MAGAZZINO-Capitolo 9

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C OSIMO M  AGAZZINO  1

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COSIMO M AGAZZINO 

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Gli stessi effetti di una diminuzione del tasso di cambio (unacontemporanea incentivazione delle  X  e penalizzazione delle M) sono

ottenibili rispettivamente mediante sussidi e dazi generalizzati.I sussidi, che possono essere di varia natura (creditizi, assicurativi ofiscali), si traducono normalmente in una integrazione dei profitti, chenel caso di incentivazione all’esportazione si applica a chi venda suimercati esteri: il profitto unitario al netto dell’imposta risultaincrementato almeno per una parte dell’importo del sussidio, tendendo,così, a indirizzare l’uso delle risorse verso la produzione per i mercatiesteri.

I dazi hanno anch’essi natura e finalità molteplici. Si tratta di vere eproprie imposte indirette che fanno normalmente aumentare il prezzodelle merci estere. In quanto imposte, essi sono fonte di entrate fiscali

(Dis). Tuttavia, raramente viene loro attribuita tale finalità (dazifiscali).

Di norma, invece, essi hanno finalità protettive dei beni e servizi diproduzione nazionale rispetto a quelli di provenienza estera (daziprotettivi). Sotto questo aspetto essi costituiscono strumenti di

protezione tariffaria.  2

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 Tariffa doganale: insieme dei dazi vigenti.

Si sono diffusi negli ultimi decenni strumenti di protezione nontariffaria (o barriere non tariffarie) rappresentati normalmente da:1.  procedure e regolamentazioni spesso in apparenza dirette ad altrefinalità (igieniche, di sicurezza, di difesa ambientale) che si risolvonoconcretamente in intralci e costi per i produttori esteri;2. contingenti (o quote) che consistono nella fissazione di limiti diquantità fisiche o valutari alle importazioni;3. limitazioni varie imposte da un paese all’acquistodi merci estere;4. limitazioni in materia di appalti, concessioni, forniturepubbliche; 

5. sussidiazione e altre forme di incentivazione alle esportazioni come la svalutazione.

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Se il prezzo internazionale non varia, VW è la curva di domanda internae YZ quella di offerta interna, e se pinterno=OF=pinternaz., essendo D>S, vi

sarebbe necessità di M, per eliminare l’eccesso di D, in misura pari a AE.Se viene introdotto un dazio di aliquota t=d1, e se il pinternaz. non varia,pinterno=ON=p(1+d1). In corrispondenza di ON, l’eccesso di D dasoddisfare con M sarà pari a RS (<AE). Se il dazio avesse un’aliquota t=d2,pinterno=OT=p(1+d2), esso sarebbe capace di eliminare l’eccessodi D.

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Gli effetti dell’introduzionedel dazio sono:- effetto consumo (pari a DE): il dazio provoca p e Cinterni

-  effetto produzione o protettivo (pari ad  AB): il dazio provoca p eSinterna; tale effetto assume tanto più rilievo quanto più ci si discostadalla p.o.-  effetto importazione (pari ad  AB+DE): come conseguenza dei 2effetti precedenti, M -  effetto entrate fiscali (pari a HLSR ): T in misura pari all’aliquotadeldazio (t) moltiplicata per la nuova quantità importata (M)-  effetto redistribuzione (pari a FLSN): i consumatori pagano siamaggior p ai produttori nazionali sia il dazio allo Stato.

I sussidi alle X  implicano, invece, pinterno perché i produttori nonsaranno disposti a vendere sul mercato interno a un prezzo minore del

ricavato ottenuto dalle X . In questo caso il Governo sostiene una spesa.Il contingentamento delle M viene imposto attraverso licenze ad

alcuni operatori. Gli effetti di un contingentamento tendente a M (daGM a RS) consistono in pinterno (da OF a ON). In questo caso non vi èné un aumento delle entrate fiscali (come nel dazio) né un aumento delle

spese pubbliche (come per i sussidi). Esso comporta una redistribuzionedi Y a danno dei consumatori e a favore degli importatori.

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Un’altra forma di protezionismo è costituita dalle limitazioni volontarie alle esportazioni ( V.E.R.), dei contingentamenti introdotti

dal paese esportatore (anziché importatore).Simili alle V.E.R. sono gli accordi per mercati “ordinati” (O.M.A.),delle restrizioni volontarie alle  X che coinvolgono simultaneamente piùpaesi.

Tali limitazioni, sebbene introdotte dal paese esportatore, sono in realtàrichieste dal paese importatore, che minaccia l’adozione di altri tipi direstrizioni (ritorsioni commerciali internazionali).

Il requisito di contenuto nazionale minimo della produzione (M.N.C.R.) è una limitazione introdotta dai P.V.S. per cercare diaccrescere la quota di V.A. locale dei beni importati. Altre forme di protezione della produzione nazionale dalla concorrenza

estera sono: crediti agevolati alle  X ; assicurazione dei crediti alle  X ;preferenze agli operatori nazionali nelle commesse pubbliche;limitazioni amministrative, concentrazione di M in una o poche dogane,deposito previo alle M (obbligo di depositare per un certo periodo ditempo in un conto fruttifero presso la B.C. una somma pari ad una quota

del valore della merce importata). 6

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Si dice che un paese ha un vantaggio assoluto rispetto ad un altro paesenella produzione di un certo bene se è in grado di produrre quantitàmaggiori di quel bene utilizzando lo stesso input, oppure se è in grado diprodurre la stessa quantità utilizzando meno input (il costo unitario“assoluto” di quel bene in quel paese è inferiore al costo negli altri paesi).L’Inghilterra ha un  vantaggio assoluto nella produzione del panno 

(4<8) e il Portogallo ha un  vantaggio assoluto nella produzione del vino (3<6).

Si dice che un paese ha un  vantaggio assoluto globale rispetto a unaltro paese se è in grado di produrre ogni combinazione di tutti i beni inquantità maggiore utilizzando lo stesso input (a costo unitario “assoluto” 

inferiore per tutti i beni). 7 

Merci Costo unitario di produzionein termini di lavoro

Inghilterra Portogallo

Panno (A) a1=4 a2=6

 Vino (B) b1=8 b2=3

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Liberismo e protezionismo sono politiche commerciali alternative.Il fondamento scientifico del liberismo sta sostanzialmente nei

 vantaggi della specializzazione a livello internazionale, messi inrilievo da R ICARDO con il “principio dei costi comparati”: se due paesihanno diversa abilità relativa nel produrre due beni, potrà convenire lorodi specializzarsi ognuno producendo soltanto il bene il cui costo ècomparativamente minore, e scambiare l’eccedenza della produzione diquel bene rispetto alla domanda interna per procurarsi la quantità

desiderata dell’altrobene, prodotto dall’altro paese.Si suppongano i seguenti costi di produzione (espressi in unità di

lavoro, secondo la teoria del valore-lavoro adottata dai classici) per le duemerci, x e y , nei due paesi A e B:

I costi comparati possono essere definiti come 20/40=1/2 (2 unità di x siscambiano con 1 unità di  y ) in  A  e 10/30=1/3 in B. La merce x costa

relativamente meno in B che in  A , e a B conviene specializzarsi nellaproduzione di x. Ad A conviene, invece, specializzarsi in y . 8

x y 

 A  20 40

B 10 30

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 La merce y , pur costando, in termini assoluti, di più in A che in B, costa

soltanto il doppio di x in A , mentre costa il triplo di x in B.

Il principio ricardiano dei costi comparati soffre di alcune limitazioni:natura statica dell’analisi, mancata considerazione delle condizioni diofferta; ipotesi di p.o.

Le argomentazioni a favore del protezionismo si fondano proprio su tali

limitazioni.Inoltre, A. SMITH ammetteva che «la difesa è più importante

dell’opulenza». Sulla base di tale argomentazione può giustificarsi laprotezione di alcune “industrie” nonostante la produzione possa rivelarsinon profittevole da un punto di vista strettamente economico.

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x y 

 A  20 40

B 10 30

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 Spesso la superiorità di un paese rispetto ad un altro, in un ramo di

produzione, nasce soltanto dal fatto di aver cominciato prima, risiedendonelle capacità acquisite e nell’esperienza. Il paese che proteggaun’industria nascente può con il tempo acquisire quella stessa capacitàed esperienza e porsi, così, in condizioni di competere con vantaggio conil paese che abbia iniziato prima la produzione o finanche pervenire a unaposizione di superiorità.

Questo è in particolare il caso nel quale esistano economie di scaladinamiche derivanti da processi di apprendimento (learning bydoing). La loro esistenza dà luogo alla cosiddetta curva diapprendimento: essa indica il costo unitario (CU), in funzione dellaquantità complessiva prodotta dall’inizio della produzione (Q).

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Il paese A che deve iniziare la produzione del bene considerato produceal costo CU A , più elevato di quello dei paesi B e C che, grazie al tempotrascorso dall’inizio della produzione, sono in grado di produrre a costipiù bassi. Il vantaggio della protezione sta nel fatto che, mentre si riducela possibilità della produzione estera di espandersi ulteriormente sulmercato nazionale, la parte di quest’ultimo servita dalle impresenazionali si allarga e la quantità totale da esse prodotta può crescere.

 Anche se al termine di un certo numero di anni il costo di produzione di

 A arrivasse, ad esempio, al livello di quello di C, senza scendere al di sottodi esso, la protezione si rivelerebbe conveniente, se la produzionedell’industria considerata avesse effetti esterni (spillover ) positivi sulsistema produttivo del paese.

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 Se i costi di produzione di A sono più bassi di quelli esteri (per più bassi

 W o più bassi mark-up) la curva di apprendimento di A potrebbe trovarsial di sotto di quella indicata nella figura precedente. In tal caso  A  potrebbe produrre il bene considerato a costi inferiori che all’estero ancheprima di aver realizzato una produzione cumulativa pari a OQC.

I liberisti più tenaci hanno invece sostenuto che le prospettive diprofittabilità derivanti dalla progressiva riduzione del costo di

produzione a seguito del processo di apprendimento dovrebbero poterindurre da sole l’entrata sul mercato di nuove imprese, senza che vi siabisogno di incentivarla attraverso la protezione. Questa posizioneprescinde, peraltro, oltre che dagli indicati spillover , che possono esserecausa di divergenza fra rendimenti privati e sociali:

a) dalla aleatorietà della prospettiva di congrui guadagni;b) dalle imperfezioni esistenti nei mercati finanziari (che scoraggiano leattività rischiose).

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 Questa argomentazione ricorre non di rado nei paesi sviluppati per

sostenere la protezione generale dell’industria o di singoli rami industrialiminacciati appunto dal basso costo del lavoro esistente all’estero, cherende non competitive le attività nazionali che non siano adeguatamenteprotette.

In realtà, questa tesi tende a non tenere conto del fatto che al più bassocosto del lavoro esistente all’estero corrisponde di norma anche una sua

più bassa produttività, tale che il costo del lavoro per unità di prodotto(C.L.U.P.) talvolta non è molto diverso e, comunque, spesso non è tantomarcatamente inferiore quanto il costo unitario del lavoro.

Dumping: forma di concorrenza sleale che consiste nel praticare sui

mercati esteri p rispetto al mercato interno.Dumping sociale: forma di concorrenza sleale simile al dumping ma

basata sul fatto che i prezzi bassi (interni ed esteri) possono esserepraticati dal paese in virtù degli scarsi livelli di protezione sociale (scarsoo assente Welfare State).

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Se il sistema economico si trova in una situazione di disoccupazione ilprotezionismo può essere uno strumento capace di riportare il sistemastesso alla p.o. Il protezionismo e, quindi, m abbassano, però, il livellodelle M del paese, solo se l’aumento del reddito che ne consegue èproporzionalmente minore della m. Ma le M del paese considerato sonole  X del RdM, e in tal caso il protezionismo comporterebbe una cadutadella spesa autonoma e, quindi, di Y e N del RdM. Si tratterebbe allora diuna politica che “scarica sul  vicino” le difficoltà interne (beggar-

my-neighbour policy), ovvero che impoverisce il vicino in quantol’occupazione (N) del paese si accrescerebbe a danno di quella degli altri.

Il protezionismo usato congiuntamente a politiche monetarie o fiscaliespansive, avrebbe realizzato simultaneamente l’equilibrio interno equello esterno. Questa era nella sostanza la posizione di KEYNES,

soffertamene maturata nel corso degli anni, ma alla fine strenuamentesostenuta. Egli si dichiarò a favore dell’uso di sussidi e dazi come sostitutodella svalutazione, proprio tenendo conto della particolare posizione delRegno Unito quale centro finanziario internazionale: una svalutazioneavrebbe indebolito o minato tale posizione, influenzando negativamente

le aspettative degli operatori sul valore esterno futuro della sterlina eriducendo l’afflusso netto di capitali dall’estero.  14

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 Le politiche commerciali tendono ad incidere direttamente sui flussi di

M e di X , date certe funzioni di domanda e di offerta dei vari beni.Le politiche industriali tendono invece ad influenzare i fattori dai quali

scaturiscono le funzioni di offerta: tecniche produttive, tipologie diprodotti, grado di concentrazione, rapporti fra imprese e industrie,delocalizzazioni produttive.

La politica industriale può tendere a migliorare la posizione competitiva

di un paese attraverso:1. un opportuno posizionamento della struttura industriale di quelpaese nei settori nei quali la domanda mondiale cresce più velocemente;2. il potenziamento nei settori strategici; 3. un rafforzamento delle condizioni dalle quali dipende una

riduzionedell’elasticità della domanda estera al prezzo; 4. appropriate relazioni fra imprese e fra industrie, a livello siainterno che internazionale.

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-  A COCELLA  N., Politica economica e strategie aziendali, Carocci,

Roma, 2008 (Capitolo 9).- CELLINI R., Politica Economica, McGraw-Hill, Milano, 2010(Capitolo 23).

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