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1 I PROBLEMI DELL’ORA PRESENTE Maria Valtorta e il Gesù vivente di San France- sco d’Assisi Come per quanto scritto sugli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola, non guardo le apparizioni di san Francesco d’Assisi a Maria Valtorta (solo una trentina nel 1944) e neppure quello che afferma. In altre parole, non voglio fermarmi acribiosamente sui particolari. Voglio vedere se c’è una qualche somiglianza globale anche se pro- fonda, tra ciò che Gesù è stato per san Francesco e quello che Maria Valtorta con i suoi scritti spinge ad essere ogni lettore verso Gesù. Cerchiamo allora di capire il Gesù di san Francesco. Sì, ma pre- ventivamente facciamo sparire i suggerimenti orrorifici di vari film su di lui. Hanno tentato di farcelo passare per un ecologo profondo; per banale elogiatore della natura; un ecumenico quasi new agers ante litteram senza impianto di dottrina. San Francesco non è stato niente di tutto questo. Due autori per certi versi molto lontani tra loro, sono arrivati alla stessa conclusione. Il primo è padre Raniero Cantalamessa dei frati minori, predicatore della Casa Pontificia, e scrive così. (Padre Raniero Cantalamessa o.f.m, Innamorato di Cristo. Il segreto di Francesco d’Assisi, Zenit Books, Roma 2014, pp. 10-17). «È su questo testo [testamento di San Francesco] che giusta- mente si basano gli storici, ma con un limite per loro invalicabile. Gli storici, anche i meglio intenzionati e più rispettosi della pecu- liarità della vicenda di Francesco, come è stato tra gli italiani Raoul Manselli, non riescono a cogliere il perché ultimo del suo radicale cambiamento. Si arrestano – e giustamente per rispetto al loro me- todo – sulla soglia, parlando di un «segreto di Francesco» destinato a rimanere tale per sempre. […] Quello che si riesce a constatare, dicono gli storici, è la decisione di Francesco di cambiare il suo stato sociale. Da appartenente alla classe agiata, che contava nella città per nobiltà o ricchezza, egli ha scelto di collocarsi all’estremità opposta, condividendo la vita degli ultimi, di quelli che non contavano - Maria Valtorta Newsletter - A cura della Fondazione Maria Valtorta Viale Carducci, 71 - 55049 VIAREGGIO (Lucca) 10 MAGGIO 2017 - NEWSLETTER N° 24 - Maria Valtorta a Viareggio, in una foto a circa 30 anni poco prima di allettarsi definitivamente Il prossimo appuntamento con la Fondazione Maria Valtorta è per il giorno mercoledì 17 Maggio 2017 alle ore 20,30 presso la Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo a Viareggio dove sarà celebrata la Santa Messa seguita dalla Conferenza sul capitolo 181 dell’Opera di Maria Valtorta.

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I PROBLEMI DELL’ORA PRESENTEMaria Valtorta e il Gesù vivente di San France-sco d’Assisi

Come per quanto scritto sugli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola, non guardo le apparizioni di san Francesco d’Assisi a Maria Valtorta (solo una trentina nel 1944) e neppure quello che afferma. In altre parole, non voglio fermarmi acribiosamente sui particolari. Voglio vedere se c’è una qualche somiglianza globale anche se pro-fonda, tra ciò che Gesù è stato per san Francesco e quello che Maria Valtorta con i suoi scritti spinge ad essere ogni lettore verso Gesù.

Cerchiamo allora di capire il Gesù di san Francesco. Sì, ma pre-ventivamente facciamo sparire i suggerimenti orrorifici di vari film su di lui. Hanno tentato di farcelo passare per un ecologo profondo; per banale elogiatore della natura; un ecumenico quasi new agers ante litteram senza impianto di dottrina. San Francesco non è stato niente di tutto questo.

Due autori per certi versi molto lontani tra loro, sono arrivati alla stessa conclusione. Il primo è padre Raniero Cantalamessa dei frati minori, predicatore della Casa Pontificia, e scrive così.

(Padre Raniero Cantalamessa o.f.m, Innamorato di Cristo. Il segreto di

Francesco d’Assisi, Zenit Books, Roma 2014, pp. 10-17).

«È su questo testo [testamento di San Francesco] che giusta-mente si basano gli storici, ma con un limite per loro invalicabile.Gli storici, anche i meglio intenzionati e più rispettosi della pecu-liarità della vicenda di Francesco, come è stato tra gli italiani Raoul Manselli, non riescono a cogliere il perché ultimo del suo radicale cambiamento. Si arrestano – e giustamente per rispetto al loro me-todo – sulla soglia, parlando di un «segreto di Francesco» destinato a rimanere tale per sempre. […] Quello che si riesce a constatare, dicono gli storici, è la decisione di Francesco di cambiare il suo stato sociale. Da appartenente alla classe agiata, che contava nella città per nobiltà o ricchezza, egli ha scelto di collocarsi all’estremità opposta, condividendo la vita degli ultimi, di quelli che non contavano

- Maria Valtorta Newsletter -A cura della Fondazione Maria Valtorta

Viale Carducci, 71 - 55049 VIAREGGIO (Lucca)

10 MAGGIO 2017 - NEWSLETTER N° 24 -

Maria Valtorta a Viareggio, in una foto a circa 30 anni poco

prima di allettarsi definitivamente

Il prossimo appuntamento con la Fondazione Maria Valtorta è per il giorno mercoledì 17 Maggio 2017 alle ore 20,30 presso la Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo a Viareggio dove sarà celebrata la Santa Messa seguita dalla Conferenza sul capitolo 181 dell’Opera di Maria Valtorta.

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nulla, i cosiddetti “minori”, afflitti da ogni genere di povertà. […]Gli storici insistono giustamente sul fatto che Francesco, all’inizio, non ha scelto la povertà e tanto meno il pauperismo; ha scelto i poveri! Il cambiamento è motivato più dal comandamento: «Ama il prossimo tuo come te stesso», che non dal consiglio: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi». […] Tutto questo è vero, ma non tocca ancora il problema. È l’effetto del cambiamento, non la sua causa. […] Il motivo profondo della sua conversione non è di natura socia-le, ma evangelica. Gesù ne aveva formulato la legge una volta per tutte, con una delle frasi più solenni e sicuramente più autentiche del Vangelo […] Francesco, baciando il lebbroso, ha rinnegato sé stesso in quello che era più “amaro” e ripugnante alla sua natura. Ha fatto violenza a sé stesso. […] Francesco non andò di suo dai lebbrosi, mosso da umana e religiosa compassione. «Il Signore», scrive, «mi condusse tra loro». […] Tutto questo ci obbliga a correggere una certa immagine di Francesco resa popolare dalla letteratura posteriore e accolta da Dante nella Divina Commedia. La famosa metafora delle nozze di Francesco con Madonna Povertà che ha lasciato tracce profonde nell’arte e nella poesia francescane può essere deviante. Non ci si innamora di una virtù, fosse pure la povertà; ci si innamora di una persona. Le nozze di Francesco sono state, come quelle di altri mistici, uno sposalizio con Cristo. […] Ai compagni che gli chiedevano se intendeva prendere moglie, vedendolo una sera stranamente assente e luminoso in volto, il giovane Francesco rispose: «Prenderò la sposa più nobile e bel-la che abbiate mai vista». Questa risposta viene di solito male interpretata. Dal contesto appare chiaro che la sposa non è la povertà, ma il tesoro nascosto e la perla preziosa, cioè Cristo. «Sposa», commenta il Celano, che riferisce l’episodio, «è la vera religione che egli abbracciò; e il regno dei cieli è il tesoro nasco-sto che egli cercò. […] Francesco non sposò la povertà e neppure i poveri. Sposò Cristo e fu per amor suo che sposò, per così dire “in seconde nozze”, Madonna Povertà. Così sarà sempre nella santità cristiana. Alla base dell’amore per la povertà e per i poveri, o vi è l’amore per Cristo, oppure i poveri saranno in un modo o nell’altro strumentalizzati e la povertà diventerà facil-mente un fatto polemico contro la Chiesa, o una ostentazione di maggiore perfezione rispetto ad altri nella Chiesa, come avvenne, purtroppo, anche tra alcuni dei seguaci del Poverello».

Non poveri, non lebbrosi, non uccellini o campi di grano maturo e dorato frammisti a moltitudini di papaveri fioriti, ma è Cristo Gesù che san Francesco sceglie.

PREGHIERA

Per chiedere a Dioil riconoscimento pubblico

delle virtùdi Maria Valtorta:

O Dio, Misericordia infinita

ed eterna,che in Maria Valtorta,

umile tua creatura,hai manifestato le meraviglie

del tuo amore,glorifica questa tua figlia che ha accettato di unirsi

alla Passione del tuo Figlio fino alla consumazione totale

in un letto di dolore.O Signore

d’inesauribile bontàche l’esempio di vita

della tua ancella,la sua testimonianza eroica,

la perseveranza fino al dono totale,

converta il cuore dei peccatori accenda l’amore

dei tiepidi, faccia divampare la carità in tutti.

O Signore che hai unito al Cristo, Uomo-Dio, quale sposa

crocifissa, Maria Valtorta,fa che la santa Chiesa,riconosca le sue virtù

e la sua missionee la porga a tutti i fedeli

come modello da imitare,e a cui chiedere l’intercessione

presso di Te.Per Cristo Nostro Signore.

Amen.

www.fondazionemariavaltorta.it

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Innamorato di Cristo. Il segreto di Francesco d’Assisi

Francesco è l’uomo universale; in vita egli parlava a tutti, dotti e ignoranti, perfino, secondo la leggenda francescana, agli uccelli e al lupo. Di Francesco non si può parlare se non “francescanamente”, in maniera semplice, diretta e, se possibile, poetica. È nota la doman-da che frate Masseo rivolse un giorno a bruciapelo a Francesco: “Perché tutti a te? Perché tutto il mondo corre dietro a te?”. L’interrogativo si pone oggi con più ragione di allora, perché il mondo che va dietro al santo, non è più, come al tempo di frate Masseo, il piccolo mondo dell’Italia centrale, ma letteralmente tutto il mondo, compresi molti non credenti o credenti di altre religioni.

Uscire da questa opzione è non capire san Francesco e tutto il francescanesimo vero.

Un altro autore, don Divo Barsotti, approfondisce ancora di più e in senso mistico, la scelta fondamentale operata e vissuta da san Francesco. (Divo Barsotti, San Francesco preghiera vivente, Edi-

zioni San Paolo s.r.l., Cinisello Balsamo (MI), 20142, pp. 243-246).

«Il mondo intero è vuoto come un deserto, per Francesco, se egli non vi trova Gesù. Egli non cerca che Lui, non ama e non vuole che il Cristo. La persona viva del Cristo. È quello che fa la sua originalità in seno alla Chiesa. Tutti i santi sono amici del Cristo, ma non si trova in nessun santo un rapporto così diretto e immediato, che trascenda ogni metodo e ogni sistema, un rapporto vivo e personale con una persona vivente come lo vive Francesco nei riguardi di Gesù. […] Il rapporto di Francesco con Cristo salva-tore è più immediato, è più sofferto, è più vivo; […] Assolutamente non c’è nessuno in tutta la storia del cristianesimo come Francesco per il quale valeva Gesù soltanto; non la dottrina, non la spiritua-lità, non la teologia, ma Gesù vivente, il Figlio di Dio fatto uomo. Egli non ha voluto conoscere altro. […] In Francesco nulla lo frena, nulla lo lega. Egli non riconduce il Cristo a un sistema; non lo vede nemmeno come l’arco di volta di una teologia. Gesù è una persona viva che egli ama, e null’altro. E tutto perché lo ama di un amore che è adorazione totale, lo ama di un amore che non si può avere ad altri che a Dio.

Il pericolo della spiritualità moderna è che il Cristo diventi solo un pretesto per unirci alla comunità. E io non so che farmene di tutta la comunità. La creazione vale per me soltanto in quanto è assunta da Lui; […] Non so che farmene dell’umanità, non so che farmene di tutta la Chiesa […] Il Cristo cosmico lasciatelo perdere; io conosco il Verbo Dio fatto carne per me. È in Lui che l’umanità si salva, è in Lui che io stesso mi salvo. E Francesco più di ogni altro lo ha vissuto questo rapporto personale. Per nessuno Gesù è stato così vivo come per Lui. […] San Francesco lo ha voluto cono-scere nella carne, nella sua umanità santa, nella sua umanità viva, nella sua persona reale, concreta. […] Noi non abbiamo però una testimonianza dell’intimità, dell’amicizia di questo evangelista [san Giovanni] con Gesù. Ma tutta la vita di Francesco non è altro che questa testimonianza di amore. Egli era pazzo del Cristo, non voleva che Lui, non cercava che Lui, non vedeva che Lui secondo quello che dice Tommaso da Celano. I suoi occhi, i suoi orecchi erano pieni del Cristo, soltanto Lui. Se parlava, parlava di Lui, qua-lunque cosa egli pensasse, la pensava di Gesù. Gesù solo era il con-tenuto della sua vita. È veramente un innamorato, non di un’idea,

Padre Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap. (Colli del Tronto, 22 luglio 1934) è un presbitero, teologo e pre-dicatore italiano dell’Ordine dei Frati cappuccini. Dal 1980 è Predicatore della Casa Pontificia. In questo ruolo ha servito i Pontefici Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.

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ma di una persona viva. […] Tutte le cose davvero sono per lui soltanto il segno di questa presenza. […] I suoi occhi non sanno più vedere che il volto di Cristo, così come la sua bocca non sa parlare che di Lui. Ecco quello che fa veramente grande Francesco. Ha fatto sì che i cristiani sentissero che Gesù è vivente».

La scoperta di questi due scritti mi hanno entusiasmato ancora di più, se fosse necessario, per l’Opera Valtortiana. Come per sant’Ignazio di Loyola (News letter precedente) è necessario vede-re l’Opera nel suo insieme e non fermarsi al particolare o al fram-mento. Certo, questo significa averla letta tutta e magari non una volta sola in fretta e furia. E non solo… Ma se lo abbiamo fatto, e per chi l’ha fatto, il fine (francescano) balza agli occhi accecante. Nel cap. 652 dell’Evangelo ci sono i sette motivi per cui l’Opera è stata scritta. Ciò non significa che ve ne siano altri impliciti. Da parte mia ne sto aggiungendo altri, e quello che descrivo ora, cioè la fusione cercata da san Francesco con Gesù, mi permette di ve-derne in profondità e nella profondità, anche questa. Dopo aver segnalato l’indispensabilità dei lavori di J. Aulignier, J. F. Lavère, L. De Caro, E. Matricciani, F. La Greca, per segnalare i maggiori; dopo aver posto questi autori come testimoni della realtà scien-tifica che da valore all’Opera Valtortiana in quanto contenitore e valorizzatore oggettivo dell’Opera stessa, e senza i quali l’Opera resterebbe un bel romanzo e mai potrebbe assurgere per quello che è, cioè «un miracolo storico»; non si può evitare di concludere che quanto scrivono padre Raniero Cantalamessa e don Divo Barsotti su san Francesco d’Assisi è l’impressionante invito che sta «sotto» l’Opera Valtortiana. Spesso ho parlato della «nuova evangelizza-zione» di cui parlano i papi e che è stata anche anticipata e scritta da Maria Valtorta (cfr. I Quaderni del 1945-1950, la parte che com-menta l’Apocalisse, pp. 520-522). E bisogna capire bene il senso di questo slogan. Nuova Evangelizzazione non dice nuova dottrina, ma nuovo entusiasmo per la stessa dottrina. Maria Valtorta non è stata tramite di una nuova dottrina (non è il quinto vangelo!), ma solo di un modo attuale per recuperare un nuovo entusiasmo per la stessa verità. Tanti hanno scritto della vita di Cristo Gesù e del Vangelo facendo confusioni incredibili. Esistono libri su libri, scaffali interi: Esoteristi, New agers, Romanzieri più o meno ispirati, Spiritisti classici, Spiritisti channeling e Teologi d’ogni specie. Nessuno però è mai arrivato a coinvolgere i lettori come l’Opera Valtortiana. Certamente molti hanno coinvolto tantissime perso-ne, basti pensare all’abate Giuseppe Ricciotti (La vita di Cristo), a Romano Guardini (Il Signore), a papa Ratzinger con i tre volu-mi su Gesù. Ma c’è sempre l’impressione che tutti si siano sforzati di interpretare, di raccontare, di commentare, di provare qualche

San Francesco preghiera vivente: l’infinitamente piccolo davanti

all’infinitamente grande

Il volume riunisce alcuni testi pub-blicati in precedenza separatamente (La preghiera in san Francesco, Le Lodi di Dio Altissimo, Questo è il mio testamento, La preghiera). Al centro la mistica e la preghiera di San Francesco, la sua immersione nel mistero di Cristo che lo porta alla gioia pura dell’amore nella lode. Nel Testamento san Francesco parla della sua vita come Vangelo vivo quale unica regola da seguire e quale vera preghiera animata dallo Spirito Santo. Infine si considera la preghiera di san Francesco quale partecipazione in Cristo alla vita trinitaria nella docilità allo Spirito Santo e nel rapporto di amore con il Verbo incarnato, morto e risorto. L’interesse per il volume è rappresen-tato dalla rilettura di don Divo, un mistico contemporaneo che guida alla conoscenza di un grande mistico del passato. Divo Barsotti (1914-2006) è stato un presbitero, monaco e scrittore italiano, fondatore della Comunità dei Figli di Dio. Fecondo nella sua attività letteraria, fu anche predicatore di ritiri spirituali.

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cosa. È come se avessero avvolto Gesù Cristo in una dottrina, in una visione teologica, esegetica, intellettualistica. Maria Valtorta, e solo lei – neppure gli scritti della venerabile Maria di Gesù Agreda o quelli della beata Caterina Emmerich, per ragioni diverse, egua-gliano il testo Valtortiano – evita ogni interpretazione dottrinale pur rilevando con estrema semplicità che il Gesù che lei descrive nella sua storia quotidiana è esattamente quello della Chiesa. Poniamoci il perché di questo coinvolgimento profondo che anche attraverso la trasmissione di Radio Maria ho potuto constatare di persona. Gli ascoltatori che intervengono, praticamente tutti, raccontano del Gesù Valtortiano che hanno letto, quale strumento di entusiasmo mai avuto prima per la persona stessa di Gesù.

Padre Gabriele Roschini o.s.m. dopo aver studiato tutta la lette-ratura teologica-dogmatica sulla Madonna dovette ammettere che:

«Mi sento però in dovere di confessare candidamente che la Ma-riologia quale risulta dagli scritti, editi e inediti, di Maria Valtorta, è stata per me una vera rivelazione. Nessun altro scritto mariano, e neppure la somma degli scritti mariani da me letti e studiati, era stato in grado di darmi, del Capolavoro di Dio, un’idea così chiara, così viva, così completa, così luminosa e così affascinante: semplice insieme e sublime.

Tra la Madonna presentata da me e dai miei colleghi (i Mariologi) e la Madonna presentata da Maria Valtorta, a me sembra trovare la stessa differenza che corre tra una Madonna di cartapesta e una Madonna viva, tra una Madonna più o meno approssimativa e una Madonna completa in ogni sua parte, sotto tutti i suoi aspetti».

(Roschini Padre M. Gabriele, La Madonna negli scritti di Maria Valtorta,

Centro Editoriale Valtortiano, Isola del Liri (FR) 19862, p. 7).

Forse è giunto il tempo d’avere il coraggio di dire una cosa analoga della figura di Gesù Cristo negli scritti Valtortiani.

Il Gesù Cristo presentato dai teologi è dovuta a una serie di interpretazioni teologiche speculative; quella degli esegeti è la ricerca minuziosa di interpretazioni linguistiche-sociologiche- storiche-teologiche; quello dei romanzieri spazia tra il sogno e l’incubo; quello dei cineasti varia dalla cartolina devozionista, dal frivolo, al disonesto vero e proprio. Il gusto per lo strano come l’esagerazione provenienti dall’esoterismo e dal new age, sono ancor più fuorvianti. Il vero Gesù della storia e della fede, vero uomo e vero Dio, sembra sparire in questi scrittori (qui il modernismo letterale impera, anche se abilmente mascherato). Quando va bene c’è un Gesù Cristo estrapolato dalla storia dei suoi tempi, con le persone con le quali ha convissuto, e spessissimo anche il resto è estrapolato: città, paesi, ambienti, sorgenti, campi e strade, porti e fiumi di quegli anni (non secoli); Maria Valtorta invece ci met-

La Madonna negli scritti di Maria Valtorta

Padre Gabriele Roschini, dell’Ordine dei Servi di Maria, era un mariologo di fama mondiale, professore e fondatore della Facoltà Teologica Pontificia Marianum di Roma nel 1950, docente alla Pontificia Università Lateranense, e consulente del Sant’Uffizio. Durante il pontificato di Papa Pio XII, ha lavorato a stretto contatto con il Vaticano sulle pubblicazioni mariane e par-tecipò come “perito” al Concilio Vaticano II. Egli è considerato da molti il più grande mariologo del XX° secolo, è stato molto ap-prezzato da tutti i Papi nel corso della sua vita sacerdotale (soprattutto da Papa Pio XII), ed è stato definito da Papa Giovanni Paolo II come uno dei più grandi esperti ma-riani che sia mai vissuto. Padre Roschini ha anche incontrato personalmente Maria Val-torta, ma ha ammesso che, come molti altri, era uno scettico rispettoso e condiscendente. Ma dopo aver studiato attentamente i suoi scritti, ha subito un cambiamento di opinio-ne radicale ed entusiasta, dichiarando poi che Maria Valtorta è “uno dei diciotto più grandi mistici di tutti i tempi”. Nel suo ultimo libro di 395 pagine, che secondo lui era il suo libro più importante, La Madonna negli scritti di Maria Valtorta , egli ha dichiarato che la Mariologia presente negli scritti di Maria Valtorta supera la somma totale di tutto ciò che ha letto, studiato, e che aveva egli stesso pubblicato (e ha pubblicato oltre 790 articoli e scritti vari, 130 libri, 66 dei quali di oltre 200 pagine quasi tutti riguardanti la Mario-logia). Come materiale per un corso che ha tenuto presso la Facoltà Teologica Pontificia Marianum di Roma, sulle intuizioni Mariane dei grandi mistici, Padre Gabriele Roschini ha utilizzato sia Il Poema dell’Uomo-Dio sia altri scritti mistici di Maria Valtorta, come base per il suo corso.

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NOVITÁ EDITORIALE

L’ingegnere in pensione, Jean-François Lavère ha dedicato più di un decennio ad identificare e analizzare, in modo metodico, la veridicità di migliaia dei dati presenti nell’Opera principale di Maria Valtorta. Nei suoi lavori J. F. Lavère dimostra che Maria Valtorta fornisce dei dettagli noti solo a pochissimi specialisti e, in alcuni casi, fornisce informazioni del tutto sconosciute al momento nel quale lei scriveva e che sono state confermate solo successivamente. Dopo aver verificato la correttezza dei vari aspetti scientifici nel volume primo del L’Enigma Valtorta, estendendo anche agli aspetti biblici ed esegetici nel secondo volume, e dopo la sua collaborazione nel Dizionario dei personaggi per attestarne la storicità, ecco oggi il Dizionario geografico dell’Evangelo che illustra la perfetta co-noscenza di Maria Valtorta anche in que-sta disciplina. Il sacerdote Pierre Lefèvre, dell’Associazione francese Maria Valtorta, ha dichiarato: «Dopo aver letto il Dizionario geografico, sarà difficile rifiutare il lavoro di Maria Valtorta con una semplice scrollata di spalle!». Un viaggio attraverso la Palesti-na di 2000 anni fa, attraverso le sue colline, i suoi corsi d’acqua, i suoi villaggi, descritto in modo preciso e corretto da Maria Valtorta immobilizzata nel suo letto a Viareggio.

te davanti un Gesù debole e insieme onnipotente; vivo, vero, concreto, reale, tangibile;con coordinate storico-geografiche, spazio-temporali ben precise e di quegli anni. Niente «cartapesta»; niente di più o meno approssimativo. Solo il reale, come Gesù ha camminato sulla terra sporcandosi di polvere e fango, ma ben lon-tano, ovviamente, da qualsiasi peccato. Tuttavia è stato anche il vero Dio capace di miracoli incredibili e di altrettanto incredibile umiltà. Siamo di fronte al paradigma Valtortiano, perché di paradigma si tratta: mostrare gli accadimenti evangelici dall’esterno, così come sono accaduti, senza mai spiegare i motivi interiori dei personaggi, senza interpretazioni di sorta. I «dettati» quando ci sono saranno il commento e le motivazioni. Questo «paradigma» Valtortiano invera il desiderio di tutti i santi a qualsiasi secolo abbiano appar-tenuto; e cioè con-vivere con il Gesù reale.

Nei 652 capitoli dell’Evangelo chiunque può incontrare il Gesù di san Francesco. Don Divo Barsotti afferma che «non si trova in nessun santo [come in san Francesco] un rapporto così diretto e immediato» con Gesù. Maria Valtorta da la possibilità ad ogni lettore dell’Evangelo d’arrivare fino a questa conclusione, se lo vuole! Nessuna mediazione; nessun velo che lo copra; non la nebbia dei secoli che lo avvolga; ma un contatto diretto, prima-rio, basilare, forte e «quasi» fisico con il Gesù vivo e vero. Come l’immagine negativa della Sindone di Torino ci mostra in evidenza la figura umana, torturata in mille modi, del Gesù morto, allo stesso modo fa Maria Valtorta nell’Evangelo. Gesù in carne ossa e divinità è li che ti aspetta… se lo vuoi. Nessuno degli scritti di cui sopra può, di per sé, far innamorare di Lui. Possono far comprendere, far capire; possono risolvere problemi di critica esegetica, storica, teologica o spirituale, ed è certamente molto, ma resta difficile un innamoramento vero verso Gesù Cristo. Per amare è indispensabile «conoscere concretamente», toccare, accarezzare, sfiorare, senti-re… e questo è vero in pratica e in teoria. E non è detto che «libri tecnici», scritti con questa metodologia, portino ad un innamora-mento (anzi, a dirla proprio tutta, il rischio dell’ideologia con tutte le conseguenze, è appena girato l’angolo). Risalta, in questo senso, il valore conoscitivo percettivo-fisico, fino alla minuzia dell’Evangelo. C’è anche tutto il resto: esegesi, teologia, spiritualità, mistica, ma primario è sempre la descrizione dei fatti così come appaiono dall’esterno.

San Francesco d’Assisi ci mostra la meta: innamorarsi di Gesù Cristo in persona e di tutto ciò che ha fatto; l’Evangelo di Maria Valtorta, e la nostra buona volontà, è il cammino: cioè conoscere vedere-ascoltare-percepire quell’amore travolgente e personale che san Francesco ha vissuto e annunciato.

Don Ernesto Zucchini

FONDAZIONE MARIA VALTORTAviale Carducci, 71

55049 VIAREGGIO (Lucca)[email protected]