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MASSIMO MARCO CARCIONE Politiche del Patrimonio LEZIONI E MATERIALI DIDATTICI PARTE SECONDA

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MASSIMO MARCO CARCIONE

Politiche del Patrimonio

LEZIONI E MATERIALI DIDATTICI

PARTE SECONDA

2004

PARTE SECONDAPolitiche dei Beni culturali e territorio

Questa seconda parte della dispensa si apre con due saggi che in qualche modo interessano "trasversalmente" tutti gli articoli successivi. Il primo è la presentazione del progetto-cornice in cui si collocano i casi di studio raccolti dell'ultima parte del testo, frutto di un triennio di lavoro in un territorio caratterizzato da una certa complessità, che quindi può essere ritenuto esemplificativo rispetto a molti altri contesti territoriali italiani.I casi di studio considerati si basano, infatti, sulla personale esperienza dell'autore, e quindi sono geograficamente localizzati nel Basso Piemonte, con particolare riferimento alla Provincia di Alessandria. Non si tratta mai, tuttavia, di esperienze di significato e valore "locale", sia per le importanti connessioni attivate a livello regionale e nazionale (e, in un caso, anche internazionale) sia perchè tutte insieme esse costituiscono un insieme organico di "PICCOLI GRANDI EVENTI" che ha già destato l'interesse di alcuni esperti del settore: per le risorse mobilitate, per i risultati ottenuti, per la peculiarità dell'ambiente in cui si sono sviluppate, queste situazioni possono dunque essere proposte - senza per questo dare loro troppa enfasi o importanza - come esperienza pilota meritevole di analisi e valutazione critica. Per gli studenti, inoltre, si tratta di un esempio piuttosto variegato ed eterogeneo - e proprio per questo più interessante - delle diverse, complesse e stimolanti attività che possono capitare nell'arco di relativamente pochi anni a un operatore turistico-culturale di un territorio mediamente vivace e attivo.

Il secondo saggio introduttivo raccoglie invece una breve riflessione sul fondamentale ruolo di promozione e collaborazione alla valorizzazione che può essere svolto dalle organizzazioni di volontariato culturale, purchè adeguatamente qualificate. Come si potrà evincere dalla lettura dei casi proposti, in tutte le circostanze esaminate il volontariato ha un suo ruolo determinante, perchè c'è ma non è risultato all'altezza della situazione, o perchè invece è risultato determinante per il successo del progetto, oppure semplicemente perchè non è presente o non è adeguato, e per questo se ne sente la mancanza.Inutile dire che il volontariato ha questo particolare peso proprio nelle manifestazioni o nelle iniziative realizzate sul territorio, lontano dalle grandi strutture che normalmente assicurano il sostegno e la professionalità necessarie; in provincia, invece, anche gli Enti locali spesso non riescono a fare tutto con le proprie forze, e si rivolgono sempre più spesso alla società civile in nome e in attuazione del principio di "sussidiarietà orizzontale".

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UN PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE DI UN TERRITORIO: IL SISTEMA DEI MUSEI DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA

In un panorama internazionale e nazionale ormai ricchissimo, da anni, di progetti e di realizzazioni nel settore delle reti e dei sistemi museali, può essere di qualche interesse l'analisi del recente tentativo di dare vita a un sistema museale territoriale molto (forse troppo) ambizioso: il Sistema dei musei, monumenti e paesaggi della Provincia di Alessandria, avviato e condotto dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Alessandria con il sostegno della Regione Piemonte Inizialmente è utile ricostruire sinteticamente, nella sua complessità, il contesto territoriale ed amministrativo nel quale si è sviluppato il progetto: un ambiente non particolarmente propizio, sia perché si trattava di lavorare su una provincia che non è sicuramente definibile come un “distretto culturale” - o almeno non è mai stato considerato tale, ed ancora non lo è, per la maggioranza degli operatori e dell’opinione pubblica - sia perché si sono venuti a sovrapporre alcuni fattori di ulteriore difficoltà, quali:a) il fatto che la zona vive un momento di criticità, con ancora pochi musei e beni

culturali aperti al pubblico in modo continuativo ed efficiente, proprio in un momento di grande sforzo promozionale del turismo culturale da parte della Regione Piemonte e della stessa Provincia di Alessandria;

b) nel contempo si sono avviate decine di progetti di ristrutturazione e riorganizzazione di musei esistenti, nonché di ideazione e realizzazione (in qualche caso già in piena fase attuativa o di avanzata progettazione) di nuove strutture museali, alcune delle quali a un livello molto significativo per entità di finanziamenti necessari, interesse delle tematiche, originalità delle soluzioni ipotizzate;

c) non tutti questi progetti possono definirsi davvero coerenti con la definizione di Museo di cui all'art. 2 dello statuto dell'ICOM e, in certi casi, neppure con quella dell’art.99, c.2 del D.Lgs. 490/99 (Testo Unico dei Beni culturali); va detto, peraltro, che questo articolo si basa proprio sulla nozione più ampia di museo, che comprende anche siti e monumenti storici, archeologici ed etnografici, centri scientifici, parchi, gallerie e istituzioni culturali aventi finalità, natura e funzione museale: quindi senza scopo di lucro, aperti al pubblico, al servizio della società e votate alla conservazione e valorizzazione delle testimonianze materiali della nostra civiltà;

d) la realtà locale si caratterizza per una scarsa sensibilità verso i problemi della gestione e, soprattutto, della relativa sostenibilità economica, tecnica e scientifico-museologica; in particolare, si può definire quasi nulla l’attenzione per la formazione o acquisizione di risorse umane attrezzate per governare questo processo, poichè si tende ad appoggiarsi solo agli architetti progettisti o, al più, agli esperti delle diverse materie, entrambi quasi sempre esterni all’istituzione titolare del progetto museale. In sintesi: mancano i Direttori di Museo, figure professionali oggi investite istituzionalmente della responsabilità di assicurare il perseguimento, se non proprio l’assoluta conformità, agli Standard museali definiti dal D.M. 10.5.2001.

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I primi passi (1999-2000).Già a partire dalla Legge n. 142/90, nonostante molte amministrazioni locali non abbiano subito colto questa opportunità, rientrava tra le competenza della Provincia la “valorizzazione dei beni culturali” del proprio territorio. È sulla base e nel rispetto di questa disposizione legislativa, oltre che nell’esercizio della correlata funzione di “assistenza tecnica ai Comuni” interessati, che l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Alessandria aveva avviato, a partire dal 1998, i primi contatti, più o meno formali e continuativi, con alcune Amministrazioni comunali e soggetti culturali che gestiscono strutture museali o ne stanno progettando la realizzazione.Sulla base di questa primissima esperienza, nella Relazione Programmatica per l'anno 1999 dell'Amministrazione Provinciale era stato indicato come obiettivo da perseguire il consolidamento e lo sviluppo delle iniziative di valorizzazione e l’avvio di esperienze di gestione in rete fra musei, biblioteche, beni architettonici e luoghi espositivi, partendo da un’indagine realizzata nel corso di un progetto formativo di L.S.U. (lavori socialmente utili).Nello stesso periodo l’Assessorato provinciale alla Cultura, delegato dall’Unione delle Province Piemontesi (UPP) a partecipare al tavolo di discussione del D.D.L. regionale n. 467 (di recezione dell’Art. 112, comma 2, lettera a - punto 1, la c.d. normativa “Bassanini”), aveva iniziato a impostare con i funzionari regionali e con l’ANCI i presupposti normativi per un nuovo ruolo della Provincia nel settore della promozione e del coordinamento delle “reti provinciali di servizi culturali" in materia di musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche e complessi monumentali e dei "circuiti di attività e iniziative culturali", a carattere provinciale o sovracomunale, in accordo con i Comuni e gli altri enti interessati, così come avviene già da anni in altre Regioni.In attesa dell’emanazione di quella che sarebbe stata la L.R. 5/2001 - e della indispensabile Legge della Regione Piemonte sui musei, ancora assente - erano state poste le basi per un progetto-pilota, da realizzarsi con il sostegno tecnico e il finanziamento dell’Assessorato Regionale alla Cultura, inteso a consentire la sperimentazione in provincia di Alessandria di alcune delle innovazioni emerse in sede di discussione del disegno di legge regionale.Il progetto era finalizzato alla concreta realizzazione di un sistema provinciale (o “rete”) dei musei sul territorio alessandrino, coordinando dapprima le strutture che già avevano instaurato rapporti con la Provincia (protocolli di collaborazione e assistenza tecnica, presenza di un rappresentante del servizio Cultura nei comitati tecnico-scientifici, interventi di finanziamento diretto o di co-finanziamento con la Regione); i rapporti sono stati progressivamente ampliati tenendo conto delle linee d’azione concordate con il Settore Musei della Regione Piemonte, sulla base dello stato di avanzamento dei progetti e della rilevazione dei dati di fruizione condotta dall’Osservatorio Culturale del Piemonte.Sono state poi avviate, tra il 1999 e il 2000, altre importanti iniziative:1. il costante aggiornamento del data base dei musei del territorio, sia attraverso

contatti diretti che mediante interviste telefoniche;2. l’istituzione, nell’ambito del Forum provinciale delle attività culturali, del

Gruppo di lavoro sui “Contenitori Culturali”, che riunisce associazioni e operatori che gestiscono strutture museali ed espositive, ma anche biblioteche, teatri e spazi polifunzionali;

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3. l’istituzione della Conferenza dei Responsabili dei musei all’interno dello stesso Forum.

Si sono in questo modo costituiti diversi spazi di discussione, consultazione e confronto a carattere informale che hanno aiutato la Provincia a recepire tutte le istanze e le sollecitazioni che venivano non solo dagli operatori interessati, ma anche da organismi in qualche modo rappresentativi della “utenza” come le associazioni culturali e il mondo della scuola.In ultimo, si è realizzato - in collaborazione con l’ATL “Alexala” (agenzia turistica locale di Alessandria) - un secondo progetto di rete informatizzata per la promozione e la fruizione dei beni museali presenti sul territorio, con l’utilizzo di 12 operatori L.S.U., che ha portato alla realizzazione di un primo sito Internet tematico e all’inserimento dei dati raccolti nella nuova Guida Touring (2000) della Provincia: due realizzazioni utili, da un lato, per dare una prima visibilità e concretezza al progetto e, dall’altro lato, per far conoscere meglio agli operatori turistici i musei attivi in provincia di Alessandria.Sulla base dei presupposti appena enunciati, con Deliberazione n. 632 del 23 settembre 1999, la Giunta Provinciale ha approvato l’avvio della fase di pre-progetto (1999-2000), secondo i seguenti indirizzi :- organizzazione di incontri istituzionali fra i soggetti pubblici e privati

interessati;- aggiornamento periodico dell’indagine sui musei della provincia in

collaborazione con il Settore Musei della Regione, mediante interviste ai responsabili e sopralluoghi;

- istituzione di premi per tesi di laurea specifiche sull’argomento, con la possibilità per gli studenti premiati di partecipare al progetto;

- acquisto di materiale di documentazione e partecipazione ad attività formative specifiche per il personale del Servizio Beni Culturali della Provincia;

- adesione della Provincia di Alessandria (attraverso il Museo della Battaglia di Marengo) all’ICOM, al fine di acquisire in via continuativa e mettere a disposizione del futuro Sistema provinciale servizi e documentazione;

- allestimento di uno stand promozionale al Salone dei Beni Culturali (Lingotto, 1999), utilizzando le fotografie di Gianni Giansanti, realizzate per "Provincia Vo' Cercando";

- predisposizione di un progetto di servizi di rete promosso dalla Provincia, da sottoporre alla Regione e da gestire d’intesa con tutti gli Enti titolari delle strutture museali.

Con la stessa Deliberazione si è dato incarico al Funzionario responsabile del Servizio Beni e Iniziative culturali (all'epoca, l'estensore di queste note) del coordinamento operativo del progetto e delle attività di cui sopra, anche in connessione con i compiti di Direttore del Museo della Battaglia di Marengo, struttura che la Provincia di Alessandria ha messo, sin dall’inizio, a disposizione del progetto quale polo per la sperimentazione di iniziative e servizi da proporre alla rete.Va detto che le iniziative sopra elencate sono state realizzate nella massima economia, sia per la cronica carenza di risorse finanziarie degli Enti Locali, sia perché l’Amministrazione perseguiva già all’epoca ben altre priorità legate agli eventi di Marengo (il Bicentenario della Battaglia), al Giubileo, alla Borsalino (Centenario della morte del fondatore), a Cesare Pavese (cinquant'anni dalla

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morte) ed a Pellizza da Volpedo (Centenario del “Quarto Stato”), oltre alla frenetica attività espositiva presso la Galleria d’arte di Palazzo Guasco: ciò non ha impedito di procedere nell’attività di consultazione e nell’assistenza tecnico-amministrativa ai diversi musei del territorio, e soprattutto di presentare il progetto alla Regione per la richiesta di contributo ex L.R. 58/78, sempre in attesa dell’approvazione della tanto sospirata Legge regionale sui musei.

Gli indirizzi per il progetto di massima (2000-2001)Nella Relazione previsionale al Bilancio 2000, il Consiglio Provinciale ha fatto formalmente propri ed approvato - seppure con tutti i limiti di scarsissima cogenza, anche politica, di questi documenti programmatici generali - gli indirizzi per la realizzazione di un sistema provinciale organico e strutturato di servizi per la promozione, la gestione coordinata e l’erogazione di servizi al pubblico di beni culturali e musei, condizionando l’eventuale diretto sostegno a singoli progetti locali al perseguimento di una migliore fruizione. Dico subito che il progetto non aveva e non ha nulla di originale o innovativo, basandosi su indicazioni e modalità ormai consolidate a livello nazionale e regionale, ma soprattutto su esperienze internazionali ormai affermate e collaudate. Quello che vale la pena, invece, di sottolineare è il fatto che i suoi fondamenti non stavano tanto in una precisa volontà politica dell’Ente o - come spesso accade - di un singolo Assessore, ma piuttosto nella richiesta proveniente dal territorio, proprio perché si trattava di inventare o consolidare funzioni di rilevanza provinciale che la nostra Comunità tende sempre più a considerare prioritarie rispetto ai tradizionali interventi di promozione culturale (sempre le solite mostre....), tanto più che la stessa Provincia di Alessandria è l’unica amministrazione provinciale piemontese che gestisce in proprio un museo.Nell’ottica di dare risposte concrete a tutti i Comuni, Enti e soggetti privati che dispongono (o stanno progettando/realizzando) una struttura museale, il Servizio Cultura della Provincia ha quindi tentato di recepire e attuare l’indicazione programmatica, avviando: la realizzazione di un’indagine sui visitatori dei musei e beni culturali della

provincia; un rapporto istituzionale con l’Università del Piemonte Orientale su temi di

ricerca di comune interesse (v. oltre); la prosecuzione e la più vasta promozione dei Premi per tesi di laurea

sull’argomento; l’organizzazione di giornate di studi sui musei della Provincia; lo studio del logo e la realizzazione di una linea grafica coordinata; la promozione di maggiori spazi dedicati ai musei sui giornali locali; l'ampliamento delle “pagine” del Sistema nell’ambito del sito Web della

Provincia; lo studio e l’avvio di iniziative didattiche, di animazione e formazione per

scolari e per operatori scolastici (programma di adozioni “scuola-museo”) l’adesione della provincia al progetto regionale “Abbonamento Musei Torino

Piemonte” l’inserimento nel “sistema” di eventi culturali connessi, già esistenti o da

ideare ex novo.

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Lo sviluppo di questi temi avrebbe portato nel corso del 2001 alla predisposizione del progetto della “Seconda fase” della rete, basato sulla realizzazione di percorsi tematici, la stampa di una guida a schede e di materiale promozionale comune, lo studio e la realizzazione di segnaletica stradale turistico-culturale, la promozione e interconnessione delle reti civiche, la circuitazione di mostre tematiche, la promozione della catalogazione con il sistema “Guarini”, fino alla possibile consulenza giuridica e tecnica (relativa ad aspetti fiscali e assicurativi, sicurezza, conservazione e restauro, ecc.), allo studio di servizi commerciali comuni o coordinati, alla consulenza e collaborazione tecnica per l’allestimento, allo sviluppo di un vero e proprio sistema di servizi per la didattica e la fruizione. Intenti sicuramente troppo ambiziosi e altrettanto costosi, ma non per questo tecnicamente e scientificamente scorretti.

La risposta delle istituzioni e del territorioL’approvazione della Legge Regionale n. 5/2001, che ha completato (per quanto ci interessa, anche con riferimento all’ambito culturale) la precedente L.R. 44/2000 di attuazione del D.Lgs. 112/98, ha consentito finalmente di disporre delle linee legislative per l’adozione della nuova Legge regionale sui Musei che il Piemonte attende da anni - non essendo assolutamente adeguata la vecchia L.R. 58/78 che considera i musei esclusivamente alla stregua di soggetti destinatari di contributi regionali - regolamentazione ormai drammaticamente urgente alla luce del vero e proprio boom di musei nuovi o rinnovati che ha caratterizzato la nostra regione negli ultimi 10 anni. Nel frattempo, però, la legge-quadro di recepimento della riforma “Bassanini” - nel senso del decentramento e della delega di funzioni regionali agli Enti locali - detta già alcune norme di indirizzo sul nuovo ruolo delle Province piemontesi in questo settore così delicato e strategico: un ambito, va sottolineato, che in una provincia come Alessandria interessa annualmente non meno di 300.000 visitatori l'anno e implica spese ordinarie e investimenti dell’ordine di milioni di Euro, mentre a livello piemontese costituisce ormai un fenomeno di rilevanza internazionale. Basti pensare al caso internazionale delle “Residenze Sabaude” (Venaria Reale, Rivoli e Stupinigi, ma non solo), oppure all’esplosione - detto in senso assolutamente positivo - del sistema museale torinese a partire dalla GAM e dal Museo del Cinema, ai circuiti delle fortificazioni e dei Sacri Monti, fino all’inquietante ma affascinante fenomeno degli oltre 300 musei locali medi, piccoli ed anche piccolissimi che si stanno rinnovando, aprendo ed anche “inventando” ovunque e su qualsiasi tematica.Particolare rilievo in tal senso sta assumendo il problema della prevista dismissione delle strutture demaniali di valore monumentale non più ritenute di interesse nazionale (art. 150 del D.Lgs. 112/98), che sono, in Provincia di Alessandria, la Cittadella di Alessandria, il Forte di Gavi, gli Scavi di Libarna, Villa del Foro, Tortona, Acqui e le altre aree archeologiche. Mentre per la prima è stato già costituito per iniziativa della Provincia un Comitato promotore e in futuro potrebbe nascere una fondazione con enti locali, istituti finanziari, Regione e Ministero dei Beni Culturali, per gli altri siti sarebbe auspicabile l’attribuzione ai rispettivi Comuni (Gavi, Serravalle, Acqui, Tortona, Alessandria), cui dovrà essere garantito un forte sostegno per la realizzazione dei progetti di valorizzazione e di gestione ordinaria. L’inadeguatezza delle istituzioni locali (politiche e tecniche) a raccogliere questa sfida dello Stato è dimostrata dal

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fatto che, dopo il primo incontro promosso dalla Regione Piemonte (estate 2001), a livello provinciale non è ancora stato neppure possibile organizzare una riunione tra i Comuni interessati, che dopo avere rivendicato per anni contro le Soprintendenze i loro “diritti” su quei monumenti ora appaiono atterriti all’idea di doversi occupare anche solo della loro gestione ordinaria. Oltre a queste grandi strutture, che per ora restano demaniali, e al Museo della Battaglia di Marengo (come già detto, unico Museo Provinciale piemontese), il Sistema provinciale dovrebbe avere come interlocutori privilegiati i musei con i quali vengono instaurati rapporti formali di cooperazione o analoghe intese. E’ possibile raggruppare le strutture museali (esistenti o in progetto) in tre ampie categorie: musei e monumenti di rilievo regionale; musei, collezioni e siti di rilievo provinciale; altri luoghi significativi.a) I musei e monumenti di rilievo nazionale o regionale sparsi sul territorio provinciale sono: Museo di Santa Croce e Casa di Papa San Pio V a Bosco Marengo; Sacro Monte, Cappella del Paradiso ed Ecomuseo della Pietra da Cantone a Crea; Museo dei Campionissimi a Novi Ligure e Casa Coppi a Castellania; Palazzo Pastore - Museo dell’Arte Orafa e Pinacoteca del Centro Comunale di Cultura a Valenza; Studio-Museo di Pellizza e Istituto Pellizziano a Volpedo; sito storico della “Benedicta” ed Ecomuseo della Mogliona a Bosio.b) I musei, collezioni e siti di rilievo provinciale sono: Pinacoteca dei Padri Cappuccini e Museo Contadino a Voltaggio; Museo dei Tranways a vapore - Ecomuseo del BMA ad Altavilla Monferrato; Gipsoteca “Monteverde” a Bistagno, Casa di Morbelli alla Colma di Rosignano e luoghi di Carlo Carrà a Quargnento; Musei Etnografici di Lunassi e Garadassi a Fabbrica Curone, Museo Etnografico “A Carbuninna” a Carrega Ligure; Museo dell’Oro a Lerma e Sala ipogea dell’AOV sull’Artigianato Orafo a Valenza; Museo Paleontologico e Casa di San Paolo a Ovada; Museo della Maschera a Roccagrimalda; Palazzo Spinola - Museo della Resistenza e Museo d’Arte Sacra a Rocchetta Ligure; Pinacoteca e Sala Archeologica di Villa Caffarena a Serravalle; Museo del Duomo a Valenza; Museo d’Arte Sacra di San Giacomo a Lu Monferrato; Museo d’Arte Sacra di Ponzone; Museo d’Arte Sacra di Cassine; Collezione Colombotto a Pontestura.c) Altri luoghi significativi sono: Villa Vidua a Conzano, Tinaio degli Umiliati ad Alessandria, Oratorio della Maddalena a Novi, Loggia di San Sebastiano a Ovada, castelli della provincia di Alessandria (Piovera, Tagliolo, Orsara, Gabiano, Camino e tanti altri), abbazie e pievi romaniche a Sezzadio, Volpedo, Viguzzolo, Castellazzo, Lu, Spigno, ecc., musei d’impresa e archeologia industriale (Museo della Grappa ad Altavilla, Museo Sutter a Vignole B., zuccherificio di Marengo, fornace Bolloli, ecc.) e altri ancora.Ovviamente in questo elenco mancano molti musei importanti, non per omissione ma perché essi fanno già parte delle nascenti reti civiche delle principali città: un aspetto, quello del rapporto tra città e territorio, trascurato dall'Amministrazione nella prima fase del progetto (essendo ritenuta dagli Amministrativi di rilievo eminentemente “politico”) benché si stiano nel frattempo prefigurando ben quattro sistemi cittadini, vale a dire quello di Alessandria (Musei Civici al S. Francesco, Teatro delle Scienze, Antiquarium di Villa del Foro, Museo del Cappello, Museo Etnografico “C’era una volta” alla Gambarina, Museo del Fiume, etc. oltre allo stesso Museo di Marengo), quello di Casale Monferrato (Museo Ebraico e Sinagoga, Museo Civico, Museo Diocesano, Castello e Cittadella, Fondazione

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Colombotto Rosso, etc.), quello di Tortona (Musei Civici, Pinacoteca della Fondazione CRT e Museo dei Burattini, Archivio-Museo Perosi, Abbazia di Rivalta Scrivia e Museo Diocesano, Museo Orsi, Museo di Don Orione, etc.) e quello di Acqui Terme (Museo Civico Archeologico e sistema dei percorsi archeologici, Museo Ottolenghi, Museo dei Fabbri Ferrari, etc.).L'articolazione di questa lista, peraltro provvisoria, evidenzia la necessità di assicurare - per quanto possibile - a tutta a provincia supporto e assistenza, coordinamento, professionalità e ogni altro genere di sostegno per evitare che venga a determinarsi uno stato di crescente confusione e dispersione di risorse, che trasformerebbe in pochi anni una risorsa per lo sviluppo del territorio in una ragione di crisi e spreco.Una prima conferma di questa esigenza è venuta proprio dal fatto che le Città e la stessa Regione, forse stimolati da questo e altri sforzi progettuali e propositivi, hanno attuato in questo stesso periodo una serie di iniziative nel settore museale in precedenza mai viste: i due corsi regionali per Direttori di musei organizzati alla SAA di Torino (che essendo a numero chiuso hanno potuto accogliere solo 7 operatori alessandrini), alcune positive manifestazioni promozionali, lo sviluppo della già ricordata “Carta Musei” regionale, e soprattutto l’avvio del sistema museale civico di Alessandria - formalmente istituito nel 2001 - che include anche il Museo provinciale di Marengo.

Le prime iniziative concrete (2001-2002)Nell’estate 2001 la prima fase del progetto di "Sistema dei Musei, monumenti e paesaggi della Provincia di Alessandria" è stata formalmente approvata e finanziata dalla Regione Piemonte (ai sensi della L.R. 58/78), seppure in un'entità che è da considerarsi quale riconoscimento simbolico - circa 10.500 Euro per un progetto che ipotizzava una spesa complessiva annua di almeno dieci volte superiore - ma che ha reso possibile l’attivazione di ulteriori risorse da parte della Provincia e quindi l'avvio a fine anno delle prime realizzazioni.Innanzi tutto, per cercare di mettere un po’ d’ordine e certezza nel caos delle richieste di contributo, delle inaugurazioni, delle notizie giornalistiche e delle voci incontrollate relative al vasto fenomeno dei micro-musei (o progetti di musei) locali, l’Assessorato ha commissionato la predisposizione - partendo ovviamente dai dati già disponibili - di un ulteriore e più articolato archivio informatizzato, un vero e proprio data-base aggiornato, i cui dati dovranno però essere oggetto di attenta valutazione ed eventuale “scrematura”. Anche perché partendo dalle circa 70 realtà note e appena elencate, questa ricognizione ha portato a individuare circa 120 “presunti musei” esistenti in Provincia di Alessandria, includendo anche strutture chiuse, idee progettuali e mere ipotesi o richieste di nuovo finanziamento: un dato che si commenta da sé e che evidenzia oltre ogni ragionevole dubbio la drammatica necessità di maggiore coordinamento e programmazione, pur nel rispetto delle legittime aspirazioni ed istanze locali.Fatta questa disamina (si spera con il supporto della normativa regionale di attuazione degli standard museali) potranno, dunque, essere instaurati atti formali di collaborazione con i Comuni, Enti o Associazioni interessati alla effettiva progettazione, realizzazione, gestione e fruizione di servizi museali in Provincia di Alessandria; a tal fine è stata predisposta una convenzione-quadro di adesione al Sistema, che è stata approvata dalla Provincia una tantum e potrà essere quindi sottoposta volta per volta alla sottoscrizione degli Enti interessati.

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Una seconda iniziativa concreta è consistita nell'aggiornamento del sito Web - nell’ambito del portale www.provincia.alessandria.it - che ha raccolto questi dati mettendoli a disposizione degli interessati (gli operatori del settore, più che il pubblico, non essendo concepito come sito “turistico”) insieme a informazioni e materiali sul progetto stesso.La terza realtà è il festival musicale “Echos” messo a disposizione dall’Associazione culturale “Onda Sonora” di Alessandria, che ha inteso privilegiare l’allestimento di concerti di rilievo assoluto e di non comune qualità artistica nei luoghi d’arte della Provincia, inclusi gli spazi all’interno di musei come la Sala delle Lunette del Museo Civico di Casale o il Salone di Palazzo Spinola a Rocchetta Ligure. I programmi di sala dei concerti hanno così costituito un veicolo promozionale di elevata qualità grafica del progetto di Sistema dei Musei e degli stessi luoghi d’arte che hanno ospitato i concerti.Per dare concretezza e visibilità alla prima fase del progetto è stato, infine, bandito un concorso di grafica, finalizzato in primo luogo alla realizzazione di una mostra virtuale sul Web; il concorso si è sviluppato per l’intero 2002 su due fasi - una aperta a tutti, la seconda a inviti - ma pur essendo stato ampiamente pubblicizzato e dotato di un monte-premi di 2.500 Euro ha registrato solo una ventina di partecipanti, peraltro di ottimo livello qualitativo.

La più importante iniziativa è però costituita proprio dall’avvio di un rapporto organico con la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi “Amedeo Avogadro” del Piemonte Orientale che ha istituito dall’anno accademico 2000/2001 un Corso di Laurea triennale per operatori culturali e turistici del territorio – con sede ad Alessandria per il primo anno e ad Asti per gli altri due – il cui piano di studi prevede uno stage teorico-pratica di 150 ore da svolgersi presso amministrazioni competenti nel settore turistico-culturale, presso istituzioni ed associazioni operanti nel campo della valorizzazione, oppure presso strutture operative quali musei, siti culturali, strutture espositive, etc. Il positivo rapporto tra Provincia e Università ha fatto sì che un’attività che avrebbe potuto restare interna al mondo della formazione universitaria ha invece aperto la strada a molteplici sinergie tra la Facoltà e la realtà territoriale in cui ha sede.Già nel corso degli incontri preparatori tra Facoltà e Servizio Cultura della Provincia erano emerse almeno sei problematiche di comune interesse:1. ricerca e analisi storica del territorio;2. ricerca e analisi socio-economica del contesto e dei flussi turistici e culturali;3. elaborazione di indagini funzionali alle strategie di sviluppo territoriale;4. assistenza per la creazione di nuovi soggetti gestori;5. analisi e implementazione di politiche per l’individuazione, gestione e

attivazione delle risorse culturali, nonché di marketing culturale;6. attuazione di sistemi e modelli di controllo di gestione specifica per i beni

culturali locali, nonché di verifica degli standard qualitativi e della soddisfazione dell’utenza.

Da quanto premesso risulta evidente l’interesse reciproco della Provincia e dell’Università a creare una sinergia organica e duratura nel settore della valorizzazione, gestione e fruizione dei beni culturali. Per questa ragione l’Amministrazione Provinciale ha stipulato con l’Università a fine 2001 un Protocollo di collaborazione, finalizzato alla migliore gestione del

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sistema di crediti formativi per il corso triennale di Laurea in “Gestione dei Beni Territoriali e Turismo” e, nel contempo, all’ideazione e realizzazione da parte dell'Ateneo di servizi di ricerca, formazione e valutazione per i musei e i beni culturali della Provincia di Alessandria.La Provincia ha dato la sua disponibilità ad ospitare presso i propri Servizi Cultura e Turismo gli studenti del Corso (oppure ne coordinerà l’ospitalità da parte degli altri Enti, servizi, musei e beni culturali del territorio di sua competenza) per l’effettuazione delle attività formative nelle materie ad elevato contenuto professionale di specifica attinenza ed interesse, come, ad esempio museologia, politiche dei beni culturali, sociologia dei consumi e del turismo, ecologia storica, storia territoriale, musicologia, catalogazione. L'Amministrazione Provinciale ha anche messo a disposizione la propria Biblioteca (fornita di quasi 6.000 volumi di editoria locale poco reperibili, di cui circa già un quarto catalogati in SBN), come centro di documentazione e sede per attività seminariali connesse agli stages.Un secondo sviluppo della collaborazione consiste nella possibilità di partecipazione dell’Università alla formazione del personale interessato al progetto di “Sistema dei Musei” mediante:- partecipazione a giornate di studio, la prima delle quali si è tenuta a Palazzo

Guasco il 31 gennaio 2002;- organizzazione di giornate seminariali nei musei (come quelle già tenute nel

2002 al Museo Civico di Casale, al Museo di Marengo e a Santa Croce di Bosco Marengo).

- autonoma elaborazione da parte dell’Università di progetti coordinati da presentare alla Regione per l’ulteriore co-finanziamento ai sensi della L.R. 58/78 (nel 2002 sono stati concessi contributi finalizzati a giornate tematiche di formazione e allo sviluppo della catalogazione in “Guarini”);

- futura ammissione degli operatori a singoli “moduli” del Corso di Laurea senza oneri.

La Provincia, per parte sua, si è impegnata a mettere a disposizione il proprio personale con funzione di tutoring degli studenti assegnati, e i propri uffici e servizi (biblioteche, uffici per i progetti comunitari, sale mostre, museo, etc.); ha inoltre inteso partecipare attivamente all’attività accademica finanziando in modo diretto Convenzioni annuali di ricerca in settori di interesse provinciale.Il primo atto concreto di sperimentazione della “rete” provinciale, partito addirittura prima della formalizzazione della Convenzione, è stata dunque l’indagine sull’utenza dei musei della Provincia di Alessandria “Caro museo ti scrivo…”, promossa dagli assessorati alla Cultura e al Turismo della Provincia.La rilevazione, che si è svolta per un periodo di due mesi (giugno-luglio 2001), si proponeva di arrivare ad una conoscenza quanto più possibile precisa delle caratteristiche, degli interesse e delle motivazioni dei visitatori dei principali musei del territorio: dati che permetteranno di migliorare il servizio all’utenza e di valutare modalità e caratteristiche del “Sistema dei musei” in via di costituzione. Il questionario era volto a rilevare dati sulla provenienza, sulle modalità di accesso e di conoscenza del museo, sulla formazione scolastica e sugli interessi culturali del visitatore; inoltre, si chiedeva di rispondere ad alcune domande inserite con il relativo “ventaglio” di possibili risposte o indicazioni.Il questionario è unico per tutti i musei e sonda in maniera molto precisa la domanda museale: non solo le caratteristiche, i gusti e le aspettative dei visitatori,

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ma anche la potenziale utenza dei servizi museali che la Provincia sta organizzando.I dati raccolti con oltre 400 questionari compilati presso otto siti museali e monumentali della provincia di Alessandria, sono stati elaborati nell’ambito di una tesi di laurea presso la Facoltà di Scienze Politiche a fine del 2001: a riprova della qualità del lavoro, che è stato anche presentato con grande rilievo agli organi di stampa locali, la tesi ha conseguito uno dei Premi “Provincia di Alessandria 2001” per Tesi di Laurea sui musei e beni culturali del territorio alessandrino.Nel contempo, la stessa Facoltà ha elaborato una scheda di analisi sulla qualità dell’offerta museale (strutture, servizi, allestimenti, impianti, sicurezza, promozione, etc.): in merito, cioè, alla struttura e al suo personale, che dovrebbe essere aiutato in questo modo a impostare una sorta di “controllo di qualità interno” al sistema museale stesso, nello spirito e nella prospettiva della futura verifica degli standard museali di cui al D.M. 10.5.2001. La scheda è stata “testata”, con un esito interessante e stimolante, nel mese di giugno 2001 sul Museo di Marengo, e presentata al pubblico e agli operatori del settore nel corso del Convegno La piana di Marengo (Rivalta, 9 giugno 2001), primo esempio del tentativo di studiare e valorizzare sotto molteplici ottiche un’area di particolare rilevanza storico-monumentale - contrassegnata però da gravi problematiche ambientali e di convivenza con infrastrutture moderne - partendo proprio dal sito museale di Marengo e dai luoghi della celebre Battaglia del 14 giugno 1800, che in quell’occasione sono stati anche posti a confronto con l’omologo Parco storico della Battaglia di Waterloo (Belgio).

Considerazioni conclusive e primi risultatiPrima di stilare un bilancio di questa prima fase del progetto, che peraltro non è più stato rifinanziato né dalla Regione Piemonte né dalla stessa Provincia di Alessandria, è possibile ed opportuno fare alcune considerazioni metodologiche generali.Un primo ordine di riflessioni è relativo alle tappe future del Progetto:1. il Sistema richiede che la Regione riconosca anche nei fatti la Provincia quale

Ente titolato ed idoneo a svolgere questo ruolo, in quanto pienamente rientrante nei compiti di programmazione e coordinamento di area vasta, soprattutto di quelli previsti dall’art. 126 della L.R 5/2001.

2. Sarebbe auspicabile che la Regione non imponesse alla Provincia di co-finanziare al 50% il progetto, dal momento che si tratta di competenze regionali “demandate” (se non delegate) dalla stessa Regione, che avrebbe forse già dovuto svolgerle in prima persona, così come avviene dal 1978 per le biblioteche;

3. Dopo un periodo iniziale (non più di 3-5 anni), la Provincia di Alessandria dovrebbe comunque ritirarsi gradualmente dalla gestione diretta del sistema - o meglio dei diversi sistemi locali che dovrebbero strutturarsi - demandandola interamente a parchi, ecomusei, istituzioni, fondazioni, cooperative o società, così come sembra auspicare la stessa Regione.

4. Sarà indispensabile avviare gradualmente una corretta distinzione tra i musei optimo iure (cioè quelli che fanno acquisizione, conservazione e restauro, esposizione, ricerca, studio, comunicazione e didattica), rispetto alle collezioni, agli spazi espositivi, ai monumenti o siti visitabili, il che lascerà ovviamente impregiudicata l’adesione e la fruizione dei servizi, ma contribuirà a orientare

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sempre più le scarse risorse verso finalità e modalità di azione confacenti e adeguate alla effettiva natura e funzione delle diverse strutture culturali aderenti.

5. Resta infine fermo il fatto che l’adesione da parte dei singoli musei al sistema è del tutto facoltativa, non essendo imposta da alcuna norma nazionale o regionale; essa sarà quindi incentivata solo dalla effettiva qualità dei servizi offerti, dal prestigio derivante ai musei stessi dalla partecipazione al sistema e dai vantaggi organizzativi ed economici di scala.

Un secondo ordine di riflessioni è relativo ai risultati tangibili raggiunti, certo non trascurabili se si considera la limitatezza di risorse economiche e umane con la quale si è operato finora:1. è ormai più che soddisfacente la partecipazione alessandrina alla rete regionale

"Abbonamento Musei Torino Piemonte", che risulterà in futuro sicuramente strategica sul piano gestionale e promozionale del Progetto, evitando inutili doppioni e sovrapposizioni. Sono già stati inseriti nel circuito regionale nove siti alessandrini: il Museo Civico di Casale (cui è collegato il Parco di Crea) e il Museo Ebraico di Casale, Villa Vidua di Conzano, le Stanze di Artù (primo nucleo della Pinacoteca di Alessandria) e il Museo di Marengo di Alessandria, il Museo Archeologico di Acqui, la Gipsoteca Monteverde di Bistagno, il Forte di Gavi, lo Studio-Museo di Volpedo; due di questi (Civico di Casale e Stanze di Artù) hanno anche attivato il servizio di vendita degli abbonamenti. Nei prossimi mesi e anni potrebbero inserirsi realtà come i Musei Civici di Tortona, Casa Coppi di Castellania e il Museo dei Campionissimi di Novi, la Pinacoteca dei Padri Cappuccini di Voltaggio, il Museo di Santa Croce a Bosco Marengo e alcuni altri. Ciò giustificherebbe l’ipotesi - peraltro già prefigurata dalla stessa Regione Piemonte e dall’Associazione “Torino Città capitale europea” che gestisce la rete - di creare un sotto-sistema della provincia di Alessandria oppure del Basso Piemonte (con Asti e Cuneo).L’esito promozionale dell’avvio (seppur in modo embrionale) del “Sistema dei Musei” si è dunque potuto riscontrare grazie al materiale pubblicitario dello stesso Abbonamento, diffuso a livello nazionale, oltre alle molte guide turistiche della Provincia pubblicate dal 2000 a oggi.

2. La grafica coordinata (logo, home page, manifesto, etc.) che ha vinto il concorso - proposta dall’Agenzia torinese “Trentasecondi e Baratti” - ha tutte le caratteristiche di semplicità e flessibilità richieste dal bando, per potersi sovrapporre in modo “leggero” all’immagine dei singoli musei; se sarà finanziata una prima serie di materiali promozionali, sarà possibile lanciare un “segno” già conosciuto e apprezzato dagli operatori, e non imposto dall’alto.

3. Pur se con qualche difficoltà iniziale, si sta consolidando l’integrazione tra questo sistema di valorizzazione dei beni culturali e quello omologo per i beni ambientali e paesaggistici, promosso dall’Assessorato provinciale all’Ambiente, che annovera altre strutture e siti come il Guardamonte di Gremiasco, il Parco dello Scrivia, l’area archeologica delle Aurifodinae, alcuni musei scientifici e naturalistici come Stazzano, Tagliolo o il Mulino di Bosco Marengo, puntando anche a sfruttare altre intersezioni strettissime, come quelle che esistono ad esempio tra il Museo di Marengo e il suo Parco secolare.

4. Nel corso del 2002 sono stati poi stipulati due protocolli di collaborazione con l’Istituto d’Arte “Ottolenghi” di Acqui Terme e con l’Istituto d’Arte “Cellini”

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di Valenza, che hanno portato al coinvolgimento nel progetto (sia per la disponibilità di laboratori e strutture, sia per la possibilità di organizzare stages, visite e progetti espositivi) due importanti istituzioni scolastiche che potrebbero fare da capo-fila per molte altre realtà del territorio.

5. Si sta già sviluppando in modo “spontaneo” una delle parti più significative del Progetto, cioè i percorsi tematici nel settore artistico (I luoghi degli Artisti), archeologico e storico (con particolare riferimento ai luoghi napoleonici e a quelli della Resistenza) e religioso (dal Giubileo 2000 alle Celebrazioni di S.Pio V nel 2004). Ciò avviene sia per l’interesse turistico immediato, che risulta più facilmente percepibile dagli utenti primari del settore, come l’Assessorato al Turismo della Provincia o l’ATL Alexala, sia per la forte ed evidente connessione con alcuni “eventi” di grande rilievo come il Bicentenario della Battaglia di Marengo (2000), le manifestazioni legate ai Cent’anni di Quarto stato (2001) e il già ricordato evento Carlo Carrà - La strada di casa (2002), come pure con l’avvio delle iniziative di valorizzazione della Cittadella di Alessandria, del Forte di Gavi e delle aree archeologiche, anche nella prospettiva del già ricordato trasferimento agli enti locali.

6. In connessione con i percorsi turistico-culturali si sta concretizzando il tentativo di realizzare opuscoli promozionali tematici e di area, da distribuire in occasione di fiere e iniziative promozionali; nel contempo, si è dato il via ad un esperimento di segnaletica turistica di elevatissima qualità (con la riproduzione quasi realistica dei quadri di Pellizza, Morbelli e Carrà), integrata con la segnaletica stradale turistica già realizzata in Provincia di Alessandria a partire dal 1996.

In conclusione, bisogna prendere atto del fatto che gli amministratori e dirigenti provinciali e regionali preferiscono affrontare, sviluppare e finanziare in modo flessibile, anno per anno, le singole iniziative - specie se connesse a manifestazioni di più immediato ritorno di immagine - dimostrando invece una certa riluttanza a vincolarsi a una visione strategica e sistemica, che implicherebbe la destinazione prioritaria al Sistema di ingenti risorse proprie e di quote significative di finanziamenti esterni (cioè di apporti regionali, delle Fondazioni bancarie o di sempre più improbabili sponsorizzazioni private).Occorre, quindi, impostare in modo diverso l’approccio "politico", per garantire il sostegno delle istituzioni provinciali e regionali che sinora sono state estremamente sensibili soprattutto alla promozione di grandi eventi turistico-culturali: a riprova di ciò, dopo quelli citati in precedenza, si sta già organizzando l'ormai prossimo V Centenario della nascita di S.Pio V (2004) che avrà ancora una volta come fulcro un progetto di Museo, quelli di Santa Croce a Bosco Marengo.È già stato, e potrà essere ancora, di grande importanza l'interesse più volte dimostrato dagli organi di stampa locale, che hanno dedicato ampi spazi al progetto e ad alcune sue attività (spazi non retribuiti, è bene sottolinearlo a scanso di equivoci!), ed anche il fatto che i musei sono diventati protagonisti di importanti iniziative istituzionali come la "Conferenza provinciale del Turismo", a testimonianza di una crescente attenzione politica.Mi piace ricordare che la prima Conferenza pubblica di presentazione del progetto (31 gennaio 2002, Palazzo Guasco), convocata in modo semi-carbonaro in una mattina di metà settimana, ha registrato una straordinaria partecipazione di amministratori locali e operatori del settore - certo non tutti quelli che avrebbero

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voluto esserci, essendo stati tagliati fuori a causa dell'orario quasi tutti i volontari - costringendo a chiamare d'urgenza in sala Amministratori provinciali e organi di stampa. Il segreto sta, a mio parere, nel riuscire a stendere al di sotto della superficie “spettacolare” delle manifestazioni una sottile ma duratura trama di rapporti di cooperazione, scambio e collaborazione professionale ed anche reciproca fiducia e amicizia tra tutti i soggetti coinvolti (siano essi funzionari pubblici, responsabili di associazioni, operatori culturali, studiosi o altre persone sensibili e disponibili), tale da costruire “dal basso” una vera rete di scambio, che tragga dai “Grandi eventi” e dagli altrettanto eclatanti progetti di valorizzazione culturale di grandiose realtà monumentali (la Cittadella di Alessandria, il Forte di Gavi, il Museo dei Campionissimi, Santa Croce di Bosco Marengo e pochi altri) la linfa vitale per mantenere e consolidare un sistema di valorizzazione culturale e turistica del territorio.Sono certo che la partecipazione attiva ai grandi Eventi e alle occasioni di discussione e attuazione del progetto di “Sistema” sono servite a dare maggiore consapevolezza e “forza contrattuale" soprattutto ai Responsabili delle strutture museali del nostro territorio, i quali meritano quindi - nel rispetto del codice deontologico dell'ICOM, o almeno del D.M. 569/92 in materia di sicurezza! - di essere formati e qualificati dalle rispettive amministrazioni come "Direttori di Museo", con le prerogative di autonomia gestionale e scientifica che gli spettano.

IN C.D.S. INIL SISTEMA DEI MUSEI DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: ANALISI DELLA DOMANDA E DELL'OFFERTA MUSEALE (A CURA DI E.ERCOLE), QUADERNI DI ASTISS, DIFFUSIONE IMMAGINE ED., ASTI (prev. 2004)

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DOCUMENTO n. 1

PROVINCIA DI ALESSANDRIA

Alessandria, ________________________

n.prot.gen. _______________________

all. n. ___________________________

rif. a nota del _____________ n. _____

Oggetto: Progetto per la seconda fase del Sistema dei Musei della Provincia di AlessandriaDOMANDA DI FINANZIAMENTO

Ill.mo Signor Assessore alla CulturaRegione Piemonte10100 TORINOalla c.a. del Direttore Beni culturali __________________________________

Proseguendo la collaborazione proficuamente instaurata in occasione dei precedenti progetti di valorizzazione dei beni culturali della Provincia di Alessandria, desidero rinnovare alla Regione Piemonte - Assessorato alla Cultura - la richiesta di partecipare, con un proprio contributo finanziario e organizzativo, al progetto di avvio del “Sistema dei Musei” della Provincia di Alessandria.

Il progetto è finalizzato alla realizzazione di una o più reti dei Musei sul territorio alessandrino, partendo dai diversi rapporti già instaurati dalla Provincia con i diversi Comuni, Enti o Associazioni titolari o promotori dei Musei, e dal progetto già sviluppato nel corso del 2001 a seguito del primo finanziamento.

E' appena il caso di ricordare che tale materia rientra tra quelle espressamente previste ai sensi dell'art. 126 della L.R. 5/2001, integratica della L.R. 44/2000, in materia di competenze provinciali nel settore della valorizzazione e promozione dei sistemi di servizi ai beni culturali.

Si richiede pertanto un contributo finanziario con riferimento all'allegato progetto e relativo budget previsionale; in attesa di un cortese cenno di riscontro, restando a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o informazione (Assessorato alla Cultura - tel. ……………).

Cordiali saluti.

IL PRESIDENTE

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PROGETTO

Coordinamento: Referente amministrativo per la Provincia di AlessandriaReferente dell'Università del P.O.Referente dello staff di consulentiReferente della Conferenza dei responsabili dei Musei

Sede: Palazzo Guasco (Sede del Servizio Cultura) per le attività di rete che necessitano di una struttura localizzata.

MOTIVAZIONI:

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Il riferimento normativo è costituito dall'art. 126 della L.R. n. 5/2001 (integrativa della L.R. n. 44/2000), in materia di competenze provinciali nel settore della valorizzazione e promozione dei sistemi di servizi ai beni culturali; lo scopo è di studiare e sperimentare preliminarmente alcune modalità di azione sinergica tra musei, monumenti, biblioteche e archivi, aree archeologiche, ecc., con il supporto e il coordinamento della Provincia, che fa da tramite rispetto alle indicazioni tecnico-amministrative del Settore Musei e Patrimonio della Regione, nonché delle Sovrintendenze competenti.Essendo in corso la predisposizione di un DDL regionale relativo all'istituzione del "Sistema museale regionale", si ritiene quindi che la Provincia di Alessandria possa costituire un ideale spazio di sperimentazione e verifica dei meccanismi previsti, al fine di verificarli in una sede non metropolitana e non particolarmente vocata al turismo culturale, ma ricca di prospettive e di progetti significativi che richiedono necessariamente un forte sistema "a rete".

Nel 1999 è stato avviato un progetto LSU per la “Creazione di una rete informatizzata per la gestione e la fruizione dei beni museali presenti sul territorio”; sulla base dell'indagine realizzata (dati disponibili integrati con interviste telefoniche) si è avviata la prima fase del progetto di “Sistema dei Musei” (DGP n.632 del 23/09/99) che coinvolgeva i Comuni, Enti e soggetti privati che dispongono di una struttura museale (o la stanno progettando/realizzando) e che hanno chiesto sotto diverse forme la collaborazione o l'assistenza tecnica della Provincia di Alessandria;

L’indagine ha dimostrato un eccezionale sviluppo di strutture e progetti a carattere museale, il cui numero raggiunge e supera le 80 unità, evidenziando il fatto che:- non sono ancora definiti gli standard minimi per l'accettazione di un progetto di museo- gran parte degli interventi sono limitati alle strutture edilizie- è estremamente carente il personale museale qualificato e con precisi ruoli e responsabilità- esistono notevoli difficoltà per l'informazione, la formazione e la gestione di minimi servizi- occorre incrementare la sensibilità e consapevolezza degli interessati (amministratori, associazioni, collezionisti, privati, ecc.)- il livello di servizi complessivamente offerto (giorni e ore di apertura, visite, cataloghi, ecc.) è - salvo rare eccezioni - assai carente anche in strutture pubbliche.

* E' stato quindi redatto Il Progetto per la I Fase che prevedeva in particolare: organizzazione di un ciclo di incontri tra tutti i soggetti pubblici e privati interessati completamento e aggiornamento dell'indagine sui Musei della Provincia realizzazione della proma indagine sui visitatori (oltre 400 interviste, tesi di laurea) realizzazione del sito Internet del sistema (all'interno del sito della Provincia) istituzione di Premi per tesi di laurea specifiche sull'argomento istituzione della Conferenza dei Direttori e dei Responsabili delle strutture culturali attivazione di una collaborazione continuativa ed istituzionale (Protocollo e Convenzioni

di ricerca) con l'Università del Piemonte Orientale - Corso di Gestione dei Beni territoriali

coinvolgimento e coordinamento di altri settori della Provincia (stampa, turismo, beni ambientali, pianificazione territoriale, assistenza ai Comuni, formazione professionale, informatica, ecc.) e di Enti esterni (ALEXALA, Ass.Torino Città Capitale Europea, ecc.)

adesione della Provincia di Alessandria, attraverso il Museo della Battaglia di Marengo, a Federculture e all'ICOM al fine di acquisire e mettere a disposizione del Sistema i relativi servizi e documentazione

organizzazione di giornate di studi sui problemi dei Musei della Provincia studio del logo e della grafica coordinata del sistema avvio del centro di documentazione (Palazzo Guasco), finalizzato anche alla promozione

della catalogazione con il sistema informatico "Guarini" coordinamento e promozione dell'adesione all'Abbonamento Musei "Torino Piemonte"

La prima fase è stata approvata e finanziata dalla Regione Piemonte ed è in corso di realizzazione con il coinvolgimento di tutte le realtà provinciali, che stanno dimostrando crescente interesse e coinvolgimento nel progetto. L'Università del Piemonte Orientale (Sede di Alessandria- Facoltà di Scienze Politiche, avendo attivato un corso triennale specifico sulla valorizzazione turistico-culturale ed ambientale del

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territorio (Gestione dei Beni Territoriali e Turismo), ha stipulato un Protocollo d'intesa con la Provincia e una Convenzione di Ricerca - tramite il Dipartimento POLIS - , che consente notevoli ed innovative forme di collaborazione e reciproco sostegno scientifico e formativo.

MODALITA' ORGANIZZATIVE DELLA II FASE:- Aggiornamento del Censimento delle strutture e orario coordinato- ripetizione dell'indagine sui visitatori e relativa pubblicazione- realizzazione di una prima Guida e del manifesto del Sistema (con relativo “logo”)- Ciclo di convegni sul Sistema dei Musei- Seminario-laboratorio di formazione per operatori dei musei e dell'Università- Studio e sperimentazione di percorsi tematici o per aree geografiche, con la conseguente

realizzazione di sistemi di promozione e fruizione comune - Partecipazione a iniziative turistiche e fieristiche (BIT, Salone dei Beni Culturali, Salone del

Restauro, ecc.)- Studio e realizzazione di iniziative di animazione e didattica- Corso di aggiornamento per Guide turistiche museali- Sviluppo dei progetti percorsi di valorizzazione ambientale e paesaggistica- Studio e avvio di un archivio fotografico e video- Avvio della fase di studio e promozione della catalogazione in "Guarini"

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BUDGET COMPLESSIVO per l'ideazione e la realizzazzione del sistema dei musei della provincia di Alessandria

SPESE

I Fase (2001)Completamento e aggiornamento periodico dell'indagine sui musei € 5.000Realizzazione e continuo aggiornamento di pagine web 6.500Studio del logo e realizzazione di un manifesto dei musei 4.000Realizzazione di una guida a schede dei musei e rubrica sui giornali 8.000Studio percorsi educativi e di animazione 11.500Mostre tematiche e/o stand itinerante 10.000Indagine sui visitatori (ogni tre anni) 7.500Collaborazione con l'Università (borse, stages, ecc.) 5.000Ciclo di Convegni tematici 5.000Totale € 62.500

II Fase (2002)Aggiornamento dell'indagine sui musei € 1.000Aggiornamento di pagine web 1.000Animazione e sviluppo dei percorsi educativi e di animazione 2.500Giornate di formazione per il personale dei musei 9.000Catalogazione museale 14.000Organizzazione sottosistemi tematici 10.000Studio di percorsi sul territorio 3.000Consulenza per l'allestimento museale 5.000Consulenza per lo studio e verifica degli standard di qualità e risorse 7.500Analisi e coordinamento dei servizi aggiuntivi in rete 7.500Totale € 60.500

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Gestione a regime (2003-…)Aggiornamento dell'indagine sui musei € 1.000Aggiornamento di pagine web 1.000Animazione e sviluppo dei percorsi educativi e di animazione 2.500Giornate di formazione per il personale dei musei 4.000Catalogazione museale 4.000Consulenza per l'allestimento museale 2.500Consulenza per lo studio e verifica degli standard di qualità e risorse 2.500Analisi e coordinamento dei servizi aggiuntivi in rete 2.500Indagine sui visitatori (ogni tre anni) 7.500

Totale annuo € 27.500

ENTRATE

I Fase (2001) Regione Piemonte € 30.000Provincia di Alessandria 12.500Fondazione CR Alessandria 10.000Comuni partecipanti 10.000Totale € 62.500

II Fase (2002)Regione Piemonte € 30.000Provincia di Alessandria 10.500Fondazione CR Alessandria 10.000Comuni partecipanti 10.000Totale € 60.500

Gestione a regime (2003-…)Regione Piemonte € 15.000Provincia di Alessandria 7.500Comuni partecipanti 5.000Totale annuo € 27.500

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VOLONTARIATO PER I BENI CULTURALI: POTENZIALITÀ E CRITICITÀ

Non è facile, mai e per nessuno, parlare in modo corretto e a ragion veduta del volontariato, ed in particolar modo di un settore articolato e dalle mille sfaccettature come il volontariato culturale o, per essere più precisi, il volontariato dei beni culturali; figurarsi se poi ci si azzarda a farlo in un modo che, pur dando atto del massimo rispetto e della più profonda attenzione che deve essere riconosciuta a chi si spende gratuitamente a favore del nostro Patrimonio culturale ed ambientale, tende a mettere realisticamente in luce criticità e limiti del ruolo del volontariato in questo settore, strategico per lo sviluppo futuro di vaste aree del nostro Paese.Per questa ragione, e per chiarire sin dall’inizio dell’esposizione che i concetti che saranno esposti non derivano dalle elaborazioni teoriche, astratte e un po’ prevenute di un “professionale” ma si basano, anzi, su molti anni di esperienza diretta - maturata tanto nell’Amministrazione che nel vasto mondo del volontariato sociale e culturale - mi vedo costretto a soffermarmi preliminarmente sul singolare background professionale e personale che mi ha indotto e forse mi dà titolo (certo con un po’ di presunzione) per svolgere questo difficile e rischioso esercizio dialettico. D’altro canto so già, per averne fatta diretta e recente esperienza1, che alcune delle posizioni e proposte che sto per formulare non incontrano - almeno per ora - i favori di autorevoli esperti del settore, in particolare di quelli più sensibili e attenti2 a preservare una visione più pura e “romantica” del volontariato; quella, per intenderci, che considera lesivo dello spirito (se non della lettera) dell’art. 2 della L. 266/91, che - come noto - regola il fondamentale principio della gratuità della prestazione, addirittura la concessione dei crediti formativi scolastici o universitari, che certo non possono essere ritenuti una retribuzione.Peraltro tengo sin d’ora a sottolineare che le ipotesi di lavoro contenute nella seconda parte di questa esposizione tengono conto in primis dei principi fondamentali della Legge Quadro sul Volontariato e, solo in seconda battuta, tentano di conciliare - nel modo pragmatico che è tipico di chi deve affrontare e risolvere quotidianamente problemi di diretta gestione di eventi e strutture culturali - lo spirito del “volontario D.O.C.” con quello decisamente più imprenditoriale di settori sempre più vasti dell’associazionismo culturale.3

1 Questo articolo si basa infatti sulla relazione tenuta nell’ambito del gruppo di lavoro n.6 sul Volontariato culturale in occasione della “tre giorni del volontariato” che si è svolta a Torino sul tema Il volontariato nel terzo millennio: un incontro tra generazioni (Lingotto, 23-25 Febbraio 2001); dall’incontro sul tema “VOLONTARIATO E CULTURA” tenutosi il 24 febbraio all’Archivio di Stato di Torino è infatti scaturito un documento conclusivo che non ha recepito nessuna delle mie suggestioni e provocazioni, che pure sono state condivise da molti dei partecipanti. 2 È questa in particolare la posizione, autorevole e per certi versi condivisibile, espressa nel dibattito ricordato alla nota precedente da Maria Pia BERTOLUCCI (Centro Nazionale per il Volontariato); v. Solidali con l'Arte, Secondo Rapporto sul volontariato per i beni culturali e artistici in Italia, a cura di Maria Pia BERTOLUCCI - Ed. Fondazione Agnelli, Torino 1997 3 Un esempio assai qualificato di questa filosofia nuova può essere fornito dagli atti del Convegno Museo Italia. La risorsa del volontariato al servizio dei Beni Culturali (Magliano Alfieri, 27.3.1999), a cura di Daniele MANZONE - Ed. Associazione culturale “Turismo in langa”, Alba 2000.

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1. L’esperienza professionale che sta alla base di queste riflessioni è quella di direttore del Museo di Marengo (Alessandria) che ha basato e basa una parte sostanziale delle sue attività - in particolare quelle promozionali e di animazione, ma non solo - su associazioni di volontariato: soggetti privati ai quali la Provincia di Alessandria ha affidato in occasione del Bicentenario della Battaglia di Marengo non solo la gestione dei servizi aggiuntivi del museo ma soprattutto l’organizzazione e realizzazione concreta di gran parte delle manifestazioni celebrative, culminate con la rievocazione storica della battaglia ma anche con mostre, concerti e spettacoli che hanno coinvolto complessivamente circa 25.000 spettatori; il tutto a fronte di un budget affidato alla responsabilità diretta delle stesse associazioni (una in particolare) pari a quasi 700.000 Euro, di cui circa 100.000 € reperiti direttamente dalle associazioni tramite sponsorizzazioni o altre forme di autofinanziamento.Va detto subito che questa esperienza, se ha dato esiti sostanzialmente positivi per l'organizzazione del grande evento (cioè dell'occasione in cui è più facile mobilitare attenzione, entusiasmo e risorse umane), risulta insoddisfacente - almeno per ora - per la gestione dei servizi aggiuntivi del museo e del sito, che di fatto i volontari non hanno saputo assicurare pur a fronte della proposta di una formale convenzione.Il museo ha anche visto, poche settimane prima di quell’evento, lo svolgimento dell’esercitazione conclusiva di un Corso di Protezione Civile dei beni culturali, con un’esperienza pilota forse unica in Italia - mentre è routinaria in Svizzera - che si tenterà di ripetere ed estendere nei prossimi anni ad altre realtà museali analoghe; anche qui però si sono riscontrati problemi per la consegna al museo dei risultati definitivi dell'intervento svolto dai volontari (repertorio delle schede, foto, piano di sicurezza, etc.), che non sono stati utilizzabili concretamente.Sempre nell'ambito della provincia di Alessandria si registrano altri rilevanti casi di strutture o eventi culturali ideati e realizzati dal volontariato, pur se in stretta sinergia con gli Enti Locali. Proprio questa sommatoria di esperienze, non credo unica ma certo ampia, mi induce a leggere con una certa sorpresa e perplessità i dati del recente Rapporto biennale sul Volontariato in Italia, da poco edito (2000) dal Dipartimento per gli Affari Sociali, nel quale - a fronte del 12.3% di organizzazioni che svolgono attività culturali, cui si aggiunge l’1.4% di volontariato dedito ai beni culturali - non si è ritenuto necessario dedicare un capitolo specifico del rapporto al volontariato culturale, così come avviene invece per quello sociale, della giustizia, ambientale, di protezione civile o internazionale; si noti che questo dato non è omogeneo a livello nazionale, se si pensa che in Umbria e Molise si supera il 20% e nella Provincia di Bolzano si arriva al 34%, mentre in Regioni di grande rilievo turistico-culturale si supera appena (Liguria e Toscana) o addirittura si resta al di sotto (Valle d’Aosta, Piemonte, Marche, Sardegna) della soglia del 10%. Il fatto che il volontariato culturale abbia così poca visibilità è forse dovuto alla frequente e in parte spiegabile confusione con l’associazionismo culturale (cosa evidentemente diversa), ma anche alla scarsa omogeneità e al ruolo ancora marginale assunto da questo settore rispetto ad altri - quello socio-sanitario e quello di protezione civile in particolare - che ormai si collocano su un piano di sostanziale parità e reciproco rispetto nei confronti dell’interlocutore pubblico.

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Lo stesso Rapporto si sforza di spiegare questa omissione, sostenendo che il volontariato culturale non viene esaminato approfonditamente poiché “è evidente che il volontariato ambientale condivide molti tratti con quello artistico-culturale”, citando ad esempio il caso di Italia Nostra: una spiegazione assai poco convincente, che non tiene conto del fatto che ormai gli interlocutori ministeriali e territoriali sono del tutto diversi, come pure la sensibilità e attenzione dell’opinione pubblica (anche politica) verso i rispettivi ambiti e interessi.Eppure va sottolineato con forza il ruolo fondamentale che il volontariato culturale (o meglio il settore a prevalente vocazione culturale del Volontariato) può svolgere non solo per il Patrimonio culturale nazionale ma anche per gli altri settori del volontariato stesso, in termini di educazione e formazione del personale, di comunicazione verso l’opinione pubblica e i media, di sinergie programmatorie e operative (queste sì con il settore ambientale, ma anche con la protezione civile) ed altro ancora: basti pensare all’utilità di creare gruppi specializzati di protezione civile dei beni culturali, o alla possibilità di ospitare presso musei o altri siti culturali sedi operative di altre organizzazioni di volontariato o, ancora più semplicemente, di allestire musei, curare e promuovere mostre o realizzare e diffondere pubblicazioni relative ad altri settori del volontariato. Per usare un facile slogan, il volontariato della cultura può fare davvero moltissimo per la “cultura del volontariato”.

2. Entrando a questo punto nel vivo del problema, è appena il caso di richiamare - essendo materia che ha ispirato ormai moltissimi convegni, studi e pubblicazioni - le basi normative e gli aspetti gestionali ed economici del rapporto tra il pluricentrico mondo della cultura (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Istituti specializzati, Soprintendenze, Università, Regioni, Province, Comuni, Parchi, Ecomusei, Istituzioni e quant’altro, purtroppo ancora in ordine inverso rispetto alla logica della sussidiarietà) e l’altrettanto composito mondo del volontariato. Riprendendo ed integrando l’art. 8 della Legge n. 352/1997, l’articolo 105 “Accordi per la promozione della fruizione” del Testo Unico dei Beni Culturali (D.Lgs. n. 490/1999), peraltro concepito e scritto per i beni culturali di diretta gestione dello Stato - che, contrariamente a quello che continua a ritenere il nostro Ministero, sono solo una parte del Patrimonio culturale dell’Italia - prevede, specificando che il fine del legislatore è “promuovere e sviluppare la fruizione dei beni culturali”, la possibilità di “stipulare apposite convenzioni con le associazioni di volontariato che svolgono attività per la salvaguardia e la diffusione della conoscenza dei beni culturali”.Il testo, contorto nella sua semplicità come è nelle migliori tradizioni giuridiche nazionali, sembrerebbe limitare l’attività proprio alle funzioni di “salvaguardia” (termine tecnico che la normativa internazionale dell’UNESCO riferisce alla prevenzione, pratica fondamentale ma pressoché sconosciuta da noi) e di “diffusione della conoscenza” tipica delle associazioni di promozione culturale; il riferimento alla ben più delicata materia della valorizzazione (intesa anche nello spirito della Legge Ronchey) è lasciato ambiguamente alla formula preliminare, l’unica che fa cenno al concetto fondamentale di “fruizione”, cioè di apertura al pubblico dei monumenti in modo qualificato e magari non antieconomico.

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Come è noto ai giuristi, la normativa appena ricordata non vincolerebbe la gestione dei musei civici e provinciali, né quella dei beni culturali direttamente gestiti da enti locali o altri soggetti diversi dallo Stato, ed infatti in qualche situazione fortunata i bookshop esistevano anche prima della “Ronchey” e, soprattutto, le associazioni di volontariato culturale hanno sempre curato, promosso, sostenuto e fatto visitare - pur tra mille difficoltà - i beni culturali del nostro immenso e ricchissimo Paese; ma, tant’è, c’è voluto il Testo Unico perché le Soprintendenze (che tendono ancora a considerare "proprietà" dello Stato italiano, se non del singolo funzionario, beni che per convenzione internazionale sono da ascriversi a Patrimonio dell’Umanità o comunque a patrimonio della collettività locale che in essi vede la testimonianza materiale della propria identità storica) e le molte Amministrazioni locali meno illuminate accettassero definitivamente il nuovo corso, accogliendo e impiegando finalmente i volontari nei musei, nei palazzi storici e nelle aree archeologiche.

3. È proprio a questo punto che scatta la questione capitale: che cosa possono fare i volontari oltre alla “bassa manovalanza” (cosa su cui tutti sono concordi, e che peraltro non è da ritenere per principio disdicevole) e alle benemerite iniziative di promozione, animazione o raccolta fondi, tipica degli Amici del Museo? 4

Qui deve entrare in gioco lo strumento delle “apposite convenzioni” che, come è tipico della materia amministrativa e contrattuale, fanno "legge" tra le parti in causa laddove la normativa nazionale non ha voluto (per fortuna) entrare nel dettaglio, e quindi può adattarsi al caso concreto e alla volontà degli interlocutori.Una situazione ancora inusuale per la burocrazia nazionale (statale o locale, poco cambia), capace di gettare nel panico molti funzionari pubblici abituati a ritenere che ciò che la legge non dice espressamente deve ritenersi vietato. Ma anche un'opportunità flessibile e innovativa, grazie alla quale un direttore di museo dotato di media fantasia può permettersi - sempre nel rispetto della normativa di tutela - di inventare strumenti e modalità del tutto nuove e originali, alla sola condizione che siano conformi agli indirizzi e conseguano gli obiettivi assegnatigli dalla sua Amministrazione: e a quel punto la Soprintendenza potrà magari sospirare ed esprimere riserve, ma almeno dovrà ricredersi in caso di esito positivo, come avviene il più delle volte, dell’esperimento.Quali sono dunque le azioni innovative che un volontariato culturale qualificato e dinamico può proporre all’Ente suo interlocutore?Penso innanzi tutto alla progettualità, intesa non solo come ideazione di soluzioni tecniche ai problemi interni alla struttura ma anche come elaborazione di proposte da sottoporre agli Enti finanziatori (Regioni, Ministero, Fondazioni bancarie, Comunità Europea, etc.) per nuove iniziative o strutture, oppure per lo sviluppo o il recupero di quelle esistenti.In secondo luogo lo studio, si può pensare alla realizzazione e alla gestione di quei “servizi aggiuntivi” che nella stragrande maggioranza dei nostri musei e siti culturali non potranno mai suscitare gli appetiti delle grandi agenzie e imprese del settore, e neppure consentire un giro di affari tale da rendere economica una

4 Non si vuole assolutamente, con questo, sminuire il ruolo e la funzione degli Amici del Museo, che in decine di strutture museali italiane svolgono un'essenziale funzione di "braccio secolare" del nostro Patrimonio; v. A. GRANDI CLERICI, Riflessioni sul volontariato in Italia e all'estero, in Musei Italiani verso l'Europa, ICOM Italia, Fiesole 1997, p. 67.

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gestione professionale affidata anche solo, escludendo comunque personale di ruolo, a cooperative o singoli operatori a contratto.Esiste infatti per il volontariato la possibilità di offrire al pubblico, a pagamento o meglio ancora a offerta5, opportunità interessanti come visite guidate, animazione e didattica, iniziative editoriali o promozionali, il cui introito può finanziare il museo o la stessa associazione; se poi a questo si unisce un'efficace azione di fund raising presso le aziende del territorio, ecco garantita una pur modesta e parziale (certo non più del 20%) fonte di autofinanziamento per i piccoli e medi beni culturali.Soprattutto, i volontari possono garantire all’Ente proprietario del bene (Comune, Provincia, Parrocchia o Diocesi, magari anche lo Stato) il loro apporto tecnico specializzato in termini di vigilanza, controllo, sicurezza antifurto e antincendio, a garanzia tanto delle collezioni che dei visitatori: servizi che pochi musei, anche di media dimensione, possono oggi dire di possedere a un livello adeguato.Fin qui nulla di particolarmente significativo o innovativo, certamente: in molte, moltissime realtà locali tutto ciò già avviene, con ottimi risultati qualitativi e quantitativi; sono decine, se non centinaia, gli esempi di progetti innovativi finanziati, di soluzioni originali, di risultati eclatanti e di grande successo, di felice rapporto pubblico-privato privo di rischiose speculazioni.Però si tratta comunque di una situazione frammentata, disorganica, occasionale che, soprattutto, è strettamente vincolata al caso singolo, all’iniziativa personale, alla sensibilità e duttilità del singolo Assessore, Soprintendente o Direttore di museo: quasi mai iniziative organiche, condivise e fatte proprie dal sistema, in una parola, diventate “normali”. Sembra quasi sempre trattarsi, almeno all'apparenza, del riconoscimento di fatto, da parte di singoli Enti, della validità delle proposte e delle attività di singole associazioni di volontariato, spesso in virtù di un rapporto fiduciario e di apprezzamento personale nei confronti dei singoli referenti organizzativi o scientifici dell’associazione in questione.Ma purtroppo il legislatore, statale e regionale, ha sinora dato prova di scarsa fiducia nella qualità scientifica e manageriale delle organizzazioni di volontariato culturale e dei singoli componenti o collaboratori che vi prestano un’opera certamente gratuita e spontanea, ma che non per questo non deve essere riconosciuta - quando ve ne sono i requisiti, come nel caso della cura di un allestimento permanente, di una mostra o di un catalogo, di un intervento di restauro o della partecipazione ad uno scavo archeologico, purché svolto correttamente con la supervisione o secondo le indicazioni dell’autorità di tutela - come prestazione di livello “professionale”, pienamente valida ai fini del curriculum anche nel caso di concorsi pubblici.Se per gli studenti delle scuole superiori è già una realtà la valutazione dell’attività svolta nel servizio volontario quale “credito formativo”, con particolare riguardo all’acquisizione di un’esperienza sociale e civile, certamente andrebbe incoraggiata la valutazione del servizio di volontariato qualificato per gli studenti degli Istituti d'Arte, delle Accademie ed universitari: nel caso specifico del volontariato culturale, il sistema dei crediti formativi potrà riguardare non solo i 5 Si può ritenere che, almeno per strutture medio-piccole, l'introito complessivo dei biglietti di ingresso al netto delle spese di riscossione non superi - a parità di visitatori - le entrate derivanti dalle offerte depositate in un contenitore al termine di una bella visita (magari con un'esauriente spiegazione del loro utilizzo); cfr. W. SANTAGATA, Musei: il prezzo giusto e D.JALLA, La gestione economica dei musei, in Per una nuova museologia, a cura di G.PINNA e S.SUTERA, ICOM Italia, 2000, p. 22sgg-36 sgg.

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Corsi di laurea in conservazione e restauro, archeologia, museologia, architettura e museografia, storia e storia dell’arte, ma anche etnologia e antropologia, scienze naturali e naturalmente quelli relativi al diritto e all’economia della cultura; senza contare che molte delle relative tesi di laurea possono utilmente svolgersi (come a volte già si verifica) presso gli stessi musei o beni culturali, consentendo allo studente di impegnarsi in una ricerca concreta e dai risultati utilizzabili, che può costituire quindi una prima opportunità occupazionale. Inutile dire che è in ogni caso auspicabile che l’impegno iniziato come studente prosegua nell’associazione di volontariato come tecnico volontario qualificato6.Questo principio dovrebbe, a mio avviso, valere anche per il personale di ruolo delle diverse Amministrazioni pubbliche, che acquisiscono talvolta nell’attività volontaristica esterna quelle esperienze e professionalità (ad esempio frequentando o tenendo lezioni in corsi di formazione o aggiornamento, oppure nel caso di interventi in situazioni di protezione civile) che poi spendono nella professione: è esattamente il contrario di quanto dovrebbe logicamente avvenire, ma chi conosce l’amministrazione pubblica della cultura - almeno negli enti locali - sarà d’accordo con me che si tratta di una situazione consueta, che dovrebbe almeno essere incentivata, riconosciuta e valutata dall’Ente di appartenenza.Insomma, bisogna che l’amministrazione pubblica abbia molta più fiducia - non solo nelle situazioni di crisi o di necessità - nel sistema del volontariato culturale, o almeno nell’insieme dei singoli operatori qualificati che in modo gratuito e disinteressato (ma non per questo meno competente) si mettono a disposizione del Patrimonio.

4. Tentando di sviluppare, a questo punto, una proposta operativa che ha già incontrato le prime critiche7 ma anche autorevoli consensi, provo a prefigurare per il settore dei beni culturali una metodologia di rapporti tra la mano pubblica e il volontariato mutuata dal settore sanitario, ed in particolare dal nuovo sistema di soccorso collegato all’attivazione da parte delle Regioni del numero unico “118” di pronto soccorso sanitario: un ambito nel quale è richiesto al volontariato il massimo grado di compenza ed esperienza, a un livello di responsabilità che non può certo essere reputato inferiore rispetto a quello della conservazione dei beni culturali!Come è noto a chi pratica l’ambiente del volontariato socio-assistenziale, i sistemi regionali si sono strutturati - ferma restando la forte presenza della struttura pubblica in ambito di pianificazione, coordinamento e controllo tecnico

6 Prevenendo un’ovvia obiezione a questo concetto, chiarisco che lo sbocco professionale e l’attività volontaristica non debbono mai sovrapporsi, per l’evidente rischio di “contaminazione” e di turbativa dello spirito volontario e gratuito dell’associazione; tuttavia è auspicabile che un’organizzazione di volontariato culturale possa contare - così come avviene per il volontariato socio-sanitario o di protezione civile - su personale adeguatamente qualificato, retribuendolo solo nei casi (rarissimi) in cui lo impiega in modo professionale e continuativo; sarebbe del tutto utopistico pensare che tutte le attività di tipo tecnico-professionale prestate nel settore dei beni culturali possano e debbano essere retribuite, per una elementare ragione di assoluta carenza di risorse, ma neppure è logico sostenere che un volontario qualificato non possa spendersi e fare un’esperienza gratuita ma professionalizzante se l’Associazione glie ne dà l’opportunità: cosa questa che peraltro avviene di frequente, anche se con uno scarso riconoscimento formale.7 Si veda la nota 2; in senso favorevole alla proposta si è invece espresso di recente il Prof. D. REI che si occupa di volontariato culturale nell'ambito del Master in Management delle Organizzazioni Non Profit (Facoltà di Scienze Politiche- SAA Università di Torino); v. D.REI, Gratuità: un'etica per il Terzo Settore, in "Animazione Sociale" n. 12, 1999.

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specialistico - sulla base di convenzioni tra le ASL e le organizzazioni di volontariato più qualificate (non necessariamente tutte), con la previsione di un meccanismo formale e molto selettivo di formazione, selezione e accreditamento dei volontari impegnati (anche in questo caso, non tutti gli aderenti alla singola associazione o sede) che solo a queste condizioni sono abilitati a svolgere servizi di livello professionale, sempre a patto che diano la loro disponibilità volontaria. Il passaggio dal volontariato più puro ed “eroico” (forse più disinteressato e ricco di ideali, ma con qualche rischio in più per l’incolumità fisica dei malcapitati che si trovavano costretti a doverne usufruire) a quello più tecnocratico e burocratico dei corsi regionali non è stato indolore, ma in realtà la vera “droga” del volontariato delle ambulanze sta risultando la corsa alle Convenzioni riccamente remunerate con i soldi della Sanità pubblica regionale, e non certo lo sforzo di qualificazione tecnica dei volontari soccorritori.Poiché nel nostro ambito l’ipotesi di convenzioni finanziate dal Ministero per i Beni e le Attività culturali - come pure da Regioni ed Enti Locali - è da escludere nel 99% dei casi di gestione dei beni culturali locali (e, come già detto, non c’è da aspettarsi di più dagli introiti dei servizi aggiuntivi, anche se gestiti in regime di onlus) resta solo l’aspetto incentivante e qualificante della valutazione e del conseguente “accreditamento” regionale per i volontari che verrebbero riconosciuti idonei a svolgere funzioni di supporto tecnico specialistico, fino al livello di “Conservatore volontario”, allo scarso personale dei musei e dei siti archeologici o monumentali, e in alcuni casi - si pensi soprattutto alle situazioni di rischio o di calamità - anche delle stesse Soprintendenze.Non è dunque necessario limitare il discorso a volontari restauratori o conservatori, che sono sicuramente la categoria più controversa e indigesta per i detentori del “potere culturale”, i quali si ostinano a vagheggiare una velleitaria perfezione tecnico-scientifica quale appannaggio esclusivo delle strutture Ministeriali (ma sorvolano disinvoltamente sullo sfacelo reale del nostro Patrimonio diffuso), quando esistono vastissimi spazi per l’impiego di personale volontario qualificato per le mansioni relative all’allestimento e alla inventariazione; i volontari vanno soprattutto indirizzati laddove c'è il vuoto assoluto, cioè alla schedatura di sicurezza - quando finalmente il Ministero capirà la differenza rispetto alla nostra pachidermica catalogazione8 - alla predisposizione di piani di prevenzione e sgombero, alla manutenzione ordinaria, al trasporto in sicurezza, alla gestione dei magazzini e depositi attrezzati, alla fruizione qualificata e alla sorveglianza attiva (non quella dei Custodi, per intenderci) o infine alla predisposizione della cartografia dei beni culturali del territorio.Non è superfluo sottolineare che la formazione e il continuo addestramento di questo personale volontario richiede di svolgere serie e periodiche esercitazioni all’interno delle strutture museali, che possono peraltro coincidere (come avviene

8 Questa considerazione, peraltro largamente condivisa, è basata su una diretta esperienza di collaborazione alla schedatura integrale (2 giorni) di una Chiesa del XV secolo nel Canton Ticino, svolta da personale federale e cantonale della P.C. svizzera; si veda il semplice e chiarissimo Manuale della protezione dei beni culturali (a schede, Berna 1992), correttamente basato sulla Convenzione UNESCO dell’Aja del 1954 e corredato di una bella scheda di 4 pagine, per lo più incentrate sulla corretta conservazione ed evacuazione del bene, mentre l’ultima pagina è rubricata “Foglio dei dettagli” e contiene tutte le informazioni (quasi inutili) su cui invece si basa totalmente la nostra bizantina scheda di catalogazione ministeriale.

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in Svizzera) con l’allestimento di mostre, il trasloco di sale del museo o più semplicemente l’effettuazione di lavori di manutenzione. È altresì necessario raccomandare anche per i volontari dei beni culturali l’integrale applicazione di tutti i benefici (permessi, flessibilità nell’orario di lavoro, possibilità di precettazione, etc.) ormai generalmente riconosciuti agli altri volontari in caso di calamità o di addestramento: è indubbio che essi ne hanno già diritto, ma non credo che siano molti i casi di integrale applicazione, specie al di fuori delle situazioni di emergenza.Spingendo ancora oltre questa ipotesi di riforma de jure condendo, vorrei azzardare ancora una proposta: la riforma dell’istituto dell’Ispettore Onorario di Soprintendenza, oggi in forte declino e ormai quasi desueto.Oggi, con la nascita della Soprintendenza regionale ed in considerazione della sempre più incisiva azione sul territorio da parte delle Province (sovente in coordinamento con i funzionari di zona e con gli Archivi di Stato), non appare irreale un ripensamento in chiave più dinamica e "a rete" della figura dell’Ispettore Onorario.Per essere più chiaro, ritengo che questa qualifica potrebbe essere attribuita (al di là di un opinabile riconoscimento basato sulla “chiara fama” in una singola disciplina) a quanti svolgono davvero un ruolo e una funzione di pubblico interesse per il Patrimonio locale, in modo volontario ma professionale: in particolare i responsabili o referenti delle organizzazioni di volontariato che sarebbero “accreditate” a svolgere le più semplici funzioni di controllo a fini di tutela sul territorio e nei musei minori, quelle funzioni che la scarsità di personale e mezzi rende assolutamente impossibili per le Soprintendenze: basti solo pensare al controllo capillare e continuativo delle zone archeologiche o paesaggistiche, delle chiese isolate e dei ruderi di antichi borghi, castelli o pievi9.

PUBBLICATO IN "IBC" N.1 (GENNAIO-MARZO)/2002, BOLOGNA, P. 48 CON IL TITOLO: I CREDITI DEL VOLONTARIATO

CASI DI STUDIO

MARENGO 1800-2000: UNA RIFLESSIONE SUI RISULTATI PROMOZIONALI E SCIENTIFICI DEL BICENTENARIO DELLA BATTAGLIA.

In occasione del Bicentenario della celebre Battaglia di Marengo (14 giugno del 2000), evento cardine della storia europea, è stato progettato e realizzato un vasto

9 Per inciso, la qualifica di Ispettore Onorario potrebbe essere attribuita anche a funzionari pubblici (responsabili di musei o biblioteche civiche, ad esempio) di zone particolarmente periferiche, che svolgono sovente un’azione di controllo e tutela ben al di là degli stretti obblighi lavorativi e del proprio ruolo professionale.

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programma di interventi strutturali e grandi manifestazioni turistico-culturali, promosse dalla Provincia e dal Comune di Alessandria, con il forte sostegno di Regione Piemonte, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e delle Soprintendenze competenti, e con la collaborazione di numerose realtà locali, tra cui spicca in particolare la Società Napoleonica di Marengo.Questo evento non è stato occasionale, ma si è basato su un solido background di iniziative sviluppatesi nel corso degli anni '90:- da circa un decennio infatti si lavora sul recupero e la valorizzazione del sito di

Marengo, con particolare attenzione per il Parco storico e per la manifestazione internazionale biennale "Ricordando Marengo", incentrata sulla rievocazione spettacolarizzata della Battaglia;

- forte enfasi è stata data anche agli aspetti storici e culturali: in particolare con il primo Congresso Internazionale Napoleonico (21-26 giugno 1997)10 e con una serie di importanti convegni, studi e pubblicazioni;

- dal 1996, l'attenzione si è andata concentrando sul Museo della Battaglia di Marengo, al tempo chiuso per restauri dopo aver subito anche vari furti; il Museo è aperto al pubblico dal 1998 (circa 6.500 visitatori nel 1999, quasi 14.000 nel 2000): si è iniziato a lavorare sull'area esterna e sul "piano nobile" della villa, è stato costituito il Comitato Scientifico del Museo e sono in corso protocolli d'intesa e contatti con il Museo Civico e la Fondazione Cassa di Risparmio, per incrementare, completare e qualificare il materiale esposto; il Museo sarà anche uno dei "poli" del futuro Sistema dei Musei della Provincia di Alessandria, attendendo il nuovo Museo Civico al S. Francesco.

Gli Enti promotori del Comitato per le Celebrazioni del Bicentenario avevano predisposto un denso programma di iniziative, proseguendo e sviluppando quanto già realizzato in passato, ma destinando anche una quota significativa di risorse (fatto questo non comune) a iniziative caratterizzate da una certa continuità nel tempo e da una sicura ricaduta dopo la fine delle Celebrazioni: i progetti per l'ampliamento del Museo e il percorso dei luoghi della Battaglia, un Centro Studi, Mostre circuitabili e il secondo Congresso Napoleonico in Cittadella.In particolare, la Mostra realizzata da maggio a settembre all'interno della Cittadella (il che ha consentito una prolungata apertura al pubblico di questo straordinario e sconosciuto sito storico-architettonico) è stata prevalentemente basata sull'utilizzo delle tecniche multimediali; tuttavia non è stato possibile realizzare il punto più ambizioso del progetto, cioè un vero e proprio "teatro virtuale" che consentisse ai visitatori di rivivere i momenti salienti della battaglia in tutta la loro storica drammaticità.La rinuncia non è stata determinata dalla complessità tecnica dei problemi, ma piuttosto dalla scarsa convinzione concreta (al di là delle affermazioni di principio) e dalle perplessità delle Amministrazioni coinvolte, che hanno giudicato insostenibile un onere finanziario che avrebbe costituito, in realtà, solo un trentesimo dell'investimento complessivo stimato per il completo recupero, il riutilizzo conservativo e la valorizzazione del sistema dei luoghi napoleonici alessandrini; a questo proposito va detto – per inciso – che se l'intento era davvero quello di utilizzare il "trampolino" del Bicentenario per concretizzare il "Progetto Marengo", era giusto e doveroso investire risorse nel 2000 per ottenere subito

10 Si vedano gli Atti nel volume (a cura di V.SCOTTI DOUGLAS) L'Europa scopre Napoleone - 1793-1804, Ed. dell'Orso, Alessandria 1999, 2 tomi.

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risultati concreti, sulla cui base proseguire lo sforzo anche dopo la conclusione dell'evento.Tornando al multimediale, sarebbe facile – e in parte anche corretto – dire che questa impostazione deve essere adottata nel rispetto delle più moderne tendenze museologiche e museografiche, tenendo anche conto dei gusti dei pubblico (soprattutto giovane) delle mostre e delle rievocazioni storiche: il multimediale, infatti, è indubbiamente lo strumento più nuovo ed efficace per vivacizzare un settore come quello storico-militare, che sino a pochi anni fa era quasi desueto ma oggi sta tornando al centro dell'attenzione e delle "mode" culturali. Ma il vero interesse dell'approccio "tecnologico" era determinato dal fatto che per costruire percorsi di visita, informazione e documentazione consoni agli eventi e all'aspettativa di un pubblico ogni giorno più esigente, è sempre più necessario ricorrere al "virtuale": infatti solo con grande difficoltà i Musei e le grandi collezioni acconsentono a prestare a lungo termine i propri reperti, anche se attualmente non esposti; questo perché mancano una visione complessiva, una normativa chiara e una gestione ottimale almeno delle collezioni pubbliche, che per legge dovrebbero essere intese come "Patrimonio della Nazione" (o meglio dell'Umanità) e non come proprietà privata dei Musei o dei singoli Direttori o Conservatori11.Inoltre a Marengo la multimedialità e la realtà virtuale devono avere necessariamente un ruolo preponderante, insieme all'architettura paesaggistica ed ambientale, dal momento che occorre operare in un contesto ambientale (l'esterno della Cittadella e la piana di Marengo) stravolto e in parte deturpato dagli insediamenti moderni e da molti decenni di disinteresse: basti pensare che nella piana tra Alessandria e Tortona, che vide svolgersi le diverse fasi della Battaglia combattuta dall'alba al tramonto del 14 giugno 1800, sorgono oggi alcune zone industriali, un grande complesso chimico, un'importante arteria di comunicazione con una serie di svincoli e – dulcis in fundo – una grande discarica costruita "in elevazione" che, anche dopo la sua chiusura e bonifica, costituirà pur sempre una collina artificiale12 nel centro di una delle pianure più celebri della Storia. I tempi ormai rapidissimi e frenetici della comunicazione – cui la promozione turistico-culturale non sfugge – impongono infine di privilegiare INTERNET come canale di comunicazione rapida, a basso costo e, soprattutto, mirata sul target di appassionati storico-militari e napoleonici di tutto il mondo.Sarà quindi giocoforza per il futuro rivolgersi alle nuove tecnologie, ovviamente cercando di contenere al massimo i costi, per ricostruire in un modo il più possibile fedele e coinvolgente il contesto storico, politico, ambientale ed emozionale della Battaglia di Marengo e dell'Alessandria di quei primi mesi del 1800. Molte testimonianze materiali di quell'epoca, riprodotte e proposte con le 11 Chiaramente questa considerazione non è valida quando la richiesta di prestito viene da Mostre di alto prestigio, che possono garantire trasporto, sicurezza, assicurazioni e pubblico del più alto livello, ma che per la verità non svolgono (o non svolgono più) una funzione prioritaria nella valorizzazione del nostro Patrimonio; per contro, le resistenze diventano addirittura insuperabili quando si tenta di ipotizzare depositi di medio-lungo periodo (e dunque revocabili) per dotare i moltissimi nuovi Musei che stanno nascendo in Piemonte e in Italia, i quali dispongono quasi sempre di costosi, vasti e bellissimi spazi avendo poco o nulla da esporre: il che fa rabbia pensando ai depositi stracolmi di molti musei e gallerie.12 È sperabile, almeno, che, una volta chiusa, la discarica risulti possibile creare una postazione panoramica attrezzata che consenta la visione a 360° dei luoghi della Battaglia; il che implica ovviamente la rimozione di tutte le costruzioni di servizio attualmente esistenti nelle immediate vicinanze.

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tecniche più sofisticate e "scenografiche", potrebbero fare da sfondo e contorno ai pochi reperti storici sopravvissuti al Museo di Marengo e al Museo Civico di Alessandria, oltre a quelli (si spera numerosi) graziosamente "concessi" da altri più fortunati e dotati Musei13.L'auspicio è comunque che questa realtà non rimanga virtuale: si spera che il fatto di poter simulare un percorso museale articolato e completo (basato magari su opere d'arte, stampe, documenti e reperti normalmente negati alla fruizione) dia impulso e sostegno alla futura attività di ampliamento del Museo di Marengo e di creazione di un Museo Storico militare in Cittadella; nello stesso modo, chissà che il fatto di poter "vivere" alcuni momenti della battaglia accanto al Primo Console Napoleone Bonaparte e al Generale Desaix, all'interno del "teatro virtuale", ma anche di "vedere" la pianura della "Fraschetta" senza capannoni, ciminiere e discariche non induca un meccanismo virtuoso di ripensamento urbanistico, recupero paesaggistico, creazione e valorizzazione del Parco storico del campo di battaglia che ha visto nascere l'Europa moderna.14

Il Bicentenario di Marengo ha dunque costituito soprattutto una grande opportunità di valorizzazione dei beni culturali e di promozione turistica del territorio alessandrino e più in gerenale del Piemonte: un nobile, quanto efficace “spot” promozionale, capace da solo di far accendere i riflettori della comunicazione nazionale ed internazionale (televisioni, grandi giornali, riviste specializzate, network dei musei storici europei e quant’altro) non solo sul sito storico della battaglia ma su tutta la provincia di Alessandria.Naturalmente gran parte delle risorse, dell'attenzione dei media, dell'impegno pubblico e privato ed anche dell'utenza si sono concentrati sulla settimana centrale della manifestazione (10-18 giugno 2000), con la ricostruzione in campo aperto della Battaglia (2000 figuranti, oltre 100 cavalli e quasi 20 cannoni, una stima di circa 13.000 spettatori malgrado il maltempo) e il grande Carosello a cavallo dei Carabinieri (altri 6-7.000 spettatori circa). Ma il vero valore aggiunto di questo evento, così come era già stato nel 1999 per il Bicentenario della Battaglia di Novi, è stato il coinvolgimento del territorio. E poiché qui si vuole focalizzare l'attenzione sugli esiti promozionali e culturali del Bicentenario, è giusto valutare e sottolineare anche la ricaduta, in termini di valorizzazione, delle manifestazioni considerate – a torto o a ragione – come collaterali rispetto al grande evento spettacolare, le quali, come noto, non si sono tenute soltanto in Alessandria.Sicuramente non è stato “collaterale” il Forum Marengo, che ha portato in Cittadella gli studiosi del periodo napoleonico, ma che soprattutto – risultato questo davvero significativo – ha consentito ai Direttori di alcuni dei più importanti Musei napoleonici italiani e stranieri (Roma, Portoferraio, Chateau de 13 Con riferimento ai nuovi spazi del Museo di Marengo l'aspirazione è quella di potervi concentrare, oltre ai reperti e documenti già esposti, anche le collezioni della Cassa di Risparmio di Alessandria e alcuni depositi o donazioni delle più antiche famiglie alessandrine e dei molti collezionisti locali; più difficile, ma assai importante e significativo, sarebbe poter ottenere prestiti o depositi dai molti Musei storici militari piemontesi (l'Armeria Reale, il Museo Nazionale del Risorgimento, il Museo dell'Artiglieria di Torino e quello della Cavalleria di Pinerolo) e, soprattutto, dall'Ordine Mauriziano, che conserva alla Palazzina di Stupinigi la celebre carrozza che Napoleone utilizzò, a Marengo, nel giorno del suo ritorno come Imperatore dei Francesi.14 Si veda M.CARCIONE, Multimedialità e realtà virtuale nelle iniziative di valorizzazione di Marengo 2000, in M.QUAGLIUOLO (a cura di), La gestione del Patrimonio Culturale-Cultural Heritage Management: Nuove tecnologie e Beni Culturali e ambientali. Atti del IV Colloquio Internazionale (Torino, 5-8 dicembre 1999), DRI - Città di Castello 2000, pp. 200-203.

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Malmaison) di confrontarsi con il personale e con il comitato scientifico del Museo, valutando in modo obiettivo e correttamente critico il lavoro avviato in questi anni; il loro apporto critico e propositivo, il loro giudizio sui primi lavori compiuti, sul progetto di recupero dell’interessantissimo apparato decorativo delle sale e sul riordino del percorso espositivo, costituiscono parte integrante e sostanziale dei risultati scientifici del Convegno. Ma è giusto ricordare anche, tra gli eventi “collaterali” del Bicentenario, le molte mostre: non solo quella grandiosa e un po’ sottovalutata della Cittadella, ma anche quelle allestite a Palazzo Guasco a partire da maggio (la mostra fotografica internazionale e la mostra filatelica e numismatica), quella allestita durante l’estate negli spazi riaperti al primo piano del Museo di Marengo (sul teatro di animazione a tema napoleonico, con la presentazione del copione inedito per burattini “Napoleone alla grande battaglia di Marengo” del celebre burattinaio tortonese P.Sarina) ed infine quella realizzata dal Museo Ebraico di Casale, che ha analizzato la situazione delle comunità ebraiche nell’epoca napoleonica.Si è trattato evidentemente di un ciclo di eventi tra loro correlati, mai banali e tantomeno improvvisati, che hanno destato interesse nel pubblico (anche grazie alle conferenze di approfondimento) e consentito di aprire prospettive nuove e originali che saranno sicuramente utili per il futuro riallestimento del percorso museale di Marengo; nel contempo, tali iniziative hanno dato la possibilità di attirare sull’evento l’attenzione di tutta la provincia e di vasti settori di studiosi e di appassionati di altre discipline come la fotografia, la filatelia e la numismatica, il teatro, e così via.A proposito di spettacolo, non vanno dimenticati le rappresentazioni teatrali e di burattini allestite nel parco e nel borgo di Marengo nei giorni della battaglia, nonché gli importanti momenti musicali che hanno avuto il loro clou nel suggestivo concerto sinfonico del Bicentenario, allestito sullo stesso campo di battaglia.Occorre inoltre sottolineare gli altri eventi musicali promossi dalla Provincia e dai Comuni a Tortona (nella suggestiva e troppo trascurata cornice del Quartier Generale napoleonico di Torre Garofoli), a Bosco Marengo (con la prima del Requiem per i caduti a Santa Croce), a Gavi (che ha organizzato un’importante giornata di studi sul suo Forte nei giorni di Marengo) e al Museo Civico di Casale. Sempre in ottica di allargamento dell’area di interesse intorno alla manifestazione e al luogo storico, si sono registrate le iniziative di Voghera, Casteggio e Montebello, ed anche molte altre significative manifestazioni ispirate alla Battaglia di Marengo, che peraltro sono state organizzate autonomamente rispetto alle celebrazioni alessandrine: i concerti torinesi promossi da Scriptorium a Palazzo Carignano e alla Palazzina di Stupinigi, il convegno di Genova, le manifestazioni culturali milanesi e soprattutto le mostre di Chatillon (Aosta), del Gran S. Bernardo, di Martigny e di Parigi, dove il Chateau de Malmaison ha dedicato una mostra e un bel catalogo a “Marengo, una vittoria politica”; interesse per le nostre iniziative si è anche registrato a Waterloo, tanto che dopo uno scambio informale di visite di studio, il Museo provinciale del Caillou (Dernier Quartier General de Napoleon - Provincia del Brabante Vallone) ha proposto di stipulare un protocollo di collaborazione con il Museo di Marengo, finalizzato anche allo scambio di iniziative culturali ed esperienze organizzative.I risultati in termini di attenzione su Alessandria si cominciano a vedere nel crescente flusso di visitatori che si ferma al museo, incuriosito dagli articoli

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giornalistici, dalle trasmissioni televisive, dalla segnaletica autostradale o dai positivi racconti dei circa duemila figuranti della battaglia, che hanno finalmente trovato a Marengo un museo allestito decorosamente (anche se molto c’è ancora da fare), cosa che era un po’ mancata nelle precedenti manifestazioni. Questo deve indurre a riflettere su alcune brevi considerazioni conclusive:- il “ritorno di immagine” ed economico delle celebrazioni non è forse rilevante e

redditizio come qualcuno sperava (o si illudeva...) dopo un così massiccio investimento promozionale, ma si sta rivelando piuttosto solido e duraturo: non certo un fenomeno turistico di massa bensì un flusso “di nicchia” per nulla trascurabile, come è testimoniato dall'immediato ritorno nel 2001 ai dati di affluenza ante Bicentenario (circa 6.000 visitatori all'anno);

- si tratta comunque di visitatori colti, curiosi ed attenti, che si aspettano un museo serio ed interessante, mostre di approfondimento sempre rinnovate, conferenze e convegni in grado di tenere desta l’attenzione e alto il livello di interesse della comunità scientifica internazionale;

- proprio per questo sarebbe miope e del tutto irrazionale pensare che Marengo è “finito” dopo il giugno 2000: proprio per questo sono importanti i servizi aggiuntivi per i visitatori, una viabilità e una segnaletica adeguata, parcheggi più comodi e, soprattutto, nuove iniziative culturali e promozionali per i prossimi anni.

I risultati: verso un nuovo Museo di Marengo

Per cosiderare infine l'aspetto più propriamente museologico, va ricordato innanzitutto che il Museo di Marengo – tanto che sia inteso come museo storico-militare quanto che se ne consideri l'aspetto di sito storico monumentale-naturale – è sicuramente del tutto particolare ed emblematico nel panorama dei musei napoleonici e dei musei di guerra, molto diverso da situazioni come Waterloo o Solferino e San Martino, del tutto anomalo soprattutto per la sua stessa vicenda storica.Quello che può essere oggi considerato – almeno sulla base dell'indagine svolta dal Forum Marengo nel 2000, e non tenendo conto delle Residenze – il più antico museo napoleonico d'Europa e del mondo, aprì nel 1847 ufficialmente per iniziativa di un privato, ma fors'anche grazie alla cauta quanto potente benevolenza della Corte torinese, che ne sosteneva le forti valenze pre-risorgimentali ed anti austriache; nacque come "raccolta", piuttosto casuale e sicuramente poco rigorosa sul piano storico-scientifico, d'armi e di cimeli, accatastati un po' alla rinfusa, per conferire dignità di Museo storico a ciò che è in realtà piuttosto un Luogo di storia.Dunque oggi, per chi ha la ventura di essere responsabile della gestione organizzativa e della valorizzazione di questo sito, ma anche interessato, sia pur indirettamente, al suo prossimo riallestimento, si prospettano almeno quattro approcci metodologici, che non sono necessariamente alternativi tra loro ma che difficilmente potranno trovare integrale applicazione:

a) se è museologicamente corretto ed eticamente giusto preservare l'identità e la concezione originaria del museo-sacrario, sicuramente non è stata impropria ed anzi è assolutamente conforme alla sua origine l'idea alla base, negli anni '90, del

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recupero e del rilancio di Marengo: una collezione fatta di armi e di reperti comprati qua e là (né più e né meno di quanto fece Delavo per mettere insieme gli oggetti purtroppo "saccheggiati" nel 1995); una forte enfatizzazione del momento rievocativo (quello inventato, per intenderci, dallo stesso Bonaparte quando tornò trionfalmente ad Alessandria) che prevale e quasi prevarica l'aspetto più propriamente museale-monumentale (Napoleone si limitò a commissionare la povera stele che oggi funge assai discutibilmente da spartitraffico); la continua evocazione e progettazione di un grandioso intervento di valorizzazione e spettacolarizzazione turistica del luogo (in realtà sinora mai avviato, proprio come la vagheggiata "Città delle Vittorie"). E infine, soprattutto, un continuo e disinvolto "uso" politico-propagandistico del nome e del fenomeno Marengo, cosa in cui fu precursore e insuperato maestro lo stesso Primo Console già all'indomani della sua prima grande vittoria.In questo senso l'attuale impostazione data dalla Provincia e dalla Società Napoleonica, con qualche recente correttivo di tipo museologico-museografico apportato dall'attuale direzione, soprattutto con la realizzazione nel 1999 della sala dell'Antica Locanda ("Museo del Museo"), ha una sua dignità e correttezza che trova un certo riscontro nel costante flusso e apprezzamento dei visitatori.

b) un secondo approccio, anch'esso di fonte autorevole (Raimondo Luraghi, su incarico dell'allora Assessore provinciale e oggi comunale Gianfranco Cuttica di Revigliasco), vede nel Parco-museo di Marengo il fulcro di un vasto e avvincente percorso storico-paesaggistico, che era stato impostato su 9 markers – diventati poi 12 in seguito all'anticipazione "virtuale" realizzata sul plastico e su INTERNET – che si intendeva collocare nella campagna tra Alessandria e Tortona. Si trattava di un progetto molto "europeo", di sicura fondatezza scientifica e di altrettanto appeal turistico, tanto da essere richiesto dall'80% circa dei visitatori intervistati nel 1999 dalla Facoltà di Economia di Torino: un apprezzamento purtroppo non prontamente recepito dagli amministratori in occasione del Bicentenario, nonostante il percorso storico-paesaggistico fosse stato già oggetto di progetto.Una prospettiva è stata forse riaperta nel recente convegno La piana di Marengo, al quale ha portato la sua testimonianza Gilbert Menne, Direttore del Dernier Quartier General de Napoléon di Genappe; in quell'occasione sono state poste alcune premesse istituzionali perché dal Museo e dal Borgo di Marengo possa partire – speriamo in un futuro non remotissimo – un percorso di valorizzazione dei veri e propri luoghi napoleonici (Torre Garofoli, la testa di ponte, la Pederbona, Castelceriolo, Rivalta Scrivia, San Giuliano, Vigna Santa, e poi Palazzo Ghilini e l'ex-Ospedale militare, senza contare la possibilità di legare al nome celebre di Marengo l'ancora poco conosciuta Cittadella di Alessandria) ed anche di tutti gli altri luoghi e monumenti storici della piana della Fraschetta: Bosco Marengo, la “Ghilina”, i castelli di Montecastello e di Piovera, le antiche trunere, la centuriazione e le strade romane, i sentieri tradizionali, in un sistema turistico-culturale che è già in sé un “ecomuseo” potenzialmente finanziabile dalla Regione e dalla Comunità Europea. Il percorso potrebbe ampliarsi anche agli adiacenti luoghi della Battaglia di Novi, al Forte di Gavi ed ai musei che ospitano cimeli e testimonianze del periodo napoleonico (Tortona e Casale su tutti), inserirendosi sua volta nel percorso di valorizzazione delle strade di Bonaparte (dalla Costa Azzurra a Marengo,

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attraverso la Riviera di Ponente e il cuneese) e soprattutto nella Rete europea dei siti napoleonici.

c) c'è poi l'impostazione degli storici locali, testimoniata dall'opinione risultata prevalente nei primi incontri del Comitato Scientifico del Museo: un approccio che vede la battaglia napoleonica come uno dei momenti – sicuramente il più noto e controverso – di una storia millenaria che ha visto la piana di Marengo luogo di traffici e poi di scorrerie barbariche in età romana (il Tesoro di Marengo seppellito qui), zona di caccia e curtis regia in età medioevale (la torre), poi nei secoli come campo di diverse battaglie – quasi tutte nel periodo napoleonico – ed infine ancora come terra di briganti e leggende.Una commistione di storia, letteratura, tradizione e fantasia che ha riscontri in fenomeni di costume come gli spettacoli di burattini, in libri e racconti più o meno epici, nelle stesse "leggende metropolitane" che segnano la storia del museo: l'origine del celeberrimo "Pollo alla Marengo", la rievocazione della Battaglia fatta dallo stesso Napoleone, la carrozza abbandonata, i cimeli (e i diversi letti di morte più o meno fantasiosamente riportabili a Desaix), il primo centenario, e quant'altro ha contribuito a creare un indiscutibile alone di interesse, suggestione e passioni intorno a questo luogo.Di particolare originalità e interesse mi sembra l'approccio che verso il "sito" Marengo ha adottato la Biennale di Poesia di Alessandria, che ne ha fatto luogo di incontro e di "parole" (là dove è stato dato ampio spazio alle armi): un modo di leggere il Museo che è testimoniato dall'elezione della Sala della Locanda - dove si sarebbe firmata la "Pace di Alessandria" e dove è ora conservato lo storico calamaio - a sede di questi incontri di poesia, e dalla proposta di allestire uno spazio dedicato a poesie originali di autori celebri (il primo invito era stato rivolto a Mario Luzi) e meno noti, tutte incentrate sul tema dei luoghi di guerra e di pace.

d) se infine si dà rilievo all'aspetto storico-militare, intendendo in un modo scientificamente corretto il termine di vero e proprio museo storico della Battaglia di Marengo, occorre sviluppare e ampliare l'impostazione, ormai anch'essa "storica", dell'allestimento curato dal Museo Civico di Alessandria nel 1967, poi efficacemente integrato nel 1996 con l'acquisizione di un'importante collezione di stampe e la realizzazione del relativo catalogo e dei nuovi diorami. Seguire questa impostazione nell'allestimento definitivo dei nuovi spazi al primo piano potrebbe costituire la soluzione più facile, corretta ed economica (seppure con significativi costi di adeguamento), data la possibilità di utilizzare in forma permanente gran parte del materiale realizzato per la mostra del Bicentenario, allestita in Cittadella nell'estate 2000: un'ipotesi già più volte "sussurrata" e ufficiosamente discussa dagli addetti ai lavori, condivisa da alcuni autorevoli Amministratori, ma mai formalmente posta all'attenzione di Comune e Provincia.

Chiarito che nessuna di queste impostazioni è direttamente riportabile al Direttore del Museo, che si limita a registrare e tentare di attuare le diverse e spesso contrastanti indicazioni scientifiche e politico-amministrative nella sua veste di responsabile organizzativo e di tecnico sui generis (in quanto storico del diritto, ed in particolare di quel particolare ambito del Diritto internazionale del Patrimonio culturale che proprio nell'era napoleonica ha il suo momento di svolta), resta da capire su quale/quali valenze è più corretto puntare per preservare

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il significato più profondo di Marengo, riuscendo, nel contempo, a non sperperare un patrimonio di contenuti "nuovi" e una indubbia risorsa non solo turistica.A titolo personale, credo che l'immagine – quasi un "logo" – di questa nuova e diversa impostazione potrebbe essere il "Marengo" d'oro da 20 Franchi, così europeo, italiano (L'Italie délivrée à Marengo) e insieme così alessandrino, che ci ricorda come l'evento bellico sia stato certamente storia, ma anche politica, comunicazione, opportunismo, mistificazione, leggenda, mito, e non certo solo per opera di Napoleone Bonaparte. Di questa autentica "icona" della comunicazione politica napoleonica non sarebbe forse impossibile proporre, oggi, una riedizione sotto forma di moneta d'oro da 20 Euro, naturalmente con la stessa iconografia e la denominazione "Marengo" ma con una dicitura che potrebbe suonare pressapoco come "L'Europa nata a Marengo".

PUBBLICATO PARZIALMENTE IN "NOTIZIE AMMINISTRATIVE", IV/7 (LUGLIO 2001), PROVINCIA DI ALESSANDRIA, PP. 17-18E IN RNR N. 2/2002 - ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE "MUSEI DI GUERRA/PACE" - FORUM MARENGO 2001 (COMUNE DI ALESSANDRIA), CON IL TITOLO: MARENGO, DA LUOGO DI BATTAGLIA A LUOGO DI MITI

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DOCUMENTO n. 2

PROVINCIA DI ALESSANDRIA

Premesso che:Con Deliberazione della Giunta Provinciale n. 1097/53671 del 16.10.1997 era stato approvato, d'intesa con il Comune, il programma di massima delle Celebrazioni napoleoniche per il triennio 1998/2000;Tale programma ha trovato attuazione - per parte della Provincia di Alessandria - con la D.G.P. n. 131 del 27.2.1998 che aveva approvato il programma della manifestazione rievocativa "Ricordando Marengo 1998" (6ª edizione - 188° anniversario della Battaglia), del premio "Marengo Musica 98" e degli ulteriori spettacoli a Marengo e a Torre Garofali; successivamente, con la D.G.P. n. 216 del 2.4.1998, era stato aveva approvato un programma di interventi di manutenzione ordinaria e sistemazione del Museo e del Parco di Marengo per una somma complessiva di Lire 52.000.000; Nel contempo, il Comune di Alessandria approvava il programma "Marengo 98" con una serie di importanti iniziative culturali, mostre, concerti e manifestazioni (12-21 giugno), istituendo a tal fine l'Archivio Marengo, Centro Studi sul periodo Napoleonico, con Sede presso la Villa di Marengo e struttura operativa presso la Biblioteca Civica di Alessandria;Inoltre, in occasione della presentazione (9 giugno 1998) del calendario delle manifestazioni e della riapertura al pubblico del Museo realizzate in collaborazione con il Comune di Alessandria, è stato approvato e diffuso al pubblico una solenne "Dichiarazione congiunta del Presidente della Provincia e del Sindaco di Alessandria per la valorizzazione e il rilancio del sito storico della Battaglia di Marengo" nella quale gli stessi si impegnavano a promuovere i necessari atti formali da parte dei rispettivi organi assembleari;Considerato che, a seguito di una serie di incontri tra i referenti istituzionali e tecnici delle due amministrazioni, si sono valutati positivamente gli esiti delle manifestazioni "Marengo 98" e della successiva apertura sperimentale del Museo a partire da luglio 1998 - promossa anche attraverso l'inserimento nel circuito "Castelli Aperti" - che ha riscontrato un grande successo di pubblico (circa 1000 visitatori fino ad oggi, esclusi quelli dei giorni 13-14 giugno), e si è concordato sul fatto che occorre definire in modo organico le forme di istituzionalizzazione, gestione e organizzazione della struttura museale di Marengo;Considerato che, per dare efficacia amministrativa e organizzativa all'intesa. sarà necessario promuovere in tempi brevi ulteriori atti convenzionali (accordo di programma, convenzione o altro idoneo strumento), coinvolgendo eventualmente altre Amministrazioni, Enti o soggetti privati interessati, al fine di:- istituire un Comitato Scientifico internazionale, che sarà presieduto da una Personalità di

assoluto prestigio internazionale, sarà composto da autorevoli studiosi del settore scelti d'intesa da Comune e Provincia, ed avrà sede presso l'Archivio Marengo; faranno parte del Comitato, assicurandone il coordinamento, i responsabili del Settore Cultura della Provincia e del Comune;

- istituire un Comitato promotore delle Celebrazioni del Bicentenario di Marengo e degli altri fatti storici accaduti sul territorio alessandrino nel periodo 1798-1814, composto dai Rappresentanti dei soggetti pubblici e privati coinvolti nelle iniziative rievocative;

- istituire formalmente il Museo Storico della Battaglia di Marengo, dotandolo a titolo definitivo di reperti, strutture e sussidi didattici ed audiovisivi e definendone la struttura organizzativa e gestionale - ferma restando la supervisione del Comitato Scientifico internazionale - al fine di garantirne la piena funzionalità entro il Bicentenario della Battaglia;

- definire il Programma delle Celebrazioni napoleoniche per il biennio 1999/2000 aggiornando le previsioni di cui alla DGP n. 1097/53671 del 16.10.1997;

Visto il Protocollo d'intesa predisposto dagli Assessorati alla Cultura dei due Enti - che ricalca testualmente la Dichiarazione congiunta del 9 giugno u.s. - e dato atto che il Comune sta provvedendo a sua volta ad approvarlo nella stessa formulazione;

LA GIUNTA PROVINCIALE

Dato atto che sulla proposta di Deliberazione:

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- è stato espresso parere favorevole ai sensi dell'art. 53 della Legge n. 142/1990, in ordine alla regolarità tecnico-amministrativa;

- è stato espresso parere favorevole di regolarità contabile del Responsabile del Servizio di Ragioneria;

- il Dirigente responsabile dichiara che il presente provvedimento è conforme alle vigenti norme di legge, allo Statuto e ai Regolamenti;

Dato altresì atto che la documentazione di cui sopra risulta allegata agli atti;con votazione unanime, espressa nelle forme di legge

DELIBERA

1) approvare il Protocollo d'intesa tra la Provincia e il Comune di Alessandria per la valorizzazione e il rilancio del sito storico della Battaglia di Marengo" allegato quale parte integrante del presente provvedimento sub A);

2) dare atto che, al fine di dare efficacia amministrativa e organizzativa all'intesa saranno promossi in tempi brevi gli ulteriori atti convenzionali necessari, coinvolgendo le altre Amministrazioni, Enti o soggetti privati che dichiareranno formalmente di aderire al Comitato promotore;

3) demandare al Dirigente responsabile della Direzione Sviluppo, il coordinamento delle iniziative sopra illustrate e la predisposizione dei relativi provvedimenti (per quanto attiene alla Provincia); nelle more dell'istituzione formale del Museo Storico della Battaglia, al Funzionario Responsabile del Servizio Beni e Iniziative culturali è demandata la gestione della struttura museale, ferma restando la competenza del Servizio Turismo per la gestione del Parco e delle relative strutture mobili.

***Allegato A)

PROTOCOLLO D'INTESATRA LA PROVINCIA E IL COMUNE DI ALESSANDRIA PER LA VALORIZZAZIONE E IL

RILANCIO DEL SITO STORICO DELLA BATTAGLIA DI MARENGO

La Provincia di Alessandria, rappresentata dal Presidente Pro-tempore, e il Comune di Alessandria, rappresentato dal Sindaco Pro-tempore,• consapevoli dell'importanza del rilancio e della valorizzazione del nome, dell'area e della

struttura museale e turistica di Marengo, località storica universalmente nota;• certi di interpretare le richieste e le esigenze degli abitanti di Alessandria e dell'intera

Provincia e quelle provenienti da un'ampia parte del mondo della cultura italiano e internazionale;

• facendo seguito e in attuazione della pubblica dichiarazione congiunta sottoscritta in data 9 giugno 1998, con cui si impegnavano a promuovere i necessari atti formali da parte dei rispettivi Organi assembleari;

• dichiarando fin d'ora di voler estendere l'adesione al Comitato promotore di cui al punto (4) a tutti gli Enti, Istituzioni culturali, Associazioni e soggetti privati che condividano le finalità del presente documento:

SI IMPEGNANO

a cooperare pienamente e in totale accordo fra di loro e verso tutti gli interlocutori esterni, pubblici e privati, adottando i necessari provvedimenti amministrativi di rispettiva competenza, per il raggiungimento delle seguenti finalità:

1) Istituzione, allestimento, valorizzazione e promozione del Museo storico della Battaglia all'interno della Villa di Marengo e con l'annesso Parco, garantendone la pubblica fruibilità con particolare attenzione alla didattica e alla multimedialità e individuandone le forme e i modi di gestione e di organizzazione;

2) Dotazione al Museo dei relativi reperti museali di proprietà dei due Enti, promuovendo quella di eventuali altri soggetti interessati;

3) Avvio del Parco Storico della Battaglia promuovendo le condizioni necessarie alla sua

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realizzazione e individuando il relativo percorso turistico-rievocativo anche con l'apposizione dell'opportuna segnaletica;

4) Costituzione del Comitato promotore delle Celebrazioni del Bicentenario di Marengo e degli altri fatti storici accaduti sul territorio alessandrino nel periodo 1798-1814 , aperto alla partecipazione di Enti, Istituzioni culturali, Associazioni e soggetti privati che intendono farvi parte;

5) Istituzione dell'Archivio Marengo, Centro Studi sul periodo Napoleonico, con Sede presso la Villa di Marengo;

6) Istituzione di un apposito Comitato Scientifico internazionale incaricato di garantire il rispetto della correttezza storica delle iniziative svolte dall'Archivio Marengo e dal Comitato Promotore delle Celebrazioni del Bicentenario di Marengo, nonchè di quelle promosse e realizzate nell'ambito del Museo e del sito di Marengo.

Alessandria, .............................

IL SINDACO DI ALESSANDRIA IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA

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IL "MUSEO DEI TRAMWAYS A VAPORE ED ELETTRICI" DI ALTAVILLA MONFERRATO E L’ECOMUSEO DEL BASSO MONFERRATO ASTIGIANO

Il progetto di realizzare un "Museo dei Tramways" è nato nel 1998 grazie all'intuizione, e poi alla costanza e all'impegno di Enri Bo, Sindaco di Altavilla Monferrato e degli altri amministratori comunali e, subito dopo di loro, di moltissime enti ed istituzioni (a partire dalla Provincia di Alessandria e dalla Fondazione C.R.T.), di singole persone e aziende, che hanno creduto nella validità culturale, sociale ed anche economica dell'iniziativa.Questo studio, elaborato dopo tre anni di evoluzione e di attività della "Associazione Museo dei Tramways", si basa sul progetto preliminare presentato al pubblico in occasione della manifestazione inaugurale del 19 settembre 1998 e successivamente sottoposto in data 30 ottobre 1998 all'approvazione del Comitato tecnico-scientifico del Museo. Il primo "Progetto preliminare dell'allestimento museale" si basava però su una situazione strutturale e programmatica che nel frattempo si è significativamente modificata ed evoluta. Questo ha reso necessario stendere un progetto generale definitivo, al fine di permettere al Comitato Scientifico di rivedere e aggiornare anche il Progetto di allestimento, per renderlo definitivo e sottoporlo quindi alla Regione Piemonte e agli altri Enti finanziatori.Punto di forza e qualità del progetto è stato fin dall’inizio il suo rilievo regionale, che deriva sia dal pieno coinvolgimento di due province, di numerosi comuni del Monferrato e quindi dell'Ecomuseo del Basso Monferrato, sia dalla stretta connessione del Museo con le competenze amministrative regionali e provinciali in materia di promozione economica e di trasporto locale, sia infine dai rapporti che nel frattempo si sono consolidati con il Museo Ferroviario Piemontese (che ha già inserito Altavilla tra le sue sedi decentrate) e che si stanno avviando con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia.In questo senso, una particolare attenzione è dedicata in fase progettuale alla realizzazione di una completa struttura di laboratorio per il restauro del materiale rotabile (anche in funzione didattica e di promozione dell'artigianato specializzato), ai percorsi pedonali, ma soprattutto alla ricostruzione di un breve tratto di linea tramviaria – con le relative attrezzature fondamentali – che consenta una vera e propria ricostruzione in scala 1:1 dei Tramways del Monferrato.

Il contesto ambientale, turistico e organizzativoIl Museo è nato con buone prospettive di successo grazie alla concomitanza di una serie di importanti fattori:1) la felice collocazione del sito individuato come sede principale del Museo, cioè la stazione di Altavilla, situata all'incrocio di importanti strade di comunicazione interprovinciale sugli assi Asti-Casale e Alessandria-Casale, e caratterizzata dalla presenza, nell'ambito di poche decine di metri, di due importanti e tipiche strutture produttive (l'Antica Distilleria Mazzetti e la Cantina sociale). Nei dintorni ci sono anche aziende vinicole disponibili alla visita, oltre allo studio-laboratorio del noto pittore e scultore Aldo Mondino (il quale ha seguito e condiviso sin dal suo avvio

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il progetto, del quale ha realizzato a titolo del tutto amichevole il logo-manifesto), che è sovente aperto alle visite di ammiratori ed esperti;2) l'immediata vicinanza di due località di particolare pregio storico-architettonico come Vignale (AL) – ricca di monumenti, sede del Festival internazionale di Danza e dell'Enoteca regionale di Palazzo Callori – e Montemagno (AT), con lo scenografico Castello, la piazza e il borgo antico. A breve distanza, sempre lungo le antiche linee del tramvai, si trovano località rinomate e piacevoli come Viarigi, Castagnole Monferrato, Refrancore, Quargnento e Fubine; a queste si aggiungono, ovviamente, lo stesso borgo di Altavilla Monferrato con i resti dell'antica cinta muraria, ma anche le Città di Asti, Casale ed Alessandria con i rispettivi monumenti e musei.3) il particolare pregio paesaggistico della conca di Altavilla, ricca di vigneti e costruzioni tipiche, e quindi particolarmente idonea a fare da contesto ad un Museo "territoriale", con la possibilità di realizzare percorsi pedonali per i visitatori, magari lungo la vecchia massicciata o verso le colline circostanti.Valutando la potenziale utenza, la sola Antica Distilleria Mazzetti (con l’annesso Museo della Grappa di recente allestimento) attira già – nell'ambito di circuiti di turismo eno-gastronomico – circa 3.000 visitatori all'anno, cui si aggiungono i clienti della Cantina Sociale di Altavilla, recentemente ristrutturata ed oggetto di una forte campagna di rilancio e sviluppo.L'utenza delle autolinee è prevalentemente locale ma l'ARFEA-Découvertes è particolarmente attiva nel settore turistico, con la possibiltà di convogliare comitive di stranieri alla ricerca di località alternative a quelle più "sfruttate" turisticamente; per questa particolare utenza turistica il Museo potrebbe costituire un ottimo "punto tappa" con visita ad un sito di "archeologia industriale" particolarmente originale e ad aziende tipiche del settore enologico.Non va trascurato a questo proposito il fatto che Altavilla è ben servita dall'Autostrada (Caselli di Felizzano e Alessandria Ovest dell'A21, Casello di Casale Sud dell'A26) e può quindi essere facilmente e rapidamente raggiunta dai bus turistici da tre direttive.L'area del Monferrato casalese è una delle zone maggiormente vocate e attive sotto il profilo turistico, con uno dei contesti paesaggistici più integri, con località che organizzano o ospitano nell'arco dell'intero anno manifestazioni di rilievo extra-provinciale come "Vignaledanza", le Giornate del Tartufo, "Blu Notti Blues" a Moncalvo, "Saltinpiazza" a Viarigi, alcuni dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte (in particolare S. Giorgio e lo stesso Palazzo Callori di Vignale), oltre a molte fiere e manifestazioni locali.Quanto alle strutture museali e ai siti monumentali visitabili, vanno ricordati in un ambito più allargato il centro storico e i Musei di Casale (Civico e Ebraico), il Sacro Monte di Crea, il Museo di Marengo, Villa Vidua a Conzano e il Centro Comunale di Cultura di Valenza.Nel panorama futuro, anche in previsione del rilancio dei molti musei e monumenti della zona, della riapertura di alcuni musei attualmente chiusi e della realizzazione di nuove strutture museali-culturali che potrebbero catalizzare una notevole utenza, occorre avviare sin d'ora una politica di "rete" per garantire l'inserimento di Altavilla nei circuiti turistico-culturali della provincia di Alessandria e del Basso Piemonte.Lo sviluppo dell'Associazione consente ormai da tre anni di disporre di un chiaro "Documento di intenti", mentre la struttura associativa stimola la partecipazione

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dei privati, intesi tanto come persone fisiche (esperti del settore, operatori turistici, singoli cittadini dei Comuni interessati) quanto come persone giuridiche (Aziende, altre Associazioni, Pro-Loco, etc.); ne è riprova il fatto che all'Associazione hanno aderito la ARFEA S.p.A. di Alessandria, l’Antica Distilleria Mazzetti e molte altre piccole e medie aziende della zona.I finanziamenti provinciali e soprattutto quelli assicurati in tre anni dalla Fondazione CRT hanno consentito di superare la fase iniziale di istituzione della struttura, di acquisizione delle prime attrezzature e materiale rotabile, nonché di lancio promozionale in tre diverse occasioni.Dopo una prima fase progettuale ed organizzativa essenzialmente incentrata sulla Stazione (gentilmente concessa in comodato dall'ARFEA), con l’eventuale appendice di alcuni spazi all’interno dell’antica Distilleria, lo sviluppo repentinamente preso dall’idea progettuale di ricostruzione della linea Tramviaria tra la stessa Stazione e Località Mulino (proprietà Enri Bo) ha imposto un generale ripensamento, indotto anche dal crescente interesse riscontrato intorno al laboratorio di restauro, che di fatto costituisce la parte più “viva” e operante della struttura museale.Il progetto si basa dunque sul nuovo assunto che il Museo – nella sua forma definitiva – si strutturerà su due poli (quello museale ed espositivo alla Stazione, quello di laboratorio, deposito e didattica al vecchio Mulino), collegati tra loro da circa 900 metri di linea tramviaria funzionante, con scambi, piattaforma girevole, semafori e quant’altro possa consentire di mettere in esercizio, anche solo occasionalmente, una vaporiera con alcuni carri. Un aspetto di particolare significato ed interesse potrà essere costituito proprio dalla fase costruttiva della massicciata e dei binari – necessariamente lunga e complessa – che sarà realizzata quanto più possibile con tecniche dell’epoca (metà ‘800), a partire dall'uso del monumentale rullo compressore a vapore, perfettamente funzionante, già donato a Museo da un’importante azienda della provincia di Alessandria.Un altro aspetto di particolare rilievo riguarda i Comuni limitrofi potenzialmente interessati al progetto; la forza del progetto, infatti, sta soprattutto nel convinto e pieno coinvolgimento del territorio attraverso i Comuni collocati lungo le linee storiche. Invece di avviare un complesso iter di contatti bilaterali o multilaterali con le diverse amministrazioni comunali e con le rispettive associazioni culturali o Pro loco (come si era tentato di fare inizialmente), si è operata la felice scelta di far aderire nel 1999 sia il Comune di Altavilla che l’Associazione all’Ecomuseo Regionale del Basso Monferrato Astigiano (BMA), con sede in Asti, che grazie ai contatti scientifici ed organizzativi posti in essere da alcuni anni e alla disponibilità della sua struttura tecnico-amministrativa (a partire dalla dinamica Direttrice, l'Arch. Elisabetta Serra), ha consentito di instaurare automaticamente rapporti di collaborazione promozionale e culturale con decine di Comuni e realtà associative della zona, potendo nello stesso tempo fare affidamento su una solida e competente struttura gestionale, promozionale, editoriale e museografica, ferma restando l’autonomia del Museo sul piano culturale e museologico.In questo contesto sarà quindi sviluppato il progetto di "Percorsi dei Tramways del Monferrato" che potrà essere inserito nelle iniziative dell'Ecomuseo, oltre che nei progetti di promozione del territorio delle diverse agenzie turistiche operanti nel Monferrato; in questa prospettiva sono già partite alcune iniziative di tutela delle residue testimonianze materiali delle linee, soprattutto con riferimento alla

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Galleria di Montemagno (che era parzialmente franata nel corso del 2000 e quindi risultava a rischio di totale interramento), che attualmente è oggetto di un progetto di recupero e restauro che ha visto finalmente coinvolta in modo un po’ più diretto la Provincia di Asti, la quale in precedenza aveva sostenuto il progetto in modo pressoché simbolico.L’altra significativa evoluzione registrata in questi primi anni di sviluppo del progetto è costituita dal forte legame con il Museo Ferroviario Piemontese che, dopo avere concesso in comodato la prima locomotiva "ASTI n. 3" ed avendone visto portato a termine in pochi mesi il restauro in modo filologicamente corretto, considera ufficalmente il polo di Altavilla come una delle sue sedi decentrate.

Il progetto museale e di servizi al pubblico

La stazione dei Tramways di AltavillaGià nel 1998 l'Azienda ARFEA SpA aveva concesso un primo spazio finalizzato ad ospitare la struttura espositiva principale nel cortile della ex-stazione delle Tramvie di Altavilla, ora deposito e stazione delle autolinee Asti-Alessandria-Casale. Il primo nucleo espositivo del Museo è stato quindi costituito dall'aiuola posta al centro del piazzale di manovra dei bus, nella quale sono stati collocati due binari di circa 20 metri: il primo ospita dal settembre 1998 la prima locomotiva e il primo vagone passeggeri, mentre l’altro dall’estate 2001 accoglie il primo vagone merci a pianale, restando disponibile lo spazio necessario per una seconda locomotiva oppure per un carro merci chiuso (che potrebbe ospitare lo spazio audiovisivi).I binari potrebbero ancora essere allungati di alcuni metri, rischiando però di pregiudicare la piccola area verde centrale che ha un'indubbia funzione estetica, anche al fine di nascondere, almeno parzialmente, l'autorimessa dei bus ARFEA. È stata invece esclusa – per ragioni connesse alla circolazione delle autocorriere – la possibilità di collocare un ulteriore binario a ridosso della scarpata verde che separa il piazzale dall'area verde Mazzetti, anche perchè al momento non se ne presenta la necessità; in quello spazio, in ogni caso, potrebbero essere occasionalmente esposti i mezzi stradali, come ad esempio il rullo compressore a vapore.Avendo realizzato la cancellata in ferro (costruita artigianalmente sull’esempio di quella originale di proprietà della stessa Distilleria, dotandola però di binari e motorizzazione per consentire il transito degli autobus), che costituisce un primo insispensabile presidio per la sicurezza passiva del Museo nei momenti di chiusura della Stazione, e collocati i primi pannelli esplicativi esterni ed interni, resta necessario prevedere una piccola recinzione dell’area attrezzata con i binari, sia per limitare il rischio di danneggiamenti, sia per ragioni di sicurezza passiva e relativa responsabilità civile (ad es. bambini che salgono sui vagoni senza adeguata sorveglianza): la soluzione più semplice e rispettosa risulta essere a tal fine la realizzazione di una staccionata in legno tale da non pregiudicare la vista delle vetture.È già stata presentata alla Regione, a cura dell’Ecomuseo, la richiesta di finanziamento per la costruzione – previa approvazione del relativo progetto da parte dell'ARFEA e del Comune – di una tettoia in stile, in metallo o altro più idoneo materiale (utilizzando comunque le quattro colonne antiche in ghisa già

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acquisite dal Museo), che dovrebbe coprire l'area di esposizione delle vetture, con evidenti vantaggi per la conservazione e la fruizione. Quanto agli spazi espositivi veri e propri, la loro collocazione naturale e primaria è ovviamente all’interno delle carrozze (che costituiscono nello stesso tempo anche i “pezzi” più importanti della collezione), specie con riferimento alla illustrazione dello stesso materiale rotabile e delle sue caratteristiche tecniche; resta in ogni caso prioritario risolvere per quanto possibile il problema della loro accessibilità in sicurezza da parte dei visitatori (realizzazione di una scala a gradini in fondo al marciapiede, con ingresso dal balconcino posteriore), anche se non sembra proprio risolvibile il problema dell’accesso di eventuali disabili all’interno della locomotiva e delle carrozze.Si sta prospettando da parte dell’ARFEA la disponibilità come ulteriore spazio espositivo di un magazzino adiacente la rimessa dei bus (in affitto), con possibilità di accesso dall’ingresso posteriore, dunque vicino al vecchio cancello e alla storica gru (entrambi di proprietà Mazzetti).I servizi del Museo (biglietteria, bookshop, “porta di ingresso” dell’Ecomuseo, etc.), per i quali si era in una prima fase ipotizzata la realizzazione di un chiosco da collocare vicino al cancello di ingresso, potranno trovare migliore collocazione in altre strutture già esistenti e più idonee per l’attività commerciale anche in inverno – naturalmente sulla base di una convenzione – come ad esempio la stessa Antica Distilleria o il Bar-ristorante antistante l’ingresso della Stazione, recentemente rinnovato; in alternativa, resta valida la possibilità di strutture temporanee, anche all’interno dello stesso materiale rotabile.

Gli spazi esterni alla stazioneUn importante ampliamento e miglioramento dello spazio espositivo si potrà realizzare accogliendo la disponibilità dell'Antica Distilleria Mazzetti a concedere l’accesso diretto al suo cortile principale ripristinando (a spese del Museo) il vecchio cancelletto ora murato; in questo modo il percorso di visita del Museo dei Tramways avrebbe la sua naturale prosecuzione – in modo del tutto coerente, in un’ottica di musealizzazione di tutte le testimonianze di uso pre-industriale del vapore – nell’attuale “Museo della Grappa”, che peraltro è tutt’uno con la Distilleria stessa, ancora funzionante e dotata di strutture e apparecchiature in perfetto stato di conservazione in loco.Gli spazi più vicini alla Stazione della “tavernetta” (per il resto abitualmente utilizzata come spazio per manifestazioni) potrebbero ospitare parte del materiale storico e documentale relativo al territorio, all’economia della zona a cavallo tra ‘800 e primo trentennio del ‘900 e ai rapporti tra i Tramways e le altre attività economiche del Monferrato casalese.In questa ipotesi, il percorso dei visitatori potrebbe concludersi presso l’antica gru della stazione, con uscita dalla vecchia cancellata sulla Strada Provinciale: questo eviterebbe alcuni problemi di “convivenza” con gli autobus ARFEA, dal momento che i visitatori del Museo utilizzerebbero il piccolo parcheggio lungo la provinciale (proprio di fronte all’ingresso “inferiore” della Distilleria), senza accedere con le autovetture o a piedi nel cortile della stazione.L’altro spazio espositivo prefigurato dalla nuova impostazione progettuale si trova invece presso l’azienda agricola Bo, al vecchio Mulino (un’altra struttura pre-industriale per un certo periodo alimentata a vapore), che ospita sin dall’origine

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del Museo dei Tramways il laboratorio di restauro delle carrozze e delle locomotive.L’indubbio interesse didattico del procedimento di restauro del materiale rotabile, il fatto che sotto le volte del capannone, sui due binari già realizzati, possono essere ospitate almeno 5-6 vetture (da restaurare, in corso di ristrutturazione o appena restaurate) – siano esse in dotazione al Museo oppure inviate per il restauro da parte del Museo Ferroviario Piemontese o di altri committenti – si coniugano egregiamente con la bellezza naturale del luogo e con il fatto che nello stesso immobile ha sede il laboratorio del celebre pittore e scultore Aldo Mondino. Inoltre, nel parco del vecchio Mulino sono già collocate le parti della piattaforma girevole, della gru, degli scambi e di altre strutture che in futuro andranno a ricreare la linea tramviaria, ma che, nel frattempo, potrebbero essere rese "leggibili" con appositi pannelli e schemi.In attesa della partenza del primo Tramvai “Mulino-Stazione di Altavilla”, anche la passeggiata di circa 1 chilometro (a piedi o sull’autobus d’epoca di proprietà dell’ARFEA) può evocare il percorso tramviario; in questo modo, i visitatori potrebbero assistere ad alcune fasi del restauro delle locomotive, visitando anche il piccolo spazio espositivo-laboratorio realizzato all’interno della stessa officina.

La realizzazione di un tratto di linea tramviariaBenchè possa sembrare una boutade (o un'utopia), in realtà la realizzazione di un tratto significativo di linea, con la relativa massicciata (lungo la provinciale Montemagno-Vignale) e i necessari scambi e raccordi non presenta in sè particolari difficoltà tecnico-realizzative.Ovviamente il vero e primario problema resta l’aspetto finanziario, non tanto per la costruzione – che dalle stime fatte in sede di progetto preliminare potrebbe attestarsi intorno ai 600-700 milioni di lire – quanto per la successiva manutenzione e gestione in sicurezza della struttura, che, per quanto sui generis, consiste comunque in una linea di trasporto pubblico adiacente a una strada di intenso traffico.Quanto alla sua collocazione, in un primo momento si era ipotizzato di ricostruire il tratto Altavilla-Vignale, sia per l’indubbia bellezza paesaggistica, sia per la presenza di un tratto significativo di massicciata originaria, sia infine perché la linea in quel tratto correva lontana dalla strada e in leggera salita, e quindi con una maggiore suggestione per il futuro “passeggero” (ed anche per il fuochista addetto alla locomotiva a vapore).Ma il fatto di dover creare almeno due attraversamenti (con passaggio a livello e relative sbarre) e di arrivare in una località priva di spazi e strutture – l’antica stazione tramviaria di Vignale è oggi una tranquilla casa privata – ha fatto scartare quasi subito questa ipotesi.Pertanto, oggi si è progettato di realizzare il tratto – più breve e pianeggiante – che si snoda tra l’attuale sede museale sita in località Stazione-Cittadella e il laboratorio di restauro posto al vecchio Mulino.I principali problemi realizzativi derivano dalla suggestiva possibilità di collegare effettivamente il capannone di restauro con lo spazio espositivo al centro della stazione, il che consentirebbe di evitare il noleggio (costosissimo) di carrelli e gru in tutte le occasioni di spostamento di locomotive e carrozze dal Museo al laboratorio, per avvicendamento, manutenzione o restauro. Anche in questo caso si porrebbe il problema di un passaggio a livello in prossimità della Stazione, e

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comunque l’eventualità di vedere in futuro una locomotiva che fa manovra nel centro del grande incrocio davanti al cancello della stazione, con evidenti problemi di sicurezza e viabilità – anche se occasionalmente – richiederebbe l'emissione di ordinanze di temporanea chiusura al traffico o almeno la presenza di agenti di polizia stradale.Quindi per il momento si prefigura più realisticamente che la linea possa terminare accanto alla Stazione (come “binario morto”), mentre dal lato del Mulino-laboratorio potrebbe essere collocata la grande e storica piattaforma girevole recentemente recuperata da Enri Bo alla stazione di Germagnano (TO), dopo che era stata smantellata dalla SATTI SpA. La soluzione ipotizzata consente quindi di realizzare e mettere in esercizio un tratto “sperimentale” di linea, lasciando comunque aperta la suggestiva possibilità – questa sì davvero utopistica – di ricostruire il tratto di tramvia fino al vicino Comune di Viarigi, già in Provincia di Asti, ricreando così i presupposti delle antiche Tramvie Astesi-Monferrine.Per ora, in attesa di più importanti (e costose) realizzazioni, è stato posto in essere un primo breve tratto di rotaia all'interno del grande cortile cintato della stazione dell'ARFEA (ex-stazione dei Tramways), sul quale da agosto 2003 sbuffa già avanti e indietro la prima locomotiva integralmente restaurata.

Il materiale rotabileNel 1998 sono state interamente restaurate ed esposte la locomotiva-tender HENSCHEL & SOHN "ASTI n. 3" del 1907 (concessa in comodato gratuito per 10 anni rinnovabili dal Museo Ferroviario Piemontese, in cambio del restauro e della manutenzione) e la carrozza a terrazzini GRONDONA & COMI del 1894 concessa in uso (in attesa di formale donazione) dall'azienda "La Ferroviaria Italiana" di Arezzo, che ospita occasionalmente lo spazio espositivo temporaneo allestito con i reperti e gli arredi originali della collezione Bo, oltre ad alcune riproduzioni di immagini e documenti d’epoca; è in corso di redazione una formale stima, mediante perizia, del materiale e delle vetture, tenendo nel debito conto i costi per i lavori di restauro e fedele ricostruzione realizzati dall'Associazione nel 1998.Nel primo triennio, grazie alla costanza del Direttore Enri Bo, ai suoi contatti e alla disponibilità manifestata da altre Istituzioni del settore – aziende di trasporto, Musei Ferroviari, collezionisti privati, etc. – si è iniziato ad ampliare la collezione di materiale rotabile, acquisendo un carro merci a pianale con cabina del frenatore delle “Ferrovie Venete”, di fine '800, in buono stato complessivo di conservazione (dovrà essere ristrutturata la parte lignea) e due locomotive: una elettrica ad accumulatori “Società Torinese Automobili Elettrici” n. 1 del 1912 e una seconda a vapore, la HENSCHEL & SOHN "LANZO" n. 7 del 1883 acquistata dal Museo, che oltre ad essere il pezzo più antico ha anche un particolare valore storico e affettivo essendo detta la “Locomotiva di Don Bosco” poiché trainava il convoglio tramviario utilizzato in alcune circostanze dal Santo per recarsi a Castelnuovo.Mentre il carro merci è già sul secondo binario della stazione e sarà ristrutturato in loco, le due locomotive si trovano nel laboratorio di restauro al Mulino; qui resteranno per tutto il periodo di recupero e ristrutturazione, ed anche in seguito, almeno finché non si rendano disponibili ulteriori spazi per l'esposizione. Stessa sorte toccherà al rullo compressore a vapore donato al Museo dalla Ditta Itinera di Tortona, che per il momento è anche l’unico mezzo funzionante e quindi

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potrà lasciare in qualche occasione il Mulino – con tutte le precauzioni determinate dal peso e dalle ruote in ferro – per raggiungere con le proprie forza la Stazione di Altavilla, dando spettacolo e animando eventuali manifestazioni. Va ricordato che sono anche disponibili altre antiche macchine agricole funzionanti, che possono aiutare a “contestualizzare” meglio il Tramway a vapore.

Il progetto culturaleIl lavoro di ricerca e di organizzazione sistematica del materiale e delle conoscenze deve essere ovviamente finalizzato alla predisposizione di un percorso museale, la cui definizione è strettamente subordinata agli spazi effettivamente disponibili e alle risorse reperibili una volta portati a termine i lavori di allestimento e di restauro dello spazio "esterno" (la stessa Stazione, insieme alla Distilleria, in quanto siti di c.d. archeologia industriale, sono parti integranti del percorso museale) e del materiale rotabile, che costituisce nel contempo il principale oggetto di esposizione e il più stimolante spazio espositivo.Il coordinamento delle ricerche, demandate a singoli esperti o gruppi di esperti, è svolto dal Comitato Tecnico-scientifico del Museo; la progettazione e realizzazione del percorso museale viene curata dal Direttore del Museo con il supporto della struttura tecnica del Comune di Altavilla e dell’Ecomuseo, secondo le indicazioni del Comitato stesso.

Il materiale di documentazione e le immagini d’epocaIl Comune di Altavilla ha gestito direttamente, grazie a un primo finanziamento ottenuto da parte della Direzione Promozione culturale della Regione Piemonte (con la collaborazione della Provincia di Alessandria) un primo progetto di ricerca storico-sociologica ed etnografica realizzata dal Prof. Franco Castelli, responsabile del Centro di Cultura Popolare "Ferraro" dell'Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea di Alessandria.La ricerca, che utilizza materiali già reperiti o realizzati negli scorsi anni in occasione di convegni o pubblicazioni sulla materia – oltre naturalmente ai materiali delle collezioni Bo, Cravino e Burlando – ha prestato particolare attenzione alla profonda impronta che ha lasciato nella cultura popolare e tradizionale del Monferrato (e cioè in canzoni e filastrocche, poesie, ex-voto, etc.) la presenza per oltre cinquant'anni del tramvai quale principale mezzo di trasporto popolare.Il progetto si basa sulla realizzazione di un testo scritto (da esporre e utilizzare nel catalogo del Museo) e recitato (da utilizzare quale "base" per la sala di proiezione delle diapositive) composto da un collage di testi di letteratura popolare e interviste ad anziani – a partire da coloro che hanno prestato servizio nelle Tramvie – che rievocano ricordi e legami con la vicenda storica dei Tramways.È stata anche realizzata a cura di Enri Bo un'approfondita ricerca storica sulla vita e sull'attività delle varie Aziende tramviarie locali a partire dal 1880 e fino alla metà del secolo; si tratta in particolare della storia della "Società Anonima Tramways a vapore della Provincia di Alessandria" (attivata nel 1880 con la tratta Casale-S.Salvatore-Alessandria), delle "Guidovie del Monferrato" (iniziate nel 1882 sulla Alessandria-Fubine, poi prolungate fino ad Altavilla e Casale), della "Società Astese" (del 1882, con le importanti linee Asti-S.Damiano-Canale e Asti-Cortanze); all'inizio del '900 la "Società Astese" si fuse con le "Guidovie del

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Monferrato" dando vita alla "Società Astese-Monferrina di Ferrovie e Tramvie", liquidata infine nel 1935. A completamento dello studio, è stata avviata l’acquisizione mediante scanner delle moltissime immagini d’epoca, documenti, titoli di viaggio, azioni a altro materiale cartaceo e fotografico delle diverse collezioni private che si sono rese disponibilit. Tale materiale potrà essere esposto mediante riproduzione e ingrandimento su pannelli metallici – alcuni dei quali già realizzati in occasione del Salone dei Beni Culturali del 1998 – o su diapositiva, oppure mediante utilizzo di lettore CD, su PC messo a disposizione agli utenti in uno spazio idoneo nell’ambito del Museo.Tutto il materiale fin qui acquisito ed ordinato è raccolto nell’album pubblicato a cura dell’Ecomuseo del BMA (sempre con il sostegno della Regione Piemonte), nell’ambito della sua collana editoriale; in attesa della realizzazione del percorso espositivo vero e proprio, l’album svolge quindi una funzione nel contempo promozionale e di “catalogo” per chi visita la struttura.Nella seconda fase di ricerca, dovranno essere approfonditi e documentati momenti e i mutamenti storici, politici e sociali di particolare interesse ai fini del Museo, ma anche le connessioni del tramvai con la storia locale, con le altre attività produttive tipiche ed oggi scomparse o in via di abbandono, con prodotti tipici della zona (a partire ovviamente dal vino e dalla grappa) o con eventuali personaggi della zona legati al tramvai; in questo ambito sarà di particolare interesse ricordare e documentare l’origine e la storia della stessa collezione della famiglia Bo, iniziata nel 1936.Sono anche da segnalare progetti, disegni e schemi tecnici, modelli didattici, e schede di approfondimento tecnico sulle motrici e sulle vetture di maggiore interesse (già acquisite o meno da parte del Museo), con riferimento al funzionamento e alle principali innovazioni tecnologiche, tutto materiale che dovrà essere utilizzato al meglio per rendere interessanti e “leggibili” anche ai profani le varie macchine.Per questo lavoro di ricerca e di allestimento didattico potrebbero essere di particolare ausilio sia la sede di Alessandria del Politecnico di Torino, sia il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia: entrambi i Direttori hanno già manifestato in tal senso grande interesse e ampia disponibilità, che dovrà essere recepita e concretizzata sotto forma di convenzioni di ricerca e collaborazione.Nella seconda fase si dovrà provvedere, mediante incarico professionale o borsa di studio, anche al censimento, al rilievo e alla schedatura fotografica del tracciato delle antiche linee, delle quali sono rimasti lunghi tratti di massicciata, ponticelli, gallerie, stazioni (alcune adibite ora ad abitazione o esercizi commerciali), serbatoi, etc.Tale lavoro potrà servire da subito per la realizzazione di pannelli illustrativi nel Museo e per il materiale divulgativo (dépliant, catalogo, altre pubblicazioni); in seguito costituirà la base cognitiva per la realizzazione del progetto di percorsi pedonali o ciclabili.Di notevole interesse può anche risultare, infine, un'approfondita ricerca presso l'Archivio storico della Provincia di Alessandria, riordinato negli anni recenti dal Prof. Guido Ratti dell'Università di Torino, che dovrebbe poter fornire, in prestito o in copia fotografica, interessanti documenti sia sulle linee (progetti per la realizzazione delle infrastrutture, atti e provvedimenti delle Autorità competenti) sia sulla storia amministrativa, economica e sociale delle province di Alessandria

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e Asti, che, come noto, furono divise solo nel 1935; ulteriore materiale di interesse è reperibile presso l'Archivio di Stato di Alessandria o presso l'Archivio Storico del Comune di Asti.

I reperti storiciLa collezione Bo si compone dell’arredo originale di uno scompartimento di prima classe in velluto rosso del 1882, di apparecchiature di trasmissione telegrafica e telefonica, di strumenti e lampade di segnalazione, di documenti di trasporto, di orari, di traversine e pezzi di binario con i marchi originali di produzione, etc.È di tutta evidenza che solo una parte del materiale disponibile può essere correttamente esposto all'interno delle carrozze stesse in considerazione delle precarie condizioni di temperatura, umidità, sicurezza, etc.Realizzato il censimento, con riordino e pre-schedatura del materiale stesso, che consente la realizzazione di un elenco da mettere a disposizione di studiosi e progettisti, si prevede anche la riproduzione fotografica dei reperti già disponibili e di eventuali reperti esistenti presso altri Musei ferroviari.

Il centro di documentazione sul trasporto localeA giudizio degli Amministratori della Provincia di Alessandria sarebbe importante che al Museo vero e proprio potesse essere affiancato un "Centro di Documentazione sul Trasporto Locale", inizialmente di dimensioni e finalità contenute, ma con la possibilità di notevoli sviluppi in connessione con l'attuale fase di riorganizzazione del trasporto locale. Ciò consentirebbe anche di contattare e coinvolgere un grande numero di esperti, studiosi e studenti delle diverse discipline interessate all'argomento (Ingegneria dei trasporti, Architettura, Sociologia, Storia moderna, etc.), anche attraverso Convegni, mostre tematiche e altre iniziative analoghe.La struttura dovrebbe comprendere una piccola biblioteca, una saletta di lavoro-consultazione e una sala per riunioni e conferenze, ovviamente il tutto fruibile dai visitatori del Museo, oltre che dai frequentatori a diverso titolo del Centro di Documentazione. A latere del Museo dei Tramways si potrebbe anche configurare la possibilità di realizzare una sezione sulla storia del trasporto locale, partendo anche in questo caso dalla collezione Bo (che comprende un Omnibus a cavalli ottocentesco della "Ditta Amelotti" (detto Pistarin, con sede in Via Venezia 10, in servizio urbano ad Alessandria fino al 1913), ma valorizzando anche – viste le possibili implicazioni di immagine derivanti dalla coabitazione tra la stazione delle autolinee e il Museo – la collezione storica dell'ARFEA S.p.A.La Ditta "ARFEA TRASPORTI S.p.A." è stata istituita all'inizio del secolo ed è ancora oggi proprietaria dell'immobile della stazione, ora dato in locazione alla nuova Azienda "ARFEA - Aziende Riunite Filovie e Autolinee S.p.A."; la ditta dispone di documentazioni e materiali d'archivio (purtroppo in gran parte dispersi a seguito dell'alluvione del 1994, che ha distrutto gli uffici e il deposito di Viale Milite Ignoto in Alessandria), nonché di un autobus degli anni '50, perfettamente funzionante, già esposto ad Altavilla in occasione della prima manifestazione di presentazione.Analogo interesse è stato dimostrato dalla F.A.I. (Federazione Autotrasportatori Italiani), sia con riferimento a materiale documentale sia ad eventuale materiale

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espositivo (veicoli e altri mezzi d'epoca, il già ricordato compressore a vapore, etc.), che potrebbe essere esposto anche presso la stessa stazione, ad esempio al fine di documentare i lavori di realizzazione delle massicciate e delle altre infrastrutture.

L'attività promozionaleIn occasione della prima inaugurazione (o meglio presentazione), il Museo ha già realizzato una prima tiratura del Manifesto ufficiale - che, nella versione con firma autografa del Maestro Aldo Mondino è già diventata oggetto da collezione - e una piccola riproduzione di un’immagine d’epoca della Stazione di Altavilla con i binari dei Tramways; con la realizzazione dell’Album edito dall’Ecomuseo si può dire che il Museo dispone già di gran parte del materiale promozionale necessario, cui si può ancora aggiungere: la stampa di cartoline (il disegno del manifesto, la fotografia della locomotiva

Henschel prima e dopo il restauro, altre immagini d’epoca); un piccolo dépliant promozionale del Museo e dei percorsi; un'efficace cartina del Monferrato, con riprodotti gli itinerari delle vecchie

linee e i siti visibili.Altre valide iniziative promozionali, sull’esempio di quanto già positivamente sperimentato da altre realtà locali (Volpedo, Roccagrimalda, Castellania, Marengo, etc.), potrebbero essere costituite da: l'organizzazione di un convegno annuale di presentazione delle ricerche, che

coinvolga stabilmente oltre all’Ecomuseo e al Museo Ferroviario, anche Università e Politecnico, e che porti alla realizzazione di una collana di pubblicazioni (atti, studi monografici, tesi di laurea, racconti, etc.);

L'allestimento di mostre temporanee della collezione in altre sedi museali, ad esempio presso il Museo Etnografico “C’era una Volta” della Gambarina (Alessandria) o presso altre sedi del Museo Ferroviario Piemontese (Savigliano, Bussoleno, etc.);

un’attiva partecipazione al progetto di “Sistema dei Musei della Provincia di Alessandria”

l’avvio di una collaborazione promozionale sistematica con la Cantina Sociale e la Distilleria Mazzetti (etichette o confezioni con il logo e immagini d’epoca) e l’ARFEA (pannelli del Museo sugli autobus e alle fermate)

la realizzazione e commercializzazione di veri e propri oggetti di merchandising come ad esempio:- cappelli da capostazione dei Tramways- magliette con il logo o con la foto della locomotiva- confezioni regalo di prodotti della zona con immagini o modelli - modelli ferroviari in miniatura (con il logo del museo)

Come già evidenziato in sede di progetto preliminare, questo aspetto della gestione può servire sia a realizzare un pur minimo introito, sia a configurare un’efficace azione di promozione indiretta a costo tendenzialmente nullo e comunque assai ridotto: cosa questa di particolare rilevanza dal momento che, per il momento, e presumibilmente anche in futuro, non si potrà disporre di alcun budget promozionale a mezzo stampa, se non nell’ambito della “rete” provinciale o in occasione di manifestazioni pubbliche di particolare rilevanza (inaugurazioni, convegni, etc.).

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In attesa di costruire un sistema organico di promozione e valorizzazione, l'Associazione ha adottato il vecchio ma efficace sistema di abbinare a manifestazioni ed eventi tradizionali di Altavilla una serie di "inaugurazioni" del Museo (o meglio di singole parti o iniziative dello stesso), animate con spettacoli o visite guidate che assicurano la presenza di Autorità e finanziatori e una vasta eco sulle pagine dei giornali locali: l'ultimo e più spettacolare è stata la celebrazione del 120° anniversario della Linea Tramviaria Alessandria - Fubine - Altavilla, organizzata dal 2 al 10 agosto 2003 quale occasione per il "lancio" del primo (brevissimo) tratto di linea ricostruita.

Gli sviluppi del progetto: i "Percorsi dei Tramways del Monferrato"Uno sviluppo di indubbio interesse e di sicura valenza “di area vasta” del Museo dei Tramways potrebbe essere costituito dall'idea di realizzare punti di riferimento, iniziative, strutture turistiche o museali lungo l'intero percorso del Tramway da Asti a Casale ad Alessandria; si tratta anche dell'unico modo per garantire che un'idea – di per sé valida ma "localistica" – come quella di realizzare un Museo dei Tramways ad Altavilla, possa dispiegare in pieno le sue grandi potenzialità culturali, promozionali e di sviluppo del territorio del Monferrato.Lo strumento ideale di raccordo e sviluppo dell’idea progettuale è rappresentato dall'Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano (BMA), che già dal 1999 ha inserito il tema delle linee tramviarie tra i punti più qualificanti del suo piano di sviluppo, anche ai fini della richiesta di fondi regionali, nazionali e comunitari.Per la riuscita del progetto appare necessario anche il coinvolgimento delle città-capolinea (soprattutto Asti, Casale e Alessandria, ma anche S.Damiano e Cortanze) creando "punti di partenza" ad esempio presso la stazione ferroviaria o presso la stazione delle autolinee.Operativamente, l’Ecomuseo farà di Altavilla una delle sue "porte di accesso", e collaborerà alla realizzazione dei "Percorsi" attraverso la rilevazione fotografica e cartografica dei sentieri, dei siti, e delle stazioni; sono state inoltre previste attività di animazione (musica, teatro, etc.) rivolte ai gruppi turistici e alle scuole che visitano il Museo e i siti, già sperimentate con la manifestazione del 24 novembre 2001. A titolo indicativo si posso prefigurare alcune possibili iniziative di notevole valenza e potenzialità promozionale: recupero e valorizzazione dei siti rimasti lungo il percorso, ed in particolare

delle gallerie, delle massicciate e dei ponticelli; si potrebbe ipotizzare la realizzazione di spiazzi per soste o percorsi più o meno lunghi per passeggiate a piedi, a cavallo o in bicicletta; occorre una segnaletica adeguata da collocare lungo le strade principali e una costante manutenzione degli spazi, per i quali occorre acquisire l'assenso (con eventuale indennizzo) dei proprietari;

creazione di ulteriori spazi museali tematici o locali presso i Comuni o nelle antiche stazioni esistenti lungo la linea (alcune ancora dotate di infrastrutture quali serbatoi, gru, magazzini, etc.); dovrebbero essere sensibilizzati e coinvolti i proprietari, che potrebbero anche avviare attività connesse (agriturismo, ristorazione tipica, Bed & Breakfast, etc.);

installazione di ulteriori vagoni lungo il percorso – quando risulteranno reperibili e con restauro a carico degli interessati (con l'eventuale collaborazione dell'Associazione, se richiesta) – da collocarsi in spazi pubblici,

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spiazzi posti lungo la strada, cortili o parcheggi antistanti aziende che aderiscono al progetto;

realizzazione di una linea di Bus d'epoca Asti-Altavilla-Alessandria (a cura dell'ARFEA) che ripercorra, per quanto possibile, il tracciato del tramvai; le soste del bus – trattandosi di linea turistica su prenotazione di gruppi o singoli turisti – potrebbero essere definite volta per volta oppure essere predefinite presso monumenti, aziende tipiche, locali pubblici convenzionati oltre che, ovviamente, presso il Museo;

studio delle possibilità di utilizzo – in accordo con le FS – delle linee ferroviarie locali "minori" per convogli turistici festivi (con motrici e vetture d'epoca), organizzati con la collaborazione del Museo Ferroviario Piemontese, che ha già dato disponibilità in tal senso;

creazione di un "marchio" di identificazione dei locali pubblici e delle aziende che aderiscono al progetto (specialmente bar, ristoranti, alberghi, aziende di agriturismo, etc.), ad esempio con la realizzazione di un'insegna del tipo "La Fermata dei Tramways"; i locali stessi potrebbero esporre documenti o immagini storiche del Tramvai, originali o riprodotte, ed eventuali reperti di minore pregio.

Per evidenti ragioni di competenza tecnica e di possibilità gestionali e di sviluppo, il progetto dei percorsi – una volta terminata la fase progettuale e propositiva, che può essere svolta dall'Associazione "Museo dei Tramways" e dall'Ecomuseo – richiederà un apposito gestore turistico e promozionale, che agisca nell'ambito o d'intesa con le ATL territorialmente competenti. Il Museo di Altavilla, oltre a costituire ideale punto di partenza (o di arrivo) dei percorsi, potrà eventualmente proseguire l'azione di supporto tecnico, ad es. per i restauri del materiale rotabile e per le attività scientifiche e didattiche.Il progetto esecutivo dei "Percorsi" deve quindi coinvolgere in primo luogo gli operatori turistici e le ATL delle province di Alessandria (ALEXALA) e Asti (ASTI TURISMO); prima ancora, però, deve essere portato a termine il processo di informazione, coinvolgimento e consultazione di tutti i soggetti potenzialmente interessati, a partire dai Sindaci dei Comuni della zona. L'aspetto promozionale di questa parte del progetto può essere solo sostenuto dall'Associazione, anche con il patrocinio del Comune di Altavilla e delle due Province, ma solo l'Ecomuseo, con la sua dinamicità e flessibilità, e con la spinta propulsiva assicurata dalla sua stessa natura di nuovo soggetto "condiviso" di valorizzazione e coodinamento delle politiche di sviluppo turistico-culturale del territorio, potrà assicurare in modo adeguato la gestione e promozione del progetto e quindi – in ultima analisi – il suo successo futuro.

ConclusioniIl progetto, dopo anni di lavoro più o meno organico, spesso un po' caotico ma comunque vitale e positivo, è ormai da tempo in una situazione critica di preoccupante inadeguatezza delle strutture amministrative e organizzative, a fronte dell'enormità dello sforzo tecnico, finanziario e gestionale necessario.Se da un lato il valido supporto dell'Ecomuseo BMA ha assicurato un significativo finanziamento U.E. (circa 150.000 €) per avviare la ristrutturazione della stazione e l'allestimento del Museo, dall'altro lato la direzione dell'Associazione finora non si è dimostrata pronta a fare questo indispensabile "salto di qualità".

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Anzi, stanno emergendo seri problemi di mancanza di maturità (intesa come professinalità, capacità di gestione, adeguato livello scientifico, corretti controlli amministrativi, ecc.) da parte del Museo, che si è avventurato in imprese probabilmente superiori alle sue forze e ai suoi mezzi - in primis la realizzazione della linea funzionante - senza avere attivato e consolidato un minimo di struttura organizzativa: non esiste uno spazio espositivo degno di tale nome (era stato annunciato per la manifestazione del 10 agosto 2003 ma non si è visto!), non c'è ancora un orario di apertura e non sono gestite le visite del pubblico, non sono stati impostati i percorsi e soprattutto non è mai stata data seria attuazione al progetto museale imbastito dal Comitato Scientifico, che peraltro non si riunisce più da anni.Ancora una volta, l'esperienza dimostra che non bastano l'entusiasmo, un ottimo progetto, fondi ingenti, il sostegno degli Enti locali e delle Aziende private e la grande simpatia dell'opinione pubblica e dei media per decretare il successo di un'iniziativa culturale: tutto questo necessita di una seria e solida struttura professionale (anche volontaria, ma comunque qualificata e cosciente) soprattutto con riferimento agli aspetti museologici e amministrativo-gestionali, senza i quali si rischia il collasso per gigantismo e per dilettantistica approssimazione.

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DOCUMENTO n. 3

PROTOCOLLO D'INTESATRA LA PROVINCIA DI ALESSANDRIA E L'ASSOCIAZIONE "MUSEO DEI TRAMWAYS A VAPORE ED ELETTRICI" PER LA VALORIZZAZIONE DEL MUSEO DEI TRAMWAYS

DI ALTAVILLA MONFERRATO E PER LA RICOSTRUZIONE DI UN TRATTO DELLE TRAMVIE "ASTESI-MONFERRINE"

I sottoelencati Enti, in persona dei rispettivi Legali rappresentanti:- Provincia di Alessandria, rappresentata dal Presidente Sig. ………………- Associazione Museo dei Tramways a vapore ed elettrici di Altavilla Monferrato, rappresentatata dal Presidente Sig. …………….

Premesso che:I soggetti promotori sono da tempo, consapevoli dell'importanza della valorizzazione e promozione del recupero del materiale rotabile, delle infrastrutture e della documentazione storica relativa al tramvai che svolse per decenni servizio sulle linee Asti-Altavilla, Alessandria-Altavilla e Casale-Altavilla, che ha costituito un elemento di grande importanza del paesaggio, della storia locale delle due Province e dei Comuni che sorgono lungo le linee; Per questo motivo, a partire dal 1998, è stata avviata la realizzazione del Museo, che ha già inaugurato una prima struttura espositiva, realizzato alcuni restauri di materiale e avviato contatti di collaborazione con l'Ecomuseo del BMA, con il Museo Ferroviario Piemontese, con gli altri Musei ferroviari italiani ed europei e con la Fedecrail (Federazione europea delle ferrovie storiche);

• dato atto che il progetto in questione costituisce anche un importante tentativo di recupero di significativi elementi di archeologia industriale del nostro territorio, anche in connessione con altre attività produttive tradizionali del luogo (distillerie, mulini, cantine, ecc.);

• avendo individuato l'ex-stazione dei Tramways di Altavilla, ora sede della stazione e del deposito delle autolinee ARFEA - di proprietà della stessa Azienda - quale sede per la collocazione del Museo e l'azienda BO (loc. Molino Vecchio) quale sede del laboratorio di restauro;

• vista la disponibilità del Dott. Enri Bo a donare la raccolta di reperti e documenti di sua proprietà, nonchè di collaborare alla gestione e realizzazione dei restauri delle strutture e del materiale rotabile, mettendo a tal fine a disposizione in uso gratuito un capannone attrezzato in loc. Mulino Vecchio di Altavilla;

• dato atto che le Province di Alessandria e Asti hanno dato il proprio formale patrocinio e forniscono assistenza tecnico-amministrativa ai rispettivi Comuni interessati al progetto, collaborando alla promozione dell'immagine nell'ambito delle proprie manifestazioni e/o del proprio materiale culturale, divulgativo e turistico nonchè alla realizzazione, in quanto loro competenza istituzionale, della segnaletica turistica lungo le strade provinciali di rispettiva competenza, assicurando altresì la manutenzione ordinaria della viabilità interessata;

• dato atto che il Comune di Altavilla, ha assunto il coordinamento amministrativo e la vigilanza sul progetto, attraverso la supervisione del Comitato Tecnico-scientifico, sul Museo e sul Centro di Documentazione, demandando la gestione delle attività ed iniziative all'Associazione;

• considerato che l'Associazione gestisce già da due anni, sotto la supervisione del Comitato Tecnico-scientifico del Museo, le attività organizzative e promozionali del progetto, introitando i contributi pubblici e privati, gestendo eventuali introiti, nonché stipulando i contratti relativi agli spazi ed alle utenze; in particolare, l'Associazione è responsabile dei reperti, oggetti, documenti o apparecchiature prestate o depositate per essere esposte nel Museo e cura la tenuta del relativo inventario e schedario, tenendo a tal fine (con l'assistenza del Conservatore) i rapporti con la Regione Piemonte e la Soprintendenza ai Beni Storici.

• dato altresì atto che per l'iniziativa è già stato concesso il patrocinio, la collaborazione e il contributo della Regione Piemonte e del Museo Ferroviario Piemontese;

• dato altresì atto che l'Ecomuseo del BMA ha inserito il Museo di Altavilla tra i propri progetti,

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con particolare riferimento alla fase di realizzazione di percorsi e iniziative di valorizzazione dell'intero tragitto delle linee, nonché per la progettazione tecnica delle strutture museali;

• vista la lattera del Comune di Altavilla in data ….

Richiamato che la stessa Provincia ha istituito con D.G.P. n. 632 del 1999 il Sistema dei Musei della Provincia di Alessandria, che comprende una serie di servizi di base offerti indistintamente a tutti i Comuni, Istituzioni e Associazioni aderenti, nonché una serie di ulteriori servizi aggiuntivi, che vengono erogati a richiesta degli Enti stessi, sulla base delle effettive necessità ed esigenze; Tenuto conto che la Provincia ha già assegnato ed erogato al Museo, negli anni 1998-2000, contributi complessivi per Lire 56.000.000 oltre all'assistenza e collaborazione amministrativa, organizzativa e culturale;

SI IMPEGNANO

a cooperare in totale sinergia tra di loro e nei confronti di tutti gli interlocutori esterni, pubblici e privati, per la formale istituzione, allestimento e valorizzazione del "Museo dei Tramways a vapore ed elettrici", con sede all'interno della struttura dell'ex-stazione di Altavilla, con le modalità e i rispettivi impegni di seguito specificati:

1 La Provincia di Alessandria sostiene, sulla base delle disponibilità volta per volta esistenti a Bilancio, la realizzazione e gestione della struttura museale e le specifiche iniziative, con particolare riferimento allo studio e al progetto di ricostruzione della linea tramviaria, alla promozione (inviti e manifesti, rapporti con la stampa, segnaletica, rapporti con altri Enti, stampa di opuscoli, ecc.) e alla collaborazione tecnico-amministrativa;

2 Ai fini di cui sopra, presso il Comune di Altavilla opera un Comitato Tecnico-Scientifico di coordinamento, presieduto dal Sindaco, del quale fanno parte esperti e tecnici; la Provincia designa due funzionari a rappresentarla all'interno del Comitato, con competenze sotto il profilo amministrativo e culturale-museale (anche con funzioni di segreteria) e sotto il profilo tecnico. Il Comitato collabora alle attività di coordinamento delle iniziative, assicurando i necessari contatti con la Regione, gli altri uffici pubblici e le competenti Soprintendenze.

3 L'Associazione informerà la Provincia di Alessandria delle proprie iniziative ed attività e inviterà un referente dell'Amministrazione agli incontri del proprio Direttivo relativi alle problematiche di cui al punto 1. Con riferimento al Museo, anche in considerazione del particolare rapporto instaurato e della specifica competenza in materia di trasporti della Provincia di Alessandria, l'Associazione si impegna a nominare un Conservatore del Museo e ad adempiere a tutte le diverse incombenze scientifico-culturali (inventariazione, catalogazione, realizzazione di didascalie, realizzazione di un catalogo, dispositivi per la sicurezza e conservazione, ecc.) prescritte dalla vigente normativa o raccomandate dai competenti organi del Ministero e della Regione.

4 Per quanto concerne l'utilizzo del cortile della stazione di Altavilla - concesso in comodato dalla Ditta ARFEA, gerente di servizi di linea in concessione - l'Associazione si impegna nei confronti della Provincia di Alessandria a:- garantire mediante idonee segnalazioni e protezioni la sicurezza dei visitatori del museo e

dei passeggeri delle autolinee, sia rispetto al transito degli autobus che rispetto al deposito di materiale rotabile;

- assicurare che la presenza del Museo all'interno della stazione non generi intralcio o disservizio per l'esercizio delle autolinee stesse.

5 La Provincia di Alessandria si impegna a sostenere l'Associazione nella progettazione, nella ricerca di finanziamenti e nella futura realizzazione di un tronco di linea tramviaria lungo la Strada Provinciale n. 52 per Montemagno, nel tratto tra la stazione di Altavilla e loc. Mulino Vecchio, con possibilità in futuro di prolungamento fino al confine con la Provincia di Asti.L'Associazione si impegna sin d'ora a sottostare a tutte le prescrizioni ed indicazioni tecniche ed amministrative del Settore Viabilità della Provincia di Alessandria, alla luce del vigente Codice della Strada; a tal fine sarà redatto ulteriore ed apposito provvedimento di concessione.

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L'Associazione designerà un Direttore responsabile del progetto e della futura struttura, che si rapporterà sul piano tecnico con gli Uffici provinciali Trasporti e Viabilità.

6 L'Associazione si impegna a citare la Provincia di Alessandria tra gli Enti promotori del Museo, della linea tramviaria e delle iniziative e attività culturali connesse o collaterali ad essi;

7 L’onere finanziario viene definito ed erogato annualmente con riferimento allo stato di effettivo avanzamento dei lavori; la Provincia assicura in ogni caso la collaborazione ed assistenza tecnico-amministrativa ai sensi della L. 142/1990;

8 Il Museo dei Tramways e le manifestazioni ad esso connesse saranno inseriti nei circuiti turistico-culturali della Provincia di Alessandria e nel futuro "Sistema dei Musei" della Provincia di Alessandria

....................., lì ..................

PROVINCIA DI ALESSANDRIA ASSOCIAZIONE MUSEO DEI TRAMWAYS

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LA VALORIZZAZIONE DEI LUOGHI DEGLI ARTISTI DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA: DA PELLIZZA A CARRÁ

La Provincia di Alessandria ha intrapreso nel 1996, con la collaborazione finanziaria della Regione e di uno sponsor bancario, un programma di interventi finalizzati alla valorizzazione dei luoghi – oltre che delle opere – dei più importanti artisti della storia della provincia. Tale progetto si è incentrato nella prima fase sulla valorizzazione dei "Percorsi moncalveschi" (o "Cacciani") con la realizzazione di un Video e di un volumetto che include itinerari provinciali, oltre alla realizzazione della segnaletica turistica stradale, da collocare sul territorio, al fine di promuovere la visita dei luoghi in cui si trovano opere di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo.Successivamente, a seguito di un’ulteriore richiesta di contributo presentata nel 1998 all'Assessorato Regionale alla Cultura (che ha subito colto e recepito con favore l’impostazione pluriennale e “di area” del progetto), si è dato avvio nel biennio 1999-2000 ad un ulteriore progetto per la valorizzazione dei luoghi dei pittori Giuseppe Pellizza (Volpedo) e Angelo Morbelli (Rosignano), attraverso due progetti analoghi concordati fin dalla fase preliminare con i due Comuni e con le Associazioni culturali locali.Gli interventi prevedevano, in linea di massima:

- lo studio dei luoghi più rilevanti e caratteristici delle due località, con riferimento a opere realizzate in loco dai due pittori, con la conseguente individuazione di sentieri pedonali che colleghino i luoghi stessi;

- realizzazione di una cartellonistica turistico-culturale specifica da collocare nei suddetti punti, con la riproduzione delle opere dei pittori;

- studio, realizzazione e diffusione di materiale turistico-promozionale omogeneo a quello già realizzato per il Moncalvo;

- interventi di valorizzazione e promozione della Casa-museo di Pellizza da Volpedo (d'intesa con l'Associazione Pellizza) e collaborazione all'eventuale valorizzazione della Casa di Morbelli, previo accordo e coinvolgimento dei proprietari;

- eventuale realizzazione di un video e di una guida approfondita (previo finanziamento da parte della Regione o dello sponsor bancario);

- inserimento delle due località nel futuro Sistema dei Musei della provincia di Alessandria, con particolare riferimento alle iniziative di promozione e fruizione coordinata.

In seguito alla assegnazione di un primo significativo finanziamento da parte della Regione Piemonte è stato possibile dare avvio all’iniziativa; in questo senso i Comuni hanno coordinato le iniziative di valorizzazione degli ateliers dei pittori, d'intesa con le Associazioni culturali locali oppure con i privati proprietari. Nel caso di strutture museali aperte al pubblico (come lo studio di Pellizza) i Comuni si impegnavano a coordinare le relative attività e iniziative promozionali con quelle del progetto dei “Luoghi degli Artisti”, anche al fine di inserirle nella futura "Rete dei Musei" della provincia di Alessandria.

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La Provincia per parte sua si è impegnata – utilizzando fondi propri e il finanziamento regionale – a provvedere a:

- realizzare a proprie spese la cartellonistica consegnandola ai Comuni per la messa in posa;

- promuovere a livello provinciale, regionale e nazionale il progetto, anche in collaborazione con le Agenzie di promozione turistica e la Regione, realizzando (nei limiti delle possibilità organizzative ed economiche) il relativo materiale turistico: dépliants, manifesti, cartine, etc.

- tenere i rapporti con la Regione Piemonte e con sponsor bancari al fine di ottenere finanziamenti per le ulteriori fasi del progetto.

I Comuni di Volpedo e Rosignano sin dall’inizio accettavano, anzi auspicavano, l'estensione del progetto, con le stesse modalità, anche ad altre località della Provincia, con riferimento ad iniziative di valorizzazione dei luoghi di altri importanti artisti, nell'intento di realizzare gradualmente un circuito turistico-culturale di rilevanza regionale nell'ambito della costituenda "Rete dei Musei" della provincia di Alessandria.In tal senso sono stati quindi realizzati – con l'amichevole collaborazione della Prof.ssa Aurora Scotti e l'apporto dei referenti culturali designati dai rispettivi Comuni – una serie di quattro manifesti coordinati e una guida tascabile in quadricromia (15.000 copie) per la promozione a livello nazionale dei percorsi.Nello stesso tempo, dopo la realizzazione dei pannelli di Volpedo, è stato finalmente possibile portare a termine la progettazione e realizzazione dei pannelli di Rosignano, che quindi hanno potuto essere collocati alla Colma e inaugurati proprio in occasione delle Celebrazioni pellizziane del 2001, proseguendo una collaborazione iniziata già nel 1999.Si è tuttavia determinata una sovrapposizione cronologica con la promozione della seconda fase del progetto (luoghi di Bistolfi e Monteverde), con la realizzazione degli stessi manifesti e opuscoli, nonché della segnaletica della Gipsoteca di Bistagno, inaugurata anch'essa nel settembre 2001; il percorso dei luoghi di Bistolfi a Casale invece era già stata realizzata in precedenza a cura del Comune, in occasione della mostra per l'apertura delle nuove sale della Gipsoteca.

Il progetto "Cent'anni di Quarto Stato"Per “lanciare” a livello nazionale e internazionale il progetto di valorizzazione dei luoghi degli artisti della provincia di Alessandria era necessario ideare e realizzare un grande evento, che contemperasse un adeguato spessore culturale con una potente capacità di penetrazione nel congestionato e ormai poco ricettivo mondo della comunicazione.Anche se sarebbe stato possibile configurare altre opzioni (ad esempio, era stato ipotizzato in un primo tempo di celebrare con una grande mostra il 120° anniversario della nascita di Carlo Carrà, di Quargento), la scelta è caduta sul centenario del Quarto Stato di Giuseppe Pellizza.Ettore Cau, Presidente dell'Associazione Pellizza da Volpedo, ha ricordato che "L’importanza e il ruolo che Pellizza da Volpedo (1868-1907) ha avuto nel contesto della pittura italiana tra Otto e Novecento hanno trovato rinnovati riconoscimenti nella critica di questi ultimi decenni, in coerenza con l’interesse crescente che un pubblico sempre più vasto ha riservato alla sua produzione pittorica. Il pieno successo dell’antologica torinese, organizzata presso la

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Galleria d’Arte Moderna (1999), va letto come parametro indiscutibile del riconoscimento e della dimensione sovrannazionale che l’artista volpedese si è saldamente conquistati".Il definitivo restauro dello Studio-Museo è stato completato in modo definitivo nel 1994: un lavoro, diretto dall’architetto Dario Milanese con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Architettonici del Piemonte, che ha restituito il manufatto così come Pellizza l’aveva concepito e realizzato. Lo studio si presenta oggi come museo di sé stesso: un ambiente nel quale le tele, i disegni, i colori, i libri, le tavolozze, gli oggetti (recuperati e disposti sulla base di fotografie degli anni trenta) si inseriscono senza alcuna forzatura e dove il visitatore attento può rivivere con pienezza, più che in qualsiasi altro luogo di Volpedo, le memorie e le suggestioni del mondo pellizziano.Va ricordato che ormai da molti anni lo studio può essere visitato grazie alla disponibilità di più di trenta volontari dell’Associazione Pellizza da Volpedo, che dal 1994, in forza di una convenzione con il Comune di Volpedo, ne garantiscono l’apertura in tutti i pomeriggi dei sabati e dei giorni festivi, nonché, su appuntamento, nelle giornate infrasettimanali. In parallelo al restauro dello studio di Via Rosano si è proceduto al recupero storico-ambientale della piazzetta sita nel cuore del Torraglio, denominata per l’occasione Piazza Quarto Stato, nella quale l’artista aveva ambientato il suo capolavoro. È questo il luogo più suggestivo di un itinerario che la Provincia in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Volpedo ha allestito nel Paese, per segnare, attraverso una serie di riproduzioni fotografiche disposte sulla fedele copia del cavalletto di Pellizza, i luoghi nei quali il Maestro stesso “costruì” le sue opere più rappresentative.Non sono mancate negli anni scorsi una serie di iniziative, promosse dal Comune di Volpedo, in collaborazione con l’Associazione Pellizza e con la Pro Loco, in occasione della festività del primo maggio, a partire dal 1994, anno di apertura al pubblico dello studio restaurato e di inaugurazione della Piazzetta Quarto Stato. Tra i momenti più importanti va ricordata l’organizzazione di un congresso internazionale, promosso da Aurora Scotti, su Ateliers e case d’artisti nell’Ottocento, del quale sono stati editi nel 1998 gli atti.Si preannuncia come progetto di rilievo e di forte impegno anche quello avviato dal Comune e dalla Regione negli scorsi anni – con un significativo apporto della Fondazione CR Tortona – volto al restauro dell’edificio che prospetta su Piazza Quarto Stato, già sede del Comune, per renderlo atto ad accogliere nei locali del piano terra un museo didattico sulla figura e sull’opera dell’artista volpedese. Proprio al culmine di questo momento di grande attenzione di pubblico e critica, e soprattutto dopo anni di grande "investimento culturale" da parte di Associazione, Comune, Provincia e Regione (ma anche di altri soggetti locali come ad esempio la Fondazione CR Tortona e la Cantina Sociale di Tortona) è venuto opportunamente a cadere il centenario del Quarto Stato (1901-2001), ossia dell'opera più famosa e fortunata del Maestro, il capolavoro al quale Pellizza ha dedicato un decennio di impegno. Il Quarto Stato, conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, è un quadro entrato nell’immaginario collettivo in una misura che soltanto poche altre opere dell’arte pittorica di tutti i tempi possono eguagliare, in quanto immagine-simbolo del secolo appena concluso, portatrice di un messaggio universale di emancipazione e di riscatto del mondo contadino e della classe operaia.

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La ricorrenza centenaria era quindi un’appropriata occasione per richiamare l'attenzione sulle operazioni che la Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria e il Comune di Volpedo hanno condotte a termine soprattutto a partire dalla metà degli anni settanta per valorizzare l’opera e la figura dell’artista, per verificare lo stato di attuazione delle iniziative in corso e per presentare un piano di lavoro atto a celebrare in modo degno il capolavoro che in Volpedo è stato pensato e costruito, ed anche per portare l’attenzione sugli altri “luoghi” che in qualche modo sono legati a Pellizza, e cioè su Casale e sulla Colma di Rosignano, luoghi di Bistolfi e Morbelli che di Pellizza furono contemporanei ed amici.

Il programma dell’eventoLa somma di tutti i fattori di cui sopra, unito alla volontà della Provincia di creare subito un nuovo "evento culturale" al fine di consolidare e non far cadere l'interesse nazionale ed internazionale suscitato sul nostro territorio con Marengo 1800-2000 (giugno-settembre 2000), hanno fatto scattare la molla.L'Amministrazione provinciale si è subito impegnata a "coprire" l'aspetto organizzativo, finanziario, amministrativo e promozionale, impegnandosi in prima persona anche nella realizzazione di un evento ad Alessandria, nell'emissione del Francobollo celebrativo da parte delle Poste e del Poligrafico, ma soprattutto nella complessa e difficoltosa procedura tecnico-amministrativa per la richiesta di prestito del Quarto Stato, per il quale era necessario il beneplacito della Direzione del Museo, della Soprintendenza lombarda ma soprattutto dell'apposita Commissione ministeriale competente per il prestito delle grandi opere d'arte: un impegno che ha richiesto competenza tecnico-amministrativa, ed anche una non comune capacità diplomatica e "politica", espressa dal Capo di Gabinetto della Provincia su esplicito mandato del Presidente.II Comune di Volpedo, in quanto proprietario dell'immobile dell'atelier e della struttura museale, ha voluto realizzare, nell'occasione delle manifestazioni del Centenario, alcuni interventi strutturali sullo stesso Museo per migliorarne l'accessibilità, l'ambiente e la sicurezza sia in vista della mostra inclusa nell'ambito delle manifestazioni sia per future attività espositive, ed anche per poter riaprire – d'intesa con gli Eredi – l'importantissimo collegamento con l'attiguo appartamento dell'artista; c'è inoltre l'intenzione di concludere una fase importante dei lavori di realizzazione del secondo spazio museale dedicato a Pellizza (l’Istituto in Piazza Quarto Stato), destinato ad ospitare mostre didattiche e iniziative culturali.L'Associazione Pellizza da Volpedo ha invece realizzato alcune proprie iniziative di carattere culturale e promozionale (per le quali ha messo a disposizione del progetto complessivo alcune contribuzioni di aziende e enti locali), offrendosi inoltre agli Enti promotori quale braccio operativo e struttura organizzativa delle Celebrazioni.La Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, che ha fra le sue finalità – come tutte le fondazioni di origine bancaria – la promozione ed il sostegno dell'arte, della cultura e dell'istruzione, si è subito dimostrata interessata a supportare finanziariamente gli interventi promossi dal Comune di Volpedo e dalla Provincia.Gli Enti promotori hanno considerato necessario predisporre i piani e programmi ed attivare con largo anticipo (cosa che avviene di rado) tutte le procedure idonee a valorizzare nel migliore dei modi l'evento del "Centenario del Quarto Stato" ed

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il Museo-atelier di Pellizza da Volpedo, il percorso attrezzato dei luoghi di Pellizza in Volpedo, nonché le altre iniziative di valorizzazione del territorio circostante, organizzando nel contempo una serie di iniziative e manifestazioni culturali e di animazione non solo a Volpedo ma anche ad Alessandria, Tortona, Salice Terme, etc.: ferma restando sempre la scelta di assumere quale evento primario l'esposizione dell'opera fondamentale di Giuseppe Pellizza presso l'atelier di Volpedo, facendola ritornare, per la prima volta dal 1920, nel paese dove è stata creata e ambientata. Si è voluto dare maggiore “spessore” scientifico alla mini-mostra dello Studio-Museo esponendo tre delle più significative opere preparatorie conservate in collezioni private, cioè quelle che sono state ritenute dalla professoressa Scotti di particolare importanza (Ambasciatori della fame, Studio di donna con bambino per Il Quarto Stato e il bozzetto di Fiumana).Malgrado la rilevanza intriseca dell’evento (dimostrata poi dallo sbalorditivo successo di publico), il Comitato promotore aveva pensato fin dall’inizio che fosse indispensabile organizzare intorno ad esso una serie di importanti manifestazioni e iniziative culturali e promozionali, per attirare l’attenzione prima dei media e poi dell’opinione pubblica locale e nazionale, vale a dire: una articolata e mirata strategia di comunicazione a livello locale, regionale e

nazionale; l’allestimento di mostre, convegni, spettacoli teatrali e ogni altra iniziativa

ritenuta utile e pertinente con l'obiettivo del progetto; la definizione di strategie di sviluppo dell'accoglienza locale in grado di

favorire flussi costanti di visitatori anche dopo le celebrazioni; una collaborazione fattiva con Palazzo Guasco, le altre realtà museali della

zona (Tortona, Castellania, Marengo, etc.), nonché con gli altri "Luoghi degli Artisti" della Provincia.

Per consentire una piena operatività e rapidi tempi e modi di gestione dell’evento, si è fatta la scelta di costituire presso il Comune di Volpedo un Gruppo tecnico di Lavoro per le Celebrazioni del Quarto Stato, con il compito di valutare e coordinare le iniziative finalizzate alla realizzazione del progetto, composto da Ettore Cau, con compiti di coordinatore, dal Capo di Gabinetto della Provincia, dal consigliere comunale delegato del Sindaco di Volpedo, dai Funzionari responsabili delle attività culturali della Provincia e del Comune di Volpedo; tutto si è svolto sotto l’attenta e competente supervisione della Referente scientifica del progetto, la Prof.ssa Aurora Scotti. Nelle diverse occasioni hanno partecipato ai lavori i referenti e i Curatori delle singole iniziative culturali, tra i quali meritano di essere citati almeno il critico Prof. Raffaele del Grada per la mostra di Palazzo Guasco e i curatori dello splendido spettacolo teatrale Alfonso Cipolla, Giovanni Moretti e Luca Valentino. Va detto per inciso che la partecipazione al Gruppo non comportava alcun compenso, fatti salvi gli incarichi di collaborazione professionale instaurati con consulenti e curatori, il che non solo non ha limitato l'impegno, ma anzi ha scatenato una sorta di positivo effetto di "volontariato tecnico" di alto livello.Quanto agli aspetti economici, la Provincia di Alessandria si è impegnata a finanziare direttamente ed indirettamente (cioè con mezzi, organizzazione e competenze dei propri dirigenti e tecnici) gli interventi e le manifestazioni per il "Centenario del Quarto Stato", per un importo che ha sostanzialmente rispettato la

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somma inizialmente prevista, con particolare riferimento alla gestione e alla promozione (quasi il 20% del budget). Il Comune di Volpedo si è impegnato a finanziare gli interventi strutturali sul Museo, mentre la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria ha messo a disposizione significative risorse finanziarie (poco meno del 30% del budget). L'Associazione ha conferito al budget della manifestazione le sponsorizzazioni acquisite, sotto diverse forme, che hanno raggiunto un importo veramente ragguardevole (circa il 10% del budget). La Regione Piemonte, infine, con un apporto particolarmente cospicuo e determinante, ha messo a disposizione diversi contributi (il restante 40% circa), oltre all’attenzione istituzionale testimoniata dalla presenza del Presidente della Giunta Regionale all’inaugurazione della mostra conclusiva a Palazzo Guasco.Il programma dell’evento, che ha sostanzialmente rispettato i programmi iniziali, è stato così articolato:

1. Presentazione delle manifestazioni “Cent’anni di Quarto Stato” (26 maggio)2. Presentazione di pubblicazioni di argomento pellizziano (26 giugno e 22

settembre)3. Progetto teatrale “Il Sole della Fiumana” - Prima parte (27 maggio)4. Concerti “Musiche per Pellizza da Volpedo” ad Alessandria e Salice Terme (30

giugno-30 agosto)5. Conferenze stampa di presentazione ad Alessandria e Milano - Circolo della

Stampa (29-30 agosto)6. Il Quarto Stato e il suo Cantiere nello studio-museo di Pellizza (2 settembre-9

ottobre)7. Omaggio a Pellizza: i “Madonnari” in piazza grande (8-9 settembre)8. Festa popolare in piazza grande, danza e saltimbanchi (8 settembre)9. Giornata filatelica e presentazione del francobollo commemorativo (15-16

settembre)10.Mostra storico-documentaria Cento Anni di Quarto Stato - Fortuna dell'opera di

Pellizza tra ideologia e comunicazione di massa (15 settembre- 15 ottobre)11.Mostra filatelica a Salice Terme (22-23 settembre)12.Premio d’arte Pellizza da Volpedo e mostra a Monleale (dal 22 settembre)13.L'epoca, gli artisti, la gente - Pellizza e il suo tempo nelle collezioni del Museo

nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, Alessandria, Palazzo Guasco (28 settembre-25 novembre)

14.Pellizza e Morbelli, inaugurazione del percorso attrezzato, Loc. Colma di Rosignano Monferrato (29 settembre)

15.Progetto teatrale “Il Sole della Fiumana ”seconda parte, Volpedo (30 settembre)16.Premio “Quarto Stato” a Francesco Guccini, con la collaborazione di Vincenzo

Mollica (5 ottobre).

Sugli esiti scientifici e culturali dell'evento (che peraltro ha avuto ampio risalto e ha comportato anche alcune iniziative di "ricerca" sia sull'opera di Pellizza sia su altri aspetti storico-culturali connessi) non è certo questa la sede per esprimere giudizi o valutazioni. Tuttavia gli indicatori di valutazione immediatamente disponibili ai responsabili gestionali dell'evento, che peraltro sono anche quelli di più immediata percezione e apprezzamento da parte della "committenza" istituzionale, sono tutti già disponibili ed immediatamente leggibili:

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Visitatori della mostra allo Studio-Museo (conteggio esatto) n. 51.025 Visitatori della Mostra "Cento Anni di Quarto Stato" (stima) n. 39.000 Visitatori alla mostra di Palazzo Guasco (stima) n. 7.000 Altre presenze a concerti, spettacoli, manifestazioni (stima) n. 12.000 Presenze a Volpedo (stima dello sportello Turistico provinciale) n. 80.000

da considerarsi come "visitatori" dell'opera dei “Madonnari” Francobolli celebrativi venduti durante la mostra (dati Poste) n. 28.880

di cui nei due giorni di emissione (stima) n. 9.800 Depliants, opuscoli e brochures distribuite (circa) n. 102.500 Inviti spediti (circa) n. 12.000 Manifesti e locandine affissi o distribuiti (circa) n. 6.500 Pubblicazioni vendute in occasione delle diverse mostre (circa) n. 1.000

A ciò si aggiunge la rassegna stampa, sempre più cospicua, senza contare le centinaia di "passaggi" su radio e TV locali, regionali e nazionali anche in occasione di visite di personaggi illustri della cultura, dell'arte, della politica e dello spettacolo.Una partecipazione molto massiccia, se si considera che l'evento, pur caratterizzandosi certamente per un elevato grado di "popolarità" (in tutti i sensi), deve essere annoverarato in una categoria – quella delle manifestazioni culturali –che, al di fuori dei grandi centri e delle località specializzate, raramente raggiunge cifre significative.Se aggiungiamo che la maggior parte delle iniziative si è svolta in un piccolo centro come Volpedo (1.200 abitanti circa), collocato ai confini di una provincia in cui le mostre più importanti raramente avevano superato la soglia delle 10.000 presenze (in tempi recenti solo "Le Stanze di Artù" ad Alessandria), la cifra complessiva di oltre 110.000 "contatti" risulta assolutamente strabiliante. Lo è anche ipotizzando che le stesse persone abbiano visitato tutte le mostre e assistito a tutti gli eventi del "circuito", cosa che rientrava espressamente negli obiettivi e nelle speranze degli organizzatori ma non era affatto scontata.Se comunque si volesse considerare anche solo il dato singolo più elevato, e cioè le oltre 50.000 persone che hanno voluto andare a Volpedo per vedere un'opera che è sicuramente celeberrima, ma che normalmente è esposta a meno di 100 km di distanza e solo due anni fa è stata esposta alla GAM di Torino, risulta evidente che una cosa ha funzionato in modo perfetto, cioè la comunicazione.È ormai acclarato che è stata efficacissima la grafica: sia quella generale, sempre uguale ma impostata su due colori diversi per le manifestazioni estive e per quelle autunnali, sia quella specifica della mostra di Palazzo Guasco che a mostra ancora aperta è già diventata oggetto di richieste per esposizione o collezione. Sono piaciute tutte le diverse forme di opuscoli e dépliants, alcuni andati letteralmente a ruba, ma si sono vendute anche moltissime pubblicazioni nuove e precedenti, soprattutto presso il chiosco allestito davanti al Museo di Volpedo.Di notevole riscontro sono state sicuramente le affissioni ordinarie (oltre alla Provincia e alle princpali città limitrofe come Asti, Vercelli e Pavia, sono state "coperte" anche Torino, Genova e tutte le località tra Voghera e Piacenza), ma si può ragionevolmente presumere che i fattori di maggiore successo siano stati sostanzialmente quattro:

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- un potente effetto di lancio determinato dal primo evento (lo spettacolo teatrale che ha coinvolto tutto il paese), che ha subito "bucato" le principali testate nazionali e destato l'attenzione

- un numero limitato di efficaci "totem", collocati con intelligenza nei punti più significativi (punto di incontro delle città vicine, caselli autostradali, terme di Salice, ingresso del nuovo Centro commerciale OUTLET di Serravalle S., etc.);

- locandine e manifesti ben collocati nei molti autogrill e aree di servizio che sorgono sulla "rete autostradale" della provincia di Alessandria (A21 - A26 - A7 e raccordo A7-A26);

- una massicia campagna di distribuzione, capillare quanto mirata, di dépliants informativi molto belli e esaurienti (posta, negozi, locali pubblici, etc.) in una vasta area tra sud Piemonte e Oltrepo lombardo.

È chiaro che tutto questo non sarebbe servito senza una continua e capillare azione di sollecitazione diretta (comunicati, conferenze-stampa ad Alessandria e presso il Circolo della Stampa di Milano, contatti diretti con giornali e riviste, sollecitazioni presso critici e redattori) e indiretta (spazi pubblicitari acquistati) rispetto a giornali e testate televisive locali e regionali, senza rinunciare ad alcuni importanti occasioni di presenza sui canali televisivi nazionali (in particolare Uno Mattina della RAI, ma anche testate MEDIASET), che paradossalmente – ma non troppo – sono state molto più interessate dalle iniziative ritenute "collaterali" come lo spettacolo teatrale, i “Madonnari” o la mostra documentaria, che invece hanno dimostrato di saper rappresentare con più efficacia, coinvolgimento e profondità il significato e il valore profondo del Quarto Stato.Una mossa un po' arrischiata sul piano "politico", ma sicuramente realistica ed efficace quanto ai risultati promozionali è stata l'idea di collegare alcuni eventi delle celebrazioni di Cent'anni di Quarto Stato alla vicina località di Salice Terme: arrischiata perché la presenza in Provincia di Alessandria di un grande polo termale concorrente come Acqui, molto sostenuto (giustamente) dalla Regione Piemonte e dalla stessa Provincia avrebbe potuto scatenare facili quanto immotivate polemiche, il che fortunatamente non è avvenuto. D'altro canto la posizione geografica di Volpedo ne fa la naturale "porta di accesso" culturale alla provincia dal lato dell'Oltrepo pavese (città come Voghera, Casteggio e Pavia), cioè di quel bacino turistico che gravita su Salice; quindi era tecnicamente appropriato andare a "prendere per mano" i frequentatori abituali di Salice inducendoli a spostarsi a Volpedo e, magari, da lì verso le altre attrattive della Provincia.

Prospettive e primi riscontri: Carlo Carrà e "La strada di casa" Le prospettive, a medio periodo, riguardavano sin dal 2001 la prosecuzione dei "percorsi", partendo naturalmente da Quargnento sconosciuta patria di Carlo Carrà, che partì giovanissimo e vi fece raramente ritornoSi era poi pensato a Tortona (patria di Barabino), per poi considerare altre località legate a importanti "minori" come Giani, Mensi, Morando, Cuniolo o Levrero.Un'altra interessante prospettiva è stata invece intesa nel senso di valorizzare (senza aspettare che passino alla storia) gli ateliers di alcuni maestri di livello nazionale ed internazionale che oggi operano in provincia di Alessandria, proseguendo una tradizione di grande importanza culturale, più ancora che "turistica": Aldo Mondino, Enrico Colombotto Rosso, Paolo Baratella e altri

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personaggi le cui opere sono ormai presenti da anni non solo nelle gallerie ma anche nei musei d'arte contemporanea di mezzo mondo.Quest'ultimo filone è stato già efficacemente sviluppato (anche se purtroppo in modo ancora "effimero") attraverso un ciclo di iniziative culturali svoltsi a Palazzo Guasco in Alessandria: prima tre conferenze dei Maestri nel periodo della mostra di Pellizza (dicembre 2001-gennaio 2002), e poi due ottime mostre allestite nella Galleria d'Arte di Palazzo Guasco, prima con Colombotto Rosso e poi con Baratella, aspettando di trovare gil spazi idonei a ospitare una grande mostra - antologica e innoviativa nello stesso tempo - di Mondino.Quanto a Carrà, le manifestazioni organizzate nel 2002 hanno costituito un importante e probante riscontro di quanto realizzato a Volpedo nell'anno precedente, aiutando a capire quanto di buono di è fatto, ma anche a ricontrare errori e troppo facili illusioni.A Quargnento l'evento è stato costruito - un po' paradossalmente, se vogliamo - proprio sul "non legame", cioè sul fatto che Carrà da Quargnento se n’è andato via giovanissimo dopo avere rappresentato il suo paese in una sola opera giovanile (da cui viene il titolo "La strada di casa"), è tornato di rado, ha persino litigato con i suoi compaesani; per questi motivi a Quargnento sono rimaste pochissime testimonianze materiali e immateriali di Carrà, mentre solo ora si fa strada il tentativo di recuperare questo difficile rapporto con l’Artista attraverso la sua famiglia. Per questa ragione non sono state solo realizzate le tre importanti mostre d’arte , Il disegno come laboratorio mentale, realizzata nel Municipio di Quargnento a cura di Massimo Carrà e Il Poeta della metafisica, allestita in Palazzo Guasco a cura di Marco Vallora (cataloghi editi da Anthelios, Garbagnale Milanese 2002), come pure la mostra L'Antigrazioso, anticamera della Metafisica realizzata nel Centro Comunale di Cultura di Valenza: si è anche tentato di evocare suggestioni e ricordi, utilizzando anche il mezzo teatrale con una semplice rappresentazione basata sulle memorie di Carrà, curata dalla Scuola di teatro de "I Pochi" di Alessandria. Sono anche stati coinvolti nel progetto gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto d'Arte "Cellini" di Valenza (in qualche modo erede della scuola di disegno frequentata in gioventù da Carlo Carrà a Valenza), che hanno realizzato loro lavori originali ispirati alle principali opere di Carlo Carrà; la relativa mostra è stata allestita a latere della mostra L'Antigrazioso, ed è stata completata da un interessante convegno di studi sulla situazione delle Scuole d'Arte in Italia.Non è banale, infine, segnalare che nell'occasione sia la Sala del Consiglio del Comune di Quargnento (talvolta utilizzata come spazio espositivo di buon livello) sia la Galleria d'Arte di Palazzo Guasco in Alessandria - di proprietà della Provincia - sono state intitolate a Carlo Carrà, ponendo così in qualche modo rimedio alla scarsa attenzione e sensibilità delle comunità locali verso un personaggio di così vasta notorietà e di prestigio internazionale.Ma nell'ottica del progetto territoriale la realizzazione più significativa è stata la costruzione di un nuovo itinerario turistico-culturale in Quargnento, animato da una decina di riproduzioni di opere significative di Carrà: non solo per la qualità intrinseca della realizzazione, che ha arricchito e reso più piacevole un paese non particolarmente attrattivo dal punto di vista turistico, ma molto frequentato da coloro che vi transitano per raggiungere il Monferrato casalese, verso Altavilla e Vignale.

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La presentazione del nuovo percorso ha infatti costituito la consacrazione del progetto "I Luoghi degli Artisti" come pacchetto turistico credibile e spendibile nei circuiti di valorizzazione e promozione del nostro territorio: si è proposto un vero e proprio itinerario, da Volpedo a Casale passando per

Quargnento e Rosignano (con possibilità di deviazione a Bistagno), da proporre in particolare a lombardi ed emiliani.

è stato realizzato un dépliant turistico del percorso, integrato con il precedente relativo a Volpedo, Rosignano, Casale e Bistagno;

è stata sperimentata una efficace promozione attraverso la rete degli Autogrill posti sulle autostrade che intersecano fittamente la Provincia di Alessandria (in particolare la A7 e la A21);

Proprio questo maggiore interesse ha fatto capire che, mentre Volpedo è ormai attrezzato e consacrato come luogo di fruizione turistica integrata e di qualità (ne è stata riprova il grande successo delle iniziative realizzate nel 2002 e nel 2003, a differenza di quanto avvenuto, ad esempio, a Marengo), la Colma di Rosignano e Bistagno necessitano di maggiori infrastrutture e servizi, mentre Casale deve essere più convinta e partecipe partner del progetto, che finora non ha particolarmente condiviso e aprezzato nelle sue potenzialità, limitandosi a mettere a disposizione la già conosciuta e apprezzata Gipsoteca Bistolfi.

ConclusioniVolendo tentare un primo bilancio, si può agevolmente verificare la differenza di esiti coseguiti dai due progetti principali, e cioè Pellizza e Carrà. A parità di mezzi e metodi di comunicazione e di impatto mediatico, almeno iniziale (entrambi gli eventi erano stati anche preceduti da importanti mostre antologiche sugli Artisti), salta immediatamente agli occhi la differenza di visitatori: non tanto in senso generale - gli eventi del 2002 hanno fatto registrare nel complesso oltre 15.000 presenze - ma soprattutto con riferimento alle due esposizioni di Palazzo Guasco, che sono le più facilmente e correttamente confrontabili.Ebbene, mentre la mostra di Carrà - sicuramente di gran lunga la più ampia e pregevole mai organizzata a Palazzo Guasco nei suoi 20 anni di attività - ha ottenuto poco più di 5.000 visitatori, la corrispondente mostra dell'anno precedente (L'epoca, gli artisti, la gente - Pellizza e il suo tempo) ne ha registrati quasi 2.000 in più, anche se non ha dovuto confrontarsi con le festività natalizie; ma bisogna anche dire che la collezione del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano - nucleo fondamentale della Mostra su Pellizza - era stata recentemente esposta a qualche decina di chilometri di distanza da Alessandria, ed in ogni caso il valore economico delle opere esposte era di circa un decimo rispetto ai capolavori metafisici di Carrà.Ma soprattutto è significativo analizzare il prodotto finale dell'evento, cioè la ricaduta in termini di promozione culturale e valorizzazione del territorio, che per Volpedo è stata straordinariamente positiva, mentre nel caso di Quargnento non si può dire abbia riscosso analogo successo: certamente per la mancanza di strutture culturali stabili (non c'è un museo di Carrà, e neppure una casa visitabile....), ma soprattutto per lo scarso coinvolgimento della realtà locale, che ha in qualche misura "subito" l'evento senza parteciparvi attivamente e convintamente.La spiegazione viene, ancora una volta, dal raffronto con il caso Volpedo, per il quale alle spalle dell'evento spettacolare c'erano stati una decina di anni di lavoro,

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all'interno della comunità locale, con un alto tasso di partecipazione attiva attraverso l'Associazione Pellizza da Volpedo: uno sforzo partito "dal basso" ma molto qualificato, grazie alla presenza in loco di personaggi di grande livello, di persone che si sono spese in ricerche a livello universitario, nello studio e nella progettazione di ampio respiro. È giusto ricordare ancora i nomi: Ettore Cau, preside della Facoltà di Lettere di Pavia e presidente dell’Associazione Pellizza da Volpedo; Aurora Scotti che è la massima esperta di Pellizza da Volpedo e che ha passato anni della sua vita a lavorare lì in modo disinteressato, contribuendo a far crescere un tessuto sociale e culturale con la partecipazione della comunità; i già ricordati Cipolla, Moretti & Valentino che hanno curato il grandioso spettacolo teatrale (in seguito più volte replicato); Pigi Pernigotti come responsabile del Museo e tanti altri. Su questo vivace humus culturale sono poi intervenuti gli Enti pubblici, magari con una certa supponenza, nella presunzione di "creare" dal nulla un grande evento culturale, che in realtà era già stato impostato partendo da un tessuto sociale e culturale molto forte, e forse proprio per questo ha avuto enorme successo, tanto da essere autorevolmente citato da A. Mottola Molfino (su "Il Giornale dell'Arte") come caso esemplare, insieme ad analoghe realtà europee, di valorizzazione del territorio attraverso l'arte. La morale è che non basta dire "facciamo come a Volpedo”, per costruire dal nulla (e comunque spendendo un bel po’ di soldi) il successo di mostre ed eventi: putroppo non è affatto così facile. Bisogna incontrare e sollecitare le associazioni culturali locali, cercando di suscitare interesse e partecipazione; è importante poter contare su percorsi di maturazione e crescita consapevole; servono anni di studio, per ottenere il coinvolgimento di molti e lo sviluppo di una sensibilità in loco. Credo che il ruolo degli Assessorati alla Cultura degli enti pubblici - ed anche dell’Università locale - dovrebbe essere proprio quello di interpretare questo ruolo con umiltà, programmando il lavoro nel tempo, spendendosi anche fisicamente in loco, a coordinare i progetti locali, aiutando in qualche modo a far crescere protagonisti qualificati, e non solo far calare iniziative dall’alto.

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DOCUMENTO n° 4

DISCIPLINARE DI COLLABORAZIONEFRA LA PROVINCIA DI ALESSANDRIA E L'ASSOCIAZIONE PELLIZZA DA VOLPEDO

PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO "CENT'ANNI DI QUARTO STATO"

Vista la Delibera di indirizzi della Giunta Provinciale ……, esecutiva ai sensi di legge, ad oggetto "Centenario del Quarto Stato - Delibera di indirizzi e approvazione schema di protocollo di intesa per la partecipazione della Provincia alle celebrazioni", approvata in attuazione del progetto omologo approvato in sede di Relazione previsionale e programmatica al Bilancio 2001:Dato atto che con la suddetta Delibera n. ….. è stato formalmente approvato il programma di massima delle Celebrazioni, per un onere globale stimato in ……, di cui ……. a carico del Comune di Volpedo e dell'Associazione Pellizza da Volpedo e ……… a carico della Provincia di Alessandria;Visti i progetti presentati alle scadenze previste alla Regione Piemonte (ai sensi della L.R. 26/98 e L.R. 58/78) e alla Fondazione CR Alessandria e dato atto che dai contatti avviati con i competenti uffici è emersa la possibilità di poter contare - previa formale comunicazione e relativo accertamento di entrata al Bilancio della provincia - su risorse aggiuntive stimabili in …………..Visto il programma ed il relativo preventivo delle spese per la manifestazione "Il ritorno del Quarto Stato" di competenza della Provincia di Alessandria, allegato quale parte integrante del presente disciplinare;

tra la

PROVINCIA DI ALESSANDRIA, C.F. 80003870062, qui rappresentata da ….….. , nato a……... il ….;e laASSOCIAZIONE PERLLIZZA DA VOLPEDO. C.F. ….. con sede in Volpedo (Via ….) rappresentata dal suo Presidente …………………, nato a…. il ….:

Si conviene e si stipula quanto segue:

Art. 1Oggetto del Disciplinare d'Incarico

Col presente disciplinare la Provincia di Alessandria intende affidare alla Associazione PELLIZZA la gestione organizzativa della parte di sua competenza del programma "Il ritorno del Quarto Stato" di cui si allega copia e che fa parte integrante del presente Disciplinare (Allegato A), ed in particolare alle iniziative meglio specificate nell'allegato B), nonché la direzione artistica delle manifestazioni.L'organizzazione dovrà necessariamente comprendere:

- Contatti, accordi e organizzazione delle manifestazioni in Volpedo, ed in particolare di quelle espositive (con i connessi allestimenti) e teatrali, delle pubblicazioni e relative presentazioni;

- Ricerca di sponsorizzazioni private e contributi da Enti Pubblici, con l'autorizzazione a cedere spazi pubblicitari nei luoghi delle celebrazioni, sul materiale promozionale e divulgativo e nei comunicati radio Tv;

- Collaborazione allo studio del programma delle singole iniziative e alla realizzazione del materiale promozionale.

- Rapporti con i proprietari delle opere d'arte (musei o privati) al fine di concordare l'esposizione delle stesse o la loro riproduzione;

- Rapporti con altri Enti, Associazioni e privati al fine di ottenere ulteriori forme di coinvolgimento, collaborazione e partecipazione all'evento, purché strettamente correlate con la tematica del "Quarto Stato";

- Richiesta ed acquisizione di tutti i permessi amministrativi (Siae, pubblica sicurezza, eventuali licenze sanitarie e commerciali, assicurazioni per le iniziative a Volpedo, ecc..);

- messa in sicurezza e manutenzione del Museo e delle altre sale per dare la piena fruibilità al pubblico degli spazi interni ed esterni.

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- Realizzazione degli allestimenti interni ed esterni, recinzioni, allarmi, transennamenti, eventuali servizi igienici. ecc.;

- Gestione del servizio d'ordine, sicurezza e manutenzione e pulizia sanitaria (anche in modo indiretto);

- Erogazione dei pagamenti, compensi e dei rimborsi spese agli altri soggetti giuridici coinvolti nelle manifestazioni, avendo cura di tenere copia di ogni giustificativo di spesa ed a costi congrui ed adeguati.

La gestione delle manifestazioni a Volpedo sotto tutti gli aspetti, compresa l'eventuale vendita dei biglietti per le manifestazioni e la gestione delle visite al Museo nel periodo delle celebrazioni, ricadono pertanto sotto la piena responsabilità della Associazione anche in attuazione della Convenzione in atto con il Comune di Volpedo.

Art. 2Modalità di espletamento dell'incarico

Per l'espletamento dell"incarico di cui all'art.1, l'Associazione potrà avvalersi di collaborazioni esterne. consulenze. prestazioni professionali che la stessa riterrà necessarie ed idonee per il raggiungimento ottimale degli obiettivi.

Art. 3Obblighi della Provincia

La Provincia si impegna a curare:- i rapporti con Comune, Regione, Fondazione CR Alessandria e altri Enti pubblici;- l'organizzazione delle attività promozionali (manifesti. depliants. presenze ai Saloni, ecc.),

inclusa l'affissione e la distribuzione e spedizione inviti, programmi e materiale attinente la manifestazione;

- eventuale collaborazione allo studio all'allestimento delle mostre a Volpedo (tramite il Servizio Cultura e il Settore Edilizia - Servizio Manutenzione fabbricati);

- eventuale fornitura, trasporto e allestimento delle strutture (palchi, sedie, tribuna, tendoni, ecc.) di sua proprietà;

- l'organizzazione diretta degli eventi di sua diretta responsabilità, ed in particolare di quelli organizzati fuori da Volpedo (Alessandria, Salice Terme, ecc.);

A fronte di una spesa globale preventivata in …….., di cui ……….. a carico del Comune e dell'Associazione, la Provincia si impegna con il presente Disciplinare a trasferire alla Associazione Pellizza il rimborso delle spese effettivamente sostenute a presentazione di regolare rendicontazione e giustificativi delle stesse sino ad un importo massimo di …………………...Le ulteriori spese preventivate a carico della Provincia di Alessandria per l'organizzazione delle manifestazioni a Volpedo (stimabili al momento in ………… circa), saranno affidate alla Associazione mediante ulteriori disciplinari aggiuntivi, solo una volta effettivamente comunicati e accertati i finanziamenti previsti da parte di Regione e Fondazione CR Alessandria; il programma allegato dovrà in ogni caso essere ridotto proporzionalmente nel caso i suddetti finanziamenti non pervenissero o risultassero minori rispetto alle previsioni.Ogni maggior spesa oltre il predetto importo resterà a carico dell'Associazione.La Provincia si riserva di verificare a mezzo di proprio personale la conformità delle spese alla specifica destinazione dei fondi; in caso di accertato inadempimento gli impegni assunti dalla Provincia con la presente convenzione vengono a cessare, fatta salva ogni azione di rivalsa.E' data facoltà alla Associazione di esercitare azione di rivalsa in presenza di eventuali danni. Ogni conflitto tra Provincia e Associazione è conferito ad un collego arbitrale composto di un rappresentante per parte ed un terzo nominati di comune accordo.

Art. 4Obblighi della Associazione Pellizza

L'Associazione si impegna:- a perseguire gli obiettivi che la Provincia e il Comune di Volpedo si sono dati in termini di

impegno per la valorizzazione e la promozione del territorio approvando il Protocollo d'lntesa ed il Programma delle iniziative;

- a mettere a disposizione gratuitamente la collaborazione dei propri associati per le manifestazioni e per le ulteriori iniziative promozionali unitamente a tutte le proprie strutture

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ed all'opera dei propri associati, fatto salvo i rimborsi delle spese preventivamente autorizzate sostenute dagli stessi.

Art. 5Disposizioni generali

Eventuali contributi provenienti da Enti Pubblici o da soggetti privati. sponsorizzazioni o dotazioni di beni e servizi potranno essere direttamente introitati e gestiti dalla Associazione Pellizza che in questo caso ne darà rendiconto.AI termine della manifestazione l'Associazione presenterà entro 60 giorni alla Provincia un rendiconto completo di tutte le spese sostenute; al rendiconto saranno allegate copie dei giustificativi di spesa (debitamente quietanzati) e una relazione complessiva sulle attività svolte, sugli introiti e su eventuali spese forfettarie .Tutti i proventi per vendita di oggettistica, erogazione di pasti o bevande o altre attività analoghe da parte della Associazione Pellizza, associazioni o privati che siano stati autorizzati dalla Associazione stessa a svolgere attività commerciali durante le manifestazioni (purché nel rispetto della vigente normativa commerciale e sanitaria) sono introitati direttamente dai gestori e non rientrano nella contabilità di cui sopra.Ogni eventuale utile o residuo di finanziamento che dovesse derivare dalla manifestazione sarà utilizzato di comune accordo, a cura dell'Associazione e d'intesa con il Comune, per il miglioramento delle dotazioni dello Studio-Museo di Pellizza.

Alessandria, lì ..............

PER LA PROVINCIA DI ALESSANDRIA PER L'ASSOCIAZIONE

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L'INTINERARIO DEI "LUOGHI DI SAN PIO V PAPA" E LA VALORIZZAZIONE DI SANTA CROCE DI BOSCO MARENGO NEL V CENTENARIO DELLA NASCITA DI ANTONIO GHISLIERI (2004)

TESTO PROVVISORIO

PremessaA partire dall'autunno del 2001, su iniziativa della Provincia di Alessandria - che ha sin dall'inizio agito in collaborazione con la Diocesi di Alessandria e la Segreteria di Stato della Santa Sede - è stato ideato e promosso un ciclo di manifestazioni culturali in occasione delle Celebrazioni del V Centenario della nascita di San Pio V (17 gennaio 2004): l'unico Papa piemontese della storia della Chiesa, che legò il proprio nome alla Battaglia di Lepanto e all'attuazione dei dettami del Concilio di Trento, ma anche all'opera di grandi artisti come Giorgio Vasari, autore di importanti tavole nel complesso monumentale di Santa Croce, che fu fatto edificare dal Papa nel Suo paese natale e recentemente recuperato alla fruizione culturale in occasione del Giubileo del 2000. Nella primavera 2002 il progetto di massima delle manifestazioni è stato presentato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali che lo ha approvato ufficialmente istituendo nel febbraio 2003 un "Comitato Nazionale per le Celebrazioni" la cui responsabilità gestionale è stata affidata al Presidente della Provincia di Alessandria, ma che ha un prestigiosissimo e partecipe Presidente d'Onore nel Cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano: ancora un piemontese, che però oggi è a tutti gli effetti il Capo del Governo di uno Stato estero come la Città del Vaticano.Ovviamente si è partiti dall'assunto che le Celebrazioni sarebbero state incentrate su Bosco Marengo e sulla Provincia di Alessandria, prevedendo però che altre importanti manifestazioni si sarebbero organizzate in Roma, con il coinvolgimento della Santa Sede e dell'amministrazione comunale capitolina, e nelle Province di Pavia, Cuneo e Genova, cercando a tal fine di ottenere la collaborazione e la partecipazione (anche finanziaria) delle istituzioni culturali, civili e religiose locali. Per gli altri luoghi legati alla vita del Santo, come ad esempio Bologna, Como, Nepi e Sutri si è in un primo tempo preferito soprassedere, attendendo eventualmente di interessarle e coinvolgerle in una seconda fase, nel corso delle celebrazioni.Principali partners del progetto sono stati da subito il Comune di Bosco Marengo, la Regione Piemonte, la Provincia di Pavia e la Città di Roma, mentre il più significativo contributo finanziario privato è stato assicurato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Alessandria; a sancire la rilievanza nazionale del progetto è stato immediatamente concesso dal Quirinale l'alto Patronato del Presidente della Repubblica.Infine, anche se è quasi superfluo dirlo, le Celebrazioni del V Centenario sono state riconosciute come evento della Provincia di Alessandria (e della Regione Piemonte) per il biennio 2003-4.

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La fase progettuale e le iniziative collaterali alle Celebrazioni "NELL'ANNO DI S.PIO V"L'attività di studio, progettazione e proposta di un primo programma indicativo delle possibili Celebrazioni era stata avviata - su incarico dela Presidenza della Provincia di Alessandria - dal prof. Virginio Giacomo Bono, che aveva consegnato il primo elaborato a marzo 2002, giusto in tempo per la scadenza dei termini della domanda di istituzione di un Comitato Nazionale presso il Ministero per i Beni e le Attività culturali: istanza tempestivamente presentata dalla stessa Amministrazione Provinciale, anche su sollecitazione della Regione Piemonte.Il lavoro di studio aveva correttamente preso le mosse dai risultati scientifici già acquisiti alcuni anni fa con l’iniziativa culturale "Santa Croce a Bosco Marengo - Una committenza papale" (mostra e relativo catalogo) e, più di recente, con alcune significative pubblicazioni.L'intento era, almeno inizialmente, di aprire le manifestazioni a fine 2002, per poi concentrare la massima attenzione (e i necessari sforzi organizzativi e finanziari) sull'anno 2003, terminando le manifestazioni in coincidenza con la data del V Centenario, cioè il 17 gennaio 2004; l'incertezza sull'effettiva approvazione del finanziamento nazionale, unitamente a una serie di incertezze e divergenze d'opinione sull'impostazione generale che sarebbe stato opportuno e corretto dare al programma delle manifestazioni, ha però fatto sì che nel 2002 l'unico evento effettivamente realizzato - peraltro in modo del tutto autonomo, da parte della Fondazione e della Cassa di Risparmio di Alessandria - è stata la presentazione a Bosco Marengo, ai primi di dicembre, del tradizionale volume-strenna della Banca alessandrina (a cura di C.Spantigati e F.Cervini), dedicato per il 2002 appunto al Complesso monumentale di Santa Croce: la straordinaria partecipazione di pubblico in una gelida serata di dicembre ha costituito il primo importante segnale dell'attenzione e dell'interesse dell'opinione pubblica, che ha poi caratterizzato tutti i successivi appuntamenti almeno quanto il ripetersi delle nevicate e delle gelate proprio nelle ricorrenze più significative. L'apertura ufficiale delle manifestazioni è stata dunque collocata all'inizio del 2003, in occasione del 499° anniversario della nascita di Antonio Ghislieri, con la presentazione in anteprima moderna della Messa di Giorgi (per doppio coro e organo) ritrovata e allestita dal M° Maurizio Benedetti a cura del Progetto Scriptorium.Il concerto di apertura ha subito assunto il nome "Cieli in Terra" poi mantenuto nelle successive occasioni; nella stessa circostanza è stato coniato lo slogan "Nell'anno di S.Pio V" che ha caratterizzato la promozione delle manifestazioni colaterali organizzate dagli Enti partecipanti al Comitato (con la preziosa collaborazione dell'Associazione Amici di Santa Croce recentemente istituita a Bosco M.) in attesa della formale approvazione del programma delle Celebrazioni.La Messa solenne di domenica 19 gennaio 2003, celebrata da S.E. il Vescovo di Alessandria nella Chiesa parrocchiale di Bosco, ha invece costituito l'apertura delle celebrazioni liturgiche e religiose del V Centenario, che hanno avuto nel Comitato d'Onore voluto e istituito dalla Diocesi di Alessandria (d'intesa con il Presidente della Provincia) il proprio fulcro e punto di riferimento.Dopo la cerimonia di insediamento del Comitato Nazionale, tenutasi a Roma, e la seconda riunione della Giunta esecutiva ad Alessandria (svoltasi a Palazzo

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Ghilini, sede della Provincia e dello stesso Comitato) è subito apparso chiaro che non sarebbe stato possibile alcuna manifestazione prima del tardo autunno, sia per la necessità di svolgere i passaggi organizzativi formali, sia per l'incertezza perdurante sulle priorità e le intenzioni del Comitato stesso. In attesa della redazione del programma, si è però inteso cogliere l'occasione della I Sessione del World Political Forum (che avrà in futuro sede a Santa Croce di Bosco Marengo), con la presenza di Michail Gorbaciov e di molti altri illustri ospiti internazionali, per organizzare a maggio 2003 una semplice ma importantissima cerimonia di presentazione delle linee-guida per il restauro di S.Croce, nel frattempo redatte a cura di due autorevoli componenti del Comitato Nazionale: i Soprintendenti piemontesi ai B.A.P., Francesco Pernice e al P.S.A.D., Carla Enrica Spantigati. Occorre sottolineare a tale proposito che, parallelamente all'organizzazione delle manifestazioni, la Regione Piemonte, gli Enti locali interessati, le Soprintendenze e lo stesso WPF hanno avviato - con la collaborazione operativa di FinPiemonte SpA, che già gestisce la "cabina di regia" del grandioso restauro della Reggia di Venaria Reale - lo studio di fattibilità per il recupero del complesso monumentale di S.Croce: un progetto che, pur non essendo gestito all'interno del programma delle Celebrazioni, costituisce a giudizio di tutti il più importante scopo da perseguire nel corso del 2004, in modo da dare quanto prima avvio operativo ai lavori di restauro e recupero.L'estate è stata dedicata all'elaborazione dei progetti e alla predisposizione dei relativi atti gestionali, sulla base delle indicazioni tecnico-scientifiche dei diversi curatori e consulenti, che stranamente non si sono costituiti in Comitato Scientifico, preferendo invece lavorare disgiuntamente e demandando alla Giunta (peraltro composta di personaggi competenti) tutte le valutazioni e le scelte; sono stati invece costituiti gruppi di lavoro "locali" per Alessandria, per Pavia e per Mondovì, mentre a Roma il Consigliere delegato per il coordinamento gestionale, Paolo Affronti, ha svolto personalmente presso la Santa Sede - con il prezioso aiuto di Luciano Orsini - e nelle Amministrazioni locali la necessaria opera di programmazione e sollecitazione.Questo intenso e difficilissimo lavoro organizzativo ha consentito di presentare alla fine di settembre 2003 alla Giunta esecutiva - e, subito dopo, al Comitato Nazionale convocato presso la stessa sede di Palazzo Ghilini - il programma generale per la rimanente parte del 2003 e per i primi mesi del 2004; lo stesso programma, una volta definito e approvato in linea di principio, ha potuto essere completato e corredato delle necessarie indicazioni gestionali, fino a diventare il piano dei conti definitivamente approvato dalla Giunta il 14 novembre.Nel frattempo, però, tutti avevano condiviso la necessità di avviare un'energica opera promozionale sul sito di S.Croce di Bosco Marengo - sfruttando anche la notevole ricaduta di immagine già assicurata dal WPF, riunitosi a Bosco a maggio e poi ad Alessandria nel successivo mese di ottobre 2003 - iniziando nel contempo a far conoscere al pubblico l'esistenza del Comitato Nazionale attraverso il suo logo; a tal fine la Provincia di Alessandria ha messo a disposizione il suo progetto di realizzazione di un grande evento espositivo a S.Croce (utile anche per collaudarne le potenzialità future e la funzionalità organizzativa), per il quale era già stata da tempo prescelta la mostra sul Codice Atlantico di Leonardo e le macchine del Museo di Vinci.

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Benchè non ufficialmente inserita nel programma delle Celebrazioni (anche perchè non del tutto condivisa da parte di alcuni componenti del Comitato), la mostra "Leonardo a Santa Croce" ha costituito sicuramente il vero evento del 2003, portando a Bosco Marengo - luogo mai utilizzato in precedenza per simili iniziative, e quindi non ancora conosciuto al grande pubblico - oltre 12.500 persone, tra cui decine di scolaresche e gruppi organizzati, che ovviamente hanno anche visitato e apprezzato la Basilica e le straordinarie opere d'arte che la arricchiscono. È stato necessario prorogare la mostra di una settimana, e probabilmente un periodo più lungo di apertura e ulteriori attività promozionali avrebbero consentito di incrementare ulteriormente il già straordinario successo: è bene ricordare che, a parte i fenomenali eventi della mostra della "Sacrestia Papale" ad Alessandria e dell'esposizione del "Quarto Stato" a Volpedo, nessuna mostra in Provincia di Alessandria aveva mai raggiunto in tempi recenti un simile numero di visitatori, che sono risultatati più del doppio rispetto a quelli dell'importante mostra sul periodo metafisico di Carlo Carrà (Palazzo Guasco, 2002).L'esposizione è stata animata dalla cerimonia di presentazione del Premio Ghislieri, organizzata dagli Amici di S.Croce con la collaborazione del Conservatorio di Alessandria. Nel corso della mostra è stato inoltre inserito un importante evento musicale programmato nella rassegna dei "Concerti d'organo della Provincia di Alessandria": lo straordinario concerto di clavicembalo di Gustav Leonhardt, finalizzato alla sensibilizzazione per il restauro e un'adeguata valorizzazione dell'organo monumentale di Santa Croce.Anche in questo caso la manifestazione - già inserita nel calendario delle Celebrazioni, risultando quindi anche la prima occasione di erogazione di fondi da parte del Comitato - ha avuto un inaspettato e straordinario successo di pubblico, che ha costretto gli organizzatori a spostare l'esibizione dalla sala del Refettorio alla Chiesa.

Il convegno di presentazione delle CelebrazioniNella prima fase del programma delle Celebrazioni per il 500° anniversario della nascita di San Pio V (17 gennaio 1504), era stata prevista - al fine di stimolare, coordinare ed acquisire tutti i necessari ed opportuni contributi a carattere storico-artistico e scientifico - l'organizzazione di un primo Convegno introduttivo dei temi di ricerca sulla figura e l'opera del Ghislieri.Il Convegno è stato organizzato sin dall’inizio in stretto coordinamento con la Diocesi di Alessandria, l’Università del Piemonte Orientale “A.Avogadro”, il Comune di Bosco Marengo, la Provincia di Pavia e lo storico Collegio Ghislieri di Pavia, che hanno assicurato il proprio impegno e la più convinta collaborazione; tutte le attività sono state inoltre coordinate con la stessa Regione Piemonte che ha partecipato attivamente anche con riferimento alla presentazione in anteprima (attraverso un bel DVD curato da FinPiemonte) dei progetti di recupero di S.Croce.Il Convegno del 14 novembre 2003 ha quindi costituito l’occasione, dopo le numerose riunioni dei diversi comitati e un vasto e complesso lavoro di calibratura delle proposte - sia a livello scientifico che tecnico-organizzativo - per la presentazione al pubblico e alla stampa delle principali iniziative in corso di realizzazione o in programma da parte dal Comitato Nazionale e dagli Enti ad esso afferenti tra la fine del 2003 e il 2004, anno del V Centenario.

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A quella conferenza hanno presenziato e partecipato, tra gli altri, S.E. il Vescovo di Alessandria, autorevoli rappresentanti delle Province di Pavia e Cuneo, rappresentanti della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, della Diocesi di Mondovì e delle Università del Piemonte Orientale e di Pavia, il Presidente del Collegio Ghislieri, oltre a numerosi componenti della Giunta del Comitato Nazionale, riunitasi nella stessa mattinata.Sono stati anche invitati i rappresentanti degli Organi di stampa per la presentazione ufficiale delle Celebrazioni, che ha avuto vasta eco a livello regionale, subito ampliata a livello nazionale grazie alle conferenze stampa e ai concerti a Pavia e Roma (fine novembre-primi di dicembre).L’impegno per l’organizzazione del Convegno, a livello di studio e di promozione, è risultato ampiamente giustificato dall’esito delle prime ricerche e delle connesse attività organizzative che hanno portato finalmente a definire e presentare un programma scientifico definitivo di assoluto livello e interesse: un risultato attso da mesi, che ha costituito un esito fondamentale ben al di là della giornata di studi in se stessa e della pur positiva partecipazione ad essa di esperti e di pubblico.Il convegno ha usufruito di uno specifico finanziamento della Regione Piemonte, che è stato anche il primo contributo pubblico assegnato - in ordine cronologico (estate 2002) - alle Celebrazioni al di fuori dei fondi messi a disposizione dalla Provincia di Alessandria, proprio perchè richiesto e ottenuto prima della costituzione del Comitato Nazionale.

L'attività di promozione delle CelebrazioniLo studio, l'elaborazione, la discussione e approvazione, ed in ultimo la presentazione ufficiale al pubblico del logo e della linea grafica finalizzata alla comunicazione delle Celebrazioni ha costituito un problema particolarmente complesso, determinando un impegno che è andato ben al di là del consueto (e anche di quanto inizialmente previsto), a causa della notevole delicatezza e molteplicità di chiavi di lettura cui si presta questo Centenario, ed ovviamente anche il Personaggio storico che ne è protagonista.Si sono volute evitare con cura, infatti, strumentalizzazioni o interpretazioni scorrette e fuorvianti, tentando innanzi tutto di distinguere chiaramente i ruoli e le competenze dei diversi organismi istituzionali (Stato italiano, Santa Sede, Enti locali, Diocesi di Alessandria, ecc.); l'altra esigenza è stata quella di non associare sic et simpliciter il nome e l'immagine di S.Pio V a dettami religiosi e fatti storici accaduti mezzo millennio fa, ma in questo particolare momento autorevolmente ritenuti complessi e in qualche misura "pericolosi", in quanto suscettibili di inopportune strumentalizzazioni o di impropri fraintentimenti dal punto di vista politico e religioso.Anche per questo motivo si è infine scelto di utilizzare un'immagine storica strettamente legata al luogo di nascita (Bosco Marengo) ed in particolare al monumento il cui recupero è al centro dell'attenzione di tutti i promotori del Comitato Nazionale, a partire dal suo Presidente d'Onore.Tutta questa attività è stata svolta dallo staff di comunicazione istituzionale della Provincia di Alessandria e pertanto non ha comportato oneri immediati e diretti per il Comitato Nazionale, che però ne ha costituito a tutti gli effetti il committente e anche la sede di valutazione; inutile dire che un simile lavoro affidato a un'azienda specializzata adeguatamente qualificata del settore avrebbe

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richiesto un impegno economico di notevole rilevanza, e non necessariamente con gli stessi risultati grafici e di funzionalità, che hanno suscitato unanime apprezzamento.La linea grafica adottata è stata poi utilizzata per realizzare tutti i materiali di comunicazione creati per promuovere le prime manifestazioni del 2003:

- carta intestata e buste ufficiali del Comitato;- cartelle-stampa (o cartelle per convegni) personalizzabili per ogni singola

manifestazione;- cartoline informative delle Celebrazioni;- libretti delle Opere musicali;- manifesti, locandine, inviti e home-page del sito internet coordinati.

Strettamente legata e consequenziale è stata la scelta della soluzione "storica" per la realizzazione della medaglia celebrativa del V Centenario, che non poteva che essere la fedelissima riproduzione (con la sola indispensabile modifica della scritta aggiornata al 2004) della medaglia del XVI secolo servita di modello per il logo: cioè quella fatta coniare dallo stesso Papa Ghislieri per celebrare la costruzione della "sua" Santa Croce a Bosco Marengo. L'originale è stato cortesemente messo a disposizione dal Museo Civico di Alessandria, mentre per il conio e le riproduzioni in oro e argento è stata scelta - essenzialmente in ragione dell'immediata disponibilità e partecipazione attiva alla fase progettuale e di elaborazione - una primaria ditta orafa di Valenza, in rappresentanza dell'artigianato più noto e qualificato del nostro territorio.Particolare cura è stata dedicata allo studio e alla realizzazione del sito Web informativo delle Celebrazioni, in un primo tempo curato e ospitato all'interno del portale internet della Provincia di Alessandria (anche in questo caso con notevole risparmio di risorse economiche); solo alla fine del 2003 è stato possibile sovrapporre ed affiancare al sito interno www.provincia.alessandria.it/ eventi anche il sito "esterno" www.sanpio-quinto-centenario.it con possibilità di accesso diretto, grafica più curata e soluzioni tecnologiche avanzate, in attesa di integrarlo con la visita virtuale ai Luoghi di S.Pio V.Un'attività (ed anche una voce di costo) notevole è stata costituita dalle inserzioni pubblicitarie sui giornali, nonchè dalla stampa e distribuzione di manifesti e inviti; in questo caso l'onere finanziario è gravato quasi interamente su Enti esterni al Comitato Nazionale - in particolare Provincia di Alessandria, Regione Piemonte, Provincia di Pavia e Comune di Roma - ma sempre in stretto coordinamento e sotto la supervisione degli organi direttivi del Comitato stesso.Nel contempo - dopo il Convegno di presentazione del 14 novembre, ad Alessandria - sono state organizzate a partire da gennaio 2003 ben quattro conferenze stampa, tra cui quelle tenute a Pavia (in Provincia) e Roma (in Campidoglio), con positivi riscontri che hanno contribuito a costituire una già ragguardevole rassegna stampa.Una voce promozionale del tutto particolare e in linea con la tradizione degli eventi in Provincia di Alessandria è costituita dalla promozione a livello nazionale e internazionale dei due Francobolli celebrativi delle Poste Vaticane; anche in questo caso la manifestazione ufficiale si è realizzata nel marzo 2004 (il 18 è stato il primo giorno di emissione), ma nel corso del 2003 è stato necessario un difficile e intenso lavoro preparatorio presso gli uffici filatelici della Santa Sede.Un'ultima iniziativa non ancora portata a termine, ma già molto impegnativa nel corso del 2003, è stata la costituzione di un completo archivio fotografico digitale

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su S.Pio V (ritratti, luoghi, monumenti e opere d'arte inerenti, reliquie, ecc.) finalizzato a costituire un fondo da mettere a disposizione del futuro Museo di Santa Croce. Nel frattempo, le immagini servono per il sito Web, il materiale promozionale e, soprattutto, in vista della pubblicazione di volumi sul tema: il primo di essi sarà quello curato dal coordinatore del progetto culturale delle manifestazioni, il prof. Virginio Giacomo Bono, e dovrebbe essere dato alle stampe e presentato al pubblico entro la primavera 2004.

Le prime manifestazioni ufficialiUno dei primi risultati eclatanti delle Celebrazioni sono state presentate le due partiture inedite ritrovate dal Maestro Maurizio Benedetti, responsabile del Progetto Scriptorium, entrambe relative a S.Pio V; la ricerca condotta a partire dalla primavera 2002 ha portato a riscoprire brani di grande valore musicale, presentati in prima nazionale moderna nel corso delle Celebrazioni per essere poi circuitati a livello nazionale.Si tratta di musiche commissionate e messe in scena nel periodo della canonizzazione di Papa Ghilsieri (inizi del XVIII secolo), e poi mai più eseguite; entrambe i concerti - per fortuna - sono di grande valore musicale, ma anche anche dal punto di vista spettacolare, tanto che si è pensato a un allestimento teatrale almeno dell’Oratorio “L’Empietà delusa”.È giusto sottolineare che il M° Benedetti è un docente del Conservatorio di Alessandria; il doppio coro con organo che esegue il concerto "Cieli in terra" è della zona di Mondovì, città di cui S.Pio V fu per un breve periodo Vescovo; l'orchestra che accompagna i sei solisti dell'Oratorio "L'Empietà delusa" è invece l'Orchestra Classica di Alessandria, a ulteriore dimostrazione della volontà di coinvolgere le più rappresentative realtà artistiche dei territori interessati alle Celebrazioni.Già nel corso del 2003 sono stati realizzati ben quattro concerti:a) "Cieli in terra":- Refettorio di Bosco Marengo, 18 gennaio 2003 (anteprima) - Cappella Borghese di S.Maria Maggiore in Roma, 6 dicembre 2003 (prima nazionale) - Chiesa di S.Domenico in Casale M., 14 dicembre 2003 (replica)Il concerto è stato inoltre replicato nell'ambito di altre rassegne musicali alla Basilica di Superga (luglio) e a Torino (dicembre); sarà riproposto nel 2004 a Mondovì e in altri "Luoghi di S.Pio V"b) "Empietà delusa": - Aula Magna del Collegio Ghislieri in Pavia, 23 novembre 2003 (anteprima) La prima nazionale dell'Oratorio è stata poi allestita con grande successo il 17 e 18 gennaio nel Refettorio del complesso monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo, proprio nella ricorrenza del V Centenario, e una prima fortunata replica si è avuta il 6 febbraio nel Duomo di Voghera. Nell'aprile 2004 a Roma, nel grandioso Palazzo della Cancelleria vaticana, affrescato dal "solito" Vasari, si terrà la rappresentazione più significativa, anche perchè inserita nelle solenni celebrazioni del Cinquantenario della "Pontificia Commissione di Studi storici"; altre repliche sono in programma in San Domenico ad Alba, a Santa Maria di Castello di Genova e in altri "Luoghi di S.Pio V".Nella primavera 2004 si realizzerà anche la registrazione musicale su CD, da allegare agli atti dei convegni e da utilizzare come colonna sonora per la Chiesa di

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Santa Croce, per le mostre, per il sito Web e il CD-Rom, e per ogni altra occasione opportuna.

La ricorrenza del V Centenario a Bosco, il 17 e 18 gennaio, ha visto anche la presentazione dell'itinerario dei Luoghi di Antonio Ghislieri in Bosco Marengo (segnaletica turistico-culturale); ma l'evento religioso e mediatico più significativo si è svolto domenica 18 gennaio, quando RAI 1 ha trasmesso in diretta la messa solenne del V Centenario celebrata in Santa Croce di Bosco Marengo da Sua Eminenza il Signor Cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano, Presidente d'Onore del Comitato Nazionale. Malgrado il maltempo (una intensa nevicata durata tutta la mattina) o forse proprio grazie ad esso, il pubblico ha riempito completamente la Basilica e la grande sala del Refettorio, nella quale era stato allestito un maxi-schermo, senza i temuti problemi di ressa o di rispetto dei tempi.Tra febbraio e marzo - intervallati dal concerto svoltosi il 2 marzo nell'aula magna del Collegio Ghilsieri di Pavia - si sono poi tenuti i due convegni internazionali promossi dalla Diocesi di Alessandria e dal suo Comitato d’onore, entrambi articolati su tre giornate di studi (due a Bosco Marengo e una presso la Sala lauree dell'Università in Alessandria), ciascuno con una quindicina di relatori italiani e stranieri:- il primo su “Pio V nella società e nella politica del suo tempo” (12-14 febbraio

2004), a carattere storico-religioso; ne sono stati curatori i professori Maurilio Guasco e Angelo Torre dell’Università del Piemonte Orientale;

- l'altro storico-artistico, sul tema “Il tempo di Pio V – Pio V nel tempo” (11-13 marzo 2004) che è stato curato dalla Soprintendenza PSAD del Piemonte, con la Soprintendente Carla Enrica Spantigati e il dottor Fulvio Cervini.

Gli altri progetti nell'ambito delle Celebrazioni Già nel corso della seconda metà del 2003 erano state poste tutte le premesse progettuali, scientifiche, tecnico-organizzative e soprattutto economiche per consentire l'avvio e la messa a regime di una serie di iniziative e manifestazioni che hanno caratterizzato la prima metà del 2004 (dal V Centenario alla festa di S.Pio V), ma proseguiranno anche nell'autunno: il 7 ottobre è infatti la Madonna del Rosario, anniversario della celebre vittoria di Lepanto:a) La ricorrenza della Festa di S.Pio (5 maggio). A partire dal 2004 la festa patronale di S.Pio torna nuovamente alla data storica del 5 maggio - dopo essere stata spostata a lungo al 30 aprile - e quindi è intendimento della Diocesi di Alessandria celebrare solennemente a S.Croce la ricorrenza, con una messa solenne concelebrata dai Cardinali e Vescovi piemontesi. Sarà questo l'ultimo appuntamento nell'ambito del programma promosso dal Comitato d'Onore della Diocesi, che è stato ampiamente divulgato a partire da gennaio in tutte le chiese del Piemonte con una bella locandina-calendario. Tra il 9 e il 22 maggio invece si terranno le consuete manifestazioni della Festa patronale di Bosco Marengo e altre iniziative locali che si spera potranno finalmente coinvolgere pienamente la comunità locale, rimasta piuttosto distaccata e poco sensibile (con l'eccezione degli "Amici di Santa Croce" e di poche altre realtà) nel primo periodo delle Celebrazioni: tra queste il raduno dei Ghislieriani di Pavia e un appuntamento a Santa Croce nell'ambito della campagna nazionale Salvalarte promossa da Legambiente.

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b) La ricostruzione virtuale della “Macchina Vasariana” (antico altare di S.Croce). È in corso di realizzazione la ricostruzione virtuale del disperso altare monumentale di S.Croce, sulla base delle poche testimonianze rimaste e degli studi degli esperti; si prevede di collocare il modello tridimensionale all'interno della visita virtuale del Complesso monumentale, per ricostruire nel modo più fedele possibile come poteva essere Santa Croce al momento della sua costruzione. Il progetto è a cura dell’Università di Pavia, Facoltà di Ingegneria, e prevede la presentazione del modello in occasione delle mostre di Roma e Pavia, mentre al termine delle Celebrazioni la ricostruzione virtuale resterà allestita in permanenza nel Museo di Santa Croce.c) L'itinerario nazionale dei "Luoghi di S.Pio V". L’itinerario delle località e dei monumenti italiani legati per diversi motivi alla vita e all'opera del Santo viene realizzato “sul campo” attraverso una guida, materiale promozionale e totem collocati nei luoghi; è prevista (sempre a cura dell'Università di Pavia) la realizzazione di un itinerario virtuale su CD-Rom, che sarà posto anche sul Web in forma semplificata. L'itinerario si snoda geograficamente partendo da Mondovì (dove Ghislieri fu Vescovo), passando da Bosco Marengo che è il vero punto di partenza "cronologico", per proseguire verso Pavia e Vigevano; quindi si transita da Genova e Arezzo (patria di Vasari), e poi da Nepi e Sutri, per terminare ovviamente a Roma, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore ove S.Pio V è sepolto. Dalle principali località (in particolare Alessandria e Pavia) si dipartono itinerari minori. L'organizzazione e la promozione turistica del progetto è stata affidata, per una logica di bilanciamento geopolitico ma soprattutto per la competenza e dinamicità dimostrata nella promozione del proprio territorio negli ultimi anni da Alba e da tutta la provincia di Cuneo, alla società albese "Ideazione".d) Lo studio di fattibilità per il recupero di S.Croce. Il video DVD realizzato a cura di FinPiemonte, con l’apporto delle Soprintendenze piemontesi e del Comune di Bosco, ha già presentato nel 2003 le linee fondamentali del progetto (illustrato anche in alcuni pannelli espositi a Santa Croce); è ora in corso lo studio di fattibilità che dovrebbe essere presentato entro la fine di aprile, e dovrebbe consentire l'avvio di un primo rilevante lotto di lavori di restauro - comprendente la chiesa, il museo e la zona del primo chiostro, per una spesa di circa 3,4 milioni di Euro - possibilmente entro la fine delle Celebrazioni. Per il restauro dell'intero complesso ci vorranno invece molti più anni e una spesa almeno dieci volte superiore.

Gli altri convegni e le mostre su S.Pio VSono in programma altri due convegni: a Pavia (fine aprile) e a Mondovì (inizi di ottobre), entrambi collegati a importanti mostre storico-documentarie allestite dalla Diocesi di Mondovì e dalla Biblioteca Universitaria di Pavia. È stata organizzata nel mese di aprile anche una nuova mostra collaterale nel refettorio di Santa Croce di Bosco Marengo, stavolta di arte contemporanea: l'intento è che l'allestimento intitolato "I Rumori del mondo" (opere, installazioni, foto e video di alcuni importanti artisti piemontesi e non) tenga alta l'attenzione del pubblico sul complesso monumentale, anche senza necessariamente ripetere il grande successo di pubblico della mostra leonardesca.Altre mostre dovrebbero essere poi allestite a Roma - nel museo di Santa Maria Maggiore, con la collaborazione dei Musei Vaticani - ed anche Bosco Marengo, in

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connessione con la presentazione dell'itinerario e del futuro Museo di Santa Croce.

Il pubblico Anche se le Celebrazioni sono appena entrate nel vivo, sono già molti coloro che sono entrati a diverso titolo in contatto con esse attraverso le diverse manifestazioni ufficiali o collaterali; anche se questo genere di manifestazioni non ha come primario obiettivo l'utenza del grande pubblico, può essere già considerato soddisfacente il fatto che l'insieme degli spettatori o visitatori ha superato già (anche se la cifra è solo stimata) le 17.000 unità a fine marzo 2004.Nel primo periodo delle Celebrazioni si sono avuti infatti i seguenti risultati:

Presentazione del volume della CR Alessandria a dicembre (Bosco M.) 500Concerto Cieli in terra del 18 gennaio 2003 (Bosco M.) 250Conferenza sui restauri di S.Croce del 20 maggio 2003 (Bosco M.) 200Concerto Cieli in terra a luglio (Basilica di Superga, Torino) 120Mostra Leonardo a Santa Croce a settembre (Bosco M.) 12.500Premio Ghislieri a settembre (Bosco M.) 150Concerto di G.Leonhardt del 1 ottobre 2003 (Bosco M.) 350Convegno di presentazione del 14 novembre 2003 (Alessandria) 80 Concerto Empietà Delusa del 23 novembre 2003 (Pavia) 300Concerto Cieli in terra del 6 dicembre 2003 (Roma) 450Concerto Cieli in terra del 14 dicembre 2003 (Casale M.) 250Concerto Cieli in terra a dicembre (Torino) 150Concerto Empietà Delusa del 17 gennaio 2004 (Bosco M.) 300Celebrazioni solenni del 17-18 gennaio 2004 (Bosco M.) 700Replica concerto Empietà Delusa del 18 gennaio 2004 (Bosco M.) 80Concerto Empietà Delusa del 6 febbraio 2004 (Voghera) 300Concerto del coro del Collegio Ghislieri a marzo (Pavia) 150Convegno internazionale del 12-14 febbraio 2004 (Bosco-Alessandria) 150 Convegno internazionale dell'11-13 marzo 2004 (Bosco-Alessandria) 120 Conferenza di presentazione dei francobolli a marzo (Roma) 50Concerto di musiche di Palestrina a San Giovannino a marzo (Alessandria) 150

TOTALE al 30.3.2004 circa 17.300

Si può quindi prevedere sin d'ora che - salvo positive sorprese in occasione della mostra romana a Santa Maria Maggiore, che potrebbe registrare numeri ben più significativi - le manifestazioni in programma tra Mondovì, Bosco e Pavia raggiungeranno certamente almeno le 20-25.000 presenze.

Un primo bilancioLa gestione del Comitato si è caratterizzata per la particolare complessità organizzativa e amministrativa, determinata dal fatto che le Celebrazioni si sono aperte il 18 gennaio (dunque ben prima dell’insediamento stesso del Comitato) e poi si sono sviluppate a lungo sotto forma di eventi collaterali, proseguiti poi anche dopo l'avvio delle Celebrazioni ufficiali.Solo a partire da maggio si è iniziato in concreto a porre le basi programmatiche e di indirizzo per l'elaborazione del programma ufficiale– a sua volta suddiviso tra

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le iniziative poste sotto l’egida del Comitato d’Onore promosso dalla Diocesi di Alessandria e le altre manifestazioni di interesse nazionale - che è stato però definito nei dettagli organizzativi e gestionali solo nel corso dell'estate; a fine settembre 2003 si è finalmente avuta l'approvazione definitiva del programma e del relativo budget.Soltanto dopo tale data, dunque, che peraltro coincideva quasi con la prevista apertura ufficiale delle Celebrazioni, è stato possibile disporre degli indirizzi e delle linee-guida indispensabili per dare avvio con urgenza alla fase gestionale.Dunque le principali iniziative del 2003 si sono necessariamente concentrate tra novembre e dicembre 2003, in concomitanza con l'avvio della fase organizzativa delle Celebrazioni ufficiali del 17 e 18 gennaio 2004, dei due Convegni internazionali di febbraio e marzo, ed anche con l'avvio di progetti per la ricostruzione virtuale della Macchina Vasariana, la realizzazione dell'itinerario nazionale dei "Luoghi di S.Pio V" e lo studio di fattibilità per i restauri di Santa Croce.Non è superfluo sottolineare, dunque, le difficoltà affrontate dai responsabili amministrativi del Comitato a causa della sovrapposizione della fondamentale fase di impostazione delle modalità gestionali (definizione dei progetti e del piano di spesa, ricerca dei fornitori, analisi delle offerte, definizione degli incarichi), con l’effettivo avvio delle manifestazioni che hanno richiesto il diretto e personale coinvolgimento organizzativo e la presenza a Roma, Pavia, Casale Monferrato, Bosco Marengo, Voghera e nelle altre località (Alba, Bra, Mondovì, Genova, ecc.) che saranno ancora interessate alle diverse manifestazioni.A fronte di questi problemi di programmazione e indirizzo da parte del Comitato non si può non rilevare le strutture tecniche - dirigenti e funzionari della Provincia di Alessandria, consulenti e ricercatori - avevano avviato l'attività di progettazione delle Celebrazioni con ampio anticipo, e per la precisione nel tardo autunno 2001: non è affatto casuale che il primo programma di massima fosse stato redatto già all'inizio del 2002 per essere sottoposto al Ministero e alla Regione Piemonte, ottenendo subito la disponibilità di finanziamenti extra-locali per oltre 180.000 €.È giusto, quindi, dare un po' di rilievo e riconoscimento alle risorse umane - ed anche organizzative e tecniche - messe a disposizione dalla Provincia di Alessandria e dalle altre amministrazioni locali coinvolte (soprattutto la Provincia di Pavia e il Comune di Bosco Marengo) nell'organizzazione di attività preparatorie e promozionali.Dal punto di vista economico, il budget complessivo delle Celebrazioni è comunque ben superiore all'importo del finanziamento ministeriale; se si considerano anche le risorse direttamente impiegate dagli Enti e i finanziamenti non gestiti dal Comitato, il totale delle risorse destinate - attualmente o prevedibilmente - alle Celebrazioni dei S.Pio V ammonta ad una somma che supera ampiamente i 750.000 €, quindi ben 5 volte i fondi statali: cosa questa che non risulta essere molto consueta, specialmente per iniziative di questo genere.Dunque a Celebrazioni ancora in corso si può cominciare a dire che, nel complesso, il quadro dell'evento è già più che soddisfacente, ed è andato ampiamente oltre le più rosee aspettative: nella seconda parte del 2004 si potrà certamente sviluppare e portare a termine il programma con maggiore serenità e organicità, anche se è già stata superata la data del V Centenario, che pure - è bene ricordarlo - nelle intenzioni iniziali dei promotori avrebbe dovuto costituire la conclusione delle manifestazioni!

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DOCUMENTO n° 5

IL MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

VISTO l’art. 2 della Legge 12 gennaio 1991, n.13;VISTA la Legge 8 ottobre 1997, n.352;VISTA la Legge 1° dicembre 1997, n.420;VISTA la Legge 12 luglio 1999, n.237;VISTA la Legge 29/2001, art. 5, comma 1;VISTO il D.Lgs. 30 marzo 2001 n. 165;VISTA la richiesta della Provincia di Alessandria;VISTO il verbale della riunione della Consulta per i Comitati Nazionali, svoltasi in Roma

il 4 giugno 2002;VISTI i pareri delle competenti Commissioni parlamentari;VISTO il D.M. del 20.11.2002

D E C R E T A

- Art. 1 -In occasione delle celebrazioni del V centenario della nascita di san Pio V, è costituito un Comitato Nazionale con il compito di promuovere, preparare ed attuare le manifestazioni atte a celebrare la ricorrenza.

- Art. 2 -Il Comitato Nazionale è composto da:- Ministro per i Beni e le Attività Culturali- Ministro degli Affari Esteri- Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca- S.E. Rev.ma Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato della Città del Vaticano- S.E. Mons. Francesco Marchisano, Presidente della Pontificia Commissione per i

Beni Culturali della Chiesa- S.E. Mons. Fernando Charrier, Vescovo di Alessandria- Presidente della Regione Lazio- Presidente della Regione Piemonte- Presidente della Provincia di Alessandria- Presidente della Provincia di Cuneo - Presidente della Provincia di Pavia- Presidente della Provincia di Piacenza- Sindaco del Comune di Roma- Sindaco del Comune di Alessandria- Sindaco del Comune di Pavia- Sindaco del Comune di Bosco Marengo- Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Pavia- Magnifico Rettore dell’Università del Piemonte Orientale”A. Avogadro”- Magnifico Rettore della Libera Università San Pio V - Roma- Direttore Generale delle relazioni culturali del Ministero degli Affari Esteri- Direttore Generale degli scambi culturali del Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca - Direttore Generale per i beni librari e gli istituti culturali- Direttore Generale degli archivi- Direttore Generale per il patrimonio storico, artistico, demoetnoantropologico- Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano- Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana

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- Direttore dell’Archivio Centrale dello Stato- Soprintendente Regionale del Piemonte- Soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio del Piemonte- Soprintendente per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico del

Piemonte- Direttore dei Beni Culturali della Regione Piemonte- Direttore della Promozione Culturale della Regione Piemonte- Direttore dell’Ufficio Turismo della Città di Roma- Direttore della Biblioteca Universitaria di Pavia- Direttore della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino- Direttore della Biblioteca Reale di Torino- Direttore dell’Archivio di Stato di Alessandria- Segretario Generale della Fondazione Fiera del Libro di Torino- Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria- Rettore del Collegio “Ghislieri” di Pavia- Paolo Affronti- Carlo Bernasconi- Maurizio Benedetti- Virginio Giacomo Bono- Massimo Carcione- Ugo Cavallera- Maurilio Guasco- Giulio Massobrio- Luciano Orsini- Angelo Torre

- Art. 3 -Per i membri del Comitato Nazionale non è prevista l’attribuzione dei gettoni di presenza.

- Art. 4 -Il Comitato Nazionale elegge nel proprio seno il Presidente ed il Segretario Tesoriere.

- Art. 5 -Il Comitato Nazionale può cooptare studiosi e può eleggere una o più Commissioni

Scientifiche per la predisposizione e l’attuazione dei programmi celebrativi; può altresì avvalersi della collaborazione di rappresentanti di altri Ministeri, Regioni ed enti locali e culturali per l’adozione delle varie iniziative.

- Art. 6 -Il Comitato Nazionale può ricevere contributi dalle Amministrazioni statali, dalle Regioni, dagli Enti locali e da istituzioni e soggetti pubblici e privati.

- Art. 7 -Il presente decreto sarà inviato agli organi di controllo, per la registrazione, e sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.Roma, 7.2.2003

IL MINISTROf.to Giuliano Urbani

Nota: l'art. 2 è stato in seguito integrato con la cooptazione di altri componenti

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LA VALORIZZAZIONE DELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA: DALLE IDEE AI PROGETTI (1998-2003)

L'Attività del Comitato informale costituito presso la Provincia (1998-2000)Già nell'estate 1997, in occasione di alcuni convegni tenutisi all’interno della Cittadella grazie all’ospitalità e alla collaborazione del Comando Ce.Ri.Co. di Candiolo (TO) - tutt'ora responsabile della struttura - gli Enti locali avevano annunciato pubblicamente l’intenzione di incaricare il Politecnico di Torino di realizzare uno studio preliminare, per non risultare impreparati al momento dell'abbandono da parte dell’Esercito (evento che in quei mesi sembrava imminente) della storica fortezza: una struttura, va sottolineato, utilizzata dai militari in modo ininterrotto dal 1732 ai giorni nostri, con una particolare cura e passione nella conservazione del manufatto anche dopo la catastrofica alluvione del 6 novembre 1994.L'incarico è stato formalizzato nel febbraio 1998 da parte della Provincia di Alessandria, una volta acquisite le quote di co-finanziamento messe a disposizione dalla stessa Provincia, dal Comune di Alessandria, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e da Finpiemonte SpA, che a tal fine hanno dato vita a un primo informale Comitato per la Valorizzazione della Cittadella di Alessandria con la partecipazione attiva della Prefettura di Alessandria, della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte e degli stessi Comandi Militari.Il lavoro del Politecnico (per la precisione del Dipartimento Casa-Città della Facoltà di Architettura, diretto dalla Preside Prof.ssa Vera Comoli Mandracci e composto tra gli altri dai Professori Gabetti, Isola, Gambino e Ferraris) si è sviluppato nel corso di un anno, con molteplici incontri e riunioni di confronto con la committenza e con il Settore Urbanistica del Comune, che hanno consentito di sviluppare un primo significativo Studio Metaprogettuale: cosa ben diversa, si badi, da un vero e proprio progetto, seppure preliminare, nel senso che i tempi e le modalità della ricerca non hanno consentito - né vi era per il momento la volontà da parte degli Enti - di effettuare rilievi tecnici completi e di approfondire ulteriormente lo studio di una questione ancora del tutto in fieri, sulla quale non c’è ancora un chiaro orientamento programmatico e un percorso definito per risolvere una volta per tutte la complessa questione patrimoniale (proprietà e disponibilità del sito).15

Un primo risultato concreto e significativo è stato però ottenuto con l'acquisizione - in itinere - di indicazioni e note tecniche del Politecnico da parte del Comune in sede di aggiornamento del PRGC, il che ha consentito di trasformare l'area verde a nord della Cittadella da zona di possibile insediamento artigianale o industriale (con una strada di grande traffico) a zona verde con pista ciclabile. Il che per Alessandria non è poco.Nel frattempo, al termine della Conferenza degli Stati Generali del Piemonte (21-22 maggio 1998), il Presidente della Provincia e l'attuale Sindaco - allora 15 Per un quadro della situazione iniziale si veda M.CARCIONE, Alessandria - La Cittadella, una sfida al buon senso in M.QUAGLIUOLO (a cura di), La gestione del Patrimonio Culturale - Cultural Heritage Management: Sistemi di beni culturali e ambientali. Atti del II Colloquio Internazionale (Viterbo, 5-8 dicembre 1997), DRI - Città di Castello 1998, pp. 156-161

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Assessore provinciale - avevano preannunciato un successivo momento di analisi e di discussione approfondita ed aperta a tutti gli interlocutori sul problema più importante emerso dalla discussione della Conferenza Generalista: il recupero conservativo, il riuso e la valorizzazione dalla Cittadella di Alessandria.L’occasione si è concretizzata con l’idea di organizzare il 12-13 febbraio 1999 un Convegno nazionale sulla Cittadella e sui Musei e Beni culturali militari, anche al fine di presentare al pubblico i risultati dell'attività del Comitato, che sin dall’avvio dei suoi lavori ha avuto tra i suoi interlocutori più attenti ed autorevoli i Ministeri della Difesa e dei Beni Culturali, e la stessa Regione Piemonte.La presentazione fatta da parte della Preside della Facoltà di Architettura - a Palazzo Ghilini, il 12 febbraio 1999 - del “Metaprogetto” del Politecnico è stata necessariamente e volutamente superficiale, dal momento che lo studio stesso era stato consegnato da poche ore agli stessi Enti committenti e quindi non ancora esaminato ed approvato; questa elementare ragione di correttezza, unita allo scarso tempo a disposizione, ha indotto il Gruppo di Lavoro del Politecnico a limitarsi ad una prima sommaria esposizione delle linee portanti, senza entrare in alcun modo nel merito dello studio che nel maggio 1999 è stato esposto integralmente in occasione di una mostra allestita dalla Provincia, dallo stesso Politecnico nel Bastione S.Antonio della Cittadella (con circa 3.000 visitatori in sole due settimane); nei mesi successivi ne è stata commissionata la pubblicazione presso l’Editore Umberto Allemandi di Torino, ma purtroppo non si è più ritenuto di considerarne e discuterne criticamente i contenuti fino all'autunno 2002.Uno dei pochi punti fermi di ogni discussione sul passato, sul presente e sul futuro della Cittadella di Alessandria è sempre risultato l’assoluto rilievo di questo scenografico e grandioso sito, nel quadro della fase storica più significativa della nostra Regione e del nostro Paese; per questo la Provincia di Alessandria aveva ritenuto opportuno provare a forzare un po’ i tempi del Metaprogetto, indicando al Politecnico almeno una priorità “forte” nell’ambito delle molte possibili opzioni: la creazione in uno degli edifici interni alla fortezza di un grande e innovativo Museo di Storia Militare. L’idea, scaturita quasi casualmente nel corso di una visita al termine del Convegno Internazionale sulla Protezione dei Beni Culturali nei conflitti armati e nelle calamità (Alessandria, 11-13 aprile 1997) ha indotto il Presidente del Comitato Riccardo Lenti a promuovere l’avvio di uno studio preliminare sul tema. L’incarico è stato conferito al prof. Marziano Brignoli, storico e studioso di fama e per molti anni Direttore del Museo del Risorgimento di Milano.Il convegno di studi era stato pensato e organizzato dalla Provincia e dal Comitato nell'intento di:1) analizzare quanto la storia - e la presenza - militare hanno inciso nella storia cittadina e nell’identità locale e provinciale di Alessandria, tenuto conto che anche le altre città (Casale e Tortona in primis) hanno da sempre accolto importanti strutture dell’Esercito; in questo senso la Cittadella, costruita nella prima metà del ‘700 dai Savoia, distruggendo interamente un antico Borgo cittadino, ha sempre costituito una presenza immanente ed incombente, quasi invisibile eppure estremamente ingombrante, popolata nei periodi di maggiore attività da decine di migliaia di ufficiali, militari, addetti civili e artigiani, con immense scuderie, laboratori, forni e magazzini;2) estendere questo ragionamento alla storia e all’identità del Piemonte (sotto il dominio dei Savoia), che soprattutto nel periodo Risorgimentale ha usato

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l’Esercito e la immensa struttura logistica della Cittadella come “braccio operativo” del suo progetto di costruzione dell’Italia moderna e unita; 3) verificare come la Cittadella (con la non trascurabile appendice del sito storico e del Museo della Battaglia di Marengo, combattuta da Napoleone proprio per la conquista della strategica piazzaforte alessandrina) potrebbe inserirsi in una futura “rete” museale delle fortezze, dei musei militari e d’arma del Piemonte, estendibile in futuro a tutto il nord-Italia se non a livello nazionale;4) analizzare le potenzialità e problematicità reali di questa prospettiva di valorizzazione museale, che appariva al momento la più credibile (o forse più facile), e non solo al Comitato per la Cittadella. L’apporto degli Stati Generali del Piemonte alla discussione è stato fornito in modo autorevole dal Prof. Lombardi, che ha tracciato un vasto quadro del ruolo dell’Esercito nella storia e nell’identità politico-culturale del Piemonte, ma anche nei confronti della sua architettura e di alcuni dei suoi monumenti più significativi e simbolici; in particolare ha precisato che il dare rilievo e valore storico-culturale alla storia militare, e ai suoi luoghi-simbolo, come possono essere considerati i musei militari, non implica affatto - come è nel caso del progetto della Provincia di Alessandria sulla Cittadella - una scelta e un’ottica di tipo militaristico, al di fuori di ogni travisamento o tentativo di polemica, ma si limita a sottolineare il fatto che la capacità bellica e la conseguente realizzazione di valide strutture di difesa (come lo furono all’epoca di Vittorio Amedeo II di Savoia, e più tardi di Napoleone, la Cittadella e le altre grandi fortificazioni di Casale, Valenza, Tortona, Novi, Serravalle e Gavi) costituisce parte essenziale di uno Stato e delle sue istituzioni, anche in vista del mantenimento della pace.Va ricordato che proprio nell'ottica dell’utilizzo di tipo “museale-spettacolare” si era espresso qualche tempo prima uno dei più autorevoli studiosi della società italiana, Giuseppe De Rita, il quale - a margine di un dibattito organizzato dall'Associazione culturale CULTURA & SVILUPPO di Alessandria - aveva spinto la sua analisi verso prospettive di musealizzazione virtuale e multimediale, con un forte e diretto coinvolgimento del pubblico, suggerendo la creazione di una sorta di “parco storico-militare” del periodo tra il '700 e l'800.Per sviluppare l'idea di Museo Militare si è immediatamente posto il problema del difficile e delicato rapporto con i Musei militari piemontesi ed italiani; anche grazie alla sensibilità ed attenzione della Soprintendente ai Beni Artistici e Storici del Piemonte, l'alessandrina Carlenrica Spantigati, è stato possibile contare sulla collaborazione dell’Armeria Reale e di altre significative istituzioni storico-museali piemontesi, come Palazzo Reale e la Galleria Sabauda, il Museo della Cavalleria di Pinerolo e quello dell’Artiglieria di Torino, il Museo Nazionale del Risorgimento, il Museo Pietro Micca e molti altri, oltre naturalmente allo stesso Museo di Marengo e al Museo Civico di Alessandria. L'occasione si è quindi trasformata - probabilmente per la prima volta in Italia - in una riunione ufficiale e solenne dei responsabili dei Musei militari italiani, anche grazie all'interessamento dell’allora Sottocapo di Stato Maggiore - che per primo aveva formalizzato per iscritto la proposta di un "Accordo di programma" Stato-Regione-Enti Locali sulla Cittadella di Alessandria - che ha permesso la partecipazione ai lavori dell'Ufficio Storico dell'Esercito di molte altre realtà museali italiane.È superfluo rilevare che il ruolo di musei come quello del Genio (che conserva le tavole originali del progetto della Cittadella), della Fanteria, o di strutture fondamentali per la storia della fortezza come la Logistica, sarebbe strategico se si

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intendesse - come è prefigurato dal progetto preliminare di Brignoli - fare del Museo Storico della Cittadella una sorta di vetrina (o di struttura centro-rete) di tutti i Musei militari italiani.Mentre l’esito scientifico e culturale del Convegno è stato sicuramente di grande rilievo per il sistema dei Musei militari (purtroppo gli atti, pubblicati dalla Regione nella collana degli Stati Generali, non sono mai stati presentati e adeguatamente diffusi in Alessandria; sono disponibili però nel sito Web della Cittadella), non si può essere altrettanto soddisfatti quanto all’esito concreto della prima fase di lavori del Comitato della Cittadella.Una parziale delusione è stata determinata dall’atteggiamento estremamente cauto e non particolarmente ricettivo - cosa peraltro in larga misura prevedibile ed anche comprensibile - da parte delle istituzioni militari ed in particolare dei diversi musei, i quali, aspetto non trascurabile, dovrebbero un domani contribuire in termini di collezioni o singoli reperti alla costituzione del nuovo Museo di Storia dell’Esercito. Emblematico è stato in questo senso l’intervento dell'allora Sottosegretario alla Difesa, Gianni Rivera, che in occasione del Convegno aveva visitato per la prima volta (come tanti altri alessandrini) la fortezza ribadendo l’intenzione dell’Esercito di lasciare al suo destino la struttura entro un termine di alcuni anni, senza però rispondere al cruciale quesito circa le modalità di dismissione dalle funzioni militari: ed è proprio da questo dubbio che derivano tutt'ora i rischi di tempi lunghi, di abbandono e rapido deterioramento della struttura. D'altro canto è emerso con chiarezza che, almeno con l'attuale normativa, non sarebbe possibile realizzare un grande museo militare senza una presenza formale (anche sotto forma di minimo presidio) di personale militare responsabile degli armamenti e mezzi depositati, che costituirebbero la "collezione".Per contro, le note di ottimismo erano venute dai Soprintendenti Malara e Spantigati, che avevano assicurato piena adesione, attenzione e collaborazione istituzionale e tecnica da parte delle strutture del Ministero per i Beni e le Attività culturali al quale era già stato formalmente richiesto - da parte di Comune, Provincia e Regione - l’inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO: cosa assai improbabile, data l'attuale lunghezza della "Lista d'attesa" (oltre 100 proposte), ma utile per alzare il tiro e destare l'attenzione a livello nazionale. Pochi mesi dopo è giunta al Ministero della Difesa, alla Regione Piemonte e a tutti gli Enti co-interessati la formale disponibilità del Direttore Generale dei Beni Culturali, Mario Serio, ad inserire nel Demanio storico-artistico la Cittadella - una volta concretizzata la dismissione dalle funzioni militari - per avviarne la valorizzazione ai sensi del D.Lgs. 368/98 (c.d. "Legge Veltroni") in stretta collaborazione e concertazione con la Regione, gli Enti locali e magari con altre Istituzioni culturali regionali e nazionali interessate agli spazi interni ed esterni della Cittadella.Il Comitato - inizialmente nato al solo scopo di dialogare con il Politecnico - ha quindi chiuso la prima fase dei suoi lavori avendo conseguito la piena legittimazione a porsi in realtà come interlocutore delle Istituzioni nazionali, e dunque con finalità e funzioni ben più vaste e impegnative che hanno determinato la scelta di assumere veste e personalità giuridica autonoma.

L'Attività del Comitato per la valorizzazione della Cittadella (2002-2003)

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Dopo aver impiegato più di due anni - cioè dall'estate 2000 al settembre 2002 - per formalizzare l'approvazione dello statuto da parte dei quattro Enti, stipulare l'atto notarile di istituzione (2001), fare alcune riunioni preliminari di insediamento e aggiornamento della situazione - rese necessarie dall'avvicenda-mento di tre referenti su quattro - e per arrivare alla sofferta nomina di un Presidente e di un Segretario con pieni poteri operativi e gestionali, il Comitato è subito stato "investito" (in modo poco metaforico) di alcune urgenze.a) l'AIPO (ex-Magispo), in modo del tutto autonomo e grazie a procedure gestite in modo un po' carbonaro all'interno della burocrazia statale, ha preso possesso e iniziato a ristrutturare uno degli edifici (naturalmente con regolare autorizzazione della Soprintendenza competente), il che dopo tutto - sorvolando sulle furibonde polemiche locali, più o meno giustificate - ha il vantaggio di metterci a disposizione oggi un vero e proprio "Cavallo di Troia" all'interno della Cittadella tutt'ora militare;b) nell'autunno 2002, dopo annunci giornalistici estivi alquanto sottovalutati, il Ministero del Tesoro ha comunicato l'attribuzione alla Provincia tramite il CIPE di un finanziamento di 1.000.000 € per progettare un non meglio definito "Recupero della Cittadella militare di Alessandria"; la stranezza della situazione - soldi dello Stato attribuiti a un ente locale per il recupero di un bene dello Stato senza una chiara destinazione - e la novità della procedura amministrativa hanno creato non pochi dubbi e difficoltà alla Provincia e al Comitato, che comunque hanno saputo rispondere con prontezza alle esigenze tecniche e hanno ottenuto nella primavera 2003 la definitiva assegnazione dei fondi.c) il presupposto essenziale per l'assegnazione del finanziamento statale era ovviamente l'esistenza di una adeguata documentazione tecnica, che nel caso della Cittadella è stata costituita dal Metaprogetto del Politecnico, peraltro mai più discusso e approfondito, e che quindi solo in quella circostanza è stato formalmente recepito dalla Provincia; il che ha indotto un ritorno di interesse per la pubblicazione presso l'Editore Allemandi, che però è andata in stampa in modo intempestivo (sarebbe stato meglio, ormai, attendere ancora qualche mese per aggiornare il lavoro alla luce delle novità emerse dal 1999 al 2003) e poi è stata coinvolta nel rogo del deposito di Allemandi, riducendo drasticamente la circolazione e conoscenza del volume, peraltro non ufficialmente condiviso dal Comitato.d) la ripresa dei rapporti con l'Esercito (nel frattempo uscito da un'ennesima ristrutturazione organizzativa) ha portato a comprendere con ragionevole certezza che: - almeno per qualche anno resterà una presenza militare in Cittadella; - occorre regolamentare e filtrare le crescenti e disparate richieste di

manifestazioni; - è possibile che l'Esercito riprenda, in un quadro gestionale organizzato e

condiviso, a fare la manutenzione degli immobili ancora in suo uso; - è possibile che l'Esercito accetti la possibilità (di fatto già imposta dalla

vicenda AIPO) di procedere a dismissioni parziali di zone o edifici in disuso; - si può valorizzare la Cittadella insieme ai militari (come avviene da anni), e

non necessariamente solo dopo la loro partenza.e) la visita del Presidente Ciampi in Cittadella a inizio aprile ha portato attenzione mediatica e istituzionale, ma ha anche evidenziato divergenze di opinione tra il

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Comitato e il Politecnico, mettendo fine una volta per tutte alla collaborazione iniziata nel 1998;f) dopo anni di tentennamenti e dubbi (più che legittimi), l'Archivio di Stato di Alessandria ha sciolto la riserva e chiesto ufficialmente di trasferirsi in Cittadella - previo restauro dell'Armeria e della Palazzina Comando - dal momento che l'attuale sede è in affitto, è inidonea e richiederebbe enormi e costosi lavori di adeguamento.Per rispondere a queste sollecitazioni il Comitato, anche se con qualche lentezza e difficoltà, ha tenuto una serie di riunioni con gli Alti Comandi di Padova, dimostratisi oggi assai più disponibili e collaborativi rispetto al 1999), tanto che il verbale della prima riunione dell'ottobre 2002 è stato trasmesso ufficialmente al Ministero Difesa e allo SME per procedere - forse - alla formalizzazione della decisione che (non prevedendosi a breve ulteriori assedi dopo quello del 1799) si possono cominciare a dismettere almeno i fossati e i bastioni; nel frattempo è stato chiesto al Comitato di svolgere un'utile azione di informazione e "filtro" delle domande di utilizzo della Cittadella per manifestazioni.Un secondo incontro (marzo 2003) è avvenuto presso la Soprintendenza Regionale del Piemonte e un terzo (settembre 2003) si è tenuto con la Sezione di Alessandria dell'Agenzia del Demanio, diventata oggi a tutti gli effetti "proprietaria" della Cittadella che è attualmente "concessa in uso" a Esercito e AIPO, in attesa di altre destinazioni che lo Stato vorrebbe fossero in qualche modo fruttifere per le magre finanze pubbliche.Evidentemente a Roma qualcuno spera ancora che gli alessandrini siano così pazzi da comprare a caro prezzo la loro Cittadella, a tutto beneficio del bilancio (militare) dello Stato, per poi doverla restaurare e mantenere a totale carico dei bilanci locali!Attualmente si sta studiando un piano di comunicazione (non c'è ancora il logo della Cittadella, anche se il profilo della Cittadella ha fatto da logo a decine di iniziative locali), si vuole realizzare un nuovo e completo archivio fotografico ufficiale - e dunque previa autorizzazione dell'Esercito - e soprattutto il 29 settembre 2003 si è insediata una Commissione Tecnica di Progetto composta di esperti pubblici e privati che dovranno fornire alla Provincia le "linee guida" per l'Accordo di programma e per il Bando di gara di progettazione.

Prospettive (remote) e proposte (immediate)Il primo atto concreto del Comitato è dunque già in corso, con l'impostazione del lavoro preparatorio per il concorso internazionale di progettazione (peraltro già ipotizzato più volte in passato sotto forma di Concorso di idee), che non dovrà però essere totalmente abbandonato all'estro e all'arbitrio dei progettisti: anzi, la procedura dovrebbe essere aperta a gruppi di progettazione in grado di studiare e proporre ipotesi integrate, finanziabili e credibili di recupero architettonico rispettoso della rilevanza storica del luogo, garantendo nel contempo un forte impulso per lo sviluppo della cittàm e che quindi non si limitino alle sole strutture interne alla Cittadella, ma trovino se possibile le soluzioni per valorizzare le fortificazioni e per legare ad esse in un unico sistema turistico i tre forti (Acqui, Ferrovia e Bormida), le ex-fortificazioni verso Valenza e magari il Museo e la Piana di Marengo (il parco, il Borgo, Torre Garofoli...).I tempi imposti dallo Stato sono piuttosto brevi - si richiede la consegna del progetto entro i primi mesi del 2005 - se si considera che manca ancora un vero e

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proprio studio di fattibilità e non si dispone di rilievi tecnici precisi e aggiornati; addirittura il Governo pretenderebbe dalla Provincia anche un piano di finanziamento in grado di far partire e terminare i lavori entro pochi anni: il che non è certo prova di concretezza, ma semmai di scarsa conoscenza della realtà...Nel frattempo, dunque non si deve attendere che l'Esercito prenda una volta per tutte la decisione di abbandonare la Cittadella, ma si deve subito affrontare il problema del suo riuso e recupero: e per questo è innnanzi tutto indispensabile definire in tempi rapidi e certi il problema del possesso delle strutture che le FFAA non usano più da tempo e che rischiano già l'abbandono e la rovina: tutto il sistema delle fortificazioni, l'esterno e le gallerie interne dei cavalieri e dei bastioni, i piani superiori del Palazzo del Governatore, le polveriere, la palazzina già pericolante, la chiesa barocca ricca di pregevoli stucchi .....Ma occorre ancor prima rendere stabili i rapporti di collaborazione e "convivenza" con il personale militare in loco, già positivamente instaurati da anni in occasione di spettacoli, convegni e grandi mostre (per le quali sarebbe necessario poter utilizzare anche il piano terra dell'Armeria, che però - purtroppo - è anche il magazzino più comodo e vasto del Deposito Ce.Ri.Co.....).Riassumendo, servono alcuni passi preliminari e indifferibili:1) È urgente dare visibilità, risorse (economiche, oltre che intellettuali),

organizzazione e autorevolezza al Comitato, garantendone l'autonomia finanziaria e promovendo l'adesione della Regione, ma anche l'attivo coinvolgimento nel processo dei Ministeri dei Beni Culturali e della Difesa, oltre che dell'Agenzia del Demanio.

2) Questi soggetti possono entro pochi mesi, utilizzando strumenti flessibili come la convenzione o l'accordo di programma, dare operatività e fattibilità a molte idee che sono già state esplicitate nelle diverse sedi progettuali, senza aspettare la sempre rimandata chiusura del Deposito;

3) nell'attesa di dare veste giuridica ed economica definitiva al futuro soggetto gestore (una fondazione?), il Comitato e con esso gli Enti che ne fanno parte possono promuovere e sostenere i più urgenti interventi di manutenzione e ripristino, per evitare danni irreparabili; occorre però sollecitare il Ministero per i Beni Culturali (già pienamente titolare della salvaguardia del sito, che da decenni è monumento nazionale) ad impegnarsi attivamente per attuare i primi indifferibili interventi di restauro dei bastioni, della Cavallerizza e dell'ingresso a nord;

4) quest'ultimo intervento, assai limitato a fronte dell'entità complessiva dei problemi, consentirà di riaprire finalmente un accesso autonomo per i mezzi militari, evitando interferenze tra l'attività ordinaria del Deposito e l'auspicabile organizzazione di grandi eventi, mostre, convegni e spettacoli, almeno per tutto il periodo estivo.

5) L'apertura al pubblico del sistema dei bastioni, con passeggiate e spazi per attività sportive - sull'esempio delle mura di Lucca - della Piazza d'armi, di almeno un bastione e dell'immensa Armeria (sede ideale anche per grandi fiere) garantirebbe la possibilità di valorizzazione pubblica della Cittadella anche in presenza dei militari, che potrebbero proseguire nella loro storica funzione di presidio e garanzia, usando gli spazi ancora idonei come deposito per materiale non bellico.

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Perché si realizzino queste circostanze, occorrono a monte scelte chiare e univoche sulla destinazione complessiva della Cittadella e dell'area su cui essa insiste:

separare fisicamente e in modo esteticamente adeguato la zona militare da quella destinata a utilizzi civili, destinando quest'ultima ad un uso polifunzionale, rispettoso, e soprattutto aperto;

evitare nuovi insediamenti esterni e preservare almeno a nord la vista originale;

recuperare e valorizzare l'area circostante, rivedendo la viabilità in funzione della facile accessibilità (pedonale - bus) ai bastioni esterni e all'interno della Cittadella;

elevare notevolmente la continuità e la qualità delle attività e manifestazioni ospitate in Cittadella, strutturando in modo pluriennale il rapporto di concessione parziale di alcuni spazi a favore della collettività (attraverso il Comune o il Comitato);

chiarire la fattibilità e sostenibilità delle più immediate ipotesi di destinazione a carattere museale e culturale (in primis la ricollocazione dell'Archivio di Stato, il grande spazio per mostre e convegni che manca alla città, oltre ad eventuali residue strutture universitarie), prima di passare ad altre opzioni più lontane dalla natura intrinseca di monumento.

Per esemplificazioni e raffronti si potrebbero studiare le soluzioni adottate nei casi delle Cittadelle di Perpignan e Besançon (F), di Copenhagen (D), oppure dei tre Castelli di Bellinzona (CH), e in molte altre realtà simili in Italia e all'estero.Nel frattempo sarebbe utile anche avviare una seria indagine sociologica - o meglio due indagini distinte - sui rapporti tra cittadini e Cittadella da una parte, e sulla effettiva conoscenza e sul possibile interesse verso questo nostro grande tesoro da parte della realtà extra-cittadina (dalla provincia, alla regione, all'Europa).In questo senso potrebbe risultare decisiva l'azione di studio (e lato sensu promozionale) avviata negli ultimi mesi del 2003 da CULTURA & SVILUPPO che si è candidata a costituire la sede informale e "neutrale" per l'analisi e mediazione delle diverse sensibilità e aspirazioni relative al futuro utilizzo della Cittadella, soprattutto a livello di opinione pubblica: un'iniziativa fondamentale, forse, per sbloccare l'impasse che si è venuta a determinare dopo le polemiche giornalistiche e la sostanziale "bocciatura" dello studio del Politecnico, probabilmente indotta da letture frettolose e dalla proverbiale attitudine tutta alessandrina a distruggere e criticare, piuttosto che proporre e costruire.

PUBBLICATO PARZIALMENTE IN G.FREIBURGER (A CURA DI), ATTI DELLA CONFERENZA GENERALISTA DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA, STATI GENERALI DEL PIEMONTE - CONFERENZA DELL'AREA IDENTITÀ (CITTADELLA DI ALESSANDRIA, 12-13 FEBBRAIO 1999), CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE, CHIERI 2001

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DOCUMENTO n° 6

STATUTO DEL COMITATO PER LA VALORIZZAZIONE DELLA CITTADELLA DI ALESSANDRIA

Art. 1 – Denominazione – componenti - La Provincia di Alessandria, il Comune di Alessandria, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e la FinPiemonte S.p.A. (Enti fondatori), si costituiscono nel "Comitato per la valorizzazione della Cittadella di Alessandria", costituito da un rappresentante per ciascun Ente, nominato ai sensi dell’art. 6.Il Comitato, con la maggioranza dei 2/3 dei componenti, può autorizzare l’adesione ad esso, in qualità di membri effettivi secondo la domanda pervenuta, di Enti pubblici o privati che intendano contribuire ai fini del Comitato stesso.Art. 2 – Sede - Il Comitato ha sede presso Palazzo Guasco – Via dei Guasco 49 - AlessandriaArt. 3 – Scopo - Il Comitato, che non persegue fine di lucro, ha lo scopo di:- promuovere e assicurare i contatti formali, in modo coordinato ed univoco, tra tutti gli Enti

promotori, l'Amministrazione dell'Esercito, il Ministero della Difesa, il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, le altre Amministrazioni statali competenti e tutte le altre Istituzioni pubbliche o soggetti privati comunque interessati alla valorizzazione della Cittadella o all'insediamento in essa;

- definire le modalità istituzionali, finanziarie ed amministrative per conseguire la disponibilità del sito a seguito della dismissione dalle funzioni militari, formulando proposte di soluzione da rimettere ai competenti organi dei soggetti partecipanti ai fini delle preventive determinazioni in ordine alla costituzione del futuro soggetto giuridico che assicuri la realizzazione degli interventi necessari e la successiva gestione ordinaria del complesso;

- pervenire alla redazione di un progetto finalizzato al recupero e riuso conservativo del sito monumentale della Cittadella di Alessandria che consenta di coniugare le esigenze di tutela e valorizzazione con quelle di economicità della gestione;

- raccogliere tutti gli ulteriori elementi, i contatti ed i dati economici utili inerenti alla traduzione in pratica di tale progetto.

Art. 4 – Attività - Nell’ambito degli scopi indicati dall’art. 3 il Comitato può:a) individuare e contattare, a nome degli Enti promotori, i soggetti che esso riterrà più idonei a contribuire allo studio del progetto ed alla promozione dell’ente o soggetto giuridico che assuma la realizzazione di tale progetto nel proprio oggetto sociale, o comunque che possano fornire elementi conoscitivi o ulteriori apporti utili allo scopo che si prefigge il Comitato;b) divulgare negli ambiti scientifici, economici, istituzionali e negli ambiti che possono essere ritenuti opportuni, le informazioni utili alla conoscenza e all’attuazione operativa del progetto;c) promuovere e gestire la costituzione di gruppi di analisi, studio e progettazione, avvalendosi prioritariamente delle competenze tecniche già presenti nel Comitato stesso. In particolare il Comitato ha cura di predisporre la necessaria documentazione e di assicurarne il tempestivo inoltro dei dati e degli atti necessari alla richiesta di ammissione ai finanziamenti CEE;d) promuovere in ogni sede l’interessamento agli scopi indicati, organizzando a tal fine ogni opportuna manifestazione di appoggio.Art. 5 – Contribuzioni - Per raggiungere gli scopi precisati, il Comitato si avvale delle contribuzioni di qualunque tipo, procurate da componenti o da terzi. La natura e l’entità delle contribuzioni sono determinate con deliberazione dal Comitato.Art. 6 – Funzioni - L’organizzazione del Comitato e le decisioni inerenti al suo funzionamento ed agli impegni economici e finanziari sono di competenza collegiale dei rappresentanti dei membri effettivi del Comitato. I rappresentanti devono essere scelti tra persone di provata capacità tecnica o tra esperti del settore in cui opera il Comitato, che possono – se del caso – venire assistiti da coadiutori senza diritto di voto.Ogni membro effettivo può farsi rappresentare da un solo delegato con diritto di voto.I membri del Comitato prestano la loro attività o collaborazione a titolo gratuito; essi decadono dal loro incarico allo scadere del mandato dell'amministrazione che li ha designati, restando in carica solo fino alla nomina del nuovo rappresentante.

Art. 7 – Presidente - Il Presidente del Comitato è eletto tra i rappresentanti dei membri effettivi del Comitato con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei membri stessi.E’ attribuita al

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Presidente del Comitato la legale rappresentanza per la preparazione e l’esecuzione delle delibere del Comitato stesso. Il Presidente presta la sua attività a titolo gratuito.Art. 8 – Segreteria - Il Comitato si avvale, per l’espletamento delle sue funzioni, per il coordinamento dell'attività amministrativa relativa ai progetti e per le attività di promozione, della segreteria operativa. Il Comitato nomina un Segretario tra persone estranee al Comitato stesso; l'organizzazione della segreteria e le modalità di attribuzione dell'incarico di Segretario sono oggetto di apposita delibera del Comitato.

Art. 9 – Riunioni e deliberazioni - Il Comitato, che può riunirsi solo in Italia, è convocato dal Presidente di sua iniziativa ovvero su richiesta di almeno un terzo dei suoi membri; l'ordine del giorno deve essere comunicato con preavviso minimo di tre giorni, mediante raccomandata A.R. o fax.Le riunioni sono validamente tenute se è presente, personalmente o per delega, la maggioranza dei membri effettivi.Ove non diversamente stabilito dal presente statuto, le deliberazioni sono validamente assunte con il voto favorevole della maggioranza dei membri presenti.Ogni membro del Comitato può partecipare alle riunioni tramite un solo rappresentante con diritto di voto. E’ per altro facoltà dei membri del Comitato delegare il proprio voto ad un altro membro del Comitato stesso. I voti dei rappresentanti sono paritari.Delle deliberazioni del Comitato si redige verbale sottoscritto dal Presidente e dal Segretario, trascritto in apposito libro; ogni membro del Comitato ha facoltà di ottenere copia dei verbali.Art. 10 – Tesoreria - Il Comitato può affidare, con apposita convenzione, le funzioni di Tesoreria e di Cassa a Enti, Istituti Bancari o società finanziarie.

Art. 11 – Modifiche Statutarie - Ogni modifica al presente Statuto, proposta previa approvazione della maggioranza i membri effettivi del Comitato, deve essere deliberata dalla maggioranza degli Enti che aderiscono al Comitato stesso.

Art. 12 – Facoltà di recesso - Ciascun membro del Comitato può recedere in qualunque tempo dandone comunicazione scritta al Presidente con almeno trenta giorni di preavviso. Il recedente non ha diritto a rimborso alcuno.

Art. 13 – Scioglimento - Il Comitato si scioglierà non appena conseguite le proprie finalità ed eseguiti i compiti di cui all’art. 4 e comunque non oltre il 31.12.2050, salvo diversa determinazione assunta con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi membri.

Art. 14 – Foro competente - Ogni controversia inerente il presente statuto o l’attività del Comitato è di esclusiva competenza del Foro di Alessandria.

ROGITO NOTAIO MARIANO Rep. n. 80393/8840 in data 20.7.2001

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ALLEGATO B

RIFERIMENTI DI NORMATIVA NAZIONALE E REGIONALE

Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 CONFERIMENTO DI FUNZIONI E COMPITI AMMINISTRATIVI DELLO STATO ALLE REGIONI ED AGLI ENTI LOCALI, IN ATTUAZIONE DEL

CAPO I DELLA LEGGE 15 MARZO 1997, N. 59

Capo VBeni e attivita' culturali

Art. 148.Definizioni

1. Ai fini del presente decreto legislativo si intendono per:a) "beni culturali", quelli che compongono il patrimonio storico, artistico, monumentale, demoetnoantropologico, archeologico, archivistico e librario e gli altri che costituiscono testimonianza avente valore di civilta' cosi' individuati in base alla legge;b) "beni ambientali", quelli individuati in base alla legge quale testimonianza significativa dell'ambiente nei suoi valori naturali o culturali;c) "tutela", ogni attivita' diretta a riconoscere, conservare e proteggere i beni culturali e ambientali;d) "gestione", ogni attivita' diretta, mediante l'organizzazione di risorse umane e materiali, ad assicurare la fruizione dei beni culturali e ambientali, concorrendo al perseguimento delle finalita' di tutela e di valorizzazione;e) "valorizzazione", ogni attivita' diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione dei beni culturali e ambientali e ad incrementarne la fruizione;f) "attivita' culturali", quelle rivolte a formare e diffondere espressioni della cultura e dell'arte;g) "promozione", ogni attivita' diretta a suscitare e a sostenere le attivita' culturali.

Art. 149.Funzioni riservate allo Stato

1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 3, lettera d), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono riservate allo Stato le funzioni e i compiti di tutela dei beni culturali la cui disciplina generale e' contenuta nella legge 1 giugno 1939, n. 1089, e nel decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, e loro successive modifiche e integrazioni. 2. Lo Stato, le regioni e gli enti locali concorrono all'attivita' di conservazione dei beni culturali. 3. Sono riservate allo Stato, in particolare, le seguenti funzioni e compiti:a) apposizione di vincolo, diretto e indiretto, di interesse storico o artistico e vigilanza sui beni vincolati;b) autorizzazioni, prescrizioni, divieti, approvazioni e altri provvedimenti, anche di natura interinale, diretti a garantire la conservazione, l'integrita' e la sicurezza dei beni di interesse storico o artistico;

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c) controllo sulla circolazione e sull'esportazione dei beni di interesse storico o artistico ed esercizio del diritto di prelazione;d) occupazione d'urgenza, concessioni e autorizzazioni per ricerche archeologiche;e) espropriazione di beni mobili e immobili di interesse storico o artistico;f) conservazione degli archivi degli Stati italiani preunitari, dei documenti degli organi giudiziari e amministrativi dello Stato non piu' occorrenti alle necessita' ordinarie di servizio, di tutti gli altri archivi o documenti di cui lo Stato abbia la disponibilita' in forza di legge o di altro titolo;g) vigilanza sugli archivi degli enti pubblici e sugli archivi privati di notevole interesse storico, nonche' le competenze in materia di consultabilita' dei documenti archivistici;h) le ulteriori competenze previste dalla legge 1° giugno 1939, n. 1089, e dal decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409, e da altre leggi riconducibili al concetto di tutela di cui all'articolo 148 del presente decreto legislativo. 4. Spettano altresi' allo Stato, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59, le seguenti funzioni e compiti:a) il controllo sulle esportazioni, ai sensi del regolamento CEE n. 3911/1992 del Consiglio del 9 dicembre 1992 e successive modificazioni;b) le attivita' dirette al recupero dei beni culturali usciti illegittimamente dal territorio nazionale, in attuazione della direttiva 93/7/CEE del Consiglio del 15 marzo 1993;c) la prevenzione e repressione di reati contro il patrimonio culturale e la raccolta e coordinamento delle informazioni relative;d) le funzioni relative a scuole e istituti nazionali di preparazione professionale operanti nel settore dei beni culturali nonche' la determinazione dei criteri generali sulla formazione professionale e l'aggiornamento del personale tecnico-scientifico, ferma restando l'autonomia delle universita';e) la definizione, anche con la cooperazione delle regioni, delle metodologie comuni da seguire nelle attivita' di catalogazione, anche al fine di garantire l'integrazione in rete delle banche dati regionali e la raccolta ed elaborazione dei dati a livello nazionale;f) la definizione, anche con la cooperazione delle regioni, delle metodologie comuni da seguire nell'attivita' tecnico-scientifica di restauro.

5. Le regioni, le province e i comuni possono formulare proposte ai fini dell'esercizio delle funzioni di cui al comma 3, lettere a) ed e), del presente articolo, nonche' ai fini dell'esercizio del diritto di prelazione. Lo Stato puo' rinunciare all'acquisto ai sensi dell'articolo 31 della legge 1 giugno 1939, n. 1089, trasferendo alla regione, provincia o comune interessati la relativa facolta'. 6. Restano riservate allo Stato le funzioni e i compiti statali in materia di beni ambientali di cui all'articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, come modificato dalla legge 8 agosto 1985, n. 431, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 27 giugno 1985, n. 312.

Art. 150.La gestione

1. Una commissione paritetica, composta da cinque rappresentanti del Ministero per i beni culturali e ambientali e da cinque rappresentanti degli enti territoriali designati dalla Conferenza unificata, individua, ai sensi dell'articolo 17, comma 131, della legge 15 maggio 1997, n. 127, i musei o altri beni culturali statali la cui gestione rimane allo Stato e quelli per i quali essa e' trasferita, secondo il principio di sussidiarieta', alle regioni, alle province o ai comuni. 2. La commissione e' presieduta dal Ministro per i beni culturali e ambientali o da un Sottosegretario da lui delegato e conclude i lavori entro due anni con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana dell'elenco dei musei o altri beni culturali di cui al comma 1.

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3. La Commissione entro un anno dal suo insediamento formula una proposta di elenco sulla quale le commissioni di cui all' articolo 154 esprimono parere.

4. Il trasferimento della gestione ai sensi del comma 1, salve le funzioni e i compiti di tutela riservati allo Stato, riguarda, in particolare, l'autonomo esercizio delle attivita' concernenti:a) l'organizzazione, il funzionamento, la disciplina del personale, i servizi aggiuntivi, le riproduzioni e le concessioni d'uso dei beni;b) la manutenzione, la sicurezza, l'integrita' dei beni, lo sviluppo delle raccolte museali;c) la fruizione pubblica dei beni, concorrendo al perseguimento delle finalita' di valorizzazione di cui all'articolo 152, comma 3.

5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato ai sensi dell'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59, si provvede al trasferimento alle regioni, alle province o ai comuni della gestione dei musei o altri beni culturali indicati nell'elenco di cui al comma 2 del presente articolo, nonche' all'individuazione dei beni, delle risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative da trasferire e loro ripartizione tra le regioni e tra regioni, province e comuni.

6. Con proprio decreto il Ministro per i beni culturali e ambientali definisce i criteri tecnico-scientifici e gli standard minimi da osservare nell'esercizio delle attivita' trasferite, in modo da garantire un adeguato livello di fruizione collettiva dei beni, la loro sicurezza e la prevenzione dei rischi. Con apposito protocollo tra il Ministro per i beni culturali e ambientali e l'ente locale cui e' trasferita la gestione possono essere individuate ulteriori attivita' da trasferire.

7. Le regioni provvedono, con proprie norme, alla organizzazione, al funzionamento ed al sostegno dei musei o degli altri beni culturali la cui gestione e' stata trasferita ai sensi del presente decreto legislativo. 8. Ai fini dell'individuazione di eventuali modifiche dell'elenco di cui al comma 2, la commissione paritetica puo' essere ricostituita, su iniziativa del Ministro per i beni culturali e ambientali o della Conferenza unificata, entro due anni dalla pubblicazione dell'elenco medesimo. La commissione svolge i propri lavori con le procedure di cui al presente articolo e le conclude entro un anno dalla ricostituzione.

Art. 151.Biblioteche pubbliche statali universitarie

1. Le universita' possono richiedere il trasferimento delle biblioteche pubbliche statali ad esse collegate. Ai fini del trasferimento, il Ministro per i beni culturali e ambientali stipula con le universita' apposita convenzione, sentito il parere del Consiglio nazionale per i beni culturali e ambientali e del Ministro dell'universita' e della ricerca scientifica e tecnologica. Nell'ambito della convenzione sono anche individuati i beni del patrimonio bibliografico da riservare al demanio dello Stato.

Art. 152.La valorizzazione

1. Lo Stato, le regioni e gli enti locali curano, ciascuno nel proprio ambito, la valorizzazione dei beni culturali. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, la valorizzazione viene di norma attuata mediante forme di cooperazione strutturali e funzionali tra Stato, regioni ed enti locali, secondo quanto previsto dagli articoli 154 e 155 del presente decreto legislativo. 2. Per le regioni a statuto speciale le norme di attuazione possono prevedere forme di cooperazione anche mediante l'istituzione di organismi analoghi a quello di cui al predetto articolo 154.

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3. Le funzioni e i compiti di valorizzazione comprendono in particolare le attivita' concernenti:a) il miglioramento della conservazione fisica dei beni e della loro sicurezza, integrita' e valore;b) il miglioramento dell'accesso ai beni e la diffusione della loro conoscenza anche mediante riproduzioni, pubblicazioni ed ogni altro mezzo di comunicazione;c) la fruizione agevolata dei beni da parte delle categorie meno favorite;d) l'organizzazione di studi, ricerche ed iniziative scientifiche anche in collaborazione con universita' ed istituzioni culturali e di ricerca;e) l'organizzazione di attivita' didattiche e divulgative anche in collaborazione con istituti di istruzione;f) l'organizzazione di mostre anche in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati;g) l'organizzazione di eventi culturali connessi a particolari aspetti dei beni o ad operazioni di recupero, restauro o ad acquisizione;h) l'organizzazione di itinerari culturali, individuati mediante la connessione fra beni culturali e ambientali diversi, anche in collaborazione con gli enti e organi competenti per il turismo.

Art. 153.La promozione

1. Lo Stato, le regioni e gli enti locali provvedono, ciascuno nel proprio ambito, alla promozione delle attivita' culturali. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo 1977, n. 59, la promozione viene di norma attuata mediante forme di cooperazione strutturali e funzionali tra Stato, regioni ed enti locali, secondo quanto previsto dagli articoli 154 e 155 del presente decreto legislativo.

2. Per le regioni a statuto speciale le norme di attuazione possono prevedere forme di cooperazione anche mediante l'istituzione di organismi analoghi a quello di cui all'articolo 154. 3. Le funzioni e i compiti di promozione comprendono in particolare le attivita' concernenti:a) gli interventi di sostegno alle attivita' culturali mediante ausili finanziari, la predisposizione di strutture o la loro gestione;b) l'organizzazione di iniziative dirette ad accrescere la conoscenza delle attivita' culturali ed a favorirne la migliore diffusione;c) l'equilibrato sviluppo delle attivita' culturali tra le diverse aree territoriali;d) l'organizzazione di iniziative dirette a favorire l'integrazione delle attivita' culturali con quelle relative alla istruzione scolastica e alla formazione professionale;e) lo sviluppo delle nuove espressioni culturali ed artistiche e di quelle meno note, anche in relazione all'impiego di tecnologie in evoluzione.

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L.R. n. 5 del 15.3.2001MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI ALLA LEGGE REGIONALE 26

APRILE 2000, N. 44 (DISPOSIZIONI NORMATIVE PER L'ATTUAZIONE DEL DECRETO LEGISLATIVO 31 MARZO 1998, N. 112).

1. L'articolo 1 della legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 è sostituito dal seguente:

Art. 1. (Finalità)

1. Nel quadro dei principi costituzionali relativi all'ordinamento regionale, ed in particolare a quelli di cui alla legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1 (Disposizioni concernenti l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e l'autonomia statutaria delle Regioni), nonchè in attuazione dell'articolo 4 della legge 15 marzo 1997, n. 59 (Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed Enti locali, per la riforma della pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa), la presente legge individua, ai sensi del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), le funzioni di competenza della Regione, degli Enti locali e delle Autonomie funzionali, attinenti alle materie di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59) e, in particolare, ai seguenti ambiti: a) sviluppo economico ed attivita' produttive; b) ambiente, protezione civile ed infrastrutture; c) formazione professionale; d) polizia amministrativa; e) turismo e acque minerali e termali; f) urbanistica, edilizia, aree protette, trasporti e viabilita'; g) servizi alla persona ed alla comunita'". (...)

"Titolo VI. Turismo, Acque minerali e termali

CAPO I. TURISMO

Art. 81(Oggetto)

1. Le disposizioni di cui al presente capo individuano, in riferimento alla materia "Turismo", le funzioni della Regione e quelle conferite agli Enti locali. 2. La Regione, entro dodici mesi dall'entrata in vigore della presente legge, procede al riordino delle funzioni in materia di turismo con la legge di riforma della normativa di settore.

Art. 82(Funzioni della Regione)

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1. Nelle more dell'efficacia del disposto di cui all'articolo 81, comma 2, sono di competenza della Regione le seguenti funzioni amministrative : a) interventi di sostegno, indirizzo, programmazione e coordinamento delle attivita' in materia di turismo; b) indirizzo, programmazione e coordinamento delle attivita' e degli interventi per la promozione, in Italia e all'estero, dell'immagine turistica istituzionale e dell'offerta turistica regionale; c) predisposizione di programmi e progetti per lo sviluppo e la qualificazione dell'offerta turistica e relativa programmazione di interventi finanziari per il miglioramento, la diversificazione e la specializzazione dell'offerta turistica regionale; d) indirizzo e coordinamento dell'organizzazione turistica regionale e riconoscimento degli organismi di promozione e sviluppo dell'osservatorio del turismo regionale per l'elaborazione di statistiche turistiche regionali, per l'analisi dei mercati, della domanda e dell'offerta e per il monitoraggio dei risultati complessivi delle azioni di promozione e di gestione del sistema turistico regionale, anche attraverso il coordinamento dei sistemi informativi turistici provinciali; e) definizione dei criteri e delle modalita' per la tenuta di albi ed elenchi, per la concessione di riconoscimenti, nulla-osta e autorizzazioni per l'accertamento del possesso di standard e requisiti tecnici e professionali; f) concorso all'elaborazione e all'attuazione delle politiche comunitarie e nazionali riguardanti il turismo.

Art. 83(Funzioni degli Enti locali)

1. Nelle more dell'efficacia dei disposti di cui all'articolo 81, comma 2, sono di competenza degli Enti locali le funzioni di cui ai commi 2, 3, 4 e 5. 2. Alla Provincia competono le funzioni relative a: a) elaborazione del programma turistico provinciale, in coerenza con gli indirizzi dei programmi regionali; b) monitoraggio dello sviluppo del sistema di informazione e di accoglienza locale e della promozione turistica locale, in coerenza con gli indirizzi dei programmi regionali; c) sviluppo e gestione del sistema informativo turistico provinciale, con la collaborazione dei Comuni, nell'ambito dell'osservatorio turistico regionale e la acquisizione, elaborazione e diffusione dei dati statistici e amministrativi sul movimento turistico, sulle strutture, le attivita' e i servizi turistici, compresa la tenuta di albi ed elenchi; d) nulla-osta all'istituzione di uffici di informazione ed accoglienza turistica (IAT) e all'uso della relativa denominazione; e) riconoscimento dei corsi di formazione per le professioni turistiche e l'accertamento dell'idoneita' professionale all'esercizio di attivita' turistiche, da individuare con specifica disciplina regionale; f) concorso all'elaborazione e all'attuazione delle politiche comunitarie, nazionali e regionali riguardanti il turismo; g) individuazione dei Comuni rurali non montani ai fini delle deroghe alle attivita' agro-turistiche. 3. Sono trasferite alle Comunita' montane le funzioni relative a: a) individuazione dei Comuni rurali montani ai fini delle deroghe alle attivita' agro-turistiche; b) riconoscimento scuole di sci; c) riconoscimento scuole di alpinismo e sci alpinismo; d) accertamento dell'abilitazione all'esercizio della professione di maestro di sci; e) accertamento dell'abilitazione all'esercizio della professione di guida alpina.

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4. Sono attribuite ai Comuni le funzioni relative a: a) valorizzazione dell'economia turistica del proprio territorio, anche attraverso le Comunita' montane; b) classificazione delle strutture ricettive; c) autorizzazioni per l'esercizio dell'attivita' ricettiva; d) gestione, anche associata, degli interventi di sviluppo e qualificazione turistica. 5. Sono conferite alle Camere di Commercio le funzioni relative all'accertamento di idoneita' all'esercizio di impresa turistica.

CAPO V. BENI, ATTIVITA' CULTURALI E SPETTACOLO

Art. 124(Funzioni della Regione)

1. Ferme restando le competenze riservate allo Stato ai sensi del d.lgs. 490/1999 ed ai sensi degli articoli 149, 150, 152 e 153 del d.lgs. 112/1998, sono di competenza della Regione le seguenti funzioni amministrative: a) in materia di beni culturali: 1) favorire e sostenere, anche con il concorso dello Stato e degli Enti locali, la conservazione, la manutenzione, la sicurezza, il restauro, la gestione, la valorizzazione e la promozione dei beni culturali; 2) definire, di concerto con gli Enti locali, le modalita' e gli standard per il riconoscimento dei soggetti pubblici e privati cui sono affidati la gestione, la valorizzazione e la promozione di musei, biblioteche, archivi, complessi monumentali ed aree archeologiche, favorendo la creazione di sistemi integrati; 3) definire, di concerto con lo Stato e con gli Enti locali, le modalita' e gli standard di funzionamento di musei, biblioteche, archivi, complessi monumentali, aree archeologiche e loro sistemi; 4) vigilare sulla gestione di musei, biblioteche, complessi monumentali ed aree archeologiche di competenza regionale; 5) assumere l'iniziativa ai fini dell'esercizio da parte dello Stato della funzione di apposizione del vincolo, diretto e indiretto, di interesse storico o artistico ai sensi dell'articolo 149, comma 3, lettera a) del d. lgs. 112/1998 e del d. lgs. 490/1999; 6) incrementare il patrimonio pubblico di beni culturali sia mediante acquisto diretto, sia mediante l'esercizio del diritto di prelazione o di esproprio con le modalita' previste dagli articoli 60, 61 e 91 del d.lgs. 490/1999, sia con il sostegno agli Enti locali nell'esercizio delle medesime funzioni; 7) promuovere e coordinare il censimento, inventariazione, riordino e catalogazione dei beni culturali, in concorso con gli enti pubblici e privati interessati, secondo metodologie e standard definiti ai sensi dell'articolo 149, comma 4, lettera e) del d.lgs. 112/1998, utilizzando tecnologie informatiche ed istituendo il Centro regionale di documentazione dei beni culturali; 8) promuovere studi, ricerche e sperimentazioni ed istituire, d'intesa con il Ministero per i beni e le attivita' culturali, secondo i criteri generali definiti dallo Stato ai sensi dell'articolo 149, comma 4, lettera d) del d.lgs. 112/1998 con gli Atenei e con altri istituti di ricerca, laboratori e scuole in materia di conservazione, sicurezza e restauro dei beni culturali; 9) progettare, realizzare e coordinare gli interventi che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale concernenti la conservazione, la sicurezza, il restauro, la gestione, la valorizzazione e la promozione dei beni culturali; 10) promuovere l'istituzione o partecipare alla costituzione di associazioni, fondazioni, consorzi o societa' o stipulare convenzioni con terzi per la gestione di beni o l'erogazione

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di sevizi culturali; 11) sostenere e realizzare studi, incontri, mostre, pubblicazioni, eventi ed altre iniziative volte a favorire la conoscenza e la fruizione dei beni culturali anche a fini educativi e turistici promuovendo la conoscenza della Regione in Italia e all'estero; 12) stipulare atti di concertazione con le autorita' religiose per la salvaguardia, la conservazione e la fruizione del loro patrimonio culturale; 13) sostenere l'attivita' degli istituti culturali che raccolgono, conservano e rendono di pubblica fruizione collezioni bibliografiche, archivistiche o documentali cosi' come previsto dalla legge regionale 3 settembre 1984, n. 49 (Norme per l'erogazione di contributi regionali ad enti, istituti, fondazioni ed associazioni di rilievo regionale); 14) promuovere lo studio, la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, associativo e musicale regionale; 15) individuare i profili professionali del personale addetto alla gestione e valorizzazione dei beni culturali, promuovendone la formazione; 16) sostenere l'editoria e favorire le iniziative volte alla promozione dei prodotti editoriali e della lettura: b) in materia di attivita' culturali e spettacolo: 1) promuovere le attivita' espositive e le arti visive; 2) tutelare, valorizzare e promuovere l'originale patrimonio linguistico del Piemonte come indicato all'articolo 1 della legge regionale 17 giugno 1997, n. 37 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 10 aprile 1997, n. 26 "Tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte"); 3) promuovere le attivita' musicali, teatrali, di danza, cinematografiche, circensi e dello spettacolo viaggiante, rassegne e festival, diffondere le attivita' di spettacolo sul territorio regionale, promuovere il recupero e l'ammodernamento delle sedi culturali e di spettacolo; 4) promuovere le attivita' formative di scuole e istituti musicali, tenere e aggiornare l'albo regionale degli insegnanti per i corsi di orientamento musicale e bandistico, promuovere l'istituzione e sostenere le universita' popolari e della terza eta' e, piu' in generale, la promozione delle attivita' di educazione permanente. 2. Sono da considerarsi inoltre di competenza regionale: a) le iniziative organizzate da enti, associazioni e istituzioni, la cui costituzione sia stata promossa dalla Regione o a cui la Regione partecipi, o quelli i cui rapporti con la Regione siano regolati da convenzione o da atti di concertazione; b) le iniziative il cui svolgimento coinvolga piu' Province o comunque un territorio molto ampio. 3. La Regione si riserva altresi' la promozione ovvero l'organizzazione di iniziative e manifestazioni di particolare rilievo culturale o turistico. 4. La Regione adotta il piano triennale degli interventi in materia di beni e attivita' culturali e spettacolo, sentita la Conferenza Permanente Regione Autonomie-locali di cui alla l.r. 34/1998. 5. Il Consiglio regionale, anche su iniziativa e proposta delle Province, sentita la competente commissione consiliare, approva gli obiettivi, i criteri e le modalita' per l'assegnazione delle risorse, privilegiando la stipulazione di accordi, convenzioni e intese.

6. La Regione opera al fine di favorire la gestione integrata dei servizi culturali a livello di sistemi territoriali o tematici rendendosi garante della autonomia scientifica e amministrativa. 7. Per l'esercizio delle funzioni di cui al presente articolo e dell'articolo 125, gli uffici regionali si avvalgono dei servizi culturali delle Province, delle Comunita' montane e dei Comuni, secondo il principio di sussidiarieta'.

Art. 125(Funzioni della Regione in materia di tutela dei beni librari)

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1. Ai sensi degli articoli 7, 8, 9 del decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1972, n. 3 (Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di assistenza scolastica e di musei e biblioteche di enti locali e dei relativi personali ed uffici) e del Titolo I, Capo I e Titolo IV, Capo V del d.lgs. 112/1998 e dell'articolo 11 del d.lgs. 490/1999, compete alla Regione: a) vigilare sulla conservazione e sulla riproduzione dei codici, degli antichi manoscritti, degli incunaboli, dei libri, delle stampe e delle incisioni rare e di pregio non appartenenti allo Stato e curare la compilazione del catalogo generale e dell'elenco indicativo di tali beni; b) notificare l'importante interesse storico, artistico o bibliografico ai sensi dell'articolo 6 del d.lgs. 490/1999 ai proprietari o possessori degli oggetti di cui all'articolo 2, comma 2, lettera c) del d.lgs. 490/1999; c) emanare autorizzazioni, prescrizioni, divieti, approvazioni e adottare tutti i provvedimenti necessari a garantire la conservazione, l'integrita', la sicurezza, la corretta manutenzione, la prevenzione dei danni e il restauro dei beni di cui alle lettere a) e b), anche in occasione di esposizioni bibliografiche, nel rispetto comunque di quanto previsto dall'articolo 9, lettera e) del d.p.r. 3/1972 e dell'articolo 39 del d.lgs. 490/1999; d) vigilare sull'osservanza delle disposizioni del d.lgs. 490/1999 per quel che concerne le alienazioni e le permute delle raccolte di importante interesse possedute da enti e da privati; e) proporre allo Stato gli espropri del materiale prezioso e raro che presenti pericolo di deterioramento e di cui il proprietario non provveda ai necessari restauri nei termini assegnatigli ai sensi delle norme vigenti in materia; f) esercitare le funzioni di ufficio per l'esportazione ai sensi del Titolo I, Capo IV, del d.lgs. 490/1999; g) operare le ricognizioni delle raccolte private.

Art. 126(Funzioni delle Province)

1. Ferme restando le competenze e le funzioni assegnate allo Stato dal d.lgs. 490/1999 e dagli articoli 149, 150, 152 e 153 del d.lgs. 112/1998, le Province esercitano tutte le funzioni ed i compiti amministrativi relativi alla cura degli interessi ed alla promozione dello sviluppo culturale delle Comunita' di riferimento, nonchè tutte le funzioni ed i compiti amministrativi relativamente agli interventi che riguardino zone intercomunali o l'intero territorio provinciale. 2. In particolare alle Province sono attribuite le seguenti funzioni amministrative: a) in materia di beni culturali: 1) la promozione ed il coordinamento delle reti provinciali di servizi culturali in materia di musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche e complessi monumentali e degli altri beni culturali del proprio territorio, a carattere provinciale o sovracomunale in accordo con i Comuni e gli enti interessati; 2) la promozione ed il coordinamento delle iniziative di formazione ed aggiornamento del personale del settore; 3) il coordinamento dell'attivita' di censimento, inventariazione, riordino e catalogazione dei beni culturali del proprio territorio, collaborando alla formazione del sistema informativo regionale; 4) il sostegno, anche in concorso con Stato e Regione, alla conservazione, manutenzione, sicurezza, restauro, gestione, valorizzazione e promozione dei beni culturali; 5) l'incremento del patrimonio pubblico di beni culturali mediante acquisto diretto o esercizio del diritto di prelazione e di esproprio, con le modalita' previste dagli articoli 60, 61 e 91 del d.lgs. 490/1999, ai sensi dell'articolo 149 comma 5 del d.lgs. 112/1998; b) in materia di attivita' culturali e spettacolo:

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1) la promozione delle attivita' espositive e delle arti visive; 2) la tutela, la valorizzazione e la promozione dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte come indicato all'articolo 1 della l.r. 37/1997; 3) la promozione delle attivita' musicali, teatrali, di danza, cinematografiche, di rassegne e festival; 4) la promozione dell'orientamento musicale e piu' in generale dell'educazione permanente. 3. Sono trasferite alle Province le funzioni amministrative concernenti la programmazione degli interventi di interesse locale, in materia di attivita' culturali e spettacolo, secondo gli indirizzi generali definiti. Tale programmazione è integrata nella programmazione generale della Provincia ed è volta all'equilibrato sviluppo del territorio.

Art. 127(Funzioni dei Comuni)

1. Ferme restando le competenze e le funzioni assegnate allo Stato dal d.lgs. 490/1999 e dagli articoli 149, 150, 152 e 153 del d.lgs. 112/1998, i Comuni esercitano tutte le funzioni ed i compiti amministrativi relativi alla cura degli interessi ed alla promozione dello sviluppo culturale delle Comunita' di riferimento. 2. In particolare i Comuni esercitano le funzioni amministrative relative a: a) in materia di beni culturali: 1) l'istituzione e la gestione di musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche e complessi monumentali e degli altri beni culturali di propria competenza, nonchè dei relativi sistemi; 2) il coordinamento ed il sostegno dell'attivita' di censimento, inventariazione, riordino e catalogazione dei beni culturali del proprio territorio, cooperando alla formazione del sistema informativo regionale; 3) il sostegno, anche in concorso con Stato e Regione, alla conservazione, manutenzione, sicurezza, restauro, gestione, valorizzazione e promozione dei beni culturali; 4) l'incremento del patrimonio pubblico di beni culturali mediante acquisto diretto o esercizio del diritto di prelazione e di esproprio, con le modalita' previste dagli articoli 60, 61 e 91 del d.lgs. 490/1999, ai sensi dell'articolo 149, comma 5 del d.lgs. 112/1998; b) in materia di attivita' culturali e spettacolo: 1) la promozione delle attivita' espositive e delle arti visive; 2) la tutela, la valorizzazione e la promozione dell'originale patrimonio linguistico come indicato dall'articolo 1 della l.r. 37/1997; 3) la promozione delle attivita' musicali, teatrali, di danza, cinematografiche, di rassegne e festival; 4) la promozione dell'orientamento musicale e piu' in generale dell'educazione permanente. 3. I Comuni esercitano altresi' tutte le funzioni ed i compiti amministrativi che non richiedano l'unitario esercizio a livello regionale o provinciale.

Art. 128(Funzioni delle Comunita' montane)

1. Ferme restando le competenze e le funzioni assegnate allo Stato dal d.lgs. 490/1999 e dagli articoli 149, 150, 152 e 153 del d.lgs. 112/1998, le Comunita' montane esercitano le funzioni conferite ai Comuni , nell'ambito dei territori di propria competenza.

Art. 129(Gestione di musei, biblioteche, archivi e beni culturali o di loro sistemi)

1. La Regione Piemonte favorisce e sostiene la costituzione ed il funzionamento di

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istituti, nonchè la stipulazione di convenzioni per la gestione, valorizzazione e fruizione di musei, biblioteche, archivi e beni culturali o di loro sistemi. 2. Gli istituti possono assumere le forme previste agli articoli 112, 113 e 114 del d.lgs. 267/2000, oppure configurarsi come consorzi, associazioni, fondazioni, fondazioni di partecipazione e societa', prevedendo la partecipazione di Province, Comuni ed altri enti pubblici e privati. 3. Il Consiglio regionale stabilisce i requisiti per il riconoscimento degli organismi di cui al comma 2.

Art. 130(Commissione regionale per i beni e le attivita' culturali)

1. La Giunta regionale, d'intesa con il Ministero per i Beni e le attivita' culturali in sede di Conferenza Unificata di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 (Definizione ed ampliamento delle attribuzioni della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ed unificazione, per le materie ed i compiti di interesse comune delle Regioni, delle Province e dei Comuni, con la Conferenza Stato-Citta' ed Autonomie locali), è autorizzata ad assumere tutti gli atti di sua competenza necessari per l'istituzione ed il funzionamento della Commissione regionale per i beni e le attivita' culturali di cui agli articoli 154 e 155 del d.lgs. 112/1998.

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