Lotta biologica e benessere animale -...

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In ambito zootecnico, l’applicazione di tecniche di lotta biologica alle mosche, associate a buone pratiche gestionali volte al rispetto del benessere degli animali, porta ad un miglioramento del- le rese produttive e quindi ad una dimi- nuzione dei costi totali di produzione e di gestione. Anche se talvolta risulta di difficile attuazione soprattutto negli alle- vamenti intensivi, intervenire sul con- trollo di fattori abiotici, come la tempe- ratura ambientale e l’umidità relativa (ad esempio evitando il sovraffolla- mento degli animali, predisponendo sistemi di ventilazione adeguati ed eli- minando le perdite d’acqua), è una pratica di fondamentale importanza, al pari della gestione oculata delle deie- zioni, per impedire la proliferazione del- le mosche e quindi l’insorgenza di pro- blematiche legate al fastidio da esse arrecato. Se non adeguatamente gestito, il leta- me rappresenta l’habitat ideale per lo sviluppo di enormi quantitativi di mosche, grazie al suo alto tenore di elementi nutritivi e all’elevato contenuto di umidità e di calore. La conoscenza dei punti critici dell’allevamento, e il loro attento controllo, è una necessità che gli allevatori devono sentire se non altro per garantire una corretta appli- cazione della legislazione e per fornire al consumatore un’immagine dell’alle- vamento e del prodotto che sia di livel- lo adeguato alla richiesta di alimenti non solo sicuri e tracciabili (caratteristi- che che devono ormai ritenersi un pre- requisito), ma derivanti da processi produttivi di livello qualitativo sempre più elevato. Nel nostro Paese il benessere e la pro- tezione degli animali, allevati o custoditi per la produzione di derrate alimentari, lana, pelli, pellicce o per altri scopi agricoli, è regolamentata dal D. Lgs. n. 146/2001, attuazione della Direttiva 98/58/CE, e da norme specifiche relati- ve all’allevamento di categorie quali i vitelli (D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 533), i suini (D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 534 e sue modifiche - Direttiva 2001/88/CE) e le galline ovaiole (D. Lgs. 29 luglio 2003, n. 267). Negli allevamenti zootecnici la presen- za di elevate popolazioni di Musca domestica o di altre specie di ditteri molesti (tra cui Fannia canicularis e Stomoxys calcitrans) comporta spesso notevole disagio agli animali e agli operatori, ripercuotendosi negativa- mente sul rendimento e sulle produ- zioni. Dati raccolti durante le prove condotte nell’ambito di un progetto sperimentale svolto nel triennio 1999-2001 in colla- borazione con il Dipartimento di Biolo- gia dell’Università degli Studi di Bolo- gna (nella figura del Prof. Trentini) e l’Associazione Provinciale Allevatori di Ferrara, hanno messo in evidenza, ad esempio, come la produttività dei bovi- ni da latte possa ridursi notevolmente in quelle situazioni in cui gli animali svi- luppano una condizione di stress lega- ta a carenze gestionali dell’allevamen- to ed in particolare alla conseguente elevata presenza di mosche (“Effetto della presenza muscidica sulle pro- prietà del latte in 16 allevamenti italiani” Trentini M., Di Domenico D., Ruggeri L., Bompani A., Malavasi C. - Proceedings of 18th International Conference of the World Association for the Advance- ment of Veterinary Parasitology, Stresa, 26-30 agosto 2001). Questo fattore può, infatti, influenzare le performance riproduttive degli animali tanto da dive- nire responsabile di una riduzione significativa del latte prodotto e della sua contaminazione batterica. Il mec- canismo determinante è una risposta da stress cronico che induce, negli animali colpiti, un aumento del livello di corticosteroidi circolanti, che a loro vol- ta hanno l’effetto di diminuire l’efficien- NOVEMBRE/DICEMBRE 2011 IGIENE ALIMENTI - DISINFESTAZIONE & IGIENE AMBIENTALE 35 Lotta biologica e benessere animale D. Di Domenico, L. Ruggeri, G. Pampiglione

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In ambito zootecnico, l’applicazione ditecniche di lotta biologica alle mosche,associate a buone pratiche gestionalivolte al rispetto del benessere deglianimali, porta ad un miglioramento del-le rese produttive e quindi ad una dimi-nuzione dei costi totali di produzione edi gestione. Anche se talvolta risulta didifficile attuazione soprattutto negli alle-vamenti intensivi, intervenire sul con-trollo di fattori abiotici, come la tempe-ratura ambientale e l’umidità relativa(ad esempio evitando il sovraffolla-mento degli animali, predisponendosistemi di ventilazione adeguati ed eli-minando le perdite d’acqua), è unapratica di fondamentale importanza, alpari della gestione oculata delle deie-zioni, per impedire la proliferazione del-le mosche e quindi l’insorgenza di pro-blematiche legate al fastidio da essearrecato. Se non adeguatamente gestito, il leta-me rappresenta l’habitat ideale per losviluppo di enormi quantitativi dimosche, grazie al suo alto tenore dielementi nutritivi e all’elevato contenutodi umidità e di calore. La conoscenzadei punti critici dell’allevamento, e illoro attento controllo, è una necessitàche gli allevatori devono sentire se nonaltro per garantire una corretta appli-cazione della legislazione e per fornireal consumatore un’immagine dell’alle-vamento e del prodotto che sia di livel-lo adeguato alla richiesta di alimentinon solo sicuri e tracciabili (caratteristi-che che devono ormai ritenersi un pre-requisito), ma derivanti da processiproduttivi di livello qualitativo semprepiù elevato. Nel nostro Paese il benessere e la pro-

tezione degli animali, allevati o custoditiper la produzione di derrate alimentari,lana, pelli, pellicce o per altri scopiagricoli, è regolamentata dal D. Lgs. n.146/2001, attuazione della Direttiva98/58/CE, e da norme specifiche relati-ve all’allevamento di categorie quali ivitelli (D. Lgs. 30 dicembre 1992, n.533), i suini (D. Lgs. 30 dicembre 1992,n. 534 e sue modifiche - Direttiva2001/88/CE) e le galline ovaiole (D.Lgs. 29 luglio 2003, n. 267).Negli allevamenti zootecnici la presen-za di elevate popolazioni di Muscadomestica o di altre specie di ditterimolesti (tra cui Fannia canicularis eStomoxys calcitrans) comporta spessonotevole disagio agli animali e aglioperatori, ripercuotendosi negativa-mente sul rendimento e sulle produ-zioni.Dati raccolti durante le prove condottenell’ambito di un progetto sperimentalesvolto nel triennio 1999-2001 in colla-borazione con il Dipartimento di Biolo-gia dell’Università degli Studi di Bolo-gna (nella figura del Prof. Trentini) e

l’Associazione Provinciale Allevatori diFerrara, hanno messo in evidenza, adesempio, come la produttività dei bovi-ni da latte possa ridursi notevolmentein quelle situazioni in cui gli animali svi-luppano una condizione di stress lega-ta a carenze gestionali dell’allevamen-to ed in particolare alla conseguenteelevata presenza di mosche (“Effettodella presenza muscidica sulle pro-prietà del latte in 16 allevamenti italiani”Trentini M., Di Domenico D., Ruggeri L.,Bompani A., Malavasi C. - Proceedingsof 18th International Conference of theWorld Association for the Advance-ment of Veterinary Parasitology, Stresa,26-30 agosto 2001). Questo fattorepuò, infatti, influenzare le performanceriproduttive degli animali tanto da dive-nire responsabile di una riduzionesignificativa del latte prodotto e dellasua contaminazione batterica. Il mec-canismo determinante è una rispostada stress cronico che induce, neglianimali colpiti, un aumento del livello dicorticosteroidi circolanti, che a loro vol-ta hanno l’effetto di diminuire l’efficien-

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za metabolica, di alterare il sistemaimmunitario e di deprimere i compli-cati meccanismi endocrini cheregolano i processi riproduttivi.L’obiettivo di questa ricerca è statoproprio quello di valutare l’effettodella presenza muscidica sulle pro-prietà qualitative e quantitative dellatte. A questo scopo sono statimessi a confronto sedici allevamen-ti della provincia di Ferrara analiz-zandoli per la presenza di ditteriinfestanti: nell’intento di contenere lapresenza di mosche, otto di questiallevamenti applicavano un siste-ma di lotta integrata comprendenteun programma di trattamenti biolo-gici associati all’applicazione disistemi di cattura qualitativa e un’ac-curata procedura di gestione dellelettiere e del letame, strategie cheda sole sono in grado di interrom-pere il ciclo larvale della mosca. Gli altri otto allevamenti applicavanoun sistema di controllo tradizionale,basato su trattamenti chimici svoltial bisogno (adulticidi e residuali), esu una gestione autonoma delledeiezioni. I dati forniti da questi allevatori met-tono a confronto la presenza musci-dica e le proprietà del latte per isedici allevamenti in questione evi-denziando la minor presenza dellamosca domestica (-37%), osser-vata negli allevamenti che hannopraticato la lotta biologica integra-

ta, confrontata con quelli che hannousato il controllo chimico (Grafico 1). Questo andamento, confermato duran-te tutto il triennio, sembra determinaredue effetti: il primo è l’aumento del15% nella produzione media di latte(Grafico 2), mentre il secondo è lanotevole diminuzione (66%) della suacarica batterica media (Grafico 3). I dati relativi alla percentuale di protei-ne (Grafico 4) e di lipidi (non illustrati)non sembrano influenzati dalla diversapresenza muscidica riscontrata nei variallevamenti: questo è prevedibile poi-ché tutte le bovine erano della stessarazza (frisona) e venivano alimentatenello stesso modo.L’abbattimento delle infestazioni musci-diche è possibile sia con la lotta biolo-gica integrata che con quella chimica.I risultati sono talvolta equiparabili,come pure i costi, ma nel primo caso sihanno maggiori benefici dal punto divista del benessere degli animali e del-l’inquinamento ambientale.La conoscenza più o meno approfon-dita di aspetti della zootecnia di base,ed in particolare delle problematichederivanti dalla imperfetta rimozione delletame (a causa di lavaggi con pres-sioni troppo basse, dell’inefficienza deiraschiatoi, ecc.) e da una serie di man-canze gestionali tali da non garantire lacorretta disidratazione del letame(come l’insufficiente aerazione deilocali, il non corretto drenaggio delleacque piovane, le perdite dagli abbe-

veratoi, ecc.) rappresenta il punto dipartenza per la pianificazione raziona-le di una strategia di controllo degliinfestanti. Il disinfestatore interessato ad affronta-re queste situazioni deve essere, quin-di, una figura tecnica in grado di inter-venire in modo mirato in quei luoghidell’impianto dove avvengono le proli-ferazioni delle mosche e deve saperindicare al gestore le tecniche operati-ve più adatte, tenendo conto deglieffetti e delle potenziali ricadute dalpunto di vista produttivo e qualitativo.Tutto questo diventa prioritario durantel’esecuzione di un intervento di lottaintegrata: un tecnico qualificato è ingrado di valutare rapidamente tuttauna serie di fattori essenziali per labuona riuscita del lavoro (in questicasi le attività di monitoraggio diventa-no fondamentali ed hanno la funzionedi individuare le specie da combattereed i loro principali siti di sviluppo edaggregazione). Quando si entra in unallevamento devono venire analizzatiquei parametri che da soli sono già ingrado di darci un idea della situazione:innanzitutto le condizioni degli animali,la localizzazione delle mosche e/o deiloro escrementi, la temperatura e l’umi-dità dei vari capannoni, lo stato dell’al-levamento (grado di aerazione e tipo-logia di pavimentazione), la presenzadi ristagni o infiltrazioni di liquidi ed ingenerale la consistenza, le modalità edi tempi di rimozione delle deiezioni.

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All’interno di un “buon” letame, gene-ralmente si sviluppa una ricca fauna diartropodi predatori che si nutre a spesedegli stadi immaturi delle mosche(uova e larve di primo stadio). Tra que-sti talvolta troviamo l’isteride Carcinopspumilio, l’acaro Macrocheles muscae-domesticae, il tenebrionide Alphitobiusdiaperinus, lo stratiomide Hermetia illu-cens ed anche il muscide Ophyra aene-scens. La presenza di questi antagonistinaturali delle mosche ci dà importantiindicazioni sulla qualità del substrato datrattare e getta le basi per intraprendereuna lotta biologica veramente efficace.L’obiettivo quindi deve essere quello diavviare una strategia di controllo ingrado di colpire contemporaneamen-te i vari stadi del ciclo di sviluppo del-le mosche, in modo da creare unasinergia d’azione cheesalti le potenzialità del-le varie tecniche di lottadisponibili.Le conclusioni di questolavoro ci inducono aduna riflessione sulle rica-dute positive di unabuona gestione degliallevamenti. La gestionedell’azienda e degli ani-mali nel rispetto delbenessere porta ad unmiglioramento delle reseproduttive delle bovineda latte e, quindi, aduna diminuzione dei

costi di produzione e di esercizio. Leinterazioni uomo-animale rappresenta-no anch’esse un fattore chiave nelleproduzioni moderne, numerose ricer-che ne hanno dimostrato come la qua-lità di queste interazioni possa influen-zare in modo sorprendente laproduttività degli animali e degli opera-tori stessi. Spesso, purtroppo, si assi-ste ad una mancanza di valorizzazionedella figura umana all’interno del siste-ma produttivo, quando è proprio que-sta la carta vincente per ottenere un’in-fluenza apprezzabile sulla gestionedell’allevamento e sulle performancedegli animali. Il ruolo degli operatoriaziendali deve essere valorizzato attra-verso corsi di formazione e aggiorna-mento che informino dell’importanzadel loro incarico all’interno dell’azienda.

Questo articolo vuole essere un ricor-do del prof. Massimo Trentini: illustrebiologo, docente all’Università diBologna e punto di riferimento perl’acquariologia e l’ittiocultura italiana.Una persona veramente speciale, unmaestro abile e disponibile, con ilquale abbiamo condiviso passionied idee anche quando queste appa-rivano del tutto bizzarre. Le suelezioni di zoologia erano da conside-rarsi come dei piccoli capolavori ditecnica e letteratura: forti dellavolontà di difendere l’ambiente adot-tando soluzioni ecologiche, le attivitàsvolte in collaborazione con il prof.Trentini hanno accresciuto la sensi-bilità verso l’applicazione di strategiedi controllo che utilizzano gli insetti“utili” contro quelli dannosi, incenti-

vando la ricostituzionedi equilibri ecologicispezzati da un usoabnorme dello stru-mento chimico. Oggi, a distanza diquasi dieci anni, queiconcetti e quegli inse-gnamenti sono ancoramolto attuali e posso-no fare la differenza.

Davide Di Domenico, Luigi Ruggeri, Guglielmo PampiglioneAllievi e collaboratoridel prof. Trentini