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PARROCCHIE di Santa Maria di Sala e di Veternigo

Scuola della Parola

LUCA EVANGELISTA

1. Luca, il suo ambiente e i suoi scritti

Le prime notizie su Luca risalgono alla fine del secondo secolo

(Sant' Ireneo) e continuano a pervenirci altre notizie su di lui e sulla

sua opera (Vangeli e Atti) fino alla fine del quarto secolo da parte di

numerosi padri della Chiesa. Secondo quanto riferito da questi autori,

Luca proverrebbe da Antiochia di Siria, sarebbe rimasto

sarebbe morto in Beozia all'età di ottant'anni circa; scrisse la sua

opera in Acaia (Grecia).

Nel corso dei secoli molte delle notizie pervenuteci sono state

dibattute e alcune smentite. In ultima analisi però possiamo dire oggi

che conservano tut

l'autore del Vangelo e degli Atti era medico, compagno di Paolo, di

cui Paolo stesso fa menzione nelle sue lettere. Luca potrebbe essere

stato uno dei tanti discepoli itineranti della Chiesa primitiva, un

evangelizzatore nel territorio imperiale romano.

Il contenuto dell'opera lucana conferma inoltre l'opinione che l'autore

avesse avuto una buona formazione classica (g

probabilmente cristiano proveniente dal paganesimo e avesse scritto

ad un pubblico abbastanza colto.

Nota sulla città di Antiochia.

E’ una grande città ellenistica, crocevia di commerci e di idee. Vi

risedeva una forte comunità giudaica. Luca annota che qui, per la

prima volta, i credenti ricevettero il nome di “cristiani”. (A

Nella comunità di Antiochia sussistono tutti gli aspetti sostanziali della

Chiesa di Gerusalemme: la fede in Gesù Signore, il Risorto; il

battesimo, il culto e l’Antico Testamento considerato il libro di tutti i

cristiani e non solo dei cristiani

PARROCCHIE di Santa Maria di Sala e di Veternigo

Scuola della Parola

LUCA EVANGELISTA

, il suo ambiente e i suoi scritti

Le prime notizie su Luca risalgono alla fine del secondo secolo

continuano a pervenirci altre notizie su di lui e sulla

sua opera (Vangeli e Atti) fino alla fine del quarto secolo da parte di

numerosi padri della Chiesa. Secondo quanto riferito da questi autori,

Luca proverrebbe da Antiochia di Siria, sarebbe rimasto

sarebbe morto in Beozia all'età di ottant'anni circa; scrisse la sua

opera in Acaia (Grecia).

Nel corso dei secoli molte delle notizie pervenuteci sono state

dibattute e alcune smentite. In ultima analisi però possiamo dire oggi

che conservano tutto il loro peso l'accordo sulle seguenti notizie:

l'autore del Vangelo e degli Atti era medico, compagno di Paolo, di

cui Paolo stesso fa menzione nelle sue lettere. Luca potrebbe essere

stato uno dei tanti discepoli itineranti della Chiesa primitiva, un

vangelizzatore nel territorio imperiale romano.

Il contenuto dell'opera lucana conferma inoltre l'opinione che l'autore

una buona formazione classica (greca), fosse stato

cristiano proveniente dal paganesimo e avesse scritto

n pubblico abbastanza colto.

Nota sulla città di Antiochia.

E’ una grande città ellenistica, crocevia di commerci e di idee. Vi

risedeva una forte comunità giudaica. Luca annota che qui, per la

prima volta, i credenti ricevettero il nome di “cristiani”. (A

Nella comunità di Antiochia sussistono tutti gli aspetti sostanziali della

Chiesa di Gerusalemme: la fede in Gesù Signore, il Risorto; il

battesimo, il culto e l’Antico Testamento considerato il libro di tutti i

cristiani e non solo dei cristiani ebrei.

1

, il suo ambiente e i suoi scritti

Le prime notizie su Luca risalgono alla fine del secondo secolo

continuano a pervenirci altre notizie su di lui e sulla

sua opera (Vangeli e Atti) fino alla fine del quarto secolo da parte di

numerosi padri della Chiesa. Secondo quanto riferito da questi autori,

Luca proverrebbe da Antiochia di Siria, sarebbe rimasto celibe e

sarebbe morto in Beozia all'età di ottant'anni circa; scrisse la sua

Nel corso dei secoli molte delle notizie pervenuteci sono state

dibattute e alcune smentite. In ultima analisi però possiamo dire oggi

to il loro peso l'accordo sulle seguenti notizie:

l'autore del Vangelo e degli Atti era medico, compagno di Paolo, di

cui Paolo stesso fa menzione nelle sue lettere. Luca potrebbe essere

stato uno dei tanti discepoli itineranti della Chiesa primitiva, un

Il contenuto dell'opera lucana conferma inoltre l'opinione che l'autore

ca), fosse stato

cristiano proveniente dal paganesimo e avesse scritto

E’ una grande città ellenistica, crocevia di commerci e di idee. Vi

risedeva una forte comunità giudaica. Luca annota che qui, per la

prima volta, i credenti ricevettero il nome di “cristiani”. (At. 11,26)

Nella comunità di Antiochia sussistono tutti gli aspetti sostanziali della

Chiesa di Gerusalemme: la fede in Gesù Signore, il Risorto; il

battesimo, il culto e l’Antico Testamento considerato il libro di tutti i

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Fra Gerusalemme e Antiochia c’è dunque una profonda continuità:

sono attaccati alla tradizione e sono in comunione.

In Antiochia l’apertura missionaria ai pagani sembra essere stata

particolarmente vivace. La Chiesa conquista faticosamente e non

senza contrasti la sua universalità.

Da Antiochia parte la prima missione affidata a Barnaba e Paolo

verso le regioni meridionali dell’Anatolia(Turchia).

Da Antiochia parte il secondo viaggio di Paolo.

Era una comunità interessante perché mista; formata da ex-Ebrei e

da ex-Pagani. Pur provenendo da culture diverse (circoncisione)

sedevano assieme a mensa superando in tal modo le leggi giudaiche

della purità. E’ un fatto molto importante perché rivela il formarsi della

cattolicità e della libertà del Vangelo e la forza e la esclusività della

salvezza donata da Cristo.

La legge non è più mediatrice di salvezza, solo il Cristo è salvezza.

La Chiesa diviene consapevole di non essere più necessariamente

legata al popolo giudaico e alle sue istituzioni…

Ma un gruppo di cristiani di Gerusalemme non la pensa allo stesso

modo perché ritiene che la legge di Mosè abbia un ruolo perenne e

teme che la prassi liberale della comunità di Antiochia costituisca un

grave ostacolo alla diffusione del Vangelo in ambiente giudaico.

Nasce una discussione, di cui Luca ci riferisce in Atti al capitolo 15.

La controversia viene risolta con il concilio di Gerusalemme dove ci si

preoccupa di salvare l’universalità del Vangelo e l’unità della Chiesa.

L’apertura del cristianesimo al mondo pagano non da origine a

divisioni, a due Chiese distinte, ma ad una sola Chiesa unita nello

stesso Vangelo e guidata dallo stesso Spirito: un’unica Chiesa che

dibatte, si incontra e si scontra, si affatica in cerca della propria unità

e ostinatamente non si divide.

Nota su Luca e la sua opera: Vangelo e Atti degli Apostoli

Luca scrive il suo Vangelo del decennio: 70-80 d.C. quando è ormai

chiaro a tutti che la venuta del Signore non è imminente come si

credeva e si attendeva.

Perciò dalla preoccupazione sull’avvento del Signore ci si concentra

sul tempo della Chiesa.

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Non ci si ferma semplicemente sull’attesa perché in Gesù tutto è

compiuto.

Perciò occorre prolungare nella storia l’ ”evento Gesù”,

attualizzandole la forza di salvezza. Una salvezza incontenibile.

Per questo Luca, oltre al Vangelo, ha scritto gli Atti degli Apostoli.

Come a dire: Gesù continua nella Chiesa.

Perché ha scritto gli Atti degli Apostoli?

a) La storia della Chiesa continua la storia di Gesù: la stessa

parola, le stesse vicende, lo stesso spirito, la stessa passione per la

salvezza degli uomini.

b) Offrire un modello di comunità e di missione ai credenti di ogni

tempo. La Chiesa si deve confrontare con quel modello di Chiesa i

cui tratti caratteristici sono due: la comunione (fra tutti i componenti e

fra tutte le comunità) e la missione senza confini: “sarete miei

testimoni in Gerusalemme, in Giudea, in Samaria e fino agli estremi

confini della terra” (At. 1,8)

Gli atti narrano il cammino della parola che nulla e nessuno può

fermare. Alla conclusione del libro degli Atti, Luca riferisce che Paolo

è in prigione ma la parola compiva il suo corso. “Paolo annunziava il

regno di Dio e insegnava le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo

con tutta franchezza e senza impedimento” (At. 28, 30-31)

c) Difendere Paolo

Luca difende lo stile missionario di Paolo quando scriva il suo

Vangelo.

Paolo era accusato di rompere con i Giudei per privilegiare i pagani e

di addomesticare il Vangelo liberandolo da alcuni obblighi che invece

alcune correnti più conservatrici consideravano fondamentali.

Luca sostiene che è lo Spirito a sospingere Paolo verso i pagani e

non un proprio disegno e che fu una scelta di tutta la Chiesa (Conc.

Di Gerusalemme).

Risulta significativo il prologo del suo Vangelo che manifesta la

competenza dell'autore nell'impiego della lingua greca e nei

riferimenti alla retorica classica, specie alla storiografia. Dagli scritti di

Luca inoltre si presuppone l'esistenza di altri vangeli (per esempio

Marco) E si nota la tradizione degli apostoli ed un'accurata

documentazione.

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Così leggiamo nel prologo:

"Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti

che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi

coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero

ministri della parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate

su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto

ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto

della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto." (Lc 1, 1-4).

Ad un lettore colto del primo secolo questi primi versetti suonavano

normali poiché così si usava introdurre le opere storiche. Ma per noi,

che conosciamo l'inizio dei Vangelo di Marco e Matteo, prologo di

Luca fa un effetto strano.

Non parla infatti di fede, non ci sono riferimenti al mondo ebraico

delle scritture, né a possibili legami di Gesù con l'Antico Testamento.

Anzi, non si nominano affatto né Gesù, né Dio o il suo progetto.

Diversamente dagli altri due evangelisti, Luca ha scelto di non

anticipare nulla del contenuto delle prime battute del suo libro; solo

dichiara ufficialmente il suo progetto: scrivere per i cristiani della

seconda generazione, che già credono in Gesù e conoscono le

vicende della sua vita.

Non scrive dunque per portare alla fede, ma per consolidarla.

Basandosi sul lavoro di altri (almeno quello di Marco), oltre che su

accurate ricerche personali, Luca riordina il materiale che trova: vuol

dimostrare che l'insegnamento ricevuto è valido e lo fa raccontando di

nuovo gli avvenimenti della vita di Gesù, ma a suo modo.

Alcune osservazioni sul testo del Prologo:

a) Luca lascia capire nel prologo la sua apertura alla cultura

di quel tempo, la non paura del profano.

Non è preoccupato di fare un'opera religiosa ma di dare fondamento

o solidità alla fede dei credenti cristiani e non per far conoscere il suo

lavoro ai non credenti.

E già questo stile e questa rigorosità lo rendono catechista-

evangelista rispettoso e credibile.

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Egli scrive in modo che i cristiani possano realmente trovare nel

Vangelo di Gesù una risposta che si inserisce nella loro mentalità e

cultura, fuori dal contesto particolare della cultura giudaica.

Con il suo metodo Luca si incammina su vie nuove valorizzando ciò

che è laico nel fare storia, come altri storici facevano

Ricerche accurate, essere completo il più possibile, mettere per

ordine le cose.

E' molto stimolante per noi, trovare questo nel Vangelo di Luca,

facendosi ministro della Parola. Egli favorisce che la Parola si semini

nella nostra mentalità rendendosi credibile, vera, vicina e sicura.

Possiamo chiederci perché lo Spirito Santo non ha spinto Luca a

scrivere sotto dettatura?

Papa Francesco nell'incontrare i vescovi al convegno di Firenze (10-

11-2015) dice: la dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace

di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare,

sa animare. Ha un volto non rigido, ha corpo che si muove e che

si sviluppa, ha carne tenera: la dottrina cristiana si chiama: Gesù

Cristo.

Questo ci aiuta a capire il graduale e complesso formarsi del Vangelo

e il suo inserirsi nella cultura di ogni tempo.

E' sempre il Verbo, la Parola che anima e suscita la ricerca e il

progredire del cammino, rispettando le lentezze e favorendo le

intuizioni, ma sempre tenendo lei il timone, o essendo lei la stella

polare: tra incertezze ed errori, tra consensi e resistenze, tra credenti

e non credenti, tra persecuzioni e gioie...

Per cui nel formarsi dei Vangeli (e della Bibbia) c'è tutta l'opera

dell'autore umano che ha scritto i testi ispirati e , nello stesso tempo,

Dio stesso come vero autore.

"Quando si affievolisce in noi la consapevolezza della

ispirazione, si rischia di leggere la Sacra Scrittura come oggetto

di curiosità storica e non come opera dello Spirito Santo, nella

quale possiamo sentire la stessa voce del Signore e conoscere

la sua presenza nella storia" (Verbum Domini, 19).

"Tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da

ritenersi asserito dallo Spirito Santo. Si deve dunque dichiarare

che i libri della Sacra Scrittura insegnano fermamente,

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fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza

volle fosse consegnata alle Sacre Scritture". (Dei Verbum, 11)

b) Raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono

compiuti in mezzo a noi.

Luca non appartiene alla prima generazione che fu a contatto con

Gesù. Egli raggruppa ciò che chiama narrazioni sui fatti portati a

compimento, cioè "tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio"

(Atti 1, 1), compreso il grande evento della Risurrezione.

E' questo l'evento che compie ogni cosa.

Perciò Luca ascoltò la tradizione apostolica dei dodici.

Considera a parte i primi due capitoli della sua opera: l'infanzia di

Giovanni e di Gesù.

Gli apostoli costituiscono la continuità tra l'evento Gesù e la vita della

Chiesa basata "sulla Parola". Parola, che Luca identifica con la

predicazione apostolica e che mostra all'opera nel libro degli Atti.

Luca ha presentato gli elementi sui quali poggia la fede cristiana

storicamente parlando.

Non gli è saltato in testa di scrivere una cronaca basandosi sui propri

ricordi.

No, ci sono testimoni e una trasmissione fedele.

Il Vangelo di Luca si può definire anche "Il Vangelo dei discepoli

testimoni".

2. Evangelista

a) La composizione del suo Vangelo

Il terzo vangelo si presenta ricco di elementi non riscontrabili negli

altri scrittori sacri. E' possibile sottolineare:

-la storia della nascita di Gesù è presentata parallelamente a quella di

Giovanni Battista;

-la presenza di parabole dal significato dottrinale particolarmente

profondo (Il buon samaritano), che sottolineano l'esigenza della

solidarietà;

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-L'apparizione ai discepoli di Emmaus, in cui viene dato un significato

del tutto particolare alla Passione del Cristo;

-la descrizione degli avvenimenti palestinesi con una mentalità

occidentale

In conclusione possiamo dire che, tenendo conto delle rapporto fra il

terzo Vangelo e quello di Marco, dal quale in parte dipende, si può

collocare la sua composizione tra il 70 e l'80 d.C.

La tradizione primitiva tentò di identificare l'ambiente geografico e

culturale di stesura del Vangelo di Luca: Antiochia o Corinto.

b) La struttura

Il Vangelo di Luca è articolato in quattro parti.

Una prima unità:

Comprende i due capitoli sull'infanzia di Gesù: annunciazione, nascita

e presentazione al Tempio.

Questa parte è chiamata anche "Vangelo dell'infanzia".

Questa terminologia, però, anche se usata, non è esatta, perché

dell'infanzia di Gesù si dice ben poco o nulla. L'unico episodio che

potrebbe riguardare l'infanzia è quello di Gesù dodicenne chi si ferma

nel tempio di Gerusalemme durante una festa di Pasqua per

discutere con i maestri ebrei.

In realtà, questo fatto può essere considerato più attinente alla

giovinezza di Gesù, perché a 12 13 anni in Palestina i ragazzi

entrano a far parte dell'età adulta con una specie di esame per fare la

lettura pubblica nella sinagoga e sottostare agli obblighi della legge

giudaica.

Il Vangelo pubblico nell'edizione di Luca può invece essere suddiviso

in tre grandi parti. Luca segue lo schema di Marco, quello schema

che egli stesso riproduce negli atti, nella predica di Pietro in casa di

Cornelio:

1- Attività di Gesù in Galilea

2- Viaggio a Gerusalemme

3- Morte e risurrezione

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Una prima sezione del Vangelo di Luca abbraccia l'attività in Galilea

(3,1-9,50). Dopo questa parte Luca introduce "il grande viaggio" che

porta Gesù dalla Galilea a Gerusalemme (9,51-19,28).

Per 10 capitoli l'autore del terzo vangelo sviluppa questa cornice di

viaggio collocandovi quel materiale che ha trovato nelle sue indagini

e ricerche particolari: per esempio la parabola del figliol prodigo,

quella del buon samaritano e l'incontro con le due sorelle di Lazzaro.

Questi sono brani caratteristici Lucani.

Il cammino che porta Gesù a Gerusalemme è anche il cammino che

porta ogni credente a seguire il proprio Maestro. Nella terza parte del

Vangelo (19,29-24,53), infine, si racconta il dramma della passione,

morte e Risurrezione.

c) Punti dottrinali

Gesù risorto

Luca ha a cuore l'evento Gesù.

È ben cosciente che una semplice elencazione difatti non è

sufficiente: come credente e come cristiano (Come un uomo di fede

dunque), Luca ha innanzitutto a cuore l'evento Gesù. Egli sa che

rafforzamento della fede di Teofilo non dipende dal "semplice sentito

dire", ma dalla solidità che deriva dalla tradizione autentica,

trasmessa autenticamente, da una tradizione che non sia "un

vaneggiare" (Lc 24,11), ma che provenga dalla Parola di Dio. Per

Luca, la fede non nasce dal semplice ragionamento, ma dall'incontro

con l'evento-Gesù compreso come evento di Dio, grazie allo

Spirito.

La venuta di Dio sulla terra in Gesù per mezzo dello Spirito Santo si

rende attuale nell'oggi di chi legge: l'evangelista può dunque parlare,

nel prologo, di "fatti portati a compimento tra noi".

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Storia, campo di Dio

La storia degli uomini diventa il campo dove si attua il progetto di Dio.

Dalla sua venuta nella casa di Nazareth, attraverso varie tappe, la

vita di Gesù e della Chiesa arriva il mondo pagano, in quella Roma

capitale del mondo allora comunemente conosciuto. Questo si riflette

esplicitamente nell'esposizione della vita di Cristo: Gesù è sempre in

viaggio, sembra non avere mai casa dove fermarsi. Nel terzo Vangelo

la vita di Gesù e la missione della Chiesa vengono dunque

presentate come un cammino. Allo stesso modo, negli Atti degli

Apostoli sono sempre in viaggio e la Chiesa in cammino per diventare

chiesa di tutte le nazioni. Ma come si evince chiaramente dalla vita di

Paolo e da quella degli apostoli (convertiti ma fermamente radicati

nella legge e nella tradizione dei padri veterotestamentari), Luca

tende spesso a sottolineare sia l'apertura alle nazioni sia la comunità

con Israele, la "Casa-base".

Luca sembra fermamente convinto che la "missione" faccia parte

dell'essenza della Chiesa.

Ciò rafforza l'impressione che l'evangelista stesso sia stato un

evangelizzatore.

Chiesa nel mondo

Il mondo dove vive e si sviluppa la Chiesa.

Così come il tempo, anche lo spazio ha un valore positivo. Lontani

dalla contrapposizione giovannea tra la "comunità cristiana" e il

mondo visto come luogo di tenebre peccato, per Luca il mondo

diventa luogo dove vive e si sviluppa la Chiesa.

Una Chiesa che non deve avere timidezza e paura di evangelizzare il

mondo, ma non deve correre rischio di mondanizzarsi. Luca si

dimostra attento a mettere in risalto, anche in modo critico, le

differenze tra la vita del mondo ellenistico, fatta di simpatia, scambi e

benefici, e la vita della Chiesa, basata sull'amore senza misura e sul

dono gratuito. La Chiesa deve essere cosciente di avere una realtà -

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la salvezza - destinata a tutti. E, quindi, da offrire in modo credibile a

tutti.

L'evangelista infonde nella sua opera una mentalità ottimistica,

"attraente".

Amare il nemico

L'esigenza di amare il nemico.

Luca fa scendere questa esigenza nella quotidianità dell'esistenza.

La comunità cristiana non deve essere settaria, ma deve essere

aperta, accogliere ingrati, antipatici e disonesti invece di discriminarli.

La Chiesa deve porsi senza paura nell'affrontare il mondo,

proponendo perciò un abbozzo di società diversa, contro corrente.

L'amore del nemico, il proporre ad ogni uomo una nuova reciprocità.

E questa era veramente la sfida della Chiesa, la sfida lanciata già da

Luca, che mostra con questo una mentalità decisamente aperta, un

atteggiamento decisamente nuovo verso la vita e totalmente

contrasto con la mentalità vigente di quel tempo.

L'altro, il mio prossimo

Il prossimo diventa l'altro, l'altro uomo inatteso.

L'amore del nemico si rivela chiaramente in un altro punto

fondamentale del pensiero lucano: quello dell'uomo in quanto uomo,

dell'uomo amato da Dio.

Anche se questo atteggiamento risale certamente a Gesù, è

soprattutto Luca, tra gli evangelisti, a porlo maggiormente in risalto

(parabola del buon samaritano).

Il prossimo diventa l'altro; l'altro uomo, inatteso, improvviso, verso il

quale il cristiano deve porsi senza barriere né pregiudizi né

discriminazioni.

Il Vangelo di Luca è proprio per questo il meno discriminante.

Mancano infatti nell'opera tratti antisemiti.

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Per Luca i sacerdoti del tempio che condannarono Gesù, lo fecero

per ignoranza, ma si rende conto che anche i giudei hanno qualche

motivo per non accettare il Vangelo "nessuno versa vino nuovo in otri

vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri... Il vino nuovo

bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi, che beve il vino vecchio,

desidera il nuovo, perché dice:"Il vecchio è gradevole" (Lc 5, 37-39).

Il vino nuovo che Gesù offre non è gradito a quelli che hanno bevuto

il vino vecchio della legge. Quest'ultimo tratto, proprio di Luca, forse

riflette l'esperienza dello stesso Luca, discepolo di Paolo, che

conosce le difficoltà della missione presso i giudei. (Cfr. At. 13, 5)

Queste difficoltà continueranno ad esistere come realtà religiosa. E'

bene accettare questo dato di fatto e sforzarsi di convivere con tutti,

abbandonando ogni velleità settaria e fanatica, ogni velleità di "guerra

santa"!

La donna

La donna assume una considerazione maggiore rispetto agli altri

scritti. Figura emarginata nel giudaismo.

Luca dimostra certamente la sua mentalità ellenistica, ma anche il

suo prendere sul serio l'insegnamento il comportamento di Gesù nei

confronti della donna, i peccatori, i samaritani (degli emarginati in

generale). L'operato di Gesù assume dunque una valenza sociale, in

aperto contrasto con l'istituzione dell'epoca, contro i pregiudizi

religiosi dei benpensanti nei riguardi di persone emarginate e

disprezzate. Traspare anche dalla penna dell'evangelista, la passione

di Gesù per l'uomo, e anche la preoccupazione di Luca dinanzi a una

chiesa ricca della sua realtà di salvezza e tentato di chiudersi a certe

categorie di persone. "Più che nel suo ottimismo di missionario che

prevede la diffusione del Vangelo in tutto il mondo, è in questi testi

sull'avvicinarsi ad ogni uomo che Luca rivela al meglio la sua

mentalità universalistica".

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Gli ultimi al centro

Luca ribalta anche la tentazione dell'intolleranza.

Egli pone queste persone emarginate (in primis i samaritani,

disprezzati dal pio giudeo perché contaminati da elementi stranieri)

come modello da imitare!

Particolare attenzione, e anche una certa stima, Luca ripone verso

l'ambiente dei poveri. Basta leggere la sezione detta "Vangelo

dell'Infanzia".

Un importante studioso del Vangelo di Luca scrive:

L'opera lucana è di una ricchezza impressionante e svela un autore

che partecipa pienamente alla vita e ai problemi della Chiesa del suo

tempo.

Non solo ha saputo denunciare i pericoli che minacciavano i cristiani,

proporre soluzioni a problemi di comportamento etico, ma più

profondamente, egli ha dato una risposta essenziale a una comunità

che il tempo stava allontanando dalla sua origine, e ha saputo

rendere attuale per la sua cultura e per la sua generazione il

messaggio di Gesù.

Indubbiamente, per l'acuta sensibilità che manifesta alle necessità

teologiche della Chiesa della sua epoca, egli merita anche il titolo di

profeta. (Gerard Rosè)

13/11/2015 Don Lino Regazzo