Limpatto con il volto di suor Nicoli continua a dare ancor oggi la sensazione di una donna mite e...

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L’impatto con il volto di suor

Nicoli continua a dare ancor oggi la sensazione di una donna mite

e umile: non perché fosse

sdolcinata, ma perché aveva

seriamente lavorato sul suo

carattere per adattarlo ai poveri che

serviva.

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I suoi poveri sono stati soprattutto i bambini e le bambine degli istituti di Cagliari e Sassari, dove è stata tra il 1884 e il 1924, per quarant’anni.

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Era entrata giovanissima tra le Figlie della Carità, fresca di diploma magistrale. Fu subito destinata in Sardegna, allora considerata terra di missione per la lontananza e

la miseria.

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Arrivò al Conservatorio della Provvidenza di Cagliari e vi rimase per 15 anni.

Si immerse nell’insegnamento con una letizia sorprendente, avendo messo tutto di sé nelle mani del Signore Gesù, con il quale viveva una profonda intimità, che incuriosiva le sue alunne.

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Il suo raggio d’azione missionario si allargò subito andando a cercare i bambini abbandonati nelle strade della vecchia Cagliari.

E per tutta la vita non li abbandonerà più.

A loro si rivolse come ad una seconda vocazione personalissima, per servirli, educarli e portarli ad incontrare il Signore nell’Eucaristia.

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La sua seconda destinazione fu all’Orfanotrofio di Sassari. Qui incontrò padre Manzella e

collaborò con lui, dando vita ad un fervido apostolato tra le giovani

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Fu una catechista affascinante ed ascoltata anche da centinaia di bambine e giovani, che radunava insieme per i catechismi domenicali.

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Divenne madre di centinaia di orfani.

Quando qualche mamma povera le

portava il suo bambino perché lo

accogliesse, anche se non c’era posto

in istituto o nelle scuole, lo riceveva

dicendo: “Un pezzo di pane ci sarà

anche per lui!”.

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Solo per un brevissimo tempo fu richiamata a Torino, prima come economa provinciale e poi

come direttrice del Seminario. E non senza rimpianto per “aver lasciato le sue care

orfanelle”.

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La malattia la riportò in Sardegna, dove Dio aveva previsto che consumasse l’ultima parte della sua vita in immersione totale nell’amore di carità.

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Una tubercolosi non riconosciuta e strisciante minò per trent’anni la sua salute. Però più si sentiva debole, più si legava al Signore e, nella mortificazione del suo corpo malaticcio, si esponeva nella carità a stare vicino e a soccorrere i bisognosi.

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La debolezza che la prostrava, le

faceva sentire in modo acuto la

precarietà della vita che la

avvicinava con spontaneità al

dolore e alle sofferenze dei

poveri.

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Arrivò all’asilo della Marina di Cagliari, cinquantenne. Qui il suo amore per i poveri esplose nell’invenzione di una grande varietà di opere per la gioventù.

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L’opera più geniale fu l’accoglienza e l’educazione de is piccioccus de crobi: gli adolescenti che a frotte vivevano sbandati fra il mercato ed il porto.

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Senza famiglia, si procuravano da mangiare con i piccoli servizi di facchinaggio rivolti ai borghesi della città, con una grande cesta che era la loro casa.

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Questi ragazzi, abbandonati a

se stessi, vivevano la

notte sotto i portici o nelle

grotte avvolti in giornali: di

giorno poi si riversavano nel quartiere della

Marina.

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Qui suor Nicoli li raccolse e li riunì in associazione, rispettandoli nella loro vita nomade, ma offrendo loro una formazione professionale e religiosa.

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Li chiamò affettuosamente marianelli: i monelli di Maria. Ogni anno, ne preparava un centinaio per la prima comunione: il vescovo in persona officiava la liturgia.

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Nel corso degli anni questi ragazzi senza casa si trasformarono in buoni

cittadini.

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Fece della carità l’orientamento

fondamentale della sua esistenza: una carità

vissuta nel servizio amorevole e lieto, umile e semplice.

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Si abbassò, accettando silenziosamente le umiliazioni di alcuni amministratori che la calunniarono pubblicamente sui giornali

dell’epoca.

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Non difese la sua persona e perdonò senza limiti, ergendosi però a difesa della Compagnia dalle accuse menzognere. Si affidò alla verità unita alla dolcezza, che conquistò anche i suoi detrattori.

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La carità ne consumò la debole fibra a 60 anni. L’Asilo della Marina ne conserva le spoglie. Per sua intercessione si sono compiuti e continuano a compiersi numerosi prodigi a testimonianza della sua santità.