Asimov Isaac - LS1 - Lucky Starr Il Vagabondo Dello Spazio

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ISAAC ASIMOV LUCKY STARR, IL VAGABONDO DELLO SPAZIO (David Starr, Space Ranger 1952)

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Asimov Isaac - LS1 - Lucky Starr Il Vagabondo Dello Spazio

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  • ISAAC ASIMOV

    LUCKY STARR,

    IL VAGABONDO DELLO SPAZIO

    (David Starr, Space Ranger 1952)

  • ISAAC ASIMOV

    LUCKY STARR,

    IL VAGABONDO DELLO

    SPAZIO

    ARNOLDO MONDADORI EDITORE

  • Copyright 1952 by Doubleday and Company, Inc.

    Preface Copyright 1978 by Isaac Asimov

    1988 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano

    I edizione Oscar fantascienza febbraio 1988

    ISBN 88-04-42407-9

    Questo volume stato stampato

    presso Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.

    Stabilimento Nuova Stampa - Cles (TN)

    Stampato in Italia - Printed in Italy

    Ristampe:

    6 7 8 9 10 11 12 13 14

    1998 1999 2000 2001

    La prima edizione Oscar Bestseller

    stata pubblicata in concomitanza

    con la quinta ristampa

    di questo volume

    Il nostro indirizzo internet :

    http://www.mondadori.com/libri

  • Introduzione

    I romanzi di David Lucky Starr, di cui ecco il primo, sono

    una serie avventurosa scritta da Asimov all'inizio degli anni

    Cinquanta. l'epoca del suo insegnamento alla Scuola di me-

    dicina dell'universit di Boston (un incarico a cui successiva-

    mente rinuncer per diventare scrittore a tempo pieno) e dei

    primi successi come romanziere di fantascienza. Negli anni

    Quaranta Asimov era stato famoso solo come autore di raccon-

    ti, e anche cos la sua notoriet non aveva superato la cerchia di

    lettori di Astounding, il rinomato mensile dedicato alla fan-

    tascienza tecnologica.

    All'inizio del nuovo decennio compaiono i primi romanzi

    asimoviani, scritti direttamente per il mercato librario e non pi

    per quello delle riviste: sono tutti titoli ripubblicati negli

    Oscar o in corso di ripubblicazione (ricordiamo Paria dei

    cieli del 1950, Il tiranno dei mondi del 1951, Le correnti dello

    spazio del 1952, Abissi d'acciaio del 1954 e Il sole nudo del

    1956). Accanto a queste opere inedite, Asimov comincia a far

    uscire in volume alcuni dei racconti pi famosi del decennio

    precedente (la serie robotica in Io, robot del 1950 e il ciclo del-

    la Fondazione in Cronache della galassia, 1951, Il crollo della

    galassia centrale, 1952 e L'altra faccia della spirale, 1953).

    Con David Starr ci troviamo a un altro polo della nuova atti-

    vit di Asimov, quella del romanziere che comincia a diventare

    cosciente delle sue possibilit di successo e che si muove sem-

    pre pi a suo agio nei meccanismi dell'industria. Cos, durante

    una colazione d'affari con un caporedattore della Doubleday e

    il suo agente Frederik Pohl, Asimov accarezza il progetto di

  • una serie avventurosa che poi si potrebbe vendere alla televi-

    sione.

    Sentiamo le sue stesse parole:

    Il 23 marzo 1951, a New York, sorse un nuovo progetto. La

    televisione si era ormai affermata, era chiaro: perch allora non

    trarne vantaggio? La radio trasmetteva con successo una lunga

    serie a puntate, The Lone Ranger, cos perch non modellare

    uno "Space Ranger" su quella falsariga? Se avessi scritto un

    romanzo di fantascienza per il pubblico dei giovani e avessi

    messo come protagonista uno Space Ranger, avremmo potuto

    trarne una lunga serie televisiva e questo avrebbe fatto piovere

    milioni su tutte le persone interessate, compresi editore, agente

    e autore del romanzo originario.

    Questo, naturalmente, dando per scontato che la televisione

    sarebbe stata come la radio, piena di lunghissime serie a punta-

    te. Nessuno di noi immaginava che per qualche ragione - forse

    perch il senso della vista sazia prima - le serie televisive rara-

    mente sarebbero durate pi di due o tre anni, e nessuno di noi

    sapeva che un programma di telefilm a puntate per ragazzi, in-

    titolato Rocky Jones, Space Ranger, era gi in corso di realiz-

    zazione.1

    Per il nuovo ciclo Asimov decide di adottare uno pseudoni-

    mo e nel giugno del '51 comincia a scrivere il primo romanzo:

    Desideravo per il mio eroe un cognome che suonasse fanta-

    scientifico e cos trovai Starr (= stella). Mia moglie aspettava

    un bambino che, se fosse stato maschio, avevamo gi deciso di

    chiamare David. Cos il mio eroe fu David Starr e il titolo del

    libro David Starr, Space Ranger. Ora mi serviva uno pseudo-

    nimo: ne desideravo uno breve e non troppo colorito, in modo

    che non facesse concorrenza al mio vero nome. Pi o meno in

    quel periodo venni a sapere che un autore di gialli che ammira-

    vo molto, Cornell Woolrich, davanti alla necessit di scegliere

    uno pseudonimo aveva adottato un aggettivo indicante nazio-

    1 Da: Isaac Asimov, lo Asimov, Armenia, Milano 1979.

  • nalit: ne era venuto fuori William Irish. Seguendo lo stesso

    principio scelsi per me Paul French, che divent l'autore di Da-

    vid Starr, Space Ranger2

    La stesura del romanzo viene terminata il 29 luglio 1951,

    come Asimov annota scrupolosamente nei suoi diari. La pub-

    blicazione in volume, presso Doubleday, avviene l'anno dopo.

    Altri cinque romanzi seguiranno sulla stessa falsariga, mesco-

    lando le avventure spaziali con il realismo e lo psicologi-

    smo tanto cari ad Asimov e soprattutto con una buona dose di

    informazioni scientifiche. Intanto, e prima dell'uscita del libro,

    David viene effettivamente alla luce in carne e ossa: il primo

    figlio dello scrittore, nato nell'agosto '51.

    David Starr, Space Ranger un romanzo scritto per un even-

    tuale pubblico televisivo e tenendo in mente i lettori giovani o

    neofiti della fantascienza. Tuttavia costruito come un tipico

    romanzo di Asimov, e la struttura inconfondibile del poliziesco

    fantascientifico, da lui portata a perfezione, presente anche

    qui. Il mistero piuttosto complesso e possiamo solo dire, per

    non guastare la sorpresa, che rovescia quello di un altro celebre

    romanzo marziano, La guerra dei mondi di H.G. Wells, in cui

    sono i batteri terrestri a provocare la fine degli invasori da Mar-

    te. Il pianeta che fa da sfondo al romanzo, d'altronde, uno dei

    classici della fantascienza: il rosso, sabbioso mondo delle dune

    che Asimov vede per con occhi perfettamente realistici (al-

    meno per il periodo). E lo scenario western di cui approfitta

    non una novit introdotta da lui - sebbene l'umorismo delle

    situazioni sia tipicamente suo - ma fa parte di una tra le con-

    venzioni pi accettate della fantascienza, quella per cui il pia-

    neta rosso sia una specie di deserto dell'Arizona trapiantato las-

    s, dove i baldi pionieri del futuro si comporteranno come gli

    eroi della vecchia America.

    2 Ibidem.

  • Quando atterreremo su Marte avremo delle sorprese, ma fin

    d'ora, con la grande quantit di dati inviata dalle sonde Mariner

    (negli anni Sessanta) e Viking (negli anni Settanta), abbiamo

    potuto farci un'idea esauriente di quello che ci aspetta lass.

    Innanzi tutto, che cosa c' di vero e che cosa c' di falso nel

    Marte immaginato da Asimov? La vita sulla superficie marzia-

    na non dev'essere di tutto riposo, anche se qualcuno ha fatto os-

    servare che esistono zone della Terra dove le condizioni sono

    pi difficili. Comunque, la scarsa atmosfera del pianeta e l'as-

    senza di ozono non costituiscono uno scudo sufficiente contro

    le radiazioni ultraviolette e quindi un organismo vivente, su

    Marte, si troverebbe sottoposto a un micidiale bombardamento

    di radiazioni forti. Inoltre, esistono violenti sbalzi di temperatu-

    ra fra il giorno e la notte: e sono proprio questi sbalzi, con i

    formidabili venti che ne derivano, a produrre le tempeste di

    polvere o di sabbia di cui si parla anche in questo romanzo.

    Ma c' una differenza importante rispetto alla relativa mitezza

    delle tempeste immaginate da Asimov: l'improvviso crollo e la

    repentina salita della temperatura su Marte scatenano venti che

    arrivano fino a 300 miglia orarie, qualcosa come oltre 500 chi-

    lometri.

    il vento, non l'acqua (come si poteva credere in passato) la

    forza che in qualche modo plasma la superficie di Marte,

    sebbene le misurazioni fatte dalle sonde ai raggi infrarossi ab-

    biano mostrato che il ghiaccio contenuto nel suolo del pianeta e

    nelle calotte polari - ghiaccio che consiste di acqua gelata ma

    anche di anidride carbonica - non basta a dar conto di quelle

    che un tempo devono essere state le riserve idriche del pianeta:

    alcuni studiosi pensano che vi siano delle sacche acquifere sot-

    to la superficie. Per quanto riguarda la presenza di mari o va-

    ste concentrazioni d'acqua superficiali, sembra invece che siano

    del tutto da escludere non solo per il passato prossimo, ma an-

    che per quello remoto: la faccia di Marte quella di un mondo

    primordiale, butterato di crateri, e questo probabilmente da

  • qualche miliardo di anni.

    Viking I, atterrato in un'area della Chryse Planitia il 20 luglio

    1976, era un vero e proprio laboratorio biologico e ha condotto

    importanti (anche se non conclusivi) esperimenti per individua-

    re eventuali forme di vita marziane. Alcune settimane dopo,

    una seconda sonda, Viking 2, scendeva sull'Utopia Planitia.

    Sono queste le sonde automatiche che hanno scattato le straor-

    dinarie fotografie della superficie di Marte, dove la polvere

    rende il cielo rosa e dove il deserto rossobruno cosparso di

    innumerevoli sassi dello stesso colore, che al tramonto assisto-

    no al meraviglioso spettacolo del sole che cala in un alone ros-

    so-rosa, mentre all'orizzonte il cielo sfuma dal blu al rosso.

    L'atmosfera, molto pi sottile di quella terrestre, si rivelata

    composta al 95% di anidride carbonica, al 2,7% di azoto e per

    il resto un misto di argon, ossigeno e vapore acqueo.

    Per quanto riguarda la presenza di vita su Marte, un apparec-

    chio per l'analisi del suolo collocato a bordo dei Viking, e

    chiamato gascromatografo, non riusc a trovare nessuna mole-

    cola organica complessa. Va detto, tuttavia, che non era lo

    strumento pi adatto a questo scopo, perch la sua sensibilit

    sarebbe stata insufficiente a rilevare anche un milione di batteri

    per centimetro cubo. Le analisi del suolo rivelarono che era

    composto da silicio (15-20%), ferro (14%) oltre a tracce di cal-

    cio, alluminio, zolfo, titanio, magnesio, cesio e potassio.

    Ma la ricerca di forme di vita era affidata principalmente a

    tre esperimenti per ciascun Viking: in particolare, dopo che un

    campione di suolo fu umidificato mediante la somministrazio-

    ne di acqua e sostanze nutritive, questo liber un'improvvisa

    quantit di ossigeno. L'acqua aveva attivato un organismo che

    liberava ossigeno come le piante terrestri? Se cos fosse stato,

    ci si sarebbe trovati davanti a un'importante traccia di vita, ma

    le aspettative sembrarono deluse quando lo stesso campione di

    suolo fu riscaldato a un'elevata temperatura, tale da uccidere

    qualunque microorganismo. Ripetendo l'esperimento dopo que-

  • sta procedura, si verific una nuova liberazione d'ossigeno. Gli

    scienziati, delusi, conclusero che l'ossigeno era generato da un

    processo chimico invece che da attivit biologica.

    Non si pu escludere del tutto l'esistenza di qualche forma di

    vita primitiva (gli esperimenti condotti dai Viking non hanno

    potuto ottenere la verifica e la ripetizione del laboratorio) ma

    una possibilit remota e che solo il futuro potr concretamente

    verificare.

    Nell'immaginare forme di vita marziane fatte di pura ener-

    gia e di pensiero Asimov dunque prudente, sebbene in anni

    recenti non siano mancati ingegnosi racconti scientifici che,

    pur sulla scorta dei dati trasmessi dalle sonde automatiche,

    hanno ugualmente escogitato il modo di far vivere il pianeta

    rosso: vorremmo segnalare almeno Nella sala dei re marziani

    di John Varley e Gli dei di Marte di Gardner Dozois, Jack

    Dann e Michael Swanvvick.

    Giuseppe Lippi

  • Lucky Starr,

    Il Vagabondo dello Spazio

  • Prefazione dell'autore

    Negli anni Cinquanta scrissi una serie di sei romanzi d'avventu-

    ra sul personaggio di David Lucky Starr e le sue lotte contro

    i malfattori del sistema solare. Ogni libro si svolgeva in una di-

    versa regione del sistema e io mi basai sulla realt astronomica

    conosciuta allora.

    Oggi, pi di trent'anni dopo, i romanzi vengono pubblicati in

    nuova edizione: ma che trentennio stato! Abbiamo imparato

    pi cose in questo lasso di tempo che in tutti i secoli preceden-

    ti.

    Il Vagabondo dello Spazio stato scritto nel 1951, quando

    era ancora possibile immaginare che su Marte ci fossero i cana-

    li, come era stato detto tre quarti di secolo prima. Di conse-

    guenza, esisteva la remota possibilit che ci fosse una forma di

    vita intelligente o almeno che ci fosse stata.

    In seguito, tuttavia, abbiamo mandato sonde automatiche in-

    torno a Marte per scattare fotografie della superficie e ottenere

    una carta completa del pianeta. Nel 1976 abbiamo fatto atterra-

    re una sorta di piccoli laboratori sulla superficie marziana per

    esaminarne il suolo.

    Sappiamo ormai che non ci sono canali ma crateri, gigante-

    schi vulcani ed enormi gole. L'atmosfera ha una densit pari

    all'1% di quella terrestre ed composta quasi interamente di

    anidride carbonica. Non ci sono segni evidenti di vita, e quanto

    alla possibilit di forme avanzate - anche nel passato - sembra

    che sia quasi nulla.

    Se avessi scritto il libro oggi, avrei dovuto modificare la

    trama per tenere conto di tutto questo.

  • Spero che i miei gentili lettori si divertano comunque e lo

    apprezzino come un romanzo d'avventure; li prego tuttavia di

    non dimenticare che il progresso scientifico pu rendere supe-

    rato anche il pi coscienzioso scrittore di fantascienza e che le

    mie descrizioni astronomiche, almeno in questo caso, non sono

    pi attendibili.

    Isaac Asimov

  • Il frutto avvelenato di Marte

    David Starr guardava proprio da quella parte e lo vide. Vide

    l'uomo morire.

    David stava aspettando il dottor Henree e nel frattempo si

    godeva l'atmosfera del pi moderno ristorante di International

    City: il modo ideale di festeggiare la laurea e la sua qualifica a

    membro effettivo del Consiglio della Scienza.

    Non gli importava aspettare. Il Caf Suprme luccicava delle

    vernici in cromosilicone appena applicate; la luce soffusa in cui

    era immersa la sala da pranzo sembrava scaturire dal nulla e

    all'estremit della parete, vicino al tavolo di David, un piccolo

    cubo luminoso conteneva una riproduzione tridimensionale

    dell'orchestra che suonava sullo sfondo: la bacchetta del diret-

    tore guizzava cos rapidamente che sembrava un lampo. La su-

    perficie del tavolo era ovviamente del tipo Sanito, l'ultimo gri-

    do in fatto di campi di forza, e, a parte il voluto sfarfallio, quasi

    invisibile.

    I tranquilli occhi castani di David indugiavano sui tavoli se-

    minascosti dai spar: non perch si annoiasse, ma perch la

    gente lo interessava pi di qualsiasi diavoleria scientifica che il

    Caf Suprme potesse escogitare nell'arredamento. La TV tri-

    dimensionale e i campi di forza erano stati una novit dieci an-

    ni prima, ma ormai tutti li accettavano come un fatto normale.

    L'umanit al contrario non cambiava: anche ora, diecimila anni

    dopo la costruzione delle piramidi e cinquemila anni dopo la

    prima esplosione atomica, rappresentava ancora un mistero in-

    soluto e la pi grande delle meraviglie.

    Una ragazza con una bella tunica sorrideva dolcemente

  • all'uomo che le stava di fronte; un signore di mezz'et, a disa-

    gio nell'abito da sera, batteva la combinazione del men sulla

    tastiera del cameriere automatico mentre la moglie e i due

    bambini guardavano assorti; due uomini d'affari parlavano

    animatamente consumando il dessert.

    Fu allora che accadde, mentre David guardava i due uomini

    d'affari. Uno di essi, con la faccia congestionata, fece una mos-

    sa convulsa e tent di alzarsi. L'altro, gridando, tese un braccio

    in un vago gesto d'aiuto, ma il primo era gi caduto sulla pol-

    trona e cominciava a scivolare sotto il tavolo.

    David si era alzato al primo segno di pericolo e le sue lunghe

    gambe annullarono la distanza tra i tavoli in tre rapide falcate.

    Arriv nel spar, e, toccando un bottone elettronico vicino al

    cubo della tri-TV, fece calare una cortina dai disegni luminosi

    che li isol dal resto della sala: in questo modo non avrebbero

    attirato l'attenzione. Parecchi clienti del ristorante preferivano

    approfittare di quel genere di privacy.

    Il compagno dell'uomo congestionato trov solo allora la

    forza di parlare. Manning malato. Soffre di attacchi. Lei

    medico?

    La voce di David era calma e pacata. Con sicurezza disse:

    Adesso si sieda e non faccia confusione. Chiameremo il diret-

    tore e vedremo che cosa si pu fare.

    Mise le mani sull'uomo congestionato, sollevandolo come

    una bambola di stracci nonostante il peso. Spinse il tavolo

    quanto pi lontano era possibile, e nel farlo sfior il campo di

    forza che li isolava. Appoggi l'uomo sulla poltrona, allentando

    l'abbottonatura magnetica della camicia, e cominci a praticar-

    gli la respirazione artificiale.

    David non si faceva illusioni sulla possibilit di salvarlo.

    Conosceva i sintomi: improvviso rossore, perdita di voce e fia-

    to, una brevissima lotta per la vita e poi la fine.

    La cortina di forza fu sollevata. Il direttore del ristorante

    aveva risposto con ammirevole rapidit al segnale d'emergenza

  • che David aveva lanciato ancora prima di lasciare il suo tavolo.

    Il direttore, un uomo basso e grassoccio, indossava un abito ne-

    ro aderente di foggia classica. Aveva un'espressione preoccupa-

    ta.

    Qualcuno in quest'ala... cominci, ma quando vide di che

    si trattava perse la voce.

    Il compagno dell'uomo accasciato cominci a parlare con

    isterica rapidit: Stavamo cenando quando il mio amico ha

    avuto un attacco. Quanto a questo signore, non so chi sia.

    David abbandon gli inutili tentativi di rianimazione e si

    scost il ciuffo di capelli dalla fronte. Lei il direttore? do-

    mand.

    Sono Oliver Gaspere, direttore del Caf Suprme rispose

    stupito l'uomo grassoccio. suonato l'allarme del tavolo ot-

    tantasette, ma quando ci sono andato era deserto. Mi dicono

    che un giovanotto si appena precipitato al tavolo novanta-

    quattro, lo seguo e trovo questo... Si volt dall'altra parte.

    Devo chiamare il medico della casa.

    David disse: Un momento. Non c' niente da fare, que-

    st'uomo morto.

    Cosa? grid l'altro cliente, sporgendosi. Poi esclam:

    Manning!. David Starr lo tir indietro, inchiodandolo alla

    superficie invisibile del tavolo. Calma, amico. Non pu aiu-

    tarlo e questo non il momento di fare scompiglio.

    No, no convenne rapidamente Gaspere. Non dobbiamo

    disturbare gli altri clienti. D'altra parte, signore, un medico de-

    ve pur sempre esaminare questo disgraziato per decidere la

    causa della morte. Non posso permettere irregolarit nel mio

    ristorante.

    Mi dispiace, signor Gaspere, ma per il momento proibisco

    che quest'uomo sia esaminato da chiunque.

    Ma che sta dicendo? Se muore di attacco cardiaco...

    La prego. Cooperiamo e non facciamo discussioni inutili.

    Qual il suo nome, signore?

  • Il compagno del morto disse cupamente: Eugene Forester.

    Bene, signor Forester, voglio sapere esattamente che cosa

    stavate mangiando lei e il suo amico.

    Signore! Il piccolo direttore fiss David con occhi che gli

    uscivano dalle orbite. Vuole insinuare che stato il cibo a

    provocare tutto questo?

    Non insinuo niente, faccio delle domande.

    Non ha il diritto di fare domande. Chi lei? Non nessuno.

    Chiedo che un dottore esamini questo poveraccio.

    Signor Gaspere, questa una faccenda che riguarda il Con-

    siglio della Scienza.

    David si scopr il polso e arrotol la manica di metallite fles-

    sibile. Per un attimo si vide soltanto la pelle nuda, poi, sulla

    parte interna, apparve una chiazza ovale scura che divent de-

    cisamente nera. All'interno dell'ovale lampeggiarono i disegni

    familiari dell'Orsa Maggiore e di Orione.

    Le labbra del direttore tremarono: il Consiglio della Scienza

    non era un'agenzia governativa ufficiale, ma i suoi membri era-

    no quasi al di sopra del governo.

    Disse: Mi dispiace, signore.

    Non necessario che si scusi. Ora, signor Forester, vuole

    rispondere alla mia domanda?

    Forester borbott: Abbiamo scelto il men speciale numero

    tre.

    Tutti e due?

    Esatto.

    David chiese: E non ci sono state sostituzioni?. Aveva

    esaminato quel men al suo tavolo. Il Caf Suprme serviva

    specialit extraterrestri, ma il men numero tre era composto di

    piatti della Terra: minestrone, costolette, patate al forno, piselli,

    gelato e caff.

    S, c' stata una sostituzione. Forester aggrott le soprac-

    ciglia. Manning ha ordinato per dessert marprugne al vapore.

    E lei no?

  • No.

    Dove sono le marprugne, adesso? David stesso le aveva

    mangiate: si trattava di prugne coltivate nelle grandi fattorie

    marziane, succose e senza nocciolo, con un vago sapore di

    cannella aggiunto artificialmente.

    Forester disse: Le ha mangiate, cosa credeva?.

    Dopo quanto tempo si sentito male?

    Cinque minuti, credo. Non avevamo nemmeno finito il caf-

    f. L'uomo era diventato pallidissimo. Siamo stati avvelena-

    ti?

    David non rispose ma si volse al direttore. Che mi dice di

    quelle prugne?

    Non c' niente che non va in quelle prugne. Niente. Gaspe-

    re sollev la cortina dell'alcova e la fece tremare per l'eccita-

    zione, ma non dimentic di parlare nel tono pi discreto. Ap-

    pena arrivate da Marte, controllate e approvate dal governo. Ne

    abbiamo servito centinaia di porzioni negli ultimi tre giorni.

    Prima d'ora non era successo niente.

    meglio che faccia eliminare le prugne marziane dalla lista

    dei dessert: dobbiamo controllarle di nuovo. E ora, nel caso

    non si trattasse delle prugne, mi porti un sacchetto e ci mette-

    remo i resti del pranzo per esaminarli.

    Immediatamente.

    Naturalmente non ne faccia parola con nessuno.

    Il direttore torn qualche minuto dopo, asciugandosi la fron-

    te con un fazzoletto vaporoso. Non posso crederci, veramente

    non posso.

    David insacc i piatti di plastica a cui erano attaccati i resti

    del pranzo, aggiunse quello che restava delle rollatine al forno,

    tapp le tazze in cui era stato servito il caff e mise il tutto da

    parte. Gaspere smise di asciugarsi la fronte e fece per premere

    il pulsante sul bordo del tavolo.

    La mano di David scatt e il direttore si trov col braccio

    imprigionato.

  • Ma, signore, le briciole!

    Prendo anche quelle. David us il temperino per racco-

    gliere ogni rimasuglio sul tavolo: la lama affilata scivolava fa-

    cilmente sul niente del campo di forza. Per quanto lo riguar-

    dava, David dubitava che valesse la pena fare la superficie dei

    tavoli in quel modo. La loro assoluta trasparenza non favoriva

    il relax e l vista di piatti e posate che sembravano magicamen-

    te sospesi nell'aria non poteva che innervosire i clienti, tanto

    che il campo veniva messo deliberatamente fuori fase per crea-

    re scintille d'interferenza che dessero un'illusione di sostanza.

    Nei ristoranti erano apprezzati perch alla fine del pranzo

    bastava estendere il campo di forza di una frazione di centime-

    tro per eliminare tutte le molliche e le gocce che restavano. Fu

    solo quando David ebbe terminato la sua collezione che Gaspe-

    re ebbe il permesso di estendere il campo, rimuovendo la sicura

    prima con un tocco del dito e poi usando la chiave speciale.

    Una superficie nuova, assolutamente pulita, apparve all'istante.

    E ora, un momento. David guard il quadrante metallico

    dell'orologio, poi spost un lembo della cortina.

    A bassa voce esclam: Dottor Henree!.

    Un uomo di mezza et, alto e magro, seduto in quello che era

    stato il posto di David fino a quindici minuti prima, si irrigid e

    lo guard con sorpresa.

    David sorrise: Sono qui, poi si port un dito alle labbra.

    Il dottor Henree si alz. Portava una veste larga e i capelli

    grigi, sottili, erano pettinati accuratamente per nascondere la

    calvizie. Caro David, sei gi arrivato? Pensavo che fossi in ri-

    tardo. C' qualcosa che non va?

    Il sorriso di David era stato breve. Un altro caso.

    Il dottor Henree entr nel spar, guard l'uomo morto e

    mormor: Accidenti.

    una reazione come un'altra comment David.

    Io credo disse il dottor Henree, togliendosi gli occhiali e

    dirigendo sulle lenti il tenue raggio di forza del pencil-cleaner

  • io credo che sarebbe meglio chiudere il ristorante.

    Gaspere apr e chiuse la bocca senza un suono, come un pe-

    sce. Finalmente si lasci sfuggire un gemito strozzato: Chiu-

    dere il ristorante! Ma aperto da appena una settimana. Sar la

    rovina, la totale rovina!.

    Oh, intendevo dire per un'ora o gi di l. Dovremo traspor-

    tare il cadavere ed esaminare le cucine. Certo lei vorr liberarsi

    dal sospetto che il cibo sia avvelenato... Quanto ai clienti, non

    gioverebbe fare tutto questo in loro presenza.

    Benissimo, allora. Vi far mettere a disposizione il ristoran-

    te, ma devo avere un'ora di tempo per permettere ai clienti di

    finire di mangiare. Spero che tutto avverr discretamente.

    Glielo assicuro. La faccia solcata di rughe del dottor Hen-

    ree era una maschera di preoccupazione. David, vuoi chiama-

    re la Sede del Consiglio e chiedere di Conway? Abbiamo una

    procedura speciale per casi del genere, lui sapr cosa fare.

    Io devo rimanere? chiese Forester all'improvviso. Mi

    sento male.

    Chi , David? chiese il dottor Henree.

    Il signor Forester, cenava con la vittima.

    Oh. In tal caso, signor Forester, temo che dovr sentirsi ma-

    le insieme a noi.

    Una volta svuotato dei clienti, il ristorante divent freddo e

    deprimente. Agenti silenziosi erano andati e venuti, perlustran-

    do le cucine atomo per atomo; ora restavano solo il dottor Hen-

    ree e David Starr. Si sedettero in un spar non illuminato, do-

    ve la tri-TV era solo un cubo di vetro senza vita.

    Il dottor Henree scosse la testa. Non scopriremo niente, me

    lo dice l'esperienza. Mi dispiace, David, non il festeggiamen-

    to adatto per il tuo ingresso nel Consiglio.

    Avremo tutto il tempo per fare festa, quando quest'affare

    sar risolto. Nelle tue lettere mi hai parlato pi di una volta di

    questi casi d'avvelenamento, quindi in un certo senso ero pre-

    parato. Non sapevo che tutto fosse cos segreto, altrimenti sarei

  • stato pi discreto.

    Non ha importanza. Non possiamo nascondere questo guaio

    in eterno. A poco a poco si spargeranno le voci, la gente vedr

    le vittime o ne sentir parlare. una brutta faccenda e divente-

    r anche peggio. Be', ne riparleremo domani quando vedrai

    Conway.

    Aspetta! David scrut a fondo negli occhi dell'uomo pi

    anziano. C' qualcosa che ti preoccupa pi della morte di un

    uomo o mille uomini, qualcosa che non conosco. Che cos'?

    Il dottor Henree sospir. Temo che la Terra sia in grave pe-

    ricolo, David. La maggior parte del Consiglio non lo crede e

    Conway convinto solo a met, ma sono certo che questi pre-

    tesi avvelenamenti da cibo nascondano un piano astuto e spie-

    tato per impadronirsi del controllo economico della Terra e del

    suo governo. Ma finora non c' nessun indizio che ci permetta

    di scoprire chi regge le fila del complotto e come si muove. Il

    Consiglio della Scienza del tutto impotente!

  • Il pane nel cielo

    Hector Conway, Consigliere Capo, stava alla finestra all'ultimo

    piano del Grattacielo della Scienza, la torre affusolata che do-

    minava la periferia settentrionale di International City. La citt

    cominciava a brillare nel crepuscolo e presto le passeggiate so-

    praelevate per pedoni si sarebbero illuminate di bianco. Man

    mano che dietro le finestre fosse cominciata la vita, gli edifici

    si sarebbero accesi come gioielli. Quasi al centro del panorama

    si vedevano le cupole lontane del Palazzo del Congresso, con

    in mezzo la Casa del Potere Esecutivo.

    Conway era solo in ufficio e la serratura automatica era pre-

    disposta esclusivamente sulle impronte del dottor Henree. Co-

    nway sent che una parte della depressione lo abbandonava:

    David Starr aveva imboccato la sua strada, improvvisamente e

    magicamente cresciuto, pronto a ricevere il primo incarico co-

    me membro del Consiglio. Conway ebbe l'impressione di dover

    ricevere la visita di un figlio, e in un certo senso era proprio co-

    s. David Starr era figlio suo e di Augustus Henree.

    All'inizio erano stati in tre: lui, Gus Henree e Lawrence

    Starr. Che uomo, Lawrence! Erano andati tutti e tre a scuola in-

    sieme, avevano fatto insieme le prime indagini e poi Lawrence

    Starr era stato promosso. C'era da aspettarselo: era di gran lun-

    ga il pi brillante del gruppo.

    Gli avevano assegnato un incarico semipermanente su Vene-

    re e quella era stata la prima volta che i tre non avevano accet-

    tato una missione insieme. Starr era partito con sua moglie e il

    figlio: la moglie era la stupenda Barbara Starr. N Conway n

    Henree si erano mai sposati e nel ricordo non c'era nessuna ra-

  • gazza che potesse competere con Barbara. Il piccolo David li

    aveva chiamati zio Gus e zio Hector fino al giorno in cui si era

    impappinato e aveva chiamato il padre zio Lawrence.

    Durante il viaggio a Venere c'era stato l'attacco dei pirati: un

    massacro completo. Le astronavi pirata non prendevano mai

    prigionieri nello spazio e pi di cento esseri umani erano morti

    nel giro di due ore. Fra questi, Lawrence e Barbara.

    Conway ricordava il giorno, il minuto esatto in cui la notizia

    aveva raggiunto il Grattacielo della Scienza. Navi della polizia

    erano partite immediatamente per lo spazio, sulla traccia dei pi-

    rati, attaccando con una furia senza pari i rifugi di quei fuori-

    legge sugli asteroidi. Nessuno avrebbe potuto stabilire se fosse-

    ro riusciti a eliminare anche i banditi che avevano attaccato la

    nave diretta a Venere, ma da quell'anno in poi il potere dei pi-

    rati era stato spezzato.

    Le navi della polizia avevano trovato qualcos'altro: una pic-

    cola scialuppa inserita su un'orbita precaria tra Venere e la Ter-

    ra dalla quale arrivava un freddo segnale automatico d'aiuto.

    All'interno c'era solo un bambino di quattro anni, terrorizzato,

    che per ore aveva ripetuto le seguenti parole: Mamma ha detto

    che non dovevo piangere.

    Era David Starr. Il suo racconto, visto attraverso gli occhi di

    bambino, era confuso, ma il significato era fin troppo chiaro.

    Conway riusciva quasi a vedere gli ultimi istanti della nave at-

    taccata: Lawrence Starr moribondo nella cabina di comando,

    mentre i fuorilegge tentavano di penetrare; Barbara, il disinte-

    gratore in pugno, che sistemava disperatamente David nella

    scialuppa, cercando di manovrare i comandi meglio che poteva

    e lanciandola nello spazio. E poi?

    Aveva in mano un disintegratore e finch era stato possibile

    doveva averlo usato contro il nemico; quindi, perse tutte le spe-

    ranze, contro se stessa.

    Conway rabbrividiva a pensarci e ancora una volta si scopr

    a desiderare che gli avessero permesso di accompagnare le navi

  • della polizia, in modo da trasformare con le sue stesse mani le

    caverne dei pirati sugli asteroidi in nuvole di distruzione ato-

    mica. Ma i membri del Consiglio della Scienza, dicevano, era-

    no troppo importanti per rischiare la vita in azioni di polizia e

    cos era rimasto a casa a leggere i bollettini man mano che

    uscivano dalla teletrasmittente.

    Augustus Henree e Conway avevano adottato David Starr,

    dedicando la loro vita a cancellare nel bambino quegli ultimi

    orribili ricordi nello spazio. Erano stati per lui un padre e una

    madre, occupandosi personalmente della sua educazione e por-

    tandolo avanti con un solo pensiero nella mente: fare di lui ci

    che era stato una volta suo padre.

    David aveva superato le loro aspettative. In altezza era come

    Lawrence, oltre un metro e ottanta; aveva un'aria dinoccolata

    ma era di costituzione forte, con nervi saldi, muscoli rapidi e il

    cervello limpido e acuto di uno scienziato di prim'ordine. E a

    parte questo, c'era qualcosa nei capelli castani ondulati, nei lar-

    ghi occhi castani e nella fossetta sul mento che spariva quando

    sorrideva, che ricordava Barbara.

    David aveva percorso il suo cammino in Accademia con

    straordinaria rapidit, lasciando dietro di s una traccia di re-

    cord battuti sia sul campo sportivo che in classe.

    Conway ne era parso addirittura turbato: Non naturale,

    Gus. Sta superando suo padre.

    Ed Henree, che non credeva nelle parole superflue, si era li-

    mitato a sbuffare dalla pipa e sorridere orgoglioso.

    Detesto dirlo aveva proseguito Conway perch riderai di

    me, ma c' qualcosa di anormale in tutto questo. Ricorda che il

    bambino stato abbandonato nello spazio per due giorni, con

    solo il sottile scafo di una scialuppa a proteggerlo dalle radia-

    zioni solari. E si trovato a non pi di cento milioni di chilo-

    metri dal sole durante un periodo di grande attivit delle mac-

    chie.

    Vuoi dire che sarebbe dovuto arrostire vivo? era stato il

  • commento di Henree.

    Be', non lo so. L'effetto della radiazione sul tessuto vivente,

    in particolare sul tessuto umano, ha i suoi misteri.

    Naturalmente. Non un campo in cui sia facile fare espe-

    rimenti.

    David aveva finito le superiori con la media pi alta che si

    fosse registrata e aveva fatto del lavoro originale in biofisica a

    livello universitario. Era l'uomo pi giovane a cui fosse stato

    accordato il titolo di Consigliere della Scienza.

    Per Conway tutto questo aveva rappresentato una perdita.

    Quattro anni prima era stato eletto Consigliere Capo: un onore

    per cui avrebbe dato tutto, anche se sapeva che la nomina sa-

    rebbe andata a Lawrence se solo fosse vissuto.

    Ora i suoi contatti con David Starr erano rari e occasionali,

    perch essere Consigliere Capo significava consacrare la pro-

    pria vita in ogni momento della giornata ai problemi della ga-

    lassia. Perfino il giorno della laurea aveva visto David solo da

    lontano e negli ultimi quattro anni gli aveva parlato s e no

    quattro volte.

    Quindi il suo cuore batt forte quando sent la porta aprirsi:

    si gir e and rapidamente incontro ai suoi ospiti.

    Vecchio Gus! Conway tese la mano e strinse quella

    dell'amico. David, ragazzo mio!

    Pass un'ora: era buio prima che smettessero di parlare di lo-

    ro e si volgessero all'universo.

    Fu David a cominciare: Oggi ho visto il mio primo avvele-

    namento, zio Hector. Per fortuna ne sapevo abbastanza da evi-

    tare il panico, ma vorrei sapere come evitare queste morti.

    Conway rispose semplicemente: Nessuno lo sa. Suppongo,

    Gus, che fosse di nuovo un prodotto marziano.

    Non c' modo di saperlo, Hector. Ma la vittima ha mangiato

    delle marprugne.

    E se mi diceste tutto quello che si sa sulla faccenda? chie-

    se David Starr.

  • molto semplice rispose Conway. Orribilmente sempli-

    ce. Negli ultimi quattro mesi qualcosa come duecento persone

    sono morte all'istante dopo aver mangiato prodotti di Marte.

    Non si tratta di un veleno conosciuto e i sintomi non sono quel-

    li di malattie note: c' una rapida e completa paralisi dei nervi

    che controllano il diaframma e i muscoli del petto. Segue la pa-

    ralisi dei polmoni, che fatale in cinque minuti.

    Ma la cosa va oltre. Nei pochi casi in cui abbiamo preso le

    vittime in tempo, abbiamo tentato la respirazione artificiale

    proprio come hai fatto tu; a volte abbiamo usato perfino il pol-

    mone d'acciaio, ma quei disgraziati sono sempre morti in cin-

    que minuti. Anche il cuore viene colpito, ma purtroppo le au-

    topsie non rivelano niente. Solo che c' una rapidissima dege-

    nerazione nervosa.

    E i cibi avvelenati? chiese David.

    Un mistero rispose Conway. In tutti i casi la sostanza av-

    velenatrice sempre stata consumata per intero. Altre porzioni

    delle stesse pietanze esaminate sul tavolo o in cucina si sono

    rivelate innocue: le abbiamo somministrate ad animali e perfi-

    no a volontari umani. Quanto al contenuto dello stomaco dei

    morti, non ha mai dato risultati definitivi.

    Allora come fate a dire che si tratta di avvelenamento?

    Perch ogni volta le vittime sono decedute dopo aver man-

    giato un prodotto marziano, senza eccezione. Non pu essere

    soltanto una coincidenza.

    David disse pensieroso: Ed contagioso?.

    No, grazie alle stelle, ma anche cos abbastanza brutto.

    Con la collaborazione della Polizia Planetaria siamo riusciti a

    mantenere la calma fino a questo momento: duecento morti in

    quattro mesi su una popolazione come quella della Terra sono

    ancora un fenomeno limitato, ma la proporzione pu aumenta-

    re. E se la gente si rende conto che ogni boccone di cibo mar-

    ziano pu essere l'ultimo, le conseguenze saranno disastrose.

    Anche se precisassimo che il tasso di mortalit di solo cin-

  • quanta persone al mese su una popolazione di cinque miliardi,

    ognuno penserebbe di essere uno dei cinquanta.

    Gi disse David e questo significherebbe il crollo delle

    importazioni di alimenti marziani. Una catastrofe, per l'Unione

    degli Agricoltori di Marte.

    Fosse solo questo! Conway scroll le spalle, accantonando

    il problema degli agricoltori marziani come qualcosa di scarsa

    importanza. Non riesci a vedere altro?

    Vedo che le risorse della Terra da sole non possono sfamare

    cinque miliardi di persone.

    questo il vero dramma. Non possiamo fare a meno del ci-

    bo importato dagli altri pianeti, la Terra morirebbe di fame in

    sei settimane. Ma se la gente ha paura del cibo marziano non ci

    sar modo di evitare il disastro e non so per quanto tempo riu-

    sciremo a trattenere le voci allarmanti. Ogni nuova vittima

    una nuova crisi: se ne impadronir la telestampa? La verit ver-

    r a galla? Come se non bastasse, c' la teoria di Gus.

    Il dottor Henree si appoggi allo schienale, premendo gen-

    tilmente il tabacco nella pipa. Sono sicuro, David, che que-

    st'epidemia di avvelenamenti non sia un fatto naturale. troppo

    estesa. Un giorno colpisce nel Bengala, il giorno dopo a New

    York o a Zanzibar. Dev'esserci un cervello dietro tutto questo.

    Ti dico... cominci Conway.

    Lascialo continuare, zio Hector si intromise David.

    Se un qualunque gruppo cercasse di impadronirsi del potere

    sulla Terra, quale migliore mossa che colpirla nel punto pi

    debole, le sue risorse alimentari? La Terra il pianeta pi po-

    poloso della galassia ed naturale che sia cos, visto che la

    culla dell'umanit. Ma questo in un certo senso ci rende il pia-

    neta pi debole, visto che non possiamo sostentarci da soli. Il

    nostro pane nel cielo: su Marte, Ganimede, Europa. Se ci ta-

    gliano i viveri con un'azione di pirateria o con il sistema molto

    pi sottile che usano adesso, siamo praticamente alla loro mer-

    c. Questo tutto.

  • Ma obbiett David se le cose stanno come dici, non credi

    che i responsabili si sarebbero messi in contatto col governo,

    non foss'altro per dare un ultimatum?

    Direi di s, ma forse aspettano il momento opportuno. O

    forse vogliono trattare direttamente con gli Agricoltori Marzia-

    ni. I coloni hanno una mentalit tutta loro, non si fidano della

    Terra e se vedono minacciata la loro sopravvivenza possono

    non esitare ad allearsi con questi malfattori. Forse... La pipa

    sbuff furiosamente. Forse dietro questa storia c' il loro diret-

    to zampino. Ma non voglio fare accuse.

    Veniamo alla mia parte disse David. Che cosa volete

    farmi fare?

    Te lo spiego io rispose Conway. David, vogliamo che tu

    vada ai Laboratori Centrali sulla Luna. Farai parte della squa-

    dra di ricerca che deve indagare sulla questione. In questo mo-

    mento i Laboratori stanno ricevendo campioni di tutte le spedi-

    zioni alimentari fatte da Marte, ed inevitabile che prima o poi

    salti fuori una partita avvelenata. Met delle razioni verranno

    somministrate a topi, mentre ci che resta delle sostanze vele-

    nose sar analizzato con tutti i mezzi a vostra disposizione.

    Capisco. E immagino che se le teorie di zio Gus sono fon-

    date, manderete un'altra squadra su Marte.

    Composta di uomini con molta esperienza, s. Fra parentesi,

    sei pronto a partire per la Luna domani sera?

    Certo, ma se le cose stanno cos posso andarmene subito e

    guadagnare un po' di tempo?

    Naturalmente.

    Ci saranno obiezioni se user la mia nave?

    Nessuna.

    I due scienziati, rimasti soli, guardarono per un pezzo le luci

    fiabesche della citt prima di parlare.

    Finalmente Conway disse: proprio come Lawrence! Ma

    ancora cos giovane, sar pericoloso....

    Henree domand: Credi che funzioner?.

  • Certo scoppi a ridere Conway. Hai sentito l'ultima do-

    manda che ha fatto, quella su Marte? Non ha nessuna intenzio-

    ne di andare sulla Luna, lo conosco bene. anche il modo mi-

    gliore di proteggerlo: i documenti ufficiali dicono che diretto

    alla Luna, gli uomini dei Laboratori Centrali hanno l'ordine di

    riferire che arrivato. Quando arriver su Marte non ci sar ra-

    gione perch i tuoi cospiratori, se esistono, lo prendano per un

    membro del Consiglio. Quanto a lui, manterr l'incognito per

    ingannare noi.

    Conway aggiunse: un ragazzo brillante, forse riuscir a

    fare qualcosa che noi non possiamo nemmeno immaginare. Per

    fortuna giovane e pu essere ancora manovrato. Fra qualche

    anno sar impossibile, vedr attraverso di noi come se fossimo

    trasparenti.

    Il comunicatore di Conway squill dolcemente. Lo scienzia-

    to lo accese. Cosa c'?

    Comunicazione personale per lei, signore.

    Per me? Trasmettete. Guard Henree con gli occhi sbarra-

    ti. Non saranno i cospiratori di cui blateri tu...

    Aprila e vedremo propose Henree.

    Conway apri la busta. Per un attimo fiss il contenuto, poi

    scoppi a ridere e fece vedere il foglio a Henree, affondando

    nella poltrona.

    Henree prese il foglio e lesse il breve messaggio scritto a

    mano: Dite quello che volete, per me la meta Marte. Era

    firmato David.

    Anche Henree scoppi a ridere. L'hai manovrato proprio al-

    la perfezione!

    Conway non pot far altro che assentire.

  • Uomini delle fattorie marziane

    Per un terrestre di nascita la Terra era un mondo unico, e

    sebbene fosse solo il terzo pianeta della stella che gli abitanti

    della galassia conoscevano come Sol, nella geografia ufficiale

    occupava un posto pi importante. Con il nome Terra si in-

    tendevano tutti i pianeti del sistema solare: Marte era terra

    agli occhi dei coloni che ci abitavano, ed essi si sentivano ter-

    restri e in diritto di portare il titolo come chiunque vivesse sul

    pianeta d'origine. Legalmente le cose stavano proprio cos: i

    coloni votavano per il Congresso Panterrestre e per il Presiden-

    te Planetario.

    Ma questo era tutto. I terrestri di Marte si consideravano una

    razza a s, separata e superiore, e il forestiero doveva faticare a

    farsi accettare persino dal ragazzo di un ranch come qualcosa

    di pi che un turista senza importanza.

    David Starr se ne rese conto immediatamente quando entr

    nell'Ufficio di Collocamento Agricolo. Un ometto gli si mise

    alle calcagna: un tizio veramente piccolo, sul metro e mezzo o

    gi di l, che se si fossero messi faccia a faccia avrebbe sfrega-

    to il naso sul petto di David. Aveva capelli rossastri pettinati

    all'indietro, bocca larga e il tipico costume dal collo aperto, a

    doppio petto e con gli stivali che arrivavano alla coscia, dell'a-

    gricoltore di Marte.

    Mentre David si dirigeva allo sportello su cui era scritto

    Impiego nelle fattorie, i passi dell'ometto si fecero pi veloci

    e una vocetta acuta grid: Ehi, amico, rallenta le falcate.

    L'ometto gli si par davanti.

    David chiese: C' qualcosa che posso fare per lei?..

  • L'ometto lo ispezion attentamente, centimetro per centime-

    tro, poi allung un braccio e si appoggi senza farci caso al

    fianco del terrestre. Quando sei sceso dalla vecchia bagnaro-

    la?

    Che bagnarola?

    Grosso, per essere un terrestre. Sei arrivato sui trampoli, per

    caso?

    Sono della Terra, questo vero.

    L'ometto abbass le mani contemporaneamente, battendole

    sugli stivali. Una tipica bravata da agricoltore marziano.

    In tal caso disse mettiti da parte e aspetta il tuo turno, qui

    i nativi hanno la precedenza.

    David rispose: Come vuole.

    Se hai obiezioni puoi vedertela con me quando ti pare, a

    cominciare da quando abbiamo finito qui. Io mi chiamo Big-

    man, John Bigman Jones, ma puoi chiedere di me come Big-

    man e basta. Fece una pausa, poi: Questo, terrestre, il mio

    cognome. Obiezioni?.

    David rispose tutto serio: Nessuna.

    Bigman disse: Okay e si avvi allo sportello; David si se-

    dette in un angolo ad aspettare e si concesse un sorriso solo

    quando l'altro ebbe voltato la schiena.

    Era su Marte da meno di dodici ore, il tempo di registrare la

    nave sotto falso nome in uno dei grandi garage sotterranei,

    prendere una stanza per la notte e passare le prime ore del mat-

    tino a passeggiare nella citt protetta da una cupola.

    Su Marte c'erano solo tre citt di quel tipo, fatto comprensi-

    bile se si pensa ai costi delle formidabili cupole e ai fiumi di

    energia necessari a mantenere temperatura e gravit della Ter-

    ra. Quella in cui si trovava, Wingrad City (dal nome del primo

    uomo sbarcato su Marte, Robert Clark Wingrad), era la pi

    grande.

    Non c'erano molte differenze con le citt della Terra: anzi,

    sembrava un pezzo di Terra ritagliato e trasferito su un altro

  • mondo. Era come se gli uomini di Marte - che nel momento di

    maggior avvicinamento distavano cinquanta milioni di chilo-

    metri dal pianeta madre - dovessero nascondersi questa distan-

    za. Al centro della citt, dove la cupola ellissoidale era alta

    quattrocento metri, c'erano edifici alti anche venti piani.

    Solo due cose mancavano: il sole e il cielo azzurro. La cupo-

    la era traslucida e quando vi batteva il sole la luce veniva diffu-

    sa uniformemente su tutti e diciotto i chilometri quadrati di su-

    perficie, ma l'intensit luminosa era cos scarsa che il cielo

    agli uomini all'interno appariva di un giallo molto pallido. L'ef-

    fetto complessivo era quello di un giorno nuvoloso sulla Terra.

    Quando veniva la notte, la cupola sembrava dissolversi in

    un'oscurit senza stelle e allora si accendevano le luci nelle

    strade. Era quello il momento in cui Wingrad City somigliava

    di pi alle citt della Terra. Dentro gli edifici la luce artificiale

    veniva usata dalla mattina alla sera.

    David Starr alz gli occhi al risuonare improvviso di due vo-

    ci.

    Bigman era ancora allo sportello, e urlava. Questo un caso

    di discriminazione. Mi avete messo nella lista nera, per Gio-

    ve!

    L'uomo dietro lo sportello sembrava agitato come lui e con-

    tinuava a pizzicarsi le guance arrossate. Qui non facciamo li-

    ste nere, signor Jones.

    Mi chiamo Bigman. Che c', hai paura di mostrarti amiche-

    vole? Mi chiamavi Bigman, i primi giorni.

    Non facciamo liste nere, Bigman. solo che non c' biso-

    gno di contadini.

    Di che stai parlando? Ieri Tim Jenkins si piazzato in due

    minuti.

    Jenkins anche pilota di razzi.

    Anch'io posso far volare uno di quei cosi, e in qualunque

    momento.

    Qui sei iscritto come seminatore.

  • Certo, e sono dei migliori. Non c' bisogno di seminatori?

    Senti, Bigman disse l'uomo dietro lo sportello ho il tuo

    nome in lista. Non posso fare altro, per te. Quando ci sar lavo-

    ro te lo far sapere. Si concentr sul registro che aveva davan-

    ti, scorrendo le voci con evidente mancanza d'interesse.

    Bigman gli volt le spalle, poi all'ultimo momento ci ripens

    e grid: Va bene, ma resto seduto qui e alla prima richiesta di

    lavoro parto in quarta. Se non mi vogliono devono dirmelo in

    faccia. In faccia, capito? Te lo dice J. Bigman J..

    L'uomo dietro lo sportello non disse niente. Bigman prese

    una sedia e cominci a borbottare, mentre David Starr si avvia-

    va verso l'impiegato. Nessun altro era entrato a contestargli il

    posto in fila.

    David disse: Cerco lavoro.

    L'uomo alz gli occhi e gli mise davanti un modulo e una

    stampante a mano. Che genere di lavoro?

    Qualsiasi cosa.

    L'altro mise in funzione la sua stampante. Nato su Marte?

    No, signore, vengo dalla Terra.

    Mi dispiace, non c' niente.

    David insist: Mi stia a sentire, posso fare molte cose e ho

    bisogno di lavorare. Per la galassia, c' una legge contro la ma-

    nodopera terrestre?.

    No, ma non c' molto che si possa fare in una fattoria senza

    esperienza.

    Per io ho bisogno di lavoro.

    Ci sono un sacco di lavori in citt. Sportello accanto.

    Non posso prendere un lavoro in citt.

    L'uomo gli diede un'occhiata interrogativa che lui non tard

    a decifrare. La gente andava su Marte per molte ragioni, una

    delle quali era che la Terra era diventata un posto che scottava.

    Quando la polizia cercava un latitante, le citt marziane veni-

    vano passate al setaccio (dopotutto, politicamente, facevano

    parte della Terra); ma era praticamente impossibile trovare un

  • uomo nelle fattorie di Marte. Per l'Unione Agricoltori il miglior

    lavorante era quello che non aveva altro posto in cui nascon-

    dersi: lo proteggevano con ogni mezzo e badavano a che le au-

    torit terrestri - verso le quali nutrivano una specie di disprezzo

    - non gli mettessero le mani addosso.

    Nome? chiese l'impiegato, abbassando gli occhi sul modu-

    lo.

    Dick Williams ment David, fornendo lo stesso nome sotto

    cui aveva registrato l'astronave.

    L'impiegato non chiese documenti. Dove posso trovarti?

    Hotel Landis, stanza 212.

    Mai fatto lavori a bassa gravit?

    L'interrogatorio continu per parecchio tempo, ma la mag-

    gior parte delle voci rimasero in bianco. L'impiegato sospir e

    mise il modulo nella macchina che immediatamente lo micro-

    film e lo archivi, aggiungendolo alla documentazione per-

    manente dell'ufficio.

    Disse: Ti far sapere, ma non sembrava incoraggiante.

    David gli gir le spalle. Non si era aspettato molto, ma al-

    meno aveva assunto un ruolo credibile come aspirante farm-

    boy, ossia lavorante agricolo. Il prossimo passo...

    Si gir di scatto. Tre individui erano entrati nell'Ufficio di

    Collocamento in quel momento e il piccoletto, Bigman, era sal-

    tato come una molla dalla sedia. Ora li fronteggiava con aria

    truce, le mani alzate sui fianchi, sebbene David non vedesse

    traccia di armi.

    I tre si fermarono e uno dei due che stavano alle spalle del

    capo scoppi a ridere. A quanto pare abbiamo con noi Big-

    man, il nano d'acciaio. Forse in cerca di lavoro, capo. L'uo-

    mo che aveva parlato era largo di spalle e col naso schiacciato.

    Aveva bisogno di una rasatura e in bocca teneva un sigaro di

    tabacco verde marziano masticato che pi non si poteva.

    Tranquillo, Griswold ribatt l'uomo in prima fila. Era

    grosso, non molto alto, con la pelle delle guance e del collo

  • morbida e liscia. Il costume era tipicamente marziano, ma di un

    materiale molto pi fine di quello degli altri farmboy. Gli stiva-

    li che arrivavano alle cosce erano venati di rosa e rosso.

    Da quando era su Marte, David non aveva mai visto due paia

    di stivali identici o meno che sgargianti. Era il marchio dell'in-

    dividualit, tra i farmboy.

    Bigman si avvicin ai tre, il petto gonfio e la faccia distorta

    dall'ira. Disse: Voglio i miei attestati, Hennes. Ne ho il dirit-

    to.

    Hennes era il capo e rispose tranquillamente: Non vali nes-

    sun attestato, Bigman.

    Non mi danno lavoro, senza referenze. Ho lavorato per te

    due anni e ho fatto la mia parte.

    Hai fatto maledettamente di pi che la tua parte. Levati dai

    piedi. Hennes pass davanti a Bigman, si avvicin allo spor-

    tello e disse: Mi serve un seminatore esperto e alto, devo rim-

    piazzare il piccoletto di cui ho dovuto liberarmi.

    Bigman lo sent. Per lo spazio, vero che ho fatto pi della

    mia parte! Lavoravo anche quando non avrei dovuto e ti ho vi-

    sto guidare una sabbiomacchina a mezzanotte. La mattina dopo

    tu fingevi di non saperne niente, a parte il piccolo particolare

    che mi hai licenziato per avertelo accennato. Senza referen-

    ze...

    Hennes si guard alle spalle, annoiato. Griswold, butta fuo-

    ri quel cretino.

    Bigman non batt in ritirata, anche se Griswold avrebbe po-

    tuto spaccarlo in due. Con la sua vocetta acuta disse: Va bene,

    ma venite uno alla volta.

    A questo punto si mosse David Starr, ingannevolmente lento

    sulle lunghe gambe.

    Griswold disse: Mi sbarri la strada, amico, devo buttare

    fuori quel rifiuto.

    Alle spalle di David, Bigman esclam: tutto a posto, ter-

    ragno, lascialo a me.

  • David lo ignor e si rivolse a Griswold: Siamo in un posto

    pubblico, amico, ho il diritto di stare dove mi pare.

    Non litighiamo propose Griswold, mettendo una mano

    sulla spalla di David per allontanarlo.

    Con la sinistra il giovane afferr il polso di Griswold, col

    braccio destro gli immobilizz le spalle. Il duro fu scaraventato

    indietro come una trottola e and a finire contro il divisorio in

    plastica che tagliava in due la stanza.

    A me piace litigare, amico disse David.

    L'impiegato si era alzato con un grido. Altri addetti si preci-

    pitarono attraverso la porta del divisorio, ma non fecero il mi-

    nimo tentativo d'intervenire. Bigman rideva e diede una manata

    sulla schiena di David. Te la cavi, per essere un terragno.

    Per il momento Hennes sembrava imbambolato. L'altro

    farmboy, basso, barbuto e con la faccia cadaverica di chi ha

    passato troppo tempo sotto il pallido sole di Marte e troppo po-

    co sotto le lampade abbronzanti della citt, aveva spalancato la

    bocca in modo ridicolo.

    Griswold riprese fiato lentamente e scosse la testa, con un

    calcio al sigaro che gli era caduto. Poi alz gli occhi, che la

    rabbia gli faceva strabuzzare dalle orbite, e si scans dalla pa-

    rete. Nella mano brill qualcosa di metallico, poi scomparve.

    David fece un movimento col braccio: il piccolo cilindro ri-

    torto che di solito riposava comodamente fra il corpo e l'avam-

    braccio scivol lungo la manica e gli cadde fra le dita.

    Hennes grid: Attento, Griswold, ha un fulminatore.

    Butta quel coltello intim David.

    Griswold imprec sonoramente, ma alla fine il coltello cadde

    sul pavimento. Bigman lo raccolse in un lampo, godendosi la

    sconfitta del barbalunga.

    David allung la mano ed esamin la lama. Simpatico gio-

    cattolino, per un onesto farmboy di Marte. Non ci sono leggi

    contro i coltelli d'energia, qui?

    Sapeva che erano l'arma pi pericolosa della galassia. Ester-

  • namente si presentavano come una specie di punteruolo d'ac-

    ciaio appena pi robusto di un coltello normale, ma dentro c'era

    un piccolissimo motore in grado di generare un campo di forza

    invisibile lungo poco meno di venticinque centimetri, sottile

    come un rasoio e capace di penetrare in qualunque tipo di ma-

    teria ordinaria. Nessuna armatura poteva resistergli, e dato che

    tagliava le ossa con la stessa facilit della carne era quasi sem-

    pre mortale.

    Hennes si interpose fra i due. Dov' il porto d'armi per quel

    tuo fulminatore, terragno? Mettilo via e considereremo chiusa

    la partita. Torna qui, Griswold.

    Un momento disse David mentre l'altro si girava. Non

    stavi cercando un uomo?

    Hennes alz le sopracciglia, divertito. Sto cercando un uo-

    mo, s.

    Va bene, perch io cerco un lavoro.

    Voglio un seminatore con una certa esperienza, ce l'hai?

    No.

    Hai mai fatto un raccolto? Sai guidare un trattore da sab-

    bia? Fece un passo indietro per squadrarlo meglio. A giudi-

    care dal tuo aspetto sei solo un terragno che si mette fra i piedi

    con un fulminatore. Mi dispiace, non mi servi.

    Nemmeno riprese David con un filo di voce se ti dico

    che mi interessano i cibi avvelenati?

    La faccia di Hennes non cambi e gli occhi rimasero imper-

    turbabili. Non capisco quello che vuoi dire.

    Pensaci, allora. Il sorriso del giovane era sottile, non molto

    allegro.

    Lavorare in una fattoria di Marte non semplice ribatt

    Hennes.

    Nemmeno io sono semplice.

    L'altro guard la sua figura alta e allampanata. No, forse no.

    Va bene, ti daremo vitto e alloggio. Comincerai con tre cambi

    di vestiario e un paio di stivali. Cinquanta dollari per il primo

  • anno, pagamento posticipato. Se non finisci l'anno, il pagamen-

    to annullato.

    Va bene. Che tipo di lavoro devo fare?

    L'unico che ti possa dare, visto che non hai esperienza: aiu-

    tante alle cucine. Se imparerai qualcosa, ti cambier di posto;

    in caso contrario ecco dove passerai il resto dell'anno.

    D'accordo. E Bigman?

    Bigman, che aveva assistito alla scena guardando ora uno e

    ora l'altro, pigol: Nossignore, io non ci lavoro per quel verme

    delle sabbie. E ti consiglio di fare lo stesso.

    David disse di sopra la spalla: Che ne diresti di un piccolo

    sforzo in cambio di quelle referenze?.

    Be' disse Bigman magari un mese ci resisterei.

    Hennes chiese: amico tuo?.

    David annu. Non vengo senza di lui.

    Allora lo prendo: un mese, a patto che tenga la bocca chiu-

    sa. Niente paga, solo le referenze. E adesso usciamo, la sab-

    biomacchina qui fuori.

    I cinque uscirono, con David e Bigman in retroguardia.

    Bigman disse: Ti devo un favore, amico. Puoi chiedermelo

    quando vuoi.

    In quel momento la sabbiomacchina era aperta, ma David

    vide le fessure da cui uscivano i pannelli protettivi contro le

    tempeste di sabbia. Le ruote erano larghe, in modo da ridurre la

    tendenza ad affondare nei tratti friabili. Le parti in cristallo

    erano ridotte al minimo, e dove esistevano erano saldate diret-

    tamente al metallo.

    Le strade erano moderatamente affollate, ma nessuno faceva

    attenzione alla sabbiomacchina o ai farm-boy: erano uno spet-

    tacolo molto comune.

    Hennes disse: Noi staremo davanti. Tu e il tuo amico potete

    mettervi dietro, terragno.

    Nel dire questo si era messo sul sedile di guida. I comandi

    erano al centro del pannello frontale, con il parabrezza davanti.

  • Griswold si sedette alla destra di Hennes.

    Bigman and sul retro e David lo segu. Qualcuno gli venne

    alle spalle e Bigman grid: Attento!.

    Era il secondo scagnozzo di Hennes, accucciato dietro lo

    sportello della macchina e con un ringhio selvaggio dipinto sul-

    la faccia cadaverica. David si mosse rapidamente, ma era trop-

    po tardi.

    L'ultima cosa che vide fu il luccichio di un'arma nelle mani

    dello scagnozzo, poi ci fu un ronzio. Nessun'altra sensazione,

    tranne l'eco affievolita di una voce che diceva: Va bene,

    Zukis, monta e tienilo d'occhio. Sembrava che le parole venis-

    sero dall'estremit di un lungo tunnel. David ebbe l'impressione

    di cadere in avanti e poi pi niente.

    Mentre si afflosciava sul sedile, l'ultima scintilla di coscienza

    si spense in lui.

  • Vita extraterrestre

    Chiazze di luce dai contorni incerti passarono intorno a David

    Starr, che a poco a poco si rese conto di provare un tremendo

    formicolio in tutto il corpo e di avere qualcosa di duro in mez-

    zo alla schiena. Questo, scopr, dipendeva dal fatto che era ste-

    so su un materasso tutt'altro che morbido, mentre il formicolio

    era il ben noto effetto di un paralizzatore, arma che influiva sui

    centri nervosi alla base del cervello.

    Prima che la luce diventasse uniforme, prima che l'ambiente

    fosse percepito in piena coscienza, David sent che qualcuno lo

    scuoteva per le spalle e gli dava piccoli schiaffi. La luce pene-

    tr attraverso la fessura degli occhi aperti e lui alz il braccio

    per evitare il prossimo schiaffo.

    Bigman era chino su di lui, la piccola faccia da coniglio con

    il naso a bottone che quasi lo sfiorava. Per Ganimede disse

    pensavo che ti avessero tolto di mezzo per sempre.

    David si appoggi a un gomito dolente. Mi sento come se

    l'avessero fatto. Dove siamo?

    Nella prigione della fattoria, e non serve tentare di evadere.

    La porta chiusa a chiave, le finestre sono sbarrate. Aveva

    un'aria depressa.

    David si tocc le braccia, ma gli avevano tolto i fulminatori.

    Naturale, c'era da aspettarselo. Hanno paralizzato anche te,

    Bigman?

    Bigman scosse la testa. Zukis mi ha messo in orizzontale

    col calcio dell'arma. Si massaggi una parte della nuca con

    evidente dispiacere. Poi si gonfi: Prima, per, gli ho rotto un

    braccio.

  • Oltre la porta ci fu un rumore di passi. David si mise a sedere

    e un attimo dopo entr Hennes in compagnia di un uomo pi

    anziano, la cui faccia lunga e stanca era ravvivata da due occhi

    slavati sotto folte sopracciglia grigie che formavano un cespu-

    glio. Indossava un abito di citt in tutto e per tutto simile a

    quelli della Terra. Non aveva nemmeno i tipici stivali marziani.

    Hennes si rivolse innanzitutto a Bigman. Vai nelle cucine, e

    la prima volta che ti fai pescare in giro senza permesso ti faccio

    spaccare in due.

    Bigman fece un paio d'occhiacci, salut David con una pro-

    messa di Arrivederci, terrestre e si allontan con gran rumo-

    re di stivali.

    Hennes lo segu con lo sguardo e quando fu uscito chiuse la

    porta dietro di lui. Poi si volse all'uomo con le sopracciglia gri-

    gie: questo, signor Makian. Si fa chiamare Williams.

    Hai corso un grosso rischio facendolo stordire, Hennes. Se

    l'avessi ucciso, un indizio di prim'ordine sarebbe finito nella

    polvere dei canali.

    Hennes si strinse nelle spalle. Era armato e non potevamo

    correre rischi. Comunque qui, signore.

    Parlavano di lui, pens David, come se non ci fosse o come

    se fosse un oggetto inanimato, ad esempio il letto.

    Makian lo guard con occhi duri. Tu, l sopra. Io sono il

    padrone di questo ranch e per quasi duecento chilometri qui in-

    torno la propriet tutta Makian. Sono io che decido chi

    dev'essere libero e chi deve stare in prigione, chi lavora e chi fa

    la fame, perfino chi vive e chi muore. Hai capito?

    S rispose David.

    Allora rispondi francamente e non avrai niente da temere.

    Cerca di nasconderci qualcosa e te lo tireremo fuori in un modo

    o nell'altro. Forse ti uccideremo... Hai capito?

    Perfettamente.

    Ti chiami veramente Williams?

    il solo nome che dar su Marte.

  • Abbastanza onesto. Che ne sai di cibi avvelenati?

    David mise i piedi fuori del letto. Stia a sentire, mia sorella

    morta per aver fatto merenda con pane e marmellata. Aveva

    dodici anni ed era l stecchita con la marmellata ancora sulla

    faccia. Noi abbiamo chiamato il dottore e lui ha detto che era

    avvelenamento da cibo, ci ha raccomandato di non mangiare

    niente finch non fosse tornato con l'attrezzatura per fare le

    analisi e se ne andato. Non l'abbiamo pi visto.

    Al suo posto venuto qualcun altro, qualcuno che credeva

    di avere una grande autorit. Era scortato da uomini in borghe-

    se e si fatto raccontare quello che era successo. Noi gliel'ab-

    biamo detto e lui ha sentenziato che era attacco di cuore. Ab-

    biamo protestato che era ridicolo perch mia sorella aveva un

    cuore perfetto, ma lui non ha voluto ascoltarci. Ci ha detto che

    se avessimo sparso assurde voci sul cibo avvelenato, ci sarem-

    mo cacciati nei guai. Poi ha sequestrato il barattolo di marmel-

    lata e si arrabbiato perch avevamo pulito quella sulle labbra

    di mia sorella.

    Ho cercato di mettermi in contatto col nostro medico, ma

    l'infermiera non voleva ammettere che era in studio. Ho dovuto

    andarci di persona, ma tutto quello che ha voluto dirmi che

    aveva sbagliato la diagnosi. Aveva addirittura paura di parlar-

    ne, cos sono andato alla polizia. Non mi hanno dato retta.

    La marmellata era l'unica cosa che solo mia sorella, quel

    giorno, avesse assaggiato. Era un barattolo appena aperto, im-

    portato da Marte. Siamo gente all'antica, ci piacciono i prodotti

    di una volta, perci la marmellata era l'unico cibo marziano che

    avessimo in casa. Ho cercato di appurare dai giornali se ci fos-

    sero stati altri casi di avvelenamento, perch la cosa mi sem-

    brava sospetta. Sono andato perfino a International City. Ho la-

    sciato il lavoro e mi sono detto che in un modo o nell'altro

    avrei trovato i responsabili della morte di mia sorella e li avrei

    inchiodati. Purtroppo dovunque andassi sbattevo contro un mu-

    ro cieco, finch sono arrivati quelli della polizia con un manda-

  • to d'arresto.

    Quasi me l'aspettavo e li ho preceduti. Sono venuto su Mar-

    te per due ragioni: primo perch era il solo modo di non finire

    in galera (anche se, a quanto pare, non ho avuto fortuna, voi

    che ne dite?); secondo perch un indizio l'avevo trovato. Ci so-

    no state due o tre morti sospette nei ristoranti di International

    City e in ogni caso erano ristoranti dove si servivano vivande

    marziane. Quindi, la risposta era su Marte.

    Makian si pass il grosso pollice sulla linea del mento, poi

    disse: Il racconto sta in piedi, Hennes, tu che ne dici?.

    Dico che meglio farsi dare nomi e date e controllare la

    storia. Non sappiamo chi quest'uomo.

    Makian riprese in tono lamentoso: Non possiamo farlo,

    Hennes, non voglio correre il minimo rischio che si sparga la

    voce di questo pasticcio. Sarebbe la fine dell'Unione. Si rivol-

    se a David. Mander Benson a parlare con te. il nostro

    agronomo. Poi, di nuovo a Hennes: Tu rimani qui fino all'ar-

    rivo di Benson.

    Ci volle mezz'ora prima che Benson arrivasse e durante l'at-

    tesa David rimase tranquillamente sulla branda senza fare at-

    tenzione a Hennes, che dal canto suo giocava allo stesso gioco.

    Poi la porta si apr e qualcuno disse: Sono Benson. Era

    una voce gentile, esitante, e apparteneva a un individuo dalla

    faccia tonda, sulla quarantina, con i radi capelli color sabbia e

    gli occhiali senza montatura. La bocca piccola si allarg in un

    sorriso.

    Benson continu: E lei, suppongo, Williams.

    Ha indovinato rispose David Starr.

    Benson fiss attentamente il giovane terrestre, come analiz-

    zandolo con lo sguardo. Ha una predisposizione alla violen-

    za?

    Non ho armi gli fece osservare David e sono in mezzo a

    una fattoria piena di uomini disposti a uccidermi se sgarro.

    Ha ragione. Hennes, vuol lasciarci?

  • Hennes balz in piedi, in segno di protesta. Non prudente,

    Benson.

    Per favore, Hennes. Gli occhi miti di Benson guardarono

    di sopra gli occhiali.

    Hennes brontol, si diede una pacca sullo stivale in segno di

    disapprovazione e usc. Benson chiuse a chiave la porta alle

    sue spalle.

    Vede, Williams disse in tono di scusa negli ultimi sei

    mesi sono diventato un uomo importante, qui. Perfino Hennes

    mi d ascolto e non ci sono ancora abituato. Sorrise di nuovo.

    Ora mi dica, il signor Makian dice che lei ha assistito a una

    delle misteriose morti per avvelenamento.

    A quella di mia sorella.

    Oh! Benson arross. Mi dispiace moltissimo. So che per

    lei deve essere un argomento doloroso, ma posso avere i parti-

    colari? molto importante.

    David ripet la storia che aveva gi raccontato a Makian.

    Benson disse: Dev'essere successo all'improvviso.

    Cinque o dieci minuti dopo che aveva mangiato.

    Terribile, terribile. Non ha idea di quanto questo mi turbi.

    Benson si sfreg nervosamente le mani. Mi piacerebbe rac-

    contarle quello che ancora non sa, anche se lei ha indovinato

    quasi tutto. Mi sento responsabile per quello che successo a

    sua sorella: qui su Marte siamo tutti responsabili finch non

    chiariremo il mistero. Vede, una faccenda che va avanti da

    mesi. Non molti, ma abbastanza per farci saltare i nervi.

    Abbiamo indagato sui prodotti avvelenati e siamo sicuri che

    non vengono da nessuna fattoria; poi abbiamo scoperto una co-

    sa, e cio che le spedizioni di sostanze nocive sono avvenute

    sempre e solo da Wingrad City. Per quanto ne sappiamo, le al-

    tre due citt di Marte sono pulite. Questo sembrerebbe indicare

    che la fonte del contagio dentro la citt ed Hennes sta lavo-

    rando su questo presupposto. Va in citt quasi ogni notte per

    cercare di scoprire qualcosa, ma finora non approdato a nien-

  • te.

    Capisco, e questo spiega ci che ha visto Bigman disse

    David.

    Cosa? Benson sembr un attimo perplesso, poi la faccia si

    schiar. Oh! Vuol dire quel piccoletto che alza sempre la vo-

    ce? S, una volta ha sorpreso Hennes che usciva e lui l'ha licen-

    ziato. Hennes un impulsivo e comunque credo che abbia tor-

    to. Per quanto riguarda il veleno, penso che arrivi a Wingrad

    City da lontano: quella citt il punto di spedizione di tutto

    l'emisfero.

    Il signor Makian crede che il contagio sia sparso artificial-

    mente da mani umane. Lui e altri membri dell'Unione Agricol-

    tori Marziani hanno ricevuto messaggi in cui qualcuno si offri-

    va di comprare le rispettive fattorie per cifre ridicolmente bas-

    se. Tuttavia non c' modo di dimostrare che ci sia un legame

    fra queste offerte e la storia degli avvelenamenti. David, che

    aveva ascoltato attentamente, chiese: Chi il preteso acqui-

    rente?.

    Come possiamo saperlo? Ho visto io stesso le lettere, dico-

    no soltanto che se l'offerta verr accettata l'Unione dovr invia-

    re un messaggio in codice su una certa lunghezza d'onda sube-

    terica. L'offerta d'acquisto, continua il messaggio, diminuir

    del dieci per cento ogni mese.

    E non si pu risalire al mittente?

    Temo di no, arrivano con la posta ordinaria e col timbro

    degli asteroidi. Come si fa a frugare tutti gli asteroidi?

    La Polizia Planetaria stata informata?

    Benson rise piano. Crede che il signor Makian o qualunque

    altro membro dell'Unione chiamerebbe la polizia per una fac-

    cenda cos? Quelle lettere rappresentano una dichiarazione di

    guerra personale. Temo che lei non conosca la mentalit mar-

    ziana, signor Williams. Quando si nei guai non ci si rivolge

    alla legge a meno che non si sia disposti ad ammettere che il

    problema troppo grosso per le nostre forze. Nessun farmboy

  • sarebbe disposto a farlo. Io ho proposto che le informazioni

    siano passate al Consiglio della Scienza, ma il signor Makian

    non disposto nemmeno a fare questo. Dice che il Consiglio ha

    gi lavorato al caso senza successo, che sono un mucchio di

    sciocchi e che lui preferisce farne a meno. A questo punto entro

    in scena io.

    Anche lei sta lavorando al caso?

    Proprio cos, io sono l'agronomo di Makian.

    Gi, me l'hanno detto.

    Strettamente parlando, l'agronomo una persona specializ-

    zata in agricoltura scientifica. Io ho studiato in particolare i

    principi della fertilit, della rotazione dei raccolti e cose del

    genere. Ovviamente sono specializzato in problemi marziani.

    Non siamo in molti e quindi facile ottenere un buon posto,

    anche se a volte i farmboy perdono la pazienza con noi e pen-

    sano che siamo solo un mucchio di pivelli universitari senza

    esperienza pratica. Io ho studiato anche botanica e batteriolo-

    gia, ed per questo che il signor Makian mi ha messo a capo

    del programma di ricerche sull'avvelenamento. Gli altri membri

    dell'Unione ci aiutano.

    E che cosa ha scoperto, signor Benson?

    Non pi di quello che ha scoperto il Consiglio della Scien-

    za, ma gi un buon risultato se si tiene conto che le mie at-

    trezzature sono molto pi inadeguate delle loro. Comunque mi

    sono fatto delle teorie: l'avvelenamento troppo rapido per

    qualsiasi agente al di fuori delle tossine batteriche. Bisogna te-

    nere presente la degenerazione nervosa e gli altri sintomi che si

    manifestano nelle vittime. Sospetto l'azione di batteri marzia-

    ni.

    Cosa?

    Esistono forme di vita marziane, sa? Quando i terrestri arri-

    varono per la prima volta, Marte era coperto di semplici orga-

    nismi. C'erano alghe giganti il cui colore verde-azzurro spicca-

    va al telescopio anche prima che fossero inventati i viaggi spa-

  • ziali. C'erano forme batteriche che vivevano sulle alghe e per-

    sino minuscole creature insettoidi che si muovevano libera-

    mente, ma che fabbricavano il proprio cibo come le piante.

    Ed esistono ancora?

    S, certo. Naturalmente le abbiamo scacciate dalle zone in

    cui intendevamo costruire le nostre fattorie e impiantare i ceppi

    di batteri terrestri, quelli necessari alla crescita delle piante. Ma

    nelle zone incolte di Marte la vita fiorisce ancora.

    Se i batteri indigeni sono lontani, come possono infettare le

    nostre piante?

    una buona domanda. Vede, le fattorie marziane non sono

    come quelle terrestri a cui lei abituato. Qui non sono nemme-

    no aperte al sole e all'aria, perch su Marte il sole non fornisce

    abbastanza calore per la crescita delle piante e inoltre non c'

    pioggia. Ma il suolo fertile e c' abbastanza anidride carboni-

    ca di cui le piante possono vivere; cos la vegetazione di Marte

    cresce sotto grandi pareti protettive di vetro: la semina, la cura

    delle piante e il raccolto vengono eseguiti da macchine automa-

    tiche, quindi i nostri farmboy sono essenzialmente operai spe-

    cializzati. L'irrigazione avviene mediante un sistema di canali

    planetari che si estendono fino alle calotte polari.

    Le dico questo perch si renda conto che sarebbe difficile,

    in circostanze ordinarie, infettare le piante; i campi sono chiusi

    e sorvegliati in tutte le direzioni meno una: dal di sotto.

    Questo che significa? chiese David.

    Significa che sotto di noi ci sono le famose caverne marzia-

    ne e che dentro possono esserci marziani intelligenti.

    Vuol dire uomini di Marte?

    No, non uomini, ma organismi intelligenti come l'uomo. Ho

    ragione di credere che esistano intelligenze marziane ansiose di

    scacciare gli intrusi terrestri dalla faccia del pianeta!

  • Ora di cena

    Per quale ragione? chiese David.

    Benson sembrava imbarazzato. Si pass lentamente una ma-

    no sulla testa, lisciando i radi capelli che non riuscivano a na-

    scondere le chiazze rosa di calvizie e disse: Nessuna abba-

    stanza convincente per il Consiglio della Scienza. Non ho volu-

    to parlarne nemmeno al signor Makian, ma nonostante tutto

    credo di avere ragione.

    Vuole parlarne a me?

    Mah, non so. Francamente un sacco di tempo che non

    parlo con nessuno tranne i ragazzi che lavorano alla fattoria.

    Lei una persona istruita, chiaro. In che cosa laureato?

    Storia rispose prontamente David. Con una tesi sulla po-

    litica internazionale all'inizio dell'era atomica.

    Benson parve deluso. Non ha cognizioni scientifiche?

    Ho studiato un po' di chimica e di zoologia.

    Capisco. Pensavo di poter convincere il signor Makian a

    farmi aiutare da lei in laboratorio. Non sarebbe un lavoro trop-

    po oneroso, anche perch lei non ha preparazione scientifica,

    ma sempre meglio di quello che le dar Hennes.

    Grazie, signor Benson. Ma continui a parlarmi dei marzia-

    ni.

    S, abbastanza semplice. Forse non lo sa, ma sotto la su-

    perficie di Marte ci sono grandi caverne a una profondit di pa-

    recchi chilometri: lo sappiamo grazie ai dati raccolti durante i

    terremoti, o meglio Martemoti. Alcuni ricercatori sostengono

    che sono il risultato dell'azione naturale dell'acqua quando su

    Marte c'erano ancora gli oceani, ma a pi riprese abbiamo cap-

  • tato radiazioni che provengono dal sottosuolo e che, se non

    hanno origine umana, devono avere comunque un'origine arti-

    ficiale. I segnali sono troppo regolari per essere dovuti al caso.

    Se ci pensa la cosa non insensata. Nella giovinezza del

    pianeta c'erano abbastanza acqua e ossigeno per mantenere la

    vita, ma con una gravit che solo due quinti di quella terrestre

    tutt'e due le sostanze si dispersero gradualmente nello spazio.

    Se sono mai esistiti marziani intelligenti, possibile che lo ab-

    biano previsto e che abbiano costruito grandi caverne in cui ri-

    tirarsi con aria e acqua sufficienti per continuare a vivere inde-

    finitamente, a patto di mantenere stabile la popolazione. Ora,

    immagini che i marziani si rendano conto che la superficie del

    pianeta ospita di nuovo vita intelligente, vita di un altro piane-

    ta. Immagini che la cosa gli dispiaccia, o che temano eventuali

    interferenze con loro. Quello che noi chiamiamo avvelenamen-

    to dei cibi potrebbe essere guerra batteriologica.

    David disse pensieroso: Capisco il suo punto di vista.

    Ma l'Unione lo capirebbe? O il Consiglio della Scienza?

    Bah, non importa. Presto lei lavorer per me e se avremo ra-

    gione non faticheremo a persuaderli.

    Sorrise e gli tese la mano, che David strinse nella sua.

    Credo che adesso la faranno uscire disse Benson.

    Fu proprio cos, e per la prima volta David pot osservare il

    cuore di una fattoria marziana. Era protetta da una cupola, co-

    me la citt, ma di questo David era stato sicuro dal momento

    che aveva riacquistato conoscenza. Non ci si poteva aspettare

    gravit e atmosfera terrestri a meno di non essere sotto una cu-

    pola.

    Naturalmente era molto pi piccola di quella cittadina e nel

    punto pi alto raggiungeva i trenta metri; la struttura traslucida

    era visibile in tutti i particolari e le file di lampade bianche

    fluorescenti erano pi forti del sole. L'intero complesso non

    copriva pi di un chilometro quadrato.

    Dopo la prima sera, tuttavia, David ebbe poco tempo per

  • continuare le sue osservazioni. La cupola brulicava di uomini

    che dovevano mangiare tre volte al giorno, e di sera, quando il

    lavoro era finito, sembravano una folla interminabile. David di-

    stribuiva stolidamente razioni di cibo ai farmboy che gli passa-

    vano davanti con i piatti di plastica. I piatti, come David scopr,

    erano fatti apposta per l'uso marziano e il calore delle mani po-

    teva modellarli o addirittura chiuderli intorno al cibo nei mo-

    menti in cui era necessario (per esempio, quando si dovevano

    trasportare vivande nel deserto). In questo modo il calore resta-

    va nei piatti e la sabbia fuori; una volta nella cupola potevano

    essere appiattiti di nuovo e usati nella maniera tradizionale.

    I farmboy facevano poca attenzione a David. Solo Bigman,

    la cui piccola figura saltava da un tavolo all'altro sostituendo

    bottiglie di salsa e vaschette di condimenti, lo salutava ogni

    tanto con un cenno della mano. Per il piccoletto era una terribi-

    le calata nella scala sociale, ma cercava di prenderla con filoso-

    fia.

    solo per un mese aveva spiegato una volta in cucina,

    mentre preparavano lo stufato e il capocuoco si era allontanato

    un momento. I ragazzi perlopi mi conoscono e cercano di

    rendermi la vita facile. Ovviamente ci sono Griswold, Zukis e

    quelli come loro: i sorci che cercano di arrivare in alto leccan-

    do i piedi ad Hennes. Ma per lo spazio, che m'importa? Si tratta

    di poche settimane.

    Un'altra volta disse: Non preoccuparti se c' qualcuno che ti

    snobba; sanno che sei della Terra e non ti hanno visto in azione

    come me, per cui ti prendono per un sottosviluppato. Hennes e

    Griswold stanno bene attenti a non farmi parlare con gli altri,

    altrimenti saprebbero gi la verit. Ma con il tempo impareran-

    no.

    Intanto l'attesa andava per le lunghe e David doveva fare

    sempre la stessa cosa: scodellare nel piatto del farmboy di tur-

    no un cucchiaio di patate al tegame, una manciata di piselli e

    una bistecca formato mignon (il cibo animale era molto pi ra-

  • ro di quello vegetale, perch doveva essere importato dalla Ter-

    ra). Dopodich il cliente si serviva di una fetta di dolce e una

    tazza di caff, e ne veniva un altro. Ancora patate al tegame,

    piselli e cos via. Ai loro occhi David Starr non era che un ter-

    restre con un cucchiaio in una mano e un forchettone nell'altra;

    non aveva nemmeno una faccia, solo il cucchiaio e la forchetta.

    Il cuoco infil la testa nella porta, guardando con i piccoli

    occhi cerchiati dalle borse. Ehi, Williams, muovi le gambe e

    porta un po' di roba nella mensa speciale.

    Makian, Benson, Hennes e pochi altri, che ricevevano un

    trattamento di favore per l'importanza della posizione o per an-

    zianit, mangiavano in una sala riservata. Sedevano al tavolo e

    il cibo veniva loro servito. Come David aveva gi fatto altre

    volte, prepar i piatti speciali e li port nella sala riservata su

    un carrello.

    Cominci a servire metodicamente, partendo dal tavolo a cui

    sedevano Makian, Hennes e altri due uomini. Al tavolo di Ben-

    son indugi; l'agronomo accett il piatto domandandogli come

    stava e cominci a mangiare con piacere. David, con aria co-

    scienziosa, spazzol invisibili briciole. Riusc ad avvicinarsi

    all'orecchio di Benson e a mormorare, senza quasi muovere le

    labbra: Qui alla fattoria non mai stato avvelenato nessuno?.

    Benson trasal alla domanda inattesa e guard David. Poi

    spost gli occhi e cerc di sembrare indifferente, ma scosse la

    testa in un chiaro segno di diniego.

    I prodotti vegetali sono tutti di Marte, no? mormor Da-

    vid.

    Un'altra voce risuon nella stanza: era un grido volgare da un

    angolo in fondo.

    Per lo spazio, spilungone d'un terrestre, muoviti!

    Era Griswold, la faccia non rasata come al solito. Ogni tanto,

    comunque, doveva pur radersi, perch i peli non erano mai pi

    lunghi o pi corti di tanto.

    Griswold sedeva all'ultimo tavolo e quando David ci arriv

  • borbottava fra s dalla rabbia.

    Con una smorfia disse: Muoviti con quel piatto, cameriere.

    Pi presto, pi presto!.

    David obbed ma senza affrettarsi, e la mano di Griswold che

    impugnava la forchetta scatt. David fu pi veloce e la forchet-

    ta and a piantarsi nella plastica dura del vassoio.

    Tenendo il vassoio con una mano, David strinse il polso di

    Griswold con l'altra. Gli altri tre uomini intorno al tavolo si al-

    zarono.

    La voce di David era bassa, gelida e piatta: solo Griswold

    poteva sentirla. Butta la forchetta e chiedi la tua razione edu-

    catamente o l'avrai tutta in un colpo.

    Griswold tent di liberarsi, ma la stretta di David era mici-

    diale e il ginocchio del terrestre piantato nello schienale della

    sedia gli impediva di alzarsi.

    Chiedi educatamente ripet David, poi sorrise con falsa al-

    legria. Come una persona civile.

    Griswold ansimava e la forchetta cadde dalle dita intorpidite.

    Brontol: Dammi il vassoio.

    E che altro?

    Per piacere.

    David pos il vassoio e liber la mano di Griswold, da cui il

    sangue era defluito lasciandola bianca. Il bullo se la massaggi

    con l'altra e fece per prendere la forchetta. Era pazzo di rabbia,

    ma quando si guard intorno vide solo divertimento o indiffe-

    renza negli occhi degli altri. Le fattone di Marte sono un am-

    biente duro e ogni uomo deve badare a se stesso.

    Makian si era alzato. Williams chiam.

    David si avvicin. Signore?

    Makian non fece nessun riferimento all'episodio che era ap-

    pena capitato, ma squadr David da capo a piedi come se lo

    vedesse per la prima volta e gli piacesse quello che v