Libretto 38 sagra lapio 2015

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Libretto con tutto il programma della 38 sagra ai monti della luganega di Lapio di Arcugnano 2015

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ILAIPII(D

RieotòanAo ahuní nostrtí anící/\ nche quest'anno la nostra comunità di Lapio si ritrova insieme per la 38a Sa-

Dgra della Luganega. Grazie alla disponibilità e all'impegno degli addetti ai lavori,molti hanno la possibilità di vivere momenti di gioiosa aggregazione gustando le variepietanze proposte, tra cui la rinomata e saporita"luganega".

Il nostro pensiero, però, non può non andare ad alcune persone che non ci sono piùe che, di anno in anno, hanno speso le proprie energie affinché la Sagra riuscisse nelmigliore dei modi, condividendo passione, responsabilità e... trepidazioni per I'incle-menza del tempo.

Clorinda Dal Lago Trentin "Cioccia", animo generoso, sempre di-sponibile, ospitale, intraprendente, carismatica, con una carica infi-nita di buonumore. Organizzatrrce di gite, viaggi, pranzi, cene e rim-patriate con parenti e amici. La sua casa era aperta a tutti. Era deditaa cucinare per la sagra e per molte altre manifestazioni: ricorcenze,feste, eventi vati, anniversari... Le sue specialità erano la trippa, ilminestrone, sempre eccellente, i bigoli co' la sardea e tanti altri. Incu-

rante del passare del tempo, è stata presente in sagra fino a due anni fa.

Vittorio dal Lago... persona estroversa, amante della compagnia. Lesue mansioni all'interno della sagra erano molteplici, dall'allestimentodelle impalcature allapreparazione delle braci per le grigliate, al tagliodella polenta. Lavori semplici ma che andavano fattr, e che lui sapeva{are al meglio, rendendosi utilissimo.

Mauro Dal Lago, simpaticissimo, diretto, generoso, divertente, estro-verso.Sempre pronto a dare una mano, davvero di grande aiuto in sagra. Eradedito alla distribuzione del cibo e all'organtzzazione del servizio aitavoli.Ben inserito nel gruppo, era sempre presente all'appuntamento annua-le con la nostra Sagra.

Meri Donatello... umile e silenziosa, mai stanca e sempre puntuale.Fedele agli impegni a lei affidati. Parte delle sue ferie le dedicava all'al-lestimento dello stand della Pesca di beneficenza. Per lei la Sagra eraun appuntamento annuale importante a cui non rinunciava.

Il vuoto lasciato dai nostri amici sarà colmato dalla nostra riconoscen-za peÍ la loro amrcizía e per la loro preserva costante e preziosa tra dinoi.

CLORINDA, VITTORIO, MAURO, MERIin questi giorni di intenso lavoro, tra una pausa e l'altra alzeremo gli occhi al cielocercando il vostro sguardo e il vostro sostegno

La uostraComunità di Lapio

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ESaSryFa,W

PER TUTTE LD SERATH IIIGRESSO LIBDRODurante l'intera manifestazione saranno tn funztone:

' un ricco STA|{D GASTROI\OMICOcon saporiti piatti locali, 'olugane Eh." , ecc.;

o un BAR CAFFE per la degusta zionedi dolci e torte casalinghe;

. lo srand "FRÌTOLA"

' Magazin FORI{O con varie specialità;

' al GAZEBO birre, panini "ortti" con lugaInega;

. UN,ASSOrtitA PESCA DI BE1\EFICEI\ZA;

' e per gli appassionati di ballouna STUPEI'SDA PISTA Il{ ACCIAIO

7îrlagazin al jorrnoîur,anta tutti í giotní ìatta $wta si yntt annr gastúrta

. Taglieri di salumi e formaggi locali

(pancetta, sopressa, asiago dolce e stravecchio, sottaceti con

pane)

. Bruschette di varie specialità

. Focacce con ingredienti a scelta

ll pane, le bruschette e le focacce saranno cotti nel forno a legna,

che durante la sagra sarà Sempre in funzione. Durante il pranzo

comunitario della domenica il pane servito sarà quell0 cotto al

forno a legna.

Al Forno si potrann0 trovare anche una scelta di ottimi vini, oltre

a squisite birre alla spina.

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GAZEBODurante tutti i giorni della festa sarà in funzione, nell'ampio piazzale adibitoal ballo, un gazebo per la somministrazione di aperitivi e bevande qualiBirra bionda e rossa, acqua e vini sfusi. La struttura sarà dotata di panchee tavoli, in un'area dedicata, per la consumazione dei prodotti.

Da quest'anno in questa struttura saranno serviti degli ottimi panini "onti"

con la luganega e crauti.

Sabato 31 in occasione della serata dedicata al rock'n'roll verrà servitadell'ottima birra in botte.

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ore 21.00

ore 18.30 Inizio festeggiamentie apertura stands gastronomici

ore 18.30 Apertura della pesca

di beneficenza

l\,9{,iS€{lA

con il gruppo{ figSi lii Lal: ùnc}e

Cover Ligabue

Cena dí uenerdì 29 maggioBígolí con l'arna.' Arnette allo spiedo ' Patate alforno

ntno) acqu&) caffi e dolcePrenotazíoní entro íl 27 maggío 2075 €, 25.00Per ínformazíoní: Carla 339 372I/X99 Santino 3417 867784X5

ore 18.30 Apertura standsgastronomici

Per il solo sabato:

LASAGNE CON TARTUFI

DEI NOSTRI COLLI

Apertura della pescadi beneficenza

SHèàATA *{*{,Kq$gi.g,}:una serata danzantededicata alle sonorità rockand roll degli anni'50 conil gruppo R*pr:v'sq::t-r È..

Un evento da non perdere

srBAro gO IAOOIO aorEtr.ESÎA DEITA I.UGAilEGALTPIO DI ANCUOXAilO / VI

ore 21.00

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ore 11.00

ore 12.30

ore 18.30

ore 21.00

S. Messa solenne

Pranzo comunitario

Apertura stands gastronomici

Apertura pesca di benefi cenza

> ì'. ì'ì À'f ,\ è-ì.\ ì-: s:ì.,\i\ ì'ìicon la grande orchestra spettacolo "Sonia sipario band"

Pranzo comunitario di domenica 37 nxaggioMENU € 75.OO PRAIVZO BABY € 6.00Bigoli al ragù o bigoli con luganega Bigoli al ragùLasagne coi bisi Patatine fritteSpiedo di carne mistaPatate al forno o crautiuíno, acqua) caffè e dolce bibita

Prenotazíoni: Carla 339 37274199 Santino 34X7 867784X5

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ore 18.30

ore 21.00

Apertura stands gastronomici

Apertura pesca di beneficenza

S il :'È.\Y.\ il * ti NYl"ì\'

con il gruppo "Luka & Nike DJ's - Country Tour"

Ttr,AGP,TUTL.ETRIIA

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l-,r\Pl {)

ore 18.30

ore 21.00

Apertura stands gastronomici

Apertura pesca di benefi cenza

s$.ìÈ,\ì'À i\ t.isl ti,\ ì.1-.

con la grande

orchestra spettacolo

Yanos Trevaini

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S toria locale

i sono i uangeli canonici e ci sono iuangeli apocrifi. I primi sono quelliufficiali che ha chiesa primitiua ha

selezionato tra i numerosi racconti dellauita di Gesù che circolautno agli inizidell'era cristiana. I secondi sono quelli chela chiesa ha ritenwto non idonei ha rappre-sentare la diuinità di Cristo perché troppoattenti A nArrarne gli aspetti più umani,soprattutto della sua infanzia. I primi sonoquelli che ascoltiamo leggere durante lamessd; gli altri bisognerebbe leggerli alme-no unt uolta per scoprire più a fondo I'am-biente in cwi è uissuto Gesù e, perché no,anche alcuni tratti meno "diuinizzati" del-la swa umanità.

Carlo Maruzzo, fratello di padre Tullio,residente ancora nela casa natale

a cara di Reginaldo Dal Lago

La casa dove nacque padre Tullio Maruzzo

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Spesso qwesto doppio liuello di narra-zione lo si troua anche nelle biografie deisanti e dei grandi personaggi. Ad essere tra-scurAta, anche in questi casi, è soprattuttola loro infanzia o percbé sconosciutd, o per-ch é rit enwta insignificante risp etto all' ecce -

zionalità della loro opera da adulti. Taluol-ta, per superare I'ostacolo, il biograforicorreua alla formwla generica buona pertutti: "iarn ab incunabulis, dabat signa fw-twrae sanctitatis (già dalla culla, daua segnidella futwra santità".

A Padre Tullio, martire in Guatemalaper difendere i poueri dall'oppressione deigrandi proprietari terrieri in combutta conil gouerno, sta per succedere Ia stessa cosa.

Di lwi sono già wscite alcwne biografie che,

opportunarnente, ne mettono in risalto lostraordinario lauoro di euangelizzazione.Noi ci limitiamo a raccoglierne alcune me-morie "apocrife" raccontateci dal fratelloCarlo che a padre Tullio e al gemello padreLucio ha fatto da baby-sitter, essendo di treanni più "uecchio",

La mia famiglia si è trasferita aLapio,da Costozza, aS. Martino del1928. Avevapreso in affitto dal signor Cengan, farma-cista di Villaganzerla, un piccolo podere disette campi alla Zambalda. Eravamo io, ilpapà, la mamma e mio fratello Tarcisio,un anno più giovane di me. La mamma,Augusta Rappo, era incinta. Il papà, Ange-lo, a Costozza faceva il barbiere, mestiereche continuò a esercitare anche in seguitoportandosi, il sabato e la domenica, a Co-stozza. Durante la settimana lavorava icampi e, nelle stagioni morte, andava afare il tagliapietre a Nanto, dai fratelliGrassi. Suonava la chitana e il mandolino.In famiglia, quand'era ancora a Costozza,aveva messo su un'orchestrina: il nonnobatteva il tamburo, Baiùi, Ltn tagazzo presoin casa dal Luogo Pio, suonava la fisarmo-nica, tutti e tre cantavano. Giravano pertutte le sagre dei paesi d'intorno.

I1 23 Luglio del '29 nascono i due ge-melli: Daniele (poi padre Lucio) e Marcel-

Veduta di convento e collegio serafico alla Pieve di Chiampo

lo (poi padre Tullio).Primo a comparire fu Daniele che in

seguito farà sempre valere questa sua pri-mogenitura volendo sempre "essere davan-ti". Era il più intraprendente, il più deciso,il più vivace. Marcello lo seguiva, remissi-vo e tranquillo. I due gemelli non si sepa-ravano mai, dove c'era l'uno c'era I'altro.Ricordo che una sera, mentre il papà cileggeva, come al solito, uno dei suoi ro-manzi, Daniele continuava a correre di quae di là, chiacchierava, distraeva tutti quan-ti: non stava mai fermo. Il papà allora 1o

prese e 1o andò alegare a una siepe, a cin-quanta metri da casa. Marcello si disperò.Si mise a piangere, a urlare finché io e ilpapà non siamo andati a liberarlo e ripor-tarlo a casa.

I romanzi che ci leggeva il papà eranoquelli soliti, che poi negli anni Sessantaavrebbero dato per televisione, e di cui ioconoscevo già la trama, tipo I Promessi Sposi.

A Lapio negli anni seguenti sono natigli altri fratelli: Lucio, Jole, Damiano e

Vittorino. L'ultimo parto fu fatale per lamamma e per gli altri due gemellini che

aspettava. Era il 1940. E' andata all'ospe-dale da sola in bicicletta e quando è arriva-ta, manco I'hanno fatta entrare subito.L'hanno fatta aspettafe mezza giornata se-

duta sul sellino della bicicletta, appoggiataa un pilastro. Altro che presepe! Nientebue e asinello, e S. Giuseppe era in monta-gîa a costruire i forti per la guerra.

I gemelli Daniele e Marcello hanno co-minciato a camminare tardi. Per due anni

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si sono mossi a gatognao: mettevano unagambetta sotto I'altra e si spingevano conle mani. Percorrevano così anche lunghedistanze. Ricordo che una sera, quandoormai era scuro, abbiamo sentito la Stradi-na, che abitava a circa un chilometro danoi, che chiamava la mamma. Siamo anda-

ti a vedere cosa volesse e abbiamo trovato1à i due gemelli. La mamma se la prese conme. Io mi scusavo: "mama, i me xe scapà".

Più che le scarpe consumavano le caIze,

tant'è che a un certo punto la mamma nongliele metteva più.

Per impedire queste fughe la mamma,quando andava nei campi, li metteva sottola caponara, quella che si usava per i pul-cini. Ci posava sopra il lavello e una grossa

pietra perché non la rovesciassero. I nonni,che andavamo a trovare alla sagra di Co-stozza, quando proprio non ce la facevanopiù a stargli dietro, li mettevano in un sac-

co: altro che box.

I gemelli Daniele e Marcello Maruzzo a dieci anniappena entrati nel Collegio serafico di Chiampo

Marcello aveva una grande paura deltemporale, soprattutto dei tuoni. Quandosentiva i primi s-ciochi, correva a nascon-

dersi sotto la tavola. Qualche volta se laÍaceva addosso.

Per due volte rischiò di morire. La pri-ma volta era caduto nella busa dell'acquache avevamo davanti casa e che serviva per

abbeverare le bestie. Ricordo che quelgiorno papà e mamma erano andati a treb-biare in Valdemar ca, daI munaro, I'unicoallora che aveva la trebbia. Io ero a casa da

solo, con Tarcisio e i due gemelli. Questigiocavano dentro la bwsa che, nel primotÍatto) era poco profonda. Poi però spro-fondava per più di due metri. Marcelloscivolò dentro e scomparve. Pensavo fosse

annegato. Poi per fortuna rraffioru. Chia-mo Tarcisio e gli dico di correre a prende-re il rastrello. Lo allungo in acqua. Marcel-1o lo afferra e non lo molla più. Lo tiro a

riva: è tutto nero e non respira. Lo sdraionel prato, che lì è in pendenza, e lo tengocon la testa all'ingiù. Mamma quanta ac-

qua butta fuori. Poi riprende a respirare.Allora sono stato contento, perché senò

morìa anca mi.La seconda volta Marcello rischiò di

bruciarsi. Al sabato sera venivano a giocare

da noi le sorelle Cabrei, che poi restavano

a dormire da noi. Una volta per divertirciabbiamo riempito di ramaglie una fossa,

che il papà aveva scavato per piantarvi le

viti, e ci abbiamo appiccato il fuoco. Poi ci

siamo messi a saltare da una parte aII'altra.Il problema non era tanto il fuoco, quantoil fumo. lJna fwmegara nera, che non si

vedeva niente. A un certo punto Marcellocasca dentro e non riesce a uscire. Gli al-

lungo una mano , ma faccio fatica perché

mi sento soffocare. Mi butto per terra e

con tutte e due le mani finalmente lo tirofuori. Anche stavolta è tutto nero, di fumoperò.

Con le sorelle Cabrei, le Barachete,non giocavamo soltanto. Poco lontano dal-

la loro casa avevano una specie di capitel-lo, con la statuetta della Madonna da

ilt

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Monte. Davanti c'era un sasso che servivada inginocchiatoio. Alla sera d'estate noibambini si andava lì a pregare.

A scuola i gemelli andavano bene, nonhanno mai avuto problemi. Prendevano sem-pre bei voti, nonostante studiassero pocoperché dovevano aiutare nei campi, rastelare,

sapare, sfoiare el sorgo e drio le bestie. L'im-pegno più lungo era procurare l'acqua perbere e far da mangiare. Si andava a prender-la con le sècie e 1l bigòlo a Valchegozzolun'ora e mezza per andarel un'ora e mezzaper tornar e. La lezione Ia facevano alla mat-tina, prima di andare a scuola, oppure appe-na tornati, finché si mangiava.

La prima idea di "andar via", che alloravoleva dire andare in convento dai frati,venne ai due gemelli in occasione della pri-ma messa solenne celebrata a Lapio daicompaesano padre Blandino Dalla Croce.Era stata una festa granda che aveva coin-volto tutto il paese e acceso le fantasie deitagazzetti. La maestra poi, zia del novello

sacerdote, ci mise del suo parlandone a lun-go a scuola, e chiedendo agli scolaretti se

qualcuno volesse farsi frate. Tornati a casa,

Daniele dice a Marcello: "Andemo uia an-che noialtri".

Marcello obietta: "Mah!? Andar uia,lassar qua i fradei, e dopo con chi xe ca

zughemo?" Lui aveva sempre in mente digiocare con i suoi fratelli.

"Ma là tusi par zuga.re ghi n'è fin che teuwi!"

"Però la mama no la xe mia massa con-tenta".

Era vero. I due gemelli avevano ormaidieci anni, facevano la qtarta, e qualchelavoretto nei campi incominciavano a farlo.La trattativa si svolse dietro il pagliaio, ingran segreto e durò a lungo. Una volta rag-giunto I'accordo, corsero in casa tutti con-tenti e Daniele annunciò: "MAm4 papà,gauemo deciso: andemo uia tuti du".

Il viaggio fino al convento di Chiampolo fecero sul palo delle biciclette di mam-ma e papà. Sul portapacchi c'erala doteche ogni aspirante fraticello doveva porta-re con sé: due paia di camicie, due paia dimutande lunghe e due maglioni. Scarpeniente, perché appena arrivati li vestivanoda fratini, con i sandali. La dote gliela re-galò lo zio Tullio, sempre generoso con lamia famiglia. Per riconoscenza, quandoMarcello fecela professione e dovette sce-

gliersi un nuovo nome, prese quello dellozio Tullio.

Del periodo di studi a Chiampo so benpoco. So che al momento del noviziato Da-niele ebbe dei ripensamenti ed era lì lì pertornare a casa. Allora fu Marcello, per laprima volta, a prendere I'iniziativa e deci-dere: "Ma come? Sei stato tu quella volta avoler venir via, e ora vuoi piantarmi qua dami solo? Eh no! Adesso o stiamo qua tutti e

due, o torniamo a casa tutti e due".Andò a trovarli mio padre che tagliò

corto: "PAr mi xe lo stesso. Però ricordeue

- e qui citò le parole lette in un romanzo

- meglio morire che diventare cattivi sacer-

doti o apostati".Padre Tullio con il fratello Adriano

VI

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3 Biì Jir3irir

le le serate in

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buon divertimento e...

IJ Comitato Eagra