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1° Capitolo LA PROMOZIONE E IL MINIVOLLEY PREMESSA Con il numero di questo mese, ha inizio una serie d’articoli, dedicata all’organizzazione dell’attività giovanile. Nella stesura di questi articoli, ho tratto spunto, dall’esperienza maturata nelle sette stagioni che ho trascorso nella Vini Monteschiavo Jesi, come allenatore della prima squadra, e responsabile del settore giovanile, dove ho avuto la possibilità, dato anche il lungo periodo della collaborazione tecnica, di organizzare insieme ai miei collaboratori, un’attività giovanile che negli anni ha ottenuto buoni risultati e formato molte giovani atlete. L’organizzazione che in quegli anni si è sviluppata di un Pool tra Ancona, Falconara, Jesi e Fabriano ha permesso a queste società, di ottenere due titoli nazionali, e un 2° posto, nelle ultime tre edizioni del campionato italiano under 19. In questa serie d’articoli, cercheremo d’analizzare l’organizzazione del settore giovanile (con un taglio al “femminile”), partendo dalla fase di promozione, che ogni società dovrebbe prevedere, passando per il minivolley e tutti i campionati giovanili fino ad arrivare all’organizzazione attraverso dei pool di società, quasi essenziale oggi per competere nei campionati giovanili a livello nazionale.

LA PROMOZIONE Una società che vuole organizzare in modo efficiente il proprio settore giovanile, deve prevedere una fase di promozione che può servire anche da reclutamento. Per avere delle squadre giovanili che funzionino bene, è necessario avere, un certo numero di praticanti, già nei centri d’avviamento allo sport, da dove poi si reclutano le ragazzine per formare le squadre under 13 e under 14. L’attività di promozione, ha il compito di far conoscere e far praticare, almeno una volta, il nostro gioco, a bambini e bambine che non hanno avuto ancora la possibilità di praticarlo. Quest’attività ha una valenza, sia per la società sportiva, che per l’intero movimento, ed andrebbe più favorita e sviluppata, dagli organi periferici della federazione. Nella mia regione, ad esempio, esiste un progetto: “Ragazzi di Classe”, promosso dal comitato regionale marche, che si propone, con la collaborazione delle società sportive, di divulgare la nostra disciplina nelle scuole. Ed è proprio nelle scuole che la promozione va attuata. Il gioco della pallavolo, ha da sempre, un rapporto privilegiato con il mondo della scuola, per la sua semplicità e utilità, ai fini dello sviluppo motorio del bambino e del ragazzo. Questo gioco, permette di consolidare schemi motori di base quali ad esempio: saltare, spostarsi rapidamente, prendere e lanciare.

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Attraverso questo gioco è possibile accrescere aspetti importanti della motricità, come la coordinazione degli arti inferiori e superiori, l’abilità, e la valutazione delle traiettorie. Per ultimo, il nostro gioco, ha una finalità socializzante, non meno importante delle precedenti, e pone l’alunno di fronte al rispetto delle regole del gioco e dei compagni. Va in oltre ricordato, che la pallavolo, è uno dei pochi sport di squadra, che permette, senza difficoltà, la formazione di squadre miste, e di far affrontare all’interno dello stesso torneo squadre maschili e femminili. Come si può organizzare un’attività di promozione nelle scuole? Bisogna chiarire, innanzi tutto, a che fascia d’età si rivolge quest’attività promozionale. Per le società femminili è utile, per vari motivi, che l’attività di promozione sia svolta sin dalla scuola elementare, limitatamente alle sole classi 4° e 5° (età dei bambini 9-10 anni). Per le società maschili, tale attività, è prorogata anche alle classi della scuola media (età 11-12-13 anni). Per agire, al meglio è importante preparare un progetto, dopo aver stilato un elenco di scuole nel territorio in cui s’intende intervenire, e sottoporlo agli organi scolastici preposti, Direzioni didattiche nel caso di scuole elementari, e Presidenza d’Istituto, nel caso di scuole medie inferiori (meglio in quest’ultimo caso dopo aver concordato il tutto con i professori d’educazione fisica dello stesso istituto). Il progetto può prevedere, o un numero di lezioni, io consiglio non più di dieci, di un istruttore di minivolley all’interno d’ogni classe, o più semplicemente, l’organizzazione di una serie di tornei interni all’istituto, tra classi, cui possano partecipare tutti gli alunni e le alunne, giocando più partite possibili. Quest’ultimo modo di intervenire, è molto più semplice, e meno dispendioso per la società sportiva, che non deve assumersi l’onere di un istruttore che vada a svolgere lezioni in ogni classe. In questo caso, alla scuola sono messe a disposizione attrezzature e assistenza tecnica organizzativa (come organizzazione delle squadre, sviluppo della formula di svolgimento del torneo, materiali, assistenza e arbitraggio durante le partite). Per organizzare quest’attività, la società deve individuare un istruttore di minivolley, che sia anche professore d’Educazione fisica, per avere più facilità d’ingresso all’interno della scuola, cui sarà affidato il compito di realizzare il progetto. Tale responsabile, deve potersi avvalere della collaborazione degli allenatori ed istruttori del settore giovanile, nonché degli atleti della prima squadra, per realizzare ad un progetto, che è tanto impegnativo, quanto di sicuro successo. A margine di quest’attività, promozionale ne possono essere svolte altre parallele, che coinvolgano gli alunni, anche come spettatori delle partite della prima squadra, soprattutto, se si ha una squadra che militi in un campionato nazionale. Possono essere organizzati dei concorsi di disegno, o di fotografia, che abbiano come soggetto il volley, o premiati i temi più belli che descrivono il nostro sport.

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IL MINIVOLLEY Il Centro d’avviamento allo sport, deve essere il cuore del nostro settore giovanile, e, ad esso, dirigenti e allenatori dovrebbero rivolgere un’attenzione particolare, cosa che purtroppo spesso non accade. Per prima cosa, se la società ha sede in una città, è importante che preveda più sedi dove poter svolgere comodamente l’attività di minivolley, dislocate in vari quartieri, che non costringano a spostamenti troppo lunghi i genitori. In secondo luogo, è molto importante che l’attività dei centri addestramento sia affidata ad un esperto, e cioè un professore d’educazione fisica, che sia anche allenatore di pallavolo (o istruttore di minivolley). Insegnare la pallavolo ai bambini, è un compito difficile e in ogni caso diverso da quello d’allenare una squadra di pallavolo, e che quindi non può essere svolto da un allenatore normale, né tanto meno, come spesso accade, da un’atleta della prima squadra. E’ importante, che tale istruttore, tenga conto dell’età dei bambini e dei loro bisogni, puntando soprattutto sulla formazione sia fisica sia psicologica di tutti, e sottolineo tutti, i bambini, che sono iscritti al centro d’avviamento allo sport. Tale persona, dovrebbe, a mio avviso, essere anche responsabile dell’organizzazione dell’attività di promozione nelle scuole. Il centro avviamento allo sport, deve avere un fine educativo, e deve puntare allo sviluppo della motricità del bambino/a. Ciò deve essere perseguito attraverso il gioco del minivolley, anche se, possono essere sviluppate tecniche d’altri sport, per migliorare la coordinazione e la destrezza, ad esempio, nelle fasi iniziali di riscaldamento. L’istruttore di minivolley deve, nel corso dell’anno d’attività, sviluppare le tecniche che permettono il gioco, in maniera particolare: battuta dal basso, bagher, palleggio, e attacco. Già dalle prime lezioni, l’istruttore deve insegnare a giocare, favorendo in tutti i modi (spiegazioni, visioni guidate di filmati e partite) la comprensione del gioco, e delle sue tecniche. Il gioco, è alla base della lezione di un centro d’avviamento allo sport, e deve occupare la maggior parte del tempo di una lezione, sia per un motivo metodologico, le tecniche si apprendono meglio giocando, sia per un motivo motivazionale, i bambini in questo modo si divertono di più. Il gioco, didatticamente migliore, e che va impiegato costantemente nelle ore d’attività di minivolley è il due contro due. Tale gioco, offre tecnicamente, tutta una serie di vantaggi, ma, ne basta uno per motivarne il suo valore. Con questo sistema, si ha un maggior numero di contatti con la palla, e ogni bambino deve partecipare per forza ad ogni azione, cosa che nel tre contro tre, non sempre si verifica. Per far comprendere il gioco al bambino/a, si può far vedere un filmato di una partita di Beach volley, che per similitudine, è il gioco che più si avvicina al gioco due contro due fatto dai bambini.

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Una lezione tipo di minivolley, di un ora, potrebbe essere impostata nel modo seguente: 10” Esercizi generali per lo sviluppo della coordinazione e della destrezza 20” Esercizi specifici per sviluppare le tecniche che permettono il gioco 30” Esercizi di gioco due contro due. E’ indispensabile ricordare, infine, che ogni centro d’avviamento allo sport, deve prevedere la partecipazione ad un certo numero di tornei, ben distribuiti nell’arco della stagione. I tornei dovrebbero essere non meno di cinque, per ogni stagione, per dar modo ai bambini di confrontarsi e giocare, con altri bambini d’altri centri, con una certa continuità. La scarsa organizzazione e partecipazione a tornei e partite, è frequentemente. la causa d’abbandono dei bambini dell’attività di minivolley. In altre discipline sportive. come basket e calcio. essi hanno la possibilità di fare dei campionati veri e propri anche in queste fasce d’età, cosa che, spesso, attira molto i bambini e le bambine, verso altre discipline. Nel prossimo numero tratteremo dell’under 13 e under 14. A proposito, sembra ci siano delle novità nell’organizzazione dei campionati giovanili del prossimo anno. Una proposta, che potrebbe essere presto deliberata dal consiglio federale, prevede la modifica dei campionati giovanili maschili in Under 14-16-18-20, mentre nel femminile dovrebbero essere under 13-14-15-17-19. Staremo a vedere.

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2° Capitolo

UNDER 13 INTRODUZIONE Under 13 e 14, sono i primi due campionati, che le ragazzine che hanno terminato i Centri d’Avviamento allo sport, si trovano ad affrontare. Per poter ben organizzare l’attività in questa fase è necessario, tenere presente alcuni principi. E’ molto importante scegliere un allenatore adatto, e che sappia lavorare bene con ragazzine così giovani. L’allenatore dell’under 13 e 14, in primo luogo deve saper trattare con giovani di quest’età, in secondo luogo, far innamorare le giovani atlete dell’attività sportiva in generale, e del nostro sport in particolare. La parola chiave per l’allenatore del giovanile è “VALORIZZARE” le giovani che vengono ad allenarsi, insegnando a tutte, sia alle più talentuose, sia alle meno dotate, in maniera che ognuna, abbia la possibilità d’imparare e di migliorarsi. E’ importante che l’allenatore riesca a far giocare tutte le giovani atlete durante le partite e nel campionato. Per questo, è necessario, che la società organizzi bene i gruppi, formando, quando c’è bisogno, più di una squadra, senza agire nella formazione dei gruppi in modo selettivo, ma favorendo l’aggregazione spontanea, che deriva dal fare la stessa scuola, o abitare nello stesso quartiere. In questa fascia d’età le selezioni a mio avviso andrebbero abolite (anche perché spesso possono essere causa d’abbandono da parte delle giovani), per scegliere un gruppo migliore, c’è tempo negli anni successivi.

PARTENDO DAL GIOCO Qualche anno fa, prima dell’introduzione della regola del servizio obbligatorio dal basso, nella categoria Under 14, un gran numero d’azioni si concludevano o con l’errore al servizio o con il punto al servizio (errore di ricezione). La finalità di questa regola, è quella, di ridurre il numero degli errori al servizio, e nel tempo stesso, trattandosi di una traiettoria dal basso verso l’alto, di facilitare la ricezione. In questo modo si è dato più spazio alle azioni giocate, perché, riuscendo a ricevere con più facilità la palla, si possono costruire più azioni d’attacco con maggiori possibilità di proseguire l’azione. Analizzando delle partite d’under 13 e under 14, ci accorgiamo che le due squadre possono giocare, solo se riescono a gestire i fondamentali di: battuta, ricezione, alzata e attacco, che sono nell’ordine le prime quattro azioni, che vengono eseguite in uno scambio, e come tali sono alla base del gioco.

ORGANIZZAZIONE DI GIOCO DELL’UNDER 13 Prima di decidere l’organizzazione di gioco dell’under 13, dobbiamo tenere presente alcuni aspetti decisivi.

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Per prima cosa, le ragazzine sono probabilmente alla loro prima esperienza di gioco sei contro sei, e quindi il sistema di gioco deve avere la caratteristica d’essere molto semplice e facilmente comprensibile, In secondo luogo, non è stato ancora deciso il ruolo d’ogni singola ragazzina, e il gioco deve avere la caratteristica d’universalità di ruoli, facendo giocare a tutte, sia azioni d’alzata sia azioni d’attacco, in attesa di valutare e decidere con grand’attenzione il ruolo migliore di ognuna. Il sistema di gioco che più corrisponde a queste esigenze è il 6-6, vale a dire il sistema più elementare del gioco della pallavolo. Esso coinvolge tutti i giocatori nell’assumere a turno, il ruolo d’alzatore quando si trovano in zona tre. In ricezione vengono impiegati cinque giocatori che si schierano a “W”. Questo sistema, non specializzando nessuna giovane, permette a tutte di eseguire i fondamentali di: ricezione, alzata, attacco ed è il miglior modo per far giocare una squadra under 13.

OBIETTIVI TECNICI Dall’analisi che abbiamo fatto prima del gioco, il nostro allenamento under 13, si concentra soprattutto nella fase di ricezione – punto. Ricezione, alzata, attacco; sono i fondamentali in cui lavoriamo in maniera prevalente, in questa fascia dell’attività giovanile, per creare le basi per un ulteriore sviluppo del gioco. Vediamo in modo più preciso gli obiettivi, che valgono per tutta la stagione, di un gruppo under 13:

1. SVILUPPO DEL BAGHER E DELLA TECNICA DI RICEZIONE DI TUTTE LE ATLETE.

In allenamento la ricezione, a mio avviso, deve essere allenata con un servizio dall’alto.

2. SVILUPPO DEL PALLEGGIO D’ALZATA DI TUTTE LE ATLETE. • Alzata della giocatrice di zona tre, su palla ricevuta precisa, in avanti

verso la zona quattro, e rovesciato verso la zona due • Alzata della giocatrice di zona sei, su palla ricevuta staccata da rete,

verso la zona quattro, e due E’ molto importante che tutte le ragazzine imparino a palleggiare bene e sappiano eseguire un’alzata.

3. SVILUPPO DELLA TECNICA D’ATTACCO SU PALLA ALTA DALLA ZONA QUATTRO E DALLA ZONA DUE.

Sin dall’inizio, va insegnata la sequenza di passi di rincorsa corretta alle attaccanti, e il giusto orientamento del corpo, rispetto alla rete. Nell’attacco di zona quattro, le giovani devono orientare il corpo ed attaccare verso la diagonale, mentre nell’attacco di zona due devono orientare il corpo e attaccare in lungolinea.

Spesso per non sbagliare, le giovani atlete tendono, anziché a schiacciare, a palleggiare la palla. Un buon modo per ovviare a quest’inconveniente, può essere quello, di fare un gioco, in cui è fallo, se non si esegue un azione d’attacco. Tale

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regola può essere applicata nel sei contro sei, ma anche nel due contro due, per sviluppare la capacità, di fare in ogni caso un tentativo prima d’alzata e poi d’attacco. Se al termine della stagione l’allenatore della squadra under 13 o under 14 è riuscito a sviluppare, con tutte le sue giovani atlete, la capacità di ricevere, alzare e attaccare la palla, è sulla strada giusta per la formazione d’atlete di buon livello.

ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO ED ESERCIZI Per ben allenare la squadra under 13 e raggiungere gli obiettivi proposti, avremo bisogno di tre allenamenti settimanali di 1’30”-2’. L’organizzazione di una seduta tipo d’allenamento prevede:

10” di riscaldamento 40” d’esercitazioni tecniche-analitiche su Ricezione alzata attacco 40” d’esercitazioni sintetiche gioco sei contro sei o due contro due Per sfruttare a pieno la disponibilità dell’impianto è bene, se possibile, iniziare il riscaldamento con esercizi a corpo libero prima dell’orario d’allenamento tecnico e di sfruttare i 10” di riscaldamento con esercizi che abbiano una componente tecnica.

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3° Capitolo

UNDER 14 INTRODUZIONE Un buon criterio per valutare se abbiamo ben lavorato nelle categorie giovanili (minivolley e under 13) di cui abbiamo parlato in precedenza, è quello di verificare il numero delle iscrizioni e confrontarlo con quello della stagione precedente. Un aumento delle iscrizioni dell’under 14, rispetto a quelle dell’anno precedente in under 13, significa, che si è ben lavorato almeno sul piano promozionale, e che le ragazzine non hanno abbandonato l’attività, perché si sono trovate a loro agio, nella nostra squadra giovanile. Nel caso in cui ci siano state diverse defezioni, è necessario analizzare criticamente la situazione, per vedere il motivo, che il più delle volte, può essere dovuto ad un’attività troppo selettiva, o ad un allenatore poco predisposto a svolgere attività, con ragazzine di quest’età. Come nella categoria precedente, anche l’under 14 deve essere un campionato con finalità promozionali. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, se abbiamo rispettato gli obiettivi della categoria under 13, ci troveremo un gruppo che ha sviluppato, in tutte le sue giovani atlete, le capacità di bagher di ricezione, palleggio, e attacco e questo è un buon punto di partenza. Nella categoria under 14 è bene continuare nell’universalità, rimandando la prima differenziazione del ruolo, alla stagione successiva. ORGANIZZAZIONE DI GIOCO DELL’UNDER 14 La necessità di ritardare ancora la scelta del ruolo, nasce dal fatto, che è fondamentale, a mio avviso, per la crescita della futura atleta, scegliere il ruolo giusto, e che una decisione troppo affrettata non favorisce di certo la qualità della scelta. In quest’ottica, nella categoria under 14, possiamo continuare sulla linea dell’universalità, facendo alzare e attaccare tutte le ragazzine. Questo modo d’agire ci permette di raggiungere due risultati importanti: sviluppare bene il palleggio anche delle atlete che diventeranno schiacciatrici o centrali, e sviluppare l’attacco anche nelle giocatrici che in futuro avranno il compito di palleggiare. Detto questo, continueremo a giocare con un sistema di gioco 6-6 ma questa volta ad alzare sarà la giocatrice che a turno si trova in posto uno. OBIETTIVI TECNICI Gli obiettivi che abbiamo proposto per l’under 13, sono molto importanti, e non si esauriscono certamente in un solo anno d’attività giovanile. Continueremo, per prima cosa, a perseguire quelli che sono gli obiettivi dell’under 13: bagher di ricezione di tutte le atlete, palleggio d’alzata di tutte le atlete verso zona quattro e, rovesciato, verso zona due, attacco di tutte le atlete dalla zona 4 (diagonale) e dalla zona 2 (lungolinea).

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A questi aggiungeremo: 1. PALLEGGIO D’ALZATA DOPO PENETRAZIONE DA ZONA UNO di

tutte le giocatrici. La penetrazione è sia su ricezione, sia in gioco, su palla facile, poi progressivamente anche nelle azioni di difesa. Nel caso di difesa della giocatrice in zona uno è incaricata di alzare la giocatrice in zona tre

2. ALZATA IN ZONA TRE (secondo tempo) 3. ATTACCO IN ZONA TRE IN SECONDO TEMPO. Si deve curare, sia il

tempo d’intervento diverso rispetto ai precedenti attacchi, sia l’orientamento del corpo verso la zona cinque, con attacco in quella direzione

4. SERVIZIO DALL’ALTO. In allenamento, incominceremo a sviluppare sistematicamente, la tecnica del servizio dall’alto. In questo modo, oltre che a sviluppare una tecnica per il servizio, renderemo più impegnativo l’allenamento di ricezione.

ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO Per quanto riguarda l’organizzazione dell’allenamento nei gruppi under 14 cercheremo di incrementare il volume dell’attività. Per fare ciò, possiamo allungare la seduta d’allenamento da 1h e30” a 2 h, o passare da tre a 4 allenamenti la settimana. Un altro sistema, lasciando invariati gli orari durante l’anno, è quello di continuare l’attività, anche dopo la chiusura delle scuole (esami permettendo) nei mesi di giugno e luglio. Generalmente, questo tipo d’attività, che può essere estesa e tutte le categorie giovanili, è ben accettata dalle famiglie, poiché, le ragazzine fanno sport in un periodo dell’anno, in cui sono libere da impegni scolastici. Prolungando l’attività e gli orari, o aggiungendo una seduta d’allenamento, si può incorrere nella resistenza d’alcuni genitori. A tal riguardo, consiglio di lasciare facoltative queste sedute d’allenamento suppletive, e più in generale, di avere molta pazienza con quelle ragazzine, che per vari motivi, si allenano con minor frequenza.

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SISTEMA DI GIOCO CONSIGLIATO IN UNDER 13: 6-6 alza la giocatrice che a turno si trova in zona 3. OBIETTIVI: -Ricezione di tutte le giocatrici -Alzata in 4 e 2 di tutte le giocatrici -Attacco in 4 e 2 di tutte le giocatrici

SISTEMA DI GIOCO CONSIGLIATO IN UNDER 14: 6-6 alza la giocatrice che a turno si trova in zona 1 (con penetrazione anche su palla facile durante il gioco). OBIETTIVI: -Tutti i precedenti -Penetrazione dalla zona 1 di tutte le giocatrici -Alzata e attacco in zona 3

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4° Capitolo

UNDER 15 PREMESSA Nella categoria under 15, se avremo ben programmato il lavoro, (società ed allenatori), nelle categorie under 13 e 14, rispettando gli obiettivi descritti negli articoli precedenti, e le motivazioni delle giovani atlete, ci troveremo a lavorare con un gruppo molto motivato ed appassionato, che ha sviluppato, in tutte le sue atlete: il bagher (di ricezione), il palleggio d’alzata, e l’attacco. Un gruppo che ha queste caratteristiche, è un bel punto di partenza, per programmare l’attività della categoria under 15. Nelle categorie precedenti si è puntato su due concetti chiave:

- l’universalità dei ruoli, a tutte le atlete si dava la possibilità di apprendere la ricezione, l’alzata, e l’attacco;

- la finalità promozionale, per questo, le giovani atlete, dovevano giocare nel gruppo che preferivano, e soprattutto, sentirsi tutte valorizzate dall’allenatore.

Nella categoria under 15, va a mio avviso fatta la prima, importantissima, differenziazione del ruolo: la scelta delle palleggiatrici. All’inizio della stagione, l’allenatore di questa categoria, dopo essersi preferibilmente consultato, cosa che raramente avviene, con l’allenatore della categoria precedente

deve decidere quali atlete sono più adatte a rivestire, in futuro, il ruolo della palleggiatrice. Se lavorate in un club, che milita in un campionato fino alla B1, e nella vostra società non è mai emersa dal vivaio, un’alzatrice per la prima squadra, nel vostro settore giovanile c’è qualcosa che non funziona, e l’errore è da ricercare proprio in questo punto della programmazione. Generalmente gli errori che vengono commessi sono due:

- viene scelta in palleggio, una giocatrice molto piccola di statura, riservando alle più alte della squadra, di solito il ruolo di centrale. Tali giocatrici, essendo troppo piccole, non hanno i parametri fisici sufficienti per emergere in prima squadra, e spesso si fermano nelle categorie minori.

- Si gioca molto spesso con il 5-1, e di conseguenza, una o massimo due atlete, si specializzano in questo ruolo. Questo fatto comporta che se abbiamo sbagliato la scelta iniziale ci sono pochi margini di correzione.

Il mio suggerimento, è di scegliere sei giovani palleggiatrici (tre titolari e tre riserve, giocando con il sistema di gioco 6-3), tra cui, almeno quattro, vanno scelte tra le più alte del gruppo. In questo modo, abbiamo una vasta scelta per definire, negli anni successivi, chi è veramente adatta a giocare nel ruolo d’alzatrice, e, se lavoreremo bene tecnicamente, almeno una di queste giovani, riuscirà ad emergere, per diventare la palleggiatrice della prima squadra. Nella categoria under 15, possiamo, se abbiamo più gruppi, iniziare a dividere i gruppi per capacità, selezionando un gruppo migliore, e uno o più gruppi di secondo

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piano. Non bisogna dimenticare però, che la finalità promozionale del settore giovanile è importantissima. Nessuno deve essere escluso, e a tutti deve essere offerta la possibilità di giocare e di migliorarsi. E’ molto importante, che se la società decide di selezionare un gruppo, ne faccia degli altri per dare a tutti la possibilità di giocare un campionato.

ORGANIZZAZIONE DI GIOCO DELL’UNDER 15 Abbiamo accennato in precedenza che il sistema di gioco migliore a mio avviso per questa categoria è il 6-3. In questo sistema di gioco vi sono tre alzatrici, che a turno penetrano quando si trovano in zona uno o sei. Nella formazione di partenza le tre alzatici sono in zona uno – tre- cinque e a turno la palleggiatrice che si trova in zona uno o sei ha il compito di entrare ad alzare. In prima linea, in principio non viene effettuato alcun cambio, in seguito le giocatrici vengono poste in zona quattro quattro, zona due o al centro, secondo le attitudini che esprimono nel gioco. Per quanto riguarda il sistema di difesa, dovremo far in modo di avere sempre una delle tre alzatici in zona 1 (se l’alzatrice che è in zona uno difende la palla, la competenza dell’alzata, spetta alla zona tre, anche se non ha il ruolo dell’alzatrice). Il sistema di difesa, deve essere simili a quello della prima squadra, e deve puntare a sviluppare le capacità di tattica individuale; per questo motivo, consiglio di non giocare con la copertura fissa del pallonetto, lasciando al mediano, e all’ala che non partecipa la muro, il compito di leggere il gioco, anticipando l’azione della giocatrice avversaria.

OBIETTIVI TECNICI Gli obiettivi tecnici della categoria under 15 sono i seguenti:

1. SVILUPPO PER LE PALLEGGIATRICI DELLE TECNICHE DEL PALLEGGIO D’ALZATA. Le palleggiatrici, che se abbiamo scelto il sistema di gioco descritto in precedenza sono sei, iniziano a fare un lavoro tecnico specifico sul palleggio, per migliorare le abilità. Oltre alla tecnica di palleggio vera e propria, le alzatrici devono imparare le penetrazioni da uno e da sei, l’alzata dopo muro, e dopo difesa, le uscite su palloni staccati da rete, e il palleggio in salto. Inoltre, per non perdere il lavoro fatto negli anni precedenti, ogni tanto, è bene che anche le altre sei giovani atlete (non alzatici) si esercitino nel palleggio d’alzata.

2. ATTACCO. L’attacco resta un obiettivo fondamentale. Si continua a lavorare, sia sul movimento corretto (rincorsa, caricamento, movimento delle braccia e colpo sulla palla), sia sul tempo d’intervento e sulle direzioni, negli attacchi da zona quattro tre e due.

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3. SERVIZIO DALL’ALTO E RICEZIONE DEL SERVIZIO

DALL’ALTO. In questa categoria si passa definitivamente al servizio dall’alto, e le giovani atlete devono migliorare la tecnica d’esecuzione, di questo tipo di servizio. Si continua inoltre a lavorare sulla ricezione del servizio.

4. DIFESA. Nel momento in cui ci accorgiamo, che la nostra squadra riesce a costruire, con una certa continuità, l’azione di cambio palla, possiamo iniziare a sviluppare delle tecniche specifiche di difesa, come ad esempio, il recupero del pallonetto, o il recupero dei palloni lenti fuori della posizione di difesa.

ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO Nella categoria under 15 è opportuno iniziare, almeno per i gruppi selezionati, ad allenarsi quattro volte la settimana, con allenamenti di due ore, (sono in ogni caso convinto che si può organizzare un ottimo lavoro anche allenandosi tre volte). Una programmazione tipo, per chi decide e ha la possibilità di allenarsi quattro volte la settimana, per un volume complessivo d’otto ore settimanali, può essere il seguente:

FIG 1 FIG 2

FIG 3 FIG 1: SISTEMA DI GIOCO CONSIGLIATO IN UNDER 15: 6-3 alza la giocatrice che a turno si trova in zona uno o sei. FIG 2 e 3: SISTEMI DI RICEZIONE CON ALZATRICE RISPETTIVAMENTE IN ZONA UNO e SEI.

S2

S6

S4 P3

P1 P5

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1 ORA LAVORO FISICO. In questo tempo si possono programmare esercizi di potenziamento a carico naturale degli arti inferiori (piegamenti sulle gambe, salti e andature), superiori (piegamenti sulle braccia e trazioni), busto (esercizi per gli addominali e dorsali). 3 ORE LAVORO TECNICO ANALITICO. In questo tempo si eseguiranno degli esercizi di tecnica analitica specifici agli obiettivi riportati sopra. 4 ORE ALLENAMENTO SINTETICO. In questo tempo si eseguiranno degli esercizi di gioco che hanno come finalità principale un aspetto della fase di cambio palla. Il programma settimanale può essere il seguente: LUN: 30’ fisico – 30’ analitico - 1h sintetico MAR: 1h analitico - 1h sintetico GIO: 30’ fisico – 30’ analitico - 1h sintetico VEN: 1h analitico - 1h sintetico Nel caso in cui si decida d’optare per i tre allenamenti settimanali di due ore, consiglio di rinunciare alla parte di lavoro fisico, suddividendo il volume di lavoro settimanale nel modo seguente: 3 ORE LAVORO TECNICO ANALITICO 3 ORE ALLENAMENTO SINTETICO. LUN – MER – VEN: 1h analitico - 1h sintetico Un consiglio che mi sento di darvi è di usare tutte le ore che avete a disposizione per ALLENARE E NON PER PARLARE. Spiegazioni, dimostrazioni, precisazioni, che pure a volte possono essere importanti, vanno fatte sempre al di fuori dell’orario d’allenamento. Le due ore d’allenamento devono servire alla ragazzina per allenarsi, migliorare, e divertirsi. Per far questo È NECESSARIO PARLARE POCO E LAVORARE CON BUON RITMO.

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5° Capitolo

UNDER 17 INTRODUZIONE L’under 17 è, nel settore femminile, l’ultimo campionato che si possa considerare come vera e propria attività giovanile. Al termine di questa categoria, le giovani atlete, sono pronte per essere inserite nella massima serie in cui possono giocare. La categoria successiva, l’under 19, è da considerarsi una rappresentativa d’atlete giovani, che pur giocando nella stessa società, probabilmente già militano in categorie diverse (ad esempio in prima e seconda squadra), e si riuniscono per disputare questo campionato, che permette loro di avere un’ulteriore opportunità di giocare. L’under 17 è da considerarsi, quindi, il punto d’arrivo dell’attività giovanile, dove il lavoro svolto nelle fasi precedenti, ci permette di avere delle atlete giovani, in grado di gestire bene alcune tecniche, battuta, ricezione, alzata e attacco, che sono state insegnate a tutte le atlete; al termine di quest’ultima fase, le giovani, devono essere pronte per approdare nei campionati maggiori. Se il lavoro svolto nelle categorie precedenti, è stato sviluppato nel modo appropriato, le atlete di questa fascia d’età, sono già in grado di svolgere un campionato di categoria di discreto livello. Un buon risultato, potrebbe essere quello di avere una categoria under 17, che disputi un campionato regionale di serie D o addirittura di serie C. La scelta della categoria da far disputare all’under 17, deve essere ben ponderata, infatti, dobbiamo essere bravi a scegliere la serie adatta, cioè quella di livello più elevato, in cui la squadra, magari con l’inserimento di una o due atlete più esperte, sia in grado di affrontare senza retrocedere. La categoria under 17 è una fase molto importante, perché è questo il momento più opportuno per definire i ruoli PUNTANDO SULLA SPECIALIZZAZIONE. Nella scelta, bisogna considerare, il ruolo migliore per l’atleta, e non il ruolo più utile per la squadra giovanile. Tale scelta deve essere fatta in prospettiva, pensando in quale ruolo l’atleta potrà esprimere il massimo delle sue potenzialità. Già nella categoria under 15, avevamo effettuato la scelta di sei giocatrici (3 titolari e 3 riserve) che svolgevano il ruolo d’alzatrice. Nel primo anno d’under 17, le palleggiatrici devono passare a 4 (2 titolari e 2 riserve). In questa categoria, dovremo scegliere anche le schiacciatrici di zona 4, e le centrali. Le prime, devono avere attacco potente e abilità nel fondamentale di ricezione, mentre le seconde, devono essere alte e rapide sia nell’attacco, sia negli spostamenti, e forti a muro.

ORGANIZZAZIONE DI GIOCO DELL’UNDER 17 Nel primo anno d’under 17, il miglior sistema di gioco che possiamo utilizzare è il 6-2, giocando con la doppia alzatrice, che penetra dalle zone 1, 6 e 5.

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Nel secondo anno, il mio consiglio e di scegliere, in base alle caratteristiche delle alzatrici, se continuare a giocare con il sistema 6-2, utilizzando 4 alzatrici (2 titolari e 2 riserve), o passare al modulo di gioco 5-1, in questo caso le alzatrici dovranno essere solo 2 (1 titolare e 1 riserva). Un buon sistema di compromesso, può essere quello di scegliere 3 alzatrici + 1 giocatrice opposta, in modo da alternare, anche in allenamento, delle formazioni che giocano con il 5-1 a formazioni che giocano con il 6-2. Quest’ultima soluzione, è quella che preferisco. Per quanto riguarda la ricezione, adottiamo in questa categoria un sistema di ricezione a tre giocatrici, dove ricevono le due giocatrici di zona 4 e il centrale o il libero. Per quanto riguarda il sistema difensivo, la cosa migliore è di giocare con il sistema di difesa 2-0-4, senza copertura fissa del pallonetto. Il mediano, e l’ala che non partecipa al muro, devono “leggere” l’azione, anticipando le situazioni in cui il pallonetto è più probabile, ad esempio, una palla difficile d’attaccare, o un alzata sbagliata. Sviluppare la capacità di “leggere” l’azione, e anticipare il pallonetto, è molto importante per sviluppare le capacità tattiche individuali dei difensori. In questo modo, possiamo, inoltre, sviluppare la capacità dell’atleta a muro di effettuare l’autocopertura. Le giocatrici di zona 4 difendono in zona 6, mentre in zona 5 si alternano le centrali e il libero, e in zona 1, le alzatrici o la schiacciatrice opposta.

OBIETTIVI TECNICI Vediamo ora, quali devono essere gli obiettivi di questa categoria, ricordando che essendo iniziata la specializzazione, sono necessariamente divisi secondo il ruolo.

1. PERFEZIONAMENTO DEL SERVIZIO DALL’ALTO E SVILUPPO DEL SERVIZIO IN SALTO. In questa categoria oltre che a perfezionare la tecnica del servizio dall’alto (tattico o flot) introduciamo anche il servizio in salto (con rotazione o flot), che oltre ad essere utile per la tecnica di servizio vera e propria, ci serve per migliorare, nel caso del servizio in salto con rotazione, alcuni elementi della tecnica d’attacco, come il colpo sulla palla, e l’attaccare lungo senza chiudere il colpo. Compito dell’allenatore in questa fase, è quello di cercare d’individuare il servizio migliore e quindi più efficace, per ogni singolo atleta.

2. PERFEZIONAMENTO DELLE TECNICHE D’ALZATA. Le alzatrici devono perfezionare oltre alla tecnica di palleggio normale, le tecniche speciali, come l’alzata in bagher, l’alzata in salto, i pallonetti, le finte ecc.. Le alzatici devono perfezionare l’alzata su palla alta in zona 4 e 2, e introdurre, delle traiettorie d’alzata più veloce in secondo tempo (super in 4 e in 2), sulle palle precise. Si devono introdurre, le traiettorie d’alzata di primo tempo, e di

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Fast con il centrale, e le traiettorie d’alzata in seconda linea, in particolare dalla zona 6.

3. SVILUPPO DELLE TECNICHE D’ATTACCO SPECIFICHE PER RUOLO E DEI COLPI D’ATTACCO. Oltre al perfezionamento della tecnica d’attacco, per così dire, generale, dove cerchiamo di stabilire degli obiettivi individuali per ogni atleta, dobbiamo sviluppare le tecniche specifiche per ogni ruolo ed i relativi colpi d’attacco. Le schiacciatrici di zona 4, devono sviluppare la tecnica d’attacco su palla alta da zona 4, la tecnica d’attacco su palla “super”, e sulla pipe, cioè la palla di seconda linea dalla zona 6. Le schiacciatrici di zona 2, secondo il modulo che scegliamo d’adottare, possono essere le alzatrici, se preferiamo per il 6-2, o le opposte se giochiamo con il 5-1. Queste atlete devono sviluppare la tecnica d’attacco, su palla alta da zona 2, su palla “super” in zona 2, su palla “03” (cioè secondo tempo in zona 3 partendo dalla zona 2), e sulla palla di seconda linea dalla zona 1. Alle giocatrici di zona due, è importante inserire la tecnica d’attacco della palla fast, cioè della palla che si esegue staccando ad un piede alle spalle dell’alzatrice. Le centrali, devono sviluppare l’attacco in primo tempo, e soprattutto l’attacco della fast, che nel gioco moderno è una palla molto importante per l’attaccante centrale. Questa palla va introdotta proprio in questa fase, ma quest’argomento sarà trattato ampiamente più avanti.

4. PERFEZIONAMENTO DEL FONDAMENTALE DI RICEZIONE Per le schiacciatrici e per il libero o eventualmente per le centrali che non sono sostituite dal libero.

5. SVILUPPO DELLE TECNICHE DI MURO E DI DIFESA SPECIFICHE PER RUOLO. Le schiacciatrici di zona 4 devono sviluppare: a muro, la tecnica di muro in zona 4 (su attacco avversario di zona 2 e 3); in difesa, la difesa di zona 4 (su attacco avversario di zona 4) e di zona 6 (su attacco avversario di zona 4 e 2). Le centrali devono sviluppare: a muro, le tecniche di muro e gli spostamenti (su attacco avversario di zona 4-2 e 3); in difesa la difesa di zona 5 (su attacco avversario di zona 4 difesa della diagonale; su attacco avversario di zona 2 difesa del lungolinea, e copertura del pallonetto). Le schiacciatrici di zona 2 devono sviluppare: a muro, la tecnica di muro in zona 2 (su attacco avversario di zona 4) in difesa, la difesa di zona 1 (su attacco avversario di zona 2 difesa della diagonale; su attacco avversario di zona 4 difesa del lungolinea, e copertura del pallonetto).

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INSEGNARE LA FAST E’ in questa categoria, che a mio avviso, è opportuno iniziare ad introdurre questo tipo d’attacco, che troppe volte è sottovalutato, o poco conosciuto dagli allenatori del settore giovanile, in particolare, da quelli che vengono dalla pallavolo maschile. Per una centrale, oggi, è sicuramente più importante saper attaccare bene la fast, che il primo tempo, ed un attaccante di zona 3, che gestisce bene tutte e due le tecniche (primo tempo e fast), è di molto avvantaggiata, rispetto a chi, n’esegue correttamente una sola.

Innanzi tutto, definiamo che cosa è la fast. La fast è un attacco, che si esegue staccando ad un piede, una palla alle spalle dell’alzatrice, con una direzione di rincorsa, che va da sinistra verso destra (da zona tre verso zona due).

La sequenza degli appoggi della rincorsa, è: sinistro, destro, sinistro e stacco, con una dinamica simile, al terzo tempo della pallacanestro.

Il tempo d’intervento, può essere di due tipi: più lento, di “secondo tempo”, e in questo caso, nel momento in cui l’alzatrice tocca la palla, all’attaccante mancano ancora due appoggi (destro e sinistro), per completare la rincorsa. Per questo tipo di fast, l’alzata, deve essere di secondo tempo e cioè più alta; più anticipato, di “primo tempo”, e in

questo caso, nel momento in cui l’alzatrice tocca la palla, all’attaccante manca un solo appoggio (sinistro), per completare la rincorsa, e sembra che l’attaccante aspetti la palla. Per questo tipo di fast, l’alzata deve avere una traiettoria molto più tesa. Da un punto di vista didattico, ritengo sia opportuno, insegnare una fast più lenta, con un’alzata di secondo tempo, un po’ più corta, e non molto esterna, con una traiettoria d’alzata che finisca un metro e mezzo prima dell’asticella.

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Fig 1: la fast è un attacco, che si esegue staccando ad un piede, una palla alle spalle dell’alzatrice, con una direzione di rincorsa, che va da sinistra verso destra (da zona tre verso zona due).

Sinistro

Sinistro

Destro

Fig 2: la sequenza degli appoggi della rincorsa è sinistro destro sinistro e stacco con una dinamica simile al terzo tempo della pallacanestro.

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Fig 3: è opportuno insegnare una fast più lenta, con un’alzata di secondo tempo un po’ più corta e non molto esterna che finisca un metro e mezzo prima dell’asticella, e la direzione di rincorsa che non sia troppo parallela alla rete ma con una diagonale di circa 45°.

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La direzione di rincorsa non deve essere troppo parallela alla rete, ma, con una diagonale di circa 45°. Questo per ridurre il rischio d’infortuni, che, soprattutto in atlete giovani e principianti, altrimenti potrebbero accadere. Provo a dare alcuni consigli, a chi è poco avvezzo, ad insegnare questa tecnica, o comunque non l’ha mai introdotta nella categoria under 17.

PRIMA TAPPA. Facciamola provare alle centrali e agli attaccanti di zona 2, all’inizio, su lancio dell’allenatore (che se non è capace di alzare la palla giusta è bene che si eserciti prima!!!), poi su alzata delle alzatrici, che hanno visto la traiettoria lanciata dall’allenatore. Quest’esercizio, va eseguito senza tante spiegazioni o dimostrazioni, ma, facendo fare la fast, come loro la conoscono (sicuramente l’avranno vista eseguire almeno una volta in televisione). SECONDA TAPPA. Attraverso la visione di un filmato, di una partita o di un allenamento di una squadra d’alto livello, le guidiamo nell’osservazione attenta del gesto: sequenza, ampiezza e ritmo della rincorsa, direzione della rincorsa, tempo d’intervento, movimento di rotazione del corpo in volo, colpi d’attacco. In questo modo l’atleta si crea un modello preciso e corretto di come deve essere eseguito il gesto. Questa fase è fondamentale per questo se non ha a disposizione del materiale video, l’allenatore ha il compito di procurarselo. TERZA TAPPA. Facciamo ripetere alle atlete l’esecuzione della tecnica, come nella prima tappa, chiedendo loro di eseguirla nel modo più vicino al modello che si sono creati attraverso la visione di un’esecuzione corretta del gesto. QUARTA TAPPA. Interveniamo la dove c’è bisogno con le correzioni, attraverso l’utilizzo d’esercitazioni analitiche. Ad esempio, se un atleta ha delle difficoltà nella rincorsa, possiamo fare provare solo delle rincorse corrette senza attacco, oppure, con il lancio di una pallina al posto dell’attacco; subito dopo quest’esercitazione, gli facciamo riprovare l’attacco delle fast nel suo complesso. Da un punto di vista metodologico, è fondamentale, far seguire un’esercitazione analitica di una parte della tecnica, dall’esecuzione completa di tutto il gesto.

ORGANIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO Per quanto riguarda l’organizzazione dell’allenamento, se possibile, scegliamo di svolgere quattro allenamenti settimanali, ma dove non è possibile, anche con tre sedute settimanali di due ore, si può riuscire a svolgere un lavoro soddisfacente. E’ importante abituare le giovani atlete ad avvisare tutte le volte che non sono presenti all’allenamento, in modo che si possa organizzare l’allenamento tenendo conto delle presenze e delle assenze. Molto importante è anche, come ho ricordato negli articoli precedenti, prolungare l’attività nel periodo estivo, sia attraverso degli allenamenti, sia attraverso l’organizzazione di tornei o la pratica del beach volley.

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La dove è possibile, è opportuno organizzare la squadra con 14 o 15 elementi, in modo che l’assenza d’alcune atlete, ci permetta d’avere in ogni modo, salvo casi particolari, almeno 12 ragazze presenti all’allenamento. In caso di molte assenze, o di un gruppo giovanile poco numeroso, è consigliabile cercare d’avere in ogni caso 12 atlete presenti all’allenamento, magari spostando alcune atlete dell’under 15, ad allenarsi con l’under 17.

Nei campionati giovanili, come a livello seniores, è molto importante avere la possibilità di allenarsi con 12 atlete. Ciò ci permette, di eseguire in allenamento esercitazioni di sei contro sei, cosa che offre due vantaggi: in primo luogo, sviluppa le capacità di gioco delle nostre giovani atlete, in secondo luogo, crea delle motivazioni molto forti, perché le ragazze giocano e si allenano tutte, titolari e riserve. L’allenatore, deve cercare di organizzarsi in proposito, per prima cosa formando dei gruppi allargati con 14 o 15 elementi, in secondo luogo, cercando di sostituire le atlete mancanti, magari con ragazze delle categorie inferiori.

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6° Capitolo L’UNDER 19 E L’INSERIMENTO DELL’ATLETA GIOVANE IN SQUADRA

L’UNDER 19 Il campionato Under 19, non è un vero e proprio campionato giovanile, poiché a quest’età (ma anche prima), le singole atlete sono oramai da qualche anno, inserite in una squadra di categoria, in base alle proprie capacità. Tale campionato diventa, molto spesso, una specie di rappresentativa all’interno della stessa società, dove confluiscono a giocare, atlete che sono inserite in campionati diversi. L’Under 19 può essere in ogni caso utile, per offrire ulteriori opportunità di gioco, ad atlete che, spesso a quest’età, non trovano spazio da titolari nella propria squadra. Dal punto di vista del modello di gioco, è chiaro che in under 19, sceglieremo un modello di gioco uguale, o molto simile, a quello della prima squadra. In questa categoria, soprattutto nelle fasi iniziali, va tenuto presente se le atlete che intendiamo impiegare, giocano o no da titolari nella propria squadra di categoria. Ad esempio, se una giocatrice under 19, è già inserita da titolare nel campionato di serie “C”, possiamo evitare, quando è possibile, che giochi tutte le partite della fase provinciale (che generalmente sono partite di livello inferiore alla serie C), lasciando spazio ad un'altra atleta, che magari nel campionato di categoria, non gioca o gioca di meno, ed utilizzando l’atleta più brava, solamente nelle partite decisive (scontri diretti per superarare il turno, semifinale o finale provinciale ecc...).

IL POOL… … OVVERO LA POSSIBILITA’ PER PIU’ SOCIETA’ D’ORGANIZZARSI INSIEME. Il regolamento attuale, offre a mio avviso molto opportunamente, la possibilità d’organizzare, attraverso il prestito per i campionati giovanili, dei pool, dando la possibilità, a squadre diverse, di mettere insieme le atlete più talentuose, ma non solo, in unica squadra. A questo proposito, voglio raccontare del Pool che, qualche anno fa, nacque nelle marche, non senza difficoltà di realizzazione e d’organizzazione, ma che diede, dei benefici importanti, sia per il risultato: quella squadra vinse due titoli nazionali under 19 e ottenne un secondo posto; sia e soprattutto, perché diede la possibilità, a giovani atlete promettenti, di fare delle esperienze di gioco importanti (tre finali nazionali di categoria), che altrimenti non avrebbero fatto. A quel tipo d’organizzazione parteciparono, tre società, ognuna delle quali aveva due o tre buone giocatrici per il campionato under 19. La squadra d’Ancona e Falconara ne aveva due (Giuliadori e Bellucci che giocavano in serie B), la squadra di Jesi ne aveva tre (Rango, Genangeli, Argiunti, che giocavano in serie B2), la squadra di Fabriano ne aveva due (Roani e Fontana che giocavano in serie A2); se non si fosse costituito il Pool, probabilmente nessuna delle tre società avrebbe raggiunto la fase finale nazionale under 19, ma, dopo una lunga e laboriosa mediazione, il Pool si costituì, e quella squadra vinse il titolo, aggiudicandosi, se non ricordo male, tutte le partite della fase finale per 3 a 0. Questo esempio, che cito sempre ad ogni corso per allenatori, serve a capire come, laddove ci si organizza, e si riesce a superare il campanilismo, che esiste ovunque, tra le squadre di città vicine, o a volte della stessa città, si ottengono risultati importanti.

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L’INSERIMENTO DELL’ATLETA GIOVANE IN PRIMA SQUADRA Ad ogni allenatore, fa piacere, avere delle atlete giovani e promettenti inserite nell’organico della propria squadra, ma, tutti gli allenatori sono poi in grado, e hanno la pazienza, di far progredire questi giovani talenti? Avere un giovane talento in squadra, è per un allenatore che gestisce un campionato di categoria un impegno in più. Solo se si sente di poter assolvere a questo impegno maggiore, l’allenatore dovrebbe accettare la giovane atleta in squadra. Vediamo quali sono dei validi principi, per inserire al meglio, un atleta in prima squadra. Per prima cosa, l’atleta giovane DEVE ESSERE INSERITA NEL CAMPIONATO ADATTO, vale a dire, nel massimo campionato di categoria possibile, purché sia utilizzata nel corso della stagione anche come riserva, e che risulti utile in allenamento. L’atleta DEVE GIOCARE 40-50 PARTITE ALL’ANNO (tra partite ufficiali e d’allenamento). Se non è titolare, è responsabilità e impegno dell’allenatore, offrirle l’opportunità d’incontri amichevoli, fino a raggiungere un numero sufficiente di partite giocate. Un’atleta, che non gioca in una stagione un numero sufficiente d’incontri, al più alto livello possibile, non cresce al massimo delle proprie possibilità. La giovane promessa deve ESSERE SEMPRE INSERITA NELL’ALLENAMENTO 6 CONTRO 6, della prima squadra. Spesso accade che l’atleta giovane è la decima, undicesima, o dodicesima atleta, della prima squadra, e nel settore femminile succede spesso che, per aumentare il livello di gioco della squadra non titolare, vengono inserirti dei giocatori maschi, spesso a scapito delle atlete più giovani che sono escluse. Questo non deve accadere, l’allenatore deve impegnarsi a

COME S’ ORGANIZZA UN POOL? Per organizzare il Pool bisogna tenere a mente un vecchio proverbio: “patti chiari, amicizia lunga.”. Scherzi a parte, ecco alcuni principi per organizzare un Pool:

⇒ Definizione degli obiettivi tecnici del progetto che possono essere: selezione delle migliori atlete Under 19 e Under 17; formazione di una squadra Under 19 e una squadra Under 17 con le atlete selezionate, tali selezioni parteciperanno ai rispettivi campionati di categoria, in modo di dare la possibilità alle giovani atlete di fare esperienze qualificanti sotto il profilo tecnico sportivo; ogni società dovrà provvedere alla formazione d’altre squadre Under 19 e Under 17 composte dall’atleta non selezionate, in modo di dare a tutte le atlete, selezionate o non, la possibilità di giocare in una squadra.

⇒ Nomina di un Responsabile tecnico, di un 2° allenatore, e di un dirigente, per ogni squadra Under 19, e Under 17, (tutti di squadre diverse).

⇒ Definizione degli aspetti organizzativi: le società che partecipano al progetto si dovranno fare carico, a turno con cambio ogni due anni, di organizzare l’attività delle squadre. Le atlete svolgeranno un allenamento la settimana in un giorno stabilito (a questo allenamento si può anche rinunciare), più le partite con la propria selezione, mentre svolgeranno gli altri allenamenti e giocheranno i campionati di categoria, con la squadra della società d’appartenenza.

⇒ Tutte le atlete restano, tesserate per la società iniziale d’appartenenza.

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far allenare l’atleta sempre nel 6 contro 6, dove tra l’altro, le giovani, che sono schierate contro le titolari, apprendono moltissimo. Quando si ha in squadra un giovane talento, bisogna prevedere, UN ALLENAMENTO TECNICO INDIVIDUALE SUPPLETTIVO, che l’atleta deve svolgere costantemente, al di fuori dell’orario d’allenamento normale. Un buon sistema è di preparare un programma con pochi obiettivi precisi, e di svolgerlo prima dell’allenamento (o se non si hanno orari di palestra aggiuntivi, durante il riscaldamento delle compagne di squadra). Le giovani hanno sempre bisogno di consolidare la tecnica, attraverso mirate esercitazioni analitiche, che, unite al costante impiego nell’allenamento di 6 contro 6, e alle 40-50 partite giocate all’anno, permettono al talento di crescere. Per ultimo è necessario prevedere UN PROGRAMMA DI POTENZIAMENTO FISICO ADATTO. Non raramente accade, che, le atlete giovani, inserite in prima squadra, vadano a scuola saltando la preparazione fisica, che il resto della squadra svolge la mattina. Questo è un errore, che non va commesso, e vanno previste delle sedute di potenziamento fisico, per le atlete che sono impegnate a scuola. Lo sviluppo fisico dell’atleta giovane, va di pari passo con lo sviluppo tecnico, ed è molto importante.

CONCLUSIONE Con quest’ultimo, si conclude la serie d’articoli, dedicati all’organizzazione del settore giovanile. Tale lavoro, voleva dare un contributo, sia in termini di contenuti, ma, soprattutto nel metodo, a quegli allenatori e dirigenti che operano nel settore giovanile. Si è voluto evidenziare dei principi di fondo, che sono alla base di un buon lavoro e che vanno sempre tenuti in considerazione. Per prima cosa, la PROGRAMMAZIONE NEGLI ANNI, che nasce dal minivolley, per concludersi nell’inserimento delle atlete in squadra. In secondo luogo LA SCELTA D’ALLENATORI ADATTI, capaci di far “innamorare” le giovani del nostro sport, e di valorizzare tutte le atlete, dai talenti a quelle meno dotate, affinché ognuna, apprenda al meglio la nostra disciplina, e soprattutto continui a giocare, negli anni successivi, in base a quelle che sono le proprie possibilità. La funzione del settore giovanile, quindi, non deve essere esclusivamente tecnica, ma anche PROMOZIONALE, al fine di diffondere, e far praticare al maggior numero possibile di giovani il nostro sport, e EDUCATIVA per far crescere, al meglio, tutte le ragazze che fanno parte della squadra giovanile. Dal punto di vista tecnico, riteniamo fondamentale, SCEGLERE IL GIUSTO RUOLO per ogni atleta, facendo, come abbiamo detto più volte, una scelta di prospettiva, e non in funzione della squadra giovanile in quel momento. L’atleta, deve avere un’evoluzione, dal punto di vista tecnico, NELL’ESECUZIONE DEI FONDAMENTALI che esegue nel suo ruolo, ma anche dal punto di vista TATTICO, sviluppando la capacità di giocare tatticamente, e dal punto di vista EDUCATIVO, formando quei valori morali, che sono insiti nello sport (lealtà, appartenenza al gruppo, collaborazione…), e migliorando le proprie capacità di controllo emozionale.

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