MARA GALEAZZI

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  • 8/22/2019 MARA GALEAZZI

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    Enrico Pieruccini

    Grazie Mara

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    Il 1973, anno di nascita di Mara Galeazzi in quel di Chiari (BS), un annoimportante per la danza italiana: Elisabetta Terabust, ventisettenne, di-viene toile del London Festival Ballet inaugurando una sorta di fuga ditalenti italiani allestero. La raggiunger, sei anni dopo, Lucia Truglia e nel1981 arriveranno al Festival Ballet anche Renata Calderini e MaurizioBellezza. Sar poi la volta di Giovanna Lorenzoni e di Raffale Paganini.

    un momento doro per la danza italiana: i nostri talenti, che da noi pidi tanto non possono danzare (anche Carla Fracci, Luciana Savignano ePaolo Bortoluzzi sono spesso ospiti allestero) trovano in terra stranieragrandi possibilit di lavoro e di carriera. Tira litalian style nella danza. Sene accorge anche la Rai che nel 1978 Mara ha cinque anni spettaco-larizza quelle istanze pedagogiche che avevano contraddistinto la televi-sione degli anni 50 e 60 (da Non mai troppo tardiadAlmanacco) etrasmette su RaiUno la prima puntata di Maratona destate, rassegnainternazionale di danza a cura di Vittoria Ottolenghi (1924-2012). Alle 13di quello storico 31 luglio va in onda la prima parte di Spartacus di Juri

    Grigorovich, protagonisti Vladimir Vasiliev e Natalia Bessmertnova. Neitre giorni successivi, ogni puntata dura mezzora, le altre tre parti. Ha undebole per la danza russa (che lei chiama sovietica) la Ottolenghi. Edopo Spartacus, proponendo sempre allestimenti del Bolscioi, la voltadi Anna Karenina con Maya Plisetskaya, Romeo e Giulietta e Ivan il ter-ribile. Seguiranno un omaggio alle grandi compagnie europee, il docu-mentario Nureyev e il Royal Ballete tredici balletti di Balanchine nellin-terpretazione (sorta di par condicio nonostante la Guerra fredda sia ormaial tramonto) del New York City Ballet. Quarantanove puntate, dal 31 lu-glio al 30 settembre 1978 tutti i giorni esclusa la domenica, che riscuoto-no grande successo. Tanto che la Rai continuer a proporre Maratonadestate negli anni a venire, no al 1983 quando, il 24 settembre (intanto

    Mara Galeazzi ha quasi dieci anni) caler per sempre il sipario su questafortunata trasmissione. In sei anni quasi trecento puntate, per lItalia unapromozione della danza senza precedenti. Per coloro che studiano dan-za e per le loro famiglie, ma anche per i telespettatori in genere, unau-tentica rivoluzione: con Maratona destate Giselle, Albrecht, Odette, Au-rora, Kitri, Giulietta e gli altri grandi personaggi del balletti non li vedi pisoltanto a teatro, dal vivo. Li vedi anche in televisione nellinterpretazio-ne, nel caso di Giulietta, di Natalia Bessmertnova, Rita Poelvoorde, Su-zanne Farrell e Marcia Hayde: il meglio, in quel momento, a livello mon-diale. Al di l dei nomi, non direttamente ricollegabili nei ricordi di chiallora era bimbo a quei volti, a quei passi, tanto meno a quelle coreo-grae di Romeo e Giulietta a rma di Grigorovich, Bjart e Cranko, pa-recchio deve restare di quelle sollecitazioni televisive al bello, alla cultura,allintelligenza. Non a caso, come tante bambine italiane cresciute inquel contesto culturale che giorno dopo giorno andava arricchendosi, lapiccola Mara sogna dinterpretare Giulietta. Quel sogno si avverer. En-trata diciottenne nel Royal Ballet dopo essersi diplomata alla Scala, adiciannove anni Mara viene scelta da Glen Tetley (1926-2007) comeprotagonista della Ronde. Di l a poco viene scelta da Kenneth MacMil-lan (1929-1992) e da Monica Mason come protagonista (nel ruolo di

    Vittoria Ottolenghi

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    Maria Vetzera) di una ripresa di Mayerling (1978) su musica di Liszt, rico-struzione della tormentata storia damore tra la giovanissima baronessaVetzera e il principe ereditario Rodolfo dAsburgo. Quello di Maria unpersonaggio che Mara sente tantissimo. MacMillan entusiasta dellasua interpretazione e sente di poterle afdare anche il ruolo di Giulietta in

    una ripresa del balletto da lui creato nel 1965 sulla musica celeberrima di

    Prokoev. Non passa molto tempo e il sogno che Mara aveva da bambi-na, quello di danzare Giulietta, si realizza. un grande successo e Mara una star. Non a caso nel Royal Ballet brucia le tappe della carriera: rst artist nel 1995, soloist nel 1997 e principal nel 2003. Sicuramente

    merito suo, del suo talento e della sua grinta, nessun dubbio. Ma qualchemerito devono averlo anche la sua prima insegnante di danza in unascuola di Coccaglio (paese vicino a Chiari), gli insegnanti della scuola diballo della Scala dove entra nel 1984 e perch no? anche quellapromozione senza precedenti della danza che furono le sei stagioni tele-visive, culturalmente altissime, di Maratona dEstate. Non a caso parec-

    chie nate tra il 1962 e il 1973, dunque teenager o bambine ai tempi diquella Maratona, sono diventate, come Mara, star internazionali. DaPompea Santoro (1962) toile del Cullberg alla grande Alessandra Ferri(1963) che per anni se la sono contesa Londra, Parigi e New York, daMaria Grazia Galante (1963) che incant Bjart a Carlotta Zamparo

    (1966) musa ispiratrice di Roland Petit, a Viviana Durante (1967), altraitaliana approdata al Royal Ballet, per citarne alcune. Tra la ne degli

    anni 70 e i primi anni 80 non c comunque solo Maratona destate adare un grande contributo culturale alla danza. Nel dicembre del 1980nasce, diretta da Alo Agostini, la rivista Balletto distribuita, cosa non dapoco, capillarmente nelle edicole. Per quanto possa nascere sulla sciadel crescente interesse per larte di Tersicore, la rivista diventa un prezio-so mezzo di promozione che a sua volta contribuisce alla diffusione del-la danza in Italia e apre gli occhi agli allievi che la studiano informandoli,suquanto avviene in Europa e nel mondo: dunque recensioni, interviste,ritratti, note storiche ma anche stage e preziose informazioni su audizio-ni in programma nelle capitali mondiali del balletto. Con la danza, in queiprimi anni 80, si gi in Europa e nel mondo globale. Mara, di quel mo-mento felice durato diversi anni, uno dei frutti migliori. Giustamente nel2006 la rivista Danza & Danza la premia come migliore ballerina Italianaallestero. E giustamente, nel 2009, il presidente della repubblica Gior-gio Napolitano le conferisce la medaglia di Cavaliere del Lavoro: merita-ti riconoscimenti per i tanti anni al Royal Ballet dove apprezzatissimaprotagonista di numerose creazioni di Frederick Ashton (1904-1988) esoprattutto di MacMillan. Dei personaggi delle coreograe del grande

    MacMillan (insuperato poeta della passione, delle cose oscure dellavita, dei desideri infelici e delle illusioni come lo den un critico inglese)

    Mara Galeazzi una interprete quasi ideale: oltre a Giulietta e a MariaVetzera, unindimenticabile Manon e soprattutto Anastasia. Ma an-che nel repertorio ottocentesco e del primo Novecento va fortissimo. Trai suoi cavalli di battaglia Lo schiaccianoci, Giselle, La bella addormen-tata, Don Chisciotte e Luccello di fuoco. Negli anni si rivela inoltre ottima

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    interprete di John Cranko, George Balanchine, Mats Ek, William Forsy-the e Twyla Tharp e, mostrando grande versatilit, porta al successo lecreazioni di giovani coreogra di stampo contemporaneo come Wyane

    McGregor e Christopher Wheeldom. Questa la Mara danzatrice apprez-zata anche fuori dal Royal Ballet come toile ospite di prestigiosi teatri tracui lOpra di Parigi, il Metropolitan di New York, il Bolscioi di Mosca e il

    Teatro dellOpera di Roma. Ma nel caso della Galeazzi, danzatrice edonna e mamma visto che dallaprile del 2012 madre della bellissimaMaia sono la stessa cosa. Da otto anni membro onorario di Soroptimi-st(organizzazione internazionale per la tutela dei diritti umani, per lavan-zamento della condizione femminile e per laccettazione delle diversit),nel 2007 Mara Galeazzi fonda lassociazione Dancing for the children.La fonda insieme al marito Jurgen per aiutare i bambini affetti da immu-nodecienza causata dal virus HIV. Lassociazione organizza, soprattut-to a Londra, spettacoli per raccogliere fondi destinati a curare i bimbi af-fetti da HIV ma opera anche in zone del Kenya e del Sudafrica per

    togliere i bambini dalla strada e tentare di dare loro un futuro. Tra i pro-getti messi in atto in Africa anche dei workshop con funzione propedeu-tica tenuti dalla stessa Galeazzi insieme a danzatori Zulu e Masai con lo

    scopo di fare divertire i bambini e avviarli eventualmente alla danza.Madre di Maia e, idealmente, di decine e decine di altri bambini, MaraGaleazzi un simbolo bello e positivo dei tempi che cambiano. Nel lonta-no 1952, quando Balanchine era alla Scala a montare Balletto imperialeper la compagnia scaligera, il celebre coreografo russo-americano rima-se folgorato dalla leggerezza della prima ballerina Olga Amati tanto daproporle di seguirlo negli States e di entrare nel New York City Ballet.Olga Amati riut. Per una milanese doc come lei era probabilmente

    impensabile lasciare il pi bel teatro al mondo dove era cresciuta e dovela grande musica e la grande danza erano di casa da oltre un secoloe mezzo. Quarantanni dopo, nel 1992, Mara Galeazzi non ha questiproblemi. Cos, appena diplomata a pieni voti, se ne va a Londra. Poi,ventunanni dopo, terminata lesperienza londinese, eccola pronta a rag-giungere con Maia il marito Jurgen in Oman dove conta di potereintrodurre e fare amare la danza accademica. Senza dimenticare lAfricache laspetta per altri workshop. Sar con lei anche Maia con la speran-za, ci confessa Mara, che la piccola possa vedere avverati tutti i suoisogni come successo alla mamma. Cara Mara, cittadina del mondoquale sei per come sai esprimerti nel linguaggio universale della danza,stasera, come in altre occasioni, ti applaudiamo con grande gioia e so-prattutto ti ringraziamo. Ma non ci va di chiamarlo addio alle scene. Haiancora tanto da danzare. Uninnit di cose e altri bambini affetti da HIV

    ti aspettano.

    Testo riportato sul volume Estate Teatrale Veronese 2013 in occasione del gala con i primiballerini del Royal Ballet andato in scena al Teatro Romano di Verona il 23 luglio per laddioalle scene di Mara Galeazzi.