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1 LIBERA UNIVERSITA’ DI LINGUE E COMUNICAZIONE IULM MASTER IN MANAGEMENT SANITARIO PER LE FUNZIONI DI COORDINAMENTO (MASA) IL PERCORSO DEL NEOINSERITO IN DIALISI Direttore Scientifico Prof. Paolo Moderato Tesi di master di Domenica Lisciandrello Matricola 1006398 ANNO ACCADEMICO 2009/2010

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LIBERA UNIVERSITA’ DI LINGUE E COMUNICAZIONE IULM

MASTER IN MANAGEMENT SANITARIO PER LE FUNZIONI DI COORDINAMENTO

(MASA)

IL PERCORSO DEL NEOINSERITO IN DIALISI

Direttore Scientifico Prof. Paolo Moderato

Tesi di master di Domenica Lisciandrello Matricola 1006398

ANNO ACCADEMICO 2009/2010

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A mio marito e mio figlio per il loro sostegno incondizionato

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Sommario

INTRODUZIONE .................................................................................................................................... 4

1 – IL PROCESSO DI GESTIONE E SVILUPPO DELLE RISORSE UMANE .................................. 5

1.1 - LA GESTIONE PER COMPETENZE ....................................................................................... 7

1.2 - JOB DESCRIPTION E PROFILO DI COMPETENZA............................................................. 9

1.3 - L’INSERIMENTO IN UNITA’ OPERATIVA ........................................................................ 10

1.4 - IL PROCESSO DI VALUTAZIONE ...................................................................................... 12

2 - L’INFERMIERE IN AMBITO DIALITICO ................................................................................... 13

2.1 - BREVE CENNO STORICO SULL’INFERMIERE DI DIALISI ........................................... 14

2.2 - LE RESPONSABILITA’ DELL’INFERMIERE DI DIALISI ................................................ 16

2.3 - L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA IN DIALISI .................................................................. 18

3 - IL PERCORSO DI INSERIMENTO IN DIALISI: ELABORAZIONE DI UN NUOVO PROTOCOLLO DI ADDESTRAMENTO ........................................................................................... 19

3.1 OBIETTIVI ................................................................................................................................. 20

3.2 DESTINATARI .......................................................................................................................... 21

3.3 RESPONSABILITA’ .................................................................................................................. 21

3.4 RISORSE IMPIEGATE .............................................................................................................. 23

3.5 TEMPI E MODALITA’ DI ATTUAZIONE .............................................................................. 23

3.6 FASI INSERIMENTO/ADDESTRAMENTO ............................................................................ 23

3.6.1 FASE 1: AMBIENTAMENTO E NOZIONI DI BASE SULL’EMODIALISI ....................... 23

3.6.2 FASE 2: NOZIONI APPROFONDITE DI DIALISI – UTILIZZO MONITOR DIALISI ..... 24

3.6.3 FASE 3: APPLICAZIONE NOZIONI ALLA PRATICA QUOTIDIANA CON TUTOR .... 25

3.6.4 FASE 4: DALLE NOZIONI ALLA PRATICA QUOTIDIANA IN AUTONOMIA .............. 25

3.7 VALUTAZIONE FINALE ............................................................................................................. 26

CONCLUSIONI ..................................................................................................................................... 29

Indice delle figure .................................................................................................................................. 31

Bibliografia ............................................................................................................................................ 32

Sitografia ............................................................................................................................................... 32

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INTRODUZIONE

La centralità della risorsa umana nell’organizzazione è da qualche tempo affermata con

generalizzato consenso a livello teorico ma con meno energia a livello pratico, poiché quando

si tratta di persone, il ricorso a metodi gestionali strutturati e rigorosi incontra ancora

resistenze piuttosto forti.

Attualmente la criticità del fattore umano nell’organizzazione diviene sempre più evidente ed

il punto di riferimento irrinunciabile diventa ora il contributo che le persone possono portare

per il successo dell’organizzazione inteso come costante e duraturo nel tempo.

In questo scenario, le competenze hanno cominciato ad attirare l’interesse del mondo

“aziendale ospedaliero” ed effettivamente possono costituire l’elemento chiave della

pianificazione della risorsa umana.

Il contesto dentro cui s’intende sviluppare la presente dissertazione è la “gestione delle risorse

umane” e nello specifico riguarderà il percorso di inserimento e formazione del personale

infermieristico neo assegnato al servizio di emodialisi.

L’osservazione, da cui nasce l’idea di questa tesi, parte dalla mia collaborazione

nell’elaborazione della scheda di valutazione delle competenze infermieristiche specifiche in

ambito dialitico, in fase di accreditamento aziendale, allegata al percorso d’inserimento del

neoassunto.

Al fine di migliorare e razionalizzare il percorso d’inserimento formativo del neo assegnato, si

è partiti col pensare a un processo in grado di sviluppare metodologie formalizzate volte al

miglioramento della qualità assistenziale, a uniformare/standardizzare i comportamenti del

personale sanitario in ambito dialitico, a ottimizzare i tempi di inserimento al fine di ottenere

al meglio l’acquisizione delle competenze necessarie per gestire in autonomia il trattamento

dialitico e ad aumentare gli stimoli a mantenere aggiornate le proprie conoscenze.

Dalla lettura della bibliografia presente sull’argomento e l’analisi della documentazione

specifica in uso presso altre aziende ospedaliere, è emersa di particolare interesse

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l’articolazione organizzativa del Centro Dialisi-Ospedale Santa Chiara di Trento1 da cui si è

preso spunto per la pianificazione e la progettazione di un protocollo d’inserimento specifico

per l’ambito dialitico.

La validità di tale strumento sarà sperimentata in una fase successiva alla stesura di questo

elaborato di tesi, con una tempistica di sviluppo ancora da definire; il progetto si concluderà

con la programmazione di un evento di formazione sul campo da utilizzare ad ogni nuovo

inserimento di personale infermieristico nel servizio di dialisi.

1 – IL PROCESSO DI GESTIONE E SVILUPPO DELLE RISORSE UMANE La gestione del personale si può definire come il processo articolato e complesso che riguarda

l’acquisizione delle risorse umane in azienda, la loro amministrazione, la valutazione, lo

sviluppo, ecc.

Nel contesto storico attuale, l’evoluzione avvenuta nell’economia e nella società, ha

trasformato il concetto di lavoratore non più inteso come fattore produttivo e costo aziendale,

ma come risorsa umana da valorizzare e integrare nell’organizzazione riconoscendola come

elemento competente, produttore di qualità e portatore di innovazione. Pertanto le

organizzazioni sono sempre più orientate verso i nuovi approcci gestionali tendenti alla

valorizzazione della risorsa umana.

La gestione del personale comprende un insieme di attività che hanno come centralità le

persone, uomini e donne, giovani e meno giovani, con la loro intelligenza, le loro emozioni, i

loro sentimenti e le loro aspettative.

Gestire la risorsa umana significa guardare di volta in volta a queste persone secondo

un’ottica di: pianificazione, ricerca, selezione, assunzione, formazione e addestramento,

valutazione, sviluppo professionale, amministrazione e retribuzione, incentivazione, sicurezza

e benessere, fino alle dimissioni.

1 Valorizzare le competenze infermieristiche: uno stimolo per migliorare l’assistenza - A. Fratton, L. Giovannini

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La gestione del personale è normalmente una responsabilità condivisa fra la linea dei capi e la

funzione specialistica costituente la “funzione del personale”.

Nonostante si continui ad affermare la centralità dei processi di gestione del personale, tra le

persone che lavorano nelle aziende sanitarie italiane, e soprattutto in quelle pubbliche, è

ancora assai diffusa una profonda insoddisfazione circa l’organizzazione complessiva delle

attività aziendali e in particolar modo quelle legate alla gestione delle persone.

Il processo di gestione delle risorse umane è quindi finalizzato a migliorare l’inserimento del

personale neoassunto in azienda e a semplificare la sua integrazione nell’unità operativa di

assegnazione; tale processo è applicabile non solo al neoassunto ma anche ad ogni nuova

assegnazione di UO.

Il personale infermieristico, inteso come risorsa umana, negli ultimi anni ha assistito e

partecipato al processo di professionalizzazione: il passaggio della formazione a livello

universitario con la Laurea in infermieristica, l’introduzione di Master di specializzazione

post base, la Laurea Specialistica, non ultima la formazione continua (ECM). Questo

passaggio ha creato un forte senso di riconoscimento delle proprie competenze e una

maggiore attenzione al processo di miglioramento sia personale/professionale sia di qualità

dell’assistenza erogata.

Nel concetto di miglioramento della qualità assistenziale, la Joint Commission2 ha stabilito

che gli ospedali, per poter erogare l’opera dei propri professionisti, ne debbano verificare le

competenze e che tali competenze devono essere valutate al momento dell’inserimento nella

struttura sanitaria e durante tutta la vita lavorativa.

2 Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations

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1.1 - LA GESTIONE PER COMPETENZE

L’evoluzione storica dagli anni 90 ad oggi, della figura professionale dell’infermiere, che

vede dapprima la formazione portata a livello universitario con Dlgs 502/93-517/93,

l’istituzione del profilo professionale con DL. 739/94, non ultimo il riconoscimento come

professione sanitaria e l’abrogazione del mansionario con L. 42/99 , creano una nuova

identità e autonomia professionale.

Nasce la consapevolezza dell’essere infermiere come professionista della salute, orientato alla

costruttiva integrazione e con la finalità di contribuire attivamente al processo assistenziale e

di cura.

In quest’ottica di sviluppo normativo in ambito professionale, vengono frequentemente

menzionate le competenze acquisite, maturate. La competenza è intesa come una qualità che

ingloba una serie di caratteristiche che un individuo possiede e che è in grado di utilizzare in

determinate circostanze, è ripetibile e misurabile; Guy Le Boterf ritiene la competenza “Un

insieme, riconosciuto e provato, delle rappresentazioni, conoscenze, capacità e comportamenti

mobilizzati e combinati in maniera pertinente in un contesto dato”. 3

Possiamo quindi dire che a livello normativo il ruolo dell’infermiere e strettamente legato alle

competenze che possiede. Le competenze si differenziano in competenze di base, trasversali,

tecnico professionali, tecnico professionali trasversali al settore sanitario4.

Le competenze che ogni professionista possiede sono la vera risorsa di cui dispone

l’organizzazione.

La gestione per competenze è un processo manageriale che si basa sulla mappatura delle

competenze dei professionisti presenti nell’organizzazione per allocare nella maniera ottimale

le risorse (persona giusta al posto giusto) ma non solo, conoscere le capacità, abilità, attitudini

dei propri professionisti permette ai manager di pianificare:

3 Wikipedia 4 FNCI, L’infermiere, 4/2007

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• percorsi di formazione mirati al mantenimento e al miglioramento delle conoscenze

del capitale umano

• percorsi di carriera e/o di incentivazione

Questo processo gestionale mette in risalto la differenza tra posizione lavorativa intesa come

competenze richieste (job description) e risorsa umana intesa come competenze individuali

possedute (profilo di competenza).

Ne deriva la necessità di procedere tenendo in considerazione:

la posizione di cui necessita l’organizzazione

gli obiettivi da raggiungere

i vincoli organizzativi

il capitale umano di cui si è in possesso e la loro potenzialità

la possibilità di valorizzazione e incentivazione delle risorse possedute

valutare le necessita formative individuali

sviluppare percorsi formativi ad hoc per incrementare consolidare le competenze individuali e

per inserimento e addestramento del personale neoassunto/inserito.

La gestione per competenze deve considerare un altro aspetto importante: il clima

organizzativo (contesto e motivazione), in quanto è un “elemento catalizzatore”5

fondamentale per consentire di mettere in atto le competenze individuali. In pratica lo stesso

professionista in ambiti lavorativi diversi produce performance diverse.

5 Levati, Saraò,2003 in materiale didattico D.ssa Castaldo Master MASA II

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1.2 - JOB DESCRIPTION E PROFILO DI COMPETENZA Il termine job description è utilizzato dall’avvento di joint commission che è un istituto statunitense a carattere privato che si occupa di accreditamento volontario delle strutture sanitarie pubbliche e private.

Con il termine di job description s’intende la descrizione della posizione lavorativa che il

professionista deve occupare. Tale descrizione delinea le competenze di base (sapere), le

competenze tecnico specialistiche (saper fare), le competenze relazionali (saper essere)

necessarie per occupare una determinata posizione, declinando le attività, le responsabilità e

le relazioni tra professionisti in base ad organigramma e funzionigramma.

La job description è uno strumento utile ed efficace utilizzato nelle varie fasi della gestione

delle risorse umane, per individuare la persona da reclutare, per inserirla nel contesto

lavorativo, per definirne i percorsi formativi, per valutarla e incentivarla.

La Competenza è definita in molteplici modi dal medesimo contenuto:

“Uso abituale e ragionevole delle conoscenze, abilità comunicative, tecniche, ragionamento

diagnostico, emozioni, valori e riflessione nella pratica quotidiana per il beneficio del singolo

e della comunità “6

“Una caratteristica intrinseca di un individuo, causalmente collegata ad una performance

efficace e/o superiore in una mansione o in una situazione e che è misurata sulla base di un

criterio prestabilito” e “si compone di motivazioni, tratti, immagine di sé, ruoli sociali,

conoscenze e abilità”7.

Competenza come caratteristica intrinseca in quanto “i modi di comportarsi o pensare che si

ripetono nelle loro grandi linee nelle diverse situazioni e perdurano per un periodo di tempo

ragionevolmente lungo” “… è parte integrante e duratura della personalità di un individuo”8

6 AAVV Indicatori e standard per l’assistenza infermieristica il modello di analisi della complessita’ assistenziale I quaderni n°7 federazione Nazionale Collegi IPASVI pg27 7 Spencer e spencer, 1993, in Levati e Saraò, 2003 in materiale didattico D.ssa Castaldo Master MASA II 8 Guion 1991, in Levati e Saraò 2003 in materiale didattico D.ssa Castaldo Master MASA II

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Una definizione di profilo di competenza è quella data da Giuseppe Marmo “è un atto

manageriale che racchiude le attività, valutabili e condivise, in un dato contesto assistenziale,

relative alle componenti gestuali, comunicative, intellettuali che siano coerenti con la norma:

profilo professionale, codice deontologico, ordinamento didattico.”9

In sintesi, la job description delinea le attività da svolgere, gli obiettivi da perseguire

all’interno di un’organizzazione, mentre il profilo di competenza raggruppa le capacità-abilità

che un individuo possiede ed è in grado di utilizzare in un dato contesto lavorativo.

Entrambe gli strumenti possono essere utilizzati efficacemente nella gestione delle risorse

umane durante le fasi di assegnazione e inserimento del personale nell’organizzazione.

1.3 - L’INSERIMENTO IN UNITA’ OPERATIVA

È la fase in cui il neoassunto/inserito entra a far parte dell’organico dell’unità operativa

mediante un apprendimento e un coinvolgimento progressivo nelle attività di routine e in

quelle straordinarie.

È una fase di socializzazione particolarmente delicata perché è il periodo in cui il neoassunto

assume la propria identità nell’organizzazione; talmente importante da essere richiamato nel

D.P.R. 14/1/97- “richiesta di atti formali relativi all’inserimento del neoassunto ….” E come

requisiti minimi organizzativi generali: Gestione delle risorse umane - La direzione definisce

…… devono essere formalizzate le modalità per favorire l’inserimento operativo del

personale di nuova acquisizione.” inoltre joint commission riconosce come requisito di

standard qualitativo la presenza di un percorso di inserimento formalizzato a livello aziendale.

gli obiettivi in questa fase sono principalmente due:

o permettere al neoassunto di acquisire piena consapevolezza della propria

professionalità e del contributo che può portare all’interno dell’organizzazione

9 Profili di competenza:un processo di sviluppo per i professionisti-Notizie speciale 2005-www.asmn.re.it/allegati/Notizie/profili_competenza.pdf

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o fornire ai colleghi un momento di riflessione, confrontandosi con le nuove teorie e

diverse modalità operative.

Un buon processo d’inserimento deve possedere i seguenti requisiti:

presenza di un’analisi organizzativa che evidenzi le criticità al fine di monitorarle

costantemente

coinvolgimento di tutto il personale

condivisione degli obiettivi e della metodologia

personalizzazione del percorso in modo da adattarlo alla nuova risorsa in base alle esperienze

lavorative, anzianità e cultura.

Esistenza di procedure scritte per ogni fase

Presenza di criteri di valutazione chiari e obiettivi

Devono inoltre essere definiti tempi, tappe e obiettivi del processo di apprendimento.

Le responsabilità attribuite in apprendimento.

Le caratteristiche e le modalità di formazione del tutor di affiancamento qualora sia previsto

Le strategie utilizzate nell’inserimento possono essere:

o addestramento per l’acquisizione delle abilità e delle conoscenze con metodo

deduttivo (dalla teoria/regole alla pratica) oppure con metodo induttivo (dalla pratica

alle regole)

o istruzione in base alle procedure e regolamenti

o tirocinio in affiancamento al tutor esperto

o assegnazione di responsabilità progressivamente maggiori

o autoapprendimento

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1.4 - IL PROCESSO DI VALUTAZIONE

Nella panoramica della gestione delle risorse umane è stato enunciato più volte il concetto di

valutazione.

La valutazione del personale all’interno del management infermieristico ha un’importanza

cruciale quale mezzo per migliorare la qualità del servizio infermieristico stesso. Ha anche un

valore specifico per la persona che viene valutata, in quanto offre l’opportunità di un critico

autoesame che può avere come risultato la correzione di difetti, il superamento di difficoltà, lo

sviluppo di qualità potenziali (Cantarelli e Pontello, 1992). Attraverso la valutazione delle

competenze del personale di assistenza, l’accento viene posto su ciò che gli infermieri sanno,

su ciò che sanno fare e su come prestano assistenza infermieristica.

La valutazione deve prevedere la discussione con la persona interessata al fine di mettere in

evidenza i punti di forza e le potenzialità così come i punti di debolezza sui quali porre

l’accento in termini di sviluppo e potenziamento. Il processo di valutazione del personale e

deve essere lo stimolo per una revisione critica dell’operato dell’infermiere.

Nell’inserimento del neoassunto il processo di valutazione diventa fondamentale, al fine di

evidenziare non solo i punti di forza e di debolezza ma anche l’attitudine a prestare assistenza

in quel determinato ambito lavorativo. Valutare significa dare un giudizio positivo o negativo

sull’operato lavorativo svolto. “Valutare è istituire un confronto tra risultati raggiunti e

obiettivi fissati, tra le prestazioni, la condotta del valutato e i criteri per dichiararli più o meno

soddisfacenti”.10 Gli obiettivi da raggiungere in ogni fase dell’ inserimento, diventano quindi

criteri condivisi di valutazione oggettiva. La valutazione della performance del personale

sanitario è divenuta oggi obbligo di legge attraverso la Riforma Brunetta.11

10 M.Laeng, Enciclopedia pedagogica, La Scuola, Brescia 1994, pag.540 11 d.lgs. n. 150/2009

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2 - L’INFERMIERE IN AMBITO DIALITICO

L’ambito dialitico rappresenta lo spazio più consistente dell’attività dell’infermiere esperto in

nefrologia e dialisi. Ambito di metodiche e tecnologie, molto esteso (extracorporeo e

peritoneale, ospedaliero, extraospedaliero e domiciliare) che si effettua nel paziente con

insufficienza renale acuta e cronica.

In quest’ambito l’infermiere assume un ruolo di “difensore” del paziente, ponendosi sempre

l’obiettivo del suo benessere, problema molto complesso, come possiamo vedere nella fig.112

Figura 1: INFERMIERE DIFENSORE

Operare con pazienti affetti da patologie croniche non è facile. Nel mondo particolarmente

complesso e variegato della dialisi, pazienti e infermieri mettono in comune vicende personali

caratterizzate da momenti felici, successi, delusioni, sentimenti ed emozioni propri delle

rispettive esistenze.

12 Atti del seminario:”vivere in dialisi:dalla qualità dei servizi alla qualità di vita”- Il ruolo degli infermieri- S. Geatti

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“Non esiste, infatti, alcun altro ambito dell’assistenza in cui accade di condividere periodi

cosi lunghi – perfino decenni- di vita in comune”.13

L’infermiere quindi assume un ruolo non formale ma reale, che discende dalle competenze

orientate ai bisogni di assistenza del cittadino, un ruolo disciplinare: le scienze

infermieristiche, un ruolo che deve potersi esprimere attraverso il punto di vista degli

infermieri, da realizzare applicando le buone leggi di cui disponiamo.

2.1 - BREVE CENNO STORICO SULL’INFERMIERE DI DIALISI L’emodialisi, nata circa cinquanta anni fa, ha visto occuparsi dell’assistenza del dializzato,

figure completamente diverse tra loro. Alcuni centri possedevano in organico infermieri

professionali con la specialità in tecniche dialitiche, altri invece lasciavano la gestione dei

macchinari a figure ausiliarie.

Ben presto ci si rese conto della professionalità richiesta in ambito assistenziale per cui in

dialisi potevano prestare la loro opera solo “infermieri professionali” .

Nel 1971 nasce l’EDTNA-ERCA, associazione europea d’infermieri in dialisi e trapianto, con

lo scopo di scambiare informazioni ed esperienze anche con altre figure professionali,

quest’associazione è stata ed è ancora un punto di riferimento importante per i professionisti

del settore.

Oggi l’emodialisi si è sviluppata a elevati standard qualitativi e gli infermieri di dialisi hanno

prontamente tenuto il passo.

Adesso nei centri dialisi l’assistenza è erogata esclusivamente da infermieri formati in ambito

dialitico, con un percorso d’inserimento formativo più o meno strutturato, in un rapporto di un

infermiere ogni tre pazienti come previsto dai LEA.

L’elevato grado di tecnologia richiede agli infermieri elevati standard assistenziali ed elevate

conoscenze tecniche specialistiche.

13 Hoffart,1987 in Atti del seminario:”vivere in dialisi:dalla qualità dei servizi alla qualità di vita”- Il ruolo degli infermieri- S. Geatti

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Recentemente le università hanno introdotto i Master di specializzazione in Nefrologia e

Dialisi poiché il progresso tecnologico nel campo della terapia sostitutiva e l’impiego di

macchinari sempre più raffinati impongono la presenza nei Centri Dialisi di personale

infermieristico altamente qualificato in grado di gestire autonomamente le nuove

apparecchiature e di integrarsi con lo specialista medico nefrologo nella cura del paziente

affetto da insufficienza renale cronica.

In emodialisi l’infermiere deve avere un approccio olistico al paziente poiché l’assistenza si

compie sul piano strettamente dialitico con la gestione delle apparecchiature e la prevenzione

delle complicanze intradialitiche ma anche sul versante psicologico in quanto la dipendenza

dalla macchina innesca meccanismi di “rivendicazione” verso il personale, non ultimo

l’educazione sanitaria, dalle cure igieniche alle regole alimentari da seguire.

La cronicità della malattia e la prosecuzione del trattamento dialitico per anni comportano

l’instaurarsi di relazioni interpersonali più o meno forti tra il dializzato e l’infermiere.

Tale cronicità porta ad avere pazienti più o meno preparati sul loro stato di salute e sulle

tecniche dialitiche a cui vengono sottoposti, pertanto è fondamentale un’adeguata

preparazione del personale infermieristico affinché si crei velocemente un buon rapporto di

fiducia.

Il dializzato è un paziente particolarmente delicato, molto attento alla differenza di

comportamento di ogni operatore, pertanto è fondamentale l’utilizzo di procedure e protocolli

operativi al fine di ottimizzare e soprattutto standardizzare gli interventi in situazioni

prevedibili e pianificabili.

Guardando al futuro si può prevedere un’assistenza in ambito dialitico affidata

esclusivamente a infermieri specializzati a livello universitario? A questo quesito possiamo

solo rispondere che nella situazione attuale, le competenze che ogni professionista infermiere

acquisisce nel corso degli anni, lavorando e partecipando a corsi di aggiornamento mirati,

potrebbero costituire un profilo di competenza professionale notevolmente competitivo

rispetto a un professionista neolaureato in possesso del master di specialità.

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2.2 - LE RESPONSABILITA’ DELL’INFERMIERE DI DIALISI L’elevata tecnologia in ambito emodialitico e la routinarietà del trattamento potrebbero far

pensare alla possibilità di standardizzare il trattamento stesso.

In realtà l’aumento dell’offerta dialitica, le campagne di prevenzione e diagnosi precoce delle

patologie renali, il diffondersi della malattia diabetica, hanno innalzato l’età di ingresso in

dialisi, pertanto i dializzati, spesso sono affetti da pluripatologie e instabilità cardiovascolare

ancor prima di accedere al trattamento dialitico.

All’infermiere sono richieste competenze specifiche sull’utilizzo e gestione dei macchinari

per emodialisi che, sono parte integrante ed indispensabile per il trattamento stesso.

In molti centri di emodialisi è utilizzato un sistema organizzativo molto vicino al primary

nursing in quanto ad ogni trattamento l’infermiere che prende in carico il paziente, lo assiste

durante tutto il decorso della seduta.

Ovviamente, considerando i periodi molto lunghi di permanenza in dialisi (anche decenni) è

molto ambiziosa l’ipotesi di affiancare un infermiere allo stesso paziente per tutto il periodo.

Ad ogni seduta dialitica l’infermiere valuta le condizioni generali del paziente, in

collaborazione con il medico pianifica il trattamento e conduce il trattamento stesso

prevenendo le possibili complicanze. Inoltre è competenza dell’infermiere educare il paziente

sulle restrizioni alimentari e sulla corretta gestione della fistola artero-venosa e della terapia a

domicilio. Quindi obiettivi legati strettamente alla durata del singolo trattamento e obiettivi a

lungo termine per ridurre le complicanze dell’insufficienza renale cronica in terapia

sostitutiva.

Il paziente arriva ad ogni seduta in condizioni generali diverse e, il risultato del trattamento è

strettamente legato alla capacità dell’infermiere di valutare ogni minima sfumatura sullo stato

di salute.

Possiamo schematizzare come segue l’ambito di responsabilità infermieristica:

fornire assistenza individualizzata altamente professionale

gestire con elevate e specifiche competenze le apparecchiature

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nello specifico

controllare la corrispondenza del materiale preparato con la prescrizione

accensione, e controllo funzionamento apparecchiature (monitor dialisi e depurazione acqua)

preparazione con collegamento dei concentrati idonei e assemblaggio linee ematiche

preparazione sacche di lavaggio e loro eparinizzazione

preparazione siringa di anticoagulante e ogni altro farmaco da somministrare durante o a fine

trattamento

accensione e taratura letto o poltrona bilancia

rilevazione e registrazione parametri vitali e peso ad inizio e fine seduta e a scadenze orarie o

su necessità individuale

rilevazione e registrazione variazione parametri dialitici

controllo e gestione accesso vascolare

rilevazione e registrazione parametri vitali e condizioni generali alla dimissione.

Negli ultimi anni ha fatto ingresso in emodialisi la figura dell’OSS14 con formazione

complementare che può essere di supporto all’infermiere per alcune attività delegabili,

identificate attraverso una job description.15

14 Operatore Socio Sanitario 15 IPASVI- L’infermiere 5/06 pag 12

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2.3 - L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA IN DIALISI Nel 1946 si effettuavano i primi trattamenti dialitici utilizzando il “tamburo rotante” di

Kolff 16

Nel 1947 fece seguito il “dializzatore di Alwall” ad ampia superficie che assomigliava ad un

grosso bidone con all’interno un cestello17.

Nel 1960 cominciano a nascere i primi dializzatori a cilindro di piccole dimensioni.

Negli anni a seguire si cominciò a studiare tutte le problematiche correlate al trattamento

dialitico sopravvivenza del paziente, riduzione delle complicanze intradialitiche, durata della

dialisi, al fine di affinare le tecniche.

Negli anni 70-80 è cominciata l’evoluzione tecnologica che ha visto l’introduzione di sistemi

centralizzati per la preparazione del liquido di dialisi e filtri più compatti che richiedevano il

prelievo di minori quantità di sangue.

Nacquero così le membrane biocompatibili, la dialisi in bicarbonato e gli apparecchi dotati di

controllo dell’ultrafiltrazione, impianti di depurazione dell’acqua ad osmosi inversa e bi

osmosi, con sistemi di distribuzione sempre più sofisticati per la prevenzione delle

contaminazioni da batteri e sostanze tossiche.

In seguito gli studi proseguirono, stabilendo il tempo ideale in quattro ore di dialisi e,

introducendo metodiche ad alto flusso ematico come la biofiltrazione, l’emofiltrazione e la

moderna e attuale emodiafiltrazione on-line.

Attualmente il mercato produce apparecchi in grado di controllare il sodio ed il bicarbonato

somministrati durante il trattamento, calcolare la quantità di liquido di reinfusione in base alla

valutazione della concentrazione plasmatica, calcolare la percentuale di ricircolo della fistola

artero-venosa, calcolare l’indice di depurazione ad ogni seduta, ecc.

Inoltre oggi gli apparecchi presentano sistemi di protezione sempre più efficaci per garantire

la sicurezza del paziente e dell’operatore e, non consentono all’infermiere di bypassare alcun

procedimento di sicurezza oltre i valori soglia prestabiliti.

16 New ways of treating uremia-Kolff 1946 17 On the artificial kidney- Acta Medica Scand 1947

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L’elevata tecnologia è direttamente proporzionale alla competenza tecnica richiesta al

personale infermieristico. È sicuramente vero che in passato l’infermiere era chiamato ad

assistere a trattamenti dialitici in cui si verificavano parecchie complicanze sia al paziente sia

ai macchinari, ma è anche indiscusso che le competenze infermieristiche devono essere

adeguate alla strumentazione che deve utilizzare.

Apparecchiature sempre più sofisticate e sicure richiedono personale infermieristico sempre

più preparato tecnicamente, in grado di comprendere ogni funzione del monitor ed intervenire

qualora non funzioni correttamente. La consapevolezza che i nuovi macchinari sono in grado

di condurre il trattamento impostando solo i parametri di base, non esclude la necessità che a

inserire i dati e seguire la dialisi sia un infermiere competente anzi, proprio in funzione di

questo processo l’infermiere deve conoscere a fondo ogni procedimento che la macchina

esegue per valutare la corretta applicazione della tecnica dialitica impostata.

A questo proposito le aziende produttrici, al momento della fornitura dei macchinari,

addestrano il personale infermieristico e ne certificano l’abilitazione all’utilizzo e non solo,

spesso forniscono una pronta disponibilità telefonica qualora ci siano ancora dubbi su alcune

problematiche.

3 - IL PERCORSO DI INSERIMENTO IN DIALISI:

ELABORAZIONE DI UN NUOVO PROTOCOLLO DI

ADDESTRAMENTO

Come già anticipato, le conoscenze che un infermiere deve possedere per lavorare in ambito

emodialitico sono molto ampie.

Deve conoscere le apparecchiature di preparazione dell’acqua, loro modalità di avvio,

funzioni e sistemi di controllo; le apparecchiature di dialisi: pannello dei comandi, funzioni,

allarmi, preparazione e utilizzo; deve conoscere i materiali in uso e le loro caratteristiche:

aghi, cateteri, soluzioni, linee, filtri; conoscere le varie metodiche dialitiche; conoscere il tipo

di accesso vascolare, le sue caratteristiche, modalità di preparazione, puntura o collegamento

catetere per la connessione all’apparecchiatura di dialisi ed ogni protocollo di riferimento;

condurre e gestire la seduta dialitica in base ai piani terapeutici e, intervenire in caso di

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problemi alle apparecchiature, all’accesso vascolare, prevenire e/o gestire le complicanze

intradialitiche; conoscere i farmaci correntemente usati in ambito dialitico e loro modalità di

somministrazione; deve saper interpretare e compilare le schede di sorveglianza del

trattamento, scollegare il paziente dall’apparecchiatura a fine dialisi, conoscere i protocolli di

pulizia e disinfezione degli apparecchi e dell’ambiente e, le precauzioni universali per la

prevenzione del rischio biologico; conoscere le modalità di smaltimento dei rifiuti speciali.

Un ambito così ampio richiede una corretta gestione soprattutto nella fase formativa per

evitare zone lacunose e disomogeneità nell’attuazione delle attività quotidiane.

Sotto quest’ottica nasce lo sviluppo di un protocollo formativo d’inserimento del personale

neo inserito in dialisi.

3.1 OBIETTIVI Obiettivi generali

o Strutturare ed attribuire una sequenzialità logica e ripetibile al percorso formativo al

fine di uniformare e condividere il linguaggio tecnico utilizzato e i comportamenti

operativi;

o ottimizzare i tempi d’inserimento in modo da permettere acquisizione di autonomia e

competenza nella gestione della seduta dialitica, lavorando in equipe;

o miglioramento della qualità assistenziale rispondendo adeguatamente e in modo

uniforme alle esigenze dell’utente

o mantenere aggiornate le proprie competenze, approfondendo le conoscenze tecnico

scientifiche per conservare alto lo standard assistenziale e prevenire il burn-out.

Obiettivi specifici

Creare un percorso formativo completo in grado di far acquisire al neo inserito conoscenze

tecnico-pratiche e capacità comportamentali su:

o gestione monitor dialisi nelle varie fasi e con tutte le metodiche dialitiche

o gestione in autonomia della seduta dialitica effettuata con ogni metodica

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o gestione dell’impianto di trattamento dell’acqua

3.2 DESTINATARI Personale infermieristico neo inserito in emodialisi

3.3 RESPONSABILITA’ o Coordinatore infermieristico di Dipartimento: assegnazione nuovo personale

infermieristico all’unità operativa, eventuale valutazione e ricollocazione in altra U.O.

o Coordinatore infermieristico: scelta del tutor, monitorizzazione percorso,

osservazione, valutazione, inserimento nella turistica.

o Infermiere tutor: addestramento, formazione, supervisione, valutazione

o Infermiere neo inserito: acquisizione nozioni teorico-tecniche, autovalutazione,

valutazione percorso

Di seguito una flow chart per illustrare le responsabilità nelle varie fasi dell’inserimento

formativo.

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Figura 2 Flow chart Responsabilità:

Coordinatore inf dipartimento Coordinatore di U.O. Tutor

Inserimento in U.O. Scelta tutor 1 fase

Addestramento (1 mese)

Valutazione a 1 mese

Autovalutazione

Negativa : invio al SITRA per assegnazione ad altra U.O.

Positiva

2 fase addestramento (2 mesi)

Valutazione a 3 mesi

3 fase addestramento (1 mese di inserimento lav. giudato)

4 fase addestramento (due mesi) inserimento lavorativo supervisionato

Valutazione a 6 mesi

Inserimento nella turnistica

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3.4 RISORSE IMPIEGATE Personal computer, libri di testo, articoli, atti di convegni presenti nella biblioteca di reparto.

L’attività viene svolta durante l’orario di servizio.

Nel processo è coinvolto l’infermiere tutor e gli altri professionisti per quanto riguarda

materie dello specifico profilo.

Strumenti utilizzati: job description, protocollo aziendale d’inserimento neoassunto e relative

scheda valutativa specifica e scheda per la rilevazione della soddisfazione del neo inserito.

3.5 TEMPI E MODALITA’ DI ATTUAZIONE Tutto il percorso si articola in sei mesi, così suddivisi: prima fase un mese, seconda fase due

mesi, terza fase un mese, quarta fase due mesi; la valutazione sarà effettuata alla fine della

prima, seconda e quarta fase; l’autovalutazione alla fine della prima fase e la scheda di

rilevazione della soddisfazione del neo inserito alla fine della quarta fase.

3.6 FASI INSERIMENTO/ADDESTRAMENTO Di seguito s’illustreranno le varie fasi entrando nel dettaglio dei contenuti che il neo inserito

deve aver acquisito alla fine di ogni fase.

3.6.1 FASE 1: AMBIENTAMENTO E NOZIONI DI BASE SULL’EMODIALISI

In questa fase il neo inserito deve prendere confidenza con l’ambito emodialitico, conoscere

l’ubicazione di tutto il materiale utilizzato in dialisi, compreso il materiale per le urgenze,

conoscere l’impianto di trattamento dell’acqua e il suo corretto funzionamento. È questo il

periodo in cui acquisisce le conoscenze per preparare il letto eseguendo la taratura della

bilancia, montare il monitor di dialisi con linee, filtro e concentrati adeguati e impostare i

principali parametri in base al piano terapeutico, impara a conoscere le varie metodiche

dialitiche e i principi fisici su cui si fonda lo scambio idroelettrolitico; acquisisce nozioni

sull’importanza del corretto utilizzo dei protocolli di disinfezione dei monitor e sulle modalità

di pulizia degli stessi, la necessità di utilizzare i mezzi di protezione individuale e

dell’adozione delle misure universali di prevenzione della contaminazione da materiale

biologico.

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In questo periodo, oltre a formare il neo inserito, se ne valuta l’attitudine a lavorare in

quest’ambito molto particolare sia per l’alta tecnologia sia per la particolarità dell’utenza.

3.6.2 FASE 2: NOZIONI APPROFONDITE DI DIALISI – UTILIZZO MONITOR DIALISI

Questo periodo è il più importante perché il bagaglio d’informazioni che deve acquisire

l’infermiere è cospicuo; deve conoscere gli accessi vascolari, valutarli ed utilizzarli

correttamente, inoltre deve conoscere ed applicare i protocolli in uso per la loro

gestione,riconoscere tempestivamente la dislocazione dell’ago venoso e mettere in atto tutte le

precauzioni necessarie affinché non avvenga; acquisire conoscenze riguardo ai farmaci

utilizzati durante e a fine trattamento e le metodiche di somministrazione; deve conoscere il

significato dei parametri rilevabili dal monitor di dialisi, le sigle relative e il senso di ogni loro

variazione per la prevenzione delle complicanze intradialitiche; deve conoscere

adeguatamente le membrane di dialisi per poter utilizzare la più idonea al tipo di trattamento

(anche se rientra nella prescrizione terapeutica) e far fronte tempestivamente a complicanze

legate al loro utilizzo.

Acquisite queste conoscenze, l’infermiere comincia ad acquisire manualità nell’incannulare

l’accesso vascolare e all’utilizzo del catere da dialisi. Solo successivamente si applicherà

all’utilizzo del monitor.

È di fondamentale importanza che l’infermiere acquisisca competenze tecniche prima di

approcciarsi all’utilizzo del monitor di dialisi perché molte complicanze avvengono al

momento in cui si collega il paziente al circuito.

In dialisi i momenti critici per l’operatore e il paziente sono proprio attacco e stacco dal

monitor per l’alta criticità delle manovre e perché sono i momenti in cui vi è “un’apertura” nel

circolo ematico con pericolo di embolia o emorragia massiva.

La vastità delle complicanze intradialitiche che possono attivarsi a livello del circuito, del

paziente o del monitor, rende questa fase particolarmente critica e intensa, spesso la

“routinarietà” fa sottovalutare al nuovo inserito, il potenziale di rischio, rendendo ancora più

pericolosa ogni procedura effettuata.

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3.6.3 FASE 3: APPLICAZIONE NOZIONI ALLA PRATICA QUOTIDIANA CON TUTOR

Acquisite le competenze sulla gestione degli accessi vascolari, sull’impostazione dei monitor

di dialisi e sulle complicanze che possono insorgere durante il trattamento, l’infermiere neo

inserito può cominciare ad applicare ciò che ha appreso alla pratica quotidiana.

Il primo paziente che si collega al monitor, in genere, rimane impresso nella memoria per

tutto il periodo lavorativo, probabilmente per l’elevata tensione cui è sottoposto il

professionista.

In questa fase il tutor deve presidiare ogni azione e allo stesso tempo lasciare che il neofito

svolga la sua attività serenamente ma consapevole dell’autonomia e responsabilità che va ad

acquisire; interverrà solo su richiesta dell’infermiere per chiarimenti, dubbi o qualora

accadano situazioni particolarmente delicate.

L’approccio col paziente in questo periodo assume una valenza particolare in quanto, essendo

la dialisi trisettimanale, il dializzato ha seguito l’inserimento formativo del neo arrivato e si è

figurato una sua “visione professionale” su cui è basata la fiducia che darà al nuovo

infermiere; la sicurezza che il professionista “dimostra” e la modalità con cui il tutor corregge

ogni eventuale errore, assumono un’importanza fondamentale per consolidare il rapporto

fiduciario che si andrà a creare.

Il periodo dedicato a questa fase è abbastanza contenuto rispetto alla sicurezza che si deve

acquisire e alla possibilità che si verifichino eventi complessi ma dalle esperienze passate

d’inserimento, si è valutato che prolungare questo periodo, implica creare una dipendenza

costante tra il professionista e il suo tutor; sarà la fase successiva a “tagliare definitivamente il

cordone ombelicale” e dare gradualmente autonomia all’infermiere.

3.6.4 FASE 4: DALLE NOZIONI ALLA PRATICA QUOTIDIANA IN AUTONOMIA

Sono passati quattro mesi dall’arrivo in emodialisi del nuovo infermiere, fino a ora ha avuto

un tutor che lo ha affiancato, gli ha insegnato nozioni e tecniche, materiali e metodi, ora è il

momento di mettere a frutto ciò che ha acquisito. Ha due mesi di tempo per applicare le

conoscenze e dimostrare di aver acquisito le competenze tecniche specialistiche per cui è stato

formato.

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Da questo momento accoglie il dializzato, valuta i bisogni e pianifica il trattamento in base

alle prescrizioni terapeutiche.

Procede alla valutazione dell’accesso vascolare, collega il paziente al monitor e conduce il

trattamento in autonomia, somministra le terapie intra e post dialisi e procede allo stacco dal

monitor alla medicazione dell’accesso vascolare e alla valutazione finale e dimissione del

dializzato.

Deterge e disinfetta il monitor di dialisi e riordina la postazione per il trattamento successivo

in base alle procedure previste.

Il tutor sarà nelle vicinanze, occupato ad assistere altri dializzati, sempre pronto ad intervenire

su richiesta e necessità individuate. Il coordinatore infermieristico osserverà il grado di

autonomia e sicurezza acquisita, le modalità d’intervento in situazioni di criticità, la

correttezza nella compilazione della cartella infermieristica e la capacità relazionale con i

pazienti e con tutta l’equipe multidisciplinare.

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3.7 VALUTAZIONE FINALE L’argomento valutazione, già trattato nel capitolo 1.4, prende ora forma in una scheda di

valutazione specifica per l’ambito emodialitico, prodotta nell’azienda in cui lavoro. Come

anticipato nell’introduzione, la partecipazione all’elaborazione di questa scheda di

valutazione, attualmente inserita nel “protocollo d’inserimento dell’infermiere in unità

operativa e valutazione periodo di prova” aziendale, ha dato lo spunto per questo progetto.

Per la produzione di questo strumento è stato istituito un gruppo di lavoro composto

d’infermieri con più di cinque anni di esperienza e che già svolgono attività di addestramento

nell’unità operativa; ci siamo avvalsi del materiale prodotto negli anni dall’EDTNA18, dal

collegio IPASVI e dalla SIN19, associazioni che hanno dedicato molteplici pubblicazioni

all’inserimento del neoassunto e al processo di valutazione; inoltre abbiamo utilizzato

l’esperienza messa in campo negli ultimi anni e, analizzando la metodica utilizzata fino ad

ora, siamo andati a perfezionarla.

La scheda in allegato, è utilizzata per la valutazione a mese uno tre, sei e, risponde a criteri

ben definiti e dichiarati.

Al momento dell’inserimento, gli obiettivi da raggiungere e i criteri di valutazione presenti

nello strumento, vengono, infatti, condivisi con l’infermiere che sarà sottoposto a valutazione.

L’utilizzo della scheda di valutazione produce quattro risultati:

1. conferma in U.O. di assegnazione

2. prolungamento del periodo di inserimento

3. assegnazione ad altra U.O.

4. licenziamento qualora si tratti di personale neoassunto.

In ambito dialitico tendenzialmente non vengono assegnati infermieri neoassunti, unica

eccezione è che abbiano già maturato competenze specifiche.

18 Associazione europea infermieri dialisi e trapianto 19 Società italiana di nefrologia

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La fase valutativa finale comprende anche un feedback da parte del neo inserito cui viene

somministrata una scheda di gradimento con degli item ben definiti, rispetto al percorso di

inserimento da lui sostenuto.

Come già detto in precedenza, la valutazione è di competenza del coordinatore che si avvale

della collaborazione del tutor, con cui condivide i risultati conseguiti.

La scheda di gradimento invece diviene uno strumento di valutazione sulla strutturazione e

conduzione delle fasi d’inserimento, implementabili o modificabili qualora si riscontrino dei

punti di debolezza del sistema.

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CONCLUSIONI Attraverso questo elaborato abbiamo messo in risalto la valorizzazione delle risorse umane, le

organizzazioni che investono risorse sui professionisti infermieri, ottengono a medio e lungo

termine un miglioramento della qualità delle prestazioni erogate sia in termini di efficacia sia

in efficienza clinica e gestionale.

Possedere strumenti gestionali che favoriscano l’acquisizione di competenze attraverso

conoscenze ed esperienze e che siano anche strumenti per la valutazione oggettiva, può

affermare il senso di appartenenza e migliorare la condivisione di valori all’interno del gruppo

professionale.

Un percorso d’inserimento formativo dei neo inseriti, per essere efficace occorre che sia

elaborato e condiviso da tutto il gruppo professionale, affinché tutti possano apportare il loro

contributo migliorativo; gli infermieri tutor saranno così più motivati ad usare al meglio lo

strumento.

L’elaborazione della job description e la definizione delle competenze standard da acquisire

rappresentano la base per erogare assistenza di qualità e, non intendono essere un sistema di

appiattimento professionale ma un trampolino di partenza da cui il professionista deve partire

per incrementare il proprio potenziale.

L’evoluzione della medicina e la crescita di professionalità infermieristica richiedono

caratteristiche di flessibilità e dinamicità; la gestione per competenze, è divenuta un obiettivo

per molte aziende oltre che una necessità, quindi lavorare con professionisti, significa lavorare

con responsabilità, per obiettivi, risultati da raggiungere e risultati da valutare.

Dal punto di vista della gestione delle risorse umane, la teoria dell’obiettivo rimanda ad un

sistema che va dall’assegnazione degli obiettivi stessi alla valutazione e al piano di sviluppo

del professionista. Rispetto ad altre realtà in cui ancora, si lavora per compiti, l’ambito

emodialitico ha il vantaggio di aver sviluppato da qualche tempo la gestione organizzativa per

obiettivi accogliendo e trattando singolarmente il paziente di cui si farà carico. Questo però

richiede un grosso cambiamento culturale per il neo inserito che deve sviluppare il pensiero

strategico, deve avere maggiore autonomia e incrementare le proprie abilità e competenze.

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Appunto per questo si è potuto costatare che un inserimento formativo presidiato e

correttamente pianificato, determina la riduzione, non assoluta, delle soggettività nei processi

di apprendimento, l’instaurazione di relazioni e di valutazione dei risultati.

Condividere in anticipo gli obiettivi formativi da raggiungere determina un aumento della

consapevolezza del tutor e del discente rispetto alle proprie capacità, aspettative, motivazioni

e potenzialità. Permette inoltre di evitare gli appiattimenti nell’organizzazione incrementando

la creatività e la motivazione al cambiamento.

Il benessere del professionista crea un buon clima lavorativo, un buon clima organizzativo

migliora le performance e quindi produce benessere aziendale.

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Figura 3: SCHEDA DI VALUTAZIONE SPECIFICA PER EMODIALISI

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Indice delle figure FIGURA 1: INFERMIERE DIFENSORE ............................................................................... 13 FIGURA 2 FLOW CHART RESPONSABILITÀ: ................................................................ 22

FIGURA 3: SCHEDA DI VALUTAZIONE SPECIFICA PER EMODIALISI ...................... 31

Bibliografia C. Calamandrei, C. Orlandi -La dirigenza infermieristica- Mc Graw-Hill -2002-2° edizione

FNCI-L’infermiere-4/2007

FNCI-L’infermiere-2/2007

FNCI-L’infermiere-5/2006

FNCI-I quaderni n°7

P.Testa, P. Terranova-Dipartimento della funzione pubblica- La gestione per competenze nelle amministrazioni pubbliche-I Manuali-Rubettino editore Srl -2006

C. De Pietro- Infermieri e nefrologia in Italia- Giornale italiano di Nefrologia/anno27 n°2, 2010/pp178-187

L. Catizone - Guida alla dialisi - Patron editore-1997

C. Ponticelli – La Dialisi – Il pensiero scientifico -1989

Sitografia

www.asmn.re.it/allegati/Notizie/profili_competenza.pdf ultimo accesso27/3/2011

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http://www.emodialisi.altervista.org/piano%20di%20apprendimento.html ultimo accesso 27/3/2011 www.ipasvimi.it/allegati/.../aggiornamento1203072650.pdf ultimo accesso 27/3/2011 http://www.emodialisi.altervista.org/neo%20assunti.html ultimo accesso 27/3/2011

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http://www.caposala.net/37%20%20Valorizzare%20le%20competenze%20infermieristiche%20-%20APSS%20Tre..pdf ultimo accesso 27/3/2011

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Ringraziamenti

Cercherò di citare in ordine di apparizione, le persone che hanno dato rilievo a questo mio percorso, ringraziando:

la D.ssa Loredana Obino che mi ha dato l’input decisivo e mi ha indirizzato alla scelta dell’ateneo;

il Dott. Agostino D’Antuono che mi ha seguito e supportato in tutto il percorso, incoraggiandomi nei momenti più difficili;

i colleghi di lavoro: Cinzia, Emanuela, Lea, Monica, Paola, Stefano e Susan che mi hanno sostituito per permettermi di garantire la frequenza scolastica;

il Prof Daniele Cusi che ha autorizzato il tirocinio all’interno dell’Unità Operativa motivandomi a proseguire questo percorso di crescita professionale;

la D.ssa Susanna Longobardo che ha orientato e programmato il mio tirocinio;

i colleghi masterini con cui ho seguito il percorso alternando momenti di tensione e momenti di ilarità, in particolare Valentina e Cristiano con cui ho condiviso ansie ed emozioni, dubbi e certezze;

la Sig.ra Marisa Pegoraro, collega impegnata da molti anni nell’EDTNA, che si è resa disponibile per il reperimento di materiale sull’argomento di tesi;

la D.ssa Mara Fabrizio, mio relatore, per il supporto nell’elaborato finale;

In ultimo ringrazio mio marito Pino e mio figlio Luca che hanno tollerato i libri e le dispense sparse per tutta la casa e, sono stati di grande sostegno in ogni momento di sconforto.

Grazie a tutti.