L'informe amniotico
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69
Alla sessantanovesima ora deglutì il passato. si sporse dal ciglio della
strada. e si lasciò andare.
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All'ora sessantottesima chiese il silenzio. ottenne solo un grammo
d'attenzione. lo fumò tutto nelle vene. le gotiche annerirono. fino
all'orlo nero seppia.
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Alla sessantasettesima ora si prosciugò. come un fiume ingrottato
nelle carsiche. vene del collo amato. morso fino allo spasimo.
66
Poi la saltò. l'ora seguente. sessantaseiesima storta sonora. per
profondo dissenso dall'ingrediente. un miscuglio di terrene cose.
sfide conquiste e relazioni umane. mi assento dichiarò. si faccia la
fame.
65
La sessantacinquesima si spaccò. ridotta a grani e scaglie. polvere di
tarlo. da buchi enormi frantumata. era l'ora torturata. dalla serie
infinita degli sbagli.
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L'ora sessantaquattresima venne dopo. un poco di vergognò del suo
ritardo. ma la gente è distratta. perciò non se ne accorge. nemmeno
se una è a terra inerte in coma. è un pugno come un altro. per
un'aggressione.
63
La sessantatreesima fu perfetta. risparmiò una e. e dentro aveva il
tre. lo partorì dopo un travaglio di orologi. suonò la sveglia e nacque
all'infinito.
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La sessantaduesima è nel fango. e senza sonno. come l'ora della
veglia. viene la luce da una grande distanza. sorgerà dalle viscere
della terra. loro usciranno dal budello. ad uno ad uno. come feti al
termine del parto. percorrendo il canale del miracolo. vivi. alla vita
rinascendo.
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Questa è un'ora senza ora. anche perché non ricordo più. se ce n'è
una e quale sia. sessantunesima mi pare. quella in cui renderò
grazie. a tutti gli astri della giostra. stelle brillanti. stelle stelline.
stellarelle. stelle spente. infinite grazie celesti. per il diletto grazie. il
carosello. il vostro lontanissimo luccicare.
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Ora che ci penso. ho perso il conto. frazione sessantesima del tempo.
ero alle prese con la neve. si direbbe un fenomeno atmosferico. e
invece. en garde sussurra. le nuvole ci guardano. dall'altro cielo.
59
Ho sonno e quasi crollo. e poi non vedo l'ora. di stendere le braccia.
nel letto a croce aperte. mi assale. il cinquantanovesimo rintocco.
come una folla di cose. dette e non fatte. di scadenze trascurate.
l'autunno intanto stacca. dai rami le sue foglie oltre i tempi massimi.
di tolleranza.
58
L'ho sognato alla cinquantottesima ora. tutto preso dalla carte.
guardarmi con un'aria strana. lontana ed è la prima volta dopo anni.
che mi torna in mente. emerso insieme. al verbo a te più caro.
ancora mi domando. perché te ne sei andato. senza insegnarmi al
presente. a coniugarlo.
57
Era commosso il petto fino al cuore. per la bellezza del creato. che si
spandeva al sole d'agosto. calda e viva di colore. era per la
separazione. tra l'ora dell'anima profonda. cinquantasettesima di
gelo. e lo splendore circostante. per il peccato dell'indifferenza. quasi
come inginocchiarsi. immobile a pregare. che giungesse la grazia.
della riconoscenza. come rosa nel buio. l’illuminazione.
56
Oggi a lezione di palpazione. cinquantaseiesima in sconcerto. che
resta di cotanta misera ambizione. per un lardo di femmina. una
caduta. un approfittamento. e tu che l'hai commesso. per l'ennesima
volta ti mostri agli occhi impietosi. nell' interezza. soltanto un piccolo
uomo.
55
Non c'è un livello di bravura. raggiunto il quale tu sei perfetto. oltre
c'è solo uno stato di grazia. l'innalzamento l'investitura. e per quelli
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che non possono sperare. c'è l'ombra o l'attesa. cinquantacinquesima
consapevolezza. di un'esistenza intera.
54
Se io scrivo. e poi ti taggo. e poi ti chiedo. e poi gradisco. se
commento. e mi spiego e mi piego. nella mia saturata gloria
evanescente. e fluttuante mi sazio. di queste vene. di questa carne.
di polsi senza sangue. l'incantesimo s'avvera. della
cinquantaquattresima replica filmata. la bella addormentata.
53
Ora so cosa dirò in quest’ultim’ora. cinquantatreesima all'appello. che
ci sono due "e" lì nel suo centro. ribelli. come il vento. che non si
arresta. né arrende. che resta che soffia che pesta. che affonda di
spada e fioretto. che pianterà la bandiera nel petto. di ogni passante
distratto. perché si fermi e rifletta. dov’è nascosta e perché sia.
perché sempre sia stata. e se per sempre sarà. la bellezza.
52
Vita che non paga. silenziosa vita. vita rarefatta. savia e sottotono.
silenziosa vita. vita mirata. sfrondata. lasciata all'orizzonte. disadorna
vita. vita sfrenata dai capelli sulla china. vita lanciata nella corsa.
folle. a cinquantadue metri all'ora. una striscia d'olio sull'asfalto. e un
sospetto di veleno. lui che sbanda apposta l'evasione.
51
Ora come ora ho sonno. cinquantunesima di grazia. gli occhi mi si
chiudono. penso un giorno sarà. l'ultima volta. ma del momento. non
desidero consapevolezza. piuttosto l'assenza di dolore. piuttosto
l'ignoranza. la prima per paura. l’altra. perché l'estremo sia della vita.
perfetta immagine e somiglianza.
50
E c'è un'ora ancora di silenzio
ed è davanti a te
quando accogli la mia anima imperfetta
è nell'offerta muta dei miei occhi
quando mi consegno
per come sai
senza difese
insieme ai miei cinquanta sbagli
tra le mani vuote
le mie trecento spade.
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49
Non c'è uno stato che mi rappresenti. un sorbire di bocca superfici.
risolvendo parametri e algoritmi. i nove punti. da unire con le rette.
senza staccare dal foglio la matita. è il test dell'ora.
quarantanovesima distratta. la fretta di fare. senza pensare.
sbagliando in soli tre minuti.
48
C'è un'ispirazione al grado zero. una semantica povera di av-verbi.
un'alberatura che non rema. abbrivio assente che assintuma. non
naviga quest'ora. per quanto sia quarantottesima. ansa scordata che
nei senza annega.
47
Poi arriva il gelo. che ha occhi spalancati e fissi. quando cercare non
ha rami. quando i segni sono morti. e non arrivano segnali.
quarantasette scomuniche di senso. a dondolare di silenzio. che
reclama la sua ora. e ne fa scempio.
46
E questa è l'impietrita. per metà la faccia avvolta. l'altra immobile e
paziente. quarantasei piume di frattali. che scaricano il cielo.
setacciando l'aria azzurra. la crepa che filtra tra i due mondi.
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E’ così che si macchiano i pupazzi. sberciando orli di fatica. piatti.
arnesi. libri. allora le maglie si scolorano nella lavatrice. assale un
puzzo di disordine. e il tempo che rimane. pare perso all'occasione.
quarantacinque passi nella vita. quando le strade sono vuote. e
lavorare stanca. come Cesare attorno alla domanda. dove sia la
donna. che dal vuoto faccia casa.
44
Siamo labili. come la parola uscita dalle labbra. volatili come essenza
profumata. una fiamma. una candela. l'incenso che consuma.
l'ossigeno dell'aria. non è facile ancorare lo spirito alla terra. la carta
al suo pensiero. farsi alberi. e non pietre nel lago tentato.
quarantaquattro volte. il fallimento.
43
Sono a ondate. come marea che monta sullo scoglio. ed è un fiato
che rutila nell'antro. di bolle schiuma mare. secchiate sopra il fango.
e sia santo il cielo. luce senza ombre. quarantatre spalancate dita. al
limite del mondo.
6
42
Smettila di contare dice. che non c'è velo in superficie. né luce nel
profondo. esca lanciata per pescare. smettila di contare. ora. e
addormenta le tue forze. che ogni numero a se stesso diventi uguale.
che non c'è gioia. o attesa. o seme nei tuoi anni scorsi. quarantadue
più o meno enne. a chi vuoi che importi.
41
Ottima luna
la direi piena
se non fosse ombrosa
e tonda luminosa
la direi nel canto melodiosa
luna bianca abbagliante
costantemente galleggiante
luna di luce lunare
fievole cupa celeste
luna nascosta dai flutti
a milioni di occhi
nel buio una buca gli spruzzi
luna di raggi vestita
versati con calma
nella calma pianeggiante
di uno specchio.
Luna dei passi lasciati
curiosa cangiante tortuosa
luna burrosa
ruggente libera ariosa
luna scavata di tane
nei crateri di roccia scabrosa
luna dai molti sentieri e corrosa
da quarantuno cunicoli scuri
luna infiorata di trame
luna centrale
solenne solare imperiosa
icona perfetta lunare
incollata al soffitto
con-chiusa a cameo
nel suo magnifico opale.
Luna affamata
luna da lupi
ringhiosa colante afflosciata
luna fantastica luna
divelta spaccata dannata
luna splendente di bruma
incantevole rosata offuscata
fredda di neve gelata
7
luna piangente
sfruttata aggredita aggrappata
luna tenace
nel grembo radicata
immensa indicibile amata
luna accecante
ad ogni metro più grande
satolla saziata
luna brillante repleta ripiena
d’indicibile immane.
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Ho taciuto dei quaranta verbi
e sono sparita
rendendo interno
il mio ventre rosato
conca invisibile
nel cui incavo ho prodotto
tane lieviti figli primogeniti
doni impacchettati di natale.
39
Ho taciuto il cranio
un cervello di volute
un capo piccolo
contenuto in una mano
minuto da uccellino
il luogo dove scocca la scintilla
e una massa sempre informe di capelli
trentanove filamenti
a incandescenza di neuroni.
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Ho taciuto il nome infine
fino allo spasimo
mostrando il lato trentottesimo
che rifiuta i chiodi
il crocifisso in legno
issato sulla croce
dove corde legano le mani
entrambe alla corteccia
alla bocca al petto spalancato
le sue ramificate braccia
le articolazioni della vita
che si snoda contratta
contraffatta.
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37
L'alterazione del comune senso. di parità sociale. ci confonde fino alle
radici. rivoluzionarie. non val la pena di contare. trentasette botole di
scarti. una montagna di rifiuti. sporco dappertutto. topi senza
bavaglio a banchettare. è un natale anomalo. d'aria strana che
incombe. il silenzio è come prima della pioggia. l'annuvolamento.
nemmeno le luminarie bastano. a schiarire l'orizzonte.
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Noi nasciamo dal sopruso
quello versato sugli occhi ogni volta
dalla nascita al giorno di natale
quando aspettiamo ogni volta
che spuntino le primule
le ali sulla schiena
la catarsi
allunghiamo le braccia verso il sole
e germogliamo penne dal futuro.
Dal sopruso nasciamo
e dalle pietre
maturate al sole di gennaio
come guerrieri sconfitti
teste tagliate
trentasei denti d’Idra
nella terra seminati bianchi
lucenti e fioriti
dal suo sangue.
Lucente fiorisce
e nelle ossa trema
il freddo in trasparenza
il gelo
il cuore che sfiancato tiene
battendo duro nel tallone
per i veli in superficie
per le coperte
per la neve che dorme
per la radice
per le zolle rivoltate
fino all’imo
per il silenzio delle piume
che divora la carne
che impressiona.
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35
Mi chiedo cosa darti. se non parole vuote. ne ho contate
trentacinque. davanti. tutte in fila. come fiori offerti. come fiammiferi
accesi. devoti d'ammirazione. e complimenti potrei. non so quanti. a
iosa. infiniti. innumerevoli. che dalla bocca uscendo. siano lusinga
d'ego. e mi chiedo. se il secchio riempia il mare d’acqua. o il
cucchiaio la sabbia del deserto. versando grani d’oro all’infinito. nel
bisogno senza fondo di una vita.
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In fondo solo lacrime scure. cose di nessun interesse. forme plastiche
sul foglio. che misurano metri. suoni. trentaquattro scarti di radici. le
direste sfere. alte tonde. lucenti trombe d'angeli. un'attesa di squilli
celestiale. senza che mai trionfi. l'epifania.
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O forse sono i fumi dello specchio. trentatré pollini dispersi. l'occhio
riflesso dalla nuca. che legge l'aspirazione al lutto. l’eccesso. il
bisogno di successo. il sesso. che mancando l’uno l’altro diventa
alternativa. una sorta di ripiego della vita. come futuro
fiammeggiante. che attende rivelazione da uno stolto.
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Penso a noi. ogni singolissimo noi. ronzante intorno. di sotto. di
sopra. sui nomi. in rotta. in circolo. in volo. vizioso. come trentadue
api sul miele. caramelle. nelle carte incartate scartate.
succhiate. lucenti di gusti. nei colori variopinte. allo sciroppo di frutti.
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Viene dalla notte. per guglie e sfere. per l'acqua di sorgente. per
note altissime di cattedrale. trentuno vertici nel buio. quanto più
semplici tanto più vicini. al nucleo centrale della croce. al blu
profondo con fuso all'infinito.
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Arida è la lingua senza sole. nonostante sembrasse un pozzo senza
fondo. nonostante avesse in corpo. slanci d'azzurro e verdi foglie.
anche a pescare con la scumarola. niente affiora. nessun suono.
nessuna parola. questa è l'ora trentesima. risacca dell' insignificanza.
pena nera. nera pietà del mondo.
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29
Non prestare il fianco troppo presto. né troppo a lungo. ama le tue
fosche parole. non sanno il tradimento. poche amare. l'ignoranza. il
disgusto della sazietà. ventinove bocche a soffocare fango. per
immagini taci. quando l'anima della stanchezza. sopravvanza.
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Accade di reggere la croce
come ventotto cardini la porta
di varcare la soglia fino al bosco
dove cresce la parola
ed ogni varietà di fiori
erbe alberi cespugli
il legno inchiodato sulla spalla
a sgravare parti prematuri
come una pena
che la sostieni e soffri
se l'abbandoni pure.
Accade che sia merda
rifiuto scarto spazzatura
che sia un assurdo e una vergogna
che taluno legga ascolti pensi
che a qualcuno possa mai
appena un poco interessare
quella cosa penosa
ridicola noiosa
la summa d'inutilità fatta parola
di uno scritto in versi.
27
Accade che si scriva
ed è un errore
che si abbia almeno un etto di pudore
per riscatto del cedimento
di nascondere al mondo l'apparato digerente
ventisette metri d'interiora
e il corpo circostante dell'autore
fonte reo con fessa di tanto orrore.
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A lei dicono carissima. che scrive ventisei copiati. dentro più in
dentro di sotto all'interno. fino al fondo. comune del poeta. fino a
brillare di luce condivisa. la strada maestra battuta dall'unisono.
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Stasera nulla mi chiama. tranne gli uccelli. le loro zampette a stella
sulla neve. venticinque briciole di pane.
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24
Non che sia spogliarsi il nocciolo. non il sogno o il miracolo. ma
l'assenza. il vero cuore. la spaventosa mancanza che inghiotte.
l'anelito cercato inutilmente. per mille e mille volte. quasi come una
nascita. chiave che meravigliosamente apre. il grande mistero. tutte
le ventiquattro porte. o all'opposto una sentenza inappellabile. di
morte.
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Lui pronuncia la lingua degli uccelli. esce dal becco lungo adunco. a
croce. limpidissima la voce. ventitré suoni a calibrare il vento. soffio
che passa dalla bocca. tasto che la corda tocca. rombo spacca
timpani di tuono. acceso fuoco che produce. onda dal fragore verde.
dove cadere per elastico abbandono. dal più alto picco del dolore.
sottomettendo al dominio del pensiero. l’istinto di sopravvivenza
primitivo.
22
Mi disturbano le luminarie
tutta l'iconografia del natale
le stelle gli alberi i puntali
i pastori che non stanno in piedi
la grotta sempre povera e muschiata
gli angeli del gloria caduti sulla strada
mi disturba la madonna inginocchiata
giuseppe col bastone
la culla sempre vuota
l'asino il bue
tutti gli altri animali
oche agnelli
ventidue galline che non sanno volare
le pecore in particolare.
Del natale soprattutto
mi disturbano quelli che lo negano
gli altri che lo cantano
l’abdicazione della speranza
non avendo ricordi a cui votarsi
auguri infiniti bei regali.
Mi disturba anche a natale
la percezione inenarrabile del vuoto
ed è già cosa buona
di miracolo semplice
che non sia del male.
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21
A misura che cresce la deriva. cresce per questo stato esposto. la
tenda che ti scherma. gli occhi penetranti. i ventuno lineamenti. le
ossa di gomiti e ginocchia. le vene che disegnano le strade. tra il
petto nudo e l'incavo del braccio. il cicaleccio vacuo della rete. che
copre il ventre franco. l'autentica natura.
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Le parole camminano. sapete. sono come erranti bestie. gobbe di
cammello sulla sabbia. basti dalla soma alta. sono gambe in moto
roteante. a seguire traccia. il fiuto che le guida. la forma che le
impasta. venti treni da trasporto. bastimenti carichi di nomi. e voli
magnifici d'aerei per quelle belle. circonfuse di luce cristallina. lente
ma profonde. che hanno mete nell’azzurro. strepitosamente alte.
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E’ una botola che si spalanca. pregate per me nell'ora. quando
sanguino e non conto. quando è la testa che si muove. a tentacoli
nel mucchio. aprendo inferni. canne che fanno fuoco. diciannove
bocche da sparare.
18
Bisogna aver pazienza. a lievitare il pane. non basta la migliore
acqua. la farina scelta. il grano modicano. non bastano gli enzimi. il
sale. poco olio. il freddo inverno di diciotto gradi. non bastano i
saluti. i segni. le coperte. il fumo delle frasche che bruciano nel
forno. l'impasto lavorato in forme. a sciogliere catene. il calore di un
camino.
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Oggi lo stato è piatto. diciassette opere dipinte. mediocri e tutte
stanche. è un luogo grigio confuso dove. tutto si fa ottuso. quasi un
malessere che uccide. c'è un figlio che canta. il filo della vita.
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Improvvisamente ben sedici parole.
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Non ho parole. nemmeno quindici per dire. il ghiaccio
dell'indifferenza.
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14
A questo punto
quattordicesimo ritengo
sono anch'io preda indifesa
del male autoreferenziale.
Scrivo infatti
e solo mie poesie
e il mio io
mentre le scrivo
le legge di nascosto alle mie spalle
mie le foto
battiti di luce
tra le ciglia dei miei occhi
miei i pensieri
abbandonati nella testa mia
cavo ovale d’ossa che pure mi appartiene.
Tutto sento mio
come seconda pelle
sinapsi delle stelle
collisione di neuroni
per questo a volte temo
d'essere affetta da un’altra malattia
la smania di possesso.
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E’ uno scivolamento costante. lo smottamento del tempo. che frana a
pioggia sui nostri occhi. tredici secondi che illuminano. sassi. ortiche.
bocche. è uno scenario disumano. grigio cupo e rocce. lampi di
straordinario. solo a tratti.
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Io lo so com'è ch'è il vento. come a un certo momento. con le foglie
si solleva e corre. come filtra dal di dentro. e soffia oltre le porte. io
lo so come fuoriesce. da molte bocche storte. come alimenta un
fuoco. di benzina e nulla. come sibila piangendo. o ride dei suoi colpi.
piantando chiodi. dodici e lunghi per infliggere tormento.
11
E’ così che siamo fatti grandi. di pietra. su cui poggiare i nostri credo.
le statue d’intaglio. il bronzo colato. il gesso dei nostri piedistalli. di
marmo la forma. i sensi smarriti. la progressiva perdita del sacro. è
così che tracciamo undici rotte all'infinito. e navighiamo distanti
senza toccarci. guardando in lontananza. la consapevolezza dei nostri
disincanti.
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10
E’ un destino scelto. la solitudine del dieci. dove gli altri non
c'entrano. non per scelta. né per il destino. e nemmeno per la
solitudine. che anzi è spazio così profondo. dove tutti trovano posto.
nel tempo loro. dentro.
9
Si scrive sempre l'effimero del mondo. gli ultimi pezzi. il titolo deciso.
le molte pagine di versi. dal nove è un parto sotterraneo. pasto di
viscere e memoria. nascerà intero il mostro. non per la luce e
nemmeno per la gloria.
8
Non lo credevano possibile. che crescesse come gli altri. che si
facesse grande. che le curve gonfiassero la carne. otto espressioni di
meraviglia. e tanti complimenti. per quanto inutili ogni volta. a dare
forma al corpo. a fermare la sua rivincita potente.
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Di una magrezza estrema. i sette anni. credevano d’avere per
missione. di far ridere tutti. come un buffone.
6
Poi si fece un varco. un altro navigare. dove mancavano alleati e
pure il mare. passava veloce il tempo. ripassando parti. da ragazza
timida e scontrosa. sei gradini per l’accesso. all’atrio sottomesso della
scuola.
5
L'ovale del viso incorniciava. l'attaccatura dei capelli. lei tutti da un
lato. lisci e neri. io ricci e quasi biondi. tirati in alto indietro. verso la
sommità del capo. in una coda. a scoprire bassa la fronte. da
bambina. nella foto della quinta elementare.
4
Un fiocco in testa. l’altro. in disordine sul petto. quattro dita
penzolanti e corte. un fiocco modesto. discinto e senza corpo. che a
nulla valeva inamidarlo. appuntarvi le medaglie i premi vinti ottimi
voti. ugualmente non reggeva il confronto. con quello degli altri.
sempre perfetto per forma e per colore.
3
Si direbbe il numero perfetto. se non fosse uno stato. rinnegato per
tre volte.
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2
Nacque e fu un errore. di sesso femminile. avrebbe dovuto avere un
genere diverso. l’altro dei due possibilmente. sempre che poi. non ne
esista un terzo. né carne né pesce. degli idonei ad essere.
personaggi per sempre. alla ricerca di se stessi.
1
Dicono che accade. che prossimi alla foce si ritorna all’uno. al
grembo della madre.
0
Per dire il fiato
non basta un solo stato
e poche righe in rete
non bastano alla bocca
povera di dita
i tasti freddi
inverni inesauribili
milioni di rinate primavere
per dire tutto il fondo sincero
l’aprirsi dell’anima il respiro
che soffia dai polmoni possente
acceso
insostenibile all’umano peso
e gonfia guance occhi e trombe
la grazia del creato
l’acqua rigogliosa di cascata
il fragore bianco alla discesa
gli zoccoli i ruggiti
i versi di tutti gli animali
le piante aperte in gemme
i frutti e meravigliosi fiori
i loro semi nei soffioni
il volo magnifico di stormi
a disegnare onde in cielo
fluttuanti come un velo
il grano al vento come seta
il senso infinito di ringraziamento
l’appartenenza al mondo della vita
degli esseri esistenti e benedetti
nel segno universale
grandioso naturale
della Madre nostra
scintilla planetaria
miracolosamente ancora
terra viva.
Siracusa 28 febbraio 2011
FINE