Ciclo di vita familiare. Il lavoro con le famiglie quando ... · Lo sviluppo cognitivo nel bambino:...

25
Ciclo di vita familiare. Il lavoro con le famiglie quando ci sono i minori Valentina Nucera 26 Maggio 2018

Transcript of Ciclo di vita familiare. Il lavoro con le famiglie quando ... · Lo sviluppo cognitivo nel bambino:...

Ciclo di vita familiare.Il lavoro con le famiglie quando ci sono i minori

Valentina Nucera 26 Maggio 2018

Lo sviluppo cognitivo nel bambino• Quando si parla di sviluppo cognitivo si è soliti riferirsi al progressivo evolvere delle

capacità intellettive che variano durante tutto l’arco della vita, mutando e perfezionandosi. Quindi, più nel dettaglio, lo sviluppo cognitivo consente di acquisire informazioni dall’ambiente per immagazzinarle, attraverso rappresentazioni mentali, che permettono di essere utilizzate in momenti successivi della propria esistenza.

• Le conoscenze acquisite durante l’interazione con l’ambiente esterno, sono costruite dal bambino, fin da dalla nascita, e sono arricchite con il procedere dell’età, sia quantitativamente sia qualitativamente.

• Esistono tappe diverse di acquisizione di capacità mentali per ogni fase di sviluppo. Si individua in questo caso un circolo che inizia e si chiude con il depotenziamento o involuzione delle capacità cognitive, che coincide con la nascita e l’invecchiamento dell’individuo, che raggiunge il picco massimo di acquisizione di informazioni durante la giovane età adulta.

• Ogni volta che si parla di sviluppo cognitivo solitamente si cita Jean Piaget, psicologo-pedagogista, che si è largamente occupato di questo argomento individuandone le diverse tappe di immagazzinamento di conoscenza.

• La teoria di Pjaget parte da un colloquio clinico non strutturato, masupportato da una serie di compiti pratici svolti dal bambino, come peresempio la manipolazione usata per studiare il ragionamento concreto,tipico delle prime fasi di sviluppo cognitivo nel bambino.

• Lo scopo finale è chiedere sempre al bambino il perché svolge una serie diazioni, al fine di poter rivelare la logica sottostante al propriocomportamento da cui poter inferire la regola di base acquisitaattraverso l’esperienza.

• Jean Piaget, dunque, sostiene che lo sviluppo cognitivo del bambino derivadall’interazione con la realtà circostante, grazie alla quale si verifica unatrasformazione in termini di acquisizione di informazioni utili allaconoscenza pratica.

Lo sviluppo cognitivo nel bambino: gli stadi• Secondo Piaget lo sviluppo cognitivo si verifica attraverso l’assimilazione di

informazioni e gli scambi che avvengono direttamente con l’ambiente, permettendo in questo modo di strutturare delle rappresentazioni mentali, schemi cognitivi, ben organizzati.

• Di conseguenza si determinano 5 stadi o periodi di crescita intellettiva, aventi diversi livelli di funzionamento cognitivo che si sviluppano durante il corso della vita. L’ordinamento di questi stadi è fisso e universale malgrado si rilevino delle differenze individuali determinate da fattori culturali e ambientali.

• Ciascuno stadio presume l’esistenza di una particolare organizzazione psicologica e il passaggio da uno stadio all’altro è direttamente proporzionale all’età e chiaramente varia da un bambino all’altro, in relazione all’ambiente e la cultura.

• Ogni stadio è diverso dal precedente, poiché presenta caratteristiche e regole specifiche. Inoltre, una volta raggiunto uno stadio si apprendono una serie di capacità che saranno integrate agli stadi successivi (integrazione gerarchica tra stadi).

Secondo la teoria di Piaget le fasi di sviluppo cognitivo sono 5:

• 1. Fase senso-motoria, che varia dalla nascita ai 2 anni di età. Durante questa fase il bambino passa dall’uso dei soli riflessi, o istinto, alla ripetizione di una serie di

comportamenti per osservare quali possano essere le conseguenze degli stessi prima sul proprio corpo, reazioni circolari primarie, e poi su oggetti facenti parte

dell’ambiente esterno, reazioni circolari secondarie. Esattamente dall’ottavo mese il bambino verifica come gli schemi di comportamento producano, in interazione

con l’ambiente, nuove informazioni. Inoltre, dai 18 mesi si manifesta il ragionamento simbolico, che permette di testare concretamente le conseguenze delle proprie

azioni sull’ambiente esterno.

• 2. Fase preconcettuale, dai 2 ai 4 anni di vita. Durante questa fase il pensiero è egocentrico, l’infante pensa che tutti possano conoscere i suoi pensieri o desideri, e

potenzia il linguaggio attraverso l’acquisizione di maggiore lessico, ma non è in grado di passare dal ragionamento generale al particolare e viceversa.

• 3. Fase del pensiero intuitivo, varia dai 4 ai 7 anni di vita. Con l’avvento della scuola materna si ha un maggiore bagaglio di conoscenza, ma il pensiero non è

ancora reversibile. Infatti, il bambino non è in grado di mentalizzare l’azione compiuta verso uno scopo o fine.

• 4. Fase delle operazioni concrete dai 7 agli 11 anni. Durante questa fase aumenta la coordinazione tra le azioni compiute e il pensiero induttivo si evolve passando

dal particolare al generale e viceversa, ma i processi cognitivi sono ancora legati alle azioni e quindi vincolati ad una fase puramente verbale.

• 5. Fase delle operazioni formali dagli 11 ai 14 anni. Questo costituisce il periodo preadolescenziale in cui il ragionamento ipotetico-deduttivo permette di creare

scenari puramente immaginativi e la messa in atto di vari tipi di azione, grazie ad un adeguato e costante equilibrio tra assimilazione e accomodamento. Durante

questa fase si sviluppano: la capacità di giudizio, la relatività dei punti di vista, le operazioni sui simboli e l’attività di misurazione.

Ciclo di vita familiare: la coppiaLa coppia è un sistema aperto, determinato dall’incontro di due storie…… si concretizza con la costituzione di una specifica identità1)Scelta del partner2)Innamoramento3)Matrimonio

Ciclo di vita familiare: dalla coppia alla famiglia

Dalla diade familiare si passa alla triade familiare in cui si evidenziano ruoli e funzioni genitoriali

I neogenitori nel prendersi cura del figlio «salgono» di una generazione

La coppia è impegnata:1) Ridefinizione della relazione coniugale2) Costruzione di ruoli e funzioni genitoriali3) Rinegoziazione dei ruoli e delle posizioni

nei confronti della propria famiglia d’origine

• L’attaccamento si organizza intorno ad un’unica figura discriminata e preferita nella seconda metà del primo anno di vita.

• In questa fase viene alla luce anche il tipico comportamento del bambino nei confronti delle persone estranee, che provocano reazioni di paura e un maggior avvicinamento alla figura di attaccamento.

• Il bambino inizia a organizzare la sua esperienza affettiva in termini di MODELLI OPERATIVI INTERNI, rappresentazioni mentali di sé e dell’altro nelle relazioni interpersonali con le persone che si prendono cura di lui

Ciclo di vita familiare: famiglia con bambini

• Lo sviluppo dei figli dalla nascita all’adolescenza è un processo molto vasto e complesso

• Il bambino va incontro a molteplici trasformazioni dal punto di vista fisico, cognitivo, affettivo e relazionale

• Questo processo avviene per la gran parte sotto la guida dei genitori e si arricchisce e si completa con l’ingresso a scuola e nel mondo delle relazioni con i fratelli e con i coetanei

• Uno degli eventi più critici è l’ingresso del figlio a scuola in quanto genitori e figlio iniziano a separarsi (attività extrascolastiche

Ciclo di vita familiare: famiglia con adolescenti

• In Europa il riconoscimento dell’adolescenza come una fase di vita a séinizia con l’industrializzazione e l’istituzione di un sistema scolasticoobbligatorio e di una scuola superiore, che hanno allungato il tempo perl’entrata nel mondo del lavoro

• Adolescenza come fase di passaggio e di crescita, un processo ditrasformazione dall’essere bambini al diventare adulti

• Indipendenza vs dipendenza

• Periodo di indeterminatezza, sospensione e attesa

• Lo sviluppo puberale come fattore evolutivo o di disagio

• È una fase di passaggio per l’intero sistema familiare allargato e per i suoisingoli componenti

Tutela minori e valutazione genitorialitàTratto dalle linee guida dell’Ordine Emilia Romagna consegnate agli allievi

Durante la PRIMA VALUTAZIONE PSICOLOGICA, lo psicologo tiene presente che:

• è necessaria una buona integrazione con tutte le figure professionali che intervengono o sono intervenute sul caso specifico;

• è preferibile la programmazione di interventi realizzabili (anche se circoscritti) nel “qui ed ora”, possibili proprio in quanto basati sulla conoscenza dei tempi dei Servizi e dei Tribunali;

• è iatrogeno favorire l’aumento della conflittualità tra i genitori ed è, invece, fondamentale trovare strategie per facilitare i rapporti.

• Se opera in un contesto di valutazione su mandato del giudice, lo psicologo fa in modo che il genitore abbia chiaro qual è il contesto (salve le esigenze di segreto istruttorio in corso di indagini penali) e che al giudice si riferiranno gli esiti degli accertamenti.

Lo psicologo che opera la prima valutazione psicologica tiene presente che:

• è indispensabile l’anamnesi psicologica e relazionale di ciascuno dei genitori;

• il figlio può essere coinvolto, riferendo la propria rappresentazione, con modalità compatibili con la sua età, della coppia genitoriale e di ciascun membro della coppia;

• se il minore è stato allontanato, i dati sulla rappresentazione che il figlio ha dei genitori possono essere raccolti dall’osservazione quotidiana di educatori o affidatari competenti e discreti, evitando al minore faticosi colloqui.

Qualora l’accertamento preveda una valutazionediretta del minore, lo psicologo presta attenzione aiseguenti elementi:

• il primo atto da compiere è la presentazione dello psicologo; questa deve essere fatta da un adulto affettivamente significativo per il minore;

• la seconda azione è la spiegazione del contesto, soprattutto nel caso di forte protezione del minore (es. allontanamento), unita alla comprensione di quali informazioni il minore abbia ricevuto sulla sua situazione personale e familiare, utilizzando i necessari correttivi rispetto alle informazioni palesemente distorte e/o false e/o omissive;

• il terzo elemento cui prestare attenzione è il formato da utilizzare. È da preferire la seduta congiunta genitori-figlio o un genitore alla volta con il bambino, ad esclusione dei casi di abuso sessuale; in questi casi e simili può essere privilegiata la seduta congiunta con tutti i fratelli.

• La quarta ed ultima attenzione riguarda la scelta dell’operatore che lavorerà con il minore da solo. È preferibile che si tratti dello stesso psicologo che ha lavorato con i genitori e che lavorerà con gli eventuali fratelli.

Nel realizzare interventi di osservazione delle interazioni genitori-figli, lo psicologo:

• prevede la compresenza di due osservatori per confrontare i diversi punti di vista;

• si avvale di protocolli basati sul consenso tra esperti, quali quelli spagnoli messi a punto da Barudy e coll. (in corso di pubblicazione);

• integra la valutazione basata sull’osservazione dell’interazione genitori-figli con gli altri strumenti standardizzati.

Aggiungere un titolo di diapositiva - 1

Aggiungere un titolo di diapositiva - 2

Aggiungere un titolo di diapositiva -3

Aggiungere un titolo di diapositiva - 4

Aggiungere un titolo di diapositiva - 5

Aggiungere un titolo di diapositiva - 6

Aggiungere un titolo di diapositiva - 7