MemOria - Gennaio 2013

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ANNO VIII numero 1 Gennaio 2013 distribuzione gratuita MEMORIA DIOCESANA Cercare l’unità VOCE DEL VESCOVO L’uomo è fatto per la pace MEMORIA CULTURALE La chiesa della Madonna di Gallana nell’ager uritanus mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria “ILLUMINATI NELLA MENTE E NEL CUORE” SPECIALE

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MemOria - Mensile di informazione della Diocesi di Oria - Gennaio 2013

Transcript of MemOria - Gennaio 2013

  • ANNO VIII numero 1 Gennaio 2013 distribuzione gratuita

    MEMORIA DIOCESANACercare lunit

    VOCE DEL VESCOVO Luomo fatto per la pace

    MEMORIA CULTURALELa chiesa della Madonna di Gallana nellager uritanus

    mensile di informazione della Diocesi di Oria

    MemOria

    ILLUMINATI NELLA MENTE E NEL CUORESPECIALE

  • anno VIII n. 1 Gennaio 2013MemOria

    Sommario

    MemOria

    MemoriaMensile di informazione della Diocesi di Oria - Periodico di informazione Religiosa

    Direttore editoriale:Vincenzo PisanelloDirettore Responsabile:Franco Dinoi

    Redazione:Gianni CaliandroFranco CanditaAlessandro MayerFrancesco SternativoPierdamiano Mazza

    Progetto graficoimpaginazione: ProgettipercomunicareEDIZIONI E COMUNICAZIONEwww.progettipercomunicare.it

    In copertina:Abbraccio di pace tra San Pietro e SantAndrea, profetizza lunione tra la chiesa doccidente e la chiesa doriente.Autore: Francesco Corso

    Stampa:ITALGRAFICA Edizioni s.r.l.Oria (Br)

    Curia Diocesana: Piazza Cattedrale, 9 - 72024 OriaTel 0831.845093www.diocesidioria.it e-mail: [email protected] al Tribunale di Brindisi n 16 del 7.12.2006

    ANNO VIII numero 1 Gennaio 2013

    mensile di informazione della Diocesi di Oria

    3VOCE del VESCOVOLuomo fatto per la pace

    22MEMORIA IN... VERSI... con Simone Weil

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    MEMORIA CULTURALELa chiesa della Madonna di Gallananellager uritanusCultura, arte e fede

    MEMORIA DIOCESANA5Cercare lunit

    MEMORIA DIOCESANA8il buon profumo di Criso

    7Agenda pastorale del Vescovo, gennaio 2013PRO-MEMORIA

    MemOria

    9MEMORIA SPECIALEIlluminati nella mente e nel cuore

  • anno VIII n. 1 Gennaio 2013MemOria

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    Vincenzo Pisanello

    Luomo fatto per la pace

    La natura umana possiede in se stessa il desiderio che il Signore le conceda la pace, che non assenza di guerra, non diplomazia che evita i con! itti. La pace che luomo desidera per vocazione e che Dio dona con misericordia, quella che Ges ha promesso ai suoi discepoli: Vi lascio la pace, mi do la mia pace. Non come la da il mondo io la do a voi (Gv 14, 27).Per volont del Papa Paolo VI, l1 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della pace, e il tema che Papa Benedetto XVI ci ha o" erto questanno per la ri! essione Beati gli operatori di pace. Scrive il Papa: Le molteplici opere di pace, di cui ricco il mondo, testimoniano linnata vocazione dellumanit alla pace. In ogni persona il desiderio di pace aspirazione essenziale e coincide, in certa maniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata. [] Luomo fatto per la pace che dono di Dio (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della pace 2013, n. 1).Ecco posto il termine del nostro impegno: riconoscere che la pace dono di Dio ma necessaria anche lopera delluomo.Scrive ancora il Papa: Per diventare autentici operatori di pace sono fondamentali lattenzione

    alla dimensione trascendente e il colloquio costante con Dio, Padre misericordioso, mediante il quale si implora la redenzione conquistataci dal Suo Figlio Unigenito. Cos luomo pu vincere quel germe di oscuramento e di negazione della pace che il peccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidit e volont di potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste. La realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, ununica famiglia. [] Loperatore di pace, secondo la beatitudine di Ges, colui che ricerca il bene dellaltro, il bene pieno dellanima e del corpo (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della pace 2013, n. 3).Ed in questa prospettiva, volere ed operare per la pace vuol dire non tollerare attentati e delitti contro la vita, in tutti i suoi stadi, dal concepimento al termine naturale. Ma signi# ca anche pensare ad un nuovo modello di sviluppo e di economia, che non ricerca solo la competitivit, ma che si basa sul dono di s, delle proprie capacit intellettuali, della propria intraprendenza. Per costruire la pace necessario ed urgente passare da una cultura di rivendicazione ad una cultura di gratuit, di dono totale di s. LIncarnazione del Verbo di Dio ci insegna proprio questa logica: dare tutto di s

    VOCE del VESCOVO

  • 4perch laltro possa vivere bene!Il cristiano, operatore di pace, ha due punti di forza, che niente e nessuno potr mai togliergli: la fede, che permette di guardare oltre le vicende meramente umane, che o" re la possibilit di gettare lncora della propria vita nelleternit, in Dio stesso; e la preghiera, che intercedendo da Dio la liberazione dal peccato, origine e causa di ogni con! itto e di ogni assenza di pace, squarcia il Cielo e dona alla terra la brezza della Pace, quella donata dal Principe della Pace.Si comprende, cos, che la pace si pu raggiungere quando: Pensieri, parole e gesti di pace creano una mentalit e una cultura della pace, unatmosfera di rispetto, di onest e di cordialit. Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, pi che con semplice tolleranza (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della pace 2013, n. 7).Siamo nella pienezza del tempo e Dio ha mandato il Suo Figlio, nato da donna, come dice San Paolo nella lettera ai Galati (4, 4). Questo inizio di anno posto sotto il segno di Maria, la Madre del Figlio di Dio, la Madre di Dio. San Luca, nel vangelo dellinfanzia di Ges, ci o" re due verbi nei quali condensato il mistero di Maria, Vergine e Madre: custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (2, 19). Per conoscere il mistero di Dio che ci stato rivelato necessario del tempo, perch non tutto pu essere subito chiaro e comprensibile. Ed allora necessario custodire la Parola, diventare

    scrigno della Parola, permettere alla Parola fatta Carne di radicarsi nella nostra vita. Ed altrettanto necessario interagire con la Parola, meditandola. E necessario avere un rapporto familiare con la Parola, un rapporto di ascolto e di interiorizzazione, un rapporto di apprendimento e di comprensione, perch il mistero di Dio si apra dinanzi a noi, perch questo nuovo anno sia un anno in cui Dio possa occupare il giusto posto nella nostra vita. laugurio, per il tramite delle colonne di MemOria, che faccio di cuore a tutta la Santa Chiesa di Oria: possa ciascuno percepire lo sguardo di Dio, la sua benedizione e la sua pace, e sia come Maria, attento a custodire e meditare il mi stero che ci salva.

    VOCE del VESCOVO

    MemOria

  • anno VIII n. 1 Gennaio 2013MemOria

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    Cercare lunit

    DIOCESANA

    La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per lunit dei cristiani (18 al 25 gennaio), data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perch compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo, assume nel panorama ecumenico odierno un signi# cato ancora pi simbolico. I risultati del progresso ecumenico non sono ancora penetrati nel cuore e nella carne della nostra Chiesa e delle altre Chiese [] Ci richiede uno sforzo catechetico, omiletico, teologico, ma soprattutto un rinnovamento spirituale e un nuovo inizio (Kasper). A questo punto la ri! essione diventa pi seria e impegnativa perch deve rispondere a una domanda: come si raggiunge e dove si colloca lunit; si ottiene tramite rapporti u$ ciali e discussioni dottrinali? La domanda richiede un chiarimento previo: se parliamo di unit delle Chiese dobbiamo vedere quale idea abbiamo delle stesse Chiese. La Chiesa solo una struttura? Una semplice custode di formulazioni della retta fede? O soprattutto unesperienza comunitaria di una vita trinitaria in Ges Cristo, generata e guidata dallo Spirito Santo? Se questultimo lelemento e laspetto che fonda e caratterizza la Chiesa, si chiarisce anche lidea di unit: fondamentalmente una condivisione della propria esperienza di vita cristiana. Naturalmente, questa condivisione non rende super! uo una

    condivisione essenziale delle de# nizioni della fede comune e linserimento in ununica sostanziale struttura che permetta di parlare di ununit visibile. Per al centro della Chiesa, e quindi dellunit, rimane lesperienza spirituale. Se la divisione un peccato del quale responsabile sia chi la provoca sia chi la mantiene, la santit lunica via per superare e abolire la divisione. La centralit della preghiera nellopera di riconciliazione che pastori e laici sono tenuti a svolgere nella vita di comunione delle Chiese ritenuta, quindi, non solo un mezzo con cui sinvoca lazione dello Spirito Santo, ma anche il cuore dellincontro che fa vivere la comunione. Benedetto XVI, nellincontro ecumenico tenuto presso la sede arcivescovile di Colonia (2005) ha voluto richiamare come limpegno per lunit, non pu essere solo n un confronto animato da un falso irenismo, n un lavoro puramente accademico, ma deve aprirsi anche ad un nuovo stile di a" rontare lo scandalo delle divisioni che quello dellecumenismo spirituale: e cio la preghiera, la conversione e la santi! cazione della vita costituiscono il cuore dellincontro e del movimento ecumenico. Si potrebbe dire: la forma migliore di ecumenismo consiste nel vivere secondo il Vangelo. E. Sironi scrive: conosciamo ormai quali sono i veri nodi teologici da sciogliere, le reali di" colt da superare insieme, i fattori non teologici da veri! care e guarire, eppure non si conclude, anzi, crescono le

    Giacomo Lombardi*

    Un impegno per le comunit ecclesiali.

  • 6MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013

    pi disparate ipersensibilit vicendevoli intreccio di prudenza e diplomazia che rischiano, alcune volte per un nonnulla, di complicare le situazioni e di generare nuove distanze e divisioni. [] Si respira nellaria come una grande attesa, quella di una nuova discesa dello Spirito Santo che viene in aiuto alla nostra incapacit, perch a questo punto non sappiamo pi n cosa sia pi conveniente domandare, n cosa fare nella di" cile situazione attuale della Chiesa divisa che rappresenta un grave peccato contro lo Spirito Santo. Dinanzi alla tentazione di innalzare muri spirituali, ancora pi forte deve essere la ricerca di momenti opportuni per presentare a Dio, insieme, le necessit e le preoccupazioni che condividiamo tra i cristiani. La consapevolezza che nellecumenismo spirituale la preghiera e la teologia vanno di pari passo, e che la spiritualit cristiana crescita in santit di cuore e di mente un mezzo per preparare il popolo a ricevere la koinonan che Dio vuole o# rire alla Chiesa (Fede e Costituzione, 27), non pu che favorire il cammino verso lunit visibile. Credo, per, che oggi il desiderio dellunit, di fronte alle nuove s# de che il terzo millennio sta ponendo allintera cristianit, ha bisogno di essere alimentato nel cuore delle Chiese attraverso il dovere di pregare insieme e non pu essere pi e solo collocato nella Settimana di preghiera per lunit o dettato da occasioni sporadiche, ma come ci ha esortato Benedetto XVI, deve divenire parte integrante di tutta la nostra vita di preghiera. Sono stati uomini e donne formati nella parola di Dio e nella preghiera gli artigiani della riconciliazione e dellunit in ogni

    fase della storia. il cammino della preghiera che ha aperto la strada al movimento. Queste esperienze ecclesiali di preghiera si rivelano unopportunit per approfondire la reciproca conoscenza e rendere pi profonde le relazioni e ci ricordano anche che la preghiera lattivit ecumenica pi importante. Dagli stessi dialoghi nazionali e internazionali interconfessionali emerge anche con sempre maggiore chiarezza che lunit cristiana necessita di una preghiera non pi solo luno per gli altri ma vissuta in modo comune. Dalla preghiera comune e costante nelle diverse espressioni, le Chiese, allora, possono solo trarne bene# cio imparando sempre pi gli uni dagli altri a condividere ci che sempre pi chiaramente sar riconosciuta come eredit comune. la preghiera stessa di Ges (Gv 17,20) a indicarci il luogo interiore, pi profondo, della nostra unit. Diventeremo una sola cosa, se ci lasceremo attirare dentro tale preghiera. Ogni volta che, come cristiani, ci troviamo riuniti nella preghiera, questa lotta di Ges riguardo a noi e con il Padre per noi dovrebbe toccarci profondamente nel cuore. Quanto pi, infatti, ci lasciamo attrarre in questa dinamica, tanto pi si realizza lunit.

    *Direttore U" cio diocesano per lEcumenismo

    DIOCESANA

  • PRO

    marted 1 gennaio 2013

    Basilica Cattedrale, OriaPonti! cale del VescovoOre 11:00

    gioved 31 gennaio 2013

    Parrocchia San Giovanni Bosco, ManduriaSanta Messa in onore di San G. BoscoOre 18:00

    domenica 6 gennaio 2013

    Basilica Cattedrale, OriaPonti! cale del VescovoOre 11:00

    gioved 17 gennaio 2013

    Santuario della Madonna di Cotrino, LatianoIncontro di formazione permanente sul: La fede di fronte alle s! de del nostro tempo; relatore: prof. Michele Illiceto.Ore 19:00

    venerd 11 gennaio 2013

    Ritiro del CleroOre 09:30

    luned 21 gennaio 2013

    Chiesa Matrice, Villa CastelliIncontro ecumenico diocesanoOre 19:00

    gioved 24 gennaio 2013

    Basilica Collegiata, Francavilla FontanaSanta Messa in onore della Madonna della FontanaOre 18:30

    sabato 26 gennaio 2013

    Palazzo Municipale, Sava (sala Amphipolis) Giornata della VitaOre 18:30

    Parrocchia Madonna del Rosario, ManduriaVeglia della Pace organizzata dallAzione Cattolica diocesanaOre 19:30

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    COMPLEANNI

    12 gennaioMons. Angelo Principalli

    16 gennaioDon Domenico Panna

    23 gennaioDon Domenico Spina

    La redazione di MemOria augura allarcivescovo DOMENICO CALIANDRO, ! glio della nostra comunit diocesana di Oria, un fecondo ministero pastorale nellArcidiocesi di Brindisi-Ostuni.

    ANNIVERSARI

    3 gennaioDon Lorenzo Melle

    4 gennaioDon Antonio Carrozzo

    5 gennaioMons. Alfonso Bentivoglio

    5 gennaioDon Umberto Pezzarossa

    5 gennaioDon Antonio Longo

    10 gennaioDon Dario De Stefano

    16 gennaioDon Rocco Erculeo

    Agenda pastorale del Vescovo, gennaio 2013

  • 8LANSPI (Associazione Nazionale San Paolo Italia) della Diocesi di Oria si rinnova: il 24 novembre scorso stato eletto il nuovo Consiglio Zonale, presieduto da don Fernando Dellomonaco, che sar in carica per i prossimi quattro anni. Questanno davvero ricco per tutti noi. Anzitutto stiamo vivendo lAnno della Fede. Esso un par-ticolare tempo di grazia per riscoprire e rinsaldare la bellezza nostra identit cristiana. Forse proprio di questo si tratta: della bellezza. LAnno della fede possiamo viverlo con lo stesso atteggiamento di chi si concede, una volta tanto, di andare a vedere qualcosa di bello. E deve convincere in primo luogo noi cristiani di quanto sia bello avere la fede. Anche nei nostri Oratori, necessario rimettere al centro e prendere in pi appassionata considerazione il caso serio della fede. Proprio in questa strada si colloca il tema propostoci a livello nazionale per questo anno 2013: Oratorio tra festa e trascendenza. LOratorio deve assume-re sempre di pi laspetto e lessenza di una comuni-t festosa, dove ognuno si sente accolto, dove ogni talento valorizzato, dove ogni persona ragazzo, giovane, educatore, animatore ama ed amata in modo del tutto speciale: In Oratorio, quando si fa festa, nessuno viene escluso, in quanto la prima preoccupazione proprio laccoglienza (d. Vito Campanelli-Presidente Nazionale). Occorre, quin-

    di, organizzare ogni giornata in Oratorio come fosse una festa, e non festeggiare pi soltanto quando ricor-rono le date colorate di rosso sui calendari, portando un poco di straordinariet nellordinariet delle prassi abituali. Ma per vivere ogni giornata con tale spirito, ricco di positiva energia, indispensabile allenare e mettere in campo tutta la creativit di cui si capaci (cfr. festa, Sussidio per lanimazione in Oratorio 2013, p.5-6). Non dobbiamo per dimenticare la necessaria di-mensione trascendente: un ragazzo che vive un Oratorio in festa, attraverso questo clima di gioia entra in relazione con Dio, e sperimenta la gratitudi-ne tipica di chi si sente amato. Una volta investiti da questo amore, sar facile riconoscere che si varcata la porta della casa di Dio ed del Suo amore che si ricolmi ed innamorati (cfr. festa, p.7). Ci che ci unisce in Oratorio non semplicemente la voglia di stare insieme o una partita a calcio chi ci unisce Ges Cristo! Da Lui deve partire ogni nostra inizia-tiva e SEMPRE a Lui ritornare!In questa prospettiva viviamo anche il 50 anniver-sario dellANSPI, come momento di ringraziamen-to al Signore per questo prezioso strumento a servi-zio del Vangelo, frutto di una rinnovata attenzione al mondo nata con il Concilio Vaticano II, e come momento per dare nuovo slancio alla nostra Asso-ciazione, perch continui a portare nelle nostre Co-munit il buon profumo di Cristo.

    Il buon profumo di CristoLANSPI della Diocesi di Oria nellAnno della Fede.

    MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013

    DIOCESANA

  • Sono stato gentilmente invitato a parlare sul rapporto tra fede cristiana e ragione umana nellAnno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI a 50 anni dallinizio del Concilio Vaticano II e a ventanni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, eventi che lo stesso Ponte# ce ha voluto espressamente collegare tra loro. Partendo proprio dal Catechismo della Chiesa Cattolica, vorrei mettere in evidenza che nella prima sezione della prima parte, riguardante la professione della fede, il Catechismo tratta, nellordine, delluomo capace di Dio, di Dio che viene incontro alluomo e della risposta delluomo a Dio. I primi due momenti, che corrispondono ai primi due capitoli della suddetta sezione, rispecchiano in un certo senso i primi 2 gradi delliniziazione cristiana di cui parla il Rito delliniziazione cristiana degli adulti (RICA), del 1978, al numero 6: Il primo grado si ha quando uno, dando inizio alla conversione, vuol diventare cristiano ed accolto dalla Chiesa come catecumeno; il secondo grado si ha quando, cresciuta la fede e quasi terminato il catecumenato, viene ammesso a una pi intensa preparazione ai sacramenti.Il terzo grado si ha quando, compiuta la preparazione spirituale, si ricevono i sacramenti delliniziazione cristiana, primariamente il Battesimo, che porta della fede, come leggiamo allinizio del Motu proprio Porta Fidei di Benedetto XVI. Seguir nella mia ri! essione la gradualit segnata dal Catechismo della Chiesa Cattolica, cercando di mostrare come in questi primi due gradi delliniziazione cristiana ragione e fede si possono armonizzare mirabilmente, creando le premesse per una conversione della mente e del cuore, sul modello dellantica scuola cristiana guidata da Clemente dAlessandria, il quale a" ermava che la fede cristiana era in un certo senso la sintesi e il compimento della sapienza umana # loso# ca e della sapienza rivelata veterotestamentaria, mettendo in pieno accordo Atene e Gerusalemme. Il Catechismo della Chiesa Cattolica inizia la sua ri! essione parlando del desiderio di Dio che in ogni uomo: Il desiderio di Dio inscritto nel cuore delluomo, perch luomo stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a s luomo e soltanto in Dio luomo trover la verit e la felicit che cerca senza posa.2 questo il motivo dominante nellEnciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II, dedicata proprio al tema del rapporto tra ragione e fede. Nella Introduzione di questa Enciclica si legge: La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verit. Dio ad aver posto nel cuore delluomo il desiderio di conoscere la verit e, in de# nitiva, di conoscere Lui, perch, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verit su se stesso. LEnciclica riprende pi volte questo motivo, a" ermando, per esempio, che il desiderio di verit appartiene alla stessa natura delluomo3 o che nel cuore umano dimora la nostalgia di Dio.4 La Fides et Ratio ci presenta dunque luomo come un essere per sua natura orientato a cercare la verit ed il bene, capace di verit e di bene, aperto allAssoluto; la Rivelazione divina viene incontro a questo desiderio di verit e di bene che c in ogni uomo per dare risposta a quelle domande di fondo sul senso delle cose e sul senso della propria stessa vita cui Giovanni Paolo II accenna nella parte iniziale dellEnciclica, a" ermando che litinerario verso la verit e quindi,

    ultimamente, verso Dio, signi# ca per luomo vera conoscenza di se stesso, perch tale cammino si svolge, scrive Papa Wojtyla, entro lorizzonte dellautocoscienza personale e cerca le risposte alle domande fondamentali dellesistenza umana: Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perch la presenza del male? Cosa ci sar dopo questa vita?. La domanda sulla verit e su Dio emerge dal dato di fatto per cui # n dallinizio della storia delluomo, dei popoli e delle culture, si parla di Dio, o del divino, si pregano divinit o entit superiori a Dio assimilabili, esistono religioni, credenze, riti, dottrine religiose. A questo dato si riferisce il Catechismo della Chiesa Cattolica quando a" erma: Nel corso della loro storia, e # no ai giorni nostri, gli uomini in molteplici modi hanno espresso la loro ricerca di Dio attraverso le loro credenze e i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacri# ci, culti, meditazioni, ecc.). Malgrado le ambiguit che possono presentare, tali forme despressione sono cos universali che luomo pu essere de# nito un essere religioso.5 Lesperienza religiosa non pu non collegarsi con la ri! essione razionale sulloggetto di questa esperienza, che possiamo chiamare in modo generale, lassoluto o il divino. Si tratta di penetrare nelle strutture di signi# cato dellesperienza religiosa universali, ovvero radicate nellaspirazione religiosa in quanto tale, come espressione propria dello spirito umano. In questo compito estremamente fecondo il metodo dellanalisi fenomenologica della vita religiosa, con il # ne di guardare allessenze e ai signi# cati della esperienza religiosa, mostrando la speci# cit della religione e la sua irriducibilit ad altri ambiti del vivere umano (socialit, morale, politica, arte etc.), con i quali comunque intimamente connessa. In tal modo si ha la formidabile opportunit di inquadrare le strutture di signi# cato messe a fuoco dal metodo fenomenologico a partire dallaspirazione religiosa fondamentale dello spirito umano, cio dal suo cor inquietum, indirizzato al trascendimento di s, nellapprofondimento della propria stessa identit, nella # loso# a dellinteriorit, secondo il ben noto motivo agostiniano: Tu autem eras, Domine, intimior intimo meo, superior summo meo.6 Il movimento dello spirito verso Dio va ben oltre il desiderio del bene morale e dellordine, perch lesperienza religiosa non la stessa cosa che lesperienza morale. Ci si deve certamente riferire alletica quale ambito di esperienza dellAssoluto nellincontro con laltro, stando per attenti a non ridurre la concezione di Dio alla proiezione delle umane esigenze soggettive di moralit, di bont, di giustizia (pericolo di antropomor# smo). La domanda sullesistenza di Dio una domanda irriducibile alla domanda di bene e di giustizia e viene ad essere mediata e introdotta da un insieme di domande sul signi! cato della parola Dio nel linguaggio religioso. Intanto il linguaggio come tale non pu essere ridotto alla sola funzione descrittiva. Il pensiero ed il linguaggio umano hanno la capacit di ri! ettere su se stessi; il che indizio della spiritualit o immaterialit del soggetto del pensiero e del linguaggio, che luomo. Luomo, infatti, quando ri! ette completamente su se stesso attraverso e oltre la ri! essione sul proprio atto di pensare e di parlare, manifesta la immaterialit, la spiritualit, della propria natura, come gi osservavano S.Agostino e S.

    Illuminati nella mente e nel cuore

    SPECIALE

    La fede cristiana e la ragione umana

    9

    Mario Pangallo

    1 RICA, Introduzione, n. 6

    3 Cfr. Fides et Ratio, n. 3

    2 CCC, n. 27

    4 Ibidem, n. 24

    5 CCC, n. 286 S. AGOSTINO, Confessiones, 3,6.11

  • Tommaso dAquino.7 Si dischiude cos un orizzonte di trascendenza del linguaggio: nel linguaggio religioso, il centro prospettico il divino. Ma, a ben guardare, il divino signi# ca un insieme di realt che non rientrerebbero per s in questa categoria se non per una Presenza rinviante, in un modo o nellaltro, a una Realt Assoluta, che Dio stesso. Senza la parola Dio ogni espressione del linguaggio religioso perderebbe o cambierebbe radicalmente il proprio signi# cato; la sacralit di un oggetto (per esempio la sacralit dei paramenti) o di un rito religioso tale solo in funzione di Dio, a cui tale oggetto o tale rito si riferiscono. Il credente non considera Dio primariamente un semplice oggetto di coscienza; egli lo considera una Presenza intima, s, ma che anche supera i limiti umani ed termine di speranza; pertanto ha senso porsi la domanda sulla sua esistenza obiettiva trascendente. Nel porsi questa domanda, la ragione si deve muovere nellumile consapevolezza che il suo procedere corretto, nel suo dispiegarsi, quando sa riconoscere, allinterno della ricerca di Dio, il limite suo costitutivo, dato dalla sproporzione tra il soggetto conoscente e loggetto ricercato, e gi in qualche modo trovato dal punto di vista esistenziale. In seguito a questo corretto riconoscimento, la ragione alla ricerca di Dio chiamata a cogliere ed esprimere lesigenza di un atto rivelatorio in grado di colmare il vuoto evidenziato dalla sproporzione tra # nito e In# nito e che non pu venire dalluomo stesso, ma da ci-che--oltre-luomo, da un Assoluto trascendente. Ora, ogni iniziativa dellAssoluto verso ci che non Assoluto, libera, non necessaria, altrimenti sarebbe dovuta e lAssoluto non sarebbe pi tale, venendo ad essere condizionato dalla # nitezza. Di conseguenza, il muoversi di Dio verso luomo che lo cerca un ulteriore atto libero, di Amore gratuito, Grazia. La Teologia cristiana della Rivelazione, poich ri! ette sullAmore che parla alluomo, nella dimensione della storicit, completa, eleva e perfeziona il discorso razionale su Dio, non nella semplice continuit, ma con un salto qualitativo dellesistenza e della conoscenza, che il pensiero umano pu riconoscere come ragionevole, ma che reso e" ettivamente possibile soltanto dalla luce della Fede. E richiesto, dunque, un salto qualitativo, una profonda puri# cazione /trasformazione, dellesistenza e una illuminazione della conoscenza. In tal senso il passaggio dal 1 al 2 grado di cui parla il RICA un tempo di illuminazione dal punto di vista intellettuale e insieme anche un tempo di puri# cazione spirituale, esistenziale: Con il secondo grado delliniziazione comincia il tempo della puri# cazione e dellilluminazione, destinato a una pi intensa preparazione dello spirito e del cuore. In questo grado la Chiesa fa l elezione o scelta di ammissione dei catecumeni, che per le loro disposizioni sono idonei a ricevere nella vicina celebrazione i sacramenti delliniziazione8; poco pi avanti il RICA ribadisce la necessit di una trasformazione della mente e della vita: Prima della celebrazione dell elezione, si richiede dai catecumeni la conversione della mente e del modo di vita, una su$ ciente conoscenza della dottrina cristiana, un vivo senso di fede e di carit.9 Una considerazione che ritengo di dover fare a questo punto che la questione di Dio una questione esclusivamente e propriamente umana. Esclusivamente umana, in quanto soltanto gli uomini parlano di Dio, pregano Dio, ne a" ermano o ne negano lesistenza, esprimono il loro rapporto con Dio, o con gli dei, o col divino, attraverso forme strutturate, che chiamiamo credenze religiose e pratiche religiose. Dio una questione propriamente umana, perch in qualunque esperienza religiosa di qualunque cultura, il divino sempre oltre la realt materiale che in qualche modo la rappresenta, cosicch necessario un approccio simbolico, razionale e spirituale a Dio. Quando uso il termine spirituale intendo designare un modo di avvicinarsi a Dio irriducibile a fenomeni o reazioni puramente istintive, di carattere soltanto emotivo,

    sensitivo o di semplice reazione agli stimoli ambientali. Come ogni attivit culturale, la fede religiosa comporta una distanza tra soggetto e realt circostante, che consente di assumere la realt nel giro della ri! essione, capace in certa misura di comprendere la realt e quindi di trasformarla. Ora, nel caso del discorso su Dio, si possono dare concezioni impersonali o personali della divinit, concezioni teiste o panteiste, monoteiste o politeiste ecc. Ma in ogni caso la concezione di Dio supera le condizioni materiali che conducono ad a" ermarne lesistenza ed in qualche modo lo signi# cano al credente, all uomo religioso. Infatti, neanche la religiosit pi idolatrica cos ingenua da ritenere che un animale o una pietra sia Dio: il bisogno di concretezza e visibilit, che proprio di un essere corporeo come luomo, certamente pu condurre ad a$ darsi a idoli, adorandoli; ma il signi# cato religioso trascende la materialit dellidolo in quanto tale. Se un idolo distrutto il credente idolatra ne fabbricher un altro, non conceder di certo che stato distrutto il proprio dio. Le concezioni religiose che identi# cano il divino con lenergia vitale cosmica, superiore a ogni forma vitale concreta, o con altra forma di energia spirituale, sempre si elevano oltre il dato sensibile. Ci avviene a maggior ragione, e con maggiore consapevolezza, nelle concezioni religiose teiste e monoteiste, credenti in un Dio personale. La relazione con Dio dunque possibile soltanto in un essere vivente pensante, capace di trascendere il puro dato sensibile, di interpretarlo, di conferirgli un senso, di assumerlo in un sistema di signi# cati universali e di valori tramandabili storicamente. La conoscenza religiosa di Dio non una religiosit naturale precedente ogni esperienza religiosa concreta, positiva, come alcuni # loso# illuministi hanno pensato: la conoscenza naturale di Dio sempre storicamente prodotta da una esperienza religiosa, dentro una comunit credente. Certo, possibile unoperazione esistenziale in cui un individuo si allontana dal coinvolgimento concreto della propria vita nella fede religiosa, rimanendo cos in un rapporto con Dio alquanto vago e discontinuo, fondato su pochi elementi, rintracciabili in qualsiasi religione, quasi in una sorta di minimum comune a ogni credenza (esiste un qualche Essere superiore; esiste un ordine divino; forse anche esistono premi e castighi oltre la morte; la vita moralmente buona certamente gradita a Dio). Questa operazione pu avvenire anche oltre le scelte individuali e divenire una operazione culturale: il caso della cosiddetta secolarizzazione, intesa in senso lato, alla quale si accompagna un bisogno di religiosit diverso dalle forme tradizionali e per molti aspetti piuttosto inquieto e inde# nito. Da questa breve disamina della conoscenza naturale di Dio discendono alcune ulteriori considerazioni. Una prima considerazione riguarda luniversalit e la seriet della questione su Dio nella storia umana. Poich, come si visto, il problema di Dio esclusivamente, propriamente e universalmente umano, sembra perlomeno inverosimile pensare che si tratti di un problema sul nulla, su una realt del tutto illusoria, insomma di una questione inconsistente ed inutile. ben strano pensare che luomo, che lunico essere vivente sulla Terra capace di porsi la questione su Dio, si inganni totalmente su un punto cos importante per la propria vita. I tentativi delle # loso# e agnostiche, atee, materialiste, di ridurre il fenomeno religioso a fatto psicologico, politico, etico-culturale, si sono mostrati insu$ cienti a spiegare tutta la ricchezza e la speci# cit dellesperienza religiosa rispetto ad altre realt della vita umana. Evidentemente il problema di Dio ineludibile per luomo: una spiegazione, a mio avviso, pu trovarsi nella esigenza di assoluto, di riferimenti assoluti, che caratterizza tanto il pensiero speculativo quanto la vita morale e sociale. Di fatto quando un uomo o un gruppo negano Dio come Assoluto, tendono a ricercare un altro assoluto che lo sostituisca come ancoraggio stabile della vita, elevando una realt contingente a punto di riferimento necessario del

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    9 Ibidem, n. 23

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    8 RICA, Introduzione, n. 22

    7 Cfr. S. TOMMASO dAQUINO, Summa contra Gentiles, II, c.49; S. AGOSTINO, De Trinitate, IX, 3,2.

  • pensare e dellagire (signi# cativo in tal senso lepisodio biblico del vitello doro, costruito da quella parte del popolo ebraico che aveva perso la # ducia nel Dio di Mos). La ben nota espressione di S.Agostino ci hai fatto per Te, o Signore, e il nostro cuore inquieto # nch non riposa in Te enota che lo spirito umano potenzialmente in# nito, in quanto non si appaga in modo de# nitivo di alcun risultato, in nessun ambito di conoscenza e di attivit. Lautotrascendimento una possibilit insita nellattivit spirituale proprio perch spirituale; ed a partire da questa possibilit che emerge il signi# cato della parola Dio nellesperienza di ogni uomo. Una seconda considerazione riguarda il metodo, cio la via, per unadeguata conoscenza razionale di Dio. Se lesperienza religiosa storico-positiva, collocata nella cultura e nella tradizione, precede e rende possibile la questione su Dio per la coscienza singola, ogni approccio razionale a Dio sar a posteriori, ovvero a partire da unesperienza gi data. Intendo dire che lidea di Dio non pu darsi alla coscienza in modo assolutamente innato, ma sempre proviene da una cultura religiosa precedente lindividuo, assimilata per mezzo delleducazione, delle tradizioni familiari e sociali della propria comunit; pu anche provenire, in casi particolari, dalla ri! essione # loso# ca o da incontri occasionali con il problema di Dio, per esempio in contesti dove lateismo fosse dominante. Dunque la via a Dio parte da ci che per noi noto verso ci che per noi non ancora noto, come ogni umana ricerca, che non presume di possedere gi quel che deve ancora raggiungere. Tuttavia la ricerca di Dio non assimilabile o paragonabile alla ricerca di un qualsiasi altro oggetto: interrogarsi su Dio signi# ca anche interrogarsi sulle condizioni che rendono possibile alluomo la stessa ricerca di Dio. La" ermazione agostiniana: non ti cercherei, o Dio, se non ti avessi gi trovato signi# ca che lassoluta trascendenza di Dio rispetto al soggetto umano richiede un qualche motivo su$ ciente e adeguato a spiegare la possibilit stessa della questione su Dio. Se Dio non esistesse e non muovesse luomo a cercarlo sarebbe di$ cile spiegare la stessa possibilit della ricerca di Dio da parte del credente come da parte del non ancora credente che si pone la domanda su Dio. Oggi la domanda se Dio esiste potrebbe apparire super! ua, perch sembra pi importante chiarire il signi! cato di Dio per la vita delluomo, piuttosto che sforzarsi di dimostrarne lesistenza reale. Ma io non vedo unopposizione tra i due percorsi: infatti nessuna esperienza religiosa, che sia autenticamente tale, rinuncerebbe ad includere nel signi# cato globale e completo della parola Dio la sua esistenza reale, oltre gli orizzonti della capacit spirituale soggettiva di concepirlo e di parlarne. Nessun autentico credente concederebbe che lesistenza di Dio dipende esclusivamente dal proprio atto di credere e ha signi# cato solo allinterno di questo atto. Il credente argomenterebbe che questo Dio non sarebbe un vero Dio, ma soltanto una proiezione del cuore umano, dei propri bisogni e delle proprie aspirazioni. E pu darsi che Dio sia anche tutto questo, perch il modo di rapportarci a Dio condizionato dalla nostra soggettivit; ma non propriamente e non principalmente, in nessuna concezione religiosa degna di questo nome. La ricerca razionale di prove dellesistenza di Dio, dunque, non necessaria per confermare e legittimare la credenza religiosa; e tuttavia corrisponde ad unesigenza obiettiva insita nella stessa costituzione del signi# cato della parola Dio nellesperienza religiosa, tanto collettiva quanto individuale. Risulta poi piuttosto di" usa unobiezione che potremmo chiamare # deista e che potrebbe cos formularsi: se la conoscenza razionale pu giungere solo a verit parziali su Dio, in quanto si limita al punto di vista della ragione naturale, che un punto di vista superato dalla fede, tanto vale allora rivolgersi direttamente allo studio positivo di ci che rivelato da Dio ed accolto dalluomo nella fede, senza perdere tempo dietro ragionamenti umani. Nel merito di questa

    obiezione, occorre precisare che: 1) la conoscenza razionale e la conoscenza di fede sono due conoscenze distinte, ma anche profondamente legate luna allaltra proprio dalla tensione verso lAssoluto che caratterizza lo spirito umano, come si detto in precedenza; 2) la Rivelazione cristiana (Sacra Scrittura e Tradizione) e il Magistero della Chiesa, sostengono la possibilit e la legittimit della conoscenza razionale di Dio e la sua utilit anche per la stessa teologia. Circa la prima precisazione, mi sembra importante anzitutto distinguere tra conoscenza # loso# ca e conoscenza teologica di Dio. La conoscenza # loso# ca di Dio naturale, nel senso che non si avvale metodologicamente di unadesione previa ad una Rivelazione positiva. La ragione illuminata dalla Fede, che la ragione operante nella ricerca teologica cristiana, presuppone invece unassoluta Verit: Dio ha parlato, rivelando alluomo Se Stesso e gli eterni Decreti della Sua Volont. La conoscenza razionale di Dio profondamente unita alla conoscenza di fede, e pu fecondamente collaborare con essa, nella misura in cui consapevole di questa distinzione: una ragione che pretenda di dimostrare la necessit della Rivelazione a partire da unanalisi dellesperienza religiosa una forma di razionalismo e di naturalismo. Conoscenza razionale e conoscenza di fede sono profondamente unite perch radicate entrambe nello stesso soggetto, nellumana ragione che ricerca il Fondamento, il Senso pieno dellesistenza, la Verit dellEssere e dello Spirito. Lapprofondimento di questa unit nel dinamismo della soggettivit conduce al superamento della stessa soggettivit, verso la scoperta di un Logos che pu rivelarsi in modo personale alluomo e che per il credente cristiano si realmente rivelato nella storia di Israele e, pienamente, in Ges di Nazaret, che il Verbo divino incarnato. Poich luomo ha un profondo rapporto con il Logos divino, essendo costituito ad immagine e somiglianza di Dio, la ragione che ricerca Dio profondamente radicata nel Logos, che nel principio e nel # ne della ricerca razionale, cosicch cercando la Verit, lo spirito umano conosce # no in fondo anche se stesso. Quando per la ragione condotta da questa ricerca oltre se stessa, alla scoperta di un Dio trascendente, non pu non aprirsi in qualche modo allinterrogativo circa il Volto di una Verit divina che somiglia alluomo, ma che per essenza oltre luomo. La ragione vede la trascendenza di Dio rispetto a colui che lo ricerca e che mai interamente lo possiede. Questa Trascendenza divina non sarebbe assolutamente tale se non si comprendesse come Libert divina: se lAssoluto non fosse libero non sarebbe davvero trascendente. Ma non si pu pensare la libert se essa non sussiste in un essere spirituale e personale, anche se dobbiamo attribuire a Dio questi termini con cautela e in modo analogico. Dunque la ragione non solo non pu escludere che, nella sua intima e sovrana libert, Dio si sia voluto rivelare in un modo del tutto particolare, eccedente le capacit umane di comprensione, ma pu giungere anche ad ammettere come plausibile che, nellipotesi che tale Rivelazione sia e" ettivamente avvenuta, in essa Dio ha rivelato alluomo aspetti della Sua Vita, della Sua Sapienza e del Suo Volere, che altrimenti luomo, con le sue sole forze, non avrebbe potuto conoscere. La Rivelazione non ha il solo scopo di aiutare luomo a conoscere senza pericolo di errore le verit divine, ma eleva la conoscenza umana a vette a cui essa non potrebbe giungere nec de jure nec de facto. E interessante, a questo proposito, quanto scrive S.Tommaso dAquino: Era necessario, per la salvezza delluomo, che, oltre alle discipline # loso# che dindagine razionale, ci fosse unaltra dottrina procedente dalla divina rivelazione. Prima di tutto perch luomo ordinato a Dio come a un Fine che supera la capacit della ragione [] Cosicch per la salvezza delluomo fu necessario che mediante la divina rivelazione gli fossero fatte conoscere realt superiori alla ragione umana10. Daltra parte San Tommaso riconosce che de jure vi sono aspetti

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    10 S.$ eol., I, q.1, a.1 resp.

  • della realt divina che la ragione umana pu conoscere, ma che, de facto, conoscerebbe di$ cilmente, col pericolo di molti errori e dopo lungo tempo: Anche riguardo a quello che intorno a Dio si pu indagare con la ragione, fu necessario che luomo fosse ammaestrato per divina rivelazione, perch una conoscenza razionale di Dio non sarebbe stata possibile che per parte di pochi, dopo lungo tempo e con mescolanza di molti errori; eppure dalla conoscenza di tali verit dipende tutta la salvezza delluomo, che riposta in Dio11. Da queste considerazioni possiamo trarre, in breve, le seguenti conclusioni: a) la conoscenza razionale di Dio subordinata alla conoscenza di fede; b) la conoscenza puramente razionale sempre parziale e fallibile, mentre la conoscenza per divina rivelazione adeguata e infallibile, se la Rivelazione correttamente interpretata e compresa, con laiuto di Dio e la guida della Chiesa; c) le Verit di Fede, in senso stretto, per esempio la Trinit o lIncarnazione, non sono alla portata della ragione umana; d) vi sono per ambiti di indagine comuni alla conoscenza razionale e alla conoscenza di fede per quel che riguarda la vita divina; allinterno di questi ambiti, lindagine puramente razionale su Dio legittima, anche se incompleta. Riprendendo questultimo punto, possiamo dunque dire che alcune verit su Dio, a cui la ragione naturale pu accedere, sebbene imperfettamente, e che sono pure oggetto della Rivelazione, cio i cosiddetti praeambula # dei, costituiscono un terreno comune di confronto sia tra la conoscenza razionale e la fede cristiana, sia tra la fede cristiana e la sapienza di altre religioni. In questo senso la conoscenza razionale pu essere propedeutica alla conoscenza della Rivelazione, indagando su questioni come lesistenza di Dio creatore, il linguaggio su Dio, la spiritualit e immortalit dellanima umana, lassoluta dignit della persona, lesistenza della legge morale naturale, il libero arbitrio delluomo ecc. La ragione pu persino spingersi # no ad a" ermare la pura possibilit (cio la non contraddittoriet) di una Rivelazione speciale di Dio e ad ipotizzare la possibilit reale e la plausibilit della Rivelazione stessa. Daltra parte anche la ragione presuppone una rivelazione di Dio attraverso la realt naturale e spirituale: tale rivelazione si deve denominare naturale, per distinguerla dalla Rivelazione per eccellenza, che la Rivelazione soprannaturale. Questo modello, per cos dire, lineare, propedeutico, del rapporto tra ragione # loso# ca e teologia, si completa nel modello circolare, secondo la formula agostiniano-anselmiana: credo ut intelligam, intelligo ut credam, a seconda del punto di vista che si assume: per la ricerca delluomo naturaliter christianus pu essere pi fecondo il modello lineare; per il credente, che proteso a rendere ragione della propria fede (che intende, cio, mostrare che pi ragionevole credere che non credere e che la Rivelazione cristiana credibile) pi fecondo il modello circolare. La Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa, custodite dal Magistero, sostengono la possibilit, la legittimit e limportanza della conoscenza # loso# ca di Dio. Luoghi classici della Sacra Scrittura a tale riguardo sono principalmente due testi; uno del Libro della Sapienza, in cui si legge: Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nellignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero Colui che , non riconobbero larte# ce, pur considerandone le opere. Ma o il fuoco o il vento o laria sottile o la volta stellata o lacqua impetuosa o i luminari del cielo considerarono come di reggitori del mondo. Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per di, pensino quanto superiore il loro Signore, perch li ha creati lo stesso Autore della bellezza. Se sono colpiti dalla loro potenza e attivit, pensino da ci quanto pi potente Colui che li ha formati. Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce lAutore12. Laltro testo biblico di San Paolo, che scrive nella Lettera ai Romani: Ci che di Dio si pu conoscere loro manifesto; Dio stesso lo ha

    loro manifestato. Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con lintelletto nelle opere da Lui compiute, come la sua eterna potenza e divinit; i pagani dunque sono inescusabili, perch, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria n gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dellincorruttibile Dio con limmagine e la # gura delluomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.13 La Tradizione della Chiesa ha ripreso questi luoghi scritturistici in ogni epoca. Mi sembra molto signi# cativo, a titolo di esempio, il testo in cui SantAgostino cita Rom. 1, 20: Ci che sento in modo non dubbio, anzi certo, Signore, che ti amo. Folgorato al cuore da Te mediante la tua parola, ti amai, e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute, ecco, da ogni parte mi dicono di amarti, come lo dicono senza posa a tutti gli uomini, a" nch non abbiano scuse.14 Nello sviluppo di questa ri! essione, SantAgostino ritorna pi volte sullidea che Dio conoscibile attraverso la bellezza delle sue opere, e ritiene questa conoscibilit naturale un necessario punto di partenza per una pi adeguata conoscenza di Dio in interiore homine15. In modo autorevole il Magistero della Chiesa ha de# nito che si pu conoscere con certezza lesistenza di Dio ed il Suo essere Creatore e Signore, anche con la sola ragione naturale. I testi pi importanti a tale proposito sono la Costituzione dogmatica Dei Filius del Concilio Vaticano I, al capitolo II, sulla Rivelazione, la Costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II sulla divina Rivelazione (n.6) e lEnciclica Fides et Ratio, che cita la Costituzione dogmatica Dei Filius, per a" ermare che la verit raggiunta per via di ri! essione # loso# ca e la verit della Rivelazione non si confondono, n luna rende super! ua laltra.16 Non soltanto la conoscenza razionale di Dio considerata compatibile con l intellectus # dei, ma anche considerata unalleata preziosa per evitare il soggettivismo, lagnosticismo e il fanatismo religioso, che, per motivi diversi, impediscono non soltanto ogni dialogo tra fede e ragione su Dio, ma anche tra le varie religioni, allinterno del loro naturale luogo di incontro, cio la persona umana aperta allAssoluto e desiderosa e capace di mettersi alla Sua ricerca. Papa Benedetto XVI ha ribadito tutto questo in un recente discorso tenuto nellUdienza di Mercoled 21 novembre 2012: La fede cattolica ragionevole e nutre # ducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella Costituzione dogmatica Dei Filius, ha a" ermato che la ragione in grado di conoscere con certezza lesistenza di Dio attraverso la via della creazione, mentre solo alla fede appartiene la possibilit di conoscere facilmente, con assoluta certezza e senza errore le verit che riguardano Dio alla luce della Grazia. La conoscenza della fede, inoltre, non contro la retta ragione. Il Beato Papa Giovanni Paolo II, infatti, nellEnciclica Fides et Ratio, sintetizza cos: La ragione delluomo non si annulla n si avvilisce dando lassenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con una scelta libera e consapevole (n. 43). Nellirresistibile desiderio di verit, solo un armonico rapporto tra fede e ragione la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di s. Benedetto XVI a questo punto approfondisce la ri! essione sul tema, prendendo in esame lespressione paolina ho lgos tou staurou, la parola della croce: San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sostiene: Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo croci# sso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani (1Cor 1,22-23). Dio, infatti, ha salvato il mondo non con un atto di potenza, ma mediante lumiliazione del suo Figlio unigenito: secondo i parametri umani, linsolita modalit attuata da Dio stride con le esigenze della sapienza greca. Eppure, la Croce di Cristo ha una sua ragione, che San Paolo chiama ho lgos

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    13 Rom., 1,19-23

    14 Conf., X, 6.8

    16 Fides et Ratio, n. 9; cfr. CCC, n. 36

    15 Cfr. Ibid. X, 6.9; 6.10, dove nuovamente citato il testo di Rom. 1,20. Pure paolina lespressione homo interior: cfr. Rom., 7,22; Eph., 3,16; 2Cor., 4,16

    12 Sap., 13, 1-5

    11 Ibid.

  • tou staurou, la parola della croce (1Cor 1,18). Qui il termine lgos indica tanto la parola quanto la ragione e, se allude alla parola, perch esprime verbalmente ci che la ragione elabora. Dunque, Paolo vede nella Croce non un avvenimento irrazionale, ma un fatto salvi# co che possiede una propria ragionevolezza riconoscibile alla luce della fede. Allo stesso tempo, egli ha talmente # ducia nella ragione umana, al punto da meravigliarsi per il fatto che molti, pur vedendo le opere compiute da Dio, si ostinano a non credere in Lui. Quindi Benedetto XVI prosegue considerando il rapporto virtuoso tra scienza e fede, ed a" erma, tra laltro: Anche per questo ragionevole credere: se la scienza una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nelluniverso, la fede permette al progresso scienti# co di realizzarsi sempre per il bene e per la verit delluomo, restando fedele a questo stesso disegno. Occorre sottolineare che, a di" erenza della conoscenza della rivelazione naturale, la conoscenza, nella fede, della Rivelazione soprannaturale possibile concretamente attraverso la Chiesa, che consegna ai catecumeni eletti il Simbolo, il Credo, perch riconoscano le meraviglie operate dal Signore per la salvezza degli uomini, come leggiamo nel RICA17. Nella fede il catecumeno, con laiuto necessario della Grazia divina, accoglie il messaggio cristiano trasmesso dalla Chiesa, riconoscendone la verit e la non opposizione alla ragione rettamente usata e rendendo la propria volont disponibile allobbedienza al Vangelo testimoniato nella vita. I praeambula # dei non dimostrano alcuna verit soprannaturale della fede cristiana, n possono costringere allassenso il non credente; essi tuttavia sono importanti perch, mostrando dal punto di vista razionale la compatibilit dei Misteri del Cristianesimo con le Verit pi alte cui possa giungere la ragione, predispongono oggettivamente ad accogliere la verit della fede cristiana. Dal punto di vista esistenziale della soggettivit individuale, ovviamente, le cose stanno in modo ben diverso, perch laccoglienza della Rivelazione di fatto richiede nel soggetto umano un insieme di disposizioni, di cui la predisposizione intellettuale rappresenta solo una componente, sia pure di grande importanza. Si possono poi includere tra i praeambula # dei anche i motivi di credibilit della Rivelazione cristiana di natura storica, quali i miracoli, le profezie, lesistenza e la di" usione della Chiesa ecc. Scrive San Tommaso: Le verit di fede non potrebbero essere credute se non si vedesse che sono da credere (ea esse credenda) o per levidenza dei segni o per altri simili motivi18. In e" etti questi segni di natura storica sono quasi le credenziali con cui Dio accompagna la sua Rivelazione. Si pu dunque parlare di tre livelli di considerazione della ragionevolezza della Rivelazione: 1) - la Rivelazione divina possibile: questo pu essere a" ermato con la sola ragione; - in certo senso corrisponde, dal punto di vista esistenziale, al 1 grado del RICA; 2) - la Rivelazione divina avvenuta: questo lo crede la ragione illuminata dalla fede (non ancora perfettamente formata); - corrisponde, dal punto di vista esistenziale, al 2 grado del RICA; 3) - la Rivelazione divina custodita, trasmessa e rettamente interpretata dalla Chiesa Cattolica; - corrisponde dal punto di vista esistenziale al 3 grado del RICA, quello in cui il catecumeno diventa a tutti gli e" etti cristiano, entrando a far parte della Chiesa Cattolica mediante i Sacramenti delliniziazione, in primis il Battesimo, come gi ricordato. Usando la terminologia dellapologetica classica, potremmo parlare di demonstratio religiosa, demonstratio christiana, demonstratio catholica. Si deve inoltre notare che il rapporto di feconda armonia evidenziato # nora tra la conoscenza razionale e la conoscenza di fede si ripropone anche nellambito della vita morale e spirituale, di cui si occupa tutta la Terza Parte del Catechismo della Chiesa Cattolica, intitolata: La vita in Cristo. Infatti i primi due capitoli di questa III parte, riguardanti la dignit della persona e la comunit umana, trattano della vita morale individuale e

    sociale, comprensibile e valida anche alla luce della ragione non credente. Vi una legge morale naturale riconoscibile dallumana ragione, presupposta, compiuta e superata dalla legge evangelica, dalla Legge della Grazia; tralascio di approfondire questaspetto, perch bisognerebbe dedicarvi almeno un altro incontro. Mi limito a sottolineare che il rapporto ragione-fede non ha solo una valenza teoretica ma anche pratica: parliamo dunque della ragione speculativa in rapporto armonico con la # des quae e della ragione pratica in rapporto armonico con la # des qua: ortodossia e ortoprassi vanno insieme. Vorrei accennare ad unultima questione: alla luce di quanto detto, possibile una # loso# a, cio una ricerca razionale, che si quali# chi come cristiana? Credo si possa rispondere a" ermativamente a questa domanda, e cerco di spiegare in modo estremamente sintetico in che senso. La # loso# a si quali# ca come cristiana: a) - in quanto dimostra i preamboli della fede, di cui si detto in precedenza; b) - in quanto fornisce alla teologia forma scienti# ca, ovvero le leggi logiche e i sistemi di argomentazione di cui potersi avvalere; c) - in quanto aiuta la teologia ad approfondire il signi# cato delle formulazioni delle verit di fede; d) - in quanto difende le verit di fede da eventuali attacchi portati contro di essa in un ambito puramente # loso# co (per esempio, dallo scetticismo, dal relativismo, dalledonismo ecc.). Si pu dunque parlare di quattro funzioni della ragione # loso# ca a servizio della fede cristiana: propedeutica, pedagogica, critica e apologetica. Da parte sua la fede cristiana eleva lintelletto in cui viene infusa, potenziandone la capacit di penetrare nella natura delle cose; arricchisce anche contenutisticamente la ragione, facendole conoscere verit soprannaturali al di fuori della sua portata; la aiuta a liberarsi da eventuali errori nellambito dellinvestigazione delle verit naturali. La # loso# a cristiana ha una sua precisa # sionomia e identit, storica e teoretica, immutabile nelle verit fondamentali, ma si aggiorna continuamente nel dialogo con le diverse culture, aperta ad approfondire temi nuovi e ad accogliere nuovi suggerimenti provenienti da altre correnti di pensiero, secondo la bella formula dellEnciclica Aeterni Patris di Leone XIII: Vetera novis augere et per# cere. Essa generatrice di civilt, in particolare perch tutela la dignit della persona umana e a" erma il primato del diritto naturale su ogni ordinamento giuridico positivo, tema di scottante attualit. Ma c di pi, e concludo: a di" erenza di una semplice indagine antropologico-culturale sulla religione, che sviluppa la sua ri! essione sul Dio inteso come sacro cosmico del tutto o come supremo arte# ce delluniverso, lontano dalle speranze e dai dolori degli uomini, la ri! essione razionale cristiana attinge il sacro per dirigere la sua ri! essione oltre il sacro, oltre il Dio della religiosit naturale, navigando verso il Santo, verso il Dio che parla e si fa presente nella realt storica. In tal modo la ri! essione della ragione attinge dalla Rivelazione anche la materia stessa del proprio ri! ettere, ovvero la realt della storia della salvezza e le tensioni da cui essa scaturisce: principalmente la tensione peccato originale-redenzione, che genera la situazione teologica e antropologica risolutiva e salvi# ca, realizzata con levento dellIncarnazione del Verbo divino. In rapporto a questo orizzonte, la ri! essione razionale si trova invitata a decidere per lobbedienza della fede. Di fronte al mistero delliniquit, infatti, la ragione si riconosce limitata e coglie, se onesta, lesigenza di essere compiuta ed oltrepassata dal Mistero pasquale, che ha la sua premessa storico-salvi# ca nel Mistero dellIncarnazione, il Mistero del Natale del Signore, che ormai alle porte e che ci auguriamo di vivere, con la Sua Grazia, nella gioia e nella pace.

    17 Cfr. RICA, Introduzione, n. 2518 S. $ eol., II-II, q. 1, a. 4, ad 2

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  • Lantichissima chiesa dedicata alla Vergine Maria che sorge nella contrada Gallana di Oria certamente fra le pi rilevanti dellarchitettura religiosa del Mezzogiorno dItalia, oggetto di numerosi e apprezzabili studi curati non solo da studiosi locali ma addirittura anche stranieri. Pietre che raccontano una storia ultramillenaria, tuttora

    visibile nelle testimonianze archeologiche, pittoriche, architettoniche e soprattutto di fede.

    Le origini leggendarieSolitamente le leggende nascono per conferire antichit o

    prestigio a un qualcosa; nel caso della chiesa di Gallana la storia di gran lunga pi antica della leggenda. Ben due sono le leggende che narrano della fondazione di questa chiesa. La prima riportata da Mario Matarrelli Pagano, oritano vissuto tra il XVI e il XVII secolo vuole che sia stata fondata nellanno 776 dalla Regina

    Gallerana moglie dellImperatore Carlo Magno1 sceso nellItalia meridionale su invito del papa allora regnante per fermare le scorrerie saracene; la stessa leggenda racconta che la chiesa fu dunque consacrata da ben 22 vescovi tra cui San Turpino, noto personaggio epico del

    CULTURALE

    La chiesa della Madonna di Gallananellager uritanus

    Pierdamiano Mazza

    1 Matarrelli Pagano 1976.

  • ciclo carolingio pi volte citato nella Chanson de Roland. Il chiamare in causa sia Carlo Magno che il vescovo Turpino segno dellalta considerazione di cui ledi# cio sacro nel corso dei secoli ha goduto tra la popolazione. In tale leggenda la cui storicit ovviamente pi che dubbia si pu riscontrare per la reale discesa nel sud Italia dellimperatore Ludovico II, le cui operazioni belliche, svoltesi attorno all870, mirarono a contenere la furia saracena.Lo storico modernista Barsano# o Pasquale Marsella riferisce la stessa leggenda ma ne aggiunge unaltra che farebbe risalire la fondazione della chiesa di Gallana allepoca della I Crociata, narrando fosse ladempimento

    del voto fatto dalla nobildonna francese Galerana di edi# care una chiesa nel punto in cui avesse incontrato il marito, di ritorno dalla Palestina al seguito delle truppe di Boemondo2. Tale leggenda potrebbe fondarsi su presupposti storici pi solidi, considerando che la chiesa

    sorge in prossimit dellantica via Appia che da Taranto passando per Oria conduceva a Brindisi, porto fra i pi importanti per i contatti con la Terra Santa.

    La storiaLa chiesa della Madonna di Gallana sita nellomonima contrada oritana, altamente popolata durante la stagione estiva da famiglie villeggianti: aspetto questultimo che potrebbe considerarsi una singolare coincidenza oppure una della storia di questo luogo che per tutto il medioevo fu un popoloso e casale, fra i pi importanti dellager uritanus. Il sito ebbe rilevanza # n dallepoca ellenistico-romana (III

    secolo a. C.), come testimoniano i ritrovamenti archeologici che lasciano supporre la presenza di una villa romana nonch linsediamento come dimostra unepigrafe di epoca imperiale (I-II secolo d. C.) reimpiegata nellabside delledi# cio sacro che fa riferimento alla gens Gerellana,

    CULTURALE

    2 Marsella 1934.

  • importante famiglia locale dedita ad attivit # nanziarie. Certamente il sito avr bene# ciato in epoca romana della prossimit alla via Appia, il cui tracciato dista dalla chiesa una manciata di passi. Di epoca romana anche la tabula lusoria rintracciata fra il materiale di reimpiego utilizzato nella parete sinistra del transetto, contenente un esempio del noto gioco latino3.La parte pi antica della chiesa labside (realizzata in opera listata) residuo di una precedente struttura tardo-antica e probabilmente a" erente ad una fase paleocristiana. La prima fase della costruzione sacra fatta risalire fra lVIII e il IX secolo4. Tale datazione sarebbe confermata dalla presenza delle due cupole in asse, peculiari del periodo. inoltre probabile la presenza di un cenobio di monaci basiliani nonch in! uenza bizantina.Lo sviluppo di Gallana stato messo in parallelo con lo sviluppo della citt di Oria che fra il IX e lXI secolo vide il culmine della sua potenza quale sede episcopale, splendore di cui avrebbe goduto di ri! esso lo stesso casale di Gallana5; a questo periodo viene infatti collocata la realizzazione della maggior parte dellimpianto iconogra# co di a" reschi presente. Successivamente la chiesa come del resto in tutto il territorio circostante da insediamento basiliano divenne benedettino, fattore deducibile da un privilegio datato 1062 emesso da Roberto il Guiscardo che cita appunto la chiesa di Gallana6. Il passaggio dalla cultura bizantina a quella latina anche per il tramite della presenza longobarda lascer per segnali indelebili sia nelledi# cio che nelle pratiche cultuali.Nei secoli successivi il casale di Gallana (o Gallano, come riportano alcune fonti) and progressivamente ad ingrandirsi, tanto da essere sempre pi citato nei documenti medievali quale importante elemento territoriale nellimpianto feudale pugliese. Centro monastico e allettante casale per i feudatari normanni e svevi: # no allepoca angioina sono numerosi i documenti che citano esplicitamente la chiesa e il casale di Gallana, la cui evoluzione segue quella del vicino casale di Latiano. La presenza di un struttura a pianta circolare vicino allabside ha fatto pensare ad un battistero, elemento che

    farebbe della chiesa di Gallana una ecclesia baptesimalis, assurta dunque alla funzione di pieve per le necessit della popolazione residente nel villaggio. Analizzando le fonti e le varie fasi delledi# cio, proprio tra il XII e il XIII secolo la chiesa di Gallana avrebbe visto il suo massimo sviluppo architettonico con la costruzione delle due navate laterali e alle porte del XIV secolo la messa in opera del primo ciclo di a" reschi, quelli presenti sul catino absidale.Il XIV secolo inizia a vedere il declino del villaggio: lurbanizzazione di matrice angioina che indirizzava la popolazione rurale verso le citt franche7 caus una lenta ma irreversibile scomparsa dei piccoli agglomerati urbani quale era anche il villaggio di Gallana; fattore non documentato ma chiaramente deducibile tanto che pochi anni prima del 1400 il casale di Gallana disabitato non nemmeno citato negli inventari giuridici. Tuttavia la chiesa rimane attivo centro di culto per tutto il XV secolo,

    CULTURALE

    3 Dal# no-Mele 2005. 7 Ne esempio la vicina Francavilla Fontana, fondata nel 1310 e popolatasi rapidamente proprio grazie agli esoneri # scali concessi ai nuovi cittadini.4 Falla Castelfranchi 1982.

    5 Dal# no-Mele 2005.6 Lepore 2004.

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  • come testimoniato dalla presenza di ulteriori opere darte realizzate nella chiesa proprio in questo periodo, segno di una costante presenza di fedeli.Feudo della famiglia Papatodero prima (che era proprietaria anche del casale di San Cosimo nella macchia oritana) e dei Bonifacio a partire dal 1520 per poi con! uire alla # ne del secolo nel blocco feudale di propriet della famiglia Imperiali; nel 1582 riconosciuto il ruolo religioso della chiesa di Gallana de# nita arcipretura ma la popolazione ammonta a poche unit. Nel XVII secolo del glorioso casale medievale resta solo qualche casa sparsa e la chiesa dedicata alla Vergine pericolante tanto da cedere nella navata sinistra, mai pi ricostruita. Inoltre il piano di campagna si innalza notevolmente facendo cos sprofondare la chiesa di circa 1 metro e richiedendo la costruzione di cinque scalini per permetterne lingresso. Tuttavia si continuano ad avere notizie della chiesa attraverso le Sante Visite dei vescovi di Oria nonch i nomi dei bene# ciari del piccolissimo casale residuo. Nella met XVIII compare il nome della masseria di Gallana e risulter censita anche dal locale Catasto Onciario del 1785. Nei primi decenni del XIX secolo la struttura, in pi parti al limite della resistenza, viene consolidata assumendo lattuale aspetto.Per potersi giovare di lavori di reale ristrutturazione la chiesa di Gallana ha dovuto attendere gli anni 90 del XX secolo; ulteriori interventi sono stati eseguiti pochi anni addietro ma la chiesa necessita ancora di altre operazioni conservative. La chiesa ora di propriet del Fondo Edi# ci di Culto del Ministero degli Interni (concessa alla Diocesi di Oria per le esigenze di culto) mentre i locali attigui anticamente parte integrante delledi# cio sacro sono di propriet privata.

    Ledi! cioGli esterni La chiesa di Gallana, dedicata ab immemorabili alla Vergine Maria, ha attualmente ununica navata, reduce dalloriginaria presenza di due navate laterali (una crollata e mai pi ricostruita, laltra adibita a privata abitazione). La navata, posta un metro sotto il livello di campagna, lunga circa 23 metri e larga

    nel suo punto massimo 6,5 metri. La copertura volta a botte inframmezzata da due cupole a tholos in asse (elementi che collocherebbero la datazione della chiesa allVIII-IX secolo)8 e conclusa da unabside semicircolare. A destra dellabside fuori dalla chiesa sorge un ambiente circolare, identi# cato probabilmente con il battistero, a$ ancato da due ambienti pi piccoli e seguito dallantica navata destra, interrotti dal braccio superstite del transetto, crollato assieme alla navata nella met speculare. Sulla facciata a doppio spiovente si apre laccesso alla chiesa, retto da un massiccio architrave sovrastato da una lunetta cieca. Fra le due cupole svetta un campanile a vela la cui linea ne colloca lerezione nel XVI secolo.Gli interni Ledi# cio si sviluppa in senso longitudinale nella navata suddivisa nelle campate sovrastare dalle cupole; il braccio del transetto superstite, sulla destra, distingue poi larea presbiterale che termine nella conca absidale, illuminata da monofore. Le pareti sui lati presentano arcate chiuse, gi accessi alle navate laterali. Gli a! reschi Degni di nota i cicli di a" reschi che impreziosiscono ledi# cio sacra; lo stato di tali opere

    8 Gli studiosi concordano nel ra" rontare la struttura della chiesa di Gallana con la chiesa di San Pietro di Crepacore, architettonicamente simile, sita nel territorio della vicina Torre Santa Susanna.

  • artistiche purtroppo cattivo, paventando il rischio di irrimediabili perdite cagionate non solo dai morsi del tempo ma anche dallimperizia di improvvisati ristrutturatori e profani restauratori succedutisi nel corso dei secoli. Gli a" reschi scorrono per tutta la navata, concentrandosi (allo stato attuale delledi# cio) sulla parete laterale destra della prima campata dove visibile la ra$ gurazione di una Piet dai tratti accentuati, a$ ancata in prossimit dai frammenti di una Vergine in trono. Nel braccio del transetto sono presenti i resti una Dormitio Virginis, soggetto di ispirazione chiaramente bizantina cos come del resto lo stile generale del corpo di a" reschi. Particolare menzione meritano per gli a" reschi che ornano labside: una Deesis che vede protagonista Cristo pantocratore e lo Spirito Santo, a$ ancati da # gure angeliche e di santi; questo soggetto, frequente nella decorazione delle absidi, manifesta ieraticit e lonnipotenza divina. La" resco, sventrato dallapertura delle monofore, conserva una particolare carica cromatica; completato da Teoria di Santi (in cui si riconoscono tra gli altri Santa Caterina, San Nicola, San Pietro e San Paolo) assieme ad una Annunciazione della quale rimangono ampi squarci ben visibili. Altri a" reschi con soggetto mariano, probabilmente parte di un unico ciclo con # nalit didascaliche, sono presenti deteriorati in prossimit dellingresso. La datazione proposta per il blocco degli a" reschi absidali collocata tra il XIII e il XIV secolo mentre gli altri a" reschi paiono pi tardi9.

    stata ipotizzata inoltre una ulteriore linea di a" reschi, anteriore ai due citati, coperta dai cicli successivi e quindi di$ cilmente rintracciabile.10 Sulla volta a botte che copre la parte anteriore della navata si intravvedono resti di a" reschi riconducibili alla simbologia dei quattro evangelisti11. Al centro dellabside vi un altare in pietra, contenente una pala ritraente la Vergine.Le sculture Accanto agli a" reschi la chiesa di Gallana custodisce anche opere scultoree, con attribuzioni a Nuzzo Barba e Stefano da Putignano. Nel braccio del transetto trova posto il gruppo scultoreo policromo della Nativit datata al XV secolo: lopera presenta la Vergine Madre e San Giuseppe12 particolarmente curati nella scultura e nella cromia mentre pi grezza la # gura del Bambino Ges. Sono presenti inoltre due statue ra$ guranti San Francesco dAssisi e SantAntonio da Padova, probabilmente seicentesche. Nella chiesa di Gallana, # no agli anni 60 del secolo scorso, era collocata la Piet litica (detta il Compianto di Gallana) ora conservata nella chiesa parrocchiale di San Francesco dAssisi in Oria, composta da ben cinque # gure tra cui la Vergine con in braccio il # glio Ges morto; il gruppo risale al XVI secolo.

    Il cultoLa chiesa della Madonna di Gallana frequentata regolarmente durante i mesi estivi, periodo durante il quale sono celebrate le Messe festive. un importante

    9 Dal# no-Mele 2005. 10 Corrado s.d.11 Ibidem.

    12 Particolare la # gura di San Giuseppe sia nella resa espressiva del volto che nellabbigliamento.

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  • centro di culto per la comunit cristiana di Oria che celebra la Vergine sotto questo titolo nel giorno dellAssunzione, ovvero il 15 agosto. Questi festeggiamenti che ancora oggi vedono notevole concorso di fedeli, godono di unantichissima tradizione: infatti il culto per la Madonna di Gallana ha radici remote e manifesta chiaramente elementi provenienti direttamente dalla ritualit bizantina. Nella notte del 14 agosto, vigilia dellAssunzione o per essere forse pi fedeli alle origini cultuali della Dormizione della Vergine, i fedeli praticano lantico rito ti li cientu cruci: dopo aver raggiunto a piedi Gallana dalla citt recitando il santo Rosario, girano attorno allaltare per tre volte; dopodich, segnandosi per cento volte consecutive con il Segno della Croce, proclamano e proclamando una giaculatoria per allontanare il demonio che cos recita: Vabbanni tantazzioni e nno mmi turmintari, no tti la pigghi, no, lanima mia: cientu Cruci mi feci an vita mia la notti ti la Vergini Maria. Mi li feci e mi li seppi fari, lanima mia tu no ttha ppigghiari! 13. Tale pia pratica analoga a diversi riti presenti nel Salento, indicando inoltre per diversi suoi aspetti chiara origine bizantina14; tale festivit era infatti particolarmente considerata nellImpero dOriente # n dal VI secolo; un elemento che quindi ricondurrebbe senza dubbio alla presenza di monaci basiliani nel casale altomedievale di Gallana. Il giorno dellAssunzione di Maria i festeggiamenti prevedono la solenne Messa presieduta dal vescovo oritano cui segue la processione per la strada principale della popolosa contrada.

    RingraziamentiSi ringrazia per la cortese disponibilit mons. Barsano# o Vecchio (arciprete della Basilica Cattedrale di Oria), il sig. Luigi Braccio (presidente del Comitato per i festeggiamenti in onore della Madonna di Gallana), il prof. Antonio Corrado (presidente della Societ di Storia Patria per la Puglia sezione di Oria) e il giornalista Claudio Matarrelli (direttore del giornale telematico Oria.Info) autore del servizio fotogra# co che correda questo studio.

    Bibliogra! a essenzialeCorrado s.d.Antonio Corrado, Oria nellalto medioevo, dattiloscritto s.d.

    Dalfino-Mele 2005Giuseppe Dalfino e Giuseppe Mele, Santa Maria di Gallana in agro di Oria, Bari 2005.Delli Santi-Di Summa 2001Maurizio Delli Santi e Anna Di Summa, Guida di Oria, antica acropoli messapica, Martina Franca 2001.Falla Castelfranchi 1982Marina Falla Castelfranchi, Canosa Longobarda, in Quaderni dellIstituto di archeologia e storia antica della Libera Universit degli Studi Gabriele DAnnunzio di Chieti, Roma 1982.Lepore 2004Giorgia Lepore, Oria e il suo territorio nellaltomedioevo, Oria 2004.Marsella 1934Barsanofio Pasquale Marsella, Ricordi storici di Oria Messapica, Roma 1934.Matarrelli Pagano 1976Mario Matarrelli Pagano, Raccolta di notizie patrie dellantica citt di Oria nella Messapia, a cura di Eugenio Travaglini, Societ di Storia Patria per la Puglia sezione di Oria, Oria 1976.Notarini 2010Alessandra Notarini, Sopravvivenza di riti bizantini in Oria, in Yrie. Quaderni di studi storici salentini, Societ di Storia Patria per la Puglia sezione di Oria, Oria 2010.Puglia PreromanicaAa. Vv., Puglia Preromanica, dal V secolo agli inizi dellXI, a cura di Gioia Bertelli, 2004.

    13 Vattene tentazione e non tormentarmi, non te la prendi no! lanima mia: cento Segni di Croce feci per la vita mia nella notte della Vergine Maria. Li feci e seppi farli, lanima mia tu non dovrai prendere.14 Notarini 2010. Proprio la gestualit espressa in questo rito riconduce alla presenza bizantina nel Salento: infatti caratteristica prettamente orientale ripetere pi volte di seguito il Segno di Croce durante la preghiera.

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    Il progetto pluriennale Cultura, arte e fede Progetto per la valorizzazione e la promozione del turismo religioso a Maruggio (Ta), proposto alla Parrocchia Nativit di Maria Vergine dai Tutor Diocesani dei Beni Culturali Ecclesiastici con8 uiti nellA.P.S. Play your Place. Il luogo in gioco (www.playourplace.it) si pone lobiettivo di promuovere e favorire il turismo religioso, predisponendo e rendendo fruibili i relativi percorsi turistici possibili, consentendo a tutti i soggetti interessati di reperire agevolmente le informazioni necessarie attraverso percorsi attivi (visite guidate, iniziative culturali) e la consultazione di materiale informativo.Attraverso una serie di iniziative culturali, didattiche e di animazione territoriale, il progetto intende riannodare il legame tra la Parrocchia e la comunit residente, o" rendo inoltre ai visitatori lopportunit di una conoscenza pi approfondita del patrimonio ecclesiastico.I Tutor (arch. Aldo Summa, arch. Maria Adele Marsella, dott.ssa Anna Rita Marsella) hanno ottenuto tale quali# ca a seguito di un corso speci! co svoltosi da settembre 2009 a maggio 2010 presso la Curia, organizzato dallassociazione di volontariato Genius

    Loci di Ceglie Messapica (Br), autorizzato dalla Diocesi di Oria e # nanziato dalla CEI. Subito dopo aver conseguito il diploma direttamente dalle mani di mons. Vincenzo Pisanello, vescovo di Oria, durante lestate del 2010 i Tutor sono stati impegnati nel progetto Citt Aperte della Regione Puglia per i percorsi di Chiese Aperte, garantendo ai pellegrini e ai turisti lapertura straordinaria serale durante i weekend estivi di una serie di chiese di particolare pregio e interesse culturale e religioso. (cfr. Chiese Aperte di Piero Francioso, in MemOria, ANNO VII, numero 2, Maggio 2012).Nel 2011 i Tutor di Play your Place presentano al parroco di Maruggio, don Gregorio Mastrovito, un articolato progetto, con una programmazione serrata di iniziative da svolgersi nel corso del tempo. Il nuovo Parroco accorda sin da subito allA.P.S. la disponibilit, la # ducia e il supporto necessari allo svolgimento delle attivit proposte. In un solo anno di attivit (tra il 2011 e il 2012) i Tutor hanno organizzato i seguenti eventi:- Il 4 Ottobre 2011 i Tutor si sono resi protagonisti della Festa San Francesco dAssisi Un principio senza - ne, coinvolgendo le scolaresche locali e i ragazzi dei Lupetti e dellACR in un percorso didattico sulla # gura del Santo dAssisi e alla scoperta dellex Convento di Maruggio.- A Natale 2011, assieme ad altri amici, hanno ri-allestito un Presepe Storico allinterno del Cappellone di San Francesco, presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, assicurando anche un servizio di visite guidate.- In occasione dellarrivo del nuovo anno, i Tutor si sono occupati della redazione del Calendario 2012, nel quale erano presentati, mese per mese, le opere pi rappresentative del patrimonio della Parrocchia maruggese. Allinterno erano inclusi tutti gli appuntamenti parrocchiali previsti per lanno a venire.- A Pasqua 2012, altro momento di coinvolgimento della

    a cura dellA.P.S. Play your Place. Il luogo in gioco di Maruggio

    Cultura, arte e fedeMaruggio esempio di promozione del turismo religioso.

    CULTURALE

    MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013

  • scuola: La Via Crucis spiegata a bambini, un percorso didattico che ha inteso ripercorrere le tappe della Via Crucis, intraprendendo un meraviglioso viaggio alla scoperta del racconto evangelico, delle rappresentazioni artistiche e del simbolismo sacro.Lestate 2012 ha continuato a vedere i Tutor fortemente impegnati nellopera di comunicazione e promozione del territorio:- In occasione dei festeggiamenti in onore dei San Giovanni Battista e San Cristoforo stata allestita in Chiesa Madre una piccola mostra documentaria sulla storia dei Santi, sulla loro iconogra# a e rappresentazione nella Storia dellArte.- Da met luglio e per tutto il mese di agosto 2012, ogni Sabato sera i Tutor sono stati a disposizione di coloro che intendevano visitare la Chiesa Madre di Maruggio, straordinariamente aperta ben oltre lorario usuale, dalle 20.00 alle 22.30. La rassegna di visite serali stata ampiamente segnalata sul sito www.pugliaevents.it a cura dellAssessorato al Mediterraneo, alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia, oltre ad essere pubblicizzata sulla guida (on-line e cartacea) Whaton in Puglia-Summer 2012, predisposta sempre dalla Regione Puglia e in distribuzione in numerosi Info Point sparsi sul territorio.- Tra gli obiettivi speci# ci del progetto dellA.P.S., contemplata la progettazione e realizzazione di materiale informativo, ed per questo che per lestate 2012 i Tutor hanno realizzato e messo a disposizione dei visitatori le nuovissime brochure sulla Chiesa Madre e sulla Chiesa dellex Convento di Maruggio. Si tratta di materiale divulgativo essenziale per tutti i turisti ma anche per gli stessi fedeli maruggesi che intendono approfondire la conoscenza di questi due mirabili edi# ci di culto cittadini. Sono pieghevoli di facile consultazione, ricchi di immagini, planimetrie e corredati da testi chiari. - Il 27 Ottobre 2012, i Tutor hanno riproposto la giornata San Francesco dAssisi. O Signore fa di me uno strumento della tua pace, svoltasi presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, alla presenza di una rappresentanza degli alunni dellIstituto Comprensivo Tommaso del Bene di

    Maruggio. Si trattato di un percorso didattico che ha preso le mosse dalla # gura di San Francesco araldo di pace per poi proseguire con la presentazione di alcune personalit di pace non violente che hanno condizionato, in positivo, la nostra storia dellumanit e che dovrebbero sempre ispirare lagire sociale di ognuno.Durante il periodo natalizio appena trascorso, i Tutor hanno realizzato:- Un concorso gra! co aperto a tutti i bambini/ragazzi delle Scuole Elementari e Medie appartenenti allIstituto Comprensivo Tommaso del Bene di Maruggio. La traccia del concorso stata la seguente: Leggi con attenzione la Preghiera semplice che San Francesco rivolgeva a Dio e illustra con un disegno uno dei suoi versi, dandogli forma e colore. Il progetto mirava a sensibilizzare i bambini, le famiglie e gli insegnanti sul tema della pace, oltre a promuovere e valorizzare la creativit e lo spirito artistico di ciascun partecipante. Con gli elaborati pervenuti stata allestita una mostra presso il chiostro dellex Convento.- Un incontro pre-natalizio con le scolaresche locali sul tema della Nativit, svoltosi in Chiesa Madre. Si trattato di un percorso didattico che, attraverso la lettura dei simboli e il racconto di alcuni episodi, ha ripercorso levento del Natale del Signore analizzando le Sacre Rappresentazioni della Storia dellArte.- Una mostra di presepi artigianali aperta a tutti gli appassionati maruggesi, allestita nei cappelloni della chiesa Santa Maria delle Grazie presso lex convento dei Frati Minori Osservanti di Maruggio. Lesposizione dei presepi ha inteso porre lattenzione sul reale signi# cato del Natale cercando di valorizzare una tradizione che con il passare del tempo si trasformata nei materiali e nelle tecniche, mantenendo immutato il messaggio cristiano di amore e di salvezza.- Il Calendario 2013 avente per soggetto le statue dei Santi custodite nelle chiese di Maruggio. Allinterno del calendario sono stati inseriti tutti gli appuntamenti religiosi della Parrocchia.

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    anno VIII n. 1 Gennaio 2013MemOria

  • a cura di Francesco Sternativo

    IN...VERSI

    ... con Simone Weil

    LampoChe il cielo puro mi mandi sul visoQuesto cielo spazzato da lunghe nubi Un vento cos forte, profumato di gioia,Che tutto nasca, mondato dai sogni: Per me nasceranno le umane cittChe un so$ o puro ha pulito da brume,I tetti, i passi, i gridi, i cento limi,Rumori umani, quanto consuma il tempo. Nasceranno i mari, londeggiante barca,Il colpo di remo e i fuochi della notte;

    Nasceranno i campo, il giavellotto lanciato;Nasceranno le sere, stella che a stella segue.Nasceranno il lampo e le ginocchia chine,Lombra, lurto alle svolte della miniera;Nasceranno le mani, i duri metalli rotti,Il ferro morso nellurlo della macchina. Il mondo nato; fallo durare, vento, nel tuo so$ o!Ma esso muore coperto di fumo.Mera nato in uno squarcioDi pallido cielo verde tra le nubi.

    MemOria anno VIII n. 1 Gennaio 2013

  • A un giornoDebole sorriso luccicante di lacrime,Esordio di un mezzo in mezzo ai giorniVieni, a" erraci, libera dalle ansie,Ascendi, illumina, accendi, corri!La tua # amma slitta di ora in ora;La tua ala dun quieto lampo s# oraUno per uno i pallidi passi.Laria in # ore sulle tue tracce.Che una volta per i lenti spaziSi assista al tuo sgorgare!

    La pietra, giorno senza forza,Tu non potrai traversarlaUn muro ti sottrae a chi ti ama;E i muri di piombo peserannoFino alla notte sopra i petti,Dal greve tumulto delle o$ cine,Dai mercati di carne da infangare,Dal fondo di prigioni immutabili,Salgono sguardi miserabili.Qual raggio mai ti bagner?

    La portaAprite la porta, dunque, e vedremo i verzieri,Berremo la loro acqua fredda che la luna ha traversato.Il lungo cammino arde ostile agli stranieri.Erriamo senza sapere e non troviamo luogo. Vogliamo vedere i # ori. Qui la sete ci sovrasta.So" erenti, in attesa, eccoci davanti alla porta.Se occorre labbatteremo coi nostri colpi.

    Incalziamo e spingiamo, ma la barriera troppo forte. Bisogna attendere, s# niti, guardare invano.Guardiamo la porta; chiusa, intransitabile.Vi # ssiamo lo sguardo; nel tormento piangiamo;Noi la vediamo sempre, gravati dal peso del tempo. La porta davanti a noi; a che serve desiderare?Meglio sarebbe andare senza pi speranza.Non entreremmo mai. Siamo stanchi di vederla.La porta aprendosi liber tanto silenzio. Che nessun # ore apparve, n i verzieri;Solo lo spazio immenso nel vuoto e nella luceApparve dimprovviso da parte a parte, colm il cuore,Lav gli occhi quasi ciechi sotto la polvere.

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    IN...VERSI

    MemOria