L'USO DEI SOCIAL NETWORK NELLA FORMAZIONE CONTINUA...

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DEI SERVIZI FORMATIVI TESI DI LAUREA L'USO DEI SOCIAL NETWORK NELLA FORMAZIONE CONTINUA DEGLI INSEGNANTI. IL CASO DI “WWW.LASCUOLACHEFUNZIONA.IT”. Relatore: Prof. GIUSEPPE TACCONI Correlatore: Prof. GIOVANNI MARCONATO Laureanda: MARICA PRENDIN ANNO ACCADEMICO 2010-2011 1

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA

FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN PROGRAMMAZIONE E

GESTIONE DEI SERVIZI FORMATIVI

TESI DI LAUREA

L'USO DEI SOCIAL NETWORK NELLA FORMAZIONE

CONTINUA DEGLI INSEGNANTI.

IL CASO DI

“WWW.LASCUOLACHEFUNZIONA.IT”.

Relatore:

Prof. GIUSEPPE TACCONI

Correlatore:

Prof. GIOVANNI MARCONATO

Laureanda:

MARICA PRENDIN

ANNO ACCADEMICO 2010-2011

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Indice

Introduzione.......................................................................................................................5

Capitolo 1.......................................................................................................................... 9

Web ed e-learning 2.0........................................................................................................ 9

1.1. Dal web al web 2.0..................................................................................................... 9

1.2. Dall'e-learning all'e-learning 2.0...............................................................................12

1.3. Risorse dell'e-learning 2.0........................................................................................ 17

1.3.1. Il blog.....................................................................................................................17

1.3.2. Il wiki.....................................................................................................................18

1.3.3. Il social networking............................................................................................... 19

1.4. Quali opportunità di apprendimento sono supportate dagli strumenti del web 2.0? 21

1.4.1. L'apprendimento collaborativo.............................................................................. 22

1.4.2. Incidental e serendipitous learning........................................................................ 24

1.5. E-learning 2.0 e formazione degli insegnanti........................................................... 26

1.5.1. La formazione degli insegnanti nell'epoca del web 2.0.........................................26

1.5.2. Social network per insegnanti: esempi applicativi................................................ 29

1.6. Conclusione.............................................................................................................. 31

Capitolo 2........................................................................................................................ 35

Fare ricerca su ambienti di apprendimento 2.0................................................................35

2.1. La metrica e il computer data logging...................................................................... 36

2.2. La social network analysis........................................................................................38

2.3. Il metodo netnografico..............................................................................................41

2.4. L'analisi conversazionale e l'analisi del contenuto................................................... 43

2.4.1. L'approccio fenomenologico ed il metodo grounded............................................46

2.5. Conclusione.............................................................................................................. 49

Capitolo 3........................................................................................................................ 53

La ricerca: il caso di La Scuola Che Funziona................................................................ 53

3.1. Il contesto della ricerca.............................................................................................53

3.2. Obiettivi della ricerca............................................................................................... 55

3.3. Cornice epistemologica e metodo della ricerca........................................................ 56

3.4. Le fasi della ricerca...................................................................................................57

3

3.4.1. Fase di esplorazione...............................................................................................57

3.4.2. Fase di raccolta e di analisi dei dati...................................................................... 60

3.5. I risultati....................................................................................................................65

3.5.1. Le caratteristiche del social network..................................................................... 65

3.5.2. Il senso della partecipazione ad un social network................................................68

3.5.3. Dubbi e visioni sfavorevoli....................................................................................76

3.5.4. Speranze.................................................................................................................78

3.6. Conclusione.............................................................................................................. 80

Conclusione generale.......................................................................................................83

Allegati............................................................................................................................ 87

Bibliografia....................................................................................................................121

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Introduzione

Introduzione

Questo lavoro nasce in seguito alla mia esperienza di tirocinio di laurea specialistica

nell'ambito del social network La Scuola Che Funziona, una piattaforma on-line di

incontro, condivisione e scambio di esperienze connesse alla pratica di insegnamento

col fine esplicito di migliorare la scuola e il fare scuola.

Tale esperienza mi ha spinta a riflettere sul potenziale formativo dello strumento social

network nell'ambito di quello che è stato definito, dall’anno 2005 da Tim O’Reilly,

fondatore dell'O'Reilly Media e sostenitore del movimento a favore del free software e

open source, web 2.0, ovvero «un'evoluzione dei sistemi di comunicazione,

informazione e scambio tra gli utenti della Rete, attraverso strumenti quali blog1, wiki2,

social bookmarking3 e social network4 » (O'Reilly, 2007, p.17).

Quello tra web e web 2.0 è un passaggio fondamentale, che ha segnato lo spostamento

dalla centratura sui contenuti alla centratura sull'utente della rete, non limitato nelle sue

possibilità alla fruizione passiva delle risorse sul web, ma libero di catalogare e

condividere risorse, partecipare spontaneamente a reti sociali e professionali, inserire

contenuti e co-costruire artefatti e prodotti.

A fronte di queste sollecitazioni, anche la formazione on-line si è interrogata

sull’utilizzo del web 2.0, provando a definire un nuovo modello didattico: il cosiddetto

“e-learning 2.0”. Si tratta di una declinazione formativa del nuovo modo di concepire e

fruire la rete, una forma di e-learning che meglio si coniuga con la natura

intrinsecamente sociale di essa (Bonaiuti, 2006).

1 Un blog è un sito web, generalmente gestito da una persona o da un ente, in cui l'autore (blogger) pubblica più o meno periodicamente, come in una sorta di diario on-line, i propri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro, assieme, eventualmente, ad altre tipologie di materiale elettronico come immagini o video.

2 Un Wiki è un sito web (o comunque una collezione di documenti ipertestuali) che viene aggiornato dai suoi utilizzatori e i cui contenuti sono sviluppati collaborativamente da tutti coloro che vi hanno accesso. La modifica dei contenuti è aperta, nel senso che il testo può essere modificato da tutti gli utenti (a volte soltanto se registrati, altre volte anche anonimi) contribuendo non solo per aggiunte, ma anche cambiando e cancellando ciò che hanno scritto gli autori precedenti.

3 Il social bookmarking è un servizio basato sul web, dove vengono resi disponibili elenchi di segnalibri (bookmark) creati dagli utenti. Questi elenchi sono liberamente consultabili e condivisibili con gli altri utenti appartenenti alla stessa comunità virtuale.

4 Una rete sociale (in inglese social network) consiste in un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali. Si tratta di una rete fisica, nonostante il concetto più recentemente sia stato applicato al web.

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Introduzione

Da oltre due decenni si è assistito alla crescita esponenziale del fenomeno e-learning,

termine riferito in senso ampio all'offerta di servizi di formazione fruibili attraverso le

tecnologie. Grazie alla diversità e alla versatilità delle modalità disponibili, soprattutto

da un punto di vista economico ed organizzativo, e grazie ai molteplici ambiti di

applicazione, le aspettative di sviluppo sono state molto elevate.

Da sempre gli aspetti economici e organizzativi sono considerati uno degli elementi

chiave a favore della sostenibilità dell’e-learning. E noto, tuttavia, che, per garantire

apprezzabili livelli qualitativi, tali elementi non devono essere anteposti a quelli più

specificatamente legati alla dimensione didattico-pedagogica (Marconato, 2003).

Quando questo accade, la scelta dell’approccio pedagogico finisce con l’essere

fortemente condizionata e convogliata verso un e-learning basato prevalentemente sullo

studio individuale (e spesso passivo) di materiali didattici, modello prevalente fino

all'inizio del XXI° secolo. Tali soluzioni, benche ritenute generalmente più economiche

(in termini sia di costi sia di tempo), quasi sempre limitano il livello qualitativo del

processo di apprendimento in quanto lo privano dell’altra sua dimensione chiave, quella

sociale (Renzi, 2007).

Si tratta di un aspetto particolarmente sentito in tutti quei contesti in cui la formazione

non sia solo a carattere meramente addestrativo, quanto piuttosto finalizzata

all’acquisizione di conoscenze e competenze professionali di alto profilo. In questi casi,

infatti, diventa strategico impostare il processo di apprendimento sia sull’interazione

verticale con esperti e specialisti di settore, sia su quella orizzontale fra gli stessi

partecipanti all’evento formativo, in modo da permettere uno sviluppo professionale

basato sullo scambio di esperienze e buone pratiche.

Favorire la dimensione sociale dell’apprendimento anche nell’e-learning significa

pertanto vedere la rete non solo come veicolo per la distribuzione di e-content ma,

soprattutto, come risorsa in grado di favorire l’interazione a distanza fra tutti gli attori

del processo formativo e, attraverso di essa, la condivisione e co-costruzione di

conoscenza, intenti alla base dell'e-learning 2.0.

Tema centrale di questa nuova declinazione dell'e-learning è quello delle comunità on-

line, generate nell'ambito dei social media, applicazioni tipiche del web e dell'e-

learning di ultima generazione.

6

Introduzione

Nel mondo fisico le comunità sono in genere gruppi di persone tenute insieme da una

qualche identità comune o da qualche interesse; lo stesso vale per le comunità virtuali

oppure on-line che, allo stesso modo, sono composte da persone con un'identità comune

o unite da uno scopo o da interessi condivisi. Questo interesse o intento condiviso offre

una forte base per i membri della comunità per costruire relazioni in cui essi possano

imparare gli uni dagli altri, con un forte impatto sulla propria crescita, sulla società o la

cultura che li circonda (Calvani, 2005).

L'uso formativo dei social media, in particolare dei social network, è stato oggetto di

approfondimento e di riflessione in diversi contributi scientifici (si vedano ad esempio

Greenhow, 2011; Formiconi, 2011; Bruni, 2011); l'analisi approfondita della letteratura

mette però il luce scarsi contributi riferiti nello specifico all'uso di tali strumenti nella

formazione e nello sviluppo professionale, in particolare degli insegnanti, temi il cui

approfondimento ho ritenuto essere particolarmente interessante, facendone oggetto di

questo mio elaborato.

A partire da tali premesse, il presente elaborato si propone di favorire alcune riflessioni

sulle nuove applicazioni dell'e-learning 2.0 e sui possibili impieghi formativi dello

strumento social network, cercando di dimostrarne l'adeguatezza nel favorire processi di

autoapprendimento e apprendimento collaborativo, al fine di supportare lo sviluppo

professionale dei docenti.

A partire da alcune considerazioni sui possibili approcci di studio alle reti sociali on-

line, sarà presentata un'analisi del social network La Scuola Che Funziona. L'elaborato,

attraverso il metodo netnografico5 e dell'analisi del discorso, guidati dal paradigma

fenomenologico e della grounded theory, si propone principalmente di indagare

dall'interno, partendo dall'osservazione delle interazioni, delle discussioni, dei contenuti

e dei progetti attivati sulla piattaforma del network e analizzando le testimonianze dei

soggetti membri della comunità di La Scuola Che Funziona, la percezione che essi

hanno circa la propria partecipazione alle attività del network, riflettendo sulle

caratteristiche che rendono formativa questa esperienza in relazione al proprio sviluppo

professionale di docenti.

5 La netnografia, letteralmente etnografia dell'internet, è un metodo di ricerca qualitativa funzionale ai social media. Target privilegiato è la web tribe, intesa come aggregato conversazionale situato nel contesto digitale dei social media che si coaugula attorno a temi di interesse comune alla comunità. Per approfondimenti, si veda Kozinets 2010; 2010b.

7

8

Capitolo 1

Capitolo 1

Web ed e-learning 2.0

In questo capitolo verranno brevemente percorse le fasi principali che hanno

caratterizzato il passaggio da web a web 2.0. L'attenzione sarà in secondo luogo

focalizzata sullo sviluppo delle pratiche di e-learning, considerando il passaggio

paradigmatico da una prospettiva basata su proposte formative standardizzate, all'idea di

strumenti e ambienti di apprendimento centrati sul soggetto. Saranno descritti alcuni

strumenti tipici del web di seconda generazione, come il blog, il wiki e il social

networking, applicazioni social software (o social media) principalmente utilizzate per

interagire, incontrarsi in ambienti virtuali e creare comunità on-line. Sarà condotta una

riflessione sulle possibili opportunità di apprendimento supportate da questi strumenti

social software, dal momento che essi sono possibili risorse per l'e-learning 2.0. Infine

verranno considerate le applicazioni dell'e-learning 2.0 alla formazione degli insegnanti,

indagando in particolar modo il campo dei social network specificatamente dedicati agli

insegnanti.

1.1. Dal web al web 2.0

In questo paragrafo verranno brevemente analizzate le trasformazioni e gli sviluppi del

web verso il web di seconda generazione, cercando di mettere in luce le principali linee

di sviluppo e le criticità che hanno favorito questo passaggio.

Il World Wide Web è un'applicazione relativamente recente nella storia della rete.

Internet nacque il 29 ottobre 1969, giorno in cui venne sperimentata con successo la

prima comunicazione in remoto tra computer appartenenti a due istituti universitari: la

Stanton University di San Francisco e l'UCLA di Los Angeles. Negli anni Settanta e

Ottanta Internet fu una rete sperimentale, alla quale aveva accesso un gruppo ristretto di

informatici e ricercatori universitari che svilupparono molteplici applicazioni

inutilizzabili dalla maggior parte degli attuali utenti, dal momento che il loro utilizzo

richiedeva la conoscenza di complicati formalismi.

A partire dalla metà degli anni Novanta ci fu un importante cambiamento di rotta. La

liberalizzazione della rete e la facilità di accesso a risorse informative e funzionalità

9

Capitolo 1

attraverso il Web, consentirono una rapida affermazione di Internet. Allo sviluppo di

Internet contribuirono le sperimentazioni del CERN (Centro Europeo per la Ricerca

Nucleare) che lo utilizzava per condividere documenti tecnici. La soluzione al problema

dell'organizzazione della conoscenza scientifica in una comunità estesa e flessibile come

quella del CERN venne trovata da Tim Berners Lee, un giovane programmatore che

sviluppò un sistema di gestione e organizzazione dei documenti attraverso l'utilizzo di

collegamenti (link) in grado di riprodurre il modo di associare idee e concetti tipico

della mente umana (Bonaiuti, 2006, pp. 13-16).

Il browser, programma ideato per “navigare” nell'insieme delle pagine Web attraverso i

collegamenti ipertestuali, divenne ben presto il dispositivo principale per accedere ai

servizi sul Web e, con l'aggiunta di plug-in (dispositivi che permettono al browser di

estendere le proprie funzionalità), per visualizzare file di formati diversi, come

animazioni, audio e video.

Le potenzialità offerte dalla rete, assieme all'acquisita semplicità di utilizzo del Web,

diedero ben presto luogo a una rapida diffusione dei servizi connessi a internet e a una

crescita esponenziale degli utenti (figura 1.1). La fulminea diffusione della rete, in

particolare nel biennio 1998-1999, sviluppò forti aspettative sia sul piano economico

che su quello dello sviluppo e dell'innovazione. Le aziende operanti nel nuovo mercato

catalizzarono gli interessi degli investitori, i quali si affidarono a congetture legate

all'attesa di ritorni economici relazionati all'espansione esponenziale della rete. Le

aspettative di aziende e investitori non vennero soddisfatte; al termine del 2001, assieme

al crollo delle borse, e in particolare dei listini tecnologici, in molti hanno ritenuto

prematuramente conclusa l'esperienza di internet (Bonaiuti, 2006, pp. 17-18).

Successive analisi più approfondite si sono spinte alla ricerca delle caratteristiche

distintive della rete e quindi dei motivi della crisi del “web di prima generazione”. In

particolare, ci si è interrogati sulla specificità e le caratteristiche dei servizi di successo

il quale, come evidenziato da O'reilly (2005), non è tanto determinato dall'efficacia delle

campagne di marketing o da particolari sforzi finanziari, quanto dalla capacità dei

servizi di interpretare correttamente le specificità della rete. Tali caratteristiche sono

quelle che oggi vengono indicate come elementi di forza del web 2.0 (Bonaiuti, 2006).

10

Capitolo 1

Sono state date numerose definizione di web 2.0. Secondo Wikipedia il termine è

associato ad «applicazioni che facilitano la condivisione partecipativa di informazioni,

l'interoperabilità, il design centrato sull'utente e la collaborazione sul World Wide Web.

Un sito web 2.0 consente agli utenti di interagire e collaborare tra loro in un dialogo [...]

come creatori (prosumers) di contenuti in una comunità virtuale, in contrasto con siti

web in cui gli utenti (consumatori) sono limitati alla visione passiva di contenuti» 6.

Il web 2.0 nasce dalla constatazione di due elementi: il primo è che il valore della rete

non sta tanto nella tecnologia, quanto nei contenuti e nei servizi; il secondo è che la

forza della rete è rappresentata soprattutto dai suoi “utenti”, termine peraltro rivisitato in

quanto rivelatore di una visione gerarchica, commerciale e asimmetrica. La rete è

piuttosto costituita da soggetti, “attori” che partecipano e popolano uno spazio sociale

paritetico (Bonaiuti, 2006, pp. 19-22). La valorizzazione della dimensione sociale della

6 Definizione recuperata da Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Web_2.0), l'enciclopedia libera versione inglese, il 12 ottobre 2011.

11

1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 20110

500

1000

1500

2000

2500

0 70248

513719

1018

1500

2000

Crescita degli utenti Internet

Anno

Ute

nti

(mili

on

i)

Figura 1.1 – Grafico elaborato sulla base di dati rilevati dall'International Telecommunication Union (ITU).

Capitolo 1

rete, attraverso strumenti in grado di facilitare l'interazione tra individui attivi, creatori

di contenuti e servizi, è dunque l'idea caratterizzante la nuova generazione del web.

Dal punto di vista tecnologico le applicazioni del web 2.0 non presentano innovazioni

eclatanti; molte delle soluzioni, come i wiki e i blog, utilizzano tecniche già disponibili

da almeno una decina di anni per la condivisione di informazioni e di applicazioni. La

vera innovazione è rappresentata piuttosto dall'affermazione su larga scala di queste

modalità; in altre parole, è stata recuperata l'idea che ha mosso sin dagli albori internet,

restituendo a ciascuno la possibilità di essere al contempo fruitore e costruttore della

rete (Bonaiuti, 2006, pp. 23-27).

La riscoperta dell'importanza dell'accesso da parte di tutti alla costruzione della rete è

uno dei capisaldi del web 2.0, il quale pone l'accento sui social media, o social software,

cioè su tutte quelle applicazioni che consentono agli individui di incontrarsi, interagire e

collaborare in rete e, in particolare, di creare comunità on-line. Oltre alla creazione

condivisa di contenuti, tali applicazioni favoriscono la pubblicazione, classificazione e

indicizzazione di informazioni, in maniera da renderle facilmente disponibili a beneficio

della comunità.

1.2. Dall'e-learning all'e-learning 2.0

Questo paragrafo sarà dedicato all'analisi delle fasi che hanno caratterizzato la storia

dell'e-learning, segnando il passaggio da esperienze caratterizzate dalla trasposizione di

modelli didattici pensati per contesti tradizionali, a nuove soluzioni e modalità operative

(il cosidetto e-learning 2.0) centrate sul soggetto e sul processo di apprendimento.

Uno dei fenomeni più interessanti del web è stato, a partire dalla fine degli anni

Novanta, l'e-learning. Il termine, abbreviazione di electronic learning, può essere

tradotto letteralmente “apprendimento elettronico” ed indica in senso ampio l'offerta di

servizi di formazione fruibili attraverso le tecnologie. In particolare l'e-learning sfrutta

le potenzialità della rete per fornire, in modalità sincrona e/o asincrona, l'accesso a

contenuti o relazioni formative in qualsiasi momento o in ogni luogo in cui esista una

connessione.

Il mercato mondiale dell'e-learning presenta tassi di crescita esponenziale7. In Europa la

7 Il passaggio è da 6,6 mld di dollari investiti nel 2002 a 23,7 mld nel 2006 con valori, per il solo mercato europeo, di 3,9 miliardi di dollari nel 2004, più di dieci volte dall'inizio del 2000 (IDC, 2004).

12

Capitolo 1

diffusione dell'e-learning viene facilitata anche da specifici interventi dell'Unione

Europea che, ritenendolo un importante mezzo per favorire la democratizzazione e

l'ampliamento delle opportunità di accesso all'istruzione, lo inserisce tra le azioni

fondamentali per lo sviluppo dell'Information Society (Commissione delle Comunità

Europee, 2001).

Accanto alle aspettative e ad alcuni importanti successi, si sono succeduti anche eventi

di segno opposto. In sintesi, uno dei principali problemi della gran parte delle

esperienze svolte nei primi anni di diffusione dell'e-learning è da ricercarsi

principalmente nella distanza tra aspettative e risultati a causa di una sopravvalutazione

degli aspetti tecnologici e, dall'altro lato, della scarsa efficacia delle strategie didattiche

adottate. La gran parte delle proposte metodologiche, più in particolare, si sono di fatto

limitate a riprodurre in rete dinamiche pensate per l'aula (Marconato, 2009). Sembra

dunque esserci stata un'insufficiente comprensione delle specificità degli ambienti per la

formazione in rete, il cui punto di forza risiede soprattutto nella possibilità di sviluppare

la collaborazione tra individui (Bonaiuti, 2006). L'e-learning è stato concepito come un

modo per erogare velocemente corsi on-line, con centralità posta sui contenuti, senza

chiedere al soggetto di confrontarsi con attività formative articolate in cui fosse

rilevante anche la dimensione della ricerca attiva e della partecipazione sociale. Ancora

oggi l'utente si trova spesso a consultare materiali didattici preconfezionati mostrando

così che il punto a cui siamo arrivati oggi nella formazione on-line non è troppo

dissimile da ciò che era disponibile prima della rete.

Naturalmente l'e-learning non si riduce ai modelli erogativi; si sono sviluppate anche

esperienze centrate sull'interazione tra partecipanti e tra utenti e tutor, basate su modelli

che prevedono la collaborazione tra pari, il coinvolgimento dei partecipanti e un

conseguente spostamento del focus verso obiettivi operativi quali l'integrazione di

conoscenza, la progettazione o la produzione di nuove soluzioni. Anche in questi casi

però, è importante considerare le modalità con cui le esperienze vengono concepite e

realizzate; spesso vengono impostati obiettivi, tempi, ruoli e risorse predefiniti e le

“piattaforme”, anche se caratterizzate dalla presenza di funzioni per la comunicazione e

la collaborazione, impongono la propria rigidità operativa (Bonaiuti, 2006).

Uno dei fattori di successo per i servizi offerti in internet è la capacità di rispondere, in

maniera flessibile ed efficace, alle esigenze dei soggetti. Ciò vale a maggior ragione per

13

Capitolo 1

l'e-learning, in riferimento al quale è importante comprendere l'atteggiamento e le

abitudini operative degli utenti. L'interattività è la modalità prevalente con la quale ci si

relaziona con i media e la consapevolezza di questo aspetto è alla base di quello che è

stato recentemente definito “e-learning 2.0” (cfr. Downes, 2005).

La prima fase dell'e-learning, come abbiamo visto, è stata caratterizzata dall'uso di

piattaforme tecnologiche sia per esperienze collaborative che per attività erogative,

comunque prevedendo una netta demarcazione tra il momento e lo spazio della

formazione e l'esterno e applicando modelli tipici della tradizionale formazione in

presenza. Il problema, e quindi il limite di questo approccio, oltre all'imposizione di

tempi, obiettivi e modalità operative, è quello della distanza imposta tra il setting

artificiale della formazione elettronica e le situazioni della vita in cui si sviluppano

forme spontanee di apprendimento (Bonaiuti, 2006).

L'e-learning 2.0 si pone invece l'obiettivo di recuperare le potenzialità insite nelle

modalità spontanee e informali di apprendimento; inoltre esso rappresenta l'occasione

per ripensare la formazione in rete tornando alla natura della rete, per definizione aperta,

non gerarchica e per sua essenza relazionale. Giovanni Bonaiuti, nel suo testo “E-

learning 2.0” sottolinea come un concetto chiave alla base delle esperienze di e-

learning 2.0 sia quello di integrazione, non solo tra soggetti e tra diverse risorse

formative, ma, in particolare con la riscoperta della rete come contesto naturale per lo

sviluppo di social networking, tra sfera individuale e sociale e tra apprendimento

formale ed informale. Questo obiettivo si realizza con il passaggio da una concezione

della formazione di tipo statico, caratterizzata da un’idea tradizionale di “trasmissione

della conoscenza”, ad una concezione maggiormente centrata su due elementi

fondamentali: l’utente ed il gruppo (Penna et al., 2009).

L’utente viene ora visto come un progettista consapevole del proprio apprendimento,

cioè colui che si confronta con i problemi della costruzione del percorso di conoscenza.

Diventa pertanto strategica la capacità di vagliare la disponibilità e le opportunità di

apprendimento in relazione alle proprie necessità formative, operando e selezionando in

rapporto alle altre caratteristiche sulle quali l’apprendimento va progettato: esigenze di

studio, apprendimento e perfezionamento di capacità e competenze professionale,

interessi culturali.

14

Capitolo 1

Il secondo elemento, la gruppalità, viene sempre più visto e inteso come l’ambiente

facilitatore e amplificatore del processo formativo, dove il singolo costruisce il percorso

di senso nell’interazione (Penna et al., 2009).

Il passaggio da e-learning a e-learning 2.0 comporta un vero e proprio cambiamento di

paradigma, ossia lo scostamento da una prospettiva basata sul paradigma razionalista-

informazionista di ispirazione comportamentista (cfr. Laici, 2007), incentrato sul

concetto di proposta formativa standardizzata e sulla trasmissione collettiva (da uno a

molti) di contenuti codificati, all'idea di strumenti centrati sul soggetto, che

concepiscano il web come uno spazio di apprendimento, di costruzione di identità e di

ricomposizione dei diversi ambiti del sapere individuale, da quelli più marcatamente

formali a quelli informali. In questo caso, i paradigmi di riferimento sono quello

sistemico-interazionista di ispirazione cognitivista, che considera la conoscenza come

processo di ricerca e costruzione di senso (ibidem) e, soprattutto, quello costruttivista-

sociale, al quale si ispirano modelli di e-learning in cui «si privilegia prevalentemente

l'aspetto relazionale e collaborativo nella costruzione della conoscenza e si cercano di

proporre percorsi in cui sia possibile sperimentare attività collaborative in comunità di

apprendimento e in gruppi di apprendimento on-line» (idem, p. 39).

L'approccio learner-centred produce un scostamento dalle esperienze basate sui virtual

learning environment, ambienti di apprendimento caratterizzati da corsi con

programma, modalità e contenuti specifici, verso esperienze che consentono ad ogni

soggetto la costruzione attiva della propria formazione e del proprio ambiente di

apprendimento (personal learning environment), del quale fanno parte sia esperienze e

conoscenze già maturate, sia la fitta rete di connessioni che il soggetto intesse e ha

intessuto con gli altri (Bonaiuti, 2006). A tale scopo essenziali sono diversi dispositivi,

dai sistemi di produttività individuale, software che riproducono essenzialmente gli

strumenti e le funzioni installate sul proprio computer, ai sistemi per la condivisione di

risorse, fino a sistemi di comunicazione e per la costruzione di reti di conoscenza.

Tra le applicazioni classiche per la condivisione di conoscenze troviamo i forum,

affiancati recentemente dai blog e dai wiki, i quali nascono proprio con l'obiettivo di

fornire supporto alla condivisione e co-costruzione di conoscenze (Bonaiuti, 2006).

A questi prodotti si sono recentemente affiancate le tecnologie per il social networking,

15

Capitolo 1

il cui scopo principale è quello di interconnettere le persone attraverso una serie di

“legami”. Un aspetto interessante riguarda la possibilità, attraverso queste

interconnessioni, di aggregare comunità virtuali interessate a discutere e a lavorare sugli

stessi temi, condividendo esperienze ed attività. Tali strumenti possono essere integrati

negli ambienti di apprendimento on-line consentendo di condividere le proprie

esperienze in comunità di collaborazione in cui si elaborano sia prodotti propri di

conoscenza, sia prodotti costruiti in modo condiviso.

Appare evidente la centralità della dimensione relazionale. Le relazioni tra gli utenti, la

possibilità di discutere, condividere e costruire conoscenza in modo collaborativo sono

le prospettive aperte dell’e-learning 2.0. Pertanto, a caratterizzare l’e-learning di

seconda generazione è l’importanza della “partecipazione sociale” che i nuovi strumenti

del web permettono, in quanto consentono la comunicazione e permettono di far

provare un apprendimento di natura sociale (Calvani, 2005).

Centrale è il concetto di comunità (Calvani, 2005; Wenger, 2006), nella quale

l’apprendimento si configura come evento sociale che non cessa di realizzarsi perche

non obbligato entro i limiti temporali della durata del corso. L’accento è posto non solo

sulla fruizione individuale quanto sulla collaborazione e condivisione, le quali

modificano lo stesso processo di produzione e di attribuzione di senso in riferimento ai

contenuti e alle informazioni.

Da un punto di vista metodologico, l’efficacia degli strumenti dell’e-learning 2.0 si basa

proprio sulla possibilità di sviluppare e sfruttare le comunità.

La formazione della community, sulla quale si fonda l’utilizzo del software sociale, si

basa sul modello delle “Bottom-Up Communities” ossia quelle realtà dove i membri

della comunità, avendo un'elevata facoltà decisionale e una forte autonomia progettuale,

concordano gli obiettivi e l’organizzazione dei contenuti (Penna et al., 2009). Questo

modello si contrappone a quello delle “Top-Down Communities”, un sistema nel quale

status e compiti sono decisi rigorosamente da un'autorità di controllo e regolamentati da

propri dispositivi software, tendenza prevalente nella prima generazione di e-learning.

Il modello del social software rinvia alla realizzazione e conduzione dinamica di

contenuti da parte di tutti i membri partecipanti a processi formativi. Gli ambienti

formativi divengono in questo modo social environment, strutture che sono sviluppate,

16

Capitolo 1

coordinate e trattate dalle comunità dei partecipanti. L’elemento di successo sembra

essere rappresentato dal coinvolgimento degli utenti mediante spazi collaborativi come

le comunità virtuali di apprendimento, tramite le connessioni rese possibili dai social

network.

1.3. Risorse dell'e-learning 2.0

Come già accennato sopra, esistono strumenti tipici del web 2.0 che possono essere

considerati la base per sviluppare esperienze di e-learning di seconda generazione. Si

tratta di strumenti i cui nomi sono ormai entrati a far parte del linguaggio comune, come

blog, wiki, social network, file sharing, instant messaging e altri, chiamati generalmente

social software, ossia applicazioni che consentono alle persone di interagire, incontrarsi,

collaborare e creare comunità on-line (Laici, 2007).

Sebbene tali applicazioni originariamente non siano state pensate specificatamente in

riferimento ad esperienze di apprendimento elettronico, le loro caratteristiche le rendono

possibili risorse per attività di e-learning di seconda generazione. Nei successivi

paragrafi cercherò di descrivere brevemente alcuni di questi strumenti, riflettendo su

come possano diventare risorse per l'e-learning 2.0.

1.3.1. Il blog

Il termine blog deriva dalla contrazione di Web log, ossia “traccia su rete”, ed è stato

utilizzato per la prima volta nel 1997 (Fini, 2006).

Oggi quello del blog è diventato un fenomeno molto esteso (al mondo ne esistono più di

settanta milioni) con diverse declinazioni; esistono infatti blog personali, politici, di

attualità e tematici.

I blog vengono usualmente definiti come una sorta di diari on-line che permettono di

scrivere riflessioni, pensieri e testi in pagine web, senza dover possedere particolari

conoscenze tecniche o informatiche (Laici, 2007). Si tratta di strumenti di facilitazione

della scrittura la cui peculiarità è che il “blogger”, l'autore del blog, diventa “prosumer”,

dalla contrazione di “producer-consumer”, ovvero al tempo stesso lettore e autore di

contenuti. Secondo Fini (2006) il blog è l'applicazione che segna più di altre il

passaggio dal web read only al web read-write, sottolineando la centralità della persona

17

Capitolo 1

utilizzatrice e creatrice degli strumenti e contenuti del web.

Un'altra interessante caratteristica dei blog è l'apertura ai commenti di altre persone, le

quali, connettendosi e commentandosi reciprocamente, entrano in una rete di

connessioni, alla base del funzionamento del blog. La possibilità di entrare in relazione

sui blog è facilitata da strumenti specifici, come la blogroll, ossia una sezione del blog

in cui vengono segnalati altri blog preferiti o vengono inseriti link automatici ad altri

blog attraverso il trackback, ovvero un sistema che segnala al blogger che un suo

articolo è stato citato all'interno di un altro blog (Laici, 2007). In questo modo è

possibile creare una rete di articoli legati ad argomenti affini, i quali permettono non

solo di approfondire determinati temi di interesse, ma anche di assistere all'emersione di

differenti punti di vista sul tema stesso, espressi da altri prosumers in differenti blog.

Questo può essere considerato un esempio di intelligenza collettiva e connettiva (cfr.

Sorrentino e Paganelli, 2006), la quale si espande, stimolando pensiero riflessivo,

pensiero critico, capacità metacognitive e forme di creatività condivisa in rete, aprendo

prospettive di sviluppo anche di comunità di apprendimento e di pratica (cfr. Wenger,

2006).

I blog sono quindi un'importante risorsa per l'e-learning 2.0 in quanto in essi la persona

è attiva e produttiva nell'utilizzo della rete; inoltre supportano l'integrazione degli aspetti

formali e informali dell'apprendimento, che abbiamo visto essere uno dei requisiti

fondamentali per proporre una formazione significativa per la persona. Nei blog, infatti,

i diversi elementi della vita di una persona possono intrecciarsi, determinando una

composizione tra momenti formali e informali, interessi privati e spazi di condivisione,

contribuendo a rendere più “naturale” l'apprendimento (Bonaiuti, 2006).

Dal punto di vista formativo è molto interessante anche indagare le potenzialità dei blog

come strumenti di narrazione, di autobiografia, di scrittura di se condivisa; l'autore del

blog è infatti impegnato in processi di autopresentazione riflessiva in un ambiente

pubblico, incontrandosi con altri soggetti in reti sociali via via più estese.

1.3.2. Il wiki

Nell'e-learning di seconda generazione un altro strumento di condivisione e

collaborazione è il wiki, ovvero un particolare sito web che permette a più persone

18

Capitolo 1

contemporaneamente di modificarne le pagine, quindi di scrivere collaborativamente

(Laici, 2007).

Wiki wiki deriva da un termine di origine hawaiiana che significa “molto veloce”; il

termine talvolta è inoltre usato come acronimo dell'espressione inglese “What I know

is”, che descrive la sua funzione di condivisione di conoscenza, oltre che di scambio e

immagazzinamento. Il wiki è diventato ormai «l'emblema della modalità di scrittura

collaborativa di ipertesti» (Fini, 2006, p.189), dal momento che uno dei suoi utilizzi più

diffusi è proprio quello di consentire a più persone di lavorare contemporaneamente su

uno stesso insieme di pagine, interconnesse attraverso link ipertestuali.

Come per i blog, i wiki si caratterizzano per la facilità di scrittura delle pagine, a

differenza dei primi, non hanno però un unico autore, ma molti autori-costruttori che

creano i contenuti in modo collaborativo.

Dal punto di vista dell'utilizzo formativo, il wiki può essere un valido strumento di

condivisione e costruzione collaborativa di conoscenza. La possibilità di costruire

collaborativamente un prodotto è infatti una delle attività che dovrebbero essere

maggiormente sperimentate nell'e-learning, dal momento che permette di attivare

discussioni significative e consente alle persone di confrontarsi e attivare pensiero

critico, promuovendo inoltre la negoziazione di significati, la partecipazione e la

reificazione, le quali sono, secondo Wenger (2006), tre elementi alla base dello sviluppo

di comunità di pratica. Per Wenger l'apprendimento consiste infatti nel negoziare nuovi

significati in un'interazione costante di partecipazione e di reificazione, ossia di

produzione di entità che danno forma alla nostra esperienza (ibidem).

Infine, i wiki sono interessanti anche per la realizzazione di project-work on-line (Laici,

2007). In tal caso, al wiki vero e proprio, vengono affiancati strumenti di comunicazione

sincrona ed asincrona, rispettivamente chat e forum, promuovendo un progetto in cui si

possano sperimentare la discussione, la negoziazione di significati e la partecipazione

dei soggetti finalizzata alla realizzazione collaborativa di un prodotto.

1.3.3. Il social networking

Il concetto di rete sociale affonda le sue radici negli studi di psicologia sociale, di

sociologia e antropologia dei primi del Novecento (Si vedano, ad esempio, Simmel,

19

Capitolo 1

1908; Weber, 1922; Von Wiese, 1933). Una rete sociale consiste in «un qualsiasi gruppo

di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, dalla conoscenza casuale, ai

rapporti di lavoro, ai vincoli familiari» (Wikipedia8).

La versione on-line delle reti sociali è quella nota oggi come social networking e si

riferisce a una serie di tecnologie o servizi che consentono ai singoli di partecipare a

comunità virtuali, basate prevalentemente sugli strumenti di interazione disponibili in

rete. Si tratta di un fenomeno articolato, il quale si concretizza in applicazioni in ambito

professionale, con la creazione di comunità di colleghi o comunità tematiche, e

nell'ambito del tempo libero per scambio di relazioni informali (Fini, 2006 b).

Uno dei primi servizi disponibili in rete fu Classmates, partito nel 1995 per consentire la

ricerca dei vecchi compagni di scuola. La vera esplosione dei servizi di social

networking si è avuta tuttavia dal 2001, quando hanno cominciato a svilupparsi siti

come Friendster, Myspace, linkedIn e, a partire dal 2004, Facebook (Fini, 2006 b)

(figura 1.2).

I siti che offrono servizi di social networking non utilizzano tecnologie particolarmente

8 http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_sociale . Ultima consultazione il 14/10/2011.

20

Figura 1.2

Capitolo 1

innovative; fondamentalmente l'utente, dopo la registrazione, è invitato a inserire delle

informazioni personali, dai comuni dati anagrafici fino ad interessi, hobbies e

preferenze di ogni genere, allo scopo di definire un proprio profilo (Yong-Yeol et al.,

2007). Il passaggio successivo solitamente consiste nell'invitare altre persone ad

iscriversi al servizio, contattando propri conoscenti e invitandoli a fare lo stesso, in una

sorta di progressione che, idealmente, potrebbe includere l'intera popolazione mondiale.

Le caratteristiche tecnologiche delle reti sociali on-line sono abbastanza uniformi e

coerenti, anche se le culture che emergono attraverso questi servizi web sono molteplici.

La maggior parte di questi siti supporta il mantenimento di reti sociali pre-esistenti, altre

aiutano soggetti estranei a collegarsi sulla base di interessi condivisi, opinioni politiche,

o specifiche attività. Alcuni social network soddisfano un pubblico eterogeneo, mentre

altri attirano persone in base alla lingua comune o permettono di condividere particolari

identità razziali, sessuali, religiose o nazionali (Boyd M. D., Ellison M. B., 2007).

Il meccanismo essenziale del social networking consiste nella possibilità di

arricchimento della cerchia delle proprie conoscenze attraverso la rete. Questo aspetto è

certamente alla base della popolarità e attrattività di questo tipo di servizi web.

Non secondario da sottolineare però, coerentemente con la declinazione formativa del

presente elaborato, è il cambiamento del modo in cui la gente, attraverso le reti sociali

on-line, apprende, legge e condivide informazioni e contenuti. Attraverso di esse si

realizza una sorta di fusione tra dimensione sociale e tecnologia che supporta il

passaggio da una comunicazione monologica (da uno a molti) a una di tipo dialogico

(da molti a molti) e la trasformazione degli utenti (users) in autori (prosumers) di

contenuti. In particolar modo i social network possono rappresentare una risorsa per

incrementare l'accesso e la partecipazione alle attività proposte nell'e-learning offrendo

uno spazio in cui le persone possono riunirsi attorno a interessi comuni e contribuire,

condividere, comunicare e collaborare tra loro (The Horizon Report, 2007).

1.4. Quali opportunità di apprendimento sono supportate dagli

strumenti del web 2.0?

Il presente paragrafo si propone di analizzare quali opportunità di apprendimento sono

consentite e supportate dagli strumenti social software descritti, in particolare dalle

21

Capitolo 1

applicazione di social networking sul web. L'attenzione verrà posta su particolari tipi di

apprendimento, come l'apprendimento collaborativo, l'apprendimento incidentale e

l'apprendimento fortuito (o serendipitous learning).

1.4.1. L'apprendimento collaborativo

La rete può essere vista sia come un ambiente dove si sviluppa attività di apprendimento

sotto la gestione di un erogatore di corsi pre strutturati, oppure come strumento in grado

di favorire l'attivazione di comunità virtuali che, attraverso l'interazione e la

socializzazione di conoscenze, mirino allo sviluppo di nuovi apprendimenti basati su

processi collaborativi gestiti dai membri stessi della comunità (Trentin, 2000). Questa

seconda accezione è quella che presenta maggiore coerenza con il web e l'e-learning di

seconda generazione. Si tratta di un apprendimento reciproco (o mutuato), distinto da

quello diretto, ossia basato su un processo governato da qualcuno che segue un ben

preciso programma formativo (ibidem).

Nel tentativo di dare una definizione al concetto di apprendimento collaborativo, spesso

è più facile dire che cosa non può essere classificato come tale, piuttosto che tentare di

individuare una definizione universalmente accettabile.

L’apprendimento basato su un modello di educazione intesa come trasmissione del

sapere o di trattamento dell'informazione, dove la principale attività di apprendimento è

lo studio individuale e l’organizzazione dell’informazione da libri, lezioni, video o

software didattici, non è collaborativo. D’altro canto, coloro che apprendono organizzati

in gruppi (come in classi o gruppi in addestramento) non stanno apprendendo in modo

collaborativo quando sono unicamente impegnati in una discussione o in una

comunicazione (Kaye, 1994).

Perche ci sia un'efficace collaborazione, «ci deve essere una reale interdipendenza tra i

membri di un gruppo nella realizzazione di un compito, un impegno nel mutuo aiuto, un

senso di responsabilità per il gruppo e i suoi obiettivi e deve essere posta attenzione alle

abilità sociali e interpersonali nello sviluppo dei processi di gruppo» (idem, p. 11).

Collaborare (dal latino cum-laboràre) vuol dire lavorare insieme, il che implica una

condivisione di compiti e una esplicita intenzione di “aggiungere valore” per creare

qualcosa di nuovo o differente attraverso un processo collaborativo deliberato, in

contrasto con un semplice scambio di informazioni o esecuzione di istruzioni (ibidem).

22

Capitolo 1

La collaborazione, dunque, comporta un elevato grado di reciprocità tra i partecipanti; i

membri del gruppo lavorano tutti sullo stesso problema e i contributi individuali spesso

non possono essere chiaramente separati nel progetto finale.

La letteratura si è soffermata in particolar modo a precisare la distinzione tra

cooperazione e collaborazione (Calvani, 2005). Anche se con entrambi i termini ci

riferiamo ad attività orientate alla produzione di un risultato comune, c'è ormai consenso

sul fatto che collaborare e cooperare comportano processi differenti.

Se il compito è suddiviso in sottocompiti e i partecipanti lavorano a specifiche soluzioni

in parallelo con scarsa interazione tra loro, si può parlare di cooperazione, non di

collaborazione9.

La cooperazione «implica un'organizzazione strutturalmente più rigida con ruoli

definiti, mentre la collaborazione è più aperta, meno strutturata, affidandosi

maggiormente alla negoziazione in itinere» (idem, p. 87).

Un’ampia definizione di apprendimento collaborativo potrebbe essere l’acquisizione da

parte degli individui di conoscenze, abilità o atteggiamenti che sono il risultato di

un’interazione di gruppo, o, detto più chiaramente, un apprendimento individuale come

risultato di un processo di gruppo (Kaye, 1992).

A questa definizione, limitata alla dimensione individuale dell'apprendimento

collaborativo, Midoro (1994) aggiunge una dimensione gruppale. Per tale Autore

«l'apprendimento collaborativo non è da intendersi solo come apprendimento

individuale derivato dall'attività di un gruppo impegnato nella realizzazione di un

compito comune, ma anche come apprendimento complessivo del gruppo di lavoro»

(idem, p. 8).

Kaye (1994) sottolinea come una collaborazione di successo preveda un qualche

accordo su obiettivi e valori comuni, il mettere insieme competenze individuali a

vantaggio del gruppo come un tutt’uno, l’ autonomia di chi apprende nello scegliere con

chi lavorare e la flessibilità nell’organizzazione di gruppo.

Questi elementi rimandano alle successive teorizzazioni di Etienne Wenger (1998), in

riferimento al costrutto di 'Comunità di Pratica'. Egli sostiene che una comunità,

costituita da un insieme di individui, diventa una “comunità di pratica”, quando tra

9 Una certa differenza tra i due termini può anche essere suggerita dall'etimologia. Se con opus (cum operari) si intende l'opera come prodotto finale conseguito, con il concetto di labor (cum laboràre) si intende un processo svolto assieme.

23

Capitolo 1

questi si stabiliscono un mutuo impegno, un repertorio condiviso di risorse e un'impresa

comune. Il concetto di comunità, in particolare quello di comunità virtuale, costituisce

la base per la realizzazione di processi collaborativi di costruzione di conoscenza on-

line (Calvani, 2005).

I concetti di comunità virtuale e comunità di pratica non saranno oggetto di

approfondimento del presente elaborato, sebbene siano molteplici i riferimenti e i

rimandi a questi costrutti (cfr. Calvani, 2005); qui preme piuttosto sottolineare il ruolo

dello strumento delle reti sociali on-line nei processi di costruzione collaborativa di

conoscenza.

Queste reti sociali sono particolarmente adatte per scambiarsi idee, esperienze, opinioni

e per valorizzare il cosiddetto peer-learning (Besana, 2010). Importante è sottolineare

gli aspetti di condivisone e co-costruzione di significati che vengono facilitati da questi

strumenti; il soggetto in formazione si trova immerso in uno spazio relazionale che, se

ben gestito, offre concrete opportunità di scambio e crescita attraverso co-costruzione

della conoscenza.

Secondo una classica distinzione, proposta da Antony Kaye (1994), possono essere

individuate tre diverse classi di tecnologie che, se combinate, possono fornire ambienti

in grado di facilitare attività di gruppo e processi di apprendimento collaborativo,

fondamentali anche in riferimento alla formazione funzionale allo sviluppo

professionale dei docenti, focus del presente elaborato. Si tratta di sistemi di

comunicazione (sincroni e asincroni), sistemi per la condivisione di risorse

(condivisione dello schermo, di programmi software o di file) e sistemi di supporto ai

processi di gruppo (calendari condivisi, sistemi per la gestione dei progetti, strumenti di

votazione ecc.) ai quali potremmo aggiungere una quarta categoria di software, quelli

per la “simulazione collaborativa” (es. MUD, MOO, Muse, ecc.), introdotti soprattutto

negli ultimi anni nel contesto dei giochi di ruolo e spesso impiegati anche nella didattica

on-line (Bonaiuti, 2004). Questi strumenti sono spesso presenti e combinati nelle reti

sociali sul web, le quali offrono quindi molteplici supporti a processi collaborativi di

costruzione di conoscenza.

1.4.2. Incidental e serendipitous learning

La rete è un immenso serbatoio di materiali archiviati in forma digitale. Navigandola è

24

Capitolo 1

possibile trovare informazioni che qualcuno ha depositato e che sono d'interesse anche

per se stessi e per vari settori disciplinari. Attraverso la libera navigazione della rete si

producono apprendimenti, interagendo con nuove informazioni e collocandole nella

propria preesistente struttura conoscitiva. In questi casi si può parlare di incidental

learning.

Esso si verifica quando il soggetto è impegnato in attività che non hanno come obiettivo

diretto quello di acquisire nuove conoscenze, come nell'interazione sociale, nella

risoluzione di problemi, nelle abituali attività professionali e non e nell'osservazione. Si

tratta di un apprendimento informale il quale, a differenza di quello formale e non

formale, non è intenzionale e può pertanto non essere riconosciuto dalla persona che ne

fa esperienza.

La possibilità di imparare navigando la rete è un aspetto da non sottovalutare,

soprattutto in riferimento alla formazione permanente. Mentre l'apprendimento formale

ha sempre avuto una notevole rilevanza e un riconoscimento diffuso, l'apprendimento

non formale è stato generalmente sottostimato in quanto raramente percepito come vera

e propria formazione (Laici, 2007). L'ambiente e le occasioni informali rappresentano in

realtà una riserva considerevole di sapere e potrebbe costituire una forma di innovazione

nel concepire ed esperire la formazione life-long.

Una sottocategoria di apprendimento incidentale è l'apprendimento fortuito, o

serendipitous learning, concetti che si riferiscono a un apprendimento che avviene

tramite l'acquisizione di nuove intuizioni, con la scoperta di aspetti sconosciuti e il

riconoscimento di connessioni apparentemente non correlate (Buchem, 2011). Il termine

serendipity, introdotto nel XVIII° secolo dal romanziere Horace Walpope, si riferisce a

scoperte fortunate, imprevedibili, cruciali nell'acquisizione di nuove intuizioni, nella

produzione di nuove piste di ricerca, individuando connessioni tra idee e stimolando in

questo modo il progredire scientifico.

Le scoperte fortuite non sono limitate solo alle scoperte scientifiche, ma sono

considerate come un importante elemento di apprendimento. Il termine serendipitous

lerning è stato usato per indicare l'apprendimento attraverso l'acquisizione di nuove

intuizioni, scoprendo nuove relazioni ed aspetti interessanti per caso o come

conseguenza di altre attività (Buchem, 2011). Ciò che è interessante è che

25

Capitolo 1

l'apprendimento fortuito non è semplicemente oggetto di casualità, ma è influenzato da

obiettivi personali, interessi e conoscenze precedenti. A differenza dell'apprendimento

pianificato però, l'apprendimento fortuito si realizza in situazioni e contesti non previsti

per l'apprendimento, per questo esso è considerato un sottoinsieme dell'apprendimento

incidentale.

Le possibilità di agevolare e valutare gli effetti della scoperta fortuita sul web, insieme

al riconoscimento di quest'ultimo come «il più grande motore di serendipity nella storia

della cultura» (Johnson, 2006), sono da poco oggetto si riflessione e approfondimento.

L'emergere di servizi e applicazioni 2.0, tra cui gli strumenti di blogging e social

networking, hanno rivoluzionato le modalità di diffusione e recupero delle informazioni

sul web. In particolare, rilevare informazioni “sorprendenti” e relazioni sociali

“inaspettate” può portare a forme di apprendimento significativo.

1.5. E-learning 2.0 e formazione degli insegnanti

Nel presente paragrafo saranno condotte alcune considerazioni sugli attuali

cambiamenti del mondo scolastico e, di conseguenza, delle necessità di formazione

continua per gli insegnanti. Si rifletterà sulle possibili opportunità offerte dagli

strumenti del web di seconda generazione per lo sviluppo professionale dei docenti,

infine saranno citati nello specifico esempi concreti di social network professionali in

ambito nazionale ed internazionale specificatamente dedicati a questa categoria

professionale.

1.5.1. La formazione degli insegnanti nell'epoca del web 2.0

La letteratura connessa al tema della formazione degli insegnanti è molto vasta (si

vedano, ad esempio, Schön, 2006; Morin, 2000, 2001; Mortari, 2009); difficili da

reperire sono invece contributi focalizzati sulla crescita professionale dei docenti in

ambienti virtuali, tema attorno al quale ruota il presente elaborato.

La formazione degli insegnanti è un ambito operativo molto complesso, dal momento

che essa dipende dalla concezione che di volta in volta si ha dell'azione di

insegnamento, della scuola e del ruolo dell'insegnante, aspetti in continuo cambiamento,

poiche profondamente correlati al contesto sociale, politico ed economico nel quale

26

Capitolo 1

sono inscritti.

La dinamica dei cambiamenti socio-economici delle società tecnologicamente avanzate

richiede ai sistemi scolastici profonde modifiche strutturali e organizzative. In

particolare, dal punto di vista didattico, una delle esigenze più pressanti appare il

passaggio da una concezione basata prevalentemente sull’insegnamento a una che

privilegia e pone al centro il processo di apprendimento (Midoro, 2003). A partire dagli

anni Novanta si è assistito proprio a questo passaggio: da una scuola basata sul

paradigma dell’insegnamento, inteso come trasmissione di conoscenze, ad una scuola

che si trova a confrontarsi con una pluralità di altri paradigmi, funzionali alle diverse

situazioni didattiche e coerenti con un uso efficace delle nuove tecnologie: centrali

diventano temi come l'apprendimento come costruzione individuale e sociale di

conoscenza, l'apprendimento situato, l'apprendimento collaborativo e così via.

Questo passaggio comporta anche dei cambiamenti nel concepire il ruolo

dell'insegnante e, di conseguenza, di interpretarne i bisogni formativi. In generale, penso

si possa concordare sulla natura complessa della pratica dell'insegnamento e sulla

caratterizzazione dell'insegnante come progettista e gestore di processi e ambienti

complessi di apprendimento.

L’insegnamento non è semplicemente il lavoro di ricavare qualcosa da un materiale

determinato secondo regole e leggi immutabili, ma un’azione che si propone di

contribuire a un processo, l’apprendimento, che solo un altro soggetto può elaborare

(Damiano, 2004). In questo quadro di incertezza e imprevedibilità, ogni atto educativo

può diventare un dilemma difficile da sciogliere, ne può bastare applicare il

regolamento e disporre del ruolo per esercitare il compito (ibidem).

Oltre all’attività didattica, la pratica dell’insegnante riguarda la sua attività come

membro dell’organizzazione scolastica, la quale include la partecipazione agli organi

collegiali, i rapporti con i genitori e con il corpo docenti, la partecipazione alla gestione

dei servizi scolastici, ecc.

La formazione assume così un volto nuovo che richiede la ricerca e l’elaborazione di

nuove metodologie capaci di dare risposta alle differenziazioni locali e contestuali dei

bisogni e delle richieste, di metodologie, cioè, centrate sul soggetto, che ne rafforzino il

bisogno di affermazione nel suo senso di appartenenza (Demetrio, 2004).

27

Capitolo 1

Infine, un aspetto essenziale della pratica degli insegnanti è diventato l’aggiornamento

continuo. In un periodo di rapidi cambiamenti sociali, economici e tecnologici, in

mancanza di una formazione permanente, i docenti rischiano di diventare inadeguati di

fronte ai compiti richiesti dalla nuova scuola. I docenti devono essere consapevoli del-

la necessità di uno sviluppo continuo della loro professionalità e dei mezzi necessari per

realizzarla.

La formazione continua degli insegnanti risulta essenziale per il miglioramento della

qualità dell'offerta educativa e per l'aggiornamento e la crescita della propria expertise

in un contesto, quello della scuola, nel quale il processo ininterrotto di cambiamenti e

riforme rende spesso obsolete pratiche didattiche consolidate.

Un aspetto fondamentale da sottolineare, in riferimento al contesto italiano, riguarda la

carenza di strumenti efficaci e la mancanza di una progettazione sistemica della

formazione continua degli insegnanti; di fatto l'aggiornamento professionale è spesso

affidata all'iniziativa personale e al “buon cuore” degli insegnanti (Raimo, 2011, p. 48).

Questo quadro fa emergere la necessità per gli insegnanti di pratiche di formazione

iniziale e continua che sappiano rispondere alle necessità imposte dall'attuale sistema

scolastico e dal rinnovato ruolo assunto dagli insegnanti.

L'e-learning 2.0 offre interessanti spunti e strumenti operativi per rispondere a questo

specifico fabbisogno formativo. Gli spazi on-line dedicati ai docenti si caratterizzano

per l’offerta di una serie di servizi e di strumenti che, oltre alla possibilità di incontro e

confronto, rendono tali spazi delle vere e proprie “piazze” animate, ricche di

sollecitazioni (Cuccurullo, 2010).

In particolare, le comunità virtuali on-line si qualificano sempre più come una valida

opportunità per la scuola e per i docenti, poiche rappresentano uno spazio libero di

confronto e di condivisione di esperienze professionali, nel quale usufruire di risorse e

opportunità interessanti per l’attività didattica e per l'accrescimento professionale

(ibidem). Una comunità di docenti è uno spazio in cui tutti operano in maniera

collaborativa, nell’ottica della condivisione e della costruzione cooperativa del fare

didattica, condividendo riflessioni e problemi e individuando strategie risolutive. Una

comunità documenta, discute, progetta, sperimenta, ricerca nuovi percorsi e rende

fruibili esperienze significative, sia interne che esterne, diventando così un servizio di

28

Capitolo 1

supporto, sia tecnico che didattico (ibidem).

1.5.2. Social network per insegnanti: esempi applicativi

Nell'ambito del web 2.0, come trattato nella prima parte del presente capitolo, si sono

affermati strumenti ed esperienze di social networking, strumenti che in ambito

formativo permettano, con flessibilità e libertà da vincoli spaziali e temporali, di

accedere a risorse e documenti, di condividere pensieri, riflessioni, storie e frammenti

della propria pratica di insegnamento e di consolidare la propria identità professionale

attraverso la partecipazione a comunità che favoriscano, nel contempo, la condivisione e

la co-costruzione di esperienze e conoscenze. La peculiarità di tali strumenti è la

centratura sugli attori e sulle relazioni che essi intessono tra loro sul web, segnando un

importante passaggio nel modo di concepire e realizzare la formazione; dal paradigma

trasmissivo a quello interattivo.

La conoscenza attraverso le reti sociali on-line non viene trasmessa in modo

unidirezionale da parte di chi si occupa di fare formazione, attraverso l'inserimento di e-

content e learning object, ma viene costruita da ogni soggetto attraverso la

partecipazione a gruppi di interesse, discussioni e attraverso la relazione collaborativa

con gli altri membri della comunità virtuale.

Possono essere citati alcuni esempi di social network specificatamente dedicati agli

insegnanti.

MyInnova (http://www.innovascuola.gov.it/MyInnova/) è un social network nato e

sviluppato in Italia dal dipartimento per l'Innovazione del Ministero per la Funzione

Pubblica. L'iniziativa, riguardante le scuole primarie e secondarie (di primo e secondo

grado) ed ancora in fase sperimentale, consiste nella realizzazione in una community

con bacheche, forum, chat e condivisione di file didattici con un docente che fa da

moderatore e una struttura che ricalca quella dei più moderni social network. Ogni

insegnante è libero di creare quante community vuole, magari una per ogni classe nella

quale insegna, oppure partecipare a quelle già esistenti. A disposizione di ciascun

gestore/docente ci sono una serie di strumenti come l’agenda, il calendario e la chat per

comunicare con altri colleghi. C’è poi uno spazio per poter catalogare ed organizzare

materiale didattico che può essere scaricato dalla libreria digitale.

29

Capitolo 1

Una seconda esperienza è SkypeTM in the classroom (http://education.skype.com/),

community internazionale lanciata da SkypeTM e dedicata agli insegnanti. Lo scopo è

quello di aiutarli a connettersi tra di loro e a condividere progetti didattici attraverso

criteri come l'età degli studenti, la location e gli argomenti di interesse. Oggi sono già

più di 19000 gli insegnanti che fanno parte della comunità in oltre di 99 paesi.

Altra realtà virtuale con funzionalità e finalità simili è Edmodo

(http://www.edmodo.com/). Si tratta di un social network destinato agli studenti e ai

docenti per la condivisione di appunti, esercizi e scambio di idee. In Edmodo ogni

docente può distribuire materiale multimediale riguardante la propria materia, inoltre

può condividere anche il programma della propria classe, inserire sondaggi fra gli

studenti e scambiare con loro idee e punti di vista.

Un altro esempio applicativo di rete sociale on-line per insegnanti è Classroom 2.0

(http://www.classroom20.com/), social network con più di 61000 membri provenienti da

181 paesi, specificatamente dedicato agli insegnanti interessati all'utilizzo del web 2.0 e

dei social media in ambito educativo.

Teach Ade® (http://www.teachade.com/), social network che ha raggiunto più di 26000

membri, utilizzando gli strumenti del web 2.0 permette agli insegnanti di collaborare

on-line, condividere informazioni e documenti e discutere di questioni rilevanti con altri

professionisti, contribuendo al loro sviluppo professionale. Il sito dispone di un

database di riviste e altre risorse, raggruppate a seconda del tema trattato e materiali e

supporti didattici suddivisi per livello di classe a cui sono destinati. Altre funzionalità

messe a disposizione sulla piattaforma sono un pianificatore quotidiano digitale,

funzionale all'organizzazione di riunioni di gruppo, promemoria per la preparazione

delle lezioni, forum di gruppo aperti per facilitare la collaborazione con i colleghi e

pagine di profilo personale, funzionali al rafforzamento delle reti sociali e professionali

dei soggetti.

TeachersRecess® (http://www.teachersrecess.com/), altro social network dedicato a

professionisti in ambito educativo, è stato sviluppato per fornire soluzioni di

insegnamento e per permettere ai membri di costruire reti di relazioni professionali e di

amicizia con colleghi attraverso la comunità. Oltre alla rete, TeachersRecess® dà agli

insegnanti la possibilità di comprare e vendere materiali didattici e altri prodotti tramite

30

Capitolo 1

il programma il "Teacher Xchange" e, su richiesta dei membri e nel rispetto di tutte le

normative sul copyright, fornisce la possibilità di caricare e condividere piani di lezione

e fogli di lavoro degli insegnanti (documenti Word, fogli di calcolo Excel, presentazioni

PowerPoint, PDF e altri tipi di file). Questo permette lo scambio di idee su qualsiasi

argomento, aiutando inoltre gli insegnanti a pianificare le lezioni per i loro studenti.

Infine, realtà che approfondirò nell'ultimo capitolo del presente elaborato, La Scuola

Che Funziona (http://www.lascuolachefunziona.it/), network con più di 2400 membri

fondato nel 2009. Nel sito, curato da Giovanni Marconato, si trovano tutti gli strumenti

dei più noti social network: chat, mail, forum e wiki. Il sito permette agli insegnanti di

mettere in condivisione le proprie conoscenze ed esperienze di scuola e fare scuola,

discutendo sulle trasformazioni didattiche, culturali e tecnologiche della scuola di oggi,

nonche di interessi personali connessi all'esperienza didattica. Obiettivo dichiarato alla

base del network è il miglioramento delle pratiche educative scolastiche.

1.6. Conclusione

In questo capitolo sono state ripercorse le fasi che hanno caratterizzato il continuo

cambiamento nel mondo del web e dell'e-learning. Esse hanno segnato il passaggio da

approcci caratterizzati dalla staticità delle piattaforme web e dalla proposta di modelli

formativi tipici delle tradizionali lezioni in presenza a modelli caratterizzati da una forte

connotazione relazionale. Tale passaggio, come approfondito in questo capitolo, è stato

caratterizzato primariamente dallo sviluppo della dimensione relazionale nell'esperienza

di fruizione degli strumenti messi a disposizione dal web e nelle proposte di e-learning

e, dall'altro lato, dalla trasformazione dell'utente della rete e da semplice fruitore di

contenuti ad utente attivo, prosumer (producer-user) di contenuti.

In altre parole, con web ed e-learning 2.0 si intende un diverso approccio alla fruizione

della rete e delle tecnologie informatiche, il quale è connotato dalla dimensione sociale,

dalla condivisione delle risorse e dalla possibilità per l'utente di fruire e creare o

modificare contenuti multimediali.

Particolarmente significativo in termini formativi, nell'ambito di questo spostamento dal

paradigma trasmissivo a quello interattivo, è stato lo sviluppo dei cosidetti social media,

ossia applicazioni web adatte alla condivisione di materiali, contenuti, riflessioni ed

31

Capitolo 1

esperienze on-line attraverso la costruzione di comunità virtuali. Nel presente capitolo,

in particolare, sono stati descritti ed analizzati alcuni di questi strumenti, come i blog,

diari on-line nei quali l'autore (o blogger) pubblica periodicamente contenuti, pensieri,

opinioni e altri tipi di materiali consultabili e commentabili da altri fruitori della rete; i

wiki, pagine e documenti web costruiti collaborativamente da diversi utenti; infine i siti

di social networking, servizi web che permettono agli utenti di creare una pagina

profilo, di costruire una rete di contatti e di condividere con essi interessi e risorse di

diverso tipo, inclusi contenuti multimediali.

L'attenzione è stata focalizzata sulle potenzialità formative di tali strumenti,

dimostrando come essi possano contribuire a facilitare processi di apprendimento

incidentale, il quale si verifica quando si è esposti ad esperienze il cui scopo primario

non è quello di generare un apprendimento e tuttavia il soggetto si trova ad acquisire

nuove conoscenze; apprendimento fortuito, il quale avviene attraverso l'acquisizione di

nuove intuizioni e il riconoscimento di connessioni e aspetti sconosciuti (Buchem,

2011); infine, apprendimento collaborativo, il quale si verifica a partire dall'interazione

e dalla collaborazione tra i soggetti in apprendimento. Tali processi di costruzione di

conoscenza vengono favoriti non solo dalla fruizione della rete e dalla collaborazione

degli utenti sul web, ma anche dalla costruzione da parte dei soggetti di personal

learning environments, caratterizzati dalla definizione di personali obiettivi conoscitivi,

dalla gestione autonoma dei processi di apprendimento e dall'uso integrato degli

strumenti messi a disposizione dal web di seconda generazione.

Infine, si è riflettuto sull'importanza della formazione continua nello sviluppo

professionale degli insegnanti, focus dell'intero elaborato.

L'analisi della letteratura ha rilevato come lo sviluppo professionale continuo degli

insegnanti sia fondamentale per il miglioramento dell'offerta educativa e del sistema

scolastico, le cui peculiarità ed esigenze sono in costante mutamento. Questo quadro

mette in luce la necessità per gli insegnanti di pratiche di formazione iniziale e continua

capaci di rispondere a tali esigenze contestuali, le quali portano inoltre ad una costante

ridefinizione della figura e del ruolo dell'insegnante.

Attenzione particolare è stata posta su social network di carattere professionale

specificatamente dedicati a questa figura professionale, contesti di condivisione di

32

Capitolo 1

risorse ed interessi connessi alla pratica d'insegnamento e ambienti adatti a supportare

processi di apprendimento e formazione continua in rete.

33

34

Capitolo 2

Capitolo 2

Fare ricerca su ambienti di apprendimento 2.0

In questo capitolo saranno analizzati i principali approcci alla ricerca sugli ambienti di

apprendimento 2.0, con particolare riferimento alla ricerca sulle reti sociali sul web.

Per oltre due decenni, ricercatori nell'ambito dell'istruzione, della psicologia, delle

scienze cognitive, antropologiche e di altre discipline hanno lavorato per incrementare

la comprensione scientifica di come si genera apprendimento nelle situazioni

quotidiane, in ambienti progettati, come ad esempio a scuola, o in ambienti on-line

costruiti e ideati al fine di integrare ed estendere l'apprendimento formale (cfr.

Bransford et al., 2000).

La ricerca sui social network on-line è un campo relativamente giovane; i primi lavori

sono apparsi agli inizi del XXI° secolo e sono stati interessati da un continuo

incremento. Recenti studi, convegni e articoli su riviste di settore mettono in luce

l'attuale interesse interdisciplinare volto alla comprensione dei processi di

apprendimento mediati e favoriti dalle applicazioni web 2.0, in particolare dagli

strumenti di social networking (si vedano ad esempio Greenhow, 2011; Formiconi,

2011; Bruni, 2011). Nonostante ciò, questo ambito di ricerca risulta essere molto

frammentato, con ricerche su differenti comunità sul web e con molti diversi aspetti dei

social network analizzati (Richter, Riemer, Vom Brocke, 2011). I principali aspetti

approfonditi riguardano il profilo degli utenti che accedono e fanno uso degli strumenti

di social networking10, le caratteristiche delle reti sociali11, azioni di marketing e

pubblicità su social media12 e trend e tendenze emergenti all'interno dei social media13

(Riva, 2010).

I quesiti di ricerca possono essere molteplici, così come gli approcci adottati. Il metodo

10 Si vedano, ad esempio, Kaiser Family Fundation, 2010; ComScore, 2010; Pew Research Center, 2010; Pew Research Center, 2006-2009.

11 Si vedano, ad esempio, Kumar R., Novak J., Tomkins A., 2006; Backstorm L., Lan X., Huttenlocher D. e Kleinberg J., 2006; Department of Sociology and Institute for Social and Economic Research and Policy della Columbia University di New York, 2005.

12 Ad esempio, Centro di Ricerca sui Media e la Comunicazione dell'Università Cattolica di Brescia, 2011; Constant Connect, 2010; Social Media Examiner, 2010.

13 Si vedano, ad esempio, Brian Solis, 2010; Cinefra F., 2009.

35

Capitolo 2

di ricerca utilizzato, in generale, dipende dagli obiettivi conoscitivi alla base della

ricerca e viene adattato al tipo di dati necessari per rispondere ai quesiti e al livello di

analisi che si vogliono raggiungere. L’analisi delle interazioni in ambienti virtuali può

attuarsi sulla base di metodi qualitativi, come la netnografia, l’analisi del discorso o

delle conversazioni, oppure quantitativi, quali l’analisi quantitativa degli elementi

conversazionali, il computer data logging e la Social Network Analysis (Cinque M.,

2010).

I metodi qualitativi hanno il merito di analizzare in profondità e molto dettagliatamente

le interazioni, le dinamiche relazionali e il processo di costruzione di conoscenza, ma

risultano molto dispendiosi dal punto di vista del tempo richiesto per l’analisi e spesso

sono alquanto soggettivi nell’interpretazione dei risultati (ibidem).

I metodi quantitativi, d’altro canto, offrono una descrizione strutturata della comunità

sulla base degli scambi avvenuti e della partecipazione alle interazioni da parte dei

singoli, ma non permettono di chiarire il ruolo e il peso che essi hanno avuto per il

funzionamento d’insieme della comunità e per il processo di costruzione di conoscenza

(Mazzoni, 2005). Nonostante i limiti descritti, attualmente l’utilizzo dei metodi

quantitativi agevola notevolmente il compito del ricercatore grazie alla possibilità di

raccogliere ed elaborare in maniera automatizzata i dati sulle attività in rete svolte dagli

utenti (Calvani, 2005; Mazzoni, 2005).

Nei successivi paragrafi passerò in rassegna i principali possibili approcci di ricerca agli

ambienti di apprendimento messi a disposizione dal web di seconda generazione. Tale

analisi consentirà non solo di riflettere sulle caratteristiche dei diversi approcci

metodologici, ma permetterà anche di creare una sorta di “cassetta degli attrezzi” dalla

quale poter scegliere gli strumenti di analisi per la realizzazione dello studio in oggetto,

descritto nello specifico nel terzo capitolo del presente elaborato.

2.1. La metrica e il computer data logging

In genere i siti di social networking sul web memorizzano una grande quantità di dati

sulle attività eseguite dai partecipanti. Poiche i dati possono essere documentati, ordinati

in data base e reperiti con facilità, l'uso della metrica per quantificare e descrivere le

attività delle comunità virtuali è molto praticato (Calvani, 2005).

In particolare, il processo di data logging computerizzato (letteralmente, registrazione di

36

Capitolo 2

dati informatizzata) consiste nella registrazione di eventi, attraverso specifici

programmi, con lo scopo di ottenere una traccia delle attività per comprenderle e

diagnosticare eventuali problemi ad esse connessi. Tali registrazioni sono essenziali per

comprendere le attività in sistemi complessi, in particolare nel caso di applicazioni

caratterizzate da poca quantità di interazione (Wikipedia14).

Uno dei vantaggi principali della registrazione di dati computerizzata è la possibilità di

raccogliere automaticamente i dati 24 ore su 24 per tutta la durata del periodo di

monitoraggio. Questo approccio, in combinazione con analisi statistiche, può analizzare

con precisione combinazioni tra eventi ed attività.

Il metodo del data logging ha trovato le sue principali applicazioni in studi finalizzati

alla stima del numero di utenti di specifici siti web, all'analisi della durata e della

modalità delle visite e allo studio delle “impronte digitali”, ossia le tracce lasciate dagli

utenti nell'interazione digitale (Wikipedia15). Nei social media, esse possono essere

definite come la dimensione della presenza di individui sulla piattaforma di interesse,

aspetto connesso al numero di interazioni. Le impronte digitali sono un insieme di

attività e comportamenti rilevati quando un soggetto interagisce in un ambiente digitale;

esse possono includere le attività di log-in e log-out, le visite a diverse pagine web, la

lettura e creazione di files, i messaggi inviati e ricevuti via mail e via chat (ibidem).

Le impronte digitali possono essere di diversi tipi. Esistono tracce pubbliche, ossia

informazioni visibili e direttamente collegate al soggetto che le ha create; un secondo

tipo di impronte sono le tracce lasciate utilizzando pseudonimi, informazioni

liberamente visibili, ma non direttamente collegate all'identità del soggetto, infine le

tracce private, informazioni memorizzate su server remoti attraverso servizi on-line per

uso privato tutelato da user name e password (Garfinkel e Cox, 2009).

L'impronta digitale, a seconda del tipo di traccia, consente agli interessati di accedere a

questi dati, spesso al fine di estrarre informazioni sulle attività ed elaborare stime sui

profili degli utenti. Le tracce possono essere accedute anche attraverso altri metodi di

ricerca, per esempio attraverso interviste ai soggetti e attraverso la social network

analysis, approcci che analizzerò in seguito.

14 http://en.wikipedia.org/wiki/Computer_data_logging . Ultima consultazione il 3/11/2011.

15 http://en.wikipedia.org/wiki/Digital_traces . Ultima consultazione il 3/11/2011.

37

Capitolo 2

2.2. La social network analysis

La Social Network Analysis (SNA) è una delle prospettive utilizzate per analizzare le

relazioni fra gli individui che partecipano alla vita delle comunità. Questo approccio,

studiando le relazioni esistenti fra gli individui di una comunità, analizza la struttura

della rete di interazione e il ruolo giocato dai singoli partecipanti. L'approccio della

SNA non viene utilizzato solo per l'analisi delle relazioni tra soggetti, ma anche in

riferimento ai legami esistenti tra organismi complessi, come famiglie, organizzazioni,

società, comuni, regioni o stati (Mazzoni, 2005).

I concetti fondamentali su cui si basa la SNA, in particolare i concetti di relazione, rete e

struttura, sono stati sviluppati in varie discipline delle scienze sociali e del

comportamento; i primi studiosi di questo ambito provengono dalla sociologia, dalla

psicologia sociale e dall'antropologia e hanno dato vita storicamente a tre filoni di

ricerca principali che hanno gettato le basi per lo sviluppo dell'attuale Social Network

Analysis (ibidem).

Un primo filone di ricerca, influenzato dalla tradizione teorica della Gestalt16, ha fra i

suoi principali esponenti Jacob Moreno, Kurt Lewin e Fritz Heider.

Jacob Moreno (1889-1974) focalizzò la sua attenzione sull'analisi delle dinamiche di

gruppo e a questo scopo inventò ed introdusse il sociogramma, chiamato anche

rilevazione sociometrica, il quale consiste in una rappresentazione spaziale a due

dimensioni delle relazioni sociali che legano gli individui17 (cfr. Moreno, 1951).

16 La Gestalt è un movimento sorto in Germania verso la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento i cui interpreti erano particolarmente interessati ai fenomeni percettivi. Principio fondamentale della scuola della Gestalt è che le percezioni di singoli elementi di un determinato fenomeno vengono organizzate e strutturate dalla coscienza umana (la parola tedesca gestalt significa forma, schema, rappresentazione), per cui l'esperienza che ne deriva va oltre il semplice accostamento delle parti che la compongono.

17 La tecnica non si occupa direttamente dei comportamenti manifesti, ma si avvale di un questionario per scoprire le relazioni interpersonali tra i componenti di un gruppo. Il fine del questionario è quello di evidenziare la struttura psicosociale dei gruppi e di trascriverla in maniera oggettiva. Questo metodo mette in luce le attrazioni e le repulsioni che ci sono tra i vari componenti di un gruppo, attraverso quattro item che chiedono a quest'ultimi di esprimere la propria opinione in termini di rifiuto, di scelta o di indifferenza nei confronti degli altri componenti. Il questionario consiste nel chiedere a tutti i membri di indicare in ordine decrescente di preferenza i compagni con i quali vorrebbero svolgere un'attività specifica (prima domanda) e al contrario con chi non vorrebbero assolutamente associarsi (seconda domanda). Nel questionario sono contenute anche due domande di carattere percettivo, in cui ai soggetti viene chiesto di esprimere da quali degli altri soggetti pensano di essere stati selezionati e da quali no (terza e quarta domanda).

38

Capitolo 2

L'idea di rappresentare nello spazio le dinamiche sociali ha caratterizzato anche la

teoria del campo di Kurt Lewin (1890-1947). Il campo, secondo il pensiero lewiniano, è

uno spazio sociale comprendente il gruppo e l'ambiente circostante e può essere

analizzato utilizzando tecniche matematiche, come la topologia e la teoria degli insiemi.

Similmente a quanto accade nei sociogrammi, nell'approccio lewiniano il campo sociale

è rappresentato da una serie di punti, raffiguranti gli individui, uniti da linee che

riproducono graficamente le interazioni fra di essi (cfr. Lewin, 1951).

Heider (1896-1988), infine, era particolarmente interessato alle modalità attraverso le

quali gli atteggiamenti di una persona verso gli altri raggiungono uno stato di equilibrio

psicologico, ossia una situazione in cui le unità coinvolte e i sentimenti percepiti

coesistono tra loro senza conflitto (cfr. Heider, 1958).

Un secondo filone di studi è rappresentato da un gruppo di antropologi britannici (i

cosiddetti “antropologi di Manchester”) i quali hanno rivolto l'attenzione alla struttura

delle relazioni legate all'esercizio del potere e ai conflitti (Mazzoni, 2005).

Uno dei principali esponenti di questo filone è Clyde Mitchell (1918-1995) che formulò

i concetti di rete parziale e rete totale. Ogni comunità od organizzazione è caratterizzata

da un insieme di legami che si dispiegano entro ed oltre i confini della comunità stessa.

Questo insieme di legami rappresenta la rete totale. Le reti parziali sono aspetti

particolari di una rete totale. Un modo di individuare questi aspetti parziali è identificare

singoli soggetti e tracciare i loro legami diretti ed indiretti con gli altri individui della

comunità (cfr. Mitchell, 1969).

I ricercatori di Manchester erano particolarmente interessati all'analisi delle reti parziali,

perdendo di vista l'analisi delle proprietà globali delle reti sociali (Mazzoni, 2005).

Quest'ultimo aspetto fu invece affrontato da alcuni ricercatori di Harvard, i quali

rappresentano il terzo filone di ricerca per l'attuale sviluppo della SNA (Si vedano ad es.

Wellman, Berkowitz, 1988). I ricercatori di questo ambito erano particolarmente

interessati all'utilizzo di tecniche algebriche per la formalizzazione delle relazioni

caratterizzanti una rete sociale (ibidem).

Nella teoria delle reti sociali (social network theory) la società è vista e studiata come

rete di relazioni, più o meno estese e strutturate. Il presupposto fondante è che ogni

individuo (o attore) si relazioni con gli altri e questa sua interazione plasmi e modifichi

39

Capitolo 2

il comportamento di entrambi. Lo scopo principale dell'analisi di network è appunto

quello di individuare e analizzare tali legami (ties) tra gli individui (nodes) (Mazzoni,

2005).

La relazione tra individui è un elemento fondamentale delle comunità virtuali, essendo

una componente necessaria senza la quale cadrebbe il concetto stesso di comunità e,

dall'altro lato, è un fattore alla base del processo di costruzione di conoscenza. Ogni

partecipante può infatti accedere e intervenire all’interno di uno scambio in atto per dare

il suo contributo sulla tematica trattata o il suo punto di vista circa la soluzione di un

problema, favorendo così una costruzione collaborativa di conoscenza che investe

direttamente gli attori coinvolti nell’interazione e, indirettamente, l’intera comunità

(Mazzoni, 2005b).

La SNA adotta un approccio quantitativo-relazionale che si basa sui dati relazionali,

ovvero collegamenti, contatti o legami che caratterizzano un gruppo di persone o un

insieme di organizzazioni più o meno complesse (famiglie, associazioni, società,

nazioni, ecc.). Le relazioni sono rappresentate da “scambi” di vario genere (amicizia,

denaro, flussi di materiali o di informazioni) e costituiscono delle proprietà delle coppie

in gioco e non delle caratteristiche dei singoli elementi (ibidem).

Per analizzare le interazioni di un social network, la metodologia della Social Network

Analysis fornisce due tipi di descrittori: i grafi e gli indici strutturali. I grafi, detti anche

sociogrammi, sono una rappresentazione grafica della rete di relazioni che

caratterizzano una specifica rete sociale. Il grafo, come il sociogramma ideato da

Moreno sopra descritto, riproduce su uno spazio bi-tridimensionale la rete degli scambi

che si verificano tra i soggetti di un aggregato sociale. Ogni punto (nodo) del grafo

rappresenta un soggetto, le linee riproducono invece le relazioni e gli scambi (figura

2.1).

La costruzione dei grafi si basa su matrici specifiche nelle quali sono riportati i dati

relazionali. Partendo dalla trasposizione dei dati relazionali all’interno di una matrice, la

SNA permette, da un lato, di rappresentare graficamente la rete di relazioni (attraverso i

grafi) e, dall’altro, di tradurre tali dati in concetti formali (gli indici strutturali) che

permettono di descrivere determinate proprietà strutturali dei social network (ad

esempio, densità, inclusione, coesione, centralità e connettività) (Mazzoni, 2005).

40

Capitolo 2

L’analisi può procedere a differenti livelli di profondità in base a una focalizzazione

sull’intera rete e sulle sue caratteristiche strutturali (Whole Network o Full Network

Analysis) oppure sui singoli attori e sulle loro relazioni all’interno della rete (Ego-

centered Analysis) (Mazzoni, 2005b).

2.3. Il metodo netnografico

La netnografia, letteralmente etnografia dell’Internet, è un metodo di ricerca qualitativa

particolarmente adatto allo studio dei social media. Secondo la definizione

dell’antropologo Robert Kozinets, la netnografia è «un’etnografia adattata alla

complessità del mondo sociale contemporaneo», è un metodo di analisi antropologica in

grado di fornire una via d’accesso privilegiata alla comprensione della «vita al tempo

della cultura tecnologicamente mediata» (Kozinets, 2010 b, p. 3).

Idea alla base di tale metodo è che i prosumers sul web producano cultura, in senso

specificatamente antropologico (Caliandro, 2011). La cultura, nel senso antropologico

del termine, è prodotta dalle concrete interazioni di individui singoli, ma dall'altro alto è

collettiva, ponendosi come forza sovra-individuale che orienta il comportamento

individuale (Giordano, 2011). L’osservazione netnografica e l’analisi interpretativa

41

Figura 2.1

Capitolo 2

consentono di accedere a tali dati culturali.

Kozinets, introducendo nel 1995 per la prima volta il metodo netnografico per ricerche

di marketing sul web, lo descrisse come approccio:

• naturale, dal momento che si avvicina a culture esistenti e viventi;

• immersivo, mirando alla comprensione attiva di atteggiamenti culturali;

• descrittivo, dal momento che cerca di restituire una descrizione “ricca”,

immergendosi nel denso ed evocativo linguaggio che trasmette la soggettività

dei membri della cultura;

• multi-metodologico, dal momento che fa uso combinato di diverse tecniche di

ricerca, come l'osservazione diretta delle community on-line, focus group

digitali, interviste faccia a faccia, via mail o chatroom, fotografie e video per

approfondire la comprensione della realtà culturale oggetto di studio;

• adattabile (Kozinets, 2010).

La netnografia, quindi, può essere considerata come la “trasposizione” digitale

dell’etnografia, che può essere definita come uno stile di ricerca qualitativa, fondato su

un’osservazione diretta e prolungata, che ha come scopo la descrizione e la spiegazione

del significato delle pratiche degli attori sociali (Giglioli et al., 2008). Come l’etnografia

«prescrive che la comprensione di una popolazione debba avvenire a partire

dall’osservazione e dalla compartecipazione diretta alle pratiche quotidiane attraverso

cui gli attori sociali costruiscono e ricostruiscono la cultura, negli spazi e nei tempi

precisi di tale processo costruttivo, allo stesso modo la netnografia si occupa di studiare

le pratiche quotidiane di produzione culturale degli utenti della Rete laddove esse si

dispiegano, ovvero sui social media» (Caliandro, 2011, p.4).

Il target privilegiato della netnografia è la web tribe, intesa come aggregato

conversazionale situato nel contesto digitale dei social media, che si coagula attorno a

discussioni su determinati temi il cui interesse è condiviso dal gruppo. La web tribe non

è assimilabile ad alcuna specifica community, forum o blog presente in Rete; essa è

piuttosto il flusso che transita dai suddetti spazi dell’internet, guidata da specifici temi

di interesse e costumi comunicativi (ibidem).

Al di là delle applicazioni del metodo netnografico allo studio delle web tribes, tale

approccio può essere applicato coerentemente allo studio e alla comprensione delle

dinamiche e dei processi di apprendimento supportati dagli stumenti di social

42

Capitolo 2

networking. Il metodo netnografico, così come l'etnografia classica, per definizione si

caratterizza per la sua adattabilità; Kozinets stesso (2010) sottolinea come tale metodo si

adatti perfettamente allo studio delle comunità costruite attraverso l'interazione mediata

dal computer.

2.4. L'analisi conversazionale e l'analisi del contenuto

L’analisi della conversazione, disciplina fondata negli anni Settanta da Harvey Sacks18,

consiste in uno studio sistematico del parlato, che mira a descrivere la successione di

azioni sociali fatte dai partecipanti in uno scambio comunicativo. Un'azione sociale,

secondo la definizione di Max Weber (1922), consiste nell'azione (fare, tralasciare,

subire) il cui scopo è orientato verso altre persone e condiviso con altre persone. La

definizione di Weber tiene conto anche del senso, cioè del significato intenzionale che

l'attore sociale dà al suo agire.

In altri termini, applicando la definizione all'ambito comunicativo, per azione sociale si

intende ogni comportamento espressivo verbale (i turni di parola) o non verbale (ad

esempio i gesti e gli sguardi) di un locutore che si rivolga ad uno o più interlocutori,

condizionando così le azioni successive (ovvero l’accettazione o il rifiuto di ciò che è

stato detto) (Niemants, 2011).

La CA (Conversation Analysis) spiega come i partecipanti interpretino le azioni dei loro

interlocutori e come arrivino ad una co-costruzione dell’interazione e ad una co-

comprensione di quello che sta succedendo (ibidem). Tale approccio, nato e sviluppatosi

in riferimento a contesti relazionali in presenza, necessita di essere declinato e

parzialmente ridefinito se applicato alla CMC (Computer Madiated Communication).

In particolare, non vengono meno gli elementi fondamentali dell'atto comunicativo,

quali la presenza di un messaggio, di un canale comunicativo, di eventuali rumori, il

feedback (verbale e non), i turni di conversazione e le sequenze (raggruppamenti logici

di più turni), ma essi si declinano in modo differente, anche a seconda del mezzo di

comunicazione utilizzato (chat, forum, web cam, posta elettronica...).

Un concetto alla base dell'analisi conversazionale è quello di turnazione, ossia

l'alternanza degli interventi dei locutori regolata da meccanismi complessi

18 Per approfondimenti si veda Sacks H., 1972.

43

Capitolo 2

(Wikipedia19), non solo di tipo verbale, ma anche non verbale e attraverso

comunicazione back channel. Quest'ultima consiste in una comunicazione che avviene

attraverso canali secondari, come cenni del capo (non presenti nella CMC, se in assenza

del supporto tecnico della web cam), scoppi di riso, risatine, sorrisi, sogghigni

(riprodotti attraverso smiles), punti interrogativi (simbolo spesso usato negli smiley per

rappresentare lo sguardo interrogativo) o attraverso l'uso di espressioni che si

riferiscono ad attività foniche paralinguistiche di commento e reazione (Ah, Uhm, etc.)

anche abbreviate e codificate (es. GRMBL grumble “brontolio, lagnanza” che esprime

disaccordo) ed infine acronimi che indicano reazioni a ciò che altri hanno scritto (LOL

laughing out loud, ossia “ridere a crepapelle”) (Fiorentino, 2007).

Spesso i turni conversazionali, nell'atto analitico, vengono raggruppati e suddivisi in

sequenze logiche, per esempio sequenze di apertura e di chiusura della conversazione o

sequenze tematiche.

Oltre all'analisi degli elementi conversazionali, un aspetto non tralasciabile è lo studio

del contenuto delle conversazioni (sia manifesto che latente), elemento di maggiore

interesse per gli intenti del presente elaborato. L’analisi del contenuto del discorso è

interessata sia al piano implicito che a quello esplicito, soprattutto non si limita mai al

solo piano semantico, ma parte dall’assunto che il senso si generi attraverso molteplici

piani – grammaticale, pragmatico, enunciativo ecc. – oltre che a differenti livelli, tra le

manifestazioni di superficie e le strutture più profonde del discorso (Maneri, 2010). «La

conseguenza immediata di questa compenetrazione di piani è che la scomposizione di

un testo, necessaria per qualsiasi analisi, non comporta mai la considerazione

atomizzata dei singoli elementi, tipica di un’analisi per variabili, orientata alla

standardizzazione, ma è solo il punto di partenza di un lavoro che considera sempre il

testo nella sua totalità» (idem, p. 1). In questa totalità rientrano anche gli elementi

contestuali, che siano iscritti nella superficie del testo oppure coinvolti nella sua

produzione e interpretazione, e co-testuali, ovvero derivanti dai rimandi impliciti o

espliciti che ogni testo fa nei confronti di quelli che lo hanno preceduto (questo

fenomeno è chiamato intertestualità) o lo seguiranno.

Infine cade, con l’analisi del discorso, qualsiasi pretesa di oggettività (ibidem). Ogni

analisi è un lavoro di interpretazione: non ci sono categorie assolute e chiaramente

distinte, piuttosto categorie emergenti di volta in volta dal testo, molte tendenze,

19 http://it.wikipedia.org/wiki/Analisi_conversazionale . Ultima consultazione il 6/11/2011.

44

Capitolo 2

continuità e sovrapposizioni.

Anche se il percorso di ricerca in questo campo è molto meno strutturato e

standardizzato che nell’analisi degli elementi conversazionali, in ogni ricerca si possono

grosso modo distinguere alcune fasi: la formulazione di un interrogativo e la scelta

dell'oggetto di studio, la selezione e preparazione dei materiali testuali, l'analisi dei testi

e l'interpretazione dei risultati (Maneri, 2005).

Per quanto riguarda la scelta dei materiali da analizzare, essi non possono essere

selezionati secondo un criterio di rappresentatività statistica. Prevale semmai la logica

dello studio di caso: si ricerca ciò che appare particolare e allo stesso tempo comune,

generalizzabile, del caso in questione (ibidem).

Quando si studia il discorso di soggetti in determinati ambiti, spesso prevale un

interesse strumentale. In molti studi l’oggetto è scelto per la sua capacità di illuminare

una problematica, perche paradigmatico, tipico o estremo; spesso si cerca di selezionare

i materiali più emblematici, che evidenziano cioè al meglio gli elementi caratterizzanti

l'oggetto di ricerca, oppure i materiali di maggiore importanza per le circostanze della

loro diffusione e per la numerosità del pubblico cui erano o sono rivolti, per l’impatto

che hanno sortito, oppure ancora quelli che si considerano più tipici (ibidem).

Non è infrequente però analizzare l’intero corpus dei testi disponibili, specialmente

quando si effettua un’analisi processuale. Negli studi di casi, o in generale di materiali

collegati tra loro da strette relazioni dinamiche, non si può operare alcuna selezione dei

testi, salvo identificare alcune sequenze particolarmente rilevanti ( ibidem).

L’analisi del discorso «non richiede un lavoro particolare di preparazione dei materiali,

a meno che non si tratti di un discorso orale o di un audiovisivo, i quali comportano una

trascrizione fedele del contenuto. Quando si lavori con testi scritti può essere utile, se

questi non sono già stati acquisiti in versione elettronica, convertirli in questo formato,

in modo da rendere più agevole il lavoro di codifica, raccogliendoli in matrici che

consentano una più agevole lettura ed analisi» (idem, p. 5).

La codifica nell’analisi del discorso non ha nulla a che vedere con quella dell’analisi

degli elementi conversazionali di cui si è accennato sopra: non deve essere

necessariamente sistematica, non è orientata alla costruzione di categorie mutualmente

esclusive e si avvale di categorie ampie ed elastiche emergenti dal testo stesso. Spesso è

45

Capitolo 2

un lavoro del tutto non formalizzato, in cui il ricercatore, sostando a lungo sui testi, «si

limita a sottolineare alcuni passaggi, a scrivere note a margine del testo e ad individuare

temi ricorrenti» (ibidem).

Il lavoro di analisi è aperto ed iterativo; tipicamente vengono individuate alcune

sistematicità, che spingono a formulare ipotesi sulle caratteristiche del corpus di testi in

esame, le quali vengono poi rifinite, articolate o rigettate attraverso vari passaggi di

ritorno sul corpus stesso. «Un testo è troppo ricco perche un’analisi possa dirsi mai

conclusa. Ogni analisi è invece, in un certo senso, parziale e provvisoria» (Manieri,

2005, p. 6).

Attraverso questo metodo sono stati indagati diversi ambiti discorsivi, da quello

giuridico, a quello religioso, da quello politico, a quello organizzativo e professionale

(ibidem). Diverse ricerche hanno trattato un tema specifico, focalizzandosi su un solo

ambito istituzionale o effettuando analisi trasversali a diversi ambiti (si vedano, ad

esempio, Valencia Español coloquial, 2010; Hernández C., Serra E., Veyrat M., 2007).

In altri casi, al centro dell’attenzione è stato un concetto teoricamente rilevante per le

scienze sociali (si veda, ad esempio, Trevisani D., 2005). A orientare il ricercatore verso

un certo oggetto di ricerca sono normalmente i suoi interessi teorici, anche se non sono

rari i casi in cui la possibilità di accesso a un corpus di testi ritenuto interessante funga

da molla per l’avvio dell’indagine. In alcuni casi (questo è per esempio esplicitamente

raccomandato nell’analisi della conversazione di stampo etnografico) il ricercatore

dovrebbe partire senza alcun “pregiudizio teorico”, anche se è altamente questionabile

che ciò sia veramente possibile (Maneri, 2005).

Descrivere come si fa, praticamente, un’analisi del discorso è un compito abbastanza

arduo. Le scuole sono molto diversificate, i concetti non sono sempre definiti e utilizzati

nello stesso modo, i vari tipi di testo richiedono approcci diversi, i metodi sono molti ed

è difficile e arbitrario sceglierne alcuni piuttosto che altri.

2.4.1. L'approccio fenomenologico ed il metodo grounded

In questo paragrafo sarà descritto un possibile approccio all'analisi conversazionale,

ossia quello che ibrida il metodo grounded con il metodo fenomenologico. Tale

approccio, ben descritto da Luigina Mortari (2007), è alla base di molte ricerche del

46

Capitolo 2

gruppo di ricerca CRED20 (Centro di Ricerca Educativa e Didattica), il quale è

stato costituito nel dicembre 2008 presso il Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e

Psicologia dell’Università degli Studi di Verona. Il Centro, attualmente diretto da

Luigina Mortari, pone in essere iniziative di ricerca e di formazione in ordine

all’esigenza di conoscere e valorizzare il sapere dei pratici coinvolti nei processi

educativi e formativi e di lavorare in collegamento con altre istituzioni che operano nel

medesimo ambito.

Ho scelto di analizzare tale approccio metodologico in quanto, sebbene sia poco usato

on-line, può essere adattato al metodo dell'analisi conversazionale ed esplicita molto

bene la cornice epistemologica di riferimento. Essa accosta e collega il metodo

fenomenologico e la Grounded Theory.

Secondo la Grounded Theory osservazione ed elaborazione teorica procedono di pari

passo in un'interazione continua. Il ricercatore scopre la teoria nel corso della ricerca

empirica, preferibilmente ignorando la pre-esistente letteratura sull'argomento, per non

esserne condizionato (cfr. Tarozzi, 2008).

La Grounded Theory «è la costruzione teorica che non è frutto del processo logico-

deduttivo, che non è originata dal procedimento speculativo-astratto che prende spunto

da riflessioni teoriche pre-esistenti, sia pure riformulandole, e che non assegna ai dati il

valore di prova empirica utile per verificare ed illustrare le suddette speculazioni»

(Strati, 2009, p. 8). L'accento in questa tecnica viene posto piuttosto sui dati (si dice che

"lascia parlare i dati"), anziche sulle teorie, le quali derivano direttamente dall'analisi

dei dati, che sono locali e contestuali (Wikipedia21).

Nella Grounded Theory gli atti di ricerca sono contraddistinti da una continua

concettualizzazione, individuando immagini o sequenze di testo significative in

riferimento all'oggetto di studio trattato e assegnando ed esse delle denominazioni

(etichette) in grado di rendere conto di ciò che in esse emerge come significativo.

Solitamente le etichette vengono espresse attraverso dei verbi, in grado di restituire il

20 Il gruppo CRED Verona è costituito dai Proff. Luigina Mortari, Ordinario di Pedagogia Generale; Alberto Agosti, Associato di Didattica Generale; Giuseppe Tacconi, Ricercatore di Didattica Generale; Chiara Sità, Ricercatrice di Pedagogia Generale; Paola Dusi, Ricercatrice di Pedagogia Generale; Claudio Girelli, Ricercatore di Pedagogia Sperimentale; Giusi Messetti, Ricercatore di Didattica Generale. Link: http://www.dfpp.univr.it/?ent=bibliocr&id=129&tipobc=6&lang=it.

21 http://it.wikipedia.org/wiki/Grounded_theory . Ultima consultazione il 7/11/2011.

47

Capitolo 2

carattere processuale dei dati empirici.

Il tipo di concetti che generano da questo processo, come sottolineato da Glazer e

Strauss (1967), «[...] ha due caratteristiche essenziali, tra loro connesse. In primo luogo

devono essere analitici, ossia sufficientemente generali da designare le caratteristiche di

entità concrete, e non le entità stesse; inoltre devono essere sensibilizzanti, ovvero

produrre una fotografia “significativa” suffragata da adeguate immagini che siano in

grado di evocare tratti della propria esperienza personale» (Glazer e Strauss, 1967, p.

69).

Le concettualizzazioni di Glazer e Strauss sono considerate una pietra miliare del

metodo grounded e, nonostante siano state molte le revisioni e le declinazioni di tale

metodo, esso offre delle importanti linee guida operative in un processo di ricerca

mosso non da teorie predefinite da verificare, ma da interessi generali di ricerca da

esplorare a partire dai dati empirici. Si tratta di un metodo rigorosamente induttivo,

ossia «un metodo che costruisce la teoria a partire dai dati senza prefigurare

anticipatamente alcuna categorizzazione preventiva» (Mortari, 2010, p. 21).

Affrontare l'analisi del contenuto delle conversazioni in quest'ottica consente di

incontrare i soggetti che ne sono autori e ciò che essi esprimono in esse, accogliendoli

senza racchiuderli in categorie epistemiche predefinite.

Un secondo orientamento epistemologico alla base del metodo che ho deciso di

approfondire è quello fenomenologico. Esso trova le sue origini nel pensiero di Edmund

Husserl (1859-1938). Nella sua visione la fenomenologia è un approccio alla filosofia

che assegna primaria rilevanza, nell'atto gnoseologico, all'esperienza intuitiva. Essa

guarda ai fenomeni come punti di partenza e prove per estrarre da essi le caratteristiche

essenziali delle esperienze e l'essenza di ciò che sperimentiamo.

I principi epistemici fondamentali alla base del metodo fenomenologico, attraverso i

quali si cerca di individuare un sapere dell'esperienza umana, sono la ricerca

dell'essenza dei fenomeni e l'applicazione del principio di fedeltà nella ricerca (Mortari,

2010). Il metodo fenomenologico si fonda proprio sul principio di fedeltà alle cose;

essere fedeli alle cose significa cercare una conoscenza quanto più possibile precisa del

modo in cui le cose si rivelano, attraverso «uno sguardo [che] si poggia sulle cose, così

come sono in se stesse» (Stein, 2001, p.26).

48

Capitolo 2

Per quanto riguarda il concetto di essenza, essa è costituita dalle qualità senza le quali

una cosa non sarebbe tale. Tale concetto sembra difficilmente applicabile alla ricerca

empirica, la quale indaga fenomeni concreti, dati di fatto contestuali e variabili, distanti

dall'invariabilità dell'essenza. Se in ambito filosofico è concepibile un'essenza intesa

come qualità universale ed invariabile, «nella ricerca empirica il concetto di essenza si

riferisce piuttosto alle qualità essenziali delle cose contestualmente mutevoli. [...] Si

parla in questo caso di essenza del concreto» (Mortari, 2010, p.12), costituita da quelle

qualità essenziali emergenti dall'analisi di una delle possibili forme assunte

dall'esperienza, mutevole e poliedrica.

In altre parole, seppure l'essenza non costituisca l'oggetto della ricerca empirica, la

conoscenza rigorosa dell'esperienza umana richiede una profonda attenzione a ogni

oggetto nelle sue qualità specifiche, emergenti dai dati concreti. Attraverso di esse si

accede ad un sapere particolare, calato nel concreto, il quale però non esclude il sapere

generale, tipico della ricerca filosofica dell'essenza, ma «si apre alla possibilità, se si

applica un metodo di indagine rigoroso, di pervenire a un sapere esemplare, nel senso di

un sapere che risulta dall'applicazione del metodo a una serie di casi e che dunque può

essere di aiuto in ricerche analoghe» (Idem, p. 13).

In sintesi, tornando al senso dell'approccio fenomenologico nell'analisi conversazionale,

si tratta di un approccio non valutativo che si propone, come suggerisce Husserl (1913),

di mettere tra parentesi (epochè, ossia sospensione del giudizio) le teorie per cercare la

teoria che emerge dalla realtà concreta, in questo caso da quella emergente dai testi.

Questo approccio aiuta a porre il focus sull'esperienza vissuta e guida in un lavoro di

analisi e di descrizione delle pratiche che, attraverso la messa in parola di frammenti di

prassi e di vissuti significativi, ne rivela la specificità essenziale (Tacconi, Meja Gomez,

2010).

2.5. Conclusione

In questo capitolo è stato messo in luce il recente interesse nei confronti della ricerca su

ambienti di apprendimento 2.0. Le principali ricerche, come descritto nell'introduzione

al presente capitolo, sono state per lo più orientate alla definizione di un profilo degli

utenti dei social media, nonche all'indagine delle caratteristiche e degli usi di tali

strumenti.

49

Capitolo 2

In generale, la ricerca in tale ambito di studi, a seconda dell'obiettivo conoscitivo e del

focus dell'analisi, si avvale di strumenti diversificati.

Nei precedenti paragrafi sono stati descritti nello specifico i principali approcci a questo

ambito di ricerca, dai metodi più specificatamente quantitativi a metodi di tipo

qualitativo. Tra i metodi quantitativi sono stati descritti il data logging, basato

sull'archiviazione automatica di dati sul web e sull'utilizzo di tali dati per quantificare e

descrivere le interazioni nelle reti sociali on-line; l'analisi degli elementi

conversazionali, finalizzata alla comprensione delle interazioni comunicative attraverso

la loro scomposizione in sequenze logiche e attraverso l'individuazione di elementi

conversazionali specifici; infine, la social network analysis, la quale, partendo dalla

trasposizione dei dati relazionali all’interno di una matrice, permette, da un lato, di

rappresentare graficamente la rete di relazioni (attraverso i grafi) e, dall’altro, di tradurre

tali dati in concetti formali (gli indici strutturali) che permettono di descrivere

determinate proprietà strutturali dei social network (ad esempio, densità, inclusione,

coesione, centralità e connettività) (Mazzoni, 2005).

In secondo luogo, sono stati analizzati metodi di ricerca qualitativi, quali l'analisi del

contenuto delle conversazioni, finalizzata alla comprensione e all'interpretazione del

contenuto delle interazioni comunicative e il metodo netnografico, definito come la

trasposizione nel digitale dell'etnografia (Giglioli et al., 2008). Questi approcci sono

mossi da interessi differenti, come la comprensione del significato delle interazioni e

dell'esperienza di apprendimento mediata dai social media.

Nonostante l'interesse crescente all'uso dei social media in ambito formativo, l'analisi

approfondita della letteratura mette in luce scarsi contributi inerenti le applicazioni di

tali strumenti allo sviluppo professionale, in particolare quello degli insegnanti. Tale

aspetto, già tema di riflessione nel primo capitolo, sarà oggetto di analisi e ricerca nel

terzo capitolo dell'elaborato.

Penso che riflettere sulle possibili applicazione dello strumento social network alla

formazione continua e allo sviluppo professionale sia importante per ipotizzare nuovi

possibili scenari di utilizzo di questo mezzo offerto dal web.

Le riflessioni condotte sulle principali esperienze di analisi e sui diversi metodi ed

approcci allo studio degli ambienti di apprendimento 2.0 costituiscono la base della

ricerca, supportando scelte metodologiche ragionate e consapevoli circa la varietà degli

50

Capitolo 2

orientamenti possibili e le caratteristiche di ogni approccio.

51

52

Capitolo 3

Capitolo 3

La ricerca: il caso di La Scuola Che Funziona

Il presente capitolo è dedicato alle descrizione dello studio condotto durante e in seguito

alla mia esperienza di tirocinio di laurea specialistica nel social network La Scuola Che

Funziona. Saranno descritti nello specifico la cornice epistemologica, gli obiettivi, il

metodo utilizzato, le fasi di raccolta e di analisi dei dati e i risultati dell'analisi; saranno

infine condotte alcune riflessioni mettendo a confronto le considerazioni fatte nel primo

capitolo con i risultati dello studio effettuato.

3.1. Il contesto della ricerca

La ricerca che viene qui presentata si riferisce al social network professionale La Scuola

Che Funziona, un'iniziativa non istituzionale su base volontaristica e no-profit creata

con Ning (http://www.ning.com/), piattaforma on-line per la realizzazione di siti di

social networking.

Si tratta di una rete sociale on-line creata nel 2009 da Giovanni Marconato, psicologo e

formatore interessato alla comprensione dei meccanismi che facilitano e sostengono

processi di apprendimento, sia in contesti strutturati (in presenza o a distanza) che in

ambienti non formali. Il network si inscrive coerentemente nell'impegno consistente con

cui Marconato si sta occupando nell’esplorazione delle modalità attraverso le quali le

nuove tecnologie digitali migliorano i processi di insegnamento e di apprendimento 22.

La Scuola Che Funziona si concretizza in un ambiente web specificatamente dedicato

agli insegnanti di scuole di ogni genere e grado, offrendo una piattaforma in cui è

possibile condividere riflessioni, interessi e “buone pratiche” didattiche al fine di

migliorare la scuola e il fare scuola.

La piattaforma offre la possibilità di creare una propria pagina profilo e di costruire

gruppi di interesse, nonche di aderire a gruppi già costituiti; essa mette inoltre a

disposizione strumenti di messaggistica privata sincrona ed asincrona (attraverso chat e

22 Informazioni tratte dal blog personale di Gianni Marconato; link: http://www.giannimarconato.it/info/ . Ultima consultazione il 3/12/2011.

53

Capitolo 3

mail), una sezione forum, una piattaforma wiki, connessa al network come base

operativa per la gestione e la realizzazione di progetti promossi dai membri, infine

un'aula virtuale, applicazione web che consente di sfruttare webcam e microfono per

realizzare esperienze interattive simili a quelle in presenza.

Attualmente sulla piattaforma sono presenti 2439 membri, sono stati creati 28 gruppi di

interesse e nell'area forum sono state attivate più di 353 discussioni, suddivise in

categorie tematiche per facilitarne il reperimento e la fruizione.

Sono stati realizzati alcuni progetti, come quello che nel 2010 ha portato alla

realizzazione del Manifesto degli Insegnanti23; altri progetti sono in corso, come il

progetto “One voice, One vision”, finalizzato alla realizzazione di poster multimediali

per condividere su scala globale la propria cultura e la propria storia24 e il progetto di

ricerca-formazione “Storie di Didattica”25, coordinato dal Prof. Giuseppe Tacconi

dell'Università degli Studi di Verona. Questo ultimo progetto si propone di fare ricerca

qualitativa (ad orientamento fenomenologico) con lo scopo di identificare “teorie”

dell’insegnamento alle quali agganciare metodi e strumenti estratti dalle pratiche reali,

favorendo quindi l'emersione di teorie “estratte” e non teorie “astratte”

sull'insegnamento26.

Per quanto riguarda la tipologia dei membri del network, dei totali 2439 soggetti, 62

sono insegnanti della scuola dell'infanzia, 430 della scuola primaria, 306 insegnano

nella scuola secondaria di primo grado, 522 nella scuola secondaria di secondo grado,

72 sono docenti universitari, 52 sono insegnanti della formazione professionale e 222 si

sono iscritti inserendosi nella categoria “altro”27.

23 Per informazioni relative a questo progetto si vedano tutte le discussioni in http://www.lascuolachefunziona.it/forum/categories/manifesto-degli-insegnanti/listForCategory; il manifesto è visionabile sul sito http://www.manifestoinsegnanti.it/. Ultima consultazione il 3/12/2012.

24 Per informazioni relative a questo progetto si veda il gruppo http://www.lascuolachefunziona.it/group/onevoiceonevisionimaginingourworldthroughmusicanda. Ultima consultazione il 3/12/2012.

25 Per informazioni relative a questo progetto si veda la pagina informativa http://lascuolachefunziona.pbworks.com/w/page/41463959/Informazioni%20generali%20sul%20progetto%20%22Narrazione%20delle%20pratiche%20didattiche%22. Ultima consultazione il 3/12/2012.

26 Informazioni reperite sulla pagina http://lascuolachefunziona.pbworks.com/w/page/41463959/Informazioni%20generali%20sul%20progetto%20%22Narrazione%20delle%20pratiche%20didattiche%22. Ultima consultazione il 3/12/2012.

27 Dati aggiornati al 20/01/2012.

54

Capitolo 3

3.2. Obiettivi della ricerca

Il mondo dell'e-learning, come visto ampiamente nel primo capitolo, risulta essere

molto variegato, con offerte che vanno da pacchetti preconfezionati, con obiettivi,

modalità operative e learning object predefiniti, ad esperienze caratterizzate da

un'elevata autonomia dei soggetti, liberi di costruire personali learning environments

scegliendo obiettivi, modalità e spazi di apprendimento sul web.

Recentemente in ambito formativo hanno assunto maggiore visibilità strumenti social

media di file sharing, blog, wiki e social network, caratterizzati primariamente dalla

componente relazionale, collaborativa e sociale che supporta le interazioni dei soggetti,

qualificati non solo come utenti, ma come prosumers (producers-users) di contenuti.

Questa nuova declinazione dell'attività sul web si è riflessa sulle modalità di

apprendimento in rete, facilitando occasioni di apprendimento fortuito e apprendimento

collaborativo.

Tali considerazioni sono state messe in relazione alla formazione degli insegnanti in

Italia, realtà spesso caratterizzata dalla mancanza di strumenti efficaci e carente di una

programmazione sistemica (Raimo, 2011). Di fatto, infatti, l'aggiornamento

professionale dei docenti è affidato all'iniziativa personale; basti pensare che gli ultimi

corsi di aggiornamento obbligatori vennero realizzati nel biennio 1987-1988, su

indicazione dell'allora Ministro della Pubblica Istruzione, Franca Falcucci.

A partire dalla constatazione di tali premesse, il presente studio si propone di favorire

alcune riflessioni sui possibili impieghi formativi dello strumento social network,

cercando di verificarne l'adeguatezza come mezzo di formazione continua nel favorire e

supportare lo sviluppo professionale dei docenti.

Il mio intento non è quello di verificare l'attendibilità e la robustezza di precedenti studi

o teorie scientifiche, ma di esplorare dall'interno l'esperienza di partecipazione a un

social network professionale da parte degli insegnanti, mettendo in risalto caratteristiche

situate e vissute, estratte dall'esperienza stessa. Lo studio infatti si propone

principalmente di indagare dall'interno, partendo dall'osservazione delle interazioni,

delle discussioni, dei contenuti e dei progetti attivati sulla piattaforma del network e

analizzando le testimonianze dei soggetti membri della comunità di La Scuola Che

Funziona, la percezione che essi hanno circa la propria partecipazione alle attività del

55

Capitolo 3

network, riflettendo sulle caratteristiche che rendono questa esperienza formativa e

significativa in riferimento alla crescita professionale dei docenti.

3.3. Cornice epistemologica e metodo della ricerca

In questo paragrafo saranno descritti la cornice epistemologica alla base della ricerca e,

nello specifico, le fasi che hanno contraddistinto il metodo utilizzato.

Nel tentativo di individuare un metodo che mi consentisse di raggiungere gli obiettivi

conoscitivi sopra descritti, ho analizzato le caratteristiche dei principali metodi utilizzati

nello studio degli ambienti di apprendimento 2.0 e ho deciso di trarre spunto dalle

modalità di ricerca ed analisi applicate dal gruppo di ricerca CRED dell'Università degli

Studi di Verona.

L'approccio metodologico applicato dal gruppo, come già descritto nel secondo capitolo

di questo lavoro, integra il metodo grounded e il metodo fenomenologico, orientamenti

metodologici che interpretano la preoccupazione antiriduttivistica e antisemplificatrice

di cogliere il fenomeno nella sua unicità, senza restare intrappolati in

concettualizzazioni e teorizzazioni predefinite (Mortari, 2007).

I principi della Grounded Theory e dell'orientamento fenomenologico possono essere

adattati metodologicamente all'approccio netnografico e all'analisi conversazionale,

rendendo tali metodi funzionali alla descrizione fedele del fenomeno in oggetto e alla

costruzione di conoscenza a partire da esso. Tale processo euristico, riprendendo il

pensiero di Edmund Husserl (1913), si concretizza in una serie ordinata di atti cognitivi:

lo sguardo si rivolge innanzitutto a un fenomeno e mantiene su di esso l'attenzione fino

a raccogliere più dati possibili emergenti dal fenomeno stesso; in secondo luogo,

assumendo come dato solo ciò che si è imposto con evidenza, si cerca di dare una

descrizione fedele delle qualità essenziali colte, attraverso parole che «si adattano

fedelmente al dato» (Husserl, 2002, p.53).

Nell'ambito della presente ricerca sono stati assunti come fonte dei dati le interazioni

scritte di 19 membri del social network La Scuola Che Funziona in tre discussioni

attivate nella sezione forum della piattaforma. Tali forum sono stati scelti, su consiglio

del fondatore della piattaforma Gianni Marconato, poiche correlati ai temi di interesse

per il presente studio. Si è scelto inoltre di non attivare ulteriori nuove discussioni per

56

Capitolo 3

valorizzare i contributi già presenti sulla piattaforma inerenti tali argomenti.

In particolare, nel primo dei tre forum veniva chiesto di individuare le caratteristiche

distintive del network rispetto ad altre modalità di presenza on-line e la mission della

comunità virtuale. Nel secondo forum considerato veniva chiesto di indicare le “ragioni”

alla base della partecipazione al network e di individuare gli aspetti che lo rendono una

rete sociale “che funziona”; infine nel terzo forum veniva stimolata una narrazione

riflessiva sulla propria esperienza di partecipazione alle attività della comunità.

3.4. Le fasi della ricerca

La ricerca è stata articolata in tre fasi; innanzitutto una fase di esplorazione del network

La Scuola Che Funziona, in secondo luogo una fase di raccolta dei dati, infine

l'elaborazione dei dati e la stesura di un report che consentisse di restituire in forma

narrativa i risultati dell'analisi. Ogni fase è stata supportata da scelte metodologiche

coerenti con la cornice epistemologica di riferimento.

3.4.1. Fase di esplorazione

Per quanto riguarda la fase di esplorazione, essa è stata realizzata attraverso

l'osservazione partecipante, uno dei metodi dell'approccio netnografico, attraverso la

quale mi è stato possibile conoscere la struttura e le caratteristiche del network e avere

informazioni relative alle principali attività e ai membri iscritti alla comunità. Attraverso

questa prima fase esplorativa, orientata dall'amministratore della piattaforma, mi è stato

possibile individuare alcuni forum di discussione sviluppati attorno al tema oggetto

della ricerca, ossia l'esperienza di partecipazione a social network professionali, in

particolare alla comunità di La Scuola Che Funziona.

Il primo forum individuato come fonte per i dati della ricerca, aperto il 5/12/2011, è

stato attivato in vista del lancio di una campagna di adesione al network, con la finalità

di creare un messaggio efficace per reperire nuovi membri.

Credo sia il tempo di lanciare una campagna di adesione al network e di promozione di una partecipazione attiva alle sue attività. Oltre ad identificare gli strumenti più efficaci per la realizzazione di questa prima "campagna soci" credo sia fondamentale mettere a punto un messaggio efficace. Perche il messaggio sia efficace dovrà, necessariamente essere breve (eventualmente con link ad approfondimenti) e contenere alcune argomentazioni che siano forti e dense. Non

57

Capitolo 3

possiamo scrivere un pistolotto lungo e pieno di punti. Nessuno lo leggerebbe. Ma quali potrebbero essere queste "ragioni" da proporre a nuovi membri ma anche ai "vecchi" che non sono attivi, che non danno contributi?Proviamo a fare un brainstorming?Scriviamo qui le nostre proposte; io mi incarico di riportarle in una pagina del wiki e, se del caso, in una mappa on-line. Tra le cose da dire penso sia utile esplicitare il "chi siamo", quale sia la nostra identità, cosa ci caratterizza e ci differenzia dalle tante altre presenze on-line sulla scuola. Personalmente non sono del tutto certo chi noi siamo .... forse questo lavoro servirà anche noi stessi a ... scoprire ... chi siamo, quali valori ci animano ..... Riusciremo, forse, a definire anche la nostra mission. (GM/1/01)28

La realizzazione di un messaggio promozionale è stata occasione per stimolare

riflessioni sulle “ragioni” alla base della propria adesione e partecipazione al network e

per definire i tratti identitari della comunità rispetto ad altre modalità di presenza on-

line.

Il secondo forum considerato, aperto il 17/10/2010, è stato attivato in vista di una

presentazione del network in occasione dello SMAU 2010 (Salone Macchine e

Attrezzature per l'Ufficio), la principale fiera italiana dedicata alle tecnologie

dell'informazione e della comunicazione. L'occasione di uno workshop rivolto

principalmente ad appassionati ed interessati ai fenomeni della rete è stato occasione in

questo forum per riflettere sulle caratteristiche che fanno funzionare un social network,

in particolare La Scuola Che Funziona.

Ogni tanto qualcuno ci invita a parlare di questo nostro network perche, in una mondo di chiacchiere (e in tanti social network di chiacchiere), il nostro "caso" è un bel esempio di rete... che funziona.Mercoledì prossimo presenteremo il network e il manifesto alla SMAU. Considerato il contesto di tale workshop, caratterizzato più da persone che sono interessate ai fenomeni della rete che a quelli della scuola, il taglio che vorremo dare al workshop è quello di una riflessioni sulle ragioni che fanno funzionare un social network e questo network.Lo scopo di questo approccio è di dare un contributo alla conoscenza dei fenomeni della rete e di farlo basandoci non sulla ripetizione stantia delle solite ovvietà che circolano nei discorsi sul social network ma, con approccio induttivo, cercando di leggere la nostra breve storia e di capre cosa abbia funzionato (e cosa no).L'invito è, quindi, a dare il vostro contributo al workshop (che sarà tenuto da Antonella dall'Omo e Gianni Marconato) raccontando qui le ragioni della vostra presenza nel network e offrendo qualche riflessione sul perche, secondo voi, questo network funziona. (GM/2/01)

28 Ogni citazione testuale degli interventi del forum sarà accompagnata, tra parentesi, dalle iniziali di nome e cognome dell'autore dell'intervento, il numero del forum di riferimento e il numero dell'intervento all'interno del forum.

58

Capitolo 3

L'invito a contribuire a uno workshop di presentazione del network ha spinto i membri

ad interrogarsi sulla propria esperienza di partecipazione alla comunità, individuando i

motivi che hanno spinto alla partecipazione e i fattori che consentono alla rete sociale di

funzionare.

Infine, il terzo forum che ho assunto come fonte per la ricerca, attivato il 25/04/2010, è

stato creato per supportare la stesura collaborativa di un documento che raccogliesse le

testimonianze di diverse esperienze e modi di “vivere” la piattaforma Ning.

Scriviamo insieme la nostra meta-esperienza + meta-vicenda su La Scuola Che Funziona.Ovvero: "Vita sul Ning”: specie di cronaca meta riflessiva e non troppo seriosa su questi mesi di vicende didattico-chat-discussioni.Saranno storie:• di vita spericolata• di crisi di pensiero• di confronti a mezza voce, sotto voce e borbottatte• di idee fulminanti e fallite• di idee nate per caso e trionfatrici• di discussioni con zero tituli (senza risposte)• e di risposte senza discussione• di discussioni da hit parade (senza le quali avremmo potuto ugualmente sopravvivere)• di provocazioni garbate e di danze dei coltelli.• di chat convulse e scatenate e festeggiamenti• di “tiramisù-tiratisù-tiramigiù verbali”• di interventi e latitanze• di idee luminose e innovatrici• di nostalgie consolatrici• di cuore e cervello, di passione e immaginazione: tutto per la nostra scuola!Insomma tutto quanto fa Ning: ne… La scuola che funzionaForza gente: scriveteci, raccontatevi, narriamocisivicisivi il "vostro Ning" con passione e un pizzico di ironia. Un modo per riflettere su questa esperienza e sulla nostra didattica alla luce di pensieri e persone significativi ne LSCF. Stupiamo e stupiamoci!In palio, ricchi premi e cotillon (in alternativa, pane e prosciutto).Per partecipare alla stesura, consultare questa pagina Wiki [NDR: nel testo originale, la sottolineatura corrisponde a un link ad una pagina nella sezione wiki della piattaforma]: a leggerci presto!Vi aspettiamo! (CG/3/01)

In questo forum viene stimolata una narrazione riflessiva sul proprio modo di vivere il

network, lasciando spazio alla fantasia dei membri della comunità.

L'attività di osservazione partecipante ha contribuito, oltre che all'individuazione dei

forum sopra descritti, alla conoscenza della struttura, delle interazioni e delle attività del

network, elementi assunti come supporto pratico alle considerazioni emerse dall'analisi

59

Capitolo 3

degli interventi nei forum.

3.4.2. Fase di raccolta e di analisi dei dati

Alla fase di esplorazione è seguita quella di raccolta dei dati esperienziali, strettamente

connessa alla fase di analisi. Tali procedimenti si sono articolati in alcune fasi

specifiche: (1) copia degli interventi delle discussioni in matrici di testo, (2) lettura

ripetuta dei testi degli interventi nei forum, (3) individuazione delle unità di testo

significative in riferimento all'oggetto della ricerca, (4) assegnazione a ciascuna unità

significativa di etichette specifiche che consentano di cogliere il succo del discorso degli

autori degli interventi, (5) individuazione di categorie di analisi emergenti

dall'aggregazione di etichette affini, (6) sintesi narrativa dei risultati attraverso la stesura

di un report.

Tale approccio metodologico rinvia al metodo dell'analisi del contenuto, traendo inoltre

ispirazione dal metodo di analisi delle pratiche educative del gruppo CRED

precedentemente citato e di seguito analizzato nello specifico. La suddivisione in fasi

rimanda al testo curato da Luigina Mortari “Dire la pratica” (2010) e al testo di

Giuseppe Tacconi e Gustavo Mejia Gomez “Raccontare la formazione” (2010).

Fase 1: Copia degli interventi delle discussioni in matrici di testo

In questa fase ogni intervento dei tre forum individuati come fonte dei dati è stato

copiato fedelmente in tabelle di testo che consentissero una più agevole lettura e

facilitassero il successivo processo di analisi del contenuto. Ogni tabella, infatti,

presenta, oltre ad una colonna contenente i testi, due colonne destinate alla stesura di

annotazioni e alla definizione di etichette e categorie riferite alle unità significative di

testo individuate. Ogni matrice, inoltre, riporta informazioni relative alla data di

attivazione del forum, agli autori, alla data e all'ora di ogni intervento (fig. 3.1).

60

Capitolo 3

n parlanti

Sezioni di testo Etichette (senso

"spremuto")

CATEGORIE

1 G M (5/02/2011, ore 11.29)

Credo sia il tempo di lanciare una campagna di adesione al

network e di promozione di una partecipazione attiva alle

sue attività.

Oltre ad identificare gli strumenti più efficaci per la

realizzazione di questa prima "campagna soci" credo sia

fondamentale mettere a punto un messaggio efficace.

Perche il messaggio sia efficace dovrà, necessariamente

essere breve (eventualmente con link ad approfondimenti) e

contenere alcune argomentazioni che siano forti e dense.

Non possiamo scrivere un pistolotto lungo e pieno di punti.

Nessuno lo leggerebbe.

Ma quali potrebbero essere queste "ragioni" da proporre a

nuovi membri ma anche ai "vecchi" che non sono attivi,

che non danno contributi? [...]

2 E F (5/02/2011, ore 16.14)

eh...come al solito mi prendo un po' di tempo per pensarci.

Anche perche ora stiamo un po' nelle curve con lavori da

fare. Vi seguo, vi leggo e poi pian piano arrivo.

Figura 3.1

Fase 2: Lettura ripetuta dei testi

Una volta raccolti ed organizzati gli interventi dei forum in matrici, mi sono dedicata

alla lettura ripetuta ed attenta dei testi. Si è trattato di assumere una postura di ascolto e

di sostare a lungo sui testi, prestando attenzione al mio atteggiamento nei confronti delle

parole dei docenti.

Un aspetto centrale e complesso in questa fase è stato il tentativo di spogliarmi di

qualsiasi teorizzazione personale e di vestire i panni di chi desideri comprendere

realmente il fenomeno indagato, non tentando di far emergere convinzioni o idee pre-

elaborate, ma mettendosi in ascolto delle esperienze altrui e riflettendo sui frammenti di

61

Capitolo 3

esperienza emergenti dai testi.

Fase 3: Individuazione delle unità di testo significative

In questa fase mi sono dedicata all'individuazione di tutti i segmenti di testo che

potessero contribuire alla conoscenza del fenomeno indagato, ossia l'esperienza di

partecipazione ad un social network in riferimento al proprio sviluppo professionale

(fig. 3.2)

n parlanti

Sezioni di testo Etichette (“senso spremuto”)

CATEGORIE

6 G M (10/02/2011, ore 14.46)

Integro riferendomi a quello che secondo me ci caratterizza:

l'indipendenza autentica da ogni forma di potere. Non siamo

legati ad alcun "potere", non facciamo azioni per

conquistare "potere".

Ogni tanto qualcuno capita qua per fare qualche giochetto

personale, ma non sono presenze significative e disturbanti.

Quello che mi domando se questo orientamento

all'indipendenza sia un'idea velleitaria.

Detta altrimenti: c’è spazio per network come il nostro

autenticamente svincolato da ogni obiettivo economico e

politico, basato totalmente sul volontariato più puro e

disinteressato? O forse la gente per muoversi ha bisogni di

fare anche i propri interessi? Cioè portare a casa qualcosa

per se che non sia una “mera” conoscenza?Figura 3.2

Individuare un'unità di testo significa scegliere una porzione di testo escludendone altre

meno pertinenti, quindi in questa fase importante sarebbe potersi confrontare con il

punto di vista di altri ricercatori, favorendo un'analisi il più possibile depurata da

concettualizzazioni personali.

Nel caso della presente ricerca, per ovviare a questo problema metodologico, è previsto

il coinvolgimento dei partecipanti come co-ricercatori, attraverso la restituzione dei

62

Capitolo 3

risultati dell'analisi, al fine di una validazione co-costruita della ricerca.

Fase 4: Assegnazione di etichette ad ogni unità di testo

Una volta scelte le porzioni di testo significative in riferimento all'oggetto di analisi, mi

sono dedicata alla realizzazione di descrizioni sintetiche fedeli al contenuto delle unità

di testo individuate. A partire da tali descrizioni ho formulato delle etichette; si tratta di

dire in altre parole, facendo eco (Tacconi, Mejia Gomez, 2010), le qualità essenziali di

ogni frammento di testo, evitando di elaborare interpretazioni personali.

Le etichette sono caratterizzate da un elevato livello di concettualizzazione e di

generalità, ma non rappresentano il tentativo di semplificare l'esperienza dei soggetti,

piuttosto di metterne in luce gli aspetti essenziali secondo una modalità che permetta di

comparare testi analoghi.

n parlanti

Sezioni di testo Etichette (“senso spremuto”)

CATEGORIE

6 G M (10/02/2011, ore 14.46)

Integro riferendomi a quello che secondo me ci caratterizza:

l'indipendenza autentica da ogni forma di potere. Non siamo

legati ad alcun "potere", non facciamo azioni per

conquistare "potere".

Ogni tanto qualcuno capita qua per fare qualche giochetto

personale, ma non sono presenze significative e disturbanti.

Quello che mi domando se questo orientamento

all'indipendenza sia un'idea velleitaria.

Detta altrimenti: c’è spazio per network come il nostro

autenticamente svincolato da ogni obiettivo economico e

politico, basato totalmente sul volontariato più puro e

disinteressato? O forse la gente per muoversi ha bisogni di

fare anche i propri interessi? Cioè portare a casa qualcosa

per se che non sia una “mera” conoscenza?

Indipende

nza da

qualsiasi

forma di

potere

Possibilit

à di

affermazi

one del

network?

Figura 3.3

63

Capitolo 3

Fase 5: Individuazione di categorie di analisi aggregando etichette affini

Dalla precedente fase di analisi risulta una grande quantità di etichette, con il rischio di

“polverizzare” il senso del fenomeno e l'impossibilità conseguente di pervenire ad una

teoria capace di dire le qualità essenziali di esso (Mortari, 2010).

Il tentativo di questa fase di analisi è stato quello di fare sintesi delle concettualizzazioni

precedenti, aggregando le etichette affini e attribuendo ai vari raggruppamenti macro e

micro categorie (fig. 3.4). Esse non sono il risultato di personali categorizzazioni, ma

emergono direttamente dai testi, sintetizzandone e mettendone in luce i tratti essenziali.

n parlanti

Sezioni di testo Etichette (“senso spremuto”)

CATEGORIE

6 G M (10/02/2011, ore 14.46)

Integro riferendomi a quello che secondo me ci caratterizza:

l'indipendenza autentica da ogni forma di potere. Non siamo

legati ad alcun "potere", non facciamo azioni per

conquistare "potere".

Ogni tanto qualcuno capita qua per fare qualche giochetto

personale, ma non sono presenze significative e disturbanti.

Quello che mi domando se questo orientamento

all'indipendenza sia un'idea velleitaria.

Detta altrimenti: c’è spazio per network come il nostro

autenticamente svincolato da ogni obiettivo economico e

politico, basato totalmente sul volontariato più puro e

disinteressato? O forse la gente per muoversi ha bisogni di

fare anche i propri interessi? Cioè portare a casa qualcosa

per se che non sia una “mera” conoscenza?

Indipende

nza da

qualsiasi

forma di

potere

Possibilit

à di

affermazi

one del

network?

Caratter

istiche

del

network

Dubbi

Figura 3.4

Fase 6: Sintesi narrativa dei risultati attraverso un report

Ultimate le fasi di analisi un momento centrale è stata la sintesi dei risultati attraverso la

realizzazione di un report. Esso riporta in altre parole ciò che dicono i testi, traducendo

in formato narrativo le categorie individuate.

64

Capitolo 3

Un aspetto fondamentale in questo processo è il costante riferimento alle unità

significative di testo individuate nelle prime fasi di analisi in un gioco di molteplici eco;

le categorie e le etichette fanno da eco ai testi i quali, a loro volta, si fanno

reciprocamente eco (Tacconi, Mejia Gomez, 2010).

Per sostanziare lo studio ho cercato di individuare, attraverso l'osservazione

partecipante, alcuni riscontri pratici di quanto emergente dai testi analizzati, i quali

contengono per lo più considerazioni generali sull'esperienza di partecipazione ad una

comunità virtuale. Le caratteristiche e il senso della partecipazione ad un social network

professionale, infatti, possono essere rilevate anche osservando attentamente le attività, i

contenuti e le interazioni dei membri.

I legami individuati tra le considerazioni contenute negli interventi dei forum analizzati

e le attività concrete dei membri sulla piattaforma sono stati messi in rilievo nel report.

Nel successivo paragrafo sarà riportato tale report, sintesi narrata e riflessiva dei

risultati dell'analisi.

3.5. I risultati

In questo paragrafo verranno riportati i risultati della ricerca attraverso una sintesi

narrata in formato di report, caratterizzato da continui rimandi alle unità di testo

selezionate tra gli interventi dei forum oggetto di analisi. Il tentativo è quello di lasciare

parlare i testi, facendo emergere da essi i tratti essenziali dell'esperienza di

partecipazione al social network La Scuola Che Funziona.

3.5.1. Le caratteristiche del social network

In molti interventi dei forum analizzati vengono sottolineati i tratti caratterizzanti il

social network. Di seguito, saranno messe in luce tali caratteristiche, partendo dalle

considerazioni dei membri del network e dall'osservazione diretta delle piattaforma.

Alcuni membri della comunità sottolineano l'indipendenza del network da qualsiasi

forma di potere e la gestione della piattaforma “dal basso”. Tale aspetto è ben visibile,

per esempio, nel “gruppo di conduzione” del network29, la partecipazione al quale è

completamente libera per qualsiasi membro, così come l'abbandono del gruppo stesso.

29 http://www.lascuolachefunziona.it/group/conduzionenetwork . Ultima consultazione il 1/02/2012.

65

Capitolo 3

Nel “gruppo di conduzione”, inoltre, ogni membro è libero di scegliere di quale aspetto

occuparsi, tra l'organizzazione della piattaforma, le attività di promozione del network e

la gestione di eventuali problemi nella fruizione della piattaforma da parte dei membri.

La gestione della piattaforma avviene per mano dei membri del network e i temi da

trattare sono selezionati naturalmente in base all'interesse dei membri stessi, come

messo in luce dagli estratti riportati in seguito:

[…] quello che secondo me ci caratterizza: l'indipendenza autentica da ogni forma di potere. Non siamo legati ad alcun "potere", non facciamo azioni per conquistare "potere". (GM/1/06)

Alcuni elementi rilevanti e che ci caratterizzano sono l’indipendenza del network, il suo governo dal “basso” (ammesso che ci sia un “alto”), la “selezione naturale” delle tematiche da trattare (ognuno è libero di proporre poi hanno continuità le cose che incontrano un interesse). (GM/1/05)

La libertà è una caratteristica che si riflette sull'autogoverno del network e sulla

“selezione naturale” dei temi trattati, ma si traduce anche nella possibilità per i membri

di modulare la propria partecipazione, da un coinvolgimento emotivo personale ad una

fruizione più formale, come sottolineato da L.B., una docente appartenente alla

comunità di La Scuola Che Funziona:

Esistono diverse possibilità di relazione "emotiva" e personale fra individui e individui, o individui e comunità (i forum aperti a tutti, ma anche i messaggi individuali, con diversi gradi di possibile condivisione, i regali..), dando così la possibilità ad ognuno di "graduare" il proprio coinvolgimento. Al tempo stesso, si tratta di una piattaforma per la formazione permanente, utilizzabile anche a livelli più formali. (LB/2/10)

La libertà di scegliere come “graduare” il proprio coinvolgimento nel network non

esclude però la presenza di principi e regole condivisi:

La partecipazione non è COMPLETAMENTE libera, perche ci sono dei principi condivisi. […] Così si evita il malinteso principio secondo cui è il numero a fare la forza, o chiunque può dire qualsiasi cosa, anche mancando di rispetto ai singoli o alla comunità. I rapporti sono piacevolmente informali, ma la netiquette rigorosamente rispettata. (LB/2/10)

La presenza di regole di “buona educazione” nelle interazioni sulla piattaforma consente

di dare spazio al contributo di ogni membro, mantenendo come fondamento il rispetto

dei singoli e della comunità. Tale rispetto è molto importante, poiche supporta e stimola

la partecipazione dei membri ed è alla base della democraticità del network; ogni

soggetto trova spazio di espressione e ognuno può inserire un proprio contributo, come

66

Capitolo 3

messo in luce dall'intervento dell'insegnante W.C. riportato in seguito:

Penso che il network sia democratico, perche dà spazio a tutti: chiunque può aprire un gruppo in base ai propri interessi e può lanciare qualsiasi discussione nel forum che potrebbe essere utile per approfondire un argomento o per uno scambio di idee. Punti forti? La condivisione: di idee e di materiali. (WC/2/13)

Punto di forza del network, connesso alla democraticità che lo ispira, è la possibilità per

i membri di scambiare e condividere idee e materiali. Alcuni esempi operativi di questo

scambio sono il gruppo “scuola primaria”30, nel quale gli 84 membri insegnanti e

studenti della scuola primaria interagiscono e si scambiano risorse, il gruppo “giochi di

ruolo e narrazione”31, nel quale i membri condividono giochi di ruolo e narrazioni ad

uso didattico, e il gruppo “tecnologie per insegnare e per apprendere”32, nel quale i 140

membri non solo discutono e riflettono sul senso delle tecnologie didattiche nei processi

di insegnamento e di apprendimento, ma condividono anche strumenti e risorse

tecnologiche per la scuola.

Lo scambio e “libero flusso” di idee è favorito da un atteggiamento di autorevolezza da

parte di ogni membro della comunità; ognuno si “impone” per la qualità dei propri

contributi e vi è un riconoscimento reciproco del valore di ogni idea e della competenza

che ciascuno mette in campo. Questo aspetto ben emerge dal contributo di L.B.,

insegnate nella scuola secondaria di secondo grado:

[…] esiste un'organizzazione che deve per forza di cose far capo ad alcuni individui ma non esiste una gerarchia dogmatica. Esiste l'autorevolezza di chi si impone per la qualità dei propri contributi, ed esiste il tacito riconoscimento di quella qualità da parte degli altri membri. Questa autorevolezza è "mobile", perche gli individui sono diversamente e variegatamente ricchi di idee, quindi lo scambio e il flusso sono continui. (LB/2/10)

L'atteggiamento di “autorevolezza” dei membri della comunità è caratterizzato da una

sorta di “mobilità”; il contributo di ognuno si impone per la propria qualità, ma esiste

una ricchezza variegata di contributi che rendono lo scambio di idee fluido e continuo.

La condivisione, l'apertura, la disponibilità all'ascolto e all'accoglienza di ognuno sono

elementi basilari di tale atteggiamento antidogmatico; questi elementi, come sottolineato

da C.G., sono alla base del network in oggetto. Nello specifico questa insegnante

30 http://www.lascuolachefunziona.it/group/scuolaprimaria . Ultima consultazione il 1/02/2012.

31 http://www.lascuolachefunziona.it/group/giochidiruolo . Ultima consultazione il 1/02/2012.

32 http://www.lascuolachefunziona.it/group/tecnologieperinsegnareeperapprendere . Ultima consultazione il 1/02/2012.

67

Capitolo 3

individua in modo chiaro le caratteristiche che fanno funzionare un social network, in

particolare La Scuola Che Funziona, mettendo in luce come esse siano infrequenti in

molti altri contesti:

Cosa fa funzionare la scuola che funziona mentre intorno molto non funziona?-la condivisione di un sentire-l'apertura a idee diverse-la mancanza di imposizioni-la libertà di espressione-l'umiltà dell'accoglienza-la sapienza dell'ascolto-il sostegno reciproco-la voglia di sperimentare-il preferire l'imprevisto allo scontato-l'incentivare strade nuove-la passione manifesta per il proprio lavoro-la coscienza e l'accettazione dei propri limiti e della propria umanità. (CG/2/19)

Molte sono le caratteristiche rilevate come punti di forza del social network in oggetto,

non mancano però contributi che mettono in luce alcuni limiti di tale strumento. Una

caratteristica considerata come punto “critico” del network è la dispersione dei

contributi, che spesso costringe a tornare alle notifiche via e-mail per riuscire ad

orientarsi meglio nella ricchezza dei contenuti:

Punti critici? La dispersione. (forse perche alla mia prima esperienza). Talvolta devo ritornare all’e-mail per ritrovare il punto dove vorrei andare. (WC/2/13)

La difficoltà ad orientarsi tra i numerosi contributi, come messo in luce da questa

insegnante, può essere dovuta all'inesperienza nella fruizione dello strumento social

network, comunque sia rappresenta un aspetto fondamentale su cui riflettere in fase di

progettazione ed organizzazione di una piattaforma sul web.

Specificatamente al mio lavoro di ricerca, l'esplorazione iniziale del network ha rilevato

una grande ricchezza di contenuti; sulla piattaforma sono presenti 28 gruppi e 353

discussioni33, le quali sono state raggruppate in categorie e, successivamente,

organizzate in una mappa tematica34 che ho realizzato personalmente per favorire la

fruizione del sito e il reperimento delle risorse in esso.

3.5.2. Il senso della partecipazione ad un social network

Uno degli aspetti centrali emergenti dall'analisi degli interventi ai forum in oggetto

33 Dati aggiornati al 2/02/2012.

34 http://www.lascuolachefunziona.it/page/mappa-delle-discussioni . Ultima consultazione il 2/02/2012.

68

Capitolo 3

riguarda il senso della partecipazione alla rete sociale on-line. Questa dimensione è

fondamentale, in quanto stimola e sostiene la partecipazione e l'interazione nella

comunità. Molteplici sono le ragioni che sostanziano la partecipazione alla comunità,

emergenti dalle discussioni analizzate e riportate in seguito.

a) Il network come ambiente diverso da quello scolastico

Alcuni insegnanti sottolineano l'importanza del network come ambiente che si distanzia

nettamente dal contesto scolastico nel quale essi operano. Questo aspetto è ben visibile,

ad esempio, nelle citazioni che seguono:

[…] al fine di far comprendere le motivazioni del mio essere qui, è opportuno che io tracci un quadro sintetico della realtà scolastica in cui opero. Dirigente: “Io sono il capo”, chiuso a riccio sulle innovazioni tecnologiche e didattiche, (ha persino fatto scollegare tutti i pc da internet, perche lo considera un mondo di perdizione). In un tale ambiente è assolutamente impensabile cercare un confronto, supporto, condivisione.Cosa che invece ho trovato qui e che se c’è un capo a dirigere questa orchestra (uso il dubitativo, perche non avverto nessuna presenza schiacciante) lo fa con tale discrezione che mi fa sentire libera di esprimermi. (WC/2/13)

[…] in questo gruppo ci sentiamo finalmente liberi. [...] l'ambiente in cui mi lavoro comprime la mia auto stima per cui penso sempre di non essere all'altezza della situazione. (SP/2/17)

Spesso l'ambiente scolastico è caratterizzato da una certa rigidità organizzativa e da una

chiusura sistematica verso qualsiasi tipo di innovazione. In questo tipo di ambiente è

molto difficile instaurare dinamiche di condivisione e confronto, cosa che accade invece

nel network, nel quale l'assenza di una gestione forte non comprime l'autostima dei

membri e permette di sentirsi liberi di esprimersi. Ogni discussione, infatti, è

completamente aperta ed ogni membro è libero di partecipare e di dare un personale

contributo. Ciò accade anche in riferimento alle attività dei diversi gruppi e ai numerosi

progetti attivati sulla piattaforma.

La possibilità di esprimersi liberamente spesso contrasta con una realtà scolastica che

invece generalmente non valorizza le competenze personali e viene percepita come

“arida e demotivante”. Questo aspetto è esplicitato, ad esempio, nei seguenti interventi:

Il carattere non formale della community, inoltre, dà la possibilità a tutti di dare il proprio contributo liberamente in base alle proprie possibilità e capacità. LSCF [...] costituisce una valida alternativa rispetto ad una realtà scolastica molto difficile, che per i motivi più diversificati umilia e deprime le competenze invece che valorizzarle. (MT/2/05)

69

Capitolo 3

[…] si tratta anche di un luogo dove si viene a cercare un apprezzamento collettivo, a compensazione di una realtà scolastica sempre più difficile, arida e spesso demotivante. Qui ci si "carica"! (LB/2/10)

La libertà di espressione in base alle proprie possibilità permette ai membri della

comunità di sentirsi valorizzati, apprezzati, quasi “caricati” dall'impoverimento indotto

da una realtà scolastica che spesso demotiva e limita la voglia di crescere degli

insegnanti. La comunità consente di sentirsi compresi e rappresentati, aspetto non

sempre presente nel “mondo reale della scuola” di questi tempi, come sottolineato negli

interventi di queste due docenti:

[…] il solo pensiero che in qualsiasi momento sono in grado di confrontarmi con un gruppo disponibile all'ascolto mi fa sentire meno sola e frustrata. Il mio mondo reale della scuola che frequento non sempre mi comprende e talvolta tarpa la voglia di crescere. (SP/2/11)

[…] mi sono sentita rappresentata. Sensazione PREZIOSA di questi tempi. (LB/2/23)

Il sentirsi ascoltati, dunque, è un aspetto fondamentale, soprattutto in quanto consente

agli insegnanti di sentirsi presi in carico e rappresentati, dimensioni non frequenti nella

realtà scolastica odierna, tanto da essere percepiti come una sensazione “preziosa”.

b) Il network come contesto di valorizzazione, confronto e collaborazione

La valorizzazione di ogni membro della comunità è favorita anche da un'ampia platea di

soggetti; ogni contributo ha una vasta visibilità sulla piattaforma e, tra i molti membri,

incontra certamente l'interesse di qualcuno:

E' un posto dove le idee che nascono dall'entusiasmo non si fermano, non sono scartate come pazze o assurde, non vengono giudicate da una sola persona ma da molte e forse per questo, se valgono, tra tutti qualcuno se ne accorge! (EF/2/09)

La comunità dei membri, come messo in luce dall'intervento citato, consente alle idee di

circolare senza essere scartate, ma anche di instaurare un clima di ascolto e di confronto.

Tale dimensione si riflette nella molteplicità di iniziative proposte dai membri del

network. Oltre alle molte discussioni sono stati attivati diversi progetti, come quello che

si è tradotto nella pubblicazione del documento IGI35, un testo che si propone di dare

conto di pratiche di insegnamento e progetti basati sull'uso del web 2.0, di mondi

35 Le discussioni e le attività connesse a questo progetto sono reperibili al link http://www.lascuolachefunziona.it/group/goccenelmare/forum. Ultima consultazione il 2/02/2012.

70

Capitolo 3

virtuali e di altri supporti tecnologici.

Altre iniziative nate dalla collaborazione e dal confronto fra i membri del network sono

il progetto che ha portato alla realizzazione del “Manifesto degli insegnanti”36, il

progetto “One voice, One vision”37, finalizzato alla realizzazione di poster multimediali

per condividere su scala globale la propria cultura e la propria storia, il progetto di

ricerca-formazione “Storie di Didattica”38 e il progetto “Valutazione dei docenti: non

diciamo solo no”39, finalizzato alla riflessione sulle possibili modalità di valutazione

degli insegnanti e alla realizzazione di un sistema di valutazione da parte degli

insegnanti stessi40.

c) Il network come supporto e incoraggiamento alla partecipazione

La dimensione comunitaria spesso sollecita la condivisione e incoraggia i membri ad

esprimersi e a dare un personale contributo, come sottolineato da S.P, un'insegnante

iscritta al network:

Il sentirmi appartenente al vostro gruppo dove posso attingere in ogni momento mi dà coraggio. (SP/2/11)

Appartenere ad una comunità consente ai soggetti, oltre che a entrare in contatto con

molti colleghi coi quali condividere pensieri ed ideali e coi quali instaurare rapporti di

amicizia, di contare sulla collaborazione e sul sostegno degli altri membri, in questo

modo essi sono spinti a realizzare i propri sogni di miglioramento della scuola, come

sottolineato in questo intervento:

mi è sempre piaciuto conoscere colleghi di tutta Italia con i quali confrontarmi e instaurare un rapporto di amicizia... ho trovato qua chi la pensa come me, chi lavora con passione come me, chi crede nella scuola come luogo di meravigliose esperienze dove l'alunno apprenda facendo... Ho trovato il mondo scolastico impegnato anche a costo di sacrifici... Attraverso questo luogo tentiamo di provare forme di collaborazione a distanza, ci mettiamo in gioco e ci scambiamo

36 http://www.manifestoinsegnanti.it/ . Ultima consultazione il 2/02/2012.

37 http://www.lascuolachefunziona.it/group/onevoiceonevisionimaginingourworldthroughmusicanda? commentId=2034217%3AComment%3A35716. Ultima consultazione il 2/02/2012.

38 Portale del progetto: http://www.storiedididattica.it/. Ultima consultazione il 2/02/2012.

39 Informazioni relative al progetto reperibili al link http://lascuolachefunziona.pbworks.com/w/page/41872900/Valutazione-degli-insegnanti-Pagina-indice. Ultima consultazione il 2/02/2012.

40 L'elenco dei progetti in corso è reperibile nella home page del network; link: http://www.lascuolachefunziona.it/ . Ultima consultazione il 2/02/2012.

71

Capitolo 3

esperienze... E il fatto più singolare è che ci crediamo... Siamo sognatori/ici... Ma ci piace provare a realizzare i nostri sogni per una scuola migliore... Che non deve morire. (EF/2/15)

La condivisione di riflessioni, idee, esperienze ed ideali in una comunità di insegnanti,

complice nella co-costruzione del miglioramento della scuola, è una forte spinta a

continuare a credere in tale impegno:

Vi leggevo allora e vi leggo tuttora tanto dialogo, tante riflessioni, tanto discutere, tanto lottare, tanto interrogarsi per non accontentarsi. Vi leggevo e vi leggo tuttora disponibilità, sostegno, bisogno di costruzione (o co-istruzione?- nel senso più bello che ha questa parola così bistrattata...-). Vi leggevo e vi leggo ancora opinioni diverse, a volte contrastanti, che aprono strade infinite e molteplici. (CG/2/19)

Il dialogo, le riflessioni, l'impegno comune e l'incontro di opinioni diverse, talvolta

contrastanti, come messo in luce da questa insegnante, apre infinite strade da percorrere.

Ciò si può riscontrare concretamente nei numerosi progetti attivati dai membri del

network, già citati e brevemente descritti sopra41.

d) In network come luogo ricco di idee e materiali

Ogni differenza all'interno della comunità rappresenta una grande ricchezza, dall'altro

lato la diversità si ricompone e si armonizza, rendendo il network quasi un luogo

“magico” dove ogni membro ha la possibilità di trovare ciò che cerca e di condividere

ciò che sa, lo vediamo, ad esempio, nella testimonianza di M.A.:

[…] Tutte queste differenze e diversità si ricompongono, si omogenizzano, si armonizzano in questo ambiente magico dove ognuno di noi riesce a trovare quello che cerca e a dare quello che può e sa... (MA/2/20)

Le differenze nel network sono percepite come fonte di crescita e come ricchezza, la

quale è determinata anche dal consistente transito di idee e materiali.

[Il sito è un] luogo di transito non solo di idee, ma anche di materiali. (LB/2/10)

Il nework La Scuola Che Funziona è in effetti caratterizzato da un un ricco transito di

idee e materiali, il quale passa attraverso la molteplicità di discussioni, ben 353, attivate

dai membri, ma si concretizza anche nei moltissimi contenuti pubblicati dai membri sui

rispettivi profili; in particolare, sul sito sono state pubblicate 1139 fotografie, 113 video

41 L'elenco dei progetti in corso è reperibile nella home page del network; link: http://www.lascuolachefunziona.it/ . Ultima consultazione il 2/02/2012.

72

Capitolo 3

e 188 post importati da diversi blog42.

e) Il network come stimolo per lo sviluppo personale e professionale

La ricchezza di idee sul network rappresenta per gli insegnanti una grande stimolo per il

proprio sviluppo professionale e relazionale e un'opportunità di crescita e di

miglioramento delle proprie pratiche scolastiche, come testimoniato in questi interventi:

A ben riflettere, quindi, sul network si testimoniano le buone pratiche della scuola, a me è successo un po' il contrario... Ho attinto proprio da qui, idee e stimoli per attivare buone pratiche nella mia scuola. (N/1/11)

Appartenere ad un social network come LSCF è per me uno stimolo continuo a migliorarmi sia professionalmente che sul piano relazionale. Una community come LSCF offre diversi stimoli ed opportunità di entrare in contatto con esponenti molto diversi del mondo scolastico ed ampliare le proprie possibilità di formazione ed informazione. (MT/2/05)

Il network è un vero e proprio crocevia di persone e pensieri; rappresenta quindi

un'occasione per entrare in contatto con diversi professionisti del mondo scolastico e

un'opportunità di formazione ed informazione.

L'apertura che caratterizza il network si riscontra anche nella presenza di collaborazioni

esterne, per esempio con alcuni studenti universitari che hanno deciso di rendere La

Scuola Che Funziona oggetto di analisi e approfondimento in alcune tesi di laurea e

ricerche43, oppure con ricercatori che supportano i membri nella realizzazione di alcuni

progetti. Ciò accade, per esempio, nel progetto di ricerca-formazione “Storie di

didattica”44, coordinato dal Prof. Giuseppe Tacconi, docente e ricercatore dell'Università

degli Studi di Verona. Il contatto con professionisti e realtà esterne è favorito, inoltre,

dalla testimonianza riportata da alcuni membri in conferenze ed eventi tematici, come il

festival dell'innovazione digitale VeneziaCamp 201045.

42 Dati aggiornati al 20/01/2012.

43 Per approfondimenti, si veda la pagina web http://www.lascuolachefunziona.it/group/tesidilaureaericerchesulscf . Ultima consultazione il 2/02/2012.

44 Le discussioni e le attività relative a questo progetto sono reperibili al link http://www.lascuolachefunziona.it/group/facilitatoridellenarrazioni/forum. Portale del progetto: http://www.storiedididattica.it/. Ultima consultazione il 2/02/2012.

45 Portale dell'evento: http://www.veneziacamp.it/.

73

Capitolo 3

Un'altra opportunità di crescita sul network è rappresentata dalle relazioni con gli altri.

Il network viene percepito come una comunità nella quale l'apertura, la possibilità di

mettersi in discussione e le relazioni con gli altri facilitano processi di apprendimento ed

autoapprendimento spontaneo ed autentico. P.M., ad esempio, a riguardo afferma:

[...] Ho trovato una community nel vero senso della parola, in cui ho imparato tanto dalle relazioni con gli altri. Sono cresciuto, è cresciuta la mia consapevolezza senza aver mai percepito, da parte degli altri, la volontà di farmi lezione. Potrei definirla comunità di autoapprendimento, spontaneo ed autentico. (PM/2/06)

La relazione con gli altri, soprattutto se spontanea e non gerarchica, può essere una

fonte di crescita e di apprendimento autentico, se favorisce la consapevolezza e funge da

stimolo al pensiero.

La dimensione comunitaria, con la sua connotazione relazionale e il flusso ricco e

continuo di idee e materiali, come emerge dagli interventi analizzati, rappresenta per

molti insegnanti un punto di forza del social network in relazione al proprio sviluppo

personale e professionale.

f) Il network come rete che pesca il “mondo sommerso della scuola”

Il network rappresenta una vera e propria rete diffusa sul territorio, ma anche uno

strumento di raccolta e messa in luce di opinioni sommerse sulla scuola. M.M., ad

esempio, sottolinea come La Scuola Che Funziona favorisce l'emersione di opinioni

“sommerse” della scuola, secondo una dinamica che rovescia il tradizionale schema

Top-Down, secondo il quale “ciò che conta” proviene e si impone dall'alto.

Una rete non è tale solo per la diffusione sul territorio, ma perche "raccoglie" sul territorio. Nel nostro caso il social network della scuola che funziona "pesca" in profondità per far "emergere" in superficie le opinioni del mondo "sommerso" della scuola, secondo uno schema Down-Top e quindi non imposto da nessuno a nessuno. (MM/2/02)

Questo insegnante, attraverso una metafora ittica, ben descrive la dinamica della rete

sociale, la quale si diffonde sul territorio, pesca e fa emergere le idee sulla scuola dal

basso e in modo spontaneo.

g) Il network come “caldo rifugio”

Il network rappresenta per alcuni insegnanti anche un luogo accogliente, un ambiente

pieno di amici riscaldato dalla luce delle idee, degli occhi e della parole dei membri,

come sottolineato da L.B.:

74

Capitolo 3

[...] proprio questo è diventato il Ning per me, ci pensavo l'altro giorno: una stanza accogliente piena di amici sempre nuovi, un caldo rifugio immerso nella neve e nel buio che restano là fuori, una camera illuminata dalla luce di una fiamma viva, quella dei nostri occhi curiosi e delle nostre idee, riscaldata dal fuoco delle nostre parole e dei nostri sorrisi (quelli che rotolano senza fine sulla nostra chat ma anche quelli veri). (LB/3/06)

L'ambiente del network viene percepito da questa insegnante come un “caldo rifugio” ,

“una stanza accogliente piena di amici”, anche per questo la partecipazione ad un social

network può rappresentare un'occasione per fruire il web in modo autentico, fidandosi e

presentandosi con la propria reale identità:

Prima del ning ero [...] quasi anonima. Mai, dico mai, prima del ning ho fatto un autentica iscrizione. Non so cosa mi abbia fatto il ning, fatto sta che abbandonata ogni paura di fregatura, questa volta mi sono fidata. Ho messo nome e cognome, e se non è essere spericolati questo! (EF/3/02)

La fruizione del web, come messo in luce da questa insegnante, spesso è denotata da

sfiducia e “paura di fregatura”; si accede alla rete curando di mantenere l'anonimato,

facendone quindi un uso inautentico. L'ambiente di un social network, caratterizzato

dalla forte componente relazionale e dalla presenza di “amici”, può spingere ad

“abbandonare ogni paura”, a fidarsi, quindi a partecipare ed interagire in modo

autentico. Questo aspetto è riscontrabile, per esempio, nelle numerose interazioni sui

profili personali dei membri, nei gruppi e nelle discussioni non direttamente legati ad

aspetti professionali; si tratta di scambi nei quali i membri condividono spontaneamente

interessi personali, passioni e piccole parti di se e della propria vita.

In sintesi, la comunità rappresenta un mondo variopinto, carico di idee e di energia

creativa che consente di lavorare in modo “vivo” e coinvolgente, ma è anche un luogo

caldo e accogliente “che riscalda mente e cuore”, come sostiene questa insegnante:

[...] appena sono arrivata qui mi sono guardata intorno e ho trovato un mondo pieno di energia, di colori, di idee meravigliose, di poesia, di musica e di allegria... Un modo di lavorare coinvolgente, vivo, che mi piace perche non dà assuefazione alla noia. Ecco perche sono qui, ecco perche vengo spesso a riscaldarmi al fuoco di questo caminetto variopinto... Mi riscaldo la mente e il cuore e riparto per il mio viaggio ancora più carica, trasmettendo la mia nuova energia [...]. (LB/3/06)

Partecipare ad una comunità virtuale, come sottolinea L.B., può trasmettere energia,

nuove idee e allegria, consentendo di lavorare in modo vivo e coinvolgente. Tale

esperienza di partecipazione può giocare per gli insegnanti un ruolo fondamentale dal

punto di vista professionale, tanto da sostanziare il proprio lavoro, come esplicitato in

75

Capitolo 3

questo intervento:

Sarebbe esagerato se dicessi che [la partecipazione al network] ha cambiato il mio lavoro, sicuramente, però, lo ha sostanziato. (N/1/11)

Gli interventi nei forum analizzati hanno messo in luce diversi punti di vista inerenti il

senso che può avere la partecipazione ad una rete sociale on-line in relazione non solo

allo sviluppo professionale dei docenti, ma anche dal punto di vista personale.

Il network viene percepito come un mondo molto diverso da quello vissuto nella

quotidianità scolastica; un ambiente dove la partecipazione è libera, dove idee e

materiali circolano liberamente, dove gli insegnanti possono supportarsi reciprocamente

e condividere il comune impegno di miglioramento della scuola. La comunità

rappresenta anche un luogo di confronto, di amicizia, un “caldo rifugio” nel quale è

possibile interagire in modo autentico e apprendere dalla relazione con gli altri. In

definitiva, gli interventi dei membri e gli esempi concreti reperiti sulla piattaforma,

mettono in luce la potenzialità dello strumento social network come modalità di lavoro

“vivo e coinvolgente” e come supporto che consente di sostanziare il proprio lavoro.

3.5.3. Dubbi e visioni sfavorevoli

Un aspetto da non sottovalutare, emergente dagli interventi nei forum analizzati,

riguarda alcuni possibili visioni sfavorevoli nei confronti del network. In particolare

esso può essere percepito come un ambiente eccessivamente organizzato, facilitante e

accogliente; un contesto nel quale le sensazioni di conforto e piacevolezza nascondono

“la desolazione o l'orrore” del mondo esterno. Questo aspetto è sottolineato

nell'intervento riportato di seguito:

No, a me il ning non è mai garbato. Io detesto i pacchetti tutto incluso, le offerte speciali, le parrocchie, i circoli, i viaggi organizzati anche se li organizzo io - infatti non li organizzo - le case messe tutte per bene, gli ambienti accoglienti, le piattaforme, gli ambienti software, le cerimonie e i cerimoniali, le feste, le festività, il salotto buono. Sì ma icche c'entra ning direte voi. A dire la verità, proprio schietta e semplice, quando ci sono dentro mi viene il nervoso. A me dà noia che qualcuno mi faciliti la vita, non mi piace(PUNTO) [NDR: In grassetto nell'originale]- punto in toscano vuol dire anche per nulla.Mi viene in mente La collina dei conigli. Non mi ricordo chi l'ha scritto e non ricordo nemmeno la trama. Non vado a cercare tanto qui c'è di sicuro qualcuno che se lo ricorda meglio di me. Ricordo la sensazione di un mondo bello, fin troppo, piacevole, confortevole, dove era relativamente facile vivere e però si sentiva che c'era qualche cosa che non andava, qualcosa che dava inquietudine come le periferie perfette di certi film americani dove poi si scopre la desolazione o l'orrore.

76

Capitolo 3

Infatti, poi si scopre che quello era un allevamento e ogni tanto spariva un coniglio Si sta tanto bene nel ning, che bello qui e che bello là e poi ZAC! CACCI GRANA! (A/3/07)

L'ambiente del network viene percepito da questo insegnante come eccessivamente

facilitante, “fin troppo” piacevole, bello e confortevole rispetto alla realtà del mondo

scolastico, la quale talvolta può essere celata dalle sensazioni piacevoli e dalla

partecipazione facile nella comunità.

Sicuramente, come evoca il nome del network (La Scuola Che Funziona), sulla

piattaforma trovano maggiore spazio esempi di “buona scuola” e di pratiche finalizzate

al miglioramento di essa; l'esplorazione del network ha rilevato però in realtà molte

discussioni che riguardano aspetti critici del mondo della scuola, per esempio la

discussione “Adolescenti difficili e scuole in difficoltà: strategie cercasi”46, la

discussione “Cyberbullismo”47, focalizzata su esperienze di uso degli strumenti

tecnologici come chat e social network da parte dei giovani con lo scopo di isolare,

offendere e minacciare i compagni di scuola, e la discussione “Ho visto scuole”48, la

quale riporta testimonianze di mala educazione e mala scuola.

Un altro aspetto sottolineato come limite del network riguarda la sensazione di noia che

può scaturire dalla scarsa adesione alle attività della comunità; spesso c'è chi si ferma

sulla porta e non partecipa, altri fruiscono della piattaforma per attingere il “pane

quotidiano” delle idee, ma senza condividere le proprie. Questo aspetto è messo in luce

da E.F., la quale riflette sulla “vita” della comunità e sugli elementi che renderebbero

più dinamico il network, come la laboriosità e il coinvolgimento dei membri:

[…] vita qua? sono facile alla noia... Ogni tanto la trovo questa vita... Certo ce ne sarebbe di più se fossimo di più a entrarci e a viverci, magari anche solo con le chiacchiere... Siamo inquilini abbastanza movimentati e laboriosi credo... L'unica cosa che lamento e che forse siamo poco trascinatori... Appunto... La maggior parte bussa alla porta ma non entra... E capisco perche... Molti sperano di trovare pane quotidiano... Ma non vogliono darne.... Ma noi, anche se pochi rispetto al numero degli iscritti continuiamo ad abitare questo luogo... E a panificare... Sperando nella moltiplicazione dei pani... E dei pesci... Se riusciamo a pescare anche... (ma ce li prenderemo in faccia... I pesci?) (EF/3/08)

46 Discussione consultabile sulla pagina http://www.lascuolachefunziona.it/forum/topics/adolescenti-difficili-scuole-in-difficolt-strategie-cercasi.

47 Discussione consultabile alla pagina http://www.lascuolachefunziona.it/forum/topics/cyberbullismo-1.

48 Discussione consultabile alla pagina http://www.lascuolachefunziona.it/forum/topics/ho-visto-scuole.

77

Capitolo 3

Nonostante la maggior parte dei membri partecipi alle attività del network senza essere

particolarmente pro-attivi e senza co-partecipare alla produzione di idee (o altri “pani e

pesci”), esiste un nucleo di soggetti che “abitano” la piattaforma in modo costruttivo,

continuando a creare idee e a credere nella moltiplicazione di esse e nella possibilità di

raccogliere i frutti del proprio impegno, nonostante rimangano dei dubbi circa la

possibilità che ciò che viene prodotto venga accolto.

Oltre alle visioni sfavorevoli, dall'analisi delle discussioni sono emersi dei dubbi relativi

alla possibilità per un network svincolato da qualsiasi forma di potere di trovare spazio,

semplicemente basato sulla produzione e sullo scambio di “mera” conoscenza. Questo

aspetto è ben sottolineato da G.M., membro e fondatore del network:

Detta altrimenti: c’è spazio per network come il nostro autenticamente svincolato da ogni obiettivo economico e politico, basato totalmente sul volontariato più puro e disinteressato? O forse la gente per muoversi ha bisogni di fare anche i propri interessi? Cioè portare a casa qualcosa per se che non sia una “mera” conoscenza? (GM/1/06)

Il social network La Scuola Che Funziona ha la caratteristica di essere completamente

svincolato da qualsiasi forma di potere e da obiettivi di tipo politico ed economico. La

comunità si basa unicamente sullo scambio e la condivisione di conoscenza; ciò può

indurre ad avere dei dubbi circa la possibilità che questo tipo di ambiente web trovi

spazio e visibilità, se legato unicamente ad interessi conoscitivi.

3.5.4. Speranze

Oltre alle perplessità emerse da alcuni interventi ai forum analizzati, vanno messe in

luce le parole di quei docenti che nutrono fiducia e speranze nello strumento social

network. In particolare, G.M. sottolinea la sua credenza nello spirito di collaborazione

che anima la rete, sperando che esso si manifesti anche nell'ambiente della rete sociale

in oggetto:

Io sono un idealista, forse ingenuo... ma ancora ci credo [...]. Cerco solo di non essere ingenuo circa il grande spirito di collaborazione che si manifesta in rete. Spero ci sia, almeno, qua. (GM/1/06)

Lo “spirito di collaborazione” nella rete sociale on-line è uno degli elementi sostanziali

che la caratterizzano, inoltre essa assume rilevanza come ambiente aggregante, nel

quale gli insegnanti, impegnati nella sfida di far funzionare la scuola, trovino appoggio

78

Capitolo 3

e solidarietà. Tali aspetti, come sostiene M.T., sono fondamentali poiche sostengono gli

insegnanti nell'impegno di miglioramento continuo della scuola e nel tentativo di “dare

qualcosa di buono ai ragazzi” che la vivono:

La scuola che funziona: [...] esprime non solo un desiderio, ma una realtà. Esiste una scuola che funziona, esistono persone che nonostante tutto la fanno funzionare. E queste persone sono stufe di sentirsi colpevolizzare: hanno bisogno di un po' di solidarietà, di volersi bene almeno tra di loro. Altrimenti dove trovare la forza per continuare a credere, per continuare a far funzionare una baracca così scalcinata? Soprattutto per dare almeno qualcosa di buono ai ragazzi e alle ragazze (e ai bambini e bambine) che per un terzo della loro giornata sono costretti a viverci. (MT/2/07)

Sembra quindi esserci una grande fiducia circa l'essenza collaborativa del network e

circa la possibilità che esso sia un ambiente in cui il desiderio e la realtà di una scuola

che funzioni trovi espressione e nel quale, dall'altro lato, gli insegnanti alimentino le

proprie speranze di “dare qualcosa di buono” a chi vive la scuola, rafforzati dalla

solidarietà e dal sostegno reciproco.

Sembra quasi che La Scuola Che Funziona rappresenti la realizzazione di una promessa

mai mantenuta di una scuola migliore, come sostiene questa insegnante:

"La Scuola che Funziona", […] un nome che faceva balenare, come un miraggio davanti ai miei occhi, una "terra promessa" , anzi una "scuola promessa" da tanti ministri della P.I., (che si sono avvicendati negli anni in un diabolico turn over), e mai mantenuta...Poi, una volta qui dentro, ho scoperto che il miraggio poteva diventare realtà... (MA/2/20)

La Scuola Che Funziona, nel nome e nella realtà concreta che la caratterizzano,

rappresenta per questa insegnante la materializzazione della promessa mai mantenuta di

una scuola migliore, quasi un miraggio che diventa realtà.

Accanto ai possibili dubbi e alle visioni sfavorevoli nei confronti del network emergenti

da alcuni interventi nei forum analizzati e messi in luce nel paragrafo precedente, è

importante sottolineare, quindi, le speranze che gli insegnanti nutrono nei confronti di

tale strumento. In particolare, come messo in luce dagli interventi citati in questo

paragrafo, vi è molta fiducia circa lo spirito di collaborazione e condivisione che

animano la comunità, elementi basilari nell'impegno comune di molti insegnanti volto al

miglioramento della scuola.

Il network, in questa prospettiva, può essere percepito come una concreta

79

Capitolo 3

manifestazione della possibilità che tale impegno possa svilupparsi e produrre il

risultato comune di una “scuola che funziona”.

3.6. Conclusione

Gli interventi dei membri nei forum analizzati hanno messo in luce una grande

ricchezza di pensieri connessi all'esperienza di partecipazione a una rete sociale sul web.

I contributi hanno rilevato le caratteristiche principali di La Scuola Che Funziona, in

particolare la sua impostazione antidogmatica, indipendente da interessi politici ed

economici, la libertà nella scelta dei temi trattati e nella modulazione della propria

partecipazione alle attività della comunità e la democraticità che supporta lo scambio, la

condivisione e la co-costruzione di conoscenza.

Da molti interventi sono emerse le ragioni che spingono i membri a far parte della

comunità virtuale. Molti insegnanti sottolineano l'importanza di un ambiente nettamente

diverso rispetto a quello della scuola, spesso resistente al cambiamento, non supportante

“arido e demotivante”.

Il network, al contrario, è percepito come ambiente flessibile, aperto, in grado di

valorizzare ogni soggetto, un luogo di condivisione, scambio di conoscenze e di libero

flusso di idee e materiali. Tali caratteristiche sono percepite come basilari nello sviluppo

personale e professionale, favoriti non solo dallo scambio e dalla condivisione di idee e

materiali, ma anche generati dalla relazione con gli altri membri del network, portatori

di visioni diverse e fonte di sostegno e condivisione nell'impegno comune di

miglioramento delle pratiche educative e della realtà scolastica.

Il network non viene percepito solo come ambiente funzionale allo sviluppo personale e

professionale, ma anche come luogo di amicizia, un luogo “caldo e accogliente” nel

quale partecipare autenticamente, “senza paura di fregatura”. Infine, la partecipazione

alla rete sociale per alcuni membri veicola un fare scuola “coinvolgente, vivo”,

contribuendo a “sostanziare” il proprio lavoro di insegnati.

Dagli interventi sono emerse alcune posizioni di diffidenza nei confronti del network, in

particolare qualche docente ha sottolineato alcuni dubbi circa la possibilità di

affermazione di uno strumento, quello del social network, libero da spinte economiche e

politiche in una realtà dove spesso prevalgono interessi che non siano meramente

80

Capitolo 3

conoscitivi. In secondo luogo, un docente ha espresso la sua resistenza verso il network,

percepito come ambiente eccessivamente facilitante e spesso celante una realtà

scolastica di “desolazione ed orrore”; infine è stato sottolineato il senso di noia scaturito

dalla poca adesione ad alcune attività della comunità virtuale, il cui funzionamento

ideale viene percepito nello scambio reciproco, nella co-costruzione di conoscenza e

nella collaborazione tra i membri.

Accanto a queste considerazioni sono emerse anche posizioni di fiducia nei confronti

del network, in particolare circa lo spirito di collaborazione della rete e circa

l'importanza di strumenti di condivisione e di supporto reciproco per continuare a

credere e darsi da fare nell'impegno di far funzionare e migliorare quella “baracca così

scalcinata” a cui spesso si riduce la scuola d'oggi.

Il senso e le caratteristiche della partecipazione ad un social network professionale come

La Scuola Che Funziona può essere indagato anche a partire dall'attenta osservazione e

comprensione delle interazioni, della struttura e delle attività caratterizzanti la

piattaforma.

Lo studio presentato è stato caratterizzato da una continua ricerca di ancoraggi pratici di

quanto emergente di volta in volta dai testi analizzati, con l'intento di supportare i

risultati attraverso esempi concreti estratti dal network.

In particolare, la democraticità e la gestione della piattaforma “dal basso”,

caratteristiche rilevate in molti interventi nei forum analizzati, sono state riscontrate

nella presenza di un “gruppo di conduzione” composto da membri del network, liberi di

modulare la propria partecipazione e di scegliere in che modo contribuire alla gestione

della piattaforma.

In secondo luogo, l'apertura, la libera circolazione di idee e materiali, la condivisione di

risorse e lo spirito di collaborazione rilevati dai membri, sono stati riscontrati

concretamente nella grande ricchezza di contenuti, di interazioni, di discussioni e di

progetti attivati dai membri del network.

Un altro esempio di legame messo in rilievo tra i contenuti delle conversazioni

analizzate e le attività concrete osservate sul network, riguarda la presenza di

innumerevoli stimoli per lo sviluppo professionale e personale dei docenti, favorito non

solo dalle molte discussioni attivate attorno a temi di interesse, ma anche dalla trama di

81

Capitolo 3

legami con professionisti e realtà esterne. Il network, infatti, è stato oggetto di studio e

di approfondimento in alcune tesi di laurea e in alcuni eventi tematici, come il

VeneziaCamp 2010.

Questi sono solo alcuni esempi dei legami riscontrati, messi in luce e descritti

ampiamente nel report riportato in questo capitolo.

La ricchezza di punti di vista e idee degli insegnanti membri del network La Scuola Che

Funziona e i molti esempi concreti rilevati attraverso l'osservazione partecipante in

riferimento alle attività, alle caratteristiche e alla partecipazione alla comunità virtuale

in oggetto, apre nuovi spazi di riflessione circa l'importanza dello strumento social

network nell'ambito dello sviluppo professionale e della formazione continua degli

insegnanti.

82

Conclusione generale

Conclusione generale

Il tema dell'uso degli strumenti messi a disposizione dal web di seconda generazione

nella formazione continua degli insegnanti, in particolare dei social network on-line, è

stato indagato in questo elaborato a partire da due prospettive.

Da un lato si è analizzata la bibliografia disponibile, mettendo in luce gli sviluppi che

hanno caratterizzato il passaggio da web ed e-learning di prima generazione a web ed e-

learning 2.0. I contributi analizzati hanno messo in luce il crescente interesse nei

confronti dell'uso formativo dei social network, strumenti in grado di favorire processi

di apprendimento incidentale e apprendimento collaborativo; dall'altro lato, sebbene gli

esempi di utilizzo di tali strumenti nella formazione continua degli insegnanti siano

crescenti, è molto difficile reperire studi focalizzati sulla comprensione di tale

esperienza. Questa scarsità di studi reperibili ha spinto ad approfondire il tema a partire

da una seconda prospettiva, ossia attraverso una ricerca volta alla comprensione della

concreta esperienza di partecipazione ad un social network da parte degli insegnanti,

cercando di coglierne il senso in riferimento al loro sviluppo professionale.

Decidere di progettare ed attuare una ricerca pone molte questioni di carattere

metodologico, in particolare la scelta del metodo e della cornice epistemologica di

riferimento.

Nel secondo capitolo di questo elaborato sono stati analizzati i principali approcci allo

studio delle reti sociali on-line e, incrociando le loro caratteristiche agli obiettivi

conoscitivi alla base del mio studio, ho deciso di utilizzare il metodo netnografico per

l'esplorazione del social network La Scuola Che Funziona, assunto come caso di studio,

e, in secondo luogo, l'analisi del contenuto delle conversazioni di alcuni forum sulla

piattaforma del network, adattando tale scelta metodologica agli approcci epistemologici

della Grounded theory e del metodo fenomenologico. Tali approcci mi hanno consentito

di esplorare dall'interno l'esperienza di partecipazione a un social network professionale

da parte degli insegnanti, mettendo in risalto caratteristiche situate e vissute, estratte

dall'esperienza stessa.

Le riflessioni condotte nel primo capitolo hanno messo in luce per gli insegnanti

l'importanza di una formazione continua, capace di abbracciare la necessità di

83

Conclusione generale

flessibilità di fronte ai rapidi mutamenti del mondo della scuola e, di riflesso, della

figura e del ruolo dell'insegnante.

I membri del social network professionale La Scuola Che Funziona hanno sottolineato il

carattere aperto e flessibile della rete sociale in oggetto, tratti fondamentali in una

formazione continua capace di adattarsi alle particolari richieste contestuali e svincolata

da limiti spaziali e temporali; dall'altro lato sono stati rilevati come punto di forza del

network la condivisione di conoscenza e il libero flusso di idee e materiali, senza la

percezione di soggetti o idee che si impongano e prevalgano su altri, tratti essenziali in

processi di apprendimento collaborativo e apprendimento incidentale e fortuito, descritti

nel primo capitolo del presente elaborato.

Lo studio condotto, inoltre, mi ha permesso di riflettere sul senso di tale esperienza nel

mio percorso di studi universitari, in particolare in riferimento alla progettazione e alla

programmazione di percorsi formativi.

Ricerche come quella condotta consentono di individuare nuovi supporti formativi e di

riflettere sulle peculiarità, potenzialità e limiti che li caratterizzano. In particolare, penso

che l'uso formativo di tali strumenti debba far leva sulle caratteristiche di flessibilità,

apertura e democraticità rilevate dai membri di La Scuola Che Funziona come

caratteristiche e punti di forza specifici del network.

Progettare percorsi formativi basati sull'uso dello strumento social network definendo

obiettivi, modalità di partecipazione e contenuti specifici potrebbe andare contro la

natura di tale dispositivo, facendo venire meno alcuni dei punti di forza emersi dalla

ricerca, ossia la libertà per i soggetti di modulare la propria partecipazione, il libero

flusso di risorse, la gestione della comunità “dal basso”, la disponibilità all'ascolto e

all'accoglienza di ognuno e la selezione degli argomenti trattati e dei contenuti condivisi

a partire dagli interessi dei membri della comunità.

Il formatore progettista che decida di far leva sullo strumento social network nel

favorire processi di apprendimento e sviluppo professionale continui, dovrebbe quindi

porsi come facilitatore, ossia come una figura di supporto attivo e “discreto” nel

processo di apprendimento. L'analisi e la comprensione del ruolo di tale figura

meriterebbero un approfondimento specifico; qui possono essere citati solo alcuni dei

compiti che la caratterizzano, come, ad esempio, il mantenimento di un clima positivo,

84

Conclusione generale

il sostegno e l'accompagnamento dei soggetti nella definizione e nella realizzazione di

eventuali progetti, la coordinazione delle diverse attività e dei diversi contributi, la

mediazione e il rilancio negli scambi comunicativi (Esposito, Mantese, 2003).

Un altro aspetto fondamentale da considerare nella pianificazione di processi formativi

che facciano uso dello strumento social network riguarda i limiti e gli aspetti identificati

come sfavorevoli da parte dei membri di La Scuola Che Funziona. In particolare,

vengono percepiti negativamente la difficoltà che spesso si riscontra nella fruizione

della piattaforma e nel reperimento delle risorse e la scarsa partecipazione ad alcune

attività sul network.

La consapevolezza di tali aspetti dovrebbe stimolare attività di progettazione e

facilitazione specifiche, finalizzate al miglioramento dell'esperienza di partecipazione

alle attività della rete sociale.

Infine, l'aspetto più importante nella valutazione dell'efficacia e dell'adeguatezza di una

pratica formativa, a mio parere risiede nel senso che tale pratica assume nella visione

dei soggetti coinvolti.

Gli interventi nei forum analizzati e gli esiti dell'osservazione partecipante condotta in

fase di esplorazione e convalidazione dei risultati, hanno messo in luce che la

partecipazione ad un social network professionale come La Scuola Che Funziona

rappresenta una possibilità di esprimersi e di realizzare propri progetti, ma anche

un'occasione di apprendimento, di condivisione di materiali e conoscenze e di crescita

in ambito professionale e personale.

In conclusione, ritengo che lo strumento social network rappresenti un'importante

risorsa per la formazione in generale, e in particolare per la formazione continua a

supporto dello sviluppo professionale degli insegnanti.

Esempi virtuosi come quello analizzato possono rappresentare modelli di buone pratiche

e stimoli per aprire nuove strade percorribili di riflessione, di ricerca e di formazione.

85

86

Allegati

Allegati

Forum 1

Titolo discussione: “Perche aderire e partecipare alle attività de "La scuola che funziona"?”.Data di pubblicazione: 5/02/2011.

n parlanti Sezioni di testo Etichette Categorie1 G M

(5/02/20

11, ore

11.29)

Credo sia il tempo di lanciare una campagna

di adesione al network e di promozione di una

partecipazione attiva alle sue attività.

Oltre ad identificare gli strumenti più efficaci

per la realizzazione di questa prima

"campagna soci" credo sia fondamentale

mettere a punto un messaggio efficace.

Perche il messaggio sia efficace dovrà,

necessariamente essere breve (eventualmente

con link ad approfondimenti) e contenere

alcune argomentazioni che siano forti e

dense.

Non possiamo scrivere un pistolotto lungo e

pieno di punti. Nessuno lo leggerebbe.

Ma quali potrebbero essere queste "ragioni"

da proporre a nuovi membri ma anche ai

"vecchi" che non sono attivi, che non danno

contributi?

Proviamo a fare un brainstorming?

Scriviamo qui le nostre proposte; io mi

incarico di riportarle in una pagina del wiki e,

se del caso, in una mappa on-line.

Tra le cose da dire penso sia utile esplicitare il

"chi siamo", quale sia la nostra identità, cosa

ci caratterizza e ci differenzia dalle tante altre

87

Allegati

presenze on-line sulla scuola. Personalmente

non sono del tutto certo chi noi siamo .... forse

questo lavoro servirà anche noi stessi a ...

scoprire ... chi siamo, quali valori ci

animano .....

Riusciremo, forse, a definire anche la nostra

mission ....2 EF

(5/02/20

11, ore

16.14)

eh...come al solito mi prendo un po' di tempo

per pensarci. Anche perche ora stiamo un po'

nelle curve con lavori da fare. Vi seguo, vi

leggo e poi pian piano arrivo.

3 CG

(10/02/2

011, ore

9.25)

Come detto più volte, per me occorre agire

sull'operatività.

tante volte si è detto del potenziale

inespresso...

ora qui ci sono 1500 membri , una 20ina di

gruppi, ovvero di persone che si sono

aggregate intorno ad un ideale, ad un

argomento e un forum generale ben nutrito.

Un primo passo, doveroso a mio avviso,

sarebbe che OGNI gruppo si fornisse non solo

di una mission (fin dall'inizio si era detto che

la mission era indispensabile per l'apertura),

ma di un progetto operativo, di un lavoro da

portare avanti, scontrandosi con tutte le

difficoltà, da quelle metodologiche a quelle

tecniche, da quelle relazionali a quelle

comunicative. Altrimenti rimane tutto

sospeso. Il lavoro può essere la stesura

collaborativa di un documento importante per

il gruppo, che dia attenzione alla tematica

approfondita dal gruppo (es: dislessia...); una

repository di materiali significativi; il racconto

di esperienze scolastiche e buone pratiche in

quel versante (teatro, didattica disciplinare...) -

88

Allegati

parallelamente al progetto con Tacconi-;

la costituzione di ambienti collaborativi

finalizzati ad un progetto -tipo ambientiamoci,

ma anche come i blog/multiblog; lo

studio,accanto alle concettualizzazioni, di

particolari software, ambienti utili nella scuola

(gruppo tecnologie didattiche)...

Insomma da fare ce ne sarebbe tanto.

Con ambienti@moci stiamo appunto

lavorando così: gruppi di lavoro con loro

microprogetti (anche interagenti tra di loro) e

forum generale per questioni varie, dalla

didattica all'off topic (qui in lscf farei anche

un angolo cafè, che manca). E' una buona

struttura.

ps: altra cosa che dovrebbe fare OGNI

gruppo: raccogliere, secondo proprie

modalità, le "conclusioni", i prodotti (di

pensiero e non) di quanto già detto nei forum:

si rischia infatti di ripetere in punti diversi

sempre le stesse cose, ripetitività che non

giova ne alla finalizzazione ne al network

stesso.4 GM

(10/02/2

011, ore

14.30)

Cristina, mi pare saggio invitare all'azione,

alla pratica. E concordo anch'io sul fatto che

sia più agevole e produttivo lavorare per

"progetti" con "prodotto" finale". Questo sul

piano dell'auspicabile e sarà in questa

direzione che cercherò di spendere il tempo

che posso dedicare alle attività del network.

Più qualche "discussione" giusto per sondare

gli interessi e promuovere e cordinare le

attività di "gestione" del network.5 GM

(10/02/2

011, ore

Sulla "mission" credo sia importante chiarire

anche a noi stessi "chi siamo" e "dove

andiamo".

89

Allegati

14.36) Dopo un anno abbondante di attività questa

mission la possiamo declinare

"induttivamente": la possiamo ricavare da

quanto abbiamo fatto.

Inizialmente questa la mission assunta:

Pratiche di miglioramento dell'insegnamento e

dell'apprendimento. Condivisione di risorse.

Confronto su temi critici

Viste le attività svolte potremo ri-declinare la

mission come segue:

“attivare, sostenere, valorizzare buone

pratiche di didattica attraverso collaborazione

tra pari”

Alcuni elementi rilevanti e che ci

caratterizzano sono l’indipendenza del

network, il suo governo dal “basso” (ammesso

che ci sia un “alto”),

la “selezione naturale” delle tematiche da

trattare (ognuno è libero di proporre poi hanno

continuità le cose che incontrano un

interesse).

La questione che mi pare, però, più rilevante è

come perseguire la mission: cosa fare, chi lo

fa, con quali risorse … e qui la questione si fa

pesante perche come ben si vede siamo in

pochi a tirare la carretta ma vedo, anche, che

quando sono nel piatto bocconi succulenti, la

gente risponde; vedi il manifesto, la

pubblicazione poco altro …..

Altre riflessioni seguiranno

Il governo dal

basso

Caratteristiche

del network

6 GM

(10/02/2

011, ore

14.46)

Integro riferendomi a quello che secondo me

ci caratterizza: l'indipendenza autentica da

ogni forma di potere. Non siamo legati ad

alcun "potere", non facciamo azioni per

conquistare "potere".

Ogni tanto qualcuno capita qua per fare

Il governo dal

basso

Caratteristiche

del network

90

Allegati

qualche giochetto personale, ma non sono

presenze significative e disturbanti.

Quello che mi domando se questo

orientamento all'indipendenza sia un'idea

velleitaria.

Detta altrimenti: c’è spazio per network come

il nostro autenticamente svincolato da ogni

obiettivo economico e politico, basato

totalmente sul volontariato più puro e

disinteressato? O forse la gente per muoversi

ha bisogni di fare anche i propri interessi?

Cioè portare a casa qualcosa per se che non

sia una “mera” conoscenza?

Se la risposta è si, e lo si può vedere, allora io

ci sto, diversamente mi arrendo all’evidenza e

penso anch’io ai miei interessi ma fuori da

questo network.

Da quando ho attivato LSCF ho diradato di

molto le mie presenze in rete a carattere

individuale, vedi il mio blog o la

partecipazione, con paper a convegni ecc….

Io sono un idealista, forse ingenuo …… ma

ancora ci credo (ma non so per quanto

ancora).

Cerco solo di non essere ingenuo circa il

grande spirito di collaborazione che si

manifesta in rete. Spero ci sia, almeno, qua

Possibilità di

affermazione

del network

Spirito di

collaborazione

in rete

Dubbi

Speranze

7 MA

(17/05/2

011, ore

23.34)

Caro Gianni, vorrei rilanciare questa

discussione e la evidenzierò nella prossima

newsletter, perche mi sembra fondamentale

ribadire che iscriversi alla ScheF è una cosa

importante ma non sufficiente, ne gratificante,

se non si dà un proprio personale contributo e

si rimane passivi alla finestra, ritenendo che

debba essere sempre compito e dovere di altri

quello di partecipare, intervenire,comunicare,

Partecipare,

esprimere

proprie

opinioni

Senso della

partecipazione

91

Allegati

condividere, aprire nuove discussioni o

rilanciare le vecchie, prendere posizione,

esprimere la propria opinione, il proprio

consenso o dissenso, asserire e contraddire,

approvare e polemizzare...

Vorrei invece che l'atteggiamento psicologico

del bravo membro della LScF

fosse quello di chi si rimbocca le maniche e si

fa i calli...mentali... ;) e il motto?

Il motto eccolo qua:

I care, I can do it, io mi interesso, me ne

occupo e preoccupo, io lo posso fare, non mi

faccio gli affari miei, ma quelli di tutti noi,

perche questo mi sembra il percorso da

seguire per la crescita

individuale e collettiva...

Darsi da fare,

interessarsi

della crescita

reciproca

Speranze

8 GM

(19/05/2

011, ore

7.32)

Ottima iniziativa, colleghiamola al sondaggio

che vado ora a riprendere in mano. Un dubbio

sulla muscolosa fanciulla: non è che faccia il

gesto dell'ombrello? Che fatto a qualcuno/a

non starebbe male :-)9 MA

(19/05/2

011, ore

19.44)

No, no, Gianni! E' una che si rimbocca le

maniche, (come stiamo facendo tutti noi, e tu

per primo, da due anni), per mettersi al

lavoro...

Spero che serva ad invogliare tanti altri a darci

una mano... (anche due!) ;)10 GM

(19/05/2

011, ore

14.55)

adesso sotto con il sondaggio e vediamolo

anche come occasione per animare il network

11 N

(19/05/2

011, ore

21.51)

Caro Gianni, io ho conosciuto la ScF grazie

all'invito ricevuto dal Prof. Andreas.

Sarebbe esagerato se dicessi che ha cambiato

il mio lavoro, sicuramente, però, lo ha

sostanziato.

In una scuola asfittica, quale è quella dove io

Sostanziare il

proprio lavoro

Senso della

partecipazione

92

Allegati

lavoro, di stampo ottocentesco e, ogni tanto,

con qualche incursione da nuovo millennio,

solo perche di rado si accende un computer,

sto portando avanti due bellissimi progetti,

grazie solo alla ScF: One Voice, One Vision...

e 'Narrazione delle pratiche didattiche'.

Il primo, volendone racchiudere il senso in

uno slogan che a me piace tanto, è un 'pensare

locale e agire globale'. Sto terminando con i

bambini dei bellissimi collage narrativi che

danno carica a loro e tanta motivazione a me.

Il secondo è per me il progetto d'eccellenza.

Svelare 'l'intimo' della professione docente, di

cui non rimane traccia, nel bene e nel male,

impone o dovrebbe, al singolo insegnante una

riflessione sul proprio operato.

A ben riflettere, quindi, sul network si

testimoniano le buone pratiche della scuola, a

me è successo un po' il contrario... ho attinto

proprio da qui, idee e stimoli per attivare

buone pratiche nella mia scuola.

Anche questa mi sembra un'altra importante

mission da non sottovalutare e non far

decadere.

Stimolo al

miglioramento

Senso della

partecipazione

12 EF

(23/05/2

011, ore

8.50)

Ci ho riflettuto sopra.

Io non sono per le animazioni forzate, visto

anche come seguo il network, e come lo

utilizzo, ricevere continue notifiche di

interventi di animazione per me è dispersivo.

In 3 giorni ho accumulato (ad esempio) 100

messaggi. Ora passerò 2 ore a filtrarli.

Io apprezzo il network perche è snello e si

basa sul libero interessamento, senza che ci

debba essere qualcuno che viene a tirarmici

dentro.

Però, questa è solo la mia impressione e

Libertà e

autonomia

Senso della

partecipazione

93

Allegati

probabilmente sono l'unica a pensarla così.

Bene invece sull'organizzazione funzionale

dei contenuti, che a mio avviso però è faticosa

e quindi sarà lenta.13 CI

(28/05/2

011, ore

15.38)

Ciao a tutti

ho ricevuto la mail per il sondaggio, ho

cliccato sul link e mi dice che è chiuso. Non

funziona nemmeno il link al forum

14 GM

(28/05/2

011, ore

16.24)

Hai ragione ... ora è aperto!

15 CI

(28/05/2

011, ore

16.59)

ok grazie

94

Allegati

Forum 2

Titolo discussione: “La Scuola che Funziona, un social network che funziona”Data di pubblicazione: 17/10/2010

n parlanti Sezioni di testo Etichette Categorie1 GM

(17/10/20

10, ore

15.33)

Ogni tanto qualcuno ci invita a parlare di

questo nostro network perche, in una mondo

di chiacchiere (e in tanti social network di

chiacchiere), il nostro "caso" è un bel esempio

di rete ... che funziona.

Mercoledì prossimo presenteremo il network e

il manifesto alla SMAU.

Considerato il contesto di tale workshop,

caratterizzato più da persone che sono

interessate ai fenomeni della rete che a quelli

della scuola, il taglio che vorremo dare al

workshop è quello di una riflessioni sulle

ragioni che fanno funzionare un social

network e questo network.

Lo scopo di questo approccio è di dare un

contributo alla conoscenza dei fenomeni della

rete e di farlo basandoci non sulla ripetizione

stantia delle solite ovvietà che circolano nei

discorsi sul social network ma, con approccio

induttivo, cercando di leggere la nostra breve

storia e di capre cosa abbia funzionato (e cosa

no).

L'invito è, quindi, a dare il vostro contributo al

workshop (che sarà tenuto da Antonella

dall'Omo e Gianni Marconato) raccontando

qui le ragioni della vostra presenza nel

network e offrendo qualche riflessione sul

perche, secondo voi, questo network funziona.2 MM

(17/10/20

Una rete non è tale solo per la diffusione sul

territorio, ma perchè "raccoglie" sul territorio.

Il network

raccoglie,

Senso della

partecipazion

95

Allegati

10, ore

18.29)

Nel nostro caso il social network della scuola

che funziona "pesca" in profondità per far

"emergere" in superficie le opinioni del

mondo "sommerso" della scuola, secondo uno

schema Down-Top e quindi non imposto da

nessuno a nessuno. Ecco forse uno dei segreti

del nostro social network.

pesca, fa

emergere un

“mondo

sommerso”

e

3 GM

(17/10/20

10, ore

18.53)

grazie marco, la natura non istituzionale, la

struttura orizzontale ... bene ....

4 FG

(17/10/20

10, ore

19.43)

la voglia e la volontà di partecipare e non di

subire sempre

Partecipare,

non subire

Senso della

partecipazion

e

5 MT

(17/10/20

10, ore

21.30)

Appartenere ad un social network come LSCF

è per me uno stimolo continuo a migliorarmi

sia professionalmente che sul piano

relazionale. Una community come LSCF offre

diversi stimoli ed opportunità di entrare in

contatto con esponenti molto diversi del

mondo scolastico ed ampliare le proprie

possibilità di formazione ed informazione. Il

carattere non formale della community,

inoltre, dà la possibilità a tutti di dare il

proprio contributo liberamente in base alle

proprie possibilità e capacità. LSCF, infine,

costituisce una valida alternativa rispetto ad

una realtà scolastica molto difficile, che per i

motivi più diversificati umilia e deprime le

competenze invece che valorizzarle.

Network

come stimolo

e opportunità

di crescita

Libertà di

esprimere le

proprie

capacità

Senso della

partecipazion

e

Senso della

partecipazion

e

6 PM

(17/10/20

10, ore

23.00)

sono arrivato a LSCF seguendo le tracce di

Gianni Marconato, che è una delle voci più

interessanti del web perche assolutamente

antidogmatico. Ed è quello che ho trovato nel

network: l'antidogmatismo. Ho trovato una

community nel vero senso della parola, in cui

Apprendere

dalla relazioni

Senso della

partecipazion

e

96

Allegati

ho imparato tanto dalle relazioni con gli altri.

Sono cresciuto, è cresciuta la mia

consapevolezza senza aver mai percepito, da

parte degli altri, la volontà di farmi lezione.

Potrei definirla comunità di

autoapprendimento, spontaneo ed autentico.

Nessuna forzatura, nessun obbligo, ma solo il

piacere, il gusto di imparare. E, secondo me,

LSCF si configura come un vero e proprio

"organismo sovraindividuale", ed un

organismo vivo.

E lo dico con la consapevolezza di essere

particolarmente collaborativo, almeno in

questo periodo... ma conto di riprendermi al

più presto! :-)

Network

come

organismo

vivo e sovra-

individuale

Senso della

partecipazion

e

7 MT

(18/10/20

10, ore

10.13)

La scuola che funziona: il nome è quello che

attira, perche esprime non solo un desiderio,

ma una realtà. Esiste una scuola che funziona,

esistono persone che nonostante tutto la fanno

funzionare. E queste persone sono stufe di

sentirsi colpevolizzare: hanno bisogno di un

po' di solidarietà, di volersi bene almeno tra di

loro. Altrimenti dove trovare la forza per

continuare a credere, per continuare a far

funzionare una baracca così scalcinata?

Soprattutto per dare almeno qualcosa di buono

ai ragazzi e alle ragazze (e ai bambini e

bambine) che per un terzo della loro giornata

sono costretti a viverci.

Ciao

Migliorare la

scuola

Speranze

8 GM

(18/10/20

10, ore

20.48)

@ Lucia e Maria Teresa, mi rendete

consapevole di un fenomeno-specchio: si

costruisce identità verso il network e il

network favorisce la costruzione di identità tra

i membri9 EF E' un posto dove le idee che nascono Network Senso della

97

Allegati

(18/10/20

10, ore

10.49)

dall'entusiasmo non si fermano, non sono

scartate come pazze o assurde, non vengono

giudicate da 1 sola persona ma da molte e

forse per questo, se valgono, tra tutti qualcuno

se ne accorge!

come

calderone di

idee

partecipazion

e

10 LB

(18/10/20

10, ore

16.34)

In LSCF esiste un'organizzazione che deve per

forza di cose far capo ad alcuni individui ma

non esiste una gerarchia dogmatica.

Esiste l'autorevolezza di chi si impone per la

qualità dei propri contributi, ed esiste il tacito

riconoscimento di quella qualità da parte degli

altri membri.

Questa autorevolezza è "mobile", perche gli

individui sono diversamente e variegatamente

ricchi di idee, quindi lo scambio e il flusso

sono continui.

La partecipazione non è COMPLETAMENTE

libera, perche ci sono dei principi condivisi,

che si sono realizzati nel Manifesto degli

Insegnanti e formano il terreno teorico

comune. Così si evita il malinteso principio

secondo cui è il numero a fare la forza, o

chiunque può dire qualsiasi cosa, anche

mancando di rispetto ai singoli o alla

comunità.

I rapporti sono piacevolmente informali, ma la

netiquette rigorosamente rispettata.

Esistono diverse possibilità di relazione

"emotiva" e personale fra individui e

individui, o individui e comunità (i forum

aperti a tutti, ma anche i messaggi individuali,

con diversi gradi di possibile condivisione, i

regali..), dando così la possibilità ad ognuno di

"graduare" il proprio coinvolgimento.

Al tempo stesso, si tratta di una piattaforma

per la formazione permanente, utilizzabile

Flusso e

scambio di

idee,

democrazia

Condivisione

di regole e

principi

Libertà di

modulare la

propria

partecipazione

“carica di

idee”

Caratteristich

e del network

Caratteristich

e del network

Caratteristich

e del network

98

Allegati

anche a livelli più formali.

E' una piattaforma che permette

l'organizzazione fattiva di eventi, spesso

utilizzata come luogo di "lancio" dal quale

passare ad altre piattaforme (Facebook, per

esempio).

Luogo di transito non solo di idee, ma anche

di materiali (benche questo aspetto sia in via

di modificazione a causa della

riorganizzazione del wiki, mi pare attualmente

in corso).

A livelli più sottili, ma già espressi da diverse

voci qui, si tratta anche di un luogo dove si

viene a cercare un apprezzamento collettivo, a

compensazione di una realtà scolastica sempre

più difficile, arida e spesso demotivante. Qui

ci si "carica"!

Mi ritrovo moltissimo negli interventi che mi

hanno preceduto.

Un caro saluto a tutti e grazie a voi Gianni e

Antonella che ci darete voce.

Senso della

partecipazion

e

11 SP

(18/10/20

10, ore

17.28)

Sono qui con Voi , forse non sempre e quando

posso , ma il solo pensiero che in qualsiasi

momento sono in grado di confrontarmi con

un gruppo disponibile all'ascolto mi fa sentire

meno sola e frustrata. Il mio mondo reale della

scuola che frequento non sempre mi

comprende e talvolta tarpa la voglia di

crescere . Sono curiosa e continuo sempre a

ricercare di comprendere questo mondo

tecnologico ma tumultuoso . Il sentirmi

appartenente al vostro gruppo dove posso

attingere in ogni momento mi dà coraggio.

Ascolto,

libertà di

pensiero

Appartenenza

ad un gruppo

che incoraggia

Senso della

partecipazion

e

Senso della

partecipazion

e12 GM

(18/10/20

10, ore

Silva, quanto dici incoraggia tutti ad andare

avanti. Ma, una sola domanda: perchè

"vostro" gruppo? Non lo senti anche un po'

99

Allegati

20.02) tuo? Questo è un gruppo fatto da chi vi

partecipa, un gruppo di cui tutti e tutte sono

"proprietari". L'unico "vostro" accettabile è da

parte di chi sta fuori ma a questa categoria tu

non appartieni anche "solo" in virtù di questo

tuo contributo che denota tanta appartenenza13 WC

(18/10/20

10, ore

18.57)

Salve a tutti. Colgo l’invito fattomi per

raccontare le ragioni della mia presenza nel

network, rammentando di averlo fatto in un

post di presentazione.

Ero alla ricerca di persone con cui

confrontarmi, che mi aiutassero a valutare il

mio operato e capaci di condividere le proprie

esperienze.

Prima di continuare, al fine di far

comprendere le motivazioni del mio essere

qui, è opportuno che io traccia un quadro

sintetico della realtà scolastica in cui opero.

Dirigente: “Io sono il capo” , chiuso a riccio

sulle innovazioni tecnologiche e didattiche,

(ha persino fatto scollegare tutti i pc da

internet, perche lo considera un mondo di

perdizione);

Colleghe: quasi tutte con la patente europea,

ma se riescono ad accendere un pc,

ringraziano S. Gennaro; piene di corsi di

formazione e aggiornamenti (e quindi titoli

per poter fare le FF.SS.) ma che di innovazioni

didattiche e metodologiche, non ne conoscono

nemmeno l’indirizzo, salvo alcune colleghe

che lavorano con passione e voglia di novità,

ma conoscono poco l’uso del pc.

In un tale ambiente è assolutamente

impensabile cercare un confronto, supporto,

condivisione.

Cosa che invece ho trovato qui e se c’è un

Confronto,

condivisione

Un mondo

nettamente

diverso da

quello

sperimentato

nella realtà

scolastica

Un mondo

nettamente

diverso da

quello

Senso della

partecipazion

e

Senso della

partecipazion

e

Senso della

partecipazion

100

Allegati

capo a dirigere questa orchestra (uso il

dubitativo, perche

non avverto nessuna presenza schiacciante) lo

fa con tale discrezione che mi fa sentire libera

di esprimermi.

Considerando che questa è la mia prima

esperienza di lavoro in rete, non ho gli

strumenti giusti per un confronto e per un

giudizio oggettivo.

Penso che il network sia democratico, perche

dà spazio a tutti: chiunque può aprire un

gruppo in base ai propri interessi e può

lanciare qualsiasi discussione nel forum che

potrebbe essere utile per approfondire un

argomento o per uno scambio di idee.

Punti forti? La condivisione: di idee e di

materiali.

Punti critici? La dispersione. (forse perchè alla

mia prima esperienza) Talvolta devo ritornare

all’e-mail per ritrovare il punto dove vorrei

andare.

Consiglio? Un menu più ricco in ogni pagina

personale o riferimenti alle attività svolte.

Grazie di esserci.

sperimentato

nella realtà

scolastica

Democraticità

Dispersione

e

Caratteristich

e del network

Critiche

14 GM

(18/10/20

10, ore

20.15)

@ Wanda, conforta sapere che non hai

percezione di esistenza di un "capo", perchè di

capi qui non ce ne sono. Non c'è "dietro"

nessuna istituzione, nessun personaggio che

persegue propri fini, solo 1000 e più persone

che tutte assieme cercano di perseguire i

"propri"fini" che altro non sono che dare

valore al mestiere di insegnante e

all'istituzione scuola.

SAul menù più ricco, questo dipende dalle

funzionalità che NING mette a disposizione

(quelle che si vedono, quelle gestibili dalla

101

Allegati

propria pagina) più le Apps disponibili e

accessibili sempre dalla propria pagina

PS. ricordo una frase, credo, di Baudelaire: "la

peggior diavoleria del diavolo consiste nel

farvi credere di non esistere". Abbiamo un

diavolo?15 EF

(18/10/20

10, ore

20.31)

ci sono da subito...mi è sempre piaciuto

conoscere colleghi di tutta Italia con i quali

confrontarmi e instaurare un rapporto di

amicizia .. ho trovato qua chi la pensa come

me, chi lavora con passione come me, chi

crede nella scuola come luogo di meravigliose

esperienze dove l'alunno apprenda

facendo...ho trovato il mondo scolastico

impegnato anche a costo di

sacrifici..attraverso questo luogo tentiamo di

provare forme di collaborazione a distanza, ci

mettiamo in gioco e ci scambiamo

esperienze ..e il fatto più singolare è che ci

crediamo ...siamo sognatori/ici....ma ci piace

provare a realizzare i nostri sogni per una

scuola migliore ..che non deve morire ....elisa

Confronto,

amicizia,

condivisione,

spazio ai

sogni

Senso della

partecipazion

e

16 GM

(18/10/20

10, ore

20.56)

si, Elisa, sognatori ma di quelli che vogliono

quello che sognano

17 SP

(19/10/20

10, ore

18.20)

Leggere il tuo messaggio è stato come

rivedere la mia scuola. Siamo talvolta

talmente "diversi ", nel senso della ricerca, che

in questo gruppo ci sentiamo finalmente liberi.

La risposta che mi dà Gianni mi fatto capire

che l'ambiente in cui mi lavoro comprime la

mia auto stima per cui penso sempre di non

essere all'altezza della situazione. Grazie di

esserci anche a te Wanda e a tutti.

Un mondo

nettamente

diverso da

quello

sperimentato

nella realtà

scolastica

Senso della

partecipazion

e

18 BL Che dire...funziona perche... funziona!! Perche Libertà, Senso della

102

Allegati

(20/10/20

10, ore

14.55)

tocca la sensibilità e i nervi scoperti di ognuno

di noi, che fa questo "mestiere". Perche è

condiviso nei contenuti, nei modi e nei tempi.

Perche non è obbligatorio (azione da cui

rifuggiamo con orrore). Perche è apartitico,

asindacale...libero.

FUNZIONA!!

Barbara

condivisione partecipazion

e

19 CG

(18/10/20

10, ore

21.07)

Cosa fa funzionare la scuola che funziona

mentre intorno molto non funziona?

-la condivisione di un sentire

-l'apertura a idee diverse

-la mancanza di imposizioni

-la libertà di espressione

-l'umiltà dell'accoglienza

-la sapienza dell'ascolto

-il sostegno reciproco

-la voglia di sperimentare

-il preferire l'imprevisto allo scontato

-l'incentivare strade nuove

-la passione manifesta per il proprio lavoro

-la coscienza e l'accettazione dei propri limiti

e della propria umanità.

Ricordo l'inizio di questa avventura, più di un

anno fa...Stanca di sentir parlare di scuola-

che-va-male-e-pure-peggio con felicità e un

gran respiro di sollievo salutai l'apertura di

questo ambiente...Vi leggevo allora e vi leggo

tuttora tanto dialogo, tante riflessioni, tanto

discutere, tanto lottare, tanto interrogarsi per

non accontentarsi. Vi leggevo e vi leggo

tuttora disponibilità, sostegno, bisogno di

costruzione ( o co-istruzione?- nel senso più

bello che ha questa parola così bistrattata...-).

Vi leggevo e vi leggo ancora opinioni diverse,

a volte contrastanti, che aprono strade infinite

Condivisione,

apertura,

libertà,

sostegno

reciproco...

Spazio ai

sogni,

Senso della

partecipazion

e

Senso della

103

Allegati

e molteplici.

Vi leggevo allora pochi membri. Ve ne leggo

ora molti più di 1000...

.........Complimenti LSCF

condivisione,

apertura di

strade

molteplici

partecipazion

e

20 MA

(20/10/20

10, ore

17.17)

Non ho molto da aggiungere a quello che i/le

colleghi/e che mi hanno preceduta nel dare

risposta alla domanda di Gianni hanno già

esaurientemente detto...

Sento però che è improprio il termine che ho

usato per definirli: dovevo parlare di amiche e

amici, anche se non ci siamo mai guardati

negli occhi, anche se viviamo in regioni

lontane e molto diverse le une dalle altre,

anche se lavoriamo in scuole molto diverse e

insegniamo materie diverse e, immagino, lo

facciamo in modo , com'è naturale, diverso...

Ma tutte queste differenze e diversità si

ricompongono, si omogenizzano,

si armonizzano in questo ambiente magico

dove ognuno di noi riesce a trovare quello che

cerca e a dare quello che può e sa...

Sono entrata a far parte di questo nw dopo

aver letto la segnalazione di Alessandro, un

compagno di corso (Poseidon) e, lo confesso,

attirata soprattutto dal suo nome, che

prometteva qualcosa che non era nella mia

esperienza scolastica quotidiana, ma nei miei

desideri, nelle mie aspirazioni più profonde;

un nome, "La Scuola che Funziona", che

solleticava, e supportava il mio innato,

inguaribile ottimismo... un nome che faceva

balenare, come un miraggio davanti ai miei

occhi, una "terra promessa" , anzi una "scuola

promessa" da tanti ministri della P.I., (che si

sono avvicendati negli anni in un diabolico

Armonizzazio

ne delle

differenze,

trovare quello

che si cerca e

dare ciò che si

può

La scuola Che

Funziona

come

“miraggio” di

una “scuola

promessa”

Senso della

partecipazion

e

Speranze

104

Allegati

turn over), e mai mantenuta...

Poi, una volta qui dentro, ho scoperto che il

miraggio poteva diventare realtà... ma ho

capito anche che nessuno ce l'avrebbe regalata

una scuola che funzionava come io e tanti altri

come me volevamo... nessuno ce l'avrebbe

data "aggratis"... non bastava solo volerla,

bisognava meritarsela... Come???

Non affrontando titaniche imprese o

inenarrabili fatiche... bisognava

semplicemente che io e tutti gli altri, che

insieme a me, avevano risposto alla "chiamata

alle armi" di Gianni Marconato, ci

rimboccassimo un po' le maniche, per

costruircela giorno dopo giorno la "nostra

scuola", fatta di buone pratiche condivise, di

avventure, (e disavventure) vissute tra le pareti

scolastiche insieme ai nostri alunni, di epiche,

incruente battaglie combattute, e talvolta

perse, in nome di un ideale, che è sogno ma

può diventare realtà...

Beh, è passato un anno e io sono ancora qui,

insieme a tanti altri,

...con le maniche rimboccate...

Spazio ai

sogni Senso della

partecipazion

e

21 GM

(20/10/20

10, ore

17.25)

M. Antonella ... le tue parole fanno vibrare le

mie corde :-). La scuola promessa? Come dici

tu, ce la dobbiamo costruire noi. Ed è quello

che stiamo, faticosamente, facendo. Con tante

soddisfazioni e tanti risultati. E siamo solo

all'inizio .....22 GM

(21/10/20

10, ore

0.07)

Ciao!

fatto fuori anche SMAU 2010!

Sono stato molto contento di aver fatto la

conoscenza "analogica" di Antonella

Dall'Omo, co-presenter al seminario.

Brevi notizie da Milano: la saletta a noi

105

Allegati

riservata era piena. Una ventina di persone;

forse di più. Hanno seguito con interesse la

presentazione prendendo appunti e facendo

foto di alcune slide.

Come documentazione abbiamo lasciato un

foglietto con riportati gli URL del network e

del Manifesto.

Allego qui le slide che Antonella ed io

abbiamo usato. Le depositerò anche nel wiki.

Un pensiero a parte per i contributi in questa

discussione qua: sono venuto a conoscenza di

pensieri, emozioni, significati, che sono densi

intensi, profondi, veri, che mai avrei

sospettassero esistessero.

Gestire, pur senza influenzare, il network

costa fatica (non solo a me) ma questi

momenti queste parole (sincere), ripagano di

ogni minuto dedicato alla causa comune.

Sento che stiamo costruendo qualcosa di

importante, di significativo, di utile. Sono

felice ed orgoglioso di essere qui assieme a

voi.

Gianni23 LB

(21/10/20

10, ore

10.27)

Letto il .pdf. Ottimo lavoro! grazie Gianni e

Antonella, mi sono sentita rappresentata.

Sensazione PREZIOSA di questi tempi

(grami)!!!

Sentirsi

apprezzati e

rappresentati

Senso della

partecipazion

e

24 BL

(21/10/20

10, ore

10.54)

Ho scaricato il file e stamane l'ho messo

all'albo della mia scuola.

Almeno la SCUOLA può capire meglio chi

siamo, cosa facciamo e vorremmo fare.

Barbara ;-)25 CG

(21/10/20

10, ore

14.58)

...che bella cosa barbara.....

26 EF Bravi!Ho letto il PDF, è molto schematico

106

Allegati

(21/10/20

10, ore

11.44)

perchè sono slide, ma immagino che abbiate

raccontato, commentato, ogni slide con

numerosi esempi che ci rappresentavano per

quel che siamo.

I punti toccati dal ppt sono fondamentali e

comuni al network, mi ci riconosco.

:)27 GM

(21/10/20

10, ore

12.10)

certo Elena, commentato come meglio si

poteva fare! Mi fa piacere di aver reso il

senso, il clima, le pratiche di questo nostro

network28 AD

(22/10/20

10, ore

9.00)

Sì carissimi amici, avevamo 10 minuti a testa,

non potevamo raccontare romanzi, ma devo

dire che quello che doveva passare grazie

soprattutto ai nostri personali commenti

verbali è passato; la nostra piccola ma

interessata platea non era certo annoiata o

distratta e quindi sono stata davvero contenta

di potere essere stata presente.

Io e Gianni vi abbiamo pensato molto, e

chissà, prima o poi potrò conoscere dal "vivo"

anche qualcun'altro di voi...

GRAZIE A TUTTI di questa bella esperienza

e di quello che stiamo facendo per la nostra

povera ma ricca ... scuola...

Antonella29 BB

(22/10/20

10, ore

18.28)

Grazie a voi, che avete rappresentato la

SCCF! :-)

Ciao

Barbara30 EF

(24/10/20

10, ore

7.09)

grazie a voi antonella

107

Allegati

108

Allegati

Forum 3

Titolo discussione: “C'è vita sul Ning? Raccontiamola”Data di pubblicazione: 25/04/2010

n parlanti Sezioni di testo Etichette Categorie1 CG

(25/04/2

010, ore

12.21)

Scriviamo insieme la nostra meta-esperienza

+ meta-vicenda su La Scuola Che Funziona

Ovvero: "Vita sul Ning”: specie di cronaca

meta riflessiva e non troppo seriosa su questi

mesi di vicende didattico-chat-discussioni.

Saranno storie:

* Di vita spericolata

* Di crisi di pensiero

* Di confronti a mezza voce, sotto voce e

borbottatte

* Di idee fulminanti e fallite

* Di idee nate per caso e trionfatrici

* Di discussioni con zero tituli (senza

risposte)

* E di risposte senza discussione

* Di discussioni da hit parade (senza le quali

avremmo potuto ugualmente

sopravvivere)

* Di provocazioni garbate e di danze dei

coltelli.

* Di chat convulse e scatenate e

festeggiamenti

* Di “tiramisù-tiratisù-tiramigiù verbali”

* Di interventi e latitanze

* Di idee luminose e innovatrici

* Di nostalgie consolatrici

109

Allegati

* Di cuore e cervello, di passione e

immaginazione: tutto per la nostra

scuola!

Insomma tutto quanto fa Ning: ne… La scuola

che funziona.

Forza gente: scriveteci, raccontatevi,

narriamocisivicisivi il "vostro Ning" con

passione e un pizzico di ironia. Un modo per

riflettere su questa esperienza e sulla nostra

didattica alla luce di pensieri e persone

significativi ne LSCF. Stupiamo e stupiamoci!

In palio, ricchi premi e cotillon (in alternativa,

pane e prosciutto).

Per partecipare alla stesura, consultare questa

pagina Wiki: a leggerci presto!

Vi aspettiamo!2 EF

(26/04/2

010, ore

20.15)

E va bene, il ghiaccio lo rompo io. Pronti?

Prendetevi la sedia, il piatto di pasta, il

cuscino...non ho il dono della sintesi, quindi

se da voi fa freddino procuratevi anche la

copertina.

Cap 1: * Di quando ho scoperto il ning e mi ci

sono iscritta.

Fu la mia seconda azione spericolata nel web.

Anzi forse fu la prima. Prima del ning ero solo

efavaron scritto tutto attaccato. Ero ancora

quasi anonima. Mai, dico mai, prima del ning

ho fatto un autentica iscrizione.

Non so cosa mi abbia fatto il ning, fatto sta

che abbandonata ogni paura di fregatura,

questa volta mi sono fidata. Ho messo nome e

cognome, e se non è essere spericolati questo!

Cap 2: Subito dopo è arrivata la crisi di

pensiero. La colpa fu naturalmente del

Genovese Parodi. Infatti dopo due o tre mie

Partecipazione

autentica,

senza paura di

fregatura,

darsi

un'identità

Senso della

partecipazione

110

Allegati

trollate al suo "basta compiti" ho meditato

sulla sua convinzione (mi ha convinto anche il

fatto che non si è lasciato corrompere

nemmeno dalla nutella) e mossa dalla

trasparenza del suo pensiero ho demolito il

mio. Sono sopravvissuta, vi consiglio di

provare a fare lo stesso quando trovate

qualcuno che proprio è tutto, ma tutto il

contrario di voi. Se poi vi paragona a bue e

asinello, andate sicuri che è il momento di

cambiare.

Cap 3: Così con Parodi si è iniziato a parlare a

mezza voce, sotto voce e via mail...dove

supplicavo per avere il suo libro

gratuitamente. Non ci perdete tempo, non ve

lo regalerà mai.

Cap 4 e 5: Mentre rosicavo è arrivata l'idea

fulminante del taboo scientifico. Se volete il

link avete solo da iscrivervi al gruppo

"tecnologie di carta" e poi cominciate a

cercarlo :P Ovviamente l'idea è stata

trionfatrice specialmente nella vita reale,

apprezzata da alunni, genitori e colleghi.

Quindi presto presto andate a leggerla :P

Cap 6: Idee fulminanti e fallite per il momento

le ho avute solo fuori da qui XD ve le

risparmio.

Cap 7: Discussioni con zero titoli, come

quando abbiamo iniziato a parlare nei

commenti del gruppo di Noa...delle fonti

online...Antonio ci ha subito beccato e ne ha

111

Allegati

fatto una discussione...il solito net futurista!

XD

Cap 8: Se volete leggere una risposta senza

discussione dovete sempre iscrivervi alle

tecnologie di carta (capita tutto lì dentro) c'è

chi si lamenta che non gli rispondono, chi

risponde, non viene capito e poi dopo mesi gli

scrivi "ma sai che ora ho capito!"

Cap 9: Di discussioni da hit parade (senza le

quali avremmo potuto ugualmente

sopravvivere) ? Non ne ho ancora trovate...

Cap 10: Per le provocazioni e i coltelli vedi

cap 1.

Cap 11: Di chat convulse e scatenate e

festeggiamenti: compleanno Antonio....

Cap 12: Di “tiramisù-tiratisù-tiramigiù

verbali”: quando cerco di convincere Renata a

fare lezione di Geogebra...quando cerco di

convincere Loretta a seguire le lezioni di Php

Cap 13: Di interventi e latitanze: di quando

Gioak promise l'aula virtuale...e di quando

l'aula virtuale arrivò! ;) Grazie Gioak. Quando

io prometto gli appunti di php...o di

geogebra...

Cap 14: Di idee luminose e innovatrici: tipo

quando Gianni ha aperto il network?

Cap 15: Di nostalgie consolatrici, come

quando Antonella ci invita a studiare la

112

Allegati

geografia parlando del nostro paese...

Cap 16: tutte le volte che scelgo di leggere il

ning.

Elena che spamma3 LB

(28/04/2

010,

19.04)

:-)) ...Riprendo il cap. 12, Elena:"...quando

cerco di convincere Loretta a seguire le

lezioni di Php...". A questo proposito si

dovrebbe aggiungere un punto: "Storie di

utopie ed atti eroici" !!! ;-))) Elena, mi

dispiace per i tuoi tentativi sfumati nel nulla,

devo confermare che tu ce l'hai messa proprio

tutta a convincermi, mi hai pure promesso gli

appunti perbacco! Ma il problema è solo che

forse, al momento, non vedo un gran fine (per

me ovviamente) nella cosa, che pure ritengo

validissima. Nulla di personale quindi, ma

sono molto testarda, e se prendo una

decisione...si ritorna ai "coltelli" (vedi cap.

10). Ma non dirmi che non ci ho provato...solo

che devo ancora riprendermi dallo

stordimento della prima lezione...Però ti dico

GRAZIE per aver tentato il tutto per tutto!4 EF

(28/04/2

010, ore

20.01)

hhhaahhahahah Loretta cara, era da leggersi in

chiave ironica...anzi devo chiederti scusa

perche ancora non sono riuscita a tirare giù

due appunti ben fatti da passarti.

Sono molto presa da un concorsino, il 30

consegno e mi dedico anima e core al ning5 LB

(28704/2

010, ore

20.17)

...ed è proprio così che l'ho letta...e anche l'ho

risposta Elena! ;-)) Te lo assicuro...solo che ho

dichiarato un mio fallimento, ebbene sì!!!

6 LB

(7/05/20

10, ore

Guarda guarda...storie, racconti! Quanto mi

piacciono...quasi quasi svesto "l'alta

uniforme" che mi ha regalato Mariaserena

113

Allegati

18.04) ( ;-)) ), mi infilo lesta tuta e pantofole e mi

accoccolo qui, di fronte al mio pc, come fosse

un caminetto acceso. Io adoro le storie e adoro

i caminetti, quindi mi fermo...

Già, proprio questo è diventato il Ning per

me, ci pensavo l'altro giorno: una stanza

accogliente piena di amici sempre nuovi, un

caldo rifugio immerso nella neve e nel buio

che restano là fuori, una camera illuminata

dalla luce di una fiamma viva, quella dei

nostri occhi curiosi e delle nostre idee,

riscaldata dal fuoco delle nostre parole e dei

nostri sorrisi (quelli che rotolano senza fine

sulla nostra chat ma anche quelli

veri)...Anche io ero un po' titubante quando

mi sono affacciata in questo mondo strano,

non mi ero mai fatta coinvolgere dai vari

social network, non sono nemmeno una

seguace di FB... Ma appena sono arrivata qui

mi sono guardata intorno e ho trovato un

mondo pieno di energia, di colori, di idee

meravigliose, di poesia, di musica e di

allegria...un modo di lavorare coinvolgente,

vivo, che mi piace perché non dà assuefazione

alla noia. Ecco perché sono qui, ecco perché

vengo spesso a riscaldarmi al fuoco di questo

caminetto variopinto... mi riscaldo la mente e

il cuore e riparto per il mio viaggio ancora

più carica, trasmettendo la mia nuova

energia, che devo quindi anche a voi, alle

persone che mi sono più care. E fra queste,

nemmeno a dirlo, ci sono proprio loro, i miei

studenti. Grazie perciò, amici del Ning, grazie

anche da parte loro.

Network come

luogo

accogliente,

luogo di

amicizia, un

rifugio dal

buio esterno

Network come

luogo ricco di

idee, energia,

un modo di

lavorare

coinvolgente e

vivo

Senso della

partecipazione

Senso della

partecipazione

7 A

(7/05/20

No, a me il ning non è mai garbato.

Mi sembra d'averlo anche detto subito a

Network come

ambiente

Critiche

114

Allegati

10, ore

19.19)

Gianni, in qualche email: ma perche si deve

stare al chiuso?

Io detesto i pacchetti tutto incluso, le offerte

speciali, le parrocchie, i circoli, i viaggi

organizzati anche se li organizzo io - infatti

non li organizzo - le case messe tutte per bene,

gli ambienti accoglienti, le piattaforme, gli

ambienti software, le cerimonie e i

cerimoniali, le feste, le festività, il salotto

buono. Anche quello della mia nonna

buonanima, col celofanne che copriva le

poltrone, che non ci potevi stare troppo perche

ti faceva appiccicare i vestiti al culo. Non è

che non volessi bene alla nonna, anzi, mi

pareva però che qualcuno o qualcosa l'avesse

ingannata a farla esibire quella messa in

scena, che c'avesse messo lei nel celofanne.

Eh lo so, me lo dicevano sempre da piccino:

"Oh madonnina, come tu sei rospo! Oh icche

tu c'hai sempre da bubare ..."

Non lo so. So che sento facilmente puzzo di

bruciato. Sarà la diffidenza contadina atavica,

purtroppo ormai completamente annacquata

nel presente - non è vero Antonio? I

presentisti ... .

Sì ma icche c'entra ning direte voi. A dire la

verità, proprio schietta e semplice, quando ci

sono dentro mi viene il nervoso.

A me dà noia che qualcuno mi faciliti la vita,

non mi piace(PUNTO) - punto in toscano vuol

dire anche per nulla -

Mi viene in mente La collina dei conigli. Non

mi ricordo chi l'ha scritto e non ricordo

nemmeno la trama. Non vado a cercare tanto

qui c'è di sicuro qualcuno che se lo ricorda

eccessivament

e organizzato

e facilitante

Network come

mondo

eccessivament

e piacevole e

confortevole

rispetto alla

realtà esterna

Critiche

115

Allegati

meglio di me. Ricordo la sensazione di un

mondo bello, fin troppo, piacevole,

confortevole, dove era relativamente facile

vivere e però si sentiva che c'era qualche cosa

che non andava, qualcosa che dava

inquietudine come le periferie perfette di certi

film americani dove poi si scopre la

desolazione o l'orrore. Infatti, poi si scopre

che quello era un allevamento e ogni tanto

spariva un coniglio ...

Ragazzi devo scappare ma tanto avete capito,

no?

Si sta tanto bene nel ning, che bello qui e che

bello là e poi ZAC! CACCI GRANA!

P.S. Ho altre cose da dire ma le dirò perbenino

in un post, domani o domani l'altro ... :-)8 EF

(7/05/20

10, ore

20.14)

vita qua ? sono facile alla noia ..ogni tanto la

trovo questa vita ...certo ce ne sarebbe di più

se fossimo di più a entrarci e a viverci, magari

anche solo con le chiacchiere ..siamo inquilini

abbastanza movimentati e laboriosi credo

...l'unica cosa che lamento e che forse siamo

poco trascinatori ...appunto... la maggior parte

bussa alla porta ma non entra ...e capisco

perchè... molti sperano di trovare pane

quotidiano ..ma non vogliono darne ....ma noi,

anche se pochi rispetto al numero degli iscritti

continuiamo ad abitare questo luogo ..e a

panificare..sperando nella moltiplicazione dei

pani ..e dei pesci... se riusciamo a pescare

anche ... ( ma ce li prenderemo in faccia ..i

pesci?)

Noia, scarsa

partecipazione

dei membri ad

alcune attività

Critiche

9 WC

(16/11/2

010, ore

2.52)

Ciao Cristina, M. Antonella mi ha consigliato

di inserire il mio racconto qui.

Sapevo che ci doveva essere questo spazio,

ma non lo trovavo. Lei gentilmente mi ha

116

Allegati

inviato il link.

In giro già si respira aria natalizia. A scuola

iniziano a serpeggiare idee per poesie e

lavoretti e.... mi si è accesa la lampadina.

Spero che sia in sintonia con quanto tu

richiedi.

Questa che vi vado a raccontare è una storia

vera, ma ha un che di incredibile che potrebbe

essere considerata una leggenda, avendo

voluto dare origini divine alla nascita de “La

scuola che funziona”.

L’annunciazione

E’ l’anno 2009, l'angelo Www.it viene

mandato da Internet in una città italiana in una

provincia del Veneto, a un professore, della

casa di Marconato, ammogliato e con prole. Il

professore si chiama Gianni.

Entrando da lui, dice: "Ti saluto, o pieno di

corsi (di formazione), Internet è con te". A

queste parole egli rimane turbato e si domanda

che senso abbia un tale saluto. L'angelo gli

dice: "Non temere, Gianni, perche hai trovato

grazia presso Internet. Ecco, concepirai

un’idea, la darai alla luce e la chiamerai “La

scuola che funziona”. Sarà grande e chiamata

Figlia di Internet e della Scuola con la esse

maiuscola.

Allora Gianni dice all'angelo: "Come è

possibile? Non conosco nè inglese, nè

informatica". Gli risponde l'angelo: "Lo

Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà

la sua ombra la potenza di Internet. Colei che

nascerà sarà dunque grande. Vedi: anche, Paul

Goethe, nella sua vecchiaia, concepì un’idea e

diventò famoso: nulla è impossibile a

117

Allegati

Internet". Allora Gianni dice: "Eccomi, sono il

servo del Web, avvenga di me quello che hai

detto". E l'angelo parte da lui.

La nascita

Sono passati alcuni mesi da quel giorno e

Gianni, con dentro di sè questa idea che

diventa ogni giorno più grande, decide di

intraprendere un viaggio in Internet. Giuntovi,

c’è il problema di trovare un sito dove

fermarsi e depositare il frutto della sua mente.

Ma Gianni è povero di cognizioni di

programmazioni e i poveri difficilmente

trovano un bel sito che li accolga.

Bussa a diversi siti ma nessuno lo ospita.

Mentre è in cammino, arriva il momento di

mettere al mondo la sua idea: è il 13 settembre

e l’unico posto trovato è un ning (inizialmente

gratuito), un’applicazione web per i poveri di

linguaggio informatico. Finalmente Gianni dà

alla luce la sua idea.

Nella Rete ci sono degli insegnanti. Passano il

tempo a navigare in cerca di un network che

possa offrire loro risorse, qualcosa che li

stimoli, che alimenti la loro voglia di

insegnare e che non li faccia desistere. Hanno

voglia di migliorare le loro tecniche di

insegnamento/apprendimento. Condividere

risorse. Confrontarsi su temi critici.

All'improvviso vedono una luce. E un angelo-

icona mandato loro da Facebook Essi si

spaventano. Hanno paura. Non sanno che

significato abbia questa visione. Ma sono

pronti a leggerne il contenuto. E l'angelo-

icona, nel messaggio, li rassicura: "Non

dovete avere paura. Io vi porto una buona

Network come

fonte di

risorse, stimoli

e supporto alla

voglia di

migliorarsi

come docenti

Senso della

partecipazione

118

Allegati

notizia. E una gioia non solo per voi, ma per

tutto il mondo della scuola. E iniziato un

nuovo giorno, è sorta una luce. La notizia

bella è questa: in nottata, in un ning, è nato

per tutti voi un sito.

E “LA SCUOLA CHE FUNZIONA”. Per

riconoscerlo io vi do un segno:

Gli insegnanti rimangono per un attimo

perplessi, poi decidono di andare all’indirizzo

indicato per verificare di persona quanto loro

detto.

Finalmente arrivano sul sito. Lì trovano

Gianni con la neonata idea: è tutto vero,

proprio come era stato loro annunciato! Felici,

ringraziano la potenza di Internet e di

Facebook e si recano in giro per le

rete,raccontando quanto visto ad ogni persona

che incontrano.

Giungono al sito molti insegnanti da tutte le

regioni italiane. I primi ad arrivare, vedendo le

umili condizioni in cui è nata l’idea, decidono

di farle un dono, ma siccome gli insegnanti, si

sa, non guadagnano molto, regalano ciò che

hanno: i loro pensieri. Ed è così che Gianni

riesce a mettere insieme un Manifesto,

semplice ma ricco di significato da dare alla

sua amata creatura.

Col passare del tempo l’idea cresce, si fa ogni

giorno più bella e sempre più persone si

recano al sito e ne rimangono affascinati. La

notizia di questa idea, che sta dando speranza

in un mondo scolastico migliore, è giunta

anche al di là dei confini e molti la

riconoscono e si riconoscono in essa.

Gli insegnanti che hanno creduto ringraziano

119

Allegati

Dio, Internet e Gianni per questa stupenda

idea che non vedrà mai fine e il Ministro potrà

fare mille “Stragi degli innocenti”, ma non

potrà mai ammazzare un’idea e distruggere la

passione per l’insegnamento di migliaia di

docenti.

L’idea cresce, paffuta e rosea, coccolata e

viziata da tanti bravi insegnanti che hanno

deciso di dedicarle il loro tempo e le loro

energie mentali, alimentandola con gruppi

progettuali e non, discussioni nell’aula

virtuale e nel forum.

L’idea ora è ancora piccola, ma fra non molto

inizierà anche a fare i miracoli.

P.S. ogni riferimento a fatti e persone è

puramente casuale.10 AD

(16/11/2

010, ore

10.35)

Wanda, sei grande, a nome di tutto il nw io ti

faccio annunciatrice di speranza e ti accolgo

nella mia umile dimora, sotto la benedizione

di Gianni, il nostro benedetto patrono che

venerdì sarà a Genova a presentare per

l'ennesima volta La scuola che funziona...

Però non dobbiamo mollare, abbassare la

guardia, alleggerire la tensione...chi si sente

già arrivato è la volta buona che si perde...

ciao a tutti

120

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