Materiale didattico hortus 9

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Fiera di scambio e di ritrovo di antiche sementi. www.croceviacalabria.org 9 FESTA DELLE SEMENTI: La ballata dei semi Le nostre modalità condivise di scambio possono essere riassunte in cinque punti: Autoproduzione: le sementi portate nello scambio sono di propria produzione o del gruppo con cui si lavora, senza alcun utilizzo di chimica di sintesi; Reciprocità: l’atto dello scambio si svolge in condizioni di reciprocità; Modiche quantità: uno scambio di pochi grammi è sufficiente per incoraggiare l’auto-produzione in loco e accrescere le conoscenze sulle caratteristiche e sulle migliori modalità di coltivazione da parte di chi le riceve; Informazioni: lo scambio è accompagnato dalla trasmissione delle informazioni, essenziale per la condivisione dei saperi all’interno della rete di scambio; Pubblico dominio: il materiale scambiato non è soggetto ad alcun tipo di proprietà intellettuale, la riproduzione e lo scambio sono un diritto universale esercitato dalle comunità. “Le sementi contadine sono un patrimonio culturale, il marchio storico dell’attività umana, testimonianza distintiva di una società, di un territorio e di un’epoca. Esse sono oggetto di scambio e di condivisione tra le comunità, luoghi di memoria e legame intergenerazionale”. Bob Brac de la Perrière, Association BEDE non ancora perduti La ballata dei semi non ancora perduti

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Festa delle sementi - fiera di scambio e di ritorno di antiche sementi

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Fiera di scambio e di ritrovo di antiche sementi.

www.croceviacalabria.org

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FESTA DELLE SEMENTI:

La ballata dei semi

Le nostre modalità condivise di scambio possono essere riassunte in cinque punti:•Autoproduzione: le sementi portate nello scambio sono di propria produzione o del gruppo con cui si lavora, senza alcun utilizzo di chimica di sintesi;•Reciprocità: l’atto dello scambio si svolge in condizioni di reciprocità;•Modiche quantità: uno scambio di pochi grammi è sufficiente per incoraggiare l’auto-produzione in loco e accrescere le conoscenze sulle caratteristiche e sulle migliori modalità di coltivazione da parte di chi le riceve;•Informazioni: lo scambio è accompagnato dalla trasmissione delle informazioni, essenziale per la condivisione dei saperi all’interno della rete di scambio;•Pubblico dominio: il materiale scambiato non è soggetto ad alcun tipo di proprietà intellettuale, la riproduzione e lo scambio sono un diritto universale esercitato dalle comunità.

“Le sementi contadine sono un patrimonio culturale, il marchio storico dell’attività umana, testimonianza distintiva di una società, di un territorio e di un’epoca. Esse sono oggetto di scambio e di condivisione tra le comunità, luoghi di memoria e legame intergenerazionale”.

Bob Brac de la Perrière, Association BEDE

non ancora perdutiLa ballata dei semi non ancora perduti

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Il nostro giardino della biodiversità agricola ha quasi chiuso il ciclo della sua stagione, ma Hortus in Fabula non termina qui. Dai suoi frutti abbiamo recuperato sementi per la prossima primavera!

Quest’ultimo incontro ci vuole vedere protagonisti, invitando tutti a una fiera di scambio. Partecipando a questa ballata dei semi non ancora perduti, anche tu potrai diventare un custode della coltura e cultura del nostro territorio.

Che cos’è una fiera di scambio di sementi contadine?Con il termine sementa s’intende indicare tutti gli organi di riproduzione dei vegetali come: i semi, le piante, gli innesti e le talee. Le sementi contadine sono selezionate e riprodotte dagli agricoltori negli orti e nei giardini e coltivate tramite tecniche di agricoltura contadina, biologica o biodinamica. Spesso si fa riferimento alle sementi contadine ricorrendo ad alcuni sinonimi: varietà antiche, tradizionali, locali, autoctone, etc. L’operazione è corretta perché quella delle sementi è una questione complessa ed è possibile enfatizzare alcuni aspetti a discapito di altri: il tempo, i luoghi, etc. L’ampiezza delle argomentazioni –dunque– si traduce nella necessità di compiere delle scelte, fin dal termine da impiegare. L’uso dell’aggettivo “contadine” accanto al sostantivo sementi è da ricondurre alla scelta di enfatizzare il ruolo delle pratiche millenarie di alcuni attori sociali: le contadine e i contadini. E’ grazie al susseguirsi dell’applicazione delle loro tecniche di coltivazione (ecologica), selezione (massale) e conservazione (artigianale) che l’umanità eredita questo enorme patrimonio di biodiversità coltivata. Il ripetersi dei cicli agrari, quindi, ha fissato nella materia biologica questo lavoro. Quando scambiamo varietà contadine, maneggiamo della sementa che darà luogo a piante con alcune specifiche caratteristiche biologiche.

Caratteristiche biologiche delle varietà contadine:• Eterogeneità: i singoli organismi che si sviluppano dalla sementa contadina non sono tutti uguali, non sono mai dei cloni o degli ibridi F1. L’insieme delle piante della stessa specie (ad esempio tutti i pomodori o tutto il mais) curate da un singolo contadino su uno specifico appezzamento di terreno, costituisce una popolazione con un’elevata diversità intraspecifica;• Resilienza: proprio grazie alla caratteristica dell’eterogeneità, le sementi contadine risultano meno soggette a contrarre malattie e ad andare incontro ad attacchi parassitari di quanto lo siano le uniformi varietà commerciali; nel caso in cui si manifestino gravi infestazioni, una popolazione contadina tende nel tempo a tornare autonomamente ad una condizione di equilibrio. Alla fine riporta dei danni ma la sementa rimane pur sempre vitale e generosa;• Adattabilità: la sementa contadina è adattata ad un certo ecosistema ma è anche abbastanza variegata da potersi adattare a nuove condizioni ambientali;

• Dinamicità nella stabilità: grazie a tutto quello che si è detto, la sementa contadina continua a variare nel tempo sia sullo stesso terreno che se spostata in nuovi ecosistemi; ciononostante la sementa contadina mantiene sostanzialmente invariate tutte quelle caratteristiche su cui il coltivatore e le coltivatrici possono fare affidamento.

Modelli colturali ed erosione della biodiversità agricolaIl susseguirsi delle pratiche contadine nel corso dei secoli oggi mette a disposizione dei nuovi contadini e della società tutta una ricchezza incommensurabile. Questa ricchezza, però, è minacciata dal fenomeno della perdita della diversità biologica, o erosione genetica. La perdita di diversità biologica si riscontra nella perdita di alcune varietà – ora non più reperibili – e nella diminuzione delle superfici coltivate con le varietà contadine superstiti. La FAO ha stimato una perdita della nostra biodiversità, negli ultimi cent’anni, in una cifra vicino al 75 per cento delle cosiddette specie alimentari principali; noi oggi abbiamo poco più di 120 specie di piante coltivate che forniscono il 90 per cento degli alimenti, ma sono solo dodici le specie vegetali e cinque quelle animali che forniscono più del 70 per cento dei nostri alimenti. A questo proposito, la complessità della questione assume connotati molto politici in particolare nella sfera della politica agraria. Il principale fattore di erosione della biodiversità agricola, infatti, è costituito dalla diffusione delle varietà commerciali ibride. La modernizzazione delle pratiche agricole – spinta e sostenuta dalle politiche pubbliche dagli anni ’50 – ha favorito la sostituzione della sementa contadina con le nuove varietà prodotte dall’industria sementiera, più adatte ai nuovi sistemi colturali (più acqua, concimi di sintesi, mezzi meccanizzati, anticrittogamici, etc.). Oggi le sementi sono essenzialmente prodotte industrialmente e sono rette da “regolamenti commerciali” che ne restringono il libero uso (sistemi di certificazione, cataloghi, ecc.). Scambiando sementa contadina si sostengono i modelli colturali di tipo contadino. Non a caso col progetto Hortus in Fabula si è scelto di applicare le tecniche e i metodi dell’agricoltura sinergica e della permacultura per conservare alcune antiche varietà contadine calabresi.

Modalità condivise per lo scambio delle sementiIl libero scambio di semi è sempre stato alla base della conservazione della biodiversità e della sovranità alimentare. Queste pratiche sono il frutto dell’autonomia dei contadini che in una gestione collettiva della biodiversità coltivata, mantengono la tradizione degli scambi “informali” di semi. Lo scambio dei semi, basato sulla cooperazione e sulla reciprocità, è considerato tra i coltivatori un momento di condivisione di tradizioni e conoscenze sulle sementi, grazie alla condivisione d’idee e conoscenze e all’osservazione diretta nei campi. Il sapere che una comunità locale attribuisce al seme e alla pianta che produce si costituisce non solo dal valore gastronomico, dalla resistenza alla siccità, malattie e parassiti o dai metodi per la conservazione, ma anche dall’importanza culturale.