MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

8
1 CONTINUA IL NOSTRO IMPEGNO E LA NOSTRA GIOIOSA MILITANZA DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA” IL MIRIAM MAKEBA MAGGIO 2012 CIRCOLO SEL MIRIAM MAKEBA SALERNO Dedicato agli amanti dell’o- pera lirica. Il Nababbo di Giuseppe(che non fu mai così) Verdi. Scena IV Padani sbugiardati e costretti a confessare. Padani (coro): Và pensiero sui conti dorati; Và, ti posa sui fitti, le case ed i terrazzi ristrutturati, sul conto salato della Porsche del capo. Sui diamanti di Rosy, i diplo- mi taroccati, i Ministeri di Monza inaugurati. Và, ti posa sull’ampolla divi- na, sul dito medio artritico, ma che fa scena; sul vessillo verde sventolato e sul tricolo- re dileggiato. Oh Padania, sì immonda e venduta, combatti Roma ladrona, l’amatriciana, la carbonara e la coda alla vac- cinara; benedici la polenta, gli osei, la tinca, la carpa e pure la trota. Và pensiero sulle casse del partito, svuotate dalla rino- plastica del figlio minore e le multe del consigliere regiona- le. Và, ti posa su Miss Padania, sul campionato di calcio ed il giro ciclistico del nord Italia. Spazza via le quote latte, benedici le effigi di Alberto da Giussano, eroe indiscusso dell’orgoglio padano. Alita, come maremoto, sulla Sicilia e la Campania, perché, se siamo troppi a rubare, occorre sicuramente una cernita naturale! Scompiglia il terrone cafone, spezza le reni all’immigrato irregolare… e, se proprio a qualcuno dobbiamo rinuncia- re, prendi Borghezio che, da quando e’ nato, non fa altro che vaneggiare… Caterina Bianco L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE Rubrica della responsabile del giornalino Caterina Bianco Verso l’iniziativa sulla 2 Adeguamento del PUC 3/4 Commonsware: una riflessione iniziale 5 L’urbanistica e i giova- ni 6 Sarno film festival 7 LOCANDINA INI- ZIATIVA 18 MAG- GIO 8 Sommario Care Compagne e cari Compagni, è doveroso per me, innanzitutto, rin- graziare a nome dell’inte- ro circolo “Miriam Make- ba”, tutti gli iscritti di SEL ed i simpatizzanti che hanno accolto con grande entusiasmo il primo nu- mero di questo giornale; in tanti si sono compli- mentati per la qualità degli articoli, per l’impor- tanza e l’attualità dei te- mi trattatati e per l’eleva- ta capacità di offrire uno spunto di riflessione sulle questioni locali. Nella speranza di fare altret- tanto in questa seconda uscita, abbiamo deciso di dare ampio spazio alle problematiche relative al Piano Urbanistico Comu- nale nella Città di Saler- no, illustrando una serie di proposte che consen- tano alla nostra città di adeguarsi agli standard europei e di venire incon- tro alle esigenze dei gio- vani e delle fasce più de- boli. Tantissime sono le iniziative che ci hanno visto partecipi nel mese appena trascorso: il cor- teo del 1° maggio e quel- lo degli studenti in difesa del CSTP, la manifesta- zione del 25 aprile, tur- bata, purtroppo, dalle provocazioni a mezzo stampa del Presidente della nostra Provincia. Fra le tante, ci tengo a segnalare l’appello rivol- to ai Comuni impegnati nelle prossime elezioni amministrative, a cui ho personalmente preso parte e che coinvolge in modo unitario tutte le donne dei partiti di cen- tro sinistra, di dotarsi di una Commissione delle Pari Opportunità, affin- ché si possa costruire un modello di città che tenga presente anche dei bisogni esclusiva- mente legati alla sfera femminile. Nel quadro istituzionale, il Comune è l’ente più vicino al cittadino, le cui scelte hanno un impatto quoti- diano sulla vita dei suoi abitanti e, per questo motivo, chiediamo che venga fornita una lettu- ra in chiave di genere anche del bilancio nella distribuzione delle risor- se economiche; in que- sto modo si potrebbe, inoltre, garantire un migliore funzionamento dei presidi ospedalieri, dei consultori e delle strutture che prestano accoglienza a coloro che subiscono violenza fisica e che, data la dipenden- za economica dal pro- prio partner e la man- canza di servizi in cam- po abitativo, sono reti- centi a denunciare. Vi invito, infine, a pren- dere parte numerosi all’iniziativa sul mondo della scuola e sulla di- spersione scolastica fis- sata per il 18 maggio; la notevole esperienza dei relatori, siamo certi, sarà in grado di fornire risposte ai molti interro- gativi sulla scuola pub- blica in Italia. Tiziana Aiello

description

Secondo numero del "IL MIRIAM MAKEBA" giornalino online del circolo di Sinistra Ecologia Libertà "MIRIAM MAKEBA" Salerno

Transcript of MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

Page 1: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

1

CONTINUA IL NOSTRO IMPEGNO E LA NOSTRA GIOIOSA MILITANZA

DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA”

IL M

IRIA

M M

AK

EB

A

MA

GG

IO

20

12

CIRCOLO SEL

MIRIAM MAKEBA SALERNO

Dedicato agli amanti dell’o-pera lirica.

Il Nababbo di Giuseppe(che non fu mai così) Verdi.

Scena IV

Padani sbugiardati e costretti a confessare.

Padani (coro):

Và pensiero sui conti dorati;

Và, ti posa sui fitti, le case ed i terrazzi ristrutturati, sul conto salato della Porsche del capo.

Sui diamanti di Rosy, i diplo-mi taroccati, i Ministeri di Monza inaugurati.

Và, ti posa sull’ampolla divi-na, sul dito medio artritico, ma che fa scena; sul vessillo verde sventolato e sul tricolo-re dileggiato.

Oh Padania, sì immonda e venduta, combatti Roma ladrona, l’amatriciana, la carbonara e la coda alla vac-cinara; benedici la polenta, gli osei, la tinca, la carpa e pure la trota.

Và pensiero sulle casse del partito, svuotate dalla rino-plastica del figlio minore e le multe del consigliere regiona-le.

Và, ti posa su Miss Padania, sul campionato di calcio ed il giro ciclistico del nord Italia.

Spazza via le quote latte, benedici le effigi di Alberto da Giussano, eroe indiscusso dell’orgoglio padano.

Alita, come maremoto, sulla Sicilia e la Campania, perché, se siamo troppi a rubare, occorre sicuramente una cernita naturale!

Scompiglia il terrone cafone, spezza le reni all’immigrato irregolare… e, se proprio a qualcuno dobbiamo rinuncia-re, prendi Borghezio che, da quando e’ nato, non fa altro che vaneggiare…

Caterina Bianco

L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE

Rubrica della responsabile del giornalino

Caterina Bianco

Verso l’iniziativa sulla 2

Adeguamento del PUC 3/4

Commonsware: una riflessione iniziale 5

L’urbanistica e i giova-ni 6

Sarno film festival 7

LOCANDINA INI-ZIATIVA 18 MAG-GIO

8

Sommario

Care Compagne e cari Compagni, è doveroso per me, innanzitutto, rin-graziare a nome dell’inte-ro circolo “Miriam Make-ba”, tutti gli iscritti di SEL ed i simpatizzanti che hanno accolto con grande entusiasmo il primo nu-mero di questo giornale; in tanti si sono compli-mentati per la qualità degli articoli, per l’impor-tanza e l’attualità dei te-mi trattatati e per l’eleva-ta capacità di offrire uno spunto di riflessione sulle questioni locali. Nella speranza di fare altret-tanto in questa seconda uscita, abbiamo deciso di dare ampio spazio alle problematiche relative al Piano Urbanistico Comu-nale nella Città di Saler-no, illustrando una serie di proposte che consen-tano alla nostra città di adeguarsi agli standard europei e di venire incon-tro alle esigenze dei gio-vani e delle fasce più de-boli. Tantissime sono le iniziative che ci hanno visto partecipi nel mese appena trascorso: il cor-teo del 1° maggio e quel-lo degli studenti in difesa del CSTP, la manifesta-zione del 25 aprile, tur-bata, purtroppo, dalle

provocazioni a mezzo stampa del Presidente della nostra Provincia. Fra le tante, ci tengo a segnalare l’appello rivol-to ai Comuni impegnati nelle prossime elezioni amministrative, a cui ho personalmente preso parte e che coinvolge in modo unitario tutte le donne dei partiti di cen-tro sinistra, di dotarsi di una Commissione delle Pari Opportunità, affin-ché si possa costruire un modello di città che tenga presente anche dei bisogni esclusiva-mente legati alla sfera femminile. Nel quadro istituzionale, il Comune è l’ente più vicino al cittadino, le cui scelte hanno un impatto quoti-diano sulla vita dei suoi abitanti e, per questo motivo, chiediamo che venga fornita una lettu-ra in chiave di genere anche del bilancio nella distribuzione delle risor-se economiche; in que-sto modo si potrebbe, inoltre, garantire un migliore funzionamento dei presidi ospedalieri, dei consultori e delle strutture che prestano accoglienza a coloro che subiscono violenza fisica e che, data la dipenden-za economica dal pro-prio partner e la man-canza di servizi in cam-po abitativo, sono reti-centi a denunciare.

Vi invito, infine, a pren-dere parte numerosi all’iniziativa sul mondo della scuola e sulla di-spersione scolastica fis-sata per il 18 maggio; la notevole esperienza dei relatori, siamo certi, sarà in grado di fornire risposte ai molti interro-gativi sulla scuola pub-blica in Italia.

Tiziana Aiello

Page 2: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

2

MIRIAM MAKEBA

Innanzitutto, non pretendendo di parlare solo ai tecnici della scuola, è giusto capirsi sui termini. Cosa si intende per dispersione scolastica? Potremmo definirla un insieme di processi che portano alcuni alunni ad accumulare ritardi, rallentamenti e spesso abbandoni del mondo della scuola. Molti però confondono la disper-sione con l’allontanamento dal circuito scolasti-co tout court. No, è dispersione anche quando un alunno a scuola ci viene ma non ne trae profitto e anzi non riesce ad esprimere le pro-prie potenzialità e le proprie capacità cognitive ed intellettive. In questi casi la dispersione porta ad un accumulo di insuccessi scolastici.

Ecco dunque che quando si parla di dispersione si parla di più situazioni che provia-mo a tratteggiare velocemente. Ci sono gli alunni che potremmo definire spinti via dalla scuola, perché magari sono di ostacolo. Ci sono i menefre-ghisti, quelli cioè che semplicemente ti dicono “la scuola non mi piace” e che pensano che le ore trascorse in aula siano ore sottratte alla vita. Poi da menzionare infine i fragili, quelli che iniziano un percorso scolastico con tanti di quei gap di partenza che difficilmente riescono poi ad integrarsi con il programma.

Ma l’idea generale che sembra emergere in questi anni è che parole come decondiziona-mento, gap iniziale, recupero, siano ormai ter-mini desueti, quasi utopici. In questa logica di mercato possiamo ancora permetterci di com-battere la dispersione scolastica? La risposta secondo noi è sì. La scuola deve combattere con ancora più vigore il Drop Out, proprio in consi-derazione che non si possono lasciare indietro masse di giovani che magari provengono da classi sociali svantaggiate. Sono risorse che non utilizziamo, sono giovani che potenzial-mente potevano dare contributi in termini di creatività e competenza. Il drop out, che si riassume nella incapacità di dispiegare piena-mente il proprio potenziale, oltre che in demoti-vazione, ha del resto un costo sociale elevatissi-mo visto che la catena di questo fenomeno porta, attraverso le difficoltà scolastiche, agli abbandoni della scuola secondaria di secondo grado e spesso alla vera e propria devianza, alla esclusione sociale tout court.

Insomma, se non si combatte la dispersione scolastica e nelle scuole non si lavora su questo fenomeno, la difficilissima partita per il nostro mezzogiorno è persa in partenza. Non a caso il fenomeno definito della lost generation, un fenomeno planetario, la generazione dei perden-ti che vivranno condizioni più negative dei loro genitori, è un fenomeno ancor più grave proprio da noi, nel meridione, dove la dispersione è più accentuata. Si pensi che la Campania ha il più alto livello di disoccupazione giovanile in Italia (38.1%).

In questi anni la dimensione di abbandono e disaffezione dalla scuola non è affatto diminui-ta, anzi… E questo nonostante che in ambito europeo, la Conferenza di Lisbona, avesse individuato nella riduzione della dispersione uno dei cinque benchmarck che i Paesi membri

dovevano raggiungere nel campo dell'istruzione entro il 2010. Così non è stato e in Italia il quadro dell'istruzione fotografato dall'Istat (100 statistiche per il Paese - Indicatori per conosce-re e valutare) è davvero preoccupante: la fuga dalle scuole è ovviamente più accentuata nel sud Italia. In Sicilia e Campania rispettivamente 15 e 14 studenti su cento non completano nem-meno il percorso dell'obbligo. Del resto in Italia, nella fascia d'età compresa fra i 25 e i 64 anni, troviamo 44 diplomati su 100, contro una media dei paesi Ocse di 66, con Stati Uniti e Regno Unito, rispettivamente all'88 e al 65 per cento. L'Italia per numero di diplomati, si collo-ca al venticinquesimo posto superata dalla

Polonia, dalla repubblica Slovacca e da quella Ceca. Ma siamo sorpassati anche dalla Corea, dal Cile e dal Perù, questi ultimi partner dell'O-cse.

La cartina al tornasole di questa situazione è data dalle cifre esposte pochi mesi fa dal tredi-cesimo rapporto Almalaurea che evidenziava come il numero di laureati dal 2008 abbia ini-ziato a ridursi e sia destinato a contrarsi ulte-riormente. Avevamo già pochi laureati, adesso questo numero sta scendendo!

Tornando a parlare della dispersione scolastica da dire che secondo noi è un vero e proprio indicatore della qualità del sistema formativo, dato che pone l'accento sul valore del ruolo e della funzione della scuola, della famiglia e delle altre istituzioni e impone la ricerca di risposte e interventi adeguati e mirati. Il nostro paese investe quote di PIL assai inferiori a

quanto vi destinano i principali competitors a livello mondiale. La documentazione ufficiale più recente ci dice che, fra i maggiori Paesi, il finanziamento italiano, pubblico e privato, in istruzione universitaria è più elevato solo di quello della Repubblica Slovacca e dell'Unghe-ria (l'Italia vi destina lo 0,88% del Pil, contro l'1,07 della Germania, l'1,27 del Regno Unito, l'1,39 della Francia e il 3,11 degli Stati Uniti). Né le cose vanno meglio nel settore strategico della Ricerca e Sviluppo; il nostro Paese, nel 2008 vi ha destinato l'1,23% del PIL, risultando cosi ultimo fra i paesi europei più avanzati, che infatti indirizzano a questo settore percentuali del proprio PIL prossime o spesso superiori al 2% (Svezia 3,75%, Germania 2,63%, Francia 2,02%, Regno Unito 1,88%).

Insomma poche risorse per il sistema formativo che significano soprattutto che pochi arrivano in fondo al percorso di studio rispetto alla media OCSE e che soprattutto, i più deboli, i dispersi, vengono abbandonati senza pietà lungo la stra-da. Infatti per combattere la dispersione ci vogliono un tempo scuola adeguato, strumenti didattici adeguati, un congruo numero di docen-ti, possibilità di corsi di recupero individualiz-zati, risorse finanziarie decenti. Ed invece a fronte di queste esigenze minime per un paese che vuole competere in una economia globale, c’è stato, in questi anni, a causa di una politica miope di contenimento della spesa pubblica, un marcato disinvestimento nei confronti del siste-ma di istruzione. Questo, di fatto, ha comporta-to una scuola che sempre meno offre opportuni-tà di uscire dalla spirale “condizioni socio eco-nomiche di partenza negative -aumento del gap lungo il percorso scolastico – abbandono o comunque dispersione e disagio”.

Nella scuola italiana sono diminuiti i docenti come numero e nello stesso tempo è aumentata la loro età media, con tutto quello che potrebbe significare anche in termini di formazione in servizio (che di fatto non esiste come obbligo) e di non utilizzo di metodologie didattiche più moderne e motivanti. Tutto questo in classi sempre più affollate, dato che il rapporto quan-titativo docenti/alunni è andato aumentando.

A questi due elementi, di per sé già preoccupan-ti, va aggiunta la diminuzione di ore di lezione (alle scuole medie, ad esempio, si svolgono due ore in meno a settimana rispetto a pochi anni fa, alle primarie anche tre ore a settimana in me-no), la diminuzione drastica dei finanziamenti, del numero di collaboratori scolastici, della manutenzione degli edifici e dell’arredo scola-stico. Insomma, una scuola che offre meno opportunità e che decisamente si allontana sempre più dagli obiettivi tratteggiati dall’Unio-ne Europea.

ALESSANDRO TURCHI

Preside ITC San Tommaso D’Aquino

Salerno

Pagina 2

Materiale per riflettere . L’18 maggio (vedi la locandina pubblicata a pagina 8) il Circolo Miriam Makeba organizza una iniziativa che vede il mondo della scuola al centro dell’attenzione. In particolare con una tematica che secondo noi dovrebbe essere considerata prioritaria, quella sulla dispersione scolastica

“Nella scuola italiana sono diminuiti i docenti come numero e

nello stesso tempo è aumentata la loro età media, con tutto

quello che potrebbe significare anche in termini di formazione

in servizio (che di fatto non esiste come obbligo) e di non

utilizzo di metodologie didattiche più moderne e motivanti.

Tutto questo in classi sempre più affollate, dato che il

rapporto quantitativo docenti/alunni è andato aumentando.”

Page 3: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

3

MIRIAM MAKEBA

La crisi dell’economia e la mancanza di lavoro hanno generato nuovi “bisogni” per i cittadini salernitani, cui l’Amministrazione Comunale per quanto di sua competenza deve dare rapide risposte. Le dieci priorità sulle quali il Comu-ne deve impegnare risorse, strategie ed azioni per far crescere l’occupazio-ne e dare nuovo impulso all’economia locale:

L’adeguamento del Piano Urbanistico Comunale, affinché Salerno possa assumere di fatto il ruolo di “città aperta e di servizio all’intero territorio provinciale”, ed un piano-casa che punti al riuso degli alloggi sfitti, al graduale recupero ad uso abitativo degli alloggi per uso ufficio, alla riqua-lificazione dei quartieri popolari e di “sostituzione” edilizia nelle periferie, alla limitata realizzazione di nuovi alloggi finalizzati a soddisfare il fabbi-sogno prioritariamente per giovani coppie, alla attua-zione di un programma decennale di edilizia resi-denziale pubblica di livello intercomunale. Le previsio-ni residenziali del Piano Urbanistico Comunale, vi-sto il “lento” avvio dei comparti di Trasformazione Urbana ad oltre cinque anni dall’approvazione, a fronte del costante decremento della popolazione e della crisi del mercato dell’edili-zia, vanno sicuramente ridimensionate. Oggi che finalmente si sta prendendo coscienza del grave proble-ma del dissesto idrogeolo-gico che interessa l’intero territorio nazionale, c’è necessità di guardare ad una nuova pianificazione del territorio che eviti il più possibile l’occupazione e l’impermeabilizzazione non solo delle aree a “rischio”, ma di tutti i suoli ancora rimasti liberi; il progetto coordinato di interventi di potenziamento dei servizi di Trasporto Pubblico e della rete delle infrastrut-ture per migliorare l’accessibilità della città ed i collegamenti della stessa con il comprensorio salernitano; la scelta di caratterizzare fisicamente Salerno, rispetto alle altre città medie del Mezzogiorno, con una sua nuova “immagine” (la città ecologica con più verde e più TPL, la città del risparmio energetico, la città del colore, la città del mare con un nuovo e più stretto rapporto funzionale tra i quartieri e la risorsa mare); il miglioramento della qualità della vita nei quartieri, attraverso la eroga-

zione di nuovi servizi alle persone, l’abbattimento delle barriere architet-

toniche, la migliore “manutenzione” urbana, l’intensificazione della raccol-ta differenziata dei rifiuti; la programmazione di significativi ed originali eventi culturali e la creazione di nuovi spazi per la cultura ( la città dell’arte e della musica); la valorizzazione delle attività scola-

stiche e degli spazi della scuola (il rapporto con le aziende produttive, il rapporto con i quartieri); la promozione di attività di ricerca, commercializzazione, marketing delle produzioni locali (non solo agroali-mentari, vedi settore della ceramica o della cantieristica navale: la Fiera di Salerno); l’organizzazione dei servizi al turismo per la visita ai beni storico-artistico-ambientali non solo della città capo-luogo, ma della intera provincia; lo sviluppo del settore della logistica legato alle attività portuali; gli interventi finalizzati a migliorare e valorizzare il “commercio” (settore in crisi, ma con un alto tasso di occupa-zione). SALERNO, CITTÀ APERTA Salerno non è una entità urbana

autonoma, chiusa nei suoi confini comunali; è questa una concezione penalizzante ancora da superare. E’ una importante realtà urbana del Mezzogiorno, nodo di sistemi di di-mensioni regionali, provinciali e locali. Avere una visione aperta della città significa collocare Salerno nei diversi “sistemi di area vasta”: quello resi-denziale, quello delle infrastrutture, delle attrezzature, delle risorse e dei beni del territorio, quello delle comu-nicazioni, dei servizi e delle attività produttive, culturali e sociali. Significa rinnovare le funzioni ed il ruolo da assegnare alla città, capoluogo di una ampia provincia. Le trasformazioni funzionali e fisiche che si stanno realizzando porteranno risultati significativi per lo sviluppo, se costruiranno “relazioni positive” tra la città ed i comuni limitrofi, tra Salerno e la fascia litoranea a Sud, tra Saler-

no e la costiera Amalfitana, tra Salerno e gli insediamenti della Valle del-l’Irno. Questo aspetto rilevante non deve essere sot-tovalutato. L’a-deguamento del PUC prioritaria-mente deve pun-tare ad accelera-re e privilegiare la crescita del ruolo forte della città capoluogo come “centro ordinatore e di servizi per un territorio va-sto”, altrimenti c’è rischio di

accentuare i fenomeni di congestione, di impegnare in modo irrazionale gli spazi limitati della città, e di veder deperire la qualità urbana. La scadenza del termine quin-quennale di efficacia dei vincoli, preordinati all’esproprio di aree destinate ad opere di pubblica utilità, è occasione per l’adegua-mento del PUC. E’ necessario riaccertare la utilità del-la cementificazione diffusa dei suoli ancora liberi, prevista dalla analisi ormai superate del PUC. Il settore delle costruzioni va “orientato” verso il recupero edilizio e gli interventi di riqualificazione ambientale.

CONTINUA A PAGINA 4

Pagina 3

I NUOVI “BISOGNI” E L’ADEGUAMENTO DEL P.U.C DELLA CITTA’ DI SALERNO

“La crisi dell’economia e la mancanza di lavoro hanno generato nuovi “bisogni” per i cittadini salernitani, cui l’Amministrazione Comunale per quanto di sua competenza deve dare rapide risposte..”

Page 4: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

4

LE AZIONI PRIORITARIE

ADEGUAMENTO DEL PUC pe sana-re i difetti riscontrati (paralisi della circolazione stradale; scarsa efficien-za del trasporto pubblico; eccessivo dimensionamento del fabbisogno abi-tativo; “chiusura” al comprensorio); convocazione periodica della CONFE-RENZA DEI SINDACI del compren-sorio salernitano per la verifica con-giunta degli interventi e delle strate-gie di sviluppo; sperimentazione di progetti di “rottamazione” o SOSTITUZIONE EDILIZIA per la riqualificazione dei quartieri popolari e/o periferici; istituzione del FASCICOLO DEI FABBRICATI; RIDUZIONE DELLE VOLUMETRIE DI NUOVA EDIFICAZIONE per te-nere conto dell’incremento dovuto alle varianti approvate e, quindi dell’au-mento rispetto alle previsioni di pro-getto, anche in considerazione del costante decremento della popolazio-ne residente; SVILUPPO PRIORITARIO DELL’E-DILIZIA RESIDENZIALE PUBBLI-CA, che consenta l’utilizzo e/o l’acqui-sto a basso costo – da parte delle fasce deboli della popolazione, delle giovani coppie, degli studenti - anche attraverso la verifica della possibilità di riuso e recupero di strutture preesi-stenti e di prodotti finanziari ad hoc; limitazione di nuova edificazione nel-le ZONE COLLINARI; SUPERAMENTO DELLE AREE ASI e nuova pianificazione dell’area indu-striale ; CREAZIONE DELLA RETE ECOLO-GICA CITTADINA con la REALIZ-ZAZIONE DI UN GRANDE SISTEMA DI VERDE ATTREZZATO, attraverso il recupero idrologico ed il risanamen-to ambientale dei fiumi, al fine del miglioramento della vivibilità di tutto il tessuto connettivo periurbano, an-che per inserirli ( con i parchi urbani come il Montestella) nei circuiti dell’e-co-turismo. Ciò detto appare chiaro che lo sviluppo della città e la politica ambientale urbana sono fortemente connessi con le sfide sociali, economi-che, territoriali e demografiche. In tal senso, sarà opportuno adottare – anche in linea con la policy comuni-taria – alcune opzioni strategiche in attuazione di un concetto integrato per la politica ambientale locale, in-clusivo del trasporto urbano (vedi scheda Mobilità Sostenibile).

La sostenibilità ambientale deve essere un obiettivo primario. Oggi più che mai, un’Amministrazione deve assumersi la responsabilità di lavorare in prospettiva futura, perché le decisioni che assumiamo ora a-vranno ripercussioni nei prossimi decenni. E’ fondamentale promuovere “lo sviluppo qualitativo” del territorio in particolare incentivando l’uscita dal centro storico delle attività non più compatibili, valorizzando e difenden-do il paesaggio rurale e collinare, salvaguardando le risorse idriche e prevenendo il dissesto idrogeologico. Ma è necessario anche contribuire a realizzare una Comunità energetica-mente sostenibile. L’obiettivo di ri-durre i consumi energetici e i relativi costi delle famiglie delle imprese e del Comune, risparmiando energia e utilizzando le fonti rinnovabili per ridurre le emissioni di anidride carbo-nica in atmosfera, è possibile. Promuovere lo “sviluppo sostenibile” infine richiede un “patto di condivi-sione” ed un programma con-tinuativo di iniziative culturali di informazione/formazione, orientamento, sensibilizzazio-ne che coinvolgano le scuole e la cittadinanza intera con mo-stre, seminari, conferenze, spettacoli, eventi. Il coordinamento nazionale FORUM SEL BETA ha pubbli-cato un significativo documen-to sul tema. VERSO UN NUOVO MODEL-LO URBANO,VERSO LA CIT-TA’ SOSTENIBILE La centralità dello spazio pubblico e il blocco del consumo di suolo Il suolo è una risorsa finita. E’ nostro dovere utilizzarlo nel migliore dei modi negli inte-ressi anche delle future gene-razioni. In questi ultimi 10 anni si è impermeabilizzato troppo suo-lo, molto di più delle reali ne-cessità connesse all'aumento della popolazione, dei nuclei abitativi e alle esigenze delle attività produttive. La città si è dispersa, sottra-endo terreno all'agricoltura, alla natura e ai servizi, si è ridotta la città pubblica ed è aumentata l'inefficienza. SinistraEcologiaLibertà sostiene la necessità di cam-biare questo modello di svi-luppo urbano che fin’ora ha creato città senz’anima, insi-curezza, emarginazione ed un’espansione incontrollata e ingiustificata, concausa anche di dissesti idraulici e geologici. Occorre porre un freno a que

sto modello urbano ponendo un blocco alla espansione insediativa fine a se stessa… Ciò esige un ammodernamento degli stru-menti urbanistici che preveda uno sviluppo insediativo con consumo di suolo a bilancio zero, centri storici ed aree rurali considera-te “aree di pregio”, e un impegno concreto a sostegno delle politiche di trasformazio-ne e qualificazione del territorio nelle parti già urbanizzate e nelle aree dismesse, che non si traduca in speculazioni edilizie con nuova cementificazione, ma diventi un occasione per dare ai cittadini spazi verdi e servizi, piste ciclabili e alloggi sociali.

GIANPAOLO LAMBIASE (assemblea Nazionale SEL) Sotto il manifesto della nostra iniziativa che svolgemmo sul tema lo scorso 10 novembre

Page 5: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

5

MIRIAM MAKEBA

Come ci si sveglia dalla colonizzazione dell’intero immaginario, dall’obbedienza come condotta unitaria, per ragion di debi-to sovrano? La costruzione di soggettività consapevoli può avveni-re, soprattutto, spostan-do le pratiche discorsive e politiche: nella rifles-sione sul lavoro, sui territori dei beni comuni. “Un comune che nella metropoli può essere riconosciuto e portato alla luce.”1 Intendiamo, qui, promuovere un discorso di condivisione della conoscenza, di costruzione di collaborativi percorsi di ricer-ca e di formazione, alternativi alla pervasi-vità delle politiche neoliberiste, a fabbriche di consenso per le quali la posta in gioco è sulla produzione della pubblica opinione. In una proliferazione di realtà condivise, con la connessione dell’eterogeneo, cresce la possibilità di far emergere la riappropria-zione della capacità di controllo e gestione, si diffondono nuove nozioni di valori urbani, di standard(s) di beni e risorse incentrati su di un lavoro vivo ed una cooperazione sociale.

“Oggi la produzione e la ricchezza non obbediscono più alla logica della scarsità. Se qualcuno usa un’idea produttivamente, un altro la può usare altrettanto produtti-vamente e nello stesso momento. Più sia-mo a lavorare con una idea e a comunica-re, e più produttiva essa diventa. E’ nell’in-teresse di tutti favorire l’incremento della ricchezza comune e consentire a chiunque libero accesso ad essa.”2

Il nucleo ultimo della biopolitica lo indivi-duiamo nella produzione di soggettività, invece di identità.

In alternativa al modello standardizzante fondato su omogeneità disciplinari, la cre-scita della dimensione cognitiva del lavoro potrà avvalersi di commonsware tools, cassette per gli attrezzi di valore strategi-co, con la mission di aiutare i singoli e le organizzazioni a lavorare meglio attraverso la cooperazione, contrastando creativa-mente la tendenza invasiva del brevetto e del copyright.

Commonsware tools, libere interazioni di nuvole di informazione e materie prime/seconde di lavoro cognitivo e affettivo, elaborate autonomamente, che facilitano la produzione di valore senza la mediazione organizzativa del capitalista. La fattualità di un obiettivo del genere presuppone uno stato sociale “garantista”, la necessaria rilevanza che deve assumere il lavoro. A queste esigenze non corrispondono i lavori in corso ai piani alti del potere sovrano che ci governa, essi si ispirano a modalità rigi-de di regolazione sociale, a cure anonime e mute, alle quali viene attribuito un potere magico che impone alla collettività le azioni da svolgere. La forza lavoro sociale, può prevalere sull’accumulazione capitalistica, proprio utilizzando con efficienza un siste-ma democratico, può dare vita a forme di mobilitazione che mettano in discussione la legittimità e l’attendibilità dell’accademia globale del sapere urbano.

“Il pragmatismo propone una analisi per-formativa dell’evento biopolitico e perciò in grado di mostrare che il movimento della potenza biopolitica funziona in ugual modo

in entrambe le direzioni: i nostri desideri, in altre parole, sono adeguati alla natura.”3

Stiamo assistendo al passaggio dall'era industriale alla metropoli biopolitica: ciò ci porta a riconsi-derare la forma urbana in un rapporto sempre più intenso e diretto tra il processo di produ-zione e il comune che costituisce la città, come Michael Hardt e Antonio Negri sostengono.

La percezione generalizzata dell’esaurimen-to di un ciclo ci impone l’urgenza di ripen-sare la gestione “corrotta” a modello di mercato, evidenziata nella messa a valore di metropoli e territori, con l’esaltazione dei diritti proprietari e rispettivi profitti e rendi-te, con debiti (questi sì comuni) consolidati da un’azione finanziaria. E’ la stessa logica, che si dice, affidabile e rassicurante, della governance della crisi: una regolazione tecnica e tecnocratica dei rapporti sociali.

Logica abitudinaria (dai pensieri perversi e costanti elusioni) di agenti della creative class, che devono catturare la produzione

del comune, nascondere informazioni sen-sibili, gratificare con cookie postmodernisti luccicanti e colorati (dolci biscottini per ingenui Hänsel und Gretel).

Più che mai, la nostra stessa pratica politi-ca quotidiana è mistificante. Ci chiedono di uscire dall’ideologia, quando per uscire dalla crisi occorre, innanzitutto, disturbare il consenso politico predominante, creare e sviluppare un'economia policentrica fonda-ta principalmente sull'autogestione dei beni comuni, ovvero, come dai più saggi risapu-to, dei beni che per loro natura non posso-no non essere condivisi, come le scienze, Internet, l'informazione, l'ambiente e il territorio, l'aria e l'acqua, la moneta, le reti di comunicazione e di trasporto. La risco-perta dei commons come base di ogni ric-chezza sociale, da curare e condividere solidalmente, avviene sullo sfondo di un Denkverbot fondamentale, il divieto di pensare dovuto all’egemonia liberal-democratica. “L’analisi della produzione ci

introduce a un’analogia rigorosa quanto affascinante: la metropoli è per la moltitu-dine ciò che la fabbrica era per la classe operaia. […]

In altre parole la produzione del comune non è niente altro che la vita della città stessa.”4 “La produzione biopolitica della ricchezza – e questo è ancora una volta il punto cruciale – deve essere mostrata da un punto di vista che proviene dall’altra parte, e cioè non dalla parte del capitale, ma da quello della moltitudine. Al capitale che non è in grado di organizzare incontri lieti nella metropoli, non resta che cattura-re ed espropriare la ricchezza comune che è stata prodotta dalla moltitudine. La molti-tudine deve organizzare autonomamente questi incontri e mettere a punto le prati-che di cui si sostanzia una politica della metropoli.”5 Dalle possibili strategie, per contrastare la drastica riduzione degli spazi di partecipazione democratica, può nascere un lavoro politico, che modifica il proprio pensiero insieme a quello degli altri e si differenzia dalla figura dell’intellettuale-esperto.

Esemplari, a questo proposito, le esperien-ze e i concetti dell’urbanistica radicale: Community planning, Advocacy planning, Theory of transactive planning, che, rein-terrogando prove e postulati, esprimono

pratiche e saperi condivisi ed alternati-vi. “Oggi, il precariato metropolitano che produce addirittura vivendo, con-sumando, comunicando, inventando stili, linguaggi, forme di vita, è para-dossalmente obbligato a prescindere da qualsiasi forma di distribuzione della ricchezza, costretto dalla condizione precaria ad adattarsi a un regime di tendenziale gratuità del/nel lavoro.”6 Le reti sociali ed artificiali sono in parte costruite deliberatamente, in parte evolvono spontaneamente, hanno il potenziale per essere condensatori sociali di educazione sostenibile. L’idea dell’ impresa comune, replicabile e virale, alza ambiziosamente il tiro mol-tiplicando i parametri che contribuisco-no alla definizione degli standard(s) di una vita felice, rendendo non più eludi-bile una critica sui livelli di verità, ai fondamenti della società capitalista e soprattutto sui diritti di proprietà. La

rilevanza del comune ci offre, con un attra-versamento nomade, trasversale, l’oppor-tunità di scovare spazi in estinzione, la possibilità di ritrarre luoghi non ancora pensati. Se non riduciamo lo strabismo, incuberemo ancora altre conoscenze? I nostri insuccessi dovrebbero farci riflettere, creativamente, sui nostri limiti, su di una presunta identità forte e non negoziabile.

1 Tony Negri, Inventare il comune, DeriveApprodi 2012, pag. 186. 2 Michael Hard/Antonio Negri, Comune, oltre il privato e il pubblico, Rizzoli 2010, pag. 379. 3 Ibidem, pag. 72 4 Ibidem, pagg. 251-253 5 Ibidem, pag. 257 6 Cristina Morini, La riforma del mercato del lavo-ro , http://uninomade.org/la-riforma-del-mercato-del-lavoro/,

Pagina 5

COMMONSWARE: una riflessione del compagno Gianpaolo De Petro

“La rilevanza del comune ci offre, con un attraversamento nomade, trasversale, l’opportunità di scovare spazi in estinzione, la possibilità di ritrarre luoghi non ancora pensati.

.”

Page 6: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

6

MIRIAM MAKEBA

Tra i vari elementi che contrad-distinguono l’attività di un’am-ministrazione pubblica che sia comunale, provinciale o regio-nale, l’urbanistica ricopre forse il ruolo più politico perché va ad incidere direttamente sul futuro e sullo sviluppo delle città, deli-neandone i tratti, le prospettive e la vocazione di un’intera co-munità. Nel pas-sato tra-mite l’ur-banistica e l’archi-tettura, si è dise-gnato il potere in tutte le sue espressioni, tramite la rea-lizzazione di edifici imponenti, la universalizzazione di attività culturali e la distribuzione degli spazi da gestire tra pubblico e privato: tutto ciò stava a dimo-strare la forza e il carattere del-le varie classi dirigenti politiche e soprattutto l’idea che avevano di società. Compito dell’urbanista deve es-sere prima di tutto quello di prevedere lo sviluppo futuro di un territorio, partendo dalla sua vocazione, fino ad arrivare al-l’immagine che gli si vuole da-re: immaginare lo sviluppo si-gnifica prevedere come cambie-rà la società, i suoi settori e i comportamenti dei cittadini, quali saranno le nuove necessi-tà ambientali e di comunicazio-ne con le quali bisognerà avere a che fare nel futuro.

È un ruolo molto complesso, ma può essere reso più facile dal rapporto che si instaura con la propria comunità e con il dialo-go che si costruisce con essa: gli esperimenti più interessanti e meglio riusciti in tal senso, sono quelli che potremmo defi-nire di “programmazione pro-gettuale collettiva”, e cioè quei momenti in cui con il confronto con i residenti si riescono a per-

cepire i problemi, le possibili soluzioni e l’intera crescita di un quartiere, di una città ecc… In questo confronto gli interlocuto-ri principali devono essere i gio-vani: essi sono coloro che “vivranno il futuro” e che vivono anche in maniera più dinamica il presente; sono coloro che de-vono sentirsi parte di una co-

munità e per questo motivo vanno coinvolti nelle scel-te, altri-menti vi-vranno sempre in maniera

fredda il loro rapporto con la città, con i suoi luoghi “simbolo” e con i suoi spazi.

Le città moderne, quelle davve-ro europee, hanno già da anni avviato “rivoluzioni urbanisti-che” tese a una maggiore eco sostenibilità degli edifici, alla installazione di aree verdi nei centri cittadini (e addirittura sui tetti dei palazzi! sic), all’apertu-ra di centri culturali e multime-diali con libero accesso e con orari molto flessibili e al social housing. Tutto ciò serve a veni-re incontro alle esigenze mo-derne di vivibilità: esigenze cli-matiche, culturali e di benesse-re, esigenze abitative per fasce di reddito inferiori, ma anche di una necessità di riappropriarsi dei beni co-muni per sentirsi più legati alla propria co-munità e alla propria terra e di integrarsi in maniera più profonda nel tessuto so-ciale delle città, a pre-scindere

dalla classe di appartenenza. Salerno ormai, così come tante altre città, per limiti nella pro-gettazione urbanistica e nel percorso intrapreso dal mercato immobiliare, oggi, è una città che si presenta classista, in cui tra il centro città e le periferie si è venuto a creare un distacco sociale e culturale, basato e-sclusivamente sul “censo” o sul-le radici familiari, ma quell’a-malgama necessario di cui ha bisogno una città per identifi-carsi e sentire come proprio il terreno su cui si cammina, si costruisce solo rendendo tutti partecipi delle scelte e soprat-tutto tutti uguali nel risiedere nelle città. Quello che sarebbe opportuno fare, a questo punto, è di con-centrarsi meno su alcune grandi opere, che sì servono a creare un’identità cittadina, ma tutta-via non costruiscono quella ap-partenenza culturale ad una comunità, della quale chi “vivrà il futuro”, ha bisogno come il pane.

Vincenzo Pedace Segretario Provinciale Giovani

Democratici Salerno

Pagina 6

Urbanistica e giovani

“Quello che sarebbe opportuno fare, a questo punto, è di concentrarsi meno su alcune grandi opere, che sì servono a creare un’identità cittadina, ma tuttavia non costruiscono quella appartenenza culturale ad una comunità, della quale chi “vivrà il futuro”, ha bisogno come il pane.”

Page 7: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

7

“Sarno Film Festival”, sabato 12 maggio la II edizione

Si svolgerà sabato 12 maggio 2012, alle ore 19.00, presso l’Auditorium del Centro Sociale del Comune di Sarno (Sa), la II edizione del “Sarno

Film Festival”, ideata ed organizzata dall’Associazione culturale “Il Cantiere dell’Alternativa – Diritti Cinema e Cultura”. La kermesse su cine-

ma e diritti, che l’anno scorso ha visto come guest star il famoso regista internazionale Abel Ferrara, ospiterà quest’anno altri importanti nomi del

cinema italiano. Infatti, Testimonial della II edizione del Sarno Film Festival sarà il film vincitore del Leone del Futuro e del Premio Kino alla

68ima Mostra del Cinema di Venezia, La-Bàs - Educazione Criminale (che sarà proiettato nel corso della manifestazione), ed il suo regista appe-

na candidato ai David di Donatello come regista emergente, Guido Lombardi. Gli altri giurati tecnici saranno: Maurizio Gemma (Direttore Gene-

rale Film Commission Regione Campania); Salvatore Ruocco (attore); Sergio Rinaldi (Presidente di AperitivoCorto e regista freeland); Anto-

nio Maiorino (Direttore artistico di Radio Kolbe e Critico Cinematografico). Tema della II edizione è il principio d'uguaglianza, a

conferma della salda cultura costituzionale e civile che presiede allo sviluppo del progetto. Sette i corti finalisti che saranno

proiettati nella serata del 12 maggio dinanzi alla Giuria Tecnica, alla Giuria Popolare (composta da un massimo di settanta

membri), ed al pubblico che parteciperà all’evento. Faranno da cornice al Sarno Film Festival 2 corti fuori concorso:“Corti” di

Angelo Cretella, interpretato da Leo Gullotta; “Uno” di Carlo Battelli, docu-fiction su Francesco Messori, un bambino disa-

bile di 12 anni con tanti sogni nel cassetto e una grande forza di volontà!

Cortometraggi finalisti:

Asesinato en la villa di Carlota Coronado (2’:40”)

Gamba Trista di Francesco Filippi (8’:02”)

I Viaggiatori della Luna di Mariangela Fasciocco (14’:58”)

Lo Estipulado di Macarena Gòmez e Javier Almeda (7’:30”)

Ramiro di Adam Selo (8’:00)

Sono sempre stata Chiara di Alessandro Daquino (5’:00)

Totore di Stefano Russo (20’:00)

L’ingresso è gratuito e libero fino ad esaurimento posti. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Sarno, ma per la

realizzazione dell’evento bisogna ringraziare: Bennato sas e Osteria dai Sarrastri. Partner della manifestazione: Film

Commission Regione Campania; AperitivoCorto; Radio Kolbe; Acqua Acetosella; Lay Art Design di Giuseppe Miranda;

Fondazione “Il Giardino delle Rose Blu” Per info e contatti: Associazione culturale “Il Cantiere dell’Alternativa – Diritti

Cinema e Cultura”, Via Matteotti I Trav. n. 2, Sarno (Sa). Tel.: 392.9617818; sito web: www.sarnofilmfestival.it; email: ilcantie-

[email protected]

Tutte le info sono reperibili anche sulle pagine facebook e su twitter.

Page 8: MAGGIO 2012 SECONDO NUMERO DEL "IL MIRIAM MAKEBA"

8

[email protected] contatto skype:

circoloselmiriammakeba

Le compagne e i compagni del circolo Miriam Makeba si

riuniscono ogni mercoledi alle ore 19,00 in via Balzico 10 Salerno

3270437490 - 3387346018

Su FB ci trovi qui: https://www.facebook.com/groups/

miriammakeba.sel/