merito al gioco del calcio, cercando di far

emergere qualcosa di nuovo.

Il risultato è stato un percorso estremamente utile e professionale, che attraverso uno

studio ampio e peculiare, ha permesso di proporre esercitazioni e test creati

appositamente per la società in esame che ci hanno portato ad avere un risultato degno

di nota.

Attraverso questo percorso gli atleti hanno potuto testare in prima persona quanto la

motivazione possa essere collegata alla direzione ed all‟intensità di un comportamento;

quanto quest‟ultima incida sul risultato finale dimostrandosi la chiave d‟accesso ai

risultati, attraverso un‟interazione di fattori che lavorano a stretto contatto con i bisogni

dell‟atleta come gli stimoli positivi, l‟interesse e il divertimento.

Incoraggiata dai risultati ottenuti, e dall‟entusiasmo dimostrato da ogni singolo atleta

nell‟affrontare questo percorso, spero che questo piccolo estratto del lavoro che è stato

fatto sia un punto di partenza per avvicinarsi ad una nuova metodologia di allenamento

e sia soprattutto oggetto di approfondimento per le società sportive, facendolo diventare

parte integrante dell‟allenamento.

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BIBILIOGRAFIA

M. P. Brugnoli. (2005). Tecniche di mental training nello sport. Red Edizioni.

Richard J. Butler. Psicologia e attività sportiva. Il pensiero scientific editore.

Annett, J. (1995). Motor imagery: perception or action? Neuropsychologia, 33

(11), 1395-1417.

Peresson, L. (1977). Il Training autogeno applicato. Piovan Editore, Abano

Terme (Vol.2).

Schultz J.H. (1968). Il training autogeno. Feltrinelli (Vol.1).

Pilla, A. (1977). Training autogeno e immaginazione guidata nelle modificazioni

psicologiche dell'atleta. In L. Peresson (1977). Il Training autogeno applicato.

Piovan Editore, Abano Terme (Vol.2).

Costa, A. (1977). Il Training autogeno: esperienze pratiche nelle varie specialità

sportive. In L. Peresson (1977). Il Training autogeno applicato. Piovan Editore,

Abano Terme (Vol.2).

Barr, K., Hall, C. (1992). The use of imagery by rowers. International Journal

of Sport

Psychologie, 23, 243-260.

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Dott.ssa Alessandra Marcotti

Mental Trainer Sportiva

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