Rivista di Arti Terapie e Neuroscienze Online - Anno III Numero 11
MANUALE DI ARTI TERAPIE - DEMO
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Manuale di Arti TerapiePremesse, deinizioni, applicazioni e
casi cliniciA.A.V.V.
Edizioni Circolo Virtuoso
a cura di Stefano Centonze
Dal lavoro si misura la stima che
ciascuno ha di se stesso
Tutti i diritti riservati
ISBN: 978-88-97521-36-5
Prezzo: € 35,50
Pagine: 370
Ed. Circolo Virtuoso
Data pubblicazione: 5 Novembre 2012
www.circolovirtuoso.net
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sommarioGli autori 15Introduzione 21
SEZIONE I L’approccio globale alla persona in cura 23
Cap. 1 - Dall’umanizzazione delle cure al metodo scientiicodi Gianpaolo Pierri e Pierpaolo Proto 25
1.2 Lo scienziato e il tacchino induttivista 251.4 Le pseudosperimentazioni 261.5 Il mondo del paziente 261.6 Stigma iatrogeno 261.7 Paradosso epistemologico 271.8 È possibile un intervento psicoterapeutico all’interno di una coni ce di trattamento medico-biologico? 271.9 Psicoterapia alternativa alla farmacoterapia? 281.10 Empatia 281.11 Approccio globale alla persona che soffre 281.12 Riabilitazione come recupero della dimensione umana della cura 291.13 Il signiicato della vita 29
SEZIONE II Premesse scientiiche 31
Cap. 2 - Breve corso di psicopatologia generaledi Giuseppa Pistorio 332.1 Evoluzione storica della psichiatria 332.2 Sigmund Freud 40
2.3 La depressione 582.4 La schizofrenia 592.5 La Paranoia 632.6 L’anoressia mentale 632.7 L’alcoolismo acuto e cronico 652.8 La società e il “folle” 672.9 L’istituzione psichiatrica 702.10 Nevrosi e Psicosi 722.11 Disturbi di personalità 75
Cap. 3 - Note di psicologia evolutiva e dinamicadi Simona Negro 79
3.1 Deinizione 793.2 Relazioni primarie precoci 803.3 La funzione paterna 863.4 Parte monograica – L’adolescenza 873.5 Alcune note sull’adolescente violento 893.6 Cenni di psicologia dinamica 923.7 Inconscio dinamico 933.8 L’inconscio di Sigmund Freud 943.9 Il funzionamento psichico 953.10 L’inconscio secondo Melanie Klein 963.11 Posizioni 993.12 L’inconscio di Wilfred Bion 1003.13 L’inconscio e le neuroscienze 1043.14 Convergenze, divergenze, prospettive 108
Cap. 4 - Appunti illustrati di Neurologia di Roberto e Francesco Calamo Specchia 1154.1 Il Neurone 115 Anatomia 116
Fisiologia 1194.2 Elementi di anatomia funzionale dell’encefalo 1254.3 Aree del lobo frontale 1284.4 Aree del lobo parietale 1304.5 Aree del lobo temporale 1324.6 Aree del lobo occipitale 1334.7 Aree del lobo limbico 1334.8 Neuroni Specchio 1334.9 Plasticità Neuronale - Generalità 1354.10 La Plasticità Neuronale negli invertebrati 1364.11 La Plasticità sinaptica nei Mammiferi 1394.12 La Teoria Neurobiologica di Edelman 1434.13 Le moderne teorie sul funzionamento della mente 144
SEZIONE III Musicoterapia 147
Cap. 5 - Deinire le Arti Terapie, deinire la Musicoterapiadi Stefano Centonze 149
5.1 La Musica che cura. Le origini 1515.2 La Musicoterapia oggi 1525.3 Transdisciplinarietà 1535.4 Preponderanza del “fatto” musicale 1545.5 Applicazioni 1575.6 Finalità 1595.7 Prevenzione 1605.8 Riabilitazione 1605.9 Terapia 1625.10 Campi d’applicazione 1625.11 In conclusione 163
Cap. 6 - Lo Psicodramma sonoro-musicaledi Giuseppa Pistorio e Niccolò Cattich 165
Cap. 7 - Musicoterapia e movimento corporeo. Una proposta di riabilitazione cognitiva con la musicadi Christian Tappa 171
7.2 Il Movimento Camphill 1717.3 La fondazione di una vera comunità 1727.4 La musica nei villaggi e centri di Pedagogia curativa e Socioterapia 1737.5 Le sedute individuali 1757.6 La Terapia dello “Spazio d’Ascolto” 1787.7 Alcuni aspetti fondamentali del modello antropologico indicato da Rudolf Steiner alla base delle applicazioni descritte 1797.8 La musica nella visione antroposoica 1817.9 I giochi e gli esercizi ritmici elaborati da Christine Baumann 1837.10 Il ritmo e il movimento corporeo 1887.11 L’esperienza pratica: alcuni esempi di attività musicali svolte a Casa Loïc 1997.12 Ultime considerazioni 207 Note 208
Cap. 8 - La Musicoterapia recettivadi Niccolò Cattich 211
8.1 La musicoterapia recettiva analitica 2118.2 Prima fase 2118.3 Lettura e analisi del materiale verbalizzato 2138.4 Seconda fase 2168.5 Terza fase 217
8.6 Considerazioni 218
Cap. 9 - L’Effetto Mozartdi Antonio Montinaro 221
9.1 Effetto Mozart, ovvero un’introduzione alla Musicoterapia 222
SEZIONE IV Danza Movimento Terapia 229
Cap. 10 - I principali modelli applicativi in Danza Movimento Terapiaa cura di Stefano Centonze 231
10.1 Introduzione alla Danza Movimento Terapia 23110.2 Dalla danza alla Danza Movimento Terapia 23210.3 Una possibile deinizione di Danzaterapia 23410.4 I principali modelli di Danza Movimento Terapia: il modello Fux 236 I Fondamenti del metodo Fux 23810.5 La musica 23910.6 Le parole madri 24010.7 Expression Primitive 24010.8 Importanza del gruppo 24210.9 Pregnanza del ritmo 24310.10 Rapporto con la terra 24410.11 Semplicità dei gesti 24410.12 Ripetizione 24410.13 Utilizzo di una gestualità codiicata di movimenti che provengono dall’esterno 24510.14 Utilizzo della voce 24510.15 Binarietà 246
10.16 Trance 24710.17 Gioco con la trasgressione 24710.18 La ricerca di un superamento di sé nella sublimazione 24710.19 Ritualizzazione 24810.20 L’Expression Primitive di France Scott-Billmann 248
Cap. 11 - Il corpo recluso: esperienza di Danza Movimento Terapia in carcere di Federico Caporale 251
11.1 Danzamovimento, teatro e arti terapie in una “istituzione totale” 25111.2 Preliminari 25211.3 I progetti 25311.4 Arte Terapia o “teatro dei burattini”? 25411.5 Impatto iniziale e primi incontri 25511.6 Gli utenti 25611.7 L’intervento di danzaterapia con i detenuti 25811.8 Ideazione del progetto 25911.9 Articolazione dell’intervento di DMT e suoi obiettivi 26011.10 L’istituzione del setting di DMT 26411.11 L’apertura e il riscaldamento 26511.12 La parte centrale della seduta 26711.13 Fase di uscita e conclusione degli incontri 27011.14 Sviluppi e risultati dei progetti: il burattino e il suo autore 27311.15 Il racconto creato dal gruppo di Cassino 27411.16 Il racconto inventato dal gruppo di Frosinone 27511.17 Le mostre realizzate a Cassino e a Roma 27611.18 Le rappresentazioni teatrali alle C.C. di Cassino e di Frosinone 277
11.19 Un confronto con altri interventi di DMT e Arte Terapia in carcere 27811.20 Sviluppi futuri e conclusioni 283
SEZIONE V Dramma Teatro Terapia 287
Cap. 12 - L’espressione corporea nelle Arti Terapiedi Fausto Cino 289
12.1 Introduzione 28912.2 La formazione degli operatori 29112.3 La percezione del sé corporeo: dalla conoscenza alla coscienza 29312.4 L’attività motoria come linguaggio 29812.5 Movimento e comunicazione 29912.6 Il nostro corpo parla 30212.7 Lo spazio 30912.8 Il tempo 31012.9 I protocolli d’osservazione 31212.10 La valutazione 31312.11 I modelli della valutazione 31512.12 La valutazione normativa 31512.13 La valutazione criteriale 31512.14 La strutturazione delle prove 31512.15 Gli indicatori 31612.16 I descrittori 31612.17 Obiettività 31612.18 Attendibilità 31712.19 Validità 31712.20 La valutazione dello sviluppo psicomotorio 31712.21 Test d’imitazione dei gesti 317
12.22 L’esame psicomotorio 31912.23 Espressione corporea e pazienti psichiatrici 32012.24 Procedura utilizzata 32112.25 Analisi dei dati 32212.26 Risultati della ricerca 327
Cap. 13 - Il teatro che si prende cura di Glenda Pagnoncelli, Chiara Bertero, Emanuela Binello 329
13.2 La rottura con l’ordinario e l’ingresso nello spazio straordinario del laboratorio 33013.3 Il riconoscimento di sé e dell’altro nel gruppo 33113.4 Essere gruppo, materia unica 33213.5 Sperimentazione e condivisione dell’esperienza immaginativa 33213.6 Proiezione e ruoli 33413.7 L’elaborazione dell’esperienza di gruppo e il rimando al vissuto personale 33513.8 La conduzione 33613.9 Esperienze: le “bancarelle delle emozioni” 33713.10 Recitare se stessi - II edizione: la nascita di un gruppo 338
SEZIONE VI Arteterapia Plastico Pittorica 341
Cap. 14 - L’Arteterapia Plastico Pittorica: concetti generalia cura di Stefano Centonze 343
14.1 Metodo del Disegno Speculare Progressivo 34514.2 Metodo dell’Integrazione sensoriale in Arte Terapia 346
Cap. 15 - Arteterapia Plastico Pittorica tra innovazione e trasformazionedi Ilaria Caracciolo 347
15.1 Lineamenti per una storia delle Arti Terapie 34815.2 Elementi di teoria e tecnica dell’arteterapia plastico pittorica 35215.3 L’uso di modalità espressive in terapia 35815.4 Applicazione dell’Arteterapia Plastico Pittorica in un contesto formativo 36515.5 Il laboratorio: Ri-costruire Auto-strade comunicative 367
BIBLIOGRAFIA 371
Gli autori
Stefano Centonze, LE, Musicoterapista, scrittore, editore, sceneggiatore, regista
teatrale, formatore, fondatore e Direttore della Scuola di Formazione Professionale
Circolo Virtuoso e dell’Istituto di Arti Terapie e Scienze Creative di Carmiano
(LE), Presidente di Art.eD.O. - Polo Mediterraneo delle Arti Terapie e delle
Discipline Olistiche. Ha fondato le testate giornalistiche telematiche “Arti
Terapie e Neuroscienze On Line” e “Mappa Terzo Settore Web TV”. Ha scritto
Musicoterapia e Alzheimer, è coautore del Manuale di Progettazione Sociale e dei
testi 70 giochi di creatività per la conduzione dei gruppi e Progettare un corso
e-learning per le disabilità (Edizioni Circolo Virtuoso 2011).
.
Gianpaolo Pierri, BA, Psichiatra, Psicologo, Psicoterapeuta, Direttore della
Cattedra di Psicoterapia e Coordinatore e Docente del Corso Integrato di Psichiatria e
Psicologia Clinica (Canale A) nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università
di Bari. Docente di discipline psicologiche e psichiatriche. Presidente dei Corsi di
Laurea della Riabilitazione (Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica, Educazione
Professionale e Fisioterapia). Già Direttore della Scuola di Specializzazione in
Psichiatria dell’Università di Bari. Presidente della Società Italiana di Psicoterapia
Medica. Presidente del Centro Interdisciplinare di Ricerca e di Intervento sui Sistemi
Umani (C.I.R.I.S.U.), Scuola quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia
autorizzata dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
.Pierpaolo Proto, LE, Specialista in formazione presso la Clinica Psichiatrica
dell’Università di Bari.
.Antonio Montinaro, LE, Neurochirurgo, già Direttore dell’Unità Operativa in
Neurochirurgia presso l’Ospedale Civile “V. Fazzi” di Lecce, libero professionista
presso la Clinica Città di Lecce Hospital, Musicologo, Vicepresidente
16
dell’associazione Amici della Lirica “T. Schipa” di Lecce, Componente del
Consiglio di Amministrazione Conservatorio “T. Schipa” di Lecce, Presidente del
Centro Studi Musicali di Lecce.
.Giuseppa Pistorio, CT, Neurologa, Psichiatra, Musicoterapeuta, esperta in tecniche
psicodrammatiche di gruppo, medico dirigente con funzioni superiori presso il
servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera S. Croce
e Carle di Cuneo, Direttore del Centro Diurno psichiatrico della A.S.L. Roma H
- Distretto H6 Anzio-Nettuno, coordinatrice del Modulo di Musicoterapia presso
la Scuola di Arti Terapie e Psicoterapie Espressive di Roma, direttrice didattica
dell’Istituto di Arti Terapie e Scienze Creative di Lecce, Magister del modello di
Musicoterapia Benenzon, titolo conseguito a Buenos Aires nel 2006.
.Simona Negro, LE, Psicologa, Psicoterapeuta Gruppoanalista, ha collaborato
con la cattedra di Psicologia Dinamica presso la Facoltà di Psicologia di Torino,
pubblicando in collaborazione con Giorgio Blandino diversi articoli e saggi sulle
radici ilosoiche della psicologia. Attualmente svolge attività di consulenza psicologica nell’ambito della riabilitazione psichiatrica, attività libero-professionale
e attività peritale di consulente tecnico in ambito civile e penale. È Docente di
Psicologia dell’età Evolutiva, di Psicologia Dinamica e Dinamiche di Gruppo
all’interno dei corsi triennali di formazione in Arti Terapie promossi dall’Istituto
di Arti Terapie e Scienze Creative.
.Niccolò Cattich, VC, Neurologo, Psichiatra, Psicoterapeuta, Musicoterapeuta,
Docente presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia S.A.I.G.A. di Torino,
Docente e Direttore Didattico della Scuola di Formazione triennale dell’Istituto di
Arti Terapie e Scienze Creative della sede di Carmiano.
.Glenda Pagnoncelli, MI, Attrice, Formatrice e Drammaterapista. Docente presso
la Scuola di Drammaterapia del Centro di Formazione nelle Artiterapie di Lecco.
Cap. 11 - Il corpo recluso: esperienza diDanza Movimento Terapia in carcere
di Federico Caporale
Tratto da Il corpo recluso, intervento di Danza Movimento Terapia nell’ambito
di due progetti formativo-riabilitativi di teatro di igura rivolto a soggetti detenuti - Tesi di specializzazione in Danza Movimento Terapia espressivo-relazionale di
Federico Caporale (Roma, 2005).
11.1 Danzamovimento, teatro e arti terapie in una “istituzione totale”Quando ho scelto di lavorare ai progetti di cui parlerò in seguito, non avevo nessuna
idea di quello che avrebbero signiicato per me, in termini di esperienza personale e professionale. Ero mosso sì dal desiderio di lavorare, ma anche dalla voglia di
conoscere la realtà carceraria a me totalmente sconosciuta. “Dopo tutto - pensavo
- un buon danzaterapeuta deve osservare, conoscere, relazionarsi e misurarsi con
tutte le istituzioni e tipologie di utenti, così da consolidare la propria identità
professionale e orientarsi, poi, in funzione delle proprie attitudini, competenze ed
opportunità”. Non ho dubbi riguardo al fatto che da questa esperienza io sia uscito
più maturo, come persona e come professionista. L’intensità dell’esperienza era
infatti così forte, così totale, da attraversare ogni cellula del mio corpo, ogni pensiero
e insinuarsi, progressivamente, nella mia vita. Soprattutto all’inizio del corso, ogni
giorno in carcere mi sembrava paragonabile a dieci vissuti all’esterno.
252
11.2 Preliminari Le fasi antecedenti l’avvio dei corsi mi hanno visto impegnato nel reperire e
selezionare i docenti (otto in totale). In seguito, mi sono occupato del tutoraggio
delle attività didattiche, dei docenti e degli allievi. Mi sono trovato, dunque, a gestire
buona parte delle relazioni fra i docenti, i corsisti, l’istituzione carcere e l’ente
attuatore. L’Istituzione era “presente” in aula sotto varie forme (concretamente
era rappresentata dall’assistente che piantonava lo spazio di lavoro, ma anche
dalle telecamere, dalle mura e dalle sbarre di ferro che ci ricordavano dovunque
ci trovassimo). Ad ogni modo, che sia presente “isicamente” o no, essa incide fortemente nelle dinamiche del gruppo e nello sviluppo del lavoro. In ogni caso,
i rapporti con l’istituzione vanno evidentemente trattati (e curati) in maniera
speciica (contrattuale e relazionale), prevenendo eventuali fratture che potrebbero compromettere gli equilibri del gruppo e lo sviluppo dell’intervento di DMT e del
corso di teatro. In qualità di tutor, io rappresentavo l’ente attuatore, ma ero anche
co-docente e conduttore del laboratorio di DMT. Il graico che segue mostra i soggetti presenti nel processo del gruppo di DMT e le diverse modalità relazionali
che intercorrono tra loro (Fig. 1).
Fig.
Il conduttore (il primo paziente del gruppo), così come ogni soggetto partecipante,
sono parte dello stesso gruppo e le modalità relazionali che si instaurano e sviluppano
nel corso del processo creativo sono basate su criteri diversi (evidentemente)
rispetto a quelle che vedono impegnata l’istituzione carcere. Quest’ultima, infatti,
funziona come una specie di ministero (a livello gestionale ed amministrativo) e
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metà tossicodipendenti, con condanne diverse (da 1 a 30 anni), diverso paese
d’origine, lingua ed estrazione sociale. Alcuni soggetti erano depressi, due con
cicliche manie suicide o autolesionistiche (F. si è inferto numerosi tagli trasversali
sugli avambracci, mentre C. ha tentato di impiccarsi nella sua cella). Due soggetti
erano decisamente logorroici, tre lamentavano vari problemi di salute e più d’uno
mostrava una capacità di attenzione minima.
Tra i soggetti cosiddetti “normali”, spiccavano A. e T., sia per la loro acutezza, la
loro capacità cognitiva e dialettica, che per un elevato livello culturale. Con questi
presupposti, onestamente, non mi sarei aspettato un riscontro così favorevole da
parte del gruppo, che ha partecipato, attivamente, con piacere e dedizione, che ha
fatto registrare un coinvolgimento totale: tutti hanno fatto la loro parte, dai più
debilitati e passivi agli ipercinetici e costantemente “sopra le righe”.
Quando, successivamente ai primi incontri, alcuni detenuti si presentavano con la
tuta da ginnastica era per me un gran piacere, oltre che una comunicazione chiara
di riconoscimento nei confronti miei e del lavoro che stavamo portando avanti. Se
da un lato l’abbigliamento sportivo comunicava la volontà di mettersi in gioco ed
in movimento, non mancavano azioni contrarie che, seppur indirette, risultavano
quanto mai esplicite. Se un detenuto si presentava con le ciabatte da mare o vestito
a festa, il messaggio era chiaro: non aveva voglia di partecipare al lavoro. In questi
momenti, il fatto che assistesse al lavoro del gruppo, senza disturbare, era per me
già un buon risultato.
258
11.7 L’intervento di danzaterapia con i detenutiNel presente capitolo illustrerò i due laboratori di DMT che ho progettato e condotto
(con la collaborazione della Dott.ssa Pasquarella) presso le C.C. di Cassino e
Frosinone durante la primavera del 2004.
A proposito di ruolo: tutor, docente o danzamovimentoterapeuta?
Il ruolo o, meglio, i ruoli che mi sono trovato a rivestire, in questo percorso,
sono stati essenzialmente tre: tutor, docente e danzamovimentoterapeuta. Oltre a
svolgere le numerose pratiche burocratiche (registro presenze, materiali, schede,
questionari, ecc.), ho partecipato attivamente a buona parte della didattica sia nei
moduli di laboratorio, sia nei moduli teorici. Ho messo in gioco, quindi, con grande
piacere, la mia esperienza relativa al teatro di igura, alla danza, alle arti igurative e teatrali. Questi ruoli e le relative competenze che da essi scaturiscono, a seconda
dei momenti, mi vedevano protagonista, lasciando gli altri sullo sfondo. Come
su di un palcoscenico viene avanti verso il pubblico una igura che lentamente si distingue dalle altre catturando l’attenzione degli spettatori-interlocutori, le igure sullo sfondo seppur vaghe, mimetiche o in ombra non escono dalla scena, ma
rimangono in secondo piano a rafforzare per contrasto l’azione che avviene nel
proscenio.
358
un’opera di sistematizzazione delle esperienze e delle tecniche, tale da mettere
al servizio dello stesso paziente-artista la sua arte, con la inalità di promuovere trasformazione, integrazione, elaborazione e condivisione. Un aspetto fondamentale
per comprendere le potenzialità dell’uso dell’arte plastico pittorica nei processi di
cura e riabilitazione, è data dall’importanza del gesto e dell’azione come presupposti
fondamentali per la costruzione della propria identità e per la comunicazione con
il mondo esterno, anche ad un livello profondamente emotivo. L’elemento di base
stesso dell’esperienza arteterapeutica è quella di rendere consapevole la forte
carica affettiva del gesto che è dietro ogni simbolo graico. L’attività simbolica del segno graico è quella di lasciare la propria traccia, di renderla fruibile all’Altro-da-sé, modiicabile, avvicinabile, elaborabile ed inine riacquisibile nella propria esperienza individuale di deinizione dell’identità. Le principali inalità e le basi dei modelli operativi dell’arteterapia plastico pittorica, sono applicabili anche a tutti
gli altri tipi di terapie basate sull’espressività e all’utilizzo delle capacità artistiche
presenti in ciascuno di noi.
15.3 L’uso di modalità espressive in terapiaL’uso di modalità espressive in terapia consente di (Tamino, 2001):
CONTENERE e CANALIZZARE lo stato emotivo del paziente;• CONDIVIDERE il risultato della sua produzione emozionale attraverso le •
varie modalità espressive;
ACCETTARE più facilmente i sentimenti e le emozioni agite rispetto a quelle • verbalizzate;
RIVOLGERSI direttamente alla corporeità del paziente, intendendo per • corporeità il fatto che tutta l’attività dello stesso scaturisce dall’unità mente-
corpo;
COGLIERE e SOLLECITARE nel paziente una forza vitale, che agisce • essendo il paziente in contatto con se stesso, col terapeuta e col mondo intero.
Gli attributi maggiormente innovativi della pratica arteterapeutica risiedono, in
particolar modo, nell’espressività e nella modularità degli interventi. L’espressività
è data dal fatto che queste metodologie indirizzano il loro interesse a modelli
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guarda con stupore e compiacimento. Il gruppo, invitato a decidere cosa fare con il
materiale prodotto, decide di separarsi dai personaggi mentre ciascuno prenderà e
porterà con sé un pezzo del groviglio di strade disegnate. Come se ora si fosse capaci
di prendere le distanze, liberarsi della propria immagine identitaria, per fare proprie
quelle parti della relazione con l’altro, necessarie a comunicare e sentirsi in reciproco
contatto. I risultati, osservati e descritti, permettono un’importante rilessione su quello che è il mondo comunicativo di ciascun individuo nell’interazione con gli
altri, in particolar modo per ciò che riguarda la condivisione proprio di quegli stati
emotivi che, un po’ per l’analfabetismo emotivo al quale facevamo riferimento
in precedenza, un po’ per le aberrazioni comunicazionali, tipiche di questa epoca
altamente computerizzata, rischiano di rimanere taciuti e soggiacenti, quasi non
considerati come reali. Nel laboratorio descritto sembra essere stata rappresentata,
infatti, questa auspicata prospettiva di cambiamento, come se fosse possibile ri-
costruire, e aggiungeremmo co-costruire, auto-strade comunicative. Auto-strade,
poiché è necessario che il singolo diventi protagonista della sua vita relazionale e
professionale, aprendo uno spazio adatto alla grande mole di sensazioni e signiicati, oggi, presenti nelle interazioni umane, in cui ciascuno possa muoversi liberamente
e luidamente, incontrando e comunicando con l’Altro senza ostacolarlo.
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