L'Urlo- Ottobre 2013

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Numero I - Ottobre 2013

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Ecco a voi il primo numero dell'A.S. 2013/2014... Nuova redazione, tanti articoli interessanti!

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Numero I - Ottobre 2013

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DIRETTORI:Rovati Filippo Lo Bascio Riccardo

CAPOREDATTORI:Attualità e cultura:

Federica Dalle CarbonareCronache del Beccaria e recensioni:

Grillo NamomiIllustrazioni:

Matteo SchiapparelliREDATTORI:

Mussin Giovanni, Schiapparelli Matteo, Nannavecchia Sonia,

Lombardo Debora, Borelli Konrad, Bavaro Armando, Bella Beatrice,

Chombanyan Manè, Somperi Marti-na, Capezzi Matilde,

Maraiulo Martina, Necci Caterina, Dalle Carbonare Federica, Gerosa

Marta, Grillo Naomi, Minora Chiara, Fusco Maria Chiara, Ricevuti Silvia,

Ferracin Eric, Re Duncan, Muria Luca, Mentore Chiara, Maraglia

Ludovica, Mangli Alberto, Riccabono Giacomo

L’UrloOttobre 2013 - N.I - Anno VIII

Vuoi diventare un membrodel giornalino?Non esitare a scriverci:e-mail: [email protected] a contattare i direttori!

FATEMI CAPIRE...E’ iniziato un nuovo anno, cari colleghi, come sapete(come già avrete sentito sulla vostra pelle), e riparte l’avventura della redazione del Giornalino: tanti nuovi inserimenti, già all’opera da questo nume-ro, con passione ed impegno, per condividere quella che non è solo un’esperienza scolastica, ma vuole essere un’attività davvero sentita; nella speranza, ov-viamente, di rendervi un servizio, per quanto piccolo esso sia.

Dopo cinque anni passati al Beccaria, e dall’am-bita poltrona in pelle di co-direttore di questo foglio(evidente ironia non manzoniana, ma per tale

ossia lanciare una provocazione da queste pagine. Ora, qualcuno mi dirà giustamente che di provoca-zioni e polemiche da parte mia se ne sono sentite già abbastanza, dalla tribuna dell’Aula Magna come dal-lo schermo del computer. Ma ora è diverso: io sto uti-lizzando uno spazio “istituzionale” come può essere il giornalino, per esprimere il mio punto di vista su un dibattito annoso, irrisolto e che, francamente, per i modi in cui si è sempre svolto, mi ha stancato. E’ dal-la bellezza di cinque anni che sento dire diffusamente che c’è carenza di coesione e di senso di comunità in questo Liceo; è da cinque anni che vedo la gente sproloquiare stacciandosi le vesti su questo argomen-to, rigirato in tutte le più variegate salse; è da cinque anni che le critiche sul peso e sull’insostenibilità di questa scuola, e sul suo clima “invivibile” mi ottun-dono le orecchie. Ed io sono stanco. Stanco di sentire lamentele, piagnistei e voci sconfortanti che non han-

il più delle volte non sono personali, bensì si costi-

irrintracciabile, di cui tutti siamo gli autori, e da cui

Sarà che io sono fortunato, ma posso giurarvi che, pur a volte criticando, come ovvio, come è normale,

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cune incomprensioni a livello di classe, di ambiente, come in ogni relazione umana e sociale, beh, oltre ciò io non mi sono mai lamentato della mia scelta, anzi ne sono ORGOGLIOSO, e perché no?, CONTENTO E SODDISFATTO. E sono CERTO di non essere una

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mosca bianca, di non essere un marziano, di non dovere meritarmi il biasimo collettivo per ciò che adesso affermo e che domani rivendicherò. Perché io, quando mi sveglio la mattina, dopo il classico momento di depressione cosmica post-lettum, sono consapevole di non stare andando a

anche oggi, imparare qualcosa di nuovo, rivedere qualcosa che pensavo giusto e giusto non era, confrontarmi con gli altri, foss’anche solo per sparare quattro cavolate, e farmi due grasse risate, come dovrebbe essere normale ed è normale per la mia età. Sono consapevole di non andare al supplizio, ma di potere trovare qualcosa di buono, qualcosa per cui vale la pena svegliarsi alle 6.15 e prendere il treno ancora col buio ogni giorno, e non solo e non tanto a livello meramente nozionistico, o scolastico che sia, ma sul piano UMANO della cosa. Perché io posso avere(e ho) la mia personale opinione, a volte positiva, altre negativa, su ognuno di voi, su ognuno dei miei coetanei che incontro, all’entrata, nel cambio delle ore, all’intervallo, sui docenti, sul personale ATA, su chi volete, ma so, intimamente so che da ognuno di essi ho ricavato, ricavo e ricaverò qualcosa, nella speranza che, oltre ai miei sbagli, ai miei difetti, alla cazzate(posso dirlo, vero?)

ma è così improbabile pensare che possiate essere anche voi, che anche voi possiate pensarla, almeno parzialmente, così? Io credo di no. Ma allora quale è il problema? Allora perché tanto ci lamentiamo, tanto sparliamo, tanto critichiamo la nostra scuola, e dunque(è qui il passaggio non colto), implicitamente critichiamo noi stessi? Perché, ragazzi, guardiamoci in faccia: la scuola siamo anche NOI, e non possiamo negarlo; anche noi facciamo parte del microcosmo che è la nostra classe, e del cosmo un po’ più grande(assai disordinato) che è la nostra scuola. Ed allora siamo anche noi i responsabili di quello che noi stessi affermiamo, criticando. Lo siamo quando

“Questo è il Beccaria” non è più un passatempo, un divertimento, una cosa da prendere alla leggera, ma una pagina in cui sfogare la frustrazione, l’avversione, l’incomprensione che trasuda dalla nostra incapacità(od involontà) di comunicare. Non sto giudicando, e non voglio giudicare casi in particolare, mi limito a fare un’affermazione assolutamente generica, per cui nessuno in particolare chiamo in causa, ma tutti. Qualcuno potrà dire che sono solo una Cassandra che non

o quelli di seconda, che ti dicono: io trovo il clima non giusto, perché nessuno di quelli delle

ovviamente per uno di quinta o di quarta che sia è inusuale avvicinare quelli più piccoli, o da loro essere avvicinato. Perché non tutti sanno che la cultura dominante è quella indiana, con la

nella disgrazia”, ed al tempo stesso deploriamo nelle nostre discussioni il tanto odiato clima della

davvero esista questo problema, o se piuttosto ne vogliamo fare solo una conversazione da bar, tanto per dirci che il nostro dovere etico e morale l’abbiamo fatto parlandone e non combinando

candidano a Rappresentanti io chiedo di dire ciò che veramente pensano, e di discutere veramen-te, agendo per quanto sarà loro possibile. Prima di tutto, sfatando la leggenda metropolitana che il “clima” sia una cosa ALTRA rispetto al NOSTRO, personale, modo di vivere lo studio, la classe, la scuola. Per il resto, i climi, se non aggradano, non si migliorano organizzando assemblee, ma rivedendo il proprio comportamento quotidiano, verso noi stessi e verso gli altri. Forse non sono riuscito a spiegarmi bene, di questo vi chiedo scusa; forse questo articolo è inutile, ed anche di questo vi chiedo scusa. Forse potrà servire a qualcuno. E se sarà così allora anch’io avrò fatto un po’(solo un po’) del mio, per “migliorare” questo “insostenibile” ed onnipresente, clima.

Riccardo Lo Bascio e Filippo Rovati

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Nella settimana tra il 29/09 e il 04/10 il Beccaria ha ospi-tato delle ragazze tedesche, che frequentano il collegio femminile Theresia-Gerhar-dinger-Gymnasium am Anger a Monaco di Baviera, per lo scambio culturale. Di seguito, la cronaca di questo incontro. Le abbiamo accolte, domeni-ca sera, alla stazione centrale. Mentre aspettavamo, eravamo molto ansiosi di conoscere le ragazze con le quali avremmo trascorso un’intera settimana. In realtà la conoscenza reci-proca era avviata da tempo: ciascuno di noi, infatti, era già in contatto con la ragazza che avrebbe ospitato a casa propria. I primi momenti, inu-tile negarlo, sono stati all’in-

sapevamo che cosa dire! Poi le cose sono andate sempre meglio, e il bilancio di questa esperienza è davvero positi-vo: interessante e divertente. Durante questa settimana, oltre alle ore passate insieme a scuola, abbiamo scoperto Milano e trascorso belle se-rate insieme alle nostre nuove amiche. Oltre all’opportunità di conoscere persone di un altro paese, l’incontro ci ha offerto la possibilità di cono-scere meglio la nostra città e di guardarla con occhi diver-si. Nelle settimane preceden-ti, infatti, ciascuno di noi si era preparato su monumenti

INCONTRO TRA CULTURE e opere d’arte con lo scopo di presentarli alle ragazze tedesche. Abbiamo vistato il Duomo, il Castello Sforzesco, la Scala, Sant’Ambrogio, San Maurizio, e visto il Cenacolo e la pinacoteca di Brera dove, molti di noi, hanno avuto il loro primo incontro con opere importanti di Mantegna, Piero della Francesca, Hayez, Belli-ni, Canaletto, Caravaggio e Bramante. Un giorno poi lo abbiamo dedicato al Lago di

stata una richiesta esplicita da parte delle nostre ospiti). , piacevole , ma a mio giudizio da rielaborare: troppo lungo il viaggio sul traghetto e troppo corta la permanenza a Bella-gio. Abbiamo condiviso an-che le ore scolastiche. Per noi lo scambio è stato un arricchi-mento di un paesaggio euro-peo e abbiamo potuto vedere che abbiamo abitudini diverse riguardo agli orari, attività e gusti... Ora lasciamo la parola a due ragazze tedesche. Magdalena: -About Milano, I liked espe-cially the “Duomo” but I likes the outside more than the in-side :P I liked the “L’ultima cena” di Da Vinci and I loved it to go shopping and eating in Milano (the magnum-ice-sto-re was awesome.) Differen-ces I noticed: In our lessons we talk to the teacher, so he gives us questions and we an-

swer because in your school you just sit in the lessons, the teacher talks and you make notes. My remains: I made many new experiences, like stay with an Italian family, and I made new friends, I learnt more about the Italian language when I listen to you or when I talk for myself and I learnt about Milano.- Demi: -Milano was so fan-tastic; the people from the exchanges were all so nice to us and talked with us. It was very interesting to see Mila-no, the Duomo, the city and the school. All the days we were together spend a lot of time together. We were eating a lot :) and in the evenings we met us again. Your school is a little bit chaotic. Our school is bigger and there are only girls :D I remember everything, all in all it was such a wonderful week. The Italian group made it unforgettable for us. Every day was exciting and we saw so much interesting things.-La 4B ringrazia la profes-soressa Isopi per l’organiz-zazione e tutti i docenti di classe per aver partecipato e il preside, il professor Rober-to Proietto, per averci dato quest’opportunità.

Matilde Capelli

CRONACHE DEL BECCARIA ATTUALITÀ CULTURA SPORT RECENSIONI MUSICA SVAGO

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Ci troviamo in un’epoca di assoluta innovazione tecnolo-gica, comunicativa e scienti-

telefono con il quale possiamo comunicare a chilometri di di-stanza e ricavare dalla rete in pochi secondi tutte le informa-zioni che ci servono. Se però qualcuno prova a rinnovare le nostre abitudini sociali e le convenzioni che regolano i rapporti con i nostri simili, ecco che il pensiero così ri-voluzionario che caratterizza l’uomo negli altri ambiti di-venta improvvisamente chiuso e limitato.Circa duemilatrecento anni fa, Platone rivendicava un amore tra le anime, senza distinzioni di sesso, che si basava sola-mente su un approccio caratte-

concepito indipendentemente dalla natura sessuale è visto come qualcosa “d’innaturale” e molto spesso suscita scalpo-re. Una coppia di omosessuali che si tengono per mano è con-siderato scandalo, altrettanto se essi si scambiano affettivi-tà in pubblico e non possono esprimere il loro amore poiché sono oggetto d’insulti e deri-sioni. Spesso si sente parlare

di atti di bullismo, spinti poi al suicidio perché considerati

“diversi” dalla società che li circonda.Ormai da molti anni continua la lotta delle coppie omoses-suali per il riconoscimento dell’amore tra loro e per il di-ritto di unirsi in matrimonio. In alcuni Paesi è stato con-cesso ma addirittura, in altri meno sviluppati, gli omoses-suali sono soggetti alla pena di morte o all’ergastolo. In Italia non si è ancora giunti a una conclusione e tutti hanno da dire la propria a proposito di quest’argomento: la Chiesa è assolutamente contraria e i politici hanno discordanze di pensiero.Papa Francesco è meno rigi-do riguardo tale proposito, a

venuti prima di lui, e afferma, infatti, che Dio ci ha resi liberi di scegliere e non è necessario soffermarsi troppo sull’argo-mento. Per quanto riguarda i politici, i rappresentanti di de-stra affermano di non voler ap-provare nessuna legge a favore dei matrimoni omosessuali, a differenza dei rappresentanti di sinistra che vorrebbero dare ai gay anche la possibilità di adottare dei bambini.Qualche settimana fa un pro-fessore ha proposto alla mia classe questo dibattito e sono emersi pareri contrastanti: c’è

SUI MATRIMONI TRA COPPIE OMOSESSUALI chi crede che la famiglia debba essere composta da un uomo e da una donna e che un bam-bino possa crescere bene solo se appoggiato da “sani” (e con sani si intende conformi alla tradizione) valori; altri pen-sano che, purché ci sia amore, non sia importante il sesso e nessuno può avere il diritto di ostacolare l’amore fra due persone. Per alcuni ragazzi, i bambini adottati da coppie omosessuali diventerebbero

-coli, anche se secondo altri ciò sarebbe solo da imputarsi alla mentalità chiusa della società che ci circonda che non è pron-

-to di famiglia. Sicuramente, se tale diritto fosse approvato, sarebbe rivisto il concetto di libertà, che porta a non vergo-gnarsi delle proprie emozioni e a non rimanere intrappolati dentro a uno stereotipo di ri-spettabile normalità.C’è da dire, infatti, che in un mondo dove predomina l’odio, è impensabile voler fermare il vero amore poiché esso non corrisponde a un’immagine stabilita.

Debora Lombardo

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Sabato 19 ottobre a Milano si sono svolti i funerali di Lea Garofalo, la

Lea nasce nel 1974 a Petilia Poli-castro, in Calabria, in una famiglia dell’ndrangheta. Sposa Carlo Co-sco, appartenente a un’altra fami-

-no. Nel 2002 Lea prende la corag-giosa decisione di testimoniare sule faide interne tra le due fami-glie e diventa testimone di giusti-zia. Nell’aprile del 2009 decide di rinunciare a vivere sotto tutela e dopo pochi mesi, in novembre, viene ricontattata dall’ex marito Carlo Cosco che la convince a far-gli visita a Milano per parlare del

diciassettenne. Quando madre e -

mento vengono separate con un pretesto, Lea Garofalo viene fatta salire su un furgone noleggiato dal marito e dai suoi complici, viene portata in un appartamento, tortu-

Cosco. Il mattino dopo gli assassi-ni portano il corpo nel terreno di San Fruttuoso, a Monza, e brucia-

che polvere. Per la scomparsa e l’omicidio di Lea Garofalo nel 2010 vengono arrestati Carlo Coso e altre cinque persone: Giuseppe «Smith» Cosco e Vito «Sergio» Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino, ex

4 degli imputati vengono condan-nati all’ergastolo, Giuseppe Cosco viene completamente assolto e Carmine Venturino viene condan-nato a 25 anni. Finalmente, dopo quattro anni dalla morte, in piaz-za Beccaria centinaia di persone onorano la memoria di Lea e cele-brano uniti il suo funerale. Denise,

che chiama da un luogo segreto, dice: “Per me è un giorno triste, ma la forza me l’hai data tu se è successo tutto questo è solo per il mio bene e non smetterò mai di ringraziarti. Grazie mamma”. È stata proprio lei a volere che i funerali si tenessero a Milano. “Oggi più che mai Milano è

Sindaco Pisapia “Questa piazza piena di impegno civile mi dà coraggio. Lea aveva la volontà di uscire dalla gabbia che la te-neva prigioniera, ma sapeva che lasciare la complicità voleva dire scegliere la paura e la via

di Petilia Policastro, Amadeo Nicolazzi è intervenuto: “La nostra non è una città omertosa. È nostra intenzione intitolare un’area a Lea” ha annunciato “per non dimenticarla e lasciare un segno indelebile alle nuove

questo ricordo come esempio di coraggio e legalità.” Forse tutto questo si sarebbe potuto evita-re o forse no, ma Lea Garofalo sapeva a cosa andava incontro e non ha avuto paura. Così scrive in una lettera, mai spedita, al Presidente Giorgio Napolitano: “La cosa peggiore è che cono-sco già il destino che mi spetta, dopo essere stata colpita negli interessi materiali e affettivi arriverà la morte! Inaspettata

Signor Presidente, che con que-sta mia richiesta di aiuto lei mi rispondesse alle decine, se non centinaia di persone che oggi si trovano nella mia stessa situa-zione.”

Silvia Ricevuti

VEDO SENTO PARLOCRONACHE DEL BECCARIA ATTUALITÀ CULTURA SPORT RECENSIONI MUSICA SVAGO

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Il 3 ottobre si avvicina alle co-ste di Lampedusa l’ennesimo barcone carico di gente, 500 uomini, donne e bambini che cercano la salvezza in un Pae-se lontano dalla guerra. Qual-cuno accende un fuoco per far-si notare da terra, ma la barca si incendia, affonda: chi non

butta in mare e tenta di restare a galla, sorreggendo chi non riesce a nuotare. Il bilancio è disastroso: dei 518 profughi sul barcone sono sopravvissuti in 155, 363 sono stati i morti e i corpi recuperati solo 194. Dopo essere stati salvati, alcu-ni naufraghi raccontano di aver visto tre pescherecci mentre erano in acqua, ma nessuno di questi si è fermato per aiutarli. I soccorsi sono arrivati dopo, quando per molti non c’era più nulla da fare. Secondo il Codice di Navigazione italia-no, le persone a bordo dei tre pescherecci avrebbero com-messo reato di “Omissione di assistenza a navi o persone in pericolo”, violazione punibile con la reclusione da due a otto anni, come previsto dall’arti-colo 1158. Giusto per essere coerenti, secondo l’articolo 11 della legge n.189, la famosa e discussa legge Bossi-Fini, i capitani delle tre barche avreb-bero invece commesso reato se avessero salvato quelle vite. Nel 2007, infatti, un pesche-reccio tunisino che salvò 44 naufraghi, accompagnandoli al porto più vicino, ovvero Lampedusa, venne processato a causa di questa legge e ciò scatenò nell’opinione pubblica

il terrore di aiutare i migranti clandestini. La terribile di-sgrazia del 3 ottobre accade all’indomani della grave con-danna del Consiglio d’Europa sulle politiche immigratorie dell’Italia. Nonostante ciò la legge Bossi-Fini viene anco-ra difesa da molti; Umberto Bossi dichiara: “Bisogna stare attenti a non dare messaggi sbagliati alla gente, sennò la gente arriva qui in massa. La legge Bossi-Fini è l’unica pic-cola difesa rimasta al Paese.” Altri invece sono molto critici, come il nobel per la letteratura

-matari e li accompagnerei nel centro di prima accoglienza di Lampedusa per vedere come sono costretti a vivere questi uomini, donne e bambini. Ma poi ci lascerei dentro loro”. Oppure il segretario Cgil Su-sanna Camusso ,che scrive: “La legge Bossi-Fini come il reato di clandestinità, sono razzismo trasposto in termini legislativi”. Per fortuna però le buone notizie non hanno tar-dato molto perché il 9 ottobre è arrivato il primo via libera in Commissione Giustizia del Senato all’abolizione del reato di immigrazione clandestina con il parere favorevole del governo e i voti di Pd e Sel. Ancora, però, la Lega attacca: “Alfano e il Pdl pongano rime-dio a questo errore in Aula” e la Gelmini: “Siamo impazzi-ti?” Ma sorge spontanea una do-

-care centinaia di vite per dover affrontare la questione dell’ac-

coglienza degli immigrati?Così come 2400 anni or sono Eschilo raccontò nella sua tra-gedia “Le supplici” l’ospitalità degli argivi e l’inviolabile di-ritto d’asilo, dovremmo impa-rare ad accogliere chi fugge da pericoli e disgrazie perché già gli antichi autori classici che studiamo a scuola ci insegnano che l’ospitalità e la protezione sono innegabili a chiunque ne abbia bisogno.Perché al di là delle etnie, e delle differenze sociali , delle diverse visioni politiche, si ab-bia in mente che l’immigrato è innanzitutto un uomo. E il valore della sua vita è prezioso come quella di chiunque altro.

Silvia Ricevuti

REATO DI SOCCORSO CRONACHE DEL BECCARIA ATTUALITÀ CULTURA SPORT RECENSIONI MUSICA SVAGO

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Il libro racconta la storia di Euge--

ditore milanese Paolo de Gasperis. Le giornate trascorrono tra l’uni-versità, la compagnia dell’amica Ludovica e feste alla sera. La sua famiglia però entra in crisi: il gran-de cantiere di suo padre è stato sequestrato, il suo studio perqui-

mamma Lucilla vede in questa si-tuazione una tragedia e, ben presto, la rottura della famiglia. Eugenia non si rende conto di questo cam-biamento, distratta da un ragazzo all’università, Tobias, unico che sia riuscito a farla sentire per com’è realmente: semplice, profonda e intelligente. Ma ben presto anche Eugenia capirà che non verrà ri-sparmiata dall’uragano famiglia-re. Con questo romanzo l’autrice, Giulia Ottaviano, riesce a eseguire un perfetto ritratto dell’Italia della sua generazione.GIULIA OTTAVIANO è nata nel 1987 a Cittadella ed è cresciuta fra Roma, Catania e Milano. Di-plomatosi proprio nel nostro liceo , si trasferì poi a Londra, dove la-vorò in un’agenzia letteraria. Si trasferì poi a Torino per frequenta-re la scuola Holden. Nel 2009 ha partecipato alle “Prove d’Autore di Esor-dire” e ha partecipato a Documentary in Europe con un lavoro sugli uomini nel nuoto sin-

-no, dove vive (ancora per poco?) e studia Lettere all’Università Sta-tale. “L’amore quando tutto crolla” è il suo primo romanzo.

L’AMORE QUANDO TUTTO CROLLA: intervista all’autrice Giulia Ottaviano a cura di Konrad Borrelli

- Quanto hai impiegato a scri-verlo?Dal momento in cui ho abbozzato per la prima volta la storia del ro-manzo a quando è stato pubblica-to sono passati complessivamente tre anni. Tre anni di lavoro appas-sionato che per forza di cose era però spesso interrotto dagli impe-gni quotidiani. Non è stato facile conciliare gli obblighi di lavoro e i periodi di studio universitario con la scrittura, ma non mi piace par-

dedicato al romanzo è tempo che io ho deciso di ritagliare e sottrarre alla vita di tutti i giorni. Un tempo prezioso che alle volte durava una notte, altre una settimana, quando

- Ci sono aspetti comuni tra te e la protagonista?Facciamo parte della stessa gene-

Novanta, del ventennio-Berlusco-ni, dell’Italia del malaffare, ma una sovrapposizione fra lei e me è del tutto incongruente. Certo, è più facile raccontare ciò che si co-nosce, perciò in tutto il romanzo ci sono qua e là dettagli, storie e spunti che ho ripescato dalla mia memoria, e vuol dire non solo dal mio vissuto. Ho “rubato” anche dalla vita di amici, di conoscenti, e ovviamente dalle vicende di al-cuni personaggi pubblici. - Attraverso Eugenia, Ludovica e le loro storie,volevi rappre-sentare una realtà contempo-ranea?Ho cercato, per quanto mi fos-se possibile, di rappresentare in modo verosimile un aspetto e

una categoria sociale della mia città. A mio parere Milano è da sempre uno specchio, in positivo o in nega-tivo, dell’andazzo dell’Italia. Per la vicenda di Rinasco mi sono infatti ispirata al quartiere Santa Giulia,

prima pagina sui giornali, ma non essendo una giornalista d’inchiesta ho voluto raccontare – ipotizzando una storia possibile – la vita di una ragazza che è anche una vittima, suo malgrado, dell’Italia contempora-nea, e soprattutto di suo padre, che ne rappresenta il lato peggiore. - Tobias: Milano vista dagli occhi di uno straniero?Tobias è la controparte della prota-gonista. È il mondo diverso dal suo

-mente con occhio critico il proprio. Più ci si allontana dall’Italia e da Milano più e facile vederne pregi e difetti. Questo “allontanamento” nel romanzo è possibile solo grazie a Tobias. È il motore del cambiamen-to di Eugenia. - Saresti in grado di spiegare il

Ho voluto ritagliare un segmento della vita di Eugenia, rappresentare un mese cruciale per la vita della mia protagonista: l’attimo che precede il crollo. Per me il romanzo non pote-va che concludersi nel punto in cui si conclude. Ciò che succede dopo il

-liare, ma non m’interessava raccon-tarlo. Quale che sia la decisione che

vita rimarrà irrimediabilmente se-

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Beccarioti, stanchi di studiare tomi e tomi? Ecco i metodi che ogni studente sogna per non passare interi pomeriggi a coniugare verbi irregolari davanti ad uno specchio! Il primo passo va fatto a scuola: cercate di prendere appunti schematizzati e colo-rati, e soprattutto utilizzate le ‘’freccette’’ per indicare i collegamenti. Se studiate dal libro, ricordatevi la posizione delle immagini ed evidenziate con colori. In questo modo la vostra memoria visiva as-socerà a un determinato colore una deter-minata informazione, creando così nella vostra mente un perfetto lay-out. Questa tipologia di memoria viene svi-luppata anche quando ad un oggetto si attribuisce un concetto. Ci spieghiamo: mentre cammini nella tua stanza ripeten-do storia, ovviamente vedi degli oggetti. Mettiamo che tu stia ripetendo le guer-re puniche e mentre parli di Pirro, passi davanti al peluche a forma di coccodrillo di quando avevi 2 anni. Inconsciamente

e, ripetendo nuovamente, ripercorrendo lo stesso giro un’altra volta, riassocerai in automatico il ‘’ coccodrillo’’ a Pirro.La questione si complica quando ti trovi

eccezioni, aggettivi e quant’altro. Cosa fare in questi casi? O cercare assonanze tra parole, creando collegamenti da ma-

-rità ( x es. in greco tra i verbi in ‘’mi’’

c’è istemi, che vuol dire ‘’collocare’’, ”sistemare” > tu sistemi >(S) istemi.) O inventarsi un divertente nesso logico che le colleghi. Come acronimi o storiel-le per la memoria. Un esempio per tutti

ricordarsi tutte le eccezioni della quarta declinazione in latino( dativo e ablativo plurale in ubus): c’era un ARCUS, che perse la ‘’R’’ e divenne un ACUS, che si sposò con una ‘’L’’ e divenne un LACUS,

-CUS. Sotto i grandi rami della quercus c’era una SPECUS ( grotta ndr) den-tro alla quale c’era una donna che stava PARTUS un bambino, del quale uscì per

-menticarle prima dell’esame di maturità! Spesso aiuta anche gesticolare per rap-presentare il concetto espresso. Il movi-mento viene involontariamente attribuito all’idea, episodio, nome studiato. Che tu lo voglia o meno, il saper memorizzare ti tirerà spesso fuori dai guai, e ricorda che per un rapido e buon apprendimento non c’è bisogno di un grande intelletto, poiché è nel momento in cui riusciamo a dare un senso al materiale da organizzare, siamo già a metà dell’opera.

Martina Samperi e Manè Chobanyan

TRUCCHI MNEMONICICRONACHE DEL BECCARIA ATTUALITÀ CULTURA SPORT RECENSIONI MUSICA SVAGO

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“Un’ ape secondo la teoria dell’ aereo-dinami-ca, non potrebbe volare . Le sue ali sarebbero troppo piccole, per poter sollevare un corpo così pesante.Ma l’ape, si sa, vola lo stesso. Perché l’ape se

-possibile” (Marco Pelizza).La cultura per la cultura o la cultura per la vita?Nel primo caso l’uomo si dovrebbe fermare all’ oggettiva constatazione che l’ape non po-trebbe volare. Nel secondo l’uomo si trova invece davanti ad una realtà indipendente per cui non basta la cultura di per sé ma serve cercare, vivere, andare ancora più a fondo.Nel primo caso si crea un muro di emozioni formato da tanti mattoni impilati l’uno sull’al-tro senza calce a tenerli insieme.La calce è l’esperienza, la realtà, la vita, che serve a dare una base a conoscenze altrimenti prive di sostanza.Ma la sola calce, senza mattoni può creare un muro? Conoscenze effettive ed esperienza;

sono due poli opposti che necessariamente de-vono attrarsi, ricavando forza e sostanza l’uno dall’altro. Questa unione essenziale non si re-spira purtroppo nelle aule, nelle quali non si ha più la concezione di scuola come palestra

catena di montaggio, dove si studia, si studia, si studia. Il come, il perché e il per chi, non è dato sa-pere.Ci troviamo così risucchiati in un meccanismo che ci impedisce di avere una visione di quel-lo che, studiando, stiamo costruendo per noi stessi. Entriamo dunque in un circolo vizioso

LA TEORIA DELL’APEdove non si riesce a vedere altro che il voto, che le ore passate a studiare, che gli argomenti imparati a memoria giusto per essere poi ac-cantonati dall’arrivo di un altro argomento.E’ quando queste realtà si susseguono in un vortice di interminabili pretese e di soddi-sfazioni che non fanno in tempo ad essere

se stesso ma di non perdersi in questo stesso vortice. Il corpo precede la mente nel reagire, sintetizzando il travaglio che nell’inconscio è già in atto.Gli effetti sono molti e noti, come tachicardia,

-zioni spesso improvvise universalmente cono-sciute come attacchi di panico.Si tratta di un’ansia che si discosta da quella positiva: non consiste più in uno slancio che

uno stimolo necessario per conseguire degli obiettivi , ma di una percezione sensibile della realtà che vincola e reclude in un carcere. Per-vasi da quest’ansia, nel nostro campo visivo

può volare.

Martina Maraiulo Bianca Casati

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Povero calcio italiano, non sono ancora terminati gli echi del calcio scommesse, di cal-ciopoli, del doping ed ecco apparire lo spettro del “tifo malato”, razzista, incivile.Eppure, indipendentemente dalla fede calcistica – io sono milanista ma penso di inter-pretare il pensiero di tanti juventini, interisti, laziali, etc –sono certo di poter affer-mare senza tema di smentite che – almeno negli ultimi due o tre anni - il tifo italiano non abbia mai raggiunto i livelli di pericolosità che hanno reso tristemente noti gli stadi e i tifosi inglesi, tedeschi e – in un passato non così lontano -anche quelli nostrani. Oggi il tifoso più scatenato sem-bra accontentarsi di sfottere magari un po’ troppo pesante-mente l’arbitro, la squadra av-versaria, il proprio allenatore e la dirigenza ma non tira pe-tardi e non accoltella passanti indifesi.Gli stadi non sono teatri di prosa o scuole di bon ton ed i tifosi vi si recano non solo per seguire la squadra del cuore, ma per sfogarsi gridando un po’, insultando l’allenatore e l’arbitro, magari sfottendo l’ altra squadra: talvolta si scade nel volgare, forse nell’ offen-sivo ma il voler tacciare a tut-ti i costi le curve di razzismo sembra più qualunquismo che critica costruttiva.Per venire ad un episodio che mi sta a cuore citare, dome-nica 6 Ottobre si è disputata a Torino la partita Juventus-Milan di cui si è fatto un gran

parlare per i presunti cori raz-zisti indirizzati dai milanisti ai tifosi napoletani.La procura federale, con un provvedimento impopolare quanto francamente spropo-sitato, ha quindi sanzionato il Milan con la chiusura del-lo stadio per una giornata: i tifosi d’Italia, tra cui anche quelli della stessa squadra partenopea, si sono trovati, quasi loro malgrado, uniti nel criticare il provvedimento ed hanno espresso la loro opinio-ne sui vari siti internet e sui giornali .Incredibile leggere che la curva dell’Inter solidarizzava con il Milan al punto tale da proporre di boicottare la lega

-gratori “ da chiusura” in tutti gli stadi: pensate che sia una alleanza tra disperati? Io non credo, mi piace pensare che i tifosi, di ogni colore ed età siano affratellati dalla fede calcistica e , solidali, non sia-no disposti a farsi tacciare di razzismo con tanta facilità.Dopo alcuni giorni il provve-dimento è stato annullato con conseguente possibilità del Milan di giocare la partita del prossimo sabato a stadio aper-to: ma non si deve abbassare la guardia. Sinché si tratta di cori, nulla quaestio, ma si deve tenere continuare a vigi-lare per impedire alla violen-za, quella vera, quella che fa paura, uccide, ferisce, mutila, di invadere gli stadi.Prendiamo dunque esempio dagli stranieri! Gli inglesi, dopo decenni in

cui gli stadi erano interdetti a chiunque non girasse armato di catene o manganelli han-no reso accessibile anche alle famiglie recarvisi per godere una partita in tutta tranquilli-tà.Ma come hanno fatto a in-vertire la tendenza e rendere vivibili gli stadi senza annien-

Molto semplicemente han-no isolato gli hooligans, che erano il principale problema : con poco riguardo alla priva-

pubblicato su giornali foto per rintracciare i violenti , in-

inibendo loro l’ingresso. Cer-ti fattacci non sono spariti, ma molto diminuiti e se non altro non avvengono più nei templi del calcio, ormai messi in si-curezza.Il nostro calcio ha decisa-mente bisogno di riacquistare credibilità perché pur essendo uno dei più amati e seguiti ha visto via via appannarsi la propria immagine agli oc-chi del mondo e dei possibili investitori stranieri che tanto farebbero comodo a molte squadre italiane e che troppo spesso vengono disincenti-vati da costi eccessivi e dalle tensioni negli stadi e tra le ti-foserie.

Alberto Mangili

IL TIFO NEGLI STADICRONACHE DEL BECCARIA ATTUALITÀ CULTURA SPORT RECENSIONI MUSICA SVAGO

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Harry Potter lascia Hogwarts e si iscrive alla Columbia University. Promosso Daniel Ra-dcliffe come Allen Ginsberg da uno scettico:

-ne complessa del suo personaggio in uno dei simboli della Beat Generation. Evoluzione scatenata da diversi personaggi: Lucien Carr, protagonista morale, ragazzo ambiguo la cui vita sarà sempre condizionata da un rappor-to di amore e odio con un uomo più grande (interpretato da un barbuto Michael “Dex-ter” Hall); William Burroughs, rappresentato

Ginsberg); Jack Kerouac, dipinto fedelmente come un insofferente alle istituzioni e al con-tempo bisognoso di trovare conferme da esse (protagonista inoltre di una scena degna di Jackass). Sono questi i protagonisti di Giovani

nuovo Attimo fuggente”. Si può dire che chi -

tutto all’inizio, che riecheggiano le teorie del professor Prichard sulla poesia, o la linea di condotta severa in vigore nell’istituto Welton. Tale ambiente non può che far ribellare menti brillanti e ribelli come quelle dei protagoni-sti che, pur senza Robin Williams ad aiutarli, gettano le basi di un nuovo pensiero (citando Rimbaud), che si svilupperà in diversi anni e che tuttora lascia tracce. Come si intuisce dal-la locandina, questo percorso è affrontato da Krokidas (alla sua opera prima come regista) tramite il rapporto tra Ginsberg e Lucien Carr: un rapporto tormentato, che conosce un’asce-sa rapida almeno quanto il suo declino, ma ne-cessario alla crescita di entrambi i personaggi. Soprattutto è un rapporto vero, fedele a ciò che è davvero avvenuto sin nei minimi particolari. Dal punto di vista tecnico meritano la fotogra-

mistica; ciò che appunto vissero questi poeti giovani e nuovi, ribelli e travagliati.

Luca Murgia

GIOVANI RIBELLI KILL YOUR DARLINGS

Immagina che si diffonda in tutta Europa un virus peggiore della peste. Immagina che i tuoi cari si trasformino in zombie violenti e non possano più tornare come prima. Imma-gina che la cura sia peggiore del male. Maxi Dejoie propone questo scenario, parlando di una malattia che danneggia il sistema nervoso centrale e distrugge l’istinto di sopravvivenza, The Gerber Syndrome. Esso viene ottimamen-te descritto da due persone: Antonio, un me-dico che assiste al decorso di una contagiata e Luigi, addetto al rastrellamento degli infetti. Molto importante è il messaggio di critica so-

-no infatti rinchiusi in moderni lazzaretti, che escludono contatti con l’esterno e per questo sono demonizzati da protestanti e soprattutto dai loro familiari; le altre persone sane invece non se ne preoccupano, sottovalutano il morbo e generano più danni dei malati. Le strutture non sono adeguate contro l’epidemia: Luigi è lasciato solo nella cattura di chi una volta era suo amico e parente per cinici motivi di budget.

(da to mock= imitare; imita un documentario), con tanto di numeri e statistiche che danno una resa angosciatamente realistica. Motivi di lode

pulita e la recitazione sporca ma naturale; la psicologia dei personaggi è ben curata e rea-listica. È interessante inoltre come con gli ele-menti tipici di un horror si riesca a diffondere un messaggio di indifferenza sociale molto im-portante. The Gerber Syndrome è un esempio nel cinema indipendente internazionale: con 20000 euro infatti Dejoie ha prodotto a mio

dieci anni, quantomeno del genere.

la sala; solo ora sono disponibili poche copie

pena, anche per il corto extra intitolato Resi-stanz: pungente e ad effetto. Preparatevi quindi a essere contagiati da The Gerber Syndrome!

Luca Murgia

THE GERBER SYNDROME CRONACHE DEL BECCARIA ATTUALITÀ CULTURA SPORT RECENSIONI MUSICA SVAGO

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“Sul pavimento mi trovo più a mio agio. Mi sento più vicino al dipinto, maggiormente parte di esso, perché in questo modo posso camminarci intorno

-vassimo passivi un quadro di Pollock non ci arrive-

-lora invece andassimo alla ricerca di informazioni quali la vita dell’artista e il movimento pittorico di cui fa parte, ecco che inizieremmo a vedere da una prospettiva completamente diversa: non sono più semplici schizzi ma sono passi di danza: vere

-lock in persona con un pennello in mano. Come palcoscenico qualcosa di molto singolare: la tela; tela appoggiata al pavimento, in modo tale da po-terci camminare intorno, salirci sopra ed entrare

dell’arte astratta, ma Pollock è stato una rivelazio-

artista tradizionale. Nasce nel 1912 nel Wyoming

tribù indiana dei Wadatkut, dai quali assimila il cul-to per la natura e le forme rituali. Il suo carattere ribelle emerge sin da ragazzino, quando venne più volte espulso da scuola; l’alcool diventò ben pre-sto il suo principale vizio. Questa debolezza sarà la causa della precoce morte avvenuta nel 1956. Tutta

conduttore: “ La pittura è scoperta di sé. Ogni bravo artista dipinge ciò che è”. Da questa frase possiamo trarre le nostre conclusioni: Jackson Pollock era, secondo questo principio, un artista eccellente. Tut-ta la sua rabbia e frustrazione, la sua infanzia trava-gliata, tutti sentimenti che emergono trasparenti dai

la mostra “Pollock e gli Irascibili” che si terrà a -

ti sono acquistabili direttamente sul posto. E’ una mostra che prende in esame come artista principale Pollock e molti suoi contemporanei del movimento dell’Espressionismo astratto.

Naomi Grillo

“LA MIA PITTURA NON VIENE DA UN CAVALLETTO”

Al Teatro OSCAR dall’16 al 20 ottobre 2013 la drammaturgia di Tom-maso Urselli, la regia di Valentina Colorni e l’interpretazione di Maria Eugenia D’Aquino ci hanno riportato indietro nel tempo nell’Alessandria d’Egitto del IV sec. d.C. . Lo spetta-

-tire per sempre la sua ossessione per la divulgazione della ‘conoscenza’, e per la sua ostinazione nel difendere i baluardi della cultura dell’antichità. Una novità che ha caratterizzato la terza ripresa dello spettacolo è che al termine è stato tenuto un dibattito con protagonisti ed esperti. Uno spet-tacolo entusiasmante che univa sia elementi di invenzione sia richiami a libri famosi come ‘Il nome della rosa” di Umberto Eco. Attendiamo il ritor-

coinvolgente che ci permetterà di

tanto lontana nel tempo quanto attuale

Naomi Grillo

IPAZIALA NOTA PIÙ ALTA

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(ME)(TE)O MUSICAIl meteo sugli appuntamenti e gli avvenimenti del panorama musicale italiano e non.a cura di M.C.Fusco

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Concerti in programma a Novembre· 30 Seconds to Mars: il trio capitanato da J.Leto approda il 2 Novembre al Mediolanum Forum di Assago per promuovere il nuovo album“Love, Lust, Faith and Dreams”;· Fabri Fibra: Il rapper di Senigallia porta il suo Guerra e Pace Tour”Panico Edition”all’Alcatraz il 12 novembre;· Negramaro:“Una storia semplice Tour 2013”si ferma al Mediolanum Forum il 16 Novembre. Il grup-po salentino canterà anche il nuovo singolo“Ti è mai successo”;· Max Pezzali: dal 18 Novembre l’ex 883 autore delle canzoni che fanno parte delle colonne sonore dell’adolescenza di tanti dal 1989 canterà al Mediolanum Forum di Assago;· Tom Odell: il giovane artista di“Grow old with me”arriverà al Factory il 19 Novembre.

· Bastille: Il gruppo londinese, che grazie al singolo estivo Pompeii ha vinto il primo disco di platino, si esibirà 23 Novembre all’Alcatraz.

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Album e singoli in prossima uscita· Giorgia:“Senza Paura”sarebbe il titolo dell’album che uscirà il 5 Novembre ad un mese di distanza dal singolo estratto“Quando una stella muore”e a due anni dal suo ultimo lavoro“Dietro le apparenze”;· Lady Gaga ARTPOP: miss Germanotta ha deciso di tenere sulle spine i Little Monster pubblicando

per l’11 Novembre ma, per la pazienza dei fan, ha reso noti due singoli “Applause”e“Aura”e, il 27 Ottobre, uscirà il terzo estratto“Venus”;

in mondovisione. Mondovisione però è anche la visione di un mondo>> ha detto mentre contestava il fatto che fosse caduto dal palco durante un concerto e due minuti dopo il suo amico di Los Angeles sapeva già tutto;· One Direction: il 25 Novembre uscirà il nuovo album“Midnight Memories”, per la gioia delle fan che hanno attaccato le biglietterie in vista dei prossimi concerti (SOLD OUT in 15 minuti, possibile?).

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Artista del mese (a cura di Chiara Mentore)Secondo un sondaggio il cantante del mese è Macklemore. Ecco qualche informazione per conoscere meglio questo artista.Ben Haggerty, in arte Macklemore (Seattle,19 giugno 1983). È un rapper, cantante e cantautore sta-tunitense . Fino ad oggi ha pubblicato un mixtape, tre EP e due album senza il supporto delle mag-

superando le 430 milioni di visualizzazioni, e negli Stati Uniti ha raggiunto la prima posizione nella Billboard Hot 100, vendendo oltre 2.2 milioni di copie. Poco dopo Macklemore e il suo compagno Ryan Lewis hanno rilasciato un nuovo singolo. Cant’ hold us, che ha raggiunto molte visualizzazioni in poche settimane. Nel 2005 ha pubblicato il suo primo album The Language of My World che ha raggiunto le 15.000 copie vendute negli Stati Uniti. Il 9 ottobre2012 Macklemore ha pubblicato il suo secondo album The heist, che si è posizionato al secondo posto nella US Billboard vendendo 78.000 copie solamente nella prima settimana.

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REBUSLa soluzionenel prossimo numero!!!

CRUCIVERBA

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Berlusconi. Il Cavaliere, essendo stato condannato a una pena superiore ai 2 anni, non può più ricoprire alcuna carica pubblica, come prevede lo statuto. Il tam-tam mediatico venutosi a creare ha portato il paese in una situazione di disagio maggiore, col governo, sostenuto dalle larghe intese, che sembrava vacillare ogni giorno sempre di più. In un paese con già tanti grattacapi se n’è aggiunto un altro, quello riguardante l’eleggibilità o meno di Berlusconi che, dopo svariati ed innumerevoli processi, molti dei quali caduti in prescrizione (ovvero non si è mai dimostrato la totale innocenza del Cavaliere su molti capi d’accusa a lui imputati), sembra essere arrivato ad un bivio. In atto ci sono molti processi ancora, il più pericoloso per lui riguarda il “Rubygate” nella quale in primo grado è stato condannato a 7 anni di reclusione per concussione e prostituzione

-ne dell’eleggibilità e penso che non abbia senso parlarne: i politici hanno tanto su cui pensare, al CAV ci pensi la magistratura.