- Martedì 22 Settembre 2009 - Corriere della Sera - Moda Icone › spettacoli › speciali › 2009...

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Tendenze di moda MODELLI STORIA DI UNA PASSIONE Pelle nera, pelle nera, rompi, rompi, rompi/ Pelle nera, pelle nera, scuoti, scuoti, scuoti/ Pelle nera, pelle nera, uccidi, uccidi, uccidi/ Lo sai, l'amore per la pelle è un modo di tirarsi fuori dalla mischia Il demone Dal film di «These are the damned» di Joseph Losey (1962) Nessun dubbio: Madonna è la regina del look, l’unica ad aver attraversato 25 anni di musica con la consapevolezza di poter scegliere il capo o il colore che avrebbe fatto moda dal giorno dopo. E la pelle è sempre stata una sua vecchia amica, che si trattasse di uno stivale nero o di un giubbetto viola Delinquente del rock’n’roll, faccia pulita dell’America, re decaduto e tragicamente solo. Nelle sue tre incarnazioni Elvis Presley non abbandona mai la pelle, prima nera, poi bianca, infine tempestata di borchie, frange e lustrini come un albero di Natale. Un legame indissolubile Gene Simmons, bassista dei Kiss e lingua più lunga del rock, incarna «il Demone» negli spettacoli- baraccone della band americana. Qui la pelle è stravolta in una parodia tra medioevo e «Star Wars». Unico motore: il culto per lo spettacolo eccessivo e per il puro divertimento L’unica The King di Marcello Parilli Icone Il rock ha un chiodo fisso «Ne voglio quaranta per il prossimo tour!». Davide Dinardo, piccolo stilista di Carpi, non crede alle sue orecchie. All’altro capo del filo c’è Bono Vox che si è innamorato dei suoi giubbotti di pelle (visti casualmente in due negozi di Londra e Los Ange- les) e gli sta ordinando praticamente l’intera colle- zione primavera-estate 2005 per il tour degli U2. È solo uno dei mille capitoli di quel legame atavico e indissolubile tra rock e abbigliamento dominato da due sole parole: blue jeans e pelle. Pelle che, an- no dopo anno, è passata agilmente da simbolo an- ti-sistema a feticcio, per poi diventare elemento im- prescindibile di ogni nuova tendenza. La storia ha una premessa romantica, che attribui- sce l’invenzione del giubbotto di pelle nientemeno che a Manfred von Richtofen, il Barone Rosso. Ma fu certamente la Army Air Force americana, nel 1930, a mettere a punto per i propri piloti quella confortevolissima flying jacket in cuoio di cavallo o montone rovesciato che diventerà un vero e pro- prio archetipo copiato fino a oggi. Ci penserà poi il cinema di guerra, facendola indossare a tutte le movie star dell’epoca, a trasformarla in un capo al- la moda. Ma sul mercato è arrivato già dalla fine degli anni ’20 anche il giubbotto di pelle nera (il Perfecto, dal- la marca di un sigaro cubano), comodo e caldo, stu- diato da Irving Schott per i motociclisti. Quando Marlon Brando («Il selvaggio», 1953) e James Dean («Gioventù bruciata», 1955) ne indossano uno sul grande schermo, lo trasformano in un lampo nel simbolo di ogni ribelle in rotta con la società perbe- nista, a partire dalle famigerate bande di teppi- sti-motociclisti come gli Hell’s Angels fino agli stu- denti di buona famiglia in vena di trasgressione. È a questo punto che il rock, musica ribelle per anto- nomasia, si impadronisce del fenomeno, facendo della pelle (insieme alla motocicletta) la propria bandiera. A rappresentare quella gioventù che vo- leva bruciare in fretta arrivano Elvis Presley, Eddie Cochran e Gene Vincent, che incominciano a ve- stirsi di pelle (ora di vitello) e ad atteggiarsi come i due attori, imitati da migliaia di loro fan, tra cui non fanno eccezione i Silver Beatles, prima incar- nazione del quartetto di Liverpool, che poi rende- ranno un’icona i loro mitici stivaletti di cuoio a punta. È il momento delle bande: in Inghilterra so- no all’ordine del giorno gli scontri tra rockers, vesti- ti di pelle nera e amanti del rock’n’roll, e mods, de- voti a Who e Kinks, che di cuoio hanno al massimo la cravatta. Poi, nella seconda parte degli anni Ses- santa, il giubbotto nero lascia momentaneamente il campo: se Jim Morrison, il trasgressivo poe- ta-cantante dei Doors, provoca il pubblico dal pal- co vestito con una giacca di serpente e pantaloni di pelle nera lucida a vita bassa, dappertutto trionfa- no il colore e la fantasia e a Woodstock, nel concer- to del secolo, fanno epoca le giacche frangiate in pelle di daino chiara di Roger Daltrey (Who) e di Jimi Hendrix. Ma l’utopia hippy dura poco e, fatto salvo il glam (con tutine di pelle attillate e stivali smisurati), il rock vira di nuovo verso tonalità scu- re: Robert Plant (Led Zeppelin) e Freddy Mercury (Queen) non disdegnano indossare giacche e giub- bini sul torso nudo, mentre gli hard-rocker impaz- zano vestiti di pelle e pelliccia. Punk, neri, sporchi e cattivi A metà tra l’onda distruttrice e nichilista made in Usa e la grande truffa pianificata a tavolino in In- ghilterra da Malcolm McLaren e dalla stilista Vi- vienne Westwood (folgorati dal primo tour inglese dei Ramones), il punk (1976) riporta in auge la pel- le nera, con pantaloni attillati e giubbotti martoria- ti da tagli, borchie e catene. E mentre sui palchi in- glesi i Sex Pistols cantano Sii uomo/uccidi qualcu- no/Sii uomo/uccidi te stesso scambiando sputi e be- stemmie con il pubblico, in Italia fa discutere perfi- no il guanto «punk» di pelle nera indossato a Sanre- mo 1978 da Anna Oxa. Anni Ottanta, trasgressione ko Ma siamo a un’altra svolta, che sembra annuncia- ta dal malinconico commiato in giubbetto nero di Bowie («Heroes»): arriva l’edonistica leggerezza new romantic degli anni Ottanta e la pelle nera per- de molto del suo potere trasgressivo, diventando esclusiva degli unici due movimenti «resistenti» al colore, il dark e l’heavy metal. La new wave celebra addirittura il nuovo decennio glorificando l’avven- to della plastica al posto del cuoio, declassato a «ro- ba da vecchietti». Per il resto la pelle diventa ele- mento glamour, cardine dell’unica cosa che sem- bra contare: stupire il prossimo con il proprio look. Così i giubbini di pelle delle popstar (viola per Ma- donna, classico per Withney Houston, rossi per Mi- chael Jackson nei video di «Beat it» e «Thriller»), di- menticati i mercatini dell’usato, sono quelli costo- sissimi firmati dagli stilisti più in voga. Da qui la tendenza all’uso modaiolo e addomesticato della pelle non si fermerà più. A testimonianza di un legame tra rock e pelle ri- mangono, oltre a centinaia di copertine di Lp, una manciata di film cult con i loro feticci, come i giub- botti neri di Travolta-Newton-John in «Grease», i costumi sadomaso di «Rocky Horror Picture Show», il cappotto di Sting in «Quadrophenia» o quello neo-nazi di Bob Geldof nel floydiano «The Wall». © RIPRODUZIONE RISERVATA È dagli anni Cinquanta che pelle e cuoio flirtano con la musica giovane. Ma dopo la carica ribelle di rock’n’roll e punk, ha trionfato il «look» ‘‘ Feticcio Con Ligabue e Piero Pelù, in Italia è Vasco Rossi (a sinistra) l’alfiere indiscusso del giubbotto di pelle, che usa spesso colorato. Qui a fianco, un giovane Bruce Springsteen sfoggia il suo «chiodo» ai tempi di «Darkness on the Edge of Town» (1978) 8 - Martedì 22 Settembre 2009 - Corriere della Sera - Moda

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Tendenzedi moda

MODELLI

STORIA DI UNA PASSIONE

Pelle nera, pelle nera, rompi, rompi, rompi/Pelle nera, pelle nera, scuoti, scuoti, scuoti/Pelle nera, pelle nera, uccidi, uccidi, uccidi/Lo sai, l'amore per la pelle è un modo di tirarsi fuori dalla mischia

Il demone

Dal film di «These are the damned» di Joseph Losey (1962)

Nessun dubbio:Madonna è la reginadel look, l’unica adaver attraversato 25anni di musica conla consapevolezzadi poter scegliereil capo o il coloreche avrebbe fattomoda dal giornodopo. E la pelle èsempre stata unasua vecchia amica,che si trattasse diuno stivale nero odi un giubbetto viola

Delinquente delrock’n’roll, facciapulita dell’America,re decaduto etragicamente solo.Nelle sue treincarnazioni ElvisPresley nonabbandona maila pelle, prima nera,poi bianca, infinetempestata diborchie, frangee lustrini come unalbero di Natale. Unlegame indissolubile

Gene Simmons,bassista dei Kisse lingua più lungadel rock, incarna«il Demone»negli spettacoli-baraccone dellaband americana.Qui la pelle èstravolta in unaparodia tra medioevoe «Star Wars». Unicomotore: il cultoper lo spettacoloeccessivo e peril puro divertimento

L’unicaThe King

✹ di Marcello Parilli

Icone

Il rock ha un chiodo fisso

«Ne voglio quaranta per il prossimo tour!». Davide

Dinardo, piccolo stilista di Carpi, non crede alle

sue orecchie. All’altro capo del filo c’è Bono Vox

che si è innamorato dei suoi giubbotti di pelle (visti

casualmente in due negozi di Londra e Los Ange-

les) e gli sta ordinando praticamente l’intera colle-zione primavera-estate 2005 per il tour degli U2. Èsolo uno dei mille capitoli di quel legame atavico eindissolubile tra rock e abbigliamento dominatoda due sole parole: blue jeans e pelle. Pelle che, an-no dopo anno, è passata agilmente da simbolo an-ti-sistema a feticcio, per poi diventare elemento im-prescindibile di ogni nuova tendenza.La storia ha una premessa romantica, che attribui-sce l’invenzione del giubbotto di pelle nientemenoche a Manfred von Richtofen, il Barone Rosso. Mafu certamente la Army Air Force americana, nel1930, a mettere a punto per i propri piloti quellaconfortevolissima flying jacket in cuoio di cavallo omontone rovesciato che diventerà un vero e pro-prio archetipo copiato fino a oggi. Ci penserà poi ilcinema di guerra, facendola indossare a tutte lemovie star dell’epoca, a trasformarla in un capo al-la moda.Ma sul mercato è arrivato già dalla fine degli anni’20 anche il giubbotto di pelle nera (il Perfecto, dal-la marca di un sigaro cubano), comodo e caldo, stu-diato da Irving Schott per i motociclisti. QuandoMarlon Brando («Il selvaggio», 1953) e James Dean(«Gioventù bruciata», 1955) ne indossano uno sulgrande schermo, lo trasformano in un lampo nelsimbolo di ogni ribelle in rotta con la società perbe-nista, a partire dalle famigerate bande di teppi-sti-motociclisti come gli Hell’s Angels fino agli stu-denti di buona famiglia in vena di trasgressione. È

a questo punto che il rock, musica ribelle per anto-nomasia, si impadronisce del fenomeno, facendodella pelle (insieme alla motocicletta) la propriabandiera. A rappresentare quella gioventù che vo-leva bruciare in fretta arrivano Elvis Presley, EddieCochran e Gene Vincent, che incominciano a ve-stirsi di pelle (ora di vitello) e ad atteggiarsi come idue attori, imitati da migliaia di loro fan, tra cuinon fanno eccezione i Silver Beatles, prima incar-nazione del quartetto di Liverpool, che poi rende-ranno un’icona i loro mitici stivaletti di cuoio apunta. È il momento delle bande: in Inghilterra so-no all’ordine del giorno gli scontri tra rockers, vesti-ti di pelle nera e amanti del rock’n’roll, e mods, de-voti a Who e Kinks, che di cuoio hanno al massimola cravatta. Poi, nella seconda parte degli anni Ses-santa, il giubbotto nero lascia momentaneamenteil campo: se Jim Morrison, il trasgressivo poe-ta-cantante dei Doors, provoca il pubblico dal pal-co vestito con una giacca di serpente e pantaloni dipelle nera lucida a vita bassa, dappertutto trionfa-no il colore e la fantasia e a Woodstock, nel concer-to del secolo, fanno epoca le giacche frangiate inpelle di daino chiara di Roger Daltrey (Who) e diJimi Hendrix. Ma l’utopia hippy dura poco e, fattosalvo il glam (con tutine di pelle attillate e stivalismisurati), il rock vira di nuovo verso tonalità scu-re: Robert Plant (Led Zeppelin) e Freddy Mercury(Queen) non disdegnano indossare giacche e giub-bini sul torso nudo, mentre gli hard-rocker impaz-zano vestiti di pelle e pelliccia.

Punk, neri, sporchi e cattiviA metà tra l’onda distruttrice e nichilista made inUsa e la grande truffa pianificata a tavolino in In-ghilterra da Malcolm McLaren e dalla stilista Vi-vienne Westwood (folgorati dal primo tour inglesedei Ramones), il punk (1976) riporta in auge la pel-le nera, con pantaloni attillati e giubbotti martoria-

ti da tagli, borchie e catene. E mentre sui palchi in-glesi i Sex Pistols cantano Sii uomo/uccidi qualcu-no/Sii uomo/uccidi te stesso scambiando sputi e be-stemmie con il pubblico, in Italia fa discutere perfi-no il guanto «punk» di pelle nera indossato a Sanre-mo 1978 da Anna Oxa.

Anni Ottanta, trasgressione koMa siamo a un’altra svolta, che sembra annuncia-ta dal malinconico commiato in giubbetto nero diBowie («Heroes»): arriva l’edonistica leggerezzanew romantic degli anni Ottanta e la pelle nera per-de molto del suo potere trasgressivo, diventandoesclusiva degli unici due movimenti «resistenti» alcolore, il dark e l’heavy metal. La new wave celebraaddirittura il nuovo decennio glorificando l’avven-to della plastica al posto del cuoio, declassato a «ro-ba da vecchietti». Per il resto la pelle diventa ele-

mento glamour, cardine dell’unica cosa che sem-bra contare: stupire il prossimo con il proprio look.Così i giubbini di pelle delle popstar (viola per Ma-donna, classico per Withney Houston, rossi per Mi-chael Jackson nei video di «Beat it» e «Thriller»), di-menticati i mercatini dell’usato, sono quelli costo-sissimi firmati dagli stilisti più in voga. Da qui latendenza all’uso modaiolo e addomesticato dellapelle non si fermerà più.A testimonianza di un legame tra rock e pelle ri-mangono, oltre a centinaia di copertine di Lp, unamanciata di film cult con i loro feticci, come i giub-botti neri di Travolta-Newton-John in «Grease», icostumi sadomaso di «Rocky Horror PictureShow», il cappotto di Sting in «Quadrophenia» oquello neo-nazi di Bob Geldof nel floydiano «TheWall».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

È dagli anni Cinquanta che pelle e cuoio flirtano con la musica giovane.Ma dopo la carica ribelle di rock’n’roll e punk, ha trionfato il «look»

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Feticcio Con Ligabue e PieroPelù, in Italia è Vasco Rossi (a

sinistra) l’alfiere indiscusso delgiubbotto di pelle, che usa spessocolorato. Qui a fianco, un giovaneBruce Springsteen sfoggia il suo

«chiodo» ai tempi di «Darkness onthe Edge of Town» (1978)

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