Marie Louise Von-Franz - L'Animus e l'Anima Nelle Fiabe

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Le fiabe, se considerate con serietà, svelano il loro carico di significati inconsci ed esercitano una risonanza emotiva molto forte. Con la loro semplicità e immediatezza, toccano le corde più nascoste del nostro essere raggiungendo le emozioni più profonde. Sono la rivelazione delle dinamiche archetipiche della psiche inconscia. In questo volume M.-L von Franz esamina alcune fiabe nel tentativo di cogliere quel che hanno da dirci sulle funzioni psichiche cui diamo nome di Animus (l'immagine interna del maschile nella psiche femminile) e di Anima (l'immagine del femminile presente nella psiche maschile). Perché parlando dei re e delle regine, parliamo di fatto di Animus e di Anima, quella coppia reale che esercita la funzione di governo sulle nostre fantasie e comportamenti, sia interiori che esteriori, in relazione all'altro sesso. L'Animus e l'Anima - affermano i curatori nella prefazione al volume - non potranno più essere visti come astrazioni o mere teorie: M.-L von Franz ci aiuta a capire e a sentire che queste immagini sono personificazioni di movimenti misteriosi e di dinamiche vitali. Contengono il segreto di una vita piena, relazionata e in sintonia con la nostra natura interiore. Immagini dall'Inconscio Collana diretta da Magda Di Renzo La collana raccoglie le riflessioni, i percorsi, le idee e i dubbi di quanti, oltrepassando i limiti della coscienza, tentano nuovi percorsi o rivivificano quelli esistenti, per rendere visibili e quindi comprensibili quelle «parti» che sfuggono al controllo della coscienza e che possono creare interferenze nello sviluppo o impedire l'accesso al potenziale creativo dell'individuo. Nella collana hanno voce autori di diversa estrazione culturale, tutti impegnati in un lavoro di traduzione, sistematizzazione o lettura di immagini e contenuti inconsci, alfine di rendere meno costrittiva e unilaterale la visione della coscienza. «Tutto ciò che sta nell'inconscio», dice infatti Jung, «vuole diventare evento e anche la personalità vuole svilupparsi dalle sue condizioni inconsce e viversi come interezza». Il percorso che consente agli elementi inconsci di prendere forma per avere accesso alla coscienza è però complesso e variegato e richiede impegno intellettuale e dedizione. La parte oscura della psiche, sia essa concepita come elemento rimosso o incompatibile con la coscienza o come elemento non ancora cosciente, non può infatti essere dedotta o interpretata in base a singole manifestazioni riferite a uno schema teorico univoco, perché i rapporti tra coscienza e inconscio sono estremamente variegati e complessi La consulenza scientifica per le opere delle Edizioni Magi è a cura del Dott. Federico Bianchi di Castelbianco, Direttore dell'Istituto di Ortofonologia - Roma

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Marie Louise Von-Franz

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Le fiabe, se considerate con serietà, svelano illoro carico di significati inconsci ed esercitanouna risonanza emotiva molto forte. Con la lorosemplicità e immediatezza, toccano le cordepiù nascoste del nostro essere raggiungendo leemozioni più profonde. Sono la rivelazionedelle dinamiche archetipiche della psicheinconscia.In questo volume M.-L von Franz esaminaalcune fiabe nel tentativo di cogliere quel chehanno da dirci sulle funzioni psichiche cuidiamo nome di Animus (l'immagine internadel maschile nella psiche femminile) e diAnima (l'immagine del femminile presentenella psiche maschile).Perché parlando dei re e delle regine, parliamodi fatto di Animus e di Anima, quella coppiareale che esercita la funzione di governo sullenostre fantasie e comportamenti, sia interioriche esteriori, in relazione all'altro sesso.L'Animus e l'Anima - affermano i curatori nellaprefazione al volume - non potranno più esserevisti come astrazioni o mere teorie: M.-L vonFranz ci aiuta a capire e a sentire che questeimmagini sono personificazioni di movimentimisteriosi e di dinamiche vitali. Contengono ilsegreto di una vita piena, relazionata e in sintoniacon la nostra natura interiore.

Immagini dall'InconscioCollana diretta da Magda Di RenzoLa collana raccoglie le riflessioni, i percorsi, le idee e i dubbidi quanti, oltrepassando i limiti della coscienza, tentano nuovipercorsi o rivivificano quelli esistenti, per rendere visibili equindi comprensibili quelle «parti» che sfuggono al controllo dellacoscienza e che possono creare interferenze nello sviluppo oimpedire l'accesso al potenziale creativo dell'individuo.Nella collana hanno voce autori di diversa estrazione culturale,tutti impegnati in un lavoro di traduzione, sistematizzazioneo lettura di immagini e contenuti inconsci, alfine direndere meno costrittiva e unilaterale la visione della coscienza.«Tutto ciò che sta nell'inconscio», dice infatti Jung, «vuole diventareevento e anche la personalità vuole svilupparsi dallesue condizioni inconsce e viversi come interezza». Il percorsoche consente agli elementi inconsci di prendere forma per avereaccesso alla coscienza è però complesso e variegato e richiedeimpegno intellettuale e dedizione.La parte oscura della psiche, sia essa concepita come elementorimosso o incompatibile con la coscienza o come elementonon ancora cosciente, non può infatti essere dedotta ointerpretata in base a singole manifestazioni riferite a unoschema teorico univoco, perché i rapporti tra coscienza e inconsciosono estremamente variegati e complessiLa consulenza scientifica per le opere delle Edizioni Magi è a curadel Dott. Federico Bianchi di Castelbianco, Direttore dell'Istituto diOrtofonologia - Roma

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Marie- Louise von FranzL'Animus e l'Anima nelle fiabe

©2009 Edizioni Scientifiche Ma. Gi. srlVia G. Marchi, 4 - 00161 RomaTel. 06/8542256 - 8542072 fax 06/85356274redazione@magiedizioni. comwww. magiedizioni. comCopertina (progettazione e realizzazione grafica): Flora DicarloTraduzione e curaFederico de Luca ComandiniRobert M. MercurioL'editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è statopossibile comunicare.ISBN: 978-88-7487-006-6

\\Indice

Prefazione all'edizione italiana 9Federico de Luca Comandini, Robert M. Mercurio

Introduzione 11

I IL VECCHIO RINK RANK 13

II IL CAVALLO MAGICO 27

III KARi, VESTE DI LEGNO 57

IV IL MAGO DELLA PIANURA 63

V RACCONTI DI ANIMA 71

VI LA PRINCIPESSA NERA 75

VII LA ZARINA VERGINE 87

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\\Prefazione all'edizione italianaAll'inizio degli anni Cinquanta, la giovane Marie- Louise von Franz ricevetteun invito da parte di un gruppo di analisti statunitensi a tenereuna serie di conferenze presso l'Analytical Psychology Club diLos Angeles. Scelse di parlare degli aspetti psicologici di Animus eAnima, essendo esperta in materia di miti e folklore, decise di affrontarel'argomento sulla base del tessuto simbolico di alcune fiabeprovenienti da differenti culture1. Le conferenze riscossero enormesuccesso e M.-L. von Franz conquistò l'ammirazione e l'affettodei membri del gruppo. «Era così viva, così animata, eloquente, stimolantee brillante», ricorda Gilda Frantz, che all'epoca, da giovaneallieva- analista, partecipava agli incontri2.L'Animus e l'Anima non pretendono d'essere termini precisi nésono formulazioni scientifiche. Sono piuttosto delle descrizioni allusive,utili a tracciare una fenomenologia di fondamentali processiinconsci che, rispettivamente, si manifestano nella psiche femminilee maschile. La scarsa scientificità dei termini non è affatto, nellavisione di Jung, da considerarsi un difetto. «Il mio linguaggio deveessere ambiguo», scrive Jung in una lettera, «o meglio, a doppio sensoper rendere giustizia alla natura psichica e al suo doppio aspetto.

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Lascio risuonare di proposito tutte le tonalità armoniche, primadi tutto perché sono comunque presenti, e poi perché restituisconoun'immagine più completa della realtà». Più avanti, nella stessa let-

NOTE1 Il testo di questo volume è una fedele ricostruzione delle conferenze di M.-L. von Franz, redatta dall'analista e dell'editore canadese, Daryl Sharp, basatasugli appunti presi dai partecipanti e pubblicata con il titolo Animusand Anima in Fairy Tales, Toronto, Inner City Books, 2002.2 The Fountain qfthe Love ofWisdom: Homage to Marie- Louise von Franz, acura di Emmanuel Kennedy- Xypolita, Wilmette, Illinois, Chiron Publications,2004, p. 287.FINE NOTE

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tera, Jung afferma: «Preferisco quindi il linguaggio ambiguo, inquanto rende giustizia alla soggettività della rappresentazione archetipicae all'autonomia dell'archetipo stesso»3.L'aver affrontato gli elementi contro- sessuali della psiche attraversol'interpretazione delle fiabe permise alla von Franz di utilizzarel'approccio suggerito da Jung: far risuonare tutte le tonalità armonichee far balenare tutte le sfumature cromatiche checompongono le manifestazioni dell'Animus e dell'Anima. Procederein questo modo ci porta lontani, anzi lontanissimi da qualsiasi psicologiadi laboratorio; conduce lontani dalle posizioni psicologicheche considerano l'inconscio quale mero oggetto di indagine.Sulle orme di Jung, M.-L. von Franz parla di psiche per favorireun dialogo in psiche e con la psiche. La psiche inconscia, lungi dal ridursia oggetto di indagine, emerge dalle pagine di questo volumequale realtà viva e indispensabile interlocutrice. L'Animus e l'Animanon potranno più essere visti come astrazioni o mere teorie; Marie-Louise von Franz ci aiuta a capire e a sentire che queste immaginisono personificazioni di movimenti misteriosi e di dinamiche vitali.Contengono il segreto di una vita piena, relazionata e in sintonia conla nostra natura interiore.Ringraziamo la nostra collega Federica Mazzeo per il suo preziosoaiuto nella preparazione di questo testo.Federico de Luca ComandiniRobert M. MercurioRoma, gennaio 2009Edizioni Magi, 2006, pp. 249 sgg.

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\\IntroduzioneL'Animus è una volpe assai scaltrache sa usare la coda per nasconderele proprie tracce.C. G. JUNGLe fiabe parlano di contenuti psichici che sono molto lontani dallacoscienza umana. Jung disse una volta che dopo aver fatto un'interpretazioneapprofondità di una fiaba si ha bisogno di una settimanadi vacanza per riprendersi da un compito così arduo. La difficoltàdi questo tipo di lavoro deriva dal fatto che le fiabe si basano sualcune funzioni universali della psiche, senza che ci sia alcun ponteverso i contenuti di carattere più personale. Nel lavorare su unafiaba, quindi, ci si trova di fronte alla struttura fondamentale dellapsiche, una sorta di scheletro dal quale i muscoli e la pelle siano stati

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tolti, lasciando soltanto gli elementi di interesse generale. Le fiaberappresentano perciò dei modelli di vita psichica del tutto astratti.Le fiabe e i racconti che provengono da culture arcaiche contengonoespressioni di senso di meraviglia e di terrore nei confronti deldivino, due elementi caratterizzanti l'incontro di tali popoli primitivicon il mondo degli archetipi. Elementi che mancano nelle fiabeche risalgono a periodi successivi.In questo libro esamineremo, oltre a quelle europee, alcune fiabepiù primitive nel tentativo di cogliere quel che hanno da dirci sullefunzioni psichiche cui diamo il nome di Animus (l'immagine internadel maschile nella psiche femminile) e di Anima (l'immaginedel femminile presente nella psiche maschile).

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\\IL VECCHIO RINK RANK1I due personaggi che incontriamo all'inizio di questa fiaba, originariadella Germania settentrionale, sono un re e la sua bella figliolache vive insieme a lui nel palazzo reale. Un giorno, il re decide di costruireuna montagna di vetro e proclama che darà la mano dellaprincipessa a chi riuscirà a scalarla. Un giovane innamorato dellaprincipessa esprime il desiderio di sposarla e, insieme alla ragazza,si dirige verso la montagna di vetro per affrontare la prova indicatadal re. Ma, di lì a poco, improvvisamente la montagna si spalanca inghiottendola principessa e imprigionandola al suo interno.Dentro la montagna di vetro abita un vecchio con una barba lungaben diciassette pollici; questi chiede alla principessa di fargli daserva, dandole il nome di «Signora Mansrot» (l'elemento rosso dell'uomo),mentre la ragazza lo dovrà chiamare «Vecchio Rink Rank»[Cavaliere Rosso). Ogni giorno il vecchietto si arrampica su una scalaed esce da una finestrella, e ogni sera rientra carico d'oro e d'argentoche ammucchia in un angolo della sua dimora.Un giorno la principessa decide di fuggire dalla sua prigione eabbassando velocemente la finestra, la chiude, incastrandovi la lungabarba di Rink Rank che rimane immobilizzato. Costringe il vecchioa darle la scala che le consente di raggiungere la finestra e difuggire verso il castello. Dopo aver accolta la figlia, il re torna indietroper uccidere Rink Rank e impossessarsi dell'oro e dell'argentoche il vecchio conservava nella sua dimora. La storia si conclude conil matrimonio della ragazza col suo giovane corteggiatore.NOTE1 W. W. Grimm, Fiabe, a cura di Italo Calvino, Torino, Einaudi, 1951, pp. 340sgg.FINE NOTE

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Nell'interpretazione delle fiabe è molto importante osservarne la situazioneiniziale e domandarsi che cosa manchi. Chiedersi, peresempio, perché la famiglia descritta non sia al completo. Il più dellevolte, l'elemento assente sotto forma umana appare più tardi inaltra veste; in tal modo, mediante lo sviluppo delle varie vicende delracconto, le lacune vengono colmate e la situazione raggiunge unasua completezza. L'incipit, in questi casi, mostra chiaramente quelche nella situazione data non è in ordine; e lo svolgimento della storiadescrive il processo che porta alla risoluzione del problema, ripristinandol'equilibrio.«Un re aveva una figlia...», Se si trattasse qui di un vero e propriocaso clinico, diremmo subito che si ha a che fare con una paziente

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afflitta da un complesso paterno problematico. L'Animus nella psichefemminile si sviluppa a partire dall'esperienza del padre personaleche sostanzia di realtà umana l'innata disposizione archetipicalegata all'immagine del Padre, dando vita alla vicenda che perogni giovane donna ruoterà intorno al proprio complesso paterno.Tale complesso si manifesterà negli atteggiamenti che nella vita laragazza tenderà ad assumere sia nei confronti degli uomini che riguardoal funzionamento del suo proprio maschile interno, ovverodell'Animus.Ciò che manca all'inizio della nostra fiaba è la figura materna. Intermini di psicologia personale, l'assenza della figura della madre dàspesso luogo a debolezza e insicurezza in tutte le questioni attinentiall'identità femminile, esponendo la donna al pericolo d'essere posseduta,su base inconscia, dall'Animus.Una fiaba, tuttavia, non è un caso clinico. Un re non è un padrequalsiasi... E la fiaba sottolinea che nella nostra storia il padre dellaragazza è un re. La convivenza del re e della principessa dimostracome gli archetipi coesistano tranquillamente, fianco a fianco, finchéle vicende della vita non provochino conflitto e tensione. Come elementidei processi dell'inconscio collettivo, gli archetipi corrispondonoa realtà più profonde rispetto alla vita personale, e l'esistenzae lo sviluppo di ogni individuo si basano su queste dinamiche universali.Così, all'inizio della nostra storia, sono figure archetipiche,il re e la principessa, ad assumere la posizione centrale.Di solito, le fiabe si occupano di personaggi di alto rango ma anchedi persone umili e anonime come un cacciatore, un mugnaio, unvecchio soldato. Il materiale in questione ha a che fare con un livel-

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lo psichico sovrapersonale o con uno strato psichico injrapersonale.Le fiabe danno conto tanto di quel che è al di sopra della nostra individualità,che dei fondamenti della nostra vita collettiva.Naturalmente, il re rappresenta il personaggio più significativo diuna determinata società. È considerato un'incarnazione di Dio, unaspecie di Dio in terra. Ciononostante, nelle fiabe e nei miti, i re appaionospesso deficitari, a causa di qualche infermità; possono essere,per esempio, ciechi, e necessitare d'entrare in contatto con l'acquadella vita, per ottenere un rinnovamento. La figura del recorrisponde sul piano simbolico al centro regolatore della psiche, alSé, nella misura in cui questo continua a essere una valida e vitalerappresentazione dell'atteggiamento collettivo.Nel contesto dell'odierno mondo occidentale, si potrebbe vederein Cristo l'idea centrale dello stato politico; si tratterebbe però diun'idea incompleta in quanto rappresenterebbe solo l'atteggiamentodogmatico della cultura collettiva, lasciando fuori tutti gli elementigiudicati come non- ortodossi. Le immagini del centro spesso invecchianoe diventano obsolete e perciò necessitano di una forma di rinnovamento.Il processo di rinnovamento, a sua volta, fa riemergereil vero significato profondo dell'originaria idea centrale; ovvero, l'esperienzadella totalità da cui l'intero sistema nacque e che è alla basedi ogni sistema religioso. Centinaia di fiabe descrivono tale processo,spiegandone i vari passaggi.Il re della nostra fiaba, corrispettivo dell'incompletezza e della distorsioneinsite nell'atteggiamento collettivo, escogita un sistema perfermare e catturare i corteggiatori di sua figlia. Non sappiamo che fineabbia fatto la regina - forse è morta - ma, in ogni caso, l'elementofemminile che dovrebbe accompagnare il re è assente: mancanoall'orientamento dominante le qualità di sentimento e di Eros.

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Ogni sistema, che sia politico, sociale o religioso, è in qualchemodo associato a un determinato tipo di Eros. La nascita del Cristianesimo,per esempio, in un momento di declino dell'Impero Romano,modificò l'atteggiamento collettivo verso il principio del Logos, versoil matrimonio, verso il modo in cui venivano trattati gli schiavi, e neiconfronti del sistema in generale. Dal momento che ogni atteggiamentodominante sembra correlato a uno specifico tipo di orientamentobasato sul sentimento, possiamo concludere che l'assenzadella regina nella nostra fiaba indichi l'assenza di una valida prospettivadi sentimento all'interno del sistema di potere. Per questo

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motivo, sarà la figlia del re, la principessa, a dover reggere il peso ditutta la vicenda del racconto. Sarà tramite la principessa che l'equilibriofra il Logos e l'Eros verrà ripristinato, di modo che il regnostesso potrà rinnovarsi.La trappola di vetro costruita dal re sembra essere una sorta dimadre sostitutiva. Fin dai tempi antichi, le montagne sono state veneratecome luoghi sacri della Dea Madre. Secondo Jung, le montagnetendono a rappresentare la personalità superiore, il Se2, inquanto offrono a chi si trova sotto, in pianura, un sicuro punto diorientamento. Alcuni Padri della Chiesa fanno riferimento alle montagneche si stagliano sul paesaggio. Salire su una montagna o scalarlasono rappresentazioni simboliche della crescita e dell'ampliamentodella coscienza.Una montagna può essere vista come un conglomerato di terriccioe massi espulso dalla terra per eruzione vulcanica, quasi la terrastessa vomitasse le proprie viscere. Il processo di individuazione,la strada che conduce alla presa di coscienza di chi veramente si è,richiede il superamento delle parti più negative e resistenti della personalità,di quanto in noi può essere paragonato a quel mucchio diterra e massi che compongono la montagna. Nello scalare una montagnasi diventa tutt'uno con essa. L'Io si trova ad arrampicarsi su unmucchio di materiale che proviene dall'interno e ne riemerge, dandoalla montagna una valenza materna.Nella nostra fiaba, la montagna di vetro si apre a mò di coppa ela principessa ci cade dentro evidenziando come il femminile possarimanere intrappolato nella materia. Ricordiamoci però che la montagnaè di vetro e perciò non è scura e opaca, bensì trasparente. Nonmancano fiabe in cui l'eroina si trova imprigionata in una bara di vetro,immagine che rende l'idea di un isolamento totale, sia dal puntodi vista emotivo che mentale3. Da una simile prigione di vetro sipuò osservare la realtà circostante ma si rimane tagliati fuori dalcontatto diretto con essa. E, dal momento che il vetro è un materialeisolante, si tratta soprattutto di una chiusura nei confronti dellasfera vitale dei sentimenti. Le persone che sono isolate in questo mo-

NOTE2 C. G. Jung (1945-1954), «L'Albero filosofico», in Opere, voL. XIII, Torino,Boringhieri, 1988.3 Si veda, per esempio, la fiaba intitolata La bara di vetro in W. W. Grimm,op. cit, pp. 153 sgg.FINE NOTE

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do tendono a essere rigide e senza cuore; e, pur se permane in lorola possibilità di stabilire una sorta di contatto intellettuale, un vero

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legame sulla base del sentimento non è possibile.Con l'utilizzo della trappola di vetro, il nostro re sta cercando ditroncare il legame di sentimento che sta nascendo fra sua figlia e ilgiovane corteggiatore. In questo modo, egli sta cercando di fermareil flusso della vita per evitare che ci sia un eventuale futuro re in gradodi sostituirlo. Nel comportamento del re troviamo un perfettoesempio dell'inerzia che caratterizza ogni sistema di potere; lo statusquo resiste al cambiamento e tende ad ostacolare il flusso di nuovavitalità.Le molteplici dinamiche istintuali degli animali più evoluti tendonoa entrare in conflitto fra loro. L'uomo è l'unico animale del nostropianeta in grado di regolare i propri istinti e la coscienza pareessergli stata data proprio a tal fine. I lemmings della Norvegia, peresempio, migrano in massa e i loro grandi movimenti probabilmentenascono per due motivi: in tal modo gli animali evitano didistruggere completamente la terra, mentre, al tempo stesso, spostandosicontinuamente, si garantiscono una fonte sicura di nutrimento.Ma, se questi animali si trovano sulla traiettoria del mare,sono assolutamente incapaci di modificare la propria rotta; spintidall'istinto, vanno avanti finché non muoiono tutti, annegati. Questofatto illustra l'aspetto distruttivo insito nella natura degli istinti; soltantola coscienza può raggiungere una forma di controllo su similiautomatismi.Sembra che una certa tendenza all'unilateralità faccia parte dellastruttura della coscienza, caratteristica senza dubbio legata allanostra forza di volontà. Nonostante la necessità di poter intervenireper regolare le spinte istintuali, corriamo continuamente il rischio diessere tagliati fuori dai ritmi e dalle dinamiche degli istinti, di diventaresquilibrati e distruttivi, e di andare contro natura. Un determinatoatteggiamento riguardo alla vita, per esempio, può rappresentareuna buona soluzione per un determinato problema, mala coscienza evidenzia la tendenza a insistere neU'applicare la medesimasoluzione persino quando è divenuta manifestamente controproducente.Molte crisi di mezz'età hanno la loro origine in una situazionedel genere; ma lo stesso problema sorge in mille piccolimodi, ogni qualvolta ci sia necessità di rivedere e di aggiornare i valoridi riferimento.

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Nella nostra fiaba, il trucco escogitato dal vecchio re per resistereal cambiamento gli si rivolta contro, per così dire, producendo uneffetto boomerang: a cadere nella trappola è sua figlia, e non il corteggiatoredella ragazza.Il futuro genero rappresenta il germe inconscio di un nuovo atteggiamentoe, nel contesto della nostra storia, colui che è destinatoa diventare il nuovo re. Ma, per ora, egli agisce semplicemente comeuna sorta di catalizzatore e sul suo conto la fiaba non riferiscealtro. L'elemento maschile nell'intera vicenda è descritto in modo vagoe impreciso e, dal momento che il destino della principessa rappresentail problema centrale, lei è la figura trattata in modo più dettagliato.Possiamo concludere affermando che, in tutta probabilità,si tratta di una storia che concerne la questione del suo maschile interiore,ovvero dell'Animus.La ragazza finisce nella trappola perché desidera aiutare il suofuturo sposo a superare la prova della montagna. Capita spesso dinotare persone che, pur senza manifestazioni eclatanti, restano comunqueintrappolate nel loro complesso. I veri guai nella fiaba comincianoproprio nel momento cruciale del fidanzamento della

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principessa con il ragazzo; momento in cui la ragazza ha la possibilitàdi legarsi a un uomo diverso dal padre e di liberarsi dal condizionamentocomplessuale. Curiosamente, all'inizio del racconto, nonci sono indicazioni che la principessa sia bloccata da un complesso,ma proprio quando si fa avanti un uomo intento a sposarla, ella cadecon tutte e due le scarpe nella trappola del proprio complesso paterno.Perciò, possiamo dedurre che un nevrotico accusa il disturboproprio quando gli si offre la possibilità di uscire dai complesso che locondiziona. Ma se uno perde un'occasione del genere, se non cogliel'attimo opportuno per liberarsi dalla situazione nevrotica in cui sitrova, possono esserci delle conseguenze molto serie, con sintomi fisicio persino una vera malattia. Le storie mitologiche che raccontanodi scontri con draghi e mostri esprimono questo tipo di esperienza:affrontare il drago, per uscire vittoriosi dal conflitto,corrisponde anche a conquistare il tesoro in palio. Analogamente, affrontareal momento giusto il disturbo nevrotico offre un'occasioneper uccidere il mostro della propria patologia e affrancarsi dalla situazionecomplessuale originale. Nel nostro racconto alla ragazza èofferta una simile chance con la possibilità di sposarsi; il vecchio repotrebbe ritirarsi a favore del suo successore. Ma la ragazza finisce

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nella trappola che il padre aveva teso al suo corteggiatore e perde lasua occasione.Dentro la montagna, la principessa si imbatte nel vecchio barbuto.Da ciò che la fiaba racconta si ha la sensazione che Rink Ranknon abbia guadagnato onestamente l'oro e l'argento ammassato nellasua casa. Tratta la ragazza come se fosse sua moglie e le conferiscelo status di donna sposata, anche se il nome risulta diverso daquello che il vecchio usa per se stesso. Il vecchio mette la ragazza subitoa lavoro, spiegandole ciò che dovrà fare per lui.La barba gioca un ruolo importantissimo nelle fiabe. Barbablù,che uccide tutte le sue mogli, offre un perfetto ritratto di un Animusassassino terribilmente distruttivo. Il motivo della barba è presentenella fiaba intitolata Il re Bazza di Tordo4, che descrive molto bene latrasformazione in positivo di un Animus negativo. Nella nostra fiabala principessa utilizza la barba del vecchio, suo carceriere, per immobilizzarlo,incastrandola nella finestra.I capelli e i peli hanno una profonda valenza simbolica, ma il significatoda attribuire loro dipende dalla parte del corpo sulla qualecrescono. I capelli, dal momento che crescono sulla testa, sembranoaver a che fare con fantasie e pensieri inconsci e quindi involontari;motivo per cui, nelle società primitive, i capelli sono carichi di mana?.A volte l'influenza esercitata su una situazione tramite pensieriinconsci è molto più forte di quella esercitata dai pensieri di cui siamoconsci. Ecco perché i capelli - rappresentanti il potere spiritualedei nostri pensieri inconsci - sono così importanti. Quando Dalilataglia i capelli a Sansone lo castra psicologicamente, privandolo deisuoi pensieri e delle sue idee. Presso alcune tribù africane i giovanimaschi hanno il compito di raccogliere ramoscelli e conchiglie e di indossarlipoi intrecciandoli tra i capelli. Il risultato è una forma di copricapoche, al tempo stesso, raffigura una sorta di personale filosofiaspirituale. Una volta completato questo compito, il ragazzoentra pienamente nella fase adulta della vita ed è libero di sposarsi.I peli che crescono in altre parti del corpo ricordano la nostra naturaanimale; sono ciò che resta della pelliccia che, nel processo evolutivodella specie, abbiamo perso.

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NOTE4 W. W. Grimm, op. cit, p. 104.5 Si tratta di un termine proveniente dalla Melanesia che descrive la qualitànuminosa o fortemente fascinosa delle divinità e degli oggetti sacri.FINE NOTE

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Ma ora torniamo ai possibili significati della barba. Si potrebbedire che la barba corrisponda al chiacchiericcio, inconscio e cieco,che spesso contraddistingue le donne possedute dall'Animus. Sitratta del modo di parlare che esce dalla bocca di una donna quandoa esprimersi non è lei, ma piuttosto l'Animus; è un parlare chepuò nascondere veri gioielli in mezzo a tanti rifiuti, ma tristementela donna in questione non è consapevole né dei preziosi né dei rifiutiche li circondano. Nella nostra fiaba, la principessa riesce a bloccarela barba del vecchio; gesto assai importante, che si riscontra inmolti racconti che trattano di fantasmi.In questi casi, se si riesce a fermare e acchiappare un fantasma,la sua scomoda presenza scompare, si riduce a un mucchio di pagliao qualcos'altro di insignificante. Nella pratica dell'immaginazione attiva,altrettanto, cerchiamo di portare alla coscienza ciò che ci disturbaed esercita su di noi un eccessivo peso emotivo. Proviamo achiederci: «Sono io che sto dando credito a questo determinato contenutoo, piuttosto, esso agisce su di me del tutto autonomamente?».Purtroppo, quando si tratta di una forma di possessione da partedell'Animus, una donna resta attaccata alle sue opinioni in modoassolutamente dogmatico. Ciò nonostante è fondamentale riuscire achiedersi: «Credo davvero in ciò che ho detto?». In questo modo sipuò arrestare il flusso di opinioni inconsce che nascono dall'Animus.E il vecchio che vive nella montagna? Potremmo semplicementeaffermare che si tratta di una figura di Animus, ma in questo modonon si aggiunge nulla a ciò che già abbiamo visto. S'è sottolineatocome il re corrisponda all'atteggiamento dominante di una determinatacultura e rimane ora il mistero del vecchietto descritto al tempostesso come ladro e «cavaliere rosso». Nella fiaba non si specificase sia stato il re a rinchiuderlo nella montagna di vetro. Se non sitrattasse qui di una fiaba ma di un vero caso personale, si potrebbeaffermare che dietro la figura del re padre si trovi un'arcaica figurad'Ombra, rappresentata dal vecchietto. Ma qui, dal momentoche di una fiaba si tratta, il nostro compito consisterà nel prenderein esame la questione da un punto di vista più ampio e collettivo.L'aggettivo «rosso», attribuito al vecchio, consente un'associazionecon un'altra storia in cui, appunto, appare un «Barbarossa»; vicendache rievoca l'immagine di Wotan, sempre latente nell'anima delpopolo germanico. Si tratta di una figura divina assai arcaica, immagineche proviene da uno strato psichico più remoto e profondo

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rispetto a ciò che viene rappresentato nel sovrano della nostra fiaba.Quando una figura o un'idea dominante scompare dalla coscienza,il più delle volte emerge al suo posto un'immagine divinaancora più antica, un fatto riscontrato in tutta la storia delle religioni.Quando le divinità degli antichi greci persero forza ed energia- la loro potenza mona - furono sostituite da divinità arcaiche del periodopreolimpico. Sarebbe un errore guardare a questo movimentocome a una semplice regressione, poiché figure arcaiche di tal generecontengono il germe di un nuovo superiore livello di contatto

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con la divinità. L'alchimia, per esempio, dopo il suo declino, è riapparsaa livello superiore quale scienza chimica.Possiamo quindi ipotizzare che il vecchio della montagna corrispondaa un'immagine pagana e primitiva del dio germanico che stariemergendo. Nel suo fare incetta di cose preziose (argento ed oro),costui svuota la coscienza, già depauperata, dei suoi valori. Tutto ciòcostituisce un grave pericolo. Nel racconto non c'è alcuna indicazioneche il vecchio sia destinato a diventare una sorta di re occulto.Al contrario, quale espressione di una potenza regressiva, dovràessere ucciso; e alla fine del racconto verrà eliminato proprio dal re,che nel vecchio demone aveva costellato il proprio atteggiamentostanco e unilaterale.Il compito della principessa, per altro verso, consiste semplicementenel darsi alla fuga.Una donna non può sperare di risolvere il problema dell'Animuseliminandolo. L'unica soluzione è di bloccarne la barba, per guadagnaretempo e fuggire. Mentre gli eroi che popolano i miti combattonoe uccidono il mostro nemico, la strada individuativa seguitadalle donne è fatta di sofferenza e fuga; poiché, alla fine delle battagliee del conflitto, è compito della donna ripristinare una situazionedi convivenza umana. Risiede in lei la responsabilità di ricostruireun vero rapporto con un autentico senso della relazione.L'uccisione del vecchio della montagna da parte del re rispecchiauna tipica dinamica dell'inconscio: una realtà unitaria si scinde indue parti antagonistiche, conflittuali tra loro, che tendono a eliminarsia vicenda. Se in tali situazioni si riesce a mantenere un atteggiamentodistanziato rispetto ai termini del conflitto, evitando diidentificarsi con una delle due posizioni, si può evitare di rimanerescottati dall'aspetto più negativo del conflitto. La principessa accettala propria sofferenza nella dimora del vecchio Rink Rank, ma al

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momento opportuno scappa via, limitandosi a immobilizzare il vecchioimmobilizzando la sua barba. Lo trasforma così in una sorta diservo soccorrevole che le apre una via di fuga: la scala.In Siberia si racconta di un mondo di fantasmi, una sfera abitatadagli dei con la quale gli umani hanno perso il contatto. Tutto ciòche rimane del legame con quest'altra dimensione è una scala dicorda annodata; tale corda può essere utilizzata esclusivamente dasciamani e guaritori che vi si arrampicano, passando di nodo in nodofino a raggiungere l'altro mondo. Col lavoro analitico, facciamouna cosa simile: giorno dopo giorno cerchiamo di costruire un mezzodi connessione, proprio come la scala di corda, finché non avvertiamodi essere davvero collegati a qualcosa di più profondo. I nodi,che ci permettono di procedere, rendono l'idea delle complicazioniemotive e dei conflitti che si devono affrontare lungo il percorso. Lepiù antiche forme di scrittura e di calcolo matematico utilizzavanocorde e nodi. La corda corrisponderebbe al senso di connessione conl'inconscio, mentre i nodi rappresenterebbero i vari passaggi del percorsod'analisi.Con la scala, il demone Rink Rank offre alla principessa l'accessoall'esperienza di senso e di connessione. Purtroppo, una donnache non è consapevole di ciò che vuol dire trovarsi intrappolata daun Animus- demone, continuerà ad avere pensieri di cui non è pienamenteconscia.Nella nostra fiaba la ragazza raggiunge tale consapevolezza epertanto sarà il demone stesso a consegnarle la scala che le consentiràdi liberarsene. In tal modo si compie una trasformazione autentica:

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quel che era decisamente negativo, muta in forza positiva eliberatrice.Non dobbiamo dimenticare che le fiabe ci parlano di archetipi: eun archetipo, in quanto tale, non può essere ucciso. Tuttavia, notiamocome nella costellazione psichica e tramite lo sviluppo tracciatodal racconto della nostra fiaba, l'aspetto negativo dell'Animus tendaa scomparire. Il diavolo, naturalmente, può sempre rifarsi vivo, magariin forma diversa o in una differente costellazione, ma in questocontesto il problema sembra risolto e non si ripresenterà più.*Al di sotto della superficie delle nostre vite quotidiane esiste unostrato di vita psichica dove gli eventi scorrono proprio come nelle fia-

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be. I grandi miti emergono e si sviluppano a partire da tale livello,per poi ridiscendere nuovamente nel profondo dell'inconscio e trasformarsiin fiabe.La principessa che cade dentro la montagna, in effetti, regrediscenella madre, dove fa esperienza di rinascita. Il cavaliere rosso sitrova lì dentro in quanto proprio lì, rimossa e nascosta all'internodella montagna, si trova la passione. Se la montagna ha chiara valenzamaterna, come s'è dimostrato sopra, è lecito domandarsi chetipo di cambiamento ciò possa raffigurare nella relazione della ragazzacol proprio complesso materno e la propria femminilità. Ora,gli elementi che in una fiaba o in un sogno si manifestano in formaumana hanno la potenzialità di venir assimilati dalla coscienza,mentre un elemento che appare sotto forma inumana, per esempiocome nel nostro caso la montagna che imprigiona una persona,questo elemento non è integrabile. Questa montagna/ madre nonpuò essere integrata dalla ragazza, che si dovrà limitare a stabilirecon essa un rapporto. Tuttavia, il soggiorno nella montagna pareaver dato alla ragazza un'occasione di crescita: acquisisce sostanzae concretezza e diventa una figura più completa. Dopotutto, lafiaba si conclude con delle indicazioni decisamente positive: quelche è di valore - l'oro e l'argento - viene salvato e regalato dal re aigiovani sposi.In molte fiabe l'eroe negativo porta il nome di Cavaliere Rosso.Nel nostro racconto, il vero legame fra la ragazza e il demone si evidenziaattraverso i loro nomi: ciascuno dei due porta un nome checontiene il termine «rosso». Rink Rank, il Cavaliere Rosso, chiama laragazza Mansrot, che combina l'idea del rosso della passione con l'elementomaschile; in tal modo le prospetta di guadagnare la propriadimensione di autenticità, collegando a livello cosciente l'Animus,quale maschile interiore nella donna, con la sfera del sentimento.Nella psiche di una donna scarsamente conscia del suo maschile interiore,l'Animus tende ad appropriarsi del lato emotivo della personalità,dando vita a una goffaggine sentimentale paragonabile alproverbiale «elefante nel negozio di porcellane». Anche se una donnariesce, in qualche misura, a sviluppare un buon Logos, con obiettivitàe senso critico nei propri confronti, senza però nessun rapportocon la personificazione del maschile interno, la sua naturafemminile resterà sentimentalmente repressa; e, prima o poi, si troveràa cadere completamente nelle «grinfie» dell'Animus. Un esito di

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questo genere comporta un'infinità di tragedie nella vita, soprattuttonella sfera dei rapporti.

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È interessante notare come il re della nostra fiaba con la manodestra fa di tutto per ostacolare il processo di rinnovamento, mentrelo facilita con la sinistra.Tra le donne, c'è una certa tendenza a ordire complotti nel tentativodi accalappiare una vittima; tristemente, il più delle volte rimangonovittime delle loro stesse trappole. Gli uomini, per altro verso,hanno propensione a giocare con l'Anima, ma a loro voltarimangono vittime del loro stesso gioco, poiché, quando meno se l'aspettano,le vicende sentimentali sfuggono loro dalle mani e l'Animaassume il controllo della situazione.La ragazza, nel nostro racconto, vive un processo di trasformazionecarico di sofferenza e il fatto che al momento opportuno agisca,bloccando la barba di Rink Rank nella finestra, produce anche in luiun mutamento. In ultima istanza, il vecchio risulta di grande aiutoalla principessa. Ora, occorre però fare una breve riflessione sull'uccisionedi Rink Rank da parte del re. Il comportamento del resembra in analogia col consueto modo di procedere cristiano che,piuttosto che favorire le spinte innovative della vita, si irrigidisce e neuccide una parte. Il vecchio all'interno della montagna, simile aWotan della tradizione germanica, rappresenta il germe di una nuovaforma di vita. Purtroppo, abbiamo constatato storicamente comel'enorme quantità di libido liberata da tale fonte non sia stata utilizzatain modo positivo dal popolo tedesco.La tensione fra il re, quale principio di vita collettiva, e RinkRank/ Wotan, originale/ antico stimolo al rinnovamento, ricorda peranalogia la tensione che ha regnato fra il comunismo e l'atteggiamentocristiano tradizionale. Si tratta di due movimenti in realtàmolto vicini l'uno all'altro.In tali contesti, la conflittualità che si scatena tende a uno sviluppoe a una sua risoluzione, ma l'atteggiamento migliore per noi,quali parte responsabile a livello cosciente, è di lasciare che le forzecontrapposte si neutralizzino a vicenda, senza che ci si faccia coinvolgerenelle dinamiche interne di ciascuna delle due parti. In qualsiasisituazione di conflitto acuto, le parti contrapposte si avvicinanocontinuamente l'una all'altra assomigliandosi sempre di più, alpunto di arrivare a usare le stesse armi; e l'odio raggiunge livelli cosìelevati che, in ultimo, i metodi adottati risultano identici. Un'espe-

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rienza di conflitto può essere superata mediante la semplice decisionedi non farsi coinvolgere, facendo un passo indietro, non perfuggire ma per osservare il combattimento, consentendo così al processodi individuazione di procedere. Per tale motivo, l'uccisione delvecchio nella montagna spetta al re e non alla principessa, il cuicompito è quello di rappresentare a livello immaginale la nuova situazioneche si va creando. Sarà precisamente per questo che il relascerà in eredità al due giovani sposi, oltre al suo trono, anche i «valori»(l'oro e l'argento) che soltanto loro potranno incarnare nella rinnovatavisione collettiva.Permane il sospetto che Rink Rank sia un ladro. E, in effetti, unadelle attività dell'Animus nella vita di una donna consiste nel rubareo succhiare vitalità ad altre persone. Quando una situazione delgenere si impone, una donna rischia di diventare una vera vampirain quanto non possiede una vita propria. Ha bisogno di vita emozionalee tende a prenderla ovunque sia possibile. Un Animus cosìnegativo e diabolico soffoca tutto ciò che è veramente femminile inrapporto alla vita.

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\\II IL CAVALLO MAGICOEsaminiamo ora una fiaba che proviene dal Turkestan1.C'era una volta un re che aveva una bellissima figlia. Quando laprincipessa raggiunse la maggiore età, il re escogitò un trucco assaicomplesso per mettere alla prova i suoi corteggiatori. Si mise a nutrireuna pulce, facendola crescere e diventare grande quanto uncammello. Dopo di che, l'uccise e la scorticò, dichiarando che la manodella principessa sarebbe andata a chi fosse in grado di indovinarela provenienza di quella pelle.Un giorno, un servo del re, mentre era allo stagno a prendere dell'acqua,commentò fra sé e sé: «Saranno proprio dei gran idioti senon capiranno che si tratta della pelle di una pulce!». Il Div, uno spiritomaligno che viveva lì nello stagno, udì le parole del servo e, presele sembianze di un povero mendicante, si recò dal re. «So di chepelle si tratta!», dichiarò, «È la pelle di una pulce!».Naturalmente, il re non ne fu per nulla contento: e non volevamantenere la promessa, dando la mano di sua figlia al povero mendicante.Ma il Div lanciò il suo cappellino in aria e fece scendere sulregno una nebbia così buia e fitta da oscurare totalmente il cielo.Spaventato, il re consegnò la figlia al mendicante il quale, a sua volta,gettò il suo cappellino in terra riportando la luce del sole sul regno.Disperata, la principessa si reca alla stalla per piangere in solitudine,ma ecco che un cavallino delle scuderie del re le rivolge pa-

NOTE1 La fiaba, con il titolo originale «Die Zauberross» fa parte del volume diHedwig von Beit, Symbolik des Màrchens, Berna, Francke Verlag, vol. I, pp.738 sgg. Si veda anche «Màrchen aus Turkestan und Tibet», in Die Màrchender Wiltliteratur (a cura di J. van der Leyen, P. Zaunert), Jena- Dusseldorf,1922, p. 146. [[N. d.T.) M.-L. von Franz commenta la stessa fiaba in Projectìonand Re- cottection in Jungian Psychology: Reflections of the Soul Chicago,Open Court, 1974.]FINE NOTE

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rola: «Prendimi con te e porta appresso anche un fiorellino rosa2, unpettine, uno specchio e del sale». Così, la principessa si procura tuttequeste cose e, insieme al cavallo e a un gran numero di servi eanimali, parte. Lungo il viaggio, il Dio si divora prima i servi e poi glianimali. Terrorizzata, la principessa si ferma davanti all'ingresso diuna grotta e, su consiglio del cavallino, lascia che entri per primo ilDiv, assicurandogli che l'avrebbe subito seguito. Ma, dando un'occhiataall'interno, la principessa si accorge che la grotta è piena discheletri e che il Div, come il cavallino l'aveva preavvertita, di lì a pocoavrebbe divorato anche lei. L'animale suggerisce alla principessache, prima di montargli in groppa per darsi alla fuga, avrebbe dovutopicchiarlo. I due scappano dal Div che, infuriato, provoca una buferadi neve così intensa da impedire loro la fuga. Allora, il cavallino dicealla principessa di gettare dietro di sé il fiorellino rosa. La ragazzasegue l'indicazione e magicamente la pianura che separa loro dalDiv si trasforma in una distesa di rovi. Il Div esclama: «Oh, piccolasposa mia, sei così lontana! Come hai fatto a passare in mezzo a tuttiquesti rovi?». E la principessa: «Mi sono tolta tutti i miei vestiti, finoa rimanere nuda come mamma mi ha fatto, e poi sono riuscita apassarci». Il Div si spoglia nella speranza di riuscire anche lui a passaretra i rovi ma, mentre cerca di venirne fuori, si fa molto male, e

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intanto il cavallino e la principessa proseguono la fuga.Ma, una volta superato l'ostacolo, il Div sta per raggiungere i fuggiaschi.Allora, il cavallino dice alla ragazza di gettare dietro di sé unpugno di sale che, immediatamente, si trasforma in un enorme desertoe in un mare di acqua salata, ridando loro vantaggio nella fuga.Di nuovo, il Div chiama la ragazza: «Oh, piccola sposa mia, comehai fatto a passare in mezzo a tutta questa sabbia e a questa acquadi mare?». E la principessa risponde: «Mi sono tolta tutti i miei vestitifinché non sono rimasta nuda come mamma mi ha fatto». Ancorauna volta, il Div si spoglia ma il tentativo di superare il nuovo ostacolodiviene ancora più arduo. E, di nuovo, il cavallino e la principessariescono ad allontanarsi.Ma il vantaggio è destinato a durare poco; ecco che il Div sta perraggiungerli. Il cavallino dice alla ragazza di gettare dietro di sé il pettineche all'istante si trasforma in una grandissima montagna.Quando il Div chiede per la terza volta alla sposa come abbia fatto a

NOTE2 UN. cLT.) Una variante della stessa fiaba parla invece di un chiodo di garofano.]FINE NOTE

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superare anche questo ostacolo, la ragazza risponde che si era toltadue denti con i quali ha scavato una galleria in mezzo alla montagna.Applicando la medesima strategia, il Div riperde tempo dandoai fuggiaschi nuovo vantaggio.Per la quarta volta il Div riesce a superare l'ostacolo e a riavvicinarsialla ragazza e al cavallino, recuperando il vantaggio che ifuggiaschi erano riusciti a guadagnare. Ora, il cavallo dice alla principessadi gettare dietro di sé lo specchio; e anche questa volta l'oggettosi trasforma in nuovo ostacolo per il Div: un grande fiume inpiena. Il Div ripete alla ragazza la solita domanda ed ella gli rispondeche, per attraversare il fiume, si è buttata in acqua con un enormesasso legato al collo. Il Div adotta la stessa strategia e scompare,almeno per il momento.I due fuggiaschi continuano il viaggio finché non si imbattono inuna piccola capanna abitata da una coppia di anziani che invita laragazza e il cavallino a fermarsi da loro. La mattina seguente, mentrela principessa dorme ancora accanto alla capanna, un re contutto lo stuolo di cacciatori, avendo smarrito il cammino duranteuna battuta di caccia, capita nelle vicinanze della capanna. Il suofalco si va a posare proprio sul capo della fanciulla e il re vuole saperechi essa sia. La coppia di anziani, su richiesta della ragazza, rispondeche si tratta della loro figlia. Nonostante le origini della ragazza,apparentemente così umili, il re desidera sposarla e così sicelebrano le nozze.Un giorno il re decide di partire per una lunga battuta di caccia.La ragazza apprende la notizia con preoccupazione poiché il maritoprogramma di stare via per otto o nove mesi e intende portarsi appressoanche il suo cavallino. Ma il cavallino tranquillizza la ragazza,spiegandole che avrebbe dovuto staccargli qualche pelo dalla criniera;se avesse avuto bisogno di aiuto, sarebbe bastato bruciarequesti peli per avere immediato soccorso.Nel frattempo, il Div si è messo in salvo dalle acque del fiume enon vede l'ora di vendicarsi. Si maschera da povero bracciante easpetta con pazienza l'occasione di compiere la propria vendetta.Mentre il re è via, la regina partorisce due gemelli e viene speditoun messaggero a portare la bella notizia al sovrano. Il Div coglie

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l'occasione e manda una spaventosa tempesta che, confondendo ilmessaggero, dà allo spirito maligno la possibilità di scambiare ilmessaggio destinato al re. Invece di comunicargli la nascita dei due

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gemelli, il messaggio informa il re che la regina ha partorito un canee un gatto! Naturalmente, la notizia rende il re triste e perplesso,tuttavia egli manda a dire che nessuno deve osare fare del male allaregina.Di nuovo, il Div riesce a operare una sostituzione, cosicché a corteviene recapitato non il vero messaggio del re ma un altro che dà ordineai servi di porre la regina in groppa a un asino coi suoi due figli,tutti rivolti all'indietro, di annerirle la faccia e di esiliarla dalla città,esponendola assieme ai figli alla disgrazia. Mentre lascia la città in lacrime,la regina incontra il Div che la deride fragorosamente. Lepreannuncia che sta per mangiarla, ma prima la farà soffrire divorandoi suoi gemelli davanti ai suoi stessi occhi. Pronta, la regina rispondeal Div che farebbe meglio ad allestire un vero banchetto e cucinareper bene quel che sta per mangiare. Ma, allo scopo, serve delfuoco e il Div si dà da fare per accenderlo, dando così modo alla ragazzadi bruciare i peli staccati dalla criniera del cavallino.Ed ecco apparire il cavallo magico! La situazione è davvero gravee perciò il cavallino dovrà intervenire lottando contro il Div. Se nel ruscellolì vicino la regina troverà del sangue o la schiuma rossa, vorràdire che il Div è riuscito a uccidere il cavallino, ma se nel ruscellocomparirà la schiuma bianca, ciò vorrà dire che a perire sarà stato ilDiv. La ragazza assiste ansiosa al combattimento e, a un certo punto,ecco che vede apparire la schiuma rossa e, per paura, perde i sensi.Ma quando si riprende, vede che la schiuma è diventata bianca. Ilcavallino le annuncia che ora è davvero libera dal malvagio Div, e persempre. Ma, aggiunge il cavallino, adesso sarà lui stesso a dover essereucciso dalla ragazza che poi dovrà gettarne via la testa e posizionarele zampe secondo i quattro punti cardinali. In ultimo, dovràbuttarne via le interiora e sedersi, insieme ai propri figli, sotto le suecostole.A quel punto, tutte le parti del povero cavallo smembrato si trasformano,dando luogo a una sorta di paradiso: le zampe diventanoalberi di smeraldo, dalle viscere sorgono bellissimi villaggi, le costolediventano un castello dorato e la testa si trasforma in uno splendidofiume di acqua cristallina.Il re rientra dal suo viaggio e scopre che sua moglie è andata via.Quando viene a sapere esattamente quel che è avvenuto, cade inpreda a una rabbia incontrollabile, uccide tutti gli abitanti della cittàe quasi impazzisce del tutto. In seguito alla terribile strage, egli di-

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viene un derviscio errante e si mette alla ricerca di sua moglie.Infine, scopre il bel paradiso creatosi dal corpo del cavallino uccisoe resta incantato dalla bellezza del paesaggio e dal castello dorato. Sirivolge a una serva, scesa a prendere acqua dal pozzo, chiedendolechi abita in quel posto così bello. «Una vedova con i suoi due figli»,gli risponde la serva e il re immediatamente sente di aver trovatoquel che cercava e di aver ritrovato sua moglie. Fa cadere nel secchiod'acqua della ragazza il proprio anello che la regina subito riconosce.Cosicché, la regina e i due gemelli gli vanno incontro e la famiglia, dinuovo riunita, d'ora in poi vive in quella meravigliosa città3.In questa fiaba la trappola tesa dal re non consiste in una montagna

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di vetro bensì in una pelle di pulce. Le pulci, come gli insetti in lineagenerale, sono associate al diavolo. Nella cultura contadina, il diavoloè spesso visto come signore di bestioline di questo genere, probabilmentea causa della loro natura parassitaria e del fatto che,succhiando il sangue o la linfa vitale ad animali ed esseri umani, essiagiscono proprio come un complesso autonomo della psiche.«Pulce», in alcune lingue, è un termine volgare per alludere a unaprostituta. Nella nostra fiaba, il re fa in modo che la pulce cresca adismisura per poi toglierle la pelle. In tedesco, esiste un'espressionepopolare, che grosso modo suona: «fare di un pidocchio un elefante»;analogamente in inglese, si direbbe to moke a mountain out qfa mo-lehill (letteralmente, «fare, del terriccio sopra una tana di talpa, unamontagna», ovvero, ingigantire una cosa di poco conto). Nel Faust diGoethe, Mefìstofele canta una canzone che racconta la storia di unre che amava la propria pulce al punto di farle fare dei vestiti su misurada un sarto. E il re inoltre ordina alla nobiltà di corte di concederealla pulce piena libertà, senza limitarne i movimenti in alcunmodo. Il re giunge persino a nominare proprio erede e successoreuna pulce, che in continuazione punge le dame di corte. La nominadi un erede così improbabile scongiura la possibilità che la figura diun successore possa rappresentare una vera, credibile minaccia alpotere costituito.

NOTE3 Ulteriori commenti sulla stessa fiaba si trovano in M.-L. von Franz,L'Ombra e il male nelle fiabe, Torino, Boringhieri, 1995, p. 230.FINE NOTE

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Tali esempi rilevano un atteggiamento che caratterizza spessoreligioni e sistemi politici decadenti: la tendenza ad attribuire a questioniinsignificanti un'importanza esagerata per ostacolare unaspinta vitale e bloccare potenziali processi di crescita. Quando si arrestail flusso dell'energia psichica, subentrano infinite dispute teologichee filosofiche e, nel contesto della vita accademica, questionidi vitale importanza vengono trascurate a favore di dibattiti e discussionisu temi marginali, a volte ridicoli. Situazioni di questo tipoindicano chiaramente che l'autentica vita spirituale è scomparsae di conseguenza viene a galla una moltitudine di «pulci».Anche in questa fiaba manca la regina, il che evidenzia l'assenzadi un atteggiamento vitale fondato sul sentimento. Una simile situazionedanneggia il senso del rapporto tra le persone, per cui la relazionetende a ridursi semplicemente a questione di sesso.Spesso, per esempio, quando un paziente catatonico si riavvicinaalla vita, le sue prime espressioni di rapporto umano prendono laforma di manifestazioni sessuali rozze e primitive. Allo stesso modo,a livello collettivo, quando la vita dei sentimenti degenera, come accadenelle civiltà in declino, emergono delle ostentazioni sessuali totalmenteprive di tatto. Nel contesto di una civiltà vitale, tali espressionisono più delicate e si intrecciano con sentimenti autentici.Ciò, in un certo senso, confermerebbe quel che s'è detto a propositodella fiaba Il vecchio Rink Rantc il re, in quanto principio dominantestanco e sterile, costella la presenza dell'antico Wotan cheè latente nell'Anima del popolo tedesco. Nella nostra fiaba appareun Div, termine che può essere considerato quale forma distortadella parola «divino». In Abissinia, per esempio, la medesima entità,che qui sta per Div, si chiama Zar. Le donne che cadono nelle grinfiedi tale forza, sono dette «le spose di Zar» e per guarirle da tale stato

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di possessione vengono praticate danze rituali. Seconde le credenzepopolari, una donna non dovrebbe star sola perché, senzacompagnia, rischia di cader preda di un amante fantasma, uno Zar,che non consentirà più agli uomini di avvicinarla.Nella nostra fiaba, chi rivela il segreto che la pelle in questioneviene da una pulce è uno schiavo, una figura che spesso funge daschermo per le proiezioni di un livello di consapevolezza basso o diuna mente ingenua, poco civilizzata. Il tipo di tradimento che si trovaqui - uno schiavo o comunque un individuo di bassissimo rangoche, borbottando, viene ascoltato da un fantasma o da una strega -

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corrisponde a un motivo assai diffuso. In alcune versioni del medesimomotivo, lo schiavo, per esempio, sussurra il segreto a una cannache a sua volta lo rivela ad altre persone. In altre versioni ancora,un pastore taglia la canna per fabbricarsi un flauto la cui musicarivela il contenuto del segreto.Quando si attiva un complesso inconscio, è impossibile fermarlo.Si insinua ovunque. Persino persone completamente ignare dellaquestione costellata intorno a un determinato complesso che affliggeun parente o un vicino possono, a causa della forza penetrantee della qualità contagiosa del complesso inconscio, fare deisogni in cui il problema appare chiaramente. Tali caratteristiche deicomplessi dell'inconscio meriterebbero di essere studiate in manierapiù approfondità. Jung stesso mi raccontò una volta la storia diun uomo che aveva notato come ciascun membro della sua famigliafacesse ricorrentemente un determinato tipo di sogno, per poi scoprireche addirittura i sogni di alcuni amici, ospiti nella casa, contenevanogli stessi identici motivi. Esiste quindi ciò che potremmodefinire «l'atmosfera della casa» che permea tutto e arriva anche atoccare l'inconscio di chi non fa parte di quel gruppo familiare. Inbuona sostanza, sembra trattarsi di una connessione profonda, diqualità mitologica, per cui un contenuto pregnante dell'inconscioche dovrebbe esser conosciuto e non taciuto, trova comunque unavia d'uscita.Nella nostra fiaba, la carica energetica e la direzione degli eventinon procedono dall'inconscio verso la coscienza, bensì al contrario.Il Div riesce a intercettare un irrefrenabile flusso segreto dienergia che va verso l'inconscio. Quando l'atteggiamento dominantedi una cultura non è più adeguato, la civiltà perde una partedella sua carica energetica che, a sua volta, finisce nell'inconsciodove contribuisce alla costellazione di una figura compensatoria.Nel contesto del racconto, la figura di compensazione costellata èquella del mendicante, il Div. Il re è obbligato a rispettare la promessafatta in precedenza e a concedergli la mano di sua figlia.Sembra che il re, in modo piuttosto contraddittorio, tenda a mantenerela sua posizione e, al tempo stesso, a indebolirla minando ilproprio potere.Un motivo analogo si trova in un'antica fiaba tedesca che raccontadella figlia di un re molto altezzosa che respingeva tutti i suoicorteggiatori. In un momento di rabbia, il re esclama: «Ora dovrai ac-

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cettare di sposare il primo mendicante che passa». In seguito, il re sitrova costretto a rispettare la propria decisione; invece, nella nostrafiaba, il sovrano cerca un sistema per evitare di mantenere la suapromessa, suscitando la rabbia del Div.

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Ora, il Div rappresenta una forma più arcaica e un'immaginemolto antica di forza divina. Nel nostro racconto la figlia del re appartienea una civiltà con delle caratteristiche ben precise, ma sembrache nell'inconscio l'Anima sia un passo indietro, per così dire, rispettoai parametri collettivi. L'Anima dell'antica Grecia, peresempio, fu spesso rappresentata da una schiava straniera o dallafigura di una principessa proveniente da una tribù straniera più primitiva.Durante il medioevo, l'Anima diventò pagana, con le sembianzedi una dea greca o romana. Chissà se, col tempo, non finiràper assumere una forma cristiana! Allo stesso modo, anche l'Animusspesso tende a rappresentarsi secondo criteri appartenenti a un'epocaprecedente. Nel racconto, infatti, esso appare simile a un'immaginedivina pagana alquanto primitiva. Non dimentichiamo che lanostra fiaba risale a un periodo di grande potere e prestigiodell'Islam, perciò è naturale che l'Animus sia rappresentato da unafigura preislamica, ovvero da un demone pagano.Davanti al tentativo del re di fare marcia indietro e non concederela mano della propria figlia al mendicante, il Div scaglia in ariail suo cappellino dal quale scaturisce una nebbia nera. Gettato giùper terra, lo stesso cappellino ripristina la luce. Sembra che il Div,quale demone della natura e quindi anche del clima, sia in grado diusare il suo cappellino per provocare temporali4. Il legame fra il tempoatmosferico e lo stato d'animo delle persone può essere colto, peresempio, nell'espressione inglese to be under the weather, che rendel'idea di «essere fuori fase», non sentirsi in piena forma. In tuttociò, inoltre, si nota la diversità delle tattiche utilizzate dall'Animus rispettoa quelle adoperate dall'Anima. L'Animus, proprio della personalitàfemminile, tende a creare discussioni burrascose con una notevolecarica emozionale; mentre, nell'uomo, l'Anima produce statiumorali sottili che si esprimono in battute pungenti e distruttive.L'Animus predilige intense manifestazioni di forza bruta. L'Anima, vi-

NOTE4 [[N. d.T.) M.-L. von Franz approfondisce il rapporto fra l'antico dio germanicoWotan, il tempo atmosferico e l'uso del cappello nel suo volume Le visionidi Niklaus von Flùe, Torino, Bollati Boringhieri, 1991.]FINE NOTE

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ceversa, sa usare sistemi più scaltri per ottenere ciò che vuole o, comunque,per far sentire la sua presenza.Il cappello quale copricapo di chi lo indossa, è spesso associatoalla Weltanschauung, la visione del mondo e dei valori fondamentaliche contraddistingue ogni individuo. Nelle fiabe, si possononotare vari tipi di cappelli; un cappello che non ha una formaben precisa è come una specie di nebbia che genera confusione.Altrettanto, un'immagine onirica che ricorre spesso è quella di averei capelli in disordine, indicando così la confusione mentale prodottadall'Animus; analogamente, i complotti che l'Animus ama intrecciarepossono essere paragonati a complicati nodi nei capelli.A volte, l'Animus genera nella donna il desiderio di dire la frasegiusta per creare un certo effetto o colpire un determinato bersaglio,ma spesso alla fine la donna si incarta da sola, per così dire, e nonriesce a pronunciare una parola: sembra quasi che l'Animus amiprodurre atmosfere interiori nebbiose e poco chiare in cui la donnarischia di perdere il proprio orientamento. Il gesto di far scendereuna nuvola o la nebbia su di un paese viene attribuito spesso dalletradizioni popolari anche a nani e giganti, personaggi mitici che in

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qualche modo recano disturbo alla coscienza.Il gesto del Div spaventa il re così tanto che questi non esita piùa consegnargli sua figlia. La figlia, a sua volta, cerca rifugio nellestalle del re dove incontra il cavallo magico che diventerà il fattoresalvifico della sua vita; non dovremmo dimenticare che fu proprio inquelle stesse stalle che le difficoltà del re e della principessa ebberoorigine. A questo punto della nostra interpretazione, il cavallo sembrasignificare una forza bisessuale, ma seguendo lo sviluppo delracconto, vedremo in seguito come, trasformandosi in una bellissimacittà, assuma sempre di più una valenza femminile: la madre assente,la regina, sembra emergere indirettamente nell'immagine delcavallo. Come spesso si può notare nelle fiabe, la figura della madremorta, o per qualche motivo scomparsa, regredisce al livello animaledella psiche dove riappare come istinto soccorrevole della personalitàdella figlia.Jung mi fece notare una volta che i cappelli alti e appuntiti deinani sembrano indicare la spinta insistente di contenuti inconsciche vogliono raggiungere la coscienza. Si potrebbe persino parlare diun simbolo fallico in quanto si tratta di una cosa che tende a emergeree a penetrare un'altra dimensione. Quando appare un cappel-

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lo di questo tipo in un sogno, per esempio, non occorre fare nulla,perché l'immagine ci dice che l'energia è sufficiente perché i contenutiemergano da soli.L'Animus genera spesso un modo sbagliato di riflettere sull'amoreche ferisce il sentimento autentico della donna. Può, per esempio,spingere una donna a domandarsi: Devo o non devo andare aletto con quest'uomo?, invece di chiedersi: Che cosa provo nei suoiconfronti? L'amo veramente?Un atteggiamento sbagliato da parte della coscienza suscitauna forte reazione nell'inconscio che, a sua volta, può dar vita nelladonna a stati di confusione e panico. Come abbiamo già rilevato,il potere magico del Div costringe il re a cedere; questo re quindi incarnaun atteggiamento conscio che, nei confronti dell'inconscio, ètotalmente impotente. Nel contesto della nostra fiaba, si potrebbedire che, se l'atteggiamento conscio del re fosse stato all'altezza dellasituazione, egli avrebbe chiamato un suo mago, per esempio, oavrebbe usato qualche altro sistema per far fronte alla sfida del Div.Analogamente, nella donna, gli attacchi di panico indicano che lacoscienza egoica è debole e, proprio come il nostro re, la donna èincapace di far fronte all'inconscio, poiché teme di esserne sopraffatta.L'animale soccorrevole della nostra fiaba, lungi dall'essere ferocee selvaggio, è piuttosto una bestia addomesticata, rinchiusa inuna stalla. Questo fatto riveste una certa importanza perché indicache il divario fra lo strato animale della psiche e il livello di vita civilizzatanon è eccessivamente grande. Le fiabe di qualsiasi paese possonoessere lette come una sorta di profilo culturale della corrispondenteciviltà. La nostra fiaba, come sappiamo, proviene dalTurkestan, dall'Oriente, dove lo sviluppo culturale progredì a un ritmopiù lento rispetto a quello europeo, caratterizzato da una spaccaturatipica del mondo occidentale- cristiano, dove il divario fra lostrato animale e quello culturale è assai più grande e il livello di tensionefra gli opposti maggiore. Da questo punto di vista, il mondoorientale ha evidenziato una saggezza superiore; allo stesso tempo,questo minore livello di tensione ha dato vita a un minore potenzialeenergetico. La cultura islamica ha dimostrato uno slancio vitaledavvero grande nel periodo in cui Maometto sostituì il vecchio politeismo

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con il monoteismo, ma ora l'energia a disposizione dello sviluppodella loro civiltà sembra essere di nuovo scarsa.

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L'immagine del cavallo, come abbiamo già avuto modo di osservare,rimanda a una forma di energia bisessuale, come il simbolodell'albero, per esempio. Applicare categorie come «maschile» e«femminile» in casi simili è sempre un tentativo di mettere in evidenzasfumature. Tutto sommato, interpretare l'immagine del cavallocon una certa precisione, risulta difficile; una volpe, per esempio,rappresenta la scaltrezza, la crudeltà e una forma piuttostofredda e triste di rabbia. Ma il cavallo è semplicemente immagine diforza e di potere. Sembra che i cavalli abbiano una sensibilità specialenei confronti del mondo dei fantasmi ed è facile che cadano inuno stato di panico. In fondo, il cavallo rimane un'immagine simbolicadella forza, una forza che ci può trasportare con sé in modosoccorrevole, se la coscienza sa mettersi in relazione con essa.Nella nostra fiaba appare più volte il motivo del mendicante. IlDiv, la ragazza e il re stesso passano tutti quanti per l'esperienza diessere ridotti al livello di un questuante. Nella fiaba /( re Bazza diTordo, che abbiamo già citato, la ragazza altezzosa deve accettareun'esperienza di umiliazione per poi sposare un povero accattone.Ma in seguito, il mendicante rivela la sua vera identità, quella di unre che si era presentato nelle vesti di un povero per aiutare la ragazzaa redimersi. Il primo passo del processo di redenzione consistenell'accettare l'esperienza di umiltà. Il re e il mendicante sonodue facce della stessa medaglia, ognuno a compensazione dell'altro.Nel racconto, il Div emerge dallo stagno quale forma di compensazionedell'atteggiamento esageratamente altezzoso del re.Usualmente, tendiamo ad associare termini come «alto» e «sopra»con la coscienza, mentre «basso» e «sotto» sembrano avere a che farecon l'inconscio. Se adottiamo un punto di vista più in armoniacon la natura stessa, vediamo quanto sia unilaterale un'interpretazionedel genere. Secondo un punto di vista arcaico, il mondo, o, meglio,questa nostra sfera intermedia, corrisponde alla coscienza,mentre il cielo in alto e il mondo infero in basso corrispondono a diversiaspetti dell'inconscio. Una persona che vive «con la testa fra lenuvole» non è certo molto conscia. La questione rimane comunquecomplessa e non si possono attribuire con troppa facilità significatia ciò che sta «sopra» rispetto a ciò che sta «sotto». In un quadro arcaico,si presta più attenzione al modello degli istinti: la sfera in altocontiene gli archetipi in quanto elementi spirituali, mentre al disotto del mondo in cui vivono gli umani, si trovano gli archetipi qua-

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li immagini degli istinti biologici. Sia il mondo sopra che quello sottocorrispondono all'inconscio e si tratta quindi di immagini archetipichedi due aspetti della medesima realtà.Il Cristianesimo delle origini nacque come compensazione neiconfronti di una situazione culturale di degrado in cui gli esseri umanivivevano come in una specie di palude, per così dire, rischiando discendere a un livello inferiore a quello degli animali. Per questo motivoi sogni dei primi cristiani contenevano il motivo della salita versoil cielo, per mezzo di una scala, per esempio, per raggiungere lasfera della spiritualità. Si trattava di un necessario processo di compensazione.Nella nostra situazione attuale abbiamo esagerato nell'andaretroppo in alto, allontanandoci, per mezzo della razionalità, la

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scienza e la tecnologia, dagli istinti. E spesso i nostri sogni, per riequilibrarequesta situazione, contengono il motivo della discesa versouno strato psichico più vicino alla saggezza della natura.Altrettanto, le varie immagini della grande dea- madre non sononecessariamente da associare alla terra, come per gli antichi greci.Secondo gli antichi egizi, per esempio, la divinità della terra era maschile;e, di conseguenza, le questioni spirituali furono viste e consideratequali realtà concrete e non eteree.L'emergere del Div dallo stagno sembra indicare che il principiodominante della cultura rappresentata dal re si era allontanato eccessivamentedalla fonte istintuale della saggezza. Per questo motivo,l'autentico fattore di redenzione sarà un animale: il cavallo. Tuttii personaggi umani della fiaba avevano assunto, prima o poi, una posizionetroppo elevata e lontana dagli istinti e, per questo, devono accettaredi essere umiliati, di diventare dei poveri mendicanti, per poteressere redenti. Probabilmente tutti noi abbiamo provatol'esperienza di cadere molto in basso, e di continuare a precipitare,finché non abbiamo toccato il fondo che ci ha dato la forza e la spintaper risalire. Così, anche i personaggi della fiaba prima di poter risalire,devono scendere per essere «Divinizzati» e acquisire quel cheil Div possiede: un più intimo contatto con la natura. Nel contesto diquesto racconto, però, il Div è esclusivamente negativo; rappresentauna forza che divora la vita umana lasciando una scia di distruzionedietro sé.Un altro importante motivo che si trova nella nostra fiaba è quellodella fuga. Questo motivo compare in varie fiabe dove lo scapparevia da un demone rappresenta l'unica soluzione possibile. Ci so-

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no situazioni nella vita in cui mettersi al riparo dall'inconscio risultaun gesto tanto eroico quanto combattere contro il drago. Fuggiree ritornare nella sfera umana è, a volte, la cosa più difficile che sipossa fare.Gettare delle cose all'indietro, senza neanche guardare dove vadanoa finire, corrisponde al gesto pagano di offrire sacrifici all'innominabile,intangibile dio ctonio. È un modo per venerare quelleforze oscure che non possiamo guardare in faccia né affrontareapertamente. Si tratta di un gesto che è in contrasto con l'imperativocristiano che ci obbligherebbe ad affrontare ogni sfida direttamentee a viso scoperto. Dal punto di vista psicologico, è importantericordare che esistono realtà oscure dotate di carattere numinosonei cui confronti possiamo soltanto offrire sacrifici, riconoscendo ilpotere che posseggono. La psicologia dello psicotico è illuminante daquesto punto di vista: fra i suoi contenuti psichici ci sono realtà cosìoscure che non sarebbe affatto consigliabile cercare di portarle allivello della coscienza. Come nella nostra fiaba, si può soltanto offrireloro un sacrificio, senza guardare indietro. Allo stesso modo, laprincipessa non riesce ad affrontare direttamente il Div e si limita adoffrirgli, a mò di sacrificio appunto, tre cose che rappresentano lasua persona femminile: il fiore, il pettine e lo specchio. Il quarto oggetto,il sale, merita una riflessione a parte.Si dice che le rose hanno delle spine perché, in effetti, non esistel'amore senza che ci siano anche aspetti spiacevoli e dolorosi, comeper esempio commenti velenosi o sentimenti negativi.L'Ombra, la realtà psichica che ora tratteremo, ha una funzionepositiva dotata di istinto vitale che può essere di grande aiuto.L'Ombra è positiva finché rimane nel mondo interiore, senza creareproblemi fuori, nel mondo esterno, dove è piuttosto la Persona ad

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agire. Il Div si imbatte in ciò che sembra essere l'Ombra o il latooscuro della principessa. In seguito, il Div si trova davanti a una seriedi cose che sono, per così dire, difficili da masticare, nel sensoche richiedono tempo e energia per essere digerite. Ma, in pratica,che vuol dire tutto questo?La possessione da parte dell'Animus si manifesta a volte cometendenza a criticare tutto e tutti. Ciò che rende questo problema delicatoè il fatto che spesso l'Animus ha perfettamente ragione; l'errorerisiede non nella sostanza della critica ma nel fatto che spesso sisbaglia nella scelta della situazione in cui viene espressa. Un meto-

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do utile per fermare i grandi dibattiti interni e le critiche che, senzaposa, l'Animus produce, consiste nel rivolgersi direttamente a lui,dandogli così «qualcosa da masticare»: dal momento che sei cosi fanaticamentepreoccupato per ciò che non va e di come le cose dovrebberoandare, proviamo a esaminare la MIA ombra. L'effetto interioredi una mossa del genere da parte di una donna, le può esseredi notevole aiuto purché faccia un atto di discernimento per megliocapire ciò che lei stessa (e non l'Animus in lei) pensa veramente.Nelle donne, il desiderio di essere perfette non è così pronunciatocome negli uomini, ma in presenza di una realtà di Animus moltoforte, anche l'Ombra si rafforza notevolmente. Se una donna riescea superare la resistenza nei confronti di una possibile presa dicoscienza della propria Ombra, il confronto fra queste due istanze,l'Animus e l'Ombra, può rappresentare un'occasione d'oro per crescerein consapevolezza. In questo modo la donna può acquisire unaforma di obiettività «maschile» nei confronti di ciò che succede dentrodi lei. È questione di riuscire a distinguere fra se stessa e le sueopinioni, ovverosia fra l'Io femminile e l'Animus in quanto istanza delmaschile interiore. Se fallisce in questo compito, sarà destinata asoffrire intensamente i conflitti e le complicazioni di qualsiasi rapportodi amore. Nel processo individuativo della donna, arriva il momentoin cui ella deve consapevolmente sacrificare il potere che hanei confronti di un uomo per via della proiezione di Anima che cadesu di lei. La donna deve sacrificare una sorta di identificazione conqueste proiezioni per acquisire una vera personalità individuale.Secondo Jung, il potere riempie il vuoto lasciato da una carenza diamore5. Per via di un processo di contaminazione interna, le donneche hanno un Animus molto forte dimostrano allo stesso tempo diavere una Persona che agisce quasi esclusivamente in base a questionidi prestigio, istanza psichica che desiderano proteggere. Diconseguenza si trovano implicate in un grosso problema di potere.Ora facciamo alcune considerazioni sul sale. Nella tradizione alchemica,il sale è un'immagine della saggezza, ma allo stesso tempoindica l'amarezza. D'altronde, il sapore amaro dell'acqua marina

NOTE5 Scrive Jung: «Se domina l'amore, non c'è volontà di potenza, se domina lapotenza, non c'è l'amore. Un elemento è l'ombra dell'altro» [(JV. d.T.) (1916-1928), «Due testi di psicologia analitica», in Opere, vol. VII, Torino, Borin-ghieri, 1983, pp. 54-55).FINE NOTE

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è dovuto alla sua componente salina. Le caratteristiche del sale includono,oltre alla saggezza e all'amarezza, il senso dell'umorismo e

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la qualità di Eros6. Secondo Jung, tutte queste caratteristiche si costellanointorno a ciò che potremmo chiamare la specifica modalitàfemminile di provare il sentimento di amore. Dal punto di vista femminile,una delusione d'amore porta la donna o ad amareggiarsi oad acquisire saggezza con lo sviluppo del senso di umorismo e diironia. Sembra che Eros sia sempre, in qualche modo, accompagnatodal rischio di una delusione. Accettare una delusione senzaabbandonarsi all'amarezza è il vero segreto della saggezza dell'amore7.Fra gli oggetti che la ragazza getta dietro di sé troviamo anche unpettine, che serve a mettere in ordine i capelli e che simbolicamenterimanda alla capacità di organizzare i propri pensieri. La nostrafiaba racconta che il pettine subisce una trasformazione e diventauna montagna, immagine che esprime eloquentemente la mole dimateriale che una donna deve offrire all'Animus per tenerlo occupatoe evitare che interferisca troppo nella sua vita.Lo specchio è, naturalmente, uno strumento di riflessione che cirestituisce ciò che di noi può essere visto dall'esterno. Allo stessotempo, rappresenta una pausa di riflessione su noi stessi, sulle nostrereazioni nei confronti degli altri e sulle reazioni degli altri versodi noi, ci dà la possibilità di conoscerci meglio. Quando una donnariesce a fare i conti con l'Animus, riflettendo sul ruolo che ha nellapropria vita, l'Animus «annega» in queste riflessioni, mentre la donnaevita di fare una simile fine. Ora bisognerebbe riflettere su unadomanda importante: nella nostra fiaba, la ragazza sacrifica gli og-

NOTE6 Si veda C. G. Jung (1955-1956), «La personificazione degli opposti» inMysteriwn coniunctionis, Opere, vol. XTV, t. 1, cap. 3, Torino, Boringhieri,1989-1990.7 Jung scrive: «La delusione, in quanto shock subito dal sentimento, non èsolo fonte di amarezza, ma è anche il più potente incentivo alla differenziazioneaffettiva. Il fallimento di un progetto amoroso, il comportamento diuna persona amata che non corrisponde alle nostre attese, e così via, possonocontenere un impulso verso un'esplosione emotiva più o meno brutale,o verso una modificazione o un adattamento del sentimento e, con ciò,verso una più alta evoluzione. Tale evoluzione culmina nella saggezza allorchéal sentimento si associano la riflessione e la conoscenza intellettuale.La saggezza non è mai violenta: là dove essa domina, nessuna delle duefacoltà opera violenza sull'altra» [(JV. d.T.) (1955-1956), «Mysterium co-niunctionis», in Opere, vol. XIV, t. 1, Torino, Boringhieri, 1989-1990, p. 237).FINE NOTE

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getti in questione (il fiore, il pettine, lo specchio e il sale), o piuttostoli butta via?Fra la semplice eliminazione di una cosa e l'atto di sacrificarla,che fin dai tempi pagani aveva una sua importanza rituale, esisteun'enorme differenza. Ciò induce a considerare una seconda questione,ugualmente importante. Poiché era stato il cavallo a dire allaragazza di portarsi appresso gli oggetti ricevuti e di gettarli poi dietrodi sé, chi dobbiamo intendere che gestisca la situazione? Laragazza (l'Io) o, piuttosto, il cavallo (la sfera degli istinti)? Infine, perchédirimere la questione è così importante?L'atto di sacrificare una cosa è fondamentale per capire esattamentedi che si tratta. Un vero sacrificio lo si compie con grande decisionee senza stabilire nessun tipo di contropartita; per poter farequesto dobbiamo essere mossi da una potenza superiore all'Ioche viene esperita quale forma di imperativo interiore che ci fa sentire

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l'obbligo di compiere un sacrificio. Nel linguaggio della psicologiadi Jung, diremmo che si tratta del Sé, il centro regolatore dellapsiche. C'è una sorta di identità fra chi offre un sacrificio e la cosache viene sacrificata: diventiamo ciò che sacrifichiamo perché ciòche sacrifichiamo è un pezzo di noi stessi e, pars prò tota, ci rimettiamoal Sé. Quando la ragazza del nostro racconto sacrifica ciò chele è caro, ha la possibilità di rendersi conto di ciò che dà alla sua vitaun vero senso di valore.Torniamo per un attimo a riflettere ancora su un'osservazionefatta in precedenza a proposito della necessità, in certe situazioni, disaper semplicemente voltare le spalle e andarsene via da alcune situazionidi tensione e di conflitto. Non si tratta affatto di una merascappatoia per evitare la responsabilità davanti al conflitto.Ovviamente, ci sono persone che utilizzano degli espedienti razionaliper evitare di fare i conti con il proprio lato oscuro e di affrontare unconflitto interiore. Ma, prima di poter prendere la decisione di fuggire,bisogna aver autenticamente sentito la forza del conflitto inquestione. Nel caso del dilemma della principessa della nostra fiaba,si tratta davvero di una questione di vita e di morte. La ragazza hadi sicuro sperimentato tutta l'intensità del conflitto e, grazie al suoistinto rappresentato dal cavallo magico e dagli oggetti che questi leha affidato, ha i mezzi per affrontarlo.Nel corso della nostra vita quotidiana, è lecito scansare certi conflittifinché non ci sentiamo abbastanza forti per affrontarli, ma pri-

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ma o poi bisogna cercare una soluzione definitiva. Molte donne sitrovano a vivere una specie di tortura per via della voce dell'Animusche rivolge accuse e insulti di ogni genere: La tua vita è stata un fallimentototale o Ormai la tua vita è finita ed è troppo tardi per farequalcosa di significativo sono frecciate tipiche dell'Animus. Unapossibile soluzione è di tagliare corto e rispondergli: Va bene, saràpure così Ora, non ne parliamo più! In questo modo una donna evitadi sprecare energia e può voltare le spalle al conflitto e occuparsidi qualche altra cosa. Si tratterebbe di usare la soluzione della fiaba,di gettarsi alle spalle una cosa che terrà occupato l'Animus e nelfrattempo la donna sarà libera di proseguire la sua vita senza chequesti possa impedirglielo.Nella nostra fiaba si riscontra il motivo della pausa per riprendersiLa principessa arriva davanti alla capanna della coppia di anzianiche le permettono di passarvi la notte e riprendere le forze. Laragazza è talmente sfinita che si addormenta fuori dalla capanna, cosicchéil falco si ferma sulla sua testa e permette al re cacciatore diincontrarla e di sposarla. I due anziani rappresentano per la principessail suo primo incontro con figure positive di padre e di madre.Con loro incontra sia la saggezza dello spirito che la saggezza dellaterra. È impossibile non pensare alle figure di Filemone e di Bauci, idue pii vecchi che nella loro casa danno accoglienza a Zeus edErmes, senza sapere che si tratta delle due divinità dell'Olimpo. Inseguito, la coppia verrà risparmiata dagli dèi durante il diluvio chedistruggerà il resto dell'umanità. Nel Faust di Goethe, invece, l'inflazionedel protagonista lo porta a uccidere due anziani per derubarlidella loro terra8.Le istanze che noi chiamiamo Animus e Anima sono in gran partesovrapersonali e, a differenza dell'Ombra che attiene alla sferadell'inconscio personale, fanno parte di quella sfera «divina» chechiamiamo inconscio collettivo. Perciò ogni possessione da partedell'Animus o da parte dell'Anima è in effetti una subdola forma di

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inflazione. Le critiche avanzate dall'Animus, per esempio, si basanoquasi sempre su delle verità di carattere collettivo o generale. Si trattadi critiche che toccano aspetti di vita che non dipendono dall'individuo.Perciò ogni identificazione con l'Animus rappresenta una

NOTE8 Si veda in proposito Edward Edinger, Goethes Faust: Notes fior a JungianCommentari), Toronto, Inner City Books, 1984.FINE NOTE

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forma particolare d'inflazione, diversa dalle forme più evidenti, manon per questo meno fastidiosa. L'effetto benefico dell'incontro fra laragazza della nostra fiaba e i due anziani dipende proprio dalla grandeumiltà dimostrata da quest'ultimi. L'accettazione di un atteggiamentodi umiltà serve a uscire da uno stato di identificazione conl'Animus che spinge una donna ad andare in giro spiegando agli altricosa devono fare e come si dovrebbero comportare. In questostato la donna crede di essere nella posizione di poter dispensareconsigli a tutti. È uno stato pseudo- divino e, quindi, un'inflazionedell"/o bella e buona. È essenziale, per uscire da uno stato del genere,ammettere di non sapere cosa si debba fare, o dichiarare di aversbagliato o di aver mancato qualche obiettivo nella vita. Non appenala principessa raggiunge un livello sufficientemente basso, diventandoin effetti la figlia dei due mendicanti, cade in uno stato diincoscienza (si addormenta) che a sua volta permette che una vitanuova la raggiunga. Quando una persona occupa una posizione incima alla montagna, l'acqua scorre verso il basso e si allontana, mase uno occupa una posizione in basso, in una vallata per esempio,l'acqua non fa nessuna fatica a raggiungerlo.L'uccello che si posa sulla testa della ragazza è il falco del re, unuccello cui in Oriente si riconoscono caratteristiche regali e divine.Sembra proprio che la ragazza venga prescelta dallo spirito per diventarela sposa del re. Nel contesto della nostra interpretazione, emantenendo un punto di vista femminile su tutta la vicenda, dovremmoconsiderare il re come la rappresentazione di un'altra figuradi Animus, ma qui si tratterebbe di una vera forza spirituale e nonsemplicemente di un elemento in contrasto con la vita femminiledella donna.Tendiamo a pensare allo spirito e alla natura e, se vogliamo, alLogos e all'Eros come a degli opposti in senso assoluto. Naturalmentele cose non stanno così. Un autentico atteggiamento spirituale, noncontaminato dalle caratteristiche negative dell'Animus, come fin quiabbiamo riscontrato, non è affatto in opposizione a una vera vitalitàfemminile. Al contrario, è un fattore in grado di donare a una donnauna forma di comprensione obiettiva, una forza creativa che, a suavolta, diventa fonte di ispirazione per gli uomini che questa donna incontrerànel corso della propria esistenza. L'Animus positivo aiutauna donna ad avere un atteggiamento creativo e obiettivo verso la vita.Una donna che è esclusivamente «donna», senza integrare il com-

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plemento maschile dell'Animus, dimostra una forma di inerzia. Lemanca lo slancio attivo, creativo e intraprendente che il contatto conl'Animus positivo le potrebbe donare. Con la risoluzione dei vari problemiche l'Animus negativo comporta, una donna entra a fare parteattiva dello spirito nuovo del suo periodo storico. Spesso, come è

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accaduto alle origini del cristianesimo, sono proprio donne del generea essere tra i primissimi rappresentanti di queste nuove espressionidello spirito dei tempi. Nella nostra fiaba, un nuovo re occupala scena: egli corrisponde all'immagine di un nuovo atteggiamentodominante al livello collettivo.Sembra che la mente femminile o, se si vuole, l'Animus nelladonna, sia meno condizionata degli uomini nei confronti delle tradizioni.Di conseguenza, sono spesso le donne ad aprirsi a nuoveidee e a sposare nuovi movimenti. Per la psicologia femminile, nonesiste una filosofia o una teoria della vita che rivesta la stessa importanzache una simile teoria può assumere nella mente maschile.Capita spesso che gli uomini siano estremamente legati a unaspecifica Weltanschauung, mentre le donne dimostrano grande facilitànell'assorbire nuove idee. Naturalmente, anche qui si riscontraun aspetto di Ombra: in alcune situazioni sembra che le donnenon siano profondamente convinte di ciò che vanno professando.Ma, in ultima analisi, le questioni che contano di più per le donne,più di qualsiasi posizione teorica, sono proprio quelle che hanno ache fare con l'amore e con il senso della relazione.Conoscevo un professore di fisica che, ascoltando alcune nuoveteorie relative al proprio campo di ricerca, si spaventò al punto di dichiarareche, se avesse scoperto che tutte quelle novità fossero statevere, si sarebbe addirittura impiccato! L'idea di dover accettareche tutto ciò che aveva insegnato già da tanti anni non corrispondessepiù al vero sarebbe stata per lui insopportabile. È naturale,credo, che un uomo sia molto più legato alla proprie posizioni teorichedi quanto non lo sia una donna. L'impatto che la messa in discussionedella propria visione della vita può avere su un uomo èparagonabile a un vero e proprio terremoto.Le donne, in virtù del loro rapporto flessibile con le idee e con leposizioni teoriche, sono in grado di dare un contributo molto significativoal rinnovamento degli atteggiamenti collettivi. L'Animus diuna donna può dimostrare una certa rigidità, ma in genere la psichefemminile possiede l'elasticità necessaria ai processi di rinnova-

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mento. Se la donna ha un complesso paterno positivo, non sarà contentadi occuparsi esclusivamente degli aspetti fisici e materiali dellavita, ma sarà particolarmente capace di affrontare le grandi questionispirituali della sua epoca. Per questo motivo, una donna cheabbandona il percorso femminile tradizionale per sperimentareaspetti di vita meno superficiali, propria come fa l'eroina della nostrafiaba, diventa l'incarnazione di un principio femminile in grado dioccupare una posizione alla pari con quella del principio dominanterappresentato dal re. Diventa regina.La ragazza sposa il re, ma, come succede spesso nelle fiabe orientaliin cui ogni conclusione dà vita a nuovi sviluppi, così anche nelnostro racconto si compie una svolta verso nuovi scenari. La nuovaregina rimane incinta e il re, che parte per una battuta di caccia,chiede di poter portare con sé il cavallo magico, dal momento che difficilmentela sposa ne avrà bisogno. La prima reazione della regina èquella di paura, ma il cavallo magico la tranquillizza donandole unciuffo di peli strappati dalla sua criniera. In caso di necessità, la reginadovrà bruciarli e lui subito arriverà in suo soccorso.Perché il re deve allontanarsi? Non abbiamo una risposta definitivaa questa domanda, ma sembrerebbe che alcuni aspetti della vitaconcreta della coppia, o del regno, non siano stati risolti in modosoddisfacente o completamente integrati. Qualcosa di simile succede

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a volte in analisi: una persona sospende la cura analitica convintadi aver finito il proprio lavoro, per poi accorgersi, di lì a poco, che cisono parti della personalità che devono ancora essere integrate, eche ci vuole un maggiore ampliamento della coscienza. Tornando alre della fiaba, l'unica cosa che di lui sappiamo di sicuro è che possiedeuna grande passione per la caccia. Possiamo ipotizzare che nonsia soddisfatto della sua casa o che sua moglie incinta lo annoi.Malgrado l'apparente risoluzione della fiaba, con il matrimonio fra ilre e la regina e la gravidanza, rimane nella personalità del re una sortadi irrequietudine che, dal punto di vista dinamico, potrebbe rappresentareuna forma di compensazione nei confronti della naturaleinerzia femminile della regina.La partenza del re con il cavallino magico indica che egli sottrae,dal regno e dalla coppia, la forza vitale in grado di trascinare le persone.Nella vita, certi individui hanno necessità di espandere la propriapersonalità ed è più probabile che una persona del genere si imbattain pericoli e difficoltà piuttosto che altri di carattere più debole.

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Sembra che ci sia un elemento nella personalità di tali individui chetende a cacciarsi nei guai per utilizzare appieno l'energia a disposizionedella propria realizzazione. L'irrequietudine del re è una manifestazionedi questa forza vitale che, infatti, cerca espressione nellacaccia e nella ricerca di nuove avventure da affrontare.E la regina? Anche lei sta covando qualcosa. Anche lei dimostrauna certa inquietudine. In situazioni del genere, quando la vita diuna persona comincia ad assomigliare a un cavallo che scalpita, sipuò essere abbastanza sicuri che si tratta di una gravidanza psichicae, in situazioni del genere, la pazienza è fondamentale. Sel'Animus cerca di esprimersi senza rispettare i tempi necessari, finiràper mostrare i propri lati negativi. Se il re fosse rimasto a casa, seavesse dimostrato maggiore pazienza, probabilmente avrebbe potutoaffrontare e sconfiggere il Div. Ma spesso l'Animus si comportaproprio così: dimostra scarsa pazienza e spinge la donna a credereche debba prendere una decisione subito, senza aspettare che la psichegravida partorisca i propri sviluppi al momento opportuno.Così il Div coglie l'occasione per vendicarsi, falsificando la letteracon la quale la regina comunica al re la nascita dei gemelli, ealtrettanto la lettera contenente le indicazioni del re per il trattamentodella regina. Qui l'Animus negativo assume una nuova modalitàmediante cui interferisce con i messaggi che arrivano dall'inconscioalla coscienza e viceversa. In pratica, una donna è quasisempre in grado di capire col cuore ciò che le viene detto. Ma piùtardi, magari dopo qualche ora, può cominciare ad insospettirsi, adomandarsi perché quella certa frase sia stata pronunciata in undeterminato modo e che cosa significasse quella certa inflessione divoce... L'Animus riesce a intercettare il messaggio e a iniettarvi ilsuo veleno.Il Div modifica la lettera della regina in modo tale che il messaggioper il re, in luogo dei gemelli, comunichi la nascita di un cane edi un gatto. Modifica anche la lettera di risposta indicando che la reginavenga umiliata e cacciata in disgrazia fuori dalla città. In tuttoquesto riscontriamo un perfetto esempio di come opera l'Animus negativo;è una potenza psichica in grado di distruggere ciò che nascedalla vita interiore della donna e di annientare un suo sviluppo significativo.Per raggiungere questo scopo, l'Animus negativo utilizzala strategia del «nient'altro che» riducendo ogni questione importantea qualcosa di trascurabile, insinuando l'idea che si tratti di cosa di

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poco conto. Questo tipo di Animus fa sì che la donna rischi di diventarela peggior nemica di se stessa e della vita futura che portadentro di sé.Nel medioevo, la pratica di collocare una donna sul dorso di unasino, rivolta all'indietro, e poi di cacciarla dalla città, fu riservata achi era accusata d'essere una prostituta. Parrebbe che l'Animus stiaoperando affinché la regina arrivi ad avere una tale opinione di sé.Nel deserto, il Div rivela la sua intenzione di mangiare la regina e isuoi figli, ma la donna dimostra prontezza di spirito e astuzia, convincendoil suo persecutore che, per un piatto prelibato, sarebbestato meglio allestire un fuoco adatto a cucinare i gemelli che desideravamangiare per primi. Nella vita pratica, una strategia del genere,cioè l'apparente accettazione di ciò che l'Animus dice, può funzionare.Se l'Animus, per esempio, insinua il pensiero del tipo: Miomarito non mi ama più, una donna può in apparenza accettarne l'idea,rispondendo: Ma, forse, io non merito di essere amata in questomomento. Qualche volta questo serve a ridare alla donna un sensodi pace; e le permetterà, in seguito, di stabilire il contatto con ciò cheautenticamente sente e di riconoscere che tutto il resto altro non erache un chiacchiericcio dell'Animus.Nella nostra fiaba, la regina fa appena in tempo a bruciare i pelitolti dalla criniera del cavallo magico quando il cavallo appare,pronto ad aiutarla. Questo brano della fiaba fa pensare alla questionedella relatività del tempo e dello spazio nell'inconscio: ciò chesembra essere molto lontano può in effetti esserci vicino se vediamoil legame e la connessione con esso. Un fenomeno simile si verifica,per esempio, nei casi di telepatia mentale.Il cavallo annuncia che è giunto il momento di lottare direttamentecontro il Div ma che la regina, che non potrà essere testimonediretta dello scontro, verrà a conoscenza dell'esito del combattimentodal colore della schiuma che si produrrà. La schiuma rossaindicherebbe la sconfitta del cavallo e la vittoria del Div, mentre quellabianca indicherebbe l'esito opposto. Dopo il combattimento, la ragazza,convinta di vedere una schiuma rossa, sviene di colpo. Ma,quando si riprende e vede che la schiuma è di fatto bianca, la reginaviene a sapere dal cavallo che i suoi problemi con il Div sono statirisolti una volta per tutte. Il cavallo spiega alla regina che ora dovràucciderlo e le dà indicazioni precise di come dovrà utilizzare levarie parti del suo corpo. Naturalmente, la regina non vorrebbe uc-

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cidere il cavallo magico che le ha salvato la vita, ma alla fine superale proprie resistenze e segue le istruzioni ricevute.Il fatto che la regina non sia coinvolta direttamente nel combattimentoè di notevole importanza: il vero scontro avviene tra due poterisovrapersonali, un motivo che troviamo sovente nelle fiabe. Unafiaba nordica, per esempio, racconta di una donna che, dopo esserestata cacciata da casa sua, sposa il dio della luna. Ma la donnacommette qualche peccato e di conseguenza viene ripudiata dal marito.In seguito, sposa un Kali uno spirito malvagio che divora gli uomini,e, quando la ragazza si rende conto che il Kali le ha divorato ilfratello, riesce a scappare con l'aiuto di una volpe. Scappa verso ilcielo fino a raggiungere la stella polare che rappresenta il supremodio buono, fatto comprensibile in un mondo in cui la stella polare èdi fondamentale importanza per le diverse attività della gente. Ma il

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Kali non smette di inseguirla, insistendo perché lei torni da lui. Pertutta risposta, la stella polare chiude il Kali in una scatola, nellaquale si scatena una terribile bufera di neve. Quando la stella polareapre la scatola e chiede al Kali se sia sempre del parere di doverriavere sua moglie, lo spirito maligno insiste che sì; l'intero procedimentosi ripete una serie di volte, sempre con maggiore veemenza,finché il Kali non si arrende. Avendo così sistemato il Kali, la stellapolare dà il permesso alla ragazza di tornarsene a terra. Ma, purtroppo,la ragazza, dimentica di offrire un sacrificio alla stella polaree alla sua morte non potrà più tornare in cielo a causa dell'offesarecata al dio buono.Ogni serio conflitto che coinvolge l'Animus tocca questi profondistrati archetipici della psiche, dove sembra che sia perennemente incorso una lotta fra il dio della luce e il dio dell'oscurità. Per tale motivodobbiamo cercare di uscire dal coinvolgimento diretto nel conflittoe di accedere a un punto di vista che ci permetta di osservarloe di renderci conto obiettivamente di quel che succede. Se una donnaprova a farsi coinvolgere direttamente nel conflitto fra il bene e ilmale, rischia di essere catturata dall'Animus e di rimanere sua prigioniera.La sua vera responsabilità è verso la vita e il suo dovere èdi garantirne la continuità.Secondo una certa tradizione persiana, soltanto gli uomini hannol'obbligo di impegnarsi a combattere contro la divinità oscura. Ledonne, d'altro conto, devono garantire che la vita vada avanti e chele relazioni fra le persone rimangano in piedi. Sembra che le donne

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siano chiamate non tanto a lottare contro il destino, quanto a soffrirnele conseguenze. Tornando alla nostra fiaba, è importante notareche la regina, al momento decisivo, sviene; così perde l'eventopiù significativo di tutta la vicenda.Fino a questo punto della storia non era ancora arrivato il momentopropizio perché il cavallo accettasse il combattimento. Il fattodi affrontare la lotta contro il Div pare avere a che fare con la maternitàdella regina e con la nascita dei gemelli, i quali rappresentanonuove possibilità.Il quaternio all'inizio del racconto aveva la seguente forma:primo re” è collegato a destra a “principessa” e in basso a “cavallo”; “principessa” è collegata in basso a “Div” e “Div” a sinistra a “cavallo” che si ricollega in alto a “primo re”.PRIMO RE---------PRINCIPESSACAVALLO---------------DIV

Ora la nuova situazione potrebbe essere rappresentata nel seguentemodo:come sopra “secondo re” si collega a destra a “regina”, “regina” in basso a “l’ altro gemello”, “l’ altro gemello” a sinistra a “uno dei gemelli” e “uno dei gemelli” in alto di nuovo a “secondo re”.SECONDO RE----------- REGINAUNO DEI GEMELLI----- L'ALTRO GEMELLOFINE SCHEMA

Ecco la nuova forma che ha assunto l'Auseinandersetzung, il confrontofra gli opposti. Il cavallo (la forza della vita) e il Div (la forza dellamorte) si neutralizzano a vicenda. Non era pensabile che il cavallosi lasciasse coinvolgere in un vero combattimento con la forzadella morte finché non esisteva una nuova possibilità di sostenere emandare avanti la forza vitale. La nuova possibilità entra in scena

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con la nascita dei due figli del re e della regina. Il cavallo, in quantoanimale, ha un legame con il Div ma, dopo l'uccisione dello spiritomaligno, esso viene trasformato in ciò che rivela la sua autentica natura:un bellissimo giardino.Una fiaba siberiana racconta di una ragazza che viene inseguitada una gigantesca bocca. La ragazza incontra tre principi che la stavanoaspettando e che la invitano a scegliere uno di loro per marito.In questo racconto l'Animus ha il ruolo positivo di spronare la ragazzaperché vada avanti finché non incontri la propria vera identità.Il percorso individuativo delle donne comporta, in modo particolare,l'accettazione della sofferenza che comunque deve essere vissuta nel

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modo giusto. Si tratta di captare i movimenti di libido nell'inconscioche permettono alla donna di accettare la sofferenza fino al puntogiusto, senza esserne sopraffatta. In questo modo, nella psiche femminilepossono emergere nuove forme di consapevolezza.Il cavallo dispone che, dopo la sua morte, la regina dovrà sistemareognuna delle sue zampe secondo ciascuno dei quattro punticardinali; che dovrà gettare la sua testa da una parte, buttare via lesue interiora e infine mettersi seduta, assieme ai suoi figli, sotto lesue costole. Qui si riscontra un altro motivo fiabesco assai diffuso:il motivo dell'uccisione dell'animale soccorrevole. Una fiaba raccontadi una volpe che, una volta prestato l'aiuto alla protagonista,chiede che le vengano tagliate la testa e le zampe. La volpe si trasformapoi in un bel principe, ormai liberato dall'incantesimo che loteneva prigioniero. L'animale, una volta ucciso e trasformato in formaumana, di solito spiega di essere stato vittima di un sortilegio edi aver sentito necessità di far uccidere la forma animale che era diventatala sua prigione.Una donna che sogna la propria natura femminile in forma animale,per esempio sotto forma di gatto o di mucca, non potrà integrarequesta dimensione, ma dovrà accettare semplicemente di stabilireuna relazione con essa. Se la sua natura femminile dovesseapparire in forma divina, si ripresenterebbe il problema dell'impossibilitàdi integrazione e della necessità di coltivare una relazione conquesta forma. Quando la sua natura avrà assunto, nei sogni, unaforma umana, allora la donna potrà procedere nell'integrazione diquesto aspetto.Quando un contenuto psichico, che una volta aveva una formaumana, si trasforma per via di una maledizione, per esempio, in formaanimale, si tratta in maniera evidente di regressione. In tarda antichità,il rapporto della gente con il principio di Eros fu piuttosto differenziato.In seguito, subentrò un forte declino di sensibilità e, conl'arrivo del Cristianesimo, lo sviluppo naturale dell'Eros nella vita fuarrestato. Il Cristianesimo ha comportato uno sviluppo di altro genere:lo sviluppo della coscienza e della vita psichica su un livelloche, per certi versi alto e nobile, trascurava la vita dell'Anima el'Eros. Basti notare quanto il rapporto con l'Anima nell'antichità fosseraffinato e differenziato rispetto, per esempio, al tipo di relazionecon l'Eros che vigeva durante il Medioevo. Una legenda irlandeseracconta di un capo tribù che era molto preoccupato per l'arrivo di

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«quei maledetti cristiani» che avrebbero messo le mani sulle sue figlie.Decise di gettare una rete sulle teste delle ragazze per trasformarlein sirenette. Queste sirene, esseri che giocano nelle acque e

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cercano di adescare gli uomini, precedentemente erano state umanema, per colpa di un atteggiamento sbagliato da parte della coscienza,regredirono e rimasero bloccate a livello dell'istinto. In manieraanaloga, l'Eros nel Medioevo regredì fino a diventare sessosenza sentimento, un semplice atto animale. Tutto ciò che il rapportosessuale implica in termini di valori spirituali fu trascurato esprofondò nell'inconscio dove prese forma di sirenette, streghe e similiprodotti della fantasia.Un animale che chiede di essere redento dimostra di avere la capacitàdi fare un importante atto di discernimento, dimostra di essersireso conto, per così dire, che negli istinti fisici esiste anche unlato spirituale che può essere umanizzato. Un simile gesto spesso ciobbliga a essere molto critici nei confronti di alcune forme di comportamentoche precedentemente ci erano risultate utili. Esistono,per esempio, forme di autoindulgenza o di vittimismo che richiedonoun atteggiamento critico quando l'atto di discernimento ha evidenziatole possibilità spirituali riposte in tali dinamiche. Molte persone,come i contadini che hanno la fortuna di avere un rapportosolido con la vita degli istinti, riescono a vivere tranquillamente peranni e anni, andando avanti nella vita come se fossero «trasportatedal loro cavallo». Nonostante questo modo di vivere abbia grandissimivantaggi, nasconde, allo stesso tempo, un rischio. Se una personaè troppo in armonia con la terra e ì suoi ritmi, corre il pericolodi restare molto inconscia. Il lato animale viene vissuto con scarsadifferenziazione e tramite un livello di consapevolezza troppo basso.Sembra che sia proprio per questo motivo che, in certe occasioni, l'istintostesso cerca una soluzione nevrotica, tramite una deviazionedalla strada tradizionale, o tramite una scissione. Talvolta è necessarioperché una persona possa diventare maggiormente conscia degliaspetti coinvolti nella vita degli istinti.Le nostre pulsioni non sono del tutto unilaterali, hanno un'altrafaccia: la pulsione al sacrificio. L'istinto quindi contiene in sé unaspinta enantiodromica verso la propria sublimazione. Questa spintadi opposizione che fa parte della dinamica dell'istinto stesso, emergecol tempo. Il combattimento fra il Div e il cavallo è un buon esempiodella naturale scissione della libido che, in ultima analisi,

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rappresenta un'antinomia e contiene in sé la propria contraddizione.Dal momento che la nostra fiaba proviene dal Turkestan, dovel'influsso del simbolismo indiano è molto sentito, occorre ora esaminarel'atteggiamento della tradizione indiana nei confronti del cavallo.Secondo l’ Upanishad9, il cavallo, un animale destinato a esseresacrificato, è una rappresentazione del mondo intero: la suatesta è l'alba e un suo occhio, il sole; il respiro del cavallo è il ventomentre il fuoco universale corrisponderebbe alla sua bocca spalancata.Il pelo dell'animale è l’ Atman e il suo dorso corrisponde al cielo.La sua pancia è l'atmosfera, i fianchi sono l'acqua, gli arti sono lestagioni, mentre il giorno e la notte corrispondono ai suoi zoccoli.Persino la voce del cavallo è parola creatrice. Il luogo del cavallo è ilmare dell'est e il suo contenitore sacrificale è la notte che, a sua volta,rimane nel mare dell'ovest. (Il combattimento nella nostra fiabafra il Div e il cavallo ha luogo in acqua.) È interessante riflettere suquesto testo indiano perché aiuta a capire più approfonditamente ilrapporto fra il Div come spirito della morte, e il cavallo. Il testo descrivecome all'inizio tutto fu sommerso dalla morte e dalla fame,perché la fame è morte. A un certo punto, fu creata l'acqua che è laluminosità stessa, e poi, dall'acqua, furono creati la terra, il fuoco e

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il vento. L'identificazione del cavallo con il mondo è l'espressione diuna grande forza creatrice ed è, allo stesso tempo, un simbolo dellalibido. Gli adepti al sacrificio del cavallo vivono oltre la terra, nelvento, in uno spazio fra la terra e il cielo, uno spazio che è così piccoloe sottile da essere paragonato a una lametta da barba. (Il Séquindi viene descritto come una realtà piccola.)Se adoperiamo come chiave di lettura nei confronti della nostrafiaba il punto di vista indiano, possiamo meglio capire il senso delsacrificio del cavallo. L'animale, ovvero la libido istintuale, diventail suo opposto. Si tratta di un processo naturale di crescita che portaalla mèta dell'individuazione. Il nostro compito consta semplicementenel non disturbare il processo, nell'accompagnarlo concomprensione e con perseveranza. La spinta verso l'individuazioneè parte integrante della nostra natura. Diventare se stessi è, tuttosommato, il processo più naturale che si possa immaginare.Risiede qua la ragione per cui, alla fine della fiaba, il cavallo si tra-

NOTE9 Non ci sono note le fonti dei seguenti commenti sul simbolismo del cavallonegli Upanishad.FINE NOTE

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sforma in un paradiso naturale. Ma, al tempo stesso, bisogna notareche la conclusione del racconto contiene un elemento di incompletezza.Il giardino è un simbolo del grembo materno e, di conseguenza,il cavallo diventa un'immagine di contenimento.L'uccisione del cavallo, nella soluzione indiana, implica l'abbandonodell'animale e sposta tutto fuori dal mondo, in una sfera che èal di là dell'istinto. Una soluzione del genere, per noi, è incompletain quanto fuori dalla realtà. Nella fiaba troviamo anche un altro elementoche indica una sorta di incompletezza: il fatto che la reginapartorisca due gemelli maschi. Viene così a crearsi una costellazionecomposta da quattro esseri umani. Ciò, naturalmente, rappresentauna forma di sviluppo rispetto alla situazione precedentein cui il quaternio comprendeva il cavallo e il Div. Ma si tratta comunquedi una situazione che è sbilanciata a favore del maschilee in cui i figli maschi corrispondono ai germi delle nuove possibilità.Dal momento che la terra è la sfera del femminile, l'assenza di taleelemento sembrerebbe indicare che la soluzione proposta alla finesia di tipo spirituale. È proprio questo che suggerisce la soluzioneindiana, ma una soluzione del genere non soddisfa la stragrandemaggioranza di persone nell'Occidente.Il motivo dei due gemelli, ampiamente presente anche nella tradizionegreca, ha a che fare con il doppio impeto della libido chespinge verso una nuova forma di coscienza, ma che appare in unaforma ancora embrionale e non pienamente calata nella realtà. Dalpunto di vista della psicologia junghiana, si tratta del motivo dellosdoppiamento10, un fenomeno che si manifesta proprio quando uncontenuto inconscio sta per entrare nella sfera della coscienza. Gliopposti, contenuti in questo nuovo elemento e che rimangono fusinell'inconscio, si separano con il superamento della soglia fra il conscioe l'inconscio.Nella nostra fiaba, i due gemelli sono ovviamente due esseriumani e non un cane e un gatto, come il Div cercò di far credere alre. Ciò nonostante, io personalmente non ho mai incontrato una fiabache si concluda in modo veramente completo. Questo fatto non

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NOTE10 Un'elaborazione del tema dello sdoppiamento si trova in M.-L. von Franz,Le tracce del futuro. Divinazione e tempo, Como, Red, 1986, pp. 108 sgg. Siveda anche Edward Edinger, The Aion Lectures: Exploring the Self in C. G.Jung's'Aion", Toronto, Inner City Books, 1996.FINE NOTE

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dovrebbe sorprenderci, dal momento che le fiabe non parlano dell'individuo;ed è soltanto l'individuo che può fare esperienza dellacompletezza, della propria individuazione.Una fiaba è in effetti l'espressione di un modello, è una specie dischizzo delle leggi che governano alcuni aspetti del funzionamentopsichico. La fiaba mostra le direzioni in cui il flusso della libido tendea scorrere nella vita della psiche collettiva. Non esprime il compimentodel processo di individuazione perché, in ultima analisi, èsoltanto nella vita dell'individuo che un simile processo può realizzarsi.Le vere soluzioni ai problemi della vita sono sempre individualie l'individualità è associata all'elemento femminile e alla terra che,come abbiamo già fatto notare, mancano alla fine della nostra fiaba.I due ragazzi, figli del re e della regina, indicano che alla finedella storia il problema dell'Animus è stato spostato a un livello superiore.Ma il problema non ha ancora trovato una sua soluzionedefinitiva. Affinché ciò accada, ci vorrà l'apparizione del Sé al femminile.Qui, il Sé viene rappresentato dal cavallo e poi dalla città, cheè una specie di paradiso con aspetti esclusivamente luminosi. Ciòche manca è il lato oscuro del femminile, per esempio una strega, lacui assenza indica anche l'esclusione della realtà corporea delladonna e della terra nei suoi aspetti concreti e tangibili.

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\\III Cari VESTE DI LEGNOIn questa fiaba norvegese1 troviamo un re, vedovo e padre di unabellissima figlia. Il re si sposa per la seconda volta e la nuova moglie,che ha già una figlia, spinta dalla gelosia nei confronti della principessa,la tratta con cattiveria e durezza.Fra il bestiame del re c'era un toro di colore celeste e dal pelo pulitoe lucente. La ragazza era solita allontanarsi dal palazzo reale trascorrendolunghi periodi di tempo in compagnia del toro che portavadentro un orecchio una tovaglia magica. Ogni qual volta laragazza aprisse la tovaglia questa, magicamente, si riempiva di ciboche la principessa divorava con gioia, poiché la matrigna non le davada mangiare a sufficienza. Quando la cattiva matrigna lo vennea sapere andò su tutte le furie; si finse ammalata, si mise a letto e,come unica medicina in grado di restituirle la salute, richiese propriola carne del toro celeste. Ma la ragazza e il toro scoprirono le intenzionidella regina e si diedero alla fuga.Dopo qualche giorno giunsero in una foresta fatta completamentedi rame2. Il toro disse alla ragazza: «Questa foresta è molto fitta,ma cerca di non toccare neanche una foglia di rame! Se lo dovessifare, io dovrei combattere con il troli a tre teste che vive qui nella foresta.Ma, se proprio non riesci a evitare di toccare le foglie e se dovròaffrontare il troli, prendi l'unguento che tengo nell'altro orecchio

NOTE1 M.-L. von Franz tratta la stessa fiaba in Archetypcd Dimensions qf thePsyche, Boston, Shambala, 1999. [(N. d.T.) Il testo della fiaba si trova in

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«Nordische Volksmàrchen», in Die Màrchen der Weltliteratw, cit. J2 (N. d.T.) Il testo in inglese parla di una foresta di «bronzo». Dal momentoche la fiaba, in Die Màrchen der Weltliteratw, e l'interpretazione di M.-L.von Franz in Archetypal Dimensions ofthe Psyche, parlano di una forestae di foglie di «rame», riteniamo che l'uso del termine «bronzo» sia frutto diun errore di trascrizione.]FINE NOTE

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e usalo per guarirmi». La ragazza, per sbaglio, urtò un ramo e sfioròuna foglia; subito arrivò il troli pronto a lottare contro il toro. Alla fine,il toro vinse il combattimento, ma ne rimase esausto e ferito.Allora, la ragazza prese l'unguento, lo mise sulle ferite del toro e idue proseguirono per la loro strada.Dopo un po'"si imbatterono in un'altra foresta, questa volta di argento.Anche qui dimorava un troli, che in questo caso aveva sei teste.Arrivarono a una terza foresta, tutta d'oro, con foglie e mele dorate,dove viveva un troli a nove teste. La ragazza era sempreattenta a non toccare le foglie, ma non riusciva a evitarle. Tutte levolte il toro doveva affrontare la lotta con il troli e la ragazza usaval'unguento magico per guarirgli le ferite riportate. Alla fine, raggiunseroun castello. Qui il toro disse alla ragazza che d'ora in poinon avrebbe potuto più esserle di aiuto, ma le suggerì di trovare rifugioper la notte in un porcile e d'indossare un vestito di legno.Inoltre, a chi glielo avesse chiesto, avrebbe dovuto dire che si chiamava«Kari, Veste di Legno». «Prima, però», aggiunse il toro, «dovraiuccidermi, scuoiarmi e arrotolare la mia pelle insieme a una fogliadi rame, una foglia di argento e una mela d'oro. Nascondi poi il tuttosotto una roccia e in futuro, se avrai bisogno di aiuto, basterà chetu batta con questo bastone sulla roccia e lo avrai».La ragazza seguì tutte le indicazioni del toro, dopodiché dovetteaffrontare un periodo di duro lavoro da sguattera nelle cucine del castello.Le diedero un vestito di legno da indossare e, quando un certogiorno la ragazza si propose per il compito di portar su al principel'acqua per il bagno, le risero in faccia, ma le diedero il permessodi farlo. A causa del vestito di legno, nel salire le scale la giovane fecetanto rumore che il principe, infastidito dal chiasso e dalla goffagginedella servitrice, la cacciò via gettandole addosso il proprioasciugamano.La ragazza rimase scossa e turbata al punto di precipitarsi direttamentea dare un colpo sulla roccia. Ecco che all'istante apparveuno spirito maschile che le regalò un vestito di rame da indossarein chiesa. Quando il principe si recò in chiesa, rimase cosìaffascinato dalla ragazza dal vestito di rame e dal suo bel cavallo,che fece una gran fatica a seguire la funzione religiosa. Alla finedella messa, il principe voleva avvicinarsi alla ragazza, ma lei mormorava:

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Luce davanti a me.Buio dietro di me.Così il principe non vede dove vado.Il principe la perse di vista ma trovò uno dei suoi guanti. Quando laritrovò, le chiese da dove venisse e lei rispose: «dalla terra degliasciugamani».La stessa sequela di eventi si ripete più volte: la ragazza vienecacciata dal principe che le lancia contro qualcosa: l'acqua del bagnoo il pettine; lo spirito della roccia le regala un vestito, prima d'argento

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e poi d'oro, per recarsi in chiesa, e il principe raccoglie qualcheoggetto che la ragazza lascia dietro di sé mentre fugge. Infine, ilprincipe trova una scarpetta d'oro con la quale cerca di rintracciarela bellissima fanciulla. Ma, ripetendo lo stesso ritornello, la giovaneevita che il principe la raggiunga. Proprio come nella fiaba diCenerentola, il principe invia dei messi in giro per il paese alla ricercadella ragazza il cui piede sia della misura giusta per calzare lascarpetta dorata. La cattiva matrigna (o, forse, la sorellastra dellafanciulla), nel tentativo di dimostrare che la scarpa è sua, si tagliaun pezzo del piede, ma il servo del re si accorge del sangue e capisceche non può esser quella la donna che cerca. In ultimo, la vera proprietariadella scarpetta viene trovata proprio lì, nelle cucine del castello.Kari rivela le proprie origini reali e sposa il principe.L'entrata in scena della matrigna ci pone di fronte a una questionelegata alla funzione del sentimento. Quando la connessioneautentica con tale aspetto della personalità viene a mancare, si creaun vuoto che viene surrogato da qualche altro fattore. Le matrignespesso sono chiamate Frau Welt (Madre Mondo) poiché rappresentanola personificazione femminile dell'esteriorità del mondo, nellamisura in cui esso è caratterizzato da gelosia, vanità e falsità.Quando il principio di Eros scompare, in suo luogo emerge quel chesi potrebbe definire una psicologia legata al prestigio e, quando l'ambizionedel potere prende il sopravvento su tutto il resto, l'Eros ne rimaneparalizzato. Sul piano collettivo, l'indebolimento dell'Eros rendeil sistema dei valori di riferimento rigido e duro; si tratta di unaforma reattiva alla sensazione di perdere terreno e validità.Nella nostra fiaba, l'animale soccorrevole è un toro, bestia spessoassociata all'Animus negativo, ovvero a quella disposizione chepuò indurre una donna a comportarsi come un «elefante in un negoziodi porcellana». Viene così rappresentata una forma di energia

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maschile primitiva e dalla carica emotiva brutale. Tuttavia, il toro inquestione è caratterizzato dal suo particolare colore (celeste, coloreassociato al cielo e al mare) e dal fatto di essere insolitamente pulito.Si tratta perciò di una forza più benefica che distruttiva. Inoltre,è un toro magico che fornisce, da un orecchio, cibo e vivande e, dall'altro,un unguento particolarmente efficace. Nella psicologia maschilecapita di notare a volte che l'Anima e il Sé appaiono qualiaspetti di una medesima rappresentazione, come se entrambi fosseroincorporati in un'unica immagine. Qui si tratterebbe di un fenomenosimile, ma, dal punto di vista della psicologia femminile,l'Animus e il Sé appaiono come due aspetti di una medesima figurarappresentata dal toro. Riscontriamo in questo racconto un motivoche abbiamo già commentato nell'interpretazione della fiaba precedente:la ragazza non è direttamente coinvolta nel combattimentoportato avanti dal toro con i vari troli man mano incontrati.Ciascuno dei troli ha un diverso numero di teste: il primo ne ha tre,il secondo sei, il terzo nove; numeri che sono tradizionalmente consideratidi natura affine al maschile e nei quali vengono rappresentatila forza e il flusso di energia che s'accrescono man mano che ilnumero aumenta. Allo stesso modo, il valore relativo dei metalli incontratinelle foreste s'accresce, passando dal rame all'argento e, infine,all'oro.Quel che innesca la lotta fra il toro e i troli è il fatto che la ragazzanon riesce a evitare di toccare le foglie di metallo. Di regola, sulpiano simbolico, le foglie di un albero rappresentano l'essere umanoquale creatura mortale. Omero, nell'Odissea, paragona gli esseri

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umani alle foglie che crescono sugli alberi; la famiglia, il clan, vannoavanti nonostante le foglie muoiano e cadano in autunno. Lefoglie dunque corrisponderebbero all'umanità nei suoi aspetti mortalie caduchi. Se la ragazza fosse riuscita a non toccarle, non entrandoin contatto con la dimensione individuale e peritura dell'essereumano, non si sarebbe verificato alcun conflitto. Esistonodonne che per paura di una lotta del genere si tengono fuori dalmondo. Sembra che in loro non ci sia né un'esperienza della realtàriferibile all'Animus né, in generale, alcuna conflittualità. Simili aprincipesse che attraversano la foresta senza sfiorare nulla e senzafarsi toccare da niente. In effetti, tali donne rimangono intatte perchéevitano di lasciarsi coinvolgere nel dramma delle relazioni umanee della mortalità dell'esistenza individuale. Dal momento che toc-

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cano, e che si lasciano toccare da una di queste realtà, la «vita daprincipessa» cessa di esistere ed ecco che dovranno confrontarsi contori e troliLa ragazza della nostra fiaba non può evitare di toccare le fogliedella realtà mortale e fugace dentro di sé. Di conseguenza, si trovanel bel mezzo del conflitto fra avidità e thanatos da una parte, e unaspinta vitale e positiva dall'altra. Il caos si scontra violentemente conl'ordine.Le fiabe di questo tipo hanno una base quaternaria: vi si trovauna serie di tre elementi, in qualche modo simili fra di loro, che conduconoa una quarta figura in grado di riassumere in sé il loro significatoe di spostare tutta la vicenda su un piano superiore. Nellanostra fiaba, la successione di elementi costituiti da foglie di rame,argento e oro dà luogo a una piccola pausa prima che appaia il quartoelemento: il castello.La stessa scansione ritmica si ripete con i tre vestiti - di rame,d'argento e d'oro - che lo spirito della roccia regala a Kari. Il principecorrisponde al quarto elemento, e in quanto tale, rappresental'immagine che comprende e supera gli elementi precedenti. Il rame,associato alla dea Venere e al principio di Eros, è un metallo ambiguoche si deteriora con una certa facilità. L'argento, legato alla luna,dimostra la medesima deperibilità del rame e ha tendenza ascurirsi molto facilmente. L'oro, viceversa, in quanto metallo corrispondenteal sole, resiste a ogni forma di decadimento e di distruzione.Per quanto riguarda il vestito di legno che Kari indossa nellafiaba, esso rivela che, proprio nel momento in cui avrebbe bisognodi usare una certa delicatezza ed eloquenza, la ragazza dimostra terribilerigidità e goffaggine, muovendosi e agendo in modo legnoso erumoroso.Ma il motivo della fiaba che riveste maggiore importanza è quellodella fuga che la fanciulla mette in atto ogni volta che il principela cerca. Prima che Kari possa rivelare la sua vera identità e andarein sposa al principe, la perfida ambiguità della matrigna deve, inqualche modo, essere svelata. Nel racconto essa viene messa in ridicoloquando il trucco, cui ricorre per indossare la scarpetta, vienescoperto. Psicologicamente essa perde ogni potere e scompare dallatrama. Ora la ragazza può smettere di nascondersi perché il pericolorappresentato dalla matrigna è stato scongiurato. Nel ritornelloche ripete più volte, dice: «Luce davanti a me», ovvero: la

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capacità di capire dove sta andando; poi, di seguito: «buio dietro di

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me», ossia l'indicazione di come l'oggetto di desiderio, il principe,debba rimanere al buio. Se, infatti, Kari fosse tornata indietro prematuramenteper incontrare il principe, sarebbe rimasta vittima delpotere negativo della matrigna.In tutta la vicenda troviamo così una bella descrizione della complessitàdel rapporto fra la donna e l'Animus: affrontare un desiderioin modo troppo diretto può costellare ciò che la matrigna rappresenta:un complesso di potere. Per proteggere la propria integrità,una donna, invece di fissare insistentemente ciò che desidera ottenere,deve guardarsi dentro per cercare la luce che le faccia da guida.Il momento in cui una donna osa toccare la realtà concreta di ciòche vuole è sempre delicato. In quell'attimo è possibile che si insinuinella sua psicologia la strega che porta con sé dinamiche di poteree di prestigio e che, in un batter d'occhio, potrebbe distruggere tutto.Dal punto di vista femminile, ci vuole un lungo periodo di incubazioneche permetta alla donna di coltivare il proprio processo interiore,finché da questo stesso non emerga un'idea chiara di ciò cheveramente ella desidera.

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\\IV IL MAGO DELLA PIANURAOra esamineremo una fiaba africana di uno dei popoli Bantu. Il raccontoconsente di fare alcune riflessioni sull'Animus che, al tempostesso, toccano aspetti importanti dell'Anima.Una famiglia Bantu aveva un figlio che, malgrado il desiderioespresso dai genitori, non aveva alcuna voglia di sposare una ragazzadella propria tribù. Egli piuttosto desiderava viaggiare, visitarealtri paesi e cercar moglie in un luogo lontano da casa. I genitorigli esprimevano tutta la loro disapprovazione, ma il ragazzo era decisoe, durante i suoi viaggi, a un certo punto incontra una ragazzae intende sposarla.I familiari della ragazza le dicono di portare con sé, in dote al marito,tante schiave e svariati altri inservienti; ma la novella sposa sirifiuta e vuole portare con sé una sola cosa: il toro della tribù, chiamato«il Mago della Pianura». Si trattava, in effetti, di un grosso bufalo,maestro di mille arti magiche. La decisione della ragazza suscitagrande turbamento fra la sua gente, che fa di tutto per farlecambiare idea; ma ella insiste e alla fine parte accompagnata dal bufalo,alcune radici magiche e piante medicinali. Il marito non riescemai a vedere il bufalo, perché l'animale si tiene sempre nascosto dietrola ragazza.La coppia si stabilisce fra i membri della tribù del ragazzo e il bufalo,magicamente, sbriga tutte le faccende di casa spettanti alla ragazza:ara i campi, semina e cucina così bene da suscitare l'ammirazionedelle donne del villaggio, le quali, tuttavia, credono sia lagiovane donna a fare ogni cosa in modo esemplare. Un giorno, il bufalodice alla ragazza che non può più andare avanti in questo modo,perché ha una gran fame e deve mangiare qualcosa. La ragazzasi trova allora in un bel dilemma, perché se desse da mangiare albufalo, suo marito se ne accorgerebbe e ne scoprirebbe l'esistenza.

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Così, la ragazza dice al bufalo di andare per i campi del villaggio esfamarsi rubando piselli. Ma i contadini del villaggio si rendono prestoconto che un ladro sta portando via il frutto del loro duro lavoroe, contrariati, si danno da fare per far cadere il ladro in trappola.Nonostante tutti i tentativi di tenere nascosto il bufalo, un giorno

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capita che il marito riesce a vederlo e gli spara, uccidendolo all'istante.Quando la ragazza si rende conto di quel che è successo, tagliala testa al bufalo, lo scuoia e nasconde la testa e la pelle nelproprio giardino. Poi, durante la notte, tira fuori quello che ha nascosto,mette tutto in una pentola insieme a qualche ingredientemagico, e intona un canto:O padre mio, Mago della Pianura,in verità mi avevano detto che saresti sceso nel buio piùprofondodove tutto è nero.Tu sei il nuovo germoglio dell'albero miracolosoche cresce dai venti,distrutto prima che i tempi fossero maturidivorato dal verme.Con il che, la testa e la pelle cominciano a muoversi e a tornare invita, ma il marito vede quel che sua moglie sta facendo e uccide ilbufalo di nuovo. La notte successiva, il tutto si ripete un'altra volta:la ragazza utilizza le stesse sostanze magiche, intona lo stesso cantoma, non appena il bufalo inizia a tornare in vita, sopraggiunge ilmarito che lo uccide di nuovo. La ragazza tenta di ripetere il tuttoper la terza volta, ma ormai la magia della cerimonia ha perso la suaefficacia e non funziona più. A questo punto ella raccoglie la testa ela pelle dell'animale, le mette in una cesta che pone sul proprio capo,e, senza dir una parola, fa ritorno alla sua tribù d'origine. I membridella tribù apprendono la notizia della morte del bufalo e cadonoin uno stato di disperazione; per loro la vita non ha più alcunsenso. Provano a intonare lo stesso canto che la ragazza aveva usatonei tentativi di riportare in vita il bufalo, ma senza ottenere nessunrisultato. A questo punto, tutti i membri della tribù, bambinicompresi, si uccidono e nel villaggio non rimane più nessuno. Il marito,che si era messo in viaggio alla ricerca della ragazza, scopre chetutti i membri della tribù della moglie sono morti e che anche la suasposa si è suicidata insieme a loro. Con grande tristezza nel cuore,se ne ritorna a casa dove incontra i genitori: «Avresti dovuto ascol-

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tarci quando ti dicevamo di sposare una ragazza della nostra tribù»,gli ripetono, «Ora hai perso tutte le tue ricchezze. Hai avuto quel cheti meriti».In questa fiaba, l'Animus appare quale animale totemico dellatribù della ragazza. È, al tempo stesso, principio vitale del popolo egaranzia di prosperità. Il bufalo dà il senso alla vita e, quando muore,la tribù non ha più una sua raison d'ètre.Questa storia pone bene in evidenza il motivo per cui fra i primitiviesistono rigidi tabù riguardo al matrimonio, necessari a evitareche una persona sposi una semplice proiezione di Animus o diAnima. Dal momento che la coscienza egoica di questi popoli non èabbastanza consolidata da permettere loro di affrontare il problemadell'Animus e dell'Anima, la possibilità di effettuare una scelta individualedel partner nuziale non è nemmeno contemplata. D'altronde,tutte le fiabe che trattano tale problema finiscono in modocatastrofico: o la ragazza in questione, come nella nostra fiaba, finisceper scomparire; o la sirenetta si ritira nel mare per non riemergeremai più; o comunque l'epilogo è terribilmente drammatico.Riflettere su questo fenomeno è molto importante poiché anche oggiconstatiamo esempi di individui che sposano ciecamente unaproiezione di Anima o di Animus. La situazione di coppia che ne risultaè diffìcile e affrontare tali complicazioni è quasi sempre al di

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sopra delle capacità delle persone coinvolte. Nel racconto, la ragazzachiama il bufalo «padre», mettendo in risalto quanto sia importantel'esperienza del padre personale per lo sviluppo dell'Animusnella vita di una donna.Il problema della nostra fiaba nasce dall'incompatibilità esistentefra il dio della tribù della ragazza e il credo tribale del popolo di suomarito. Ne La psicologia del transfert1, Jung entra dettagliatamentenel merito di uno dei sistemi più arcaici d'affrontare il problemadell'Anima e dell'Animus: il cosiddetto cross- cousin marriage, ovverosiail matrimonio incrociato fra cugini. Riscontriamo svariati esempidi situazioni in cui le leggi che governano il matrimonio seguonoquesto modello. Per esempio, ammesso che all'interno di una determinatatribù esìstano due gruppi distìnti, il Popolo della Notte eil Popolo del Giorno, oppure il Popolo della Pianura e il Popolo

NOTE1 C. G. Jung (1946). «La pratica della psicoterapia», in Opere, vol. XVI,Torino, Boringhieri, 1981, pp. 229 sgg.FINE NOTE

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dell'Acqua, a un uomo non sarà consentito sposare una donna delsuo medesimo gruppo totemico, per cui un uomo della Pianura dovrànecessariamente sposare una donna dell'Acqua. Dal momentoche egli compie questo matrimonio, il fratello di sua moglie (appartenenteal Popolo dell'Acqua, come la sorella) dovrà, a sua volta,prendere in sposa la sorella dell'uomo della Pianura (il marito delladonna). La situazione che si crea è la seguente:

SCHEMA: “sorella dell’ uomo della pianura” si collega a destra a “donna dell’ acqua”, che si collega in basso a “ fratello della donna dell’ acqua”, che si collega a sinistra a “ l’ uomo della pianura” che chiudendo il rettangolo si collega in alto con “sorella dell’ uomo della pianura”.SORELLA DELL'UOMO DELLA PIANURA---------------------------DONNA DELL'ACQUA

L'UOMO DELLA PIANURA----------------------FRATELLO DELLA DONNA DELL'ACQUAFINE SCHEMA

La tendenza endogamica, ovvero quella di sposare una persona chefa parte del proprio gruppo, esiste da sempre. Sembra che nell'esperienzadei primitivi non esista alcuna distinzione fra fattori internie fattori esterni. Cosi, fra gli dèi e le dee del pantheon greco cifurono moltissimi esempi di incesto. In realtà, però, la tendenza eso-gamica, ovvero quella di sposare una persona proveniente da ungruppo diverso dal proprio, sembra prendere il sopravvento sullatendenza endogamica. Ciò crea una frattura fra la sfera divina equella umana, frattura che i tabù rafforzano.Molte delle storie che troviamo nelle culture primitive raccontanocome le loro divinità fossero, in origine, uomini che vivevano unrapporto incestuoso con la propria sorella. I due sono costretti a lasciarela tribù e, per esempio, andare dall'altra parte del fiume, dovediventano figure dell'aldilà, divinità. Da quel punto in poi, si stabilisceuna divisione fra la sfera sovrannaturale, dove continua aesistere la tendenza endogamica, e la sfera umana, dove vige la leggedell'esogamia. Le leggi contro l'endogamia devono essere rigide edrastiche per evitare che le persone siano sopraffatte dall'inconscio.Nella nostra fiaba, un dio, il bufalo totemico, viene tirato dentrola sfera umana; quando si verifica un fatto del genere la situazione

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è destinata a concludersi tragicamente. Una divinità tribale meritarispetto e riconoscimento quale aspetto della sfera divina che nonpuò essere inserita nella vita di tutti i giorni.Dal punto di vista storico, la cultura primitiva rappresenta unafase in cui l'endogamia e l'incesto sono ammessi esclusivamente nel-

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la sfera divina fra gli dèi e le dee, quali figure dell'inconscio. La culturadell'antico Egitto rappresenta uno sviluppo di tale condizionenella misura in cui le divinità appaiono in forma umana: il faraonee sua sorella sono gli unici esseri umani a cui è consentito un rapportoincestuoso. L'alchimia, i cui simboli derivano probabilmentedai rituali dell'antico Egitto, corrisponde a un ulteriore passaggio: ree regina, quali parte di una quaternio, sono anche sostanze chimiche;in tal modo si evidenzia che la questione si è avvicinata all'essereumano, poiché è arrivata a toccare elementi che compongono lanostra realtà corporea.

SCHEMA: “re” si collega a destra a “regina” che si collega in basso a “donna” che si collega a sinistra a “ uomo” che si ricollega a “re”RE-----REGINAUOMO---DONNAFINE SCHEMA

Il passaggio successivo corrisponde alla scoperta, da parte della psicologiajunghiana, di Anima e Animus, che ha consentito di progredirenella comprensione della dinamica psichica sottesa a questo tema.Nel piccolo schema presentato sopra, esistono diverse possibiliforme di relazione. Un uomo, per esempio, può essere in relazionecon la propria Anima ma, purtroppo, non con una donna in carne eossa. Diversamente, capita che certi uomini hanno un rapporto conuna donna senza che ci sia un vero rapporto con l'Anima. In alcunesituazioni, il rapporto è esclusivamente fra l'Animus e l’ Anima chenell'inconscio sembrano provare grande attrazione l'uno verso l'altra,senza che gli esseri umani siano veramente partecipi del processo. Incasi simili, tuttavia, le due persone non si sopportano quando provanoa stare insieme! Nel passato, tali fattori di Anima e Animus venivanoper lo più proiettati sulle figure dei re e delle regine.Nella nostra fiaba, l'Animus ha la forma di un bufalo. Basta cheil marito veda l'animale perché questo muoia e tutti i tentativi di riportarloin vita risultano invani. Qualcosa di analogo succede nellavita di tutti i giorni. Supponiamo che una donna decida di migliorareintellettualmente, lavorando sulla propria funzione di pensiero, e comincicon la lettura di un certo testo che la prende molto e che trovaparticolarmente avvincente. «Se vuoi affrontare una questione delgenere, non leggere quel libro! Perché non cominci con quest'altrovolume?», potrebbe essere una reazione tipica da parte del marito, il

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cui Logos vuole imporre al progetto della moglie un'organizzazionesistematica. Un intervento del genere è capace di uccidere l'entusiasmodella donna e di porre fine al suo progetto. Viceversa, un uomoche inizia a lavorare sulla propria funzione di sentimento, scivolandomagari in alcune forme di sentimentalismo o di goffaggineemotiva, può suscitare qualche commento di sufficienza da partedella moglie e del suo Eros istintivo. Questo ferirà l'uomo e bloccheràciò che sta cercando di fare. Capita spesso quindi che un marito attacchi

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lo sviluppo dell'Animus della moglie o che una moglie facciaaltrettanto nei confronti dei tentativi del marito di integrare l’ Anima.È giusto che, all'inizio di un processo di integrazione del genere ci siauna certa segretezza, perché gli elementi in gioco sono in realtà incompatibilifra di loro.Il percorso di questi archetipi è a zigzag, come un ruscello inmezzo a un bosco. Nella vita di una coppia, la persona che ha unbuon livello di integrazione di una determinata funzione psichica, sisentirà superiore nei confronti del partner e dei suoi primi goffi tentatividi acquisire dimestichezza con la stessa funzione. Persino inquelle situazioni in cui esiste un desiderio genuino di aiutare l'altroin questo compito, occorre usare molta cautela, perché un interventofatto al momento sbagliato, o con il tono sbagliato, può recareseri danni alla crescita psicologica del partner.Nella nostra fiaba, la ragazza sembra volere coinvolgere il dio totemiconelle vicende quotidiane della sua vita, utilizzandolo per ararei campi, preparare i pasti, ecc.. In questo modo, però, contribuiscealla distruzione del bufalo. Sembra inoltre che ci siaincompatibilità fra il cibo del popolo del marito e la figura totemicadella comunità della moglie; non appena il bufalo mangia dei piselli,diventa visibile e viene ucciso dall'uomo.Quando i membri della tribù della ragazza apprendono la notiziadella morte del bufalo decidono di uccidersi, ma prima intonano ilcanto che la ragazza aveva usato per riportare l'animale in vita. Ilbufalo viene chiamato «Mago della Pianura» e salutato come coluiche nasce dal vento e che muore prima che i tempi siano maturi.Ormai il canto ha esaurito la sua efficacia e la vita della tribù è completamentepriva di senso.La donna del nostro racconto ha commesso l'errore di toccare ilproblema dell'Animus in maniera prematura. Si trattava di un tentativodi raggiungere un maggiore livello di consapevolezza, ma l'er-

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rore nella scelta del momento ha fatto sì che il tutto assumesse unasfumatura decisamente negativa. Gli abitanti del villaggio della ragazzadescrivono il bufalo come «colui che cosparge il proprio sentierodi fiori e frutti», la stessa identica descrizione che, più tardi,verrà usata per Osiride, il giovane figlio- dio della Grande Madre chemuore prematuramente e che diventa in seguito la personificazionedell'Animus, proprio come il bufalo totemico. Si tratta della tipica formadi evoluzione di un dio africano.

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\\V RACCONTI DI ANIMAIntroduciamo ora una breve rassegna di alcuni racconti primitiviche si riferiscono alla realtà dell'Anima.Una fiaba sudamericana racconta di un uomo che riesce a catturareuna gorilla e a portarla nella sua capanna. Dopo pochissimotempo, l'uomo si accorge che, quando la sera rientra a casa, tutte lefaccende sono state sbrigate perfettamente. Preso dalla curiosità, ungiorno, invece di uscire di casa, decide di nascondersi per scoprirecome tutto questo possa succedere. Vede allora una bellissima ragazzache emerge dalla pelle di gorilla e si mette a rassettare. L'uomoriesce a prendere la pelle di gorilla e a bruciarla; poi parla con la ragazzae le chiede di rimanere a vivere con lui. La ragazza accetta, apatto che l'uomo non faccia mai riferimento al suo aspetto di gorillae che non le ricordi mai il suo popolo di origine. Le condizioni sembrano

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all'uomo più che accettabili ma, un giorno, nonostante le suebuone intenzioni, egli si arrabbia con la ragazza e in un momento diira la chiama «gorilla». Di colpo, la ragazza riprende il suo aspettoanimalesco e scappa portandosi via il bambino che nel frattempo eraloro nato. L'uomo ne rimane talmente infuriato che dà fuoco alla suacapanna, distruggendola.Un'altra fiaba racconta una storia simile, ma in questo caso laragazza proviene da una popolazione canina. Quando l'uomo, in unattacco di ira, chiama la moglie «cagna», la ragazza scompare persempre.Un'altra storia ancora parla di un cacciatore che trova un giaguarofemmina. Dopo averlo portato a casa, scopre che in realtà èuna bellissima donna che accetta di restare con lui a condizione cheegli non riveli mai alla gente della propria tribù le sue origini. L'uomoaccetta il patto ma purtroppo sua madre, una tremenda ficcanaso,a forza di fargli domande indiscrete, riesce a scoprire la verità. Du-

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rante un festeggiamento della tribù, la madre si ubriaca e raccontaa tutti la vera identità della donna di suo figlio la quale, «ruggendoper la vergogna», diventa nuovamente giaguaro e scompare nella forestaper sempre.Lo stesso motivo si trova in un'altra storia in cui la forma animalescadella donna in questione è quella di un'ape. Come nellestorie precedenti, l'uomo deve giurare alla donna di non rivelare anessuno questo aspetto della sua identità e, finché egli rispetta l'accordo,trova nel bosco un gran numero di alveari che gli permettonodi guadagnare un mucchio di soldi. Non appena infrange l'accordopreso con la donna, rivelando la sua identità segreta di ape, glialveari scompaiono e l'uomo perde la sua piccola fortuna.Il motivo della donna gorilla, che abbiamo già esaminato, riapparein un'altra fiaba in cui l'uomo, pur di tenere la donna con sé,le taglia la coda. Naturalmente deve promettere di tenere nascostala vera identità della donna e la natura della sua famiglia di origine.Ma, un giorno, l'uomo vede la famiglia della donna seduta fra i ramidi un albero, dove è in corso una festa, e accetta l'invito di unirsia loro per bere qualcosa. Si ubriaca e, senza volerlo, dichiara atutti che sua moglie è, in effetti, una gorilla. La moglie, insieme aimembri della sua famiglia, scappa via, lasciandolo fra i rami dell'albero,senza possibilità di scendere a terra.Quel che si nota chiaramente in tali storie è la tendenza della psicheprimitiva a vedere il lato animale e il lato divino come due faccedella stessa realtà che l'essere umano non può gestire. L'uomo devesemplicemente accettare il segreto divino nascosto nell'animale.Quando manca questo atteggiamento e si cerca di trascinare il divinonella sfera umana, si finisce per combinare un guaio e provocare unacatastrofe. Naturalmente, mantenere un segreto come quelli che i protagonistidi simili racconti devono mantenere crea una forma di isolamento.Nel chiedere all'uomo di non rivelare il suo segreto, la ragazzain ognuno di questi racconti lo taglia fuori dal collettivo. Prima o poiqualsiasi segreto viene svelato ma, finché è mantenuto e protetto, si èisolati dall'atmosfera generale di participation mystique. Alcune fiabeinsegnano a non guardare direttamente l'Anima o l’ Animus, perché ungesto del genere corrisponderebbe a un tentativo di oltrepassare i normaliconfini della realtà umana e di entrare nella sfera del divino.C'era una volta un uomo, racconta un'altra fiaba, che viveva nellacapanna comune degli scapoli. Tramite un buco nel tetto del suo

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alloggio l'uomo osservava, notte dopo notte, una bellissima stella,finché non se n'era innamorato. Una notte si svegliò e vide una bellissimadonna accanto al suo letto che gli disse: «Tu mi hai chiamata».La donna accettò di vivere con quest'uomo e ogni notte dormivae amoreggiava con lui, mentre di giorno diventava così piccina danon essere affatto riconoscibile. L'uomo la teneva chiusa in una bottigliettae i curiosi che si avvicinavano per sbirciare nella bottiglianon vedevano altro che un brutto animaletto con due occhi cattivi.Sembra proprio che tutta la faccenda sia un grande nonsense, sesi prova a inquadrarla con occhi che vedono alla luce del giorno; adocchi che vedono nel buio della notte, la bellissima donna è inveceben riconoscibile.I cosiddetti primitivi hanno, per un verso, grandissimo rispettoper l'inconscio, mentre, per altro verso, dimostrano un atteggiamentoestremamente pragmatico e persino sbrigativo verso la vita.Per la loro esperienza dell'inconscio, un paradosso come quello presentenella fiaba della donna/ stella sarebbe quasi insopportabile,eppure qualsiasi tentativo di unire i due aspetti contrastanti produrrebbeun livello di tensione insostenibile. Perciò accettano cheogni cosa che accade sia just so, cioè giusta e necessaria in quel momento:di giorno, quindi, si manifesta il mistero a livello animale,mentre, di notte, appare la dea delle stelle.L'uomo della nostra fiaba è posseduto dalla voglia di capire doveva la donna quando lo lascia dopo le loro notti d'amore e insisteperché lo porti con sé. Nonostante la donna glielo sconsigli, l'uomoinsiste nella sua richiesta e, quando arrivano su nei cieli insieme,egli scopre che la donna è in effetti uno scheletro che passa le suegiornate a ballare insieme ad altri scheletri. Scosso da una scopertacosì traumatizzante, l'uomo chiede di poter ridiscendere sulla terra,ma non si riprende dall'impatto di un'esperienza di tale forza ecade in uno stato febbrile che lo porta alla morte. È probabilmenteper questo motivo che gli indiani nordamericani ripetono: «Non guardarele stelle; sono la morte e non le si devono fissare». La mente primitiva,in un modo del tutto inspiegabile, sembra aver capito che sitratta di proiezioni dell'inconscio, e dal momento che a loro, e a noi,manca la forza per affrontare una realtà del genere, dobbiamo semplicementemantenere una certa distanza di sicurezza.Ritengo che per noi, così lontani dalla saggezza dell'inconscio,leggere attentamente racconti di questo genere sia profondamente

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terapeutico. Per esempio, capita spesso di notare come chi magariabbia resistito alla tentazione di sposare il suo «primo amore», faccia,nel corso di un'analisi, dei sogni nei quali le persone cui furonoin origine legati riappaiono, ma come personificazioni dell'Anima odell'Animus. Se fossero rimasti Insieme a questi «primi amori», si sarebbecreata una situazione colma di difficoltà, se non addiritturadisastrosa. La saggezza dell'inconscio, che ha fatto sì che non sicommettesse un tale errore, è lo stesso istinto che induce i primitivia raccontare storie che insegnano a «non guardare le stelle».

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\\VI LA PRINCIPESSA NERAQuesta fiaba europea, che mette bene in evidenza l'aspetto oscurodell'Anima, esiste in due versioni che provengono da paesi cattolici

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dove l'aspetto luminoso dell'Anima è già stato ampiamente riconosciutoe proiettato sulla Vergine Maria. L'enfasi che viene messa quisul lato nero e oscuro dell'Anima è naturalmente una forma di compensazione.Nella versione austriaca della Principessa nera, un vecchio re e lasua anziana sposa sono senza figli, nonostante la regina ne desideriuno ardentemente. All'estremità destra del ponte che attraversa ilfiume della città si trova un crocifisso, mentre, sull'altra estremità,si trova una statua marmorea di Lucifero (secondo una credenza popolare,il crocifisso serve a proteggere i viaggiatori dal diavolo che stain agguato sotto i ponti, pronto ad assalire gli innocenti viandanti).Tutti i giorni, la regina si reca sotto il crocifisso per chiedere al Cristola grazia di una gravidanza, ma, dopo tanti tentativi, tutti invani, laregina si appella al diavolo rivolgendogli la stessa richiesta; e, dopotre mesi, scopre di essere incinta. Il re sente di non essere il padredi questo figlio, ma decide di non dire nulla e, dopo sei mesi, organizzauna grande festa. Allo scadere dei nove mesi, la regina partorisceuna bambina, nera come il carbone.Miracolosamente, la bambina in una sola ora cresce quanto ibambini normali crescono in un anno. E, diventata adulta nel girodi ventiquattro ore, si rivolge ai suoi genitori: «Oh padre infelice, ohmadre infelice, ora io devo morire. Seppellitemi dietro l'altare dellanostra chiesa e fate in modo che ci sia una guardia accanto alla tombatutte le notti. Se non farete così, tutto il paese verrà colpito dauna terribile tragedia».Nella Germania meridionale esiste una variante di questa fiabain cui una vecchia strega offre una tazza di tè al re e alla regina, di-

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cendo al re di berlo «nel nome di Dio». Il re, in un momento di agitazione,manda giù la bevanda, brindando al «nome di Dio e del diavolo».La regina rimane incinta e partorisce una bambina nera che,non appena nata, esclama: «Padre!» Al che, il re risponde: «Eccomi,figlia mia!». Per tre volte la bambina chiama suo padre e per tre volteil re le risponde.«Ho parlato per la terza volta», dice la bambina, «ora preparatemiuna bara di ferro perché devo morire». Come nella versione austriacadella fiaba, la bambina chiede di essere sepolta dietro l'altaree dà istruzioni perché ci sia una guardia accanto alla bara tuttele notti, pena una grave catastrofe in tutto il paese.Così, la ragazza viene sepolta dietro l'altare, come aveva chiesto,e tutte le notti un soldato guardiano viene mandato nella chiesa. Ma,tutti i giorni, quando la chiesa viene aperta alle quattro del mattino,il povero soldato di turno viene trovato morto e fatto a pezzi.Quando si sparge la voce della brutta fine che fanno i soldati che trascorronola notte nella chiesa, cresce fra il popolo una gran resistenzae nessun uomo è più disposto ad affrontare un rischio del genere.Per risolvere questo problema, il re assolda un reggimento disoldati da un paese straniero dove non erano ancora arrivate le vocidegli orrori che si verificavano nella chiesa ogni notte.Tre fratelli, un maggiore, un capitano e un soldato semplice, prestanoservizio presso il reggimento. Il terzo fratello, il soldato semplice,sembra destinato a non concludere nulla di importante nellavita: beve e fa baldoria tutte le sere, sperpera denari e combina tantidi quei guai da finire spesso in galera. Quando il maggiore vienechiamato a fare la guardia alla bara, riesce, con un inganno, a mandarcial posto suo il fratello minore. Il giovane entra nella chiesa, siferma in preghiera e poi sale sul pulpito, disegnando una piccolacroce su ognuno dei gradini.

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Durante la notte, la donna emerge dalla sua bara avvolta nellefiamme e furiosa di trovare il soldato sul pulpito. Cerca di raggiungerlo,ma le croci sui gradini la ostacolano e la sua rabbia diviene talmenteincontenibile che rovescia i banchi e le statue della chiesa, accatastandoil tutto per arrampicarvisi e uccidere il soldato. Perfortuna, proprio mentre la donna sta per raggiungere la sua vittima,l'orologio batte la mezzanotte ed ella deve ritirarsi nella bara.All'indomani, la gente è meravigliata vedendo il soldato usciredalla chiesa, sano e salvo. Gli dicono che è davvero bravo e, di con-

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seguenza, è giusto che ritorni a fare la guardia anche la notte successiva.Ma il giovane ne ha avuto abbastanza e, preso dalla paura,si dà alla fuga. Mentre scappa, incontra un vecchio mendicante chegli dice di tornare a fare ancora la guardia, ma, questa volta, dovrànascondersi nella nicchia dietro la statua della Vergine Maria. Il ragazzosegue le indicazioni del mendicante e quella notte, quando ladonna nera esce dalla tomba, è più furibonda che mai. Lo cerca dappertuttoe, proprio quando lo trova nascosto dietro la statua dellaMadonna, l'orologio di nuovo batte dodici colpi, rimandando la donnaalla bara e salvando il soldato.Quando la gente vede che il soldato è riuscito a sopravvivere auna seconda notte nella chiesa, è ancora più meravigliata e convintache il ragazzo dovrà tornarvi a far da guardia per la terza volta. Dinuovo il giovane vuole fuggire e, ancora una volta, incontra il mendicanteche gli dà un consiglio: questa volta dovrà infilarsi nella baradella donna nera non appena ella ne sarà fuori. Allora, dovrà rimanerciimmobile, con gli occhi ben chiusi come se fosse morto,senza rispondere in alcun modo alle grida rabbiose di lei. La donnalo pregherà poi di lasciare la bara e, quando gli dirà con tono di vocegiusto: «Alzati, Rodolfo!», il soldato potrà uscirne.Il ragazzo fa tutto secondo le indicazioni del mendicante e,quando la donna nera smette di sbraitare, si trasforma in una bellafanciulla bionda e luminosa. All'apertura della chiesa, la mattinadopo, trovano il soldato e la donna, stretti in abbraccio d'amore. Idue si sposano e, più tardi, il soldato viene incoronato re.In un'altra versione della fiaba è Dio stesso, e non un mendicante,a intervenire, dando al soldato indicazioni per redimere la figliadi Lucifero, i cui comportamenti sembrano aver stancato oltremodol'Onnipotente.Proviamo adesso a riflettere sulla funzione compensatoria di questafiaba per il moderno uomo cristiano. La vicenda, per quanto riguardala vita dell'Anima, è estremamente attuale. Nei paesi protestanti,dove non esistono immagini della divinità femminile, l'aspetto divinodel principio femminile si è inabissato nell'inconscio, dove haassunto un aspetto oscuro. Nella cultura protestante l'Anima sembramancare del tutto, mentre in quella cattolica l'aspetto luminoso

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dell'Anima appartiene alla figura della Vergine Maria, ma manca unarappresentazione del suo aspetto oscuro. Il culto della VergineMaria, in auge a partire dal tredicesimo secolo, ha fornito all'uomocristiano uno schermo sul quale proiettare la propria Anima: una figurafemminile idealizzata, adatta a rendere la valenza spirituale eluminosa dell'Anima. Quale fenomeno collettivo, tale schermodeli "Anima era a disposizione di tutti, a discapito però della possibilitàdi fare una scelta più personale e individuale. Nel periodo dell'amor

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cortese, ogni cavaliere sceglieva, in modo nobile e puro, di essereal servizio di una Signora, ma, gradualmente, gli uominisperimentavano sempre di più il fascino della donna nella sua realtàconcreta, sensazione che la dea o la Vergine Maria non erano in gradodi trasmettere. Il cristianesimo e la crescita del culto dellaVergine hanno contribuito a creare la paura degli aspetti misteriosidella donna in tutta la sua concreta specificità, dando vita a fenomenicome la persecuzione delle streghe. Riuscire a unire i diversiaspetti paradossali del femminile in un'unica esperienza e a rimanerein relazione con essa è tutt'ora fra i compiti più ardui che gli uominidebbano affrontare.La nostra fiaba parte da una situazione tipica di un re e una reginasenza figli. L'atteggiamento dominante della cultura, rappresentatodal re, è diventato sterile e, anche se l'equilibrio fra il maschilee il femminile non appare disturbato, si tratta comunque diuna situazione priva di capacità di creare nuove possibilità. Già aquesto punto si può ipotizzare che la sterilità sia dovuta all'esclusionedell'elemento oscuro, dell'Ombra. In un momento di disperazione,dopo essersi rivolta tante volte al Cristo senza nessun risultato,la regina chiede al diavolo in persona di aiutarla.In una variante austriaca della nostra fiaba, il diavolo ha unamoglie che, al tempo stesso, è sua nonna. Inoltre, il diavolo stesso hauna figlia che vive in legame incestuoso, insieme a lui e a sua moglie/ nonna.La situazione si potrebbe dunque rappresentare in questomodo:NELLA RELIGIONE CRISTIANA: Dio Padre Figlio Spirito SantoAL LIVELLO INFERIORE: il Diavolo sua Nonna Figlia

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Dal punto di vista cristiano, lo Spirito Santo è considerato un elementonecessario per l'umanità in quanto corrisponde a una forzache consente di compiere atti che vanno oltre ciò che Cristo stessoci consentirebbe di fare. Ma al di sotto, nella dimensione oscura, lafiglia del diavolo corrisponde al vero punto di contatto con l'umanità:è lei che ama gli uomini, ed è lei che rappresenta il legame fra la dimensioneluminosa e quella oscura.Secondo alcune leggende medievali, il diavolo è destinato ad avereuna figlia con la quale stringerà un rapporto incestuoso; da questorapporto nascerà un figlio, l'Anticristo. Nella nostra fiaba il re, giustamente,non sente di essere il padre del nascituro perché in realtàa ingravidare la regina è stato Lucifero. La figlia che nasce da questaunione anomala ha strani poteri e resta fuori dalla sfera spazio- temporaledell'umano: parla soltanto tre volte e cresce in una sola oraquanto un bambino normale cresce in un anno intero. La nostra coscienzaè imprigionata nelle categorie del tempo e dello spazio. La nostraincapacità di capire l'inconscio ci porta quindi ad attribuirgli lamancanza di queste coordinate. Ma la fiaba ribalta la questione: gliarchetipi dell'inconscio collettivo sembrano non capire la nostra vitaperché dimostrano di avere un altro ritmo vitale; in questo senso, sonoal di fuori delle categorie del tempo e dello spazio.Possiamo concludere, quindi, che la Principessa Nera vive secondoun ritmo vitale diverso dal nostro. Questo fatto corrisponderebbea un fenomeno che possiamo osservare nella vita di tutti igiorni: l'Anima, nella sua caratteristica di atemporalità, cerca di tenereun uomo fuori dal hic et nunc. Non vuole che egli viva il presentee, in certe situazioni, crea gravi difficoltà al suo sviluppo psicologicoed emotivo. Un uomo posseduto dall'Anima mostra forme dicomportamento non adeguate alla sua età anagrafica; per questo

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motivo si incontrano a volte degli anziani molto infantili o dei ragazzinitroppo maturi e «saggi» per la loro età.Quando emerge dalla bara, la donna nera è avvolta dalle fiamme:immagine di un eccesso di energia inconscia che non porta un uomodentro la vita ma l'allontana da essa. Gli uomini che cadono inuna forma di possessione da parte dell'Anima, spesso dimostranouna grande impazienza che non permette loro di cogliere l'attimo edi fare ciò che è necessario fare in quel determinato momento. Mal'Anima, che nella nostra storia cresce con velocità eccessiva, appartieneall'eternità e alla sfera divina. Pensare di farla entrare di-

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rettamente nelle situazioni della vita umana è illegittimo (nella variantetedesca della fiaba, la donna nera, invece di fare a pezzi i soldatiche fanno la guardia, se li mangia, dimostrando la sua fame insaziabile).Quando la donna nera annuncia che dovrà morire ed essere sepoltadietro l'altare della chiesa, rivela in effetti la propria vera identità:l'Ombra dell'atteggiamento dominante del cristianesimo dogmatico.Ma, tramite tale rivelazione e l'insistenza che debba essersepolta dietro l'altare maggiore della chiesa, la donna compie un primopasso verso la propria redenzione. Rivela la sua natura divina,per quanto oscura e misteriosa sia.La bara nella quale la donna chiede di essere sepolta è di ferro,metallo associato al dio Marte e al pianeta che ne porta il nome. Invirtù del legame con il dio della guerra, questo metallo rappresentasimbolicamente uno stato di conflitto. Nella tradizione alchemica,dove viene sottolineata la facilità con cui il ferro si arrugginisce, questometallo è associato al corpo umano, in quanto mortale e destinatoal decadimento e alla distruzione. I brani biblici (Matteo 6:19)che fanno riferimento all'importanza dei tesori che non vengono attaccatidalla ruggine, hanno rafforzato il significato del ferro comeimmagine della nostra natura corruttibile e passeggera. La chiusuradella donna nera nella bara di ferro rimanda chiaramente al fenomenopsichico per cui ciò che respingiamo a livello psicologico rimanespesso imprigionato nel corpo.La sua appartenenza alla sfera dell'Ombra è sottolineata dal fattoche durante il giorno la donna è morta e torna in vita soltanto dinotte. In maniera analoga, capita spesso che gli uomini siano totalmenteinconsapevoli dell'esistenza dell'Anima nel contesto della lorovita diurna, che la sua presenza si fa sentire - in modo fin troppoforte - di notte, nella vita onirica.Quando si scatena la distruttività della donna, ne vengono colpitepersone normali, poveri soldati, non i potenti della terra:L’ Anima tende a farsi sentire tramite il lato emotivo della personalità,il lato della funzione inferiore1. Quel che nel contesto della nostra fiabaha a che fare con il sentimento e con le emozioni corrisponderebbein un individuo all'esperienza delle sue funzioni inferiori.

NOTE1 Si veda il capitolo successivo per una spiegazione più approfondità delproblema della funzione inferiore.FINE NOTE

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Si può notare un fenomeno simile, a livello collettivo, nei movimentidi massa, per esempio nelle forme storiche del nazismo e delcomunismo, che cercavano il consenso sul piano collettivo ma rifiutavano

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i valori del sentimento. Movimenti del genere, che non lascianospazio a un'integrazione conscia dei valori del sentimento,producono una forma di possessione inconscia da parte dell'Anima.È risaputo che nelle fiabe tocca quasi sempre all'uomo «inferiore»,lo scemo del villaggio, il giovane goffo e inetto, redimere la principessa.Nella nostra fiaba, si tratta del terzo fratello, spendaccionee poco affidabile, il quale diviene eroe perché, nella sua ingenuità,non ha paura del buio. È dotato delle qualità che esprimono l'atteggiamentogiusto in rapporto all'inconscio: spontaneità e grande disponibilitànei confronti delle prospettive nuove che gli si prospettano.Sopravvive alla prima notte trascorsa nella chiesa perché salesul pulpito, disegnando piccole croci su ognuno dei suoi gradini; edemerge indenne dalla seconda notte, nascondendosi dietro la statuadella Vergine Maria. In entrambi i casi, il soldato si salva poiché sale,guadagnando un punto di vista superiore rispetto agli eventi.Il pulpito rappresenta il luogo del sacerdote in quanto leader spiritualecollettivo e voce della verità per il popolo. In modo analogo, ilsoldato assume per sé il ruolo di colui che sa e che guida per evitaredi esser sopraffatti dall'inconscio. Ecco un'indicazione utile a chideve, in qualche modo, far fronte all'Anima: evitare la passività e cercaredi essere impegnati e propositivi. Inoltre, il sacerdote, in quantotale, ha rinunciato al coinvolgimento negli aspetti concreti del rapportocon una donna; rimane al di sopra della situazione, non perdela testa, protegge un certo equilibrio interno e evita l'invasione daparte dell'Anima. Si tratta, ovviamente, di un approccio provvisorioe non della vera soluzione del problema. È una strategia troppo aderenteal vecchio atteggiamento culturale che, col salire sul pulpito,tradisce l'aspetto negativo della tattica usata dal soldato, ovveroquella della fuga ascensionale. Spesso gli intellettuali fanno grandiacrobazie mentali per rimanere al di sopra di un problema concreto.Non mettono i piedi per terra, non affrontano concretamente lasituazione, in quanto hanno terrore di rimanere vittime degli aspettipiù oscuri e incontrollabili dell'Anima.Salire sul pulpito serve, in ogni caso, a tamponare la situazione.È un trucco intellettuale che rimanda il vero confronto con la donnache si arrampica sulle sedie e sui banchi della chiesa per affer-

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rare il soldato che, giusto in tempo, è salvato dai dodici rintocchi dell'orologio.Qui emerge un paradosso affascinante: l’ Anima, come s'ègià detto prima, ha aspetti atemporali che sembrano seguire un ritmovitale assolutamente diverso dal nostro. Eppure sembra essercondizionata, in alcune situazioni, dallo scandire del tempo che corrispondea quel che avviene nella sfera della coscienza. È fuori daltempo, ma ne è vincolata e condizionata. D'altronde, molti dei problemiche s'incontrano nei tentativi di interagire con l'inconscio nasconodal fatto che esso non è del tutto fuori dal tempo, ma, piuttosto,pare caratterizzato da un tempo relativo e da uno spazio relativo.Ogni volta che la donna emerge dalla bara entra nel tempo e nellospazio in modo relativo e il battere dell'orologio o il canto del gallo annuncianouna svolta, l'arrivo del mattino, la ripresa della coscienzae, quindi, la fine delle attività notturne.L'Anima entra nella sfera umana e ne resta vincolata ogni qualvolta che un uomo cerca di stabilire una relazione con essa.Non sempre un tale rapporto con l'umano piace all'Anima eall'Animus, perché il legame con la coscienza priva loro di una partedella loro autonomia divina. Sembrano preferire di rimanere fra glidèi e le dee e, di conseguenza, quando si cerca di integrare più pienamente

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queste istanze nel contesto della vita psichica, ci s'imbattein una resistenza energetica non indifferente.Inculcare negli uomini una forma di impazienza è un grandetrucco, spesso usato dall'Anima, ed è perciò importante contrastar-ne le conseguenze accettando le limitazioni imposte dal tempo e dallospazio. Proprio come il soldato, la cui vita viene risparmiata quandol'orologio batte la mezzanotte, la «prigione» del tempo e dellospazio deve essere vissuta e accettata quale esperienza utile che, indeterminate situazioni, facilita l'aumento di consapevolezza. In statodi possessione da parte dell'Anima un uomo può sentire l'impulsodi fare qualcosa immediatamente. Sembra che debba scrivere emandare quella certa lettera subito o debba fare quella telefonataper esprimere la sua opinione lì per lì. È proprio questa sensazionedi urgenza che è il campanello d'allarme: l'uomo è nelle manidell'Anima ed è lei e non lui a prendere le decisioni.Alcuni racconti che troviamo presso i popoli primitivi e nelle culturedell'Europa del nord, parlano di una strana forma di competizione:si tratta di vedere chi riesce a resistere più a lungo ai tentatividell'avversario di fargli perdere le staffe. L'uomo che mantiene la

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calma per più tempo, senza dare in escandescenze, ne esce vincitore;mentre chi lo provocava diventa suo servo ed è costretto a fargliservigi molto umilianti. Ma le storie raccontano di come il servo nonsi dia per vinto e di come continui in modo subdolo a provocare il padronefinché quest'ultimo non si lascia prendere dall'ira, dando cosìal servo la possibilità di tagliargli la testa. Mantenere la calma, superandol'impulsività e l'impazienza, che provengono dall'Animafavorisce una situazione psicologica in cui le immagini dell'inconsciotendono a trasformarsi. Nella nostra fiaba, il soldato che finge di esseremorto nella bara della donna si trattiene da qualsiasi reazionenei confronti delle terribili minacce della principessa nera.Una nostra collega analista ricevette un giorno una visita da partedi un suo paziente che voleva salutarla frettolosamente, dal momentoche aveva deciso di togliersi la vita subito dopo. L'analistanon tentò nemmeno di affrontare direttamente la questione - nonavrebbe potuto dissuadere l'uomo dal compiere il suo gesto - maconvinse il paziente a sedersi per prendere un bicchiere di vino.Finito il primo bicchiere, l'analista gliene offrì un secondo, poi unterzo e così via, finché non fu il tempo stesso a risolvere il problema,evitando che l'uomo si suicidasse. Mantenere la calma, contenerel'eccitamento, evitare un agito, rappresentano una strategia fondamentalenei nostri tentativi di far fronte all'emotività dell'Anima e, inalcune situazioni, la semplice stanchezza che ne risulta può fungereda antidoto alla sua distruttiva esplosività.Quando il soldato, convinto di aver fatto il proprio dovere, cercadi scappare, incontra un vecchio mendicante che gli dice di nascondersidietro la statua della Madonna (nella versione tedesca dellafiaba, si tratta non di un mendicante bensì di Dio stesso, stancodei trucchi del diavolo). Nascondersi dietro la statua (o sdraiarsi nellabara della donna, come il soldato fa la notte successiva), vuol direoccupare il posto dell'Ombra, degli aspetti oscuri del femminileche sono stati rimossi dalla coscienza collettiva. Il soldato sottrae alladonna nera lo spazio che lei stessa tenderebbe a riempire e le comunicachiaramente di sapere chi sia, quale è il suo posto e da doveviene.Di fronte alla minaccia di cadere nelle mani di un'Anima esageratamentecostellata, gli uomini tendono a commettere alcuni errori.

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Sono propensi, qualche volta, a scappare dalle situazioni in cuiun rischio del genere può verificarsi, mentre altre volte abbandona-

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no ogni cautela e provano ad affrontare la situazione di petto. Ciòche può portare a una maggiore consapevolezza dell'Anima è inveceuna specie di «doppio trucco»: l'uomo deve seguire, in primis, la fascinazioneche prova nei confronti dell'Anima o di una situazione dalei creata, deve entrare nella situazione senza caderci però dentrocon tutte le scarpe, resistendo alle varie tentazioni dell'Anima e cercandodi far fronte a questa istanza inconscia e alle sue urgenze.Bisogna, in buona sostanza, entrare nel luogo dove si trova l'Animaper poi resistere alla sua seduttività.L'accettazione di un approccio così paradossale non è un compitofacile per la coscienza maschile. E spesso viene vissuto comeuna forma di mortificazione o come schiaffo morale. L'approccio predilettodal tipo puer aeternus2 è un altro: rivendicare il diritto di vivereuna determinata situazione nella sua totalità, ma non riusciread accettare né la responsabilità, né il vero impegno nei confronti diciò che si è vissuto. L'accettazione del senso di responsabilità moralenei confronti delle situazioni che ci si trova a vivere nasce dalla necessitàdi cercare il senso di ciò che facciamo.La distruttività dell'Animus spesso prende la forma di un furiosodibattito all'interno della psiche di una donna. In questi casi, dareall'Animus una scusa o un pretesto per continuare il suo dibattito interno,aiuta a evitare che possa nuocere alla vita reale che la donnacerca di affrontare. Gli uomini si trovano davanti a una difficoltà unpo' diversa poiché l'Anima, a differenza dell'Animus - che può esprimereuna forza assai mortifera - è un archetipo comunque legato allavita. Cadere vittima della seduzione dell'Anima, per quanto questopossa creare problemi e complicazioni di ogni tipo, dà in ogni caso lasensazione di entrare più pienamente nella vita.Una storia gitana racconta di una donna che sposa un uomo chein continuazione si allontana da lei. La donna vuole sapere dove vadae gli chiede incessantemente di portarla con sé. Il marito la mettein guardia riguardo ai pericoli di ciò che lei richiede, ma la donnanon desiste. Alla fine, la poveretta scopre che suo marito altro nonè che la Morte stessa. La donna non resiste alla forza di tale rivelazionee di colpo muore. Durante il periodo della sua vita coniugale,la Morte tendeva a dimenticarsi di provocare il decesso di certe per-

NOTE2 Si veda M.-L. von Franz, L'Eterno fanciullo. L'archetipo del puer aeternus,Como, Red, 1989.FINE NOTE

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sone, ma in seguito, quando il numero delle nascite cresceva troppo,doveva attivarsi e compiere il proprio dovere mortifero.Nella sfera umana, sono gli uomini a compiere l'opera di arrecaremorte nel mondo concreto: combattono in guerra, cacciano glianimali e vanno a pesca. Le donne, per converso, fanno di tutto perchéla vita rinasca e venga protetta. Nella vita interiore, dal punto divista dell'inconscio, la situazione sembra essere inversa: la possessioneda parte dell'Animus tende a far allontanare la donna dalla vita,mentre un uomo, tramite i trucchi dell'Anima, ne rimane semprepiù invischiato. L'oscurità dell'Anima si manifesta nella tendenza a

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coinvolgere l'uomo in situazioni ambigue, ma si tratta sempre dispinte verso una maggiore vitalità ed è importante che l'uomo accettidi assecondare questo flusso di intensità vitale. È altrettanto importanteperò che lo faccia con la giusta consapevolezza, per non rimanernevittima. Le donne devono invece fare attenzione a non cederealla seduzione dell'Animus negativo; devono sottrarsi al suoinvito a isolarsi e ad allontanarsi dalla vita. Devono fuggire da un demonedi morte di questo tipo. La fenomenologia dell'Anima, qui tracciata,prende spunto ovviamente da quel che accade nella nostra fiaba.I riferimenti all'oscurità e al fuoco suggeriscono in modo chiaroche l'uomo, per compensare la situazione unilaterale che si è venutaa creare dopo l'avvento del Cristianesimo, deve superare la pauradi sporcarsi le mani e deve saper tuffarsi nella vita.La bara nella quale il soldato si sdraia durante la terza notte trascorsanella chiesa, naturalmente, ha a che fare con il cadavere, conil corpo morto, ovvero con la morte del corpo e dell'uomo naturale.È un'immagine che rimanda al rifiuto, determinato da parte dellacoscienza collettiva cristiana, della nostra fisicità e della nostra corporeità,in quanto sporche e peccaminose. Mettendosi nella bara adocchi chiusi, il soldato si mette veramente nei panni della donna percapire e sentire quello che lei desidera. Egli accetta la morte a livellosimbolico e si abbandona completamente per consentire all'Animadi far emergere una dimensione nuova e diversa della vita.

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\\VII LA ZARINA VERGINE1La fiaba russa che esamineremo ora è particolarmente interessanteper il delicato intreccio fra gli aspetti oscuri e luminosi dell'Animache pone in evidenza. Teniamo presente un principio di base già ribaditopiù volte: le fiabe sono espressione dell'inconscio collettivo e lecompensazioni che in esse troviamo fungono da contrappeso agli atteggiamentidistorti o unilaterali della coscienza collettiva. Perciò,un'insistenza su aspetti oscuri o negativi dell'Anima, per esempio,servirà a controbilanciare una situazione collettiva che tende a dartroppo peso ai propri aspetti luminosi e positivi.La fiaba racconta di uno zar che aveva tre figli: i primi due eranointelligenti, mentre il terzo era sciocco, quasi sempre ubriaco eoggetto di scherno da parte di tutti. Lo zar aveva raggiunta un'etàpiuttosto avanzata e una sera, a cena con i suoi generali, prese laparola e disse: «Mi domando quali dei miei tre figli coglierà i miei fiorie seguirà le mie orme!».Teodor, il figlio maggiore, rispose subito: «Padre, dammi la tuabenedizione e il permesso di cogliere i tuoi fiori e seguire le tue ormee io cercherò di farlo!». La dichiarazione di suo figlio maggiore fecepiacere allo zar che subito ordinò che il miglior cavallo delle scuderiefosse preparato e dato al ragazzo. Così, il coraggioso Teodor lasciòla città e si diresse verso la campagna.Percorsa poca strada, il ragazzo giunge a un crocevia dove è affissoun grande cartello con la seguente scritta: «Chi prende la stradadi destra avrà cibo in abbondanza, ma il suo cavallo non avràniente da mangiare. Chi va a sinistra non avrà nulla da mangiare,mentre il suo cavallo avrà cibo in abbondanza. Chi sceglie la strada

NOTE1 Russian Folktales, a cura di R. Olesch, London, G. Beli & Sons, 1971.FINE NOTE

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di mezzo, morirà». Dopo un momento di riflessione, il ragazzo decidedi girare a destra, prendendo la strada che lo conduce di frontea una montagna che lui non esita di scalare. Arrivato in cima,il ragazzo trova un serpente di bronzo. Lo prende con sé e lo porta acorte, come regalo per suo padre. Nel vedere il serpente, lo zar va sututte le furie: «Perché ci hai portato una cosa così orribile?!Distruggerà tutto il nostro impero!» E, con questo, fa rinchiudere ilragazzo in prigione.Dopo qualche tempo, lo zar si ritrova a cena con i suoi generali,e ripete la stessa domanda: «Chissà quale dei miei tre figli coglierà imiei fiori e seguirà le mie orme!». Dimitri, il secondo figlio, rispondesubito: «Padre, vorrei provarci io!». In groppa al miglior cavallo dellescuderie, il ragazzo lascia la città e, poco dopo, si trova davanti alcrocevia. Lì vede il cartello: «Chi prende la strada di destra avrà ciboin abbondanza, ma il suo cavallo non avrà niente da mangiare.Chi va a sinistra non avrà nulla da mangiare, mentre il suo cavalloavrà cibo in abbondanza. Chi sceglie la strada di mezzo, morirà».Il ragazzo ci pensa su e arriva alla conclusione che un cavalloben nutrito può sempre trovare la strada giusta. Così, sceglie la stradache va a sinistra. Lungo la via, arriva a una casa poggiata su colonned'oro. All'interno, sdraiata su un grande letto che gira continuamentesu se stesso, c'è una bellissima donna. In meno che nonsi dica, il ragazzo si infila nel letto della bella donna, ma questa, intutta risposta, schiaccia un pulsante che fa precipitare il ragazzo giùnei sotterranei della casa, sotterranei già pieni di altri uomini cheavevano provato a giacere con la donna. Lì, Dimitri rimane prigionieroe non fa più ritorno a casa.Lo zar rimane molto colpito dalla perdita di suo figlio ma, superatala tristezza, organizza un'altra cena con i suoi generali durantela quale ripete la stessa domanda: «Chissà quale dei miei figli coglierài miei fiori e seguirà le mie orme?!». Ivan, il terzo figlio, prendeil coraggio a due mani ed esclama: «Padre, ci provo io!». «Tu?», rispondelo zar, ridicolizzando il ragazzo, «ma se non sai fare nient'altroche sederti sulla stufa per scaldarti!». Ma il ragazzo, non perdendosid'animo, aggiunge: «Padre, con o senza la tua benedizione,io partirò!».Alla fine, lo zar dà ordine che fosse preparato per il ragazzo il cavallomigliore. Ora, nelle scuderie, c'è una vecchia giumenta, piccoladi statura e ormai così stanca e debole da venire usata soltanto

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per trasportare l'acqua al castello. Ivan sale in groppa al cavallo, rivoltoverso la coda, ed esce dalla città seguito dagli insulti della genteche gli grida dietro dandogli dell'idiota.Anche Ivan raggiunge il medesimo crocevia che avevano incontratoi suoi fratelli e, dopo aver letto il messaggio del cartello, esclama:«Oh, povero me! Ora dovrò morire!». Imboccata la strada di mezzo,il ragazzo va avanti tirando le briglie del cavallo con una forza taleda staccare alla povera bestia tutta la pelle. Ivan l'appende a un palo,invitando una cornacchia a mangiarsela. Lancia un ruggito animalee un fischio da drago e, in un batter d'occhio, gli appare davantiun cavallo di fuoco dalla cui bocca escono fiamme, dalle nariciscintille, dalle orecchie vapore, mentre dal sedere vengono fuori melein fiamme. Ivan prende le redini del cavallo e, accarezzandolo, lotranquillizza.Prima di proseguire, il ragazzo scende nella cantina di suo nonnodove fa un pasto abbondante per meglio affrontare tutto ciò che

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lo aspetta. Il nonno, una sorta di fantasma o di spirito ancestrale, gliconsegna una sella e una frusta, dandogli indicazioni per addomesticaree ammaestrare il destriero. Il ragazzo sale in sella e corre, finchénon raggiunge una capanna sospesa su delle zampette da gallina,che gira su se stessa come un fusello. Lancia un urlo: «Piccolacapanna, fermati! Gira verso il bosco e dammi una risposta!». Poi,Ivan scorge la vecchia strega, Babà Yaga, intenta a dipanare unamatassa con un dito. Mentre bada alle oche nel campo davanti a sé,la vecchia smuove le ceneri sparse per terra col suo lungo naso.Babà Yaga si rivolge al ragazzo: «Dimmi figliolo, sei venuto qui di tuavolontà o contro la tua volontà?». La risposta di Ivan è brusca e decisa:«Sta zitta, vecchia strega; non fare domande a un eroe! Portamiqualcosa da mangiare, altrimenti ti taglio le orecchie, ti stacco la testa,e ti riempio di botte finché dal tuo sedere non esca sabbia!».La strega gli prepara una cena squisita e, dopo averla consumata,il ragazzo le domanda: «Mio padre è mai passato da queste parti?».«Sì», rispose la vecchia ma, quando Ivan le chiede la strada perarrivare dalla zarina vergine, Maria con le trecce dorate, la vecchianon sa indicargliela. Si limita a dirgli di continuare il suo viaggio, finchénon avrà incontrato un'altra strega, sua sorella. A quella il ragazzodovrà rivolgere la stessa domanda.Dopo un breve tragitto, Ivan incontra la seconda strega che, dapar suo, non esita a chiedergli: «Dimmi figliolo, sei venuto qui di tua

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volontà, o contro la tua volontà?». Di nuovo, il ragazzo risponde stizzitoallo stesso modo di prima e la strega gli prepara un'ottima cena.La vecchia gli conferma che sì, il padre era passato un giorno da quelleparti. Poi, il ragazzo le chiede indicazioni per arrivare dalla zarinavergine. «Non te le so dare», rispose la strega, «ma prosegui il viaggio,finché non incontrerai la terza strega, che ti insegnerà la via».Ivan incontra la terza strega che, a sua volta, gli rivolge la medesimadomanda impertinente. Il ragazzo la minaccia e la vecchia gliprepara un'ottima cena, conferma che suo padre era passato di lì ungiorno e aggiunge che, per trovare Maria dalle trecce dorate, il giovanedovrà raggiungere il Regno sotto il Sole. Lì, dice la strega, troveràun giardino bellissimo, con le mele della giovinezza, l'acqua dellavita e l'acqua della morte. Lì vicino troverà anche il castello dellazarina vergine, Maria dalle trecce dorate, che regna su tutto il Regnosotto il Sole.Ivan segue le indicazioni della terza strega e alla fine arriva inuna grande città, con il giardino bellissimo, le mele della giovinezzae i due pozzi contenenti l'acqua della vita e l'acqua della morte. Perpoter distinguere l'acqua vitale da quella mortifera, fa a pezzi unamucca e butta, su alcuni pezzi della povera bestia, dell'acqua, primaprelevandola da un pozzo e poi dall'altro. Sotto l'effetto dell'acqua delprimo pozzo, la mucca scompare e Ivan capisce che si trattava dell'acquadella morte. Sotto l'effetto dell'acqua del secondo pozzo la bestiamorta torna in vita: ecco, questa è l'acqua della vita! Prosegueallora verso il castello della zarina vergine, portando appresso le meledella giovinezza e un'ampolla di ciascuna delle acque. Raggiuntoil castello, Ivan trova la zarina addormentata e rimane colpito dallasua incredibile bellezza. La zarina è addirittura trasparente e Ivanpuò vedere il cuore della donna che le batte in petto e il midollo chele si muove dentro le ossa. Il ragazzo sale sul letto e usa violenzacontro la bella donna addormentata, per poi scappare prima che leisi svegli. Per superare l'immensa stanchezza che provano sia lui cheil cavallo, Ivan utilizza qualche goccia d'acqua della vita e i due riprendono

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le forze e si allontanano di corsa.Al risveglio, la donna, furiosa che un ladro avesse violato il suogiardino, si mette a caccia di Ivan, che era fuggito. Nel tentativo di oltrepassareun muro con un salto, il cavallo colpisce con uno zoccolouna piccola campana, una delle tante che Maria aveva nascostoin tutta la città perché i cittadini potessero dare l'allarme nel caso

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dell'invasione. Così, tutti gli abitanti della città accorrono e dannouna mano a Maria nella ricerca dell'invasore. Durante la fuga, Ivanripassa davanti alle case di ciascuna delle tre streghe e, quando dopodi lui vi passa Maria, le streghe, una dopo l'altra, la invitano a entrarea prendere una bella tazza di tè. Maria accetta gli inviti, permettendocosì al ragazzo di allontanarsi ancora di più. Ivan riesce adarrivare al crocevia prima di Maria, che a quel punto non ha alternativase non quella di tornarsene indietro. A questo punto Ivan,d'impulso, vuole cercare suo fratello, Dimitri, che non aveva più fattoritorno a corte. E così, anche lui se ne torna indietro. Si imbatteancora nella bella donna sdraiata sul letto girevole, ma stavolta riescea precederla nel premere il bottone e la fa precipitare giù nei sotterranei,dove i suoi amanti- prigionieri, ansiosi di liberarsi, la fannoa pezzi. Infine, Ivan libera tutti i prigionieri, suo fratello compreso.Per la stanchezza cade in un sonno profondo, mentre Dimitri gli trafugale mele della giovinezza, l'acqua della vita e l'acqua della mortee porta a corte i doni dichiarando di averli trovati lui. Quando, finalmente,anche Ivan è di ritorno a corte, non fa parola del furto diDimitri, né delle avventure che aveva passato.Un anno più tardi, vicino alla città dello zar, approda la nave dellazarina, la vergine dalle trecce d'oro. I cannoni della nave bombardanoviolentemente la città e la zarina esige d'incontrare subito il padredei suoi figli. Lo zar, turbato da un attacco così violento e,perplesso per la pretesa della zarina, non sa chi sia l'uomo che lei stacercando. Ma gli spari aumentano di intensità finché non diventaevidente che, in ogni caso e senza più esitare, qualcuno deve presentarsialla zarina. Teodor, il figlio maggiore, tenta di avvicinarsi allanave, ma la zarina Maria invia uno schiavo a respingerlo; ci provaallora Dimitri, ma lo schiavo respinge anche lui.«Ivan è quello che va sempre per locande», si mormora a corte, «Èsempre ubriaco e non fa altro che raccontare barzellette e storie buffe...!Perché non chiedere a lui di provarci?». Nonostante sia ubriacoe in uno stato di completo disordine, Ivan viene inviato alla navedella zarina, ma mentre si avvicina all'imbarcazione sente le voci deidue ragazzini che lo salutano: «Papà, papà!». Così, accompagnato daifigli della zarina, felici di aver ritrovato il loro padre, Ivan sale sullanave.Ora, la zarina Maria è una donna molto potente e, poiché sembraessere Ivan il padre dei suoi figli, lo zar cambia l'opinione su di

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lui a tal punto da offrirgli il Regno di tutte le Russie. Ivan, tuttavia,non accetta l'offerta del padre e parte con Maria e con i loro figli peril Regno sotto il Sole.*Anche questa fiaba, come quella del cavallo magico interpretata precedentemente,inizia con un quaternio. Nella fiaba del Turkestan, laquaternità era composta dal cavallino magico, il re, sua figlia e ilDiv; mentre in questa fiaba è composta dallo zar, Teodor, Dimitri e

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Ivan. In entrambi i racconti l'elemento femminile, che sarebbe rappresentatodalla figura della regina, non fa parte della configurazioneiniziale.Quando Ivan, il figlio minore dello zar, arriva al crocevia, lostesso dove sono passati anche i suoi fratelli, segue la via di mezzo,nonostante il cartello affisso dichiari che quella strada loavrebbe portato a sofferenza e morte. Lungo questa via, egli incontraun secondo quaternio composto dalle tre streghe, simili fraloro, e Maria, la zarina dalle trecce d'oro (a quanto pare, si tratta diquattro donne appartenenti alla stessa famiglia, tre zie e una nipote).In ciascuna situazione caratterizzata da un quaternio, ilquarto unisce tutti gli elementi fra di loro. Alla fine della storia, lavecchia corte dello zar risulta priva sia dell'elemento femminile chedel figlio minore, che ne rappresenterebbe un possibile rinnovamento.La vecchia situazione, quindi, è totalmente distrutta, mentrenel Regno sotto il Sole si costituisce una nuova quaternio, compostada Maria, Ivan e i loro due figli. La presenza, in quest'ultimoquaternio, di elementi maschili e di un elemento femminile èsenz'altro un passo nella direzione giusta; nel primo quaternio,presso la corte dello zar, il femminile era totalmente assente, cosìcome assente era il maschile nel secondo quaternio, composta dallestreghe e dalla zarina.L'incipit della fiaba ricalca la tipica situazione di un vecchio re,stanco e indebolito, con i due figli più grandi che sembrano corrisponderea due tendenze opposte. Il primo, Teodor, davanti al crocevia,va troppo verso destra, in salita, accettando di far morire ilsuo cavallo di fame; mentre egli stesso pare perdersi nella sfera dell'intelletto.Il secondo figlio, Dimitri, a sua volta, esagera nella tendenzaverso sinistra, in discesa, accettando la condizione, sul pianoumano, di patire la fame, ma in realtà lasciandosi andare agli istin-

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ti e al soddisfacimento delle pulsioni animali. Ivan, il terzo figlio, tiradiritto e «muore» proprio al centro della tensione fra gli opposti.Dalle parole più volte pronunciate dallo zar, che chiedeva chi coglierài suoi fiori e seguirà le sue orme, si potrebbe desumere che siastato proprio lui, in precedenza, l'amante della zarina. Ora, ormai,è troppo vecchio e stanco.Come sappiamo, lo zar rappresenta l'atteggiamento collettivo dominanteche in precedenza incarnava il flusso autentico della psicheinconscia. Ora la sua senilità rende l'idea di come la dominante collettivaabbia perso contatto con la fonte vitale di energia inconscia.Non più simbolo del Sé, lo zar rappresenta il vecchio sistema di valoriormai privo di contatto vitale con l'inconscio.Ogni volta che lo zar chiede ai suoi generali quale dei suoi figli coglierài suoi fiori e seguirà le sue orme, in effetti s'interroga su chisarà in grado di tornare in contatto con quella fonte di vita alla qualeegli stesso s'ispirava una volta. La frase utilizzata dallo zar, «coglierei miei fiori» ha una chiara sfumatura erotica; s'è fatta l'ipotesiche egli abbia avuto una storia d'amore con Maria, che può essereintesa anche come l'aspetto figlia della Grande Madre. In tal caso, ilvero padre dei figli della zarina altri non sarebbe che lo zar stesso.La descrizione della corte dello zar, fornitaci dalla fiaba, ricordail modello delle quattro funzioni della tipologia psicologia elaboratada Jung2. Lo zar corrisponderebbe alla funzione superiore che haperso vitalità e contatto con la vita psichica interiore, mentre i suoidue figli sarebbero paragonabili alle funzioni ausiliarie, l'una l'oppostaall'altra. Il figlio più giovane, Ivan, caratterizzato da un comportamento

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indisciplinato, rappresenterebbe la funzione inferiore3.Poiché abbiamo già inquadrato la figura dello zar quale espressionedell'atteggiamento collettivo dominante, è lecito domandarsi se siamoautorizzati a interpretare la struttura della sua corte quale modellodelle quattro funzioni psichiche. Naturalmente, la realtà dellequattro funzioni descritte da Jung può essere osservata soltanto nelcontesto di individui reali e concreti. Ciononostante è lecito parlare

NOTE2 C. G. Jung (1921), «Tipi psicologici», in Opere, vol. VI, cap. X, Torino,Boringhieri, 1969. Si veda anche Daryl Shapr, Personality Types: Jung'sModel qfTypology, Toronto, Inner City Books, 1996.3 Per un approfondimento dell'argomento, si veda M.-L. von Franz, Tipologiapsicologica, Como, Red, 1988.FINE NOTE

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di un modello di funzionamento proprio della psiche umana. Si possono,per esempio, fare alcune deduzioni a proposito del comportamentodi una persona sulla base della sua tipologia psicologica. Lafunzione inferiore, indipendentemente dalla sua specifica forma all'internodella personalità di un determinato individuo, è sempre associataa forte carica di emotività e tende ad essere una sorta di handicapnell'adattamento al mondo esterno, evidenziando un legame ditipo mistico con esso. In tal senso, si può affermare che la strutturadella corte dello zar rispecchia il modello fondamentale della coscienza,che fa da sfondo alle quattro funzioni che ciascun individuopuò sviluppare secondo la specificità della propria personalità. Larealtà di Maria, insieme alle tre zie streghe, è piuttosto un modellodella dimensione inconscia, vista in prospettiva maschile.Nella fiaba troviamo un fatto degno di nota: nonostante lo zar,rappresentazione della funzione superiore, guardi Ivan, immaginedella funzione inferiore, con disprezzo e totale mancanza di fiducia,non gli fa del male direttamente, mentre i veri elementi di disturbosono i suoi due fratelli. Dimitri, che ruba il tesoro al fratello, si dimostraun vero pericolo per Ivan. Questi due fratelli paiono, in effetti,figure piuttosto ambigue. Sembrano corrispondere alle funzioni ausiliariedella personalità, ma in fondo non sono «né carne né pesce».Quando si osserva il modo di agire di una personalità forte, inqualche modo eccezionale, si nota che l'interferenza della funzioneinferiore nell'espressione della personalità è piuttosto limitata; talefunzione è sede di alcune qualità che si potrebbero definire «mistiche»,dando all'individuo la possibilità di accedere alla sfera inconsciama, per converso, risulta ingombrante e problematica allorchéè rivolta verso il mondo esterno. Le due funzioni ausiliarie, in questocaso, dimostrerebbero un livello di adattamento medio, nulla dieccezionale; ed è proprio tale normalità mediocre che rappresenta ilpiù grande ostacolo all'avventura che l'individuo è chiamato a vivere.La mediocrità e la normalità inducono a fare marcia indietro davantial rischio.I fratelli di Ivan, lungi dall'essere disposti ad affrontare il rischiodella morte, cercano solo rassicurazione ed esprimono atteggiamentidi una personalità scarsamente differenziata e titubante davantial rischio. In tal senso, sono i veri nemici dell'eroe. Lo stessozar non ebbe paura a seguire la strada più rischiosa; e Ivan, coraggiosoquanto suo padre, sceglie anch'egli la strada della morte. I due

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fratelli invece non sono disposti ad andare fino in fondo come fecelo zar/ funzione superiore, né sono disposti a correre i rischi cheIvan /funzione inferiore affronta con slancio.In un primo momento, i fratelli di Ivan sembrano piuttosto differenziati.Il primo, arrivato al crocevia, sceglie di andare verso lamontagna, mentre il secondo scivola giù nella sfera degli istinti animaleschi(rappresentata dalla cantina della grande sgualdrina, doverimane prigioniero). Il problema nasce nel momento in cui questedue funzioni della personalità si costellano pienamente. Con lo sviluppodella seconda funzione ausiliaria, il lato conscio della personalitàassume un peso e un'importanza eccessivi. Il rischio principaledi una simile situazione, in cui troppo potere finisce nelle manidella coscienza egoica, è quello di una scissione dal lato inconsciodella personalità. La quarta funzione non è ancora in grado di riequilibrarela situazione e di sciogliere la tensione che tale squilibrioproduce.La quarta funzione è meno concretistica rispetto alle altre eapre la strada che conduce all'esperienza simbolica della realtà. Lealtre funzioni sono veicoli per esperienze intellettuali o concretamentevissute. Dal punto di vista della coscienza, la strada dellafunzione inferiore appare come la strada della morte poiché comportail sacrificio del contatto rassicurante con tutto ciò che è concreto.All'interno del campo della coscienza coesistono una dimensioneinteriore, di qualità simbolica e spirituale, e una esteriore, concretae fisica. La quarta funzione indirizza verso una realtà in cuiscissioni del genere non esistono più. Il quesito che l'Io ripete conansia - «quale di queste dimensioni è reale?» - non ha più senso.Una situazione del genere, dal punto di vista della coscienza egoica,è insostenibile; per questo motivo lo sviluppo della quarta funzionerichiede una morte simbolica.L'immagine del serpente di bronzo, che Teodor, il figlio maggiore,porta in regalo allo zar, merita una riflessione. Il libro dei Numeri(21:9) dell'Antico Testamento racconta l'episodio in cui Mosè mostraal popolo di Israele un serpente di bronzo per liberarlo da una punizionemandata da Yahweh. I Padri della Chiesa, al pari degliGnostici, interpretarono questo serpente, e l'intero episodio biblico,come anticipazione del ruolo che Gesù Cristo avrebbe avuto nei confrontidell'umanità. Il serpente di bronzo è quindi dotato di poteri

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salvifici. La rabbiosa reazione dello zar - «Perché ci hai portato unacosa così orribile? Distruggerà tutto il nostro impero!» - evidenzia comeun simbolo, col passare del tempo, possa divenire unilaterale eaddirittura distruttivo. L'atto simbolico di innalzare il serpente versola sfera spirituale non è più un gesto che porta redenzione e salvezza,ma diventa distruttivo.I metalli che compongono il bronzo sono rame e zinco. Il rame èil metallo del pianeta Venere, dell'omonima dea dell'amore, e diAfrodite, che ha a che fare con l'amore non soltanto quale esperienzasublime, ma anche con le pratiche più terrene dell'esperienzaamorosa. Teodor si imbatte in una realtà legata alla sublime Afroditema che, al tempo stesso, appare morta. Teodor tende a vivere l'amoresu un piano esclusivamente simbolico. Sia lui che Dimitri, suo fratello,sono alla ricerca di un rapporto con l'Anima ed entrambi la contattanotramite realtà che in qualche modo hanno a che fare conVenere. Tuttavia, purtroppo, i due fratelli vivono queste esperienze inmodo troppo unilaterale. Dimitri finisce in una prigione sotterranea

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dove, insieme a tanti altri uomini, è intrappolato dagli istinti. Il suovero carceriere è il misterioso buio delle pulsioni istintuali nel loroaspetto indifferenziato e collettivo. I guai dei due fratelli nascono damancanza di coraggio. Avrebbero dovuto semplicemente dire: «Non soche strada prendere. Vado dove devo andare».Ivan è una figura pienamente umana: davanti alla necessità discegliere la strada che sembra portare alla morte non si comporta daeroe, ma si lascia andare a lacrime e disperazione. È naturale espontaneo, ed ovviamente non è contento della prospettiva di dovermorire. È proprio quest'uomo naturale il prescelto per incarnare l'eroe.Nella misura in cui Ivan è semplice e naturale, rappresenta unacompensazione importante dell'ideale cavalleresco dei paesi cristianiche, in accordo con la figura aristocratica del gentleman inglese,privilegiava l'aspetto spirituale ponendo distanza fra lo spirito e larealtà del comune essere umano.Il cavallo di Ivan è quello che, nel palazzo dello zar, veniva usatoper trasportare l'acqua. In quanto animale, il vecchio cavallinorappresenta gli istinti ancora vivi, ma ormai fiacchi e stanchi. Ivan,simbolicamente, si chiede: «Che cosa sarà in grado di muovermi, ditrasportarmi?». E giunge alla risposta: «Ciò che è nella correntedell'inconscio collettivo trasporterà anche me». Il compito del cavallinoera infatti quello di portare alla corte dello zar la forza viva

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dell'inconscio, rappresentata dall'acqua. Spesso, in analisi, le personechiedono come possano cominciare a fare un'esperienza di immaginazioneattiva. Rispondo che bisogna cominciare lì dove l'energiavitale scorre di continuo, per quanto tale flusso possa essereesile e apparentemente insignificante. Ivan è l'uomo naturale e perciòspontaneamente sa scegliere il cavallo giusto. Ci si siede sopraal contrario, rivolto all'indietro verso la città che sta lasciando, provocandorisate nella gente del luogo. Ma alla fine sarà lui a salvareil regno dello zar. La posizione che Ivan assume sul cavallo contieneun motivo simbolico alquanto sottile: finché ci sforziamo di darealla funzione inferiore la stessa direzione della coscienza, la quartafunzione sembrerà cosa ridicola e sciocca. Se, per esempio, untipo di pensiero si ostina a guardare al sentimento dal punto di vistadel suo pensiero estroverso, allora la funzione del sentimentosarà pesante, lenta, poco eloquente e, in un certo senso, mistica. Unuomo del genere faticherà ad avere fiducia nel proprio sentimento,convinto che possa solo creare disordine e confusione nella sua vita.È essenziale che un uomo che si trovi in questa situazione si rendaconto che, nonostante le sue altre funzioni possano essere bensviluppate, nella sfera del sentimento egli è ancora uno scolaretto.Molte persone tentano di imporre alla propria funzione inferioreuna direzione che rispecchi gli interessi della personalità conscia.Per esempio, una persona sostanzialmente di pensiero estroversospesso cerca di sviluppare la funzione di sentimento verso il mondoesterno o, viceversa, un tipo di pensiero introverso tende a sviluppareil sentimento rimanendo nella sfera del proprio mondo interno.Tuttavia, sempre nell'ottica del tipo di pensiero introverso, è fondamentaleche l'introverso riesca a rapportarsi attraverso il sentimentocol mondo esterno; ed è altrettanto importante che l'estroverso riconoscala propria funzione inferiore nel mondo interiore4.

NOTE4 (N. d.T.) La versione inglese del testo manca di un chiaro riferimento almodello tipologico in base al quale von Franz fa le sue osservazioni; nel testo

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italiano emerge con maggiore chiarezza che negli esempi riportati sopra,l'autrice fa riferimento a un individuo estroverso la cui funzione inferiore èil sentimento. Al di là di qualsiasi considerazione di tipo individuale, vonFranz, in piena sintonia con Jung, era del parere che, sul piano collettivo,il sentimento e la qualità di Eros fossero gli elementi più trascurati nel quadropsicologico dei nostri tempi. Il riconoscimento e l'integrazione di questafunzione rivestono un'importanza determinante. Si veda a proposito: M.-L.von Franz, Il mito di Jung, Torino, Boringhieri, 1987, p. 147.]FINE NOTE

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La funzione inferiore sembra ridicola, e di fatto lo è, finché è rivoltanella stessa direzione della funzione superiore perché all'internodi una dinamica del genere si dimostra goffa, infantile e alquantosciocca. Ma, non appena essa è rivolta alla sfera che le èpropria, la situazione cambia radicalmente e la funzione inferiore divieneil vero collegamento fra l'inconscio e il mondo. Ivan non esitadavanti alla necessità di scegliere la strada da seguire. Con la naturalezza,la saggezza istintiva e l'immediatezza che caratterizzano lafunzione inferiore, egli imbocca senza dubbi la via che sembra portarealla morte. Rivolta nella direzione giusta, la funzione inferiore èin grado di guidarci direttamente verso la meta da raggiungere.La strada scelta da Ivan porta al luogo delle tre streghe e, poi, daMaria dalle trecce dorate. Come il soldato nella fiaba La principessanera, che doveva infilarsi nella bara della diabolica ragazza, ancheIvan è chiamato ad accettare una forma di morte volontaria. Non appenasuperato il crocevia, egli tira le briglie del cavallo con forza taleda staccargli tutta la pelle; subito dopo, invita una cornacchia amangiarselo e poi lancia un fischio per ricevere un nuovo cavallomagico. Questo secondo cavallo sembra essere una trasformazionedel precedente. Ivan ha scartato qualcosa di vecchio per avere unanuova, trasformata, fonte di energia. Con il gesto violento attraversocui strappa la pelle alla povera bestia, il ragazzo sembra aver rovesciatouna vecchia realtà: il cavallo malridotto diventa eroico cavallodi fuoco. Ivan, di per sé, aveva già ribaltato qualcosa nellapropria personalità. Il suo sguardo era rivolto, in maniera regressiva,alla realtà che stava lasciando, finché non ne corresse la mira rivolgendosiall'ignota realtà che si apprestava a incontrare.Capita spesso di notare come un tipo di sentimento, di fronte aun compito come, per esempio, la lettura di un libro, si lamenti diuna grande stanchezza e di mancanza di libido: «Vorrei finire il libro,ma proprio non ce la faccio. Non ne ho la forza». Il problema nascedal fatto che un tipo del genere tende ad affrontare il compito dall'angolazionesbagliata, comportandosi come uno scolaretto obbligatoa leggere un libro di testo. Occorrerebbe un ribaltamento dellasituazione. Il nostro introverso dovrebbe dire: «Sarà vero che pensoin un modo sciocco, ma ora voglio semplicemente pensare liberamente,senza preoccuparmi della qualità del pensiero». Andandoavanti in questo modo, potrebbe scoprirsi profondamente coinvoltonella lettura di un testo che gli sembra affascinante. La mancanza

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di energia nei confronti del compito nasceva dalla tendenza a inquadrarloin modo troppo convenzionale.Il tipo di sentimento tende ad avere una grande facilità con ilpensiero purché non si tratti del modo di pensare che si è stati costrettia sviluppare a scuola. Il suo pensiero spontaneo ha un che di

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filosofico, dimostra lo slancio energetico che caratterizzava il pensierodegli antichi greci e non ha timore di porsi domande che un individuocon un pensiero più sofisticato giudicherebbe ingenue.Questa capacità di pensare in modo fresco e ingenuo comportaun'improvvisa trasformazione della libido, come rappresenta la nostrafiaba con la trasformazione del povero cavallino nel destrieroche porterà l'eroe ad affrontare esperienze meravigliose. Tutto questoaccade grazie a un vero e proprio ribaltamento di prospettiva: ciòche era dentro viene rivolto verso l'esterno e ciò che era fuori, versol'interno. Un ribaltamento del genere implica, naturalmente, il sacrificiodella tendenza a programmare e dirigere i propri pensieri.Quando un terapeuta cerca di incoraggiare un individuo a svilupparela propria funzione inferiore, il più delle volte non incontranessuna resistenza. Il paziente accetta ben volentieri di fare l'esperimento,ma probabilmente tenterà di usare la funzione superiore inmodo paternalistico per stabilire la direzione che la quarta funzionedovrebbe prendere. Non appena, invece, questa funzione si attivaspontaneamente e con indipendenza, l’ Io vive l'esperienza come unasorta di crocifissione, una morte simbolica.Una volta, un uomo estroverso che aveva abusato della propriafunzione di intuizione, ottenendo grandi successi ma procurandosidei danni, si rivolse a me per un'analisi. Questo signore dimostravauna serie di disturbi a livello fisico, compresa l'impotenza sessuale.Durante il percorso analitico, la sua intuizione estroversa (o ciò cheio chiamavo il suo «naso canino») tendeva ad anticipare i vari passaggidel trattamento e a valutare le varie possibilità che avrebbe dovutoprendere in considerazione. Decise che il modo migliore di superareil problema dell'impotenza era quello di innamorarsi, ma, quando siinnamorò di una donna, scoprì che l'oggetto del suo amore era, peruna serie di motivi, irraggiungibile. Si trattava di un trucco diabolicoda parte dell'inconscio che aveva messo il paziente con le spalle almuro, insistendo tramite i sogni affinché verificasse il terribile dilemma.Se avesse cercato di conquistare la donna amata, come i sognisembravano indicare, sarebbe stato per lui un vero disastro.

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Divenne chiaro che una situazione tanto impossibile lo avrebbe portatoa grande delusione. Alla fine, spinto dall'insistenza dell'inconscio,il paziente cercò di incontrare e di conquistare la donna di cui si erainnamorato: il fallimento fu per lui devastante. In seguito, però, sviluppònei confronti della donna un sentimento introverso e fu questoa risolvergli il problema dell'impotenza. Si rese così conto della realtàdella dimensione interiore, capace di guarirlo dalla sua impotenza.Se il paziente in questione fosse stato un introverso, la dinamicadella cura sarebbe stata opposta: avrebbe dovuto elaborare tuttala questione fuori, nel mondo. Quando la funzione superiore èstanca e senza vita, la funzione inferiore rivela il suo aspetto «mistico»tramite qualche esperienza scioccante, non comprensibile secondole categorie della coscienza. Si tratta di momenti particolarmenteforti e dolorosi.La funzione inferiore è dotata dell'ingenuità necessaria per affrontaresituazioni difficili e accettarne i rischi, anche in assenza digrandi speranze di riuscire a ottenere l'oggetto desiderato. Tale caratteristicadella funzione inferiore si evidenzia nel punto della nostrafiaba in cui, dopo la trasformazione del cavallo, Ivan scende nellacantina di suo nonno.Molti riti di iniziazione che esistevano fra i primitivi contenevanoun passaggio per cui, prima di partire per un viaggio o prima di affrontare

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un compito eroico, si dovevano integrare gli spiriti degli antenati.Unendosi agli spiriti degli antenati, si evita che essi agiscanoin modo distruttivo.Una storia eschimese racconta il processo di iniziazione vissutoda un ragazzo orfano, respinto da tutti e costretto a vivere ai marginidel villaggio. Un giorno, avendo sentito una voce, il giovane uscìdi casa per vedere cosa fosse successo; e lì, in mezzo alla neve, scorseun orso che gli rivolse parola: «Se hai il coraggio di rimanere fermoin piedi mentre ti picchio, diventerai un grande guaritore». Il ragazzoriuscì a sopportare i maltrattamenti da parte dell'orso, che sichiamava «il grande antenato», ma per tutta la durata di questa sortadi ordalia, caddero dal corpo del ragazzo dei piccoli bonbon, finchénon ne rimasero più. A quel punto, dopo aver rischiato di morireper l'intensità delle percosse ricevute dall'orso, il ragazzo tornò almondo e divenne un guaritore.Percosse come quelle sferrate dall'orso hanno una duplice funzione:da una parte servono a sottrarre dall'economia psichica di

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una persona tutto ciò che gli è estraneo, mentre, per altro verso,rafforzano il vincolo dell'individuo con se stesso. L'assimilazione dellospirito degli antenati è di fondamentale importanza, mentre tuttoquel che appartiene di più alla situazione esterna che alla naturadell'individuo, deve essere eliminato. In alcuni riti primitivi, glisciamani inseriscono nel corpo degli aspiranti guaritori pietre carichedi energia.Nel frattempo Ivan, che si trova nella cantina del nonno, continuaa mangiare e bere. In tal modo riceve dalla forza dello spirito degliantenati ì mezzi necessari per addomesticare gli istinti, ovvero ilcavallo.

\\Dibattito?DOMANDA DAL PUBBLICO: Come si può spiegare il fatto che, dalpunto di vista dell'introverso, lafunzione inferiore è un collegamentocon il mondo esterno e, allo stesso tempo, è una via di accesso all'inconscio?

La questione è molto sottile; in effetti si tratta di un'esperienza simbolicadell'inconscio, collegata però all'oggetto esterno. L'introversonon può limitarsi a eliminare la concretezza degli oggetti. Le esperienzedel poeta francese Gerard de Nerval5 possono esserci di aiutoper capire ciò che questo implica. Il poeta si innamorò di una comunemidinette, una ragazza semplice e sentimentale; nel suostato di innamoramento, la donna diventò per lui una vera dea, unafigura paragonabile alla Beatrice di Dante. In seguito, a causa delsuo atteggiamento intellettuale tipicamente francese, egli non riuscìpiù a reggere il paradosso di una figura percepita come divina che,tuttavia, nella realtà non era che una donna normale e ordinaria.Così, decise di vivere il rapporto completamente dentro di sé, evitandoulteriori contatti con la donna. Purtroppo, de Nerval cominciòa soffrire di episodi psicotici e fece un sogno in cui la donna amataapparve come statua spezzata in due, con la parte superiore del corpoper terra. L'Anima del poeta era morta a causa della sua scissioneinteriore e alla fine l'uomo si impiccò. Si tratta di un drammati-

NOTE5 M.-L. von Franz commenta più dettagliatamente le esperienze di Gerardde Nerval ne L'Asino d'oro, Torino, Boringhieri,1985.FINE NOTE

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co esempio di un tentativo di risolvere un problema d'amore completamenteall'interno, escludendo l'oggetto del sentimento dall'esperienzainteriore. In questo modo si perde una preziosa occasioneper portare avanti il processo di individuazione. Quel che de Nervalviveva era al tempo stesso un'ordinaria storia d'amore e un'esperienzamistica, ma egli non fu in grado di unire le due cose. È interessantenotare come il poeta, nonostante gli episodi psicotici che loassalivano, trovava una sorta di pace ogni qual volta si recava in visitanella Foresta Nera in Germania, nazione che a quell'epoca eraconsiderata la terra del romanticismo.

DOMANDA DAL PUBBLICO: Potrebbe spiegarci il significato dellaterza funzione, o la funzione ausiliaria?

Quando la funzione superiore raggiunge un buon livello di sviluppo,di solito, una delle funzioni ausiliarie la aiuta. Questa seconda funzioneaggiunge un certo tono a quella principale. Per esempio, ci sonopersone il cui pensiero manifesta sfumature intuitive. Se inveceil modo di pensare dimostra una grande precisione di tipo «scientifico»,probabilmente si tratta di un pensiero aiutato dalla funzioneausiliaria di sensazione. Il pensiero e il sentimento sono consideratifunzioni razionali, mentre la sensazione e l'intuizione sono funzioniirrazionali. Un vero tipo di pensiero, per esempio, ha bisognodi una funzione irrazionale che gli doni un oggetto per il suo pensiero.Un tipo di sentimento con una funzione ausiliaria di intuizionedimostrerà un particolare tipo di sentimento intuitivo, ma se inveceè la funzione di sensazione a dare una mano al sentimento,allora quest'ultimo sarà collegato a fatti concreti. Dietro le funzionirazionali si trova uno sfondo irrazionale e viceversa, le funzioni irrazionaliagiscono sullo sfondo di una funzione razionale.La terza funzione è più problematica perché è più vicina all'inconscio.Per tale motivo non è sempre a portata di mano e tende afunzionare in modo sporadico. Perché questa terza funzione, chenon scatta automaticamente, si attivi, ci vuole un certo investimentodi energia. Spesso, nell'attivarsi crea tensione: il pensiero el'intuizione, per esempio, potrebbero funzionare bene insieme mai problemi sorgeranno per via della terza funzione. L’ Io, identificatocon le due funzioni principali, può invertire la situazione, ma sitratta di un'operazione faticosa che comporta una certa tensione,

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anche se il tutto non necessariamente comporta tragedie. Quandosi tratta della quarta funzione, la situazione cambia totalmenteperché si ha a che fare con un'assimilazione che può essere effettuataesclusivamente tramite un cambiamento profondo della personalità.Poiché la funzione inferiore è incompatibile con le funzioni principali,il relativo processo di assimilazione si presenta alla coscienzacome una morte.Nel contesto della nostra fiaba, potremmo dire che il secondo figlio,Dimitri, cada nei sotterranei del palazzo. Aveva deciso di percorrerela strada lungo la quale avrebbe trovato da mangiare per ilcavallo, ma, in definitiva, il comportamento di Dimitri dimostra leconseguenze negative di un contatto con la funzione inferiore da cuinon emergono aspetti redentivi. Per questo motivo, il ragazzo rimaneimprigionato nell'oscura cantina. Molte persone, in effetti, lasciandosi

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andare a eccessi con l'alcol o ad attività sessuali promiscue,scambiano una caduta nei sotterranei, del tipo di quella diDimitri, per un'autentica discesa nell'inconscio. Il cavallo di Dimitri,infine, non lo conduce al posto giusto: concedere libertà totale agliistinti è ben diverso da un vero lavoro di ricerca riguardo alla realtàdell'inconscio che è un impegno che richiede spirito di sacrificio. Semanca la disponibilità al sacrificio, l'esperienza si riduce a forme disregolatezza fine a se stessa.Vale la pena soffermarsi ora su un racconto siberiano, il quale,in modo analogo alla nostra fiaba, tratta il problema dell'integrazionedello spirito degli antenati, legato alla figura del nonno, medianteuna discesa ad inferos del protagonista.

Un uomo di nome Wolf viene chiamato a liberare la comunità dauna gigantesca aquila che uccide i bambini del villaggio. Wolf partealla ricerca dell'aquila, attraversa la grande pianura, fino a che nonraggiunge le pendici della montagna dove vive l'enorme uccello. Quiincontra una coppia di anziani che gli dicono: «Wolf, nipotino nostro,sapevamo che saresti venuto!» Gli antenati regalano all'eroe talismaniper aiutarlo ad avere la meglio sulla terribile aquila. Ma, subitodopo che Wolf riesce a ucciderla, la carcassa dell'aquila si apree ne esce un'enorme pietra rotonda, chiamata «l'ira dell'aquila», cherotola dietro il povero Wolf mettendo in serio pericolo la sua vita.Raggiunta la tomba dei nonni, Wolf ci salta dentro per nascondersi,mentre la pietra gli passa sopra e, continuando a rotolare, diventa

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pian piano sempre più piccola fino a ridursi a un sassolino. In talmodo gli spiriti ancestrali gli hanno prestato soccorso.Nella nostra fiaba, dopo aver mangiato e bevuto nella cantina delnonno, Ivan raggiunge Babà Yaga, figura straordinaria in cui risaltanogli aspetti positivi e negativi della Grande Madre. La rispostadel ragazzo alla domanda della strega («Sei venuto qui di tua volontào contro la tua volontà?») fa sì che la donna gli dia da mangiare e determinatutto ciò che in seguito avverrà. Uno dei trucchi principalidel complesso materno nella psiche maschile consiste nell'insinuaredei dubbi riguardo al piano d'azione che l'uomo sceglie. Il complessofinisce per paralizzarlo, suggerendogli che forse farebbe meglioa cambiare direzione, a scegliere un altro piano, ecc. Così, eglirischia di perdersi in una nebbia di interrogativi, più o meno filosofici,piuttosto che agire per ottenere quel che desidera. La risposta diIvan è forte e decisa: «Sta zitta, vecchia strega; non fare domande aun eroe! Portami qualcosa da mangiare, altrimenti ti taglio le orecchie,ti stacco la testa, e ti riempio di botte finché dal tuo sedere nonesca sabbia!». A quel punto, la strega gli prepara un'ottima cena e glidà buoni consigli. Poiché il ragazzo resiste al tentativo della strega direnderlo infantile, la strega diventa positiva e di aiuto.Nella nostra fiaba, la capanna della strega si regge su zampettedi gallina, mentre alcune varianti della storia raccontano di una casettaretta da zampette di gallo, con la cresta del gallo poggiata sultetto. La gallina, e il pollo in generale, indicano forme primitive e promiscuedi Eros femminile.La capanna che gira su se stessa come un fusello è un'immagineche, per certi versi, ricorda la descrizione del mondo nel Timeo diPlatone. Nella descrizione platonica, il cosmos è una sfera circondatadall'Anima mundi a sua volta divisa in quattro parti. Il tutto giraintorno a un asse, una sorta di fusello, all'interno dell'utero diNemesi dea della giustizia e della vendetta. Nel sistema platonico, il

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movimento autonomo della natura appare intimamente legato alladivinità del destino che produce il filo della vita umana; l'intrecciodei fili corrisponde alle illusioni e fascinazioni che compongono leesistenze degli individui.L'azione del «girare su se stessi» ben descrive un certo movimentocircolare e ripetitivo della psiche che non porta da nessuna parte.Un uomo in preda all'Anima rischia sempre di rimanere intrappolatoin una situazione del genere. Ruota di continuo intorno alle stes-

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se esperienze, finché non prenda posizione e dichiari, così come Ivandavanti alla capanna girevole: «Ora fermati! Girati verso il bosco edammi una risposta!».A volte, la natura dimostra una circolarità ripetitiva che non portada nessuna parte, a meno che la coscienza non entri in scena adarrestare il movimento inconscio. Tramite questo movimento circolare,l'inconscio produce un grande flusso di immagini simboliche,fantasie e persino grandi sistemi simbolici, per poi smantellare il tutto.L'intervento della coscienza, in grado di fermare questo flusso ripetitivoe circolare, può aggiungere direzionalità al processo.Fenomeni del genere si possono notare nelle vite delle persone bloccateda un destino dettato dall'inconscio: in quegli individui, peresempio, che si sposano diverse volte scegliendo ogni volta un partnercon le stesse caratteristiche. Il filo del destino prodotto dall'inconsciofa vivere ripetutamente scenari simili, se non identici, tramitequesta valenza circolare, quasi stregonesca, della psiche inconscia.La domanda che la strega si permette di fare al ragazzo - «Vieniqui di tua volontà o contro la tua volontà?» - è un quesito diabolico,in grado di far nascere nella personalità atroci dubbi. La domandaè paragonabile al famoso enigma della Sfinge, un trucco che parepiaccia tanto all'inconscio. La soluzione che Edipo dà all'enigma, comesappiamo, è «l'essere umano», risposta che potrebbe venire interpretataquale invito a vivere l'enigma attivamente nel contestodella vita. Ma sarebbe stato possibile adottare una tattica differente,simile a quella scelta dal nostro Ivan: «Sta zitta! Come osi farmiuna domanda del genere? Va a prendermi qualcosa da mangiare!».Con questa reazione, Ivan dimostra un atteggiamento maschile primitivo,un approccio che elimina il dubbio ed evita che si resti intrappolatiin conflitti irrisolvibili. «So quello che faccio e me ne assumola responsabilità!», ecco la risposta ideale di fronte a un rischiodi questo tipo, poiché uno dei tranelli preferiti di Babà Yaga consiste,appunto, nel depotenziamento dell'eroe. In un'altra versione dellastessa fiaba, Ivan invece risponde: «Vengo di mia volontà e controla mia volontà». A una simile risposta, la strega non può ribattereniente e il suo influsso negativo è annientato.Una delle caratteristiche di Babà Yaga è il suo lungo naso con ilquale smuove le ceneri intorno alla stufa. Si tratta di aspetti fallici chele streghe evidenziano tramite un pollice particolarmente grande, unenorme dito del piede, o, appunto, il lungo naso di cui Babà Yaga è

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dotata. All'interno della sfera arcaica e primitiva della strega, il maschileè ridotto semplicemente a un fallo. Babà Yaga è particolarmentepericolosa perché, in effetti, è tutto: padre, madre, maschio,femmina, ed è connessa ai simboli della totalità e, psicologicamentequindi, al Se. Il problema nasce dal fatto che questi simboli rimandanoa una totalità preconscia, all'Uroboro, dal quale un uomo deve

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uscire per poter vivere una vita autentica. Per molti uomini, nella primametà della vita, il compito può essere particolarmente arduo:stentano ad abbandonare questa totalità preconscia per paura di perderequalcosa di prezioso e di diventare unilaterali. Questa difficoltàè comprensibile nella misura in cui questi uomini partecipano di unaforma di totalità, ma si tratta di una totalità regressiva che non aprenuove prospettive per il futuro. L'eroe ha il coraggio di staccarsi da taleesperienza della totalità per poi ritrovarla non semplicemente comedisposizione innata, ma quale autentica esperienza personale.Ivan respinge tutti i tentativi della vecchia strega di fermarlo e inquesto modo raggiunge Maria, la vergine zarina dalle trecce dorate.Le tre streghe (o dee) che avevano in animo d'ostacolare il ragazzo,finiscono per nutrirlo e per indicargli la strada da seguire. Nella dinamicaevidenziata da Ivan, troviamo un modello di comportamentoutile a ogni uomo che desideri liberarsi dall'immagine della madredivoratrice per scoprire il principio femminile in modo personale.Nella nostra fiaba è presente un aspetto collettivo particolarmenteinteressante. Nel racconto, i russi mostrano tutti i tipici problemidi persone con forti legami con la Madre Terra: sorseggiano tè,magari vodka, parlando oziosamente dei dubbi e dei problemi, inizianoprogetti con entusiasmo per poi, per pigrizia o inerzia, nonportarli a compimento. Non c'è soluzione finale perché manca unacoscienza disciplinata in grado di dare ai processi una direzione. Sitratta, ovviamente, di una caratteristica del puer aeternus6.Sono proprio le fiabe russe a offrirci le descrizioni più dettagliatedi quel tipo di personaggi che agiscono in stato di estrema incon-scietà. Si potrebbe persino ipotizzare che alcuni aspetti repressivi delregime comunista, nelle sue forme di punizione estremamente rigidecome il carcere o addirittura la morte per chi non fosse all'altezzadel tanto agognato ideale della perfezione, agirono quali compensazionidi una basilare mancanza di ordine e di disciplina psichica.

NOTE6 Si veda M.-L. von Franz, L'eterno fanciullo, cit, pp. 107 sgg.FINE NOTE

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Quando Ivan incontra la quarta strega, Maria, la vergine zarina,compie un salto nella «quarta dimensione». Non possiamo esserne sicuri,ma sembrerebbe che ci sia un legame di parentela fra Maria ele streghe incontrate in precedenza. Il nostro eroe giunge nel Regnosotto il Sole dove l'Anima è associata, appunto, al sole e non alla luna.È una particolarità della lingua russa e di quella tedesca attribuiregrammaticalmente al sole il genere femminile, mentre alla lunail maschile. Nella lingua russa, il sole spesso è chiamato «Maria»,peculiarità che potrebbe rispecchiare aspetti importanti dei caratterirusso e tedesco. Di solito, il sole viene interpretato quale fonte dellacoscienza, mentre la luna possiede una luce meno forte e più diffusa.Si può ipotizzare che in Russia e in Germania la principale fontedella coscienza si trovi nell'inconscio: i loro pensieri più profondi sarebberofrutto di un'ispirazione che, paradossalmente, risiederebbenell'inconscio. Tutto questo, tuttavia, rimane una mera speculazione.Quando Ivan raggiunge il castello, trova Maria e ne nota la straordinariabellezza, tanto che ammira il suo midollo scorrere all'internodelle ossa. In un'altra versione della fiaba, Maria non è solo trasparente,ma, quando il suo corpo viene preso fra due dita, diviene estremamentepiccola. Una volta rilasciato, quel corpo diventa grandequanto tutto il mondo. Maria corrisponderebbe quindi all'Anima mun-

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di che pervade il cosmo intero: l’ Anima della materia.Figure simili a questa appaiono anche nelle storie e nelle fiabeprovenienti dall'area che va dal Caucaso fino agli estremi più settentrionalidella Russia. Esse mostrano una sorta di continuità con lecredenze degli antichi gnostici greci, le cui idee, malgrado le persecuzionida parte del Cristianesimo ortodosso, sopravvissero proprioin queste zone. Gli gnostici parlavano della figura di Sofia quale sposadi Dio. Più tardi, nel X e nel XI secolo, Sofia divenne l'equivalenteimmaginale dell'Anima mundi che avvolge e riempie il cosmo.La sposa di Dio altro non è che il lato femminile della divinità e,in quanto tale, ne rappresenta il completamento. Il nome Sofia significa«saggezza». Nei libri che tradizionalmente contengono la veritàrivelata, la fonte della saggezza è un Dio maschile. Qui invece abbiamoa che fare con la sposa di Dio, ovvero con una forma di saggezzache, lungi dall'essere frutto dello studio di testi sacri, si manifesta tramitel'esperienza diretta della realtà e dell'ignoto.La nostra fiaba consente di osservare il profondo movimento psichicoche tende a favorire l'assimilazione della figura di Sofìa, la qua-

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le, in Oriente, continua a esistere in modo relativamente completo.Nel mondo occidentale invece, l'immagine dell'Anima mundi sopravviveva,in forma spiritualizzata, nella tradizione alchemica.

DOMANDA DAL PUBBLICO: Potrebbe spiegare più dettagliatamentei motivi della casa che gira su se stessa e del fusello?I motivi del fusello e del movimento circolare ripetitivo sono sempreassociati alle dee del destino. La capanna di Babà Yaga gira continuamentesu se stessa, proprio come un fusello, ed è impossibile avvicinarvisisenza conoscere il ritornello magico: «Piccola capanna,fermati! Gira il tuo di dietro lontano da me, e rivolgi il tuo lato anterioreverso di me!».In India la dea che fila l'illusione delle esistenze delle persone èMaya. In Occidente sono le Norne, le tre manifestazioni del destino:del Passato, del Presente e del Futuro, le quali, secondo la mitologianordica, vivono ai piedi dell'albero Yggdrasil. Analogamente, nellaconcezione greca il destino dipendeva dalle tre Moire: Cloto che filail filo della vita, Lachesi che lo regge e ne determina la lunghezza, eAtropos che lo recide. Nella tradizione platonica, si tratta invece diNemesi, dea della giustizia e della vendetta, nel cui utero risiede l'assedel mondo.Mentre la Dea Madre pare contenere in sé il movimento circolare,la strega della nostra fiaba vi è contenuta, si trova essa stessa inscrittanella circolarità, all'interno del fusello.Il movimento rotatorio, come abbiamo evidenziato prima, è legatoall'attività della psiche inconscia in generale e, più specificamente,all'attività autonoma dei complessi. Le nostre interpretazioni dei sognisi basano, per la maggior parte, sulla funzione compensatoria dell'inconsciorispetto a una dato assetto della vita conscia. È altrettantoimportante, però, considerare l'inconscio come un sistemaautonomo che si muove in piena libertà. Certo, è difficile dimostrarecon certezza un'ipotesi di questo tipo, ma è sempre lecito asserire cheun determinato evento sia provocato da una posizione assunta dallacoscienza egoica. Tuttavia, lo studio della mitologia ci insegna che sidevono fare sempre i conti con la possibilità che alcuni avvenimentisiano autonomi e persino arbitrari. Nella fisica moderna, si ipotizzanomovimenti spontanei e autonomi della materia che non ubbidisconoalle leggi della causalità e che in nessun modo sono prevedibi-

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li. Il decadimento di un atomo di uranio, per esempio, non può essereprevisto e, anche se conosciamo bene l'emivita dell'uranio, cioè iltempo che ci vorrà perché la metà degli atomi di un campione di uranioperda la sua radioattività, fino a divenire poi piombo, i fisici continuanoa non sapere come e perché un determinato atomo radioattivosappia che è arrivato il momento di iniziare il proprio processo didecadimento, né a prevedere in quale atomo inizierà tale processo7.Nel mondo materiale esistono, quindi, situazioni in cui emergonomovimenti e attività in forma assolutamente spontanea. Perchénon riconoscere anche all'inconscio collettivo la possibilità di uno sviluppo,non spiegabile in termini di compensazione, in rapporto aquel che avviene nella sfera del conscio?Probabilmente, i due sistemi, il materiale e lo psichico, sono ingrado di dare il via autonomamente a movimenti, influenzandosi avicenda. Il movimento rotatorio interno appare sempre, in qualchemodo, legato a un simbolo, il quale, a sua volta, rimanda ai livelli piùprofondi dell'inconscio collettivo. Tale realtà simbolica tende a intrecciarsicon processi fisici e corporei, attivando emozioni.Nella nostra fiaba, Maria si trova all'interno di una città circondata dauna cinta muraria. Le campane, nascoste nelle mura, suonanoquando il cavallo di Ivan le tocca nel tentativo di scavalcarle, ed èquesto il segnale che mobilita la popolazione.Un fenomeno analogo può essere osservato nel comportamentodi donne possedute dall'archetipo della strega. Esse amano suscitaree attivare emozioni apparentemente senza motivo, incuranti delfatto che possano creare effetti negativi. Se una donna del generenota un difetto in un suo vicino, non può fare a meno di farglielo no-

NOTE7 Si veda a proposito la lettera indirizzata a Jung del fisico Wolfgang Pauli:«Il fenomeno fisico della radioattività consiste nella trasformazione (in unoo più passaggi) del nucleo atomico della sostanza attiva, da uno stato inizialeinstabile a uno stato finale stabile, durante il quale la radioattività cessa. Analogamente, il fenomeno sincronistico, basato su una realtà archetipica,accompagna la transizione da uno stato di coscienza instabile a unaposizione nuova e stabile [...] I momenti nel tempo in cui i singoli atomi sidisintegrano non sono in alcun modo determinati da leggi di natura» (W.Pauli, C. G. Jung, Atom andArchetype, The Pauli/ Jung Letters, Princeton NJ,Princeton University Press, 2001, p. 41).FINE NOTE

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tare, girando il coltello in ciò che verosimilmente per l'altra personaè una ferita.L'Anima stregonesca nella psiche maschile si comporta allo stessomodo. Si tratta di un aspetto della personalità legato all'Ombra.Se la persona in questione ha una psicosi latente, un elemento delgenere può creare un vero e proprio stato di possessione che produceeffetti devastanti su tutto ciò che la circonda. Il problema nascedalla natura assolutamente autonoma di questi interventi chesono distruttivi e di tipo psicotico. Si ha la sensazione che similiazioni nascano da una sorta di sete di distruttività o da un piacereautonomo nel costellare il diavolo. In situazioni meno estreme, però,rilevare aspetti dell'Ombra della personalità di un altro può esserepositivo in quanto contribuisce a creare le condizioni per un dialogo

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chiarificatore.Babà Yaga è la personificazione femminile del diavolo. Chiunquele si avvicini rischia di dissolversi nel suo eterno e ripetitivo movimentocircolare. Il nostro eroe affronta questo rischio con l'aiuto diuna formula magica. Ciò dimostra che qui sono in gioco dinamicheinconsce che possono essere attivate o neutralizzate soltanto mediantel'uso della magia.Capita a volte, nel nostro lavoro clinico, di trovarci davanti a uncontenuto psichico che non può essere affrontato solo tramite l'analisidei sogni: sembra che ci sia bisogno anche di qualcosa di «magico».Sorge a questo punto una domanda importante: siamo in possessodegli strumenti per modificare in qualche modo l'inconscio odobbiamo limitarci ad avvicinarlo alla coscienza?L'unico strumento proposto da Jung per produrre un cambiamentonell'inconscio è l'immaginazione attiva, una tecnica che percerti versi ci permette di «incantare» l'inconscio8. In alcune situazioni,la semplice presa di coscienza non basta affinché un contenutopsichico venga veramente assimilato; e, in casi del genere, l'immaginazioneattiva può essere preziosa. Jung incoraggiava tutti gli analistiche lavoravano con pazienti psicotici a imparare a usare l'immaginazioneattiva per garantire il proprio equilibrio psichico e

NOTE8- C. G. Jung, «La funzione trascendente», in La struttura della psiche, inOpere, vol. VIII, Torino, Boringhieri, 1957/1976. Si veda anche BarbaraHannah, «On Active Imagination», in The Inner Journey, Toronto, Inner CityBooks, 2000, pp. 24 sgg.FINE NOTE

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difendersi dal rischio di infezioni psichiche che potessero arrivareinaspettatamente, colpendo alle spalle.Fenomeni del genere possono essere osservati nella dinamica deigruppi di cui faccia parte una personalità di tipo borderline o qualchepersona con seri disturbi sul versante psicotico. Gli individui diquesto tipo sono in grado di creare grande agitazione all'interno delgruppo, cogliendo ogni occasione per fare leva su un contenuto costellatoinconsciamente fra i partecipanti. È essenziale che un analistasappia liberarsi dagli intrecci psichici creati dai pazienti psicotici;diversamente, rischierebbe, per esempio in un momento distanchezza, di essere colpito da simili stimoli psichici proprio doveè più vulnerabile.Oltre al rischio d'infezione psichica in strictu sensu, un analistanon può che rimanere affetto da ciò che viene prodotto dall'inconsciodei propri pazienti. Dover guardare alcuni disegni o ascoltare racconticon contenuti forti può avvelenare la vita psichica del terapeutae lasciare un segno nella sua Anima, Per questa ragione, moltiprimitivi hanno paura di guardare certi oggetti e noi stessi nondobbiamo sottovalutare l'effetto che un simile materiale può averesulla nostra condizione, dal momento che siamo chiamati, per fedeltàalla realtà psichica del paziente, a studiare seriamente ciò checi viene portato in seduta. La semplice comprensione non basta aneutralizzare gli effetti tossici del contatto con questi elementi; civuole una tecnica più efficace e l'immaginazione attiva rappresentail mezzo più diretto per disintossicarsi.Ivan sembra istintivamente sapere ciò che deve fare. Tramite ilritornello magico la sua coscienza interferisce con il movimento ripetitivodell'inconscio e la capanna smette di girare su se stessa.

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Nell'immagine platonica che abbiamo già evocato, la ruota che noncessa mai di girare si trova all'interno della dea; mentre qui, nellanostra fiaba, la circolarità senza fine sembra permeare tutto, eliminandoogni possibilità di interloquire o di stabilire un rapporto conalcunché. Un'immagine più che eloquente dell'abisso distruttivo insitonella natura femminile.La strega, nella capanna, è indaffarata intorno alla stufa, chiaroriferimento all'attivazione di forti emozioni. La stufa è connessa allostomaco e all'intestino, le parti del corpo che ci permettono di digerireo, in un certo senso, cucinare quel che deve essere assimilatodall'organismo. La cucina, con tutti i suoi annessi, stufa compresa.

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ha a che fare con gli affetti. È lì che si è colpiti proprio a livello di«pancia» e talvolta, per liberarsi di qualche contenuto scottante, ènecessario andare al bagno.Secondo Jung, nel corso della storia, la collocazione della sededella coscienza è come risalita lungo il corpo umano. Egli amava ripetere,per esempio, che nei cani la sede della coscienza si trova nellavescica, perché in loro sembra attivarsi esclusivamente nel momentoin cui devono uscire! Per molti primitivi, la realtà psichicaemerge solo quando vengono colpiti nell'intestino, perciò la sede dellacoscienza è da collocarsi nella pancia. Stimoli più sottili, che noncolpiscano il tratto digestivo, non paiono attirare la loro attenzione.Per gli antichi Greci, la sede della coscienza si trovava nel diaframmae, naturalmente, il termine stesso di «schizofrenia» risale all'ideadi un diaframma scisso o diviso. Eracle, in momenti di difficoltà,usava parlare con il proprio diaframma. Più tardi si credette che lasede della coscienza coincidesse con il cuore; molte delle tribù fra gliindiani americani «pensano con il cuore», ovvero rispondono psicologicamenteai fattori che accelerano il battito cardiaco. Più avantiancora, la sede della coscienza si spostò verso il sistema respiratorio:qui i fattori che modificano la respirazione esprimono i contenutidi cui si diviene consapevoli.La stufa rimanda alla «psiche- pancia» e al tipo di presa di coscienzaa essa connessa. La figura della strega, a tale sede della coscienzalegata, esprime la psicologia delle donne che devono litigarein continuazione con l’ Animus: non riescono a lasciare che unadeterminata situazione si sviluppi per conto proprio, ma insistononel tirare in ballo tutto ciò che ha a che fare, anche lontanamente,con la situazione in questione. Si tratta di comportamenti compulsiviche creano agitazione negli altri.Babà Yaga non è soltanto indaffarata intorno alla sua stufa, maè anche intenta a dipanare una matassa con le sue stesse grinfie.Nonostante tutto, ella crea una forma di ordine nella vita; e il fattoche badi alle oche dell'aia rivela un'altra sua caratteristica positiva,ovvero la cura degli istinti. Non c'è da meravigliarsi quindi che lastrega, di fronte alla risposta brusca e decisa di Ivan, diventi completamentepositiva e, come una dea della fertilità, nutra e si prendacura dell'eroe.Torniamo a fare qualche considerazione sulle oche della strega.Questi animali colpiscono per il loro comportamento militaresco: le

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oche selvatiche volano in una precisa formazione a «v», mentre quelledomestiche marciano perfettamente in fila. Tutti gli animali sembranorispondere a precisi modelli di comportamento. E anche le

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oche si lasciano orientare e disporre come se fossero guidate da unafonte invisibile. Per tale motivo, l'oca è animale sacro alla dea Nemesie ad Afrodite, nel suo aspetto di dea madre. I Ching, il famoso oracolocinese, nell'esagramma 53 («9 all'ultimo posto»)9 recita come segue:

L'oca regale si avvicina gradatamente alle alte nubi. Le suepenne si possono adoperare per le sacre danze. Salute!

Seguendo l'ordine manifestato dall'oca selvatica, si raggiunge la pienarealizzazione di ciò che potremmo chiamare il rituale della realtàumana. Vivere in questo modo, in armonia con l'ordine segreto dellanatura, ci permette di raggiungere la coscienza più alta. È un ritornoal livello animale ma, naturalmente, a un suo piano più alto.Perciò l'oca, immagine di questo ordine naturale, è associata alla deadel destino. Babà Yaga governa ogni forma di ordine in natura. Lenostre pulsioni non agiscono in modo caotico, ma seguono piuttostoun modello nascosto. L'immagine di Maria, la zarina vergine dalletrecce dorate, sposta l'accento dalla questione dell'ordine a unarealtà più squisitamente inerente l’ Anima.Il Regno sotto il Sole ospita sia le mele della giovinezza che le acquedella vita e della morte; è perciò una sorta di paradiso, paragonabileal Giardino delle Esperidi degli antichi greci. Hespèra, che significa«sera», è associata al momento in cui il sole tramonta eall'estremo limite della terra, luogo che Eracle raggiunse in cercadelle mele d'oro. Maria, che vi regna, è la dea del tramonto, una deadella morte e, in quanto tale, corrisponde a una qualità dell'Animache appartiene all'aldilà, a una realtà al di fuori della sfera umana.Maria, come abbiamo visto, è circondata dalle mura della città,altro riferimento alle dee dell'antichità che spesso furono rappresentatecon la corona a forma della cinta muraria. Nella tarda antichità,tali immagini furono interpretate in vari modi; per esempio,poiché la dea corrisponde all'Anima mundi le mura rappresentavanola materia nella quale essa era rinchiusa. La corona fu concepitaquale parte esterna dell'Anima Mundi e, all'interno, incapsulati

NOTE9 I Ching. Il libro della versatilità, a cura di R. Ritsema e S. A. Sabbadini,Como, Red, 1996, p. 703.FINE NOTE

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nell'involucro della materia, si trovavano la realtà simbolica e i relativicontenuti psicologici.Da un altro punto di vista, si può dire che la materia del cosmocorrisponda a uno degli aspetti più profondi e misteriosi dell'Anima;si tratta del segreto del mondo stesso. Ma, a questo punto, sorge unadomanda importante: in che modo la psiche inconscia è connessaalla materia?Pur sapendo che un tale legame esiste, non sappiamo spiegare inche cosa esso consista. Dal momento che l'energia e la massa sonoi due aspetti che qualificano la materia, potremmo collegare il movimentocircolare e ripetitivo di cui abbiamo parlato all'aspetto dinamicodella natura, mentre la materia corrisponderebbe al suoaspetto di massa. Naturalmente possiamo descrivere la materiaquale realtà composta da particelle o descriverla in termini di campimagnetici.Jung ci insegna che l'Anima è «l'archetipo della vita»10. Pertanto èlecito pensare che l’ Anima abbia a che fare con la stessa consistenza

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del cosmo e con il segreto della materia nel mondo. Forse l’ Animaè latente o dorme nella materia? La realtà fisica è un semplice involucro.L'Anima non è materia, ma piuttosto vi risiede, come all'internodelle mura. Non possiamo fare a meno di osservare la psichedal punto di vista della nostra coscienza. Capita, a volte, di imbattersiin un aspetto dell'inconscio che sembra essere non psicologicoma, si direbbe piuttosto materiale, come una realtà psicosomatica.Questi due aspetti, psicologico e fisico, sono legati fra loro, ma nonsiamo in grado di spiegare in che modo. Il lavoro con l'inconscio, tuttavia,ci conduce in alcuni casi in una zona liminale della psiche incui alcune realtà diventano somatiche. I fisici hanno un diverso puntodi partenza e procedono in un'altra direzione: cominciano con l'osservazionepragmatica di un fenomeno e la zona liminale è per loro«metafisica» nel vero senso del termine, in quanto va oltre l'utilità ela validità delle loro nozioni. Ormai sappiamo, dallo studio della fisicaatomica, che la coscienza dell'osservatore non può essere esclusadalla valutazione dei risultati di un esperimento.Tutti i fenomeni materiali possono essere descritti in termini dionde o di particelle atomiche. Quando vogliamo dimostrare, per

NOTE10 Si veda C. G. Jung, «Gli archetipi e l'inconscio collettivo», in Opere, vol.IX, t. 1, Torino, Boringhieri, 1934/1954.FINE NOTE

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esempio, che la luce è composta da particelle, l'unico modo di procedereè quello di effettuare un esperimento in cui venga spostata lasua fonte. Si adopera a tal fine uno schermo provvisto di un piccoloforo che consentirà di far passare un unico quanto di luce. In talmodo, un solo fotone inciderà la lastra fotografica sistemata dall'altraparte. Se il campo della luce rimane statico, si può affermare chela luce è composta da corpuscoli e che le onde altro non sono che l'illusione.Si può poi spostare la fonte luminosa, permettendo sempresolo a un unico fotone di attraversare il foro sullo schermo in modoche esso non possa rimbalzare, muovendosi avanti e indietro.I sostenitori della teoria ondulatoria, d'altra parte, utilizzano perscomporre la luce uno schermo di cristallo, producendo così il fenomenodell'interferenza. Quando queste onde si sovrappongono,tendono a rafforzare o a ridurre l'intensità luminosa, in base al modoin cui si incontrano. Si producono onde ogni qualvolta si verifichiuna dinamica di interferenza. Una dimostrazione di questo tipo portaalla conclusione che la luce è fatta di onde; per creare un fenomenodi questo genere la fonte luminosa deve essere costante e laquantità di luce considerevole.Nella prima manifestazione sopra descritta, le coordinate deltempo e dello spazio non possono essere stabilite con esattezza, mail fattore energetico è esatto. Anche se il tempo e lo spazio restanodei fattori non esattamente determinabili, un unico fotone può essereemesso, rendendo precisa la quantità dell'energia coinvolta. Nelsecondo esperimento, è proprio la quantità di energia coinvolta chenon può essere misurata e, quindi, rimane vaga e indeterminata.Ciò che colpisce di più è il fatto che il risultato della dimostrazionedipenda dal modo in cui la dimostrazione viene impostata.L'esperimento viene montato in un determinato modo per produrreil risultato che si vuole ottenere, rendendo il risultato opposto impossibile.Dobbiamo mettere la natura «con le spalle al muro», percosì dire, e porle una domanda precisa per ricevere una risposta; allo

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stesso tempo la possibilità di sapere ciò che la materia sia veramentesi allontana. Alla fine siamo in grado di affermare quanto segue:«Se creiamo un determinato fenomeno sulla base di una certaipotesi, la natura risponderà in un determinato modo; ma se creiamoun altro fenomeno basato su un'ipotesi diversa, la natura risponderàdiversamente». Per questo motivo, la domanda presentenella coscienza del ricercatore diventa un fattore rilevante e, nella

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valutazione di qualsiasi risultato, si deve prendere in considerazionesia l'osservatore sia il modo in cui l'esperimento è stato impostato.Non possiamo sapere tutto e, per scoprire una cosa, ne dobbiamosacrificare un'altra: o il tempo- spazio sarà per noi un'informazioneesatta, o, viceversa, la quantità di energia coinvolta sarà precisamentenota. Inoltre, le conclusioni a cui si giunge mediante i dueesperimenti descritti sopra, si contraddicono. Alla fine, si può affermaresolo che la luce si comporterà come una serie di fotoni (o onde),in base alle circostanze e al modo in cui la nostra ricerca vieneimpostata.Gli studiosi che si sono dedicati a indagare la materia in modoobiettivo sono stati obbligati a rivolgersi alla psicologia, perché larealtà dell'osservatore e l'ipotesi che egli ha in mente durante lo svolgimentodei suoi esperimenti devono essere presi in considerazioneassieme ai fattori fisici esterni. Partendo dalle indagini sugli aspettimateriali della natura, gli scienziati arrivano a toccare la zona liminaledell'inconscio. Lo psicologo, partendo da un'attenzione nei confrontidell'inconscio, arriva alla zona liminale del somatico, zona in cui la psichesembra essere riflessa nei fatti concreti e materiali della natura.Un fenomeno analogo può essere osservato nel campo della matematica,in particolare nell'area chiamata «matematica fondamentale»,dove è ormai riconosciuto che nemmeno gli assiomi più basilaripossono essere dimostrati. Il vero fondamento della matematica,per come la conosciamo oggi, è costituito, da una parte, dalle esperienzesensoriali e, dall'altra, dalle esperienze archetipiche della psiche.L'assioma secondo cui due linee parallele si incontrano all'infinito,per esempio, è frutto sia dell'esperienza sensoriale visiva, in cuivediamo due linee che si intersecano a distanza, sia di certe leggiproprie della mente stessa. Sospesa fra queste due realtà, si trova lamatematica.L'intero corpus delle scienze naturali è divenuto una forma descrittivache ci insegna quanto segue: se osserviamo un certo fenomenoin un determinato modo, i risultati saranno di un certo tipo;se cambiamo l'oggetto di indagine e la nostra modalità di indagare,cambieranno anche i risultati che otterremo. Sia l'osservatore che lanatura della mente umana devono essere presi in considerazione. Lescienze naturali sono avvantaggiate perché hanno a disposizione imezzi per poter misurare i fenomeni di cui si occupano e per dimo-

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strare che i loro risultati hanno verità statistica. Nel campo della mi-crofisica, gli esperimenti possono essere ripetuti molte volte e il fattoresoggettivo gioca un ruolo piuttosto marginale. Quando si ha ache fare con milioni di atomi, però, i risultati corrispondono a leggiche hanno una verità del tutto relativa.Nello studio dell'inconscio, i fattori fondamentali sono gli archetipi,e la loro attività è l'unico fenomeno che possiamo prevedere conun certo grado di precisione. I casi clinici rappresentano un materiale

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molto individuale, motivo per cui riteniamo che, nell'incontrocon un individuo all'interno di una vera situazione di vita, la teoriaoccupa una posizione relativa e secondaria.Tornando alla nostra fiaba, Ivan scavalca le mura della città dellazarina e in tal modo fa un vero salto oltre la realtà che fino a quelmomento viveva. Si trova ora nella sfera della realtà psichica (e, pernoi, l'ipotesi che la psiche di per sé sia assolutamente reale, è un'ipotesivalida). Nel gergo professionale, parleremmo di «inconscio» riferendocialla realtà ignota che stiamo osservando. Ivan trovaMaria addormentata, abusa di lei e scappa. Solo dopo la zarina sisveglia.Maria rappresenta una forma di «contromovimento» rispetto alleazioni di Ivan. In maniera analoga si sa che quando la coscienzaè vigile, non possiamo essere consapevoli dell'inconscio; per averneconsapevolezza il livello di vigilanza della coscienza deve essere abbassato.L'esempio più eloquente di questo sono i sogni: la coscienzaè appena presente, ma non in modo tale da interferire con quelche succede nell'inconscio. Il sogno emerge proprio al margine fracoscienza e inconscio.Alcune filosofie orientali insegnano che samadhi, la forma piùelevata di coscienza, comporta un completo spegnimento dell'Io. Lanostra posizione è ben diversa. Jung, rimarcando il valore della complementarietàtra coscienza e inconscio, riteneva che uno stato incui l'io sia estinto corrisponderebbe a totale inconscietà. Non si puòessere contemporaneamente consci e inconsci. La pratica dell'immaginazioneattiva è un tentativo di mantenere la solidità dell'io,coinvolgendo al tempo stesso il fenomeno limite del sogno. Per questomotivo, essa rimane l'approccio migliore per effettuare una sintesitra i due opposti. Per capire il significato di un sogno, dobbiamoabbassare la vigilanza della coscienza. Anche se l'Oriente ci incoraggerebbead abbandonare totalmente la coscienza egoica, per noi

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in Occidente un passo del genere comporterebbe la perdita dellapossibilità di proporre qualsiasi descrizione scientifica dei fenomenipsichici. Jung, durante il suo soggiorno in Africa, osservava i fenomenipsichici degli indigeni e annotava le sue osservazioni in modomolto scientifico. In seguito, visse alcune esperienze affini inprima persona, ma, consultando gli appunti presi in precedenza,scoprì che non aveva colto la vera essenza di quegli eventi. Se ci siostina a tutti i costi a mantenere un atteggiamento scientifico, si rischiadi passare in mezzo alla savana africana senza fare esperienzadel luogo. Allo stesso tempo, attraversare la savana al modo degliindigeni vuol dire perdere la luce della coscienza e, con essa, lapossibilità di registrare i fenomeni in modo scientifico. È compitodella coscienza distinguere fra ciò che succede fuori di noi e ciò cheavviene all'interno della nostra realtà psichica. In assenza di una coscienzariflessiva, la distinzione scompare e quel che resta è una seriedi eventi mediante i quali il fenomeno interiore si verifica fuori,nel mondo.Una mia conoscente una volta mi raccontò la storia di un missionarioche aveva passato tutta la notte accanto a uno stregone.Questo medicine man, prima di entrare in trance, spiegò al missionarioche stava per recarsi in cima a un lontano monte per incontrarsicon altri guaritori, per una sorta di riunione tra spiriti. Ilmissionario chiese al medicine man la cortesia di fare una sostalungo il tragitto per consegnare a un suo amico un messaggio, checosì recitava: «Per favore, restituiscimi i miei fucili». Dopo qualche

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giorno, il missionario ricevette una lettera in cui l'amico in questioneraccontava d'essere stato svegliato nel cuore della notte dauna voce proveniente dall'esterno della sua casa, e la voce diceva:«Restituiscimi i miei fucili». Credo che un fenomeno simile possaverificarsi esclusivamente in uno stato di trance o di profonda in-conscietà. In tali casi, quel che avviene dentro può veramente manifestarsiall'esterno.Spesso proviamo sensazioni simili nei confronti dei sogni. Al risveglio,però, riusciamo a distinguere fra realtà onirica e realtà concretadel mondo circostante. Si potrebbe descrivere il messaggio delnostro stregone quale manifestazione dell'inconscio all'interno diuno spaziotempo non accessibile alla coscienza. Fenomeni di questotipo si verificano più spesso di quanto non sembri, ma all'osservatoreesterno non è consentito «accompagnare lo stregone alla

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montagna». O si vive pienamente l'esperienza o si mantiene l'atteggiamentoscientifico di chi osserva e prende appunti. Si tratta di dueatteggiamenti complementari.Apprendiamo dalla nostra fiaba che Maria è praticamente trasparente,qualità spesso legata al mondo dei fantasmi. Una variantedella stessa storia, come abbiamo visto, racconta come il corpo diMaria potesse essere preso fra due dita di una mano, pur essendocosì grande da riempire il mondo intero. Sembra che Maria posseggaun corpo sottile, un corpo che manca di densità e delle caratteristicheordinarie della materia. Ivan riesce persino a vederne il midolloche scorre all'interno delle ossa. Maria, quindi, è una sorta discheletro. In alcune fiabe compare una figura di Anima che, vista dadavanti, è una bellissima donna ma, quando si gira, è uno scheletro,un'immagine di morte.Abbiamo già incontrato un motivo simile nella storia del giovaneche, innamorato della Dea delle Stelle, scopre poi che si tratta di unoscheletro danzante che abita un mondo pieno di nebbia. Allo stessomodo, Maria vive nelle zone di confine fra la vita e la morte. Di conseguenza,è un essere sovrannaturale, con un corpo non materialeche assomiglia a una conchiglia translucida. Ivan approfitta di leiche dorme e, mentre lui fugge, Maria si sveglia al suono della campanasfiorata dallo zoccolo del cavallo. Si noti che, entrando in città,il cavallo non aveva toccato la campana, ma nella fretta di allontanarsene,invece, aziona l'allarme.Abbiamo già incontrato il motivo dell'oggetto che non deve esseretoccato nella fiaba Kari Veste di Legno. In quel racconto, il toro celesteammonisce la ragazza perché non tocchi le foglie di rame, argentoe oro, mentre attraversano la foresta. Nonostante i tentativi dievitare l'incontro con i troli padroni delle foreste, i mostriciattolispuntano fuori e lottano con il toro. Le foglie in questa fiaba rappresentanoil lato mortale dell'esperienza umana. Nel nostro racconto,le mura si riferiscono al luogo in cui la realtà fisica viene toccata,dando corpo alle cose. Ed è proprio qui che si annida ungrande pericolo, dal momento che l'Anima non è una donna reale insenso concreto, ma una realtà che attiene alla sfera spirituale.La necessità di vivere l'Anima quale entità psicologica non prescindedal coinvolgimento di una donna reale, la quale costituisceuna sorta di «gancio» che desta l'attenzione dell'uomo, mediante unadinamica di attrazione. Fare i conti con l'Anima diventa una vera sfi-

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da per un uomo quando questa istanza psichica si esprime tramiteun essere umano in carne ed ossa.Difficoltà dello stesso genere emergono ogni qual volta si facciaun sogno che induce la seguente domanda: «Devo affrontare questoargomento concretamente, o sul piano simbolico?». La questionerappresenta, dal punto di vista etico, uno degli aspetti più difficili ditutto il processo analitico. Con una buona dose di pazienza, spesso,sono proprio i sogni a risolverla, mostrandoci la via più giusta;altre volte la questione rimane irrisolta e, confidando nelle proprierisorse, si deve prendere una posizione. Nel caso di errore, sarà l'inconsciostesso del sognatore a intervenire per correggere il tiro.Il motivo del tocco alla campana da parte di Ivan suggerisce cheall'interno della sua realtà sta emergendo una reazione emotiva, unasorta di vibrazione che risuona dentro di lui.I simboli archetipici sono contraddistinti da una carica di energianotevole, per cui risultano davvero esplosivi. Determinano grandimovimenti dinamici, come il nazismo e, in egual misura, sottendonoquel che avviene nella mente dei pazienti psicotici. Possiamoessere consapevoli degli aspetti immaginali ed energetici degli archetipi,ma la loro vera natura ci rimane ignota. Sappiamo che sipresentano ricorrentemente come immagini e modelli dinamici eche sprigionano una grande quantità di energia quando investonola nostra realtà concreta. L'archetipo, quale forma tipica di far esperienzadella realtà, è legato all'istinto e quindi all'attività fisica. Larealizzazione di un archetipo tramite l'attività istintuale è il momentoin cui all'interno di un individuo emerge una grande emozione.Capita a volte che una persona faccia un sogno archetipico chenon risveglia alcuna particolare reazione, ma solo un semplice pensiero:«Certo, tutta questa mitologia è molto interessante...!».Non si tratta necessariamente d'incapacità dell'analista di trasmettereal paziente il vero significato del sogno, ma piuttosto di unasituazione in cui il messaggio dell'inconscio appare troppo lontanodalla situazione conscia del sognatore. Certe volte, a distanza ditempo, accade che lo stesso sognatore provi una grande emozione enon veda l'ora di comunicare all'analista che la spinta del sogno siè finalmente fatta sentire. La realtà archetipica, prima inavvicinabile,ora è entrata in contatto con la coscienza del paziente, attivandola zona liminale dove la dimensione fisica e quella psichica si in-

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contrano. È come se l'individuo sentisse il suono di una campanacon tutte le vibrazioni interne che ciò comporta.L'immagine della Kundalini quale serpente dormiente è ben nota.Quando, tramite l'intensa concentrazione di uno yogin, il serpentecomincia a risalire il suo percorso, si sente immediatamenteil rintocco di un gong, segnale che la Kundalini si è destata. Si trattadi un momento speciale che corrisponde a ciò che noi chiamiamo,in termini mutuati dall'astronomia e dall'astrologia, costellazione diuna realtà inconscia.Che cosa significa questa misteriosa definizione, al di là dell'ovvioriferimento al posizionamento delle stelle secondo un determinatopattern?Impiegando questa espressione, parliamo in effetti di qualcosache non possiamo conoscere. L'azione di costellare corrisponde almomento in cui un contenuto inconscio, in precedenza latente qualepossibilità all'interno dell'essere umano, si fa presente e premeverso la propria realizzazione. Ecco perché ci si riferisce a una realtàliminale, tra la vita e la morte: latente, ma, al tempo stesso, reale.

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Il contatto dello zoccolo sinistro del cavallo di Ivan con la campanarappresenta una felix culpa, un errore necessario che contienein sé la speranza, poiché tramite esso la coscienza può progredire.Ogni crescita di consapevolezza, in un certo senso, è un errore fatale,una violazione di un aspetto della natura. Chi, come può accadereai contadini, vive un rapporto di armonia con la natura, contiene nellapropria personalità tutte le realtà archetipiche in stato latente, noncostellate. Non è possibile parlare loro di tale presenza silente dellavita. Per poter realizzare la propria interiorità, la coscienza ha bisognodi sentirsi staccata dalla natura e di soffrire i disturbi emotiviche tale distacco provoca alla personalità. Ed è appunto questo chesottende l'impulsività animalesca di Ivan. Lo zoccolo sinistro claudicanteaccosta l'eroe all'orientamento che caratterizzava suo fratello,Dimitri, costellandone la possibilità di una presa di coscienza.A Maria e ai suoi servitori spuntano le ali, il che indica chiaramentela natura spirituale della zarina, ma si tratta anche di unareazione al contatto stabilito da Ivan con il fisico. Da figura dormiente,Maria passa a incarnare una dinamica che compensa il gestodi Ivan.Il rintocco della campana corrisponde a quel che accade a unapersonalità toccata da un complesso: un elemento della vita inte-

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riore vibra e risuona. Ivan è invaso dalla terribile paura che Maria loinsegua: rappresentazione tipica della dinamica fra l’ Anima e unacoscienza non ancora in grado di rapportarsi al femminile interiore.Si può ipotizzare che questo passaggio della fiaba si riferisca a un tipicoproblema della psiche russa: una coscienza sostanzialmentedebole trova il coraggio di congiungersi con l'Anima soltanto stuprandolanel sonno; al risveglio, la coscienza si spaventa e scappa.Le tre streghe, rappresentazioni di Babà Yaga, invitano Maria afermarsi a prendere il tè. In tal modo fra Ivan e la zarina vergine sicrea maggiore distanza. Di nuovo si può pensare a una particolareattinenza di questo passaggio della fiaba alla psiche russa: preso dapaura, l'ipotetico «russo» rimanderebbe il vero confronto col problemaper evitare di provare quanto sia realmente cruciale. In ogni caso,il chiacchiericcio da vecchie cui assistiamo può essere di unacerta utilità psicologica in quanto serve a proteggere la personalitàda una presa di coscienza che non è ancora in grado di sostenere.Spesso è la figura della madre che funge da cuscinetto fra la coscienzaegoica e la consapevolezza dell'Anima. Nella nostra fiabaquesta funzione sembra avere valenza positiva. Tuttavia, la tendenzada parte della figura materna ad «aiutare», interferendo nei progettidella personalità, corrisponde a un problema piuttosto diffusodella psicologia russa.Ivan rientra a corte e sembra, in apparenza, che nulla gli sia successo.Suo fratello gli ruba le mele d'oro e le acque della vita e dellamorte, vantandosi di essere stato lui a trovare i tesori. Ivan, dal cantosuo, si ubriaca senza cercare in nessun modo di dimostrare la falsitàdi ciò che il fratello va affermando. Rispetto alla situazione inizialedel racconto, pare che non sia cambiato proprio nulla. Ancora, la fiabaoffre una riflessione su una caratteristica collettiva della psicherussa: aperta a esperienze interiori forti e intense, rimane pur tuttavialegata a vecchie modalità quando si tratta di integrare tali esperienzenella vita concreta. Le grandi potenzialità creative, latenti nellapsiche russa, vengono osservate con stupore primitivo, ma nonvanno tradotte in risultati reali e concreti. L'arrendevolezza dimostratada Ivan, che non contesta le affermazioni del fratello, è originata dal

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complesso materno, che spesso tende a vanificare le conquiste fatte inprecedenza. Nei secoli, i russi si sono trovati a dover affrontare questionireligiose di notevole profondità, come ampiamente dimostranoopere letterarie come, per esempio, IfratelliKaramazov di Dostoevskij.

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La natura più profonda del problema della tendenziale scissionefra esperienza interiore e vita vissuta nella psiche russa, può in manieraimmaginale riflettersi nella posizione dell'Anima rispetto al sole,motivo trattato da Jung in Psicologia e alchimia. Il potenziale dicrescita della coscienza è ancora nell'inconscio, per cui le esperienzeche emergono dal profondo della psiche sono vissute esclusivamentecome ispirazioni, ma non vengono integrate fino a divenire qualitàcoscienti. L'io recepisce l'esperienza in forma alquanto passiva.In Psicologia e alchimia11 Jung interpreta il sogno di un uomo incui una donna sconosciuta, figura d'Anima, è in stato di adorazioneal cospetto del sole. L'immagine, nell'interpretazione di Jung, indicacome il genio creativo del sognatore sia ancora nell'inconscio, legatoalla sfera animica e animale. Gli individui del genere sono capacidi fare grandi scoperte, non come frutto di un intenso impegnopersonale, ma semplicemente in quanto queste emergono spontaneamentedall'inconscio. Si tratta di regali da parte dell'Anima, macosì come sono arrivati, i contenuti innovativi tendono poi facilmentea regredire nell'inconscio per la stessa via.A questo punto della fiaba sembra che tutto quel che è successonon sia servito a nulla. Dimitri continua a vantarsi delle proprie gesta.È stato rinchiuso nel sotterraneo della donna dal letto girevole,figura paragonabile alla Circe dei greci, la quale, con la bacchettamagica, trasformava in porci (emblema dell'essere accecati dall'istinto)tutti gli uomini che mettessero piede nella sua isola.Nonostante Dimitri continui ad atteggiarsi come chi sia stato toccatoda un'esperienza profonda e intensa, la dimensione mistica di ciòche ha vissuto è confutata dall'inconscio. In buona sostanza, non ècambiato nulla. Molte persone durante il percorso analitico vivonoesperienze intense ma non riescono a integrarne il vissuto nel contestodelle loro esistenze. Concluso l'evento, non sanno più cosa faree, di conseguenza, non avviene nessun vero cambiamento nellasfera conscia. Il tutto è paragonabile a un bel bagno caldo: una voltausciti dalla vasca, ci si sente più puliti, ma la personalità, sostanzialmente,è immutata. Per descrivere questo genere di esperienze, glistudiosi di mitologia utilizzano l'espressione: «la difficoltà del ritorno».L'eroe, per esempio, dopo aver ucciso il drago o dopo aver superato

NOTE11 C. G. Jung (1944), «Psicologia e alchimia», in Opere, vol. XII, Torino, Bollati Boringhieri, 1992.FINE NOTE

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prove di ogni tipo, si addormenta sulla strada di ritorno e perde tutto.A volte gli viene sottratto il tesoro che aveva conquistato, come nelracconto di Gilgamesh che si ferma a farsi un bagno, dando così a unserpente l'occasione di sottrargli l'elisir della vita.Tornare a riconnettersi con la vita concreta è una sfida altrettantogrande come quella del confronto con l'inconscio. Trascurarequesto passaggio fondamentale vuol dire perdersi nell'ebbrezza persvegliarsi poi col classico mal di testa del giorno dopo, ma senza nessun

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cambiamento sostanziale.Jung assunse una posizione contraria alla pratica dell'ipnosiproprio per questi motivi12: un insight può attecchire solo se è il fruttodi un graduale processo di consolidamento nella coscienza.Metodi e tecniche caratterizzati da rapidità non danno risultati duraturiin quanto non riescono a creare un vero legame fra la coscienzae l'inconscio.Il difficile compito di integrare nella sua esistenza tutto quel cheha imparato sembra eccedere la capacità di Ivan. Così, egli riprendeil proprio stile di vita consueto, dimenticandosi delle esperienzeche ha vissuto durante il viaggio.Il motivo dell'eroe che rischia di perdere tutto ciò che aveva precedentementeconquistato è illustrato in un'altra fiaba, nella qualesi narra di un giovane che conquista e sposa una bella principessaappartenente a un altro regno. Il desiderio del giovane di tornare acasa per una breve visita suscita ansia nella principessa che gli dice:«Non dimenticarti di me ed evita, a tutti i costi, di dare un bacioa tua madre!». Il giovane promette di seguire i suoi consigli ma, unavolta tornato a casa, si dimentica delle parole di sua moglie, baciala madre e immediatamente dimentica quel che aveva vissuto inprecedenza.In certe situazioni, la tentazione di sminuire un'esperienza importantemediante un'interpretazione riduttiva può essere grande,se non addirittura diabolica. È compito della coscienza cercare dicreare un collegamento fra il mondo interiore e la sfera dell'esisten-

NOTE12 «Io ho abbandonato l'ipnosi, non perché non volevo avere nulla a che farecon le energie più fonde dell'anima umana, ma proprio perché volevocombattere con quelle direttamente e apertamente. Se sapessi già quali potenzesono in gioco nell'ipnosi, abbandonerei l'ipnosi solo per eliminare ogniutilizzazione indiretta di questi veicoli» [(JV. d.T.) C. G. Jung (1914), «Questioni attuali di psicoterapia», in Opere, Torino, Boringhieri, 1973, p. 285).FINE NOTE

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za concreta e di integrare le varie esperienze vitali in modo completo,senza trascurare né gli aspetti interiori, né quel che attiene almondo esterno.Con un vero colpo di scena, la fiaba rivela che, nonostante la situazionea corte appaia sostanzialmente immutata, la realtà è benaltra: Maria è incinta e il padre dei suoi due figli è Ivan.Quando succede un fatto importante, che a sua volta costellauna configurazione dell'inconscio, la situazione non è mai completamenteimmutata. Un movimento psichico è stato attivato a livelloinconscio e l'Anima è gravida delle esperienze vissute da Ivan. I duefigli, in fase di crescita, rappresentano la forza e la solidità dell'Io checonsente un'emersione di materiale inconscio nella sfera della coscienza.L'arrivo di Maria è accompagnato da una serie di spari e dallaminaccia che l'intera città venga distrutta se il padre dei suoi figlinon si farà avanti. La zarina dimostra qui la medesima forza brutaleimpiegata da Ivan nell'ingresso nel suo regno e nell'abuso diMaria. Lo scenario rispecchia la condizione attuale della cultura russadove impera un atteggiamento esageratamente illuminato chenon lascia spazio all'irrazionale. Tutto viene visto nell'ottica del materialismomeccanicistico ottocentesco, ormai respinto dal mondooccidentale. È questo atteggiamento, in effetti, che «stupra Maria»; ela reazione che ne consegue da parte dell'inconscio è altrettanto forte

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e brutale. All'interno di culture più antiche, le dinamiche tendonoad avere un andamento più equilibrato e meno violento.Un colpo di arma da fuoco simboleggia emozioni molto forti. El'attacco di Maria al regno dello zar comincia con una serie di spari.È evidente che l'approccio della zarina sia emozionalmente carico.L'Anima/ Maria spara sul mondo della coscienza, disposta a distruggerlocompletamente se sarà necessario. La vendetta di Mariaper la violenza subita da parte di Ivan assume la forma di un'irruzioneimprovvisa e incontrollata, in grado di sopraffare del tutto lacoscienza a livello emozionale.La corte dello zar, desiderosa di capire quel che realmente è successo,propone prima Teodor e poi Dimitri quale padre dei gemellidella zarina, ma l’ Anima resta insoddisfatta finché la paternità nonvenga riconosciuta a Ivan. Finalmente lo zar ammette che l'unico figlioad aver seguito le proprie orme è Ivan, e gli offre l'intero regno.Ivan respinge l'offerta del padre e insieme a Maria parte per il Regno

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sotto il Sole. Dal punto di vista psicologico, la conclusione della vicendaè insoddisfacente, poiché la decisione di Ivan di partire con lazarina riconduce tutto quel che era stato conquistato di nuovo nellasfera dell'inconscio. La grande ricchezza e l'immensa creativitàdell'inconscio non impediscono che la città, immagine della coscienzastrutturata, venga distrutta.Alcune varianti della fiaba narrano del re che regala metà delproprio regno al figlio e alla sua sposa, tenendo l'altra metà per sé.Il contrasto fra la conclusione della nostra fiaba e quella presente inaltri simili racconti la rende particolarmente triste, poiché in essa ivalori più preziosi regrediscono nell'inconscio, rendendo le possibilitàdi una crescita di consapevolezza assai scarse. Ciononostante,sembra che le peripezie abbiano creato un equilibrio migliore fra lasfera del maschile e quella del femminile, anche se il tutto per orapermane nell'inconscio.La nostra fiaba può essere considerata quale esempio di un'esperienzapsichica che, a forza di ripetersi, potrà un giorno originareun equilibrio nel campo della coscienza. In maniera simile, a livelloindividuale, le persone cadono di continuo nel medesimotranello e, nonostante sembri che, di volta in volta, abbiano imparatola lezione, fatalmente ci ricascano di nuovo. Ma, a ogni caduta,forse guadagnano un po'"di terreno in più finché, dopo l'ennesimavolta, non giungono a esclamare: «Sono già stato qui e sono riuscitoa uscirne!».Ogni ricaduta, quindi, corrisponde a una piccola presa di coscienzae contiene in sé una sorta di segreta conferma del misterodella personalità individuale. Qualcosa di piccolo e di apparentementeinsignificante è mutato, ma la storia non finisce qui...

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FINE

Marie- Louise von Franz (1915-1998), analista jun-ghiana, una delle più strette collaboratrici diC. G. Jung, ha condiviso con lui, nel periodo1933-1961, quasi trentanni di lavoro. È consideratatra le sue allieve più famose e ne rappresentala fedele continuazione del pensiero. Unadelle voci più autorevoli nel campo della psicologia

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analitica, un'insegnante dotata di untalento straordinario e di una rara capacità direndere accessibili le più complesse teorie psicologiche,ha svolto ricerca sui sogni sia di uominie donne moderni, sia di personaggi storicicome Annibale, Socrate e Cartesio. È autrice dimolti volumi, tra cui Le fiabe interpretate, L'eternofanciullo, Il mondo dei sogni, Tipologia psicologica,I volti del tempo, Le fiabe del lieto fine,Incontri con la morte, La morte e i sogni e Lagatta. Una fiaba sulla redenzione del femminile(Edizione Magi 2008).