MAGAZZINO-Capitolo 4

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 COSIMO M AGAZZINO  1

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COSIMO MAGAZZINO 

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Programmazione economica: adottare decisioni coordinate e coerenti di P.E.,considerando per ogni problema il complesso delle finalità di politica(obiettivi) e l’insieme delle possibili azioni (strumenti).L’attività pubblica che diventa P.E. si qualifica come programmazione. Essa si

compone di 3 elementi fondamentali:1. Obiettivi2. Strumenti3. Modello economico, che racchiude la rappresentazione ideale delfunzionamento della realtà e che guida la programmazione rilevando icollegamenti tra gli obiettivi e gli strumenti.L’obiettivo è un traguardo di P.E. che possiamo normalmente misurare in

termini di una grandezza, ad esempio il reddito o l’occupazione.

Lo strumento è, invece, una “leva” rappresentata da un’altra variabile, dicui dispongono i responsabili delle decisioni di P.E. ( p.m.) per raggiungere unobiettivo, ossia per influenzare il valore di una variabile obiettivo.L’analisi economica indica le relazioni tra le diverse variabili, suggerendo la

possibilità che la manovra degli strumenti influenzi gli obiettivi. 2

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La struttura informativa sulle relazioni fra le variabili economiche puòessere espressa da un modello matematico che descriva il funzionamento delsistema economico a livello aggregato (modello macroeconomico) odisaggregato (modello microeconomico). Tale modello di analisi sarà diversoa seconda della “scuola” di pensiero alla quale si ispiri l’economista. Unprogramma è costituito da tre elementi: obiettivi, strumenti, modello dianalisi.

Gli obiettivi di P.E. possono essere coerenti tra loro (la stessa manovraconsegue entrambi) o sostituti l’uno dell’altro (trade-off tra obiettivi).

È possibile individuare quattro modi di esprimere gli obiettivi:a) metodo degli obiettivi fissib) metodo delle prioritàc) metodo degli obiettivi flessibili con saggio marginale di sostituzione

variabiled) metodo degli obiettivi flessibili con saggio marginale di sostituzione

costante. 3

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Il primo metodo, quello degli obiettivi fissi, è stato sviluppato inizialmenteda TINBERGEN, e consiste nell’attribuzione di valori prefissati alle variabili checostituiscono gli obiettivi di P.E. (fixed-target approach  o means-ends 

approach ). Gli obiettivi siano costituiti dal livello del reddito in duecircoscrizioni geografiche, che per semplicità vengono chiamate Nord e Sud:YN e YS. Le possibilità di produrre Y con le risorse esistenti nelle due areesiano espresse dalla relazione YN = f(YS), rappresentata graficamente come

una curva di trasformazione. Esprimere gli obiettivi indicati come obiettivifissi equivale a prendere un punto su tale curva, ad es. il punto A, nel quale:YN = ỸN, e YS = ỸS 

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Il secondo esempio è dato dall’obiettivo di N (espresso in termini di u) e daquello di stabilità monetaria (in termini di p = (Δp/Δt)/p, tasso di variazionedei prezzi nell’unità di tempo o tasso di inflazione).  Questi due obiettivipossono essere legati da una curva di trasformazione data dalla curva diP HILLIPS trasformata. Esprimere i traguardi indicati come obiettivi fissisignifica prendere un punto sulla curva, ad es. B, dove: p = p* e u = u*.

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L’indicazione di obiettivi fissi può non risultare conveniente se non siconosce l’esatta posizione della “curva di trasformazione” (o, meglio, dellarelazione che lega un obiettivo all’altro). In tal caso può essere opportunoindicare delle priorità nel raggiungimento degli obiettivi.

Ad es., può volersi in ogni caso assicurare un certo volume di reddito alSud, mirando, poi, a massimizzare il reddito al Nord, compatibilmente con laposizione della curva. La curva di trasformazione può essere nella posizione

A o B. Si vuole comunque che YS = ỸS; si vuole poi il massimo di YN, pari aỸ’N o Ỹ’’N a seconda della posizione della curva.

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 Nel caso degli obiettivi di N e stabilità monetaria, se si vuol dare priorità al

primo obiettivo, si fisserà un certo tasso di u = ū, e si minimizzerà poi p.Con il metodo delle priorità, si tratta dunque di massimizzare (o

minimizzare, nel caso di un male) il valore dell’obiettivo non prioritario,sotto il vincolo rappresentato dalla curva di trasformazione e dopo averscelto il valore desiderato dell’obiettivo prioritario.

 

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Il consumatore anziché fissare in termini rigidi le quantità dei beni eservizi di cui vuole dotarsi, indica in termini flessibili i suoi obiettiviesprimendo le sue preferenze. Similmente, il responsabile di P.E. indicheràuna mappa di curve di indifferenza che rifletta i desideri della collettività(funzione del benessere sociale, FBS). Confronterà questa mappa con unacurva di trasformazione fra le variabili che sono argomenti della suafunzione di utilità, pervenendo così alla scelta degli obiettivi. La soluzione del

problema è dato dal punto di tangenza C tra la curva di indifferenza II e lacurva di trasformazione tra YN e YS.

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Ove, gli argomenti della FBS fossero non dei “beni” ma dei “mali” l’ordine dipreferenza sarebbe diverso, e la soddisfazione sarà tanto maggiore quantominore l’uno dei due mali a parità dell’altro. Pertanto, curve più vicineall’origine  O degli assi rappresentano soddisfazioni più elevate; in secondoluogo le curve sono concave perché indicano s.m.s. crescenti, anzichédecrescenti. Confrontando questa mappa con la curva di trasformazione ilpunto D rappresenta il grado di soddisfazione più elevato. Gli argomenti

della FBS costituiscono gli obiettivi della P.E., determinati endogenamente,come quei valori che dato il vincolo max Wsociale (approccio ottimizzante).

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Si consideri il caso degli obiettivi relativi alla distribuzione territoriale delreddito. La FBS potrebbe avere la forma: W = aYN + bYS dove a e b sono i pesiassegnati al reddito nelle due circoscrizioni e restano costanti perqualsivoglia valore di YN e YS; ne consegue che il s.m.s. fra YN e YS è dato dab/a = cost. Il punto D rappresenta la soluzione che, dati i pesi, determina laripartizione ottimale del reddito nelle due circoscrizioni.

Se gli argomenti della FBS con s.m.s. costante sono p e u, la funzione è: W =

ap + bu, dove a e b sono costanti negative. Infatti, se p (o se u) allora W.

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 Una variabile può essere definita come variabile strumentale, ossia come

strumento di P.E., se sono soddisfatte le seguenti 3 condizioni:1. I  p.m. possono controllarla, essendo manovrabile dall’azione pubblica

(controllabilità dello strumento).2. La variabile così fissata ha influenza su altre variabili, che assumono il

ruolo di obiettivi (efficacia dello strumento).3. La variabile deve poter essere distinta da altri strumenti, in termini di

diverso grado di controllabilità e, soprattutto, di efficacia (separabilità oindipendenza degli strumenti).

Lo strumento appare come una variabile che ha l’unico compito diinfluenzarne altre, che sono quelle rilevanti per le preferenze del p.m. 

Talvolta i confini tra variabili obiettivo e variabili strumentali sono sottili(es.: G).

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 TINBERGEN distingue fra politiche quantitative, qualitative e di riforma.Le p. quantitative rappresentano la modifica del valore di uno strumento

esistente (ad esempio, la variazione di G). Le p. qualitative corrispondonoall’introduzione di un nuovo strumento, o alla cancellazione di unostrumento esistente, senza che ciò comporti sostanziali mutamenti nelsistema economico (ad es., introduzione di una nuova imposta). Le p. diriforma consistono nell’introduzione di un nuovo strumento onell’eliminazione di uno strumento esistente, quando ciò comporti modifichesostanziali nei caratteri e nelle regole di funzionamento del sistemaeconomico.

Si distinguono poi misure di controllo diretto e misure di controllo

indiretto. Il controllo diretto mira al raggiungimento di certi obiettiviimponendo un dato comportamento ad alcune categorie di operatori; ilcontrollo indiretto tende a conseguire gli obiettivi non imponendo daticomportamenti, bensì inducendo gli operatori a comportarsi nel mododesiderato, con l’influire sulle variabili dalle quali le loro decisioni

dipendono.  12

 

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 Le 3 principali misure di controllo indiretto sono: la politica di bilancio, la

politica monetaria e la politica del tasso di cambio (valutaria). La manovra dibilancio (o, meno correttamente, la p. fiscale) concerne i livelli della G e/odella T. La p. monetaria opera sulla liquidità del sistema attraverso variazionidella base monetaria (BM) e/o della percentuale delle riserve obbligatorie(crob). La p. del cambio tende a influenzare il tasso di cambio, ossia la

quantità di M necessaria per acquistare una unità di un’altra moneta.Un’ulteriore distinzione importante è fra misure discrezionali e regole

automatiche.Le misure discrezionali sono gli strumenti di politica che vengono

manovrati a discrezione del p.m., ossia a seguito di valutazione specifica della

situazione, caso per caso.Le regole automatiche sono, invece, gli strumenti di politica che entrano in

funzione senza che vi sia bisogno di osservare e decidere caso per caso (ossiache non richiedono l’intervento del  p.m.). La “regola  semplice” di P.M.suggerita da F RIEDMAN ( MS di una percentuale fissa annua) è una regola

automatica.  13

 

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 Un insieme di regole automatiche può assurgere al ruolo di costituzione

monetaria o fiscale se, per ampiezza e portata delle misure proposte, tende astabilire i principi fondamentali dell’intervento pubblico nel campo in esame.Il regime di gold standard è un esempio di costituzione monetaria.

Una classe di regole automatiche è data dagli stabilizzatori automatici (sussidi di disoccupazione, imposizione progressiva), che hanno il vantaggiodi rendere più celere l’intervento pubblico, riducendo le oscillazioni ciclichedell’economia e ponendo un limite inferiore a AD nelle fasi di recessione eun limite superiore a AD nelle fasi di espansione. Gli stabilizzatoriautomatici riducono 2 dei 3 ritardi della P.E. delineati da F RIEDMAN, quello diosservazione (o di percezione) e quello amministrativo (o di decisione), ma

non il ritardo negli effetti.

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 I modelli funzionano sotto diverse ipotesi e sono di diversa complessità. Un

modello in forma strutturale è quello che presenta le connessioni fra le  grandezze così come esse vengono suggerite dall’analisi economica. Lacostruzione di un modello richiede la definizione di alcune ipotesi ecaratteristiche descrittive, oltre che di un ragionamento logico-matematico,per analizzare l’intima congruenza del sistema.

Un modello di analisi in forma strutturale individua l’obiettivo (u) econsidera un modello in grado di spiegare le determinanti della variabiledipendente (Y=C+A).

Un modello in forma strutturale si compone di equazioni di vario tipo:a) equazioni di definizione

b) equazioni di comportamento (C = c Y) c) equazioni tecniche (Y = π N) d) equazioni di equilibrio (Y = C + A) e) equazioni istituzionali (ΔG = ΔT + ΔB).

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 Le variabili incluse nel modello in forma strutturale si distinguono in

variabili esogene e variabili endogene.Le v. esogene determinano altre variabili, ma non ne sono influenzate:

appartengono a questa categoria di variabili i dati e gli strumenti.Le v. endogene sono quelle che possono anche determinare il valore di

qualche variabile, ma il cui valore dipende, comunque, da altre variabili:fanno parte di questa categoria gli obiettivi e le variabili irrilevanti.

Nella forma strutturale, le variabili endogene sono espresse in funzione dialtre variabili endogene e di variabili esogene.

Indicando con Y le variabili endogene e con X quelle esogene, la formastrutturale si presenta così: Y = f(Y, X). 

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 La soluzione di un problema di P.E. espresso in termini di obiettivi fissi

richiede che dalla forma strutturale si passi prima alla forma ridotta, e poialla forma ridotta inversa.

Il modello in forma ridotta si ottiene a partire da quello in formastrutturale, eliminando per sostituzione le variabili irrilevanti ed esprimendoogni variabile endogena residua (ossia ogni obiettivo) in termini di solevariabili esogene. Le equazioni della forma ridotta saranno perciò tantequanti sono gli obiettivi.

Avendo 2 obiettivi (Y1 e Y2) e 2 strumenti (X1 e X2) il modello in formaridotta sarà:

Y1 = f1 (X1 , X2); Y2 = f2 (X1 , X2)La forma ridotta inversa (o invertita) si ottiene con l’esprimere gli

strumenti in funzione degli obiettivi. Nel caso di un solo obiettivo ciòequivale a ricercare l’inversa della Y = f (X), ossia ad esprimere la X infunzione della Y: X = f-1 (Y). 

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“Regola aurea” di P.E. (di TINBERGEN): nel caso di obiettivi fissi, la soluzionedi un problema di P.E. richiede la disponibilità di un numero di strumentialmeno pari al numero degli obiettivi.

Siano m il numero di obiettivi e n il numero di strumenti:- se m < n, il sistema è sotto-determinato, ed esistono molteplici soluzioni. Visono n-m gradi di libertà, ed è possibile prendere casualmente il valore diuno strumento e determinare il valore dell’altro, risolvendo la forma ridottainversa;- se m > n, il sistema è sovra-determinato, e non esiste alcuna soluzione. Visono m-n gradi di libertà. Gli strumenti non saranno in grado di garantire ilsimultaneo raggiungimento di tutti gli obiettivi, per cui:

a) si lasciano cadere gli obiettivi eccedenti, rinunziando a m-n obiettivi;

b) si ricercano nuovi strumenti con efficacia diversa rispetto a quelli giàdisponibili;

c) si rinuncia a impostare il problema di politica in termini di obiettivi fissi,esprimendolo in termini di obiettivi flessibili;

- se m = n, il sistema è esattamente determinato, ed esiste una soluzioneunica.   18

 

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 Un problema di obiettivi flessibili si imposta in termini di massimizzazione

di una FBS, sotto il vincolo dato dalle relazioni del modello, cherappresentano il funzionamento del sistema economico (approccioottimizzante).

Nel caso di 2 generici obiettivi Y1 e Y2 si avrà:max [W = f(Y

1

, Y2

)]con i vincoli: Y1 = f1 (X1 , X2); Y2 = f2 (X1 , X2)

P RESTON e P AGAN hanno dimostrato che in un modello dinamico la condizionedi m = n imposta dalla “Regola  aurea”  di TINBERGEN non vale sempre. Infatti,anche se si dispone di un numero di strumenti inferiore a quello degli obiettivi,in certe condizioni è possibile raggiungere quei traguardi con il procrastinareil tempo necessario per la loro realizzazione. Tuttavia, l’impostazione dinamicapuò comportare un problema di coerenza temporale delle decisioni.

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 In linea generale, la soluzione del problema dell’assegnazione dello

strumento agli obiettivi è risolvibile facendo ricorso al contenuto di unteorema di MUNDELL:

È appropriata quell’assegnazione che associa a ogni obiettivo quellostrumento che su di esso ha la maggiore efficacia relativa.

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Secondo LUCAS, nel momento stesso in cui un’azione di P.E. viene attuata,muta il quadro nel quale gli individui privati si muovono, e quindi possono

mutare i criteri e i parametri di comportamento degli individui. Se il  p.m. decide sulla base dei valori stimati dei parametri comportamentali, compie unerrore logico, poiché i valori effettivi dei parametri cambieranno, proprio aseguito dell’azione di P.E.

La P.E. ha sì effetto sulle variabili economiche, ma in un modo che non può

essere previsto sulla base dei comportamenti osservati nel passato. Diconseguenza, la conclusione a cui perviene LUCAS è che sia meglio, per leautorità di P.E., astenersi da interventi attivi, proprio perché l’esito del lorointervento è sempre imprevedibile. Gli agenti privati e il  p.m. sono legati dainterdipendenza strategica: il comportamento ottimale degli uni dipende da

quello dell’altro.Ne sono derivate 2 conseguenze rilevanti per la P.E.:a) gli andamenti economici sono sempre più spesso il frutto di convenzioni emode, e ciò accresce l’importanza dell’intervento pubblico,b) l’intervento pubblico deve tener conto della natura attiva del

comportamento degli operatori e degli effetti indotti sulla formulazione delleloro aspettative.  21

 

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 - ACOCELLA N., Politica economica e strategie aziendali, Carocci, Roma, 2011

(Capitolo 4).- CELLINI R., Politica Economica, McGraw-Hill, Milano, 2010 (Capitolo 2).

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