LORETO/ Caro mensa, è scontro. LA GRANDE GUERRA/...

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PENNE/ Troppi debiti, Comune in crisi. Futuro in rosso LORETO/ Caro mensa, è scontro. Le mamme pronte al referendum LACERBA periodico politico culturale sportivo dell’area vestina LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Progetto Domani, distribuito a Penne, Loreto, Pianella, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione / Via Fiorano 65014 Loreto Aprutino PE / CONTATTI +39 085 8208880 / www.lacerbaonline.it / [email protected] / Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21 / Editore Gianluca Buccella / Direttore Berardo Lupacchini / Vice Direttore Vicario Claudia Ficcaglia / Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella, Gianni Cutilli, Mauro Soccio / Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto a cura Di Loreto Buttari, Achille Rasetta, Mauro Soccio / Web e Grafica: Marta Ferri / Tipografia: PRESS UP srl Ladispoli (Roma) PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] / jennifer di vincenzo +39 339 7585454 / gianluca buccella +39 3939701736 / DIFFUSIONE GRATUITA Numero 5 anno XIX . Seguici su www.lacerbaonline.it . facebook.com/lacerba . twitter.com/LacerbaOnLine . youtube.com/user/lacerbaonline Domenica 26 Ottobre 2014 F isco ed immobili: previ- sioni nere per i contri- buenti che pagheranno un conto salato per la Tasi sulla prima casa e che sulle seconde abitazioni subiranno una tassazione, a causa del binomio Tasi-IMU, al massi- mo consentito, cioè il 10,6 per 1000 (1,06%). Loreto Apruti- no e Pianella hanno delibe- rato sull’abitazione principale una super Tasi, sia pure con le detrazioni obbligate in que- sti casi: aliquota dunque del 3,30 per 1000, vale a dire il 2,5 per 1000 maggiorato dello 0,8; Penne ha scelto il 2,5 per 1000, mentre a Città Sant’An- gelo si è deciso l’1,80, a Ce- pagatti l’1,3, a Collecorvino il 3 ed a Cepagatti l’1,3 per 1000. A Nocciano, Tasi non al massimo sulla prima casa, esenti le imprese. La giunta Starinieri a Loreto Aprutino ha deliberato qualche giorno fa l’applicazione dello 0,80 in più sull’aliquota massima del 2,5 per 1000 prevedendo co- munque la detrazione di 50 euro per ciascun figlio fino a 26 anni di età e comunque con una detrazione fino a150 euro. L’ opposizione ha cercato inva- no, in consiglio comunale, con il nulla osta dell’ufficio tributi, di far passare un emendamen- to con cui imporre la Tasi an- che ai proprietari delle case di maggior pregio, cioè quelle di categoria A1, A8 e A9, sotto- poste invece all’IMU del 4 per 1000 (o 0,4%) con detrazione di 200 euro. A Loreto Apruti- no il gettito stimato della Tasi è di 457.230, 28 euro, a fronte di un costo per i servizi indi- visibili di 951.347 euro: vale a dire i contribuenti ne pagano il 48%, il resto se lo accolla l’ente. Identica scelta quella della vicina Pianella governa- ta dal centro destra: sindaco è Sandro Marinelli. A Penne, la giunta D’Alfonso ha applica- to il 2,5 per 1000 di Tasi sulle prime case, senza detrazioni. Essendo già al massimo, cioè al 10,6 per 1000 per via dell’I- MU, sulle altre abitazioni non si pagherà nulla di Tasi. Nel capoluogo vestino, si stima un gettito di 1 milione 905 mila. Ma i contribuenti pennesi (il 10% è a carico degli inquilini nelle case locate) pagheranno quasi integralmente i servizi indivisibili come l’illumina- zione e la manutenzione. A Città Sant’Angelo il rieletto sindaco Gabriele Florindi in- casserà dalla Tasi (aliquota dell’1,8 per 1000 sull’abitazio- ne principale) 946.309 euro, mentre ne spenderà 2 milioni 107 mila 383 euro sui servizi indivisibili: è cioè posta a ca- rico dei contribuenti una per- centuale minoritaria, il 45%. Al massimo invece la tassa- zione sugli altri immobili a causa della combinazione Tasi (0,08%) più IMU allo 0,98%. Sono TASI nostre da queste parti Anche LACERBA fa i conti con lo spread di Gianfranco Buccella C ome un abito da sposa, tirato fuori dal baule della nonna e rivisitato da una brava sarta, ecco a voi cari lettori il vostro periodico. In edicola o al bar la vecchia signora si presenta con una nuova veste tipogra- fica. Il paragone col vestito della nonna, tirato fuori per l’occasione e reso più attuale con qualche accorgimento mi è sembrato più che azzeccato. Apparentemente sembrereb- be tornare alle sue povere origini ma la tecnologia ed una grafica accattivante vogliono ridare alla testata slancio e splendore in attesa di festeggiare il ventesimo anno nel 2015. Noi in questi mesi ci siamo impegnati per cercare di lasciarvi questo straordinario veicolo di informazione evi- tando di cedere alla crisi e allo spread. Gli sponsor più fedeli credono ancora nelle nostre capacità e a loro va il ringra- ziamento di tutta la redazione e di tutti i lettori. Due erano i nostri obiettivi: mantenere nell’area vesti- na questo strumento che costituisce l’amplificatore della vostra voce, dei vostri pensieri, dei vostri progetti e delle vostre aspirazioni e mantene- re al tempo stesso un livello qualitativo che per tutti noi era oramai diventato irrinun- ciabile. Crediamo di esserci riusciti. SEGUE A PAGINA .... LA GRANDE GUERRA/ Perchè Polacchi attaccò D’Annunzio

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PENNE/ Troppi debiti, Comune in crisi. Futuro in rosso

LORETO/ Caro mensa, è scontro. Le mamme pronte al referendum

LACERBAperiodico politico culturale sportivo dell’area vestina

LACERBA è il periodico dell’Associazione Culturale Progetto Domani, distribuito a Penne, Loreto, Pianella, Civitella Casanova e Collecorvino Stazione / Via Fiorano 65014 Loreto Aprutino PE / CONTATTI +39 085 8208880 / www.lacerbaonline.it / [email protected] / Aut. Trib. di Pescara del 10-07-1996. Registro stampa anno 1996 n° 21 / Editore Gianluca Buccella / Direttore Berardo Lupacchini / Vice Direttore Vicario Claudia Ficcaglia / Le Firme: Candido Greco, Gianfranco Buccella, Gianni Cutilli, Mauro Soccio / Redazione: Jaques De Molay, Jennifer Di Vincenzo / Foto a cura Di Loreto Buttari, Achille Rasetta, Mauro Soccio / Web e Grafica: Marta Ferri / Tipografia: PRESS UP srl Ladispoli (Roma)PER LA VOSTRA PUBBLICITA’: [email protected] / jennifer di vincenzo +39 339 7585454 / gianluca buccella +39 3939701736 / DIFFUSIONE GRATUITA

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Domenica 26 Ottobre 2014

Fisco ed immobili: previ-sioni nere per i contri-buenti che pagheranno

un conto salato per la Tasi sulla prima casa e che sulle seconde abitazioni subiranno una tassazione, a causa del binomio Tasi-IMU, al massi-mo consentito, cioè il 10,6 per 1000 (1,06%). Loreto Apruti-no e Pianella hanno delibe-rato sull’abitazione principale una super Tasi, sia pure con le detrazioni obbligate in que-sti casi: aliquota dunque del 3,30 per 1000, vale a dire il 2,5 per 1000 maggiorato dello

0,8; Penne ha scelto il 2,5 per 1000, mentre a Città Sant’An-gelo si è deciso l’1,80, a Ce-pagatti l’1,3, a Collecorvino il 3 ed a Cepagatti l’1,3 per 1000. A Nocciano, Tasi non al massimo sulla prima casa, esenti le imprese. La giunta Starinieri a Loreto Aprutino ha deliberato qualche giorno fa l’applicazione dello 0,80 in più sull’aliquota massima del 2,5 per 1000 prevedendo co-munque la detrazione di 50 euro per ciascun figlio fino a 26 anni di età e comunque con una detrazione fino a150 euro.

L’ opposizione ha cercato inva-no, in consiglio comunale, con il nulla osta dell’ufficio tributi, di far passare un emendamen-to con cui imporre la Tasi an-che ai proprietari delle case di maggior pregio, cioè quelle di categoria A1, A8 e A9, sotto-poste invece all’IMU del 4 per 1000 (o 0,4%) con detrazione di 200 euro. A Loreto Apruti-no il gettito stimato della Tasi è di 457.230, 28 euro, a fronte di un costo per i servizi indi-visibili di 951.347 euro: vale a dire i contribuenti ne pagano il 48%, il resto se lo accolla

l’ente. Identica scelta quella della vicina Pianella governa-ta dal centro destra: sindaco è Sandro Marinelli. A Penne, la giunta D’Alfonso ha applica-to il 2,5 per 1000 di Tasi sulle prime case, senza detrazioni. Essendo già al massimo, cioè al 10,6 per 1000 per via dell’I-MU, sulle altre abitazioni non si pagherà nulla di Tasi. Nel capoluogo vestino, si stima un gettito di 1 milione 905 mila. Ma i contribuenti pennesi (il 10% è a carico degli inquilini nelle case locate) pagheranno quasi integralmente i servizi

indivisibili come l’illumina-zione e la manutenzione. A Città Sant’Angelo il rieletto sindaco Gabriele Florindi in-casserà dalla Tasi (aliquota dell’1,8 per 1000 sull’abitazio-ne principale) 946.309 euro, mentre ne spenderà 2 milioni 107 mila 383 euro sui servizi indivisibili: è cioè posta a ca-rico dei contribuenti una per-centuale minoritaria, il 45%. Al massimo invece la tassa-zione sugli altri immobili a causa della combinazione Tasi (0,08%) più IMU allo 0,98%.

Sono TASI nostre da queste parti

Anche LACERBA fa i conti con lo spreaddi Gianfranco Buccella

Come un abito da sposa, tirato fuori dal baule della nonna e

rivisitato da una brava sarta, ecco a voi cari lettori il vostro periodico. In edicola o al bar la vecchia signora si presenta con una nuova veste tipogra-fica. Il paragone col vestito della nonna, tirato fuori per l’occasione e reso più attuale con qualche accorgimento mi è sembrato più che azzeccato. Apparentemente sembrereb-be tornare alle sue povere origini ma la tecnologia ed una grafica accattivante vogliono ridare alla testata slancio e splendore in attesa di festeggiare il ventesimo anno nel 2015. Noi in questi mesi ci siamo impegnati per cercare di lasciarvi questo straordinario veicolo di informazione evi-tando di cedere alla crisi e allo spread. Gli sponsor più fedeli credono ancora nelle nostre capacità e a loro va il ringra-ziamento di tutta la redazione e di tutti i lettori. Due erano i nostri obiettivi: mantenere nell’area vesti-na questo strumento che costituisce l’amplificatore della vostra voce, dei vostri pensieri, dei vostri progetti e delle vostre aspirazioni e mantene-re al tempo stesso un livello qualitativo che per tutti noi era oramai diventato irrinun-ciabile. Crediamo di esserci riusciti.

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di Giovanni Cutilli

Nobili storie e storie ignobili

Mario Semproni, ben noto ge-riatra, ha di recente presen-tato la sua ultima lodevole

“fatica” storico-culturale: “Maserati – Cent’anni magnifici”, nel Centenario del “Tridente”. Il Marchese Diego De Sterlich Aliprandi, appassionato di auto sportive, ne fu sostenitore e spon-sor. La storia della Maserati s’accosta a quella di Penne attraverso l’audace e singolarissima figura del Marchese che, anche nell’ultimo, stentato periodo di vita, fu “grande” nello stile, non rinunciando a gesti di generosità con l’elargizione di mance! Nobile per titolo proprio e per propensione. Diceva Totò: “Signori si nasce e io nacqui”. Il Marchese De Sterlich, nobilmente, “nacque”. Una nobile storia, quella raccontata nel suo bel libro da Mario Semproni che farebbe un apprezzabile regalo se si dedicasse, con la sua note-vole capacità archivistica e aneddotica, a narrare le vicende del “San Massimo”, partendo dai 12 reparti e servizi, fiore all’occhiello della sanità provinciale, che aveva (medicina, chirurgia, oste-tricia e ginec., ortopedia, cardiologia, oculistica, otorino, geriatria, urologia, laboratorio analisi, pneumologia, pronto soccorso) ai 12 milioni di euro per ristrutturarlo, che non ha più e dei quali molti hanno parlato solo per fare un po’ di effetti speciali. Nell’at-tesa, puntualizziamo per i posteri. A) Sui punti nascita. Recentemente, un politico ha sostenuto che: <<Il ministro Fazio, quando, nel 2010, fece approvare in sede di Conferenza Stato Regioni le linee di indirizzo nel percorso nascita, stabilì la chiusura di quei punti nascita che non raggiungevano i 500 parti l’anno, valutando possibili deroghe per punti nascita collocati in aree geogra-fiche più isolate>>. E’ certo che Fazio stabilì questo? Leggiamo le sue linee di indirizzo: <<Si raccomanda di adottare stringenti criteri per la riorganizzazio-ne della rete assistenziale, fissando il numero di almeno 1000 nascite/anno quale parametro standard a cui tendere, nel triennio, per il mantenimento/attiva-zione dei punti nascita. La possibilità di punti nascita con numerosità inferiore e comunque non al di sotto di 500 parti/anno, potrà essere prevista solo sulla base di motivate valutazioni…>> (Accordo Stato-Regioni 16 dicembre 2010-Allegato 1A: “… riorganizza-zione dei punti nascita”)! Ecco cosa stabilì Fazio: chiusura dei punti nascita sotto i 1000 parti/anno e deroghe solo per quelli comunque non inferiori a 500 parti/anno! Penne, è sotto i 500. Piagnistei su strade mulattiere e disagi territoriali hanno contro queste norme. Se sono sgradite, i difensori in buona fede del reparto maternità vestino si rassegnino: non cambieranno; i paladi-ni, invece, della “legalità” tacciano una volta per sempre, almeno si tolgono dall’imbarazzo di essere sorpresi a spu-tare sopra una “legge”! Riveriscano le “regole” e si prostrino davanti alla nor-ma ammazza-punto nascita di Penne come davanti al piede di San Gabriele. Non si comportino da masochisti e ipocriti, come i coccodrilli, mangiando prima i figli (con le norme letali sui punti nascita) per poi piangere. In ogni caso, le attuali proteste sulla chiusura del punto nascita sono mostruosamen-te tardive. La “legge” che uccide quelli sotto i 500 parti/anno risale addirittura

all’anno 2000 e si chiama: “D.M. 24 aprile 2000, “Adozione del progetto obiettivo materno-infantile relativo al «Piano sanitario nazionale per il trien-nio 1998-2000»”. Dieci anni dopo, il 16 dicembre 2010, arrivò l’Accordo di Fa-zio e, da allora, la riorganizzazione dei punti nascita è stata ribadita in svariati atti e documenti; da ultimo, nel Patto per la Salute 2014-2016, passando per l’Agenzia Sanitaria Regionale (2013) e per il “Comitato percorso nascita regionale” (Cpnr) che, nella seduta del 13 marzo 2013, si è concesso pure una “sveltina”, che fa schiumare di rabbia i Vestini, inserendo la proposta di dero-ga per il punto nascita di Sulmona con questa motivazione: <<In particolare per quanto concerne il P.O. di Sulmona, la sua collocazione nell’ambito di un ter-ritorio vasto e con problematici tempi di percorrenza, soprattutto nei mesi invernali, ha portato a ritenere il rela-tivo punto nascita non sopprimibile per ragioni logistiche e orografiche legate alla particolarità del territorio>>. E che si dovrebbe dire, allora, del ter-ritorio Vestino? Ma, forse, il Comitato non sa nemmeno dove sia! Lasciamo perdere! Sia come sia, il punto nascita di Penne chiuderà, magari dopo un rinvio appresso all’altro, ma chiuderà. D’altronde, il presidente della regione, il 16 agosto scorso, spiegò: «La regola è: o lo fai tu o lo fanno loro» (“loro” sono i burocrati del Tavolo romano di Monitoraggio) «così ho preso l’impegno di fare tutto ciò che loro chiedono». E “loro” cosa chiedevano? Chiusura punti /nascita e compartecipazione alla spesa per prestazioni sanitarie! Perciò, D’Alfonso disse: «la Regione agirà celer-mente» su entrambe le questioni. Detto e fatto: la chiusura dei punti nascita è stata annunciata a settembre dall’As-sessore alla sanità Paolucci, salvo dare una “frenata tattica”, in ConsiglioRe-gionaleil 14 scorso, e, per la compar-tecipazione, i decreti già erano firmati da tre giorni, il 13 agosto! Piacciono caccavelle, trombette, tamburini? Non c’è problema, avanti con i cortei, tanto nessuno se ne cura; a Roma, dove si comanda, quei cortei non si sentono e non si vedono! Attenzione, però, a quello che bolle in pentola! Mentre qui si sfila per il punto nascita, a Roma ci sfilano l’ospedale sano sano, per mano della “legalità”. Nel nuovo Patto per la Salute, firmato quest’estate, si è deciso (art. 3) di adottare, “senza ulteriori rinvii”, il “Regolamento sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi”, previsto da un decreto del 2012, nella cui bozza c’è la nuova

classificazione degli ospedali. I più piccoli saranno di “I livello” e, attenzio-ne, attenzione, dovranno avere “un ba-cino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti”. A buon intenditor poche parole! Questo è il futuro che ci attende, altro che la chiusura del solo punto nascita! B) Sui 12 milioni per la ristruttu-razione del San Massimo. Tutti, di destra, di sinistra, di sopra e di sotto, ne hanno straparlato, in buona e in cattiva fede. Ci ripetiamo: i 12 milioni non ci sono! Ci saranno? Del tutto improbabile. Proprio il Regolamen-to appena citato toglie ogni dubbio. Eppoi, un fatto è certo: non esiste atto legislativo o amministrativo che (ri)assegni all’Ospedale di Penne quei soldi, tolti dopo il terremoto del 2009. Addirittura, l’ultimo Patto per la Salute prevede solo il “co-finanziamento” statale. Dice, infatti: “Edilizia sanitaria (art.13). il Governo si impegna ad as-sicurare il necessario cofinanziamento per l’edilizia.…Le Regioni si impegna-no inoltre a individuare…le risorse per la realizzazione dei programmi”. Ah, siiii? La regione Abruzzo che in trent’anni non ha trovato i soldi per il Carmine li troverebbe per gli inter-venti edilizi sanitari, compreso quello per il “San Massimo”? E’ una comica ma, purtroppo, la “legalità”, piaccia o non piaccia, questo stabilisce, il resto è chiacchiera. Lo stesso presidente della regione, D’Alfonso, il 30 settembre scorso, incontrando i dipendenti della Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, ha rivelato: “E’ mio obiettivo convocare quanto prima il nuovo direttore generale del ministero della Salute per parlare di edilizia sanitaria”. Ah, se ne deve anco-ra parlare… ! A proposito, un presiden-te di regione che “convoca” un direttore generale di ministero?! Uhmmm.. Luciano, va bene che sei “big” ma ci sembra già di sentire le pernacchie dal ministero! Dunque, di concreto, per i 12 milioni, c’è solo l’obiettivo di “parlarne” con il dott. Renato Botti, dir. gen. della programmazione sanitaria del ministero. E quest’è tutto! I lavori “presto appaltati”? Punto nascita da sal-vare? Comitato ristretto dei sindaci? Il territorio? Le strada sfasciate? Quant’è lunga l’agonia del San Massimo! Una storia ignobile, quella che raccontereb-be il dottor Semproni se ci si dedicasse, ma anche una rassegna esemplare della meschineria della varia umanità che ci ha speculato sopra per vili interessucci una politichetta di campagna! Senza vergogna.

Manifestazione a difesa

del punto

nascite

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PENNE – Autunno alle prese con il nuovo fisco pennese. Approvata dal consiglio comu-nale la calda manovra tributa-ria della giunta D’Alfonso che ha evitato di alzare l’addizio-nale Irpef, rimasta allo 0,7%. Ma la Tasi (la nuova tassa sui servizi indivisibili, saldo il 16 dicembre) sarà al massimo per i pennesi: il 2,5 per 1000 sulla prima casa (l’aliquota base è l’1), senza alcuna detrazione, e con la quota del 10% a carico degli inquilini nelle abitazio-ni affittate. E per le seconde case l’IMU tocca quota 1,06% (era allo 0,76%). Un po’ meno pesante sembra presentarsi il conto sui rifiuti: il debutto della Tari prevede infatti una

serie di sconti rispetto al pas-sato quando veniva applicata la Tarsu (aumentata del 46% nel 2011) e la Tares, ancora più costosa. Su tutti, spicca l’abbattimento del 50% del-la tassa sulle cosiddette case sparse dove si concentrano 2.588 residenti pari al 20,46% della popolazione. Si tratta di un premio per i disagi dovuti alla minore frequenza della raccolta dell’immondizia che dal primo marzo è differenzia-ta: a luglio raggiunta la quota straordinaria del 74,82% (nel 2013 fu appena del 10,17%). Riduzioni anche per chi vive da solo (15%), alle famiglie con disabili ed anche a chi fa il compostaggio domestico:

il 10%. Il costo del servizio rifiuti per il Comune è di 1 milione 607 mila 710 euro, co-perto per il 75% dalle utenze domestiche. Alla tassa anche quest’anno si aggiunge il tri-buto provinciale: fino al 5%. Nella predisposizione delle tariffe comunali, si nota un leggero aumento della quota fissa ed una riduzione più ro-busta comunque sulla parte variabile della Tari. In pratica, un’abitazione vissuta da una famiglia di tre componen-ti dovrà fare i conti con una quota fissa a metro quadrato di euro 1.07 (con la Tares era di euro 0,95) e di quella varia-bile pari a 169,48 euro (l’anno scorso pagava invece 232,11

euro). Un nucleo di 4 persone pagherà per ogni mq. la quota fissa di 1,14 euro (nel 2013 era di 1,02 euro) ed una variabile di 202,12 euro: era di 286,58 euro. Ancora meglio per una famiglia di 5 unità: quota fissa di 1,15 euro a mq, cresciuta di 12 centesimi, e quota variabile di 235,80 euro, scesa rispetto ai 364,74 euro del 2013. Ri-modulate anche le tariffe per i 31 bar e pasticcerie: 3,61 euro a mq per la parte fissa e 6,66 euro per quella variabile (era-no 3,58 e 7,29). I 26 fra risto-ranti e pub pagheranno 3,28 euro di parte fissa e 7,17 di va-riabile contro i 3,85 e 8,06 euro dell’anno passato.

TASI, malissimo la prima: casaRimodulata la TARI sui rifiuti

PENNE – Non ci saranno sconti pieni per i 2.588 resi-denti delle case sparse, il 20% dei pennesi, che nel trimestre 1 marzo-31 maggio non han-no beneficiato del servizio di raccolta porta a porta dei ri-fiuti, cominciato per loro solo dall’1 giugno scorso. Avranno un abbattimento del 50% per il resto dell’anno, così parreb-be. Ci ha provato a chiederli, ma invano, per i tre mesi di abbandono Remo Evangelista, consigliere di maggioranza di Unione Moderata, ma da tem-po ormai sull’Aventino. Lui,

uno di quei 2.588 residenti, aveva presentato un emenda-mento nell’ultimo consiglio comunale teso a chiedere una riduzione del 60% sia nella quota fissa sia in quella varia-bile della tassa sui rifiuti al suo debutto, la Tari. Per quei tre mesi, il minor gettito sareb-be stato di 44 mila euro nelle casse comunali. Antonella Cicoria, la responsabile del servizio tributario comunale, aveva dato parere favorevole a patto che si trovasse la coper-tura nel bilancio 2014 ancora da approvare (è stata votata

infatti solo la manovra fisca-le). La copertura si sarebbe potuta trovare grazie ad una decurtazione del compenso alle ditte che si occupano del-la raccolta differenziata dei rifiuti, responsabili in quei tre mesi del disagio soppor-tato dal 20% della popolazio-ne pennese che risiede nelle aree sparse. Con Evangelista, aveva provato a perorare la causa anche Matteo Tresca di PenneSì, suggeritore del-la copertura finanziaria. “E invece -spiega Evangelista- il partito democratico ha det-

to no e va avanti ormai da solo su tutto. Ne prendiamo atto”. Tresca:“Riteniamo che l’amministrazione deb-ba approfondire le cause che hanno determinato ritardi e disservizi in alcune zone pe-riferiche e nelle case sparse nel periodo marzo-giugno, accertando il rispetto del ca-pitolato da parte dell’azienda appaltatrice. Sulla Tari co-munque abbiamo apprezzato la modulazione del tributo in base a criteri sociali e chie-diamo di studiare formule che consentano una maggiore premialità mirata a garantire sconti ai cittadini che con-feriscono rifiuti differenzia-ti”. Autunno alle prese con il nuovo fisco pennese, dunque. Ecco la Tasi, la nuova tassa sui servizi indivisibili, da pagare il 16 ottobre ed il 16 dicembre. Sarà al massimo per i penne-si: il 2,5 per 1000 sulla prima casa (l’aliquota base è l’1), sen-za alcuna detrazione, e con la quota del 10% a carico degli inquilini nelle abitazioni loca-te. Per le seconde case non c’è la Tasi poiché l’IMU tocca già la quota massima dell’1,06% (ossia 10,6 per 1000, la base era lo 0,76%) e per legge non

può superare l’aliquota Imu. Ancora Tresca:”Sulla Tasi oc-corre migliorare l’impostazio-ne che attualmente penalizza i percettori di redditi bassi, studiando per il futuro nuo-ve soluzioni e reintroducendo opportune detrazioni. Sull’I-mu appare eccessivo il peso sulle seconde case soprattutto se sfitte o destinate ad uso in comodato da parte dei fami-liari”. Il conto sui rifiuti è più rimodulato. Il debutto della Tari prevede infatti una serie di sconti rispetto al passato quando veniva applicata la Tarsu (comunque aumentata fortemente del 46% nel 2011 da quest’amministrazione) e la Tares, ancora più costosa. A luglio raggiunta la quota stra-ordinaria di raccolta differen-ziata del 74,82% (nel 2013 fu appena del 10,17%). Riduzio-ni anche per chi vive da solo (15%), alle famiglie con disa-bili ed anche a chi fa il com-postaggio domestico: il 10%. Il costo del servizio rifiuti per il Comune è di 1 milione 607 mila 710 euro, coperto per il 75% dalle utenze domestiche. Alla tassa anche quest’anno si aggiunge il tributo provincia-le: fino al 5%. Nella predispo-

sizione delle tariffe comunali, si nota un leggero aumento della quota fissa ed una ridu-zione più robusta comunque sulla parte variabile della Tari. In pratica, un’abitazione vissu-ta da una famiglia di tre com-ponenti dovrà fare i conti con una quota fissa a metro qua-drato di euro 1.07 (con la Ta-res era di euro 0,95) e di quella variabile pari a 169,48 euro (l’anno scorso pagava invece 232,11 euro). Un nucleo di 4 persone pagherà per ogni mq. la quota fissa di 1,14 euro (nel 2013 era di 1,02 euro) ed una variabile di 202,12 euro: era di 286,58 euro. Ancora meglio per una famiglia di 5 unità: quota fissa di 1,15 euro a mq, cresciuta di 12 centesimi, e quota variabile di 235,80 euro, scesa rispetto ai 364,74 euro del 2013. Rimodulate anche le tariffe per i 31 bar e pasticce-rie: 3,61 euro a mq per la par-te fissa e 6,66 euro per quella variabile (erano 3,58 e 7,29). I 26 fra ristoranti e pub paghe-ranno 3,28 euro di parte fissa e 7,17 di variabile contro i 3,85 e 8,06 euro dell’anno passato.

Case sparse, TARI senza sconti da marzo a giugno

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PENNE - Ci mancava anche l’in-debitamento per costruire la nuova scuola “Mario Giardini” in via dei Lanaioli: altri 200 mila euro più o meno ogni anno per i prossimi 25 e senza che i pennesi ne siano pro-prietari: pagheranno il canone del contatto di disponibilità all’impresa Corbo Group spa. “Il Comune ha un bilancio caratterizzato da una rigidità strutturale che si regge grazie alla leva fiscale ed ha limitate risorse extratri-butarie (per i servizi incassa appena il 29%, ne perde così il 71), risente della costante presenza di debiti fuori bilancio che gravano annualmente su una gestione peraltro già appesantita dall’elevato indebitamento di presti-ti”, sostiene la dottoressa Antonella Cicoria, responsabile dell’area finan-ziaria del Comune nella sua relazio-ne. Ogni anno per rimborsare i mu-tui il bilancio si priva di un milione e 510 mila euro: denaro che erode le entrate correnti. “L’ente, a seguito dei numerosi con-tenziosi e passività potenziali in atto, si troverà ad affrontare delle criticità che aggraveranno ancora di più l’equi-librio dei bilanci successivi”. E’ allarme rosso, il Comune è virtual-mente in uno stato di dissesto che però evita di far emergere con atti uf-ficiali. Per quest’anno l’ente locale ve-stino spera di incassare 390 mila euro dalla lotta all’evasione tributaria. Ma altri 575.403 euro li devolve per de-biti fuori bilancio e transazioni per il prossimo triennio, di cui 176 mila euro in relazione al bilancio 2014. Il Comune così si trova a fare i conti

con i creditori le cui fila s’ingrossa-no sempre di più. Non è tale però la Ciajka, la cooperativa sociale che per tanti anni ha garantito i servizi socia-li prima di essere scalzata dall’appal-to che nel 2008 vide lo sbarco della toscana Agorà. L’amministrazione D’Alfonso non intende riconoscerle il debito di 212 mila euro: per la dottoressa Antonella Cicoria, non è certo, né liquido né esi-gibile. Stesso discorso per gli 8.591 euro reclamati dalla Co-gecstre. Ma per il resto l’elenco è importante. Si è intanto con-clusa la causa che i congiunti dell’architetto Vincenzo Di Simone, già assessore e consi-gliere comunale, intentata nel 2005 al Comune, all’Arcidio-cesi ed alla parrocchia per i danni all’immobile di famiglia in via De Caesaris prodotti da infiltrazioni d’acqua piovana e dagli scarichi di un bagno: in-casseranno 204.707 euro dalle Assicurazioni Generali che ha salvato il Comune. Trovato poi l’accordo fra l’ente pennese e la Ce.r.in. srl di Bitonto, la società che gestì le esazioni tributarie per un de-cennio. Dai 301mila euro spettanti di diritto ai pugliesi, a rate annuali, fino al 2018, il Comune verserà loro 290 mila euro. Con la CPL Concordia, si rivede l’accordo siglato a fine 2013. Le casse comunali non ce la fanno a pagare per quest’anno i 75 mila euro pattuiti. Le rate di 250 mila euro, de-rivanti dal saldo fra dare ed avere di quel rapporto finito male per la ge-

stione della cittadella dello sport, an-dranno fino al 2018. Alla Ecoemme, società in liquidazione, vanno versa-ti 748 mila euro. L’ente ha pagato la sorte capitale richiesta nel decreto in-giuntivo. Ora Ecoemme rinuncia agli interessi legali e si obbliga a rinun-ciare agli atti del decreto ingiuntivo

del 2012. C’è poi un contenzioso con-cluso, ma non quantificato, per cui il Comune comunque dovrà sborsare denaro ai privati. Si tratta dei giudi-zi davanti al TAR di Pescara vinti da Raffaele Buccella e Giuseppe Iannac-ci, espropriati ma non indennizzati con procedure avviate vent’anni fa. Il giudice ha disposto che dovranno incassare il 10% del valore venale dei terreni. Alla valutazione deve prov-vedere il Comune in contraddittorio con i privati che avranno diritto agli

interessi legali e all’indennità di oc-cupazione temporanea. Ma c’è di più: l’opera pubblica costruita deve esser rimossa perché l’area deve tornare al suo stato originario. Ancora. I fi-nanziamenti ex Agensud della ban-ca dell’Adriatico: da riconoscere un debito pari a 423.732 euro richiesti

già nel 2012. Stesso discorso per la Unipol Assicurazio-ni: ha diritto ad un recupero di franchigie pari a 66 mila euro. Il contenzioso in essere è un’altra pagina delicata per il futuro finanziario dell’en-te. Come la vertenza che gli eredi di Antonio Petrucci hanno ancora in corso per il mancato pagamento degli espropri per la cittadella dello sport in contrada Campetto. Importo richiesto: 188 mila euro, qualche giorno fa sono state precisate le conclusioni davanti al giudice. La Dino Di Vincenzo reclama ancora gli interessi per ritardato pa-gamento dello stato di avan-

zamento lavori di risanamento e mi-tigazione del rischio idrogeologico. Richiede 54 mila euro, appuntamen-to in aula nel febbraio 2017!A gennaio si tornerà invece a parlare di quanto liquidare alla famiglia Cu-tilli per un esproprio mai pagato al Carmine dove fu costruito il centro socio sanitario, in parte inutilizzato. Il fascicolo è stato riassunto dalla corte d’Appello aquilana dopo l’intervento della cassazione. Il Comune dovrà comunque pagare, ma il quantum è

da decidere con un supplemento di perizia tecnica. Si tratta di 257 mila euro da rivalutare più interessi, non-ché 106 mila euro a titolo di risarci-mento del danno per occupazione illegittima. Una stangata all’orizzon-te per una causa iniziata nel 1988. Causa non ancora conclusa quella di Evangelista-Cerqueti. A febbraio il giudice ha respinto alcune richieste avanzate dai privati in relazione ai danni conseguenti allo smottamento di un terreno comunale nella citta-della dello sport. La perizia ordinata dal tribunale evidenzia l’importo per il ripristino dello stato dei luoghi: 320 mila euro. A maggio del 2015 ci sarà l’udienza di discussione davanti al tribunale delle Acque di Roma della causa promossa dagli eredi Baroni per i danni al proprio fabbricato di San Francesco: richiedono 186 mila euro. Bruno Buccella non ha recla-mato fin qui risarcimenti per i dan-ni all’immobile di contrada Cirolo causati dai liquami della fognatura comunale. C’è stato un accertamen-to tecnico preventivo che ha definito la vicenda. Per ciò che concerne le spese legali è in corso una ricognizio-ne degli incarichi degli ultimi venti anni. Tutto fermo dunque. Si è parla-to però di oltre 250 mila euro pretesi dall’avvocato Andrea Modesti.

Cassa comune e continua“Troppi debiti fuori bilancio, troppi mutui, troppe liti: bilancio in pericolo”: allarme rosso

della Cicoria

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

PENNESI’ NON ERA NATA PER FARE LA STAMPELLA DEL PD.Il Partito della Rifondazione Comu-nista – sezione di Penne – prende le distanze dal consigliere di PenneSì Matteo Tresca. Rifondazione Comunista ha conti-nuato in questi mesi a costruire l’al-ternativa al sistema di governo che abbiamo contrastato negli ultimi 25 anni e che ha condotto Penne alla drammatica situazione attuale. La scelta di far nascere PenneSì che ha portato all’elezioni di Matteo Tresca, era per noi un progetto di chiara alternativa sia alle destre che al PD pennese.Purtroppo da mesi non viene più convocata alcuna riunione della li-sta nata alle scorse elezioni comunali dall’alleanza tra SEL, Rifondazione e

pezzi di società civile. Uno dei pilastri del programma della lista era proprio la parteci-pazione democratica e la condivisione delle scelte, che purtroppo è mancata in questi mesi.Le considerazioni e le dichiarazioni portate avanti sul bilancio, le

prese di posizione sulla gestione dei rifiuti e da ultimo la scelta di non abbandonare l’aula nella seduta sulla variante al PRG per la delocalizzazio-ne della scuola “Mario Giardini”, ci inducono ad una presa di posizione. L’atteggiamento autoreferenziale del capogruppo Tresca forse rappresenta il pensiero di SEL ma, sicuramente, non più la linea del progetto inizia-le condivisa dai cittadini che hanno aderito e sostenuto PenneSì.Rifondazione ha continuato in questi mesi a costruire mobilitazione socia-le e comitati di lotta dal diritto alla salute alla scuola per citarne alcuni, in consiglio purtroppo il consigliere Tresca, è sembrato più stampella del PD che portabandiera delle istanze di cambiamento.Pur apprezzando e condividendo la posizione contraria sulla Mario Giar-

dini, rimane il fatto che la permanen-za in aula, ha consentito di rinviare sine die una crisi politica dell’ ammi-nistrazione comunale che è sotto gli occhi di tutti. La crisi politica di que-sta amministrazione rimane intatta, indipendentemente se l’opposizione garantisca o meno il numero lega-le, infatti non devono passare inos-servate l’ astensione del presidente del consiglio Vellante e l’assenza del consigliere Solini entrambi esponenti della maggioranza PD.Quale futuro intende dare SEL alla coalizione Pennesì? Si vuole dare continuità al progetto di alternativa oppure si vuole rientrare nelle stanze di palazzo a bracceto con il PD?L’obiettivo di Rifondazione rimane quello di costruire un’alternativa di governo rispetto ai politicanti che da decenni ci governano, e farlo insieme alla società che lotta per andare a go-vernare sui principi che da sempre ci caratterizzano: il lavoro, l’ambiente, la trasparenza, il diritto halla salute e all’istruzione, il rilancio del centro storico, la valorizzazione dei nostri prodotti tipici e la difesa dei nostri commercianti creando così uno svi-luppo sostenibile.

Partito della Rifondazione Comunista Circolo di Penne

Lettera aperta al Presidente del Consiglio Avv. Gabriele Vellante.

Caro Gabriele,voglio rallegrarmi con te per l’esito conclusivo del C.C. del 16 ottobre 2014, a proposito della delibera riguardante la deloca-lizzazione della Scuola Mario Giardini perché con una sola fava hai preso tre piccioni e quando succedono queste cose bisogna inchinarsi e fare i complimenti.Era fin troppo evidente che tu avevi tre esigenze: astenerti; dimostrare affidabilità al Nunzio Apostolico; astensione ininfluen-te ai fini dell’approvazione della delibera. Effettivamente incolon-nare questi tre risultati in un solo colpo non è cosa facile: è come fare 6 al superenalotto.

Detto questo voglio esternarti una mia personalissima opinione che è la seguente: nel momento in cui hai aperto la votazione ti sei sentito come Usain Bolt allo start dei cento metri perchè, se avessi visto che tutta l’opposizio-ne si fosse alzata per uscire, ti saresti ritrovato nel chiostro di San Domenico in una frazione di secondo ovvero, prima che il campanello avesse smesso di squillare tu saresti già uscito. Gra-zie al cielo non hai avuto bisogno di dimostrare la velocità nell’ab-bandonare la seduta e il tuo sorri-so a trentadue denti nel chiostro alla fine del Consiglio dimostrava in modo inequivocabile la tua felicità. Ti faccio i complimenti perché ottenere risultati come questi non capita tutti i giorni. P.S. forse qualche piccola difficol-tà potresti trovarla quando dovrai spiegare ai cittadini di Penne cosa significa astenersi di fronte ad una problematica complessa come quella della Mario Giardini ma sono certo, nel contempo, che una giustificazione elegante la troverai comunque.

Luigi D’Angelo Gruppo Consi-liare IDV PENNE

“PenneSI non sta con il PD” Ma che bravo, Vellante

Nella foto sopra: Valeria Di Luca.Sotto a sinistra Gabriele Frisa.

A destra D’Angelo

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di Gianfranco Buccella

Te la do io la mensa!

Anche se “ In senectute omnia stomachor “ Nella vecchiaia tutto mi da il

voltastomaco, proverò ad ingoia-re più di una compressa di Plasil per cercare di mantenere lucidità e serenità d’animo. I fatti sono questi: mercoledì 8 di ottobre – Consiglio Comunale e giovedì 9 “Lo Sciopero di li friccin” . Il tutto naturalmente si è svolto nell’antica terra dei Vestini, dei D’Aquino e dei Davalos, paese degli Acerbo, dei Guanciali, dei Valentini, dei Casamarte, dei Palladini, Guaz-zaroni dello Sciopero a Rovescio e del Rovescio dello Sciopero. Ma andiamo per ordine, visto che il Plasil comincia a svolgere il suo benefico effetto. Nel Consiglio Co-munale di mercoledì 8 si è riparla-to della TASI (Tributo per i Servizi Indivisibili dovuto da chiunque possiede o detiene a qualsiasi titolo fabbricati prima casa com-

presa). Preciso fin da subito che la materia non è semplice poiché sia il legislatore che i componenti tutti del Comunal Consiglio sono co-stretti, loro malgrado, ad utilizzare un linguaggio tecnico che, unito al politichese delle contrapposte fazioni, rende quasi inestricabile il percorso che facilita la com-prensione ai non addetti ai lavori. Io faccio parte di questi ultimi e sostanzialmente sono uno di voi cittadini che devono rivolgersi al commercialista o ai CAF (sinda-cato) chiedendo semplicemente : ma io quanto devo pagare? E il conto della serva è qui di seguito presto fatto: IMU 2012 per la mia prima casa €144,53 TASI € 289,32 Differenza TASI meno IMU € 144,79 considerando anche il fatto che per la TASI 2014 non ho potuto usufruire della detrazio-ne di €50.00 per il figlio che ha superato i 26 anni di età. Insomma ben 144,79 euro in più. Non ho capito un granchè dagli alterchi e dalle argomentazioni venuti fuori dall’assise comunale ma, quando mi toccano la “saccoccia”, come tutti voi, cerco di sopperire all’o-ramai incipiente otosclerosi, an-dando a smanettare sul computer per cercare di capire e, non sempre ci riesco. Bene; la legge n. 147 del 27 dic 2013 comma 677 e la Legge n.16 del 6 marzo 2014 così recitano: ( no, non nel senso dei

vari pater noster o delle poetiche del Pascoli,ma recitano nel senso di esprimersi ) NOTA: Saltiamo a piè pari la lettura del testo scritto anche perché sarebbe veramente indigesto non solo per me ma anche per voi e, fidandovi un po’ di me, pare di capire che la TASI non dovrebbe superare l’IMU del 2012. Aggiungo che per qualcuno la differenza TASI meno IMU sarà, pare, ancora più gravosa, addirittura inversamente propor-zionale al valore catastale (meno vale la casa più si paga) e, pare che i pensionati , con figli non più a carico saranno i più penalizzati. E che vogliono di più sti pensio-nati? Ma non sono stati forse già troppo fortunati ad avercela una pensione? E allora bastava dirlo nell’applicazione della legge: Cari pensionati siete chiamati a ridare qualcosa alle future generazioni, accomodatevi ai vari sportelli delle

poste e delle banche con il vostro bel modello F24 ben compilato dal vostro commercialista perché solo così salverete i vostri nipoti-ni. Io l’avrei scritta così la norma che applica la TASI a Loreto, anzi avrei anche aggiunto: non date più la paghetta ai vostri nipotini ma pagate loro il nobile tributo. Tutti avrebbero compreso! Questa è stata la sensazione provata mer-coledì sera assistendo alla seduta del Consiglio Comunale. Giove-dì mattina, giorno di mercato a Loreto , la conferma della volontà espressa da questa maggioranza. Le mamme ed i papà, ma sì c’era pure qualche nonna e qualche nonno, già gravati da varie altre tasse e tributi, magari disoccupati, indigenti e nullatenenti si sono dati appuntamento al piazzale monumento prima, per sfilare poi, in Via Vittorio Veneto e finire davanti all’attuale sede municipale per essere ricevuti dal Sindaco. La manifestazione detta “ Lo sciopero di li friccin” voleva richiamare l’attenzione dell’Amministrazione Comunale sul recente aumento dei buoni pasto e del servizio Scuo-labus. Alcune mamme erano così visceralmente prese che assoluta-mente non davano a pensare che la cosa fosse semplicemente stru-mentale . Il problema era avver-tito, sentito e anche platealmente trasmesso agli spettatori. Non era

una recita. Tra urla, suoni, canti, rumori e frastuoni hanno lasciato chiaramente intendere che loro non ci stanno e che sono disposti ad andare fino in fondo. Il povero Sindaco, contrariamente a quello che il cervello e la diplomazia gli suggeriva, si è lasciato sopraffare dalla pancia, dal suo sentirsi parte della comunità che lo reclamava e rimproverava, dalla sua spiccata tendenza ad occuparsi delle pro-blematiche sociali e, se voglia-mo anche dalla sua formazione fortemente improntata all’incontro più che allo scontro, ed ha com-messo l’errore fatale di scendere a livello della folla che, seppure nei limiti della correttezza, si è lasciata andare a qualche intemperanza. Il coraggio non gli è mancato, ma l’eccessiva sicurezza nella giustezza delle decisioni intraprese in me-rito agli aumenti gli hanno forse giocato qualche brutto scherzo. Il coraggio si è subito trasformato in presunzione: in sostanza ha lascia-to intendere che le decisioni prese sono giuste ed irrevocabili pur prendendo appuntamento con una delegazione di scioperanti per un eventuale approfondimento della questione. Ma allora non era forse politicamente ed umanamente più corretto ascoltarli prima i genitori? Non poteva far loro comprendere, convincendoli, che il servizio di mensa e trasporto è un servizio a domanda individuale per cui va interamente coperto dal richie-dente? Non poteva dirlo prima che ci sono diversi indigenti (falsi o presunti tali) che su segnalazione dell’assistente sociale usufruiscono gratuitamente di questo e di altre agevolazioni che poi vanno a rica-dere sulle “saccocce” di altri? Non poteva dirlo prima che lui ritiene l’ISEE, (Indicatore della Situazio-ne Economica Equivalente) dalla legge previsto, uno strumento ina-deguato ai fini dell’accertamento di una situazione di indigenza? E qui, a mio parere; è scivolato! E’ come se avesse affermato che il Comune può essere assimilato alla Caritas Diocesana e che solo l’assistente sociale può sostituirsi alla guardia di finanza. Insomma anche in que-sta occasione ho dovuto capire che ci sono altre spese a carico della mia “saccoccia” di pensionato. Io non ho figli in età scolare e, allora, per quale arcano motivo dovrei pagare un servizio di cui non usufruisco? La ragione è sempre la stessa. Devo solo sentirmi in colpa verso i poveri nipotini ed aprire il borsellino. Basta dirlo! Chiara-mente! “Le generazioni dei vostri nipotini, anche a causa di più di una precedente scellerata ammi-nistrazione dei miei compagni di partito, vi chiedono di contribuire alla fornitura del servizio mensa e del trasporto; siete disponibili? “ Ma certo!” Solo che i pensiona-ti sono già impegnati a pagare i mutui dei propri figli disoccupati e nel pagamento della IUC (Imposta Unica Comunale) che falsamente si definisce Unica ma che poi si rivela trina come la Santissima Trinità!

Nella Foto: momento della protesta

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di Anonymous

LORETO APRUTINO – E’ neces-sario un inciso, cari lettori…è inutile girarci sempre intorno! Ci è parso di capire che tutto quel-lo a cui stiamo assistendo da alcune legislature amministrative, sia frutto di una dirigenza politica ed ammi-nistrativa forse volenterosa ma dalla spina dorsale fragile, piegata total-mente ai “superiori voleri provinciali e regionali” e, perciò con questi, con-traddistinte da un tipico rapporto di subalternità, condito con un pizzico di servilismo di borbonica memo-ria. Come la politica di sviluppo (se si può dire così) di Loreto Aprutino, venga decisa non col contributo del-le forze fresche e migliori del paese, come la logica detterebbe ma, fuo-ri dal suo territorio, da personalità estranee alle vicende loretesi, pro-dotte da antiquati e corrotti meccani-smi di cui si nutre tutt’ora la politica.

Oggi, inequivocabilmente marchiata dal trionfo del liberalismo assoluto (non poteva essere altrimenti dopo una ventennale palestra con l’istrut-tore “disarcionato” dal suo titolo onorifico) che si coniuga sempre più spesso, con l’individualismo più sfac-ciato, che a sua volta traduce la pa-rola libertà con libertinaggio. Altro che democrazia partecipativa, come si invoca spesso da qualche parte. Questo è il menefreghismo collettivo che produce uomini soli al comando! Sono questi i pifferai magici, gli in-cantatori di serpenti, i nuovi stregoni del terzo millennio, i “plagiatori” cul-turali della politica, i nuovi “Feudata-ri” con cui bisogna fare i “Conti”. Hanno colori politici diversi ma sono la stessa persona, le differenze sono solo sfumature. Si danno battaglia e fanno disquisizioni su come cambia-re le cose, ma lo dicono con tanta se-

rena infingardaggine ed impudenza, proprio con l’intento di essere frain-tesi e di far restare le cose come stan-no. Status quo, si dice. Ed è vero, alla fine riescono a…non cambiare niente o al massimo par-torire “topolini”. E così il “Feudo” è salvo! Sono maestri in questo. E noi, assurdi ascoltatori, pronti ad offrire il fianco al plagio. Certuni anche con l’antico, riverenziale gesto del toglier-si il cappello! E’ un peccato che, di fronte ai loro “incantesimi”, si perda lo spirito critico e non si riesca più a vedere la realtà con la necessaria chiarezza e lucidità mentali. Per cui non basta sapere, secondo i dati di Bankitalia, che circa la metà (46,6%) della ricchezza italiana è in mano al 10% delle famiglie e che il 35,8% del-le famiglie ritiene poi che le proprie entrate siano insufficienti ad arrivare alla fine del mese. Senza parlare di

disoccupati, precari, esodati, ed altri disgraziati vari che veramente non sanno come tirare a campare. Men-tre i dati che arrivano da uno studio della Fisac-CGIL dicono che un di-pendente deve lavorare 225 anni per guadagnare come 1 anno da top ma-nager e che dal 2000 il reddito delle famiglie ha perso 8.300 Euro.

La realtà, perciò, è un’altra cosa ed è ferma al 1892, anno di nascita di una nota rivista satirica di Podrecca e Galantara dal titolo l’Asino. Aveva un sottotitolo che recitava così: è il popolo: utile, paziente, bastonato. Quando si dice corsi e ricorsi storici!

Facciamo le pulci al… “Tondino del Tavo”LORETO APRUTINO - La narra-zione è già nota ai lettori de Lacerba. La nostra testata in ben altre due occasioni si è occupata di questo minuscolo legume, vanto della nostra gastronomia, che si accinge a raggiungere il rango di prodotto di eccellenza nel Principato già rino-mato dell’olio e del vino. E’ sempre il famoso ristoratore, Domenico Speranza, che con la sua solita verve, unita alla professio-nalità del Prof. Seghetti Leonardo, ha narrato nella sala “Cascella” del Castello Chiola, la storia e la nobiltà del nostrano fagiolo. A festeggiarlo, questa volta, è stata

la neonata Proloco unitamente al Consorzio all’uopo formatosi. Il 17, 18 e 19 ottobre il Tondino del Tavo ha vissuto la sua apoteosi ed è stato festeggiato con tutti gli onori da un nutrito numero di visitatori e degu-statori degli stand appositamente allestiti, ahimè, nell’area industriale dei Remartello a Loreto Aprutino. Infatti, si è avuta la spiacevole sensa-zione di trovarsi alla fiera dell’agri-coltura di Lanciano. Il nostro centro storico avrebbe potuto costituire la cornice ideale per una manifestazione che voleva richiamare la tradizione e la cultura culinaria del nostro territorio. Quale scenario migliore per ricor-dare le nostre nonne che mettevano a bollire il bianco perlaceo tondino per portarlo alla tenerezza ideale del palato in un vecchio focolare, magari rimesso in attività per l’occasione? Quale ulteriore occasione persa per rivisitare angoli suggestivi del nostro centro storico e dove si potevano allestire stand con un po’ di gusto adeguato al prodotto e al paesaggio?

Ci permettiamo di sug-gerire una inversione di rotta qualora si intendesse dare un seguito all’ini-ziativa per gli anni che seguiranno. E’ vero che le frazioni si sentono alquanto emar-ginate dalle iniziative che da sempre vengono messe in atto nella solita Piazza Garibaldi, in pieno centro abitato, ma è altrettanto vero che il clima che si respira, nel nostro centro storico, non è riscon-trabile in una qualsiasi periferia di paese e tantomeno in uno spazio così desolante di un’area industriale.

LORETO APRUTINO - Dopo la nota manifestazione, il Sindaco ha incontrato una delegazione del Co-mitato dei genitori per illustrare la situazione. Alla richiesta dei genitori di ridurre la quota della mensa sco-lastica a carico delle famiglie ha ri-sposto con una valanga di parole. Ha spiegato e illustrato i costi che l’am-ministrazione sostiene per la fun-zione scuola, ha argomentato come i tagli del Governo abbiano inciso sul bilancio e narrato gli sforzi dell’am-ministrazione per riuscire a fornire i servizi al cittadino. Si è poi profuso anche in affermazioni amene di va-rio genere del tipo: “ La proroga di tre anni dell’appalto per i rifiuti della precedente amministrazione è costata un milione di euro ai cittadini ”; “Ab-

biamo trovato debiti fuori bilancio sull’appalto per la spazzatura: 66 mila euro di adeguamento ISTAT e 36 mila euro di debiti che il Consiglio non ha ancora riconosciuto ”. Appare il caso di ricordare che nell’amministra-zione di cui lamenta gli sperperi lui ricopriva la carica di Presidente del Consiglio Comunale. Era quindi lui che sceglieva quali argomenti trattare e approvare in quell’assise e che poi il Sindaco era chiamato a mettere in atto. Tutta la riunione è apparsa sur-reale, kafkiana, dove il sindaco ha detto di tutto fuorché aderito all’i-stanza di abbassare il costo del pasto ai bambini. Ha sciorinato una quan-tità esorbitante di pinzillacchere ed è riuscito ad abbindolare l’avversario. Ha fatto proporre ai genitori di valu-

tare l’istituzione di centri di raccolta per tagliare un autista ed un pulmi-no, riducendo così i costi. Ha invitato a proporre che il costo dei buoni pa-sto venga pagato in base alle risultan-ze dell’ISEE, spiegando però anche che tale metodo è poco efficace poi-ché non esattamente rappresentativo della situazione reale della famiglia. Tali soluzioni non rappresentano certamente un interesse particolare verso il sociale, la famiglia e le nuove generazioni. Si tratta solo di tagliare servizi a questa fascia di utenti oppu-re di distribuire diversamente il costo su ciascuno di essi.La sera stessa il Sindaco ha parteci-pato all’assemblea del Comitato Ge-nitori. Ha ribadito quanto narrato la mattina alla delegazione rilanciando

la palla nel campo dei genitori che devono decidere se usare l’ISEE come strumento di riparto del costo e se

fare i centri di raccolta per gli scuola-bus. Sindaco batte genitori 1 a 0.

Caro mensa, tra botte e risposteUn pasto costa 20 euro in più al mese. Starinieri shock: “ I bambini rinuncino a pane e

frutta per risparmiare 90 centesimi ”. Le mamme vogliono un referendum

Corsi e ricorsi storici

Nella foto in alto: Anto-nello Antico presidente

ProLoco e Franco FariasSotto: Marcello Spado-

ne, Domenico Speranza e Leonardo Seghetti.

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LORETO APRUTINO - Camminando per le con-torte viuzze del “paesello piccin picciò”, come scrisse un inviato di un quotidiano sportivo al Giro d’Italia ‘94, ho riassaporato particolari atmosfere che furono già della mia adolescenza. Du-rante LoretoBorgoLive non mi sono fatto prendere da quella sorte di solitudine che ti attanaglia quando fre-quenti il centro storico. Per-ché vederlo animato, anche tu ti rianimi e pensi che an-che i nostri padri sarebbero contenti se le loro orme im-presse sul selciato della sto-ria fossero rintracciate dai figli di oggi. Pensavo che le energie profuse nell’ opera di sensibilizzazione verso il rispetto per l’antico bor-go non erano state buttate

all’aria e che ci si sentiva, in una certa misura, anche gra-tificati, se i giovani avevano scelto le pietre antiche come scenario particolare agli eventi promossi. Pensavo che se non fossero “Guelfi” né “Ghibellini” ma solo gio-vani speranzosi di affrontare il futuro con meno appren-sioni e difficoltà, la loro vita quotidiana sarebbe meno pesante e più realisticamen-te serena. Se insieme con i meno giovani facessero dell’appartenenza un richia-mo costante, il paese tutto ne andrebbe fiero e ne gua-dagnerebbe. Pensavo anche che la Fontana Grande in Via Pretara sotto la vario-pinta luce dei riflettori, fosse un’ opera degna delle mi-gliori piazze storiche italia-ne, una Wanda Osiris delle

nostre architetture d’epoca. “Ah, ora capisco il motivo per cui ti dai tanto da fare per la fontana: caspita, è pro-prio bella!” mi diceva una signora che evidentemen-te non aveva ancora avuto l’occasione di vederla. “Si, è proprio bella. E se la bellezza salverà il mondo, - per dirla col grande Dostoevsky - al-lora noi dobbiamo salvare la Fontana”. Ma l’esercito di chi, invece, è propenso ad accompagnare la sua lenta agonia verso la silenziosa morte è più nutrito di quello di chi vuol lanciare un mes-saggio di rinascita sociale e culturale…di vita. La sfida è difficile, se non improba, giocando il tempo, a favore della sua fine. Pur tuttavia la fontana è ancora lì, ad am-monirci degli errori com-messi e a ricordarci che sulla terra niente è definitivo. La possibilità del ravvedimento è dietro l’angolo e solo i gio-vani possono avere la forza e la motivazione necessarie per operare il passaggio dal buio dell’ oblio alla luce del-la rinascita. Ed ancora, sulla facciata del Palazzo Munici-pale, apprezzato dai più per la sua storia piena di avveni-menti straordinari e per la sua sobria monumentalità, lasciato colpevolmente ago-nizzante in attesa del suo De Profundis, le policrome opere di Ester brillavano di luce propria e stavano sulle

nostre teste simili a caschi dei minatori a schiarire la via da percorrere. Ester Crocetta, artista dai colori forti come le sue passioni, non conosce il linguag-gio balbettante e di-plomatico molto in voga oggi, ma quel-lo deciso e sangui-gno di chi vive con emozioni la quoti-dianità in tutte le sue sfaccettature ovvero nelle pluri-me vesti di donna, mamma, moglie,

amica, eclettica artista del pennello. Grazie, Ester, per la colorata, suadente, per-formance provocatoria che ci hai offerto. Chissà se ca-piranno…! E i nostri giova-ni appassionati, validissimi cantautori e performers di ogni genere musicale? Ci hanno ricordato che, nell’ oblio generale e nel silenzio di una cittadina in cui resta difficile scandire il tempo normalmente se non dila-tandolo, la loro voglia di vivere e di essere protago-nisti è straordinariamente grande, unitamente al desi-derio di riconoscersi in una comunità. Cosa ho detto?...Comunità? Giacomo, ami-co di vecchia data, mette in dubbio la legittimità di rico-noscere la nostra come una normale comunità se le sue maglie sociali sono sbrin-dellate a tal punto da rende-re difficile se non impossibi-le rammendarle. E forse ha ragione, anzi…ha proprio ragione! Abbiamo perso il senso della comunità. Tutti chiusi nei nostri giardinetti privati stentiamo a ricono-scerci in quello più gran-de. Ma le risorse dell’uomo sono inesauribili e quando credi che abbia venduto or-mai l’anima al diavolo, ha la capacità e la forza di ravve-dersi e di stupirsi/ci. Ecco…questo magico momento…attendiamo.

La capacità di stupirciPensieri tra le pietre, nell’antico borgo

di Mauro Soccio

Dopo il successo della sua opera prima , “ Mia Madre è un fiume” risale la ribalta, la scrittri-ce pennese Donatella Di Pietrantonio con il suo nuovo romanzo: “Bella mia”. Non ci interessa in questa sede fare una recensione più o meno dotta dell’opera che sta riscuotendo un notevo-le successo con una risonanza nazionale, forse inaspettata, anche se ampiamente meritata. La cosa che invece ci ha colpiti è stata l’atmosfe-ra che si è creata intorno al “personaggio” , tra virgolette, nella sala “Otello Farias”, quando abbiamo incontrato Donatella. Sì, il pubblico attento non ha incontrato l’autore ma ha in-trattenuto una piacevolissima conversazione con la persona. Con una donna, minuta nella corporatura, ma possente nella caratura umana. Donatella,

così la chiamo, senza nessuna riverenza verso un’autrice di tutto rispetto, si è data al suo pub-blico così come il suo pubblico si è dedicato alla sua persona. L’interscambio che si è creato ha lasciato tutti appagati nell’animo. L’incontro ci ha arricchiti reciprocamente. Una vera corrispondenza di “amorosi sensi” dove sì, aleggiava anche il racconto delle vi-cende narrate nel libro, ma dove in gioco c’era la magica atmosfera che si crea quando due si incontrano e istintivamente si piacciono. Pub-blico sincero ed interessato non solo a fare do-mande, ma soprattutto concentrato ad ascolta-re le risposte. E, Donatella, sinceramente onesta oltre le convenzioni della circostanza, interessata agli

input che proveni-vano dalla platea si è concessa senza falsi pudori con la consapevolezza, in ogni caso, del riserbo prudente. Brava Donatella; ci hai coinvolto, ci hai emozionato, ci hai fatto sentire protagonisti delle tue storie perché abbiamo capito che sia-mo noi la tua musa ispiratrice con le nostre sto-rie , con i nostri vissuti che tu poi trasformi in romanzo e in letteratura. Se tua madre era un fiume ….tu, bella mia, sei stata proprio brava! Complimenti da parte di un tuo fan e da tutta la redazione de Lacerba.

Bella mia… che fiume Donatella Di Pietrantonio!Incontro con la scrittrice nella sala “Otello Farias “ di Loreto Aprutinodi Gianfranco Buccella

Nelle foto: la fontana illuminata; l’artista Ester Crocetta; il gruppo rock “Raiden”

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PENNE – Allons Brioni. C’è l’effetto francese sui nuovi, buo-ni conti della sartoria di lusso maschile posseduta dai padroni transalpini. Sottoposta ad una ri-organizzazione su tutto, dai nuo-vi uffici di Montebello di Bertona e Roma in piazza San Bernardo,

agli esuberi del personale, Brio-ni ha chiuso il 2013 con un utile di tre milioni e 115 mila euro. Si tratta di un ritorno alla positivi-tà dopo diversi esercizi e, viste le proiezioni di quest’anno, non sarà un caso isolato. Si fa senti-re dunque la gestione francese, schierata nel gruppo Kering che, nel 2012, ha acquisito il controllo di Brioni, il marchio di alta moda lanciato da Nazareno Fonticoli e Gaetano Savini alla fine degli anni ’50. Il gruppo Brioni è controllato attraverso una sub holding di di-ritto olandese. L’utile deriva co-munque da una riduzione di 10 milioni di euro (10%) dei ricavi dalle vendite dei lussuosi capi di abbigliamento maschile. Nel contempo però sono diminuiti i costi e cresciuti sensibilmente i proventi legati allo spostamento

in Svizzera, presso una socie-tà del gruppo Kering, di tutta la distribuzione: un fattore che ha parallelamente influito sulla ne-cessità di collocare in esubero una ventina di dipendenti, sui 51 individuati, operativi non di-rettamente sulle linee produttive. Dalla piattaforma unica distribu-tiva di LGI, nel Canton Ticino, infatti partono per tutto il mondo i prodotti di abbigliamento con-fezionati in Abruzzo ed acquista-ti dall’azienda elvetica. Si tratta di una svolta strategica voluta dai vertici della galassia di monsieur Pinault. Non solo. Ora Brioni (133 dipendenti a fine 2013) può permettersi di essere finanziata attingendo alla cassaforte inter-societaria del sanissimo gruppo che detiene marchi del calibro di Gucci, Bottega Veneta ed Yves Saint Laurent.

E così la salute finanziaria di Brioni ne risente positivamente: Kering Service Italia spa ha infat-ti estinto il debito di 77 milioni di euro con GE Capital e BNL che negli anni scorsi ne aveva appesantito decisivamente l’an-damento dei conti. E’ rimasto in piedi un solo debito bancario: con Unicredit per 17 milioni. Brioni spa, amministra-ta fino al 31 ottobre da Francesco Pesci (463.500 euro di compen-so), distribuisce la produzione della sua controllata Roman Style spa (1.200 dipendenti): in utile anch’essa di 276 mila euro.

Meno costi e meno ricavi, ma in utileIl momento di Brioni spiegato così. Grazie alla Svizzera

PENNE – Un po’ meno di prima, ma ancora oggi gli straneri acqui-stano case in zona. E a compra-re non sono solo gli inglesi, ma ora anche russi ed americani. Il mercato del mattone qui a Penne è tenuto vivo proprio dagli inve-stimenti stranieri. Lo dice chiara-mente Vittorio Pomponio, ven-ditore della Italiancase:”Penne piace. E’ la cittadina che offre tutto: storia, paesaggio ma an-che servizi come l’ospedale”. Chi acquista?”Direi russi, americani ed i so-liti inglesi ma anche gli olandesi.

Hanno le idee chiare. Intanto vogliono casolari di campagna, come i russi, che preferiscono pochi lavori di ristrutturazione, quelli meno significativi. Gli in-glesi continuano ancora a mette-re gli occhi sugli immobili della Penne vecchia. Si compra anco-ra bene da noi, i prezzi non sono altissimi come in Toscana”. Gli stranieri come fanno a rivolgersi a voi?”A noi arrivano dalle agenzie specializziate che hanno canali nei loro Paesi. L’Abruzzo è una buona meta, i voli da e per Pe-scara giocano a favore”. Una zona interessante continua ad essere quella dell’oasi del lago di Penne. In passato gli inglesi hanno acquistato più di un rusti-co, ora i russi fanno altrettanto. Che tipo di cliente è quello rus-so?

”Bada al sodo e guarda al por-tafoglio”. Ma ci sono anche casi particolari fra coloro i quali han-no deciso di investire a Penne, così come nella vicinissima Lo-reto Aprutino dove la comunità inglese si è ben integrata con la comunità locale. Nel capoluogo vestino, si è accasato un nome noto della medicina: l’olan-dese Harry Buller, professore all’Academic Medical Center di Amsterdam, uno dei maggiori specialisti mondiali della medi-cina cardiovascolare. Ha voluto costruirsi a sua misura un’abi-tazione di gran lusso (si dice sia costata un milione di euro) nelle campagne pennesi dove è arriva-to tramite un avvocato pescarese. Nonostante la grave crisi econo-mica e la chiusura di una trentina di negozi nel centro storico, Pen-ne insomma mantiene un certo

fascino. Da questo punto di vista può influire anche il fatto che la cittadina sia entrata a far parte dei Borghi più belli d’Italia, un marchio che all’estero è visto con interesse. E’ stato Rocco D’Alfon-so, sindaco dal 2011, a puntare decisamente sull’ingresso nel club. “Il turismo nei Borghi più belli d’Italia è cresciuto del 20% e la nostra città credo ne stia beneficiando. I musei hanno una buona affluenza ed effetti-vamente di stranieri se ne vedo-no parecchi in giro. C’è da fare ancora molto e le risorse sono quelle che sono, ma la strada è giusta”. Originale anche l’idea di far ge-stire agli studenti dell’indirizzo turistico dell’istituto Guglielmo Marconi il punto informazioni sulla circonvallazione.

Il mattone e’ stranierodi Berardo Lupacchini

di Berardo Lupacchini

Il museo pennese della Moda da cui Brioni ha preso le distanze non sborsando il contributo as-sicurato a suo tempo: è l’opera principale ufficializzata dalla Re-gione come incompiuta nell’area vestina. A seguire, ecco gli inter-rotti scavi archeologici finalizza-ti ad arricchire il parco dell’An-tiquarium comunale, a Loreto Aprutino; il completamento del bocciodromo e la copertura di un campo polivalente a Vestea nel Comune di Civitella Casa-nova ultimati comunque per il

96%. Formano il triste elenco delle incomplete opere vestine consultabili sul sito della Regio-ne (“Anagrafe delle opere incom-piute”) negli anni 2012 e 2013. Un obbligo di legge quest’elenco che non tiene conto per ora, nella sola Penne, degli scandali milio-nari delle terme dell’Acquaventi-na (Comunità Montana Vestina, sciolta), del carcere (Comune) e della strada “mare-monti” (Anas). Il recupero funzionale dell’ex convento della Madon-na del Carmine per destinarlo a museo della Moda fu una nobile ed ambiziosa idea che negli anni ’90 prese corpo grazie ad un fi-nanziamento regionale di un miliardo e mezzo di vecchie lire, oggi trasformate in 929.492,92 euro. A volere l’opera fu Lucio Marcotullio nella doppia veste di sindaco e di amministratore

delegato della Brioni. Lì si sa-rebbe dovuto esporre, tra l’altro, il guardaroba di Edoardo VII- il principe di Galles che rinunciò al trono d’Inghilterra perché si innamorò di Wally Simpson - acquistato dalla sartoria di alta moda. Ma gli anni sono passati invano e di giacche e pantalo-ni neppure una foto: i lavori si sono fermati a quota 60,11% ed i 350 mila euro che servono per ultimare l’opera non sono mai arrivati, anche perché Brioni nel frattempo ha rinunciato al con-tributo promesso di 250 mila euro. Risultato: nella scheda del museo che non c’è, viene spiega-to che le opere si sono interrotte oltre il termine contrattualmente previsto per l’ultimazione, ma è possibile un uso ridimensiona-to dell’immobile edificato, ora avvolto però dall’incuria e dal

degrado. Qualche anno fa fu proposto al Comune di poterlo utilizzare come un grande conte-nitore culturale, cinema compre-so: nulla si è mosso. A Civitella Casanova, si descrive come in-compiuto il completamento del bocciodromo a San Giovanni e la copertura del campo poliva-lente nella frazione di Vestea. Un intervento da 260 mila euro, i cui lavori sono stati però eseguiti al 96%: non occorrono altri soldi, ma la struttura, si legge, non è fruibile. Gli scavi archeologici di Loreto Aprutino non sono mai finiti: 330 mila di euro fra lavori principali e di completamento, eseguiti per appena il 27,59% e per il 19,39%. Opere davvero in-compiute.

Il museo che non c’e’ e nulla e’, indovina cos’e’? Uno sprecoIncompiute vestine

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In foto monsieur Pinault

In foto l’incompiuto Museo dela moda

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PENNE – Un anziano lasciato a piedi sotto la pioggia alle 21, alla stazione di Collecorvino: il bus in coincidenza

per Picciano se n’era già andato senza aspettare il pullman delle 20,10 pro-veniente da Pescara. E ancora: corse

che in alcune ore sono una vera inco-gnita: partiranno o no?Studenti che perdono decine di minuti nell’attesa del mezzo che li riporterà a casa. Au-tisti mandati a condurre mezzi su un percorso che non conoscono e che impiegano fino a un’ora e mezzo per raggiungere Pescara. Per non dire delle macchinette emettitrici di titoli di viaggio quasi sempre rotte e dun-que con i viaggiatori che o ci rimet-tono i soldi nel tentativo di avere il biglietto o percorrono la tratta gratis. E sulle nostre strade si rivedono sem-pre di più i famigerati autobus gialli che spesso si rompono. Insomma, ancora disagi sulla linea Penne-Lo-reto Aprutino-Collecorvino-Piccia-no-Pescara. “Siamo gli ostaggi degli agitati”, dicono alcuni viaggiatori alle prese da quasi un mese con lo

stato di agitazione proclamato dal-la Filt-Cgil, dalla Faisa-Cisal e dalla Ugl-Autoferro. Intanto, indagano anche i carabinieri. Un abbonato di Loreto Aprutino ha denunciato per interruzione di pubblico servizio la Gestione Trasporti Metropolitani. Se ne stanno occupando perciò i milita-ri della stazione di Loreto Aprutino. Alla base della protesta la revisione dei turni di servizio, il taglio delle in-dennità per la bigliettazione a bordo, la sicurezza delle vetture. Gli autisti stanno anche evitando di far salire più persone a bordo rispetto al limite consentito e guidano con particolare attenzione al codice della strada: ne deriva che i tempi di percorrenza, già messi a dura prova dal traffico e dai continui cantieri stradali, si dilatano ulteriormente. Intanto, per una vi-

cenda del 2012, la GTM, presieduta da Michele Russo, è stata condannata per comportamento anti sindaca-le dal giudice del lavoro di Pescara. Aveva disposto la sostituzione degli autisti assenti, durante lo stato di agitazione, con personale addetto ai controlli “impedendo di fatto l’eser-cizio delle libertà sindacali e in pale-se violazione di accordi sottoscritti”. Per la direzione aziendale si trattava di una “grave situazione di necessità e di forza maggiore”. Ne danno noti-zia la Filt-Cgil, la Faisa-Cisal e l’Ugl-Autoferro, assistite dagli avvocati Pa-ola Giannangeli ed Angelo Tenaglia. Le sigle chiedono “la rimozione del gruppo dirigente e del consiglio della GTM”.

B.Lup.

In ostaggio degli agitati Gli autisti della Penne-Pescara protestano. I viaggiatori pagano. Denunciata ai carabinieri la GTM

PENNE – Diego de Sterlich Alipran-di e la Maserati: un colpo di fulmine, anzi di motore: e piuttosto intenso. Ne ha descritto i momenti salienti un libro (“Maserati 100 anni magnifici”, stampa Arti Grafiche Cantagallo, Penne) che l’autore, Mario Semproni, non poteva non presentare a palazzo de Sterlich, sede dell’istituto tecnico, che il regime fascista volle far intito-lare nel 1940 a Guglielmo Marconi, anziché a Adolfo, il padre di Diego, come promesso nell’atto di donazio-ne del 1935 dal commissario prefetti-zio che all’epoca reggeva il Comune, il notaio Berardo Lenzi. Grazie al rega-lo voluto dal marchese di quella fetta di edificio, l’istituto tecnico cominciò a vivere. Il convegno è stato promos-so dalla neo dirigente scolastica del Marconi, Alessandra Di Pietro. Tra gli ospiti, Peppino Valeri, teramano, che di Diego de Sterlich Aliprandi (vi restò fino alla morte poiché si spo-sò, in seconde nozze, con la cantan-

te Vecla Fumo: la famiglia gestiva lo storico bar), raccolse in eredità quelli che il nobile chiamava i suoi “figli di carta”, ovvero articoli, foto e cimeli, a testimonianza di un passato da cam-pione di automobilismo. A descrive-re il rapporto fra il nobile e la Mase-rati, che compie un secolo di vita, è stato dunque Mario Semproni autore di un testo originale, ricco di notizie. Il noto medico è un appassionato di motori e della figura di don Diego, pennese naturalizzato, che negli anni Venti si distinse per essere un pilota dei primi bolidi da competizione. Semproni ne sa molto sul mito del “marchese volante” che incrocia fin dall’inizio la storia della Maserati. Don Diego infatti è stato uno dei sostenitori della nascita del celebre marchio. Tanto più che fu proprio de Sterlich Aliprandi a consigliare ad Alfieri Maserati, fratello di Mario, l’utilizzo come logo della neonata Of-ficina di uno dei simboli di Bologna:

il Tridente della statua di Nettuno, nella fontana di piazza Maggiore. “Ce ne passano di campagne per un gi-gler” amava ripetere il marchese nato nel 1898 a Castellamare Adriatico. Il gigler è una parte dei carburatori con un piccolissimo foro che permette di far passare la benzina, destinata ad entrare nella camera di combustione. La passione per i motori animava il marchese che investì tanto del suo immenso patrimonio nell’acquisto di auto. Come quando spese ben 200 mila lire acquistando la vettura con-trassegnata dal numero di telaio 15, ovvero la Tipo 26 B. E poi acquistò anche quella con il numero di te-laio 33. I suoi eccessi lo portarono purtroppo a vivere una vecchiaia di stenti ed a morire in una casa di ri-poso teramana nel 1976. L’anno dopo Penne gli dedicò una strada. Mai l’i-stituto, però.

B.Lup

Un luogo, una storia

Maserati, un marchese per amicoUn libro racconta come Diego de Sterlich entrò nel celebre marchio

PENNE – Di Pietro lascia, ecco Albano. Massimiliano Di Pietro, che pro-veniva da Jesi, dopo otto anni si congeda dal comando vestino per andare ad assumere quello del Nucleo Investigativo provinciale dell’Arma. Al suo posto opera il capitano Alessandro Albano, napoletano, giunto dalla Sicilia dove ha sviluppato una significativa carriera. Di Pietro in questi anni penne-si ha affrontato con vigore i seri problemi legati allo spaccio di droga, met-tendo a segno numerosi arresti (venti solo dall’inizio dell’anno in flagranza di reato). Ha poi dovuto far fronte ai casi in aumento di violenza fra le mura domestiche che stanno caratterizzano le cronache soprattutto dell’ultimo periodo, a dimostrazione di un disagio generale nell’area vestina alimentato dalla crisi economica. Fra le inchieste di più grande clamore anche quelle sul presunto malaffare al Comune di Penne sfo-ciate nei processi in corso di celebrazione. Senza dimenticare i controlli continui sui cantieri edili e sullo sfruttamento del lavoro nero che hanno prodotto multe e sospensioni delle attività.“Devo ringraziare tutti, a partire dai cittadini-commenta il capitano Di Pietro- per la collaborazione pre-stata all’Arma in tutte le occasioni”. Alessandro Albano ha 40 anni, è sposato ed è padre di due fi-

gli. Tra gli incarichi assunti in precedenza dall’ufficiale ci sono il comando di Ploto-ne del 12esimo battaglione CC Sicilia (tre anni); il comando del Nucleo Operativo della compagnia dei carabinieri di Cata-nia Fontanarossa Aeroporto, sempre per tre anni; il comando della sezione scorte del reparto servizi Magistratura del co-mando provinciale di Palermo, per circa

cinque anni; poi l’incarico di capo sezione operazioni e logistica dell’ufficio comando provinciale di Palermo, per altri cinque anni. “Cercherò di integrarmi quanto prima nella realtà del capoluogo vestino, in modo da condurre i miei uomini nel modo più efficiente possibile, consapevole della delicata realtà pescarese all’interno della quale opero. Certo della guida sicura del mio comandan-te provinciale, il colonnello Paolo Piccinelli”, le sue prime parole.

B.Lup.

Avanti signor capitanoAlessandro Albano guida l’Arma vestina

A sinistra: Albano. Accanto Di Pietro

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di Mauro Soccio

LORETO APRUTINO – Parlare di disfunzioni, oggi, è diventata un’ ov-vietà ma quelle che caratterizzano la vita amministrativa della nostra cit-tadina sono tante e sotto gli occhi di tutti. Conviverci nella quotidianità crea l’abitudine. L’ abitudine conduce all’assuefazione che, a sua volta, di-sinnesca la denuncia perchè privata dell’indignazione. A questo pericoloso gioco, per fortu-na siamo immuni, per cui ricordare in via generale le deficienze più visi-bili, rientra nei nostri doveri, anche se poi, ci sono pure quelle che non si vedono ma si sentono (rivoltando le federe delle tasche).Dalle vie sporche ed accidentate, alle strade e ai muri che crollano; dalle erbacce che circondano i nostri spazi e fanno da corollario persino al Bue di San Zopito nella festa patronale, ai pericolosissimi cocci di vetro sparsi nei frequentati luoghi pubblici; dai tombini e griglie che non vedono

più chissà da quanto tempo un’opera di semplice pulizia, alle riparazioni stradali che sono un insulto in faccia al cittadino (per gli scettici vede-re inizio Salita Cappuccini); dalla mancanza assoluta di manutenzione a strutture ed attrezzature pubbliche (infissi delle case comunali, pan-chine e giochi per bambini, ecc), all’incuria del centro storico semi-abbandonato; dalle super tasse, alle super multe; dalla rinuncia all’Uf-ficio Turistico, all’impoverimento della vita sociale; dall’acuirsi dei problemi ambientali, al rischio della perdita dell’identità cittadina. E chi più ne ha, più ne metta, verreb-be voglia di dire. Ma non lo diciamo per divertir-ci, lo diciamo con una stretta nel cuore perché al nostro luogo natio vogliamo bene. Per cui non si può non accorgersi che la vita a Loreto Aprutino scorra in forma anonima, non pulsi più…da tempo!

E, ci pare di aver capito che, per cercare di risvegliarla, si propongono eventi culturali costosi, dalla dubbia forza attrattiva (con l’avvento del digitale l’arte fotografica non vive il suo momento migliore) ma soprat-tutto non coinvolgenti le variegate trame del tessuto sociale loretese. Loretoview, per intenderci, rimarrà una pozzanghera nel deserto se non trascina anche la gente locale a disquisire su temi importanti della cittadina ovvero sul reale recupero della vivibilità all’interno del suo centro storico; sulla difesa ambienta-le e paesaggistica del territorio; sulla riqualificazione dell’artigianato; sulla sensibilizzazione delle nuove gene-razioni a particolari temi sociali e culturali. Se non riesce a fare questo, si connota come una manifestazione di facciata a sé stante, scollegata dal resto del paese; una nicchia culturale fruita esclusivamente da proseliti radical-chic provenienti dalla costa

o che vivono nel virtuale mondo di internet. Troppo poco per giustificare l’esoso impegno finanziario per organizzar-lo. E così, anche Vittorio Sgarbi, ca-pitato improvvisamente sulla nostra cittadina, ha avuto molto da ridire sulla conservazione del nostro terri-torio storico, notando la “leggerezza” dei nostri amministratori pubblici nell’affrontare (meglio eludere) importantissimi problemi culturali ed ambientali. Solo qualcuno, tra gli organizzatori, sentiva per assurdo, “una partecipazione elettrica” nel fare “assaggiare il territorio” (sich!), ricordandoci come la semplice affa-bulazione non supportato dai fatti sia solo un mero esercizio di parole, una masturbazione mentale. Magari detta con eleganza e bon ton ma pur sempre una clamorosa sviolinata. Bisogna capire, una volta per tutte, che se il degrado nell’antico borgo

non sarà arrestato, a pagarne le spese non sarà soltanto Loretoview ma l’in-tera cittadina che oltre a rinunciare al suo sviluppo turistico, si sentirà defraudata delle sue radici, della sua storia, della sua identità territoriale. Domanda da un milione di Euro: Che fine farà lo storico Palazzo Mu-nicipale? Ecco, evitando il…politi-chese, aspettiamo risposte concrete.Del passato anche recente, resta sol-tanto l’amarezza di constatare quan-ta sufficienza hanno caratterizzato i comportamenti di amministratori pubblici chiamati a rappresentarci tra gli scranni più alti del Consesso comunale. Un progressivo allontanamento dal cittadino sino a costituire un privi-legiato gruppo di furbetti a sé stante, avulso dalle aspettative della gente. Ecco, da dove bisogna ripartire, an-cor prima di pensare in grande! Dal basso, dalla gente, dagli appartenenti al territorio. Da coloro che provano sulla propria pelle il disagio di vivere la quotidia-nità in un piccolo paese di provincia, dove, per assurdo, anche la comuni-cazione avviene per via etere. “Quanti amici hai su Facebook o twitter”?- mi disse l’altro giorno, un amico. “Nessuno, non essendo iscritto. E tu, invece?”- chiesi. “No-vecentosessanta” - rispose – ma non ci crederai: l’altro giorno ho incontrato un paio di questi amici in piazza, però hanno girato la testa dall’altra parte. Capito? Hanno evi-tato il saluto! Credo che ogni com-mento sia superfluo. Favorire la vera partecipazione del-la gente al destino della cittadina è l’unica via praticabile per cercare di ricucire le ferite sociali e politiche, anche se quest’ultime, alla luce del patto del Nazareno, saranno infin-gardamente lenite, se non “miracolo-samente” guarite del tutto. E’ la nostra bell’Italia, amici lettori, che ha fatto dell’inciucio il suo mo-dus operandi e della parvenza la ri-soluzione dei suoi tanti problemi. Status quo, amici lettori, non dimen-tichiamolo ovvero non rompere le uova nel paniere di chi ne ha accu-mulate tante, anche illegalmente e non vuole dividerle con nessuno.

Le priorità trascurateovvero come distrarsi con Loretoview e con Sgarbi

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Ai giovani diciamo di non farsi pren-dere dallo scoramento, di indignarsi e reagire (Bene LoretoBorgoLive!) tenendo presente che, non molto tempo fa, l’Amministrazione pubbli-ca amministrava e vigilava il territo-rio nella sua totalità, facendo capire che c’era una direzione responsabile a cui rivolgersi e che se ne assumeva tutte le responsabilità. La campagna, il centro storico e il centro urbano

formavano un unico territorio, tu-telato da una vigilanza costante ed efficace che portava ad individuare il punto critico in tempo, anticipando l’eventuale deterioramento e questo si chiamava fare azione di prevenzione. Oggi, il Comune vive nella latitanza e solo quando viene sollecitato è co-stretto all’azione di repressione. Ar-riva dopo insomma, quando la scena si è consumata.

E si, senza offesa per nessuno, ma il Comune così facendo diventa terra di nessuno dove, chi si alza prima la mattina, dirige. Ed infatti, tra le altre cose, un giorno mi si racconta di aver visto un volenteroso amministrato-re sostituirsi ai tutori della viabilità stradale e dell’ordine pubblico per sbloccare il traffico in una via della cittadina. Senz’ altro da lodare il suo darsi da fare e la sua magnanimità

ma non si rendeva, però, conto, che stava proprio autodenunciando l’am-ministrazione di cui fa parte, così platealmente da farci allargare, scon-solati, le braccia! Ripeto, nessuno si offenda ma la verità è un’altra cosa e si fa sempre molta fatica ad ascoltar-la. Meglio distrarsi con Loretoview e con lo Sgarbi di turno.

Nella pagina a fronte rbacce nel centro storico nella festa

di S. Zopito. In questa pagina esempi di omessa manutenzione del

patrimonio comunale

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Concittadini,

permettetemi di rispon-dervi a nome di tutti i miei compagni di disgrazia. Se cotesti festeggiamenti sono rivolti a noi come a concittadi-ni, ben giungano accetti al nostro cuore, come affermazione d’affetto, a questo cuore che seppe tanti lutti e tante lacerazioni, che visse arido nel deserto e nella melma e si vuol ria-prire alle voci della terra e della fami-glia raccolte soavi. Se le vostre feste si rivolgono a noi come per simbolo, come a celebrare nel prigioniero liberato la liberazione degli uomini da una mano inguanta-ta di ferro che ha serrata la terra e ne ha premuto sangue per quattro anni, accettiamo di essere questo simbolo con la promessa che dalla forgia di fuoco, ove gettammo i nostri cuori e le nostre spade per la fusione incan-descente, sorga il soffio di una buona novella. Ma, se come cittadini d’Italia, vole-te guardarci sorridenti e applaudirci, badate che il vostro sorriso non geli dinanzi alle rughe della nostra fronte e al velame delle nostre pupille stan-che e che il vostro applauso non con-trasti col nostro muto pensiero. E’ ora, o cittadini, che sia conces-so anche a noi alzare la fronte tenuta china per tre anni sul letame del no-stro dolore, e chiedere: perchè l’Italia ufficiale o quasi ufficiale ci battette? Perché ci abbandonò? Perché ci disse sciagurati o svergonati? Perché ci in-giunse per bocca del suo vate che noi non s’ha diritto alla gloria? Sih! La gloria! Il vate d’Italia, l’esclusivista, potente e prepotente non concede gloria ad altri, ché non ne avanzereb-be per sé, egli che di tal nome pasce la sua bocca. E se la tenga. Or dunque, noi che di fronte alla distesa della morte sco-primmo la nostra testa pensierosi, noi che conoscemmo la morte e per questo perdonammo forse anche al nemico, noi gliela lasciamo la gloria, tutta, non per essa entrammo nella guerra, e seguitiamo il nostro cam-mino su per le nostre povere e sasso-se vie alpestri, col nostro fardello che destino c’impose dicendoci la sua parola più grande: “sacrificio”. E’ la parola che contiene il nostro programma futuro, come contenne il nostro passato. Ché grande è la sua comprensione:

da quando tra l’inferno dei cannoni e delle mitragliatrici, lame sottili a fior di testa e di vita, rocchettanti vigliac-che appostate, tra la bufera dei frago-ri e degli squarci di petti e di rocce, volanti al cielo i brandelli, immoti, fermi, ci abbandonarono e ci dissero “restate” e fummo sacrificati al nemi-co, fino a quando prigioni, sentimmo chiudere dietro di noi il cancello fer-rato di quel rettangolo atroce ch’è un campo di prigionia: e i lunghi viaggi a piedi sanguinanti, affannati, sfiniti di febbre e di dissenteria per giorni e giorni; come branchi di bruti guar-dati da ceffi. E lo staffile e l’insulto dei crudeli; e il sentirsi rifiutare da una donna, una madre, la carità d’una goccia d’acqua; e il sentirsi beffeggiare da bimbi ignari ma educati alla comune scuola; e l’umiliazione di un passag-gio, schierati, custoditi, sotto il mo-numento del nostro più grande, a cui di giorno in giorno doveva giunger l’eco delle fucilazioni e il grido: “Viva la patria” dei martiri giustiziati nel vicino castello. Ma a che ricordo queste cose? Non sono esse sacre al promesso silenzio? Non sono esse santificate dal tacere? Concittadini, io non parlo per riprovare l’accusa, né per desiderio della gloria a cui il Vate dichiarò vo-lerci negare. Ma, per i due quinti dei nostri pri-gionieri lasciati nei deserti di Serbia e Albania e Russia e Austria bassa ed alta e Ungheria, ove furono impiega-ti a lavorare trincee e contro alleati e fratelli in violazione del diritto delle genti, per tutti i battuti, vilipesi e spu-tati, per tutti i giovani sfiniti di fame a 20 anni, vecchi laceri come non ho mai visti cenciosi, fruganti con un-ghi acuti i pidocchi che bruciavano il loro dorso nel sudiciume, frugan-ti fra il letame degl’ immondezzai bucce marce di patate per sfamare la settimanale fame, per i figli di madri, così legati al palo, sollevati da terra, come Cristo Dio, con le braccia le-gate in alto da una corda, un secchio d’acqua davanti e un croato che li guardava che spruzzava loro il viso negli svenimenti o li schiaffeggiava per destarli e per non destarli più.... per tutti i crocesignati, i marchiati d’una croce bianca calcina dietro la schiena come fuggiaschi, contro cui ognuno poteva sparare al primo nuo-vo tentativo d’evasione, per i nostri

prigionieri mutilati, che crudeltà raf-finata tedesca divertivasi a far ballare su le gambe di ferro, per i trentamila prigionieri colpiti da tifo petecchia-le, murati vivi nelle loro baracche e ivi lasciati morire tutti malati e sani, nel buio, brancolanti, accesi di tifo e di fame; poi, morti, tratti fuori con gli arpioni ed uncini, per le casse nere ammonticchiate l’una sull’altra e trascinate da un carro campestre a gran trotto verso il cimitero, per le interminabili distese di croci che co-prono le plaghe del suolo nemico ove aleggia il sospiro delle nostre madri ignare e inconsolate, solo per tutto questo io grido : Nessuno aveva il diritto d’insultare la nostra miseria! E basta: Ora siamo in patria; la vetta d’Italia è nostra; l’idea per cui combattemmo volenterosi a fer-ro e a fuoco è realtà. Il volere della nazione e dei singoli ha dato la vit-toria. Essa è vestita di sangue. Ma lo sapevamo; pure la volontà fu ferma. Andammo al fuoco, consci della sua potenza distruggitrice e consci della sua potenza purificatrice. Molta luce è oggi apparsa all’orizzonte, che ieri era tenebra maculosa. Ringraziamo i caduti, solamente. Se è fatalità che il cammino umano sia sparso di vite, se è sorte cruda che regge l’esistenza come legge, e dalle logorate forme che il mondo in suo lottare mise da parte, sorga la nuo-va vita, io saluto tutti gli scomparsi, io saluto tutti i caduti, gli umili, gli ignoti. E molti ve ne sono di cui ri-cordiamo ancora la voce e l’affetto! Compagni, memori noi siamo e tenaci nel nostro amore e nel nostro dolore. E voi, madri, piangete anco-ra.....Siano le vostre lacrime nel rogo di queste annate come perle colorite ai riflessi o come chicchi d’incenso per un sacrificio immacolato. Ecco io dimentico tutto. Noi per-doniamo per quei morti. Sento solo dal mio petto una forza di commo-zione, un bisogno delle voci note, dei visi noti, un raccogliersi di memorie, tutte le parole di chi era in casa e più non c’è e non vi sarà, una necessità di focolare, anzi della catena del focola-re quella che, bimbi, non dovete don-dolare per non turbare i nostri morti, un desiderio del profumo della no-stra casa, così diverso da casa a casa, che ogni casa ha suo proprio ed uni-co, ch’è l’odore del fuoco nel focolare e del pane nell’arca, ciascuna il suo.

E’ su di essa, è nella famiglia che noi vogliamo ricostruire il futuro di domani. Scorgeremo i nostri errori; ne siamo esperti. Non ci pentiamo. Correggeremo la nostra lotta. Eccoci oggi ad aver preso quasi il posto che s’avea il nemico nel mondo prima che si scatenasse tanta ruina. Sembra fatalità di tutte le guerre che il nemico sconfitto faccia di sé erede e nel bene e nel male il suo vin-citore. Eccoci oggi di fronte al con-fuso ideale bolscevico che dilagando dalla Russia attraversa tutti i popoli tartari ed europei del morto impero austro-ungherese fino alla demo-crazia meccanica della Germania, cioè fino alle porte della nostra Ita-lia, eccoci dunque di fronte a questi avanzati ideali, rappresentanti della conservazione, sostenitori del rego-lato fondo del nostro tradizionale re-gime. Come ci comporteremo? Cosa faremo? Idealmente sembrerebbe che que-sti giorni sarebbero quelli più propizi per l’avvento d’un apostolo il quale potrebbe ripetere alle masse dilatate il miracolo di un nuovo Cristo. Politicamente sembrerebbe che le vie fossero due: o lasciarci invadere dall’onda gonfissima che dilaga dalle Russie o resistere ad essa ad ogni co-sto anche con la forca. Ma sottentra il genio della nostra razza, l’equilibrio della nostra misu-ra, il modus latino, soffuso del divi-no impercettibile sorriso di messer Ludovico sovra gli uomini e le cose e sovra la parvenza degli uomini e delle cose: e la nostra via, la media-na tra gli estremi, è là che c’invita. Sia benedetto il nostro sorriso e la cristallinità tersa del nostro sguardo sia di fronte al dolore che di fronte alla gioia. Per essa la nostra via è infallibile. Percorriamola. Solamente, una visione mi smarri-sce l’animo: sulla pianura del mondo deserta, desolata, senza un uomo, scende la sera; io veggo una donna vestita di nero, seduta e piangente, tacita, piangente cheta, come quando il dolore è molto prossimo e non vuol parole. Quando le dico, scongiurandola a mani giunte: Madre ancora tu pian-gi? Forte ella piange, dirottamente, senza conforto. Ella è l’Umanità.

VATE retro Gabriele !Il duro discorso di LUIGI POLACCHI al rientro dalla prigionia.

Nel mirino D’Annunzio

di Candido Greco

CULTURA/ La grande guerra ‘15 - ‘18

Il documento che segue non è stato mai pubblicato. E’ il discorso che tenne Luigi Polacchi ai concittadini al ritorno a Penne dalla prigionia magiara. E’ un duro attacco, esplicito a Gabriele D’Annunzio e indiretto al governo liberale italiano che con le autorità militari aveva lasciato morire di fame centomila prigionieri della Grande Guerra, impedendone gli aiuti finanche dai familiari. E’ la vibrante protesta, a caldo, di chi sul fronte ha dato tutto se stesso, subendo prima il martirio della prigionia in mano degli austriaci e poi l’onta della patria che gli rimproverava di essersi fatto catturare e di non essere morto e perciò lo qualificava vile, traditore, imboscato d’oltralpe. Gli ex-prigionieri, inoltre, al ritorno in patria, erano stati umiliati, dovendo presen-tarsi in vari campi di concentramento per rendere conto della loro cattura: per molti di loro si

erano riaperte in patria le porte della prigione!Per la prima ed unica volta vediamo di fronte i due poeti con il loro opposto sentire. Contraria-mente a quanto si possa pensare, Polacchi, riconoscerà il genio del grande poeta pescarese quan-do lo si vorrà negare, e lo difenderà a spada tratta. Nel 1919, però, quando Polacchi levò per primo la sua voce, invitando ad onorare i caduti per la Patria, non si poteva forse dimenticare il disprezzo sarcastico e solitario di D’Annunzio che, vedendo i morti sul Carso, avrebbe detto (ma sarà vero?): Oh, belle femmine al mare! Qui ….accovacciarsi!

In alto il Vate Gabriele D’Annunzio; sotto Luigi Polacchi, uomo di cultura.

Nacque a Penne , città alla quale rimase sempre molto legato.

Il discorso che riportiamo fu rivolto ai pennesi

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SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Così come non riusciamo a rinunciare a certi agi e a certi aspetti piacevoli della vita moderna non potevamo lasciarvi orfani di un media che per vent’anni ha raccontato le vicende delle nostre cittadine magari da un punto di vista del tutto particolare. Né potevamo cedere alla crisi presentandoci con un vestito stracciato o semplicemente rattoppato. Il vanto è sempre quello. Siamo la testata locale la più longeva. E non è cosa da poco. Abbiamo affezionatissimi lettori che ci aspettano e che non riescono a fare a meno di noi. Non li abbiamo voluto deludere. Ed eccoci qui con le nostre pagine rinnovate

nella grafica, graffianti, a volte, serie, mai banali, spiritose in alcuni momenti, cultural-mente all’altezza di un territorio che tanto ha dato alla cultura. I vostri commenti, i vostri personali interventi continueranno ad essere accolti e pubblicati. Le vostre critiche saranno ancora più benaccette poiché, siamo sicuri, saranno volte al miglioramento della qualità dell’informazione. Siamo altresì certi di aver rotto le scatole a qualcuno nel corso di questi venti anni ma, a volte, giornalismo è anche diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia e noi lo abbiamo fatto a testa alta, coraggiosamente. Saremo ancora qui anche per questo! Gianfranco Buccella

Cento anni di gioventù Nata il 25 di ottobre del 1914 questa vivace si-gnora dall’aspetto affatto contrassegnato dalla fatica degli anni e, con uno spirito ancora gio-

vanile, compie i suoi cento anni con una natu-ralezza che denuncia la sua stessa incredulità di fronte all’eccezionalità dell’evento. Insomma non se l’aspettava nonna Ciriaca di arrivare a questo traguardo ma l’affetto e la gioia dei suoi 3 figli, dei suoi 6 nipoti e 7 pronipoti si riflette nei suoi occhi e la rendono felice. Ciriaca Di Paolo non è la prima a segnare questo traguar-do ma basta guardarla negli occhi per essere orgogliosi con lei per tutto quello che nel corso della sua lunga esistenza ha seminato. Siamo certi che se le avessimo chiesto il segreto della sua longevità ci avrebbe risposto con il suo sguardo pacato, sereno e tranquillo che avreb-be tradito il suo silenzio. Sì perché i suoi occhi parlano e le parole si rivelano subito superflue. Auguri nonna Ciriaca.

di Giorgio Di Carlo La fragorosa possanza di un conflitto che fu capace di scuotere, in modo immane, l’Europa e il mondo intero, si rivela annunciata nella sua spaventevole entità, in primo luogo dalla definizione di “Grande Guerra”. A distan-za ormai di cento anni dal conflitto mondiale 1915-1918 è interessante ripercorrere ra-pidamente i diversi profili che ne costituirono gli antefatti. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, i giovani cospiratori intenzionati a perpetrare l’uc-cisione dell’Arciduca Francesco Ferdinando riuscirono nell’in-tento; l’esecutore materiale fu lo studente bosniaco Gavrilo Princip, il quale riuscì a ferire a morte con alcuni colpi di pistola l’arciduca France-sco Ferdinando e la moglie Sofia, entrambi poi deceduti. Per l’esattezza i profili della vicenda sono tuttora avvolti da un alone di mistero poiché non sono stati mai definiti in modo unanime nel loro effettivo andamento, con una dinamica dei fatti piuttosto avventurosa, fino a risultare rocambolesca per la scarsa organizzazione e l’inesperienza degli attentatori. E’ certo però che l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdi-nando d’Asburgo-Este, erede al trono austriaco, avvenuto il 28 giugno del 1914 a Sarajevo, fu la “scintilla” che causò l’esplo-sione di una realtà per molti versi già compromessa alla base, poichè già estremamente tesa sullo scacchiere politico

internazionale. Lasciando l’attentato al suo carattere in sé non marginale -in ogni caso accessorio nel senso di stru-mentale in via immediata e di-retta- le motivazioni effettive a monte di un gesto dai toni così eclatanti e dagli esiti tanto ne-fasti, vanno invece ricercate nel cumulo di quei fenomeni che si videro non solo sottovalutati nella loro natura inquietante, ma persino accolti come assai positivi e forieri di innovazione e progresso. Lo sviluppo econo-mico e tecnologico che l’evolu-zione culturale e le più recenti conquiste industriali, sociali e associazionistiche avevano creato nell’immediato, pur es-sendo senz’altro entusiasmanti, diedero luogo però, in senso più concreto, a un fenomeno di accumulo di pretese (espansio-nistiche, da un lato, in senso ideativo, e di materiale bellico, dall’altro, sotto il profilo prati-co) che, affiancate dagli spiriti sempre più animosi e pronti ad alimentare l’imperio naziona-listico delle Potenze europee, si trovò a sfociare in un dram-ma di proporzioni enormi. Il progresso registrato, con tutto il suo rilievo, si accostò dunque a ragioni politiche che su scala mondiale videro opposti i tede-schi, con le loro mire imperiali-stiche, al più consolidato colo-nialismo francese e inglese. La cosiddetta belle époque, quindi -a parte il suo lato gioioso e gaudente- si rivelò nel suo carattere ambiguo, cioè solo apparentemente lieto. E l’atteg-giamento dell’Italia in questo clima, all’inizio del Novecento,

fu fortemente caratterizzato da Gabriele D’Annunzio il quale ebbe un ruolo significativo “di mediazione e divulgazio-ne della cultura europea”; si radicò così la teoria del superuomo dannunziano, vale a dire la crescita non tanto di uomini distaccati dalle vecchie generazioni bensì capaci di es-sere protagonisti della propria storia, al disopra del “gregge della mediocrità”.A ben guardare è proprio da lì (o, per lo meno, anche da lì) che occorre ripartire al fine di individuare le cause strutturali della terribile deflagrazione mondiale che seguì all’eccidio di Sarajevo e alla dramma-tica crisi diplomatica di quel triste luglio del 1914. Infatti l’Austria- Ungheria,sollecitata dall’alleata Germania, prima rivolse un duro ultimatum alla Serbia -da questa accettato solo in parte- e dopo un mese esatto dall’ attentato procedette alla dichiarazione che segnò l’ iniziò di quella che poi risultò la “Grande Guerra”.

Dall’attentato di SARAJEVO alla GRANDE GUERRA“La crisi di luglio” del 1914

RICEVIAMO E PUBBLICHAMO :

Il Presidente del Comitato Provinciale ANFCDG (Asso-ciazione Nazionale Famiglie

Caduti e Dispersi in Guerra) di Pescara, Rag. Tiziano Di Rocco, informa che, d’intesa

con il Presidente della locale Se-zione del Sodali-zio, Sig. Gabriele Giovanetti, ed in collaborazione con l’Ammi-nistrazione Comunale, nel prossimo mese di novembre si terrà in Lore-to Aprutino (PE) l’annuale manifestazione associativa di commemora-zione dei Caduti e Dispersi in Guerra, denomi-nata “Giornata Provinciale del Ricordo” e dedi-cata, quest’anno, “alla Madre

italiana”, tenuto conto della particolare valenza che la cerimonia assume nel con-

testo delle celebrazioni per i “Cent’anni dalla Grande Guerra” e per il contributo alla stessa versato dal con-cittadino caduto e decorato “Tito Acerbo”. E’, inoltre, previsto il coin-volgimento degli alunni del locale Istituto Comprensi-vo “Tito Acerbo” che sono direttamente impegnati nella realizzazione di un progetto didattico concorsuale con tema su eventi della Grande Guerra indetto su base nazio-nale dall’ANFCDG.Per l’occasione, su sollecita-zione del Presidente Gio-vanetti, alcuni soci proce-deranno gratuitamente al rifacimento delle iscrizioni sulle lapidi del Monumento ai Caduti ormai illeggibili.

Ricordando Tito Acerbo e non solo

“ D’Annunzio ebbe un

ruolo significativo “di mediazione e

divulgazione della cultura

europea ”

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LACERBA in libertà

C’era una volta ilmedico condottodi Tonino Testa

La condotta medica, da alcuni anni, ha cessato di esistere: essa fu istituita nella seconda metà dell’800 (la volle il governo De Pretis), con

il precipuo scopo di garantire l’assistenza medica gratuita ai poveri e alle classi meno abbienti e, con l’ausilio dell’ostetrica condotta, di seguire la gravi-danza e il parto delle gestanti. Ma in un periodo durante il quale le malattie infet-tive erano responsabili di un alto tasso di morbilità e di mortalità (vaiolo, tifo addominale, tubercolosi, malarie in alcune zone) il medico condotto ebbe l’arduo e difficile compito di svolgere una intensa ed efficace opera terapeutica e preventiva sia con le prime vaccinazioni, sia con l’isolamento (qua-rantena), contribuendo al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, quando il tempo degli antibiotici era ancora in alto mare e addirittura impensabile. L’opera del medico condotto era maggiormente evidente e faticosa nei piccoli paesi, specie in quelli di montagna, dove era il solo ed unico punto di riferimento dei pazienti. Grande, quindi, la sua opera sociale!Scarsi i mezzi a disposizione, ma una grande abnegazione e tanti sacrifici. La professione medica era intesa come una vera missione con modesti vantaggi economici. Non esistevano vacanze, o giorni festivi, ma un lavoro continuo, notte e giorno, a qualsiasi ora, a piedi, a dorso di un mulo o, nei casi fortunati, col calesse (la macchina arriverà più tardi), sfidando le intem-perie, il freddo, la neve e il gelo, mettendo spesso a repentaglio la vita stessa. Ma il medico condotto era anche il confidente, il consigliere, direi l’amico di famglia, dai parenti più piccoli ai più grandi: egli dialogava a lungo col paziente, seduto accanto al suo letto, sempre per un’analisi approfondita di tutti i sintomi del male perchè la diagnosi era basata sulla clinica senza l’a-iuto delle analisi o delle radiografie (effettuate solo raramente). Come prima cosa il medico reggeva la mano del paziente per controllarne il polso e per una parola di incoraggiamento. “Il polso è buono...il cuore è forte...” e l’ammalato, specie se anziano, si sentiva rincuorato e rin-francato. Un medico-poeta, Antonio Fusinato, alludendo alla condizione non certo privilegiata del medico condotto, in un famoso sonetto così concludeva:”Arte più misera, arte più rotta non c’è del medico che va in condotta!”. A tal proposito mi vengono in mente anche le paro-le di un altro celebre poeta e scrittore, Renato Fucini (famosi i suoi racconti nelle “Veglie di Neri”), il quale, in un breve episodio intitolato “Il babbo”, medico condotto in un comunello di montagna alle prese con duri sacrifici economici, racconta che, dopo essere stato a Pisa, universita-rio, in una casa da gioco, assieme ad amici, aveva perduto tutto quel poco danaro da lui posseduto, rimanendo così completamente all’asciutto; di ciò ne aveva parlato alla mamma, la quale, a sua volta, in amorevole modo, aveva informato del fattaccio il babbo. Costui, al mattino di buon’ora, era già a cavallo, immobile, rivoltato nel suo largo mantello carico di neve. “Tieni - disse al figlio - prendi, è roba tua...ma prima di spenderli...guardami”.E il figlio:”Mi fulminò con un’occhiata fiera e ma-linconica...”. “Prima di spenderli, ricordati come tuo padre li guadagna...”. Una spronata, uno sbalzo in avanti del cavallo e si allontanò nel buio tra la neve e il vento che turbi-nava.

La pretatedi Fausto Bufarale

Il signore che avevo davanti era venu-to a richiedermi un tranquillante. Ad una prima visita risultò perfettamente

sano, ragione per cui gli consigliai sempli-cemente della valeriana. Quando poi gli dissi che la valeriana poteva farsela in insa-lata accanto alla bistecca, capì che cercavo di curarlo con un po’ d’ironia ma,prima di mettere mano alla bistecchiera, doveva digerire il rospo che gli avevano sommini-strato per colazione. Il mio amico, così poi diventò, era andato a prendere la comunio-ne ed il sacerdote, trovandosi al cospetto di un separato,gliel’aveva rifiutata. Mi parlò dei suoi problemi cercando quella conso-lazione che al mattino voleva trovare nei riti religiosi,ma quando credeva di trovare in me un alleato,scoprì che il sottoscritto dava ragione al prete. Proprio così, miei cari lettori, se si infrange un comanda-mento ci si può pentire, ma se si rompe un sacramento non c’é remissione di pec-cati. In altre parole,se catturavano Jack lo squartatore e si pentiva, poteva ricevere la comunione,ma se un poveraccio ha la mo-glie che non lo fa sdraiare sul divano, non

gliela da, gli fa rinchiudere il padre all’o-spizio ed una volta separato lo crepa eco-nomicamente e gli mette contro i figli,di comunione non se ne parla proprio. E’ si-tuazione comune a tanti, e la comunione, che é il Signore che si fa cibo, entra in noi, viene invocato nei momenti di dolore, per le leggi di Santa Romana Chiesa, dev’essere negata a chi sta vivendo un dramma come la scissione del nucleo familiare. Ma una soluzione c’é, separati di tutto il mondo, che siate per il sugo rosso o per aglio e olio, che siate amanti della caccia alla starna o pescatori di carpa di lago,milanisti o ju-ventini, vi chiedo un attimo di attenzione. Vi mettete in fila per ricevere l’ostia bene-detta e poiché tra le motivazioni che vieta-no di riceverla ci sono anche ubriachezza molesta o appartenenza a sette sataniche, il prete deve dirvi la motivazione, che poi é la meno grave, cioè che siete separati. Ma come fa il ministro di Dio a sapere i fatti vostri? Vuol dire che non si é fatto i fatti suoi, e allora vuol dire che anche voi potete farvi i fatti del prete, che poi sono tanti. Per esempio chiedergli se é vero che si dicono messe in cui si fanno gli sposi, si battezza il figlio dei sopra citati che se lo sono portato all’altare e si commemorano sei defunti, il tutto in un’ora con offerta equivalente a quello con cui alcuni poveri pensionati devono tirare avanti un mese.

A proposito di Jack lo squartatore:sembra fosse un impiegato ligio al dovere che mai si assentò dal posto di lavoro, mai ferie,mai malattia,niente pausa caffè. In tempi di ar-ticolo 18 e certificato selvaggio dice tanto. Tutti i suoi squartamenti, come da indagini della polizia, risultano effettuati nel corso dei fine settimana……………

Il fondamento del cristianesimodi Francesco Di Giorgio

Molte persone non solo sanno accordre la religione con l’impegno sociale, proprio perchè spinte dalle convin-zioni religiose. Siamo ormai assuefatti a udire in ogni

raduno, in ogni comizio, in ogni tavola rotonda, questa frase:”E’ una cosa estremamente importante!”. Ebbene, è proprio su quell’”e-stremamente importante” che il cristianesimo pone il suo sguardo umoristico. Per Cristo “una sola cosa è necessaria”: la salvezza to-

tale dell’uomo. Ciò che concorre a questa salvezza è necessario, ciò che non concorre può essere valido, utile, bello, ma non è estrema-mete importante. Del resto, all’ironia cristiana si allea la morte:”Tu consumi la tua vita per aumentare il capitale, o anche per studiare gli insetti”. Poi viene la morte: a che cosa ti giovano il capitale o gli insetti?”. Il cristianesimo relativizza ciò che per gli uomini cosiddetti im-pegnati è estremamente importante, ponendo loro una semplice domanda:”E poi?”. Soltanto Cristo con la sua parola risponde decisamente:”Poi la mia resurrezione!”. La relativizzazione delle cose “estremamente im-portanti” non significa non lavorare con serietà e con impegno in questo mondo. Anzi!Però richiede l’impegnarsi a vivere sempre coerenti al volere del Signore.

di Maria Amicone

Parlare di felicità è sempre molto difficile.Soprattutto adesso, in que-sto momento storico che stiamo

vivendo,dove ogni parte del nostro piane-ta combatte con le sue sofferenze. Guerre, violenze ,epidemie e soprusi sembra abbia-no allontanato completamente il concetto di felicità coprendo ogni cosa con un velo oscuro che non lascia più trasparire tutto il bello ed il buono che c’è sotto. Eppure l’uo-mo ricerca la felicità affannandosi e con grande desiderio, dalla notte dei tempi. Da sempre si pone domande sulla vita, sull’amore, sulla morte e su come essere felici.Le risposte sono tante ,ma la vera alchimia per quella giusta non è ancora stata trovata.Un punto fermo però bisogna stabilirlo: la felicità esiste. Non è morta come alcuni millantatori vogliono farci credere.Lei cammina sempre un passo davanti a noi, la vediamo costantemente sotto i no-stri occhi ma, accecati, inebriati e distratti da tutto ciò che ci circonda, la perdiamo ogni volta di vista. La guardiamo dalla par-te sbagliata, le facciamo indossare abiti che non sono i suoi. Questo accade perchè gli

uomini e le donne dei nostri giorni credo-no di poter raggiungere la felicità solo ri-uscendo a dominare la fortuna ed il corso degli eventi accumulando ricchezze e po-tere. Oggi siamo sempre pronti ad imitare un modo ed uno status sociale che non ci appartengono, affrontiamo quotidiana-mente un cammino quasi “ furioso” pen-sando di arrivare al traguardo felici. Alla fine però, anche se riusciamo a salire sul podio,ci rendiamo conto che dopo tutta la fatica, la felicità non è lì ad aspettarci. Abbiamo solo avuto la mera impressione di averla raggiunta, ma è stato solo un at-timo.Lei ha corso più di noi, ha cercato di ab-bracciarci , le abbiamo teso le nostre mani ma la presa era troppo leggera,effimera e fragile e si è sgretolata lasciandoci in uno stato di frustrazione desolante ed un senso di vuoto incolmabile. Molte persone passa-no la loro vita cercando di vivere in un al-tro tempo, in un altro luogo, lamentandosi di cosa è stato e di cosa sarà, senza rendersi conto che, si è vero, ci sono troppe brutture in giro,ma che piuttosto che pensare a ciò che ci manca,bisognerebbe cercare di ap-prezzare tanto tutto quello di cui si è già in possesso. Noi pensiamo alla felicità come

ad uno stato di benessere continuo e senza interruzioni.Al contrario essa dura pochi attimi.E’ come un battito d’ali.Vorremmo moltiplicare i palpiti all’infinito ,ma non ci riusciremo mai. La felicità è un diritto fondamentale di ogni uomo.E’ fatta vera-mente di piccole cose,di piccole soddisfa-zioni, di brevi momenti e di intense veloci emozioni, ognuna delle quali ,però, ha un valore incommensurabile. Alzarsi la matti-na, sapere di avere con te una persona che ti ama,stringere forte i tuoi figli, trovare a casa dei fiori senza biglietto e sapere già chi li ha mandati.Una lettera di scuse inattesa, un momento tutto tuo da dedicarti.Sapere che la donazione che hai fatto ha reso felici tanti bambini.Avere la capacità di pensare, di amare, di condividere.Essere in salute fisica e mentale. Ascoltare per caso la “vo-stra” canzone e trovarsi con il cuore invaso da mille meravigliosi ricordi. Sono retori-ca e sentimentale,lo sò, ma sono queste le piccole cose di cui parlavo prima,questi gli attimi di felicità. Questa è la felicità.Per chiudere con Oscar Wilde dirò che “ la felicità non risiede in ciò che desideriamo, ma in ciò che si possiede”.

Qell’attimo di felicità

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Un team unito e affiatato quel-lo coordinato da Moreno Sa-blone, in collaborazione con

il locale moto club 2P, che ha dato vita al primo raduno equestre della Valle del Tavo. Un’iniziativa che ha richiesto un’or-ganizzazione molto laboriosa ma che alla fine ha dato i suoi frutti. Una grandissima partecipazione che ha preso vita in due bellissime gior-nate Settembrine all’insegna di un clima mite e totalmente predisposto alla riscoperta della natura e del con-tatto con un animale affascinante ed elegante come il cavallo. Un evento mirato a far conoscere i vantaggi del praticare questa disci-plina, soprattutto nella forma dell’ip-poterapia, riscoprendo allo stesso tempo gli antichi sentieri del bacino fluviale del Tavo. Dopo il raduno dei partecipanti con i propri cavalli nella zona industriale, si è tenuto un convegno sull’impor-tanza dell’addestramento dell’anima-le e i suoi usi terapeutici con la parte-cipazione dell’assessore regionale alle Politiche sociali Marinella Sclocco e nella stessa serata si è tenuta una festa con degustazione di prodotti tipici e musica. Sicuramente la parte più bella del programma è stata l’ escursione tra le colline loretesi. In una splendida giornata di sole si è svolta una sugge-stiva passeggiata a cavallo che ha uni-to i tanti appassionati di questo sport

tanto antico quanto emozionante. Una partecipazione sentita che si è avvalsa anche del supporto dei miti-ci “Cinghiali del Tavo” che con i loro Quad hanno seguito la passeggiata a cavallo facendo tappa nei luoghi più panoramici e prestando assistenza laddove ce ne fosse stata la necessi-tà. Tra le verdeggianti colline lorete-si, toccando anche alcune zone del comune di Penne, si sono raggiunti posti che solo a cavallo possono es-sere esplorati. Luoghi suggestivi e in-contaminati, immersi in una natura che con la sua bellezza appaga i sensi e rende il tutto ancora più suggestivo. A metà del percorso è stato fatto anche il cosiddetto “rimpizzo”, che consiste appunto in uno spuntino di metà mattinata all’insegna della più antica tradizione e composto da bi-scotti rigorosamente fatti a mano, le cosiddette “cumbriziun” da intingere in un profumatissimo vino rosso.Due giornate all’insegna della risco-perta della natura e delle tradizioni della terra Loretese. Abbiamo chiesto all’organizzatore dell’evento, Moreno Sablone, di fare un bilancio conclusivo dell’evento. “ Innanzitutto è mia doverosa premura ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato nell’organizzazione di questa manifestazione, che ricordo è alla sua prima edizione. Ho potuto contare sul supporto di un gruppo affiatato che mi ha seguito in ogni fase dell’organizzazione.

Ringrazio il Motoclub 2p ed in parti-colar modo il presidente Vinicio Del-le Monache, ringrazio i Cinghiali del Tavo che ci hanno supportato nel cor-so dell’evento ed in particolar modo il presidente Marco Di Mercurio. Inoltre voglio ringraziare tutti gli or-ganizzatori che con impegno si sono prodigati per la riuscita del tutto, ringrazio Mimmo Libertini, Luciano Delli Castelli, Pietro Antonacci e De-nis Sablone. A loro va tutta la mia stima per l’im-pegno messo e per l’aiuto che mi han-no accordato. E’ stato bello vedere la grande partecipazione di tutti, non solo degli appassionati, ma anche di tutti coloro che magari per sola curio-sità hanno partecipato a questo evento e si sono trovati bene, condividendo con noi la cena ed il pranzo. Ci siamo impegnati a realizzare un

menu che potesse essere gradito a tutti, quindi non mancavano gli arrosticini, abbiamo preparato una fagiolata, salsicce e prodotti tipici locali.Come ho spiegato, questa manifesta-zione è alla sua prima edizione, ma ci stiamo già preparando per fare in modo che diventi un appuntamento fisso, visto il grande successo. All’interno di questo evento abbiamo dato spazio anche ad una campagna di sensibilizzazione per la lotta al tumore al seno, ospitando uno stand della LILT che ha ricordato che nel mese di Ottobre si possono effettuare visite gratuite per tutte le donne”.Non resta che aspettare la prossima edizione.

di Jennifer Di Vincenzo

Primo raduno equestre valle del TAVO

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Rilevante ed impegnativa l’attività avviata dall’Associazione Spor-tiva Dilettantistica Vestina Karate Club di Penne che, oltre ai Corsi consolidati di Karate, della Kick Boxing, Ju Jitsu e Difesa Personale da alcuni anni propone anche corsi di Attività Fisica per tutte le età e con attrezzature Cardio e Isotonico all’avanguardia con l’obiettivo di migliorare il benessere generale con l’esercizio fisico attraverso un’attività interessante, divertente e distensiva, per trovare la propria forma, per mantenere più a lungo l’efficienza delle varie funzioni del corpo e per far vivere momenti di distensione e rilassamento, per am-pliare le relazioni e conoscenze dei coetanei, dando un ottimo spunto per accrescere la fiducia in se stessi, modificando vantaggiosamente le incombenze della vita quotidiana. Riferisce la Dott.ssa Laila Erma-no, Laureata in Scienze dell’Educazione Motoria e Responsabile dei Corsi: ormai è accertato, un’attività fisica regolare non può che fare bene. Il problema che tipicamente si pone con le persone anziane è la qualità di vita la quale è criticamente legata all’autosufficienza; come operatori di attività sportive sentiamo il dovere di prestare attenzione a queste problematiche ai quali dare risposta, anche attraverso una promozione di attività fisica per la terza età con l’impegno di rende-re questa fase della vita il più possibile felice. La quota di sedentari, cioè di coloro che non svolgono né uno sport né un’attività fisica è risultata pari al 45%, per un totale di oltre 23 milioni di italiani. La diminuzione dell’attività fisica, ha un suo ruolo preciso nella com-parsa o peggioramento di alcuni stati patologici. Gli studi e l’evidenza sperimentale dimostrano che almeno in sei situazioni ben precise (malattie cardio-vascolari, ipertensione, obesità, osteoporosi, diabe-te, depressione), il movimento e una buona forma fisica riducono la possibilità che queste manifestazioni si verifichino. Malattie cardio vascolari: è dimostrato che praticare con costanza un’attività sportiva, migliori la funzione cardiovascolare e riduca il fattore di rischio per la cardiopatia. Ipertensione: è provato che le persone sedentarie hanno un rischio aumentato del 30-50 % di sviluppare una forma di iperten-sione rispetto a coloro che svolgono costantemente attività fisica.Obesità: le persone che dedicano poco tempo allo sport hanno un ri-schio maggiore di incorrere in un aumento di peso. L’attività motoria costante consente non solo di mantenere in un intervallo salutare il proprio peso ma anche aumenta la possibilità di successo nei tentativi iniziali o a lungo termine di perdita di peso. L’osteoporosi: l’attività fisica può ritardare la perdita di massa ossea nelle donne in menopau-sa. E nei soggetti più attivi e più in forma è stato riscontrata una mas-sa ossea più consistente. Il diabete: i dati segnalano una proporziona-lità inversa tra i livelli di attività fisica e il rischio di sviluppare diabete

mellito non-insulino indipendente. In particolare negli uomini sovrappeso e nei soggetti maggiormente a rischio. Contro la depres-sione: certa anche la correlazione tra attività fisica e umore. Adottare uno stile di vita che contempli movimento e attività fisica sembra avere un riscontro positivo contro la depressione e l’ansia, anche a scopo preventivo. I benefici di una costante attività fisica sono mol-teplici, tanto fisici quanto psichici. Bruciare calorie, non significa solo “bruciare energia fisica”, ma anche far circolare “energia mentale” per affrontare meglio il lavoro e la vita quotidiana. La salute mentale: per esempio, si dorme meglio e di più e la sensazione di benessere e di relax aiuta a curare alcune forme lievi di depressione e a canalizzare l’aggressività, favorendo l’autocontrollo e il riconoscimento dei propri limiti. Si liberiano endorfine: ormoni che ci aiutano a controllate lo stress e l’ansia, migliorando la sensazione generale di benessere. Nel sociale: praticare uno sport di gruppo o con amici crea un vincolo affettivo e predispone al lavoro in team in azienda o a scuola.Conoscere se stessi: il miglioramento della propria forma fisica ci procura maggiore autostima e una visione migliore di noi stessi e del mondo. Oltre alla pratica di un’attività sportiva è di fondamentale importanza adottare una corretta alimentazione. L’alimentazione è alla base del successo nel caso in cui l’obiettivo sia rappresentato dal dimagrimento o dalla costruzione di massa muscolare. La scelta del giusto combustibile, che funge allo stesso tempo da motore energeti-co, ma anche da riparatore di tessuti, è il risultato della distribuzione equilibrata e mirata di grassi, zuccheri e proteine. In effetti la scelta del combustibile è effettuata autonomamente dalle cellule muscolari in base al tipo di attività sportiva e alla disponibilità del substrato stes-so (grassi, zuccheri e proteine). Per concludere, una dieta ottimale deve poter fornire tutti i componenti necessari a coprire il fabbiso-gno energetico. La promozione dell’attività fisica è considerata una delle azioni di sanità pubblica di provata efficacia. Tuttavia occorre aumentare la consapevolezza dei benefici che possono essere ottenuti attraverso l’attività fisica, favorendone lo sviluppo di un sistema di promozione dell’attività fisica attraverso gli enti socio assistenziali.In tutto ciò è logico che se oltre al valore morale, desideriamo otti-mizzare le componenti funzionali ed estetiche che lo sport ci dona, dobbiamo essere consapevoli che prima di intraprendere un’ attività sportiva bisogna rivolgersi a persone competenti e qualificate che pos-sano aiutarci e che soprattutto non metta a repentaglio la nostra salute fisica e mentale. Per avere maggiori informazioni contattare il n. 347.9554119, oppure recarsi presso la sede dell’Associazione Spor-tiva Dilettantistica Vestina Karate Club in C.da Campetto Penne.

I BENEFICI DELL’ATTIVITA’ FISICA “guadagnare in salute”