L'urlo della farfalla di Macello Viel

25

description

Da sempre, il bosco ai piedi della collina ha suscitato un terrore indicibile negli abitanti di Loudon, un paesino della Normandia. Questo perché i vecchi narrano che coloro che hanno osato sfidarlo, non hanno più fatto ritorno o sono stati restituiti pazzi. Quando Jacques, a causa della follia scoppiata dentro le antiche mura del paese, che costerà la vita alla sua amata Isabel, cerca rifugio proprio in quella macchia gigantesca di verde, è un uomo distrutto. Sembra ormai deciso a togliersi la vita, quando il bosco gli offrirà una possibilità di riscatto. Dopo aver varcato il confine che divide il mondo visibile da quello invisibile, Jacques si imbatterà in tre porte, attraversando le quali si ritroverà a compiere un incredibile viaggio fisico e, al tempo stesso, spirituale dentro se stesso, finito il quale niente per lui sarà più come prima. Poco a poco, tornerà ad assaporare la vita quando una sera, violando il sacro patto di non rivelare a nessuno le magie vissute nel bosco…

Transcript of L'urlo della farfalla di Macello Viel

Page 1: L'urlo della farfalla di Macello Viel
Page 2: L'urlo della farfalla di Macello Viel

MARCELLO VIEL

L’urLo deLLa farfalla

Romanzo Gotico

Page 3: L'urlo della farfalla di Macello Viel

Copyright © 2011 CIESSE Edizioni Design di copertina © 2011 CIESSE

Edizioni

L’urlo della farfalla di Marcello Viel

Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per la pubblicazione e/o l’utilizzo della presente opera o di parte di essa, in un contesto che non sia la sola lettura privata, devono essere inviate a: CIESSE Edizioni Servizi editoriali Via Conselvana 151/E 35020 Maserà di Padova (PD) Telefono 049 78979108/8862964 | Fax 049 2108830 E-Mail [email protected] P.E.C. [email protected] ISBN 9788897277545 Collana GREEN Versione eBook http://www.ciessedizioni.it

Page 4: L'urlo della farfalla di Macello Viel

NOTE DELL’EDITORE Il presente romanzo è opera di pura fantasia. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi e-mail, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale e involontario.

Quest’opera è stata pubblicata dalla CIESSE Edizioni senza richiedere alcun

contributo economico all’Autore.

Page 5: L'urlo della farfalla di Macello Viel

BIOGRAFIA DELL’AUTORE Marcello Viel nasce a Catania nel 1968. Si è laureato in Filosofia presso l’Università di Padova nel 1993. Nel 1994 ha pubblicato con la casa editrice Nuovi Autori di Milano la raccolta di poesie Il Carnevale dell’anima.

A Mari, la mia compagna eterna

Page 6: L'urlo della farfalla di Macello Viel

P R O L O G O

Page 7: L'urlo della farfalla di Macello Viel

Staufen, Foresta Nera, estate 1950

Un’ora circa di ritardo. Seduto sulla sedia a rotelle, davanti alla finestra della camera, non riuscivo ad abbassare il binocolo dalla strada che scendeva dalla collina di fronte. La pazienza non era certo una mia virtù.

“Che diavolo di ore sono?”

“Ancora? Basta, Per carità! Che ore vuoi che siano? Se prima erano le quattro meno cinque, adesso saranno le quattro”, sbottò seccata la mia infermiera tuttofare.

“Che gli sia successo qualcosa di brutto?”

“Non fare il solito corvaccio del malaugurio”, mi rimbrottò, continuando a sistemare le lenzuola sul materasso, “Paul è un ragazzo in gamba e se non è ancora qui, avrà i suoi buoni motivi.”

“Già”, ribattei ironico, mettendo a fuoco il più possibile il binocolo, “e adesso credo anche di sapere quali siano.”

In quel momento, infatti, era apparsa la sua macchina in cima alla collina e, da ciò che intravedevo, questa volta era in compagnia di una ragazza.

Page 8: L'urlo della farfalla di Macello Viel

“Oggi tè e biscotti per quattro. Paul, purtroppo, ha scoperto che esistono le donne.”

“Perché lo dici con quel tono dispiaciuto? Dovresti rallegrarti invece di immusonirti”, mi rimproverò ancora la mia giovane amica.

“Se il ragazzo inizia a correre dietro alle sottane, quando mai troverà il tempo di venir a far visita a questo povero vecchio? Almeno durante le vacanze estive, speravo di averlo tutto per me”, mi lamentai.

Con molta fatica, mi alzai dalla sedia a rotelle, presi il bastone e piano mi avviai verso il pianerottolo, con Anne alle mie spalle che vegliava su ogni mio passo. Ero ormai giunto alla fine della scalinata, quando la porta d’ingresso si spalancò violentemente, facendomi prendere un grosso spavento e Paul fece irruzione insieme a una ragazza minuta, dai lunghi capelli rossi raccolti dietro la nuca.

“Ciao Anne”, salutò entusiasta, il bell’imbusto. “Zio Jacques, scusa per il ritardo, ma oggi volevo farti una sorpresa.”

“Bè, se la sorpresa è questa graziosa signorina, sei giustificato”, risposi, facendo

Page 9: L'urlo della farfalla di Macello Viel

diventare le guance della sua giovane amica dello stesso colore dei capelli.

Quando finalmente raggiunsi il pianterreno, il nipotastro procedette alle presentazioni di rito.

“Zio, lei è Sara, italiana, vive a Parigi e parla molto bene il francese. Sara, lui è Jacques, legato alla mia famiglia dalla notte dei tempi, amico d’infanzia addirittura di mio nonno Arthur. Dopo i miei genitori, è la persona alla quale voglio più bene. Lei invece è Anne, la bella e fatale infermiera che accudisce zio Jacques. Tutti la desiderano qui in paese, ma lei non dà speranze a nessuno. Pensa che ha rifiutato perfino me.”

“Si vede che è una ragazza intelligente”, lo canzonò l’amica, strizzando l’occhiolino complice ad Anne.

“Paul, lascia perdere”, lo consolai, prendendolo sotto braccio, “sono tutte e due ossi troppo duri per i tuoi teneri dentini. Piuttosto figlioli, se non sbaglio, in giardino ci stanno aspettando tè e biscotti.”

Quando fummo seduti a tavola, Sara raccontò di aver conosciuto Paul all’accademia di Belle Arti di Parigi, dove era

Page 10: L'urlo della farfalla di Macello Viel

iscritta al primo anno, mentre lui vi andava di rado a fare da modello.

“Hai sentito, zio? Questa, in realtà, è la vera sorpresa che volevo farti. Sara dipinge molto bene e scommetto che, prima o poi, sentiremo parlare di lei.”

“La verità è che appartengo a una famiglia di pittori o, per meglio dire, di pittrici, dato che le uniche ad avere dimestichezza con i pennelli, oltre a me, sono mia nonna e mia madre, mentre mio padre non ha mai avuto alcuna inclinazione artistica. Comunque, signor Jacques…”

“Per carità figliola, dammi del tu. Ho novant’anni, ma lo spirito è quello di un ventenne. Quindi, in un certo senso, possiamo considerarci coetanei, no?”

“Va bene, Jacques. Quello che volevo dire è che se oggi sono qui, è perché Paul mi ha parlato tanto dei tuoi dipinti e soprattutto dei tuoi ritratti. Dice che sono capolavori immortali e ti confesso che muoio dalla curiosità di vederli. Ti prego, puoi mostrameli subito? Non resisto più.”

“Nessun problema, ragazza mia, una tal passione per l’arte merita senz’altro di essere premiata. Anne ti accompagnerà di sopra a

Page 11: L'urlo della farfalla di Macello Viel

vedere quello che desideri, mentre Paul e io aspetteremo qui, con calma.”

Rimasti soli, il nipotastro venne a sedersi vicino a me, senza riuscire a nascondere una certa ansia.

“Allora, zio, cosa ne pensi di Sara?”

“Mi sembra una bella persona. A modo, semplice, buona d’animo e mi piace che abbia inclinazioni artistiche. Comunque, posso anche sbagliarmi ma ho la sensazione che la fanciulla non ti sia del tutto indifferente.”

“Sono innamorato pazzo, altro che indifferente! Non riesco però a capire se anche lei provi qualcosa per me. Cosa devo fare? Non ho esperienza con le donne, non vorrei rovinare tutto apparendole goffo o, peggio ancora, stupido”, mi aprì il suo cuore.

“Oh mio Dio, Paul, devi fare ciò che senti. E comunque tutti con le donne, prima o poi, hanno fatto figure barbine, me compreso. Servono anche quelle, credimi”, gli risposi, guardandolo con amorevole compassione.

“Sì, lo so”, annuì, senza convinzione, “il punto è che ho già ventidue anni e non ho mai nemmeno… bè, insomma, hai capito, no? Alla mia età alcuni sono già sposati.”

Page 12: L'urlo della farfalla di Macello Viel

“Ti ripeto che la cosa migliore è semp…”, ma qui mi fermai perché mi accorsi che Sara, immobile davanti alla tavola, mi stava fissando con un’espressione incredula, come se non credesse ai suoi occhi.

“Quei tre dipinti appesi in camera tua, quelli dei demoni! Oh, mamma mia, è incredibile, sono talmente emozionata.”

Paul, sorpreso nel vederla tanto agitata, le chiese di cosa stesse mai parlando.

“Sto cercando di dire che, pochi giorni fa, ero a casa di mia nonna, la quale colleziona di tutto, soprattutto riviste d’arte. Proprio mentre ne sfogliavo una dei primi anni del novecento, mi sono imbattuta nella strana storia di un pittore che, in quel periodo, ebbe un successo clamoroso. Insomma, per farla breve, come devo chiamarti: Jacques oppure Jack Farfalla?” Si aprì, quindi, in un sorriso di soddisfazione, orgogliosa della sua scoperta.

Paul, allora, la rimproverò di non dire sciocchezze, senza però riuscire a scoraggiare la rossa.

“Nel celebre articolo di sir Robert Moon, c’era scritto che Jack iniziò a dipingere dopo aver vissuto un’esperienza incredibile nel

Page 13: L'urlo della farfalla di Macello Viel

bosco di Loudon e che poteva essere considerato il più grande ritrattista dell’epoca. Non ne sai niente, Jacques? Paul, venendo qui, mi ha detto che tu e suo nonno Arthur siete nati e cresciuti insieme, guarda caso proprio a Loudon.”

Quelle parole mi colsero del tutto impreparato e tanto fu l’imbarazzo che non ebbi nemmeno la forza di mentire o di difendermi.

“Insomma, Sara”, sbottò invece Paul, “lui non ha niente a che spartire con questo tale dal nome tanto ridicolo, non è vero zio?” Mi guardò negli occhi come a cercare una conferma che purtroppo non potei dargli.

“Paul, la tua perspicace amica ha ragione. Io sono quel tale dal nome ridicolo.”

Al che, anche il nipotastro sgranò gli occhi, fissandomi allibito.

“L’articolo, se non sbaglio,” continuò Sara, eccitata, “parlava di tre misteriose porte che avresti trovato nella tua fuga nel bosco, dietro le quali c’erano la sala dei ricordi, la caverna degli dei e niente, la terza proprio non me la ricordo.”

“La stanza della visione”, le venni in aiuto, chiudendomi subito dopo in un silenzio

Page 14: L'urlo della farfalla di Macello Viel

inquieto. Dio mio, le parole di quella ragazza avevano riportato a galla, dentro di me, un mondo che credevo rimosso per sempre nell’oblio. Invece, tanti brutti ricordi tornarono in fretta ad affollare la mia mente, risvegliando anche, per un attimo, quel terribile senso di colpa che mi aveva attanagliato per lunghi, interminabili anni.

“Scusami Jacques, forse sono stata un po’ invadente. Non vorrei aver riaperto ferite…”

“Non preoccuparti, figliola”, la rassicurai, “tu non centri niente. Il fatto è che consideravo questa storia morta e sepolta e mai avrei immaginato che potesse tornare a perseguitarmi addirittura a un passo dalla tomba. Comunque, se è successo, un motivo ci deve essere e io credo di intuirlo.”

Paul, sempre più sorpreso da ciò che stava scoprendo, chiese allora spiegazioni, al che Jacques, dopo averci riflettuto sopra, rispose a sua volta con una domanda.

“Avete mai sentito parlare della maledizione di Loudon?”

“Sì, una volta nonno Arthur disse qualcosa a riguardo, ma a dire il vero non ricordo niente”, ribatté pronto Paul. Sara, invece, non ne sapeva nulla.

Page 15: L'urlo della farfalla di Macello Viel

“Bene, forse è giunto il momento di rivelare un segreto che ho gelosamente custodito per quasi mezzo secolo. Innanzi tutto sappiate che Loudon non esiste più, unico paese della Normandia che, dopo essere stato raso al suolo nell’ultima grande guerra, nessuno ha più voluto ricostruire. Già durante il primo conflitto era andato distrutto, ma la gente, non volendo arrendersi a quella che riteneva una stupida leggenda, si era data da fare per rimetterlo subito in piedi. Ora, che ci crediate o no, io sono l’unico vero responsabile della maledizione che colpisce la collina di Loudon.”

A quelle parole, Paul rimase a bocca aperta, guardandomi come se mi vedesse per la prima volta, mentre Sara si fece ancor più curiosa.

“Jacques, ti prego, raccontaci tutto dall’inizio.”

Anche il nipotastro ora voleva andare fino in fondo alla faccenda.

“Zio, Sara ha ragione. Non puoi tirare il sasso e poi nascondere la mano. Anch’io voglio sapere come sono andate le cose.”

Cercai lo sguardo di Anne, la quale, senza essere vista dagli altri due, mi diede il suo

Page 16: L'urlo della farfalla di Macello Viel

silenzioso assenso a cimentarmi in uno sforzo tanto impegnativo.

“Va bene figlioli, mi sa che questa volta non posso tirarmi indietro. Quanto tempo potete dedicarmi?”

“Tutto quello che vuoi”, mi risposero all’unisono.

“Perfetto, perché ho intenzione di non tralasciare alcun particolare di questa incredibile storia che mi ha visto, mio malgrado, protagonista. Una storia per certi versi inquietante e per altri tragicomica, come avrete modo di sentire. Vi prego solo di una cosa: domande, curiosità, osservazioni sarò lieto di ascoltarle alla fine del racconto, ma non prima. Sulla soglia dei cento anni temo, infatti, di perdere il filo dei ricordi se mi interrompete di continuo. D’accordo?”

Tutti e due annuirono, mettendosi comodi sulle sedie, mentre Anne venne a sedersi vicino a me.

“So che non vedete l’ora di sapere cosa accadde davvero in quel bosco, ma dovrete pazientare ancora per un po’. Il mio racconto partirà, infatti, da più lontano, affinché capiate il motivo che mi spinse ad abbandonare all’improvviso la mia adorata

Page 17: L'urlo della farfalla di Macello Viel

collina. C’è una data, a riguardo, che non potrò mai dimenticare, poiché segnò l’inizio della rovina del paese: il 15 ottobre del 1890.”

Page 18: L'urlo della farfalla di Macello Viel

L A C O L L I N A

Page 19: L'urlo della farfalla di Macello Viel

A R T A U D

Quel giorno, la gente di Loudon assistette incredula all’esecuzione del giudice Artaud, un uomo che si era guadagnato il rispetto e la stima dei suoi concittadini e al quale molti volevano addirittura bene. Verso mezzogiorno, il rintocco della campana fece calare un silenzio irreale sulla piazza. Quel funesto richiamo avvertiva che, da un momento all’altro, il condannato a morte sarebbe apparso dalla stradina che costeggiava la chiesa. Poco dopo, lo vedemmo arrivare sopra un carretto, in piedi, con le mani legate dietro alla schiena e un frate a fianco che declamava salmi e preghiere. Artaud sembrava sereno, in pace con la sua coscienza, tanto che a nessuno sfuggì, mentre lo conducevano al patibolo, quel sorriso ironico rivolto al palco delle autorità. Qui i suoi aguzzini, a differenza della gente comune, aspettavano impazienti il momento di vederlo penzolare sulla forca. Prima che il boia lo incappucciasse, gli fu offerta la possibilità di dire le sue ultime parole e lui, guardandoci a uno a uno negli

Page 20: L'urlo della farfalla di Macello Viel

occhi, preoccupato più per la nostra che per la sua sorte, così parlò:

“La commedia, oggi, si trasforma in tragedia. Dio abbia pietà di voi e delle sofferenze che vi saranno inflitte.”

Detto questo, chinò il capo e pregò per la sua anima. Il frate gli impartì l’estrema unzione e il boia gli infilò in testa un lugubre cappuccio nero. Pochi attimi dopo, Artaud era già un cadavere che dondolava al vento. Sul palco dei potenti qualcuno rise compiaciuto, altri si complimentarono tra loro, ma tra la gente comune si avvertì invece un certo turbamento. Nessuno ebbe il coraggio di dirlo apertamente, ma quell’esecuzione apparve, ai più, solo una grossa ingiustizia. Tutti conoscevano il giudice Artaud come un uomo probo e incorruttibile, sul cui retto giudizio si poteva sempre contare. Nel suo tribunale, la legge era davvero uguale per tutti, senza alcun occhio di riguardo per il rango dell’inquisito, tanto che Artaud non batté ciglio, a suo tempo, nel mandare in galera il figlio di un importante politico accusato di corruzione. Il giorno in cui fu giustiziato, la gente sussurrò che questa fosse la vera colpa che non gli era

Page 21: L'urlo della farfalla di Macello Viel

stata perdonata. Sebbene, dunque, qualcuno volesse convincerci che Artaud avesse abusato della sua funzione per colpire personaggi a lui indigesti, nessuno, in cuor suo, sembrò disposto a credere a quella che appariva una menzogna costruita ad arte per imbambolarci. Nel volgere di pochi giorni l’indignazione della gente però si assopì, ognuno tornò alla sua vita e non si parlò più del buon giudice morto ingiustamente. Io, invece, non avrei mai potuto dimenticarlo tanto in fretta. Artaud era un uomo d’altri tempi, fedele solo alla legge che incarnava e a un profondo sentimento di rispetto per ogni creatura di Dio. Lo conoscevo fin dalla mia infanzia, da quando cioè, magistrato di fresca nomina, prese l’abitudine, una volta alla settimana, di far visita ai trovatelli dell’orfanotrofio. Sua moglie era morta giovane, senza dargli la gioia di un figlio e Artaud, che amava i bambini alla follia, a suo modo, ci adottò tutti. Con i primi caldi primaverili, saliva dal paese all’istituto, facendoci sedere nel parco sotto a una grande quercia e qui, estratto un librone dalla borsa, leggeva storie incredibili che ci lasciavano a bocca aperta. Ogni narrazione portava con sé uno spettacolo di smorfie e di

Page 22: L'urlo della farfalla di Macello Viel

facce buffe, di voci strane e di pose assurde che creavano magiche atmosfere. Il parco svaniva davanti ai nostri occhi e, piano piano, scivolavamo nei mondi che quelle avventure ci svelavano. Talvolta ci faceva sognare o ridere di gusto, altre invece ci incuteva un tale terrore che di notte non riuscivamo più a dormire. La cosa più divertente, però, era che le sue storie non avevano mai una fine. Trovarne una era, infatti, compito nostro e il finale migliore era premiato con una manciata di caramelle. Tutti i suoi racconti avevano una piccola morale da consegnarci, con la quale ci spiegava la bellezza della natura e il dono della vita e sebbene allora non potessimo rendercene conto, ci tenevano al corrente dei fatti straordinari che stavano sconvolgendo il mondo fuori dall’Istituto. Ricordo bene, per esempio, la volta che ci narrò la triste fiaba della bella principessa Fantasia, scacciata dal cuore degli uomini per colpa di un’orribile strega chiamata Scienza. D’ora in poi, ci avvertì, chiunque avesse voluto rivedere il bel volto della principessa, avrebbe dovuto cercarlo di notte in esilio tra le stelle, oppure avrebbe potuto sentire ancora la sua voce sedendo a occhi chiusi nel silenzio del bosco.

Page 23: L'urlo della farfalla di Macello Viel

Artaud, insomma, era una persona buona e generosa che ci fece capire che, anche se non avevamo una famiglia, non dovevamo considerarci da meno degli altri bambini del paese. Ci trasmise la convinzione che ognuno di noi, nella sua vita, fosse chiamato a compiere una missione e che fosse un nostro preciso dovere scoprire quale. Poi, un triste giorno, ci comunicò che quella sarebbe stata la sua ultima visita. Il direttore dell’orfanotrofio non lo volle più tra i piedi poiché, a suo parere, quelle storie ci riempivano la testa di sogni e illusioni che non ci facevano bene. Questo era Artaud, non quel pericoloso criminale che volevano farci credere.

La sua tetra profezia sul patibolo, purtroppo, non tardò ad avverarsi. Non passò molto tempo dalla sua impiccagione che si scatenò l’inferno dentro le mura e noi tutti fummo in balia di una violenza insensata, che non risparmiò niente e nessuno. Nemmeno la mia povera Isabel, uccisa per un pezzo di pane e due gioielli da un misero ladruncolo. Prima, però, di vedere come si giunse a questa terribile catastrofe, devo fare ancora un passo indietro, per

Page 24: L'urlo della farfalla di Macello Viel

rendere evidenti i motivi che trascinarono la mia comunità alla rovina.

Page 25: L'urlo della farfalla di Macello Viel

M E R C A N T I

Nonostante le grandi rivoluzioni politiche, economiche e scientifiche che avevano sconvolto il mondo nell’ultimo secolo, Loudon era rimasto prigioniero di un oscuro medioevo, dove l’autorità più alta era ancora il prete, al quale spettava sempre l’ultima parola su ogni decisione di pubblico interesse. Così funzionavano le cose da noi. Un giorno però, alcuni mercanti arrivati da città lontane, si fermarono sulla nostra collina per avviare i loro affari e niente fu più come prima. Erano uomini di mondo, gente scaltra che non si lasciò intimidire dalla grande influenza che il prete esercitava su di una comunità di anime semplici e ignoranti. Sebbene, infatti, all’apparenza mostrassero grande rispetto per i precetti della chiesa e per il suo pastore, in realtà, le pensarono tutte pur di screditarli entrambi davanti ai nostri occhi. Il prete, soprattutto, era per loro un problema, con le sue prediche terrificanti che ci facevano il lavaggio del cervello affinché considerassimo le cose materiali come inutili e superflue e ci prendessimo cura più dello spirito che del corpo. Le