L'uomo che dà un'accelerata alla posta dei milanesi

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A lungo — per generazioni d’italiani, si potrebbe dire —laposta“privata”èstata una contraddizione in ter- mini:lettereecartolinearrivano,devo- noarrivare,conladivisagrigio-azzurra dei postini, ovvero dipendenti pubblici per definizione, rappresentanti dello Statochesapevanoraggiungereipaesi- ni più sperduti della penisola. Bisogna L’uomo che dà un’ accelerata alla posta dei milanesi I grandi marchi italiani - seconda serie / 7 Nexive(exRinaldi) Il sogno di un commendatore che voleva far comunicare le persone grazie a una schiera di reduci in bici. E che ebbe un’intuizione: recapitare le lettere in 24 ore. Così nasce la più grande impresa privata italiana di consegna a domicilio di Enrico Mannucci toccarelametàdeglianniSettantaper- chéquest’opinionesiaunpocoscalfita, bisognachelegrandicittàcomincinoa scoprireiponyexpress,iragazziinmo- torinochegarantisconoconsegnepiùra- pide.Così,oggi,nellacassettadellelet- tere si possono trovare corrispondenze chehannoseguitoun’infinitàdipercorsi diversi:daimicrosistemilocaliaigrandi vettori internazionali che dispongono addiritturadiproprieflotteaeree. Attenzione,però,sisbaglierebbealegge- requiunindicediprogresso,unsegnale dimodernità…Laveritàèche,semmai, sitrattadiunritornoalleorigini:ilmo- nopolio statale del servizio postale — allastreguadeitabacchiodelsale—è piuttostounaparentesi,unepisodiole- gato a dinamiche politico-istituzionali, all’interno di una storia enormemente Un pioniere della corrispondenza 1 -Ilcappellogialloblùdei postiniL’Espresso,azienda natanel1946chesifonde conlaRinaldiametàdegli anni 90. 2 -L’articolodel Corriere della Sera del 14settembre1979,che annuncialamortediCesare Rinaldi“pioniereprivato dellacorrispondenzacelere”. 3 -IlcommendatorRinaldi neglianni50nellasede dicorsoVeneziaaMilano. 4 -Unaricevutadell’Istituto nazionalefascistadella previdenzasociale. 1 4 2 3 SETTE |32—07.08.2015 74 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 07/08/2015 Pag. 74 N.32 - 7 agosto 2015 5 NEXIVE - Rassegna Stampa 03/08/2015 - 10/08/2015

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Alungo — per generazioni

d’italiani, si potrebbe dire

— la posta “privata” è stata

una contraddizione in ter-

mini: lettere e cartoline arrivano, devo-

no arrivare, con la divisa grigio-azzurra

dei postini, ovvero dipendenti pubblici

per definizione, rappresentanti dello

Stato che sapevano raggiungere i paesi-

ni più sperduti della penisola. Bisogna

L’uomochedàun’accelerataallapostadeimilanesi

I grandi marchi italiani - seconda serie / 7 Nexive (ex Rinaldi)

Il sogno di un commendatore che voleva far comunicare le persone grazie a

una schiera di reduci in bici. E che ebbe un’intuizione: recapitare le lettere in 24

ore. Così nasce la più grande impresa privata italiana di consegna a domicilio

di Enrico Mannucci

toccare la metà degli anni Settanta per-

ché quest’opinione sia un poco scalfita,

bisogna che le grandi città comincino a

scoprire i pony express, i ragazzi in mo-

torino che garantiscono consegne più ra-

pide. Così, oggi, nella cassetta delle let-

tere si possono trovare corrispondenze

che hanno seguito un’infinità di percorsi

diversi: dai microsistemi locali ai grandi

vettori internazionali che dispongono

addirittura di proprie flotte aeree.

Attenzione, però, si sbaglierebbe a legge-

re qui un indice di progresso, un segnale

di modernità… La verità è che, semmai,

si tratta di un ritorno alle origini: il mo-

nopolio statale del servizio postale —

alla stregua dei tabacchi o del sale — è

piuttosto una parentesi, un episodio le-

gato a dinamiche politico-istituzionali,

all’interno di una storia enormemente

Un pioniere

della corrispondenza

1 - Il cappello gialloblù dei

postini L’Espresso, azienda

nata nel 1946 che si fonde

con la Rinaldi a metà degli

anni 90. 2 - L’articolo del

Corriere della Sera del

14 settembre 1979, che

annuncia la morte di Cesare

Rinaldi “pioniere privato

della corrispondenza celere”.

3 - Il commendator Rinaldi

negli anni 50 nella sede

di corso Venezia a Milano.

4 - Una ricevuta dell’Istituto

nazionale fascista della

previdenza sociale.

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più lunga e variegata. Si può risalire aiprimissimi postini, i nobilissimi Thurnund Taxis, ramo tedesco discendente dauna famiglia lombarda del XIII secolo,che furono Maestri di Posta sotto l’im-pero asburgico e conservarono questaqualifica dalla fine del Quattrocento finoltre la metà dell’Ottocento, garantendoil recapito della corrispondenza su va-stissime porzioni dell’impero.Ma, per la verità, si può far riferimentoa un periodo neppure troppo distanteda noi. Ci sono ancora persone che for-se ricordano di aver ricevuto o speditoqualche plico affidato alla Seis o alla Co-ralit, non alle Poste italiane. Succedevanei convulsi mesi fra il 1944 e il 1945, allafine della guerra, nelle regioni del Nord,quando lì le poste ufficiali erano quelleche usavano francobolli sovrastampati innome della Repubblica sociale italiana,l’ultima trincea di Mussolini.La premessa è lunga ma serve a intro-durre la storia della Rinaldi, una dittadalle tradizioni antiche — appena cin-quant’anni meno della Posta ufficiale ita-liana— dal 1998 assorbita in Tnt Post Ita-

lia che fa capo al gruppo olandese PostNL,un’azienda che oggi conta 5.500 addetti eraggiunge il 74% delle famiglie italiane.Quando, il 13 settembre 1979, scompareCesare Rinaldi, il Corriere scrive: «Si assot-tiglia la schiera di quei “capitani d’indu-stria” che fra gli anni Venti e Trenta hannofatto grande Milano». E aggiunge poi cheloro, più che “capitani”, preferivano esserchiamati “commendatori”. Rinaldi eranato a Soresina nel 1894 e dodici anni dopoera arrivato a Milano. Nella Grande guerra

aveva combattuto su diversi fronti.Sul Corriere, Glauco Licata proseguiva ilracconto: «Tra i viaggi fatti per diporto equelli fatti in divisa col ’98 e l’elmetto —mentre il caos del dopoguerra preludevaall’avvento del fascismo — Rinaldi avevamaturato due grandi idee: una, che forsegli stava più a cuore e che però realizzò piùtardi, di impiantare una moderna agen-zia di viaggi sul tipo dell’agenzia ingleseinventata ottant’anni prima da Cook;l’altra, di impiantare un’agenzia per il re-

Nel 1919 il fondatore, Cesare, apre in via Verzierela prima agenzia per il recapito immediato:il cosiddetto espresso. Nei trent’anni successiviaprirà succursali a Roma, Torino, Napoli e Bari

Consegne su due ruote

5 - Un gruppo di portalettere, a piedi e in bicicletta, fotografati nel 1956 mentre vanno a

consegnare la posta. 6 - Due postine Nexive, con la divisa blu e arancione, in bicicletta

davanti a un negozio del marchio. 7 - Veduta animata di via Verziere, nel 1910,

con il Duomo sullo sfondo. 8 - L’insegna degli anni 90 della sede della Rinaldi, a Milano.

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capito della corrispondenza». Insomma,sempre di comunicazione si trattava: oper favorire gli spostamenti della gente,o per favorire i rapporti epistolari.La seconda idea prende concretezza nel1919. Rinaldi apre in via Verziere la pri-ma agenzia per il recapito in città dellacorrispondenza entro 24 ore: è il cosid-detto “espresso”. I dipendenti sono, inbuona parte, reduci che, dopo la vittoria,si trovano con nulla in mano, se non unabicicletta. E, del resto,collegato al turbolentodopoguerra è un altroesperimento che pren-de piede l’anno succes-sivo, sempre a Milano,per iniziativa della Ca-mera di commercio:davanti agli scioperi eai boicottaggi che stan-no paralizzando le co-municazioni nell’Italiasettentrionale, vienestipulato un accordocon le Poste, istituen-do un servizio privato— durerà fra l’aprile eil maggio 1920 — cheprevede un sovrapprezzo e l’applicazionedi francobolli stampati ad hoc (riprodu-cono l’etichetta pubblicitaria della rivistaL’industria meccanica) accanto a quellitradizionali.

Benedetta guerra. Intanto, i fattorini diRinaldi continuano a correre per la città,con una divisa rossoblù. È un successoimmediato, soprattutto nel mondo de-gli affari. Rinaldi prospera — si occupaanche di telegrammi — dal 1923 al 1947,aprendo succursali a Roma, Torino, Na-poli e Bari: non interrompe il servizio

neppure sotto i bombardamenti dellaSeconda guerra, anche se, essendo gliuomini al fronte, comincia a reclutareplotoni di ragazze in bicicletta.Tornando al tema generale, il periodobellico è quello che, in Italia, conosceil massimo sviluppo dei servizi postaliprivati (anche se qualcosa del genere eragià capitato nel 1918, a Udine, quando ilmunicipio aveva organizzato un proprioservizio di recapito, durante l’occupazio-

ne austriaca, perché lagente si rifiutava di an-dare a ritirare la postaall’ufficio istituito daglioccupanti, un Etap-penpost militare). Ma,fra il 1944 e il 1945, nelNord Italia c’è una verae propria proliferazionedi sistemi di recapito in-dipendenti dalla postatradizionale. Concor-revano a determinarequesta situazione diver-si fattori: la situazionedisastrosa della rete fer-roviaria e i pericoli deilunghi tragitti stradali,

nonché, in qualche caso, la creazione divere e proprie enclave partigiane all’in-terno del territorio compreso nella Rsi.Molti piccoli comuni del Piemonte, del-la Lombardia e del Veneto organizzanoun proprio servizio — sostanzialmentepersone che si muovevano in bicicletta oanche a piedi — per raggiungere il piùvicino ufficio postale rimasto in attività.Per questo, in diversi casi — per esem-pio, a Castiglione d’Intelvi, a Pinzano sulTagliamento, a Aramengo e altri comunidell’astigiano — vennero stampate ap-posite marche a segnalare il pagamento

di una sovrattassa. Davanti alle difficol-tà sempre crescenti, furono organizzateanche due iniziative a raggio più lungo,quelle ricordate all’inizio: la Coralit (Cor-rieri Alta Italia) e la Seis (Società EspressiItalia Settentrionale). Una vera e propriasupplenza rispetto alla posta della Re-pubblica sociale: in questi casi la corri-spondenza era trasportata da una regio-ne all’altra, anche se il mezzo restava ilmedesimo, una faticosissima bicicletta.

Ritorna l’identità nazionale. A Milano,Rinaldi continua la sua attività (sfruttaanche i tubi della posta pneumatica) e,alla fine della guerra, si fa trovare pron-to anche ad offrire nuovi servizi, al pas-so coi tempi, distribuendo, ad esempio,le tessere per le razioni alimentari. An-dando verso il boom economico, la dittaprospera: le foto degli anni Cinquanta cirendono una vita aziendale un po’ pater-nalista — bottiglie di spumante e grandiapplausi al proprietario per chissà qualecelebrazione — ma fervida e, soprattut-to, segnata dalla crescita dei numeri: nel1979, erano 120.000 gli espressi recapitatiquotidianamente e più di 250 i dipenden-ti. Quindici anni dopo, Rinaldi si fondecon un concorrente, L’Espresso (nata,quest’ultima, nel 1946): assieme, dannovita a quella che, al tempo, è la più gran-de impresa di recapito privata in Italia.La quale viene poi inglobata in Tnt. Perriacquistare, lo scorso anno, un’identitànazionale con la nascita di Nexive, piat-taforma postale che raggiunge l’80% dellefamiglie italiane e movimenta ogni anno500 milioni di buste.

7 - continua

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LaRinaldi vieneassorbitanel1998daTnt.Dal2014è invece inpiedi la nuovapiattaforma,che raggiungel’80%dellefamiglie italianeemovimenta500milioni di buste

Targhe e simboli

1 - La targa celebrativa

per i primi cinquant’anni

dell’azienda, con incise

l’immagine di Cesare

Rinaldi e le date del

cinquantenario: 1919

e 1969. 2 - Il simbolo

della Thurn und Taxis

Post Company, Maestri

della Posta sotto l’impero

asburgico. 3 - Le bolgette

utilizzate dai portalettere

della Rinaldi L’Espresso

s.r.l. a metà degli anni 90.

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