LUG - AGO 2012

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INTERVENTI IV Corso Internazionale in Topografia per Giovani Geometri. Madrid Discorso di apertura di Fausto Savoldi GREEN BUILDING 13a Mostra internazionale di Architettura Biennale di Venezia Padiglione Italia GEOMATICA Geomatica ed oltre… di Luigi Mussio Rossella Nocera PROTAGONISTI Carlo Rambaldi L’artigiano creatore di “E.T.” anno IV LUGLIO - AGOSTO 2012 22

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INTERVENTI

IV Corso Internazionale

in Topografia per Giovani

Geometri. Madrid

Discorso di apertura

di Fausto Savoldi

GREEN BUILDING

13a Mostra

internazionale

di Architettura

Biennale di Venezia

Padiglione Italia

GEOMATICA

Geomatica

ed oltre…

di Luigi Mussio

Rossella Nocera

PROTAGONISTI

Carlo Rambaldi

L’artigiano

creatore di “E.T.”

LUG - AGO 2012

22anno IV

LUGLIO - AGOSTO 2012 22

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Romagna e Toscana» attestato di qualificazione energetica dell’edificio» pratiche di riqualificazione energetica» stampa prospetto interventi migliorativi» analisi completa dell’edificio a partire dal disegno» input grafico per poter rilevare tutte le strutture disperdenti

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INTERVENTI

IV Corso Internazionale

in Topografia per Giovani

Geometri. Madrid

Discorso di apertura

di Fausto Savoldi

GREEN BUILDING

13a Mostra

internazionale

di Architettura

Biennale di Venezia

Padiglione Italia

GEOMATICA

Geomatica

ed oltre…

di Luigi Mussio

Rossella Nocera

PROTAGONISTI

Carlo Rambaldi

L’artigiano

creatore di “E.T.”

LUG - AGO 2012

22anno IV

LUGLIO - AGOSTO 2012 22

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22LUGLIO - AGOSTO 2012GEOCENTRO/magazinePeriodico bimestrale

Anno IV N. 22Luglio - Agosto 2012

DIRETTORERESPONSABILEFranco [email protected]

COMITATO Fausto Amadasi

Carmelo GarofaloLeo Momi

Bruno RazzaMauro Cappello

Lucia CondòGianfranco Dioguardi

Stig EnemarkFranco Laner

Norbert LantschnerPier Luigi MaffeiFranco Minucci

Elisabetta SavoldiMarco Simonotti

Antonella TemperaCOORDINAMENTO

REDAZIONEClaudio Giannasi

A.D. e IMPAGINAZIONEFilippo Stecconi

Francesca Bossiniwww.landau.it

EDITOREFondazione Geometri Italiani

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INDIRIZZO DI SPEDIZIONETel: 06 42744180

COPYRIGHTÈ vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli,

fotografie e disegnisenza la preventiva autorizzazione

Autorizzazione del Tribunale diRoma n. 250 del 29 maggio 2003

32 GREEN BUILDING13a Mostrainternazionaledi ArchitetturaBiennale di VeneziaPadiglione Italia

38 PROTAGONISTICarlo RambaldiL’artigianocreatore di “E.T.”

42 IDEE“Vivere in famigliaappassionatamenteLa famigliae le suecontraddizioni”

51 DOMOTICASM4ALLSmart hoMes for ALLUna casa abitabiledai diversamente abiliIntervista a Roberto Baldoni

7 EDITORIALENIENTE CULTURANIENTE SVILUPPOdi Franco Mazzoccoli

8 INTERVENTIIV CorsoInternazionalein Topografiaper Giovani GeometriMadridDiscorso di apertura di Fausto Savoldi

12 CIPAG/STRUMENTI Il Manuale della “Due Diligence Immobiliare”

di Fausto Amadasi

14 GEOMATICA Geomatica ed oltre…

di Luigi Mussio Rossella Nocera

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68 MISURECuriositytecnologieavveniristicheper scoprirei segreti di Marte

73 FORMAZIONE Il ponte di lamellaredi larice sul Siledi Paolo Portoghesiin Trevisodi Franco Laner

82 SOCIETÀ E COSTUME Giovanni Sacchimodellistaper il design

87 IMPIANTI Impianto di terra:la sua funzionee la strutturafondamentaleQuarta lezionedi Mauro Cappello

54 PROGETTARE“Direzionale Volo”Un edificioper attività terziariee commercialia Reggio Emilia

60 ZOOM Guglielmo MarconiIl pioniere della comunicazionewirelessdi Barbara Valottiin collaborazione con Mario Giorgi

65 AMBIENTE “Terra rubataViaggio nell’Italiache scompare”Dossier FAI e WWF

Per questo numero si ringraziaRoberto BaldoniMario GiorgiLuigi MussioRossella Nocera Barbara ValottiLuca Zevi

Archivio Giovanni SacchiCentro Cooperativo di ProgettazioneFestival dell’EconomiaFondo Ambiente Italiano - FAIMuseo MarconiIstituto Nazionale di Astrofisica – INAF

OnlineLa rivista è consultabile agli indirizzi web: www.fondazionegeometri.it,www.cng.it, www.cassageometri.itSezione “Geocentro”

91 NEWS

95 MEDIATECA

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NIENTE CULTURANIENTE SVILUPPOdi Franco MazzoccoliDirettore di GEOCENTRO/magazine

EDITORIALE

Questo il titolo del Manifesto “per la Costituente della Cultura” pubblicato da “il Sole 24ORE” nel febbraio scorso. Manifesto contenente cinque punti che partono dall’Articolo 9 della nostra Costituzione: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”.Sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica sono temi basilari, intendendo per “cultura” l’insieme di Educazione, Istruzione, Ricerca scientifica, Conoscenza. Radicando nelle scuole, a partire dalle Elementari all’Università, lo Studio dell’Arte e della Storia per rendere tutti i Cittadini custodi del nostro patrimonio, tanto da poter trarre elementi per sviluppare la creatività unitamente alla cultura scientifica. Tenendo presente che la Tecnica è l’essenza dell’Uomo, senza di essa l’umanità non avrebbe avuto possibilità di sopravvivere.Riguardo al “paesaggio”, è stato da sempre rappresentato in pittura, tanto che Vitruvio, nel suo Trattato “De Architettura” consigliava, per allargare la prospettiva dei corridoi, di affrescare le pareti con paesaggi, i “Topoi” (dal greco “Topos”, cioè Luoghi). Il termine Paesaggio ha sempre avuto diverse interpretazioni considerato che l’evoluzione del paesaggio del territorio non può prescindere dall’opera dell’uomo. Una esatta definizione è quella della Convenzione Europea del Paesaggio (Cap.1 Art.1 comma “a”): “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.Parlando di “topoi” il termine ci conduce alla “Topografia”, insieme di metodi e strumenti per il rilievo diretto del territorio. Materia trattata al IV Corso internazionale di Topografia per Giovani Geometri tenutosi a Madrid, presentato da Fausto Savoldi.Restando nel tema, “Geomatica ed oltre...” è l’intervento di Luigi Mussio e Rossella Nocera che, muovendosi dai

problemi della conversione al sistema metrico decimale, passano in rassegna alcune novità nell’ambito della Geomatica.La capacità di mettere in “relazione l’Architettura con l’Economia, la Cultura con le Imprese” è la motivazione con la quale è stato scelto il Progetto del Padiglione Italia alla 13a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, redatto dall’Architetto Luca Zevi, partendo da Adriano Olivetti per arrivare alla Green Economy.La Rubrica “ZOOM” l’abbiamo dedicata a Guglielmo Marconi, un esempio di studioso inventore e ricercatore, pioniere della comunicazione Wireless, e quella dei “PROTAGONISTI” a Carlo Rambaldi, Geometra e Scenografo morto il 10 Agosto, all’età di 86 anni, tre volte Premio Oscar per gli effetti speciali dei Film “King Kong”, “Alien” e l’indimenticabile “E.T”. Nel prossimo numero riporteremo parte dell’intervista a lui fatta nel 2000 pubblicata dal Notiziario “GEOMETRI” (n°3-4/2001) diretto da Giuseppe Caterini.Restando nel tema della Tutela del Paesaggio nella Rubrica “AMBIENTE” leggerete l’interessante indagine fatta dal FAI e dal WWF sulla “Terra Rubata” nelle Regioni d’Italia che si conclude con undici Linee di intervento.Nella Rubrica “IDEE” siamo portati a riflettere sul significato di questa parola: “nozione che la mente accoglie o si forma di qualcosa”. Questa volta contiene le considerazioni di Silvia Veggetti Finzi sul “Vivere in famiglia appassionatamente. La Famiglia e le sue contraddizioni”.I contenuti interessanti delle altre Rubriche li lascio scoprire a Voi lettori e ritornando al titolo “Niente Cultura, Niente Sviluppo” concludo il mio Editoriale con l’aforisma del Sociologo Domenico De Masi, che volutamente non è stato inserito come al solito in copertina:“La cultura è molto importante anche se si è senza lavoro, meglio un disoccupato colto che un occupato ignorante”.Buona lettura... E tantissime riflessioni.

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INTERVENTI

IV CorsoInternazionalein Topografiaper Giovani GeometriMadrid

Discorso tenuto in apertura della cerimonia inaugurale da Fausto Savoldi, Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, Madrid 17 settembre 2012

Cari amici,Buongiorno e benvenuti.E questo è il mio discorso ufficiale.Sono molto felice e molto onorato di essere qui con tutti voi a questa cerimonia di apertura del “IV Corso Internazionale in Topografia per Giovani Geometri”.Questo evento è stato fortemente voluto dai Geometri italiani, in collaborazione con le organizzazioni europee e internazionali: FIG, FIG Foundation, CLGE, EGoS, UMG, e FIG Young Surveyors Network. Inoltre, devo menzionare il contributo sostanziale e ben accolto di Geoweb, qui rappresentato dal Dott. Simeone.Vi ringrazio quindi di essere presenti. Avrete la possibilità di approfondire i temi della topografia e di creare tra voi forti motivazioni di contatti e scambi culturali e professionali.Sedici Paesi sono coinvolti: Albania, Belgio, Cina, Danimarca, Estonia, Germania, Kosovo, Macedonia, Moldavia, Marocco, Montenegro, Russia, Slovenia, Spagna, Turchia, e, naturalmente, 10 partecipanti provenienti dall’Italia! Questi ultimi sono stati selezionati tra circa 50 domande pervenute al Consiglio Nazionale.Per la prima volta abbiamo qui tre giovani Geometri cinesi ed un collega tedesco!!!

Sono orgoglioso di dire che la vostra presenza qui non fa altro che dimostrare che la nostra iniziativa è stata apprezzata e che sta guadagnando una eco internazionale.Come ho detto, abbiamo il sostegno della Fondazione FIG: il professor Hohol (il Presidente) è qui, e rappresenta anche l’intera FIG.Devo ringraziare anche il Presidente del CLGE, il professor Pirlot, il presidente dell’EGoS, il professor Camilleri, e il suo Vice presidente, il professor Zacharias, il Presidente della UMG, il professor Hilali, la rappresentante dei Young Surveyors, la signora Unger, e la testimonial del III Corso Internazionale in Topografia per Giovani Geometri, Aliona Scutelnic.Vorrei ricordarVi che i Young Surveyors si sono incontrati ufficialmente per la prima volta durante la FIG Working Week quest’anno a Roma.Grazie anche all’Associazione locale dei Geometri, oggi qui rappresentata dal Presidente Andres Diez Galilea, al professor Pedro Ortiz e a tutte le Autorità locali.

Ancora una volta.A tutti i presenti: GRAZIE PER ESSERE QUI!!!Questa è la fine dei saluti formali.Andiamo al dunque.Oggi governare il territorio significa rendersi conto dei gravi problemi e delle emergenze che il nostro pianeta deve affrontare.

Fausto Savoldi

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La crescita della popolazione, prima di tutto.Avete un’idea di quanti bambini nascono in tutto il mondo ogni giorno?230.000. Proprio come l’intera popolazione della Germania.Nel mondo siamo 7 miliardi oggi, e diventeremo 10 miliardi in pochi anni.Segue il cambiamento climatico, determinato dal riscaldamento globale e dalle immissioni in atmosfera di ogni sorta di inquinanti.La ricerca di fonti alternative e rinnovabili è diventata una necessità soprattutto nei Paesi, come quelli europei, che utilizzano gran parte delle loro risorse economiche per acquistare energia. Questa potenza è ottenuta attraverso l’elaborazione dei cosiddetti “combustibili fossili” destinati, prima o poi, ad esaurirsi.Abbiamo un problema: in molte parti del mondo la raccolta dei rifiuti e il riciclaggio, così come lo stoccaggio e il riutilizzo dei materiali da costruzione, sembrano essere un “Wild Goose Chase”! Abbiamo bisogno di progetti precedentemente organizzati e specifici!Sto parlando di tutto questo perché, sono sicuro e certo, che la Topografia è legata a un futuro che possa migliorare questa situazione.La Topografia non può essere solo considerata quale mezzo di rappresentazione del territorio ma deve divenire sempre più scienza di raccolta di dati necessari per la programmazione e per una sostenibile gestione dell’ambiente in cui viviamo.Tutto parte da una corretta e precisa rappresentazione fisica del territorio.Tale rappresentazione SERVE oggi quale strumento per riferire tutte le informazioni riguardanti il clima, la rischiosità sismica, le caratteristiche geomorfologiche ed ogni altro dato riguardante la vita e la popolazione di un determinato territorio.Senza considerare poi i dati collegati alla cultura, alle tradizioni ed al patrimonio artistico e storico della popolazione.La Topografia è una semplice raccolta di dati e confini digitalizzati?No, non lo è! La Topografia è la vera chiave per tutta la crescita economica e politica in tutto il mondo.Quando si punta il dito su una mappa, si dovrebbe essere in grado di determinare tutto ciò che riguarda il punto selezionato.Pertanto, Topografia può trasformarsi in Geomatica (geo = terra + informatica/matematica = matematica).Permettetemi di fare una citazione:“Ogni misura, ogni dato, ogni rappresentazione di un particolare è un pezzo del grande puzzle della cartografia globale che usiamo per trovare la nostra

strada, per incontrarci, per affrontare in modo efficace le emergenze. In una parola: per “vivere”.Dal momento che siete qui, devo presumere che avete scelto un settore della nostra professione che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo sostenibile della nostra società.Naturalmente, durante questo corso non troverete tutte le risposte.E alla fine non sarete in grado di risolvere tutti i problemi del mondo.Quello che vogliamo fare è creare l’entusiasmo e la volontà di acquisire maggiori competenze. Sono sicuro che, grazie a questo corso, le vostre abilità aumenteranno e vi torneranno utili quando sarete di nuovo nei vostri Paesi.I Geometri sono ben noti come “lo Sherlock Holmes” del territorio, e devono essere ben motivati , al fine di dare il loro meglio per la società in cui vivono.E’ questo è il mio messaggio ufficiale, che inizia da qui e che vorrei arrivasse a tutti i popoli da voi rappresentati oggi.

Le dovute parole di chiusura e i ringraziamenti:Come sapete, tutti i partecipanti delle tre edizioni precedenti sono spesso disponibili su un sito web (che è anche ricco di informazioni, anche su altre questioni tecniche).Mi auguro sinceramente che alla fine di questo corso sarete tutti buoni amici e che entrerete a far parte della Young Surveyors Network.Un ringraziamento speciale ai miei colleghi spagnoli.In particolare: la professoressa Ana Belen Bello ed il professor Pedro Ortiz. Ci hanno fortemente supportato nell’organizzazione di questo corso e ci hanno accolto con la loro migliore ospitalità.Grazie anche a coloro i quali penso siano professori molto qualificati: faranno del loro meglio per trasmettere a tutti voi la loro conoscenza.Vorrei ringraziare anche i miei colleghi: Dott. Enrico Rispoli, Bruno Razza (Vice-Presidente FIG, e vi assicuro che l’anno prossimo avrà un’ulteriore carica ...!), e Maria Scorza. Dovete ringraziare loro per aver avuto la possibilità di partecipare a questo evento.Naturalmente, per qualsiasi problema logistico, è possibile contattare Maria Scorza o Alessandro Dalmasso, uno dei giovani Geometri che ha partecipato alla Working Week a Roma.Spero possiate trovare il tempo per godervi l’ospitalità di questo Paese meraviglioso!Non sono sicuro se l’ho già detto prima ...Buon lavoro!E buona fortuna!

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The official speech by President Fausto Savoldi (CNG/GL) at the Opening Ceremony 17th September 2012 - Madrid

Dear friends,Good morning and welcome.I am really happy and very honoured to be here with all of you at this Opening Ceremony of the “Fourth International Training Course in Topography for Young Surveyors”.This event has been strongly promoted by the Italian Surveyors, in cooperation with European and International Organisations: FIG, FIG Foundation, CLGE, EGoS, UMG, and FIG Young Surveyors Network).Moreover, I have to mention the substantial and well welcomed contribution of Geoweb, here represented by Dr. Simeone.I thank you all for being here. You’ ll have the chance go deep into the relevant issues about Topography, and, for sure, you’ ll create strong contacts among yourselves and you’ ll get to exchange professional and cultural experiences in the future.Sixteen Countries are involved: Albania, Belgium, China, Denmark, Estonia, Germany, Kosovo, Macedonia, Moldova, Morocco, Montenegro, Russia, Slovenia, Spain, Turkey, and, of course, 10 participants from Italy! These latest were selected from more or less fifty applications.Trumpets and drums!!!For the first time we have here three Chinese Young Surveyors and one German colleague!!!I’m proud to say that the very fact that you are here makes us sure that our initiative has been appreciated and that it’s gaining an international eco.As I said, we’ve got the support of the FIG Foundation: Professor Hohol (the President) is here, representing the whole FIG too.I have to thank also the President of CLGE, Professor Pirlot, the President of the EGoS, Professor Camilleri, and his Vice President, Professor Zacharias, the President of UMG,

Professor Halili, the representative of the Young Surveyors, Ms. Unger, and Aliona Scutelnic as testimonial of the III International Training Course in Topography for Young Surveyors.I’d like to remind to you that the Young Surveyors met officially for the first time during the FIG Working Week in Rome this year.Thanks also to the local Association of Surveyors, today here represented by President Andres Diez Galilea, to Professor Pedro Ortis and to all the local Authorities.Once again.To all the presents: THANK FOR BEING HERE!!!That’s the end of the formal greetings.Let’s get to the point.Nowadays, to manage the territory means to take into account all sort of problems and emergencies that our planet is called to face.Population growth, first of all.Have you got an idea of how many children are born all over the World every day?230,000. Just like the whole population of Germany.In the World we are now 7 billions, and we will become 10 billions in few years.Then climate change, caused by the global warming and by the huge amount of polluters that is daily spread in the atmosphere.Now we all MUST find new and renewable energy sources. And we are talking about Countries, like the European ones, that spend a great part of their budget in order to buy power. This power is obtained through the processing of the so called “ fossil fuels”. Sooner or later, they are doomed to be over.Here we have a problem: in many parts of the World the waste collection and recycling, as well as the stocking and reusing of the building materials, seem to be a wild goose chase! We are in need of previously organized and specific projects!I’m talking about all this because, sure and certain,

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ANNO IV | n. 22 | LUGLIO - AGOSTO 2012

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Topography is linked to a future getting better of this situation.Topography can not be considered as a mere way to represent our territory.It should be recognized as a true science.A way to collect data that are essential for a correct planning of a sustainable development for the environment we are living in.All comes from a fair and accurate representation of the territory.Right by now, such a representation MUST become a tool for the monitoring of climate change, for the valuation of seismic risks, for all the geo-morphological issues and for all the others information about the life and the habits of the population of a given territory.Moreover, it has to take into account all the data about the culture, the traditions, the historical heritage of this people.Is Topography a mere collection of data and digitalised borders?No, it is not! Topography is the real key for all the economic and political growth all over the World.When you point your finger on a map, you should be able to determine everything about the spot you have selected.Therefore, Topography may turn into Geomatic (geo=earth + computer science/mathematics =math)I have to quote myself:“Every measurement, every data, every representation of a detail is a piece of the big puzzle of the global cartography that we use to find our way, to meet each other, to effectively face the emergencies. In a word: to “ live”.As you are here, I must assume that you chose a sector of our Profession that is meant to promote the sustainable development of our society.Of course, during this course you will not find all the answers.And at the end you will not be able to solve all the problems of the world.What we want to do is to create the enthusiasm and the

willingness to acquire more competences. I’m sure that, thank to this course, your skills will be increased and that they’ ll turn useful when you’ ll be back in your countries.Surveyors are well-known as “the Sherlock Holmes” of the territory, and they need to be well motivated in order to give their best to the society where they are living.And this is my official message, starting from here and for all the communities where you live and that you represent today.The due closing remarks and thanks:As you know, all the participants of the three previous editions are often available on a web-site (which is also rich in information, even about other technical matters).I sincerely hope that at the end of this course you’ ll be all good friends and you’ ll become part of the Young Surveyors Network.A special thank to my Spanish colleagues.In particular: Professor Ana Belen Bello and Professor Pedro Ortiz.They strongly supported us in the organisation of this course and they welcomed us with their best hospitality.Thank also to those that I think are very qualified Professors: they will do their best to pass on you all their knowledge.Let me thank also my colleagues: Dott. Enrico Rispoli, Bruno Razza (Vice-President FIG –and I assure you that he’ ll become something more next year…!), and Maria Scorza. You have to thank them if you have the chance to participate at this event.Of course, for any logistic problem, you could contact Maria Scorza or Alessandro Dalmasso, one of the Young Surveyors who participated at the Working Week in Rome.Please, try to find time to enjoy the hospitality of this wonderful Country!I’m not sure I’ve told you before…Good work!!!And Good luck!!!

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CIPAG/STRUMENTI

E’ fresco di stampa il Manuale della “Due Diligence Immobiliare” scritto da Vincenzo Acunto (Direttore della GROMA srl) e Juan Pedro Grammaldo. Un manuale tecnico ed operativo allo stesso tempo, che sintetizza 15 anni di esperienza vissuta dai due autori in questo particolare settore di attività: uno con basi economico-giuridiche ed uno con basi prettamente tecniche.Il Manuale prende spunto dall’evoluzione impetuosa avvenuta negli ultimi venti anni, nella gestione dei patrimoni immobiliari, determinata principalmente dalla evoluzione del concetto economico di bene immobile. Infatti, il nostro Paese tradizionalmente e culturalmente molto legato al mattone (circa l’80% delle famiglie italiane posseggono l’abitazione nella quale risiedono, e anche lo Stato non è da meno, con il 75% degli edifici a destinazione uffici occupati da uffici delle varie amministrazioni pubbliche), si presentava alle soglie del XXI secolo, considerando tale elemento come quello che “non rende ma difende” dalle congiunture macroeconomiche negative. La necessità di mettere ordine nei conti dello Stato (con un enorme debito pubblico da gestire), la privatizzazione delle banche e delle assicurazioni (avvenuta nel primo lustro degli anni ‘90) hanno determinato:• la necessità di risanare i bilanci delle aziende

privatizzate;• la tensione verso obiettivi di crescita e stabilità

finanziaria degli stati sovrani;hanno indotto – praticamente tutti – a farsi carico della situazione del patrimonio immobiliare, avviando un “valzer” di operazioni di dismissione e valorizzazione (prime fra tutti Banche e Assicurazioni, seguite poi

dallo Stato, Enti Pubblici e Previdenziali, che in difetto di liquidità guardano a dette soluzioni come strumento ideale per “fare cassa”).La maggiore attenzione al mattone, per i suddetti motivi e il conseguente ingresso nel nostro mercato, tradizionalmente domestico, di operatori stranieri, visto l’aumento dell’offerta, hanno dato l’avvio a nuovi processi e dinamiche di mercato (cartolarizzazioni, riassetti societari, spin-off, fondi immobiliari, leasing immobiliari, ecc.) fino a quel momento inesistenti che hanno dato vita a soggetti diversi (società di gestione, SGR, ecc.) finanziarizzando il bene immobile. Un altro evento che ha determinato lo sviluppo del mercato della gestione immobiliare è avvenuto nel 1995, quando è stata approvata nel nostro Paese la legge sugli appalti di servizi (192/95) la quale ha consentito alle amministrazioni pubbliche di esternalizzare servizi che, fino a quel momento, venivano gestiti fondamentalmente “in house” e con criteri non basati su principi di efficienza gestionale. Alla luce di queste considerazioni, visti i volumi e la complessità delle operazioni, è nata una forte domanda di professionalità quale dotazione di necessario know-how (ovvero: preparazione, competenze ed esperienza, livello di specializzazione), come “modus operandi” (cioè dotazione della necessaria struttura organizzativa, di un elevato livello qualitativo dei servizi, di rapidità ed efficienza di risposta) nel tradurre in concreto quel know-how che il mercato richiedeva.Le competenze richieste a chi opera nell’ambito della “Due Diligence Immobiliare”, sono trasversali, in quanto oltre a quelle tecniche di base, sono richieste conoscenze anche

Il Manualedella “Due DiligenceImmobiliare”di Fausto AmadasiPresidente CIPAG – Cassa Italiana di Previdenzaed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti

Fausto Amadasi

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in altri ambiti (legale, amministrativo) nonché quelle di tipo gestionale (project management, comunicazionali). Questo Manuale si pone quindi l’obiettivo di dare un contributo “operativo” sia agli operatori del settore, che a quelli che vogliono iniziare un percorso professionale in questo ramo.

La Due Diligence Immobiliare come processo di conoscenzaConoscere per acquistare, conoscere per vendere, conoscere per abitare, conoscere per gestire, quali che siano le scelte che ognuno di noi farà in futuro relativamente al proprio piccolo o grande patrimonio immobiliare, non può prescindere da una necessità assoluta: “conoscere”.Questo processo di conoscenza, la cosiddetta “Due Diligence Immobiliare”, è stato istituzionalizzato da tempo nei Paesi anglosassoni come strumento indispensabile per le analisi prospettiche sulla redditività dei Fondi Immobiliari e, dopo un’iniziale diffidenza dovuta alla scarsa conoscenza di questa metodologia di indagine ritenuta, a torto, troppo rigida e quasi superflua, è diventata uno strumento indispensabile per tutti i gestori dei grandi patrimoni anche nel nostro Paese. L’esperienza ormai pluridecennale sul campo ha consentito agli operatori più attenti di affinare questo strumento rivelatosi indispensabile per affrontare i momenti dei grossi cambiamenti sul nostro mercato immobiliare, cronicamente drogato dalle effimere teorie

sulla redditività del “mattone” sempre immune da tutti i rischi. Ora questo strumento è diventato maturo, si basa su una precisa metodologia di indagine, deve essere svolto da un team di professionisti con competenze adeguate e multidisciplinari, e la sua analisi è la base per operare scelte razionali e coerenti per la programmazione di ogni attività immobiliare, anche e soprattutto per la corretta gestione nel tempo.Quello che non dobbiamo fare è ritenere che questa sia una attività utile solo per l’analisi dei grandi patrimoni o per le operazioni relative alle grandi dismissioni come quelle in atto per il patrimonio pubblico; la “Due Diligence Immobiliare” è il superamento del concetto dell’investitore “cassettista”, cioè di colui che acquista una azione o un immobile e aspetta che il mercato premi ogni anno la sua scelta aumentandone il valore, con l’individuazione di una strategia di gestione dei propri investimenti immobiliari che, grazie alla conoscenza, sia coerente con gli obiettivi di protezione del valore del bene nel tempo e dei rendimento attesi.La realizzazione di questo Manuale potrà essere un valido aiuto per approcciarsi in modo professionale alle problematiche connesse alla formazione di una analisi metodologica su questo tema di straordinaria attualità e di non facile impostazione. Nella rubrica Mediateca a pagina 95 pubblichiamo la recensione di questo Manuale

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GEOMATICA

Questo il titolo dell’ intervento svolto da Lugi Mussio e Rossella Nocera nell’ambito del Convegno nazionale della SIFET (Società Italiana di Fotogrammetria E Topografia) “I GNSS: dall’inquadramento al rilievo di dettaglio”, svoltosi nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria di Modena dal 12 al 14 settembre.Intervento che, “muovendosi da considerazioni sulla struttura per dati e modelli, cita a mo’ d’esempio, il problema datato della conversione al sistema metrico decimale. Dopodiché ribadendo questioni importanti sulla correttezza dei comportamenti, in termini di stima e rispetto, passa in rassegna alcune novità, nell’ambito della geomatica e del trattamento delle osservazioni che potrebbero, forse, essere rilevanti, già in un futuro prossimo, ben sapendo che la futurologia non è una scienza ed altre novità potrebbero sopravanzare queste”.

“Sguazzare” letteralmente nella geomatica, sta diventando una moda, forse scientificamente pericolosa e, di certo, metodologicamente errata. Infatti la geomatica non è una nuova disciplina, ma un coacervo di discipline, tra cui principalmente quelle del rilevamento, rivisitate alla luce della rivoluzione scientifica e tecnologica prodotta dalla conquista dello spazio e dal prorompere delle tecnologie dell’informazione. Per questo motivo, è strettamente necessario non disperdere affatto tutto il bagaglio culturale, proprio delle scienze geodetiche e cartografiche, arricchendolo con tutti quei contributi che possono derivare dalla matematica e dalla fisica, classiche e moderne, e soprattutto dalla matematica applicata, dalla statistica e dall’informatica.L’alternativa è cadere nel bricolage, puro e semplice, dove tutti sono autorizzati a procedere come loro pare, senza

mai preoccuparsi di fare scienza e fare scuola, ovvero di conservare, sostenere ed innovare una comunità coesa di esperti del settore, capaci d’insegnare, tanto ai loro allievi, quanto ad utenti terzi, le metodologie e le procedure, del settore, mettendone in luce, sia gli argomenti teorici che gli aspetti pratici. Una simile scelta, completamente dissennata, non può portare che alla fine prematura del settore stesso, preda degli appetiti dei costruttori di tecnologie (hardware, software e riguardanti aspetti metodologici) e lasciato in balia di tanti possibili utenti fai-da-te, forse capaci di produrre un qualche risultato accettabile, ma certamente incapaci di fare sintesi, procedendo con strumenti critici.Non soddisfa anche rifugiarsi in ambiti di nicchia, di certo, non attaccati da nessuno, ma in sé impossibilitati a mantenere in vita l’intero settore scientifico-disciplinare. Non si vuole certamente dire che queste ricerche non devono essere condotte; anzi proprio queste ricerche sono, molto spesso, il fiore all’occhiello del suddetto settore. Tuttavia le stesse non possono costituire la norma di comportamento per tutti, proprio perché destinate solo ad un, ristrettissimo e ben selezionato, gruppo di specialisti. A riguardo, l’esempio del calcolo del geoide è ben significativo: un geoide con precisione centimetrica è necessario, ma mentre è importante averne uno, ben fatto e controllato, è sicuramente inutile averne tanti, più o meno buoni, forse addirittura con minori garanzie di controllo.

Una struttura per dati e modelli1

I fenomeni di cultura sono un sistema di segni, ovvero di relazioni, cioè un insieme di fenomeni di comunicazione, accettati da un gruppo, per un certo tempo. Infatti è cultura, in senso lato, ogni intervento sul dato originale, modificato in modo da poterlo inserire in un rapporto di comunicazione. La relazione tra una serie di eventi ed una serie di probabilità collegate è dato dal rapporto tra due progressioni aritmetica e geometrica, dove la seconda è il logaritmo della prima. L’informazione2 sorge

1 Il paragrafo a seguire è liberamente ripreso e riassunto da: La struttura assente – Introduzione alla ricerca semiologia, di Umberto Eco (Bompiani – Nuovi saggi italiani, Milano, 1968).

2 La teoria dell’informazione chiama bit, l’unità di misura

Geomatica ed oltre…di Luigi Mussio, Politecnico di Milano – DIIARRossella Nocera, Università degli Studi del Molise – Facoltà di Ingegneria

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per disgiunzione binaria ed è controllata dagli elementi di ridondanza, inseriti nel codice; inoltre l’entropia d’un sistema è lo stato di equi probabilità cui tendono i suoi elementi disordinati. Alcune relazioni collegano tra loro le grandezze che misurano la dispersione presente nell’informazione:

(per dati normalmente distribuiti)

essendo D il delta di Gini e s lo sqm (ovvero la radice quadrata della varianza), inoltre essendo I l’informazione di Shannon, h la dimensione di un insieme di dati e n il numero di scelte effettuate, all’interno di questo insieme, senza ripetizioni3:

(per dati qualsiasi)

Un codice è un sistema che stabilisce:• un repertorio di simboli, distinti per opposizione

reciproca;• le regole di combinazione;• la corrispondenza, termine a termine, tra simbolo e

significato.

La semiologia/semiotica4 fornisce le nozioni relative all’informazione ed al messaggio, da comparare con altre simili, nonché al loro stato di ordine/disordine, essendo i sistemi regolati in probabilità. Nell’universo del senso, la relazione tra un simbolo e la sua referenza è immediata, reciproca e reversibile (benché convenzionale ed arbitraria) ed esprime un concetto nelle forme d’immagine mentale e/o condizione d’uso. Il problema del referente, esistente o meno, può non avere alcuna pertinenza (ad esempio, come nelle leggende antiche della chimera, del grifone e delle arpie, nonché nella leggenda medioevale dell’unicorno), oppure riferimenti plurimi (come la stella del mattino e la stella della sera, entrambe riferite al pianeta Venere, non riconosciuto unico, in tempi molto antichi, e così rimasto nella cultura popolare).Il simbolo è costante, non il significato che può arricchirsi e/o impoverirsi, in un processo dinamico (chiamato senso). Pertanto il linguaggio è un sistema che si chiarifica, per successivi sistemi di convenzioni spiegatisi a vicenda. Si definisce allora denotazione l’operazione per indicare la classe cui un simbolo s’estende e connotazione l’operazione per indicare le proprietà comuni (cioè intensive), entro una certa classe. Una connotazione avviene quando una

dell’informazione presente nei dati originari e/o derivati.3 La dimensione dei dati ed il numero di scelte coincidono, nel

caso in cui gli oggetti di misura siano frequenze relative.4 Una branca innovativa della semiotica studia la zoo-semiotica.

coppia significante (cioè un concetto) – significato diventa il significante di un significato aggiunto (alla classe che si estende), per mezzo di sotto-codici o lessici. Infatti il significante è una forma generatrice di senso che si riempie di denotazioni e connotazioni, grazie a codici e lessici che stabiliscono corrispondenze con insiemi di significati5.• Si definisce struttura un sistema, retto da coesione

interna, che appare comparando fenomeni differenti, ma riconducibili a relazioni simili (ovvero un modello semplificato, per uniformare fenomeni diversi).

• Si definisce codice un modello, fatto di simboli e regole, di una serie di comunicazioni, postulato per spiegare la possibilità di comunicazione di certi messaggi.

• Si definiscono paradigma l’asse di selezione delle regole e sintagma l’asse di combinazione dei simboli.

• Si definiscono repertorio la lista dei simboli e lessico una lista, in corrispondenza a determinati significati.

Le circostanze ed il contesto (oltre al rumore) mutano il senso, la funzione e la quota informativa di un messaggio (ovvero il segnale contenuto) la cui interpretazione rimanda all’universo del sapere, collegando l’universo della retorica a quello delle ideologie. Le strutture possono strutturarsi in strutture, ma un’eventuale unica super-struttura sarebbe una struttura vuota. Non tutte le circostanze si risolvono in segno, ma possono presentarsi come un residuo irrisolto, per il complesso dei fattori biologici, per gli eventi e le interferenze esterne (frutto della storia e della cronaca) e per gli accadimenti economici ed altri fatti, a cornice di ogni rapporto comunicativo. L’esperienza culturale della comunicazione concorre altresì a mutare le circostanze.La funzione di un messaggio può essere: referenziale a qualcosa, di contatto con qualcuno, emotiva nei confronti del bene o del male, estetica nei confronti del bello o del brutto, metalinguistica per riflettere sul linguaggio stesso. La possibilità di codificare un messaggio dipende dall’insieme delle relazioni statistiche tra gli elementi di una texture. I differenti gradi di certezza di un discorso spaziano dal livello apodittico (riferito ai principi primi), a quello dialettico (fondato su premesse solo probabili), per arrivare al livello retorico (affidato alla sola ragionevolezza persuasiva6). L’ideologia è l’universo del sapere di ciascun singolo, per partecipare ad un discorso, e del gruppo cui questi appartiene, sotto forma si attese sociali, esperienze acquisite, atteggiamenti mentali e principi morali.

5 Esiste una corrispondenza semiologia-linguistica, nella corrispondenza: codice-messaggio e langue (cioè un insieme di regole) – parole (cioè la lingua parlata).

6 Ad esempio, i sistemi di stimoli senso-motori e quelli inconsci suscitano reazioni emotive.

I=nlog2h

D=2P(s/√2)-1

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La semiologia/semiotica mostra, nell’universo dei segni, composto da codici, repertori e lessici, l’universo delle ideologie, riflesse nelle strutture del linguaggio, perché un certo modo d’usare il linguaggio è un certo modo di pensare della società, al di là dei meccanismi costanti della mente umana. Infatti l’ideologia non rappresenta il significato totale/finale della comunicazione ed occorre ridimensionare le attese ideologiche. Il compito della semiologia/semiotica è tradurre universali teorici della comunicazione in descrizioni tecniche delle situazioni comunicative. A riguardo, i matematici sono usi parlare di isomorfismi7 ogni qual volta sia possibile costruire modelli di transizione, tra diversi oggetti matematici che rispondono a leggi diverse, ma riconducibili le une alle altre.In generale, ogni espressione ha una doppia articolazione, dove i due livelli non sono sostituibili, né intercambiabili. Alcuni esempi si ritrovano nel linguaggio (con i fonemi ed i morfemi/sintagmi), nella musica (con le note e l’insieme d’accordi e sequenze melodiche) e nei codici visivi (con forme/colori e segni iconici). Tuttavia occorre evitare di farne un mito, perché esistono eccezioni, ovvero strutture artificiali, senza articolazioni, e strutture a più livelli, anche tra loro intercambiabili (come la musica seriale). I codici visivi, come le icone, gli indici ed i simboli8, sono un esempio di comunicazione non-linguistica. Una diversa articolazione dei codici visivi9 riconosce: segni base, semi (cioè unità complesse di significato, composte da segni e costitutive delle figure) e figure10.

7 Corrispondenze algebriche più sfumate sono l’omeomorfismo che mantiene solo proprietà topologiche (ad esempio, la semplice connessione o lo stesso numero di manici) e l’omomorfismo iniettivo (quando ad ogni elemento di un insieme corrisponde un solo elemento in un secondo insieme, ma non tutti i suoi elementi hanno una contro-immagine) o suriettivo (quando a tutti gli elementi del secondo insieme corrisponde uno o più elementi del primo insieme). Un isomorfismo è un omomorfismo insieme iniettivo e suriettivo.

8 Le icone sono somiglianti agli oggetti, in base a convenzioni grafiche; gli indici, quali le frecce, servono per richiamare l’attenzione verso gli oggetti d’interesse; i simboli sono solo convenzionali. Tutti e tre i tipi di codici visivi sono interessanti anche per il loro uso cartografico e nell’ambito dei sistemi informativi geografici e/o territoriali.

9 Un esempio interessante di sistema visivo sono le carte geografiche e topografiche, con lo studio delle loro condizioni ottimali di denotazione/connotazione, esteso oggigiorno anche alla multimedialità dei sistemi informativi geografici e territoriali, capaci di andare oltre gli stessi sistemi visivi.

10 Questa seconda articolazione dei codici visivi, oltre ad essere interessante in cartografia e nel mondo dei sistemi informativi geografici e territoriali, è importantissima per la fotointerpretazione d’immagini, mappe e sequenze di scene, in fotogrammetria e telerilevamento.

I codici antropologici sono ricavati, in grande, dallo studio:• del linguaggio, in una società primitiva, per ricavare

le regole linguistiche di tutte le lingue;• delle relazioni di parentela, per individuare le relazioni

parentali di tutte le società;• della forma (o disposizione fisica) del linguaggio, per

definire il codice urbanistico di tutti gli insediamenti, e, in piccolo, dallo studio:

• dalle manifestazioni infra e pre-culturali di tipo biologico e fisiologico;

• dalle manifestazioni micro-culturali, con configurazioni fisse, semifisse ed informali.

Se qualcosa guida il comportamento verso un certo fine, allora questo qualcosa è un segno (come definito da Charles William Morris, psico-linguista americano). Pertanto un segno è caratterizzato solo sulla base di un significato codificato che un dato contesto culturale attribuisce ad un significante11. Gli oggetti d’uso comune ammettono piccole oscillazioni, nel tempo e nello spazio, tra funzioni prime e seconde. Allora una struttura è un modello, costituito da forme, per lo più invarianti, indipendenti dall’oggetto singolo, formato da un sistema di differenze ed opposizioni, e dotato di coerenze interne. Inoltre un modello ha la caratteristica di essere trasportabile da un fenomeno ad un altro fenomeno e da classi di fenomeni ad altre classi di fenomeni diversi.Un parallelismo tra la semiologia/semiotica e la linguistica riporta a Ferdinand De Saussure con il termine sistema, in luogo di struttura, a sua volta, introdotto con le Tesi di Praga, formulate dal fondatore del circolo omonimo, Sergej Petrovič Trubeckoj. Inoltre si possono rilevare parallelismi strutturalisti tra le Summae medioevali e le piante delle cattedrali gotiche, l’universo astronomico kepleriano ed il barocco, le fisiche dell’indeterminazione e le opere aperte contemporanee. Infatti i rapporti di relazione tra strutturalismo e fenomenologia sono simili a quelli tra il carattere astratto di un modello interpretativo e gli aspetti particolari di un fenomeno concreto; pertanto

11 D’altra parte, qui come altrove, non sempre è facile costruire teoremi, non solo per la loro oggettiva difficoltà, ma anche perché potrebbero esistere contro-esempi reconditi, inverosimili e perciò rarissimi, che renderebbero subito falso il preteso teorema. Un’osservazione marginale rileva che, come fa stupire uno scienziato od un tecnico, privo di una cultura umanistica, altrettanto dovrebbe far stupire un intellettuale umanista, privo di cultura tecnico-scientifica, a partire dalla matematica. Tuttavia analogamente, come fa stupire un tecnico privo di conoscenze scientifiche, altrettanto dovrebbe far stupire uno scienziato, privo di conoscenze tecniche, a partire oggigiorno dall’informatica.

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anche i rapporti di relazione tra un modello interpretativo e la critica hanno le stesse caratteristiche, passando dalle scienze e le tecniche alle lettere e le arti.Un’eccessiva pretesa strutturalista è solo utopistica, per l’impossibilità strutturale della fenomenologia di racchiudere la vastità e la ricchezza all’interno di un’unica struttura chiusa. Le strutture non sono mai inerti, né stabili, ma discendono dall’interazione tra l’osservatore e l’oggetto; pertanto all’ismo dello strutturalismo (come per tutti gli ismi) è sempre preferibile un’analisi strutturale che avvicina, seppure in modo rozzo, strutturalismo e fenomenologia. Infatti il modello strutturale intende ricostruire una realtà ontologica, mediante un procedimento operativo, capace di studiare altre classi di fenomeni, come sistemi di segni e, di conseguenza, la comunicazione umana avviene tramite simboli comuni, perché comuni sono tutti gli istinti umani.Il pensiero strutturale è seriale e polivalente, ed un meccanismo finito, capace di generare un’attività infinita. Nella prospettiva seriale, il riconoscimento del fondamento storico e sociale dei codici può contribuire a mutare questi codici, cosicché ogni cambiamento dei codici comunicativi comporti la formazione di nuovi contesti culturali, l’organizzazione di nuovi codici, la ristrutturazione continua di questi ultimi e l’evoluzione storica delle modalità di comunicazione, seguendo le interrelazioni dialettiche tra sistemi di comunicazione e contesto sociale. Infatti la serie non nega la struttura (e la sua costanza), ma riconosce il carattere nella storia di questa (come lo sviluppo di un processo di fenomeni e/o eventi). La serie storica può altresì essere sostituita da un lattice a supporto territoriale (od a referenza spaziale)12.La struttura diventa assenza nella vana ricerca di un unico codice di codici; pertanto la struttura è un modello conoscitivo ed uno strumento operativo, nello studio di un gruppo di fenomeni, aventi in comune tra loro omologie strutturali. Successive modificazioni della struttura saranno necessarie, in conseguenza alla scoperta di nuove connessioni nel reticolo dei modelli di partenza. Infatti le griglie strutturali di permutazione garantiscono la spiegazione interpretativa degli eventi, ma non l’interpretazione della loro trama profonda, perché lo strutturalismo è uno strumento di lavoro e non un valore di verità la cui ricerca è insieme inutile ed impossibile. Di conseguenza, un messaggio, emesso secondo alcuni codici ed interpretato secondo altri codici, finisce per avere significati multipli.

12 Un lattice a supporto territoriale (od a referenza spaziale) è riferito a una serie, quando coinvolge basi di dati dinamici. In tal caso, il problema in esame, oltre ad essere georeferenziato, è anche tempo variante.

Allora costruire una struttura è definire statisticamente una catena significante, ovvero una matrice di transizione, nel gioco combinatorio tra verità ed errori, ed un modello esplicativo ha forma buona, secondo la teoria della Gestalt, se richiede l’informazione minima possibile e permette una ridondanza massima. Il limite dello strutturalismo filosofico sta invece nei fondamenti della conoscenza, sul posto dell’uomo nel mondo e sull’esistenza stessa del mondo, cioè nell’incapacità di fermarsi alle domande penultime. Una risposta è data dal pragmatismo perché, secondo un aforisma cinese, bisogna partecipare alla pratica che trasforma la realtà, per acquistare conoscenze. Il passaggio dall’io al noi, ammettendo punti di vista diversi e differenti, aumenta la possibilità di fare scoperte ed inferenze, quasi come nella teoria dei giochi.I modelli esplicativi sono strumenti di conoscenza, comodi ed eleganti, e derivano da un, vasto e prolungato, censimento empirico e da una successiva ricostruzione teorica induttiva, dove agisce un’analogia formale con il principio di complementarità, proprio delle scienze fisiche. L’esperienza si attua in un processo, dove si mette in corrispondenza un dato pattern con esperienze passate, attraverso una complessa interazione, di tipo probabilistico, come già nella teoria dell’informazione e, prima ancora, in termodinamica. L’attendibilità dei codici è regolata dalla logica dei significati, a loro volta, influenzati dai condizionamenti biologici e psichici, dalle convinzioni sociali (considerando gli archetipi come forme intermedie), dal ruolo del contesto e dalla casistica delle circostanze, fino al problema dell’affettività, in senso lato.La semiologia/semiotica, prefigurata da John Locke, postulata da De Saussure ed interpolata Charles-Sanders Peirce, è un sistema in sistemazione, ad esempio, come in Jorge Isidoro Luis Borges13. I codici musicali sono codici particolari, come quelli che a loro s’avvicinano, ad esempio i repertori delle onomatopee. Codici particolari e formalizzati sono quelli matematici, informatici, chimici, ecc. I codici naturali, a partire dalla zoo-semiotica, prendono in considerazione la comunicazione tattile (dalle prime esperienze infantili, che predeterminano la comprensione verbale, alla scelta del vestiario), i segnali olfattivi ed i codici del gusto (con il codice dei profumi e dei sapori). Invece sono già parte della para-linguistica i linguaggi tambureggiati o fischiati (per mezzo di strumenti adatti), nonché quelli a bocca chiusa.La cinesica e la prossemica comprendono la postura, le espressioni del viso, altre posizioni del corpo e le distanze. La postura prende in considerazione gli stili di camminata

13 Comunanze di nomi, oltre che di temi, provano una relativa vicinanza tra semiologia/semiotica e linguistica.

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ed i movimenti del capo e delle mani. Espressioni del viso sono il riso, il sorriso ed il pianto, nonché i gesti, ad esempio, di cortesia, ringraziamento o disprezzo. Le distanze vanno da quella intima a quella personale, come pure da quella sociale a quella pubblica. Un punto d’arrivo della ricerca semiotica è la derivazione della struttura dell’intreccio di una comunicazione, non solo scritta, ma anche orale, comprese altre modalità (quali il teatro, il cinema, i fumetti, ecc.), dei codici culturali (dall’etichetta: con le sue convenzioni, gerarchie e tabù, ai sistemi di modellazione del mondo: miti, leggende, teologie primitive).Un altro problema di confine tra linguistica e semiologia/semiotica riguarda la traduzione, comunque possibile e sempre necessaria, tra lingue e culture, facendo riferimento a diversi popoli, tanto in diverse epoche storiche, quanto in diverse aree geografiche. Traduttore/traditore è un’espressione d’uso comune, ma non una banalità. Infatti tradurre non può essere un’operazione automatica, pena essa stessa diventare un’operazione banale. Pertanto tradurre è cercare la migliore corrispondenza tra due parole e/o brevi frasi, appartenenti a due lingue diverse, dove la parola e/o la breve frase da tradurre ha spesso più significati nella seconda lingua e, a sua volta, la parola e/o la breve frase prescelta ha più significati nella prima lingua. Allora tradurre è muoversi tra corrispondenze molti a molti.Anche molte questioni aperte nelle discipline del rilevamento non riguardano problemi di matematica, matematica applicata e statistica, bensì di logica (a partire da George Boole, Friedrich Ludwig Gottlob Frege, Giuseppe Peano, Bertrand Arthur William Russell, Ludwig Wittgenstein ed Alfred Tarski, dai positivisti logici del Circolo di Vienna e dai filosofi analitici americani, successori di questi ultimi), tenendo conto dei limiti posti alle teorie ingenue e soprattutto del teorema di indecidibilità di Kurt Gödel, in risposta alle pretese di completezza di David Hilbert. Fra le scienze cognitive, la linguistica, la psicologia delle forme (dette in tedesco: Gestalt) e la semiologia/semiotica sono discipline d’interesse, per il contributo dato ai problemi di segmentazione, classificazione, raggruppamento, interpretazione, ecc.Lo studio del linguaggio umano e delle lingue naturali fa da battistrada all’analisi di mappe, immagini, modelli 3D e loro sequenze. A partire dal metodo comparativo di Friedrich Wilhelm Christian Karl Ferdinand Freiherr von Humboldt, dalla distinzione fra significante e significato di De Saussure, dalla scoperta dei fonemi-morfemi di Nikolaj Sergeevič Trubeckoj, lo studio delle grammatiche sintagmatiche di Leonard Bloomfield, e trasformazionali/generative di Avram Noam Chomsky è d’interesse

per la definizione di primitive e delle loro modalità d’associazione grammaticale e sintattica. A riguardo, un aiuto prezioso proviene da quanto è già acquisito dalle tecnologie dell’informazione, da studiare ed intendersi nei loro contesti e significati allargati, a partire dalle tesi di Norbert Wiener, Alonzo Church e Alan Mathison Turing.

La parola e la tavolaLa parola e la tavola sono due aspetti caratteristici dell’intelligenza umana che, per mezzo delle capacità di percezione, apprendimento ed astrazione, mettono in relazione l’intelligenza stessa con il mondo esterno, rispettivamente grazie al linguaggio ed alla concezione dello spazio. Pertanto la parola e la tavola possono essere, quasi a mo’ di slogan, due espressioni usate per mettere in evidenza due capacità, esclusivamente umane, per comprendere, mettersi in relazione e comunicare, costruendo così una società di uomini, con la coscienza di se stessi e delle relazioni che intercorrono tra loro. Storicamente più studiato è il linguaggio, per gli antichissimi legami tra la filosofia (del linguaggio) e la linguistica (comparativa e strutturale), dove l’attuale punto d’arrivo è costituito dal riconoscimento dell’esistenza d’una grammatica universale.La grammatica universale riguarda la natura delle capacità intellettive umane14, ovvero condizioni necessarie e sufficienti, per qualificare ed interpretare un sistema come una lingua umana, non solo da un punto di vista sintattico, ma anche da quelli semantico e fonologico. Un precedente illustre è dato dalla grammatica sintagmatica di Port Royal (1620), appena successiva al Discorso sul metodo, di Cartesio, e di poco precedente ai Principia, di Newton. A sua volta, un antesignano di questa è la tripartizione dell’intelligenza: sensitiva, logica ed artistica, ad opera del medico spagnolo Juan Quarte (1575). La prima richiede solo percezione ed appartiene anche agli animali inferiori, la seconda appartiene solo agli animali più evoluti, la terza richiede anche immaginazione ed è propria degli esseri umani.La psicologia razionalista illuminista ed i suo sviluppi, elaborati dai romantici, danno avvio allo studio del linguaggio, separando una struttura profonda (semantica) da una struttura superficiale (fonologica). Le strutture grammaticali fungono da collegamento tra i due livelli strutturali e possono essere variamente ripetute, grazie a proprietà ricorsive che, secondo la grammatica universale, sono insite nel principio organizzativo innato

14 A riguardo, si veda diffusamente: Il linguaggio e la mente, di Noam Chomsky (Bollati Boringhieri, Torino, 2010).

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d’applicazione ciclica delle regole15. In ogni caso, le regole semantiche e sintattiche s’intrecciano, anche se queste sono meno definite e più ambigue, da un punto di vista semantico. In generale, le trasformazioni grammaticali sono strutturalmente dipendenti dall’organizzazione dei sintagmi, ma studiarle strutturalmente indipendenti è, di gran lunga, più agevole16.L’apprendimento di una lingua e, in particolare, della lingua madre passa dal confronto tra pochi dati e la struttura generativa innata della grammatica universale, definendone l’essenza per abduzione ed arrivando a successive conferme, in un processo d’interazione organismo-ambiente. Il linguaggio è lo strumento principe per lo sviluppo del libero pensiero e la sua spiegazione rifiuta interpretazioni meccaniciste17 (oltre a tesi antiscientifiche, idealiste o spiritualiste). In questo contesto, un numero finito di regole della grammatica, generativa e trasformazionale (cioè di strutture mentali), producono un insieme infinito di descrizioni strutturali. Le regole che connettono le strutture sintattiche con i significati semantici non sono tuttora ben comprese, intervenendo quasi sempre considerazioni pragmatiche e credenze extra- linguistiche18.La componente sintattica di una grammatica associa la struttura profonda semantica alla struttura superficiale fonologica. La componente sintattica si compone di una componente di base ed una componente trasformazionale. La prima componente contiene il lessico e le categorie della struttura sintagmatica semplice non-contestuale. Le regole trasformazionali modificano la struttura dei sintagmi, in certi modi fissi (con le forme attiva, passiva, negativa, interrogativa e loro combinazioni), cosicché le strutture profonde universali del linguaggio generino, mediante trasformazioni grammaticali, le strutture superficiali di ciascuna lingua particolare. Le strutture profonde variano poco, sono soggette a parecchie restrizioni sulle regole

15 Un interessante parallelo con la grammatica universale è dato dalla concezione dello spazio bidimensionale, da studiarsi mediante una teoria dell’acquisizione visiva (e non solo, ad esempio, anche tattile ed acustica).

16 Nessuna lingua umana contiene operazioni strutturalmente indipendenti, anche se non esistono ragioni perché tutte le operazioni debbano essere strutturalmente dipendenti.

17 La spiegazione del linguaggio dà contributi alla costruzione di una filosofia sociale, di una politica antiautoritaria e della democrazia.

18 Le proprietà intenzionale, sintattica e propositiva sono caratteristiche del linguaggio, ma non lo qualificano, in quanto comuni anche ad altri sistemi gestuale e di comunicazione umana ed animale. Infatti la comunicazione animale ha proprietà comuni con i sistemi gestuali umani, ma non con il linguaggio, essendo questo discreto (dove una parola è una parola), mentre altri sistemi ammettono variazioni continue.

possibili e danno contributi significativi all’interpretazione semantica.Una grammatica è un sistema di regole, per generare una classe di strutture costitutive di una data lingua, grazie ad un sistema di credenze ed a certe strategie interpretative. Queste strutture sono sempre astrazioni di primo ordine e la grammatica stessa un’astrazione di secondo ordine. Allo scopo, l’ipotesi empirica d’una struttura innata permette di scegliere, con pochi dati disponibili, una determinata grammatica postulata, essendo tuttavia questa struttura sufficientemente flessibile per adattarsi a qualsiasi lingua. Infatti l’adozione di una regola pragmatica sull’abduzione19 linguistica pone limiti alle ipotesi ammissibili, in quanto la mente s’adatta a teorie (apparentemente) corrette naturalmente (altre forme d’innatismo si rifanno a categorie kantiane ed agli sviluppi successivi di questi concetti20).I concetti del linguaggio, anche se elementari, non si collegano agli oggetti fisici, con relazioni referenziali, come nella comunicazione animale, ma si rapportano ad essi, secondo certe prospettive, capaci di dotare gli uomini di mezzi conoscitivi e/o opportuni poteri. Il nucleo semantico degli elementi del linguaggio, portatori di significato, è modulare ed organizzato in modo gerarchico. Precisi limiti fisici, architettonici e strutturali, condizionano tutti gli organismi viventi e la loro evoluzione; pertanto la natura e, con essa, il linguaggio non possono compiere scelte ottimali, ma solo cercare di rabberciare, alla meglio, materiali già esistenti, quasi rispondendo ad un impulso al bello. Infatti questo impulso elementare, comunque in un’ampia gamma di possibilità, è il criterio guida fino ad arrivare di fronte a domande penultime.La prospettiva linguistica studia il linguaggio come suono, significato e struttura, essendo il pensiero solo una piccola agitazione del cervello, senza ricercare spiegazioni ultime (secondo i dettami della filosofia empirista). Infatti il linguaggio è una capacità umana che determina la natura intellettuale ed uno stimolo scatenante un grande balzo in avanti, nella linea evolutiva, rispetto alla comunicazione animale. Esso è differente dal chimismo

19 L’abduzione è un sillogismo con la premessa maggiore certa e la premessa minore solo probabile. Pertanto anche la conclusione è solo possibile, ad un determinato livello di significatività. Nota già nell’antichità, tra la fine dell’‘800 e l’inizio del ‘900, è sviluppata dai pragmatisti americani: Charles Sanders Peirce, William James e John Dewey. Negli anni ‘30 del ‘900, l’incontro del pragmatismo americano con il positivismo logico mitteleuropeo, a seguito della tragedia nazista, dà impulso alla filosofia analitica.

20 Tra queste, particolarmente importanti sono gli ambiti gerarchici spazio-temporali, il concetto d’oggetto, le relazioni tra oggetti, la nozione di causa ed effetto, le proprietà gestaltiche, ecc.

19

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comunicativo, pur efficiente, degli imenotteri (api, vespe e formiche), ha fondamento nella modica della struttura dell’orecchio medio, tra rettili e mammiferi, ma trova la sua caratterizzazione materiale solo nel livello raggiunto dalla corteccia cerebrale umana. Infatti essa ha un grado di complessità superiore ad ogni altro animale, seppure dotato di una certa intelligenza21.La tavola si contrappone al linguaggio, per la sua propria natura (che mette in gioco la visione e non la favella e l’udito, come per il linguaggio) e vicendevolmente lo completa, permettendo non solo la conoscenza dello spazio, comune a tutti gli animali anche i meno evoluti (e forse anche alle piante, ad esempio, con il loro orientarsi spontaneamente verso la luce ed il sole), ma anche la sua concezione, compresa la coscienza dell’eventuale sua evoluzione nel tempo. La tavola è essenzialmente bidimensionale, in virtù della preponderanza della forza di gravità cui tutte le cose sono soggette, ma la sua naturale estensione, ove se ne ravvisi la necessità, è la modellazione 3D, certamente più capace di essere riempita dagli attributi delle entità che popolano la realtà.A riguardo, un punto di svolta è il cambio di prospettiva nella concezione spazio-temporale, dovuta al passaggio tra lo spazio ed il tempo vuoti, da riempire rispettivamente con gli oggetti e gli eventi, e lo spazio ed il tempo pieni, perché costituiti proprio dagli oggetti e gli eventi. In questo modo, diverso e vario diventa il punto di vista che non è più dall’esterno (come un comando divino, per ritornare nell’ambito della linguistica), ma entra nella rappresentazione, partecipandovi, giudicandola e modificandola. Il riferimento alla linguistica è pertinente e può essere esemplificato con la strutturazione del congiuntivo subordinato (seppure tollerando qualche necessaria approssimazione, nel rigore filologico dell’esposizione tematica). Infatti si può avere la seguente sequenza evolutiva:• congiuntivo22 isolato;• congiuntivo ed indicativo;• indicativo e congiuntivo;• indicativo, particella e congiuntivo.

21 Tra i mammiferi: scimmie, carnivori, equini, gli elefanti, i delfini e le foche, e tra gli uccelli: i pappagalli, rapaci e corvidi.

22 Il congiuntivo è un modo verbale caratteristico della possibilità (e dell’irrealtà), dove la prima condizione è tipica di quasi tutta la realtà, ben lontana da certezze. Il congiuntivo è un po’ in declino, ma questo attiene solo a sciatteria. Infatti è presente nelle lingue neolatine e slave, ma anche nelle lingue germaniche, seppure spesso in forme identiche all’infinito. A riguardo, si veda diffusamente: Viva il congiuntivo! Come e quando usarlo senza sbagliare, di Valeria Della Valle e Giuseppe Patota (Sperling & Kupfer, Milano, 2009).

Sia fatta la luce (e la luce fu): è l’esempio classico di un congiuntivo isolato, usato a mo’ d’imperativo (come noto, un modo verbale difettivo nelle persone, ad eccezione della seconda singolare e plurale). Aggiungere un indicativo, dopo il congiuntivo, serve a personalizzare l’ordine e/o il desiderio. Anteporre l’indicativo al congiuntivo, serve ad accennare ad una descrizione e/o un racconto che può prescindere dall’ordine e/o desiderio. Introdurre una particella dà struttura alla/o stessa/o descrizione e/o racconto. Pertanto proprio questa descrizione, se rappresentata, anziché narrata, dà vita ad una tavola (oppure ad una modellazione 3D) partecipata e non asettica, e questo racconto, se illustrato, anziché narrato, documenta l’evoluzione della tavola (o della modellazione 3D), aventi le stessa caratteristiche.A tal fine, le moderne tecnologie dell’informazione sono particolarmente adatte ad animare davvero una rappresentazione, partecipata e non asettica, con la selezione delle entità d’interesse (e dei loro attributi) dai vari livelli archiviati. A sostegno di questa tesi, si possono citare gli ipertesti e la multimedialità che già permettono oggigiorno di costruire finali di spettacoli, adattandoli alle circostanze. Né d’altra parte, deve stupire questa citazione ludica, in quanto le carte più antiche derivano dai racconti di girovaghi e cantastorie, nonché dai taccuini, pieni di leggende, degli esploratori. Solo l’avvento della scienza nuova ha reso asettica la rappresentazione, nell’ipotesi, allora fondata, di una conoscenza, indipendente dal punto di vista, dalle ragioni del suo compilatore e dalle esigenze di chi la utilizza.Infatti le cosiddette scienze dure hanno definito una teoria della relatività, un principio d’indeterminazione ed un teorema d’indecidibilità (e la stessa matematica deve essere sottoposta a verifica, se interfacciata con la realtà). Tutto ciò non significa affatto cadere nello scetticismo assoluto, per quanto riguarda le scienze della natura, e nel nichilismo etico, per quanto riguarda le scienze umane, ma richiede di rimuovere le certezze assolute che pretendono di non avere punti di vista, di poter guardare dall’esterno e di conoscere le risposte ultime. Allora queste sono pretese d’onnipotenza, fasulle in ogni caso, e particolarmente ridicole in ambito geomatico, dove la realtà in esame cambia di continuo, a scale variamente definite e comunque sempre largamente arbitrarie, e dipende strettamente dalle azioni umane, quasi tutte governate dal libero arbitrio.

Due immagini di Francisco José de Goya y Lucientes23

23 Goya è un pittore spagnolo, vissuto agli albori del romanticismo, capace d’anticipare i tempi a venire. Del resto, questa capacità è comune ad altri pittori che, come Goya, non possono essere ascritti ad una qualche scuola, ma le trascendono come, nel

20

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illustrano bene tanto l’imprevedibile mutabilità della realtà, quanto i tanti condizionamenti del potere cui è e si è sottomessa/i. Infatti un incendio è un evento catastrofico, purtroppo non impossibile, né così raro, capace di modificare rapidamente e radicalmente la realtà interessata. D’altra parte, pur considerando spesso la realtà solo sonnacchiosa, la stessa non è affatto quella che appare direttamente, ma è certamente filtrata dagli occhiali dell’ideologia, ovvero da un qualche potere, palese o nascosto, facente sì che la realtà sia letta in certi modi. Tutto ciò deve invitare a pensare, descrivere e rappresentare la realtà, come parziale e plurima, senza arroganza ed anzi ben consci dei propri errori, nonché rispettosi della libertà degli altri, come fosse la propria.

I sistemi naturale e metrico-decimaleRelativismo non è il rifiuto di distinguere il bene dal male, ma l’atteggiamento di negare a tutte le credenze, comprese le proprie, il diritto di arrogarsi il monopolio della verità e della giustizia. Perché non c’è Logos che regga o spieghi il divenire, né una Legge che sovrasti ogni cosa; piuttosto c’è il gioco dell’evoluzione, rispetto al quale la ragione, o meglio, le ragioni sono prodotti contingenti. È in questa contingenza che si radica la stessa libertà. Non si deve averne paura, né rimediare con una logica dell’essere (Giulio Giorello, Di nessuna chiesa – La libertà del laico).

tardo medioevo, il pittore fiammingo Jeroen Anthoniszoon van Aken (detto Hieronymus Bosch) e, in epoca moderna, il pittore olandese Maurits Cornelis Escher, capace d’esprimere in forma artistica, ambiguità ed incertezze, altrimenti note in ambito matematico.

A sinistraFrancisco Goya,

Incendio, fuego de noche (Colección José Varez, San

Sebastián).Il colosso,

Acquatinta, Biblioteca Nazionale, Parigi)

SottoHieronymus Bosch,

Ascesa all’Empireo (Palazzo Grimani di Santa

Maria Formosa, Venezia)Maurits Cornelis Escher,

Belvedere, 1961 (Rijksmuseum, Amsterdam)

21

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Dal 1995, il Sistema Imperiale Britannico è convertito nel Sistema Consuetudinario Statunitense, a sua volta, derivato da più antiche misure di origine romana e medioevale. Nell’immediato prosieguo, si riportano le misure di lunghezza, peso e capacità, del sopraccitato sistema, con i loro equivalenti, alle unità precedenti e successive, e la conversione nel Sistema Internazionale, cosiddetto metrico decimale, come ben noto, comunemente in uso, in tutti i Paesi, al di fuori di quelli di lingua inglese.Resta da osservare come i sistemi più antichi facciano riferimento ad unità naturali, mentre quelli più moderni ad unità scientifiche. Così il Sistema Imperiale Britannico ha come riferimento delle unità lineari, parti del corpo umano e, in particolare la linea (del piede). Invece l’unità di peso è il grano, preso al centro di una spiga, ed una oncia liquida d’acqua pesa esattamente un’oncia, in opportune condizioni di pressione e temperatura24. Come noto, il metro è supposto la 40 milionesima parte del meridiano terrestre, il decimetro cubo (dove il decimetro è la decima parte del metro) ha capacità di un litro ed un litro d’acqua pesa esattamente un chilo, in opportune condizioni di pressione e temperatura (oggigiorno il metro è definito come la distanza percorsa dalla luce, nel vuoto, in un intervallo di tempo pari a 1/299792458 di secondo).

24 Tutte le tabelle a seguire, nell’immediato prosieguo, e qualche informazione, riportata nel testo, sono riprese da Wikipedia, l’Enciclopedia Libera (relativamente alle voci: Sistema Imperiale Britannico e Metro (campione)) e, nello stile degli autori, opportunamente adattate al testo presente lavoro.

Altrettanto interessante è poi lo studio delle conversioni, a suo tempo, avvenute nel cosiddetto sistema metrico decimale. Infatti nel XVIII° secolo, il sistema di misura adottato dalla scienza ufficiale è nelle unità di misura parigine:

1 linea del piede di Parigi 0,002256 m1 pollice = 12 linee 0,02707 m1 piede = 12 pollici 0,32484 m1 tesa = 6 piedi 1,949036331 m

dove l’unità di misura campione è la tesa. L’Accademia Francese delle Scienze analizza, a partire dal 1790, l’opportunità d’istituire un sistema unificato, basato su progressione decimale. Una Commissione, appositamente costituita, presieduta da Pierre-Simon Laplace e Jean-Charles de Borda25, stabilisce quale unità fondamentale di misura il metro, cioè la lunghezza della 40 milionesima

* Il gallone, né altre unità minori, non hanno invece una corrispondenza con numeri interi di cubi di unità di lunghezza, derivando invece (soprattutto il gallone) da misure di capacità della comune vita contadina, riferite al foraggio, all’orzo, alla birra, ecc.

25 Tra i membri di questa Commissione siedono Jean-Antoine-Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet, Joseph-Louis Lagrange e Gaspard Monge.

Misura SCS Equivalente SCS Equivalente SI

grano (grain ) 1/7000 di libbra ~64,798 mg

dramma (dram ) 1/16 di oncia ~1,771845 g

oncia (ounce ) 1/16 di libbre o 16 dramme ~28,349523 g

libbra (pound ) 1/14 di stone 16 once 453,59237 g

stone 1/2 di quarter o 14 libbre ~6,35 kg

quarter 1/4 di hundredweight o 2stones ~12,7 kg

hundredweight 1/20 di long ton o 4 quarters ~50,8 kg

long ton 20 hundredweights 1016,0 kg

Misura SCS Equivalente SCS Equivalente SI

oncia liquida 1/5 gill 28,4 ml

gill 5 once liquide o 1/4 di pinta 142 ml

pinta (pint ) 4 gill o 1/2 di quarto 0,568 l

quarto (quart ) 1/4 gallone o 2 pinte 1,1364 l

gallone (gallon)* 4 quarti 4,546 l

Misure di capacità nel Sistema Consuetudinario Statunitense

Misure di peso nel Sistema Consuetudinario Statunitense

Misura SCS Equivalente SCS Equivalente SI

mil 1/25 di linea 0,0254 mm

linea (line ) 1/4 di pollice o 25 linee 0,635 mm

pollice (inch ) 1/4 di mano o 4 linee 25,4 mm

palmo (hand ) 1/3 di piede o 0,4… spanne o 4 pollici 101,6 mm

spanna (span ) 1/2 di gomito o 2,25 palmi 228,6 mm

piede (foot ) 1/3 di iarda o 3 palmi 304,8 mm

gomito (cubit ) 1/2 di iarda o 2 spanne 0,4572 m

iarda (yard ) 1/2 di braccio o 2 gomiti o 3 piedi 0,9144 m

braccio (fathom ) 0,36… pertiche o 2 iarde 1,8288 m

pertica (rod, pole or perch ) 1/4 di catena o 2,75 braccia 5,0292 m

catena (chain ) 1/10 di stadio o 4 pertiche 20,1168 m

stadio (furlong ) 1/8 di miglio t. o 10 catene 201,168 m

miglio terrestre (statute mile )

8 stadi 1609,344 m

Misure di lunghezza nel Sistema Consuetudinario Statunitense

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parte del meridiano terrestre. Il 21 marzo 1791, l’Assemblea Nazionale approva quanto stabilito dalla Commissione. Nel 1792, a tal fine si dà inizio, ad opera di Jean-Baptiste Delambre e Pierre François André Méchain, d’un arco di meridiano fra Dankerque e Barcelona. Nel 1799, terminate misure e calcoli, un’apposita legge stabilisce l’adozione del sistema metrico decimale26.Nel XIX secolo, il sistema di misura soffre per il lungo periodo, necessario alla conversione. Infatti accanto alle vecchie misure francesi, per tutte le altre, non richiedenti alta precisione, sono usate unità di misura locali27. L’uso di queste ultime continua normalmente; pertanto una grande commistione s’ingenera tra esse. Proprio da qui, si presenta il problema del giro d’operazioni necessarie, date le disponibilità dei diversi istituti scientifici di campioni di differente provenienza, perché i rapporti di conversione siano definiti univocamente. Tutto ciò impone una notevole mole di calcoli; ad esempio, a Milano, la questione si protrae dalla Commissione dei Pesi e della Misure del 1800, presieduta da Barnaba Oriani, alle operazioni compiute da Francesco Carlini, ancora al lavoro nel 1858.Infatti il problema della conversione di dati nel sistema metrico decimale, stante la mancanza di moderni mezzi di calcolo, è un problema centrale nella metrologia, nelle scienze applicate e nelle tecniche del primo Ottocento. Così per determinare la lunghezza della base di taratura di tre campioni principali, il Carlini fa ricorso al metodo delle frazioni continue ascendenti. Con esso, è possibile approssimare un numero decimale qualsiasi con una frazione cosicché, noti alcuni rapporti fra i campioni (1 tesa = 1,9486703 metri ed 1 klafter = 1,8962568 metri), si possa trovare un numero, non troppo grande, né troppo piccolo, intero di metri cui corrispondono numeri approssimativamente interi di tese e di klafter. Le frazioni cercate hanno a numeratore i numeri interi di tese e di klafter ed a denominatore quello comune di metri.Per costruire queste frazioni continue ascendenti, si parte

26 L’unità di misura diviene il metro (0,513074074 tese), costituito da una barra in platino, conservata negli archivi internazionali di Sevres.

27 Tra le unità di misura locali, a Milano, si usano: once, piedi, trabucchi, braccia e miglia (di Lombardia), con le seguenti relazioni:

1 piede = 12 once 0,435185 m 1 braccio 0,594936 m 1 trabucco = 6 piedi 1 miglio = 3000 braccia 1784,809344 m A riguardo, è interessante notare come la Base del Ticino, rilevata

dagli astronomi di Brera, già nella sua prima determinazione, sia misurata con pertiche multiple della tesa parigina e non in unità locali.

dai quozienti fra valori interi inferiori dei rapporti già noti: per entrambi: 1/1, formando successivi quozienti inizialmente con la legge: (2n - 1)/n. Le frazioni che così si trovano approssimano via, via i rapporti dati fino ad un determinato valore di n; dopodiché divergono. Di conseguenza, occorre raffinare la legge di formazione delle frazioni. Proprio il metodo delle frazioni continue ascendenti che permette di sottrarre ai numeratori parti intere positive al crescere opportuno di n, corregge la divergenza delle frazioni costruite con la legge iniziale semplice28. Pertanto dalla lettura delle frazioni, citate dal Carlini, si sono ricostruite le seguenti frazioni continue ascendenti rispettivamente per il rapporto tesa / metro ed il rapporto klafter / metro:

Il Carlini giustamente osserva che le leggi iniziali semplici valgono per entrambe solo fino a: n = 19, valore che considera troppo piccolo per una base di taratura. Infatti l’utilizzo di un campione così tarato sulla base geodetica di Somma, lunga circa 270 volte questa base di taratura, comporta un notevole esaltarsi degli errori propri della taratura del campione. Allora il Carlini sceglie di costruire additivamente una frazione a partire da una coppia di frazioni continue ascendenti, esprimenti il rapporto tesa metro:

in modo che il numeratore risulti uguale ed il denominatore

28 Applicando un numero conveniente di volte questo metodo, si hanno frazioni che ritrovano i rapporti dati, con la precisione desiderata.

2n - 1 - n - 20 - K19

n

essendo39

n - 58=K

2n - 1 - n - 10 - K9

n

essendon - 19 - n - 29 - H

1910

=K n - 4829

=H

2 x 17 - 117

2 x 19 - 119

33 + 3717 + 19

7036+

+ = =

23

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prossimo a quelli di una frazione continua ascendente esprimente il rapporto klafter / metro:

La costruzione additiva si fonda sull’osservazione che la somma di due frazioni, aventi quasi lo stesso denominatore, può essere approssimata dal doppio della somma dei numeratori e dei denominatori:

Ad esempio, con le frazioni del rapporto tesa / metro, si ha:

Questo calcolo consente di trovare un numero ben approssimato, non troppo piccolo e pertanto impreciso,

ma neppure troppo grande, perché complica inutilmente le operazioni di taratura 29.

La speranza pervade lo spirito dell’utopia; sperare vuol dire sapere che dietro ad ogni realtà esistono potenzialità concrete, altrettanto reali, che premono per realizzarsi. La speranza è sempre rivoluzionaria, perché si rifiuta d’ammettere che il presente (una situazione esistenziale, come un sistema politico e sociale) sia immutabile e non lo scambia per l’eterno, bensì mira a creare un altro modo, un nuovo stato di cose, un altro uomo. Un uomo, con la pienezza delle proprie possibilità, riconciliato anche con la natura che, così spesso, le società e le persone reprimono in se stesse (ripreso da Ernst Bloch, Lo spirito dell’utopia).

Le conversioni tra sistemi di misura si collegano a tutte le operazioni di misura che servono a determinare la forma della figura della terra e giù, giù fino alla descrizione metrica degli oggetti più piccoli. In questo contesto, prima della nascita secentesca della scienza nuova, l’antica arte della misura della terra, nota come agrimensura, è certamente collegata ad altre arti della misura, effettuate con tecniche differenti. Tra queste, particolarmente rilevante è la professione dei cambiavalute30. A riguardo e, per estensione, anche verso l’arte della misura della terra, non si può proprio dire che anticamente sia notevole la considerazione positiva verso tutte queste tecniche. Infatti ad esempio, Dante Alighieri colloca i barattieri, insieme ad altri malversatori, nella quinta bolgia dell’ottavo cerchio, nell’Inferno della Divina Commedia.

Poi fui famiglia …:quivi mi misi a far baratteria;

di ch’io rendo ragione in questo caldo.…

29 A riguardo, si rammenti bene che fino alla comparsa, nel primo ‘900, di macchine calcolatrici capaci di eseguire anche moltiplicazioni e divisioni, il calcolo di queste, quanto non fatto con un regolo calcolatore (in modo speditivo e giocoforza approssimato), richiede l’uso di tavole logaritmiche, provviste di parecchie cifre decimali, l’addizione o la sottrazione dei logaritmi letti, rispettivamente per una moltiplicazione od una divisione, e la lettura a rovescio delle stesse tavole logaritmiche, per ottenere il prodotto od il quoziente cercati.

30 Nessuno scandalo per questo accostamento tra tecniche differenti, seppur di diverso valore. Del resto, anche la scienza origina da commistioni, non proprio eccelse, con l’astrologia, l’alchimia, la magia ed altre scienze occulte. È invece il suo successo, assieme al successo delle tecniche collegate, a liberarle da vecchi e disdicevoli retaggi. Tuttavia l’attuale predominio acefalo della tecnica, dove la scienza sembra essere vieppiù asservita, corre il grave pericolo di costituire un’altra forma di superstizione.

2 x 37 - 1 - 37-109

37

74 - 1 - 279

37 3770

= =

Tavole logaritmiche e trigonometricheRegolo calcolatore

b

a

d

c+

b

a

b

c+

b

a+c=

2b

a+c= 2

b+d

a+c2 ≅ ≅se b ≅ d se b ≅ d

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Danar si tolse, e lasciolli di piano,sì com’è dice; e ne li altri offici anchebarattier fu non picciol, ma sovrano.

(Dante Alighieri, Divina Commedia,

Inferno, canto 22, vv. 52-54 85-87).

L’uguaglianza non è un fatto o un dato naturale. Ogni individuo è diverso, come diverso è il suo modo di vivere, pensare ed amare. L’uguaglianza è un progetto ed un ideale in marcia con persone e popoli, per rivendicare dignità, personale e collettiva, e poter vivere la diversità propria di ciascuno di loro. Rovesciare gli ordini gerarchici è portare la legge a fare non l’interesse dei potenti, ma l’espressione e la norma di una società di persone, per stare insieme secondo un patto di civile uguaglianza. L’aggettivo civile intende proprio sottolineare il non-essere di derivazione naturale dell’uguaglianza. Da qui, la principale differenza attuale tra sinistra e destra: lavorare per rimuovere gli ostacoli presenti alla promozione ed al sostegno dell’uguaglianza, oppure no (liberamente ripreso da Norberto Bobbio, Destra e sinistra – Ragioni e significati di una distinzione politica).

La stima ed il rispettoStima è un termine bivalente, anche se i due significati sono fra loro collegati. Infatti stima è insieme valutare ed essere valutato. Così la stima effettuata è connessa alle operazioni di misura, mentre la stima concessa e/o ricevuta si collega al rispetto. Questo ultimo è certamente

necessario e dovuto, per il mantenimento di buoni rapporti di relazione tra gli esseri umani, e si perde a fronte di comportamenti illegittimi.Nell’ambito delle discipline del rilevamento, rispetto è allora quanto dovuto e preteso, se si segue un preciso codice deontologico. In particolare, per quanto riguarda il trattamento delle osservazioni, occorre sempre non addomesticare le misure, né camuffare i risultati. Dati anomali, cioè errori grossolani od altro, possono sempre accadere: allora occorre elencarli, in numero e misura. I modelli richiedono spesso aggiustamenti, tramite parametri di servizio, oppure mediante altre strategie consimili: anche in questo caso, è necessario presentare i risultati prima e dopo un trattamento specifico. Tutto ciò significa, rispettare i dati, i modelli ed i risultati, come pure operatori e committenti del lavoro in atto.Solo da questo, deriva il rispetto accordato all’esecutore del trattamento delle osservazioni, la stima conseguita e la propria autostima. Due pensieri di René Descartes (italianizzato in Cartesio) ed Immanuel Kant, tratti rispettivamente dal Discorso del metodo e da Per la pace perpetua, prendono in considerazione i problemi collegati a quelli della stima ed del rispetto nei confronti del metodo scientifico e della democrazia.

Al posto del gran numero di regole della logica, pensai che sarebbero bastate le quattro seguenti:• La prima, non accettare mai per vera nessuna cosa che

non conoscessi con evidenza come tale: ovvero evitare la precipitazione e la prevenzione, e non accogliere nei giudizi niente che non si presentasse alla mente, in modo così chiaro e distinto, da escludere ogni motivo di metterlo in dubbio.

• La seconda, dividere ciascuna delle difficoltà che avrei esaminato, in quante più parti fosse possibile e richiesto, per risolverle meglio.

• La terza, svolgere con ordine i pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici, per risalire, poco a poco, come per gradi, fino alla conoscenza dei più complessi.

• La quarta, fare dappertutto rassegne così generali, da essere certo di non omettere nulla (Cartesio).

La costituzione fondata:• sul principio della libertà dei membri di una società;• sul principio della dipendenza di tutti da un’unica

legislazione;• sulla legge dell’uguaglianza,è l’unica costituzione che derivi dal contratto originario su cui deve essere fondata ogni legislazione giuridica ed è repubblicana. Ora la costituzione repubblicana ha anche la prospettiva del fine desiderato, cioè della pace perpetua (Kant).

Andrea di Bonaiuto, Diavoli medioevali(dettaglio degli affreschi nel Cappellone degli Spagnoli in Santa Maria Novella, Firenze)

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A mo’ di commento sul collegamento, tra questioni piccole e grandi, è sufficiente osservare come l’assenza di un metodo scientifico e della democrazia, inficino anche la stima ed il rispetto, nei rapporti privati e/o nelle situazioni specifiche. La stima ed il rispetto, nei rapporti privati e/o nelle situazioni specifiche, così come il metodo scientifico e la democrazia, conducono anche a tanti problemi di linguaggio, per mezzo del quale rappresentare il mondo e rapportarsi/valutare persone, azioni e situazioni. In generale, il linguaggio studia la struttura di quei fenomeni e processi che hanno una certa modellazione geometrica e/o fisica, mentre prende in considerazione il pattern (ovvero la trama o la tessitura) di quegli eventi e quelle storie che non hanno una modellazione certa. Pertanto le discipline del rilevamento, dalla loro nobile origine nella geodesia e cartografia, passando per le tecniche della topografia generale, fino al prorompere attuale della geomatica, complesso e caotico, devono saper affrontare gli stessi problemi, essendo esse soprattutto un linguaggio.

Novità geomaticheLa futurologia non è una scienza; pertanto invece di dire quello che potrebbe forse accadere in futuro, è meglio segnalare alcune evenienze che, in futuro, potranno essere confermate, oppure cadere rapidamente in disuso. A riguardo, l’esempio del video-telefono e dello scanner è ampiamente significativo. Infatti tutti e due discendono dalla tecnologia televisiva, ma a fronte di un presunto successo del primo, si è registrato un vero e proprio boom del secondo. Allora molte sono le evenienze attuali, anche se a ben diversi livelli di maturazione ed impatto, e coinvolgono tutte le discipline del rilevamento dalla geodesia dei satelliti, ad esempio, con il Satellite to satellite tracking, alla galassia delle immagini, fornite dal telerilevamento e dalla fotogrammetria dallo spazio, in primis oggigiorno, con Google Earth.

Un’altra evenienza importantissima, di grande attualità, è costituita da Google Map che, a differenti livelli di dettaglio, permette di visualizzare informazioni cartografiche, raccolte sempre in forma digitale, se del caso, integrandole con immagini acquisite da Google Earth. Del resto, come noto, i prodotti cartografici, veri e propri, sono largamente intercambiabili con i prodotti foto-cartografici. Per tutti questi prodotti, se come spesso accade, non si raggiungono le consuete accuratezza, precisione ed affidabilità, tipiche delle discipline del rilevamento (ovvero: errori relativi di 10-6 nel posizionamento di punti e di 10-5

nelle rappresentazioni cartografiche), compito specifico delle discipline del rilevamento è stabilire comunque le accuratezza, precisione ed affidabilità raggiunte dai vari prodotto in uso.

Scendendo dal cielo sulla terra, la “poesia” non viene meno e, passando da qualche espressione amena a considerazioni tecniche, gli ormai onni-presenti sistemi di video-sorveglianza, come pure tutte le molteplici dotazioni accessorie per domotica e quelle, altrettanto in uso, per la robotica, soprattutto industriale, sono una realtà attualissima. Infatti essi vanno a sostituire non solo la topografia classica e la fotogrammetria terrestre, ma si interfacciano anche con innumerevoli servo-meccanismi, impiegati per gli usi più svariati in ambito civile ed industriale. Ancora una volta, accuratezza, precisione ed affidabilità devono assolutamente essere precisate, perché indissolubilmente legate alle necessità di riservatezza e/o sicurezza cui la video-sorveglianza, come pure la domotica e la robotica sono sottoposte.

Robotica e domotica

Web GIS è forse l’ultima evenienza, in ordine di tempo, anche se la rete ha ormai origini lontane. Infatti nel 1969, lo stesso anno del primo sbarco sulla luna, due computer

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sono stati collegati tra loro, per la prima volta. Più antiche ancora sono la telefonia e la telegrafia che hanno antenati celebri nei segnali di fumo e nel telegrafo ottico, e hanno fornito le basi tecnologiche per realizzare i collegamenti via cavo. Il successivo collegamento Wi-Fi discende invece dalla radiofonia e dalla comunicazione televisiva, ampiamente collaudate comunque, seppure più tarde. Allora il Web fa scomparire, entro certi limiti, alcune barriere di spazio e di tempo, connettendo tutto e tutti: la moltiplicazione dell’informazione disponibile è esplosiva, il rischio della babele sempre possibile, ma le potenzialità certamente altrettanto grandi.

Novità nel trattamento delle osservazioniNel corso della seconda metà del ‘900, due rivoluzioni tecnologiche: la conquista dello spazio e l’avvento delle tecnologie dell’informazione, hanno profondamente innovato le scienze geodetiche e cartografiche, per quanto riguarda tanto il rilevamento dei dati di misura, quanto il trattamento delle osservazioni, fino alle modalità di archiviazione, visualizzazione e rappresentazione grafica. Allora la geomatica non è una nuova disciplina, ma un coacervo di tutte le discipline del rilevamento, ripensate alla luce dei cambiamenti avvenuti, in atto ed ancora in evoluzione. In questo nuovo contesto, è da sottolineare il sopraccitato superamento, almeno parziale, dei limiti di spazio e tempo, potendosi muovere in essi, a diverse scale (spaziali) e/o con una diversa grana temporale di risoluzione, grazie alle potenzialità della realtà virtuale.Un altro punto d’arrivo è l’abbandono della rappresentazione su una tavola piana, costituita dalla mappa o carta, tipica della cartografia tradizionale, per l’adozione di rappresentazioni 3D. Tutto ciò è vero non solo negli spazi ristretti, dove l’estensione della terza dimensione è comparabile con quella delle altre due, ma anche globalmente dove l’intera superficie terrestre ha centro in ogni luogo e nessuna frontiera (come la sfera, l’ellissoide, ecc.). Queste considerazioni portano l’utente dentro la rappresentazione, rendendolo non più semplice spettatore. Allora anche tutte le qualità d’interesse devono riempire lo spazio, perché proprio queste qualità costituiscono lo spazio stesso, mentre gli arcinoti sette livelli convenzionali31 della cartografia tradizionale sono completamente asettici.Fare un elenco completo di metodologie e procedure del trattamento delle osservazioni, rilevanti in futuro, è un’operazione azzardata. Molto più corretto e produttivo è indicare alcune evenienze (elencate di seguito), già

31 Orografia, idrografia, pedologia, insediamenti urbani, sistemi di mobilità e trasporto, limiti amministrativi e toponomastica.

oggi, foriere di novità interessanti. Infatti il trattamento delle osservazioni, essendo una branca della matematica applicata, offre strumenti di lavoro per il lungo periodo. Tuttavia proprio le innovazioni tecnologiche portano a preferire uno o l’altro di questi strumenti, in quanto meglio s’adatta alle esigenze della modellazione dei dati. Del resto, è noto il differenziarsi del trattamento delle osservazioni, tra scienze della terra, interessate a modellare la struttura di dati geometrici e/o fisici, e scienze/tecnologie dell’informazione, rivolte invece a riconoscere il pattern di dati d’altra natura (spesso solo qualitativi).• Clustering e grafi sono tecniche della matematica

discreta, adatte a comprimere grandi masse di dati, tipiche di acquisizioni digitali, specialmente se in continuo, come pure a costruire spiegazioni preliminari che, nel caso di dati qualitativi, possono essere le uniche possibili.

• Co-kriging universale32 è una metodologia statistica capace di separare segnali (comprendendo in essi anche modelli deterministici) da un rumore (residuo), collegando tra loro dati anche eterogenei, purché aventi in comune un certo dominio spaziale e/o temporale, ed avendo stabilito certi gruppi d’invarianza delle norme adottate al loro interno.

• Processing paralleli e sequenziali (per quanto le potenzialità dei computer siano divenute straordinarie) forniscono gli algoritmi per l’elaborazione di enormi masse di dati, come si addice per il trattamento delle osservazioni rigoroso, di grandi progetti la cui dimensione è davvero molto grande.

• Inferenza bayesiana o sequenziale33 fornisce i test per il confronto d’ipotesi, il collaudo ed il controllo, inerenti dati acquisiti ed elaborazioni successive, avendo la capacità di superare le rigidità imposte dell’inferenza classica.

Un esempio eloquente di un nuovo modo di studiare e modellare una realtà, presa in considerazione, è derivato da un’interessante lezione accademica34. Essa verte sul possibile comportamento asintotico (detto regime) dei sistemi dinamici, di cui è riportato uno stralcio autografo nella figura illustrata nella pagina seguente. Infatti dato un numero di componenti via, via crescente, il comportamento asintotico risulta, volta a volta, ben diverso, passando

32 Il co-kriging universale, benché più famoso e diffuso, insieme al kriging, non è dissimile dalla collocazione con parametri.

33 Le due varianti sono differenti per ipotesi e struttura, ma egualmente adatte ad eseguire i test richiesti nei casi specifici.

34 Questa lezione è stata tenuta da Sergio Rinaldi, professore ordinario di Teoria dei Sistemi al Politecnico di Milano, a conclusione della sua lunga e brillante carriera accademica.

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da una semplice condizione d’equilibro, per un regime stazionario, ad una meno semplice condizione a cicli, in un regime ciclico. Dopodiché i casi più complessi, presentano una condizione toroidale, in un regime quasi periodico, ed una imprevedibile condizione costituita da strani attrattori, per un regime cosiddetto caotico.Un’applicazione diretta di questa teoria è nella geodesia dei satelliti, dove il Sole è in una condizione d’equilibrio (anche se solo relativo, considerandolo nella galassia Via Lattea), un sistema a due corpi (come il Sole ed un pianeta, senza satelliti, ad esempio, Mercurio o Venere) segue un regime ciclico, in accordo con le leggi di Keplero. Invece il problema dei tre corpi (come il Sole, la Terra e la Luna) è ben più complesso, la sua soluzione è dovuta a Jules Henri Poincaré e presenta un regime quasi periodico. Infine un sistema a quattro corpi presenta un regime caotico; nel sistema solare non esistono satelliti di satelliti (almeno naturali e quelli artificiali hanno vita troppo breve ed altresì sono regolati, a bordo e/o da terra), eppure due satelliti di Saturno, Epimeteo e Janus, si scambiano (caoticamente) l’orbita ogni quattro anni.Più in generale, gli astronomi e, in particolare, i planetologi mettono in evidenza che l’intero sistema solare, non è

stabile, in tempi astronomicamente significativi, ovvero per periodi dell’ordine di alcune decine di migliaia di anni. Infatti è stabile, con la sua nota evoluzione quasi periodica, il sistema composto dai tre corpi maggiori, ovvero il Sole ed i due pianeti più grandi: Giove e Saturno. Al contrario, non è stabile, ma caotico (ed imprevedibile), un eventuale sistema composto da quattro corpi, ovvero oltre ad i tre precedenti, una possibile perturbazione inattesa (ad esempio, una cometa od un altro corpo estraneo). L’accadere di questo evento può comportare un totale cambiamento delle orbite (da cui la suddetta situazione caotica), con conseguenze certamente non favorevoli per la Terra, per la vita e per i destini dell’umanità.A mo’ di commento conclusivo, resta da osservare, come i sistemi a più di tre componenti (a partire da quattro) siano comuni, in moltissimi ambienti fisici e/o contesti sociali. Pertanto invece di regimi stabili, ciclici o quasi periodici, regimi caotici (ed imprevedibili) sono i più comuni e, come tali, devono essere affrontati e governati. Tutto ciò ha una notevole rilevanza, nell’elaborazione, analisi ed interpretazione di fenomeni, fatti ed eventi georeferenziati (o comunque a referenza spaziale e, in ogni caso, spazio varianti), per insiemi di dati dinamici (ovvero tempo varianti). Il trattamento delle osservazioni35, con la modellazione matematica discreta, offerta da cluster e grafi, e/o l’interpolazione/approssimazione statistica, tramite co-kriging (o collocazione con parametri), rispondono positivamente alla bisogna.

Estensioni di matematica applicataLa matematica applicata è più ampia del trattamento delle osservazioni e non copre solo il campo della statistica, muovendosi dall’analisi dei dati alla statistica computazionale. Infatti sebbene storicamente la matematica applicata sia stata soprattutto trattamento delle osservazioni, la stessa matematica applicata comprende ormai tecniche ed applicazioni provenienti dall’analisi matematica, dall’algebra (soprattutto lineare) e dalla/e geometria/e (euclidea e riemanniane). Tutto ciò può portare ad un interessante binomio matematica applicata-trattamento delle osservazioni, comprendendo in esso tecniche ed applicazioni, finora considerate estranee, quando queste siano di notevole utilità, per le sopraccitate analisi dei dati e statistica computazionale.Archimede sarà ancora ricordato, quando Eschilo sarà già stato dimenticato, perché le lingue muoiono, ma le idee matematiche no; immortalità è forse una parola ingenua

35 Il trattamento delle osservazioni è necessario in assenza di modelli matematici, derivati dalla fisica e/o dalla geometria dei problemi.

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ma, qualunque cosa essa significhi, un matematico ha le migliori probabilità di conseguirla (Godfrey Harold Hardy).

Così ad esempio noti teoremi di analisi matematica, quali quelli di Stokes o della circuitazione e di Gauss-Green della divergenza36, da sempre, sono applicati nell’ambito alto della geodesia fisica e matematica (anzi proprio i nomi, loro attribuiti, di matematici, astronomi e/o geodeti, possono far ascrivere alla geodesia almeno parte del merito della loro formulazione). Tuttavia la loro completa attuale validità fa sì che gli stessi teoremi abbiamo un loro utilizzo nella definizione di operatori differenziali, quali quelli comunemente in uso nell’analisi d’immagini (nonché di scene e sequenze d’immagini e scene) e, benché ancora non molto spinta, da un punto di vista strettamente matematico37, nella modellazione 3D. Per completezza gli enunciati sintetici di questi teoremi sono di seguito riportati.• Teorema di Stokes o della circuitazione: la circuitazione

di un campo vettoriale, lungo un’arbitraria linea chiusa, appartenente al dominio di definizione del campo, è pari al flusso del rotore del campo medesimo attraverso una qualunque superficie, avente per contorno la stessa linea chiusa.

• Teorema Gauss-Green o della divergenza: il flusso di un campo vettoriale, attraverso una superficie chiusa, appartenente al dominio di definizione del campo, è pari all’integrale della divergenza del campo medesimo esteso al volume racchiuso dalla stessa superficie chiusa.

Un altro esempio, proveniente dall’analisi matematica e storicamente di grande interesse ed utilità, per la corretta definizione delle equazioni costitutive delle proiezioni e rappresentazioni cartografiche, riguarda le equazioni differenziali e, in particolare, le equazioni differenziali alle derivate parziali (a due variabili). In questo stesso ambito, una disamina completa fa comprendere giocoforza anche le equazioni differenziali ordinarie e le equazioni differenziali alle derivate parziali (a più di due variabili), come pure tutti i problemi al contorno che permettono di definire le soluzioni integrali delle stesse. Storicamente sono state scritte nelle forme più varie, in accordo con la geometria e/o la fisica dei problemi specificamente in esame; tuttavia è possibile, quasi sempre, ricondurle a forme più semplici e standard.

36 I due teoremi, differenti per enunciato ed elementi in gioco, rispondono comunque ad una stessa affinità culturale.

37 Attualmente, la modellazione 3D è, quasi per intero, sotto il dominio della informatica grafica, ma una sua rivisitazione, da un punto di vista strettamente matematico, è cosa auspicabile e necessaria.

Infatti la loro linearizzazione, in generale, sempre possibile, sotto larghe ipotesi (con uno sviluppo in serie di Taylor), porta queste equazioni ad una forma standard (di cui le equazioni differenziali ordinarie, lineari ed omogenee, di Eulero sono uno degli esempi più semplici). L’ulteriore discretizzazione di queste equazioni fa da battistrada alla definizione di metodi numerici alle differenze finite, agli elementi finiti ed alle funzioni spline che tanta parte hanno oggigiorno nell’analisi numerica di una vasta gamma di problemi. Ad esempio, nel campo specifico delle discipline del rilevamento, questi metodi hanno ampie possibilità d’impiego, dal monitoraggio e controllo di movimenti e deformazioni, all’elaborazione, analisi ed interpretazione d’immagini (soprattutto in telerilevamento, ma non solo).

Jacopo de’ Barbari (attribuzione dubbia), Ritratto di Luca Pacioli (Museo di Capodimonte, Napoli) 38

Ancora un contributo offerto dall’analisi matematica è lo studio dei cosiddetti metodi di Fourier, a partire dalle serie per arrivate alle trasformate. Infatti l’opportuna manipolazione delle prime, in uno spazio 3D, porta alla costruzione delle armonica sferiche, essenziali per gli sviluppi, insieme classici e moderni, della geodesia e, in particolare al calcolo del geoide e di altri funzionali del campo della gravità terrestre. In questo ambito, anche l’approccio moderno di una modellazione del campo suddetto, facendo uso di un approccio mediante i processi stocastici, non può prescindere da queste e dai loro funzionali, per mantenere l’armonicità del campo stesso. Per quanto riguarda invece, le trasformate di

38 Il ritratto rappresenta il matematico rinascimentale italiano, intento a dimostrare il 2° teorema di Euclide.

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Fourier39, queste hanno largo impiego nella fisica delle alte frequenze e nelle telecomunicazioni, e da questi ambiti, in telerilevamento40.Il mosaico è la prima immagine, citata in rete, alla voce: matematica-dipinti. Questo ordine non è del tutto casuale ed attiene alla citazione criptica di numeri cosiddetti mariani, certamente estranei al contesto del presente testo, ma bene attestanti un’attenzione ed una vicinanza tra la matematica e le arti figurative e non solo, bastando citare certa letteratura e molta parte della musica. Meno rilevante è invece l’aspetto geometrico del mosaico, con una prospettiva corretta, su una superficie curva, in quanto successiva alle opere di Brunelleschi, Donatello, Masaccio e Leon Battista Alberti, veri e propri inventori della tecnica della prospettiva. In entrambi i casi, la citazione, per i suoi diretti riferimenti e per la non cosi rilevante ascendenza geometrica, permette di rivolgere l’attenzione ad altri campi della matematica, spostandosi dall’analisi matematica all’algebra ed alla geometria.Per lungo tempo, l’algebra è stata considerata ed insegnata solo come estensione naturale dell’aritmetica41, poi dalla scoperta dei numeri immaginari e complessi, per arrivare ai numeri cosiddetti ipercomplessi (ad esempio, come i quaternioni), l’algebra è diventata una nuova disciplina della matematica, dalle potenzialità enormi42. Infatti l’algebra ha provveduto alla definizione di particolari strutture algebriche (come gli insiemi, i gruppi, gli anelli, i corpi, i campi, i moduli, gli spazi vettoriali e le algebre). In particolare, l’algebra lineare con le matrici, le basi e gli spazi lineari, dà interpretazioni astratte e generalizzazioni alla geometria, e fornisce nuove modalità di rappresentazione dei dati addirittura all’analisi matematica. Infine l’algebra è anche la disciplina matematica che, più e meglio, s’è interfacciata con l’informatica.I contributi della geometria, alle discipline del rilevamento, sono altrettanto rilevanti, anche se più antichi nel tempo. Infatti la geometria, oltre permettere rappresentazioni cartografiche consistenti, con la geometria descrittiva (piana e solida), e disegnare reti topografiche, grazie alla

39 Una moderna estensione di questi stessi metodi è data dalle trasformate wavelet (comunemente dette, in italiano, ondine).

40 Elaborazioni simili permettono altresì la cosiddetta foto-interpretazione d’immagini, scene, sequenze, mappe e modelli 3D.

41 In ogni caso, l’aritmetica dei numeri interi, spiega banalmente, ma forse non troppo, i sistemi di riferimento e, grazie a sostituzioni e simmetrie, definisce topologie e fornisce strumenti per la costruzione di sistemi informativi geografici o territoriali.

42 Nelle discipline del rilevamento, l’algebra è rilevante sia in geodesia che in fotogrammetria, ed è importantissima nel trattamento delle osservazioni, per lo studio dei loro sistemi lineari e delle matrici corrispondenti.

geometria analitica, ha avuto altri interessanti punti di contatto. Pertanto seppure in modi forse più nascosti, la geometria intrinseca è proprio essenziale nella geodesia classica ed in cartografia, mentre la geometria proiettiva ha contribuito alla fondazione della fotogrammetria (prima ancora dell’invenzione di un, vero e proprio, apparato fotografico) e, di recente, è riscoperta e valorizzata in fotogrammetria digitale. Infine la grafica informatizzata è costruita su basi geometriche43.

Strettamente collegata alla concezione dello spazio è la teoria dei colori che va oltre l’ottica newtoniana, con l’esperimento del prisma diffusore (e l’esperimento inverso con lo stesso prisma), per studiarne vari aspetti: dalle fusioni alle complementarità, come pure dagli accostamenti e alle giustapposizioni. Un esempio fa riferimento alla teoria goethiana, con i suoi fondamenti nella fisiologia, nella psicologia, nell’estetica, nella poetica e nel simbolismo (la polemica fisica-psicologia è storicamente datata e di nullo interesse, ma il confronto è certamente utile, da entrambe le parti). Pertanto mentre nessuna obiezione può essere mossa alla teoria fisica, molto è ancora da fare per dare forma matematica alla composizione ottimale (o meno), ovvero per saperne misurare la qualità.Non è facile parlare di musica, documentando con esempi, come fatto per le arti visive, ma il collegamento tra matematica e musica è altrettanto (e forse maggiormente) importante. Nel mondo antico, matematica e musica sono due scienze strettamente collegate, nel Quadrivio delle

43 La canestra di frutta di Caravaggio e maggiormente Natura morta con mele e arance di Cézanne mostrano i limiti del kantismo, nella concezione dello spazio (e del tempo). Infatti senza la canestra di frutta, il primo quadro mostrerebbe solo uno sfondo uniforme ed il bordo di un tavolo, mentre senza la natura morta, nulla rimarrebbe del secondo quadro, ad eccezione di un po’ di sfondo, in alto a destra. Allora le cose formano lo spazio (così come gli eventi riempiono il tempo), con inevitabili conseguenze geometriche e fisiche.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Canestra di frutta (Pinacoteca Ambrosiana, Milano)

Paul Cézanne, Natura morta con mele e arance (Musée d’Orsay, Parigi)

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Luigi MussioNato a Milano nel 1951, dopo il Diploma si laurea in Ingegneria Civile al Politecnico di Milano nel 1975. L’anno successivo consegue la borsa di studio del CNR e nel 1978 è ricercatore universitario di Geofisica Mineraria al Politecnico di Milano.Dal 1983, Professore associato di Misure Geodetiche al Politecnico di Milano, nel 1986 Professore straordinario di Topografia all’Università di Reggio Calabria, dal 1989 al 1991 Professore ordinario di Fotogrammetria al Politecnico di Torino/Milano e dal 1994 Professore ordinario di Trattamento delle Osservazioni al Politecnico di Milano.Dal 1983 al 2004 Segretario/coordinatore dei corsi di Dottorato di Ricerca in Geodesia e Geomatica al Politecnico di Torino/Milano. Dal 2002 al 2011 Coordinatore della macroarea Sicurezza e Ambiente della Scuola Interpolitecnica di Dottorato Torino Milano Bari.Fra le diverse cariche è stato Presidente del CCL/CCS in Ingegneria Civile al Politecnico di Milano; membro dell’ISPRS; coordinatore dell’ISPRS IC-WG III/VI e dell’ISPRS WG VI/3; Presidente dell’ISPRS TC I.

Rossella NoceraNata a Singen Hohentwiel (Germania) nel 1966, si laurea in Ingegneria Civile sezione Trasporti, all’Università degli Studi di Reggio Calabria nel 1993.Nel 1998 svolge il Dottorato di Ricerca in Scienze Geodetiche e Topografiche presso il Politecnico di Milano e dal 1999 al 2006 è Ricercatrice presso l’Istituto di Geodesia e Fotogrammetria del Politecnico Federale di Zurigo.Dal 2006, Professore associato di Geomatica presso l´Università degli Studi del Molise.Autrice di numerose pubblicazioni, nell’ambito della ricerca scientifica, si occupa di problemi riguardanti l’impiego di sistemi informativi geografici con diversi sistemi di riferimento, all’interpretazione automatica di carte topografiche, a soluzioni per il trasferimento di dati geografici e alla realizzazione di modelli concettuali specifici (GIS per le reti di trasporto, per la geologia e la geotecnica e per la valutazione di rischi ambientali).

scienze esatte (formato da: Aritmetica, Musica, Geometria ed Astronomia), a sua volta affiancato ad un Trivio di scienze umane (costituito da: Grammatica, Retorica e Dialettica). Nel mondo moderno, con la fondazione e lo svilupparsi della scienza nuova, matematica e musica trovano punti di contatto, grazie all’acustica, nel clavicembalo ben temperato bachiano e nella tecnica del contrappunto mozartiano44; dopodiché con un altro balzo

44 Meno facile è trovare contatti diretti tra matematica e musica, nella musica barocca, nella grande sinfonia romantica tedesca, nel melodramma italiano (dalla seconda metà del ‘700, per

fino al mondo moderno, le stesse sono ancora vicine con la serialità dodecafonica e le grammatiche regolari.Non irrilevanti sono le implicazioni nei confronti delle discipline del rilevamento, in particolare con le analisi in frequenza, dove la matematica fornisce strumenti all’acustica, all’ottica ed alle telecomunicazioni, e mette a disposizione gli stessi strumenti, ad esempio, per la geodesia, l’ingegneria geodetica, la foto-interpretazione ed il telerilevamento. Tuttavia nuovi punti di contatto sono da segnalare, in geomatica, laddove le grammatiche regolari e particolari topologie si spiegano a vicenda. In conclusione la matematica applicata, affiancando il trattamento delle osservazioni, estende le capacità d’elaborazione, analisi ed interpretazione, grazie ad una maggiore ricchezza e complessità del linguaggio matematico impiegato, e fornisce spunti veramente interessanti per nuovi approcci.

tutto l’’800, fino agli inizi del ‘900) e nel jazz afro/americano. Tuttavia queste distanze non sono cesure, ma una prova provata della struttura della libertà. Del resto, contatti esistono certamente tra la musica e le arti figurative, di quei periodi, e così indirettamente con la matematica, seppure in modi molto, molto lievi.

Wassily Kandinsky, Gorge Improvisation (Städtische Galerie im Lenbachhaus, Monaco di Baviera)

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GREEN BUILDING

Per la prima volta ecosostenibile, il Padiglione Italia, realizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per rappresentare il nostro Paese, in occasione della 13a Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia (aperta fino al 25 novembre), ha visto come curatore del progetto e dell’esposizione l’architetto Luca Zevi la cui proposta è stata scelta, oltre che per l’attenzione agli aspetti, oggi determinanti, dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale,

per la capacità di mettere “in relazione l’architettura con l’economia, la cultura con le imprese”. Relazioni che il progetto ha concretizzato attraverso l’illustrazione delle “quattro stagioni” dell’architettura del Made in Italy (partendo da Adriano Olivetti per arrivare alla Green Economy) e lungo un percorso che è il racconto di un incontro possibile, della riscrittura del ‘patto’ – luogo condiviso e spazio possibile – in cui le ragioni dell’architettura, del territorio, dell’ambiente

13a Mostra internazionaledi ArchitetturaBiennale di VeneziaPadiglione Italia

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dialoghino con quelle dello sviluppo economico. Un “campo comune” tra imprenditoria e architettura come necessità imprescindibile per la ripresa.

Il Padiglione Italia: energeticamente sufficienteUn prototipo per un nuovo modo di abitare Come detto dall’Architetto Zevi, a partire da queste premesse, “il Padiglione stesso si trasforma in luogo energeticamente autosufficiente e simula la costruzione di un ecosistema produttivo in cui i bisogni fondamentali dell’uomo (riparo, acqua, cibo ed energia) vengono messi a sistema in un ciclo chiuso, capace di garantire la propria autosufficienza, minimizzando la produzione di scarti”.Un risultato che si è ottenuto effettuando un’analisi dello stato di fatto e del comportamento energetico del padiglione esistente, procedendo ad un calcolo dei carichi termici ed elettrici necessari all’allestimento, per poi individuare l’insieme di strategie passive e attive capaci di ridurre, o di produrre da fonti rinnovabili, l’energia necessaria.E i cui esiti, con un approccio originale, sono stati evidenziati e contestualizzati all’interno dell’allestimento che mostra (anche attraverso un video) le dinamiche di funzionamento del Padiglione e in particolare come razionalizzare l’uso dell’acqua attraversi sistemi di depurazione naturale e come prevedere un uso produttivo

della vegetazione, in termini di qualità ambientale (comfort climatico e acustico), alimentare e sociale. Evidenziando, inoltre, che tutti i materiali utilizzati sono scelti prevedendone il “riuso” a fine mostra.

Il percorso espositivoLa visita al Padiglione (o “promenade”) si sviluppa attraverso spazi caratterizzati da una presenza di strumenti multimediali e tecnologia innovativa che permettono al visitatore di interagire con il racconto, di porre quesiti, di incontrare in modo virtuale i protagonisti della storia narrata.Oggetti riemersi dal passato, plastici, tavole, racconti dell’oggi segnano il cammino e l’interazione con elementi animati, ologrammi, personaggi virtuali e video, scandisce le tappe della narrazione.Si parte dal materiale fisico e tridimensionale della sezione legata all’esperienza olivettiana, passando alle proiezioni-racconto e video sculture, fino ad arrivare alla storia attuale, raccontata attraverso i media e gli strumenti di comunicazione contemporanei. L’allestimento è diacronico, come spiegano i curatori, Marco Burrascano, Maria Luisa Palumbo, Giampiero Sanguigni. “L’idea è quella di trovare una continuità, pur nell’eterogeneità dei temi trattati, attraverso pochi elementi riconoscibili e materiali reiterati. Il legno è

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al contempo superficie di calpestio, limite, seduta e delimitazione, sia fisica che acustica; mentre il cartongesso crea le quinte necessarie alle proiezioni. Una sequenza di drappi di tessuto microforato, illuminati dall’alto, crea un paesaggio continuo che attraversa l’intera navata, definendo le alcove in cui i visitatori possono sostare, ascoltare i racconti e osservare i documentari e le immagini relativi alle diverse sezioni”. Il racconto, come detto, si articola in quattro momenti o “stagioni” del rapporto tra architettura, crescita, innovazione e industria. Nella prima, Adriano Olivetti: nostalgia del futuro, “l’esperienza di Olivetti nell’Italia del ‘secondo dopoguerra’ diventa – spiega l’architetto Luca Zevi nella presentazione – un modello di sviluppo in cui politica industriale, politiche sociali e promozione culturale si integrano nella proposta di una strada innovativa nella progettazione delle trasformazioni del territorio.E’ unica per i tempi e per il contesto. Olivetti è un innovatore per il modo di fare impresa, la visione del mondo, le scelte e i principi. I suoi prodotti uniscono funzionalità e design straordinari, le sue fabbriche coniugano successo industriale e attenzione agli uomini, ai luoghi della produzione e delle vita quotidiana, al mondo.E’ convinto che il ‘fare impresa’ non può prescindere da un atteggiamento etico e responsabile nei confronti dei lavoratori e del territorio che accoglie le fabbriche. Per questo, da grande appassionato di avanguardie in arte

e architettura, coinvolge tutti i più geniali architetti e designer degli anni ’50 facendo di ogni complesso industriale un’opera d’arte.I migliori architetti italiani vengono chiamati a progettare le nuove fabbriche, a disegnare complessi residenziali all’avanguardia, anche dal punto di vista dei servizi, integrati con i luoghi di produzione: proprio Ivrea diventa il luogo di sperimentazione di una ‘città-fabbrica’ virtuosa, che viene considerata modulo sperimentale di uno sviluppo territoriale possibile”.E’ non è un caso che il Padiglione si apra con questo racconto, in quanto “la visione di Adriano Olivetti – che tiene insieme architettura, economia e territorio – diventa, forse, il punto chiave sul quale ricominciare a scrivere il futuro del Paese e lo stimolo a riscoprire in quelle esperienze l’ispirazione di una riflessione globale sul rapporto tra architettura, economia, territorio.Ad individuare nel nostro passato una possibilità di futuro”.La terza “stagione” (che fa seguito alla seconda, quella dell’assalto al territorio degli anni ’80) Le architetture del Made in Italy racconta come “negli ultimi anni alcuni marchi di eccellenza del Made in Italy hanno scelto di costruire i propri ‘luoghi del lavoro’ secondo un progetto architettonico d’eccellenza. Sono nate così strutture attente alla poetica dei luoghi, alla vita delle persone, alla sostenibilità ambientale. Il ‘fare impresa’ virtuoso anche nel pensiero rispetto i luoghi di produzione e commercializzazione sta contribuendo a creare nuovi

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paesaggi in un territorio italiano contemporaneo caratterizzato – e spesso devastato – da un forte decentramento delle unità produttive e delle strutture residenziali.E’ così che le architetture del Made in Italy diventano punti notevoli in un territorio segnato dall’andamento monotono e uniforme della diffusione e dispersione urbana: si pongono come elementi di centralità e di eccellenza. Diventano punti di riferimento delle comunità. Certo, la loro geografia è poco nota. Eppure si tratta di un fenomeno consistente che vale la pena di esplorare e considerare come ipotesi di sistema”.La “promenade” lungo questa sezione si trasforma dunque in un percorso di scoperta, conoscenze e riflessione sulle emergenze architettoniche e insediative del Made in Italy. Diventa documentazione di un rapporto fra architettura e industria che “fin qui sconfitto sul terreno dei grandi sviluppi territoriali e urbani, ha continuato a svilupparsi in maniera sporadica ma significativa grazie alle aziende che hanno tenuto alto il prestigio della produzione italiana nel mondo”.La quarta “stagione”, quella del futuro, è dedicata a all’Expo 2015 di Milano e al suo tema Nutrire il pianeta. Energie per la vita che ingloba “la sfida progettuale per eccellenza, quella dell’esistere, del vivere in comunità”.La nutrizione, che sarà al centro di Expo 2015, spinge a rimettere sotto analisi il concetto di comunità sostenibile: il rapporto tra città e campagna, industrializzazione e produzione agricola. Paesi sviluppati e in via di sviluppo,

sistemi economici e vita dell’uomo. In questa sezione, i luoghi dell’Expo vengono narrati, ne viene sviluppato il senso e la progettualità. E “il Padiglione Italia diviene così il luogo in cui progettisti, imprenditore e politici si confrontano sulle questioni del vivere e dell’abitare. Un’era di passaggio complessa in cui l’ossessione delle megalopoli deve lasciare spazio alle nuove regole della comunità, in cui nutrirsi, spostarsi, abitare diventano funzioni della stessa equazione. Un’era in cui la questione degli approvvigionamenti energetici è centrale”.“La riqualificazione degli insediamenti – spiega ancora Luca Zevi – passerà in primo luogo per la capacità di superare la contrapposizione fra uomo e natura, fra costruito e territorio agricolo che ha caratterizzato lo sviluppo degli ultimi due secoli. La riduzione del consumo di suolo naturale, la rigenerazione delle città attraverso una nuova strategia di riuso rappresenta una sfida cui non ci si può sottrarre”.Accanto allo sviluppo del progetto di Expo 2015, il percorso espositivo illustra alcune recenti realizzazioni italiane che si muovono in questa direzione. Riqualificazione di insediamenti esistenti attraverso l’inserimento di attività produttive di nuova generazione. Ripensamento degli spazi mirati a una città a misura dei bambini che diventano parametro della qualità di vita negli spazi urbani. La “safe area” necessaria alla vita dei bambini ha regole precise che impone di ripensare la città come luogo pubblico, dove le strade e le piazze non siano barriere invalicabili; luoghi sicuri non perché presidiati ma perché vissuti.

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Affascinante anche la sezione Bosco Italia che racconta l’ infanzia del paesaggio italiano e trasforma uno dei due edifici che compongono il Padiglione nella messa in scena di un sottobosco italiano. La luce è filtrata, l’aria è umida. I suoni sono quelli del lieve fruscio delle foglie. Gli odori sono della terra umida e dei muschi, i colori sono i verdi brillanti o cupi delle felci e non solo.Nella prima navata, all’ingresso, è stato, infatti, allestito un giardino interno di 800 metri quadrati, composto da circa 5.000 piante che, collocate ad altezze differenti mediante pedane di legno di tipo industriale, formano un’emozionante successione di tessiture e toni di verde diversi, che conferiscono al progetto il movimento e la naturalezza del sottobosco, offrendo ai visitatori un momento di pausa e refrigerio, ma anche di riflessione sui temi trattati nel padiglione.“Le piante utilizzate nel progetto – spiegano i curatori dell’allestimento – sono quindi le più efficaci per raffigurare l’atmosfera del nostro sottobosco ma al tempo stesso creare un paesaggio primordiale e fantastico, in particolare le felci, le prime piante ad avere sviluppato foglie vere e proprie: comparse 350 milioni di anni fa, quando in Italia il clima era di tipo subtropicale.

L’immagine è quella di un paesaggio elementare, una sorta di grado zero, base di partenza su cui da sempre sono continuamente e ricorsivamente elaborate e prodotte le tante forme e identità dei paesaggi italiani”.Sulla base del programma della mostra, mirato a riproporre la centralità della produzione materiale e culturale come vera ricchezza e possibilità di ripresa dell’economia e del Paese, si è deciso, poi, di provare non semplicemente a raccontare della possibilità di nuove economie, ovvero di una quarta stagione basata sul recupero e la valorizzazione dell’esistente, ma anche di mettere in campo un esempio di green design e green economy realizzando (attraverso il coinvolgimento di alcune aziende leader del settore) un piccolo prototipo, scala 1:1, di intervento migliorativo (in questo caso, delle condizioni di comfort) ad emissioni (quasi) zero, attraverso la produzione locale di energia solare. L’obiettivo è un intervento di climatizzazione delle Tese – in particolare del padiglione B, interamente esposto a sud e spazio espositivo principale – da alimentare attraverso la produzione locale di energia pulita e rinnovabile. Per realizzare un perfetto bilancio energetico tra produzione e consumi, la pergola è stata dimensionata per un

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Luca ZeviArchitetto e urbanista impegnato nel recupero dei centri storici, ha lavorato nella pianificazione dei nuclei antichi di Benevento, Galatone (Lecce), Venafro (Isernia), dirigendo i Laboratori di Recupero dell’ex-Ghetto di Roma e del Centro Storico di Cosenza.E’ stato progettista di diversi interventi di restauro tra i quali il nuovo ingresso all’area archeologica dell’Anfiteatro Romano a S. Maria Capua Vetere (Caserta).Nell’ambito della pianificazione urbanistica ha firmato le Varianti Generali ai piani regolatori di Benevento e Cosenza. Ha coordinato il gruppo internazionale di progettazione per la trasformazione dell’area dello stabilimento FIAR di Novoli in Centro Direzionale. Ha realizzato il Museo della Memoria e dell’Accoglienza a Nardò (Lecce) e il Memoriale ai Caduti del bombardamento di S. Lorenzo a Roma.Ha operato nell’integrazione di dispositivi di captazione di energia da fonti rinnovabili nell’architettura a partire dal coordinamento della mostra “Enarch ‘83”, a cura dell’Enea e dell’Istituto Nazionale di Architettura (INARCH), sull’architettura bioclimatica.Fra le diverse pubblicazioni ha diretto il “Nuovissimo Manuale dell’Architetto” e il “Manuale del Restauro Architettonico”, Mancosu Editore. Incaricato di corsi di “Restauro del territorio” nelle facoltà di Architettura di Roma e Reggio Calabria è Presidente delle sezione laziale dell’INARCH.

fabbisogno elettrico di circa 10 kW derivanti dai consumi stimati per l’impianto di raffrescamento. Quest’ultimo a sua volta è stato progettato ragionando sulle caratteristiche e potenzialità del luogo, immaginando di sfruttare la presenza dell’acqua di laguna (ad una temperatura di circa 23 gradi) come fonte primaria di raffrescamento del gruppo frigorifero (di cui vengono così ridotti fortemente i consumi) che alimenta la ventilazione nel padiglione B.

La realizzazione della pergola è stata immaginata come occasione per la costruzione di un grande laboratorio collettivo che –dicono i curatori– ha coinvolto e coinvolgerà gruppi di studenti del master IN/ARCH in progettisti di architetture sostenibili, l’ENEA, che ha fornito i contatti con le aziende, e numerose realtà produttive protagoniste della green economy italiana e internazionale.

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PROTAGONISTI

Per critici e cineasti è stato il Leonardo Da Vinci della sua specialità, riscrivendo la storia degli effetti speciali, dopo di lui rivoluzionati. Genio e pioniere della meccatronica applicata al cinema, lui, però, con ammirevole modestia, preferiva definirsi artigiano, nemmeno maestro. E così, “The Italian craftsman” (l’artigiano italiano) lo definirono inizialmente anche i media americani – che ancora non lo conoscevano – all’inizio dell’enorme successo del film “E.T.” e della sua creatura, l’extraterrestre dal “volto umano” entrato nell’immaginario di bambini e adulti (“telefono … casa”) che gli è valso il terzo Oscar, rendendolo famoso a livello planetario.Il 10 agosto si è spento, a Lamezia Terme, in Calabria (dove viveva, da un decennio, con la famiglia, lontano dai riflettori), all’età di 86 anni, Carlo Rambaldi, artista capace, con la sua opera, di affermare nel mondo un talento tutto italiano fatto di creatività, fantasia e – come diceva lui stesso, sempre cauto verso lo strabordante utilizzo, nel suo campo, delle tecnologie digitali – “molto lavoro manuale, perché è attraverso il gesto di disegnare sul foglio bianco, cancellare, disegnare di nuovo, che si può vedere se è proprio quella l’immagine che cerchi”.

La formazione, l’esordio nel cinema e gli anni italiani Nato a Vigarano Mainarda (nel ferrarese) nel 1925, Rambaldi avvia la sua formazione conseguendo il Diploma di Geometra. Successivamente, nel 1952, si laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna e inizia a dipingere e scolpire. Era appassionato dell’iperrealismo (“mi interessavano più le tecniche che il risultato finale”) ma, allo stesso tempo, cominciò anche ad interessarsi al mondo degli animali, così importanti nei futuri successi della sua lunga carriera, studiandone i movimenti, le reazioni, le espressioni.

Carlo RambaldiL’artigianocreatore di “E.T.”

L’esordio nel cinema arriva sul finire degli anni ‘50 con la realizzazione del drago Fafner (una “creatura” di ben sedici metri), per il film Sigfrido del regista Giacomo Gentilomo. Abbandonata la pittura si trasferisce a Roma e inizia a frequentare gli ambienti cinematografici. Sono gli anni ‘60 dei kolossal a Cinecittà, ma anche delle prime pellicole italiane di genere fantascientifico ed horror, dove gli effetti speciali hanno un ruolo importante. Prima Perseo l’ invincibile (1963), poi, nello stesso anno, Cleopatra, per il quale realizzerà l’aspide meccanico della regina egizia, e Terrore nello spazio dello sperimentatore Mario Bava.Nel 1971 Carlo Rambaldi è il primo autore di effetti speciali cinematografici “costretto” a dimostrare davanti a un giudice la natura artificiale di quanto appare sullo schermo. Per la scena della vivisezione canina nel film Una lucertola con la pelle di donna, il regista, Lucio Fulci, fu citato in tribunale per maltrattamento e crudeltà verso gli animali. Fulci sarebbe andato incontro ad una severa condanna penale, se Rambaldi non avesse fornito alla Corte i girati non montati e i fantocci dei cani utilizzati per le riprese.E sempre in quell’anno, a testimonianza della sua capacità di raggiungere, per l’epoca, effetti di realismo notevoli, in occasione della riaperta istruttoria sulle circostanze della morte di Giuseppe Pinelli (anarchico precipitato da una finestra della questura di Milano dove era trattenuto per accertamenti), fu chiamato dal magistrato inquirente che aveva disposto un esperimento giudiziale per ricostruire le modalità di caduta del corpo, alla realizzazione del manichino che riproduceva le caratteristiche del corpo di Pinelli. Negli anni successivi lavora con i principali registi italiani: Mario Monicelli, Marco Ferreri (per il film La grande

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abbuffata), poi Pier Paolo Pasolini e Dario Argento, per il quale contribuì a realizzare gli effetti speciali di Profondo rosso che, nel 1975, scosse profondamente il pubblico per la forza espressiva e innovativa.

Il trasferimento negli USA, Hollywood e i primi Oscar Ormai noto a livello internazionale, Rambaldi, cinquantenne, si stabilisce negli Stati Uniti. È l’incontro dell’artigiano (e disegnatore quasi “compulsivo”) con la grande produzione cinematografica americana di Hollywood che gli permetterà di affinare le sue abilità nella meccatronica.Nel 1976 è protagonista sul set del King Kong di John Guillermin per il quale crea un pupazzo di 12 metri del celebre gorilla gigante che verrà utilizzato in alcune scene del film e anche il braccio meccanico a grandezza naturale di King Kong, usato per le riprese ravvicinate con l’attrice Jessica Lange e alcune maschere in grado di esprimere le più comuni emozioni indossate dall’attore Rick Baker

con il costume da King Kong. Realizzazioni che, l’anno successivo, gli varranno il primo Premio Oscar per gli effetti speciali.Sempre nel 1977 il primo incontro con il regista, allora trentenne, Steven Spielberg che, reduce dal grande successo de Lo squalo (1975), lo vuole per il suo nuovo film, Incontri ravvicinati del terzo tipo, per il quale a Rambaldi viene chiesto di creare gli alieni (ispirati alle foto di Roswell, località del Nevada in cui, nel 1947, si verificò un incidente che negli anni creò un enorme scalpore fra gli ufologi) che compaiono nelle celebri ed emozionanti sequenze finali. Per Rambaldi sono gli anni della consacrazione nell’ambiente di Hollywood e nel 1980 arriva il secondo Premio Oscar per l’ideazione (insieme a Hans Ruedi Giger) della spaventosa creatura aliena del film di Ridley Scott, quell’Alien che, con le interpretazione dell’attrice Sigourney Weaver nelle vesti dell’ufficiale Ripley, diede via ad una saga ventennale di enorme successo.

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Spielberg e la creazione di “E.T.”A distanza di nemmeno cinque anni Spielberg torna a cercare Rambaldi. Ha deciso, infatti, di portare a termine un progetto al quale, come ha confermato in una recente intervista, pensava già ai tempi di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Cosa sarebbe successo se uno dei piccoli alieni non fosse riuscito a tornare all’astronave madre e fosse rimasto, solo, sulla Terra?E’ da questa suggestiva (e feconda, a giudicare dai risultati) ipotesi che comincia a montarsi nella testa del regista il plot che porterà alla storia affascinante e toccante di “E.T.”, l’extra-terrestre.“Ho sempre visto il piccolo alieno come una figura paterna, un saggio, un uomo-bambino, un vecchio-bambino” ha detto Spielberg nel giugno scorso, in occasione del trentennale della nascita del simpatico alieno verde. “Ricordo quello che dissi al ‘burattinaio’ Carlo Rambaldi: l’aspetto di ‘E.T.’ deve essere infantile e vecchio allo stesso tempo! E lo ha fatto splendidamente con il suo pupazzo”.Talmente bene, come ha confermato anche il Premio

Oscar ricevuto da Rambaldi, che l’enorme successo del film, a detta di molti, si deve in gran parte al personaggio del piccolo alieno e alla sua portata emotiva, ottenuta grazie al lavoro dell’artista italiano, che ha portato milioni di spettatori a simpatizzare con “E.T.”, condividendone i tratti di tristezza e nostalgia per la casa lontana, la sua bontà e originalità aliena (ma non troppo) e la gioia quando, finalmente, sulla bicicletta vola oltre la luna mormorando “casa casa”.Dopo pochi mesi di programmazione del film le foto di “E.T.” insieme al suo creatore facevano il giro del mondo e Rambaldi (che nel frattempo, per i media americani, era diventato “The Artist”...) intervistato, raccontò che aveva realizzato il suo nuovo “gioiello” in soli sei mesi. Una vera e propria maratona: “ho dovuto lavorare dalle quindici alle venti ore al giorno – disse – cinquemila ore in tutto, e ho consegnato con due settimane di anticipo”. Nelle prime interviste dichiarò, inoltre, che per lo sguardo speciale di “E.T.”, realizzando i primi bozzetti, aveva preso spunto da quello di un gatto dell’Himalaya, considerando

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poi “la distanza tra i suoi occhi, doppia di quella umana, che suggerisce innocenza, bisogno d’amore”. Vent’anni dopo, però, in qualche modo “ritrattò”. “A Spielberg - disse Rambaldi nel 2002 – non erano piaciuti gli extraterrestri che si vedono alla fine di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Questa volta voleva creature affascinanti, credibili. Fu allora che mi venne in mente un vecchio quadro cubista che avevo dipinto da ragazzo, a Ferrara. Ritraeva lavandaie magre e dal collo allungato chine sul greto del Po. Sono loro le madri di E.T.”.Poco conta, in fondo, visto che, come è noto, nella mente di un artista immagini e suggestioni tendono a fondersi in una sorta di bagaglio iconografico che si porta appresso ogni volta che si accinge ad un nuovo lavoro. E che Rambaldi sia stato un grande artista ed “E.T.” un capolavoro in qualche modo irripetibile, lo confermano anche le parole pronunciate da Spielberg in occasione della sua scomparsa e pubblicate sulla stampa italiana da la Repubblica: “se n’è andato il Geppetto di “E.T.” e tutti siamo profondamente tristi. Carlo Rambaldi

era un visionario, un professionista come pochi altri, ma anche un amico e una persona simpaticissima. Mi mancherà tantissimo. Le sue opere, però, gli garantiranno la sopravvivenza, almeno tra noi, amanti del cinema artigianale, pre-digitale. “E.T.” è il mio film più personale, quello che tuttora mi è più caro. E lo è stato anche grazie a Rambaldi. Lui è stata la seconda persona più importante nella realizzazione di quel film. Il pupazzo, che era mosso da 14 marionettisti, un giorno sul set prese fuoco. Fui il primo ad accorrere con un estintore per salvare la nostra fondamentale creatura. Sì, dopo “E.T.” il mondo dei pupazzi robotici del cinema, e non solo di quello, non è stato più lo stesso”.Uno degli ultimi impegni di Carlo Rambaldi fu la creazione delle “bestie” dantesche per l’opera Inferno andata in scena a Roma nel 2005. Interpellato pochi mesi prima della morte, nella tranquillità del suo ritiro, il “Mastro Geppetto” degli effetti speciali che non amava i computer, raccontò di avere un solo rammarico, quello di non aver realizzato il suo Pinocchio.

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Pubblichiamo in estratto l' intervento di Silvia Vegetti Finzi, docente di Psicologia Dinamica presso l’Università di Pavia, tenuto nell’ambito del Festival dell’Economia 2102 dedicato al tema “Cicli di vita e rapporti tra generazioni” svoltosi a Bari, Trento e Rovereto e promosso da: Provincia autonoma di Trento, Comune di Trento, Università degli Studi di Trento, in collaborazione, con il Comune di Rovereto e il Gruppo 24 ore e la Progettazione di Editori Laterza.

“Sono una psicologa e sono stata chiamata perché il tema di quest’anno è il rapporto tra generazioni e l’importanza della famiglia. A me sembra un tema molto valido e ringrazio gli organizzatori per averlo pensato. Io credo che certe cose debbano essere chiarite anche, appunto, nelle loro conflittualità e zone d’ombra. E se non chiarite, almeno affrontate. Non dobbiamo avere paura di affrontare le contraddizioni della nostra vita, dove non tutto è positivo, non tutto è negativo, non tutto è luce, non tutto è buio. Ci sono sempre delle ambivalenze che si possono risolvere soltanto se vengono preventivamente riconosciute. Il titolo della mia relazione Vivere in famiglia appassionatamente. La famiglia e le sue contraddizioni è stato scelto perché credo cha la famiglia sia proprio il luogo delle passioni. Non a caso il teatro greco si svolge tutto nella famiglia, perché qui nascono i fatti più importanti: nascere, morire, l’amore, l’odio, la contingenza, la perennità. Tutto passa attraverso la famiglia. Quindi noi, in un certo senso, siamo attraversati dalla storia della nostra famiglia e la attraversiamo.Venendo al tema della giornata vi inviterei a riflettere su

“Vivere in famigliaappassionatamenteLa famigliae le sue contraddizioni”

due telenovela che hanno avuto il massimo di successo, ultimamente. Non so se l’avete seguita quella intitolata Una grande famiglia, che è stata una telenovela dei sei puntate, estremamente pubblicizzata e con grandi attori come Gassman, la Sandrelli ed altri molto importanti. Questa è interessante perché è l’epopea di una grande dinastia di industriali del nord, di Lecco in particolare. Affrontare la dinastia di una grande famiglia industriale nell’epoca della crisi dell’industria e della crisi dell’economia è una cosa significativa. E il seguito che ha avuto, l’audience che ha ottenuto, ci dice quanto sia sentito dagli italiani l’eterno tema della famiglia.Accanto a questa saga, diciamo aristocratica della famiglia, vi è una saga più popolare di cui si attende la quinta edizione, che è I Cesaroni. Un’altra storia di famiglia. molto diversa. Perché nel primo caso si tratta di una famiglia ricchissima, potente, con un tenore di vita molto elevato, che viene messo in scena in modo molto suggestivo. Si tratta di una villa, con parco, con laghetto, con arredi molto preziosi. Tutti sono vestiti con abiti di sartoria, ci sono i cavalli, i cani di razza, tutti i simboli della grande ricchezza alla quale non appartengono, senz’altro, la maggior parte degli spettatori. Invece I Cesaroni racconta un’altra storia. Una storia di una famiglia allargata che vive alla Garbatella, quindi un quartiere popolare di Roma, sparsa in una costellazione parentale mobile e frastagliata, che si scompone e poi ricompone in un modo molto orizzontale. Mentre Una grande famiglia, lo dice anche il nome, è una struttura verticale, I Cesaroni, questo termine popolare, sono una struttura orizzontale, e la storia di quest’ultima

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propone uno spaccato di realtà, ci sono tante posizioni e più o meno tutti possono riconoscersi. La prima tocca le corde dell’immaginario. Un’altra dimensione, dove nelle corde dell’immaginario risuona una nostalgia di un passato mitico. Pensate alla famiglia regale, per esempio, delle favole. E secondo Freud, quando noi sogniamo re e regina, rappresentano sempre i nostri genitori. In questo caso il posto del re è preso dal nonno e quello della regina, dalla nonna. Infatti Stefania Sandrelli, che è la moglie di questo importante industriale, è un’ex operaia, così si racconta nella fiction, che ha fatto strada, fino a diventare la moglie del titolare dell’industria, grazie alla sua bontà e alla sua bellezza, che è proprio un classico tema delle favole. L’altra, invece, come dicevo, ha relazioni molto più variate, frastagliate.Anche nella saga familiare dei grandi industriali troviamo delle relazioni molto più contemporanee con i figli e i nipoti che si separano, che si trovano a far fronte ad una crisi di omosessualità, a rivelare la propria omosessualità. Ci sono adulteri, tradimenti, segreti, però tutto si risolve quando viene preso in mano dai nonni, questi grandi detentori della storia e del senso della famiglia. E alla fine le relazioni più importanti, durevoli, quelle che tengono rispetto alla consunzione del tempo sono quelle della consanguineità, tra fratelli. Sono le più solide. Mentre tra marito e moglie, fidanzato e fidanzata, ragazzino e ragazzina, le cose sono molto contingenti, deboli e fragili. Chi tiene sono, appunto, come nella tradizione mitica, i legami di consanguineità. È lì che tutto si risolve, che trova un senso, si può riconnettere il passato con il futuro. E che alla fine trova una soluzione, probabilmente aprendo ad una prossima serie, dicendolo terra terra, che però ha trovato la propria spinta al futuro nella figura del nonno.Ora, se ho evocato questi due prodotti culturali, che sono prodotti culturali commerciali, di vasta diffusione, non si tratta certo di opere di pregio particolare, è perché mi sembra molto evocativo del fatto che la famiglia partecipa di due dimensioni, c’è l’aspetto sociale della famiglia di cui si occupano i sociologi, i demografi, gli economisti, ma poi c’è anche una famiglia psicologica, la famiglia dentro di noi e non soltanto fuori. E nella psicologia della famiglia vi è un aspetto inconscio ed un aspetto conscio. L’aspetto inconscio è fortissimo e poco riconosciuto. E non si capiscono tante contraddizioni della famiglia attuale se non si evocano, contemporaneamente, questi due scenari. C’è questo stemma di famiglia che è composto da padre, madre e figlio, questo triangolo che Freud chiama il triangolo edipico, che, in un certo senso, resiste alla corrosione del tempo. Non è toccato dalle mutazioni del tempo cronologico. E questa è l’immagine della famiglia aristocratica e dinastica che peraltro ha dominato per secoli la scena della storia occidentale. È difficile cancellare

in poche generazioni una forma, una conformazione della vita privata che ha avuto una durata più che secolare. Quindi ne consegue che queste due presenze, dentro di noi, della famiglia temporale, eterna, mitica, e della famiglia attuale, che è una famiglia orizzontale, affettiva, soprattutto, basata su rapporti di affettività, portano ad una certa contraddizione che aumenta la fragilità della famiglia, come vedremo e vedremo perché. Quindi vi è un desiderio inconscio che tende al passato, alla nostalgia, a rievocare ciò che è stato, e un tempo conscio che invece mira al presente e al futuro. A risolvere i problemi che si ha ora, ad affrontare le sfide del futuro. Vediamo una cosa straordinaria, che in tutte le inchieste sui valori che si svolgono tra i giovani, che sono molto spesso interrogati su cosa loro intendono per valori determinanti, i giovani mettono al primo posto, o ad uno dei primi posti, la famiglia. Ma a quale famiglia si riferiscono? Perché ormai, a quello che mi dicono gli statistici, in Italia le famiglie separate superano quelle unite. Quindi che famiglia hanno in mente questi ragazzi? Mi diceva un ricercatore dell’Istat che probabilmente le famiglie separate, tenendo conto di quelle che erano conviventi e quindi non risultano ufficialmente come separate perché non risultavano sposate, o di quelle che, pur essendo separate di fatto, continuano a vivere in famiglia e non svolgono gli aspetti legali della separazione e del divorzio, queste superano il 52%. Quindi quando i ragazzi dicono: ‘per me la cosa più importante è la famiglia’, sarebbe bello anche interrogarsi su a che cosa si riferiscono.Ormai meno del 40% dei cittadini vive nella famiglia nucleare tradizionale composta da padre, madre, figlio, che i sociologi cattolici definiscono normo-costituita. Ma sarà anche normo-costituita, ma rispetto ad un modello, perché nella realtà sono sempre più numerose le famiglie composte da un solo genitore. Le famiglie mononucleari.Veniva citato prima molto gentilmente il libro Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli, che è un libro molto raro, nel senso che interroga i ragazzi, invece di chiedere ai genitori – sui quali ci sono dei libri molto belli e molto importanti ma che mettono a tacere i figli – questo invece mette in primo piano i figli e chiede: che cosa è stata, per voi, la separazione dei genitori? Figli di tutte le età, ce ne sono di undici anni, ce ne sono di trenta. Che cosa ha voluto dire nella vostra vita? Come l’avete vissuta e come l’avete superata? Ed è venuto fuori un libro di testimonianze sorprendenti, davvero. Tra le quali c’è questa, che tutti i ragazzi, gli adolescenti in particolare, dicono: ‘vorremmo fare famiglia’. La prima cosa che desiderano per diventare adulti è ‘metter su famiglia’. Fare, metter su, vedete che ha proprio un aspetto di costruzione materiale. E infatti si mettono in coppia molto presto. Non voglio dire dei fidanzatini di cui si parla fin dall’asilo. Ma

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già alle medie, dicono, ‘ci siamo messi in coppia’. Magari hanno mangiato solo il gelato da soli, o sono andati al cinema. Però il termine è: ‘ci siamo messi in coppia’. E questa coppia, entusiasta all’inizio, dura molto poco. Perché, come si diceva prima, non hanno esperienza di come si vive insieme. Magari i genitori non si sono mai uniti, oppure si sono separati così presto, che non hanno avuto contatto, non hanno avuto prossimità con le strategie della vita comune. E tra marito e moglie che si parlano per prossimità. Non è che le nostre mamme ci hanno mai tenuto una lezione su come si vive accanto ai mariti, ma ci hanno insegnato un sacco di cose. Con il loro saper fare. Ora si tace, ora si parla. Ora si affronta l’argomento, ora si glissa. Qualche cosa non lo si dice. Qualche cosa lo si nasconde, qualcosa lo si dichiara. Sono tutte strategie di convivenza che uno impara, come dicevo, perché vive in una famiglia che, bene o male, nessuna è perfetta, funziona.Chi non ha mai vissuto in una famiglia, così, realistica, tende ad idealizzarla. Pensa che si possa fare una famiglia perfetta, quella che non ha mai avuto, e sappiamo che si desidera solo ciò che non si ha. Nessuno desidera ciò che ha. Quindi desidera fare una famiglia perfetta, ma l’ideale, se non viene moderato, diventa persecutorio. Per definizione l’ideale è irrealizzabile, se no non sarebbe un ideale.Quindi questi ragazzi si trovano a voler realizzare un ideale, non poterlo fare, per cui si lasciano, ricominciano a rimettersi in coppia, sempre nel tentativo di realizzare quello che loro hanno nell’immaginario ma che difficilmente può essere concretizzato. Nei rapporti interpersonali.Chi conosce gli adolescenti sa che fanno e rifanno rapporti di coppia che trovano sempre insoddisfacenti, rinviando a domani, invece, l’ideale della perfezione. L’ideale risulta in questi casi, così forte, così impositivo da impedirne la messa in atto. Quindi passano dall’illusione alla delusione. Un’altalena, molte volte, che li stanca, che li spossa, che li lascia, magari, nell’incapacità, ad un certo punto, di ricominciare. Gettano la spugna e si adeguano ad una vita di rinuncia. Anche questo non è bello. Noi, come psicologi dell’adolescenza, osserviamo un aumento costante di adolescenti che tendono a rinunciare alla sfida. A dire: ‘non ce la facciamo’. Gettano la spugna e si mettono in disparte. Nuove geometrie della famiglia. È indubbio che la famiglia, questo lo si dice sempre, ha subito negli ultimi anni delle trasformazioni tali per cui non si può più parlare di famiglia al singolare, ma si può parlare soltanto di famiglie. Tante, ognuna con le sue ragioni, con le sue passioni, con le su configurazioni. La sfera privata, dunque, è in questo momento un laboratorio di aggregazione e disgregazione.

Eppure la famiglia costituisce ancora l’unico luogo in cui si incontrano tutte le generazioni. Non ne trovo un altro. Se voi ne troverete un altro, di incontro frequente, costante, di tutte le generazioni, sarò molto contenta di prenderne atto. Ma io ho rilevato solo questo. All’interno di questa convivenza fra generazioni, che è poi il tema di quest’anno del Festival dell’Economia, vorrei sottolineare, appunto, la centralità assunta dai nonni, che hanno cambiato la loro posizione sulla scacchiera dei rapporti familiari. Voi sapete che sulle scacchiere basta una mossa di una pedina per poi cambiare tutto il contesto del gioco. E i motivi di questo mutamento sono nella funzione di ammortizzatore sociale svolta dai nonni in questi anni di crisi.Io credo che se l’Italia non ha sinora registrato la rovina economica che c’è stata in altre nazioni, penso innanzitutto alla prima crisi economica, che è stata quella degli Stati Uniti, dove molte famiglie sono cadute, da un giorno all’altro, nella miseria estrema, perché si sono visti sequestrare la casa, perdere ogni reddito, perdere l’automobile, perdere veramente la possibilità della sopravvivenza, se qui questo non è avvenuto è stato anche per il supporto che hanno assicurato i nonni, cioè la generazione precedente. La famiglia con le sue reti informali di solidarietà è stata il più efficace baluardo per contenere la crisi e per proteggerci, almeno sinora, da un crollo epocale. Come premesso, ripeto, la famiglia è l’unico luogo in cui si ritrovano tutte le generazioni e in cui si stabiliscono e, anzi, nelle difficoltà si rinsaldano, comunità d’intenti, scambi di affetti, donatività gratuita e disponibilità incondizionata. Soprattutto da parte delle nonne, questa. Finora queste variabili, donatività, disponibilità, senso di sacrificio caratterizzavano il rapporto genitori e figli e soprattutto madri e figli. Queste erano virtù materne,

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questa disponibilità e questa offerta di sé incondizionata. Oggi invece diventano virtù dei nonni. Nella famiglia tradizionale, se io ricordo i miei nonni, i nonni erano figure autorevoli, importanti, ma il loro ruolo era soprattutto simbolico. Non intervenivano nelle decisioni dei figli, non mettevano becco nell’educazione dei nipoti. Questo era un compito dei genitori. Fino agli anni ‘80, i nonni rimangono sullo sfondo della famiglia. Rappresentano la stirpe, lo stemma araldico dal quale discendono le identità individuali, ma non si calano, diciamo, nell’amministrazione quotidiana della famiglia.Nella società tradizionale, la prima domanda, di fronte ad uno sconosciuto, era: ‘come ti chiami’? Vale a dire: da che famiglia provieni, da dove nasci? Questa era la domanda che si poneva un tempo. Poi con l’avvento della società industriale moderna, quindi con il Novecento, la domanda cambia, viene riformulata in altri termini: ‘che cosa fai?’ ‘che lavoro svolgi?’ Ancora oggi, in molti casi, la mia generazione dice, ‘ma cosa fai?’, non, ‘come nasci?’. Tuttavia nella tarda modernità, parlo di questi giorni, per i giovani che abbiamo sentito essere al 35 - 36% disoccupati, è molto difficile definirsi col lavoro; io sono quello che: fa l’operaio, il medico, l’insegnante, il contadino… È molto difficile perché questa identità basata sull’attività professionale si è sgretolata. Questi giovani fanno tanti lavoretti, quando va bene. Lavoretti che, però, non sono capaci di dare senso di appartenenza e identità personale. Nessuno può dire ‘lavoro in un call center, però dopo magari faccio anche quest’altro’. Non so, ‘collaboro ad un giornale, però senza nessun contratto…’. È molto fragile questa identità, quindi si torna, in un certo senso, ai riferimenti familiari.Ora questa, come saprete, perché viene detto ed è anche abusato, è stata definita la società liquida. Ma il termine liquido dà conto di una fluidità che invece non c’è più. Io dico che siamo in una società vischiosa. Siamo in una società paludosa dove è molto difficile procedere in avanti, perché molti sono i lacci che vi si oppongono e i punti fermi rimangono questi per molti giovani, i genitori e i nonni. I nonni che appartengono alla generazione fortunata, questo è il titolo di un libro, sono la generazione fortunata perché hanno usufruito di un posto fisso, di buone retribuzioni, di sufficienti pensioni e che, con i loro risparmi, sono diventati, nella maggior parte dei casi, proprietari di una prima casa e molte volte anche di una seconda abitazione. Quindi nonni benestanti nel senso più forte del termine.Ma sino agli anni ‘70 la maggior parte di loro abitava lontano dai figli perché era avvenuta una immigrazione dal sud al nord, dai paesi alle città, che aveva lasciato nei luoghi di origine i nonni. Per cui, lo vedete anche in molti film, nella letteratura, in molti ricordi, si trattava di

tornare dai nonni. Si tornava dai nonni in estate, si tornava durante le feste, si tornava per le cerimonie funebri. Ora, invece, le generazioni, anche da un punto di vista geografico, si sono avvicinate. Perché questi nonni sono una generazione che ha fatto il ‘68, quindi sono i nonni che hanno aumentato le frequenze universitarie in modo incredibile rispetto ai precedenti. C’è stato il boom dell’università, l’apertura dell’università, quindi i nonni che sono cresciuti in città, che si sono laureati, che hanno avuto professioni di prestigio. Molto diversi dai loro genitori che invece erano cresciuti sotto il fascismo, che erano cresciuti in una civiltà rurale, soprattutto. L’Italia era un Paese prevalentemente agricolo. E quindi c’era lontananza. Non c’era conflitto, perché erano così lontani i figli dai genitori che non c’era nemmeno conflittualità generazionale.E’ stata molto importante la generazione che ha fatto il ’68 per cambiare il volto di questo Paese, per mettere fine ad una società contadina e con essa ad una tradizione plurisecolare di lingue, di costumi, di folklore, di modi di cucinare, di modi di dire. Ha portato proprio a una frattura fra le generazioni. Nulla è stato più come prima. Pensate alle lotte civili degli anni ‘70, al divorzio, all’aborto volontario, al nuovo diritto di famiglia del 1975, che ridisegna veramente la geometria della famiglia, nel senso della parità della coppia coniugale e genitoriale. Quindi un cambiamento rapidissimo, molto recente, in un Paese che invece per secoli era rimasto piuttosto statico. L’importanza in tutta questa trasformazione dell’Università di Trento vi sarà più nota di quanto non lo sia a me, però devo dire che va riconosciuto che questo è stato un grande laboratorio di trasformazione, nel senso di passaggio nella tarda modernità. Gli studenti contestatori di allora, che erano stati figli ribelli e genitori anti autoritari, sono ora diventati quelli che io chiamo i nuovi nonni. Quindi anziani in buona salute, benestanti, ricchi di esperienze e di interessi, destinati non solo a vivere più a lungo, ma anche a vivere meglio rispetto alle generazioni precedenti. La funzione dei nonni. Il nostro Paese, con quasi dodici milioni di persone sopra i 65 anni è il più anziano d’Europa. E quello in cui molti vecchi vivono ancora nella famiglia. Il 30% delle persone over 65 convive con un figlio, mentre la media europea è soltanto del 20%. I vecchi, poi, non vengono parcheggiati come in un posteggio, ma sono membri attivi, partecipi e spesso decisivi, soprattutto quando divengono nonni. La loro funzione è triplice: hanno una funzione finanziaria, una funzione organizzativa e una funzione altrettanto importante, se non di più, affettiva.Per aiutare le famiglie più giovani, che come sappiamo sono spesso in difficoltà, i nonni hanno devoluto in questi

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anni gran parte dei loro risparmi. C’è stato un travaso fortissimo di ricchezza privata da una generazione a quelle successive, difficilmente calcolabile in termini statistici, ma sicuramente ingente. Hanno pagato in tutto o in parte il mutuo per la casa dei figli. Hanno sovvenzionato molte spese straordinarie come la macchina, le ferie, i costi della sanità e, per quanto possibile, continuano a farlo anche oggi, quando la crisi sembra progressivamente erodere le risorse delle famiglie. La loro funzione, che viene più volte definita di ammortizzatori sociali, è riconosciuta in tutte le analisi economiche. Ma esistono anche altri aspetti che sono meno quantificabili. Nelle regioni dove è più alto il tasso di occupazione femminile, io penso alla Lombardia, Milano in particolare, dove tutte le donne lavorano, ma penso anche che in Trentino le donne che lavorano siano molte, il ruolo dei nonni è essenziale per sopperire alle insufficienze di qualsiasi istituzione.Quando a giugno le scuole si chiudono si apre una voragine di tre mesi in cui se non ci fossero i nonni dove vanno a finire i bambini? Ci sono le vacanze di Natale, di Pasqua, ci sono poi tutti i periodi in cui i bambini sono ammalati e qui le giovani famiglie ricorrono all’aiuto dei nonni. Molti intervistati dicono: ‘se non ci fossero stati i miei genitori io non avrei potuto continuare a lavorare anche dopo che sono nati i miei figli’.I nonni li portano all’asilo, gli ospitano durante le vacanze. Ma anche nelle cose più minute, li seguono nei compiti scolastici e poi li portano a nuoto, a ginnastica, dal dentista. È tutta una trama di assistenza organizzativa su cui si regge in gran parte la famiglia italiana. Al proposito vorrei ricordare che molte donne si trovano ad essere, nello stesso tempo, nonne, madri e anche figlie. Perché ancora da loro dipendono i loro genitori. Che invecchiano e buona parte dell’accudimento dei vecchi ricade sulle famiglie. E questo accudimento è ancora segnato da forti diseguaglianze.Nel libro Famiglie sole si legge che l’accudimento della popolazione che invecchia è affidato all’83% ai parenti. Ma questo carico, dicono i ricercatori, non è ripartito in modo eguale. Anche se esistono più figli, cosa che sarà più difficile in futuro, sono in genere le femmine che si fanno carico dei genitori. Mentre i fratelli si considerano più o meno esonerati in quanto maschi dai compiti di cura. E spesse volte risulta che è molto difficile anche che partecipino alle spese richieste per le cure dei nonni. Però ora è rilevante il ricorso alle badanti, molto sollievo le famiglie lo hanno avuto da queste persone. Ma non sarà sempre così, dicono, per il progressivo impoverimento delle generazioni successive. E molto difficilmente i giovani di oggi saranno in grado di pagare le badanti che possano accudire ai nonni. Eppure, devo dire, che

in questo desolato panorama di difficoltà si notano molti aspetti positivi. Accade che il nonno operaio, questi sono casi che seguo personalmente, precocemente pensionato, si sia trasformato in un amorevole baby sitter. Quindi da metalmeccanico a baby sitter dei suoi tre nipotini. Mentre la moglie prosegue le sue attività fuori casa, lui si occupa dei nipotini con imprevedibile tenerezza. Nelle loro manone da metalmeccanico hanno una dolcezza nell’accudire i nipotini neonati che cui non li avrei mai creduti capaci. I ruoli maschili e femminili che si sono a lungo irrigiditi in ruoli contrapposti, si stanno omologando. E questo in tutte le fasi dell’età. Mentre i giovani padri hanno imparato a svolgere, senza perdere identità maschile, funzioni materne, io vedo mio figlio, che ha una bambina di sette mesi che mai avrei creduto che sarebbe stato così capace di fare non il mammo, che è una figura molto antipatica, quello che copia la mamma, ma il padre che si prende cura fisicamente e psicologicamente dei suoi figli. Che è un’altra cosa. Sono imprevedibili risorse per potenzialità espresse che si pensava fossero un patrimonio inesplorato. Ma se i giovani padri sanno svolgere funzioni materne, i nonni, maschi, senza sentirsi declassati, sanno fare anche le nonne. Hanno saputo svolgere funzioni femminili e materne. È quello che non sapevano di essere capaci. Perché i nonni di oggi, i più giovani, soprattutto, hanno vissuto la loro genitorialità, sono stati padri in anni in cui c’era molto altro da fare. Perché c’era la carriera, poi c’erano gli impegni civili, politici. Erano gli anni in cui il mondo chiamava fuori gli uomini, e quindi sono stati dei padri piuttosto tangenziali. Ora scoprono, invece, da nonni, la bellezza di vivere accanto a un bambino. Chi vive accanto ad un bambino non conosce la vecchiaia. Non c’è vecchiaia. Per i bambini noi non siamo mai vecchi. Io vedo i miei nipoti che mi dicono: ‘nonna salta’. ‘Nonna calcia la palla’. E io dico: ‘bè, bambini …’. Non si rendono conto del tempo che passa e con ciò ci attribuiscono davvero una giovinezza preziosa. Ci danno altri anni da vivere, altra vita, oltre agli anni che passano.Vi cito un nonno meravigliato fra i tanti intervistati. E dice questo nonno: ‘il contatto, anche fisico, con il mio nipotino, quando all’uscita della scuola corre tra le mie braccia, non è solo un piacere, è molto, molto di più. È una gioia’. Mentre come padri, dicono, erano distratti dal lavoro, come nonni, invece, scoprono delle risorse incredibili. Infine i nonni, nella crisi che ha colpito la famiglia, dove le coppie separate superano, ormai, quelle unite, rappresentano una garanzia di continuità e di stabilità. Nella nostra incerta contemporaneità, i nonni costituiscono dei punti fermi per i figli e per i nipoti. Racconta Marco, un ragazzino intervistato, nel libro già

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citato, di quando i suoi genitori si sono separati: ‘mentre mio padre, agitandosi ed imprecando, raccoglieva alla rinfusa le sue ultime cose, ho avuto l’impulso di aprire la porta e di scappare dai nonni, che stavano dall’altra parte della città. Ho corso all’impazzata lungo strade che avevo percorso solo in macchina e, con il fiato in gola, ho premuto il campanello finché loro non sono scesi ad aprirmi. Poi mi sono gettato ansimante tra le loro braccia. Avevo un’altra famiglia, un’altra possibilità’.Ecco questo mette proprio in scena l’idea che nelle crisi della famiglia, nell’instabilità della famiglia i nipoti fanno conto sui nonni. Meno male che ci sono i nonni. I nonni importanti, quindi, ma protagonisti, ripeto, di una congiuntura di breve durata. Questo modello, che io ho qui descritto, non sarà ripetibile nelle nuove generazioni, per il venir meno delle risorse economiche.Ora questi nonni, ad un certo punto saranno stanchi, saranno malati, saranno vecchi e altri non saranno in grado di svolgere questa triplice azione, perlomeno quella economica sicuramente, di sostegno dei loro figli. Quindi l’anello forte nel nostro sistema sociale sono i nonni di adesso e non è detto che lo saranno anche i nonni di domani.Si profila all’orizzonte, dicono gli esperti, una nuova famiglia, più europea, mentre questa sarà esausta per la grande crisi. Ma i nonni, io credo invece, non sono destinati come i dinosauri a scomparire per un’era glaciale. Io credo che molto di quello che noi abbiamo fatto resterà. Verrà meno probabilmente il contributo economico, si ridurrà la disponibilità esistenziale, perché è chiaro che i nonni invecchiano, ma non credo che scomparirà la loro generosa disponibilità, il loro affetto incondizionato. Quella solidarietà che è stata ritrovata in questi anni.Queste consuetudini non si perdono facilmente, per esempio quella di andare a casa dei nonni a Natale, quella di trovarsi insieme d’estate, per esempio a Ferragosto, che è una scadenza nuova che rivela, appunto il desiderio di riunirsi delle famiglie. E queste costituiscono degli antidoti efficaci contro la dispersione, l’anonimia, l’impersonalità di questa società che ormai si definisce solo attraverso i post. Post moderna, post industriale, post familiare. Ma qualche cosa rimane, non credo che tutto debba scomparire sotto l’ombrello del passato, di qualche cosa che è andato perduto. Prima di passare al futuro lasciatemi discutere ancora un poco di questa famiglia piramidale al cui vertice ci sono i nonni che ha preso il posto della famiglia orizzontale, della famiglia paritetica degli anni ’70. Allora quella famiglia era aperta a molte alternative, ora invece si sta strutturando questa forma piramidale. L’apporto indispensabile dei nonni in termini finanziari, organizzativi ed affettivi può provocare nuove dipendenze. Effetti regressivi rispetto

all’apertura che caratterizzava la famiglia negli anni ’70 e ’80. L’immaginazione che allora alimentava le utopie, le sperimentazioni di nuovi modi di vivere insieme, la comune, la coppia aperta, gli asili autogestiti, i viaggi adolescenziali con gli amici, nei Paesi più lontani, i mercatini solidali, sono venuti meno. Sembrano avere lasciato il posto ad un immaginario più omologato che recupera, anche nelle situazioni meno favorevoli, i valori più tradizionali. Basta pensare al desiderio di molte coppie gay di sposarsi con l’abito bianco e la cerimonia tradizionale. Invece di cercare nuove forme del vivere insieme si ritorna alla nostalgia del passato. Per certi aspetti sembra che la crisi economica stia egemonizzando il modo con cui pensiamo alla famiglia. Mentre la frammentazione sociale moltiplica le forme di parentela, l’immaginario ripropone quelle tradizionali. Con la differenza che il padre appare ora spesso sovrastato dal nonno che è lui il garante del nome e della genealogia della famiglia. Se si leggete l’ultimo libro di Chiara Saraceno sulla famiglia, dà molta importanza, nel momento in cui i giovani escono dalla scuola e inaugurano la vita produttiva, all’appartenenza familiare. Ci sono dei vantaggi che nascono dall’appartenere ad una famiglia, e degli svantaggi ad appartenere ad una famiglia, invece, socialmente più debole. Ecco, ancora si riconferma, anche nell’ambito della competizione lavorativa, l’importanza determinante dell’appartenenza familiare. Che non è giusta, perché lascia, appunto, inespressi e non valorizzati i talenti, la capacità personali e crea un’ingiustizia, già all’inizio della corsa, un handicap, che, a mio avviso deve venire denunciato perché tutti dovrebbero avere

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alla partenza le stesse probabilità. Questa sarebbe una questione di equità sociale da proporre e riproporre.Nuove dipendenze. Mentre i nonni esercitano forme di potere e autorità, i figli divenuti adulti, trovando il posto già occupato, stentano a raggiungere il vertice del padre. Sappiamo quanto rimangano in famiglia a lungo, ormai fino ai 35 anni, i matrimoni sono sempre più tardivi, le nascite dei figli sempre più protratte a data da destinarsi. Quindi il fatto che il soffitto sia già impegnato fa sì che vi sia poco slancio verso il futuro. E molti degli adulti finiscono per attestarsi in un gradino intermedio tra l’essere figlio e l’essere padre. Sono ancora figli, non sono ancora genitori. Quando nella famiglia si prendono delle decisioni importanti sento spesso dire: ‘questo lo chiediamo al nonno’. ‘Decide la nonna’. ‘Vedrai che i nonni ci aiuteranno’. In molti casi gli studi universitari, successivamente i Master, le specializzazioni, sono sovvenzionati dai nonni, a seconda delle loro possibilità. Ma la dipendenza economica tende a diventare dipendenza esistenziale, antropologica, nella misura in cui nessun dono è mai gratuito. Non c’è nulla di meno gratuito del dono perché apre uno spazio di restituzione, di gratitudine che non tutti sono in grado di gestire. Vi sono molti giovani genitori che non sono capaci di dire grazie ai nonni. E quindi si aprono spesso ambiti di conflittualità.La figlia che chiede alla madre di occuparsi dei bambini mentre lei lavora si trova confrontata con un debito che solo la gratitudine potrebbe colmare. Ma è molto difficile dire grazie ai genitori. Non tutti sono capaci di gratitudine, che io considero uno dei valori più alti della vita.‘Se mia madre non vuole tenere i bambini questo fine settimana’, dice una giovane donna, ‘si scorda che poi glieli porti per le feste di Natale’. Ecco, ci sono questi ricatti. Allora poi non li vede più. Minacce che sarebbero poi antieconomiche e che quindi nessuno applica in realtà. Ma dobbiamo ricordare che le relazioni affettive, tanto più sono intense, tanto più sono conflittuali. Allora io dico è come accade nella meccanica dei solidi. Nei corpi solidi la vicinanza delle superfici aumenta i motivi di attrito. Quindi più i genitori, i figli, i nonni, hanno interessi in comune e quotidiani scambi, e più possono aumentare le questioni di attrito. Questo si rivela molto chiaramente, io l’ho visto personalmente nel libro sulle separazioni, quando i genitori, e soprattutto i padri, dopo la separazione familiare, lasciano la casa alla moglie e ai figli, come accade nel 90% dei casi, e non avendo più i soldi per acquistare un’altra dimora, tornano a casa dai genitori. Qui si rivela molto bene che cosa intenda per nuova dipendenza perché ritornano in quella condizione di figli, il più delle volte ritornano nella cameretta che avevano lasciato quando si

sono sposati e quindi ritornano in una situazione di tipo adolescenziale. In proposito mi sembra significativo un brano tratto dalla autobiografia di Jean-Paul Sartre, il filosofo dell’esistenzialismo francese. Racconta Sartre della sua infanzia che la mamma era rimasta precocemente vedova, quindi torna, portando Sartre bambino nella casa del nonno. E Sartre così la descrive: ‘ci sono tre camere nella nostra casa, quella di mio nonno, quella di mia nonna, e quella dei ragazzi. I ragazzi siamo noi – cioè lui e la sua mamma – egualmente minorenni, egualmente mantenuti’. Ecco questa è la realtà, detta da Sartre, la situazione di molti padri separati. Se un tempo la rimpatriata del figlio reduce dalla separazione familiare era di breve durata, giusto il tempo di riorganizzarsi, di trovare un altro

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appartamento e un’altra sistemazione, ora tende ad essere perenne, a continuare a tempo indeterminato. Durante una conferenza sulla separazione familiare, un anziano signore chiede la parola e, tra lo stupore generale, formula un mea culpa che lascia tutti interdetti: ‘mi pento di avere sempre detto ai figli che la mia casa era anche la loro. Che potevano tornare indietro quando volevano’.L’hanno preso in parola! Questa possibilità, dice, ‘non li ha aiutati a superare gli inevitabili conflitti coniugali e alla prima difficoltà sono venuti tutti e due a stare con noi’. Ecco vedete che c’è un movimento all’indietro però, in questo. I bambini, che crescono accanto a un papà che è tornato figlio o a una mamma che è tornata figlia, tendono per contrasto a maturare precocemente. Sono dei frutti precoci. Assumendo nei loro confronti atteggiamenti protettivi che invertono l’ordine delle generazioni. Vi sono aspetti positivi in questa inversione. Per esempio è molto simpatico quando i ragazzini insegnano ai nonni e ai genitori ad usare gli strumenti elettronici. Loro sono la generazione digitale, quindi insegnano agli altri, in un’inversione tra chi impara e chi insegna che è molto simpatica e positiva. Ma non sappiamo ancora cosa comporti in generale, in futuro, questa precoce maturità, questa adultizzazione dei bambini e dei ragazzi.Uno dei motivi che mi hanno spinta ad interrogare i figli dei separati è stato il modo ironico, tollerante, assolutorio, apparentemente brioso e disincantato, con cui raccontavano le vicende delle loro famiglie. Usavano le sceneggiature di certe situation comedy americane che si sentono in televisione, pensate a Friends, per esempio. Quindi tutte battute, e io mi sono chiesta: ma davvero è così brillante e divertente la separazione dei genitori per i loro figli? E una volta interrogati diversamente e in un altro contesto, vi assicuro che si è aperto, invece, un baratro di sofferenza. Come scrive Massimo Gramellini nel suo ultimo libro Fa bei sogni, che è al vertice delle vendite dei libri: ‘molto più importante di quello che sappiamo o non sappiamo è quello che non vogliamo sapere’. Sono i nonni che, nelle famiglie affette da amnesia, queste famiglie che non raccontano più niente, sono i nonni che tengono viva la memoria, che raccontano le vicende sociali, politiche del nostro Paese. Che ricordano l’album di famiglia, che attivano la memoria che dà radici all’identità. Senza passato, l’identità è qualche cosa di fragile, di mutabile, di cangiante. L’identità ha bisogno di radici. Ha bisogno di ali per andare verso il futuro e di radici per basarsi nel passato. I ragazzi dicono: ‘il mondo non mi chiede niente’. Non si sentono chiamati fuori, come invece sono state le generazioni precedenti. Sentono che nessuno ha più bisogno di loro. Che nessuno li aiuta ad andare fuori ed andare verso. Questa è una società autocentrata, arroccata

nella difesa di privilegi che non sa proporre ai giovani un mondo vivibile e desiderabile, un progetto di sviluppo personale che sia credibile e realizzabile.Come scrive Gustavo Pietropolli Charmet nel libro Cosa farò da grande: ‘il problema dei giovani consiste nel non sperimentare alcuna passione, soprattutto il tipo di passione che gli adulti si aspettano da loro: la rabbia in corpo, la dolente e divorante passione amorosa, il bisogno di conflitto’. La generazione precedente, quella dei loro padri, ha saputo ancora mantenere vivi dei motivi di conflitto, qui non ci sono più conflitti nella famiglia. È una famiglia pacificata, ma proprio per questo è una famiglia anche un po’ vischiosa. Eppure i giovani possiedono, io credo, come sempre, un patrimonio di risorse intellettuali, una capacità di ricchezza intellettiva ed emotiva che non viene sfruttata in questo momento.Credo che ogni generazione, e questo lo sottolineo, sia in grado di risolvere le proprie difficoltà. Lo è stata la generazione del Dopoguerra, lo è stata la generazione degli anni di piombo, perché questa generazione non dovrebbe essere in grado, avere le risorse, per superare le difficoltà che le si pongono? E invece nessuna la chiama a rispondere, ad interrogarsi. Tutto viene gestito da una gerontocrazia dei poteri. Molte difficoltà che si incontrano nel prospettare il futuro, io credo siano determinate dal fatto che la generazione interessata al futuro, che non è la mia e non è quella di molti di noi, non viene interpellata, non viene coinvolta, non si danno loro responsabilità. Li si considera degli eterni dipendenti. Si pensa di dare loro un futuro, i politici … Chi ha sentito il Ministro Fornero, si sente da mamma e da quasi nonna, impegnata a presentare un futuro, a dare un futuro. Ma nessuno pensa che, in fondo, i giovani sono quelli che detengono il diritto, il dovere e la responsabilità del loro futuro. Che non è il nostro, e quindi andrebbe loro assegnato. E’ quanto racconta con efficacia, con l’efficacia della poesia, il noto rap di Jovanotti, credo che molti lo conosceranno, La linea d’ombra, che io trovo un testo fondamentale per i giovani, di cui vi riporto, concludendo, le parole perché possiate meglio comprenderlo. Io procedo così, nella convinzione, che mi è stata data da Freud, che, sulla via della verità, gli artisti, i poeti, ci precedano sempre. Il brano di Jovanotti dice:“La linea d’ombrala nebbia che io vedo a me davantiper la prima volta nella vita mia mi trovoa saper quello che lascio e a non saper immaginar quello che trovomi offrono un incarico di responsabilitàportare questa nave verso una rotta che nessuno saè la mia età a mezz’ariain questa condizione di stabilità precaria

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ipnotizzato dalle pale di un ventilatore sul soffittomi giro e mi rigiro sul mio lettomi muovo col passo pesante in questa stanza umidadi un porto che non ricordo il nomeil fondo del caffè confonde il dove e il comee per la prima volta so cos’ è la nostalgia la commozionenel mio bagaglio panni sporchi di navigazioneper ogni strappo un porto per ogni porto in testa una canzoneè dolce stare in mare quando son gli altri a far la direzionesenza preoccupazionesoltanto fare ciò che c’ è da faree cullati dall’onda notturna sognare la mamma il mare

Mi offrono un incarico di responsabilitàmi hanno detto che una nave c’ha bisogno di un comandantemi hanno detto che la paga è interessantee che il carico è segreto ed importanteil pensiero della responsabilità si è fatto grossoè come dover saltare al di là di un fossoche mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passatosaltare verso il tempo indefinito dell’essere adultodi fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia pauracosa sarò? dove mi condurrà la mia natura?La faccia di mio padre prende forma sullo specchiolui giovane io vecchiole sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio“ la vita non è facile ci vuole sacrificioun giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione”arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisionee adesso è questo giorno di monsonecol vento che non ha una direzioneguardando il cielo un senso di oppressione

Silvia Vegetti FinziLaureata in Pedagogia e specializzata in Psicologia Clinica presso l’Istituto di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano. Attualmente insegna Psicologia Dinamica presso l’Università di Pavia. Ha lavorato come psicoterapeuta dell’infanzia e della famiglia nelle istituzioni pubbliche. È membro dell’Osservatorio Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, della Società Italiana di Psicologia; della Société internationale d’histoire de la psychoanalyse. Collabora inoltre con le riviste filosofiche: “Aut Aut” e “Iride” e scrive su: Corriere della sera, Corriere salute, Tempo medico, Insieme e Io Donna.È autrice di diverse opere tra le quali: Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano, 1986; Il bambino della notte. Divenire donne, divenire madre. Mondadori, Milano, 1990; Il romanzo della famiglia. Passioni e ragioni del vivere insieme, Mondadori, Milano, 1992; L’età incerta. I nuovi adolescenti. Mondadori, Milano 2000; Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli. Mondadori, Milano, 2005; Nuovi nonni per nuovi nipoti. La gioia di un incontro. Mondadori, Milano, 2008; La stanza del dialogo. Riflessioni sul ciclo della vita. Casagrande, Svizzera, 2009.

ma è la mia etàdove si guarda come si erae non si sa dove si va, cosa si saràche responsabilità si hanno nei confronti degli esseri umani che ti vivono accantoe attraverso questo vetro vedo il mondo come una scacchieradove ogni mossa che io faccio può cambiare la partita interaed ho paura di essere mangiato ed ho paura pure di mangiaremi perdo nelle letture, i libri dello zen ed il vangelol’astrologia che mi racconta il cielogalleggio alla ricerca di un me stesso con il quale poter dialogarema questa linea d’ombra non me lo fa incontrareMi offrono un incarico di responsabilitànon so cos’ è il coraggio se prendere e mollare tuttose scegliere la fuga od affrontare questa realtà difficile da interpretarema bella da esplorareprovare a immaginare come sarò quando avrò attraversato il mareportato questo carico importante a destinazionedove sarò al riparo dal prossimo monsonemi offrono un incarico di responsabilitàdomani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto per partiregetterò i bagagli in mare studierò le cartee aspetterò di sapere per dove si parte quando si partee quando passerà il monsone dirò “ levate l’ancoradiritta avanti tutta questa è la rotta questa è la direzionequesta è la decisione”.

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DOMOTICA

4 domande:1. Quando nasce l’idea della gestione della casa con un sistema “domotico” per le persone diversamente abili? L’idea nasce nel 2007, da una riflessione fatta insieme al collega Massimo Mecella. Nello specifico stavamo constatando che le nostre case sono piene di oggetti “intelligenti” (smartphone, elettrodomestici, TV, etc.) capaci di svolgere operazioni non banali al pari di un vero e proprio computer, e che sarebbe stato interessante orchestrare questa “intelligenza” in modo da realizzare operazioni complesse come preparare una sala da bagno ad una certa temperatura dell’acqua e dell’ambiente, controllare i carichi elettrici in modo da non fare saltare il contatore elettrico o spalancare tutte le porte della casa a seguito di un allarme di incendio. Tutte queste operazioni complesse prevedono il coordinamento ed il sequenziamento del funzionamento di attuatori e sensori. I sistemi domotici odierni sono generalmente dotati di capacità computazionali ridotte, sono in genere costosi e proprietari, ovvero non sono in grado di coordinarsi con dispositivi di terze parti. Le operazioni che abbiamo sviluppato in SM4ALL sono state pensate per aiutare le persone disabili nella vita di tutti i giorni. Lo scopo era quello di creare un sistema domotico a basso costo capace di elaborare informazioni complesse al punto da poter permettere ad un disabile il ri-acquisto di una parte dell’indipendenza che gli era stata negata dall’handicap. In questo quadro si inserisce la brain-computer-interface, ovvero la possibilità per il disabile di comandare queste operazioni senza toccare alcun dispositivo come mouse o altro ma concentrandosi solo sull’operazione da fare guardando uno schermo.

SM4ALLSmart hoMes for ALL Una casa abitabiledai diversamente abiliIntervista a Roberto Baldoni

2. Come, dove e con chi si è sviluppata la ricerca e quali i risultati raggiunti?La ricerca è stata finanziata nel quadro di un progetto di cooperazione Europea guidato dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza ed a forte partecipazione italiana. Il consorzio comprendeva tra gli altri Finmeccanica, Telefonica, l’università di Groningen, l’università di Vienna e la Fondazione Santa Lucia. Il progetto è durato 36 mesi chiudendosi all’inizio del 2012. Il gruppo nel suo complesso contava più di cinquanta giovani ricercatori di diversa estrazione industriale e accademica. Il luogo dove si è sviluppata gran parte della ricerca è stato il dipartimento di cui faccio parte: il dipartimento di Ingegneria Informatica Automatica e Gestionale “A. Ruberti” (DIAG). Poi i prototipi sono stati montati e testati presso la Fondazione Santa Lucia dove c’è una “Casa Agevole” adibita a sperimentazioni per disabili.I risultati sono stati eccellenti sia dal punto di vista scientifico che mediatico, SM4ALL è stato valutato “outstanding” (eccellente) da una commissione scientifica internazionale che ha revisionato il progetto per conto della Commissione Europea. Dal punto di vista mediatico il progetto è andato al di là delle più rosee

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previsioni. Giornali e televisioni di tutto il mondo si sono interessati alla “casa comandata con il pensiero”. Da un punto di vista tecnologico, il progetto ha prodotto una “piattaforma software domotica” in grado di integrare dispositivi e servizi diversi. Per fare un paragone, la piattaforma può essere considerata come un iphone dove caricare servizi e applicazioni diventa una cosa molto facile. Da rimarcare, infine, il fatto che nel 2010 durante lo svolgimento del progetto SM4ALL è stato raggiunto un accordo di cooperazione con l’istituto di ricerca Taiwanese ITRI che lavora nel campo dell’energia per l’utilizzo della piattaforma software domotica per risparmio energetico orchestrando opportunamente il funzionamento di elettrodomestici, caldaie e altri dispositivi.

reader e smart TV dentro e fuori casa. In campo residenziale la piattaforma domotica rivoluzionerà il modo di fare impiantistica elettrica negli appartamenti rendendo semplici operazioni di modifica agli impianti che ora richiederebbero lavori specifici. Tutto questo porterà vantaggi economici all’utente oltre che migliorare la propria vita e a valorizzare l’immobile di sua proprietà. Sulle grandi superfici del campo industriale, la riduzione ed il controllo dei consumi elettrici ottenibili attraverso l’uso della piattaforma possono portare a fortissimi risparmi sulla bolletta energetica aziendale.

4. Con quali supporti economici?Over Technologies è stata sostenuta, per ora, con investimenti dei soci fondatori. Ragazzi che hanno lavorato in SM4ALL e che credono nelle potenzialità commerciali. Attualmente stiamo attendendo i risultati di alcuni bandi pubblici per l’avvio di spin-off che ci permetterebbero di avviare la società in tempi brevi e di assumere il personale del quale abbiamo bisogno. Poi ci lanceremo alla ricerca di un venture capital per fare un salto di qualità dal punto di vista degli obbiettivi commerciali. Mi sembra importante dire che Over Technologies rappresenta una sfida importantissima per il sistema Italia, infatti Over è una azienda di prodotti high-tech altamente innovativi derivati da ricerche scientifiche accademiche, con giovani talenti “trattenuti” in Italia e dedicati a questa missione. Solo il proliferare di queste iniziative può tirarci fuori dalla crisi economica nella quale siamo immersi.

3. La realizzazione di un prototipo ha portato alla possibilità di mettere a punto il sistema e la sua commercializzazione?I prototipi sono serviti per comprendere le tecnologie esistenti ed integrarle in una piattaforma software espandibile ed interoperabile. La progettazione del sistema commerciale derivato da SM4ALL è cominciata immediatamente dopo la fine del progetto ed è tuttora in corso, abbiamo realizzato i primi prototipi insieme ad una azienda operante nel settore.Nel settembre di quest’anno nasce “Over Technologies”, uno spin-off dell’Università di Roma La Sapienza, che si occuperà della commercializzazione della piattaforma e dei primi servizi applicativi. Commercializzazione prevista per Gennaio 2013. I primi servizi applicativi saranno dedicati, nell’ordine, al risparmio e contabilizzazione energetica (residenziale e industriale), all’allarmistica e all’entertainment. Tutto questo comandato in un click da smartphone, tablet, ebook

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Roberto BaldoniProfessore Ordinario di Sistemi Distribuiti presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, Direttore del Centro di Ricerca di Cyber Intelligence e Presidente del Consiglio d’Area Didattica in Ingegneria Informatica. Prima di arrivare in Sapienza è stato visiting researcher a Cornell University, INRIA (Francia) e all’Ecole Politecnique Federale de Lausanne (EPFL). È autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche sulle tematiche di “smart environment”, “Overlay-based Systems”, “Cloud Computing” e “Event-based Systems”, con un particolare angolo sugli aspetti di sicurezza e affidabilità di tali sistemi.Coordinatore di progetti europei tra cui SM4ALL, sullo sviluppo di piattaforme middleware per case intelligenti, e CoMiFin, un progetto per la protezione delle infrastrutture software finanziarie da attacchi informatici, attualmente è project advisor del progetto Greener Building per lo sviluppo di middleware per il risparmio energetico in edifici pubblici.Membro dell’IFIP WG 10.4, IEEE, ACM e dello Steering Committee delle conferenze internazionali “Dependable systems and Networks” e dell’ “ACM International Conference on Distributed Event Based Systems”, ha anche guidato comitati scientifici di conferenze internazionali. E’, inoltre, membro del comitato scientifico di Sapienza Innovazione, del consiglio di amministrazione del consorzio InItalia e Presidente della Over Technologies del comitato editoriale di IEEE Transactions on Parallel and Distributed Systems. Nel biennio 2013-2014 sarà il Presidente del Comitato tecnico dell’ “IEEE Fault-Tolerant and Dependable Systems”.

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PROGETTARE

Nel maggio 2007 l’edifi cio “Volo”, progettato dal Centro Cooperativo di Progettazione (CCdP) di Reggio Emilia, ha ottenuto il primo premio al concorso internazionale di architettura “Grand Prix 2005-2006 7a edizione”, consegnato a Firenze nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio con la motivazione: “L’opera interpreta con coerenza il tema dell’uniformità del rivestimento di facciata, svolgendolo con leggerezza ed eleganza. L’involucro del complesso edilizio è defi nito dalla scansione ritmata del paramento in grès porcellanato che disegna una tessitura omogenea e accuratamente calibrata sulla forometria dei serramenti. Utilizzato anche per ricoprire il piano pavimentale esterno, il materiale ceramico rappresenta l’elemento di raccordo delle varie superfi ci della composizione architettonica con quella del suolo saldando le parti con grande qualità compositiva”.

L’intervento prevede l’insediamento di attività commerciali ed, in misura minore, direzionali in un’area della città di Reggio Emilia particolarmente strategica per tali destinazioni d’uso, collocata all’incrocio tra la Via Emilia verso Parma e l’asse attrezzato via Hiroshima, due delle arterie di maggior traffi co della provincia, a soli 2 km dal casello dell’Autostrada del Sole e dal centro storico ed in prossimità del forte polo di attrazione costituito dal centro commerciale Meridiana. Sebbene il progetto si confi guri come un’operazione

d’iniziativa privata, esso manifesta da subito una forte valenza pubblica, prefi gurando la realizzazione di un grande Parcheggio Scambiatore da 250 posti, agevolmente collegato al centro storico e tale da aumentare l’attrattività dell’area stessa.La buona accessibilità garantita da ingressi ed uscite sempre “in destra” che sfruttano e, al contempo, valorizzano il sistema delle rotatorie esistenti e l’allacciamento delle nuove piste ciclabili alla rete delle piste cittadine, contribuiscono a riconnettere l’area al tessuto urbano circostante.Il disegno planivolumetrico segue sostanzialmente l’andamento delle strade adiacenti, ritrovando tuttavia linguaggi e soluzioni compositive specifi che al mutare delle destinazioni d’uso e delle condizioni al contorno.

“Direzionale Volo”Un edifi cioper attività terziariee commercialia Reggio Emilia

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Ad un corpo lungo e basso che si sviluppa in cortina lungo la viabilità principale, nel quale si concentrano le attività commerciali, fungono da elementi di chiusura, lungo il fronte meridionale e settentrionale, una torre direzionale di 6 piani che interrompe la linearità bassa del volume centrale, ed una porzione terrazzata che, al livello superiore, ospita ulteriori attività direzionali.I negozi sono tutti organizzati su doppi volumi, con ampi soppalchi aperti sull’ambiente principale, e presentano una duplice frontalità: sul fronte ovest, verso l’interno dell’area d’intervento, gli ingressi principali per i clienti sono protetti da profondi porticati a sbalzo che si affacciano sul sistema dei parcheggi e su di un ampio spazio verde ricco e vivibile; sul fronte est, la strada a rapida percorrenza e la fascia di inedificabilità di 30 m per la presenza di una linea aerea di alta tensione, hanno suggerito, al piano terra, l’ideazione

di una sequenza di depositi accessibili dalla viabilità di servizio e, al primo piano, la realizzazione di ampie vetrine aggettanti verso l’esterno che, oltre a garantire un allargamento della superficie dei singoli negozi, fungono da “monitor virtuali” dei prodotti commercializzati. I due fronti dell’edificio sono collegati da “tagli” passanti ortogonali che interrompono la continuità dei locali commerciali e ospitano piccoli giardini interni allestiti con pietre della Val d’Enza e alberi di betulla. L’architettura è dominata dalla luce, dalla trasparenza, dalla leggerezza e da effetti cromatici “neutri”, ottenuti da un attento studio del dettaglio e dall’accostamento di materiali di rivestimento in grès porcellanato grigio “Pietra di Luserna”, con coperture in alluminio ondulato “silver” ordito orizzontalmente e ampie superfici vetrate in alluminio “silver”.

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Dall'alto:Planimetria

Sezioni di progetto sulle attività commerciali e sui giardini interniSchizzi di studio - sezione sulle attività commerciali

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I giardini interni sui quali prospettano le attività commerciali

I Crediti del progettoDati progetto e aspetti peculiari:• Superficie area: 31.000 mq• Superficie utile: 6.281 mq• Importo opera: Euro 7.685.000• Nuovo centro direzionale e commerciale alle porte

della città• Parcheggio alberato con 450 posti auto• Parcheggio scambiatore con 250 posti auto e bus

navetta per il centro storico• Prevalente “linearità bassa” del corpo in cortina e

verticalità della torre angolare• Vetrine-teche lungo la strada ad alta intensità di

traffico e ampi porticati e spazio verde all’interno• Tagli ortogonali che interrompono la continuità dei

fronti• Trasparenza, luminosità, leggerezza, eleganza e qualità

compositiva e di materialiIter progettualePiano particolareggiato “Pua di iniziativa privata - Parcheggio asse attrezzato”• Committente: Immobiliare Panama Blu• Progettista incaricato: Arch. Antonio Malaguzzi

(CCdP)• Coordinamento delle procedure tecnico-amministrative:

Geom. Libero Bedogni (CCdP)

• Cronologia: 2002 - approvazione P.P. Giugno 2003Opere di urbanizzazione del “Pua di iniziativa privata - Parcheggio asse attrezzato”• Committente: Immobiliare Panama Blu• Prestazioni: progetto definitivo, esecutivo, direzione lavori

e coordinamento sicurezza• Progettista incaricato: Arch. Antonio Malaguzzi (CCdP)• Coordinamento delle procedure tecnico-amministrative:

Geom. Libero Bedogni (CCdP)• Cronologia: inizio lavori Gennaio 2004 – fine lavori

Giugno 2006 Nuova costruzione di edificio per attività terziarie e commerciali a Reggio Emilia• Committente: Quorum srl• Prestazioni: progetto preliminare, definitivo, esecutivo,

strutture, direzione lavori e coordinamento sicurezza• Progettista incaricato: Arch. Antonio Malaguzzi (CCdP)• Co progettista: Arch. Andrea Malaguzzi (CCdP)• Strutture e D.L.: Ing. Enrico. Rombi (CCdP)• Coordinamento delle procedure tecnico-amministrative:

Geom. Libero Bedogni (CCdP)• Cronologia: inizio lavori Giugno 2004 – fine lavori Marzo

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Il Centro Cooperativo di ProgettazioneLa Cooperativa viene costituita il 18 maggio 1977 con l’originaria ragione sociale “Centro Cooperativo Architetti e Ingegneri” s.c.r.l., poi modificata, l’anno successivo in quella attuale.La decisione di costituire la Cooperativa è maturata nell’ambito di un gruppo di giovani professionisti, tra i quali Geometri, che già da alcuni anni operavano a Reggio Emilia con un proprio studio tecnico associato, insieme ad altri colleghi precedentemente impegnati nell’insegnamento universitario o in impieghi pubblici e privati, oltre ad alcuni neolaureati in ingegneria ed architettura.La motivazione prevalente, l’esigenza di svolgere le tradizionali professioni “libere” dell’Architetto, dell’Ingegnere e del Geometra in modo sempre più integrato ed aderente alle mutate necessità del mercato nei settori dell’edilizia e dell’urbanistica. L’obiettivo principale era (e rimane tuttora) quello di conseguire una ottimale valorizzazione delle capacità professionali e delle specializzazioni dei singoli soci, espresse in un lavoro di gruppo interdisciplinare finalizzato ad affrontare e risolvere al meglio le sempre più complesse tematiche progettuali. La forma giuridica di Società Cooperativa viene individuata come la più rispondente al conseguimento degli obiettivi in quanto, consentendo una strutturazione organizzativa e gestionale di tipo imprenditoriale, privilegia tuttavia l’apporto professionale ed umano dei soci rispetto al capitale di rischio. Oggi, nel nuovo quadro legislativo finalmente adeguato, tale forma giuridica trova un esatto riscontro normativo nella definizione della “Società di Professionisti”, così come prevista dalla Legge 109/94 e successive modifiche.Trattandosi, di fatto, della nuova aggregazione evolutiva in continuità dello studio tecnico associato preesistente, la Cooperativa ebbe immediata operatività nella sede di viale Isonzo n. 8, in una palazzina liberty sulla prima circonvallazione di Reggio Emilia per poi trasferirsi una prima volta nel 1981 e successivamente, nel 1995, nella attuale sede di via Lombardia n. 7, nei pressi della Tangenziale Nord e del casello dell’autostrada A1. Negli oltre trent’anni trascorsi dalla sua costituzione, l’evoluzione della compagine sociale ha visto, in diversi momenti, l’uscita di alcuni soci e l’associazione di nuovi giovani professionisti, tanto che solo quattro degli attuali soci sono stati tra i fondatori della cooperativa. Dal punto di vista quantitativo, il numero degli addetti è praticamente quadruplicato (dai 10 iniziali agli attuali 40) e per quanto riguarda gli aspetti organizzativi della “produzione”, negli anni si è avuto un continuo adeguamento e miglioramento, oltre che degli ambienti di lavoro, anche della strumentazione operativa con particolare riferimento all’introduzione

delle tecnologie informatiche che hanno completamente rivoluzionato il modo di progettare, calcolare e disegnare. Con una scelta strategica precisa, la Cooperativa ha costantemente investito notevoli risorse umane ed economiche per essere sempre all’avanguardia anche nei metodi di lavoro e quindi nell’aggiornamento professionale degli addetti. Basti ricordare che nel 1977 i disegni venivano prodotti soltanto con tecnigrafi, matite e pennini, mentre per i calcoli esistevano le calcolatrici elettromeccaniche e per i testi le macchine da scrivere manuali ed elettriche. Il lavoro era quindi tradizionalmente organizzato per successivi livelli operativi (dalla bozza di progetto schizzata dal socio progettista al disegno a matita in scala del disegnatore esperto e quindi al disegno definitivo a china su lucido da parte del disegnatore/lucidista, ovvero dal testo a penna passato alla dattilografa per la battitura) che individuavano ben precise e differenziate professionalità e mansioni lavorative. Poi, a partire dai primi anni ‘80, con l’arrivo di computer e sistemi C.A.D. per la produzione informatizzata dei disegni, il progressivo abbandono del disegno manuale e la conseguente riqualificazione e ridefinizione dei ruoli dei professionisti.

Metodologia operativaVista la composizione del team, l’attività della Cooperativa si caratterizza per l’interdisciplinarità e unitarietà di intervento in tutte le fasi progettuali (studio di fattibilità tecnico economica; progetto urbanistico, architettonico, strutturale, impiantistico) e attuative (direzione lavori, controllo della rispondenza quali-quantitativa e temporale dei risultati agli obiettivi progettuali; assistenza tecnico amministrativa) con l’integrazione delle diverse competenze professionali presenti nella propria organizzazione, supportata eventualmente da consulenze specialistiche esterne coordinate dal management interno.La struttura tecnica della Cooperativa ha sempre operato per successive fasi progettuali, ormai acquisite e precisate anche a livello normativo dopo l’entrata in vigore della Legge 109/94:• progetto preliminare;• progetto definitivo;• progetto esecutivo delle opere edili, delle strutture,

degli impianti e degli arredi;

Oltre all’elaborazione di computi e capitolati ed attività tecnico amministrative di supporto alla progettazione, e successiva direzione lavori, con ulteriore accentuazione della caratteristica fondamentale dell’attività: fornire al Committente un insieme di prestazioni completo e coordinato che consenta di affrontare e risolvere unitariamente tutte le complesse problematiche connesse alla progettazione e realizzazione dell’opera.

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CCdP, il team di lavoroArch. Aldo CaitiLaurea al Politecnico di Milano nel 1969, iscritto all'Albo degli Architetti della Provincia di Bologna, dal 1970 a quello della Provincia di Reggio Emilia. Arch. Giorgio MenozziNato a Reggio Emilia nel 1952, diplomato nel 1970 presso l'I.T. per Geometri “A. Secchi”, laurea in Architettura all'Università di Firenze, iscritto all’Albo degli Architetti della Provincia di Bologna.Arch. Andrea MalaguzziNato a Reggio Emilia nel 1973, dal 2000 Iscritto all'Albo degli Architetti della Provincia di Reggio Emilia.Geom. Libero BedogniNato a Reggio Emilia nel 1948, diplomato nel 1967 presso l'I.T. Statale per Geometri “A. Secchi” di Reggio Emilia, iscritto all'Albo dei Geometri della Provincia Reggio Emilia dal 1973. Arch. Angelo SilingardiNato a Reggio Emilia nel 1951, laurea all'Università di Firenze nel 1975. Iscritto all’Albo degli Architetti della Provincia di Bologna nel 1976, poi all’Albo degli Architetti della Provincia di Reggio Emilia.Ing. Davide BedogniNato a Reggio Emilia nel 1974, maturità scientifica presso il liceo “L. Spallanzani” di Reggio Emilia. Laurea in Ingegneria edile all’Università di Bologna. Dal 2002 è iscritto all'Albo Provinciale dell'Ordine degli Ingegneri di Reggio Emilia.Arch. Antonio MalaguzziDiplomato Geometra nel 1967 presso l’I.T. per Geometri “A. Secchi” di Reggio Emilia. Nel 1975 laureato in Architettura presso l'Università di Firenze.Ing. Enrico RombiDiploma di maturità scientifica, laurea in Ingegneria Civile Sezione Edile all'Università di Bologna nel 1978. Iscritto all'Albo Provinciale dell'Ordine degli Ingegneri di Modena dal 1979.Arch. Enrico TermaniniNato a Sassuolo nel 1969, diploma di maturità al Liceo Scientifico “Formigini”. Laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Dal 1997 iscritto all'Ordine degli Architetti della Provincia di Modena.

Le attività di progettazione (ed, eventualmente, di direzione lavori) relative alle opere progettate sono effettuate all’interno della struttura, mediante prestazioni professionali dei soci che firmano i singoli progetti e, sotto la loro direzione e coordinamento, dei dipendenti e collaboratori professionali interni a tempo pieno, oltre all’occasionale utilizzo di consulenze e collaborazioni specialistiche esterne soprattutto per la parte impiantistica e le indagini geologico tecniche.Per ciascuna commessa viene costituito uno specifico gruppo di lavoro che, per la progettazione architettonica, strutturale ed impiantistica di un’opera edilizia è normalmente composto da:• socio laureato (Architetto o Ingegnere) progettista

coordinatore, capo commessa (progettista senior) per progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva;

• dipendente e/o collaboratore laureato per sviluppo progettazione e definizione degli esecutivi (progettista junior);

• Geometra per completamento grafico informatizzato ed amministrativo del progetto, catasto, rilievi;

• Disegnatore per completamento informatizzato, stampa e riproduzione dei disegni

• Geometra per sviluppo computi metrici, elaborazione capitolati d’appalto, assistenza alla direzione lavori, contabilità dei lavori in cantiere;

• socio Ingegnere per progettazione, calcolazione e direzione lavori delle strutture portanti;

• socio Ingegnere per coordinamento 494/96, in fase di progettazione e di esecuzione.

• socio Ingegnere per progettazione impianti tecnologici e rapporti con i consulenti esterni;

• socio laureato (solitamente è il progettista) per la direzione lavori.

La metodologia consente, tra l’altro, di rispondere nel modo più idoneo alle esigenze della cosiddetta “progettazione integrale” (per le opere edili ed affini, gli impianti elettrici, termo idraulici, meccanici, speciali, arredi ed attrezzature) sempre più richiesta dai committenti, con particolare riferimento agli incarichi per opere pubbliche dopo l’entrata in vigore della Legge 109/1994.

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ZOOM

Per molti, soprattutto tra i più giovani, Marconi è semplicemente il nome di una via o di una piazza, di un Liceo o di un Istituto Tecnico. Per tutti gli altri o quasi, Guglielmo Marconi è il celebre inventore della radio. In ogni caso, appartiene al passato. Prima rettifica: Marconi non ha inventato la radio. Seconda rettifica: Marconi è sì entrato nella Storia, ma è tuttora piuttosto presente. Con gli sviluppi delle sue invenzioni.In effetti Marconi ha inventato il wireless, termine che di per sé ci deposita nel presente più presente. Il telefono mobile è oggi lo strumento più diffuso e utilizzato, l’oggetto per eccellenza, più del computer, più della televisione. E il telefono mobile è l’esatta evoluzione, il modello di “ultima generazione” del prototipo inventato da Marconi: due apparecchi (trasmittente e ricevente) con le rispettive antenne e un sistema per convogliare messaggi.Radio (e televisione), d’altronde, non sono un copyright di Marconi – come quasi tutte le invenzioni moderne hanno più di un padre – ma devono a lui buona parte dei loro primi passi. Così come gli sono debitori, in maniera diretta o indiretta, la radioastronomia e quasi tutto ciò che comincia con “radio”, compreso il radar, sviluppato da altri dopo aver spiato i suoi esperimenti.Più in generale: la connessione globale, il tratto distintivo del primo decennio del XXI secolo, è il frutto di tanti geniali contributi, ma ha un unico, indiscutibile iniziatore, Guglielmo Marconi, che tra l’altro aveva ben chiaro in mente dove si sarebbe arrivati, e cioè lo scenario attuale.Chi era dunque questo “mago” dell’etere? Che cosa fece, come operò?Marconi nacque a Bologna il 25 aprile 1874 da padre

Guglielmo Marconi:il pionieredella comunicazione wirelessdi Barbara Valotti, Direttore Museo Marconi in collaborazione con Mario Giorgi

italiano (Giuseppe, ricco possidente terriero impegnato nella gestione di consistenti proprietà patrimoniali e in diverse attività commerciali) e madre irlandese (Annie Jameson). La sua formazione non fu regolare anche per via dei frequenti spostamenti invernali della famiglia, prima in Inghilterra e poi in Toscana. A Livorno il giovane Marconi prese diverse lezioni private e sviluppò un forte interesse per l’elettrotecnica, che approfondì con Vincenzo Rosa, professore di fisica del liceo locale e unica figura di “maestro” che Marconi riconobbe in seguito. Il luogo di lavoro più importante del giovane aspirante inventore divenne il laboratorio allestito nella casa paterna, Villa Griffone, nella campagna bolognese: tra esperimenti e letture di notevole livello (era tra l’altro abbonato all’ottima rivista “L’Elettricità”), Marconi manifestò un chiaro interesse per le applicazioni tecnologiche concrete e per il loro possibile sfruttamento commerciale. Dei suoi primi progetti ebbe l’opportunità di discutere con Augusto Righi, noto docente dell’Università di Bologna impegnato in importanti esperimenti sulle onde elettromagnetiche, ma dopo avere ricevuto il naturale consiglio di portare a termine gli studi, il giovane decise di dedicarsi in totale segreto al progetto che avviò all’età di vent’anni e che avrebbe rivoluzionato il mondo delle telecomunicazioni. Nel 1894 Marconi iniziò infatti a compiere esperimenti con le onde elettromagnetiche (in quel periodo oggetto di indagine in vari laboratori di ricerca europei) con l’intento di utilizzarle come mezzo per inviare segnali a distanza senza ricorrere ai fili della telegrafia ordinaria. In seguito a un’intensa attività sperimentale, svolta nella casa paterna,

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riuscì a inviare segnali a 2 km di distanza, al di là di una collina interposta tra l’apparato di trasmissione e quello di ricezione. L’ostinazione nel provare innumerevoli modifiche e l’ottima abilità manuale furono elementi decisivi per migliorare alcuni dispositivi (in particolare egli perfezionò il rivelatore di onde elettromagnetiche – il coherer – dotandolo di una eccezionale sensibilità) e per l’introduzione dell’antenna, elemento fondamentale del sistema Marconi.Quei primi esperimenti di telegrafia senza fili svolti nel 1895 segnarono l’inizio delle radiocomunicazioni. Immediatamente Marconi si pose il problema di assicurarsi un riconoscimento ufficiale per la sua promettente invenzione e di trovare le condizioni migliori per potere svilupparla e sfruttarla commercialmente. Insieme alla famiglia decise di trasferirsi in Inghilterra, Paese economicamente e industrialmente avanzato e fortemente interessato al potenziamento delle reti di comunicazioni, nel quale – fortunata coincidenza –

risiedevano i parenti materni del giovane inventore che furono di grande aiuto per i contatti che egli poté stabilire al suo arrivo a Londra, nel febbraio del 1896. Marconi si avvalse della consulenza dei più validi esperti legali per la stesura del suo primo brevetto (giugno 1896), presentò la sua invenzione negli ambienti interessati (in particolare, avviò una collaborazione con William H. Preece, direttore tecnico del General Post Office) e dopo una fitta serie di contatti, nei quali dimostrò un notevole talento per le pubbliche relazioni e grande caparbietà negoziale, decise di fondare una compagnia privata.Nel luglio del 1897 fu costituita la Wireless Telegraph and Signal Company (poi nota come Marconi Company) della quale Marconi diventò direttore tecnico e inizialmente fu azionista di maggioranza. In questo modo egli mantenne il controllo sugli sviluppi della propria invenzione, che non era ancora pronta per delle realizzazioni commerciali. Marconi era consapevole della quantità di lavoro che rimaneva da svolgere per raggiungere obiettivi assai

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ambiziosi. Inizialmente le possibilità della radiotelegrafia sembravano infatti limitate alle comunicazioni marittime, – dove il telegrafo non poteva arrivare – vale a dire tra le navi in movimento e tra le navi e la costa. Per Marconi invece l’invenzione aveva davanti a sé ulteriori sviluppi, primo fra tutti la possibilità di funzionare a distanze molto maggiori rispetto a quelle ottenute nei primi mesi di prove. In altri termini, egli era fermamente convinto che vi fosse qualcosa nella telegrafia senza fili che andava al di là dell’idea di un suo sfruttamento di piccole dimensioni per un profitto immediato e seppe sfruttare la sua posizione all’interno della Compagnia per effettuare ricerche e dimostrazioni in questa direzione.Marconi scelse collaboratori con una preparazione tecnica e scientifica molto buona (tra questi spicca sicuramente John Ambrose Fleming, di lì a poco inventore del diodo) e con loro si dedicò con grande determinazione negli ultimi anni dell’Ottocento alle attività di ricerca e di dimostrazione del sistema. Nei primissimi anni di attività della Compagnia, Marconi e i suoi collaboratori si mossero principalmente in due direzioni, quella dell’incremento della portata delle trasmissioni e quella della riservatezza e dell’indipendenza delle comunicazioni. Questo secondo problema venne risolto con il famoso brevetto 7777 (ottenuto nel 1900 e seguito da prolungate dispute) relativo alla sintonia dei circuiti trasmittenti e riceventi che svelò l’esistenza di una nuova entità, lo spettro radioelettrico, che opportunamente diviso e governato poteva permettere la comunicazione contemporanea di molti segnali senza interferenze, allargando in modo straordinario la capacità comunicativa della radio.

Marconi fu molto abile nella scelta delle dimostrazioni da svolgere e nel pubblicizzare ogni successo ottenuto. Grande popolarità ebbero ad esempio i primi servizi radiotelegrafici giornalistici, sorta di «radiocronache» sportive: nel luglio del 1898 Marconi seguì, a bordo di un piroscafo, le regate indette dal Royal Yachting Club, trasmettendo telegraficamente le fasi della corsa al Daily Express di Dublino, che poté uscire con i risultati della gara prima che le imbarcazioni che facevano ritorno in porto fossero spuntate all’orizzonte. Un servizio analogo fu realizzato nel 1899 negli Stati Uniti in occasione delle regate per l’America’s Cup: Marconi curò un servizio telegrafico per due giornali americani e ciò contribuì ad aumentare la fama dell’inventore italiano.Tra i passi fondamentali nella «conquista della distanza» (principale obiettivo di Marconi) vi fu il collegamento tra Inghilterra e Francia (50 km nel 1899) e la prima trasmissione transatlantica (tra l’Inghilterra e Terranova, oltre 3.000 km nel dicembre 1901). Quest’ultima impresa costituì una vera e propria sfida alle conoscenze scientifiche disponibili (secondo la fisica di fine Ottocento infatti le onde elettromagnetiche utilizzate da Marconi potevano propagarsi soltanto in linea retta e quindi la curvatura della terra e un’enorme montagna d’acqua avrebbero impedito qualsiasi trasmissione tra le due sponde dell’Atlantico) e comportò un notevole azzardo economico.La sua riuscita procurò grande fama e al tempo stesso grande ostilità a Marconi, sia da parte delle compagnie dei cavi sottomarini che si sentivano minacciate dai clamorosi sviluppi della radiotelegrafia, sia dai molti scettici, presenti anche all’interno della comunità scientifica, secondo i

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quali la ricezione del primo segnale radio transatlantico (nulla di più che i tre punti corrispondenti alla lettera S del codice Morse) poteva essere frutto di immaginazione o forse un fenomeno di elettricità atmosferica.La migliore difesa di Marconi furono i risultati positivi che continuò a raccogliere, già dai primi mesi del 1902, prima durante esperimenti condotti a bordo del transatlantico Philadelphia e poi sulla corazzata Carlo Alberto messagli a disposizione dalla Marina italiana. In quell’anno Marconi mise a punto un nuovo tipo di rivelatore, il detector magnetico, più sensibile e affidabile del coherer, poi adottato fino all’introduzione delle valvole termoioniche. Il perfezionamento del programma transatlantico comportò diversi anni di ulteriore lavoro: oltre alle sperimentazioni condotte a bordo di navi, furono costruite nuove stazioni (Glace Bay nel 1902, Cape Cod nel 1903 e Clifden nel 1907) e furono necessari nuovi dispositivi. Nel 1908 Marconi riuscì a raggiungere il suo obiettivo più ambizioso: un ponte di comunicazioni regolari tra le due sponde dell’Atlantico.

Una delle principali applicazioni della sua invenzione fu quella dei servizi radiomarittimi per la sicurezza in mare e in questo settore è ben noto l’episodio del Titanic (1912), a bordo del quale un terzo dei passeggeri si salvò grazie ai segnali di soccorso lanciati con gli apparati radiotelegrafici Marconi.I successi di Marconi nelle comunicazioni a grande distanza erano basati sull’uso di onde sempre più lunghe. A partire dalla prima guerra mondiale egli ricominciò a sperimentare con le onde corte, scoprendone i vantaggi e fornendo così un’ulteriore dimostrazione della sua flessibilità sperimentale e del suo pragmatismo. In seguito alle importanti esperienze effettuate nel 1923 tra Poldhu e lo yacht Elettra (acquistato da Marconi nel 1919, fu per molti anni sua frequente residenza e laboratorio viaggiante), si affermò il sistema di collegamenti ad onde corte a mezzo di stazioni a fascio. L’Inghilterra e la Compagnia Marconi firmarono un importante contratto per la costruzione di una rete di stazioni ad onde corte, del nuovo tipo a fascio dirigibile, collegante i punti principali dell’impero britannico.

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Museo Marconi (Fondazione Guglielmo Marconi)Il Museo Marconi, dedicato alle origini e agli sviluppi delle radiocomunicazioni, ha sede presso Villa Griffone, a fine ‘800 residenza della Famiglia di Guglielmo Marconi, (in località oggi denominata Pontecchio Marconi, in provincia di Bologna) nella quale il giovane inventore ha realizzato i suoi primi esperimenti. Villa Griffone, è oggi sede della Fondazione costituita poco dopo la morte dello scienziato. Al suo interno si svolgono sia attività di ricerca nel campo delle telecomunicazioni che attività storico-museali. Sul sito internet www.museomarconi.it è possibile consultare le attività della Fondazione Marconi, per una preparazione e un approfondimento della visita al Museo, per un’esplorazione degli archivi e compiere una visita virtuale al Museo e alla ricca sezione didattica che propone un approccio innovativo alle tematiche proposte lungo il percorso museale. La visita al Museo Marconi è guidata e su prenotazione. Info: tel. 051 846121 e sul sito web.

Nel 1926 venne inaugurato il primo tronco della rete Inghilterra-Canada e l’anno successivo seguirono altre stazioni.A partire dalla fine degli anni Venti il carico degli impegni pubblici di Marconi aumentò notevolmente. Nel 1928 egli venne nominato presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e nel 1930 assunse la presidenza della Reale Accademia d’Italia. Nel 1931 Marconi avviò le sue indagini sulle microonde, il cui sviluppo è alla base della maggior parte dei moderni sistemi radio.

Nel corso della sua straordinaria carriera Marconi fu invitato in molti Paesi del mondo ad illustrare gli sviluppi delle radiocomunicazioni delle quali diventò un simbolo vivente. Tra i numerosi riconoscimenti ufficiali attribuiti a Guglielmo Marconi – lauree ad honorem, onorificenze e premi scientifici – il principale fu il Nobel per la Fisica che condivise con Karl Ferdinand Braun nel 1909. Morì a Roma il 20 luglio 1937. Il mondo lo commemorò con un atto eccezionale: tutte le stazioni radio rimasero in silenzio per due minuti nei quali l’etere tornò ad essere silenzioso come era stato prima di Marconi.

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AMBIENTE

“Terra rubataViaggio nell’Italiache scompare”Dossier FAI e WWF

Un’Italia erosa dalle lobby del cemento e del mattone che fagocitano per sempre, al ritmo di 75 ettari al giorno, tesori naturalistici e paesaggistici, terreni agricoli e spazi di aggregazione sociale che non saranno più restituiti all’ambiente e alla collettività: è la fotografia di un processo irreversibile e in crescita, quello della perdita di territorio, che FAI e WWF tracciano nel Dossier sul consumo del suolo “Terra rubata – Viaggio nell’Italia che scompare” in cui vengono illustrate le analisi e le proposte delle due Associazioni.Secondo il Dossier, nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di circa 600mila ettari, raffigurabile come un quadrato di 6.400 kmq. La stima emerge da un’indagine condotta su 11 regioni italiane, corrispondenti al 44% della superficie totale, secondo cui l’area urbana in Italia negli ultimi 50 anni si è moltiplicata, secondo i dati ufficiali, di 3,5 volte, ed è aumentata, dagli anni ’50 ai primi anni del 2000, di quasi 600mila ettari – oltre 33 ettari al giorno e 366,65 mq a persona con valori medi oltre il 300% e picchi di incremento fino al 1.100% in alcune regioni – equivalenti all’intera regione del Friuli Venezia Giulia, come risulta da un progetto di ricerca promosso dall’Università degli Studi dell’Aquila in collaborazione con il WWF Italia, l’Università Bocconi di Milano, l’Osservatorio per la Biodiversità, il Paesaggio Rurale e il Progetto sostenibile della Regione Umbria.Per il Dossier, fra le cause, oltre l’azione della cosiddette lobby, resta ancora forte la piaga dell’abusivismo edilizio, che dal 1948 a oggi ha ferito il territorio. Poi le cave, che nel solo 2006 hanno mutilato il territorio escavando 375 milioni di tonnellate di inerti e 320 milioni di tonnellate di argilla, calcare, gessi e pietre ornamentali. E i progetti

delle grandi infrastrutture, che, invece, mettono a rischio 84 aree protette, 192 Siti di Interesse Comunitario e 64 International Bird Area. Mentre fra le conseguenze, si registra in agricoltura una diminuzione dal 2000 al 2010 della Superficie Aziendale Totale (SAT) dell’8% e della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) del 2,3%, e il numero delle aziende agricole e zootecniche diminuisce del 32,2% in meno di aziende agricole e zootecniche. Con il risultato di un territorio meno presidiato e più fragile: in Italia circa il 70% dei Comuni è interessato da frane che, tra il 1950 e il 2009, hanno provocato 6.439 vittime tra morti, feriti e dispersi. Allarmante anche il rischio desertificazione: il 4,3% del territorio italiano è considerato “sensibile a fenomeni di desertificazione” e il 12,7% “vulnerabile”.

Mappa della ‘terra rubata’Tra le 11 regioni finora monitorate (Umbria, Molise, Puglia, Abruzzo, Sardegna, Marche, Valle d’Aosta, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia), l’erosione del suolo dell’ultimo mezzo secolo è avanzata a un ritmo spaventoso, passando da un incremento minimo di circa il 100%, in Umbria, Liguria, Valle d’Aosta e Friuli, fino a oltre il 400%, in Molise, Puglia e Abruzzo, e più del 500% per l’Emilia Romagna. Per la Puglia in particolare la copertura urbanizzata attuale è quasi sei volte quella misurata negli anni del Dopoguerra. Caso esasperato è quello della Sardegna che ha fatto registrare un incremento di suolo urbanizzato in poco meno di 60 anni pari a più di 11 volte (1.154%) quello degli anni ‘50. Se il Molise ha trasformato i propri suoli al ritmo costante di oltre mezzo ettaro al giorno, il Friuli e l’Abruzzo sfiorano i due ettari, mentre supera i tre ettari giornalieri la Sardegna. I

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valori più elevati si raggiungono però in Puglia, con una conversione quotidiano superiore ai 5 ettari tra il 1949 e il 2002 con un massimo in Emilia Romagna di quasi 9 ettari giornalieri tra il 1954 e il 2008.

Crescono le città, anche se gli abitanti diminuiscono Nonostante in Italia dal 1991 al 2001, secondo i dati dell’Agenzia Ambientale Europea, sia stata registrata una stabilità demografica, nello stesso periodo le città sono cresciute di 8.500 ettari all’anno. Intorno al secondo Dopoguerra, infatti, le regioni studiate avevano tassi molto contenuti di densità di urbanizzazione: Sardegna, Molise, Abruzzo, Marche e Valle d’Aosta erano al di sotto del 7%, le altre regioni erano posizionate su tassi compresi tra l’1 e il 2% e solamente il Friuli presentava un massimo del 4%. Dal Dopoguerra in poi parte l’escalation del mattone: il Friuli e l’Emilia Romagna sfiorano il 10%, Umbria, Abruzzo, Molise e Sardegna si collocano intorno al 3%, mentre Puglia, Liguria e Lazio si attestano intorno al 6 -7%. La maglia nera del consumo di suolo pro-capite va alla Sardegna: da meno di 49 m2 per ogni abitante, negli anni ’50, passa dopo il 2000 a 10 volte di più.

La deriva illegale della cementificazione: dall’abusivismo edilizio alla stagione dei condoniOltre agli interessi economici delle lobby – protetti e favoriti da un’assenza di pianificazione urbanistica, varianti e deroghe concesse ad hoc da amministrazioni complici – il suolo italiano deve fare i conti, soprattutto a partire dagli anni ’70, con la piaga dell’abusivismo edilizio, che negli ultimi 16 anni è stato sanato e ‘incentivato’ da ben 3 condoni: nel 1985, 1994 e 2003. Secondo i dati ufficiali riportati nel Dossier, dal 1948 a oggi si registrano 4,6 milioni di abusi edilizi: 75.000 l’anno

e 207 al giorno. Nello stesso periodo sono stati costruiti 450mila edifici abusivi (7.433 l’anno e 20 al giorno) per un totale di 1 milione e 700mila alloggi abusivi abitati da circa 6 milioni di abitanti. In termini di volumetrie, tra grandi e piccoli abusi, sono stati edificati illegalmente 800 milioni di m3.

L’agricoltura ‘divorata’ dalla città: così muore l’economia ruraleIl consumo del suolo ha conseguenze che vanno bel al di là dell’impatto visivo: non solo infatti deturpa il paesaggio – cancellandone la memoria collettiva – ma ha ricadute significative su biodiversità, clima, assetto idrogeologico, energia, economia.L’espansione incontrollata delle città verso le campagne – dice ancora il Dossier – ha fatto sì che la ben più redditizia economia del mattone prevalesse su quella agricola. La fame di cemento ha infatti letteralmente divorato i terreni agricoli – e i prodotti tipici provenienti da essi – grazie soprattutto ad Amministrazioni compiacenti nei confronti delle lobby del cemento che non esitano a trasformare i terreni agricoli in zone edificabili, cambiandone la destinazione d’uso attraverso improbabili varianti urbanistiche che ne fanno così lievitare il valore. Oltre a questo intreccio di affari e politica, tra le cause che hanno incentivato i Comuni a ‘svendere’ la propria terra c’è anche quel meccanismo perverso di agganciare le entrate municipali alle imposte sugli immobili: per cui un tempo con l’ICI – e poi con l’IMU – la tassa sulla casa sarà ancora considerata dai Comuni come una vera e propria fonte di autofinanziamento. Così progressivamente le terre coltivate hanno ceduto il passo all’affare immobiliare: nel 2010 in Italia si contano 1 milione e 600mila aziende agricole e zootecniche: il

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32,2% in meno rispetto al 2000. E, nello stesso periodo, come detto, diminuiscono la Superficie Aziendale Totale (SAT) e la Superficie Agricola Utilizzata (SAU).

Le proposte di FAI e WWFPer contrastare i ‘ladri di territorio’ e arrestare il consumo di suolo FAI e WWF presentano nel Dossier una Road Map con 11 linee di intervento.1. Introdurre contenuti innovativi nella nuova

generazione dei piani paesistici ponendo limiti al nuovo edificato con estensione delle tutele alle aree di pregio naturalistico non tutelate e alle aree agricole.

2. Applicare la Valutazione Ambientale Strategica anche ai piani paesaggistici.

3. Procedere su scala locale a una moratoria del nuovo edificato in attesa della redazione della nuova pianificazione paesistica.

4. Migliorare la qualità degli interventi urbanistici, rivedendo gli standard dei servizi urbani, e integrando nella pianificazione urbanistica i piani per il verde pubblico e dei trasporti.

5. Dare priorità al riuso di suoli già compromessi e già utilizzati da trasformare nell’interesse, anche residenziale, della collettività in alternativa al consumo di nuovo suolo.

6. Debellare l’abusivismo attraverso la completa definizione di pratiche di abusivismo pregresse,

la conseguente demolizione di immobili non suscettibili di condono, la definitiva rinuncia a ogni nuovo condono.

7. Autorizzare i Cambi di Destinazione d’Uso valutando gli effetti che questi comportano per la collettività in termini di trasporto, viabilità, incidenza sulla qualità ambientale e paesistica.

8. Introdurre adeguati meccanismi fiscali che da un lato introducano un più severo regime di tassazione sull’utilizzo di nuove risorse territoriali e, dall’altro, individuino agevolazioni sul riuso di territorio o suo riutilizzo mediante un minor consumo di suolo.

9. Aumentare il grado di tutela delle nostre coste valutando un’estensione generalizzata dei 300 metri di salvaguardia dalla linea di battigia sino ad almeno 1.000 metri.

10. Difendere i fiumi, prevedendo non solo il rispetto delle fasce fluviali indicate nei Piani di Assetto Idrogeologico restituendo naturalità ai corsi d’acqua e procedendo finalmente agli interventi di abbattimento e delocalizzazione degli impianti situati nelle aree a rischio idrogeologico.

11. Stabilire definitivamente che gli interventi di bonifica del siti inquinati devono avvenire nel rispetto del principio comunitario “Chi inquina paga” escludendo che i costi di bonifica vengano compensati attraverso il riuso delle aree a fini edificatori.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e con il Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri

“Partiamo per l’Italia, alla ricerca della felicità” scriveva Shelley stregato dalla bellezza di Venezia, Napoli e Pisa. L’Italia è da sempre il luogo del cuore del mondo. Oggi ti chiediamo di viaggiare nel tuo cuore e cercare un luogo italiano che ami. Un luogo che vorresti vedere amato e difeso.Segnalacelo, e insieme faremo di tutto per proteggerlo.FAI e Intesa Sanpaolo presentano il 6° CENSIMENTO DEI LUOGHI DEL CUORE. Per la prima volta aperto a tutto il mondo. Perché la bellezza non ha confini.

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Le prime immagini del suolo di Marte inviate da Curiosity, il “rover” NASA, partito dalla Terra nel novembre scorso ed atterrato il 6 agosto, fonte di grande fascino, hanno una nitidezza mai raggiunta dalle precedenti missioni robotiche sul pianeta rosso.Il merito è delle avanzatissime e sofisticate apparecchiature di esplorazione, osservazione, misura e analisi che caratterizzano la dotazione della missione denominata “Mars Science Laboratory”. Strumenti scientifici, forniti dalla comunità internazionale, più avanzati rispetto a quelli di qualunque altra missione. Questo “plus” tecnologico e la perfetta riuscita della prima fase, delicatissima, della missione (la separazione del “rover” dal vettore, l’entrata nell’atmosfera, la discesa con paracadute verso il punto prescelto e l’accensione dei razzi) hanno portato gli esperti ha definire quella di Curiosity come la più importante operazione scientifica sul suolo di Marte. L’esplorazione del pianeta, che tanto ha affascinato l’umanità, ispirando miti, leggende e gli albori della letteratura fantascientifica, spronando nel contempo la ricerca spaziale, è stata avviata negli anni ’60 dall’allora Unione Sovietica che lanciò, senza successo, prima i “Marsnik” poi i più celebri “Sputnik”. Furono, invece, gli Statunitensi a compiere nel 1965 il primo sorvolo di Marte con la sonda spaziale “Mariner 4” che raccolse, in orbita, le prime immagini della superficie marziana.

Curiosity tecnologie avveniristicheper scoprire i segreti di Marte

Con gli anni ’70 hanno inizio le missioni finalizzate a portare “lander” (tipo di navicella spaziale che effettua la discesa e sosta sulla superficie) su Marte. Il primo ad atterrare, nel 1974, fu Sovietico, ma trasmise dati per pochi secondi. Poi se ne persero le tracce, probabilmente a seguito dei danni subiti nell’impatto con suolo. Un anno dopo, l’atterraggio riuscito della sonda USA “Viking 1” (poi seguita da “Viking 2”) segna una delle tappe fondamentali dell’esplorazione marziana scattando e riuscendo ad inviare sulla terra ben 50.000 immagini del pianeta.L’altra missione ritenuta “storica”, fra le 37 organizzate in quasi cinquant’anni (di cui circa due terzi fallite), è stata quella denominata “Mars Pathfinder” che, nel 1997, fece atterrare il primo “rover”, chiamato “Sojourner” il cui scopo principale fu quello di testare le tecnologie che sarebbero state impiegate nelle successive missioni dei “rover” “Spirit” e “Opportunity”, uno dei quali ancora operativi, che hanno, a loro volta, aperto la strada per Curiosity.Cinque volte più pesante (900 kg) dei suoi ultimi predecessori, Curiosity, la cui missione ha una durata prevista in almeno un anno marziano (circa 2 anni terrestri), si trova sul pianeta principalmente allo scopo “di investigare sulla passata e presente capacità di Marte di sostenere la vita”.Lungo 3 metri si porta letteralmente addosso circa 80 kg

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in strumenti scientifici e nonostante questo è in grado di aggirare gli ostacoli e di muoversi con una velocità massima di 90 metri all’ora, anche se si prevede che la velocità media durane le operazioni sarà di circa 30 metri all’ora. Percorrendo nei due anni di missione, almeno 6 km.Alimentato da un generatore termoelettrico a radioisotopi, il “rover” dispone di due computer di bordo identici, chiamati “Rover Compute Element” e contenenti circuiti a prova di radiazione per tollerare gli alti livelli di radiazioni provenienti dallo spazio.

E’ in grado di comunicare con la Terra in due modi: grazie a un trasponder operante nella Banda X, che gli permette di comunicare direttamente con il nostro pianeta, oppure grazie ad una antenna UHF, che comunica attraverso i satelliti in orbita intorno a Marte (in particolare il Mars Reconnaissance Orbiter), modalità che sarà la più utilizzata. Impressionante, come detto, l’insieme delle apparecchiature che servono a documentare l’attività del “rover”. A partire dalle telecamere di tre tipi che condividono gli stessi componenti, come l’elettronica di elaborazione delle immagini e i CCD a colori con risoluzione di 1600×1200 pixel.“MastCam” fornisce spettri multipli e immagini in

Curiosity al lavoro su Marte (visione artistica). Una ricostruzione dell’attività del rover NASA mentre usa la sua Chemistry and Camera (ChemCam) per studiare la composizione delle rocce sulla superficie del Pianeta rosso. ChemCam spara impulsi laser verso il suo bersaglio e osserva il materiale così colpito con strumenti in grado di identificare il tipo di elementi chimici che lo compongono

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“truecolor” attraverso due camere stereoscopiche (tridimensionali) con la possibilità di riprendere video ad alta definizione. “Mars Hand Lens Imager” è una camera montata sul braccio robotico usata per acquisire immagini microscopiche di rocce e suolo. “MSL Mars Descent Imager” è stata, invece, usata durante la discesa verso la superficie per riprendere immagini a colori a partire da un’altezza di 3,7 km fino a 5 metri dal terreno in modo da mappare il terreno circostante e il sito di atterraggio.A queste si aggiungono gli strumenti di rilevazione come “ChemCam”, un sistema che può individuare una roccia a distanza di 7 metri e vaporizzarne una piccola quantità per analizzare lo spettro della luce emessa, ed altri destinati a determinare la composizione chimica delle rocce; quantificare i minerali e la loro struttura presenti nei campioni; analizzare i gas e i composti organici eventualmente presenti nei campioni atmosferici e del suolo e l’ampio spettro di radiazioni sulla superficie di Marte per determinare la possibilità e le protezioni necessarie ai futuri esploratori umani.Curiosity è atterrato e opera in una zona di Marte che si trova all’interno del Gale Crater, sul lato nord del Monte Sharp – così battezzato in onore del geologo Robert P. Sharp (1911-2004), team member di molte tra le prime

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Smissioni marziani della NASA – . Subito dopo l’atterraggio ha cominciato ad inviare immagini la prima delle quali è stata una vista panoramica a 360 gradi del cratere Gale con in primo piano, oltre a parti dello stesso rover, il suolo del cratere: un deserto di polvere e sassi, alcuni dei quali, grandi appena 1 cm, durante l’avventuroso atterraggio sono finiti sotto la carrozzeria del veicolo.Nelle settimane successive, oltre a trasmettere ulteriori immagini, il “rover” ha attivato il laser di bordo su un campione di roccia. Laser la cui potenza – come spiegano gli esperti e come illustrato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), che dall’avvio della missione ne sta seguendo e documentando le diverse fasi – equivale alla luce di un milione di lampadine concentrata tutta in un unico punto, piccolo quanto la capocchia di uno spillo. Non appena la superficie della roccia viene vaporizzata, “entra in azione un piccolo telescopio, con un’apertura di circa 10 centimetri, che cattura la luce emessa dal plasma incandescente. Luce che, tramite una fibra ottica, viene poi convogliata all’interno del rover, nel laboratorio chimico vero e proprio. Dove uno spettrometro la scinde in tutte le sue componenti, estraendone le impronte che permettono di risalire in modo univoco agli elementi presenti nella roccia stessa”.

Immagine a colori dal rover Curiosity che mostra una parte del fianco del cratere Gale, il luogo della superficie marziana dove il rover si è posato il 6 agosto scorso

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Un altro componente importante attivato da Curiosity è il braccio robotico lungo oltre due metri che ha eseguito tutti i movimenti che gli era stato ordinato di compiere. “Il braccio motorizzato – documenta l’INAF – è dotato di ben cinque giunture, così da poter garantire la più ampia libertà di movimento è verrà usato sia per raccogliere i campioni e portarli all’interno, nel laboratorio di bordo, sia per estrarre alcuni strumenti e depositarli all’esterno, sulle superfici bersaglio”. La “mano” posta all’estremità dell’arto robotico “è una sorta di coltellino svizzero hi-tech i cui 60 centimetri di diametro per 30 chili di peso ospitano: una macchina fotografica per immagini ravvicinate, un trapano, un cucchiaio per raccogliere il terreno, un pennello per rimuovere la polvere e due strumenti scientifici progettati per verificare se su Marte siano mai state presenti condizioni tali da ospitare forme di vita microbica. In particolare, uno dei due strumenti è in grado di individuare rocce e minerali alterati dall’acqua, mentre l’altro è specializzato nel rilevamento di sostanze organiche, dunque dei mattoni chimici della vita”.

In questa immagine è evidenziata nel rettangolo una zona della superficie di Marte scavata dai gas di scarico emessi dai motori del modulo di discesa del Mars Science Laboratory, che ha permesso un atterraggio “morbido”, ulteriormente agevolato da un sistema di rilascio con corde metalliche, del rover Curiosity. Nell’ingrandimento sono ben visibili ciottoli con dimensioni fino a circa 3 centimetri (indicati dalle due frecce superiori) e un frammento di roccia più grande (11,5 centimetri)che sporge dal suolo

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Perché è questo che principalmente è stato mandato a cercare Curiosity che, nel corso della missione, risalirà la montagna Sharp passando i primi due anni della sua vita scandagliando questa zona il cui studio, pensano alla NASA, significa comprendere il passato del pianeta Marte. I ricercatori – evidenzia l’INAF – pensano infatti che il Monte Sharp, “con la sua evidente struttura a strati che si innalza per oltre 5 Km di altezza, sia stato creato dalla stratificazione di depositi in epoche successive all’evento di impatto che deve aver creato il cratere Gale, oltre 3 miliardi di anni fa. Negli strati più profondi, le missioni marziane che in passato si sono trovate a studiare il pianeta dall’alto della loro orbita hanno identificato minerali che possono essersi formati in presenza di acqua. La ricerca sul campo di Curiosity permetterà nei prossimi mesi di studiare gli strati più profondi del Monte Sharp e le condizioni climatiche al momento in cui i diversi strati si sono depositati. Per il team della NASA sarà come leggere le pagine di un libro sulla storia geologica di Marte, per capire se e quando il pianeta possa aver ospitato condizioni favorevoli alla vita”.E proprio mentre Curiosity ha appena cominciato il suo lavoro la NASA ha annunciato una nuova missione che partirà per il pianeta rosso nel 2016. Denominata “Insight Mars” avrà lo scopo di fornire utili indicazioni sugli strati più profondi di Marte (attualmente operano a

questo scopo due radar, “MARSIS” a bordo della missione Mars Express dell’Agenzia Spaziale Europea e “ShaRAD” sulla sonda “Mars Recoinassance Orbiter” della NASA, entrambi di realizzazione Italiana) e capire perché il pianeta rosso si sia evoluto in modo così diverso dalla Terra. Si cercherà di indagare se il suo nucleo sia solido o liquido come quello della Terra e il motivo per cui il pianeta non sembri suddiviso in placche tettoniche che scorrono. “Insight - sostiene la NASA – potrebbe arrivare al cuore della struttura di Marte e più in profondità di quanto siamo stati in grado di fare dall’orbita e dalla superficie”.Dunque nuovo impulso all’esplorazione robotica di Marte, anche se, come sostiene in un video editoriale pubblicato sul sito dell’INAF, il Presidente dello stesso Istituto, Giovanni Bignardi, il vero grande obiettivo della NASA è il volo umano. “Un volo nello spazio profondo – dice Bignardi – con uno spazioporto da qualche parte e poi via per una missione su un asteroide e poi per una missione a Marte. Il tutto nei prossimi 20 – 25 anni. C’è di che assorbire tutte le risorse e soprattutto c’è di che inventare un nuovo mezzo di propulsione. Noi crediamo fortemente che questo mezzo sia la propulsione nucleare. Siamo convinti che la NASA stia lavorando su questo. Anche l’Italia potrebbe e vorrebbe partecipare. Per adesso siamo spettatori e guardiamo i sassi marziani”.

Una visione globale di Marte ottenuta componendo 102 immagini del Viking

Orbiter della NASA. È ben visibile la struttura geologica delle Valles Marineris,

il sistema di canyon più imponente del Sistema solare, lungo oltre 3.000 chilometri

e profondo fino a 8

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Il ponte di lamellaredi larice sul Sile di Paolo Portoghesiin Trevisodi Franco Laner

Professore ordinario di Tecnologia dell’architettura all’Università Iuav, da anni tiene un corso di “Tecnologia delle costruzioni di legno”.

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Nel 2002 è stato realizzato a Treviso, nel centro storico attraversato dal languido e romantico Sile, un ponte di 22m di luce e largo 5m progettato dall’architetto Paolo Portoghesi. Fa parte dell’importante recupero dell’area di S. Leonardo e dell’ex ospedale di Santa Maria dei Battuti con destinazione Università. Quando venne realizzato suscitò diverse critiche, a partire dagli enormi costi – più di un miliardo delle vecchie lire – non meno che architettoniche e costruttive.In quegli anni cominciavo ad occuparmi di durabilità dei manufatti di legno esposti e ho visto in quel manufatto un’occasione di studio. E da allora, ogni paio d’anni, fotografo il ponte e registro osservazioni. Ne seguo la vita, cercando di annotare cosa funzioni o meno.

Sopra, e a pagina precedente: Nuovo ponte di legno lamellare di larice sul Sileprogettato da Paolo Portoghesi di fronte al complesso Universitario S. Leonardo a TrevisoSotto:Medoro Coghetto (1707 – 1793). Olio su tela.Veduta della Chiesa e del Ponte di S. Margherita a Treviso p

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Per ciò che riguarda il giudizio artistico e la genesi ideativa del manufatto è meglio lasciar parlare lo stesso Portoghesi, che intervenendo nell’acceso dibattito suscitato dal ponte di legno, così spiega:Il legno lamellare di cui è fatta la costruzione è stato scelto come materiale all’avanguardia per le sue caratteristiche di resistenza, di economicità e di facilità di montaggio, cosa non indifferente quando si opera all’ interno di un centro urbano. La connotazione «rustica» non è sembrata per nulla rilevante, mentre sembrava appropriata, al committente (la Cassamarca, ndr) e a me, l’analogia di materiale con navi e barconi che un tempo affollavano il sito della dogana e che sono stati una delle cause della prosperità economica di Treviso.

Anche per quanto riguarda la scelta degli obelischi l’ ispirazione romana non c’entra per nulla e, per rendersene conto, basta recarsi al Museo Civico dove si può ammirare un bel quadro, fatto con l’ausilio della camera ottica da Medoro Coghetto, pittore settecentesco; il quadro rappresenta la chiesa di Santa Margherita in asse con il ponte ancora esistente, ma che in origine aveva quattro obelischi. Gli obelischi furono aboliti nella ricostruzione ottocentesca, anche se timidamente rievocati da quattro basamenti ottagonali.C’ è, nelle critiche, il dispetto per vedere che “ancora la tradizione vince sulla modernità”. E questo è il punto su cui il mio dissenso è totale.La modernità italiana – quella almeno che hanno creato

Sezione longitudinale e trasversale del manufatto

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i grandi architetti del Novecento, da Terragni a Gardella, a Samonà, a Scarpa, a Rossi, combattendo una coraggiosa battaglia – è una modernità che, con accento diverso da quello di altri Paesi europei, ha cercato e trovato nella tradizione le sue radici e ha demolito criticamente una contrapposizione, quella tra tradizione e modernità, che ha prodotto danni irreparabili al patrimonio culturale europeo; non dimentichiamoci che il salvataggio dei nostri centri storici è stato il risultato di una azione culturale che ha visto gli architetti moderni in prima linea…… non mi cospargo il capo di cenere per aver fatto “cadere dal ponte la cittadinanza [...] per riemergere in un inzuppato costume popolare”. Secondo me il fatto che a Treviso si parli ancora, senza differenza di ceto o di cultura, il dialetto è un fatto altamente positivo, come positiva è la cura con cui si va restaurando il centro storico, non pavimentando le strade in lastre di acciaio, ma usando i ciottoli, la trachite, lastre di biancone, come si faceva in antico...

Nulla dunque da dire sulla poetica ispirativa. Purtuttavia mi chiedo se le intenzioni di progetto siano diventate “costruzione”. La sensazione è di forte dicotomia fra architettura e costruzione, o se vogliamo, fra bellezza e razionalità.Il “progetto euristico” – così definisce Guido Nardi la sintesi essenziale dell’idea progettuale che precede il progetto e la realizzazione – non è solo un principio intenzionale, o un archetipo, o un vago ed indefinito morfema, ma deve contenere in sé tutti gli elementi costitutivi dell’opera. Si potrebbe anche dire che il progetto euristico dovrebbe già contenere un “esecutivo virtuale”.In altre parole l’opera realizzata, il Ponte di S. Leonardo, se da una parte cerca di esplicitare l’ideazione, dall’altra non è adeguatamente sostenuta costruttivamente. Negli schizzi dell’Architetto, ad esempio, si nota una chiara volontà di separazione fra gli archi ribassati della struttura portante del ponte e l’impalcato.

Profilo del ponte. Apprezzabilissima la scossalina della pagina esterna dell’arco portante, che ne snellisce il profilo e che propone un nuovo modo di modellare l’alta e stretta sezione del lamellare

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Questa “separazione” poteva essere l’elemento di leggerezza dell’opera: alla linea portante essenziale – l’arco a due cerniere – si sovrappone la linea di transito, resa leggerissima dalla trasparenza del parapetto. Purtroppo fra le due linee c’è forte continuità data dai sostegni troppo fitti e massicci, appesantiti da protesi metalliche eccessive.L’idea di volo radente è stata compromessa dalla gravità dell’apparato di intermediazione.I colonnelli lignei (Palladio usava questo termine per le aste che legano i correnti superiori ed inferiori delle sue reticolari e capriate) sono connessi con scarpe metalliche così invasive che a stento fan vedere il legno. Con il loro spessore ed ingombro, le protesi metalliche negano il legno ed allora tanto valeva lasciare solo esili aste e tiranti d’acciaio e con un po’ di coraggio risolvere con questo materiale collegamenti e controventamenti, restituendo pulizia strutturale all’intenzione di staccare le due funzioni (di portanza e transito) che il progetto sembra indicare e che poteva essere apprezzata proprio da questa decisa e chiara ibridazione dei due materiali.

L’eccessiva sequenza dei colonnelli e le possenti protesi metalliche annullano l’idea di leggerezza che la separazione dell’arco portante e dell’impalcato avrebbe prodotto rendendo, viceversa,pesante il ponte

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Insomma un’opera di architettura deve essere sintesi fra progetto e costruzione: la discrasia fra intenzione e realizzazione credo debba preoccupare il progettista. Lo stesso Aldo Rossi era a volte assai perplesso sul risultato costruttivo di alcune sue opere: trovava però in sé, e non fuori di sé, la causa dell’insuccesso.Se si sposta poi l’analisi al raccordo ponte-spalla-strada, si rinnova questa stessa discrasia. Dal pelo dell’acqua emerge l’elegante e canoiforme rostro della fondazione-spalla in cemento armato in cui si annega l’apparecchio metallico per l’attacco degli archi lamellari.

Da qui in su la razionalità della ricognizione si perde e il risultato estetico pure. Gli ultimi montanti dei due parapetti sono diversamente distanti dalle guglie – le rive del Sile sono appena sghembe in quel punto – ed un’asse con tre buchi a “gruviera”, estemporanea, impedisce ad un distratto genitore che s’infili pericolosamente l’incauto bambino. Anche fra i ritti del parapetto ed i colonnelli c’è poca coerenza e la continuità visuale si spezza. A 90° rispetto a questo non riuscito raccordo arrivano contemporaneamente altri due parapetti, quello esistente di protezione sulla sponda del fiume e quello della rampa per disabili.

Il rostro di cemento bianco del raccordo fondazione-impalcato è assai elegante. Anche la lavorazione scanalata dell’arco lamellare

è assai interessante. La pulizia formale della parte superiore purtroppo si perde, come si vede nell’immagine seguente

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Confusione di elementi e materiali. Attorno alla base delle guglie concorrono tre parapetti: quello del ponte, di lamellare di larice, vetro e bronzo; quello in pietra d’Istria e ferro, di riparo sull’alveo e quello della rampa per i disabili, in lega metallica

Asse forata a chiusura del “buco” che poteva essere evitato con una piccola variazione dell’interasse dei montanti

Particolare della scatola della guglia coll’interessante motivo a zig-zag delle assi lamellari. Forse eccessivo il numero dei nodi e il loro diametro, che declassano la qualità del legno

Particolari del corrimano. Diversi sono stati gli interventi di manutenzione e ormai questo componente è da sostituire

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Legno, legno lamellare, rame per la scossalina di protezione di una appiccicata tavola di raccordo, pietra d’Istria e ferro del vecchio parapetto, leghe metalliche per i nuovi parapetti delle rampe, vetro e bronzo per il parapetto del ponte: tutti questi materiali si trovano nel raggio di un metro attorno all’emblematica guglia, anch’essa di legno. Non c’è ordine, né gerarchia, cosicché tanti materiali protagonisti confondono e non consentono di ricomporre una soluzione coerente.Le guglie ottagonali, che rimandano all’archetipo gotico e al quadro del Coghetto, sono appunto risolte con tavolette di larice, elegantemente disposte a zig-zag con vantaggio per la durabilità, anche se disturba in questa buona opera di carpenteria la poca attenzione alla qualità delle lamelle, con nodi eccessivi. Una simile maggior attenzione, andava prestata anche al possente corrimano, dove la modesta qualità del legno e della lavorazione favoriscono carie

e marcamenti, nonostante la continua manutenzione. Anche le tavole dell’impalcato dovevano essere di qualità superiore e posate col cuore verso l’esterno, in modo che le inevitabili fessure a V non favorissero il ristagno micidiale dell’acqua. Dove l’acqua ristagna il degrado è certo. Stessa cosa per i colonnelli che potevano essere sollevati sulla piastra metallica, come è indicato in ogni abbecedario costruttivo col legno.Di contro il doppio gradino della pagina esposta dell’arco lamellare di bordo è assai gradevole e sicuramente promuoverà l’emulazione ed anche l’illuminazione a filo impalcato ben si addice a questo tipo di manufatto.Un’occasione dunque di progetto col lamellare risolta con alcuni esiti contraddittori. Magistrale la poetica ideativa, piuttosto modesto il magistero costruttivo, che dimostra la necessità di conoscere il legno ed i suoi codici costruttivi.

Particolare delle luci a filo impalcato e delle lastre di vetro antisfondamento agganciate con elementi bronzei. Correttamente il montante ligneo è sollevato dalla piastra metallica per evitare il

ristagno dell’acqua. Le assi dell’impalcato sono di modesta qualità

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Il Sile si allarga e gli edifici che si affacciano hanno connotazioni veneziane. Si notino le altane sopra i tetti. Anche a Venezia c’è un “Ponte delle Guglie”

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Giovanni Sacchimodellistaper il design

Ritenuto il primo e, da molti, il più grande modellista italiano per il design, Giovanni Sacchi, nella corso della sua lunga attività professionale, ha realizzato oltre venticinquemila modelli in legno di oggetti che hanno fatto la storia del design italiano, tra cui la macchina da scrivere Lettera 22 della Olivetti e la macchina da cucire della Necchi, Mir ella di Marcello Nizzoli, il telefono Siemens Grillo, la radio TS502 e i televisori Brionvega Doney e Algol di Marco Zanuso e Richard Sapper, la serie di calcolatrici elettroniche Olivetti Logos e Divisumma, le caff ettiere La conica e La cupola di Aldo Rossi per Alessi.Capace di lavorare il legno con una maestria e bravura fuori dal comune, tanto che i suoi modelli sono a volte fi n troppo belli, è, per decenni, un punto di riferimento, un protagonista dei suoi tempi. E anche quando iniziano a comparire nuovi modellisti, i più grandi progettisti lavorano con lui e gli vengono affi dati comunque i progetti più importanti.

Quello interpretato da Sacchi (mancato nel 2005) è stato “un ruolo insieme antico e nuovissimo per un artigiano che si potrebbe defi nire ‘complementare’, da un lato ai processi di progettazione, dall’altro anche ai processi di produzione industriale”. Nel suo lavoro Sacchi venne percepito e defi nito “non solo un esecutore, ma anche grandissimo ‘interprete’ e, in mancanza di documenti esaurienti, era anche un po’ inventore: sapeva consigliare in che modo fosse meglio tracciare una linea per realizzare il pezzo con uno stampo semplice”.

La formazioneNasce nel 1913 a Sesto San Giovanni, quella che sarà la “città delle fabbriche”, uno dei centri industriali più importanti della storia italiana.Dopo una breve esperienza di fabbrica, presso la Ercole Marelli, inizia dodicenne l’apprendistato come modellista meccanico nella bottega Ceresa & Boretti di Milano.

SOCIETÀ E COSTUME

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Qui ha modo di frequentare il reparto di modellistica dove si costruiscono ancora a mano i modelli in legno per la fusione degli stampi, esperienza che gli permette di vivere quella dimensione artigianale che stava piano piano scomparendo e apprendere le conoscenze dei materiali e delle tecniche di produzione degli stampi che saranno determinanti per il suo futuro di modellista per il design. Mentre lavora frequenta le scuole serali, prima la Scuola Professionale di Mutuo Soccorso a Sesto San Giovanni, poi l’Istituto Santa Marta, scuola di incoraggiamento arti e mestieri, dove apprende le nozioni fondamentali del disegno e della progettazione. Al termine degli studi, a 18 anni, consegue il Diploma di Disegnatore meccanico.Nel 1936 apre un proprio laboratorio per modelli meccanici, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale porta alla sospensione dell’esercizio. Dopo l’armistizio, nel 1943, Giovanni Sacchi entra nella Resistenza sulle montagne piemontesi, attività per la quale otterrà il riconoscimento della Croce al merito di guerra in seguito all’impegno nella lotta di liberazione.Nell’immediato Dopoguerra, prima inizia con un amico a ripristinare e arredare negozi, allestendo gli spazi secondo le licenze di vendita, poi grazie alla progettazione e realizzazione di alcune piccole stufe elettriche e di ferro da stiro portatili, ottiene una commessa da parte del Comando alleato, che gli permette di riavviare la propria attività. Nel 1948 l’incontro con Marcello Nizzoli, già noto designer, che si presenta nella sua bottega con un progetto per una maniglia. Un incontro molto importante, forse

decisivo per il futuro percorso professionale di Sacchi che, al tempo, conosce molto bene l’industria ma non sa praticamente nulla del design.

La bottega e il rapporto con i progettisti Nel 1951 acquisisce gli spazi di un vecchio laboratorio di fonderia in via Sirtori, vicino a Porta Venezia, a Milano, ne modifica gli impianti e vi instaura la nuova bottega.Si entrava in un piccolissimo ingresso, dove i progettisti dovevano aspettare e suonare un campanaccio. Sulla destra vi era il suo piccolo ufficio, pieno di polvere, oggetti, foto, cartoline, che si affacciava sull’officina attraverso un plexiglass ricoperto di segatura. “Sembrava di entrare in un sacrario. Con tutti questi teli e scoperto solo il tuo lavoro”, ricorda l’architetto Cini Boeri, che entrò nella bottega Sacchi verso gli anni Settanta. “Con la sua persona – dice il progettista Michele De Lucchi in un’intervista all’Archivio Giovanni Sacchi – il suo entusiasmo, gli occhi ridenti, il suo laboratorio, il ‘bugigattolo’ con i suoi modelli, Giovanni Sacchi rappresentava un’idea di bottega che rimandava a un altro mondo, a un’altra epoca. Rimandava alla qualità del lavoro artigianale di chi crede nel lavoro che fa, ha talento e ha soddisfazione per quello che fa. Sacchi ti dava sempre il senso di ottenere una gratificazione personale, prima ancora che professionale, o economica, da quello che realizzava. Gli piaceva tutto e gli piaceva tanto. Gli piaceva l’oggetto che faceva, il progetto che tu gli avevi dato in mano, gli piaceva lavorare con te, la relazione. Ed era assolutamente impossibile evitare il fascino di questo insieme di cose”.

Giovanni Sacchi nella sua bottega, Milano, via Sirtori 10

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Il lavoro e i modelli Se secondo lo studioso P. A. Croset, le “maquette”, prima e i modelli poi, hanno una funzione di rappresentazione “che vale allo stesso tempo come cristallizzazione di un pensiero e come anticipazione di una realtà costruttiva”, Sacchi, come detto, è stato il primo ad interpretare questo processo nel design con la realizzazione di modelli che dovevano soddisfare un duplice obbiettivo: “primo convincere il progettista della propria idea, valutarne la complessità e soprattutto cambiare ciò che inizialmente si era pensato ma che, toccando e vedendo il prodotto realmente, non funziona; secondo, convincere il cliente, l’azienda che poi, nel caso di risposta affermativa, utilizza il modello per gli stampi”. Per i suoi modelli, Sacchi utilizzava il Cirmolo, detto anche Pino Cembro, che presenta un legno profumato, alburno giallastro e durame di colore roseo tendente al bruno. La sua lavorabilità è buona anche con attrezzi manuali ed essendo tenero e dotato di buona tenuta dimensionale si imbarca poco ed è poco anisotropo. Di questo materiale diceva; “si lavora bene, ha fibra dolce e compatta, è un legno bello anche da vedere come legno non trattato… il polistirolo, invece, manca di sensibilità, è come disegnare o scrivere con la matita spuntata”.Col passare degli anni e il crescere delle commesse, all’interno della bottega lavorano con lui da tre fino a otto operai. Maestri artigiani, artisti del legno e del tornio, capaci di creare con il legno ogni cosa, come ricordano diversi progettisti. A ciascun modellista veniva affidato un progetto. Non c’era un metodo standard di lavoro, perché ciascun progettista aveva il suo modo di presentare la propria idea. Richard Sapper disegnava su pezzi di cartone che mandava via fax a Sacchi, il quale faceva delle fotografie e rimandava via fax la foto dei modelli che Sapper correggeva e rinviava. Altri amavano disegnare ed arrivavano in bottega con disegni già quotati, con un’idea molto precisa che magari avevano già verificato con dei modelli fatti da loro, in carta o in polistirolo. In tutti i casi, comunque, il lavoro tra modellista e progettista era di totale sinergia e i cambi in corso d’opera erano all’ordine del giorno. Francesco Trabucco (in un’intervista rilasciata all’Archivio Sacchi) ha spiegato chiaramente l’importanza della collaborazione di Sacchi nel trasformare il disegno in un modello: “Se io traducessi un disegno bidimensionale di una superficie fatta di piani regolari, di spigoli vivi, la potrei tradurre in un oggetto tridimensionale in modo oggettivo, cioè senza errori. Ma se devo tradurre una forma che è fatta da curve e curve nello spazio, anche un numero infinito di disegni bidimensionali non sarà mai in grado di restituire oggettivamente una forma tridimensionale. Cioè ci sarà sempre un margine di interpretazione.

C’è innanzitutto l’interpretazione da parte di chi fa il disegno, perché intuisce come si incrociano due curve, ma sperimentalmente non lo può verificare. In Sacchi c’era un aspetto interpretativo della traduzione tra il modello e il prototipo che presupponeva un’attitudine che non era semplicemente quella di capire il disegno, ma era anche quella di capire l’anima che c’era dietro il disegno, l’intenzione di chi aveva fatto il disegno”. Gli anni ’70 rappresentano il momento di massimo successo, nonostante il lavoro sia andato avanti sino alla chiusura della bottega, alla fine del 1997, un anno prima che a Sacchi venisse conferito il premio Compasso d’oro–ADI alla carriera. Si trattava della prima volta, nella storia del premio, che il riconoscimento veniva attribuito non a un progettista ma a un loro prezioso collaboratore.

Carrozzeria macchina per scrivere “Editor 4”.Autore: Ettore Sottsass, jr ; Hans Von Klier. Committente: Olivetti

Macchina da cucire “Mirella”, 1957.Autore: Marcello Nizzoli. Committente: Necchi

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L’Archivio Giovanni SacchiDando seguito a quello che era stato un grande desiderio del modellista di vedere realizzato un museo di modelli di design e architettura ma anche un luogo che, come ebbe a dire, potesse essere “un laboratorio scuola dove fosse possibile insegnare ai giovani studenti tutto quello che assieme ai miei collaboratori abbiamo accumulato di conoscenza e di esperienze in tutti gli anni di lavoro”, nel 2009, a Sesto San Giovanni è stato creato l’Archivio Giovanni Sacchi (http://archiviosacchi.it).Voluto dal Comune di Sesto San Giovanni e dalla Fondazione ISEC – Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea, specializzato in storia e archivi del lavoro e dell’impresa – è collocato all’interno dello Spazio MIL a Sesto San Giovanni, un’area polifunzionale, luogo di conservazione della memoria storica della Città e di produzione culturale.Raccoglie i materiali che un tempo erano conservati presso il laboratorio di Giovanni Sacchi, (che sono stati donati al Comune di Sesto nel 1999) fornendo un punto di vista privilegiato per approfondire il processo di ideazione e realizzazione di un prodotto, sia attraverso la ricostruzione storica, sia grazie alla possibilità di sperimentazione pratica con la partecipazione a workshop e incontri tematici.Nell’Archivio sono presenti 488 tra modelli, prototipi e pezzi in lavorazione di oggetti di design e progetti di architettura, 8.000 disegni, 107 prodotti, più di 10 mila immagini e filmati, 150 manifesti, centinaia di documenti, una ricca biblioteca, numerosi macchinari e attrezzi per la lavorazione meccanica e del legno.Lo spazio si articola in quattro grandi aree. L’archivio vero e proprio destinato alla conservazione del patrimonio,

secondo standard adeguati. L’area espositiva permanente comprendente le teche, allestite periodicamente con modelli, disegni e materiali, che è destinata a mostrare l’iter di realizzazione di un oggetto privilegiando, di volta in volta, l’aspetto tipologico, tecnologico o tematico. L’area esposizioni temporanee e conferenze, dedicata all’allestimento di mostre, organizzate sia utilizzando materiali dell’archivio, sia in collaborazione con altre istituzioni, oltre che ad ospitare incontri e manifestazioni.L’area didattica e workshop che da un lato ricostruisce, con intento didattico, una parte del laboratorio di modellistica di Giovanni Sacchi, attraverso il recupero e il restauro di macchinari e attrezzature originali; dall’altro è stata attrezzata con nuovi macchinari, dove è possibile realizzare modelli e organizzare workshop con studenti e professionisti.Completa la struttura, una biblioteca specializzata, che raccoglie volumi, periodici, opuscoli donati da Giovanni Sacchi e che è stata incrementata con altre pubblicazioni dedicate alla modellistica e al progetto.

Per la redazione dell’articolo sono state consultate le seguenti pubblicazioni dalle quali sono state tratte informazioni di carattere biografico ed alcuni brani: “L’altra metà del designer. I modelli di Giovanni Sacchi” di Piero Polato (Milano, Hoepli, 1991); “Il modello è per noi un modo di disegnare straordinario. Giovanni Sacchi interprete del design” di Elena De Cristofaro (2009); “Giovanni Sacchi artigiano del design” di Gloria Croce (2009/2010); “L’Archivio Giovanni Sacchi: tra documenti, modelli e memoria immateriale” di Valeria Anzivino, Stefano Mazzoni “Altremodernità” n° 5/2011.

L’Archivio Giovanni Sacchi

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Il principio generaleLe leggi vigenti prescrivono l’obbligo di dotare tutti i sistemi elettrici di un adeguato impianto di terra al fine di preservare la sicurezza.Come illustrato nelle precedenti lezioni, la corrente elettrica tende a seguire il percorso caratterizzato dalla resistenza più bassa, ne consegue che se si potesse fare in modo che, in tutte le occasioni di contatto uomo-tensione elettrica, il corpo umano fosse “collegato” in parallelo con una resistenza molto bassa, allora la corrente si suddividerebbe in due flussi di cui, quello attraverso

Impianto di terra:la sua funzione e la strutturafondamentaleQuarta lezionedi Mauro Cappello

l’uomo (caratterizzato da un elevato valore di resistenza elettrica) sarebbe quantificabile in piccolissimi valori (quindi non pericoloso) e quello che invece attraversa la resistenza in parallelo sarebbe un flusso di corrente conseguentemente molto elevato.Per realizzare proprio questa condizione di sicurezza, è necessario realizzare l’impianto di messa a terra o come viene spesso sinteticamente definito, l’impianto di terra.

La struttura fondamentale dell’impianto di messa a terraLa norma CEI 64-8 definisce la struttura fondamentale

IMPIANTI

GEOCENTRO/magazine pubblica, di Mauro Cappello, Ingegnere e Ispettore Verificatore del Ministero dello Sviluppo Economico, la lezione del ciclo dedicato al tema degli impianti elettrici per illustrarne la normativa, la componentistica, le metodologie di dimensionamento, le regole basilari d’ installazione ed infine le verifiche da eseguire prima della messa in esercizio.

Figura 1 Schema di impianto di messa a terra

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dell’impianto elettrico indicandone gli elementi costituenti (vedere Figura 1), in particolare l’impianto di messa a terra (questa è la dizione corretta) è formato dalle seguenti parti:• dispersori;• conduttori di terra;• collettore (o nodo principale) di terra;• conduttori equipotenziali principali;• conduttori equipotenziali supplementari;• conduttori di protezione.

I dispersori sono elementi metallici la cui funzione è proprio quella di realizzare un intimo contatto con il terreno, determinando come conseguenza una migliore dispersione della carica elettrica in occasione di eventuali cedimenti dell’isolamento di qualche apparecchiatura elettrica utilizzata.La forma del dispersore può assumere principalmente due diverse tipologie ovvero picchetto od anello, è costituito da elementi metallici tondi, profilati, tubi ma anche da nastri, corde, piastre oppure ancora da conduttori posti nello scavo di fondazione.Esiste anche la possibilità, peraltro molto sfruttata dai costruttori, di utilizzare con funzione di dispersori i ferri di armatura della parte di calcestruzzo incorporati nel terreno.Alcune particolari prescrizioni in merito alle caratteristiche obbligatorie per l’impianto di terra sono contenute all’interno del d.P.R. n. 547 del 27 aprile 1955 “Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”.In particolare l’art. 326 prescrive che per l’impianto di messa a terra la resistenza complessiva non superi il valore di 20 ohm.Per chiarezza di esposizione ricorderemo che l’esistenza di moderni sistemi di sicurezza, quali ad esempio l’interruttore differenziale ad alta sensibilità, renderebbe superflua la prescrizione dei 20 ohm, tuttavia essa è parte integrante di una norma ancora in vigore quindi deve essere rispettata.

Il dispersore ad anelloLa definizione di dispersore “ad anello” fa riferimento alla particolare forma geometrica, si tratta infatti di una configurazione utilizzabile solamente nel caso di nuove costruzioni in quanto prevede la stesura intorno a tutto l’edificio, con posa interrata, di una corda realizzata con materiale conduttore.Normalmente la profondità di posa nel terreno deve essere maggiore di 50 cm ed il conduttore è spesso una corda, un tondino o una piattina di acciaio zincato o rame.Per un corretto dimensionamento dell’impianto di messa a terra sarebbe opportuno, prima di procedere alla sua

progettazione, realizzare una campagna di misure che definisca correttamente le caratteristiche elettriche del terreno.Nella pratica corrente, quando si opta per la realizzazione dell’impianto di terra con dispersore ad anello si procede alla posa di un terreno avente particolari caratteristiche di conduzione e perciò definito “terreno conduttore” (generalmente di natura vegetale) sopra all’anello così da migliorare le caratteristiche elettriche del contatto terra-metallo.Una volta realizzata la configurazione ad anello, la stessa viene collegata all’edificio tramite i ferri del calcestruzzo ed infine il tutto trova sintesi nel “collettore di terra”.

Il dispersore a picchettoIl dispersore a picchetto viene definito tale in quanto la sua configurazione è proprio quella di una lancia, un picchetto metallico che viene infisso nel terreno e che realizza il contatto terra-metallo.Generalmente si ricorre alla tipologia dell’impianto a picchetti nei casi di edifici esistenti ove la configurazione ad anello non sarebbe praticabile né dal punto di vista tecnico né da quello economico. E’ opportuno ricorrere alla configurazione di impianto a picchetti quando il terreno presenta caratteristiche elettriche molto svantaggiose, ovvero i valori di resistività sono molto elevati. Un ulteriore caso che merita di essere segnalato a parte, è quello relativo alla configurazione di impianto a picchetti per la protezione dai fulmini di strutture aventi forme particolari, come ad esempio i ponteggi installati nei cantieri mobili.

Figura 2 – Dispersore a picchetto

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Conduttore e collettore di terraIl conduttore di terra viene definito dalla norma 64-8 come il “conduttore, non in intimo contatto con il terreno, destinato a collegare i dispersori tra di loro ed al collettore (o nodo) principale di terra”.Quando si sceglie di realizzare l’impianto di terra utilizzando la configurazione a picchetti, tutte le prese di terra (cioè tutti i picchetti o, come usa dire in gergo, tutte le “puntazze”) sono collegate tra di loro da un elemento conduttore che realizza una sorta di anello.Esistono poi uno o più punti, in cui da questo anello di collegamento vengono derivati (staccati) dei conduttori i quali a loro volta vengono attestati su una o più piastre metalliche tramite giunzione di tipo a bullonatura.Questa piastra metallica viene denominata “collettore di terra” e trova specifica definizione sempre nella norma CEI 64-8 che la identifica come “Elemento dell’ impianto di terra nel quale confluiscono i conduttori di terra, di protezione, di equipotenzialità ed eventualmente di neutro.”È proprio dal collettore di terra che partono le montanti di protezione, ovvero i cavi di colore giallo-verde che viaggiano unitamente alla fase ed al neutro e portano la protezione su tutti gli apparecchi elettrici che utilizzeranno l’impianto.

Il conduttore di protezione (PE)Il conduttore di protezione costituisce la parte terminale dell’impianto di terra in quanto collega il collettore di terra, agli apparecchi utilizzatori. La norma CEI 64-8 lo definisce come il “conduttore che va collegato ad una massa per la protezione contro i contatti indiretti”.Il dimensionamento del conduttore di protezione, che non è un conduttore attivo, può essere svolto utilizzando due metodi:• facendo riferimento alla sezione dei conduttori di fase

dell’impianto;• facendo riferimento al calcolo di alcuni parametri

elettrici quali: tensione di guasto, tempo di intervento delle protezioni, sovratemperatura, ecc.

Tabella 1 – Dimensionamento del conduttore di protezione

Dimensionare il conduttore di protezione riferendosi alla sezione del conduttore di fase dell’impianto è molto semplice dovendosi solamente applicare una semplice tabella (vedere tabella 1) estrapolata dalla norma tecnica, ma valida solo se i conduttori di fase e di protezione sono dello stesso materiale.

Conduttori equipotenziali principali e supplementariLa definizione di conduttore equipotenziale recita “Conduttore avente lo scopo di assicurare la equipotenzialità tra le masse e/o le masse estranee”.Il concetto di massa estranea è molto semplice in quanto sono masse estranee tutte quelle parti conduttrici che non fanno parte dell’impianto (un esempio classico sono le tubazioni di acqua e gas, in generale, tutte le strutture metalliche accessibili), ma che potrebbero introdurre nell’area dell’impianto valori di potenziale elettrico.Le masse estranee che sempre debbono essere collegate al collettore di terra sono:• tubazioni relative ai servizi di acqua e gas (il

collegamento al collettore principale deve essere fatto il più possibile vicino al punto di entrata della tubazione nell’edificio);

• canalizzazioni del condizionamento e del riscaldamento;

• ferri di armatura del calcestruzzo relativo alle strutture portanti dell’edificio.

Figura 4 – Allaccio delle tubazioni servizi – particolari esecutivi Figura 3 – Allaccio ai ferri di fondazione – particolari esecutivi

Sezione del conduttore di fase S (mm2)

Sezione del corrispondente conduttore

di protezione Sp (mm2)

S ≤ 16 Sp = S

16 < S ≤ 35 16

S > 35 Sp = S/2

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Tipo di terreno Resistività [ohm/m]

Soluzioni saline < 2

Argille 2 - 8

Marne, Torbe 3 - 150

Arenarie argillose 40 - 40

Calcaree 20 - 2.000

Sabbia, Ghiaia 70 - 1.000

Calcari quarziferi 10 -10.000

Rocce cristalline > 800

Tabella 2 – Principali tipologie di terreni

Progettazione del dispersore di terraLa valutazione della resistenza di terra, in sede di progettazione dell’impianto, è un’attività estremamente complessa, almeno per due motivazioni:• le caratteristiche elettriche del terreno sono note

solamente in modo molto approssimato, diventano addirittura sconosciute in funzione della profondità;

• in caso di informazioni note a livello di caratteristiche elettriche del terreno e della geometria impiegata (o da impiegare) per l’impianto di terra, i calcoli sono complessi, pertanto si ricorre a formule approssimate.

Per esempio nel caso di un picchetto cilindrico di lunghezza L e raggio r è possibile ricorrere alla seguente formula approssimata:

Le caratteristiche elettriche del terreno dipendono sia dalla natura del suolo che dal livello di umidità, sembra invece che la temperatura influisca in modo più lieve.La Tabella 2 riassume le principali tipologie di terreni ed il loro valore di resistività.

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NEWS

A causa del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci che sta accelerando l’innalzamento del livello delle acque che bagnano New York, nei prossimi 60 anni, se non si corre ai ripari, un terzo della città, inclusa Manhattan, potrebbe essere soggetta a inondazioni costanti. Le acque che bagnano l’isola di Manhattan (oltre ad altre zone della città, Brooklyn, Queens e il Bronx), si sono alzate, infatti, di 3 centimetri ogni 10 anni nell’ultimo secolo ma ora la velocità d’innalzamento sta crescendo ed entro il 2050 saranno più alte di 60 centimetri.

L’eolico mondiale ha superato i 250 GWIn Cina il mercato più grande

ENERGIE RINNOVABILI

La capacità eolica mondiale ha superato i 250 GW di potenza istallata. Il dato arriva dalla relazione semestrale della World Wind Energy Association (WWEA) che ha registrato a fine giugno una capacità eolica globale di 254 GW, 16,5 dei quali istallati nei primi sei mesi di quest’anno.Secondo quanto riportato dall’informazione specialistica, la relazione segnala inoltre che Cina, Stati Uniti, Germania, Spagna e India continuano a supportare lo sviluppo dell’energia eolica e insieme rappresentano il 74% della capacità mondiale dell’energia eolica.I primi 10 mercati di settore mostrano un andamento eterogeneo nella prima metà dell’anno: mentre cinque Paesi (Stati Uniti, Germania, Italia, Francia e Regno Unito) hanno portato a termine nel 2011 interessanti progetti, l’India ha registrato una dimensione di mercato stabile e gli altri quattro Paesi hanno visto un diminuzione del numero e della potenza delle istallazioni rispetto all’anno precedente.

Lo scioglimento acceleratodei ghiacci minaccia Manhattan

CLIMA

A rappresentare ancora il più grande mercato dell’energia eolica è la Cina che nei primi sei mesi dell’anno ha aggiunto 5,4 GW raggiungendo, da sola, una potenza complessiva installata di circa 67,7 GW. Quindi circa un quarto di quella presente nell’intero pianeta.Entro la fine del 2012 il rapporto indica la possibilità di vedere istallati 273 GW di potenza eolica e dal momento che oggi “l’energia eolica è in grado di competere con qualsiasi altra fonte di energia, senza causare problemi ambientali”, la WWEA invita tutti i governi “a non ridurre ma a rafforzare i propri sforzi, in modo che gli investimenti nell’energia eolica possano crescere”.

Secondo le rilevazioni effettuate sono circa duecentomila i newyorchesi che vivono in zone vulnerabili, ovvero a meno di un metro al di sopra dell’alta marea. L’Amministrazione municipale si è attivata varando diverse misure, tra le quali: l’allargamento delle lagune naturali che servono da “serbatoi di contenimento” delle maree; la moltiplicazione dei giardini pensili che potenziano l’assorbimento delle acque piovane e il varo di nuovi regolamenti comunali che vietano di tenere nelle cantine le caldaie e i serbatoi per il riscaldamento.Nonostante questo, però, alcuni autorevoli media sostengono che i preparativi per adeguare la metropoli sono inadeguati, evidenziando, inoltre, che altre città americane sono più avanti della “grande mela” nella prevenzione delle inondazioni da cambiamento climatico. È il caso di San Francisco, Chicago e Charlotte, dove oltre a sperimentare nuovi tipi di asfalto poroso che accelerano lo scolo delle acque (il materiale è usato soprattutto nelle piste ciclabili), si è anche cominciato a espropriare terreni edificabili e a vietare nuove costruzioni nelle aree vicine a mari, fiumi, laghi.

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Dall’Unione Europe una nuova Direttiva RAEE (i rifiuti elettronici come computer, televisori, elettrodomestici, telefoni, ecc.) che introduce maggiore rigore in materia al fine di aumentare la raccolta e combattere il traffico illegale verso i Paesi in via di sviluppo.La prima novità è l’aumento degli obiettivi di raccolta. La Direttiva, infatti, definisce un nuovo modo di calcolare il volume di rifiuti, che non verrà più espresso in chilogrammi per abitante ma in quantità di RAEE raccolti a seconda del volume di prodotti tecnologici immessi nel mercato nei 3 anni precedenti. Conseguente la decisione di innalzare gli obiettivi. Entro il 2016 si dovranno raccogliere 45 tonnellate di RAEE per ogni 100 tonnellate di nuovi apparecchi elettronici immessi sul mercato (una quantità che diventerà di 65 tonnellate nel 2019). Per l’Italia ciò significherà (secondo il vecchio metodo di calcolo) passare da una media pro capite di 4,2

Una vera e propria casa galleggiante energeticamente autosufficiente che ha navigato lungo le acque del Tamigi ad ospitare “Casa Danimarca”, è stata utilizzata come sede della nazionale danese, (la cui capitale è stata recentemente riconosciuta quale “European Green Capital”) in occasione delle Olimpiadi di Londra. L’House Boat è alimentata prevalentemente dall’energia solare prodotta dagli otto pannelli fotovoltaici collocati sul tetto (forniti da Panasonic), che producono complessivamente 1.670 kWh, energia sufficiente

Nuova Direttiva Ue sui RAEEAumentano gli obiettivi di raccoltae cambia il modo di calcolare i volumi

kg ai circa 7,5 richiesti entro il 2016 e i 10 kg/ab nel 2019.Altro importante aspetto è l’introduzione, negli esercizi commerciali con una superficie superiore ai 400 metri quadrati, dell’ “Uno contro zero” per i RAEE di piccole dimensioni, rendendo coì possibile consegnare nei punti vendita i dispositivi non più funzionanti senza l’obbligo di acquisto di un nuovo AEE (Apparecchiatura Elettrica o Elettronica), come invece prevede il decreto “Uno contro Uno” attualmente in vigore.Definite, inoltre, regole più severe per evitare il traffico illegale dei RAEE verso i Paesi in via di sviluppo, dove le condizioni sanitarie e gli obblighi ambientali non vengono rispettati.

Una House Boat ecosostenibileper la nazionale danese a Londra a rendere autonoma una famiglia, consentendo un

risparmio in termini di Co2 pari a circa una tonnellata l’anno. Secondo i promotori, la casa galleggiante, rappresenta a pieno titolo le numerose qualità di una delle più qualificate green city europee per eccellenza, ovvero Copenhagen, proponendosi, inoltre, come il primo concreto esempio di un progetto molto più ampio destinato a sviluppare e realizzare numerose altre “house boat”, tipologia di abitazione ancora poco conosciuta ma fortemente legata al tema della sostenibilità, della flessibilità e dell’efficienza energetica.

OLIMPIADI 2012

RIFIUTI ELETTRONICI

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Aspetti sociali degli appalti pubbliciEmanata la Guida ministeriale

EDILIZIA SOSTENIBILE

Il Ministero dell’Ambiente ha adottato la "Guida per l'integrazione degli aspetti sociali negli appalti pubblici". Documento elaborato nell’ambito del “Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione", (PAN GPP).La Guida fornisce indicazioni operative sugli aspetti sociali nella definizione dei bandi di gara della Pubblica Amministrazione, per l'acquisto di beni e servizi e per l'esecuzione di lavori. L'attenzione agli aspetti sociali è indispensabile per poter garantire un concetto di "sostenibilità" che comprenda oltre alla sfera ambientale, quella sociale e quella economica, come richiamato in numerosi documenti dell’Unione europea.L'applicazione della Guida potrà essere valutata dalle stazioni appaltanti anche in ragione del "grado di rischio" di violazioni dei diritti umani che si possono verificare nelle diverse catene di fornitura delle merceologie oggetto dell'appalto (tra i settori maggiormente a rischio il tessile e l’agro-alimentare).

Nel documento, per "criteri sociali" si intendono i criteri tesi a promuovere l'applicazione, lungo la catena di fornitura, degli standard sociali riguardanti i diritti umani e le condizioni di lavoro, riconosciuti a livello internazionale (ad esempio dalle Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro - ILO, su salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, definizione del salario minimo, lavoro minorile, ecc.).Le Pubbliche Amministrazioni, integrando i criteri sociali negli appalti pubblici, possono contribuire a migliorare il soddisfacimento dei diritti umani e le condizioni di lavoro lungo tutta la catena della fornitura, favorendo al contempo lo sviluppo del mercato dei prodotti realizzati rispettando tali diritti. Trasparenza e tracciabilità della catena sono l’approccio indicato dalla Guida: tale approccio prevede la costruzione di un "dialogo strutturato" tra le Amministrazioni aggiudicatrici e i relativi fornitori, attraverso il quale si sviluppa la dimensione della responsabilità sociale nell'ambito del settore degli approvvigionamenti pubblici.

Utenti delle aziende su TwitterSecondo studio un’alta percentualedi “follower” si comporta come robot

Un recente studio condotto da Marco Camisani Calzolari, professore di Comunicazione aziendale allo Iulm, sul comportamento degli utenti sui social network, ha evidenziato che, per quanto riguarda in particolare gli utenti delle aziende su Twitter, un’alta percentuale, in alcuni casi fino al 45%, si comporta come robot. Di fatto, pur non essendo certo che siano finti utenti, ne hanno tutte le caratteristiche dal momento che si tratta di profili che, per esempio, non hanno foto, non hanno nome, non hanno amici, e, soprattutto, non hanno mai scritto un post. In sostanza si tratta di utenti che fanno numero ma, in termini relazionali e ancor di più commerciali, sono inutili.Secondo lo studio, in Italia il “primato” di questa speciale categoria spetta a Treccani con il 44,7% di profili di questo

tipo, seguita da Librimondadori (42,8%) e Coinstore (42,6%). A livello globale, invece, il numero uno è DellOutlet (45,99%) seguito da WholeFoods (44,33%) e JetBlue (36,64%). Mentre tra le multinazionali attive nel nostro Paese vince Ikea (45,92%) seguita da Vodafone (38,77%) e 3Italia (35,8%).I dati, secondo l’autore dello studio, sembrano confermare che in questo momento dal punto di vista della comunicazione aziendale c’è una sopravvalutazione del digitale. “Ci si muove con logiche che fanno male al mercato. La corsa ai ‘follower’ costa poco, ma è dannosa. Bisogna tornare alle origini. Costruendo delle piattaforme di proprietà delle aziende che permettano la condivisione e che usino i social network come cassa di risonanza. Oggi l’85% delle aziende non ha questa funzione”.

SOCIAL NETWORK

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“AirPod”, l'automobileche funziona ad aria (compressa)I primi esemplari sul mercato nel 2013

Entro la metà del prossimo anno verrà posta in vendita la prima auto ad aria, di fatto una macchina che nel serbatoio ha solo aria compressa.L’annuncio è stato fatto di recente, attraverso la stampa, dalla Società Motor Development International (MDI), con sede in Lussemburgo.Dalle informazioni rese disponibili si sa che l’auto costerà circa 7.000 euro e che il primo modello ad arrivare sul mercato sarà una city car denominata “AirPod”, alla

Ricostruzione in 3Ddell’antico Altopiano di Giza

MULTIMEDIA

alle esigenze di diverse categorie di utenti: il pubblico generalista potrà accedere facilmente alla più grande raccolta esistente di informazioni sull’Altopiano di Giza, con una vera e propria rivoluzione nella condivisione delle conoscenze di egittologia. Il mondo accademico avrà a disposizione uno strumento sofisticato per gli insegnanti che tengono lezioni sull’Antico Egitto e per gli studenti, che potranno acquisire più facilmente un maggior numero di informazioni. I ricercatori beneficeranno della possibilità di osservare gli oggetti ricostruiti in 3D da qualsiasi angolazione, scoprendo, ad esempio, le iscrizioni riportate sul retro di una statua, normalmente inaccessibili quando la statua è esposta in una bacheca di vetro, o condividendo informazioni a supporto delle loro teorie. Mentre i musei e gli organizzatori di mostre potranno sfruttare la piattaforma immersiva per migliorare l'offerta espositiva.

Si chiama “Giza 3D” la nuova applicazione interattiva che consente un’immersione totale, seppure virtuale, nell’Altopiano di Giza ai tempi dell’Antico Egitto. Creata da Dassault Systèmes, azienda leader a livello mondiale nel software di progettazione 3D, la ricostruzione tridimensionale di uno dei luoghi più interessanti, dal punto di visto storico e archeologico, del mondo è accessibile, gratuitamente (all’indirizzo www.3ds.com/giza3D), attraverso l’istallazione di un apposito programma. Oltre alla visita guidata di una selezione di monumenti, il sito Web Giza 3D consente a tutti di muoversi liberamente all’interno della necropoli, addentrandosi in tombe accuratamente ricostruite, cunicoli e camere di sepoltura, e in quattro dei grandi templi del sito archeologico, fra cui le piramidi di Cheope e Micerino.I visitatori virtuali possono visualizzare immagini e foto moderne e antiche, ma soprattutto osservare una trentina di reperti rinvenuti nel sito archeologico e perfettamente riprodotti in 3D. Il sito Web contiene fotografie, diari di scavi e missioni, mappe e altre testimonianze raccolte in un secolo di spedizioni, arricchendo l’esperienza d’insegnamento e apprendimento. Secondo la Società che l’ha realizzato, “Giza 3D” risponde

quale poi seguiranno numerosi altri modelli, dalla berlina da famiglia alla piccola vetturetta per 14enni, al Bus, passando per il veicolo commerciale, il trattore e il container. “AirPod” sarà omologata come quadriciclo leggero destinato ai 16enni e verrà inizialmente venduta solo in Francia e successivamente negli altri Paesi. Rifornita attraverso un compressore, secondo quanto dichiarato dai progettisti e costruttori si può caricare in due minuti in una stazione di servizio specifica o in tre ore utilizzando il compressore con una normale presa di corrente. Il primo modello potrà raggiungere una velocità di cica 80 chilometri orari e, soprattutto, il suo utilizzo sarà estremamente economico: 100 km con 1 euro.

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MEDIATECA

La Due Diligence Immobiliare consiste in una indagine finalizzata alla valutazione complessiva dell’immobile. È quindi una delle attività più importanti per individuare i punti di forza e di debolezza del patrimonio o di un edificio oggetto di una possibile transazione.Il volume, scritto da Vincenzo Acunto e Juan Pedro Grammaldo (edito dalla DEI, Tipografia del Genio Civile) analizza tutte le tipologie di Due Diligence Immobiliare:• legale/documentale: verifica della documentazione

“Due Diligence Immobiliare”

Analisi e controllo tecnico

per la valutazione degli immobili

come atto di provenienza, visure catastali, esame delle trascrizioni pregiudizievoli come ipoteche volontarie e giudiziali, contratti (es. locazioni);

• tecnico/progettuale: rispondenza dello stato di fatto alla planimetria depositata (abusi, condoni, sanatorie), consistenza della qualità e dello stato dell’edificio, valutazione dei costi e dei tempi necessari all’adeguamento dell’immobile (riparazioni, rifacimenti, cambio d’uso o riqualificazione) nonché la messa a norma dell’impiantistica;

• economica: valutazione dell’immobile in relazione all’uso attuale e potenziale, alla zona dove è collocato ed all’andamento del mercato di riferimento (residenziale, terziario, commerciale o industriale).

Nella valutazione di un patrimonio immobiliare, così come in quella di un singolo bene immobile, capita frequentemente di incorrere in difficoltà di notevole portata circa la disponibilità di informazioni inerenti lo stato di fatto in vista di una potenziale acquisizione.Una tale situazione determina inevitabilmente svantaggi e lungaggini che possono portare a risoluzioni contrattuali. Per tali motivi la Due Diligence apparirà sempre più indispensabile per impostare e gestire correttamente il processo di valutazione dell’immobile, con l’obiettivo di ottenere tutte le informazioni necessarie a garantire all’acquirente la migliore conclusione possibile delle trattative in essere.

Vincenzo AcuntoLaureato in Economia nel 1992 presso l’Università Federico II di Napoli. Dottore Commercialista e Revisore Contabile. Inizia l’attività di libero professionista nel 1993 e frequenta numerosi corsi di perfezionamento sulla “Tecnologia e gestione del patrimonio immobiliare” in diverse università italiane.Dal 1998 dirige la srl GROMA, di proprietà della Cassa Italiana di Previdenza Geometri, per la gestione del proprio patrimonio immobiliare. Contribuisce alla trasformazione della società da mono committente a società di “Global Service” acquisendo altre committenze istituzionali.E’ docente di Master sulla “Gestione integrata del patrimonio immobiliare” per la figura professionale di “Building Manager”. Dal 2003 è coordinatore e docente al master di primo livello in “Gestione integrata dei patrimoni immobiliari - Asset Management, Property & Facility”, presso l’Università di Roma La Sapienza, Facoltà di Architettura Valle Giulia con il coordinamento scientifico di Terotec. GROMA.net, GRETA, il Dossier del Fabbricato, Condoeasy, GROMAjob e il social network professionale ABITANTIonline.it sono piattaforme che ha ideato e contribuito a sviluppare.

Juan Pedro Grammaldo Nato nel 1969 a Vallo della Lucania, diplomato Geometra, nel 2000 consegue la laurea in Ingegneria per “l’Ambiente e il Territorio” presso l’università La Sapienza di Roma.Ingegnere libero professionista, socio e Managing Director dello Studio Grammaldo-Mazziotti. Inoltre è socio di IEOPA (Istituto Etico per l’Osservatorio e la Promozione degli Appalti).Dal 2007, presso la Facoltà di Architettura Valle Giulia di Roma, è Teaching partner per il Master di I livello sulla Gestione integrata di patrimoni immobiliari. Ha svolto numerosi incarichi di Due Diligence Immobiliare per importanti Enti e società nazionali. Dal 2004 collabora con GROMA srl nell’attività della Due Diligence Immobiliare.

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“Spending review”È possibile tagliare la spesapubblica italiana senza farsi male?È questa la domanda a cui si propone di rispondere il volume curato da Luciano Hinna e Mauro Marcantoni per Donzelli editore.Il buon funzionamento della Pubblica amministrazione è una condizione irrinunciabile e urgente per superare la crisi che stiamo attraversando e per ridare prospettiva al futuro del Paese. Con i suoi tre milioni e mezzo di dipendenti, la Pubblica amministrazione è la più grande azienda del Paese, ed è, dunque, il luogo dove si concentra ogni possibile «risparmio»: il luogo dove si deve «gestire» e al tempo stesso «subire» la spending review. Parola magica ormai nel vocabolario di tutti, ma di cui pochi conoscono l’effettiva portata. Una revisione efficace delle spese, nei singoli settori, comporta grandissima attenzione nell’analisi e una perfetta consapevolezza dell’efficacia operativa delle proposte che si avanzano. Obiettivo di questo piccolo “instant book” è fare il punto sullo stato dell’arte, partendo dalle esperienze fin qui realizzate, per scendere sul terreno delle proposte realizzabili. Il libro si apre con i contributi di due autorevoli esponenti del Governo Monti, impegnati in prima persona sul fronte della revisione della spesa: Dino Piero Giarda (Ministro per i Rapporti con il Parlamento) e Filippo Patroni Griffi (Ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione). Dopo aver riassunto lo scenario internazionale e italiano, evidenziando i diversi approcci adottati e i diversi risultati ottenuti, vengono presi in esame e messi a confronto alcuni casi recenti di applicazione della spending review in Italia: il caso dell’Inps, illustrato dal suo presidente, Antonio Mastrapasqua; quello del Comune di Torino, a cura di

Cesare Vaciago, direttore generale del Comune; il caso del Ministero per l’Università e la ricerca, a cura di Giuseppe Catalano, responsabile del coordinamento dell’analisi e revisione della spesa del Miur, settore scuola; e il caso della Provincia di Trento, a cura di Franco Sandri, della Trentino School of Management. Luciano Hinna, componente della Civit (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche), è professore ordinario di Economia delle aziende pubbliche all’Università Tor Vergata di Roma.Mauro Marcantoni, sociologo e giornalista, dal 1999 è presidente dell’Iasa (Istituto per l’assistenza allo sviluppo aziendale) di Trento e dal 2007 è direttore generale di TSM-Trentino School of Management, oltre a essere autore di numerosi volumi sul tema della Pubblica amministrazione.

“Guida ai borghi storici”Alla scoperta dell’Italia nascosta

La guida, alla quinta edizione, è stata rivista, aggiornata e arricchita con un lavoro attento e descrive 151 mete, in più di cinquecento immagini. Dalla Valle d'Aosta alla Sardegna i più bei borghi storici d'Italia, dai più noti ai meno conosciuti, per un turismo a tutto campo o una gita fuori porta o un itinerario di qualche giorno, lasciandosi conquistare dal profondo fascino di piccoli borghi senza tempo, che include arte, natura e gastronomia.

L'intento della guida (edizioni Mondadori Electa) e di Ornella D'Alessio, giornalista, autrice di libri e guide di viaggio, è quello di portare il viaggiatore alla scoperta di nuovi scorci della nostra Bell'Italia.Tre sezioni geografiche: Nord, Centro, Sud e Isole. Ciascuna introdotta da una cartina. Le singole schede riportano i cenni storici di ogni borgo e i luoghi di interesse artistico e naturalistico.

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PER UNA NECESSARIA PIANIFICAZIONE DELLE SPESE POSTALI, IL NOSTRO BIMESTRALE, CHE IN PASSATO VENIVA INVIATO GRATUITAMENTE A TUTTI I GEOMETRI LIBERI PROFESSIONISTI, POTRÀ ESSERE RITIRATO PRESSO GLI UFFICI DEI COLLEGI DI APPARTENENZA. TUTTI I NUMERI PUBBLICATI DI GEOCENTRO/magazine SONO CONSULTABILI ON-LINE SUI SITI: www.fondazionegeometri.it, www.cng.it, www.cassageometri.it

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Nome Cognome Collegio di appartenenza N° Iscrizione Albo Città Cap Via/Piazza N° Telefono e-mail Data Firma

MODULO RICHIESTA INVIO GRATUITO GEOCENTRO/magazine Fax 06.42005441

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NEL PROSSIMO NUMERO

PROGETTI

“Palais Lumière Pierre Cardin”

IDEE

“La parolacome utensile”Erri De LucaFestival della Mente

GEOMATICA

Mappatura GPSdelle ippovieSiti di interesseculturale

PERSONAGGI

Le lauree di Meyra Moise

… e tanti altri interessanti articoli che illustrano lavori ed interventi dei Geometri liberi professionisti.

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