Lo Sviluppo Cognitivo e Morale Secondo Kohlberg

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Lo sviluppo cognitivo e morale secondo Kohlberg: un confronto con Piaget Anche Kohlberg (1976), così come Piaget, ritiene lo sviluppo morale dipendente dallo sviluppo maturativo e segue quindi delle tappe e un percorso obbligato, tracciato dalle leggi della maturazione. Lo sviluppo morale quindi si caratterizza come un moto interno di ogni individuo. La teoria di Kohlberg, ottenuta attraverso lo studio di bambini oltre i sette anni, si differenzia da quella di Piaget per: - L’intervallo d’età studiato. - Un’indagine più puntuale e ampia, che prende in esame anche lo sviluppo della morale nell’adolescenza e nell’età adulta. - La varietà ed ampiezza del campione In particolare Kohlberg individua nello sviluppo morale tre livelli che comprendono a loro volta due periodi ciascuno. Moralità preconvenzionale: (6-10 anni) a questo livello la moralità è quanto gli altri dicono al bambino di fare. Il primo stadio è assai conforme al realismo morale di Piaget, nel senso che la gravità della trasgressione è giudicata in base alla quantità di danno compiuto; nel

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Lo sviluppo cognitivo e morale secondo Kohlberg: un

confronto con Piaget

Anche Kohlberg (1976), così come Piaget, ritiene lo sviluppo morale dipendente

dallo sviluppo maturativo e segue quindi delle tappe e un percorso obbligato,

tracciato dalle leggi della maturazione. Lo sviluppo morale quindi si caratterizza

come un moto interno di ogni individuo.

La teoria di Kohlberg, ottenuta attraverso lo studio di bambini oltre i sette anni, si

differenzia da quella di Piaget per:

- L’intervallo d’età studiato.

- Un’indagine più puntuale e ampia, che prende in esame anche lo sviluppo

della morale nell’adolescenza e nell’età adulta.

- La varietà ed ampiezza del campione

In particolare Kohlberg individua nello sviluppo morale tre livelli che

comprendono a loro volta due periodi ciascuno.

Moralità preconvenzionale: (6-10 anni) a questo livello la moralità è quanto gli

altri dicono al bambino di fare. Il primo stadio è assai conforme al realismo

morale di Piaget, nel senso che la gravità della trasgressione è giudicata in base

alla quantità di danno compiuto; nel secondo stadio il bambino inizia a

considerare le intenzioni delle altre persone.

- I stadio (orientamento premio punizione): il giudizio dell’azione è correlato

alla punizione o al premio conseguente.

- II stadio( individualismo e orientamento strumentale): le regole sono rispettate

solamente quando è nell’interesse immediato del bambino. Ogni azione è

giudicata in base alla soddisfazione o meno dei bisogni.

Moralità convenzionale: (fino a 20 anni) a questo livello gli individui giudicano la

moralità dei propri atti in tremini di conformità alle regole prevalenti del gruppo a

cui appartengono. Al III stadio le regole vengono rispettate allo scopo di ottenere

approvazione, mentre al 4 per aderire alla legge e agli usi formali.

- III stadio (aspettative, relazioni e conformità interpersonali reciproche): essere

“buono” significa corrispondere alle aspettative degi altri, avere buone intenzioni

e mostrare interesse.

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- IV stadio (sistema sociale e coscienza): ogni azione ha come fine il rispetto

delle leggi di coloro che hanno o stanno al potere.

Moralità postconvenzionale: (adolescenza ed età adulta) sebbene a questo livello

gli individui accettino largamente le regole, essi danno precedenza a principi etici

di base che desiderano rispettare, anche quando si scontrano con le leggi del

paese.

- V stadio (contratto sociale): l’azione corretta è determinata da modelli

criticamente accettati dalla società ed i valori vengono giudicati in maniera

relativistica.

- VI stadio (principi etici universali): i valori morali si basano su principi di

giustizia universali e devono essere seguiti anche se qualche volta possono essere

in contrasto con le leggi o le norme sociali.

Lo sviluppo morale si realizza attraverso una differenziazione dei contenuti

morali, differenziazione che, come si è detto, è influenzata dalle esperienze

sociali.

Non tutti gli studiosi hanno accettato e condiviso le conclusioni della teoria di

Kohlberg; la critica più importante ha interessato soprattutto la presunta

universalità delle tappe dello sviluppo morale.

In particolare sono state criticate:

- Una quasi esclusiva attenzione ai valori della civiltà occidentale.

- Una certa rigidità nella suddivisione degli stadi.

- Un campione formato quasi esclusivamente da soggetti maschi mantre le

conclusioni sono state estese anche al universo femminile.

In merito a quest’ultimo punto Carol Gilligan (1982), discepola di Kohlberg, ha

innovato in modo radicale questo ramo della psicologia. Tale studiosa non ha

contestato le teorie dello sviluppo dei giudizi morali, ma ne ha denunciato

l’unilateralità, concentrandosi quindi sulle caratteristiche della morale femminile.

Se nell’uomo domina una morale dei diritti e della giustizia, il dilemma morale è

vissuto dalle donne come un problema di cure e di responsabilità.

In particolare:

- le donne si rivolgono agli altri pensando soprattutto come aiutarli mentre i

maschi sono più preoccupati di se stessi.

- Le donne sono meno radicali nelle loro posizioni e nei loro giudizi.

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Nella prima fase dello sviluppo morale, autocentrata, la donna pensa soprattutto a

se stessa, ai suoi bisogni ed è preoccupata sostanzialmente della sua

sopravvivenza.

La seconda, dell’autosacrificio, è caratterizzata da un rifiuto di ogni forma di

egoismo a favore di un totale ed esclusivo prendersi cura dell’altro. La donna

dimentica se stessa per dedicarsi completamente all’altro e questo comportamento

può portare ad uno squilibrio tra sacrificio di sé e servizio.

Nell’ultima fase dell’etica la donna raggiunge un equilibrio tra la responsabilità

nei confronti di se stessa e la responsabilità nei confronti degli altri, l’autonomia

del giudizio e una interdipendenza responsabile e consapevole.

Naturalmente Gilligan ammette anche che ci possano essere delle eccezioni pur

rimanendo sostanzialmente convinta del fatto che la teoria morale di Kohlberg

tende a svalutare l’universo femminile.

Infine è significativo citare Wilson che ha cercato, tramite un quadro

riassuntivo, di esprimere quanto sia complesso da un punto di vista psicologico lo

studio della moralità. Secondo Wilson (1993) la morale è costituita da un interesse

e un rispetto verso i propri simili che si fondano su:

- il concetto di persona, con il riconoscimento delle somiglianze e delle

differenze tra individui.

- I sentimenti universali, se la persona prova rispetto e attenzione verso gli altri.

- La traduzione comportamentale di tali sentimenti in una disponibilità ad

aiutare gli altri.

- Consapevolezza dei sentimenti propri e altrui.

- Conoscenze specifiche di fatti e di valori rilevanti per poter operare su

decisioni morali.

- Capacità di valersi di tutti i punti precedenti per prendere decisioni morali

- Capacità di tradurre tali decisioni in comportamenti effettivamente prodotti.