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r - 1 1 ·' li 1 - ~œe mr·- :i 1 1 ramma comun1s1a IISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx, a Lenin, a lirorno 1921, alla lolla della sinislra contro la degenerazione di Mosca, al riliuto dei blocchi partigiani, la dura opera del restaura idella dollrina e dell' organo rivoluzionario, a contallo con la classe tGperaia, luori dal politicantismo personale ed elettoralesco. / organo del partito comunista internazionalista 29 maggio - 15 giugno 1954 - Anno III - N. 11 IL PROGRAMMA COMUNIST A - Cas. Post. 962 MILANO Una copia L. 25 Sped. in Abbonamento postale ·Gruppo Il Tempo di «aperture lempo di La precipitosa liquidazione del governo « amministrativo » di Pella e delle sue sorridenti virate « a destra », il ritorno ad un go- verno cosiddetto di centro con di~hi~rata,intonazione « sociale ,, e 11 ncorrêre - di cui si è avuto segno ancora di récente - di for- mule corne quella dell'« apertura a sinistra », furono il campanel- lo d'allarme sulla realtà di una situazione economica e sociale in rapido logoramento. Bisognava correre ai ripari, l'urgere della cris! imponeva l'esibizione di programmi di riforma e l'aggan- ciamento di strati scontenti di proletari e di piccol i bor ghesi. Oggi, dopa tanto sfoggio di otti- mismo ufficiale, il ministro del lavoro annuncia fresco fresco che l'esercito dei disoccunati si è ac- cresciuto di 100 mila - nuove unità e raggiunge la cifra, minimizza. ta dalle - inchieste ufficiali, di due milioni e passa. Ma non occorrevano queste di- chiarazioni oer dimosfrare che la situaziono economico-sociale della beata repubblica italiana sta incancrenendo, Questi ultimi mesi hanno visto il divampare di agitazioni che, prima circoscritte in ambiti locali e provinciali e presentate corne episodi contin- genti, si sono via via dilatate non soltanto nei settori indu- striali, ma, con particolare vio- lenza, nell'agricoltura, soprattut- to nelle grandi zone a braccian- tato, Non v' è oggt provt neta e regione, dalla Liguria alla Tosca- na e al Veneto, in cui i Iicenzia- menti a gragnuola, la chiusura di stabilimenti, la situazione di fa- me dei braccianti, non lancino sulle piazze masse di scioperanti, -che le famose « quinte colonne ,, Alla faccia Giustificando la resistenza deg!i -agricoltori alle richieste salariali dei braccianti del Polesine, il pre- sidente della sezione agricoltori di Rovigo ha detto (si legge sul Cor- riere della Sera) cne, sebbene i salari agricoli siano nel Rodigino più bassi che in qualsiasi altra pro- vincia, il lavoratore gode perà della cointeressenza obbligatoria di compartecipazione e del cottimo di « meanda ». Dopo di cne vi aspet- tereste chissà che b;lanci familiari. Eccoli: « Il bilancio medio di una famiglia (si noti bene, famiglia, non persona, n.d.r.) di lavoratori agricoli giunge. con 20 mila lire di « meanda » e circa 35 mila lire di compartecipazione, a oltre duecen- tomila lire l'anno ». Ca pite: oltre duecentomila lire l'anno: fra 17 e 18 mila lire al me- se! Chiediamo all'illustre presidente di sperimentare per un annetto, lui e famiglia, un bilancio del genere e rimanere cristianamente rassegnato. 8randi tramonti I Stalin è morto, ma ai suoi pr e- diletti tocca, a quanto sembra, di sparire fisicamente o civilmente prima che la morte naturale venga a chiudere loro gli occhi. Beria, il gran falsificatore per canto di Sui- lin della storia del comunismo in Georgia, il perfetto incensatore del Capo, il suo ferreo ministro di po- lizia, ci ha lasciato la pelle. Lysen- ko, le cui teorie scientifiche furono lodate dal Comitato Centrale ele- vato a supremo organo teorico del- l'U.R.S.S. e, come di dovere, stam- burate dai nostri pennivendoli to- gliattiani, sta conoscendo l'ora del grande tramonto; le sue scoperte sono accusate d'essere delle [antti - ronate, e quanto prima ànche i nostri pennivendoli dovranno but- tare la croce sull'esimio scienziato e - coprirsi i capelli di cenere per averlo levato alle stelle. Che un giorno vengano, freschi freschi; a dir male anche del « più grande ae- nio della storia », Giuseppe Stalin? Dopo tuito, non era la chioccia che couo quei pulcini? e 1 J che della demagogia sociale. Il Socla 1 , , 1 governo ce~ca affanno~ainente tra I l le pieghe di un bilancio, che nep- pure i suoi molti pianificatori riescono a rimpinguare, i solde- relli per varare dei Piani di la- vori nubbl ici e di lotta contra la disoccupazion., che, già miseri in partenza e destinati a recar " sol- lievo ,, nel giro di almeno quindi, ci anni, sono giunti al traguardo risibili corne le trovate di Te- coppa e, nati morti, saranno si- lenziosamente seppelliti. Un noto industriale ha proposto, a sua volta, l'adozione della settimana di :36 ore richiamandosi al pre- cedente della giolittiana adozione della settimana di 48; corne chie- dere al moribondo gli sforzi di cui la sua gioventù più o meno gagliarda era capace. Quanto al- le opposizion i, il loro affanno è di salvare a tutti i costi il bar ac- cone col oretesto di difendere in tal modo -il pane ed il lavoro de- gli oper'ai Guardatela corne volete, una situazione senza sbocco alla qua- le, d".te le condiz ioni della con- correnza internazionale, nernme- no il traguardo faticosamente preparato dell'apertura dei mer- cati orientali potrebbe dare re- spira. Uno stato di fatto che chie- m1ser1a invocate a spiegare le agitazioni e i torbidi, lungi dal fomentare, servono soltanto a contenere e frenare. Scandalo grosso, Iicen- ziamenti e scioperi sono andati a battere alla porta anche del- l'onnipotente e, corne I'onnipoten . te, « paterno ,, conte Marzotto. La verità è che I'apparato pro- duttivo italiano, strutturalmente debole e invecchiato, con un mercato interno pavera e sernpre mena capace di assorbire prodot- ti e con un mercato estero in cui la concorrenza si fa di giorno in giorno più aspra in ragione del dilagare della crisi, era predesti- nato a sentire più acutamente e a ritmo accelerato il morso di una " recessione " che non ri- sparmia neppure gli Stati Uniti. La formula usata dagli apologeti del regime capitalistico in veste socialistoide dell'« egoismo » e dell' « offensiva padronale dei li- cenziamenti » - formula la cui conclusione è: cambiate uomini e programmi, e tutto andrà be- ne - non regge. La classe pa- dronale non ha nulla da guada- gnare -dalla riduzione della forza- lavoro; ha tutto da guadagnare dal suo massimo impiego. Se li- cenzia è perchè non ce la fa più, perchè il regime è putrefatto, per. ch la produzione capitalistica è arrivata al limite in cui non la riforma ma il funerale le si ad- dice, e i consigli di « aggiorna- mento» che le vengono da Wa- shington o da Mosca hanno lo stesso effetto delle novene o delle processioni per scongiurare la grandine. In una situazione di questo ge- nere, la coalizione governativa non noteva fare e non ha fatto che della demagogia riformistica, esattamente corne l'opposizione non poteva fare e non ha fatto de non i medici dell'opportuni- smo o i ciarlatani della provvi- denza statale, ma i becchini del- la rivolta di classe. Gli operai che si agitano in questa terribile morsa ritroveranno la via mae- stra della loro battaglia. Sarà un processo lungo, ma è inevitabile. lt lORO lACRIMt Alla conferenza internazionale di cui parliamo qui di fianco - e che s'è conclusa con la solenne procla- mazione che « mèta principale del- l'attività padronale deve essere ... la elevazione continuà del tenore di vit a di tutti» - il presidente della Snia, Marinotti, ha proclamato: «t No i europei) siamo costretti a uti- lizzare perfino le lacrime per tra- sformarle in energia ». Non ne dubitiamo affatto. Non sono pe rô le loro lacrime: sono quelle degli operai da cui Marinotti e compari spremono forza-lavoro supplementare scusandosi col dire che lo fanno,,, per elevarli. Le « la- crime » di Marinotti non mettereb- bero mai in movimento una tur- bina ... GU EX FINANZIATOHI Dl HITL[H VANNO A MOSCA Una delegazione della confedera- zione degli industriali della Germa- nia di Bonn si recherà. a fine giu- gno, a Mosca per discutere la con- clusione di un trattato commerciale. In. data J101un~cisata,-.ll-r.eIJ.lieJ: à. la via di Mosca anche una delegazione di deputati di tutte le frazioni del Bundestag con l'incarico di p rende- re contatto con la Croce Rossa e le chiese di Russia. La notizia era ri- portata da tutta la stamna, compre- sa l'Unità, del 15 maggio. « Analoghe trattative - aggiun- geva l'Unità - sono già state con- dotte, negli ultimi giorni, con la Romania ed hanno condotto ad un accordo. Il viaggio degli industriali è stato concordato alla conferenza di Ginevra ed è ormai sicuro, se- condo quanto informa stamane il Welt». L'Unità continuava rammar i- ca ndosi del fatto che il governo Adenauer, pur accettando il pro- getto della « Confindustria » tedesca è contrario ad allacciare relazioni diplomatiche con Mosca. Evidentemente, la conferenza di Ginevra, come del resto tutte le conferenze internazionali, funziona proprio come un parlamento: da- vanti ai microfoni destinati a rin- citrullire la p iazz a, i delegati dei maggiori pescecani imperialisti se ne contano di cotte e di crude; ma nei colloqui segreti attorno a ta- vole sfarzosamente imbanàite i mor- t ali nemici si ritrovano e combina- no affari. Tutto il mondo politico borghese è ... Montecitorio! Andranno nel « Paese del socia- lismo » una ventina di uomini d'af- fari della Germania occidentale, capeggiati dall'esportatore di Fran- coforte (che caro compagno!) Er- win Van Hazelbrouk e da! capo dell'ufficio per i rapporti con la Russia della Confederazione tede- sca degli Industriali, Otto Wolff von Amerorgen. Più svelti di costo- ro, due grossi dirigenti dei can. tieri Hawalt di Kiel sono partiti alla volta di Mosca alla fine della prima settimana di maggio. I can- tieri di Hawalt sono di proprietà dello Stato federale. Parrebbe da ciô che il governo di Bonn fosse favorevole ai contatti commerciali con Mosca. No, invece. Ufficial- mente, il governo Adenauer è con- trario!... Ma solo ufficialmente. La commedia ebbe inizio il giorno 13 allorchè il deputato liberale Pf leiderer annunziava alla stampa di avere avuto assicurazione da un emissario de ll' Alto commissario so- vietico in Germania Semionov che « il governo di Mosca non è alieno dall 'accogliere quali ospiti un grup- po di parlamentari qualificati del Parlamento di Bonn ». La sorlita sollevè enorme scalpore in Germa- nia e fuori. Il mondo veniva messo di fronte ad un doppio voltafaccia dato che il Governo Adenauer, di cui fanno parte i liberali. è sorto negli anni scorsi in funzione anti- russa e mai ha cessato di attaccare aspramente la politica di Mosca e del governo filorusso della Germa- nia orientale; ed essendo poi ri- sap uto che all'opposizione del go- verno di. Bonn il Cremlrno con il suo codazzo di partiti affiliati ha reagito sistematicamente accusando Adenauer di incarnare lo spirito del risorto nazismo. Basta apr ire un numero qualsiasi dell'Unità o del- l'Avanti! da lle scorso mese per tro- varvi furibondi attacchi ai « re- vanscisti nazisti » di Bonn, ai servi dei baroni della Ruhr, agli eredi di Hitler, e via di questo passo. Quesito: chi più svergognato, Bonn o MC>sca? L'iniziativa del deputato liberale di recarsi a Mosca alla testa di una delegazione dei quattro partiti go- vernativi e dell'opposizione social- democratica, fu immediatamente approvata dal leader liberale Deh- Ier e dalla Confederazione degli Industriali, la qu ale, senza curarsi di attendere l'opinione del governo. aveva già deciso in precedenza rli inv i ar-o a Mosca una sua de legn- zione. Ma il governo Adenauer e- manava il giorno dopo un comuni- cato in cui dissociava la responsa- bilità del Governo dall'iniziativa del partito liberale e dell'Associa- zione degli Industriali. Come si sp ieg a l'apparente conflitto tra la classe capitalistica tedesca e il go- verno? Con le odierne condizioni di Stato vassallo della Germania ovest. Infatti. la stampa atlantica. pagata per fare le lodi dei governi occidentali, non si è imposta di ta- ce re il fatto che i tre Alti commis- -sari all eati interv enivano nell a questione mettendo in guardia pri- vatamente sia Adenauer che Dehler circa il pericolo che Mosca potreb- be servirsi propagandisticamente del viaggio in Russia dei deputati di Bonn per rafforzare l'opposizione contro la C.E.D. in Francia ed It a- lia. Costrettovi dalle pressioni degli Alti Commissari franco-anglo-ame- ricani, Adenauer non poteva che togliere ogni investitura ufficiale all'iniziativa dei liberali presentan- do il futuro «raid» deputat esc.. corne obbediente a determinazioni private. Oh. il porco linguaggio dei go- vernanti borghesi! La de legaz ione degli industriali fa le valige per Mo sca contando di convincere i di- rigenti del Cremlino di riaprire al- l'industria germanica qualche spi- raglio nei mercati dell'Europa O- rientale perduti a seguito della sconfitta militare. I massimi diri- genti dei cantieri statali Hawalt di Kiel già filano il perfetto amore a Mosca con i capoccioni del commer- cio estero russo. Tutta la - stampa finanziata dalla grande industria della Ruhr reclama a gran voce l'« apertura ad Est». E il candido Adenauer salta su a distinguere tra Scioperi L'inventività dell'opportunismo - se si puo ancora parlare di opportunismo là dove si perpetra il tradimento aperto ed il pas- saggio o armi e bagagli alla classe avversa - non ha limiti, e non oassa settimana senza che se ne abbiano nuovi esemoL In occasione della lotta ·ingag- giata oer la revisione del sistema retribÙtivo e in oarticolare per un nuovo accordÔ sul congloba- mento, il numero straordinario del maggio 1954 de « Il Metal- lurgico ))' bollettino d'informa- zione e di orientamento della F.I.0.M. provinciale di Milano, traccia lë linee di azione alle quali gli operai metallurgici do- vrebbero attenersi. Mentre pro- clama la " ciù larga e fraterna unità delle for:ae del lavoro )), il bollettino annuncia: " La nostra organizzazione riafferma ancora una volta che le aziende che hanno concesso o con~ederanno congrui acconti continuativi sui futuri miglioramenti saranno e- sentate dalla lotta .... Cosi pure saranno esentate dalla latta le aziende controllate dallo Stato (IRI-FIM, ecc.) solo che il go- verno conceda ai lavoratori in esse occupati un acconto adegua- / a pre111io to ». L'o unità di lotta » è, corne si vede, piena e totale: gli in- dustriali o lo Stato che concedo- no acconti sui miglioramenti fu- turi ricevono un r,remio, le loro maestranze non incroceranno le braccia fidando nell'elemosina attuale e nelle promesse avveni- re, e cosi spezzeranno il fronte di battaglia della classe operaia. Esse, le privilegiate, le più forti - almen·o in apparenza -, strin- geranno la mano al padrone o al funzionario, e scioglieranno la stretta con quella delle mae- stranze più colpite. Cosi si ot- terrà il duplice risultato di le- gare maggiormente l'operaio al- l'azienda e di impedire che la agitazione assuma un carattere globale. Del resto, la parola d'or- dine non è di " garantire la tranquillità nella produzione? », Gli industriali diano un accon- to, e la tran0uillità sarà garanti. ta. Dopo tutto, l'acçonto è sul futuro, e la tranquillità riguarda il r,resente. Gli industriali sono invitati a sottoscrivere anch'essi " un'ora di lavoro per la C.G.I.L. », ba- luardo della pace sociale e della tranquillità nella produzione! politica ed economia, tra governo e classe mdustriale ! Lo stesso accad, e in Italia, ove Scelba e Saragat in- ve1scono dall 'alto delle poltrone go- vernati ve contro la «barbarie» rus- sa mentre g!i industriali del Nord fan no affari d 'oro vendendo merci proprio in Russia. Il governo di Hi- tler quanto era meno ipocrita, se dall'oggi al domani rovesciava il fronte delle alleanze firmando a Mosca, nell'agosto del 1939, un patto militare e commerciale, in forza del quale la Russia alimentava la pro- duzione bellica tedesca! Un commento spregiudicato aUa question~ lo forniva Il Tempo: « 1 tedeschi - affermava il numero del 18 maggio - temono che, dopo la conferenza di Ginevra, Washington, Londra e Parigi accrescano il vo- lume degli scambi commerciali con la Russia e con i Paesi dPl!a cor- tina di ferro, senza che la Germania '.lccidentale possa partecipare al « business ». Cià conferma quanto dicevamo nel nostro articolo « Il commercio carnale tra Occidente ed Oriente >l. e cioè che al segnale della rimo- zione degli ostacoli frapposti agli scambi commerciali- Esst-Ovest si sarebbe accesa un'aspra contesa tra i paesi esportatori dell'Occ1- dente. « D'altra parte - continuava Il Tempo - il li berale Pfleiderer h 1 informato oggi in forma confiden ziale sia i suoi colleghi che lo stesso Cancelliere Adenauer. che nei col loqui da lui avuti al Dipartimento di Stato americano diversi alti per- sonaggi gli hanno fatto capire ch,, il sondaggio progettato non sareb- be dannoso all'Occidente. se inst ·- rito ne! piano di una « aperrur:1 all'Est ii dei commerci del mondo libero, da realizzarsi in cambio <'i concessioni politiche da parte so- vietica. Ora Adenauer -- conclude- va il Tempo - tutte queste cose le sapeva benissimo da un bel pezzo. Le idee di Stassen (favorevole ad un Piano Marshall per l'Est, n.d.r.) e dei banchieri Warburg, Ahrberg, ecc., non sono un mistero per i te- deschi ». Adenauer dunque sa tutte queste cose, sa di essere benvoluto dagli americani, ma finge di sconfessare il progetto di intesa commerciale con Mosca proposto dai liberali e approvato, sotto sotto. dai funzio- nari del Dipartimento di Stato ame- ricano. Il mistero viene svelato te- nendo presenti le bramosie susci- tate negli esportatori britannici dai mercati dell'Europa Orientale. Cor- re vocc, a proPosito, che Londr>1 tenderebbe a rcgolare gli scambi con l'Est con una sorta di « unione europca dei pagamenti per !'Orien- te» in cui la valuta di scambio sarebbe la sterlina I tedeschi la pensano in modo del tuttc, diverso. Secondo loro, il finanziamento de- gli scambi fra Bonn e Mosca. che Internazionale capitalistica Si è svolta a Parigi la seconda conferenza internazionale delle industrie, nella quale i centono- vantacinque convenuti europei (la delegazione italiana guidata da Angelo Costa comprendeva i più « alti nomi ,, della nostra amata classe industriale) sono an- dati a lezione di « relazioni u- mane ,, dai colleghi di oltre A- tlantico. Come è noto, questi ul- timi, forit della loro strapotenza e della posizione di baluardo mondiale dell'economia capitali- stica assunta dal loro - Paese, battono da tempo sul chio- do della necessità per gli indu- striali europei di convincersi « che l'operaio, grazie al tratta- mento che gode e grazie ad ac- corgimenti amministrativi e fi. nanziari, e a sistemi speciali di remunerazione, abbia la sensa- zione, non solo di far parte del- l'imprcsa alla quale dedica il sua lavoro, ma anche di esserne com- proprietario ,,. Quindi, migliora- re il tenore di vita, rispettare la " persona del lavoratore » e crearè nell'azienda un'atmosfera di armonia familiare. Dove si vede che, a parte le competizioni imperialistiche che sempre hanno diviso (ma anche costantemente cementato) il mondo borghese, l'ideologia so- ciale dell'industria americana e quella dei partiti e sindacati di affiliazione stalinista coincidono alla perfezione, si assomigliano come due gocce d'acqua: pace sociale, collaborazione fra capi- tale e lavoro, miglioramenti sa- lariali per garantire la tranquilli- tà nella produzione, partecipa- zione agli utili, « sensazione » di comproprietà. Gli estremi si toccano, perchè sono falsi estremi. come si sa non sono unite da rela- zioni diplomatiche, verrebbe effet- tuata da una banca tedesca e dalla Banca di Stato russa, ma arbitra tra le parti in causa sarebbe una banca svizzera. Come già avvient· per gli scambi Germania Ovesi- Romania. Evidentemente, la guerr~ non ha eliminato il conflitto com- merciale anglo-tedesco. Non deve apparire strano che le simpatie americane vadano al vinto tedesco più che all 'alleata Inghilterra. La borghesia inglese non perdona ai cugini americani daver sostituitc- la superba Albione nella suprema zia mondiale; nè gli americani, pur salvando le forme esteriori, lesl- nano il sarcasmo e il disprezzo. Cosi va il cannibalesco monda borghese. La Russia non si sot- t rae aile sue leggi feroci e corrottr> Non sono passati neppure tredici anni dal giugno 1941, allorchè il go- verno di Hitler, espressione quali- ficata degli interessi della grand,, industria tedesca. ordinava aile sl' 2 truppe di marciare addosso a!i'aJ- leato russo, stracciando il pa\t'.) Stalin-Hitler firmato a Mosca m,~no di due anni prima. Doveva seguire un massacrô spaventoso costato mi- lioni di vite e distruzioni immani Per aiutare lo sforzo militare t"ISSO, il proletariato mondiale fu inv11ato da Mosca, ancora sede dell'Int0rr .n- zionale comunista, a porsi agli or dini degli imperialisti anglo -am·· ricani. Oggi si ritenta il gioco. Il governo di Mosca strizza l'occhio ai capitalisti tedeschi, ai finanziatori del Terzo Reich hitleriano. Nè ci si venga a dire che in tre- dici anni la classe borghese tedesca si è rinnovata, corne pretende la bugiarda propaganda democratica atlantica. E' chiaro che non è que- stione di persone, giacchè sono le forze economiche a determinare la azione politica. Ora nulla è mutato nell'economia tedesca se essa con- tinua a ricercare gli sbocchi per i quali ha provocato due guerre. Ma se proprio si volesse fare questione di persone. tanto peggio per gli svergognati servitori dell'imperial1- smo russo! Forse che Krupp non ha ripreso da tempo il -suo bastone di comando nellïndustria della Ruhr?

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    organo del partito comunista internazionalista

    29 maggio - 15 giugno 1954 - Anno III - N. 11 IL PROGRAMMA COMUNIST A - Cas. Post. 962

    MILANO Una copia L. 25

    Sped. in Abbonamento postale ·Gruppo Il

    Tempo di «aperture lempo di

    La precipitosa liquidazione del governo « amministrativo » di Pella e delle sue sorridenti virate « a destra », il ritorno ad un go- verno cosiddetto di centro con di~hi~rata,intonazione « sociale ,, e 11 ncorrêre - di cui si è avuto segno ancora di récente - di for- mule corne quella dell'« apertura a sinistra », furono il campanel- lo d'allarme sulla realtà di una situazione economica e sociale in rapido logoramento. Bisognava correre ai ripari, l'urgere della cris! imponeva l'esibizione di programmi di riforma e l'aggan- ciamento di strati scontenti di proletari e di piccol i bor ghesi. Oggi, dopa tanto sfoggio di otti- mismo ufficiale, il ministro del lavoro annuncia fresco fresco che l'esercito dei disoccunati si è ac- cresciuto di 100 mila -nuove unità e raggiunge la cifra, minimizza. ta dalle - inchieste ufficiali, di due milioni e passa.

    Ma non occorrevano queste di- chiarazioni oer dimosfrare che la situaziono economico-sociale della beata repubblica italiana sta incancrenendo, Questi ultimi mesi hanno visto il divampare di agitazioni che, prima circoscritte in ambiti locali e provinciali e presentate corne episodi contin- genti, si sono via via dilatate non soltanto nei settori indu- striali, ma, con particolare vio- lenza, nell'agricoltura, soprattut- to nelle grandi zone a braccian- tato, Non v'è oggt provtneta e regione, dalla Liguria alla Tosca- na e al Veneto, in cui i Iicenzia- menti a gragnuola, la chiusura di stabilimenti, la situazione di fa- me dei braccianti, non lancino sulle piazze masse di scioperanti,

    -che le famose « quinte colonne ,,

    Alla faccia Giustificando la resistenza deg!i

    -agricoltori alle richieste salariali dei braccianti del Polesine, il pre- sidente della sezione agricoltori di Rovigo ha detto (si legge sul Cor- riere della Sera) cne, sebbene i salari agricoli siano nel Rodigino più bassi che in qualsiasi altra pro- vincia, il lavoratore gode perà della cointeressenza obbligatoria di compartecipazione e del cottimo di « meanda ». Dopo di cne vi aspet- tereste chissà che b;lanci familiari. Eccoli: « Il bilancio medio di una famiglia (si noti bene, famiglia, non persona, n.d.r.) di lavoratori agricoli giunge. con 20 mila lire di « meanda » e circa 35 mila lire di compartecipazione, a oltre duecen- tomila lire l'anno ». Ca pite: oltre duecentomila lire

    l'anno: fra 17 e 18 mila lire al me- se! Chiediamo all'illustre presidente di sperimentare per un annetto, lui e famiglia, un bilancio del genere e rimanere cristianamente rassegnato.

    8randi tramonti

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    Stalin è morto, ma ai suoi pr e- diletti tocca, a quanto sembra, di sparire fisicamente o civilmente prima che la morte naturale venga a chiudere loro gli occhi. Beria, il gran falsificatore per canto di Sui- lin della storia del comunismo in Georgia, il perfetto incensatore del Capo, il suo ferreo ministro di po- lizia, ci ha lasciato la pelle. Lysen- ko, le cui teorie scientifiche furono lodate dal Comitato Centrale ele- vato a supremo organo teorico del- l'U.R.S.S. e, come di dovere, stam- burate dai nostri pennivendoli to- gliattiani, sta conoscendo l'ora del grande tramonto; le sue scoperte sono accusate d'essere delle [antti- ronate, e quanto prima ànche i nostri pennivendoli dovranno but- tare la croce sull'esimio scienziato e - coprirsi i capelli di cenere per averlo levato alle stelle. Che un giorno vengano, freschi freschi; a dir male anche del « più grande ae- nio della storia », Giuseppe Stalin? Dopo tuito, non era la chioccia che couo quei pulcini?

    e 1 • J che della demagogia sociale. Il Socla 1,, 1 governo ce~ca affanno~ainente tra Il le pieghe di un bilancio, che nep- pure i suoi molti pianificatori riescono a rimpinguare, i solde- relli per varare dei Piani di la- vori nubbl ici e di lotta contra la disoccupazion., che, già miseri in partenza e destinati a recar " sol- lievo ,, nel giro di almeno quindi, ci anni, sono giunti al traguardo risibili corne le trovate di Te- coppa e, nati morti, saranno si- lenziosamente seppelliti. Un noto industriale ha proposto, a sua volta, l'adozione della settimana di :36 ore richiamandosi al pre- cedente della giolittiana adozione della settimana di 48; corne chie- dere al moribondo gli sforzi di cui la sua gioventù più o meno gagliarda era capace. Quanto al- le opposizion i, il loro affanno è di salvare a tutti i costi il bar ac- cone col oretesto di difendere in tal modo -il pane ed il lavoro de- gli oper'ai Guardatela corne volete, una

    situazione senza sbocco alla qua- le, d".te le condiz ioni della con- correnza internazionale, nernme- no il traguardo faticosamente preparato dell'apertura dei mer- cati orientali potrebbe dare re- spira. Uno stato di fatto che chie-

    • • m1ser1a invocate a spiegare le agitazioni e i torbidi, lungi dal fomentare, servono soltanto a contenere e frenare. Scandalo grosso, Iicen- ziamenti e scioperi sono andati a battere alla porta anche del- l'onnipotente e, corne I'onnipoten . te, « paterno ,, conte Marzotto. La verità è che I'apparato pro- duttivo italiano, strutturalmente debole e invecchiato, con un mercato interno pavera e sernpre mena capace di assorbire prodot- ti e con un mercato estero in cui la concorrenza si fa di giorno in giorno più aspra in ragione del dilagare della crisi, era predesti- nato a sentire più acutamente e a ritmo accelerato il morso di una " recessione " che non ri- sparmia neppure gli Stati Uniti. La formula usata dagli apologeti del regime capitalistico in veste socialistoide dell'« egoismo » e dell' « offensiva padronale dei li-

    cenziamenti » - formula la cui conclusione è: cambiate uomini e programmi, e tutto andrà be- ne - non regge. La classe pa- dronale non ha nulla da guada- gnare -dalla riduzione della forza- lavoro; ha tutto da guadagnare dal suo massimo impiego. Se li- cenzia è perchè non ce la fa più, perchè il regime è putrefatto, per. ch la produzione capitalistica è arrivata al limite in cui non la riforma ma il funerale le si ad- dice, e i consigli di « aggiorna- mento» che le vengono da Wa- shington o da Mosca hanno lo stesso effetto delle novene o delle processioni per scongiurare la grandine. In una situazione di questo ge-

    nere, la coalizione governativa non noteva fare e non ha fatto che della demagogia riformistica, esattamente corne l'opposizione non poteva fare e non ha fatto

    de non i medici dell'opportuni- smo o i ciarlatani della provvi- denza statale, ma i becchini del- la rivolta di classe. Gli operai che si agitano in questa terribile morsa ritroveranno la via mae- stra della loro battaglia. Sarà un processo lungo, ma è inevitabile.

    lt lORO lACRIMt Alla conferenza internazionale di

    cui parliamo qui di fianco - e che s'è conclusa con la solenne procla- mazione che « mèta principale del- l'attività padronale deve essere ... la elevazione continuà del tenore di vit a di tutti» - il presidente della Snia, Marinotti, ha proclamato: «t No i europei) siamo costretti a uti- lizzare perfino le lacrime per tra- sformarle in energia ».

    Non ne dubitiamo affatto. Non sono pe rô le loro lacrime: sono quelle degli operai da cui Marinotti e compari spremono forza-lavoro supplementare scusandosi col dire che lo fanno,,, per elevarli. Le « la- crime » di Marinotti non mettereb- bero mai in movimento una tur- bina ...

    GU EX FINANZIATOHI Dl HITL[H VANNO A MOSCA Una delegazione della confedera-

    zione degli industriali della Germa- nia di Bonn si recherà. a fine giu- gno, a Mosca per discutere la con- clusione di un trattato commerciale. In. data J101un~cisata,-.ll-r.eIJ.lieJ:à. la via di Mosca anche una delegazione di deputati di tutte le frazioni del Bundestag con l'incarico di p rende- re contatto con la Croce Rossa e le chiese di Russia. La notizia era ri- portata da tutta la stamna, compre- sa l'Unità, del 15 maggio.

    « Analoghe trattative - aggiun- geva l'Unità - sono già state con- dotte, negli ultimi giorni, con la Romania ed hanno condotto ad un accordo. Il viaggio degli industriali è stato concordato alla conferenza di Ginevra ed è ormai sicuro, se- condo quanto informa stamane il Welt». L'Unità continuava rammar i- ca ndosi del fatto che il governo Adenauer, pur accettando il pro- getto della « Confindustria » tedesca è contrario ad allacciare relazioni diplomatiche con Mosca. Evidentemente, la conferenza di

    Ginevra, come del resto tutte le conferenze internazionali, funziona proprio come un parlamento: da- vanti ai microfoni destinati a rin- citrullire la p iazz a, i delegati dei maggiori pescecani imperialisti se ne contano di cotte e di crude; ma nei colloqui segreti attorno a ta- vole sfarzosamente imbanàite i mor- t ali nemici si ritrovano e combina- no affari. Tutto il mondo politico borghese è ... Montecitorio! Andranno nel « Paese del socia-

    lismo » una ventina di uomini d'af- fari della Germania occidentale, capeggiati dall'esportatore di Fran- coforte (che caro compagno!) Er- win Van Hazelbrouk e da! capo dell'ufficio per i rapporti con la Russia della Confederazione tede- sca degli Industriali, Otto Wolff von Amerorgen. Più svelti di costo- ro, due grossi dirigenti dei can. tieri Hawalt di Kiel sono partiti alla volta di Mosca alla fine della prima settimana di maggio. I can- tieri di Hawalt sono di proprietà dello Stato federale. Parrebbe da ciô che il governo di Bonn fosse favorevole ai contatti commerciali con Mosca. No, invece. Ufficial- mente, il governo Adenauer è con- trario!... Ma solo ufficialmente. La commedia ebbe inizio il giorno

    13 allorchè il deputato liberale Pfleiderer annunziava alla stampa di avere avuto assicurazione da un emissario de ll' Alto commissario so- vietico in Germania Semionov che « il governo di Mosca non è alieno dall 'accogliere quali ospiti un grup- po di parlamentari qualificati del Parlamento di Bonn ». La sorlita sollevè enorme scalpore in Germa- nia e fuori. Il mondo veniva messo di fronte ad un doppio voltafaccia dato che il Governo Adenauer, di cui fanno parte i liberali. è sorto negli anni scorsi in funzione anti-

    russa e mai ha cessato di attaccare aspramente la politica di Mosca e del governo filorusso della Germa- nia orientale; ed essendo poi ri- sap uto che all'opposizione del go- verno di. Bonn il Cremlrno con il suo codazzo di partiti affiliati ha reagito sistematicamente accusando Adenauer di incarnare lo spirito del risorto nazismo. Basta apr ire un numero qualsiasi dell'Unità o del- l'Avanti! dalle scorso mese per tro- varvi furibondi attacchi ai « re- vanscisti nazisti » di Bonn, ai servi dei baroni della Ruhr, agli eredi di Hitler, e via di questo passo. Quesito: chi più svergognato, Bonn o MC>sca? L'iniziativa del deputato liberale

    di recarsi a Mosca alla testa di una delegazione dei quattro partiti go- vernativi e dell'opposizione social- democratica, fu immediatamente approvata dal leader liberale Deh- Ier e dalla Confederazione degli Industriali, la qu ale, senza curarsi di attendere l'opinione del governo. aveva già deciso in precedenza rli inv i ar-o a Mosca una sua de legn- zione. Ma il governo Adenauer e- manava il giorno dopo un comuni- cato in cui dissociava la responsa- bilità del Governo dall'iniziativa del partito liberale e dell'Associa- zione degli Industriali. Come si sp ieg a l'apparente conflitto tra la classe capitalistica tedesca e il go- verno? Con le odierne condizioni

    di Stato vassallo della Germania ovest. Infatti. la stampa atlantica. pagata per fare le lodi dei governi occidentali, non si è imposta di ta- ce re il fatto che i tre Alti commis- -sari alleati intervenivano nella questione mettendo in guardia pri- vatamente sia Adenauer che Dehler circa il pericolo che Mosca potreb- be servirsi propagandisticamente del viaggio in Russia dei deputati di Bonn per rafforzare l'opposizione contro la C.E.D. in Francia ed It a- lia. Costrettovi dalle pressioni degli Alti Commissari franco-anglo-ame- ricani, Adenauer non poteva che togliere ogni investitura ufficiale all'iniziativa dei liberali presentan- do il futuro «raid» deputat esc.. corne obbediente a determinazioni private. Oh. il porco linguaggio dei go-

    vernanti borghesi! La de legaz ione degli industriali fa le valige per Mo sca contando di convincere i di- rigenti del Cremlino di riaprire al- l'industria germanica qualche spi- raglio nei mercati dell'Europa O- rientale perduti a seguito della sconfitta militare. I massimi diri- genti dei cantieri statali Hawalt di Kiel già filano il perfetto amore a Mosca con i capoccioni del commer- cio estero russo. Tutta la - stampa finanziata dalla grande industria della Ruhr reclama a gran voce l'« apertura ad Est». E il candido Adenauer salta su a distinguere tra

    Scioperi L'inventività dell'opportunismo - se si puo ancora parlare di opportunismo là dove si perpetra il tradimento aperto ed il pas- saggio o armi e bagagli alla classe avversa - non ha limiti, e non oassa settimana senza che se ne abbiano nuovi esemoL In occasione della lotta ·ingag-

    giata oer la revisione del sistema retribÙtivo e in oarticolare per un nuovo accordÔ sul congloba- mento, il numero straordinario del maggio 1954 de « Il Metal- lurgico ))' bollettino d'informa- zione e di orientamento della F.I.0.M. provinciale di Milano, traccia lë linee di azione alle quali gli operai metallurgici do- vrebbero attenersi. Mentre pro- clama la " ciù larga e fraterna unità delle for:ae del lavoro )), il bollettino annuncia: " La nostra organizzazione riafferma ancora una volta che le aziende che hanno concesso o con~ederanno congrui acconti continuativi sui futuri miglioramenti saranno e- sentate dalla lotta .... Cosi pure saranno esentate dalla latta le aziende controllate dallo Stato (IRI-FIM, ecc.) solo che il go- verno conceda ai lavoratori in esse occupati un acconto adegua-

    /

    a pre111io to ». L'o unità di lotta » è, corne si vede, piena e totale: gli in- dustriali o lo Stato che concedo- no acconti sui miglioramenti fu- turi ricevono un r,remio, le loro maestranze non incroceranno le braccia fidando nell'elemosina attuale e nelle promesse avveni- re, e cosi spezzeranno il fronte di battaglia della classe operaia. Esse, le privilegiate, le più forti - almen·o in apparenza -, strin- geranno la mano al padrone o al funzionario, e scioglieranno la stretta con quella delle mae- stranze più colpite. Cosi si ot- terrà il duplice risultato di le- gare maggiormente l'operaio al- l'azienda e di impedire che la agitazione assuma un carattere globale. Del resto, la parola d'or- dine non è di " garantire la tranquillità nella produzione? », Gli industriali diano un accon- to, e la tran0uillità sarà garanti. ta. Dopo tutto, l'acçonto è sul futuro, e la tranquillità riguarda il r,resente. Gli industriali sono invitati a

    sottoscrivere anch'essi " un'ora di lavoro per la C.G.I.L. », ba- luardo della pace sociale e della tranquillità nella produzione!

    politica ed economia, tra governo e classe mdustriale ! Lo stesso accad,e in Italia, ove Scelba e Saragat in- ve1scono dall 'alto delle poltrone go- vernati ve contro la «barbarie» rus- sa mentre g!i industriali del Nord fan no affari d 'oro vendendo merci proprio in Russia. Il governo di Hi- tler quanto era meno ipocrita, se dall'oggi al domani rovesciava il fronte delle alleanze firmando a Mosca, nell'agosto del 1939, un patto militare e commerciale, in forza del quale la Russia alimentava la pro- duzione bellica tedesca! Un commento spregiudicato aUa

    question~ lo forniva Il Tempo: « 1 tedeschi - affermava il numero del 18 maggio - temono che, dopo la conferenza di Ginevra, Washington, Londra e Parigi accrescano il vo- lume degli scambi commerciali con la Russia e con i Paesi dPl!a cor- tina di ferro, senza che la Germania '.lccidentale possa partecipare al « business ». Cià conferma quanto dicevamo

    nel nostro articolo « Il commercio carnale tra Occidente ed Oriente >l. e cioè che al segnale della rimo- zione degli ostacoli frapposti agli scambi commerciali- Esst-Ovest si sarebbe accesa un'aspra contesa tra i paesi esportatori dell'Occ1- dente.

    « D'altra parte - continuava Il Tempo - il li berale Pfleiderer h 1 informato oggi in forma confiden ziale sia i suoi colleghi che lo stesso Cancelliere Adenauer. che nei col loqui da lui avuti al Dipartimento di Stato americano diversi alti per- sonaggi gli hanno fatto capire ch,, il sondaggio progettato non sareb- be dannoso all'Occidente. se inst·- rito ne! piano di una « aperrur:1 all'Est ii dei commerci del mondo libero, da realizzarsi in cambio

  • 2 IL PROGRA1vl.MA COMUNISTA

    - Il socialismo del P. C. I. viaggia in automobile

    i 1

    Alla fine di aprile è stata tenuta a Torino l'assemblea della FIAT. Ne! darne notizia 24 Ore, il giorna- le del capitalismo settentrionale, sprizzava scintille: non capita tut- ti i giorni. in questa paradossale Italia ove chi si lagna di più è il borghese capitalista. sentir dire che gli azionisti di una società siano rimasti soddisfatti della relazione del Consiglio di Amministrazione e, naturalmente, del dividendo messo in distribuzione. Ebbene. 24 Ore ['ha detto riferendosi all'assemblea della FIAT. Gli illustri signori che « risparmiano » per permettere agli italiani di acquistare automobili di tutti i tipi, sono soddisfatti. Il Consiglio di Amministrazione

    della FIAT presentava un bilancio davvero delizioso. Commentandolo, il raggiante 24 Ore scriveva: « Nel complesso tutte le voci subiscono aumenti che riflettono l'incremento del giro degli affari, i maggiori immobilizzi di beni strumentali, le maggiori disponibilità di scorte. No- tevolissima la liquidità in oltre 36 miliardi. Importante il rapporto tra partite di credito e debito, che denota un graduale smobilizzo di debiti nella parte consolidata, e una fortissima diminuzione in quel- la dovuta ai normali cont i com- merciali, considerati essi pure in rapporto al maggiore volume di affari ». L'utile di bilancio assommava a

    nove miliardi e 574 milioni. Contro le lire 50 dell'anno scorso, il div i- dendo scattava alla quota 62,50.

    « Ciô che più conta - chiosava in altro punto 24 Ore - è sottoli- neare il gradimento col quale tutti i presenti (all'assemblea) hanno potuto constatare che le loro attese non erano deluse, ma piuttosto raf- forzate (udite! udite!) in una realtà di fatti superiore a quanto fino a poco prima era ancora nel campo delle ipotesi e delle speranze ».

    Ma non crediate che la soddisfa- zione degli azionisti della FIAT, su- periore ad ogni aspettativa, abbia varcato per questo i beati confini della felicità.

    « L'andamento della FIAT - di- chiarava ad un certo punto la re- lazione - dipende dalle condizioni del Paese, oltre che dai rapporti tra le nazioni, ma occorre che l'a- zione dello Stato non solo asse- condi l'iniziativa della produzione in tutti i campi dell'economia na- zionale, ma attivi ed appoggi al massimo l'esecuzione di lavori pub- blici. Fra questi il problema delle strade deve essere inteso ne! suo giusto valore. Non si tratta di fa- vorire un turismo automobilistico di lusso, bensi di servire tutto il traffico motorizzato che è sviluppo economico della vita moderna ». Fin troppo chiaro, specie per i

    disgraziati abitanti delle moderne città cos! martoriate da! traffico in- fernale degli autoveicoli: senza strade adeguate, senza autostrade, non si sviluppa la produzione auto- mobilistica. Concetto certamente non arduo. Basta trovarsi nel mezzo dei manicomiali ingorghi del traf- fico in città ad urbanistica preca- pitalista, che in Italia sono la mag- gioranza, per convincersi che i pro- fitti della FIAT dipendono stretta- mente dalla viabilità. Ciè è più che sufficiente per convincere i signori azionisti della società torinese che lo sviluppo stradale, che alimenta tra l'altro le speculazioni vertigi- nose di agguerrite bande di pirati del piccone, sia una esigenza vitale di tutta la nazione, e non solo de- gli strati superiori della società che circolano in macchina. E' detto in- fatti nella relazione che « il traffico motorizzato è sviluppo economico della vita moderna ».

    Da tale punto fermo alla for- mulazione del comandamento « mo- rale» che tutti i cittadini detlo Stato debbano sentirsi obbligati a contribuire - tramite il fisco - al potenziamento della rete stradale nazionale, non c'è che un passo. E questo passo l'assemblea della FIAT l'ha compiuto, chiedendo allo Stato, come abbiamo visto sopra, di dare sotto con la costruzione di strade. Significa che i poveri fessi che non posseggono autoveicoli di sorta e sono affezionati passeggeri di autobus e filobus, nonchè di otto- centeschi tram, non per questo debbono reclamare il diritto di es- sere esentati dall'obbligo di finan- ziare con le tasse e le imposte estorte aile loro povere tasche, la costruzione, poniamo, della auto- strada Milano-Napoli, che l'ing. Ro- mita sta tirando fuori dai cassetti. La FIAT produce macchine per i ricchi borghesi, lo Stato, cioè la massa enorme dei contribuenti, vie- ne invitato a costruire autostrade. Mirabile esempio di collaborazione tra le classi... · Un giornale che pretende di in-

    terpretare gli interessi « popolari » codeste riflessioni terra terra do- vrebbe farle cantando. Percià, ab- biamo !anciato uno sguardo all'Uni- tà. Tempo sprecato. Il problema che tormenta i redattori dell'Unità è ispirato a criteri di ben più alta

    levatura: la riduzione dei prezzi fa rifuggire dai borghesi. ammassa- delle macchine! I nove miliardi e lori di quattrini e sfruttatori. che mezzo di utile sp a rt it i agli azionisti l'Unità classifica nel « tipo di clien- della FIAT fanno male al cuore de- li» che potrebbero acqu ist.a re mac- gli articolisti dell'Unità, i quali opi- chine della FIAT. se questa operas- nano, corne Ford, che buona demo- se una sensibile riduzione dei prez- crazia è quella che assicura l'auto- zi. Pretendere che g li operai. le mobile, magari l'automobilina uti-1 masse che istintivamente credono l it ar ia , a tutti i cittadini r isp ar- ne! comunismo. debbano preoccu- miatori. Secondo il « loro » ma rxi- parsi di procacciare. con la loro smo, i nove miliardi e mezzo di di- 1 pressione politica sui governo e videndo costituiscono il co rpo del sui cap it al ist i, la macchina sia reato dello sfruttamento. E per pure utilitaria a quella ripugnante qua! motivo? Perchè pesano sui specie di parassiti sociali che sono costi di produzione delle auto. te- i medi e piccoli borghesi, fa vera- nendo alti i prezzi delle « 1100 », mente schifo. A tanto si arriva « Giulietta », «Aurelia», ecc. quando d si prostituisce a mendi-

    « Il prof. Valletta - scriveva la care i voti dei borghesi! Ùnità del 29-4-54 commentando le Come la FIAT organizza e gesti- risultanze dell'assemblea della sce le forze di produzione che con- FIAT - si è vantato delle conti- t r o l l a ? Possiamo apprenderlo esa- nuità del successo della « 1100 ». minando il fatturato. cioè il corn- Benissimo! Ma come dimenticare plesso del ricavo delle vendite. In- che le automobili circolanti in Ita- Iat t i , la relazione del Consiglio di lia sono 600 mila e che l'elenco Amministrazione rende noto che delle ditte industriali e commerciali, « ne! 1953 il fatturato complessivo è dei professionisti e delle aitre ca- stato di 240 miliardi di cui 180 ri- tegorie produttive relativamente a- guardano la produzione automobi- giate, supera di gran lunga il mi- Iist ic a, 24 la produzione macchine !ione di unità? Non sono clienti agricole. e 36 le produzioni extra- della FIAT questi? Non possono di- automobilistiche ». La relazione ventarlo? ». proseguiva ammettendo cio che ci

    « Potrebbero - incalzava vitto- preme di mostrare e cioè che riosamente I'Unità - se la FIAT « l'automobile è sempre la protago- operasse una prima « sensibile » ri- nista del complesso produttivo duzione dei suoi prezzi - quelli FIAT». che i profitti permettono - po- Solo un decimo della produzione trebbero se la FIAT mettesse su! FIAT viene dunque assorbito dal l'n- mercato una nuova vettura vera- gricoltura cioè da! campo della mente utilitaria, adatta a quel tipo produzione di alimenti che interes- di clienti ». sa direttamente il proletariato. Il

    La irriducibile opposizione che ci resto viene sperperato in gran par- divide dall Unità è la stessa che ci te negli inutili traffici dei ventri

    satolli. Eppure 1'Unità, cioè un gior- nale che si dice corn un i st a, si la- menta che ancora un milione di borghesi siano privi della macchina. e intima alla FIAT di produrre al- meno una utilitaria con cui elimi- nare lo sconcio! Non solo. Ma chie- de allo Stato di costruire nuove au- tostrade con i soldi dei contribuen- t i, con i miserabili soldi strappati dal fisco ai salari con le nostre su- da te lirette! ... Il piccolo borghese odia il capi-

    talista perché brama di farglisi e- guale. perchè sogna di possedere macchine e donne da condurre in qualche Capocotta. La classe ope- r a ia , i braccianti agricoli. tutti gli oppressi del capitalismo che Jotta- no per seppelljre questo marcio ca- pitalismo, non possono imitare il piccolo borghese. non possono con- cepire il socialismo corne lo conce- pisce Ford, imitato dagli arrivisti del P.C.I. Gl i stessi limiti fisici , corne dimostra la congestione cro- nica delle strade e la tremenda spi- rale degli accidenti del traffico, si oppongono. se non bastassero da sole le leggi economiche del mer- cantilismo ad un indefinito aumen- to della p'roduzione di autoveicoli.

    Ma la ragione decisiva che indur- rà la dittatura rivoluzionaria del proletariato a schiantare il r ipu- gnante sperpero di lavoro sociale che si compie sotto il capitalismo ne! ramo automobilistico, è che il prodotto automobile anche se perde il carattere di merce, non acquista per questo un valore d'uso di im- portanza sociale. La classe operaia, divenuta padrone dello Stato, e-

    sproprierù i possessori di automo- bili. i qu al i, se vorranno circo)are, lo dovranno fare in mezzi di tr a- sporto collettivi. Produrrà, adope- rando gli impianti strappati ai ca- p it al ist i, più macchine agricole, più autocar ri, più autobus. magari con sedili imbottiti più comodi di quel li che le società di trasporti affittano aile comitive di turisti americani. Vorremo cessare di produrre stu- pide automobili soprattutto perché la nostra rivoluzione la concepiamo corne mezzo per liberare ore di lavoro. per lavorare meno ore al giorno.

    Su questo punto, come su tutti i punti del programma rivo luzio- nario, il P.C.I. la pensa in maniera completamente diversa ed opposta. Perbacco, strepitando in parlamen- to a pro dei poveri borghesi esclusi dalla gioia dell'automobile, magari del tipo utilitario, si ottengono i loro voti! Senza contare che, chie- dendo il ribasso dei prezzi delle au- to. i parlamentari socialcomunisti hanno di mira anche i loro bi lanci familiari. Il « loro » socialismo v iag- gia in lussuose fuori-serie. Maestra anche in questo la Russia, ove le officine che sarebbero gestite dallo Stato su delega della classe sala- riata, producono pretenziose mac- chine di lusso che, per costare, come ad esempio la « Pobieda » o la recentissima « Zis 112 », I'equiva- lente di poco meno di 2.000.000 di lire, sono accessibili solo alle classi non lavoratrici che prosperano nel- J'ambiente dell'affarismo di Stato e nel commercio.

    ZIO SAM RICONOSC[ IL NIPOTE ROSSO Il.

    Per ragioni di spazio non si po- tette pubblicare ne! numero scorso questo articolo per intero. Nè con- viene ora dare semplicemente corso alla seconda puntata. scritta a lme- no venti giorni fa, senza accennare rapidamente agli avvenimenti che s' sono prodotto ne! frattempo.

    11 tema fondamentale su cui ab- biamo lavorato uti lizzando tre ar- ticoli comparsi sui Rome Daily A- merican è la conclamata esigenza. apertamente ammessa da parte di Mosca come da parte di Washing- ton, di riprendere, o rnegfio, di di- latare i traffici commerciali Est- Ovest. Seguendo l'evolversi della questione. abbiamo, a varie r ipr e- se, riprodotto passaggi di cfocumenti ufficiali rilasciati da commissioni senatoriali e da rappresentanti del- lo Stato federale. Ne! presente ar ti- colo, .esaminiamo un rapporto del Dipartimento americano del Com- mercio, reso noto dal Rome Daily American. L'ultimo sviluppo della questione

    ha la data del 17 maggio. Si t ratt a di una dichiarazione del segretario aggrunto al commercio Marshall Smith sugl i scambi tra occidente e il blocco russo. Parlando a Kansas City, egli rilevava che gli St at i Uniti modificheranno probabi lrnente i regolamenti or a in vigore per li- beralizzare il regime degli scarnbi cornmerciali tra Occidente e Orien- te (vedi 24 Ore del 18-5-54). « Il blocco sovietico - precisava Mar- shall Smith - offre il più impor- tante mercato che il mondo libero possa trovare per la sua produzione di eccedenze. Si puè ritenere che le restrizioni che gli Stati Uniti e gli altri Paesi liberi impongono an- nualmente al loro commercio con le nazioni comuniste europee saranno probab1lmente modificate per con- sentire un aumento degli scambi commerciali di prodotti di natura non militare ». A sua volta, Stassen in un'intervista televisiva · del 23-5 ha sottolineato come « il mondo li- bero abbia tratto chiari vantaggi da! commercio Est-Ovest » e ha at- taccato gli avversari della inten- sificazione degli scambi (cfr. Neue Zurcher Zeituno del 25).

    Nelle intenzioni dei dirigenti del- lo Stato americano, le economie « socialiste» rappresentate dal la Russia e dai suoi satelliti hanno tutti i numeri per funzionare da grande valvola di sicurezza della industria dei paesi super-capitalisti di Occidente, ingoiando la loro pro- duzione di eccedenza. E" noto che la differenza tra Je posizioni di Russi e Americani è data da! ritar- do con cui i secondi hanno proce- duto, spronati dai pericoli di crisi economica interna. a fare ampio riconoscimento delJa necessità di intensificare gli scambi Est-Ovest. Il governo di Mosca, con il suo co- dazzo di partiti e di movimenti pa- cifisti, lo va urlando dai tetti da almeno un paio di anni.

    Un " Piano Marshall dell' Est,,? Stabilito il principio, le difficoltà

    sono sorte subito. Facile dire, ne! linquaggio di Nenni, che Est ed Ovest chiedono di affratellarsi in un colossale « business » impiantato su almeno tre continenti. La realtà economica che in regime cap itali- sta si fonda sulle leggi del trafüco mercantile, per cui ogni prodotto viene scambiato con un altro di equivalente valore, presenta une Russia sfornita di mezzi di paga- mento. A proposito, nella puntata precedente completammo con una nostra conclusione certe malinco- niche considerazioni che il Rome Daily American faceva sulla insol- vibilità manifestata dal Governo di Mosca di fronte all'Inghilterra (le consegne di grano russo promesse a Londra subirono nel settembre 1953 un ammanco di circa 60 mi- Jioni di dollari). Esprimemmo allora il parere che, persistendo le odic> ne condizioni economiche delle Russia, l'unico mezzo per avviare ingenti traffici commerciali tra l'Est e !'Ovest sia un adeguato si- stema di prestiti sui tipo del de- funto « E.R.P. ». Fummo facili profeti. Abbiamo

    letto sui Tempo (13-5-54) che ne Ile

    Fatterelli - Leggiamo sulla stampa ingle-

    se la comunicazione ujJiciale di un accordo intervenuto col governo sovietico, in [orza del quale le ri- viste tècniche e commerciali di cc- tegoria in Russia apriranno le loro colonne alla pubblicità di prodotti industriali britannici - pubblicità che prima della guerra era per il 90 % monopolio degli esportatori tedeschi. Il « socialismo in un solo Paese » è un buon mercato per gli industriali inglesi ed ,ma buona valvola di sfogo per quel capita- lismo.

    - G. Alexandrov, oggi uno dei registi sovietici di primo piano, ha dichiarato a Cannes - si legge su « La Nuova Stampa » - che la U.R.S.S. è favorevole ad imprese di coproduzione ira cineasti russi e stranieri: soggetti e sceneggiature scritti in collaborazione, pariteticità di attori, alternanze di registi e di tecnici. « E intanto - (il solito chioda) - intensificare gli scambi ». E' la teoria della coesistenza paci- fica realizzata in campo cinemato- qrafico ira i due blocchi. Evidente- mente, quando si ammette la possi- bilità di realizzare in comune sor,- getti. e sceneggiature, ecc., si rjco- nosce anche che [ra i « mondi cul- turali », come dicono · lor signori, o, come diciamo noi, tra le sovra-. strutture ideologiche dei due bloc- chi, c'è piena omogeneità. Sotto, dunque: non solo scambio di mer- ci, ma scambio di ideologie. Il com- mercio si fa tra equivalenti.

    alte sfere della Casa Bianca del Dipartimento di St at o e dallArn- ministrazione per gli Aiuti allest e- ro è segretamente discusso un pro- getto finanziario che « verrà reso di pubblica ragione a Washington dopo la Conferenza di Ginevra ». Secondo il Tempo si tratta di Ian- ciare una specie di Piano Mar- shall per l'Est. Praticamente l'A merica sapendo di non poter vende- re in contanti alla Russia prog et terebbe di vendere a credito. ScPn,· mettiamo che. arrivando a Mosca la notizia avrà riempito il c.u.re di Malenkov di una gioia per 10 mei.. uguale a quella procurata d al l'ac- coppamento di Beria.

    « L'economia americana - prose- guiva il Tempo - sarebbe disposta a riversare la propria produzione eccedente di beni di consumo e di macchinario non avente carattere strettamente militare sui mercati della Russia sovietica e dei Paes: satelliti defla cortina di ferro. c- sclusa la Cina comunista. in cam- bio di un atteggiamento più modo rato del Crem!ino nella poht,n internazionale ». Ma proseguiamo dall'articolo precedente.

    Le condizioni poste implicitamen- te dagli Stati Uniti agli Stati che accettarono i prestiti a fondo per- duto erogati in conto «aiuti ~.R.P.» Je abbiamo viste realizzate ne! Patto Atlantico e nel progetto del- la C.E.D. Condizioni inaccettabili per la Russia che tendeva irresisti- bilmente, mentre il segretario Mar- shall elargiva filantropicamente gli aiuti intitolati al suo nome, a ta- gliarsi ne! corpo dell'Europa il suo spazio vitale. Oggi che la spartizio- ne dell'Europa è fatto tacitamente approvato dagli Stati Uniti, come la recente conferenza di Berlino ha provato, e in Asia l'avanzata della influenza russa pare pervenuta al limite massimo; oggi la Russia non rifiuterebbe generosi presthi delle banche americane, tanto più in quanto potrebbe anche non rim- borsarli, come successe ai prestiti di guerra concessi da zio Sam.

    Le notizie che leggiamo ne! ter- ZO articolo del Rome Daily Ame- rican non sono ignote ai nostri let- tori, ai quali ne abbiamo offerto un commento critico nell'articolo « La Russia a caccia di mercati esteri » (vedi n. 6). Fu Stalin, co- me è noto, a preannunciare la sce- sa in campo della produzione russa ne! mercato internazionale, nello opuscolo « Problemi economici del socialismo nell'U.R.S.S. » apparso nell'autunno del 1952. Il non inatte- so evento giungeva a confermare le previsioni del. nostro partito circa le tendenze imperialistiche del capitalismo russo, girante ormai nell'orbita del mercato mondiale, e quindi

  • T . .. • • ' IL PROGRAMMA COMUNISTA - • - a Sul filo del tempo

    liseranda schiavitù della schiappa Scomposizione in fattori Passando, finalmente, all 'esame

    dei ceti secondari dell'economia a- graria, abbiamo trattato del colono parziario (mezzadro) e del parti- colare rapporta sociale in cui esso si trova col proprietario terriero: resta a questo la rendita fondiaria, e talvolta una quota di profitto di capitale se gli appartiene del capitale mobile (macchine, bestie, ecc.) - va al colono quello che sarebbe il montante del salaria del lavoro personale, e in aggiunta una parte di profitto di capitale: Qu,,sto in due sensi: se si tratta di mimmo colono che lavora tutta la terra avuta in fitto da solo e col solo aiuto di familiari in quanto ,,gli pur possiede alctrni · attrezzt .-d ac- quista con proprio modeste capi- tale di esercizio sement-, concrmi o altro; e se poi si tratta del gr osso mezzadro o colono parzàar io, anche per il seconda motiva che eg li, do- vendo ingaggiare braccianti, pos- siede ed anticipa capitale salarr, Tutta l'analisi dei rapportt, so-

    ciali agricoli, nella trattazrone di Marx cui ci atteniamo fedelmen'.e dimostrando ad ogni tappa che n.rl- la vi è da mutare, si fa per con- fronta col caso puro delf'econorma capitalistica terriera, con le tre fi- gure: proprietario che riceve sol a rendita - fittavolo che riceve solo profitto anticipando ogni capitale.- giornaliero che riceve solo salarie. Le tre grandezze economiche pure, introdotte, si sovrappongono nei ca- si della pratica in varia modo. ma noi consideriamo le grandezze corne uniformi e omogenee, le persane e meg lio i ceti corne ibridati. Non vi è altra via di impostazio-

    ne di problemi scientifici che si abbordino con metodo quantitativo e non ... chiacchierativo. Se taluno sostiene che dei fatti sociali non è possibile scienza e teoria quantita- t iva. ma solo descrizione narrati- va. bene! costui è chiaramente col- locato e non vi è che da dirgli: signore, uno di noi è di troppo. Ma quando si pretende di impie-

    gare metodo marxista, e si tratta no questi argomenti colle masse lacrimifere, sentimentose ed ipocri- tamente atrettiformt, ingturi"ando· i borghesi non perchè agiscono e filo- sofàno da borghesi, ma perchè si comportano ~a immorali, crudeli, anticristiani, antinazionali, antipo- polari, allora a questa bassa specie

    cupazione, e piano piano l'orga- ne stabile e permanente; ha dal nizzazione politica ne fa un paga- punto di vista economico e sociale tore di canone allo Stato, e un - e qumdi ag li effetti della possi- pieno proprietario. bile maturità di azione storica dei Prima ancora del co lono, antico ceti corrispondenti - i lati negativi

    o moderno, preceduto o meno da ne! senso moderno che dipendono flotte ed eserciti conquistatori, ab- da! consuma locale immèdiato en- biamo il nomade, che anche porta tro l'azienda coi suoi poveri oriz- in giro, cercando terra, la sua for- zonti dalla scarsezza di rapporti, za muscolare e i. suoi pochi attrez- anche mercantili, col circolo gene- 21. Ma nei popoh nomadi erano le rale. Non solo corne Iavoratore il comunità che colonizzavano, spo- mézzadro minima mangia cio che standosi ,sui grossi carri che eran_o fa colle sue marri, ma corne im- ar nesr di guerra e di op~ra, e. il prenditore paga la rendita con una lavoro e il_ consuma erano immeàrn- materiale aliquota della stesso fisico t i , naturah, non fissi , ma collettiv1. raccolto. Il moderno niccolo fittavolo o . . . .

    mezzadro, in giro alla caccia di _Di quanta pru moderno 11_ conta- terra, fonda un'azienda individuale, dmo propnetano, ch~ re~dite non non espelle il vecchio proprietario pag a, essend~ il rentier. dt se stes~ nè le bestie feroci per aver luogo SO, _rrrn solo imposte O inte ressr di a seminare, ma p aga per questo de bit i, e deve farlo in denaro, men- una indennità. tre d'altro lato è legato alla sua Una tale forma sociale di eser- sede di lavoro, e di norma non la

    cizio dell'agricoltura, adunque, ha muta per intere generazioni? Non dal punto di vista tecnico e produt- certo di molto. La. tendenza ultima tivo, da quello del miglioramento è di contendergli anche la sola via della terra e dell'agricoltura, tutti di salire a salariato giramondo: la i difetti e lati negativi della prima emigrazione; e l'altra di schiodarsi barbarie, incapace di ancorare il I dalla natia schiappa di terra: la suo nutrimento ad un'organizzazio- guerra delle fanterie.

    La parcellare corona se pure l'età lo abbia allontanato armai dalla zolla e ridottolo ad una pavera larv a vegetante nella squal- Jida casa, ove al mattino lo lasciano gli adulti con distratto sguardo, e ove i bambini trasformano l'ana- logo temporaneo diritto ad oziare in frastuono e ludibrio. Spesso abbiamo ricordato le ter-

    ribili pagine zoliane sulla Terra, assistendo innanzi a notai di pro- vincia alle spartizioni fra gli eredi fatte da genitore ancora vivente, che si riserva un misera bile « usu- frutto », in quella che i legulei chiamano divisione « inter liberos ». Nello Zola la scena è michelan-

    giolesca. I due vecchi seggono ine- betiti, ed i fig li inveleniti tra loro e contra i « danti causa » fanno e rifanno il canto di quanta va ri- servato loro, resecando !'ultimo et- to di pane, l'ultima zolletta di zuc- chero per il caffè di erbe, calco- lando spietatamente il minima che basta a tenere in piedi una vacil- lante scheletrica carcassa. Alla fi- ne i vecchi si alzano tremando e appongono alla odiata cartoffia una firma, con facce da giustiziati: la bella, la sacra proprietà, protetta da dio e dal governo, è passata in mani altrui! Orbene il notaio, che non vuole

    rischiare nullità, durante la pesan- te seduta apostrofa il vegliardo sulle sue volontà e gli rispiega per la centesima volta (la fretta è esclu- sa in queste cose dalla millenaria

    ta. Tu, gli grida solenne, tu, hai capito, tu solo, sei Signore e Re; Signore e Re! La legge ti fa tale! I rivoluzionari del novecento so-

    no più pedestri e sbiaditi dei notai dell'ottocento. Oggi fanno le fe- sticciole in tricolore e rossa sporco per la consegna in proprietà delle terre alle famigliole rurali, inneg- giano anche essi a questa corbella- trice signoria degli stenti, a questa corona degli straccioni. Nella presente società tre sono i

    bersagli su cui l'artiglieria rivolu- zionaria è puntata (e non l'avete inchiodata per sempre, o parcella- risti !) : famiglia, eredità, proprie- tà. Sono bersagli da abbattere non solo quando sono in mano ai pochi, ma soprattutto se distri buiti tra i molti.

    Dietro il paravento

    densità ridottissima di popolazioni, e sperimentèJ le. grandi aziende di Stato o conventuali. Forme molto più torbide rimasero

    nell'oriente d'Europa, anche per la, minore influenza di una società tec- nologicamente differenziata ed e- voluta in tutti i sensi come quella della Roma classica e anche cri- stiana. Vedete corne Marx ne de- scrive una, trattando di questo ci- reneo della produzione che è il « Jibero » contadino.

    « ln Polonia e Romania l 'antica proprietà collett iva è in parte so- pravvissuta ed ha servito di pre- testo allo stabilirsi di forme infe- riori della rendita fondiaria. Una parte del suolo appartiene singo- larmente ad ogni contadino ed è da lui coltivata. Un'altra parte viene coltivata in comune, e dà un sopr'a- prodotto che serve a pagare le spese della comunità, ed anche a costituire fonda di riserva per le cattive annate. Queste due ultime parti del prodotto, e alla fine il sopraprodotto intero e lo stesso suolo, sono a poco a poco usur- pate da funzionari dello Stato e da particolari, e i primitivi proprietari, restando costretti al lavoro cornu- ne, divengono « taillables et corvéa- bles à merci» (assoggettabili a piacere ad estorsioni, e prestazioni di servizio comandato) mentre gli usurpatori si trasformano -in pro- prietari non solo delle terre cornu- nali occupate, ma di tutte le pro- prietà ». Questo passa fa pensare al lato

    vizioso del colcos russo: il consen- tire a ciascun membro dell'azienda di lavoro collettivo (che è poi una azienda capitalistica di Stato che versa prodotto al mercato. paga spe- se e salari) di tenere a parte il campicello individuale su cui la- gricoltura frazionata, sebbene con

    vora e raccog l ie per il suo consumo di famiglia: economia dunque mez- z a mercantile, mezza premercantile addirittura.

    Marx si libera con pochi cenni dei sistemi di produzione collettiva in cui rimane un margine al p ropr ic- tario non distinto dall'imprendito- re. In tali forme non trinitarie ma dualistiche, da un lato sta il brac- ciante della terra non proprietario nemmeno di attrezzi, che riceve gli alimenti o salaria in natura, del- l'altra (indistinto) tutto il sopr ala- voro che in teoria dist inguiamo tra profitto e rendita. Una forma è la produzione schiavista del mondo classico, in cui tutto appare corne rendita, una più moderna quella delle « piantagioni » di America e di altri continenti, ove con mano- dopera locale semischiava si produ- ce riso o caffè per lontani mercati. Forma poi attuale è quella del pro- prietario che gestisce, came suol d ir si , in economia, ossia senza fit- tavolo ma a mezzo di lavoratori sa- lariati direttamente.

    Abbiamo visto dunque la trinità diventare dua!ità nella piccola co- lonia (colono e proprietario: bino- mio lavoro + capitale, contra mono- mio proprietà) e nella gestione di- retta (lavoratore e proprietario: monomio lavoro, contra binomio capitale+proprietà). Resta la sin- tesi dei tre·nell'uno: lavoro, capi- tale e proprietà.

    « Resta dunque la proprietà par- cellare. II contadine è al tempo stesso il proprietario della sua ter- ra, che appare corne il suo princi- pale strumento di produzione, co- rne il solo campo in cui egli puô far valere il suo lavoro e il suo capitale. Non compare dunque più 'la rendita corne particolare forma del plusva lore, sebbene, nei paesi a produzione capitalista, si possa ben rappresentarla corne un sopra- profitto rispetto ad altri rami di produzione (si capisca questo ri- flettendo che il catasto fiscale an- che per la particella appartenente a lavoratore diretto affibbia, senza arrestarsi, oltre al « reddito agra- rio » dell'impresa il « reddito do- minicale» del proprietario), soltan- to che un tale sopraprofitto, inglo- bato nell'intero prodotto del lavoro, viene al contadino stesso ».

    Agricoltura minima Quanta disti il marxismo da og ni

    stima per il sistema parcellare lo si puè dedurre da questi passi. « Questa forma di proprietà fondia- ria suppone che la popolazione ru- rale è, corne nel!e antiche società, ben superiore numericamente alla popolazione urbana; che la produ- zione capitalistica, se già esiste, non è sviluppata che limitatamente; che nelle aitre sfere di produzione la concentrazione dei capitali è ancora scarsa, in una parola che prédomina anche in queste lo spar- pag liamento dei capitali ». Ognuno vede corne sono tutte condizioni di fatto negative per lo sviluppo della latta di classe moderna e per il so- cialismo. « La maggiore parte del prodotto agricolo viene naturalrnen- te consumata da! produttore corne immediato mezzo di sussistenza, e solo l'eccedenza passa corne mer- canzia nel commercio delle città ». Qui il punto è sottile, il passag-

    gio molto delicato. Siamo in una situazione notevo!mente distante da quella in cui si presenta possibile il trapasso da capitalismo a socia- !ismo, siamo in una fase storica- mente arretrata. di capitalismo troppo poco avanzato e allo stato ancora infantile, se non embriona- le. Ma intanto va spiegato corne il prezzo del grano (del pane, dell'ali- mento in generale) sia inferiore a quello di un regime capitalistico in pieno sviluppo, con grandi a- ziende terriere condotte da impren- ditori industriali e opérai salàriati. Poichè poca parte del prodotto

    è venduta su mercati, è difficile parlare di prezzo generale corrente. Ma è certo che la rendita differen- ziale esiste, se pure non si mani- festa in cifre economiche di tran- sazioni. Il contadino che occupa una terra più fertile a parità di sforzo produce più grano, che evi- dentemente vende, per l'eccedente, al prezzo stesso di vicini che ne ri- ca vano meno. Fruisce dunque della rendita differenziale, anche se la trasformasse in parte in un mag- giore tempo di riposo. In questa for- ma della piccola proprietà, Marx avverte, emerge il prezzo della terra. che « appare al contadino co- rne un reale elemento della sua spesa di produzione ». Quindi tale prezzo in denaro figura « nelle di- visioni ereditarie corne negli scambi totali o parziali di proprietà ... e lo acquirente spesso deve ricorrere all'ipoteca ». Sembra quindi che la rendita sia in ragione del prezzo della terra e non della diversa fer- tilità di terre che vendono il pro- dotto a pari prezzo, ma è sempre vero che si determina prima la rendita, e da questa « portata a capitale » si deduce, al saggio di interesse corrente. quello che si chiama prezzo della terra. Quindi la rendita differenziale esiste nel- 1 'agricoltura parcellare: ma è qui,

    a capitalismo agrario non diffuso, « che precisamente bisogna ricono- scere il caso in cui non vi è ren- dita assoluta ». Sappiamo infatti che questa quo-

    ta di rendita sor ge dal fatto che il prezzo di vendita, oltre a raggiun- gere il prezzo di produztorie del ter- reno peggiore, lo supera di un tan- to che dipende dall'esistenza di un prezzo-monopolio superiore al « va- lore » del prodotto, ossia che, oltre aile spese e al profitto calco!ato al saggio generale industriale, contre- ne un ulteriore eccedente. Tutto ciô avverrà quando vi sara

    produzione industriale generalizza- ta, mercato generale, stabilizzazione del medio saggio di profitto delle- imprese. Allora sarà possibile fis- sare il valore dei prodotti, e veri-- ficare che, in forza del monopolio fondiario, e della assoluta neces- sità del consuma elementare, il gra- no ha corne prezzo generale di mer- cato una cifra super io re al suo valore. Il quale valore dipende dal prezzo di produzione singolo del' peggiore terreno. ripetiamo, forma- ta da salaria, spese di capitale co- stante. profitto media. Ma con la piccola produzione non

    soltanto questo ulteriore salto del prezzo, che dà sopraprofitto (ergo rendit a) anche sul terreno peggio- re, non si verifica, bensi puô acca- dere che, dato che il lavoratore stesso incassa, nel vendere il pro- dotto, il rimborso spese, quello che crede sia il suo « salaria », 'u pro- fitto e la rendita, gli convenga la- vorare e produrre anche tagliando non solo tutta la rendita, bensi parte o tutto il profitto. In altri termini: in economfa

    tutta capitalista il limite inferiore del prezzo del l'al imento base deve coprire: salaria, capitale spese, profitto media, rendita assoluta. In economia precapitalista il li-

    mite inferiore del prezzo sçende molto più sotto: è puramente spese, più salaria. Appena passato tale basso limite puô avvenire che il coltivatore gestisca la sua terra o compri terra da gestire.

    « Non è dunque necessario che il prezzo corrente di mercato sia eguale al valore o al prezzo di produzione del prodotto ». E' questa una delle ragioni che fanno si che nei paesi, ove la proprietà parcel- lare predomina, il prezzo del grano sia =eno alto che nei paesi a pro- duzione capitalista; una parte del sopralavoro dei coltivatori che la- vorano nelle più sfavorevoli condi- zioni non entra nella flssazione del prezzo di produzione nè nella for- mazione del valore : essa è gratuita- mente data alla società. Ma questo prezzo poco elevato risulta dunque dalla povertà dei produttori, non da otto. produttività del loro lavoro 11.

    ( continua in 4.a pao.J

    '.l

    di contradittori va rivolta una apo- strofe meno cavalleresca: voi fetete col cuore! II metodo scientifico che svolge

    la teoria dei « processi puri » sen- za bisogno di estbir-no un campione « concreto », e mediante le scoperte relazioni riesce a rnpp resenta rc. spiegare, anticipare il decorso dei processi composti, che solo sr dan- no nella realtà (e che a marcio dispetto di Hegel dice tranquilla- mente che quello che è razionale non è reale e quello che è reale non è razionale) non è niente di misterioso e se ne possono dare mille esempi.

    Supponiamo di porci il problema tutt'altro che « teoretico » del tem- po in cui un veicolo a motore r ag- giunge una data velocità; e soprat- tutto di que llo in cui si ferma ... prima di averci schiaffato sotto. Su tale tempo influisce, olt re si inten- de la potenza motrice e la massa del veicolo, sia la levigatezza della strada, che la sua pendenza (salira 0 discesa), che la resistenza del mezzo (aria nel nostro caso, e ven- ta). Si arriva a dare la risposta quando si sono « scritte » le leggi del moto su una strada piana che non abbia attrito di rotolamento e fuori dell'aria (strada che podero- samente non esiste), poi del moto su un piano inclinato nei due sensi, poi dell'attrito volvente, poi della resistenza dei mezzi. Dalla combi- Il lavoratore della terra che la nazione delle leggi dei vari detti rivoluzione borghese ha reso pro- processi nel caso pr at ico, si deduce prietario esclusivo dello spazio che la conclusione snecifica ; e in rela- le sue braccia arrivano, a costo di zione a tutto quest.o il guidatore spezzarsi e pendere inerti dalla preme J'acceleratore, frena, muta contorta. spina dorsale. a frugare rapporta, spinge in sa!ita senza e- spasmod1camente per tutta una m- sitare, scende con prudenza, preve- sonne vita, non ha padrone. Non de l'effetto di un vento turbinoso, ne ha davanti alla !egge, alla lette- delle curve, e cosi via. Si capisce raturâ e alla filosofia: questo è tut- bene, anche senza sapere le leggi to per il liberalismo capitalista. ed formali singole. Ben deve saperle è quindi quasi tutto per l'anarchi- perè> chi vuol stabilire pe.rchè il smo libertario. Quasi, in quanta vo- fattaccio è successo, e costruire la lendo arrivare alla formula ampol- macchina e la via in modo da ve- losa: nè Dio nè padrone, occorre- dere di evitarlo. E' reale subire rebbe fare i conti col parroco che l'investimento, ma è più razionale sui piccoli contadini (anche se non scansarlo. ci sono più decime) esercita una Quindi invece di corteggiare ,j dittatura sociale e politica vera e

    contadino proprietario lavoratore. propna.. . . . . . e peggio !evarlo a modello ideale I partit! gia marx1sh _che hann_o dell'uomo libero e autonomo, noi tra t contadm1 parcellan un segu1- d d·sarti-larlo 11enza esita- to forte non hanno solo dovuto ovremo 1 "''"' h . · h zioni e mettere in luce gli organi ar~ttare 11 mar:"1smo, ma anc e del salariato, quelli dell'impresario vemre a pattt coi_ preti, ~ia questo e ouelli del oadrone. Due anime. alla scala statale m Russia a quel- ahi~è. sono 1~ lui. ed anzi trf:: qui la elettorale ~n ltalia. 1 t ag d' 1 La nvoluz10ne borghese ha da a r e Ia. una parte distrutto gli obblighi

    • feuda!i, e reso libero il contadmo

    H d I servo, dall'altra ha creata la « pri- . oma' e e CO ODO vata sicurezza_» della_ i:iroprietà p~r- sonale anche 1mmob1ltare, che g1u- ridicamente è la stessa senza 1.ü-

    ll colono ha una fisiologia socia-1 a chiara luce nell'applicazione a guardo all'estensione e senza ri- le più semplice del contadino pro- vanve_ra ai _ca?-on! ~ssati per le lievo. alla differenza tra propr!et~ prietario: non ha nessun sapore. grandi propr1eta. s1a 1n denaro, sia m cu1 lavora 11 tltolare, e propneta nessuna tinta di proprietario im- (a solo titolo fittizio, e di compen- in cui lavorano altri. mobi!iare. Fatto il relativo saggio so al!e oscillazioni valutarie) in Stava già scritto prima ,del Ma- chimico o clinico si trova zero: un grano. Forti somme passarono cosi nifesto, da un Marx che aveva forse I prassi) gli articoli del codice sulle tale saggio si fa aprendo i registri dai proprietari terrieri ai capitali- appena vent'anni, che il comuni- facoltà del testatore donatore in vi- de! catasto: il suo nome non vi sti della terra. mettendo in chiaro smo è la distruzione della sicurez- figura corne ditta intestataria di corne tutte queste_ misure non fa- za privata fin qui esistita. Ma que- nessuna particella annotata nelle voriscono in realta 11 lavoro agn- sta sicurezza privata, integra sul mappe, nemm~no di un metro colo, ma. il capitale ag_ricolo, e se piano concettuale, quanta costa al quadro. demagogicamente solleticano il con- privilegiato fondiario in quaran-

    11 colono non è legato alla terra: tadino mezzadro e colono, lo fan- tottesimo, se la sottoponiamo alle è un Jibero, corne lo era nella stes- no solo per la sua bastarda strut- misure economiche, il modulo delle sa antichità. Egli possiede si una tura di imprenditore, che nella quali abbiamo predisposto? Ecco il scorta, un bagaglio, che pu6 tutto sostanza è quella che lo frega, Ma punto. caricare su qualche carretto, e pos- il confusionismo e la sporca lega 11 piccolo contadino che sta nella siede la bestia che lo tira: puà slog- tra interessi di lavoro ed interessi sua terra e nella sua casa gode giare, andarsene a coltivare, colla di capitale di impresa .chiu~e in sè, della certezza di non doversi atten- stessa figura sociale di lavoratore- corne la formula fasc1sta, 11 succo dere da un'alba all'altra - corne il gestore, un altro lembo di terra. della f_ormula economico-s~ciale dei salariato - o da una stagione al- In genere il piccolo colono de- fu « C1ellenne », della stag1one (as- l'altra - corne il piccolo colono -

    testa il mùtare: corne nel caso del sai più fessa del ventennio) che l'ordine di sgombero. Uscirà solo grande fittavolo egli anela al Jun- tutti schifiamo, nelle vicende mu- se vorrà e al prezzo che vorrà: nul- go fitto, e alla riconferma del fitto tevoli della politica italiana. la potrà costringerlo se non un alla scadenza, mentre il proprie- Il colono dunque si distacca dal contratto di scambio, Jiberamente tario preferisce non rinnovare e piccolo proprietario perchè questo accettato, e fedele alla legge degli fare brevi fitti: egli ben sa che in è fisso alla sua terra (salvo il caso equivalenti. Tutto questo è diritto: tal modo il colono lascia nella ter- di vendita e compra pienamente fa- in economia marxista abbiamo ben ra una quota di capitale-lavoro di- coltato dallo ingranaggio borghese) stabilito che la terra non essendo venuto miglforamento fondiario, e mentre quello puo spostarsi ovun- un prodotto del lavoro, e in un am- suscettibile di elevare la rendita que, in principio. In entrambi i ca- biente mercantile una merce, ha Si tratta ora di definire la realt:i meritevole. si si ha prevalenza del consuma un prezzo in senso improprio, ma sociale che sta dietro questa pa- Grandi furono nell'Italia dell'an- entra l'azienda delle derrate pro- non ha « valore » e non soggiace, rata di sovranità fasulla pesando i

    teguerra le lotte contro gli escomii, datte, e quindi sottrazione al circolo nei suoi trapassi, alla legge del va- fattori economici, e a tal fine è ossia le espulsioni del colono per mercantile. Picco!a proprietà e co- lore, se pure la legge (gerarchica- bene riattingere aile pagine di volere del proprietario, con la forza lonia hanno effetti opposti alla mo- mente tanto inferiore) della concor- Marx. della legge, e non prive di sangui- derna circolazione dei prodotti- renza fa gioco (equivoco) anche in Abbiamo detto di voler calcolare nosi episodi. Oggi sembra una gran- merci, ma più della colonia è fos- questi trapassi. Nessuno puè> infatti quanto il piccolo proprietarlo pa- de conquista sociale il « blocco » de- sile la proprietà parcellare, dato dire: stanzio tanto denaro-capitale. ga per la conquistata « sicurezza » gli affitti agrari che proroga la che ostacola anche la circolazione e mi fabbrico tanta terra. La terra dopo il convenzionale « affranca- scadenza dei contratti e impedisce degli uomini lavoratori. si trova e non si produce: puà es- mento ». Qual'!do i barbari si spin- in date misure l'aumento dei cano- Una classe dominante, e sopra sere gratuita, pu

  • 4 IL PROGRAMMA COMUNISTA

    f noi votiamo per I' industria

    t conti nua dalla 3.a pag.) Possiamo noi considerare come

    avvicinamento alla società comuni- .st a o gni forma che tenga di questo .strano rapporto? Si produce con sciup io di forza lavoro e con me- todi inchiodati ad esigere molto lavoro per poco prodotto, ma il .consumatore da mercato (minoran- za, per definizione, ne! detto sta- dio) paga poco l'alimento in quanto la classe dei produttori minimi si contenta di regalare il suo sopr a- Iav o ro ? Indubbiamente nella società -comunist a tutti ·rega!eranno alla società tutto il loro sopralavoro. ma, al limite, avendo incoraggiato non solo nella sfera del manufatto ma in quello dell'a!imento il r ag- giungimento della massima p rodut- t ivit à del lavoro, la società « Iibe- rerà tutti da! !avoro necessario » (non è citazione, ma quando la tro- veremo lo diremo).

    · Questa società deÜ'agricoltura parcellare di cui qui Marx disegna la struttura in tr at ti decisi, è una società di oppressori; e si auto- rizza un nostro vecchio titolo che (ne! parallelo tra questione agraria e questione nazionale) assimila 11 piccolo contadiname ad un popolo ·soggiogato; ridotto al !ivello degli Iloti della Grecia antica. Il prezzo del manufatto nello svi-

    luppo capitalista non è disceso in- vece, perché si sia estorto ulte;iore sopralavoro all'operaio manifattu- rante, ma perché il passaggio dalla piccola azienda alla grande, consen- tendo di utilizzare gli apporti nuo- v i della tecnica e della scienza, ha fatto corrispondere sempre p iu massa prodotta a sempre meno tem- po di lavoro.

    Togliendo, colla rivoluzione pro- letaria, l'opposizione diametrale tra questo processo di aumento di pro- duttività ne! campo industriale. e quello di immobilizzazione e r in- culo della produttività ne! campo agrico!o, e soltanto in tal modo, sarà possibile ad una sufficiente massa sociale di alimento e di pro- dotti manufatti far corrispondere poco tempo di lavoro medio gene- rare, dato alla società e ad essa

    -sol a, in quanto società senza classi , senza redditi compartibili in tipi trinitari basa li. e in tipi misti de- rivati. e affibbiati dalla legge alle persone-ditte.

    E il testo anche qui verrà a defi- nire la società comunista, messa in -contrapposto ag li assurdi della pic- cola e grande produzione borghese.

    « Per la sua stessa natura la pro- prietà parcellare esclude : lo svi- luppo della produttività sociale del lavoro, le forme sociali del lavoro, la concentrazione sociale dei cap i- tali , l'allevamento in grande, la progressiva utilizzazione della scienza ».

    « L'usur a e lP imposte la rov ina- no dappertutto. Il capitale consa- crato allo acquisto di terra difetta alla co ltur-a, all'esercizio. I mezzi di produzione sono polverizzati al- l'infinito. Vi é un sciupio folle di forza umana. La progressiva alter a- zione delle condizioni di pr oduz io- ne e il rincaro degli strumenti di produzione sono necessarie leggi della proprietà frazionata. Ed infine le annate di raccolto abbandante ·sono, per un tale modo di p rodu- zione. un flagello! ».

    Qui Der mantenere la 1>arola po- sp_oniamo una dimostrazione sugge- st iva sulla natura di non-capitale del prezzo della terra: come di ogni acquisto di « diritti fruttife- ri »; chiodo che battiamo, perché tutto il marxismo è li.

    « Nella piccola coltura il prezzo. della terra. forma e risultato della proprietà privata, costituisce la barriera alla produzione. Nella grande coltura. e una volta sotto- posta la prosperità privata alla pro- duzione capita!ista. è sempre la proprietà che costituisce barriera perché essa arresta l'imprenditore fittavolo nel collocamento produt- tivo del capitale (questo si è capi- tale perché non compra la terra. che resta al proprietario, ma ai spende per ricompàrire in maggio- rato prodotto), in quanto ciô in de- finitiva profitterebbe al fondiario ».

    « Nei due casi (proprietà cont adi- na, agricoltura capitalistica), nei due casi (tutte le attenzioni ! prima di calare la mannaia sui modo di produzione che ne infesta, il fascio improvviso di luce su quello di do- mani l) IL TRATTAMENTO RAZIO- NALE DEL SUOLO, PROPRIETA' PERPETUA DELLA COLLETTIVI- TA, INAUENABILE CONDIZIONE DELL'ESISTENZA E DELLA RI- PRODUZIONE DELLE · GENERA- ZIONI SUCCESSIVE, fa luogo allo sfruttamento e al dilapidamento delle forze deJla terra. E' cosl nella piccola proprietà. in quanto le man- oano i mezzi e· la scrertza che per- mettono di utilizzare la produttività sociale del lavoro: è cosi nella grande perché fittavoli e propr ie-

    tari sfruttano quei mezzi per a r- ricchirsi ne! più breve tempo ... ». Fermatevi ! Non vale creare o

    sopprimere piccoli o grandi pro- prietari nella personale titolarità. Bisogna, ner la centesima volta, colpire più a fondo.

    « E' cosi nell'una come nell'altra, nella piccola e nella grande pro- prietà, irerch.è dipendono tutte e due dal PREZZO CORRENTE ».

    sono gli aggiuntori al marxismo di teorie sui fatti « ignoti a Marx ») e dell'economia marxista una ed indi vi si bile. Abbiamo g ià definito quei terrni-

    ni, al modo di Marx, nelle prece- denti esposizioni, quando abbiamo mostrato che quei tali socialbarba- r ic i non ci hanno capito niente . Capitale fisso per i borghesi sig ni- ûca il valore di acquisto di tutto l'impianto · produttivo, come mac- chine, fabbricati, ecc. Capitale ci r- colante è invece il valore delle

    p r ar la terra) è di conferire allac- quirente un t iiolo sulla rendita an- nua. ma esso capitale non inter- viene nella produzione di tale re n- dita ».

    Schiavo un passo avanti L'eaernp io storico rende la cosa

    comprensibile. « Si prenda per e- sempio il sistema schiavista. Il pr ez- zo pagato per lo schiavo non è che il p!usvalore anticipato o capitaliz- zato, o il g uadagrio che lo schiavo apporterà. Ma questo prezzo non fa parte del capitale che permette di ottenere quella plusvalenza ». Per lo schiavo la cosa è p iu evi- dente: il capitale che permetterà di ottenere dal lavoro di esso la plusvalenza sarà una macina. un arcolaio, del grano, della canapa, e inoltre del cibo che si sornm in i- strerà allo schiavo. Ma non il suo prezzo di acquisto, che resta lo stesso se muore dopo 15 giorni di malattia o di infortunio, e che sa- ,rebbe follia vedere compromesso tutto nel poco filato o farina pro- dotti nel breve lasso di tempo. Non si vorr à prendere per un p a-

    radosso la frase seguente: « Al con- trario il prezzo pagato per lo schia- vo è un capitale di cui il padrone si è disfatto, prelevato da quel!o di cui dispone per la produzione· propriamente detta ». Infatti mor- to lo schiavo il padrone rimpiange di non poter più comprare altre macine, te lai. materie prime, cibi, e magari lo rimpiange anche a schiavo vivo, se ha speso tutto il suo liquido. Cosi avviene del misero gestore

    della disgra~iata schiappa di terra. Gli occorre lavoro: e ne ha; lo ha anche nella sua famiglia: sia ma- lato o ubr iaco, e venga una notte la tempesta che potrebbe disperdere il vivaio o il po l la io, egli caccerà dal letto a colpi di cinta dei pan- taloni la giovane fig Ii a perchè cor- ra seminuda all'aperto e provveda. Il re, il signore del poetico camp i- cello non dorme nessuan notte del- la v it a , dai orimissimi anni con tutti e due gli. occhi e orecchi 'chiu- si... G!i occorre un poco di vero e proprio capitale e lo ha talvolta, o anche per questo si indebita al tempo del seme o del concime. Ma non basta. La schiappa paterna di- visa a sei o sette famiglie dei figli non Duo bastare a campare, e in gene;e si dovrà comprare un poco di altra terra. Altro debito, altra ipoteca, altra vendita di forza. non dissimile da quella di schiavo (il capitalismo della prospera America riserva un simile trattamento anche al salariato, sotto forma di generi venduti a rateazione ).

    « La spesa di capitale denaro nel- la compera della terra non è dun- que un collocamento di denaro riel- l'agricoltura. E' una diminuzione del capitale che i picco li gestori

    Non vi era contraddizione con l'altra formula luminosa che « nem- meno la società è proprietaria della terra ». Anche ne! linguaggio dei comuni giuristi, una proprietà che diventa perpetua e inalienabile, non dà luogo a un diritto sicut domi- nus, da padrone, ma solo a quel tale usu_frutto ( vedi il passo ne! numero precedente, terzo capito- letto ).

    materie prime da acquistare e dei salar i da pagare. Pe r noi marxisti invece il capi-

    tale si divide nella parte vanabile . che va in salari, e nella parte co- stante che comprende tutte le altre

    Azien~e putrefatte, ~istruttrici ~i forza lavoro

    anticipazioni occorrenti in un ciclo produttivo. La distinzione tra ci r- colante e fisso è per noi questa: la spesa per le materie prime ad e- sempio è capitale circolante in quanto serve tutta integralmente a ottenere il dato prodotto. La spesa per una macchina entra nella parte fissa del capitale costante, ma non per tutto il costo della macchi- na, che dopo il ciclo produttivo è ancora li, bensi per la sola quota di logorio, di ammortamento: quin- di la spesa va in conto capitale in tante quote per tanti distinti e suc-

    Questo èurioso titolo tedesco-la- cessivi cicli di lavorazione. tino, che vuo l dire: estensione O Nel caso agr ar io tutte queste intensità? appartiene all'opuscolo spese, siano salari, siano sementi, di un Maron, che Marx cita, e su siano concimi, siano quote di lo- cui Engels si rammarica di non gorio di macchine ed altro, for- avere indicazioni maggiori. mano capitale anticipato, che si

    Al solito questo Maron, che Marx porta ne! va!ore del grano prodot- giustifica per essere tedesco e non to, maggiorandosi di profitto no r- economista di professione (voi al- male e di rendita. Nel conto fatto Iora, don Carlo?) formula bene a nostro modo il valore della terra quello che è il contrario della ver i- non entra mai, come non entrereb- tà, e fa comodo. Questo non é Jus- bero il valore di costruzione o di so dialettico, ma solido metodo di stima della fabbrica e installazioni ricerca. meccaniche della FIAT. Il Maron opina che il capitale spe- Sentiamo battere un'altra volta

    so nell'acquistare suolo è un capi- questo chiodo essenziale, a colpi tale di investimento, e discute in di mag lio, Consumeremo un poco la seguito le « varie accezioni di ca- testa del maglio, è possibile: bene. pitale di investimento e capitale di solo questi poch i grammi d'acciaio esercizio, cioè di capitale fisso e andranno ne! conto del capitale capitale circolante ». costante, e non il costo del bestio-

    Il parere di Marx gli è subito ne. Per dure che siano le teste, e piantato davanti; il capitale speso assordante il rimbombar del ma- per la terra NON è capitale di glio, non sarà cifra g rossa. investimento, nè capitale di eser- « Il o rezzo della terra non è che cizio. E non lo è nemmeno, ~ di- rendit; capitalizzata, ossia ant ici- spetto dello stesso Maron, « il ca- pata. Se la gestione è capitalistica, pitale che si consacra in Borsa allo ossia il proprietario fondiario non acquisto di azioni o di valori di . riceve che solo la rendita, e il fit- Stato ». Questo « non è capitale ' tavolo al di fuori di tale rendita collocato in uno dei rami della null'altro paga per la terra. è evi- produzione ». dente che il capitale che fu con-

    Veniarno all'importante tesi che: sacrato a comp rar-s, quella terra ciô che assicura al titolare il go- porta un frutto (interesse) al pro- dimento di una rendita non è ca- prietario fondiario, ma non ha pitale. E' capitale quanto speso per nul la di comune col capitale inve- ottenere un prodotto e per godere stito nell'agricoltura (collocato, im- di un profitto. piegato, piazzato, ma sempre dal Siamo in presenza dei due modi solo fittavolo). Esso non rientra ne!

    diversi di vedere la dinamica capi- capitale in funzione nè ne! capi- talista dell'economia borghese ( e di tale circolante. Tutto cio che esso quei suoi leccatori di piedi che fa (il capitale consacrato a corn-

    Ma, ancora una volta, ben sap- piamo dove è il Pentagono che bi- sogna fare saltare per distruggere la doppia barriera contro il cornu- nismo: è nel sistema mercantile, nella legge del prezzo corrente. Troviamo uno di questi Pentagoni ovunque troviamo una Banca di Stato. Ma pensiamo pure a quello atlantico.

    Extensio oder lntensio

    Non è fare della demagogia dire che ne! campo dell'industria serica nel Friuli-Trevisano si svolge da anni un tipo di sfruttamento colo- niale. Va not ato che ne! contadina me si fa strada la tendenza ad al, battere i gelsi e a sfruttare il ter- reno per altri prndo tti, essendo Il prezzo di pagamento dei bozzol i r r- dotto ai minimi termini (lire 500- 600 al kg.): d'altro canto, i tlLrnd1e- ri preferiscono chiudere dicluar-111- do che. mentre il mercato in• e1 :rn non assorbe che una quantità m,- nima di filato, sui mercato mondia- le la concorrenza impedisce 11 collocamento del prodotto; infatti, l'alta resa del seme-bachi giap- ponese ( 1 kg. di bozzoli giapponesi rende il 40 % in più dell'italiano ). l'attrezzatura altamente sviluppata dell'industria nipponica, il basso te- nore di vita di quella mano d'ope- ra e, per contro, la paga-base ita- Iiana di 700 lire giornaliere, impe- discono al nostro filato di affermar- si. Il fatto é in realtà che le nume- rose filande sparpagliate nel Friu!i (circa 35) sono in condizioni tecni- che arretratissime. completando co- si il catastrofico quadro di questo settore dell'economia capitalistica italiana. La conclusione dovrebbe dunque

    essere un funerale di terza classe e l'eliminazione di cadaveri pesti- feri che ancora ingombrano il ter- reno. A che cosa si assiste invece? All'intervento dei salvatori di una industria putrefatta sotto la veste del « Consorzio Cooperative Filan- de Seriche ». C'è un'azienda da sal- vare? Pronti! Sono il direttore del C.C.F.S. Creiamo una cooperativa. l'aggiungiamo aile aitre già con- sorziate. paghiamo l'affitto al pro- prietario della filanda, ci facciamo dare dal Consorzio Bozzoli la ma- teria prima e. alla fine del ciclo, la paghiamo non in denaro ma in

    filato. Il gioco è fatto ! Le filande potranno riprendere il lavoro: non è forse una benedizione poter lavo- r are? Che diavolo, aprire i battenM delle fabbriche anzitutto! Natural- mente, nella filanda trasformata in cooperativa i contratti sindacali non sono validi; percià, delle 700 lire di paga sindacale non se ne parl;i più; si farà un calcolo caso per caso. a seconda della capacità pro- duttiva della singola filanda e del- la volontà di sacrificio delle op-2-

    f.e be lie tro11ate In una corrispondenza da Genova

    al Mondo, Nello Mari insegna che « la rinascita economica italiana, promossa dai siderurgici per l'af- fermazione dei meccanici, è ajJidata soprattutto ai sinaoli cittadini; o- gnuno di noi deve consumare più acciaio ». Consigliamo ai conares- sisti dell'alimentazione riuniti a Bo- logna lo studio di una dieta a base di laminati. A Milano, ali stalinisti hanno de-

    ciso di salvare anche l'industria dolciaria, sebbene i manifesti della C.G.I.L. denuncino l'aumento dei profitti della società Motta di qual- cosa come il 630 % dal 1948 al 1953 e non si veda quindi che cosa dovrebbe essere salvato. La solu- zione, comunque, è indicata dal ti- tolo del convegno: « per l'aumento dei consumi dolciari popolari e lo sviluppo dell'industria ». Illustri parlamentari hanno spezzato le lo- ro lance a favore dei. biscottini a buon mercato. Era presente l'ombra di Maria Antonietta (« Non hanno pane? mangino pasticcini »): gli Alemagna. i Motta, i Guglielmone, i Pavesi, battei-ano freneticamente le mani.

    Miseranda schiavitù · della schiappa ~·:~~;~,~~:~,b~:'.:1;{ f1tf~ « decennale della Resistenza ». Ecco il programma della manifestazione. sottoscritto, naturalmente, da tutti i partiti del C.L.N. compresi gli aborriti monarchici: aile ore nove il sindaco tog!iattiano. in omaggio aile circolari pervenute da via del- le Botteghe Osct.ire, e seguito da tutti i consiglieri comunali, si è re- cato ad ascoltare la messa celebra- ta da! parroco, in gran pompa. per i morti della Resistenza. Quindi tutto il corteo si è recato al civico cimitero (dove si vede che bisogna essere riconoscenti ai morti per le fortune stipendaiole e affaristiche di lor signori) a deporre una coro- n a di fiori. Nel discorso celebrativo tenuto in

    piazza, il sindaco si è dichiarato so- lida!e col « suo più grande collega La Pira » perchè gli pomini pos- sano svolgere tranquillamente e in pace i loro affari e consegnare a1 posteri le rispettive città « più ric- che e belle di traffici e monumen- ti ». Il sindaco togliattiano di Piom- bino ha poi detto di confidare nel- la saggezza e nella bontà... degli uomini politici che sono al governo delle nazioni perchè nel mondo continuino a sussistere la pace, la prosperità e la democrazia, ed ha promesso che i partigiani lotteran- no sempre per questa pace e questa dem"crazia. Al termine del discorso il rappresentante democristiano, tutto commosso, ha slret to caloro- samente la mano al sindaco di par- te avversa; quindi, terminata la fe- sta, tutti hanno mandato a casa a meditare il popolo turlupinato.

    Ma, mentre sui vari pulpiti rizza- ti nelle piazze i sindaci togliattiani si abbracciavano commossi coi rap- presentanti dei partiti di « destra ». e i pseudo comunisti di Di Vittorio facevano altrettanto coi rappresen- tanti dei padroni, la classe degli sfruttatori continuava a fregare su tutte le piazze d'Italia i proletari organizzati e no nci sindacati. con la conrnvenza dei vari dirigenti as- sisi nelle Camere del Lavoro o sui- le comode poltrone delle Commis- sioni Intern('_ All'Il\-a di Piombino. la direzione locale dello sta bili- mento ha concesso agli impiegati somme che vanno dalle 100.000 lire ad un milione, mentre la C.G.I.L. ordinava i soliti scioperi a singhioz- zo (due ore per turno) incontrando il parere avverso della U.I.L. e del- la C.I.S.L .. soddisfatte delle somme concesse agli impiegati anche se gli operai non hanno avuto nulla. E' cosi, invero, che si rendono « più ricche e belle di traffici e monu-

    raie. si partirà da un minimo di lire 500 giorna!iere e, nella misura che la produzione unitaria aumen- terà, anche la paga tenderà al rial- zo (puà avvenire anche il caso con- trario, come nellà filanda di Cla- niano. dove le filandiere si sono viste dimezzare la paga «minima» e, se tutto va bene, si potrà anche riscattare la fabbrica, come sta avvenendo a Pozzuolo).

    Cqme si vede, il programma delle cooperative salva tutto; salva l'af- fitto al padrone, il quale da! mac- chinario potrebbe al mass1mo rica- vare un prezzo da ferravecchi; sal- va il Consorzio Bozzoli nel!o scam- bio di materia prima immagazzi- nata contro prodotto semilavorato; salva infine la minestra delle fa. miglie delle filandiere aumentate. Queste. subendo i riflessi delle con- dizioni generali della classe prole- taria prostrata, vedono con simpa- tia l'intervento del metodo tutt'al- tro che nuovo del cooperativismo, mentre l'ingranaggio più brutale e sfrontato continua a favorire la legge dell'accumulazione capitali- stica sulla base dell'azienda-san- guisuga, tempio e sacrario della civiltà borghese. Sullo sfondo di questa danza macabra di interessi rapaci, afforanti intorno al mecca- nismo di stritolamento della forza- lavoro a vantaggio di un'economia sterile, non .manca di recitare la sua parte la svariata gamma della fauna intellettuale che, essa stessa schiava salariata, non per questo resiste alla tentazione di agitarsi per vincere la santa battaglia fi. lantr;>pica di « dar lavoro a tutti >,. mantenendo in realtà intatti i pro- fitti e collaborando a ridurre la forza lavoro disoccupata al livello dell'accattone a caccia di una mi- nestra! Ma l'azienda - e percià la patria - è salva ...

    Il corrispondente

    hanno a disposizione nel!a loro sfera produttiva. Essa riduce di al- trettanto i loro mezzi di produzione e restringe la base economica della riproduzione. Essa assoggetta il pic- colo coltivatore all'usura. perché in questa sfera non si trova il credito propriamente dettü. Essa imbarazza l'agricoltura, e perfino quella con- dotta in grande. Essa è in contrad- dizione col modo capitalista di produzion,~, a cui la situazione per- sonale del proprietario fondiario importa assai poco ».

    « Gli incnvenienti del modo capi- talista di produzione, in cui il pro- duttore dipende dal prezzo in mo- neta del prodotto, si aggiungono dunque agli inconvenienti che fa nascere lo sviluppo incompleto di questo stesso modo di produzione, dato che il processo di trapasso mercantile della terra esige in ef- fetti che l'agricoltura sia sottoposta ad un modo trasmesso da scom- parse forme sociali ».

    Il prezzo in moneta della terra aggioga il capitalismo a forme ran- cide di precapitalismo, che infatti in nessun paese industriale per quanto avanzato si sono potute can- cellare. Ma il solo prezzo in moneta dei prodotti (ove anche la cumulata moneta non potesse convertirsi. al- la luce del sole, in strumenti pro- duttivi o in diritto sulla terra) ba- sta a stabilire che l'economia che lo comporta è inchiodata nei limiti del capitalismo. L'agricoltura del presente sistema

    sovietico ibridata tr.:. una proprie- tà nazio~ale a rendita nazionale, un sistema di grandi aziende a ca- pitalismo di Stato, ed una rete di piccoli godimenti (anche se hon fossero alienabili) in uso familiare, fatica ancora molto per cammina- re verso la forma capitalista. E' totalmente invischiata, non me-

    no che in occidente, nella famiglia, nel diritto ereditario; e nella colle- gata benedizione del pone.

    rlOGIO ael OrlATORt Che la stupidaggine dei redattori

    dell'Unità sia pari alla furfantena degli « eroi » che ispira i loro arti- coli, è propos1z1one sicuramente non dubitabile. Nell'edizione vene~a di quel giornale numero dell'll a- prile 1954, puà leggersi del come « due trafficanti d'àrmi siano stati smascherati da un compagno », il quale, essendo venuto a conoscenza che un comunista internazionalista, per soddisfare i più immediati bi- sogni · della sua famiglia resa alla miseria, intendeva vendere una sua vecchia pîstola, con un'abile manovra riusci a farlo cadere in trappola e a far!o ammanettare dai carabinieri.

    « Il compagno Pasqualotti. meda- glia d'oro della Resistenza, faceva avvisare i carabinieri che, dopo ap- postamenti, riuscivano a mettere le mani sui due compagni che stavano contrattando nella trattoria Marcon di Roncade. L'intermediario ed un'altra persona che trattavano l'affare tirarono le cose per le lun- ghe, attendendo che sopraggiunges- sero, com'era nei piani. i carabinieri al momento giusto; e questi amma- nettarono i due. Si tratta di Vit- torio Comunello, noto provocatore e propagandista dello pseudo mo- vimento internazionalista comuni- sta, ecc. ». Dunquë, provocatore sarebbe quel

    povero nostro comµagno che. per sfamare i suoi figli, cercava di ven- dere la sua Distola; e viceversa eroico comuni~ta sarebbe quell'in- nominabile delatore di cui, per for- tuna di quanti avessero la ventura d'incontrarlo, I'Unità ha precisato il nome e il cognome. Abbiamo conclamata la stupidità

    di quel giornale, il quale non si perita di dar del provocatore a chi è stato ammanettato proprio per !'opera squisitamente provocatoria che ]o stesso g10rnale descrive con tanta sagace cura; domandandoci peraltro se é proprio umanamente concepibile che si possa essere tan- to stupidi: perché, in verità non ci é mai capitato di sentir vantare con tanta naturalezza il successo di una provocazione, il tangibile ri- sultato di una delazione riparandosi dietro il fragile schermo di chia- mare provocatore il provocato, il tradito che finisce in tribunale a se- guito dell'azione combinata, archi- tettata ai suoi danni. E, in effetti, questi redattori del-

    l'Unità sono, si, stupidi, ma sono an- che, e soprattutto, cerebralmente invertiti: da! momento che il loro partito é divenuto lo strumento del- la controrivoluzione, e intanto ope- ra corne tale in quanto mantiene nominalmente il nome e le apparen- ze del partito della classe prole- taria mentre opera sostanzialmente sul piano della classe dominante. e unicamente in funzione di quella. da quel momento il processo dia- lettico avviene Der Joro su basi invertite: il loro~ pensare. il loro osservare, il loro riflettere si svi-

    menti » le città ...

    Perchè la nostra stampa viva MILANO: Ottico 325, meccanico

    200, riunione 200, Vittorio ricordan- do Zecchini 1000, l'abbonato di fer- ro 2000; GENOVA: Jaris e Giulio quote straordinarie 5000; ROMA: Alfonso, idem 5000; ANTRODOCO: Lamberto 230; PALMANOVA: di passaggio, Zanier saluta Nenesse 500, Muratori 100. Lidio 200, Rella fornaio 50. Gigi 150; MILANO: Se- verino 400. dentista 50; TRIESTE: N.N. 100, Avanzo riunione 500, bic- chierata simpatizz. 550, Papaci 100, idem salutando Salvador 500, la se- zione per quate straord. aprile- giu- gno 1950, Papaci quota straord. 400.

    -TOTALE: 19.505; SALDO PRF-:- CEDENTE: 171.782; TOT. GENE- RALE: 191.287.

    Condoglianze Il più sincero cordoglio dei com-

    pagni e simpatizzanti di Piovene Roccehte e del partito vada al comp. Meneghetti Matteo, da qual- che anno incluso nella categoria pensionati invalidi, che il 4-5 ha perduto la madre.

    lupp a sulla contraddizione di un linguaggio che ha mantenuto i no- mi sorti dall'opposizione rivoluzio- naria al capitalismo e di un'azione che, per essere viceversa fondata sulla difesa di esso, ne ricopre i moti vi essenziali e fa necessaria- mente suoi atteggiamenti e conclu- sioni che sono quelli stessi dell'abi- to mentale prodotto dalla società ca- pitalista. E allora se il comp. Comunello

    è stato oggetto di una volgare de- lazione, e per di più si é visto dar del provocatore dal vero provoca- tore che !'ha fa tto cadere ne lie manette della polizia, la meraviglia non puà che sorgere da ingenuità o da disattenzione: la strada della r.esistenza nazionale e del patriotti- smo togliattiano è la stessa strada della resistenza della classe domi- nante all 'attacco proletario, è la stessa strada della controrivoluzio- ne che togliattiani e legalitari di tutte le risme seguono a braccetto uniti contro l'unico comune nemi- co: il proletariato.

    Responsabile BRUNO MAFFI

    lnd. Grafiche Bernabei e c Via Orti. 16 - Milano

    Reg. Trib. Milano N. 2839