Marco Travaglio - Lucky Luciano

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MOGGI STORY/1 SCRITTO DA TRAVAGLIO E TRE CRONISTI SPORTIVI, PUBBLICATO NEL 1998, LUCKY LUCIANO INTRIGHI, MANEGGI E SCANDALI DEL PADRONE DEL CALCIO ITALIANO , NON HA AVUTO IL BENE DI UNA SOLA RECENSIONE A PUNTATE SU DAGO, UN LIBROKAOS Tratto da Lucky Luciano Intrighi, maneggi e scandali del padrone del calcio itali ano Luciano Moggi , Ala Sinistra e Mezzala Destra, Kaos Edizioni (Un libro scritto in jointven ture da tre giornalisti sportivi, che hanno preferito l anonimato, e da Marco Travaglio) Dopo i quarant anni, ciascuno responsabile della faccia che ha Fedor Dostoevskij PREMESSA Luciano Moggi e un libro sono come il diavolo e l'acqua santa. Perch allora quest a biografia? Perch Moggi il padrone del calcio italiano. E la sua faccia, i suoi occhiali scur i, il suo sigarone fra i denti, i suoi quattro telefonini trillanti, la sua voce roca e cantilenosa , il suo accento seneseciociaronapoletano, il suo italiano approssimativo, i suo i gusti ruspanti, insieme al suo potere smisurato, sono diventati il simbolo di uno sport sempre pi ricco, scandaloso e p rocessato. Se sia Moggi a attirare gli scandali o gli scandali a attirare Moggi, questione controversa e irrisolta: sta di fatto che dove c' lui ci sono loro. Va alla Lazio, e la Lazio v ive due delle sue stagioni pi buie, fra calcioscommesse e serie B. Va al Napoli, e il Napoli passa da uno scandalo all'altro (lo scudetto sgraffignato per una monetina, quello regalato al Milan c on contorno di camorra e totoscommesse, e poi Maradona in mezzo a cocaina e camorristi). Traslo ca al Torino, e anche li tutto un intrico di fondi neri, frodi fiscali, giocatori finti, contrat ti fasulli, fatture false, sexyhostess per arbitri. Approda infine alla Juve, e la Signora del calcio itali ano finisce sul marciapiede in un vortice di sospetti, polemiche e inchieste giudiziarie come ma i prima. Spesso, anche grazie alla sua indubbia scaltrezza, Moggi ha cambiato aria un att imo prima che le cose si mettessero male. Qualche volta stato solo sfiorato o se l' cavata per il rotto della cuffia. Altre volte finito anche lui nei guai insieme ai suoi presidenti e ai suoi gioca tori, collezionando un buon numero di inchieste, sportive e soprattutto giudiziarie, e rimediando un di screto pacchetto di rinvii a giudizio e condanne. Presso il Casellario giudiziario di Siena (Moggi n ato da quelle parti, a Monticiano) ci sono gi tre sentenze definitive a suo carico, che fanno di lui u n pregiudicato a tutti gli effetti. Ma limitarsi a queste quisquilie sarebbe fare un grave torto a colui che di fatt o il despota del calcio italiano. Un boss tanto potente quanto temuto e chiacchierato, partito nu llatenente e arrivato

multimiliardario. Il contorno di eccessi - il vizio delle carte, la scuderia di cavalli da corsa a RomaTordivalle, le decine di dimore sparse per l'Italia - son o in linea con il personaggio. Un personaggio che oggi incarna - indisturbato - il pi scandaloso "conflitto di interessi" della storia del calcio mondiale: mentre lui siede sulle poltrone di consigliere di amministrazione e di direttore generale della potente Juventus, suo figlio Alessandro sociopresidente della Gea World, s ociet che rappresenta oltre duecento calciatori di serie A e B (alcuni della stessa squadr a bianconera, molti altri di club avversari). Un obbrobrio sportivoaffaristico inconcepibile, che al l'estero farebbe inorridire chiunque. In Italia no: da noi anche il calcio all'italiana, e la dit ta Moggi pu spadroneggiare indisturbata, temuta e venerata. Mettere insieme questo libro non stato facile: nessuno, nell'ambiente, disposto a dichiarare quello che molti mormorano. "Lucianone" tanto potente quanto vendicativo. Non st ato facile neanche trovare un titolo adatto a salvare la decenza: alla fine si deciso per " Lucky Luciano", un altro dei suoi soprannomi, che ha il pregio di richiamare una delle pi note massi me moggiane: Se ho vinto tanto nella mia carriera si vede che perch sono molto fortunato. E lucky, appunto, vuol dire "fortunato". POSTPREMESSA La prima edizione di questo libro, pubblicata nel novembre 1998, non ha avuto il bene di una sola recensione, di uno straccio di articolo, sui tre quotidiani sportivi che ogni gi orno vengono editi in Italia in poco meno di un milione di copie. Moggi ha tanti amici fedeli (e qualc he devoto maggiordomo) nelle redazioni sportive, compresa quella della Rai. Ma nonostante la censura, Lucky Luciano si guadagnato nel tempo, col passaparola, molte migliaia di lettori e una seconda edizione. Nel giugno del 2003, durante una intervista, Lucianone ha fatto cenno a questo l ibro per lamentare che gli autori non hanno avuto il coraggio di firmarsi. Non una questione di "cora ggio", che di questo lavoro sono autori vari cronisti, sportivi e non. E qualcuno conosce il c arattere vendicativo di Lucianone; mentre qualcun altro vuole evitare che il proprio nome sia associato a quello del biografato e a molti degli argomenti trattati nel libro. Il lettore, inoltrandos i in queste pagine, capir. CAPITOLO PRIMO LUCIANONE DA MONTICIANO

LO CHIAMAVANO PALETTA Nato a Monticiano, in provincia di Siena, il 10 luglio 1937 da una famiglia di c eto modesto, fin da bambino Luciano Moggi un vero patito di calcio. Il pallino del pallone glielo tr asmette Graziano Galletti, un panettiere di Grosseto, il quale la domenica si porta appresso Luci

anino in giro per gli stadi della Toscana a vedere le partite. Il ragazzino, fatale, tenta anche la ca rriera di calciatore, ma il talento non c', i risultati sono scarsi. Deboluccio col pallone tra i piedi, L ucianino non migliore sui banchi di scuola: anche per ragioni di bilancio familiare, dopo il diploma d i terza media abbandona gli studi e comincia a lavorare. Trova un posto alle Ferrovie dello St ato, e poco tempo dopo viene trasferito a Civitavecchia. Alla stazione di Civitavecchia, Moggi fa l'impiegato. Ma spesso lo mandano fra i binari a controllare le traversine. Una carriera non proprio travolgente: arriver fino al grado di capogestione, una specie di vicecapostazione addetto alla biglietteria. Una volt a - raccontano - gli capita di rimpiazzare il titolare e fa partire il treno, cos si guadagna il sopra nnome di "Paletta". Ma pi che di treni, lui appassionato di calcio. Nel tempo libero continua a giocare da stopper in varie squadrette di quarta serie. E intanto medita come coniugare le due vocazioni del la sua vita: quella di manovratore e quella di pallonaro. la met degli anni Sessanta quando il capogesti one della stazione ferroviaria di Civitavecchia, tra pacchi da smistare e biglietti da ven dere, intuisce che il calcio sta per diventare un grande business. La svolta arriva alle soglie dei trent'anni. Moggi li compie nel luglio 1967, ma li festeggia con qualche settimana di anticipo insieme agli amici di Monticiano, quando la Juve c onquista, a sorpresa, il tredicesimo scudetto ai danni dell'Inter di Helenio Herrera. stanco di cercare ingaggi in serie D (l'attuale C-2, allora strutturata in modo molto diverso da oggi), e di girovagare fra la Toscana e il Lazio (con una parentesi perfino in S icilia, ad Agrigento, nella gloriosa societ dell'Akragas). Sobbarcarsi lunghi viaggi in treno per gioca re in quarta serie, in cambio di poche migliaia di lire, non gli va pi. Anche l'impiego alle Ferrovie de llo Stato comincia ad andargli stretto: un lavoro noioso e malpagato. Molto meglio il mondo del cal cio, dove lo chiamano Lucianone per la giovialit guascona e spregiudicata. E dove, soprattutto , cominciano a ronzare i talent scout, gli scopritori di giovani campioni, intenditori del gioc o pi bello del mondo capaci di scovare quelli che diventeranno i futuri big in cambio di discrete pro vvigioni. Un lavoro oscuro, fatto di chiacchiere, di diplomazia e scaltrezza. Tutti requis iti che il trentenne Moggi possiede in abbondanza. Lui un estroverso, un gran chiacchierone, parla di tutto, soprattutto di donne, di motori e ovviamente di calcio. Ma un furbacchione, e co nosce a meraviglia l'arte di ascoltare: In mezzo a tante stronzate che si sentono, ci pu s empre essere un'idea una delle sue frasi celebri.

Moggi ignorante, ma non sprovveduto. Parla un italiano scombiccherato e dialetta le, ma ha la furbizia del contadino "scarpe grosse e cervello fino". E capisce subito che la pubblicit l'anima del commercio, che esiste soltanto chi sa farsi vedere. E lui sa farsi notare co me pochi. Soprattutto negli stadi minori, al fianco di quelli che vengono chiamati "mediatori": person aggi utili ma imbarazzanti, i quali si muovono in un mondo dorato e ipocrita che fa finta di n on conoscerli, che se ne avvale fingendo che non ci siano. Sono perlopi personaggi toscani, come Franco Marranini, come Romeo Anconetani (futuro presidente del Pisa); ma anche romani (il numero u no Walter Crociani), napoletani, friulani, milanesi. A Monticiano, Moggi noto come un tifoso della Juventus. Alla stazione di Civitav ecchia, altrettanto. La passione forte, il desiderio di fare parte di quel mondo anche. L occasione gliela offre il torneo di Viareggio, la rassegna giovanile pi celebre del calcio italian o. Moggi viaggia molto, lavora anche di notte, visiona ragazzi e raccoglie dati, compilando dei v eri e propri dossier. I giovani calciatori che gli interessano li scheda uno a uno, raccogliendo notizie dettagliatissime, anche sulla situazione familiare. Stabilisce con loro rapporti diretti e persona li, si candida a fargli da manager ma anche da vicepadre, da fratello maggiore, e spesso ci riesce. Cos, chiacchierando e schedando, sgomitando e agganciando, segnalando e raccomand ando, Moggi nel 1968 entra a far parte della corte del supermanager Italo Allodi, colui che in quegli anni ha costruito dal niente il leggendario Mantova (approdato dalla serie D alla A con una scalata senza precedenti) e che ha fatto grande l'Inter di Angelo Moratti e Helenio Herrera. E saurito il ciclo nerazzurro, nel 1970 Allodi stato chiamato alla Juventus da Giampiero Boniperti, il campione dei cinque scudetti appena nominato dagli Agnelli amministratore delegato della squa dra di Famiglia, in attesa di diventarne il presidente. E alla Juve, Allodi si avvale di un grupp o di collaboratoriinformatori fra i quali c' anche Lucianone. Sono decine i giocatori che "Paletta" pedina, scruta, scheda e infine porta all' attenzione di Allodi. Fra questi c' Paolo Rossi, il futuro supercannoniere del Vicenza, del Perugia e d ella Juventus, il centravanti azzurro del mondiale di Spagna '82: Moggi lo ha notato nella Cattoli ca Virtus, una piccola squadra fiorentina. Rossi viene "provato" dalla Juve e trattenuto: Lucia none ha fatto il colpaccio - il primo di una lunga serie. Si ripeter poi con Claudio Gentile, un a ltro Signor Nessuno che diventer terzino destro nella mitica Juve di Giovanni Trapattoni e promosso s ubito in maglia azzurra fino al mondiale di Spagna 1982 (quando non far toccare palla a Zico e a Maradona). E a

Gentile molti altri seguiranno. (1.continua) Dagospia 09 Maggio 2006 Con la potentissima Juve alle spalle, Moggi diventa ben presto un osservatore di peso. Tant' vero che Allodi gli affida un incarico molto delicato: sistemare in tutta Italia i gi ovani calciatori sfornati dal vivaio juventino che non possono avere un futuro in prima squadra. E qui Luc ianone mette in mostra un'altra delle sue doti: la sfrontatezza da tappetaro, la capacit di vende re come diamanti anche i pezzi di vetro. Tra i giovani bianconeri da sbolognare altrove c' un terz ino, tale Cheula; Moggi lo spaccia nell'ambiente come il "nuovo Spinosi" (il difensore che la Juve ha strappato alla Roma, insieme con Fabio Capello e Spartaco Landini, nell'estate 1969, e trascina to in Nazionale), e alla fine riesce a sistemarlo, dietro congruo compenso. Ovviamente di Cheula non si avranno mai pi notizie, ma la missione compiuta. La scalata di Lucianone travolgente e ruspante. Compra a rate un'utilitaria, spo sa una donna minuta e tollerante, e medita il primo grande passo: lasciare le Ferrovie. Salto il fosso, annuncia agli amici. E gli amici si moltiplicano, perch l'uomo ha un fascino giusto per il mondo del calcio, del quale non conosce bene n i regolamenti n la storia ma ne sa fiutare abilmente umori e retroscena. Appena in et per la pensione baby, Moggi si libera di berretto e pale tta, e si butta anima e corpo nella nuova attivit pallonara. Anzitutto organizza una ragnatela di fedeli galoppini guidati da un suo amico un certo Nello Barbanera (direttore sportivo di piccoli club, tra cui il Civitavecchia) che bat tono i campetti di periferia e gli oratori della grande provincia italiana per scovare talenti e pr omesse in ogni angolo. Un gruppo di amici, gente con cui scambio pareri e informazioni, minimizza Luciano ne. Dei calciatori sotto osservazione l'ex ferroviere vuole sapere tutto: non solo le do ti tecniche e le caratteristiche agonistiche, ma anche il grado di istruzione e perfino la vita privata. Attraverso la sua rete, ne tiene sotto controllo centinaia, seguendoli passo passo; poi, al momento gius to, li segnala a questo o quel club titolato. La capitale operativa di Moggiopoli la Maremma, dove l'ex panettiere Graziano Ga lletti - uomo simpatico e generoso, ma soprattutto grande intenditore di calcio - la fa da pad rone. Moggi lo spedisce anche "in missione" (secondo il lessico ferroviario) in giro per l'Ital ia, e ne ricava indicazioni preziose. proprio Galletti, per esempio, che insiste su Gaetano Scirea, uno dei giovani em ergenti dell'inizio degli anni Settanta. Scirea gioca nelle giovanili dell'Atalanta allenata da Ilar io Castagner: fa il

centrocampista, ma c' chi scommette sul suo futuro da difensore. Moggi invece per plesso, lo giudica - cos come molti tecnici autorevoli - troppo poco dotato nel gioco aereo per un ruolo cos delicato. Ma Galletti non ha dubbi, per lui il giovane Scirea un potenziale asso della difesa. Moggi si lascia convincere, e a quel punto si sobbarca il compito pi delicato: convince re anche Boniperti, che alla ricerca di un erede adeguato del pluridecorato libero bianconero Sandro Salvadore. Per Lucianone un gioco da ragazzi, e alla fine sono tutti d'accordo: Scirea passa al la Juve come libero, e sar uno dei migliori campioni del nostro calcio, di sicuro il difensore pi corre tto e propositivo, un vero fenomeno, un altro campione del mondo. Anche Moggi comincia a passare pe r un fenomeno, specialmente quando - dopo Scirea - porta alla Juve Franco Causio, l'a la destra tutta dribbling e fantasia scovata in una squadretta pugliese e poi spedita a "farsi l e ossa" - come si diceva allora - sui campi caldi del Sud 3. Nel giro di poche stagioni in casa Juventus esplode il conflitto tra Boniperti e Allodi: due leader, due primedonne, e una convivenza che da difficile diventa impossibile. Alla fine prevale Boniperti, l'uomo degli Agnelli. Allodi, dopo il fallito assalto juventino alla coppa dei C ampioni (finale perduta a Belgrado contro l'Ajax, nel 1973), se ne va. Il suo protetto Moggi, in vece, resta, e viene promosso sul campo "primo osservatore" della societ bianconer. Lucianone gi un piccolo boss alla guida di un'ormai consolidata rete di osservato ricollaboratori, i quali operano dietro le quinte in cambio di piccoli favori e di qualche sporad ico guadagno. La Juve un magnifico ombrello sotto il quale Moggi pu operare in proprio, allargando il s uo raggio d'azione ben oltre la squadra bianconera: allaccia contatti con altre squadre, f acilita trattative, decide carriere, dispensa suggerimenti, fa il bello e il cattivo tempo. A un certo punto anche l'ombrelloJuve comincia ad andargli stretto. Della societ bianconera Lucianone un collaboratore esterno, un semplice consulente, e adesso vuole di pi, pretende una carica ufficiale di dirigente. Ma alla Juve gli spazi sono chiusi, come a casa S avoia "si comanda uno alla volta", e Boniperti un inguaribile accentratore. A Roma, invece, c' qualcuno che ha bisogno di un manager che capisca di calcio: quel qualcuno il nuovo padrone della Roma, Gaetano Anzalone. Amico del democristiano Giulio Andreotti e del fido Franco Evangelisti , Anzalone un palazzinaro assolutamente digiuno di pallone. La manovra di avvicinamento di Moggi alla Roma tipica del personaggio: si trasfe risce in pianta stabile nella Capitale, e tampina per settimane il caporedattore del "Messaggero " Gianni Melidoni

per farsi presentare ad Anzalone. Il giornalista, preso per sfinimento, finalmen te combina l'incontro. Il palazzinaro romano e l'ex ferroviere senese si piacciono al primo sguardo, co s Lucianone diventa il consulente ufficiale per il mercato del presidente giallorosso. Un anno dopo lo sbarco a Roma, nel 1976, Moggi d subito una lezione alla Juve. Ai utato dal suo amico Riccardo Sogliano (ex centrocampista del Milan), mette a segno il suo prim o grande colpo di mercato: riesce a portare alla Roma l'attaccante pi ambto del momento, il centrava nti del Genoa Roberto Pruzzo. La Juve e le altre pretendenti sono beffate, Boniperti si sente tradito, Anzalone gongola, e Moggi comincia a sentirsi un piccolo padreterno. Pruzzo non baster a trasformare la Roma in una grande squadra, ma quello il segna le che qualcosa sta cambiando nel calcio italiano: la Juve non pi la padrona assoluta de l mercato, come accaduto dall'avvento di Boniperti (e Allodi) al vertice della societ. Nuovi equi libri stanno per delinearsi, la bilancia calcistica tra il Nord e il CentroSud si riequilibra. La Roma passer dalla gestione di Anzalone a quella di Dino Viola (altro imprenditore di stretta osser vanza andreottiana) e arriver allo scudetto. La Fiorentina, appena acquistata dai fratelli Pontello, in gagger Italo Allodi ed entrer nell'Olimpo delle grandi. Un mutamento epocale del quale l'ex impiegato delle Ferrovie con tendenze a trafficare sar fra i protagonisti assoluti. 2 - Continua Dagospia 10 Maggio 2006 METTI UNA SERA A CENA Roma per Moggi una tappa fondamentale. A parte il fatto che diventa "commendator e", Lucianone nella Capitale costruisce una fitta rete di amicizie molto influenti. Allaccia rapporti con parlamentari (soprattutto democristiani di fede andreottiana), magistrati, diplo matici, ufficiali dell'esercito, medici, dirigenti Rai, gente dello spettacolo e ovviamente dello sport. Conosce i tecnici che curano il rigoglioso vivaio giallorosso (e sono quelli che gli segna lano i giovani migliori, come Carlo Ancelotti, futuro "nazionale"). Ma soprattutto, conosce giornalisti, tanti giornalisti, ai quali a Natale non fa mai mancare un gentile pensiero: una volta un pacco con un prosciutto e mezza forma di Parmigiano, un'altra volta bottiglie di champagne, un'altra ancor a casse di vino doc; e poi, fuori stagione, orologi, capi di cachemire, biglietti per viaggi aerei... Perch Lucianone ha capito bene l'importanza dei giornalisti nel mondo del calcio, e dunque la neces sit di arruffianarsene il maggior numero possibile. Nella Capitale, l'ex ferroviere di Civitavecchia affina anche le sue gi spiccate

doti di uomo di mondo, e finisce per assumere movenze tipicamente andreottiane. Come i portabors e dello storico leader democristiano (da Sbardella a Evangelisti), diventa un vero fuoriclasse d elle pubbliche relazioni intese come clientelismo: rozzo, colorito, disponibile, spiritoso, all a mano. E come Andreotti sa lavorare nell'ombra, trafficare dietro le quinte, muoversi sotto le foglie alla maniera dei serpenti. Una doppiezza che diventer la caratteristica di fondo e la struttura po rtante del suo crescente potere nel mondo del calcio. Lucianone impara a non perdere mai la cal ma, a farsi concavo davanti alle situazioni convesse, convesso davanti a quelle concave. Sa che bene essere amici di tutti e di nessuno, che il denaro a muovere il mondo , che le regole in Italia sono fatte di eccezioni, che il fine giustifica i mezzi, che la spregiudi catezza un prerequisito del successo, che l immagine pubblica pu coprire qualunque vizio privato. E impara - ma questo forse gi lo sapeva - che il calcio che avvince milioni di italiani e muove cresce nti masse di denaro quanto di pi effimero esista in natura: basta un refolo di vento, l'errore millim etrico di un calciatore, una svista arbitrale, una qualunque minima "casualit", e molte prospe ttive mutano, molte fortune nascono e muoiono per un niente... Quando Anzalone, nel 1979, cede la Roma al cavalier Dino Viola, la situazione pe r Lucianone si fa precaria. Il nuovo presidente romanista l antiBoniperti, ma molto simile al suo ri vale juventino: non tollera altri galli nel pollaio. Oltretutto, Moggi non gli va per niente a g enio, troppo ruspante per il suo stile da gran signore: si racconta che Viola, anzich la mano, gli porgesse addirittura il gomito (oppure solo tre dita), per marcare meglio le distanze... Per l'ex ferroviere ven dicativo ma non permaloso, e al gomito del presidente giallorosso contrappone metaforicamente l' italico "gesto dell'ombrello": perch Lucianone ha capito che nel calcio, tra il proprietario dell a squadra, ricco ma spesso fesso, e il giocatore, vigoroso ma rozzo, c' spazio per una nuova figur a. Quella del direttore sportivo: uno che di pallone capisce pi del presidente, e di conti pi de l calciatore. In realt, l'allergia epidermica di Viola per quel personaggio unticcio e invadent e solo met del problema; l'altra met il fatto che il "consigliere" Moggi costa troppo. Il presid ente giallorosso si sfoga con parenti e amici raccontando le pretese di grandeur di Lucianone e le s ue mirabolanti note spese a base di costosissime bottiglie di champagne e soggiorni in principesche suite d'albergo. Per non parlare dei "sovrapprezzi", cio delle lievitazioni improvvise dei costi dei g iocatori trattati dall'ex ferroviere: Viola - che non tirchio, ma oculato s - li chiama la tassa Mog gi. Per cui nel

dicembre 1979 decide di liquidare Lucianone perch, dice, non me lo posso pi permett ere. Un benservito che ha un antefatto decisamente sgradevole, la goccia che potrebbe av er fatto traboccare il vaso. Nel tardo pomeriggio di domenica 25 novembre '79, subito dopo la partita RomaAsc oli (vinta dai giallorossi), il presidente Viola si reca negli spogliatoi per salutare il presi dente ascolano Costantino Rozzi. Quest'ultimo infuriato con l'arbitro della partita, Claudio Pieri, e pren de Viola a male parole: La partita l'abbiamo vista tutti! Non mi faccia dire cose che non posso d ire! Credo che ci sia qualcosa da chiarire!. Il presidente giallorosso cade dalle nuvole, allora Ro zzi gli dice: Si faccia spiegare la faccenda dal suo consigliere Moggi!... Sappia che l'Ascoli av anzer una protesta ufficiale nelle sedi opportune!. Viola cerca subito Moggi, e i due hanno parlottat o un po'"fra di loro lontano da orecchi indiscreti. Cos salta fuori che sabato sera, alla vigilia della partita, Lucianone stato sorpreso in un ristorante romano in compagnia dell'arbitro Pieri e dei due guardalinee. Lo scandalo inevitabile. La reazione di Lucianone un capolavoro di reticenza e ambiguit: Non so chi abbia r iferito al signor Rozzi del fatto che, sabato scorso, mi sono trovato a incontrare l'arbitr o Pieri in un ristorante. Viste le gravi insinuazioni e le minacce che si permesso di rivolgere sia a me c he alla Roma, devo pensare che il suo informatore abbia voluto malignamente fargli perdere la testa. Anche la versione dei fatti raccontata da Lucianone in piena sintonia col personaggio: All a vigilia della partita mi sono recato nel ristorante di cui sono abituale cliente... Ho incontr ato per caso l'arbitro che stava gi cenando con i guardalinee e alcuni suoi amici romani. stato lo stess o Pieri, con un atto di cortesia, a salutarmi, a rivolgermi la parola, a invitarmi a bere insiem e... Terminato il pasto, l'arbitro, i guardalinee e i loro conoscenti hanno lasciato il ristorante intorn o alle ore 23; io sono rimasto ancora per una mezz'oretta. Tutto qui, solo una questione di buona educa zione. E poi un bel finale, moggiano anche quello: Le conclusioni del signor Rozzi sono offensive soprattutto nei riguardi dell'arbitro Pieri. Voglio sperare che il presidente dell'Ascoli si ren da conto d'aver preso una cantonata e sappia scusarsi. Altrimenti, nell'interesse mio e della Roma, do vr portarlo in Tribunale. Il testimoneinformatore della cena MoggiPieri l'avvocato Luigi Girardi, legale d ell'Ascoli calcio. Il quale racconta i fatti in modo ben diverso dalla versione fornita da Lucianon e. Sabato sera, verso le ore 23,45, insieme al consigliere dell'Ascoli Sabatini, al geometra Lattanzi e a un amico romano,

sono entrato nel ristorante in questione, riferisce il legale ascolano. Abbiamo do vuto aspettare un po' per trovare posto, poi ci hanno fatto accomodare in una saletta in fondo [ci o in una saletta appartata, ndr]. Essendo io il legale dell'Ascoli, mentre ci stavamo sedendo mi hanno detto: dietro al vostro tavolo c' un dirigente della Roma, Luciano Moggi, vostro avversario di dom ani - seduto con l'arbitro Pieri. A quel punto mi sono girato e ho visto Moggi e Pieri con al tri due o tre individui. Verso l 1,15 nel ristorante arrivato il segretario dell'Ascoli, Leo Armillei, che ha raggiunto il tavolo di Girardi. Quando Armillei ha guardato verso il tavolo di Moggi e Pieri, tutti loro si sono alzati precipitosamente e sono usciti in gran fretta dal ristorante. Dopo qualch e minuto, Moggi rientrato da solo, ci ha raggiunto e ha salutato Armillei chiedendogli chi fosse ro quelle persone sedute al tavolo con lui, cio noi, e Armillei ha risposto che eravamo suoi amici. Poi Moggi se n' andato. Di fronte a questa situazione che mi apparsa anomala, ho invitato il seg retario della societ a riferire al presidente Rozzi. L'avvocato Girardi precisa ancora: Durante la cena, durata almeno un'ora e mezza, cio fino a quando non entrato nel ristorante Armillei che essi conoscevano, al tavolo di Pi eri e Moggi c' stata sempre viva cordialit. Quando l'arbitro e gli altri, che Armillei ha ricono sciuto nei guardalinee, se ne sono andati in tutta fretta e Moggi rientrato per salutare, anche noi ci siamo alzati per andarcene. Era, ripeto, l'1,15 circa. E poich nel frattempo anche fra di noi si e ra aperta una discussione in merito al da farsi di fronte a un fatto cos, il proprietario del l ocale ci si avvicinato dicendosi dispiaciuto di averci fatto accomodare proprio in quella saletta. Ques ti sono i fatti come sono realmente accaduti. Del resto difficile credere a un Moggi che cena solitario, di sabato sera, nella saletta riservata di un ristorante. Tanto quanto difficile credere a una terna arbitrale che, nella s tessa sera e alla stessa ora, capita per caso nello stesso ristorante e nella stessa saletta appartata Inf atti la testimonianza dell'avvocato Luigi Girardi - che sbugiarda Lucianone perfino in fatto di orari - viene pubblicata dal "Messaggero" il 28 novembre, e Moggi si guarda bene dal contestarla. Memore dei trascorsi ferroviari, Paletta ha un debole per i fischietti, e aspira al ruolo di manovrat ore. 3 - Continua Dagospia 11 Maggio 2006 LUCIANONE CIECO E SORDO

All'inizio del 1980 Moggi lascia la Roma, ma non se ne va lontano: come ogni mer cenario che si rispetti, passa direttamente alla concorrenza, all'odiata Lazio di Umberto Lenzi ni. I contorni del trasloco di Moggi da una sponda all'altra del Tevere non possono che essere sfum ati, nebulosi, ambigui. Il personaggio, infatti, gi doppio e triplo, gi aduso a muoversi nell'omb ra e pro domo sua. Comincia a lavorare per la Lazio in maniera ufficiosa, mentre si vocifera c he stia per essere ingaggiato dal Napoli; poi, nel successivo maggio, viene ufficializzato come nuo vo "direttore sportivo" della societ laziale. Un mestiere inedito, questo: una specie di "media tore", di trait d'union fra il presidente e i giocatori, un mestiere inventato p roprio da Moggi. Un ruolo perfettamente consono al suo inventore: quello del supermanagermaneggione che affronta e risol ve i pi delicati problemi interni della squadra, che anticipa i rivali nel calciomercato, che coc cola i giocatori, blandisce gli arbitri, si arruffiana i giornalisti a colpi di omaggi e gentili p ensieri... Un vero factotum del presidente, schierato in primissima linea. Il momento in cui Lucianone fa il saltafosso capitolino coincide con l'infittirs i delle voci che parlano di un calcio italiano ammorbato dalle scommesse clandestine, dal "Totone ro". Fin da gennaio, il quotidiano romano "Il Messaggero" va scrivendo di scandalo delle scom messe, e denunciando che la credibilit del Campionato scossa da voci che danno per possibil e la manipolazione dei risultati con la collaborazione attiva degli stessi calciatori; secondo il quotidiano romano, fra le partite pi chiacchierate ci sono MilanRoma di Coppa Italia e MilanLazio del 6 gennaio, il cui risultato sarebbe stato manipolato. Le voci c orrono da mesi, e i sospetti si appuntano in particolare sulla Lazio, cio la nuova squadra di Lucianone. Domenica 23 marzo 1980, con un blitz della Guardia di finanza in sei stadi di se rie A subito dopo la fine delle partite, scoppia il primo grande scandalo del calcio italiano moderno . Sei sono le squadre coinvolte nella megatruffa delle scommesse clandestine e delle partite truccate su cui indagano i sostituti procuratori romani Ciro Monsurr e Vincenzo Roselli, che hanno disposto l'operazione giudiziaria: Milan, Perugia, Avellino, Genoa, Palermo, e soprattutto Lazio. Dura nte il clamoroso blitz i finanzieri arrestano ben quattro giocatori laziali: Giuseppe Wilson, Bru no Giordano, Massimo Cacciatori e Lionello Manfredonia. Tutta "colpa" di un fruttivendolo romano con l'hobby delle scommesse clandestine , il trentaduenne Massimo Cruciani, che il 1 marzo ha presentato un esposto alla Procura di Roma co ntro alcuni calciatori che gli hanno fatto perdere un sacco di milioni, tradendo la promessa di "addomesticare" i risultati di certe partite. Anche il suo amico Alvaro Trinca, 45 anni, titolare del ristorante "La

Lampara" della centralissima via dell'Oca - dove ogni gioved sera lo scaramantico presidente laziale Umberto Lenzini va a cenare con mezza squadra e qualche diri gente, e dove sono soliti ritrovarsi i giocatori della Lazio - ci ha rimesso un bel po'"di quattrini. La notizia dell'esposto di Cruciani viene spifferata da una provvidenziale gola profonda al "Corriere dello Sport", che la pubblica l'indomani (2 marzo), compromettendo cos gran parte dell'inchiesta. Ma quello che fa in tempo a emergere ha comunque dell'incredibile: giocatori di grido, e miliardari, che si vendono le partite per qualche decina di milioni, spesso d'accordo con i loro dirigenti, talvolta scommettendo sulla sconfitta della propria squadra. Alla fine la Lazio e il Mila n verranno retrocessi in serie B dalla giustizia sportiva, che squalificher quasi tutti i giocatori tir ati in ballo da Cruciani e Trinca, per un totale di 56 anni di astinenza forzata dai campi di gioco". Tra i deferiti dall'ufficio indagini della Federcalcio c' anche il direttore sportivo del Bologna Riccardo So gliano, ex calciatore del Milan e ottimo amico di Moggi. In questo scandalo epocale che scuote il mondo del calcio italiano fin dalle fon damenta, e che ha in alcuni giocatori laziali il suo epicentro, Lucianone non c'entra niente: il nome di Moggi, infatti, non comparir una sola volta nelle migliaia di carte processuali, e neppure nei monume ntali faldoni raccolti dal capo dell'ufficio indagini della Federcalcio Corrado De Biase, nean che in veste di testimone. Ed naturale, visto che Lucianone arrivato alla Lazio quando gi la toto truffa era in corso, e da tempo. Certo strano che l'ex ferroviere, gi cos ambientato nelle retro vie del calcio, gi cos ricco di agganci e rapporti e contatti, gi cos occhiuto orecchiuto nell'ambie nte, non abbia mai sentito niente, non abbia mai saputo niente. Anche perch, in quei primi mesi del 1980, sono in molti a sapere, o almeno a sospettare. A cominciare dallo stesso allenat ore della Lazio, Bob Lovati, passando per il medico sociale Renato Ziaco e il segretario generale Fer dinando Vona. Del resto, come si potr leggere nella sentenza del Tribunale di Roma sullo scanda loscommesse, gi nel gennaio 1980 alcuni quotidiani... iniziavano a pubblicare vistosi servizi g iornalistici su una vasta e ramificata attivit di scommesse clandestine sulle partite di calcio, con possibili alterazioni dei risultati concordate tra calciatori e gestori delle scommesse. Strano che Luc ianone non sappia niente, non abbia sentito niente, non abbia niente da dire, perch lui nel calcio ci vive e del calcio romano sa tutto: ha molti amici nelle redazioni dei giornali e degli uffici dell a Federazione, conosce bene e anche benissimo giocatori, allenatori e presidenti... Trinca e Cruciani - aggiunge il Tribunale - hanno frequentato assiduamente gli allenamenti della

Lazio a Tor di Quinto, i ritiri prepartita tanto a Roma (la squadra biancazzurra si ritirava a Villa Pamphili alla vigilia di ogni partita casalinga) quanto in trasferta. Una sera lo stesso difensore laziale Wilson a confessarlo - Cruciani aveva raggiunto la Lazio in albergo alla vigilia di MilanLazio del 6 gennaio 1980 per consegnare un assegno di 15 milion i a Cacciatori. E Maurizio Montesi - uno dei calciatori laziali estranei allo scandalo - racconta ai giudici le ava nces di Cacciatori per indurlo a partecipare alla combine: profferte che lo avevano disgustato al punto da indurlo a simulare un infortunio d'accordo col medico sociale Ziaco (che in tribunale conf erma tutto) per non giocare l'indomani la partita truccata contro il Milan. 4 - Continua Dagospia 15 Maggio 2006 In pratica Moggi, gi con le mani in pasta in diverse societ, gi con le antenne "dri tte e sensibili" che si sempre vantato di avere, risulta essere ignaro di tutto. Per mesi e mesi calciatori di varie squadre si sono venduti le partite, hanno finto di sbagliare gol e di non riusci re a impedire le reti degli avversari, hanno giocato "a perdere" o "a pareggiare", hanno incassato ass egni e frequentato bookmaker all'amatriciana. Da mesi e mesi il mondo del calcio era scosso da stra nezze, ambiguit, maneggi, le voci si rincorrevano ricche di dettagli, ma lui, l'onnipresente e on nisciente Lucianone, non ha mai sentito niente, non s' mai accorto di niente, non ha mai sospettato ni ente. Anche perch nessuno lo ha interrogato Le conseguenze dello scandalo, per la Lazio, sono devastanti: la giustizia sport iva la retrocede in serie B e ne squalifica alcuni dei giocatori pi rappresentativi. Il verdetto cogl ie Lucianone, ormai ufficialmente direttore sportivo, in mezzo al guado. Ma lui non tipo da scoraggi arsi, anzi proprio nelle avversit e negli scandali che d il meglio di s. Il nuovo allenatore Ilario Castagner, prenotato da Moggi per la nuova stagione l aziale, gli chiede di ingaggiare il centrocampista della Nazionale olandese Willy Van de Kerkhof. Luci anone l'accontenta subito, solo che - forse per sbaglio, forse per risparmiare - compr a un altro Van de Kerkhof, il fratello Ren, anche lui della Nazionale olandese, ma attaccante. L'ar rivo di Ren Van de Kerkhof a Roma, per la presentazione ufficiale alla stampa, coincide con la n otifica della retrocessione in B della Lazio. In serie B i calciatori stranieri non possono gi ocare, e comunque non in serie B che il campione olandese vuole finire la sua carriera; cos gira i tacc hi e se ne torna in Olanda senza neppure incontrare i giornalisti. L'esordio ufficiale del general m anager Lucianone Moggi in casa della Lazio non potrebbe essere pi sciagurato.

Intanto, in coda allo scandaloscommesse, fa scalpore la denuncia dell'avvocato v icentino Ugo Dal Lago (che da anni assiste squadre e calciatori in vari processi, sportivi e non) , il quale dichiara fra l'altro ai magistrati: Seppi dal presidente dell'Ascoli Costantino Rozzi che circ olavano voci circa l'interessamento del presidente della Federcalcio Artemio Franchi [che un anno p i tardi risulter tra -gli affiliati alla Loggia P2, ndr] e dell'allora presidente della Repubblica Gi ovanni Leone per la salvezza della Lazio. Nell'occasione, Dal Lago cita anche le confidenze del direttore sportivo del Bre scia, Nardino Previdi, su presunti condizionamenti di alcune partite a opera dell'arbitro fiore ntino Gino Menicucci. Raggiunto da comunicazione giudiziaria (e in seguito prosciolto da tut te le accuse), Menicucci replica con una querela. Previdi viene addirittura arrestato per retic enza, dopo aver negato di aver detto le cose riferite da Dal Lago. Secondo l'avvocato veneto, Pr evidi gli aveva parlato di presunti debiti di gioco di Menicucci, la qual cosa rendeva l'arbitro particolarmente vulnerabile sul piano patrimoniale: fatto peraltro noto - sempre secondo i de re lato di Dal Lago - ad almeno dieci direttori sportivi, tra cui quello del Parma, Borea, e quello del Na poli, Vitali. Previdi aggiunse che sul piano tecnico Menicucci arbitrava molto bene e che, quando non c'era niente da guadagnare, arbitrava in modo eccellente. D'altra parte, per via di un suo dirige nte che aveva regalato un orologio proprio a Menicucci (alla vigilia della partita casalinga c ol Milan nel campionato 1974-75), il Foggia era stato penalizzato di 6 punti e di conseguenza era retrocesso in serie B. La stagione 1980-81 della Lazio retrocessa in serie B per lo scandalo del "Totot ruffa" un calvario. Il presidente Lentini si ammala, e la societ allo sbando. Non vengono pagati i "p remi partita" ai calciatori, e gli stessi stipendi, nel dicembre 1980, cominciano a essere versat i in ritardo, perfino con assegni a vuoto. La squadra, per protesta, proclama un clamoroso sciopero: s enza stipendio, i calciatori laziali minacciano di non entrare in campo. Di questa caotica situazione Lucianone tenta di approfittare per ottenere pieni poteri dalla dirigenza. E per agevolare la propria investitura, non esita a schierarsi dalla parte della societ inadempiente e contro i giocatori protestatari: Di scioperi non ne voglio neanche sentir parlare !, tuona, e aggiunge minaccioso: Ho gi convocato la squadra Primavera! - se non giocheranno i t itolari in sciopero, lui mander in campo i ragazzini... Ma tanto zelo non viene adeguatamente ripagato. Nel febbraio 1981, infatti, la d irigenza laziale

affida pieni poteri all'ex arbitro Antonio Sbardella. Per Moggi uno schiaffo, un 'onta, una mortificazione. La sua reazione tipica del personaggio: Mi sento come un cane bas tonato, dichiara. Se la societ in una situazione catastrofica non certo colpa mia. Comunqu e, fino alla fine dell'anno la direzione della squadra spetta a me. Dopo vedremo: se qualcuno sar stato pi bravo di me, o se non mi sar pi possibile lavorare, me ne andr in punta di piedi co me sono arrivato, anche se ho un contratto triennale. Naturalmente anche in questa circo stanza la societ si comportata male con me... Avrei potuto essere avvisato prima, dell'arrivo di Sba rdella, invece di saperlo dai giornali! I rapporti nella Lazio non sono leali, sembra che ci siano dei partiti [fazioni, ndr], qualcuno mi ha visto amico di qualcuno, mentre io sono amico di tutti. Al termine del campionato 1980-81, la Lazio rimane in serie B. Nell'estate 1981, in pieno calciomercato, Lucianone perde le staffe: Io alla Lazio sono solo il fedele esecu tore di quello che mi viene ordinato, poi avverte: Sia chiaro che nessuno mi dovr ritenere responsabil e della campagna acquisti della Lazio!. evidente che stato completamente scavalcato ed em arginato. La sua carica di direttore sportivo laziale si ridotta a pura etichetta. Roma per Moggi, ormai una seconda pelle. Il toscano di Monticiano ha assorbito p erfino la parlata romanesca. Tutti i rapporti che potevano servirgli li ha gi allacciati. Ma le squ adre, nella capitale, sono soltanto due: la Roma e la Lazio. E lui le ha gi cavalcate entrambe. Gli occ orre una nuova sponda, un nuovo palcoscenico. Fra i tanti amici romani di Lucianone c' Ezio De Cesari, vicedirettore del "Corri ere dello Sport", toscano come lui. proprio De Cesari che gli d l'imbeccata giusta: il Torino calci o, ceduto dal vecchio commendatore dello scudetto, Lucio Orfeo Pianelli, a Sergio Rossi, un ma nager che guida la Comau (una societ dell'indotto auto, area Fiat). Torino una piazza meno tumult uosa, pi discreta, l'uscita di sicurezza ideale dal vicolo cieco di Roma. Un'occasione im perdibile per salvare la faccia. Il Torino di Rossi una societ dalle rinnovate ambizioni ma di scarso r ischio: se vince un miracolo, se perde nessuno si scandalizza. Cos, nell'aprile 1982, mentre la La zio lotta per la promozione, Moggi in serie A ci ritorna per i fatti suoi: come direttore sportiv o del Torino. 5 - continua Dagospia 16 Maggio 2006 A CAVALLO DEL TORO Lucianone alla corte granata non ci arriva da solo. Nella primavera del 1982 il

nuovo presidente del Torino, Sergio Rossi, nomina amministratore delegato della societ tale Luciano Ni zzola, un avvocato che gli d una mano nelle cause civili della Comau. Cuneese di Saluzzo, e x alpino, anche Nizzola come del resto Rossi di calcio capisce poco e niente. Cos Lucianone, unic o intenditore della compagnia, potr fare il bello e il cattivo tempo. I due Luciani legano subito, se l intendono a meraviglia e diventano amiconi insep arabili: nell ambiente li chiamano il Gatto e la Volpe (chi dei due sia la volpe, facile da c apire). Di giorno lavorano a stretto contatto. La sera fanno le ore piccole nei ristoranti sulla collina di Chieri (dove abita Nizzola) o nel centro di Torino, per lunghe partite a poker o a scop one. A Torino, Moggi cambia un altra volta pelle. Smette i panni romaneschi e provincia li e si inventa un look pi sobrio e manageriale. Capisce la crescente importanza della tiv, e fa i l possibile cio poco per riverniciare la propria immagine. Si sottopone perfino a una dieta ferr ea, e comincia a indossare abiti che almeno nelle intenzioni dovrebbero attagliarsi meglio a un r ispettabile e telegenico manager pallonaro. Anche l occhio, si sa, vuole la sua parte. Ma oltrec h alla forma, il nuovo direttore del Toro bada soprattutto alla sostanza. Cos si reca a Sarajevo, e il 29 aprile annuncia di avere ingaggiato la stella jugoslava Safet Susic. Peccato che anche l Inter sostenga di aver acquistato quello stesso giocatore. In effetti, si scopre che Susic ha firm ato due contratti, sia con l Inter, sia col Torino. La seconda prodezza di Lucianone in casa Toro del maggio 1982. Moggi tratta l acqu isto del centravanti del Catanzaro Carlo Borghi. Raggiunto l accordo con il giocatore e con la societ calabrese, si passa alla stesura del contratto. Lucianone non mai stato un gran conoscitore dei regolamenti, da buon italiano li considera inutili perdite di tempo. E bench si f regi del titolo di direttore sportivo, in quella circostanza dimentica che i contratti di ingaggio per la stagione successiva non possono essere sottoscritti prima del luned che segue la conclusio ne del campionato. Il torneo termina domenica 16 maggio (vincer la Juventus fra roventi polemiche, staccando la Fiorentina di un solo punto all ultima giornata): il contratto fra il Torino e il Catanzaro per Borghi porta invece la data del 14 maggio. Salva la frittata un provvidenzia le intervento del segretario generale della societ granata, Federico Bonetto, che ritocca la data s ul documento: Se presentiamo il contratto cos, ci mettono tutti sotto inchiesta.... Il Torino cede poi al Catanzaro il mediano Giacomo Ferri, ma l affare si complica perch il giocatore non accetta il tr asferimento. E,

secondo il presidente calabrese Adriano Merlo, quel gran rifiuto avviene su istig azione della dirigenza del Torino, in particolare di Luciano Moggi. Alla fine la trattativa sfuma. A giugno, Moggi e Nizzola volano in missione in S pagna nello stesso periodo del Mundial di Enzo Bearzot, a caccia di un grande campione da portare s ubito al Torino del danaroso e impaziente neopresidente Rossi. E non tornano certo a mani vuote. Il fuoriclasse scovato da Gatto e Volpe a Torremolinos, nel ritiro bunker dei campioni del mond o, un argentino di nome Patricio Hernndez, detto Pato. Un mezzo brocco, ma Lucianone lo spaccia a i quattro venti come un fuoriclasse della Nazionale argentina, il viceMaradona . Anche perch l operaz ione costa al Torino la rispettabile cifra di lire 5 miliardi. L inganno dura poco: ogni volta che la Nazionale argentina deve sostituire il Pibe de oro, manda in campo Valencia, o Caldern, o Barbas. Hernndez mai: resta sempre in panchina. E il povero presidente granata ha dovuto sborsare per quel Carneade di Pato quanto ha speso il Napoli per l olandese Krol, e l Inter per l austriaco Prohaska; per non parlare di Michel Platini , il genio francese comprato dalla Juventus per appena 150 milioni in pi... Da dirigente del Toro la notoriet di Lucianone cresce ancora. E intorno a lui chi ss perch crescono anche i sospetti. Piccolo esempio: il dopopartita di PisaTorino (vinta dai granata per 1-0), il 2 gennaio 1983. Infuriato per un plateale calcio di rigore negato dall arbitro romano Vittorio Benedetti alla sua squadra, il presidente del Pisa Romeo Anconetani sparacchia d ichiarazioni di fuoco contro Moggi, che accusa di avere condizionato l arbitro. Scrive il quotidiano La Nazione: Luciano Moggi, ex capostazione, approdato chiss c ome nel mondo del calcio, dipinto da Anconetani (ma non soltanto da lui...) come persona ggio potentissimo in quel di Roma, dove guarda caso risiedono i massimi vertici del m ondo arbitrale. E l arbitro di PisaTorino proveniva proprio dalla Capitale. Sono tempi difficili, que lli, per il nuovo Torino di Rossi, Nizzola e Moggi. Il pubblico si allontanato dalla squadra, non sopporta la mezza classifica dopo avere lottato per cinque stagioni alla pari con la Juventus per lo scudetto. Il Toro, nel campionato 1981-82, ha rischiato la retrocessione in serie B, e si salvato in extremis solo grazie all abilit di un allenatore emergente, reduce da una tormentata esperie nza al Milan: Massimo Giacomini. Ma Giacomini, per la stagione 1982-83, passa al Napoli. Cos Mo ggi decide di assumere Eugenio Bersellini, che ha esaurito il suo ciclo nellInter: Lucianone gl i promette mari e monti, ma poi gli affida una squadra appena decente. E il campionato dei granata

lascia molto a desiderare. All epoca i postiUefa riservati ai club italiani sono solo due, e quan do a fine stagione il Torino ne viene escluso, Bersellini diventa il capro espiatorio. Il quotidiano T uttosport pubblica una tabella per dimostrare come le squadre allenate da lui crollino puntualmente nel girone di ritorno. Il tecnico s infuria, ma i cronisti che seguono la squadra negli allenamenti al vecch io e glorioso stadio Filadelfia gli spiegano che il quotidiano sportivo torinese diretto Piero Dardan ello, uno dei migliori amici di Moggi. Infatti, dopo l avvertimento a mezzo stampa, Bersellini v iene puntualmente licenziato. Liberatosi dell incolpevole Bersellini, Moggi ingaggia Gigi Radice. Un ritorno pie no di significati: l allenatore dello scudetto granata del 1976, strappato alla Juventus dopo una rin corsa travolgente. L unico scudetto degli ultimi 35 anni in casa Toro, che fa di Radice uno dei miti della tifoseria granata. E in effetti i risultati non si fanno attendere: il Toro chiude il camp ionato 1982-83 all ottavo posto in classifica, quello 1983-84 al quinto, e quello 1984-85 (vinto a sorpresa dal Verona di Osvaldo Bagnoli) al secondo. Un secondo posto pieno di rimpianti: sare bbe bastato qualche piccolo ritocco, per esempio un portiere appena migliore di Silvano Mart ina, per battere il Verona dell Osvaldo, amico sincero di Radice e, come lui, nato in quella grandiosa fucina di allenatori che stato il Milan degli anni Cinquanta e Sessanta. Mentre fa il direttore sportivo del Toro, Moggi si fa anche gli affari suoi. E a llarga il proprio raggio d azione, spingendo alcuni amici danarosi a entrare nel mondo del calcio: il caso di Alvaro Amarugi, un imprenditore maremmano gi presidente del Grosseto, che sollecitato da Lucianone acquista il Cagliari. Moggi, con Amarugi presidente cagliaritano, realizza numer ose operazioni: emblematico il caso di un giocatore che va e torna dalla Sardegna a Torino, il c entrocampista Danilo Pileggi, ceduto e poi riacquistato due volte dalle due societ in un pingpo ng incomprensibile. Il Cagliari nel 1983 finir in serie B, Amarugi ci rimetter svaria ti miliardi e sar poi costretto a farsi da parte sull onda dell impopolarit dilagante presso i tifosi c agliaritani. Morir qualche anno pi tardi dimenticato da tutti. I primi anni Ottanta sono gli anni d oro del calciomercato, e Moggi si muove in qu ell ambito come un padrino riverito e sempre pi potente. Per gli amici, e per gli amici degli ami ci, diventa un gigantesco ufficio di collocamento ambulante: allenatori, dirigenti, procuratori , calciatori disoccupati o male in arnese, vanno da lui a postulare, e lui trova una sistemaz ione per tutti, una soluzione a ogni problema. All inizio del 1985, mentre i granata si avviano a chiu

dere il campionato al secondo posto, Moggi stipula col Torino un nuovo contratto triennale: Luciano ne sar il direttore sportivo granata fino al 1988. A fine stagione, un referendum fra i lettori del settimanale Guerin Sportivo gli assegna il premio di direttore sportivo pi abile. 6 - continua Dagospia 17 Maggio 2006 I due Luciani il Gatto e la Volpe fanno bene al Toro. E i tifosi granata, dopo i l secondo posto, cominciano a crederci: ora vogliono lo scudetto, e pretendono una campagna acqui sti adeguata all obiettivo. Lucianone punta ad assicurarsi il forte attaccante dell Inter Aldo Se rena, ma stavolta la Juve pi scaltra e arriva prima. Per colui che passa come il re del calciomerca to uno smacco bruciante. E tenta di rimediare con un comunicato: Il Torino calcio rende noto, p er doverosa informazione verso i tifosi, che tutti gli sforzi effettuati per ingaggiare il g iocatore Aldo Serena sono stati vanificati dai rapporti instauratisi fra Inter e Juventus, che hanno reso assolutamente impossibile alla societ il raggiungimento del proprio obiettivo, nonostante la di chiarata disponibilit del Torino a corrispondere il prezzo richiesto dal calciatore. Ma l ira dei tifosi granata per il mancato ingaggio di Serena si abbatte ugualment e sulla dirigenza del Torino. Si radunano a centinaia davanti alla sede della societ, sbandierano u no striscione con scritto: RossiNizzolaMoggi ora di finirla, i tifosi del Toro non sono dei pirla!, e scandiscono slogan il pi urbano dei quali definisce la triade Servi degli Agnelli. Per i tifosi del Toro, infatti, al danno del mancato arrivo di Serena si unisce la beffa dell ingaggio dell attaccan te da parte dell odiata Juve. Nel campionato 1985-86 il Torino rimedia un modesto quinto posto , ma quel che peggio che la Juventus vince lo scudetto. Per cui la tifoseria granata accentua l ostilit verso il presidente Rossi e verso il direttore sportivo Moggi. Nell autunno 1986, alla ripresa del campionato, molti dei sostenitori del Toro dis ertano le partite della squadra in segno di protesta. Nella societ granata la situazione si fa crit ica. Mentre la squadra in campo traccheggia, il presidente Rossi comincia a meditare di passare la mano . I veri reggenti sono i due Luciani Moggi e Nizzola che, interpellati dalla stampa circa le voci di un cambio di propriet, dichiarano: Noi non ne sappiamo niente. Crescono anche le tensioni fra Lucianone e l allenatore. Gigi Radice una persona s eria, e non sopporta lo stileMoggi. Di Lucianone, in particolare, non gradisce le promesse n on mantenute, le operazioni di mercato avviate e non concluse, e soprattutto il rapporto privileg

iato che il direttore sportivo intrattiene con alcuni giocatori. Un rapporto scorretto e ambiguo, che crea problemi all allenatore e che non giova alla compattezza della squadra. il caso del fuoricl asse brasiliano Junior, che Moggi ha comprato nel 1984 su richiesta di Radice, e che l allenatore ha trasformato nel cardine della squadra: Lucianone, per, lo gestisce come cosa sua. Un giorno l allen atore vieta a Junior di partecipare al famigerato Processo del Luned condotto dal giornalista A ldo Biscardi uno dei pi fraterni amiciconfidenti di Moggi. Informato in tempo reale dell accaduto, Lucianone dimostra subito all allenatore chi comanda: sequestra Junior e lo costringe a viva forza a intervenire nel programma dell amic o Aldo. Logico che i rapporti fra giocatore e allenatore si deteriorino. Pochi giorni dopo, sos tituito durante una partita, Junior inveisce contro Radice, il quale dichiara: Io sono un allenatore, non un assistente sociale. Il brasiliano ribatte a muso duro: Se io ho bisogno di un assistente soci ale, lui ha bisogno di uno psichiatra. Nella classifica finale del campionato 1986-87, il Torino moggiano si piazza all u ndicesimo posto. La tifoseria ritorna sulle barricate. Vendete il meglio senza comprare noi la dom enica andremo a sciare!, scandiscono gli ultras sotto la sede granata. E gi insulti e sberleffi pe r Rossi e Moggi. Nizzola tenta una patetica difesa d ufficio: Grazie alla gestione portata avanti da l cavalier Rossi, il Torino una delle societ pi solide del calcio italiano. E il direttore sportivo Luc iano Moggi ha la piena fiducia del presidente e del consiglio di amministrazione. Ma la contestazi one dei tifosi non si placa: il sabato pomeriggio, lo stadio Filadelfia un solo grido: Moggi! Moggi! Quanti soldi rubi oggi?!. L ex ferroviere capisce che meglio cambiare aria. E a fine maggio 1987, bench il su o contratto scada nel 1988, lascia il Toro. Difficolt ambientali e di lavoro sorte negli ultim i tempi nell assolvere le mie funzioni non mi permettono di continuare la collaborazione c on il Torino, comunica alla stampa. Poi aggiunge sibillino: Sono comunque disponibile per dare ancora una mano, se mi sar richiesto. Un ora dopo, Sergio Rossi lascia la presidenza della soci et granata. Beppe Dossena, regista e bandiera della squadra, commenta: stato Moggi a informar mi che il Torino ha cambiato padrone, ma non ho capito perch anche lui se n andato. Lo si capi r nel giro di pochi giorni, quando il Napoli di Ferlaino e Allodi fresco vincitore dello sc udetto 1986-87 grazie a Maradona annuncia ufficialmente il nome del suo nuovo direttore sportivo: Luci ano Moggi.

Il presidente partenopeo Corrado Ferlaino deciso a fare le cose in grande. Il Na poli, che ormai la quarta potenza italiana in materia di tifo (alle spalle della Juventus e delle d ue milanesi), nella nuova stagione dovr difendere lo scudetto e disputare la Coppa dei campioni. Inso mma, urgono rinforzi, sia in campo sia fuori. Cos, dal Brasile arriva sotto il Vesuvio, a suo n di miliardi, il centravanti della Nazionale carioca Antnio Careca; e da Torino approda, a colpi d i centinaia di milioni, il direttore sportivo Luciano Moggi. Del resto, Italo Allodi molto mala to, e il suo facente funzioni Pierpaolo Marino troppo giovane; Moggi, allievo di Allodi, ormai molto pi potente di lui: si mormora che eserciti addirittura qualche influenza su alcuni arbitri. Il discepolo ha superato il maestro. 7 - continua Dagospia 19 Maggio 2006 A Napoli, Moggi c era gi stato una volta, pi di vent anni prima: in viaggio di nozze, con la fresca sposa Giovanna, 60 mila lire in tasca e una scassatissima Fiat 600 comprata a ra te. Nel giugno 1987 ci ritorna da miliardario, a bordo di una fiammante Mercedes. Stavolta intenzion ato a mettere radici: di l a poco comprer una splendida villa sulla collina di Posillipo con vista sul G olfo, dove manterr sempre la sua residenza, anche quando lascer la squadra partenopea. Sotto il Vesuvio Lucianone non ci arriva a mani vuote. Porta in dote al presiden te Ferlaino un grazioso cadeau, il terzino granata Giovanni Francini. Un giocatore al quale son o interessate varie squadre, compresa la Juve, e che la Roma vuole fortissimamente: il presidente gi allorosso Dino Viola (nemico giurato di Moggi) pronto a sborsare ben pi dei 5 miliardi offerti d al Napoli. Ma grazie a San GennaroLucianone, Francini si accasa a Napoli. Il Torino ci rimette un bel po' di denaro, la Roma perde un giocatore importante: l unico che ci guadagna Moggi, che si dimostra pi potente di tutto e di tutti. Anche del denaro. Al Napoli c un giovanotto di belle speranze, Luigi Pavarese, un tipo che ha fatto la gavetta come galoppino della segreteria dell Avellino calcio e che nel 1985 finito alla corte d i Ferlaino con i gradi di segretario. Pavarese diventa subito il braccio destro di Moggi, e fra i due nasce un sodalizio che lascer il segno. Chi invece non gradisce l arrivo di Moggi il general manager d ella societ partenopea Pierpaolo Marino, il quale bench invitato da Ferlaino a restare si dim ette perch, dice, i miei metodi sono diversi da quelli di Moggi. Lucianone non si scompone: Ho scelto di venire al Napoli perch l ambiente mi affasci na e perch

conosco Ferlaino da tantissimi anni, dichiara serafico, e sono qui per lavorare e non per litigare. So che il Napoli sotto gli occhi di tutti perch ha vinto scudetto e Coppa Italia, ma io sono un tipo coraggioso per natura. L allenatore partenopeo Ottavio Bianchi, un uomo dal caratte raccio leggendario: difficile che possa andare d accordo con un tipo come Moggi. Tanto pi che Lucianone come ha gi imparato a fare a Torino non sa stare al suo posto, si compo rta da vero e unico padrone della squadra. Infatti anche a Napoli comincia subito a scavalcare l allenatore allacciando rapporti diretti e preferenziali con alcuni giocatori. Primo fra tut ti il numero uno: Diego Armando Maradona, personaggio intrattabile, divo capriccioso e impossibile. Ma a nche con lui Lucianone riesce a entrare in perfetta sintona. Scaramantico come ogni buon napoletano, il presidente Ferlaino ha ingaggiato Mog gi a peso d oro non solo per la sua onnipotenza, ma anche per l alone di fortuna che si porta appr esso. Una fortuna che tuttavia non si manifesta nella calda giornata del 9 luglio 1987, quando l urn a di Ginevra decide il calendario del primo turno di Coppa dei campioni: il sorteggio accoppia subit o il Napoli al temutissimo Real Madrid, una delle favorite al successo finale. A settembre il Napoli affronta lo squadrone spagnolo, e ha l agio di giocare la pa rtita d andata in un Santiago Bernabeu deserto: l incontro, infatti, si disputa a porte chiuse per puni re le gravi intemperanze dei tifosi madridisti nella stagione precedente. Ma la squadra part enopea non sfrutta l occasione favorevole: fuori forma, rinuncia a giocare, e incassa due gol senza s egnarne nessuno. Dopo la partita, Moggi spalleggiato da qualche giocatore, come Salvatore Bagni l amenta provocazioni da parte degli spagnoli e apre il fuoco sul Real a mezzo stampa. Polemiche gratuite e strumentali, che Lucianone alimenta col preciso obiettivo d i far lievitare l attesa gi grande per la partita di ritorno. Al San Paolo, il Napoli per mezz ora pa drone dell incontro: va in gol con Francini, sfiora il raddoppio; ma sul pi bello, quando la rimonta sembra a portata di mano, subisce il pareggio di Butragueo. la fine del sogno eur opeo. Un duro colpo alla fama di portafortuna che accompagna Lucianone. Rimane il campionato, e il Napoli la squadra favorita per il nuovo scudetto. Anc he perch Maradona & C. hanno un solo possibile rivale: il Milan berlusconiano di Arrigo S acchi, che per parte male. Cos la squadra partenopea prende subito il comando della classifica, anche se il suo gioco non incanta. A Milanello, di tanto in tanto, l allenatore del Milan esterna le sue perplessit sul regolare andamento del torneo: confida addirittura di temere, pi del Napoli di Ma radona, il

direttore sportivo Moggi per la sua vicinanza al mondo arbitrale. Il fatto che la squadra diretta da Lucianone dispone del pi grande fenomeno calci stico in circolazione, Maradona, grazie al quale ha gi vinto il primo scudetto; ma il fuor iclasse argentino tanto genio in campo quanto sregolatezza fuori dal campo, praticamente ingoverna bile. Il problemaMaradona non esiste, proclama Moggi dopo l ennesima intemperanza del Pibe, l a verit che tutte le squadre vorrebbero avere il problema di gestire Diego. Lucianon e sa bene che anche le sue fortune di direttore sportivo partenopeo dipendono in gran parte da l piede dorato del fuoriclasse argentino. Ai primi di ottobre il Napoli perde 1-0 sul campo del Pisa. Ma subito inoltra re clamo perch, durante la partita, un piccolo oggetto metallico lanciato dagli spalti dello sta dio pisano ha colpito un suo giocatore, Renica. Moggi gi pregusta la vittoria a tavolino per 2-0, e la not izia che il giudice sportivo, prima di pronunciarsi, ha disposto un supplemento di indagine lo inner vosisce. Sono meravigliato... La giurisprudenza non lascia dubbi sull esito del verdetto, sibila Lucianone in veste di raffinato giurista. Il Pisa di parere opposto, e la polemica si fa rovente. Q uando infine il risultato del campo viene ribaltato con l assegnazione della vittoria al Napoli, i l presidente pisano Anconetani protesta: dice che una vergogna, e sostiene che il verdetto del giudice sportivo stato sollecitato da una campagna di stampa orchestrata a senso unico, alludendo a i tanti amici giornalisti di Lucianone. A novembre, piccolo giallo con polemiche. Alla vigilia della partita della Nazio nale contro la Svezia, che si giocher a Napoli, molte migliaia di biglietti, anzich essere messi in vendita nei canali ufficiali, finiscono nel giro del bagarinaggio e del mercato nero. Risult a che circa 10 mila tagliandi siano stati regalati dalla Federazione ai Napoli club per garantire all a Nazionale azzurra il calore del pubblico, a cominciare dai settori pi popolari. La polemica coinvolge i l Napoli, che ha smistato i biglietti, ma Lucianone perentorio: Noi del Napoli non centriamo nient e: ci siamo limitati alla distribuzione tecnica del carico dei biglietti. All inizio del 1988, il Napoli saldamente al comando della classifica, e di partit a in partita il suo vantaggio sul Milan che insegue al secondo posto tende ad aumentare: a fine marz o arriva a 4 punti. Ma, a partire da aprile, accade l incredibile. In tre domeniche consecutive , la squadra diretta da Moggi comincia improvvisamente a perdere punti su punti. Il vantaggio del Nap oli sul Milan si riduce da +4 a +1. Poi c lo scontro diretto, nella data storica del 1 maggio 1988. Il Napoli in

fibrillazione, met della squadra contro l allenatore Bianchi. E bench giochi la part itascudetto in casa, nella bolgia amica del San Paolo, perde l incontro (per 2-3) e lo scudetto. 8 - continua Dagospia 22 Maggio 2006 L inopinata dbcle del Napoli culmine di un rapido e inspiegabile crollo della squadr a suscita polemiche a non finire. Voci, sospetti, illazioni: si parla di partite combinate e di scudetto venduto. Poi, qualche anno dopo, un inchiesta giudiziaria per traffico di droga fornir alcun i elementi che potrebbero spiegare l inspiegabile. A tutta prima, i giocatori tentano di fare del l allenatore il capro espiatorio del clamoroso crollo partenopeo. La societ, invece, addossa tutte le c olpe a quattro giocatori (Bagni, Ferrario, Giordano e Garella), nessuno dei quali quando si dic e il caso! fra quelli che sono nelle grazie di Lucianone. La squadra, che da tempo mal sopporta quel galantuomo dal forte carattere che Ot tavio Bianchi, diffonde un incredibile comunicato contro l allenatore: una rivolta collettiva mai vista prima nel mondo del calcio. Il direttore sportivo Moggi che dovrebbe fare da trait d union f ra la squadra e la societ tace. In realt Lucianone, sotto sotto, sta dalla parte dei giocatori, mentr e il presidente Ferlaino sta con Bianchi. Cos la societ partenopea si limita a definire quella gra vissima iniziativa inopportuna, a dirsene rammaricata e a sollecitare una serena riflessione. Una presa di posizione ponziopilatesca voluta da Moggi, dal momento che il presi dente ribadisce la fiducia nell allenatore Bianchi. In perfetto stile andreottiano, Lucianone tenta di far quadrare il cerchio mediando tra Ferlaino che vuole tenere Bianchi, e la squadra che lo vuol e cacciare: lo fa attraverso una messinscena a base di colloqui a quattr occhi con tutti i giocatori , ricevuti uno a uno nel suo studio presso la sede del Napoli calcio, come se fosse un presidente del la Repubblica alle prese con le consultazioni. E mentre Moggi consulta i giocatori, la sede sociale presidiata dalla polizia: i tifosi, schierati con Bianchi e inferociti per la perdita dello scude tto e per l incredibile comunicato, inveiscono contro i giocatori in particolare contro i quattro capri espiatori al grido di venduti, traditori, pagliacci, ladri. Alla fine prevale la linea di Ferlaino, e l allenatore resta al suo posto. Pur con qualche perplessit per una situazione che rimane difficile e pericolosa, Bianchi accetta di rimanere, ma precisa: necessario che ci sia chiarezza da parte di tutte le componenti della societ Napo li... Ognuno deve fare il suo mestiere, senza tentare di fare il mestiere degli altri forse le orec chie di Lucianone

fischiano... Quanto all improvviso crollo della squadra, Bianchi dice di non esser e in grado di trovare una spiegazione, mi domando solo come sia possibile che una squadra come questa possa perdere 4 partite di seguito. Infine precisa che accetta di restare al Napoli sol o per il rapporto molto buono che ho col presidente Ferlaino. Il direttore sportivo non viene mai n ominato, come non esistesse. Invece Lucianone esiste, eccome, e si dedica ai quattro agnelli s acrificali, additati come responsabili del grande pasticcio e gettati in pasto alla tifoseria. La prima stagione di Moggi al Napoli dunque fallimentare. La squadra partenopea stata eliminata al primo turno dalla Coppa dei campioni, e ha perso Coppa Italia e scu detto in maniera indecorosa. Lucianone viene accusato di non aver saputo governare la situazione interna alla squadra, proprio lui che si vanta di fare spogliatoio. In quello spogliatoio nap oletano anarcoide e rissoso, con calciatori che sembrano giocare soprattutto contro l allenatore, Mogg i non ha saputo combinare niente. Colui che avrebbe dovuto rappresentare il valore aggiunto fuor icampo del Napoli si rivelato un incapace. Per Lucianone un brutto passo falso, un vero smacco per la sua immagine, anche se lui fa finta di niente, spaparanzato nella sua splendida vill avistamare a Posillipo, con codazzo di amici potenti sulla spiaggia di Capri. Il problema cruciale del Napoli ancora e sempre Maradona, perch l asso argentino si nonimo di gioie e dolori, vittorie e grattacapi, incassi e grane. Diego si allena quando g li pare, talvolta rifiuta perfino di seguire la squadra in trasferta. Fra capricci e polemiche, fa il bell o e il cattivo tempo, in campo e soprattutto fuori. Senza orari e senza regole, si d alla pazza gioia, tra donne e cocaina. Ma il suo enorme talento calcistico resta indispensabile per il Napoli e per Napoli . Nessuno in grado di governare le sue bizze, men che meno chi dovrebbe farlo, cio Moggi. Quando la stella del fenomeno argentino si sar spenta, Lucianone dir: Non ho mai sa puto niente di quello che faceva Maradona fuori dal campo salvo poi dichiarare l esatto contrar io: Se non lo avessi saputo, non sarei stato un buon dirigente... sapevo, ma avevo possibilit d i intervento limitatissime. Fuori dal campo, Maradona non era gestibile. Dunque, com ovvio, Mogg i sa tutto di quello che Maradona combina negli spogliatoi e soprattutto nella vita privata : anche perch Lucianone culo e camicia con molti giocatori napoletani, con i quali manterr rapp orti di grande confidenza anche in futuro (esempi: Massimo Crippa, Massimo Mauro, Ciro Ferrara) . Ma fa finta di niente, perch Maradona serve anche a lui. Pecunia non olet. Il fatto che lo spogliatoio partenopeo simile a un malfamato n ightclub, dove

circolano cocaina e sesso a volont. Vizi che porteranno Maradona sotto inchiesta sia penale che sportiva e lo costringeranno a espatriare prima che le cose si mettano davvero m ale. Ma Lucianone asseconda il campione argentino in tutti i suoi voleri e capricci. Trova perfino il modo di sistemare suo fratello minore, Hugo, all Ascoli dell amico Rozzi, solo perch Maradona si messo in testa di avere un altro campione in famiglia; in realt Huguito, come lo chiama qualche buo ntempone, un fior di brocco, gi scartato da squadre di mezzo mondo prima di approdare in Itali a. Nel bel mezzo della bolgia napoletana, Moggi non perde il vizietto di servire pi padroni, cio di farsi soprattutto gli affari suoi. Anche da Napoli, dunque, continua a fare da c onsulente dietro le quinte per le societ amiche: come il Taranto e la Salernitana, che dalla serie C salgono in B. Del resto, per Lucianone il Napoli una cosa, e la sua personale carriera affaristica un altra. Legarsi a tutti senza sposare nessuno uno dei suoi motti preferiti. Nell estate del 1988 Moggi tenta un primo riscatto d immagine attraverso la sua spec ialit, il calciomercato, dove ormai considerato The Boss. Alla fine, ancora una volta la Bo rsa del calcio si inchina davanti a Luciano Moggi: con due mosse dell ultima ora, il general mana ger del Napoli riuscito ad aggiudicarsi il granata Crippa e il brasiliano Alemo... Due botti arr ivati per ultimi, quelli che hanno fatto pi rumore, e come sempre a provocarli stato lui, il despot a del calciomercato. Nell ultima notte di mercato, Moggi volato con un aerotaxi fino a Madrid, si incon trato con il presidente dell Atltico Madrid Jess Gil y Gil, e ha comprato Alemo per circa 4 miliar di e mezzo. Come sempre, i botti di Lucianone Alemo e Crippa sono seguiti da lunghi str ascichi polemici. Firmato il contratto per Alemo, il presidente dell Atltico Madrid definisc e Moggi un despota con atteggiamenti da Humphrey Bogart nel ruolo di un gangster... Lui ven uto a Madrid con l idea che qui siamo tutti coglioni. Il direttore sportivo della Roma interessa to a comprare il granata Crippa, che per il Torino aveva definito incedibile, salvo cederlo subito dopo al Napoli di Lucianone commenta: stata confermata la coerenza e la moralit di certi personaggi. Concluso da par suo il calciomercato, Moggi nell agosto 1988 a Madonna di Campigli o, nel ritiro precampionato del suo Napoli. E l sfodera il pugno di ferro: non con Maradona o c on i giocatori amici suoi, ma con il difensore Moreno Ferrario. Gi incluso nel quartetto dei cap ri espiatori della rivolta antiBianchi e dello scudetto regalato al Milan, e quindi escluso dalla p reparazione estiva, Ferrario viene deferito dalla societ partenopea alla Commissione disciplinare del

la Lega calcio per avere rilasciato un intervista polemica. A quel punto il giocatore chiede la resci ssione del contratto che lo lega al Napoli. Il 23 settembre la Commissione disciplinare respinge le r ichieste di sospensione del giocatore avanzate dal Napoli, e condanna la societ partenopea a risarcirgli i danni. Lucianone monta su tutte le furie: un verdetto assurdo, una decisione senz a precedenti che ci lascia molto sorpresi... Vorr dire che in futuro, in situazioni del genere , daremo medaglie al giocatore anzich prendere altre decisioni. Poi annuncia un ricorso al Coni, un ric orso al Tar, e per non sbagliare anche una causa giudiziaria in sede civile. Un altra delle quattro vittime sacrificali di Moggi Salvatore Bagni, escluso dalla rosa e parcheggiato in attesa di essere ceduto. Dopo mesi di tiraemolla, a novembre Mog gi vende Bagni all Avellino, bench fino all ultimo sembrasse intenzionato a dirottarlo al Torino. La dirigenza granata messa di fronte al fatto compiuto attacca Lucianone. Il giocatore rivela : Mentre Moggi parlava in Tv di un mio passaggio al Torino, sapeva che io lo stavo aspettando i n un albergo di Caserta per firmare il contratto con l Avellino. Alla fine di gennaio 1989 l ex attac cante del Napoli Bruno Giordano terzo capro espiatorio ceduto da Moggi all Ascoli nell estate 1988 ri evoca la stagione precedente, quella dello scudetto regalato al Milan: Hanno dato alla gen te quattro nomi da accusare. La verit che qualcuno [Moggi, ndr] aveva gi deciso di liberarsi di noi a fine campionato... Ci hanno fatto firmare una dichiarazione [con su scritto] che non volevamo scendere in campo, ma non era vero: in cambio ci hanno promesso un aiuto, ci avrebbero tr ovato una sistemazione. E a proposito delle consultazioni moggiane: Moggi ha convocato i suo i giocatori al mattino, e ha dato un appuntamento a noi quattro nel pomeriggio. Abbiamo trovato la piazza piena di tifosi inferociti, e io ho detto a Moggi che quei trucchetti non li doveva fa re. I tifosi hanno individuato in noi dei colpevoli, ma credo che poi abbiano capito la verit. E anco ra: Poco tempo fa, dopo la sconfitta del Napoli all Olimpico, ho incontrato Moggi e gli ho chiest o: Chi l ha venduta, stavolta, la partita?; secondo l ex attaccante del Napoli, di quel periodo molte cose non si possono dire. Le dichiarazioni di Giordano inducono la Federazione ad aprire u n inchiesta. I giocatori del Napoli, per protesta, proclamano il silenzio stampa. Lucianone fa finta di niente. 9 - continua Dagospia 23 Maggio 2006 All inizio del 1989 il Napoli moggiano lotta testa a testa con l Inter per lo scudet to, ed in corsa per

la Coppa Uefa. Ma altre polemiche, con voci e sospetti, lo accompagnano come un om bra. A febbraio, per esempio, al termine di NapoliComo, i lariani sconfitti accusano l ar bitro, il quale ha ritenuto valido un gol fantasma di Careca e in pi ha espulso il giocatore Lorenzi ni costringendo il Como in inferiorit numerica. Abbiamo avuto contro anche l arbitro... Certe squadre f orti devono vincere per forza, dichiara il direttore sportivo della squadra lombarda. A marzo, per i quarti di finale di Coppa Uefa, si gioca NapoliJuve: vince il Nap oli grazie a un gol juventino annullato dall arbitro tedesco Kirschen, per un inesistente fuorigioco, durante i tempi supplementari. Nel dopopartita, l allenatore bianconero Dino Zoff accusa l arbitro d i avere influenzato il risultato. E il difensore juventino Pasquale Bruno dichiara: L arbit ro ha preso decisioni che non riesco proprio a spiegarmi. La Juve inoltra una protesta uffici ale, l Uefa apre una inchiesta interna, e Kirschen non arbitrer pi partite internazionali: evidente il sospetto di un arbitraggio irregolare. A maggio si gioca la finale di andata della Coppa Uefa tra Napoli e Stoccarda. V ince il Napoli, grazie a un inesistente calcio di rigore inventato dall arbitro greco Germanakos. Il presidente della squadra tedesca Gerard Mayer Vorfelder attribuisce la sconfitta all arbitraggio. L ar bitro ha visto episodi che nessuno ha visto, n in campo n sugli spalti, gli fa eco l allenatore, l ola ndese Arie Haan. Poche ore dopo la partita, alle 4 della notte, i giornalisti Roberto Becca ntini e Stefano Bizzotto (della Gazzetta dello Sport) vedono l arbitro Germanakos e i suoi due gua rdalinee rientrare in uno dei migliori alberghi di Napoli, l Excelsior, con tre avvenenti accompagnat rici: il metodoMoggi (ragazze squillo per gli arbitri) che verr poi replicato a T orino. Anche grazie agli aiuti arbitrali, il 17 maggio il Napoli conquista la Coppa Uef a, primo trofeo internazionale della storia partenopea e primo alloro vinto da Lucianone. Questa la migliore risposta a chi ci critica!, esulta Moggi, commosso fino alle lacrime. E durante l a premiazione riceve i complimenti del presidente della Lega calcio: il suo ex sodale torinist a Luciano Nizzola. Sul versante del campionato, l Inter ha ormai vinto lo scudetto con alcune giornat e di anticipo, visti i punti di vantaggio che ha sul Napoli. un finale senza storia. Ma la squadra di retta da Moggi riesce ugualmente a tenere accesa la fiamma del sospetto. A met giugno si gioca AscoliNapoli (la squadra marchigiana in lotta per non retro cedere in serie B). Il Napoli si presenta sul campo di Ascoli privo di ben sette titolari (compr eso Maradona), e durante la gara fa entrare in campo il secondo portiere, Di Fusco, schierandolo addirittura nel ruolo

di centravanti. Risultato: vince l Ascoli per 2 a 0, e il Torino, anch esso in lotta per non retrocedere, scatena polemiche e solleva sospetti sul gentile omaggio del Napoli alla societ p resieduta da Rozzi, buon amico di Moggi. La Federcalcio apre un inchiesta. Il Napoli ha sempre onorato i suoi impegni al meg lio delle sue possibilit, protesta Lucianone. Chi cerca di gettare fango su questa verit lo fa sol o per coprire gli errori gravissimi compiuti in passato durante la campagna acquisti [riferime nto al Torino, ndr], e dovr risponderne in altra sede... Il Napoli si riserva ogni azione a tutela della onorabilit della societ e della professionalit dei propri calciatori. Bench la stagione 1988-89 si stia chiudendo con il Napoli secondo in campionato e vincitore della Coppa Uefa, sotto il Vesuvio non c pace. Bianchi e Moggi, ormai, litigano pubblica mente. L attaccante brasiliano Antonio Careca dichiara: Non mi diverto pi: qui al Napoli og ni giorno c una polemica, e se la societ non interviene io me ne torno in Brasile. Allora Lucianone sfodera il suo miglior andreottismo: Io conosco Careca: attraver sa un momento di sconforto che superer presto. Anche Maradona, fischiato dagli spettatori durant e una delle ultime partite, si scatena: Quelli che mi hanno fischiato sono ignoranti e cretin i. Finito il campionato, Ottavio Bianchi esausto se ne v. Al suo posto viene ingaggiato Albert o Bigon, fedelissimo di Moggi. L estate 1989 tutta uno show MaradonaMoggi. Il fuoriclasse argentino tornato in Su damerica per le vacanze non si presenta al ritiro precampionato del Napoli, e non d pi noti zie di s. Lucianone butta acqua sul fuoco: Sono tranquillo: Diego e Coppola [il procuratore di Maradona, ndr] non mi hanno mai tradito, e non lo faranno neanche stavolta. Di settimana in settimana, Maradona da Buenos Aires annuncia e rimanda il suo ritorno in Italia. E Lucianon e, di settimana in settimana, si arrampica sugli specchi: Non sappiamo cosa sia successo a Diego, ma deve avere dei problemi seri, forse di natura psicologica... Io e Diego abbiamo un ottimo rappo rto personale, per cui io, nonostante tutto, sono convinto che ritorner fra noi al pi presto. Maradona per sostiene di non poter tornare in Italia perch a Napoli ha ricevuto mi nacce telefoniche e altri pesanti avvertimenti. Lucianone fa lo stupito: Noi, di queste minacce, non ne sapevamo niente. Qualche giornale scrive di camorra e di droga, ma Lucianone come Alice nel Paese delle meraviglie: Il Napoli non era a conoscenza di ci, e abbiamo ritenuto n ostro dovere informarne immediatamente gli organi di polizia. Il tiraemolla prosegue per tutto il mese di

agosto. Maradona: Io continuo ad andare d accordo con Moggi, ma non vado pi d accordo con il presidente Ferlaino, per cui non torno... Moggi una persona eccezionale, straord inaria, ma in questa faccenda non pu fare niente per risolverla... solo Ferlaino che pu risolver la. Lucianone compiaciuto ma fa finta di arrabbiarsi: A Diego siamo andati incontro in ogni man iera, ma adesso non lo cerchiamo pi. Diego sa che, come tutti i calciatori, ha dei diritti , ma anche dei doveri. Finalmente, il 10 settembre, il divo argentino torna in Italia. E ricomincia con le bizze, i capricci, le polemiche. Siccome non si allena, viene escluso da alcune partite. Ma Lucianone con lui sempre pieno di comprensione: Non c nessun risentimento nei riguardi di Maradona. Io sono il primo a soffrire quando Diego non c . Mezza Italia vocifera che l asso argentino sniffi cocain a, che sia ormai tossicodipendente, che frequenti ambienti camorristici ma il direttore spo rtivo del Napoli non ne sa niente. Del resto Lucianone, per Diego, un vero amicone. A novembre, quand o Maradona ritorna a Buenos Aires per sposarsi (con Claudia Villafae, l eterna fidanzata), Mog gi presenzia alla fastosa cerimonia in rappresentanza del Napoli calcio. La megafesta nuziale un apo teosi di pacchianeria e pessimo gusto. Qualche giornale osa scriverlo. Lucianone insorge subito in difesa del suo pupillo multimiliardario: Esprimiamo solidariet a Maradona per gli attacchi di cui stato fatto oggetto in occasione del suo matrimonio. Noi saremo al fianco di Diego in tutte le azioni che riterr di fare a tutela della sua immagine e della sua personalit. All inizio del 199 0 il Napoli al primo posto in classifica, tallonato solo dal Milan: anche lo scudetto 1989-90 s ar una contesa a due. Domenica 11 febbraio lo scontro diretto MilanNapoli finisce con un perentorio 30 per i rossoneri, che cos scavalcano la squadra di Maradona al comando della classifica. Nonostante sia stato chiaramente battuto sul campo, il Napoli polemizza con l arbitro Tullio Lanese che ha diretto l incontro. Maradona, imbufalito, sbotta: Non fatemi parlare dell arbitro!; Lucianone pi sottile: Come i giocatori, anche gli arbitri possono sbagliare. L arbitro Lanese stato il pe ggiore in campo, ma sia chiaro che lo ritengo in buona fede. L indomani Il Giornale di Napoli , sotto il titolo Sospetti sul Milansprint che ha travolto il Napoli, scrive: Un paio di frasi pronun ciate da Bigon e Moggi sollevano molti dubbi sulla straripante forza agonistica dimostrata dome nica dai rossoneri. La dichiarazione di Bigon : Siamo stati battuti da una squadra disumana. E quella di Moggi: La cosa che pi ci ha lasciati perplessi la differenza di rendimento che il Milan ha avuto [fra la

precedente partita] e quella di domenica con noi. Nei tifosi pi accesi, conclude il giornale napoletano, nato subito il sospetto che dietro la superprestazione dei rossoneri contro il Napoli non ci sia soltanto l allenamento. Sospetto alimentato dal fatto che domenica a Sa n Siro non stato effettuato (per sorteggio) il controllo antidoping. Tanto per completare il panorama, Lucianone invia un telegramma di protesta al p residente della Federcalcio Antonio Matarrese, al suo amico Nizzola presidente della Lega calcio , e al designatore arbitrale Giovanni Gussoni, lamentando che l arbitro Lanese avrebbe danneggiato il Napoli. Il successivo 4 marzo, dopo l incontro NapoliGenoa (vinto a fatica dai partenopei per 2-1), il presidente genoano Aldo Spinelli arrabbiatissimo: stata una partita incredibile. I miei giocatori hanno fatto di tutto per far vincere il Napoli, in pratica la vittoria gliel abbia mo regalata noi!. L allenatore del Genoa lamenta invece l ingiusta espulsione di un suo giocatore, e s ostiene che il primo gol del Napoli stato fatto con una mano. L 8 aprile, a Bergamo, il Napoli affronta l Atalanta. A 10 minuti dal termine, sullo 0-0, il centrocampista partenopeo Alemo viene colpito al capo da un oggetto lanciato dagl i spalti, forse una monetina. Segue una sceneggiata napoletana, con protagonisti il giocatore, i l pittoresco massaggiatore Salvatore Carmando e Lucianone dalla panchina, per drammatizzare l e condizioni di Alemo. Il quale viene fatto rientrare precipitosamente negli spogliatoi come se l a vesse investito un Tir. il pretesto che occorre a Lucianone per inoltrare ricorso e chiedere la vittoria a tavolino. Pochi giorni dopo il giudice sportivo assegna ai partenopei la vittoria per 2-0, e il Napoli pu cos raggiungere il Milan in testa alla classifica. Uno dei pochi giornalisti sportiv i non soggetti al fascino di Lucianone, Gianni Melidoni, dir: Moggi uno spregiudicato manovratore. Chi non r icorda la sceneggiata della monetina che colp il centrocampista del Napoli Alemo, con Moggi che dalla panchina gridava al giocatore di restarsene a terra? Con quella moneta la societ partenopea conquist uno scudetto. In effetti, questo l episodiochiave che permetter al Napoli di aggiudicarsi il suo secondo scudetto, il primo dell ra Moggi. L Atalanta parla di slealt, scorrettezza e illecito s portivo. Il Milan protesta. Ma Lucianone si frega le mani. Il 14 aprile, allo stadio San Pao lo, il Napoli batte il Bari per 3-0; primo gol su calcio di rigore, un rigore molto generoso e vivaceme nte contestato dai pugliesi. Nel dopopartita, il centrocampista del Bari Maiellaro dichiara: Qui le partite si perdono prima di andare in campo. Gli arbitri sono succubi dei fuoriclasse del Napoli.

Mancano due partite alla fine del campionato, e lo scudetto ormai del Napoli. Tu tto merito della prontezza di un grande fuoriclasse: Lucianone, che dopo aver vinto una Coppa Uef a grazie alla compiacenza arbitrale, ora porta a casa il trofeo pi ambito grazie a una provvide nziale monetina caduta dal cielo. Meglio di San Gennaro. 10 - Continua Dagospia 24 Maggio 2006 L inizio del nuovo campionato 1990-91, a settembre, non promette niente di buono. Una delle prime partite, NapoliCagliari, finisce 1-2, e Moggi d subito la colpa all arbitro: I o non critico mai gli arbitri [sic!], perch come possono sbagliare i giocatori possono sbagliar e anche gli arbitri. Ma oggi c stato qualche errore arbitrale di troppo, e si visto come questo possa f ar perdere una partita. Il Napoli comunque in evidente crisi, e i risultati deludenti si sussegu ono; Lucianone se la cava come pu: Le vecchie cornacchie sono ritornate e hanno ricominciato a parla re male del Napoli. Un settembre nero, per l ex ferroviere, anche lontano dagli stadi. Infatti trapela la notizia che all ultima riunione dell Associazione italiana procuratori, svoltasi lo scorso 28 ago sto a Milano, Antonio Caliendo (il manager di Baggio e Schillaci) ha accusato Luciano Moggi, d irettore generale del Napoli. Di cosa si tratta? Caliendo dichiara di essere in possesso di inequivo cabili prove di situazioni di connivenza fra il procuratore Bruno Carpeggiani e il direttore gen erale del Napoli Luciano Moggi. Il consigliere Caliendo, dopo aver dichiarato di essere a conosce nza di costosi regali fatti da Carpeggiani a Moggi (quali una autovettura Espace, due motori ma rini e un orologio del valore di venti milioni di lire) chiede che venga verbalizzata la seguente d ichiarazione: Il consigliere Antonio Caliendo, facendo seguito alle generiche segnalazioni fatte nel precedente Consiglio del 7 giugno 1990, denuncia al Consiglio per le eventuali decisioni di sciplinari in merito, il collega Bruno Carpeggiani per scorrettezze professionali che costituiscono at teggiamento non consono al ruolo di Procuratore sportivo, in particolare cito i casi Dell Oglio, E ranio e Polonia tutti legati a interventi e pressioni del signor Luciano Moggi, direttore generale del Napoli. Come se ci non bastasse, Maradona ha ricominciato coi suoi capricci: diserta gli allenamenti, polemizza, scompare, si d malato. Il 7 novembre, quando il Napoli si reca a Mosca per disputate la partita di Coppa dei campioni contro lo Spartak, il fuoriclasse rifiuta di parti re: Non ne ho voglia, spiega. Lucianone, sempre molto paziente con il divo argentino, si precipita a ca

sa di Maradona, ma non viene ricevuto. Per tentare di convincerlo a recedere dalla sua posizione , Moggi fa convocare dall aeroporto, dove erano gi in attesa dell imbarco, i tre compagni di squ adra pi vicini a Maradona, e cio Ferrara, De Napoli e Crippa, ma il loro viaggio a bordo di un t axi inutile. Maradona non riceve neppure loro, e anche ai compagni di squadra fa dire dal man ager e dal preparatore atletico che non intende muoversi da casa. I motivi che inducono l arg entino a prendere questa decisione sono sconosciuti. Lucianone si sente un po' tradito dall amico Maradona, cos scarica la sua irritazion e sugli altri, incolpevoli giocatori: Non immischiatevi in questa faccenda! Tacete anche se Dieg o dovesse arrivare a Mosca in extremis! Lasciate che questa storia la gestisca solo la soc iet. In effetti, due giorni dopo il fuoriclasse argentino vola a Mosca, ma precisa: Sono venuto qui pe r turismo, e non per giocare. Moggi capisce che Maradona non pi lui, che ormai arrivato al capoline a e che, insieme all asso argentino, al capolinea arrivato anche il Napoli. Cos ricomincia a guardarsi intorno. Ha contatti con la Fiorentina, interessata ad affidargli la direzione sportiva, ma l accordo sfuma. E siccome l abboccamento finito sui giornali, Moggi sfodera la migliore faccia tosta per smentire categoricamente: dice di trovarsi benissimo al Napoli e di non avere nessuna int enzione di cambiare aria. Molti si domandando per quale ragione Maradona possa continuare a fare i p ropri comodi senza che Moggi riesca a mettergli un freno, e allora Lucianone spiega: Un club n on ha armi per difendersi in casi come questo. Poi rivolge un ridicolo appello al capo della Fede razione e all Associazione calciatori perch anche loro si interessino del comportamento di Ma radona. Per situazioni fuori dall ordinario si pu trovare un intervento straordinario. Il fatto che Maradona un calciatore ormai finito, per cui Moggi ha deciso di sca ricarlo: il vecchio amico Diego non serve pi, n a lui n al Napoli. Se Maradona resta al Napoli m e ne vado io!, tuona Lucianone facendo la voce grossa. Diego replica: Forse Moggi dimentica che io ho un contratto con il Napoli fino al 1993... Quando gli conviene, Maradona meglio che resti al Napoli, quando non gli conviene pi allora meglio che vada via... Pensavo che una delle pe rsone del Napoli che potevo rispettare era Moggi, ma adesso mi ha deluso, perch a me lui no n ha mai detto in faccia niente del genere. Il povero Lucianone viene raggiunto anche dagli stra li del critico televisivo Aldo Grasso, che ha assistito a due sue comparsate televisive: Per ben due sere di fila, a Pressing e al Processo, Luciano Moggi ha tenuto banco. Ha detto e non detto. For

se ha parlato in codice, forse i suoi silenzi erano pi significativi delle parole... Moggi inquiet ante: p