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5 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014 Lo scorso 6 giugno, alle manifestazioni in- dette per celebrare il settantesimo anni- versario, sono stati invitati i capi di stato di Giappone, Germania e Italia, gesto nobilis- simo che suggella finalmente la ritrovata pace fra tutti quei popoli che si sono dis- sanguati nella seconda guerra mondiale. Dunque, ora si può parlare di questi nostri Italiani che .. c’erano e, a detta di chi li co- mandava, si sono coperti di gloria combat- tendo con onore e furono addirittura fra gli ultimi ad arrendersi, ricevendo l’onore delle armi dei vincitori. Andiamo con ordi- ne. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nella base dei sommergibili di Bordeaux (Betasom) la maggior parte del personale presente (costituito da equipaggi di riser- va dei sommergibili, fucilieri del San Mar- co, operai delle officine) scelse di prose- guire la guerra a fianco dell’alleato tede- sco e, sotto il comando del capitano di va- scello Enzo Grossi (due Medaglie d’Oro al Valor Militare), fu costituita la Divisione Atlantica Fucilieri di Marina. Elementi spe- cialisti furono anche destinati a bordo di dragamine, altri andarono ad armare bat- terie costiere. In totale, si calcola che in territorio francese occupato, rimasero in armi circa 25 mila soldati, avieri e marinai italiani. I reparti costituenti la Divisione Atlantica rimasero a Bordeaux fino a gen- naio 1944 quando furono trasferiti alle di- fese di isole strategicamente importanti. Si trattava dell’isola di Oleron, di fronte a Rochefort – che dovrebbe essere nota ai marinai di tutto il mondo, poiché Eleonora d’Aquitania nel 1155 vi emanò il famosissi- mo “Regolamento d’Oleron”, primo codice conosciuto della navigazione – dell’isola di Ré, prospiciente La Rochelle (destino vorrà che proprio qui saranno girate le scene di guerra del famoso film “Il giorno più lungo”) e dell’isola di Cezambre, che chiude l’accesso al porto di Saint Malo (è inutile cercare questo santo sul calenda- rio, perché il nome deriva da quello di un monaco gallese, tale Mc Low, che quivi predicò nel medioevo). Prima di narrare l’epopea di Cezembre, vorrei ricordare anche i tanti Italiani che, presi prigionieri o volontari, futrono impie- gati nella costruzione delle opere difensi- ve del “vallo atlantico”, quella serie di bunker e ridotti disposti lungo tutta la co- sta francese sulla Manica dal giorno in cui i britannici sloggiarono a Dunkerque dal suolo francese. Ed anche altri che si uni- rono ai tedeschi dopo l’armistizio e che andarono ad armare batterie costiere e antiaeree: fra questi il più noto è senza dubbio Walter Chiari che, colto dall’armi- stizio mentre collaborava come vignettista umoristico al settimanale “L’orizzonte del- la X MAS”, si unì all’amico tenente Danilo Bregliano che scelse di continuare a com- battere. Inviato in Normandia, fu presente come artigliere allo sbarco del D-Day e ri- portò anche una ferita alla fronte. Questa collaborazione gli valse, a guerra finita, l’internamento nel famigerato campo di Coltano, prigionia che condivise con Rai- mondo Vianello, Dario Fo, Enrico Maria Salerno, Luciano Salce e il poeta america- no Ezra Pound. Anche Cezembre, dunque, fu fortificata e armata con pezzi antinave (4 da 194 mm.) e antiaerei (8 da 75 mm. e 4 quadrupli da 20 mm.), tutti catturati ai francesi o resi- duati della prima guerra. Al comando del- la difesa fu destinato l’Oberleutnant (Capi- tano) Richard Seuss, sassone di Lipsia, classe 1897. Per completare l’organico, dopo l’8 settembre 1943, egli richiese rinforzi e gli furono assegnati un reparto di Italiani della Divisione Atlantica, compo- sto di 200 uomini provenienti da Bordeaux e un gruppo di 100 russi bianchi. La città di Saint Malo si trova a ovest delle spiagge dello sbarco e quindi il 6 giugno non fu in- teressata direttamente alle operazioni mi- litari che, ottenuta la testa di ponte, inizia- rono la penetrazione sul suolo francese sempre più verso oriente, verso Parigi. Si deve arrivare all‘11 agosto per vedere i primi velivoli alleati sganciare le prime bombe sull’isola e sulla città. I bombarda- menti proseguirono poi in forma sempre più massiccia, senza però mai intaccare seriamente le difese dell’isola e i suoi rico- veri in caverna. Il 18 agosto Saint Malo è occupata dai rangers dell’VIII Corpo americano, così che inizia il fuoco incrociato sull’isola, ora colpita dalle bombe aeree e dall’artiglieria campale da terra. Un devastante bombar- damento incrociato ha luogo il 30 agosto, senza che dall’isola, benché l’infermeria e il suo cimitero fossero ormai colmi, giun- gesse un solo segnale di resa. Il generale Patton, si dice, andò su tutte le furie e or- dinò che quel caposaldo fosse spazzato via, costasse quel che costasse. Così, il 31 agosto, su quei diciotto ettari di brullo ter- reno, furono scaricati 2400 ordigni, di cui la metà al napalm, con un effetto deva- stante, mentre si aggiunse il fuoco dei cannoni da 381 mm., della corazzata “Warspite”. Cezembre entra così nel triste guinness dei primati: fu, infatti, l’unico obiettivo europeo colpito col napalm e subì la maggiore concentrazione di bombe rispetto alla superficie, con 120 mila ton- nellate di esplosivo. Il 1° settembre il Co- mando della Kriegsmarine, da cui dipen- deva il presidio di Cezembre, telegrafò il permesso della resa e conferì al capitano Seuss le Fronde di Quercia sulla croce di cavaliere. Dopo una breve trattativa, il 3 settembre 1944, un mezzo da sbarco ame- ricano portò un reparto di marines sull’iso- la: uscirono dai bunker meno di 400 uomi- ni ridotti a larve umane e, di essi, quel che rimaneva del contingente di 300 italiani, sessantanove marinai allo stremo delle forze. Senza che nessuno lo avesse previ- sto o ordinato, i marines si schierarono a lato dei prigionieri e spontaneamente re- sero l’onore delle armi con il presentatarm dei loro mitragliatori Thompson. Grazie, Presidente Napolitano, per avere rappre- sentato anche questi valorosi Italiani, di- menticati forse in Patria ma incancellabili dalla vera storia dello sbarco in Norman- dia. Si sono battuti come sanno sempre battersi i Marinai d’Italia. Si è degni di me- moria anche se non si è vincitori. nnn 4 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014 Storia&Mare A lle prime luci dell’alba del 6 giugno 1944 ebbe inizio la più imponente operazione di sbarco mai vista nel- la storia dell’uomo (operazione Neptune). Sulle spiagge della Normandia, dopo una prolungata e paziente opera di disinforma- zione, prese avvio l’assalto alla “Fortezza Europa” (operazione Overlord), grazie al quale si chiuse da ovest la tenaglia, pre- muta da est dalle truppe sovietiche, che avrebbe portato alla sconfitta dell’esercito tedesco e alla pace dopo sette anni di guerra e di ecatombe. Gli alleati, dopo avere lanciato nella notte ondate di para- cadutisti nelle zone interne, per conqui- stare posizioni strategiche e distruggere ponti e opere utili ai movimenti nemici, ini- ziarono un terribile fuoco dal mare prima di lanciare l’assalto anfibio. Sulle spiagge, chiamate con un nome in codice, presero terra ranger e divisioni di fanteria. A “Sword”, prossima a Lion –sur-Mer, e a “Gold”, vicina a Le Hamel, presero terra le truppe britanniche, a “Juno”, nei pressi di Saint Aubin Celloville, sbarcarono i cana- desi, sulle difficili spiagge di “Omaha” (presso Sainte Honorine des Pantes) e “Utah” (adiacente a Pouppeville) marines e fanteria statunitensi. L’oggetto di questo mio scritto non è quel- lo di esaminare l’andamento della batta- glia (a fine agosto si conteranno 210 mila morti da parte tedesca e 226 mila da par- te alleata) né ricostruirne le fasi, iniziando dalla (finta) sorpresa e inefficace reazio- ne dei tedeschi – su cui sono state scritte migliaia di libri e date svariate interpreta- zioni (anche quella della complicità di ge- nerali tedeschi in chiave di complotto an- ti hitleriano). Mio obiettivo è evidenziare che alla più celebrata battaglia del seco- lo scorso parteciparono anche… migliaia di Italiani e questi nostri connazionali so- no stati dimenticati. D-Day Settant’anni fa lo sbarco in Normandia Paolo Pagnottella - Presidente Nazionale ANMI C’eravamo anche noi… ma pochi lo sanno Il bombardamento dell’isola di Cezembre

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5Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014

Lo scorso 6 giugno, alle manifestazioni in-dette per celebrare il settantesimo anni-versario, sono stati invitati i capi di stato diGiappone, Germania e Italia, gesto nobilis-simo che suggella finalmente la ritrovatapace fra tutti quei popoli che si sono dis-sanguati nella seconda guerra mondiale.Dunque, ora si può parlare di questi nostriItaliani che .. c’erano e, a detta di chi li co-mandava, si sono coperti di gloria combat-tendo con onore e furono addirittura fra gliultimi ad arrendersi, ricevendo l’onoredelle armi dei vincitori. Andiamo con ordi-ne. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943,nella base dei sommergibili di Bordeaux

(Betasom) la maggior parte del personalepresente (costituito da equipaggi di riser-va dei sommergibili, fucilieri del San Mar-co, operai delle officine) scelse di prose-guire la guerra a fianco dell’alleato tede-sco e, sotto il comando del capitano di va-scello Enzo Grossi (due Medaglie d’Oro alValor Militare), fu costituita la DivisioneAtlantica Fucilieri di Marina. Elementi spe-cialisti furono anche destinati a bordo didragamine, altri andarono ad armare bat-terie costiere. In totale, si calcola che interritorio francese occupato, rimasero inarmi circa 25 mila soldati, avieri e marinaiitaliani. I reparti costituenti la DivisioneAtlantica rimasero a Bordeaux fino a gen-naio 1944 quando furono trasferiti alle di-fese di isole strategicamente importanti.Si trattava dell’isola di Oleron, di fronte aRochefort – che dovrebbe essere nota aimarinai di tutto il mondo, poiché Eleonorad’Aquitania nel 1155 vi emanò il famosissi-mo “Regolamento d’Oleron”, primo codiceconosciuto della navigazione – dell’isoladi Ré, prospiciente La Rochelle (destinovorrà che proprio qui saranno girate lescene di guerra del famoso film “Il giornopiù lungo”) e dell’isola di Cezambre, chechiude l’accesso al porto di Saint Malo (è

inutile cercare questo santo sul calenda-rio, perché il nome deriva da quello di unmonaco gallese, tale Mc Low, che quivipredicò nel medioevo). Prima di narrare l’epopea di Cezembre,vorrei ricordare anche i tanti Italiani che,presi prigionieri o volontari, futrono impie-gati nella costruzione delle opere difensi-ve del “vallo atlantico”, quella serie dibunker e ridotti disposti lungo tutta la co-sta francese sulla Manica dal giorno in cuii britannici sloggiarono a Dunkerque dalsuolo francese. Ed anche altri che si uni-rono ai tedeschi dopo l’armistizio e cheandarono ad armare batterie costiere e

antiaeree: fra questi il più noto è senzadubbio Walter Chiari che, colto dall’armi-stizio mentre collaborava come vignettistaumoristico al settimanale “L’orizzonte del-la X MAS”, si unì all’amico tenente DaniloBregliano che scelse di continuare a com-battere. Inviato in Normandia, fu presentecome artigliere allo sbarco del D-Day e ri-portò anche una ferita alla fronte. Questacollaborazione gli valse, a guerra finita,l’internamento nel famigerato campo diColtano, prigionia che condivise con Rai-mondo Vianello, Dario Fo, Enrico MariaSalerno, Luciano Salce e il poeta america-no Ezra Pound. Anche Cezembre, dunque, fu fortificata earmata con pezzi antinave (4 da 194 mm.)e antiaerei (8 da 75 mm. e 4 quadrupli da20 mm.), tutti catturati ai francesi o resi-duati della prima guerra. Al comando del-la difesa fu destinato l’Oberleutnant (Capi-tano) Richard Seuss, sassone di Lipsia,classe 1897. Per completare l’organico,dopo l’8 settembre 1943, egli richieserinforzi e gli furono assegnati un reparto diItaliani della Divisione Atlantica, compo-sto di 200 uomini provenienti da Bordeauxe un gruppo di 100 russi bianchi. La città diSaint Malo si trova a ovest delle spiagge

dello sbarco e quindi il 6 giugno non fu in-teressata direttamente alle operazioni mi-litari che, ottenuta la testa di ponte, inizia-rono la penetrazione sul suolo francesesempre più verso oriente, verso Parigi.Si deve arrivare all‘11 agosto per vedere iprimi velivoli alleati sganciare le primebombe sull’isola e sulla città. I bombarda-menti proseguirono poi in forma semprepiù massiccia, senza però mai intaccareseriamente le difese dell’isola e i suoi rico-veri in caverna.Il 18 agosto Saint Malo è occupata dairangers dell’VIII Corpo americano, cosìche inizia il fuoco incrociato sull’isola, oracolpita dalle bombe aeree e dall’artiglieriacampale da terra. Un devastante bombar-damento incrociato ha luogo il 30 agosto,senza che dall’isola, benché l’infermeria eil suo cimitero fossero ormai colmi, giun-gesse un solo segnale di resa. Il generalePatton, si dice, andò su tutte le furie e or-dinò che quel caposaldo fosse spazzatovia, costasse quel che costasse. Così, il 31agosto, su quei diciotto ettari di brullo ter-reno, furono scaricati 2400 ordigni, di cuila metà al napalm, con un effetto deva-stante, mentre si aggiunse il fuoco deicannoni da 381 mm., della corazzata“Warspite”. Cezembre entra così nel tristeguinness dei primati: fu, infatti, l’unicoobiettivo europeo colpito col napalm esubì la maggiore concentrazione di bomberispetto alla superficie, con 120 mila ton-nellate di esplosivo. Il 1° settembre il Co-mando della Kriegsmarine, da cui dipen-deva il presidio di Cezembre, telegrafò ilpermesso della resa e conferì al capitanoSeuss le Fronde di Quercia sulla croce dicavaliere. Dopo una breve trattativa, il 3settembre 1944, un mezzo da sbarco ame-ricano portò un reparto di marines sull’iso-la: uscirono dai bunker meno di 400 uomi-ni ridotti a larve umane e, di essi, quel cherimaneva del contingente di 300 italiani,sessantanove marinai allo stremo delleforze. Senza che nessuno lo avesse previ-sto o ordinato, i marines si schierarono alato dei prigionieri e spontaneamente re-sero l’onore delle armi con il presentatarmdei loro mitragliatori Thompson. Grazie,Presidente Napolitano, per avere rappre-sentato anche questi valorosi Italiani, di-menticati forse in Patria ma incancellabilidalla vera storia dello sbarco in Norman-dia. Si sono battuti come sanno semprebattersi i Marinai d’Italia. Si è degni di me-moria anche se non si è vincitori.

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4 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014

Storia&Mare

A lle prime luci dell’alba del 6 giugno1944 ebbe inizio la più imponenteoperazione di sbarco mai vista nel-

la storia dell’uomo (operazione Neptune).Sulle spiagge della Normandia, dopo unaprolungata e paziente opera di disinforma-zione, prese avvio l’assalto alla “FortezzaEuropa” (operazione Overlord), grazie alquale si chiuse da ovest la tenaglia, pre-muta da est dalle truppe sovietiche, cheavrebbe portato alla sconfitta dell’esercitotedesco e alla pace dopo sette anni diguerra e di ecatombe. Gli alleati, dopoavere lanciato nella notte ondate di para-cadutisti nelle zone interne, per conqui-stare posizioni strategiche e distruggereponti e opere utili ai movimenti nemici, ini-ziarono un terribile fuoco dal mare prima

di lanciare l’assalto anfibio. Sulle spiagge,chiamate con un nome in codice, preseroterra ranger e divisioni di fanteria. A“Sword”, prossima a Lion –sur-Mer, e a“Gold”, vicina a Le Hamel, presero terra letruppe britanniche, a “Juno”, nei pressi diSaint Aubin Celloville, sbarcarono i cana-desi, sulle difficili spiagge di “Omaha”

(presso Sainte Honorine des Pantes) e“Utah” (adiacente a Pouppeville) marinese fanteria statunitensi.L’oggetto di questo mio scritto non è quel-lo di esaminare l’andamento della batta-glia (a fine agosto si conteranno 210 milamorti da parte tedesca e 226 mila da par-te alleata) né ricostruirne le fasi, iniziandodalla (finta) sorpresa e inefficace reazio-ne dei tedeschi – su cui sono state scrittemigliaia di libri e date svariate interpreta-zioni (anche quella della complicità di ge-nerali tedeschi in chiave di complotto an-ti hitleriano). Mio obiettivo è evidenziareche alla più celebrata battaglia del seco-lo scorso parteciparono anche… migliaiadi Italiani e questi nostri connazionali so-no stati dimenticati.

D-DaySettant’anni fa lo sbarco in NormandiaPaolo Pagnottella - Presidente Nazionale ANMI

C’eravamo anche noi…ma pochi lo sanno

Il bombardamento dell’isola di Cezembre