L'Ortese - Settembre - 2011

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L'Ortese - Settembre - 2011 - Anno IX - n° 9

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Anche questa estate il territorio dei5 Reali Siti, in particolare Orta Nova, haavuto il suo spazio sulle pagine di cronacadi tutti i giornali nazionali, a propositodelle condizioni di vita degli immigratiche lavorano nelle campagne. Questa vi-cenda di cronaca mette in luce un aspettoimportante dell’attuale conflitto capitalelavoro. Qualche estate fa, nell’ambito dellaFesta dell’Emigrante organizzammo uninteressante convegno su questo argomentodove fu ribadito il concetto che sul terri-torio dei 5 Reali Siti, ma anche su tuttoil Meridione la presenza di immigrati,con o senza permesso di soggiorno, è fon-damentale per il mantenimento del circuitoeconomico agricolo, e non perché, comevorrebbe qualcuno, nessuno sarebbe piùdisposto a svolgere il lavoro nei campi,ma semplicemente perché il costo delleloro braccia è talmente basso che questoresta l’unico espediente che le aziendeagricole hanno per garantirsi un guadagnoe non lasciare tutto il valore aggiunto alsettore commerciale. Il comparto Agricol-tura nella nostra provincia soffre di forticarenze strutturali e la crisi economicadi questo periodo aggrava una situazionegià di per se stessa drammatica. Se nonsi affronta la questione del ruolo che laproduzione agricola nel territorio dei 5Reali Siti e dell’intera Capitanata hanell’ambito dell’economia italiana, si ri-schia di attribuire non solo il caso estivodi Orta Nova, ma l’intera situazione lavo-rativa degli immigrati in Capitanata e il

razzismo che l’affianca, o ad un gruppop i ù o m e n o r i s t r e t t o d i p e r s o n e“maleducate”, alla società multietnica, oalla presenza della fatidica criminalitàorganizzata, considerata non come unaforza economica perfettamente integratanel sistema produttivo locale, bensì comeun’entità chiusa ed estranea al “normale”funzionamento del circuito economico eper questo riconoscibile e attaccabile. Ri-badito il concetto della necessità di questamanodopera non possiamo lasciarla almondo di sfruttamento sul luogo di lavoro,di miseria nella vita quotidiana, e di se-gregazione nella vita sociale. Nella mas-

serie occupate spesso non c`è elettricità,né ci sono bagni, spesso debbono percor-rere chilometri a piedi con le taniche sullespalle per procurarsi l’acqua. Due ottimeproposte sono nate in questi ultimi annia Foggia e Cerignola con la realizzazionedegli Alberghi Diffusi, il modo vero difare accoglienza, nel contempo di promuo-vere l’integrazione dei migranti che arri-vano in provincia di Foggia per lavorare.Qualcosa è finalmente in itere anche adOrta Nova, l’assessore regionale al lavoroe Welfare Elena Gentile, in un incontroa Palazzo di Città ha annunciato che cisono tutte le condizioni, all’interno delleprevisioni finanziarie e normative del Pia-no Sociale di Zona, per realizzare anchead Orta Nova un albergo diffuso per mi-granti: una struttura per l’accoglienza deilavoratori sul modello di quelle già attivatea Foggia e Cerignola, a questa promessala giunta Calvio si sta impegnando a pre-sentare qualche progetto. Sicuramente laprossima campagna agricola estiva del2012 per questi braccianti avrà una pro-spettiva nuova all’insegna del rispetto delladignità, ma anche nella pacifica integra-zione e convivenza. Tutto questo non daràun nuovo volto alla città di Orta Nova,ma riproporrà il vero volto quello che hanel suo humus natale della convivenza edella integrazione, quella materializzatasicon i primi matrimoni misti marocchini-ortesi.

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L’attuale crisi economica è simile a quel-la del 1929 che ha dato origine alla lungae “grande depressione”. Anche allora è statacostruita dalla cricca bancaria-monetariaimprimendo sul mercato prima una fortecircolazione monetaria, con grandi aperturedi credito a basso costo per: mutui, antici-pazioni d’ogni tipo, per acquisto di titoli,azioni, derivati, ed altro. La corsa genera-lizzata all’indebitamento si velocizzò poichéla rendita predisposta sugli investimenti erasuperiore ai tassi pretesi per le anticipazioni.Successivamente, esattamente come oggi,venne ridotta drasticamente la circolazionemonetaria mediante il violento ritiro degliaffidamenti poco prima facilmente concessi.

La conseguente violentissima deflazioneattanagliò tutto il mercato; la massa monetariasi contrasse del 30%: il prodotto internolordo americano cadde in termini reali del29%, la disoccupazione salì di oltre il 25%,con conseguenti fallimenti a catena di bancheordinarie, imprese, aziende e società d’ognitipo, non solo sul mercato americano, maanche su buona parte del mondo. Ancheallora, esattamente come è accaduto oggi,l’apparato politico, su occulta strategia dellacricca monetaria, convinse di curare i cracksdebitori-speculativi spingendo gli Stati, iquali prima si dovevano indebitarsi con lebanche centrali, a garantire credito e liquiditàalle banche ordinarie nella speranza che que-ste a loro volta favorissero investimenti asostegno della produzione e dei consumiinterni (allora come oggi, con questa ricor-rente tecnica, gli unici a trarne profitto sonostate e sono solamente le banche centrali).Attualmente ci troviamo nel bel mezzo dellacrisi economica la quale nonostante la fre-netica attività posta in essere per minimiz-zarla e tutte le riassicurazioni diffuse dagliambienti politici ed economici, con le terapiein atto ed ancor peggio con quelle preannun-ciate, non sarà ne breve ne lieve. Questacrisi proprio per come è stata realizzata, èdovuta essenzialmente alla drastica riduzionedella circolazione monetaria sull'intero mer-cato, la qual cosa ha avvizzito la liquiditàalle aziende ed imprenditori, che ha ridottol'occupazione, che ha ridotto il reddito allefamiglie, che sta riducendo i consumi e perlogica conseguenza il gettito fiscale. Al dilà di tutte le chiacchiere, delle previsioni edelle ipotizzate manovre, si esce dalla crisisolo se si riesce a rilanciare la ripresa eco-nomica ed occupazionale dell'intero Paese.Non occorre essere grandi economisti perproporre il taglio delle spese e degli “Entiinutili”, basta solo il normale buon senso,anche se ultimamente pare essere anch'esso,congiuntamente alla liquidità, ingredientealquanto raro. Qualche dubbio affiora quandosi ipotizza di utilizzare il previsto maggiorintroito fiscale per destinarlo ai banchieri,poiché si agisce nella direzione contraria aquella necessaria per la ripresa della occu-

pazione che risulta intimamente connessa aquella dei consumi. Sottrarre ulteriore liquiditàdal mercato sia con la minore spesa che conl'aumento del prelevamento impositivo, perfar confluire il tutto alla cricca bancaria-monetaria, si ottiene lo stesso risultato diquando si sottopone l'anemico alla terapiadei salassi giornalieri. Pensare di ridurre ilpseudo debito pubblico, formatosi in granparte con l'attuale perverso sistema di mone-tizzazione del mercato, è follia pura similea quella dei grandi economisti che sino apochi giorni prima dello scoppio della crisirassicuravano che tutto procedeva per il me-glio in nome del liberalismo e nel solco dellibero mercato. Di fatto, come è stato ampia-mente dimostrato, attualmente l'emissionemonetaria avviene con l'accensione del debitopubblico corrispondente, pertanto la folliaconsiste proprio nel ritenere di poter estinguereun debito con una provvista generata da unaltro debito; si rasenta il delirio se si considerache al momento dell'emissione monetariaviene emessa la moneta corrispondenteall'importo, ma non quella corrispondenteagli interessi pretesi, ragion per cui il paga-mento potrà avvenire solamente conl'appropriazione da parte della cricca mone-taria dei beni del debitore, sia esso pubblicoo privato. La liquidità sottratta al mercatocon le manovre delle finanziarie, se si vuolescongiurare lo strangolamento dovuto dalladeflazione prodotta, deve essere riemessasul mercato, la qual cosa provoca ulterioreincremento del debito. A riprova di quantoaffermato basta osservare ciò che accade quo-

tidianamente: il debito pubblico a dispettodi tutti gli strombazzamenti continua imper-territo a crescere, mentre proprietà e beniprivati e pubblici, quest 'ultimi dietrol'innocente dizione della privatizzazione, pas-sano di mano e finiscono alla cricca bancaria-monetaria. Riteniamo giunto il momento diporre fine a questa nefasta sceneggiata, loStato deve smettere d'indebitarsi per mone-tizzare il mercato o per pagare i sui debitii cui titoli vengono quotati dalle società direting quotate in borsa orbitanti intorno alsistema bancario-monetario. Se i titoli di de-bito dello Stato sono buoni e valgono, alpunto da essere accettati e scontati dagli av-vedutissimi banchieri privati, debbono valereanche i titoli monetari, emessi dallo Stato,come abbiamo dimostrato di saper fare peroltre cento anni. Questo è l'unico modo serioe duraturo per uscire dalla crisi economica,lo Stato in nome e per conto dei cittadinideve riappropriarsi della funzione monetaria,battere moneta in proprio, senza pertantog e n e r a r e n u o v o d e b i t o a l m o m e n t odell'emissione, acquisirla per titolo originaleincamerandone il signoraggio attualmentecarpito dalla Banca Centrale, utilizzandolaper realizzare opere ed investimenti, e quindioccupazione, di pubblica utilità. Per riequi-librare il rapporto tra il sistema produttivoe quello creditizio, occorre ripristinare il di-vieto prima esistente nella vecchia legge ban-caria nei confronti delle banche ordinarie,fondazioni e finanziarie collaterali di posse-dere quote di partecipazione di qualunqueattività produttiva.

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Orta Nova - La Regione assegna 400.000euro per la realizzazione di un’infrastrutturasociale

Il patrimonio di infrastrutture sociali delComune di Orta Nova sarà arricchito conl’utilizzo dei fondi, 400.000 euro, ottenutidalla Regione Puglia all’interno della pro-grammazione dell’ambito del Piano Socialedi Zona. La formalizzazione dell’assegnazionedel finanziamento (inserito nella programma-zione del P.O. FESR 2007-2013 - Asse III- Misura 3.2 - Azione 3.2.1) è avvenuta ieri,presso l’assessorato regionale al Lavoro eWelfare, alla presenza dei sindaci dei Comunidell’ATO e dell’assessore Elena Gentile.“Abbiamo poco meno di 2 anni per progettaree realizzare un’infrastruttura destinata a mi-gliorare la qualità della vita di gente che soffreun disagio o una marginalità sociale”, affermala sindaco, Iaia Calvio “e dobbiamo compiereogni sforzo per individuare la soluzione piùefficace e rispondente alle effettive esigenzecomunitaria, anche attivando forme di con-certazione sociale che promuovano il prota-gonismo del terzo settore. Ancor più consi-derando gli effetti nefasti che avrà la manovrafinanziaria sul nostro già azzoppato Comune”,conclude la sindaco “abbiamo il dovere disfruttare nel migliore dei modi possibilil’opportunità offertaci dalla sinergia istitu-zionale e operativa con la Regione Puglia”.

Albergo diffuso il Comune presenta un pro-getto

La scoperta di una baraccopoli di immi-grati nelle campagne di Orta Nova ha ripro-posto la necessità sul territorio di una strutturaper l’accoglienza dei lavoratori extracomu-nitari. In un incontro nell’aula consiliare diPalazzo di Città, con la partecipazione deirappresentanti dei comuni di Carapelle e Stor-nara e della organizzazione Cgil, Cia,Coldiretti, Ispettorato dell’Agricoltura edell’associazione “Noi altri” con l’interventodella giunta, dei consiglieri comunali edell’assessore regionale al Lavoro Elena Gen-tile. “Ci sono tutte le condizioni, all’internodelle previsioni finanziarie e normative delPiano Sociale di Zona, per realizzare anchead Orta Nova un albergo diffuso per migranti:una struttura per l’accoglienza dei lavoratorisul modello di quelle già attivate a Foggiae Cerignola”, così l’assessore regionale alLavoro e Welfare ha assicurato il suo inter-vento. Mentre il sindaco Calvio ha evidenziatoche per “prevenire e contrastare lo sfrutta-mento bracciantile e favorire la costruzionidi condizioni di contesto tali da garantire ilrispetto della dignità e la pacifica integrazionee convivenza”.

Orta Nova: Appalto rifiuti Annese chiedeuna commissione di indagine

Lorenzo Annese, capo gruppo dei“Riformisti”, ha presentato all’esame del con-siglio comunale un ordine del giorno per la

costituzione di una Commissione specialedi indagine sull’appalto del servizio di raccoltae trasporto dei R.S.U., affidato alla Sia srldi Cerignola, nonché sullo smaltimento deglistessi nella discarica consortile del ConsorzioAto.Fg/4.

Questo all’indomani dell’approvazionedel bilancio di previsione dell’esercizio fi-nanziario 2011. Un bilancio tutto in rosso,secondo l’esponente riformista, a tal propositoè stato presentato da parte dei riformisti ortesiun dossier dei bilanci comunali.

L’indebitamento è a caduta libera conriduzione delle entrare e con il forte aumentodei costi della Tarsu, quindi con una impor-tante tassazione della stessa da far pagareai cittadini per il riequilibrio dei conti, e sem-pre dall’analisi dell’esponente riformista, perun servizio inadeguato e carente sotto tuttigli aspetti.

I Centonobel in cantinaLa nuova amministrazione comunale or-

tese ignora la manifestazione Centonobel,l’evento che premiava i ragazzi che avevanoconseguito la maturità con il massimo dellavotazione finale. Il grido viene lanciato dall’exconsigliere comunale Nicola Di Stasio pro-motore dell’iniziativa: “Che alcuni operatoriculturali ortesi impegnati attivamente nelterritorio di Orta Nova, avessero delle per-plessità in merito all’attività di ausilio e pro-grammazione dell’amministrazione Calviofosse una questione appurata da tempo, nonsembra stupire, ma a rimetterci in ogni casosia sempre il settore culturale, non è di certoqualcosa che fa onore. Mi auguro che il primocittadino ed i suoi collaboratori, riproponganola manifestazione in questione e non si fac-ciano condizionare da inutili e sterili presedi posizione di carattere politico”.

Comunicato ai lettoriAbbiamo in programmazione alcune pa-

gine di servizio: Lettere al Sindaco e Le Storie.I lettori dei 5 Reali Siti che vogliono rivolgeredomande ai sindaci dei rispettivi comuni pos-sono rivolgersi alla nostra redazione,nell’apposita rubrica sarà pubblica la letteracon la relativa risposta. Inoltre chi vuol rac-contarci delle storie vissute può inviarci ilmateriale che sarà debitamente pubblicato.

Orta Nova: storia di misera all’ombra delComune

Ci sono persone che vivono come ombre,tra l’indifferenza della gente e le angheriedi giovani bulli. Nella nostra città da oltrequaranta giorni Giuseppe Voltarella, settatren-ne nativo di Cerignola, ma da 12 anni resi-dente ad Orta Nova, dorme in piazza P. Nenniall’ombra del Municipio. La sua è una tristestoria: fino a tre anni fa viveva con la moglieal civico 8 di un terraneo di via Tripoli. Unavita di stenti con una misera pensione di in-validità di 400 euro ed un fitto dello stesso

importo. Unaprospe t t ivae c o n o m i c adi f f ic i le dasostenere. Las i t u a z i o n eprecipita conl a m a l a t t i agrave de l lamoglie che èc o s t r e t t a atrovare ospi-talità in casadella figlia.Giuseppe re-sta solo in casa, sopraggiunge qualche mesefa lo sfratto, così è costretto a trovare asiloin piazza, nella piazza di incontro degli ortesi,a due passi dalla sede comunale, e qui adaccoglierlo è la calura estiva ed un pasto algiorno che la Caritas gli offre.

La piazza è la sua casa, senza acqua, senzaletto, senza un minimo ed indispensabile ar-redamento, per tetto il cielo. A notare la suapresenza sono dei balordi giovani che conspasmodica cattiveria riversano sul poveroGiuseppe le loro angherie, sotto lo sguardoindifferente della gente.

Da queste colonne vogliamo dare un ta-glio alla indifferenza e stimolare la solidarietà,ci rivolgiamo a tutti gli ortesi di cuore e dibuona volontà, in particolar modo agli am-ministratori di Palazzo di Città e alle parroc-chie: Giuseppe Voltarella è uno di noi cheha bisogno di un aiuto immediato, la situa-zione di salute è critica, deve sottoporsi adun nuovo intervento al cuore e sta vivendouno stato di depressione.

Diamo un calcio all’indifferenza e dimo-striamo la massima solidarietà per Giuseppeprocurandogli un tetto dove poter vivere de-gnamente da cittadino ortese e poi facciamocitutti un regalo: adottiamolo!

Incontrandolo provate a scambiare qual-che parola, rendere felice lui e sarete piùfelici voi.

AuguriA Renato Marco Festa auguri da papà

Franco e mamma Francesca e dai nonni DiPietro e Festa.

LuttoÈ venuto a mancare agli affetti dei suo

cari, a Taranto, il dott. Quintino Torraco.L’editore Annito Di Pietro e la redazionetutta si unisce al dolore della moglie, deifigli e dei parenti tutti.

* * *

Munito dei conforti religiosi ha lasciatoquesta vita terrena Antonio Zicolillo. Al doloredella moglie e dei fratelli Nino e Rino sistringono l’editore Annito Di Pietro e l’interaredazione.

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Si è svolto lo scorso mese a Stornarellauna interessantissima manifestazione gastro-nomica: “Degustazioni con musica”,l’iniziativa è stata promossa dal frantoio deifratelli Manzi, per promuovere la loro pro-duzione oliairianel corso della serata il poetaSavino Luce ha declamato la poesia in dialettostornarellese “L’arve d’aluive”.

I fratelli Nunzio e Francesco Manzi pro-vengono da una famiglia di imprenditori nelcampo agroalimentare, da alcuni anni hannodiversificato la loro attività creando un fran-toio ad alta tecnologia, dove oltre ad essereal servizio della collettività stornarellesa pro-ducono un ottimo olio aromatizzato, ben quin-dici sono le spezie che arricchiscono la pro-duzione. Quindi olio al limone, al peperoneverde, al peperone rosso, all’aglio, alla cipolla,al porro, all’alloro, al prezzemolo, alla rucola,al rosmarino, al finocchio, al carciofo e perfinoall’arancio.

Una produzione di ben 10 quintali chevarcano i confini di Stornarella per il territorionazionale con particolare riferimento allacittà di Brescia. Ad oggi l’azienda confermal’elevatissimo standard di produzione ormairaggiunto da alcuni anni con quest’olio ex-travergine di oliva prevalentemente ottenutoda coltivazione di olive Coratine.

La lavorazione delle olive nel frantoiodei fratelli Manzi è molto accurata. Dopoil lavaggio con acqua potabile per provvederealla eliminazione di eventuali residui, pol-verosi, foglie ecc... si passa alla frangituradove le olive vengono sbiriciolate con ilnocciolo ottenendo la “pasta di olive” chesprigiona un profumo intenso e piacevole.

La suddetta pasta viene depositata auto-maticamente e racchiusa ermeticamente invasche di acciaio inox per alimenti per poipassare alla fase di Gramolatura che consistenella mescolazione dolce e continua dellapasta di olive per un preciso tempo che vienedeterminato dall'esperienza del frantoianoe dal tipo di coltivazione. Questo processoviene svolto in maniera perfetta, in quantola corretta gramolatura favorisce uniformitàdelle gocce di olio indispensabile per fasedi Spremitura e la resa in olio. La Spremituraavviene nella separazione attraverso il di-verso Peso Specifico dei tre componentidella pasta ossia: acqua di vegetazione, l’oliod'oliva e la cosiddetta “sansa vergine” leprime due sostanze vengono filtrate in unvibratore e distinte in due diversi contenitori,mentre la "sansa vergine"generalmente umidae untuosa viene trasportata verso l'esternodell'edificio per mezzo delle coclee, in se-guito va a finire presso grandi Sansifici chela trasformano in olio di Sansa, il prodottofinito della “sansa vergine” viene chiamato“sansa esausta” materia combustibile cheviene utilizzata nelle centrali termoelettrichedel Nord Europa o comunemente utilizzataper riscaldare abitazioni o edifici. A questopunto si passa alla separazione, l’olio d'olivae l’acqua di vegetazione, vengono fatti fil-trare nei Separatori Centrifughi, e con lostesso principio della Centrifugazione, sisepara ulteriormente l'olio dalle impurità esedimenti di olive frante e viene poi inseritonei contenitori di acciaio inox. Infine loStoccaggio e la decantazione rigorosamentenaturale della durata di due mesi; infinel'olio viene imbottigliato.

L’ULIVO

Quanto lavoro / per coltivare un’ulivo! / Essoci dà l’oro colato / che sul pane / mangiamo./ È albero possente e secolare / ma chi locoltiva / perde l’entusiasmo di curarlo / perchétroppe sono le spese / e minimo il guadagno//. Albero ricco di storia e di passato / chegli antenati nostri / ci hanno tramandato /.Le cime dell’albero della Pace / devono con-tinuare a sventolare; / perciò non è giusto/ che tanto ci ha dato / debba essere estirpata//.

Savino Luce - Stornarella (FG - Puglia)

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Prima di addentrarci sul debito pub-blico del Comune di Orta Nova, faccia-mo una breve premessa su scala nazio-nale, ovviamente sullo stesso argomento.

Il mese di agosto 2011 sarà ricordatocome il mese e l’anno più terribile dellastoria dell’Italia Repubblicana.

In questi giorni di grande crisi eco-nomica nazionale e internazionale, sidice che il debito pubblico dell’Italiasi aggira sui mille e 878 miliardi di Euro,cioè il 120% del PIL, per un debito pro-capite di ogni cittadino residente in Italia,pari a 31 mila e 300 euro.

Crediamo che alcune domande e in-terrogativi siano obbligati: come si èarrivati a tale colossale cifra?Come si è formato questoenorme debito? Per averequalche risposta, bisogna farricorso, seppur brevemente, allastorica nascita dell’Italia unita.

Nel mese di marzo 1876prese l’avvio il cammino deldebito pubblico. Il Piemonte siera fortemente indebitato perfinanziare le campagne risor-gimentali, e una volta fattal’Italia, una è indivisibile, ilGoverno dell’epoca dovetteapprontare anche un enormeprogramma di investimenti, dicostruzione di molte infra-strutture, di numerose nazio-nalizzazioni, ma nonostantel’accaparramento del Tesorodell’ex Regno delle due Sicilie,non fu possibile contenere il debito pub-blico, e per raggiungere il pareggio dibilancio, fu deciso di imporre la fami-gerata “tassa sul macinato”, la qualeperò diede origine a vaste proteste po-polari su tutto il territorio nazionale,provocando subito dopo la caduta delGoverno di Marco Minghetti (destra sto-rica).

Gli succedette il capo della opposi-zione, Agostino de Pretis (sinistra sto-rica). E con quel Governo, con il governode Pretis che L’Italia imboccò il cam-mino del debito, a cui parteciparono tuttigli altri Governi fino ad oggi.

Ebbene, fatta questa breve premessastorica, veniamo all’indebitamento delComune di Orta Nova.

L’ultimo bilancio di previsionedell’esercizio finanziario anno 2011 ap-

provato nel mese di luglio scorso 2011,dalla nuova Amministrazione comunaleguidata dall’avv. Maria Rosaria Calvio,ha sancito che il comune ha un indebi-tamento di 13 milioni e 433 mila euro,(circa 26 miliardi di vecchie lire), e unonere finanziario da versare ogni annoper interessi passivi e quote di ammor-tamento di un milione e 244 mila euro(circa 2 miliardi e 300 milioni di vecchielire).

M o l t o p e s a n t e r i s u l t a a n c h el’incidenza del debito sulle entrate cor-renti, 197% (massimo consentito il150%), molto più accentuato è statonell’anno 2009 con il 296%!!!!!!

Ogni cittadino residente in Orta Novaha un debito pro-capite di 759 euro, men-tre ogni famiglia ha un debito di 2.230euro. Inoltre per il triennio 2011-2013molto probabilmente il Comune non ri-spetterà il saldo dell’obiettivo program-matico per tenere sotto controllo il pattodi stabilità.

La popolazione Ortese in questi anniè rimasta quasi stagnante, poichè nel 1991aveva 16.942 abitanti, mentre al 31 di-cembre 2010 contava 17.867 abitanti,compreso 697 residenti comunitari: po-lacchi, rumeni, bulgari, ecc. Inoltre negliultimi dieci anni sono emigrati altrove,circa 1200 giovani in cerca di lavoro,pari al 10% della popolazione attiva. Ilsaldo naturale tra nati e morti al 2009è di appena 48, mentre nel 2002 era di123.

Come si vede anche le nascite sonodiminuite.

Ebbene, questa è l’eredità socio-economica e finanziaria che ha lasciatoagli Ortesi la vecchia Amministrazionecomunale guidata da Peppino Moscarella!Ma la via Crucis del debito pubblicodel comune di Orta Nova è iniziata piùo meno negli anni cinquanta.

Nel maggio 1952 si svolsero le ele-zioni per il rinnovo del Consiglio Comu-nale, fu eletta una Giunta di Sinistra conSindaco, Saverio Zampini, (PSI) inse-gnante di Scuole Elementari.

La società Ortese dell’epoca era com-posta principalmente di braccianti e di

terrazzani, con una modestapresenza di proprietari terrieri,di alcuni valenti professionistibenestanti, di piccoli artigiani,ecc. Il tessuto urbano del Paeseera fatiscente, solo PiazzaMunicipio aveva il pavimentoarredato con il basolato vul-canico, mentre le altre stradeerano tutte da fare. Le caseerano d i un so lo vano, a lmassimo due, ed erano illu-minate la sera con lumi a pe-trolio, mentre quella dei ter-r a z z a n i c o n n u t ’ z z o n ,proveniente dalla fiamma delcamino. Cera un’agricoltura povera,con pochi terreni coltivati a vitecon il metodo “a spalliera”, epochi oliveti. Inoltre cerano

pochissimi servizi a disposizione di cit-tadini.

Il Comune in quell’anno aveva undisavanzo di amministrazione pari a Lire19.000.000, proveniente dalle passateamministrazioni, e 55 dipendenti. Inoltrenegli anni 1952/53 emigrarono verso lecittà del Nord, Torino e Milano, circa2000 cittadini Ortesi.

In quegli anni e negli anni avvenire,i disavanzi si coprivano contraendo deimutui ventennali, ma non sempre questerichieste venivano approvate dalla GPA,e quindi il disavanzo si accumulava annoper anno. Nel 1962 il disavanzo era diLire 146.000.000, mentre nel 1972 eradi Lire 647.000.000.

Nel 1974 il Comune approvò un bi-lancio di circa 5 miliardi di lire (pari acirca 2 milioni e 500 mila euro) di oggi,

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con un disavanzo di amministrazionepari a Lire 1 miliardo e 118 milioni. Ildisavanzo era composto principalmentedalle quote di ammortamento dei mutui,mentre l’indebitamento si aggiravaall’incirca del 100% delle entrate comu-nali. A fronte di questa debitoria, ceranonumerose opere realizzate e il comunein quel periodo contava ben 172 dipen-denti.

In questi ventidue anni (1952-1974)le Amministrazioni comunali, prima diSinistra e poi di Centro-Sinistra, ma guidatisempre dal Sindaco Zampini, accumula-rono quel disavanzo per rimettere in piedi

un Paese afflitto dalla miseria e dalla ma-laria, dalla penuria di case, e da una si-tuazione igienico-sanitaria vergognosa,eliminando “il carro botte, di c-cill uspaccungill”. Il Paese fu dotato di nume-rose infrastrutture e di molteplici servizia disposizione di tutti i cittadini, dandodignità umana ad una popolazione labo-riosa e generosa, la quale produsse in que-gli anni valenti professionisti stimati edapprezzati in tutti i campi: sociali, eco-nomici, artigianali, ed una nuova classeimprenditoriale, più preparata e coraggiosa.

A tal proposito:“è un bilancio, occorre dirlo subito, che

risente della grave situazione finanziariadi quasi tutti i comuni d’Italia, a causadell’enorme aumento dell’indebitamentodi questi ultimi anni. Il disavanzo saràin parte coperto da mutui e il restanteda supercontribuzioni.

L’anno 1973, per la nostra Orta Novae per la frazione di Ordona, non è statosoltanto l’anno della paura colerica edella crisi energetica, sociale ed econo-mica, ma anche un anno di non pochie significativi traguardi. Così scriveval’Assessore al bilancio, prof. MicheleCiociola (DC)”.

(continua 1)

Com’è prassi nelle più consolidate tra-dizioni, vede la luce per il secondo annoconsecutivo il nuovo manifesto Fidas, pro-mosso dal Coordinamento Provincialedell’Associazione, che accompagnerà do-natori e simpatizzanti Fidas di tutta la Pro-vincia di Foggia, fino al prossimo autunno2012.

La nuova campagna pubblicitaria, chegià sta facendo capolino in questi giorniin svariati esercizi commercialidi Orta Nova e di Stornara,(dove è imminente l’inaugu-razione di una nuova sezionedella Fidas), sarà ufficialmentepresentata giovedì 22 set-tembre nei locali della Par-rocchia B.V.M. di Lourdesalle ore 17.30, nel corso dellaRaccolta di Sangue organiz-zata in collaborazione con ilCentro Trasfusionale di CasaSollievo della Sofferenza. Allapresentazione interverrannooltre ai vertici provinciali dellaFidas, illustri ospiti tra i qualiil Sindaco di Orta Nova: Avv.Calvio.

Entusiasti, e non potevaessere altrimenti per il forteimpegno sociale assunto, iragazzi che hanno partecipatoalle riprese fotografiche lo scorso 29 giugnodurante un torrido pomeriggio estivo, incui la colonnina di mercurio ha toccato i40 gradi.

Nella foto li vediamo ritratti propriodurante una pausa tra uno scatto e l’ altro,nel cortile interno dell’Istituto Olivetti diOrta Nova, che ha fatto da location all’insolita iniziativa tra lo stupore generaledei passanti, diretti alle Poste.

Cara Beli, Eleonora D’Addato, CarmenDi Nuzzi, Luisa Fede, Isabella Ferrante,Michela Russo, Giuseppe Di Nuzzi, PasquaMirko, Pelullo Gerardo e Quercia Fabio,sono i “pugili” chiamati a ricordare a tutti- senza esclusioni - l’importanza del gesto

della donazione di sangue.In mezzo a questi ragazzi ventenni quasi

tutti studenti, le immancabili giovanissimemascotte: Chiara Di Giulio, Simona Guer-cia, Alessandro Pio Novelli, Gabriella Pa-truno e Alessia Zappatore a testimoniarel’impegno di protezione e di aiuto concretoassunto dalla Fidas Dauna nel territorio,verso i bambini talassemici e leucemicidelle nostre realtà ospedaliere.

A Mirko Pasqua, già testimonial Fidasnel primo anno di vita dell’Associazione,abbiamo chiesto le sue impressioni sull’iniziativa e come ha vissuto la sua trasfor-mazione da “angelo” a “pugile”, nel nuovomanifesto pubblicitario.

Ci ha così risposto: “Bhe, non nascondoche sono molto contento per aver contri-buito a questa nuova campagna pubblici-taria! Certo, mi inorgoglisce pensare cheper il secondo anno consecutivo sonotestimonial”. Fidas insieme a tanti altriamici ed il mio volto, comparirà in tuttala Provincia! A parte questo, tutti sannoche sono un sostenitore sfegatato della Fi-das. E non potrebbe essere altrimenti, per-

ché ho visto nascere quest’Associazioneche è ormai parte di me! Infatti, tutte levolte che c’è una Raccolta di Sangue nonmanco davvero mai! Quando non possodonare poi, accompagno qualche amicoche si avvicina per la prima volta alla do-nazione del sangue con un po’ di “paura”o, semplicemente do una mano nella orga-nizzare.

Con Eleonora è vero, siamogià stati gli “angeli” della Fidasnello scorso anno accanto allapiccola Chiara Di Giulio,mentre stavolta ci ritroviamoa fare i “pugili”. Devo dire,che l’ idea mi è sembratadavvero molto carina ed ori-ginale! Non solo, ma mi sonodivertito anche molto durantele riprese, realizzate - pensateun po’ - dall’alto di una scalaantincendio, alla presenza delnoto Fotoreporter GiuseppeSaldutto e della bravissimaGrafica Pubblicitaria SimonaTango. A loro va la miagratitudine e quella di tutta laFidas di Orta Nova, per lagrande profess ional i tà epazienza”.

Registriamo infine la voce del VicePresidente della Fidas di Orta Nova, Mau-rizio Novelli: “Desidero innanzitutto rin-graziare il Vice Preside Vicario dell’ IstitutoOlivetti, Prof. M. Piteo che ha voluto comesempre affiancarci nelle nostre iniziativelegate alla grande solidarietà e l’Associa-zione Sportiva Hobby Sport Team Iurizzi,che ci ha fornito attrezzature e supportotecnico. Sottolineo inoltre, che ancora unavolta la Fidas di Orta Nova non ha disattesole aspettative, suscitando stupore attraversole sue iniziative che puntano in particolareai giovani, per diffondere l’importante cul-tura della donazione di sangue nel territo-rio!”.

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Programmare significa scrivere in an-ticipo ciò che si ha intenzione di fare; unrimedio all’improvvisazione o al fare qual-cosa per far passare il tempo.

A tal fine il Consiglio Direttivo, sindal mese di giugno, ha incontrato docentie responsabili dei vari comuni per proget-tare il piano di studio e i tempi della suarealizzazione. Il piano di studio rispondealle istanze degli iscritti, tenendo contodelle dinamiche dell’ambiente, avendocome quadro di riferimento le trasforma-zioni della società. Operativamente è im-portante che l’elaborazione mostri benegli obiettivi dai quali e per i quali si pro-porranno i contenuti, le metodologie, glistrumenti e i mezzi che ci permetterannodi raggiungerli.

Tutto ciò per realizzare legami di serenaamicizia fra i nostri corsisti, ivi compresii docenti e il Consiglio Direttivo. Chiara-mente ne sortirà una ricerca strettamenteunitaria, ricca di corresponsabilità, secondouna modalità dialogica in cui ogni soggettosarà stimolato e valorizzato: la solidarietàdel gruppo, senza appiattire l’individualitàe la responsabilità personale. Dovrà essereun metodo appassionato sulle persone e iloro valori! Anche quest’anno l’azione di-dattica e partecipativa della nostra Sedemirerà al raggiungimento delle finalità con-tenute nel nostro Statuto.

Le norme utilizzate (già proposte e re-alizzate durante il primo anno accademicodella nuova Sede) avranno come fondamen-to la diretta partecipazione di ciascuno alleesperienze di ricerca e di intervento, indi-viduali e di gruppo. Sarà dato spazio allanecessaria trattazione teorica dei contenuti,attraverso lezioni frontali, l’impiego dimateriale audiovisivo strutturato apposita-mente, la lettura di testi specifici e critici,l’aggiornamento di esperti dei settori stu-diati. Le uscite, i dibattiti, gli incontri conesperti saranno programmati nel corsodell’anno e saranno validi, se ciascuno ar-riverà a intuire che ogni corso è in sé por-tatore di una sua prospettiva e quindiabbisogna di un completamento personalee didattico per conferire senso unitario allostudio in oggetto. L’Università delle TreEtà dei 5 Reali Siti ha dato il via alle iscri-zioni per il nuovo anno accademico201/2012 presso le proprie Sezioni di Ca-rapelle, Ordona, Orta Nova, Stornara eStornarella. Il grande interesse suscitato

nel precedente anno accademico per la co-stituzione della nuova Sede Unitre su cinquecomuni certamente incontrerà il favore diquanti sentono l’esigenza di aggiornare ilproprio patrimonio di conoscenze e il bi-sogno di socializzare.

Le adesioni sono rivolte a tutte le per-sone che hanno compiuto il diciottesimoanno d’età, senza alcuna distinzione dirazza, religione, nazionalità, condizionesociale, convinzione politica, nel rispettodel principio di democrazia, apartiticitàe aconfessionalità. L’auspicio è che il ter-ritorio accresca il suo sviluppo economico,sociale e culturale, atteso che la culturaè potere.

CORSI A ORTA NOVA

• Animazione teatrale e dialettologia• Arte, ornamento e decorazione• Disegno dal vero• Fisco e famiglia - Diritto• Gastronomia• Il benessere e la comunicazione

con se stessi e con gli altri• Il sapere permanente del vivere sociale• Inglese (1° e 2° livello)• Informatica (1° e 2° livello)• La lettera del territorio• Medicina• Ricamo (anche di mattina)• Potatura e giardinaggio• Musica e canto

CORSI A CARAPELLE

• Tecniche pittoriche• Chitarra• Informatica• Ballo di gruppo• Etica comportamentale (Diritti e Doveri)• Laboratorio di chiacchierino• Educazione ambientale• Creatività

CORSI A ORDONA

• Informatica• Archeologia - Storia dell’arte• Inglese• Economia domestica

Trine e Merletti e Hobbistica)• Ceramica e maiolica

CORSI A STORNARELLA

• Informatica• Medicina• Inglese• Gastronomia• Taglio e cucito• PitturaDECOUPAGE

CORSI A STORNARA

• Scienza dell’alimentazione e ristorazione• Medicina• Informatica• Inglese• Educazione civica

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Nel maggio 2011 “L’Orta Nova cheVorrei” aveva denunciato la grave situa-zione della scuola media Pertini, in fattodi edilizia scolastica sulla sicurezza, oggitorniamo su questa spinosa questione, per-ché da quella data non è cambiato nulla,nonostante il cambio del nuovo sindaco.

La scuola va ricordato che è un benecomune, ma questo qualcuno si dimenticadi esercitare la sua funzione di primo cit-tadino, cioè quella di controllore per quan-to concerne la sicurezza effettiva dellascuola. Nel nuovo plesso, recentementecostruito, ed inaugurato nel gennaio 2011dal sindaco Moscarella, mancano le piùelementari condizioni di sicurezza; perquanto concerne il piano superiore la scaladi emergenza è situata fuori dal plessonel cortile antistante l’edificio. Per di piùlo spazio riservato alla fantasmagoricascala d’emergenza è occupato da un ar-madietto, con lo scopo di nascondere unasituazione inaccettabile. Nei nuovi bagninon sono presenti, contraddicendo le nor-mative comunitarie e nazionali, i serviziper le persone diversamente abili. Trattasidi barriere architettoniche, che rappresen-tano un’autentica vergogna e calpestanoquel sacrosanto principio di rispetto delladiversità, emblema di una società demo-cratica.

Le anomalie non finiscono qui. Perquanto riguarda i soldi pubblici spesi nel2004 per l’adeguamento e la messa insicurezza della Scuola Media Statale“Sandro Pertini” (stanziati dal CIPE euro782.030,83) bisogna interrogarsi circa ilmancato riutilizzo delle finestre, delle portee delle grate (in buono stato) del prece-dente plesso, dato che vi sono ancora plessicaratterizzati da fatiscenti finestre, tappa-relle e grate che vanno cambiate. Che finehanno fatto? Dov’è la sobrietà di una isti-tuzione che ha dei conti pubblici disastrati?Per d i p iù con de l ibera C.C. n . 602/04/2009 si è configurato il progettoper la manutenzione straordinaria dei pi-lastri (del primo piano) della facciata po-steriore del corpo A, con un importo di15,000 ¤ con prestito da contrarre con lacassa Depositi e Prestiti di Roma. Succes-s ivamen te con N . 32652 d i P ro t .10/12/2010 si è dato vita al progetto ese-cutivo degli interventi di completamentoconsistenti nella sostituzione delle porte,dei termosifoni, delle apparecchiature elet-triche e ri-montaggio delle scale di emer-genza con relativa nuova platea di fonda-zione in calcestruzzo armato, con un costopari al 83,750,00 euro.

L’attività di educazione fisica dei nostriragazzi verrà quotidianamente esercitatasu di uno spazio ricoperto di breccia, in-qualificabile e privo di ogni elemento chepossa farlo rientrare nella categoria di‘campetto’. Il 15 settembre 2011 inizieràil nuovo anno scolastico e le perplessità

sono tante, in democrazia vanno sempreposte delle domande, l’informazione è ilsale della democrazia, pertanto riteniamodoveroso per appartenenza alla comunitàortese richiedere informazione, sicurezzae democrazia. Non si era detto che il “ven-to nuovo “doveva rivoluzionare tutto?

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Non ha affatto deluso le aspettative ripostedai tanti che l’attendevano, la grande kermessedella Notte Bianca Ortese, svoltasi lo scorsoagosto.

La manifestazione giunta al suo secondoanno di vita, è stata organizzata dalla Asso-ciazione Prometeo in collaborazione con l’EnteProvincia di Foggia ed il Comune di Orta Nova.

Le iniziative proposte per l’occasione -dai contenuti variegati - si sono susseguite aritmo incalzante, tra Piazza P. Nenni, PiazzettaSant’Antonio, Corso Umberto I, Via Papa Gio-vanni XXIII e Corso Aldo Moro; ribattezzate- per l’ occasione - rispettivamente zona bianca,zona gialla, zona blu, zona rossa e zona verde,nella notte ortese più lunga dell’anno.

Davvero tanti gli spettacolirivolti ad un pubblico entusiastadi tutte le età, tra i quali adappassionare maggiormentequelli messi in scena da artistidi strada, quali Il Circo Equi-librato, Friky, One Man Bande Pink Puffers Band. Non sono,poi, mancate le esibizioni dipalestre e scuole di ballo, gliirresistibili Pio e Amedeo, leband, l’animazione da discoteca,i giochi gonfiabili per i piùpiccoli e gli allettanti puntienogastronomici, letteralmentepresi d’assalto. Risultato: unospettacolo frenetico e coinvol-gente cominciato sabato intornoalle 22 e, svoltosi ininterrot-tamente sino alle 5 della do-menica successiva, quando unfiume umano variopinto nelquale erano presenti numerosefamiglie tutt’ altro che stanchee con tanto di bimbi al seguito, ha cominciatoil suo lento cammino verso casa.

A Giuseppe Todisco, Presidente della As-sociazione Cittadina di Promozione Sociale“Prometeo”, abbiamo chiesto di tracciare unbilancio della Notte Bianca Ortese 2011.

Risposta: “Devo dire che non è stato unparto tra i più semplici! Abbiamo di certo su-perato qualitativamente la prima esperienzadel 2010: lo testimonia la presenza di artistidi grande bravura che, da un lato, hanno saputocatturare l’ attenzione del numeroso pubblico,dall’ altro intercettarne anche il variegato gusto.Pur tuttavia, abbiamo riscontrato l’assenzaquasi totale di importanti figure quali IstituzioniLocali, Stampa ed Associazioni, senza dimen-ticare che paradossalmente protagoniste dellamanifestazione sono state le attività imprendi-toriali della periferia, più che del centro! No-nostante il secondo anno di vita, non ancorasi colgono appieno le potenzialità che un eventocome questo, rappresenta per l’economia delterritorio e di riflesso per ciascuna impresacommerciale. Tante attività ci hanno evidenziatole proprie perplessità, dovendo a loro dire con-tribuire per una manifestazione che offre un

ritorno economico, solo a bar e ad attività diristorazione. Tutto ciò è assolutamente infon-dato, in quanto la macchina organizzativa legataall’evento garantisce promozione e valorizza-zione capillare, di tutte le attività commercialicoinvolte. Se mai occorre da un lato capire,che il ritorno economico si realizza anche neltempo e non solo, nell’immediato. Dall’altro,occorre anche, che le attività arrivino preparatealla Notte Bianca, seguendo i consigli chel’organizzazione propone di attuare. Ad esem-pio nonostante le tante raccomandazioni, anchequest’anno erano davvero pochi quei negoziche nei mesi precedenti hanno pubblicizzatocon appositi cartelli, gli sconti particolari daeffettuare durante la Notte Bianca.

Non nascondo, poi, lo stillicidio a cui siamostati sottoposti noi soci, tornando più voltepresso le varie aziende locali, per ottenerneil contributo economico a sostegno della ini-ziativa. Brutto a dirsi: in alcuni casi ci è sem-brato quasi, di chiederne l’elemosina”.

D.: “Che impegno organizzativo c’è dietrol’Evento Notte Bianca?”.

R.: “Direi senz’altro un grande sforzo daparte di tutti i soci della “Prometeo”, che hannolavorato instancabilmente dietro le quinte sianei mesi addietro sia negli ultimi momentiche hanno preceduto la manifestazione, carat-terizzati da grande fibrillazione. Non dimenti-chiamo,infatti, che l’evento, richiama per lasua importanza l’attenzione e la partecipazionedi migliaia di presenze, provenienti da tuttala provincia”.

D.: “Quali problemi avete dovuto affron-tare?”.

R.: “Un numero enorme di problemi, trai quali la mancanza quasi totale di collabora-zione da parte degli altri soggetti del territorio,cui ha fatto seguito una burocrazia ottusa, senzadimenticare poi i tanti problemi tecnici cuiabbiamo dovuto far fronte fino all’ultimo istan-

te, come il blackout di energia elettrica verifi-catosi intorno alle 21:30 proprio in aperturadi serata, che ha rischiato di far saltare l’ interoevento”.

D.: “Quali aiuti avete ricevuto?”R.: “Provincia e Comune hanno concesso

il loro patrocinio gratuito all’evento, oltreall’utilizzo di 7 gazebo da parte dell’Assessoratoall’Agricoltura della Provincia ed alla conces-sione gratuita di suolo pubblico, corrente elettricae pulizia delle strade, da parte del Comune.Dobbiamo registrare, poi, il forte impegnodell’Associazione Nazionale Carabinieri, delDistaccamento Guardie Ambientali Sezione diOrta Nova e della Croce Azzurra, che ha ga-rantito un attento servizio d’ordine ed un effi-

ciente servizio medico, con proprimezzi ed uomini. Non possiamoinoltre dimenticare l’indispensabileapporto fornito dalla Ditta M. N.Elettric di Vincenzo Mauriello, chein tempi brevissimi ha permessodi risolvere il guasto elettricoverificatosi, consentendo l’avviodella Notte Bianca. A tutti lorova naturalmente il nostro piùsincero ringraziamento, per avercisostenuto e per aver creduto nellanostra iniziativa”. D.: “Sappiamo che l’EventoNotte Bianca 2011, comprendeanche alcune iniziative paralleleattualmente in cantiere: di che sitratta?” R.: “Come già accaduto perl’ edizione 2010, anche per quellaappena trascorsa saranno realizzatiun filmato ed un opuscoletto,

riassuntivi dell’ intera manifestazione.L’opuscolo in particolare a diffusione capillare,riporterà le entrate e i costi legati all’evento,in linea con lo spirito di trasparenza che muovela Prometeo”.

D.: “Presidente, ci sarà una terza edizionedella Notte Bianca Ortese?”

R.: “Se dovessi rispondere sull’ondadell’emozione attuale, dovrei dire di no, pertutta una serie di considerazioni che credo sianoemerse molto chiaramente, nel corso di questastessa intervista! Pertanto mi limiterò a rispon-dere, che valuteremo molto attentamente inseno all’Associazione questa possibilità per ilfuturo, che dovrà, però essere accompagnatada un reale cambiamento di rotta da parte ditutti i soggetti attivi, di questo territorio”.

Che dire? Ci auguriamo che questo cam-bio di rotta auspicato dal Presidente Todiscopossa attuarsi, perchè manifestazioni comela “Notte Bianca” o l’indimenticata “Antennad’Oro”, tornino a rappresentare la voglia difare e di riscattarsi di questo paese e nonsolo immagini sbiadite nella memoria, di untempo che fu.

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La comunità di Stornara, come ormai ar-cinoto a tutti, è orfana del sindaco e di tuttala Giunta comunale, quindi il governo ordinariodel paese è passato nelle mani del commissarioprefettizio, fino a quando verranno indettenuove elezioni comunali. Amministrazioneordinaria vuol dire che si possono prendereprovvedimenti e decisioni di poco conto, nienteiniziative e progettazioni di nessun tipo tesea sviluppare lo stato delle cose pubbliche. Stor-nara necessità invece di interventi radicali perrecuperare ciò che non si è fatto per un incre-dibile immobilismo governativo. Ora che ilpaese è senza Governo normale si è costrettia navigare in mezzo a un mare di difficoltàcon una macchina comunale alla quale è statoinserito il “pilota automatico”. Ciò penalizzafortemente tutta la comunità (già oggi il Co-mune commissariale, per grave deficit di cassa,ha emanato un’aggiunta della tassa sui rifiuti).

L’indignazione generale nel paese è diven-tata palpabile, rivolta in particolare contro co-loro che erano stati eletti come amministratoricomunali. Questi, invece, dopo un paio d’annidall’elezione, per delle beghe da galline dipollaio, si sono scontrati fino a rompere il“giocattolo” che avevano conquistato. Eppuregli stornaresi nutrivano forti speranze in questaGiunta, confidavano nelle capacità del sindaco,avv. Silba, e nei suoi collaboratori; ma questepersone, elevate a personaggi pubblici, neifatti si sono dimostrate fragili e litigiose, in-capaci a superare le loro divergenze interne.Forse ignoravano che nell’amministrazionepubblica le problematiche connesse ad interessiconcreti creano tensioni e discussioni a nonfinire? È stato commesso un gravissimo errore:quello di rompere e mandare tutto per aria;bisognava cercare in ogni modo di far prevalerela ragione, l’interesse e le aspettative sacrosantedel paese. Occorreva superare le diatribe per-sonali, mettendo da parte i risentimenti e ipersonalismi eccessivi, grazie anche alla forzadella mediazione ad oltranza. Ora Stornara silamenta di essere rimasta orfana di sindacoe Giunta e, per di più, deve pagare profuma-tamente anche i commissari mandati dal Pre-fetto con le esigue casse comunali. Molti cit-tadini si sentono traditi dai loro stessi figli,fratelli, amici e parenti, persone che avevanoeletto per governare il bene comune pubblico.

Oggi, a distanza di oltre due mesi dal di-sastroso botto avvenuto nel Municipio di Stor-nara, la gente comune fa molta fatica a capirecosa sia successo esattamente, nonostante inumerosi comizi pubblici che si sono susseguiti,nei quali ognuno spiegava le proprie ragioni.Ovviamente ognuno dei protagonisti raccontastorie diverse e contrastanti, addossando aglialtri tutte le colpe; ma il gran blaterare pubblicoe privato su questo argomento non fa altroche aumentare l’offuscamento della verità.Con un deprimente risultato: tutti hanno ragionee nessuno è colpevole di quanto è successo.

In questa triste pagina di storia pubblicastornarese l’unica misera consolazione è ilfatto che non si sta vociferando di “tangentie querele”, e così Stornara non si allinea alnoto e triste filone di corruzione oggi imperantenella società italiana. Tuttavia, dividersi suquestioni di appalti significa pure che elementi

di interessi pratici da parte di qualcuno nonerano assenti; non vi pare? Ma su questo puntosorvoliamo. Rimane che Stornara è stata privatadella sua testa politica, è sotto choc, fa unagran fatica a riprendersi e non riesce più adorientarsi, perché senza testa è impossibileragionare. Peraltro è noto che gli stornaresiper motivi caratteriali, storici e culturali, sonoinclini alla pazienza e alla rassegnazione, sannoaspettare che la bufera che si è abbattuta sulloro paese perda tutta la sua virulenza distrut-tiva. “Sanno aspettare sulla riva del fiume pervedere passare i cadaveri dei loro nemici” (mas-sima di Mao Tse Tung). E poi non credonotroppo alle Istituzioni pubbliche, preferisconoarrangiarsi da soli pensando che il Municipiosia un optional di cui si può fare anche a meno.La loro più spiccata caratteristica è quella diun atavico menefreghismo che si trasfigura inuna pericolosa mancanza di senso di apparte-nenza. Facciamo ora una breve riflessione in-torno a quanto è successo alla Giunta, andandooltre i luoghi comuni circolanti nel paese, dovequalcuno, in stretto dialetto, va dicendo: “nonhann spartouto suzz”, oppure: “ma che vi cre-dete, sopa au municipie si vace sulo per fà iinteressi proprie”, basta vedé come a Sturnaresann sistemati buon i siniche du passeat”. Ri-conosciamo che dette voci di popolo sono al-quanto maliziose, però un vecchio adagio so-stiene che voce di popolo, voce di Dio. Noici dissociamo da queste malignità spicciole ein libertà, pensiamo invece di poter attribuireagli ultimi Amministratori pubblici gravi re-sponsabilità, per un loro scarso senso delleproporzioni e delle misure. Come una mancanzadi capacità a valutare a priori i pro e i controdi una loro decisione. Per esempio, essere trop-po diretti e testardi non paga, è solo contro-producente, serve soltanto a produrre effettidirompenti che non sono utili a nessuno. Megliogli atteggiamenti soft e diplomatici, servirsidi mediazioni oppure lasciar decantare uno

spinoso problema per riprenderlo quando glianimi si sono raffreddati. In un articolo il fa-moso politologo e saggista Angelo Panebiancoscrive: “...nei nostri politici c’è una grave ca-renza di vera Conoscenza, molti ignorano che“il Benessere, la Libertà, i Rapporti civili or-dinari e tutti i Beni della civiltà moderna, sonoin larga misura il prodotto dell’accumulazionee la diffusione della Conoscenza”. La mancanzadi conoscenza è causa di grave carenza di buonaeducazione, oltre che di un’insopportabile in-tolleranza e prepotenza verso chi è altro danoi; elementi che generano relazioni socialiestremamente difficili e conflittuali. L’antidotoa questi gravi problemi comportamentali èapprendere l’arte della buona politica che con-siste nel saper sopprimere o moderare i nostriistinti primordiali, facendo prevalere la ragionee il buon senso, che sono mezzi prodigiosi ecostruttivi. Però, in qualsiasi situazione è fon-damentale per un uomo non perdere mai ilpunto di vista dell’altro, il quale sarà sempree necessariamente differente dal nostro. Perconcludere, viene lecito sospettare che a de-terminare la messa in liquidazione della GiuntaComunale di Stornara abbiano agito fattori ditipo culturale e comportamentale; meriterebberoinvece maggiore considerazione e rispetto queiValori e Principi che gli uomini hanno accu-mulato attraverso i secoli attraverso tante espe-rienze negative. Infine va precisato che quandouna persona onesta e responsabile decida diinventarsi politico dovrebbe in primo luogoaccettare l’idea di dover svolgere un “serviziosociale”, senza credere di intraprendere unacarriera che porta prestigio personale e fami-liare, oltre ad un possibile arricchimento. Risultainvece che molti politici nostrani si buttanonell’avventura politica credendo di andare a“comandare e non a servire”, assumendo i mo-delli negativi dei tanti politici che occupanole varie istituzioni pubbliche nazionali e regio-nali.

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Per capire l’evoluzione che ha avutol’enorme voragine del debito pubblico delnostro paese, è necessario partire da lontano.Dopo la seconda guerra mondiale l’economiaglobale aveva cominciato a crescere rapida-mente, trainata dalla locomotiva americana,e dal prezzo del petrolio che permetteva diprodurre energia a basso costo. Negli anni‘50 il nostro era un Paese molto più poverorispetto alla Francia e alla Germania, peròsostenuto dai bassi salari che davano la pos-sibilità di un vantaggio competitivo nel con-testo internazionale. Una situazione favore-vole che permise all’Italia, in circa vent’anni,di triplicare i redditi degli italiani e di svi-luppare sia il settore industriale che quellodegli investimenti. Certamente non avevamoi redditi di Francia o Germania, ma ci era-vamo avvicinati a loro con una velocità direiimpensabile. Inizia così il nostro camminopost-bellico, con un boom economico, perapprodare in seguito agli anni della svalu-tazione della lira, agli anni dell’inflazionefino all’inarrestabile crescita del debito pub-blico. Tutta l’Italia era cresciuta, anzi, alSud la crescita era stata ancora più rapidache al Nord, dovuta soprattutto al flussomigratorio dei tanti operai meridionali cheriuscivano a mandare alle proprie famigliegran parte del loro stipendio. In poco piùdi cinque anni, tra il ’68 ed il ‘73 il livellodel salario degli operai raddoppiò, ma nellostesso momento la competitività, che era ilnostro punto di forza, iniziò la sua fase ca-lante. Nello stesso periodo i Paesi produttoridi petrolio decisero di ridurre le loro espor-tazioni verso i Paesi occidentali procurandoun’impennata dei costi di produzione. I go-vernanti di allora non operarono con riformeefficaci tali da affrontare la gravità dei pro-blemi del momento. Essi preferirono imboc-care la strada sicuramente più semplice dapercorrere e sbrigativa da applicare nel breveperiodo, ma che in seguito si dimostreràdisastrosa nel medio e lungo termine. Le

imprese che erano impossibilitate ad affron-tare sia i costi del lavoro che quelli dell’e-nergia vengono puntellate con l’interventodello stato. Si riuscì a salvare, con questometodo, chi aveva più voce e chi portavapiù voti. Inoltre chi non ricorda, si fa perdire, il deficit previdenziale causato dallefalse pensioni, false disoccupazioni salarialie premi di maternità non spettanti? Eranointerventi per occultare la piaga della di-soccupazione in cui si trovavano tuttid’accordo: partiti politici, istituzioni e forzesociali. Ad aggravare il tutto contribuivauna classe dirigente formata da un partitodi maggioranza relativa che di volta in volta,si sceglieva il “complice” di turno, prontoad imporre nuove condizioni. Quindi unapolitica debole, che per reggersi dovevaaccontentare tutti e non scontentare nessuno,rimandando ai posteri quelle riforme neces-sarie, definite impopolari. Nella logicadell’aiuto statale, nel 1975 viene introdottoil criterio della “scala mobile” estesa a tuttii lavoratori i quali vedevano crescere i lorosalari ma nello stesso tempo entravano inuna spirale inflattiva che causava un indi-scriminato aumento dei prezzi. A questopunto scatta una “geniale” idea: usare lasvalutazione della lira come vantaggio com-petitivo verso quei Paesi in cui esportavamoi nostri prodotti. Ma si trattava solo di untrucco e perciò durò finché altri Paesi, nostriconcorrenti, ne fecero uso ed ecco per ma-gia, svanire il vantaggio. Per alcune grandiimprese, non votate all’innovazione, le dif-ficoltà aumentarono e quindi furono aumen-tati il sistema degli aiuti dello stato, conla cassa integrazione guadagni e valanghedi prepensionamenti. Il colpo fatale arrivanegli anni ’90 con l’inchiesta “Mani Pulite”ed un debito pubblico ormai alle stelle conuna conseguente perdita di competitivitàtale, fino a costringere l’Italia a svalutarela lira, ed uscire dal Sistema monetarioeuropeo. In queste condizioni drammatiche,

il Governo Amato tentò di ridurre il debitopubblico con un “salasso” di 90 mila miliardidi lire, e Ciampi continuò l’opera siglandoun accordo con i sindacati. Siamo giuntinel 2011, il nostro debito pubblico, riportatodagli organi di informazione, così comeconfermato dagli addetti ai lavori, è ancoramolto elevato, soprattutto per un Paese chenon cresce. Nel contempo i nostri governantie maggiorenti politici vanno avanti con vec-chi sistemi ormai collaudati e che gli esitisono sotto gli occhi di tutti. Si procede conil solito metodo del mero tatticismo politicoe prestando la massima attenzione al con-senso della propria base elettorale, anzichéportare avanti riforme atte a tutelare gliinteressi di tutti e del Paese. Non ho alcunaintenzione di reputarmi un esperto di eco-nomia ma come libero cittadino ho il dirittoed il dovere di far rilevare ai signori dellapolitica, quelle anomalie tanto enormi daessere notate anche dal cittadino comune.Credo che sia arrivata l’ora, anche se conampio ritardo, di spiegare a tutti gli italianida parte dei politici, ed in particolare dachi ha responsabilità di governo, che la si-tuazione economica della nostra amata Italiaè gravissima. Il tempo, “del tutto va bene”,“la crisi è ormai alle spalle”, “abbiamo unaeconomia solida”, “ci sono evidenti segnidi ripresa”, si può dire che è finito! E’ giuntoanche il momento, per esempio, di soppri-mere una volta per sempre quella miriadedi enti inutili e parassitari che sono il verobubbone della spesa pubblica, e combatterecon ogni mezzo il mondo degli evasori edi coloro che, malgrado tutto riescono ancoraa sorridere. Il treno colmo di bugiardi, diincalliti faccendieri e dei parassiti di statoè giunto ormai al capolinea. Tutti noi, nes-suno escluso, dobbiamo presentarci munitidi validi credenziali al capezzale della nostraItalia, molto malata e gravata da un debitopubblico impressionante.

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Se non ricordo male proprio il defuntoParroco don Ugo Gentile, grande Predi-catore, ripeteva in occasione della Festadedicata alla B.V.M. dell’Altomare che:“Di fronte a questa Immagine Sacra dellaMadonna, non possiamo che prendereMaria tra le cose più care, proprio comefece l’Apostolo Giovanni sotto la Croce,e santificarci nel grembo della Verginedi Nazareth, aiutati dalla Preghiera delSanto Rosario”. Ebbene non possiamodimenticare la storia, la cultura, l’ affetto,la pietà popolare alimentati dall’ Imma-gine Antica della Vergine dell’ Altomare.Non possiamo dimenticare i tanti devotiche di fronte a questa Immagine hannopregato e meditato i Misteri che la stessaVergine Maria come Madre meditava,affidando, pure a Lei dolori e sofferenze.Non possiamo relegare tutto ciò, comealcuni vorrebbero, nel dimenticatoio diun ripostiglio o chissà dove, oggi giaceabbandonata l’Antica Immagine dell’ Al-tomare. A tal proposito va ricordato chedi recente, l’Ortese aveva raccolto la vocedei pellegrini di Andria, lanciando al Par-roco ed allo stesso Vescovo, l’appello“inascoltato” a volersi prodigare per unrecupero ed una più dignitosa collocazionedell’Immagine acquistata e donata da Ma-rietta Balsamo, alla Chiesa locale. A di-stanza di pochi mesi, dispiace purtroppoconstatare che nulla sia accaduto in questofrangente. Non solo, ma le stesse AutoritàEcclesiastiche locali si sono affrettate aliquidare le “giuste rivendicazioni” deifedeli come fastidiose ed inutili lamentele.Di tutt’altra idea restiamo convinti, ricor-dando la presenza tra le Fonti del DirittoEcclesiastico del Canone 1190 & 92 checosì recita: “Le Reliquie insigni, comepure quelle onorate da grande pietà, nonpossono essere alienate validamente in

nessun modo né essere trasferite, in mododefinitivo...”. Registriamo. Infine, da unlato, l’esigua partecipazione di devoti edin modo particolare dei pellegrini prove-nienti da Andria - Barletta, in occasionedella Solenne Festività della Madonnadell’Altomare; dall’altro il forte sensod’imbarazzo, causato dall’esposizione didue Immagini (entrambe copie) della stes-sa Madonna dell’Altomare, che hannosuscitato forti perplessità ed anche qualchemomento di irriverente ilarità da partedegli stessi fedeli, non sapendo quale fossel’Originale dinanzi al quale rivolgere leproprie suppliche!

Ci domandiamo perché non esporrea questo punto, anche l’Immagine Origi-nale accanto alle due copie in occasione

della stessa Festività. Concludiamo, inol-tre, rivolgendo l’ennesimo appello deidevoti di Andria indirizzato al Vescovodella Diocesi di Cerignola - Ascoli Sa-triano perché, al termine del suo mandatovoglia adoperarsi, affiancato dallo stessoParroco uscente dell’Altomare don Russo,in modo energico e risolutivo sulla que-stione; lasciando vivo in tutti i fedeli ilricordo di un’Opera Pastorale, sollecitaed attenta ai bisogni del suo Popolo. Maal tempo stesso i fedeli di Andria avver-tono: “Se non sarà dato un segnale fortedi discontinuità con le posizioni in passatoassunte, faremo partire una clamorosaprotesta tra Andria, Barletta ed Orta Nova,rivolgendoci direttamente a Roma pressola Santa Sede”.

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Malgrado le tante belle promessesbandierate da più parti, concernenti unrapido intervento per risolvere definiti-vamente il problema amianto che afflig-ge tra le tante realtà anche il piccoloComune di Stornara, nulla di nuovo sem-bra profilarsi all’orizzonte! Restano in-tegralmente intatti con il loro carico dimorte, i due capannoni situati in pros-simità del Cimitero, tra i quali sorgeun complesso edilizio, di recente costru-zione, abitato da numerose famiglie.Già nello scorso numero, l’ Ortese avevalanciato l’allarme peruna serie di morti pocochiare che si sono ve-rificate a Stornara negliultimi anni, dietro lequali ci sarebbe il fortesospetto di patologiet u m o r a l i l e g a t eall’eternit ed alla pre-senza di agenti forte-mente inquinanti, ri-versati illecitamente interreni agricoli di pro-prietari compiacenti delluogo. A causa dellapausa estiva, non è statopossibile raccogliere inmerito alla vicendaamianto le dichiarazionidel Commissario Pre-fettizio, attualmente inc a r i c a n e l p i c c o l ocentro. Ci riserviamonaturalmente di inter-vistarlo, nelle prossimesettimane. Nel frattempo cresce a Stor-nara il forte stato di apprensione, in par-ticolare negli abitanti del ComplessoEdilizio “San Rocco”; i quali nella primesettimane di agosto a causa del fortevento, hanno assistito impotenti alla for-mazione di una vera e propria nube tos-sica, sprigionatasi dalla copertura in eter-nit di uno dei due capannoni che - neifatti - inglobano l’intero complesso edi-lizio. Il capannone, di proprietà di Ama-lia Madamma, presenta la copertura ineternit danneggiata in più punti, nei qualiper evitare alle lastre d’amianto di volarvia sono stati sovrapposti dei blocchidi tufo. Ed è proprio dalle varie crepedella copertura, stando alla ricostruzionefornita dagli stessi residenti del luogo,che si sarebbe sprigionata la pericolosanube tossica di polveri d’amianto, ali-mentata da un forte vento. Alla stessahanno assistito attoniti i proprietari degli

immobili circostanti, che non hanno po-tuto far altro che barricarsi in casa conle famiglie, attendendo che il vento ca-lasse e la stessa nube, brutto a dirsi mavero, si disperdesse seminando il suovelenoso carico, su tutta Stornara. Ilfenomeno si è ripetuto nell’ arco di piùgiorni, lasciando segni visibili di deva-stazione sul tetto dello stesso capannone“incriminato”. Interpellata dalla nostraredazione, la signora Madamma si diceletteralmente esterefatta per tutto il cla-more che tale vicenda sta suscitando,

tra i suoi concittadini. E assicura: “Nonintendo affatto venire meno alle mieresponsabilità, pertanto provvederò quan-to prima a far smantellare la coperturain eternit, presente sul mio capannone.La stessa sarà poi sostituita, da pannellifotovoltaici. A tale proposito mi sonogià rivolta a diversi Istituti di Creditoper valutare la necessaria copertura fi-nanziaria, che l’operazione necessita.Naturalmente tutto ciò, richiede dei tem-pi di attuazione: è impensabile dar corsoalle pretese attuali del Comune, che miha imposto di provvedere alla bonificadell’ area in soli 15 giorni! Vorrei poisottolineare che il capannone è statocostruito circa trent’anni fa, con quegliaccorgimenti che allora sembravano ipiù idonei per l’epoca, compresa la co-pertura in eternit. Tutto ciò evidenziala mia più assoluta buona fede, rispettoa tutta questa vicenda che qualcuno ha

voluto montare ad arte, ai miei danni!Ritengo false le notizie concernenti

la stessa imminente pericolosità derivantedal mio capannone, in quanto la relativacopertura in eternit, è assolutamente in-tegra.

Non capisco perché tanto accanimen-to nei miei confronti, dal momento cheesistono svariati capannoni proprio aStornara, nei quali è visibile l’utilizzodi eternit (proprio in prossimità del ci-mitero, oltre al mio vi è un altro capan-none adibito a magazzino di prodotti

ortofrutticoli, tanto perfare un esempio), e che,a quanto pare, si fingedi non vedere, come allostesso modo si preferiscenon guardare ciò cheaccade in alcuni terreni!Chiedo pertanto ai mieiconcittadini di smorzarei toni rispetto a questav i cenda , che mi haprofondamente ama-regg ia ta . Denunc iòpubblicamente il climadi forte tensione, creatosiintorno a me ed alla miafamiglia! Da diversotempo, riceviamo tele-fonate di ingiur ie eminacce, nel cuore dellanotte: è ora che tutto ciòfinisca! Mi sono perciògià rivolta ad un legalee, provvederò quantoprima a sporgere de-

nuncia presso i Carabinieri”. Come giàdetto, l’Ortese tornerà nuovamente giànel prossimo numero, sulla questione.

Nel frattempo, si annunciano inizia-tive di protesta fra gli stessi abitanti delposto, stanchi di essere presi in giro ri-spetto ad una questione così delicata,che pone in primo piano la salvaguardiadell’incolumità dei propri cari. In parti-colare, la nascente Sezione locale di do-natori Fidas farà partire nel mese di set-tembre una massiccia raccolta di firmeda inviare al Prefetto di Foggia, perché,da un lato, si provveda nell’immediatoa monitorare la presenza di tutte le strut-ture in eternit presenti a Stornara, chie-dendone ai proprietari la completa boni-fica. E dall’altro, perché si faccia, quantoprima, piena luce sulla lunga serie dimorti sospette che da qualche anno sistanno verificando nel paese, in un climadi generale indifferenza!

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Una delle protagoniste dell’estate 2011nei comuni dei Cinque Reali Siti è statasenz’altro la musica: decine, infatti, sonostate le serate dedicate a concerti di bandlocali e non, in grado di allietare le torrideore trascorse dai cittadini tra le vie deicentro urbani, alla ricerca spasmodica diun po’ di refrigerio.

Ad Orta Nova, ad allestire il cartellonede “Orta Nova Festival” sono stati la neoinsediata Amministrazione Comunale, at-traverso l’intervento del prof. Lorenzo Ciuf-freda, designato come direttore artisticodelle manifestazioni, nonché l’organiz-zazione eventi “Luca Show” eventi, conla collaborazione di numerosi sponsor eimprese commerciali della centralissimaPiazza Pietro Nenni.

Il via si è avuto il 6 Agosto con unaserata improntata sul rock, grazie alla mu-sica degli Abbey Road, cover band deiBeatles, sulla festa della birra e su un“rombante” motoraduno.

In seguito davanti a Palazzo di Cittàe bar si sono alternati svariati complessi,come No Name, Willy Wonka e Sogni diRock ‘n’ Roll; è tornata poi la proiezionedi un lungometraggio (“Benvenuti al Sud”)in Largo Gesuitico, così come è tornata“Orta Nova Rock Festival”, una vetrinaorganizzata dall’associazione Arte Nova,destinata a far conoscere band emergentinel panorama locale e a premiare le eccel-lenze musicali del territorio (a ricevere glionori sono stati quest’anno gli ortesi Gianni

Iorio, Nicola Maffione e Salvatore Zicolillo,maestro della corale cittadina), con la spe-ciale partecipazione del famoso chitarristaLuca Colombo.

Nella vicina Stornarella clou degli eventiè stata la Notte Bianca, organizzata in oc-casione della festività patronale il 13 Agosto:prima c’è stato il concerto dei Matia Bazar,con la splendida voce di Silvia Mezzanotte,poi lo spettacolo pirotecnico ha dato il viaa una notte di musica (con le più promettentiband locali e, come ospite d’onore, il can-tante Mau dei Metalmeccanici, vincitoridella trasmissione tv “Stasera è la tua sera”)e artisti itineranti di strada. Il festival “RealiSiti Tango e Jazz” e le sagre della mozzarellae dei cavatelli di grano duro hanno comple-tato un programma all’insegna del diverti-mento e della buona tavola.

Anche Carapelle ha fatto da scenarioalla Notte Bianca, organizzata da un comi-tato folto di giovani entusiasti, con migliaiadi persone provenienti da tutta la Capitanata(e non solo), pronte a riversarsi nelle stradedel piccolo comune per ballare, ridere egustare le bontà locali: sugli scudi la pizzicasalentina del gruppo popolare Lu RusciuNosciu e il noto dj di M2O Provenzano,capace di far scatenare i giovani con lehit del momento.

La sagra dei cavatelli e dell’anguria(organizzata dalla Proloco), la prima tappadella gara per giovani cantanti “FestivalMare e Monti Dauni”, un reading teatraleorganizzato dalla compagnia foggiana Cer-

chio di Gesso e le celebrazioni per la ri-correnza del 150° dall’Unità d’Italia (mostradocumentaria, proiezione di un film-documento e dibattito presieduto da Gen-naro De Crescenzo, presidente del Movi-mento Neoborbonico) hanno completatoun tabellone di eventi accattivante ed ete-rogeneo.

Povia è stato il mattatore della festapatronale di Stornara, tornando così nellanostra provincia dopo il successo delloscorso anno a Ordona. Ricco di eventi ilprogramma stilato dal commissario prefet-tizio, il dott. Mazzia Sergio, nominato dopola caduta dell’amministrazione Silba a iniziogiugno: torneo di calcetto, degustazionedi prodotti tipici, proiezione di film, sagradell’orecchietta, mostre di arte e pittura espettacoli per bambini hanno animato ilpaese devoto a San Rocco.

Il noto cabarettista Pino Campagna ha,invece, conquistato Ordona durante i festeg-giamenti per il santo patrono Leone, conun show esilarante di battute, gag ed imi-tazioni; a completare gli eventi nella cittàdegli scavi ci sono state le sagre della por-chetta e dei cavatelli con la rucola, il con-certo della Orchestra Casadei e numerosigiochi e spettacoli per bambini.

È stata quindi un’estate ricca di eventie manifestazioni anche per i nostri piccolicomuni, a testimonianza di come sia pos-sibile, con l’aiuto di tutti i cittadini, riuscirea organizzare serate all’insegna del diver-timento e del buon umore.

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Il trio ha presentato un programma in-teramente dedicato al Jazz Manouche, ge-nere reso celebre dal grandissimo chitarristaDjango Reinhardt, che è consideratol’ideatore e suo massimo esponente e cheha saputo unire ingegnosamente l'anticatradizione musicale zingara del ceppo deiManouches con il jazz americano.

Il frutto di questa unione è un genereche coniuga armoniosamente la sonoritàe la creatività espressiva dello swing deglianni trenta con il filone musicale del valsemusette francese ed il puro virtuosismotzigano.

La felice performance dei tre musicistiha saputo rendere al meglio l’urgenza el’eleganza espressiva propria del jazz ma-nouche, declinandola con le atmosfere den-se tipiche della rumba gitana (genere gipsyparente del flamenco, tipico del sud dellaSpagna) ed i diversi filoni della musicalatina (tango, valzer musette e bossanova)proponendo, in modo mirabile, classicidel genere ed alternandoli con brani dicomposizione propria. Uno spettacolo dav-vero unico: un concerto che ha sbalorditoper la ritmica incalzante e le sonorità av-volgenti dei brani, nonchè per la straordi-naria maestria dei tre artisti. Assai foltoe attivamente par-tecipe il pubblicopresente, che inte-ragiva con i musi-cisti battendo il rit-mo e che applaudivaad ogni improvvi-sazione e/o varia-zione virtuosistica.Il 2 agosto è stata lavolta, invece, deltango di tradizioneargentina con i So-listi dell’OrchestraTipica intitolata adAlfredo Marcucci,grandissimo bando-n e o n i s t a i t a l o -argentino scomparsolo scorso anno. Ilquartetto formato daitorinesi Ciro Cirri alcontrabbasso, Va-lentina Nauseo alviolino e i foggianiPasquale Stafano alpianoforte e GianniIorio al bandoneon,h a p r o p o s t ol’indimenticabileconcerto “Noche deTango”nella sugge-s t i v a e g r e m i t apiazza Duomo. Lospettacolo ha intesocondurre lo spetta-

Rendere piacevoli e suggestive e, qual-che volta, indimenticabili le serate estiveè diventato impegno ed occupazione diogni Pro Loco che si rispetti e che tengaa coniugare, in contemporanea, tradizionee folklore, modernità ed avanguardia, nelcontesto socio-culturale di riferimento.

È il caso dell’estate di Stornarella, Co-mune dei Cinque Reali Siti, con le sueormai consuete “Notti Magiche”, edizione2011, con cui ha allietato le lunghe oreserali dei cittadini, da metà luglio a fineagosto, anche con eventi di sicura valenzaculturale e di grande richiamo oltre i confinidei territori dei cinque reali siti e dintorni.

Sarebbe troppo lungo e noioso elencarei numerosi gruppi musicali e band che sisono esibiti nelle varie locations stornarel-lesi, serata dopo serata, come da program-ma. Interpreti di vari generi musicali, du-rante le tiepide e/o torride serate estive,hanno incuriosito, attratto, divertito, coin-volto ed emozionato spettatori di tutte leetà e di ogni gusto musicale. Il mese diagosto, cuore caldo dell’estate, si è apertocon un evento davvero eccezionale: la se-conda edizione del festival Reali Siti inTango & Jazz. Il Festival, fortemente volutodall’Amministrazione Comunale di Stor-narella e patrocinato dalla Provincia diFoggia, si è avvalso della direzione artisticadei musicisti Pasquale Stafano e GianniIorio, tenaci sostenitori e promotori delladiffusione della cultura musicale, ritenen-dola una delle maggiori risorse in gradodi qualificare al meglio il territorio e sullaquale valga la pena, oggi più che mai,investire a piene mani. Molti, infatti, glisponsor che hanno dato il loro incisivocontributo in termini di entusiasmo, di fi-ducia e non solo. Così, per il secondo annoconsecutivo, nelle suggestive locationsdel piccolo centro, si è realizzato una “duegiorni” di grande musica, capace di richia-mare pubblico da ogni dove, grazie ad uncartellone di tutto rispetto, ampiamentediffuso e capillarmente comunicato ai mediada un solerte ed efficiente ufficio stampa.

Il festival, dopo aver presentato lo scor-so anno, nella prima edizione, ben 13 artistie aver registrato più di 1500 spettatori nei3 concerti realizzati, con nomi tra i piùimportanti del panorama jazz internazionale,anche nella seconda edizione ha presentatosul palco nomi intriganti ed importanti inuna breve intensa rassegna, ma ricca, vivaed innovativa.

La presenza di artisti straordinari chevantano palcoscenici internazionali e, diconseguenza, la qualità delle proposte of-ferte ha quadrato il cerchio alla grande.Il 1° agosto si è esibito l’“Umberto Vig-giano Trio”, con Umberto Viggiano allachitarra solista, Franco Speciale alla chitarraritmica, Pierluigi Balducci al basso acustico.

tore, attraverso un avvincente viaggio mu-sicale, nell’universo sensuale del tango tra-dizionale, con un’esecuzione originale emai scontata dei più celebri brani dei grandicompositori italo argentini degli anni ’30e 40’ come Annibal Troilo, Osvaldo Puglie-se, Francisco Decaro, Juan D’Arienzo, Car-los Di Sarli e, ovviamente, del massimoesponente del tango nuevo: Astor Piazzolla.Ad accompagnare le passionali note delquartetto due artisti, che sono consideratitra i più grandi maestri e ballerini di tangoal mondo: gli argentini Sergio Natario eAlejandra Arruè. I due hanno stregato ilpubblico per l’eleganza e l’apparente sem-plicità delle loro movenze, intrecciate apassione e sensualità, con cui hanno eseguitole figure più complesse della loro arte.Una serata di musica d’elite, di suggestioniforti, di atmosfere emozionali ed emozio-nanti. Lo spettacolo è stato seguito ed am-piamente apprezzato non solo dagli spettatoridei Comuni dei Cinque Reali Siti, ma anchedai numerosi cultori del genere provenientidalle città vicine, fin dall’alto barese. Gran-de la soddisfazione dei musicisti per il suc-cesso ottenuto e soprattutto la certezzadegli organizzatori che il festival continueràa crescere ed a farsi strada negli anni a

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venire. Altro grande evento stornarelleseè stata la festa Patronale che ha avuto, comesempre, oltre ai momenti tipici della festi-vità puramente religiosa, serate di bella egrande musica.

Interessante e grandemente applauditoil concerto lirico sinfonico del complessobandistico Città di Bitonto, che precedutoda un folto gruppo di bellissime Majorettes,ha svegliato allegramente e ritmicamenteil paese nel mattino del primo giorno difesta.

Durante la serata, smessi gli abiti dellaspensieratezza e dell’allegria, sul bel piazzaledella chiesa, ha spaziato con immutata bra-vura dal melodramma a temi più propria-mente sinfonici, per concludere conl’operetta e brani corali. Di buona levaturaartistica i cantanti: il baritono ed il sopranoche hanno entusiasmato gli spettatori perla leggiadria delle loro performances. Maancora grande musica e grandi artisti hannocoinciso nel suggestivo concerto dei MatiaBazar, grande “marchio di fabbrica”nell’universo musicale nazionale ed inter-

nazionale. Gli artisti si sono esibiti davantiad una marea di pubblico proveniente datutto il circondario con la talentuosa SilviaMezzanotte, l’artista che vanta la voce cheforse è in assoluto quella che meglio si ar-monizza con i virtuosismi musicali del grup-po, da sempre sulla cresta dell’onda. Dueore di spettacolo e di completo coinvolgi-mento emotivo, segno di artisti che sannoben rispondere alle aspettative di un pub-blico di massa e sanno brillantemente inte-ragire con esso. Terminato il concerto, tuttiad ammirare i fuochi pirotecnici, che segna-vano la fine dei festeggiamenti dei SantiPatroni e l’inizio della “notte bianca”. Unanottata intera all’insegna della musica,dell’allegria e del divertimento: “La notteè fatta per ballare” in Largo Mazzini, unadiscoteca all’aperto dove giovani e menogiovani si sono letteralmente scatenati alritmo di ogni sorta di ballo; ma anche“Atmosfere musicali” in Largo Risorgimento... e così via fino alle prime luci dell’alba.

Non sono mancate nel lungo svolgersidelle “Notti magiche” serate “a tema”, per

così dire. Infatti ci sono state, non solo serate,ma anche interi pomeriggi dedicati allo Sported agli sportivi: dal “festival dello sport”al “raduno di auto e moto d’epoca” che havisto una massiccia partecipazione di veicolidel “tempo che fu”, tra l’interesse, la curiositàe lo stupore di giovani e meno giovani.

Grande attenzione è stata dedicata anche al divertimento dei più piccoli: dalla ri-produzione dei “giochi della vecchiagioventù” all’“Abracadabra Show”, cheha visto, per parecchi pomeriggi, il pienonedi bambini vocianti accompagnati da ge-nitori e nonni in affanno dietro di loro“Bimbi in Festa”.

Non potevano mancare e quindi nonsono mancate le serate propriamente dedi-cate al gusto ed al folklore; infatti nonpoteva non esserci la sagra dei cavatellidi granasso né quella dell’olio aromatizza-to... Un‘estate quindi tiepida all’inizio, masicuramente torrida alla fine e non soloin termini metereologici, che ha sicuramenteaccompagnato con gusto, musica, allegriae divertimento tutti gli stornarellesi.

Nella calda serata del 2 agosto, a Stor-narella, nello scenografico piazzale duomo,si è svolto un mini saggio-concerto degliallievi della scuola di musica di pianofortedel Maestro Pasquale Stafano, membrodell’Associazione Musicale “Nuevo TangoEnsable”. Si sono esibiti gli allievi chesi sono distinti, per i brillanti risultati ot-tenuti, nei concorsi musicali internazionali,classificandosi meritatamente ai primi po-sti. Marianna Ruggiero, bimba di sei anni,ha conseguito brillantemente il SecondoPremio, categoria A, nel Concorso Inter-nazionale Euterpe “Città di Corato” ed ilTerzo Premio nel Concorso Internazionaleper giovani musicisti “Città di Barletta”,dimostrando grande motivazione, sicuroimpegno e indiscusso merito, superandoampiamente concorrenti provenienti daStati in cui la cultura musicale è parteintegrante dell’alfabetizzazione delle nuovegenerazioni.

Grande risultato anche per il piccoloRaffaele Cappiello, di 10 anni, che si èmeritato il Secondo Premio, categoria B,nel concorso Euterpe, con la brillante vo-tazione di 93/100. Impegnati, concentrati,sicuri di sé, hanno mostrato di trovarsi aproprio agio anche davanti ad un foltopubblico e saper eseguire con naturalezzai brani di propria competenza. Finalitàdella scuola di pianoforte, che valorizzala musica come parte integrante della cul-tura, è il promuovere nell’allievo l’espe-rienza musicale, coinvolgendolo in modoattivo e globale e rendendolo autonomonella gestione e manipolazione dell’eventosonoro. A concludere l’esibizione è stato

il duo formato dalla pianista Fiorella Di-corato e dalla violoncellista Ivana Quer-ques che hanno eseguito una sonata diBenedetto Marcello. Il duo ha già all’attivonumerosi premi ricevuti in concorsi mu-sicali nazionali ed internazionali. Il miniconcerto è stato piacevole, interessante esorprendente sia per la bellezza e la varietàdelle melodie eseguire dagli artisti in erba,che per la bravura e la sicurezza da lorodimostrata con estrema naturalezza, la-sciando davvero sorpresi e piacevolmentestupiti gli ascoltatori che hanno saputoapprezzare e gratificare i piccoli musicisti.

La musica, linguaggio universale, fat-tore di arricchimento culturale, stimoloall’intelligenza, alla creatività e alla respon-sabilità, è per ciascuno di essi occasionedi crescita individuale, ma anche e soprat-tutto un momento di socializzazione e didivertimento, un'attività gioiosa e comu-nicativa da condividere con coetanei eadulti e mezzo per crescere sul pianodell’autonomia e dell’autostima.

Un bambino, dopo solo quattro mesidi lezioni di pianoforte in una scuola dimusica, secondo il professore GordonShaw dell’Università di Irvine in Califor-nia, a seguito di una ricerca pubblicatasul numero di marzo della rivista scien-tifica Neurological Research, sviluppauna capacità di ragionamento molto supe-riore a quella di un suo coetaneo che nonha fatto tale esperienza.

Questo ci impone di riconoscere conforza che l’apprendimento della musicaha una funzione educativa insostituibilee non dovrebbe mancare nei programmidella formazione dei giovani. Platone so-steneva “quando penso allo stato perfetto,vedo l’educazione dei suoi custodi basatasulla musica…”. Risulta perciò molto op-portuno sottolineare l’importanza di “faremusica” fin dall’infanzia e la scuola dimusica dell’associazione “Nuevo TangoEnsamble”, nella persona del Maestro Pa-squale Stafano, è disponibile ad impegnarele sue risorse intellettuali e professionaliaffinché tale conoscenza e consapevolezzadiventi patrimonio di tutti.

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Don Saverio aveva superato i sessantaanni quando si verificarono le tremende“gelate” degli anni 1955 -56. Con i raccoltitotalmente distrutti e gli uliveti danneggiatiin modo grave dal gelo; con l’assillo didover pagare le sementi e i concimi al Con-sorzio Agrario e i potatori per rimediareai danni subiti dagli alberi di ulivo e perfar fronte alle spese necessarie al suo man-tenimento e a quello della casa e della ser-vitù, egli si vide costretto a vendere unagrossa fetta della sua residua proprietà e,ancora una volta, padron Leonardo si offrìdi comprarla, offrendogli un prezzo scan-dalosamente basso. Ma non c’erano acqui-renti sul mercato, molti piccoli e medi agri-coltori erano falliti, molti commerciantiavevano chiuso i loro esercizi ed eranoemigrati al Nord in cerca di lavoro. Perciò,sia pure a malincuore, egli si piegò allavolontà del cognato. Era troppo orgogliosoper chiedere un prestito ad una banca, vo-leva salvare le apparenze e far credere atutti che la proprietà passava semplicementedi mano, rimanendo sempre nell’ambitodella famiglia, perché l’età e gli acciacchinon gli permettevano più di curarla. Eglinon era sposato e non avrebbe avuto eredi,quindi la sua proprietà sarebbe comunquefinita nelle mani della sorella e, dunque,tanto valeva venderla a lei, per assicurarsiun tenore di vita decoroso. Dalla proprietàresidua, verso la fine degli Anni Sessanta,detratte le spese (all’epoca non c’era“l’integrazione” né per il grano duro néper l’olio), egli traeva ormai un reddito amalapena sufficiente a vivere modestamente.

Aveva venduto l’ultimo cavallo nel1961 e il cocchiere aveva preso la patenteda camionista e aveva trovato lavoro pressoun grosso commerciante di cereali. Tenneperò ancora al suo servizio Concetta. Tiròavanti così fino all’inizio del 1974, venden-do, ogni due o tre anni, ora una versuradi terreno seminativo ora un ettaro di uli-veto, che naturalmente Leonardo acquistavaa prezzi stracciati. Don Saverio, come hodetto, era troppo orgoglioso per tirare sulprezzo e troppo orgoglioso per vendere adaltri. Mettere in vendita pubblicamente isuoi beni gli pareva una pubblica dichiara-zione di dissesto economico, di miseriaincombente. Vendendo a suo cognato, eglidesiderava far credere all’opinione pubblicache lo facesse per l’età e le condizioni disalute sempre più precarie e, del resto, avevaormai varcato la soglia degli ottant’anni.In questa finzione, in questa recita pateticadavanti alla popolazione, che sembrava cre-

derci, Leonardo gli teneva bordone, poichénon gli conveniva che in giro si sapesseche suo cognato era ormai in rovina e cheegli non solo non lo aiutava, ma anzi neapprofittava in modo vergognoso.

Quando gli furono rimasti solo due ettaridi uliveto e aveva ottantatre anni, don Sa-verio aveva chiamato in salotto Concettae le aveva detto, imbarazzato e sommersodalla vergogna, che non poteva più pagarleun mensile fisso. Le aveva detto anche:“Comprerò una lavatrice e mi insegneraiad usarla. Per il resto, mi arrangerò da soloa cucinarmi e a rifarmi il letto. Al massimopotrai venire una volta alla settimana a pu-lire l’appartamento e ti pagherò per questoservizio”.

“Don Saverio, non dovete preoccu-parvi” - aveva risposto la domestica - “Miomarito guadagna bene e i miei figli sonoormai grandi. Non abbiamo bisogno di da-naro e ho molto tempo libero. Sono cresciu-ta in casa vostra e non dimentico che miavete donato il corredo quando mi sonosposata e neppure che io e mio marito ei miei figli abbiamo potuto vivere beneper anni grazie a voi. Io continuerò a fareper Voi quello che ho fatto fino a oggie lo farò gratis. Da chi volete che vada aservizio? Ormai sono vecchia e poi nonho nessuna voglia di aver a che fare conaltri padroni. Ci pensate se mi capitasseuno zotico come “padron” Leonardo? Nonresisterei alla tentazione di mettergli il ve-leno nel piatto!”.

Concetta aveva parlato così per allentarela tensione e sollevargli il morale, era scop-piata a ridere e don Saverio, infatti, avevasorriso, ma aveva gli occhi lucidi per lacommozione.

Due mesi dopo (e un anno prima dellasua morte) Don Saverio aveva venduto alcognato anche gli ultimi due ettari di uliveto.Col ricavato della vendita avrebbe potutotirare avanti almeno per un paio d’anni,ma egli sapeva che non avrebbe vissutocosì a lungo perché le sue condizioni disalute erano peggiorate e sentiva che lafine era vicina. A che gli sarebbero serviti,allora, i sodi che doveva ancora incassarepresso la banca?

Il mistero fu svelato due giorni dopola stipula dell’atto di vendita dell’uliveto.Uscendo dallo studio del notaio, Leonardogli aveva detto: “Adesso a te è rimasta solola casa e prima o poi, se Dio ti concederàdi vivere ancora a lungo, dovrai vendereanche quella. Potrai farlo perché non finirestiin mezzo alla strada. Potrai andare ad abi-

tare, senza pagarmi alcun affitto naturalmen-te, ci mancherebbe altro!, nel locale vuotoche sta al piano terra, sotto al mio apparta-mento, visto che il tuo locale lo hai donatoal tuo ex cocchiere che lo utilizza comegarage e officina. Perciò, quando ti decidia vendere, fammelo sapere!”.

Leonardo aveva parlato così, cercandodi apparire persino magnanimo, perché pen-sava di acquistare l’appartamento di donSaverio per darlo a una delle sue figlie, peraverla vicina. Era rimasto solo perché lamoglie, cioè la sorella di don Saverio, eramorta due anni prima. Era stanco di cucinarsida solo, di rifarsi il letto, e di rassettare lacasa, anche se le figlie venivano a turno,una volta alla settimana, a fare le pulizie.ma era anche troppo tirchio per assumereuna donna di servizio. Avere accanto unafiglia che potesse prendersi cura di lui, farglitrovare un piatto caldo a pranzo e cena eassisterlo in caso di necessità era un pensieroconfortante per lui, che sapeva benissimoche don Saverio era ormai agli sgoccioli.

Quest’ultimo, però, aveva deciso, in unattimo, di ribellarsi all’ultimo affronto cheil cognato gli aveva fatto dicendoli ciò chegli aveva detto. Il locale vuoto al piano terraera infatti quello adibito, per anni, a stalla!

Sentirsi offrire di vivere gli ultimi giornidella sua vita in una stalla era per don Sa-verio un’offesa che, in altri tempi, per esem-pio quand’era un giovane ufficiale, egliavrebbe voluto lavare col sangue sfidandoa duello quello zoticone di Leonardo.

Era vecchio, però, e prossimo alla finee allora ideò e mise in atto la sua vendettain altro modo, un modo più sottile ma piùferoce.

“Ti negherò la cosa alla quale pare chetu tenga più di ogni altra” - aveva pensato-“Ho capito benissimo che cosa hai pensatoe perché vuoi la mia casa e proprio per que-sto non l’avrai!”.

Così, due giorni dopo, si recò pressola banca per incassare l’assegno circolareche Leonardo gli aveva consegnato davantial notaio, si recò presso lo studio di un altronotaio, gli spiegò ciò che intendeva fare eprese l’appuntamento per il pomeriggio diquello stesso giorno. Poi aspettò che Con-cetta venisse a portarli il pranzo (lo preparavaa casa sua, per maggiore comodità) e ledisse: “Questa sera tu e Vincenzo dovetevenire con me allo studio del notaio. Portecon voi le vostre tessere d’identità”.

(continua 2)

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L’appuntamento con il grande cicli-smo lungo le terre di Capitanata è fissatoper il prossimo 18 settembre, con laterza edizione della Gran Fondo QuattroColli Dauni (120 km, con impegnativesalite a Castelluccio dei Sauri, Bovino,Deliceto e Ascoli Satriano) e la CicloTuristica Memorial Alfonso Di Tonno(65 km lungo i comuni dei Cinque RealiSiti), eventi organizzati dall’associazioneciclistica ortese A.S.D. Nuova Pantani-crs.

Due saranno le novità della kermessesportiva, che vedrà la partecipazionedi oltre seicento corridori amatorialiprovenienti anche dalle lontane Modenae Bologna: parte del ricavato sarà de-voluto in beneficienza all’ente no profitA.N.F.F.A.S. di Orta Nova, da sempreattento ai bambini portatori di handicapfisici e mentali, inoltre la Gran Fondorientra nell’ultima tappa del Giro Arco-baleno, manifestazione itinerante lungoi più bei percorsi della Puglia.

“Il fatto che gli organizzatori abbianopensato alla Gran Fondo Quattro ColliDauni come ultima tappa è motivo diorgoglio e enorme soddisfazione pertutti noi” ci confida un raggiante Mau-rizio Tarateta, presidente della Pantani-crs.

A rendere ancor più prestigiosa lagiornata vi saranno le presenze, tra iciclisti, di Palmiro Masciarelli, patrondella squadra professionista Acqua eSapone, e Maurizio Carrer, sei voltecampione italiano di ciclocross.

Al termine della gara, il cui traguar-do sarà posto davanti la Villa Comunaledi Orta Nova, ci sarà un’estrazione di

ricchi premi e il consueto pastaparty, organizzato da aziendelocali, presso le strutture messea disposizione dalla Scuola Pri-maria “ Papa Giovanni XXIII”.

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Mia figlia di ritorno dalle vacanze in Gia-maica mi ha raccontato un particolare delvivere quotidiano degli abitanti dell’isolacaraibica, quello della vendita del cibo perstrada. Come già avveniva nell’antica Roma,sia nel Medioevo che nell’Età Moderna leclassi popolari urbane vivevano gran partedella giornata per strada, dove consumavanoi loro pasti comprando prodotti in bottegheo da venditori ambulanti.

Con lo sviluppo dell’industrializzazionee l’entrata delle donne nel mondo del lavoroextrafamiliare, il ceto popolare urbanos’ingrossò, e il fenomeno del cibarsi per stradaaumentò.

Chi non ricorda le immagini ottocente-sche degli scugnizzi napoletani che mangia-vano con le mani per strada maccheroni opizza, pasta o fritti (dolci e salati), frutta overdura.

Frutti di mare crudi pugliesi, oliveall'ascolana marchigiane, piadina romagnola,focacce liguri, gnocchi fritti emiliani, casta-gnacci toscani, porchetta romana, pani ca'meusa (pane e milza) palermitano, crepespiemontesi. Questi alcuni degli esempi digrande tradizione del cibo da strada italiano.A Foggia i fichidindia sono cibo di stradasin dal Settecento. E sempre nel capoluogodauno è antica tradizione la vendita di torci-nelli, porchetta, “palanchille” (pannocchielesse) e meloni.

Gli esempi potrebbero continuare toccan-do un po’ tutte le regioni della penisola, ein specie le città dell’Italia meridionale.

La cucina di strada viola apertamente

molte delle regole “di casa”. Il consumo èal tempo stesso un fatto privato (spesso cisi ciba da soli, contrariamente a quando siva al ristorante o al bar, accompagnati daamici o parenti), e un evento pubblico, perchèavviene per strada o in locali aperti agli sguar-di di tutti, quindi legato alla collettività. Siè da soli e insieme agli altri nello stesso tem-po, e ciò crea un’atmosfera di complicità traavventori, per cui sovente si scambiano dueparole, una battuta, perchè la situazione induceun senso di confidenza non comune.

La cucina di strada è insomma un’artedella comunicazione.

E per omaggiare la cucina di strada diCapitanata vi propongo due piatti Il Torcinelloe la Pannocchia lessa.

Il TorcinelloNel dialetto foggiano ‘u turc'nill a Foggia,

sia al singolare che al plurale, è un prodottoalimentare tipico foggiano e molisano: è for-mato da budella d'agnello ripiene d'animelle

d'agnello, si consuma cotto alla griglia conditocon olio, aceto, sale, prezzemolo, aglio e pe-peroncino.

Ingredienti: Budella di agnello, olio dioliva extravergine, aceto, sale, prezzemolo,aglio eventualmente anche peperoncino.

Recuperare le interiora degli agnelli lat-tanti, svuotarle del loro contenuto, sciacquarleabbondantemente con acqua e sale, mantenen-dole in acqua per almeno ventiquattro ore ecambiare quest'ultima di frequente. A parterecuperare le animelle e la trippa dell'agnelloche, convenientemente ripulite, costituisconoinsieme ad aromi l'anima del torcinello attornoalla quale si avvolge l'intestino. così preparatoarrostirlo sui carboni oppure, secondoun'antica tradizione dell'alto molise, trattarlocon cipolla soffritta, conserva di pomodoro,prezzemolo e basilico, realizzando un ottimoragù; tale sugo andrà a condire maccheronifatti in casa, possibilmente fusilli.

Pannocchie lesseIngredienti: Pannocchie, sale ed acquaPreparare una pentola capiente piena

d'acqua e metterla sul fuoco. Nel frattempopulire le pannocchie dalle foglie esterne eda tutti i filamenti, quindi immergerle nellapentola piena d'acqua e portare ad ebollizione.Far sbollentare per 15-20 da minuti da quandoiniziano a bollire (controllare comunque lacottura, che nello specifico dipende dallepannocchie). Scolarle, farle raffreddare leg-germente, salare e servire assolute.

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Google-Motorola, tutto cambiaCon la recente acquisizione di Mo-

torola Mobility, la divisione di Motorolaper la realizzazione di telefoni cellulari,si perdono alcuni dei più saldi riferimentinel mondo Ict.

Le ferie agostane sono state scosse(nel mondo della tecnologia) dalla re-cente notizia dell'accordo fra Google eMotorola. L'annuncio, dato in pasto aimedia un po' sonnolenti di ferragosto,ha attraversato il mondo dell'Informationand Communication Technology comeuno sciame sismico. Vi è la certezzaormai che non vi sono più confini frale tecnologie che oggi dominano il mon-do post-moderno: assistiamo, pertanto,a una esaltazione dell'ibrido, ciò cheda sempre era relegato ai più conosciuticonfini (per esempio, quello virtuale etelematico, come Go-ogle) si porta ad ag-gredire uno dei piùinimmaginabili settori(quello della telefoniacellulare).

C i ò è a n c o r p i ùsconvolgente e, allostesso tempo, interes-sante se a finire nelmeltin' pot delle co-municazioni è Moto-rola, che rappresentaquanto di più solido estabile si potesse im-maginare nel mondodella telefonia cellulare.

MotorolaL'azienda, nata nel

1928, ha da semprerappresentato l'icona delcellulare e, per certiversi, della modernità.Motorola è famosissimaper aver commercia-lizzato il famoso MicroTac e, poi, loStar Tac, status symbol degli anni No-vanta, epoca in cui, di fatto, si è impostala tendenza spasmodica (soprattutto inItalia) all'uso del cellulare. Dopo averattraversato oltre ottant'anni sulla crestadel settore Ict, Motorola si è dovutaarenare nei primi mesi del 2011 sulloscoglio della divisione societaria. A gen-naio, infatti, è stata divisa in due distinteaziende, Motorola Mobility e MotorolaSolution, al fine di metabolizzare le gros-se perdite finanziarie, stimate attorno

a oltre quattro miliardi di dollari.

GoogleDa parte sua, invece, Google si è

innalzata come non mai ai verticidell'Olimpo del settore Ict. Con una ca-pitalizzazione da miliardi di dollari (circa200 miliardi, ciascuna azione vale inBorsa quasi 600 dollari!), Google si puòpermettere sensazionali acquisizioni,come quella di Motorola. Già nel 2010il gigante della ricerca ha comprato re-centemente Phonetic Arts, azienda spe-cializzata nella elaborazione robotizzatadella voce. Si ricorda anche SocialDeck,di cui Google ammirava la grande atti-vità nel settore dell'intrattenimento di-gitale soprattutto nei social network.Metaweb, invece, è stata acquistata daGoogle per il grande interesse nel web

semantico. Nell'elenco non si può dimen-ticare l'affare, che il motore di MountainView ha fatto nell'accaparrarsi il portaledi ricerca delle immagini Like.com.

Cosa bolle in pentola?Dopo aver appreso la not iz ia

dell'acquisizione (al momento, però, alvaglio delle autorità competenti Usaper la concorrenza del mercato), i com-mentatori hanno intuito che, ormai, nonvi sono più compartimenti stagni nelsettore Ict. Se un'azienda che per anni

ha fatto il suo successo nel mondo deimotori di ricerca può permettersi di en-trare di petto nel mondo della telefoniacellulare, ciò significa che non vi sonopiù confini. Non esistono più, infatti,

visioni univoche fra quelloche può essere una In-ternet society e le clas-s i c h e f a t t e z z e d iun'azienda che producecellulari; il meltin pot fravirtuale e tangibile ora èpossibile. Cosa bolle inpentola dalle part i diGoogle? Difficile saperlo,poiché l'azienda di LarryPage e Sergey Brin ci haabi tuato da sempre astrabilianti prodotti eservizi (gratuiti quasi deltutto). Solo per ripassarebrevemente alcuni dei fioriall'occhiello del motore diricerca, si pensi alla postaelettronica rivoluzionariaGmail, al browser Chro-me, passando per il socialnetwork Google+ fino allarecente piattaforma apertadi Android.

Chi dovrà temere tanto da questa notiziaè sicuramente Apple, che adesso si senteseriamente minacciata nel settore dellatelefonia cellulare. Google ha in manoadesso non solo il sistema operativo(Android appunto), ma anche l'hardware(Motorola) per realizzare un vero e pro-prio telefono cellulare in piena autono-mia.

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SCUOLA DI CAMPAGNA

Ho riconosciuto, in campagna,una vecchia scuola.È un caro rudereaccanto a nuove villecircondate da siepi ben squadratee aiuoletraboccanti di rigogliosi gerani.

Come in un film, in inverno, daivetri opachi,solcati da stanche gocce di piog-gia, rivedogli alunni e l’insegnante in un af-flato virtualeunico e generoso.

Intingevano timidi il pennino biz-zosonel vecchio calamaiodell’inchiostro neroe ascoltavano con dedizione le pa-roledella scrupolosa maestrache non risparmiava impegno epazienza.

Rivedo la cattedra,i banchi, la traballante lavagna,due file di grembiulini neri,i nasini già rossi per il freddo sindalle prime oredel mattino e mani tumide e rosseper i geloni.

Aveva un gran cuore la maestra:era giovane,spensierata, felice.Il fluire degli anni,inesorabile e metodico,non ha cancellato la sua gioia divivere.

Rocchina Morgese

TI AMO SCUOLA

Mi hai preso il cuore,sei tutta la mia pelle,attraversi il mio esserescivolando pian piano nelle ossa,Scuola.

Non potrò dimenticare“l’odor do classe”fatta di gesso,d’inchiostro nuovo,di matite temperate di fresco,di alunni impegnati,sensibili, volenterosianche affettuosi,di fuggevoli saluti,di corse continueche hanno modellatola mia vita,come l’acquasulla rocciastalagmitica.

Rocchina Morgese

TRAMONTO A FOGGIA

Il sole discendelà dietro le case basse,e la Chiesa delle Crocis’imporpora d’oro.Improvvisa mi tornigiovinezza.Remote memorie di voli d’Icaro:amori lontaniperduti nella laguna del tempo.Le lunghe passeggiateall’ombra delle antiche torridel norman castello.Il profumo del fieno,i tigli e i mughettinel boscoel’ondeggiare delle lucciole

nelle serate delicetane.Il mio cuore aquilonevola nell’isoladella mia giovinezzaeripercorre i passi perdutinel tempo……E’ seraele tenebre avvolgonole case bassee la Chiesa delle Croci.

Michele Campanaro

“U PAESE MIJE”

Quale poste d’u munnegheje u cchiù bbellpure si non ce stannecase andichepure si non ce vènene da lundanea vvedè chiese e fundane

che tutte ca i strade sò sfasciate e l’arve ca stanne so mizze seccate e non ce stace u mare che i llam-bare ca cunzòlene la pecundrie quanne pienze ai sessand’annetue

è Gorteandò stannei sstesse criatureca iucàvene che ttejeassettate a nu gradonea ppiede piede de San Michelea la zochea la mamme vace cialune

solamente ca mò tènene tutte quande la cape che ttanda capille bbian-ghe

Pinuccia Di Venosa

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