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Lezione 3 La politica doganale 1 PERCORSO G Le imposte indirette, la politica doganale e la finanza locale 1 Le barriere doganali come ostacolo all’internazionalizzazione delle imprese Un mercato estero potenzialmente attrattivo rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente a garantire il successo della strategia di internazionalizzazione di un’impresa, so- prattutto se tale strategia si basa principalmente sull’esportazione del proprio prodotto. L’esistenza di barriere doganali può infatti attenuare o eliminare del tutto i vantaggi legati all’esportazione e rendere così non conveniente l’ingresso in un mercato che altrimenti po- trebbe garantire ottimi margini di profitto. Ciò è evidente nel caso delle barriere tariffarie, in quanto l’applicazione di un dazio alla frontiera rende più costoso il prodotto per gli acquirenti esteri, avvantaggiando i concorrenti locali; ma anche le barriere non tariffarie possono spesso costituire un ostacolo insormonta- bile, come nel caso dei contingentamenti, che pongono un limite alla quantità di prodotti esportabili in un certo Paese. Anche il proliferare di regole tecniche e di standard di prodotto, che rientrano nelle cosiddet- te barriere tecniche al commercio, può rappresentare un ostacolo soprattutto in alcuni settori, come quello delle apparecchiature elettriche, poiché costringe le imprese che vogliono espor- tare il proprio prodotto a sostenere costi elevati per adeguarlo alle molteplici richieste dettate dai vari Paesi; lo stesso discorso vale per le regole sanitarie. per saperne L’Organizzazione Mondiale per il Commercio e le barriere non tariffarie di più La necessità di realizzare il giusto compromesso tra l’esigenza di garantire la salute e la sicurezza dei consumatori e quella di evitare politiche protezionistiche più o meno camuffate ha spinto l’Or- ganizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) a concludere due diversi accordi fra gli Stati aderenti: — l’Accordo sulle barriere tecniche al commercio, che prevede in sostanza la definizione di alcune norme generali relative alla predisposizione e all’applicazione delle regole tecniche e degli standard di prodotto, nonché delle procedure per la verifica del rispetto di dette norme: il principio di base è quello di evitare l’applicazione di tali barriere per puri scopi protezionistici, lasciando tuttavia ai singoli Stati un certo margine di manovra per tutelare la sicurezza dei cittadini. È tuttavia evidente, e su questa strada si stanno indirizzando gli sforzi dell’OMC, che la vera soluzione al problema risiede nella definizione di norme tecniche e di standard interna- zionali che annullino, per quanto possibile, le differenze esistenti tra i vari Paesi; — l’Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie, che incoraggia l’utilizzo di standard ricono- sciuti a livello internazionale e ammette standard più restrittivi solo se giustificati da un adegua- to riscontro scientifico; in caso contrario essi non saranno ammessi, in quanto strumenti per realizzare di fatto un ostacolo al commercio internazionale. Un’impresa che voglia affrontare con successo il proprio processo di internazionalizzazione non deve dunque limitarsi a valutare la domanda potenziale e l’ambiente competitivo esisten- te in un dato Paese, ma deve anche considerare gli eventuali ostacoli derivanti dalla politica doganale, più o meno protezionistica, attuata da quello stesso Stato. 2 Il sistema di controllo INTRASTAT La soppressione delle frontiere doganali tra gli Stati dell’Unione europea, operativa dal 1° gennaio 1993 con la creazione del mercato unico europeo, non implica necessariamente l’eliminazione di qualsiasi forma di controllo alle frontiere; tali controlli, tuttavia, non posso- no più essere sistematici e, soprattutto, non possono essere discriminatori nei confronti del

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Lezione 3 • La politica doganale

1percorso G • Le imposte indirette, la politica doganale e la finanza locale

1 Le barriere doganali come ostacolo all’internazionalizzazione delle imprese

Un mercato estero potenzialmente attrattivo rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente a garantire il successo della strategia di internazionalizzazione di un’impresa, so-prattutto se tale strategia si basa principalmente sull’esportazione del proprio prodotto.L’esistenza di barriere doganali può infatti attenuare o eliminare del tutto i vantaggi legati all’esportazione e rendere così non conveniente l’ingresso in un mercato che altrimenti po-trebbe garantire ottimi margini di profitto.Ciò è evidente nel caso delle barriere tariffarie, in quanto l’applicazione di un dazio alla frontiera rende più costoso il prodotto per gli acquirenti esteri, avvantaggiando i concorrenti locali; ma anche le barriere non tariffarie possono spesso costituire un ostacolo insormonta-bile, come nel caso dei contingentamenti, che pongono un limite alla quantità di prodotti esportabili in un certo Paese. Anche il proliferare di regole tecniche e di standard di prodotto, che rientrano nelle cosiddet-te barriere tecniche al commercio, può rappresentare un ostacolo soprattutto in alcuni settori, come quello delle apparecchiature elettriche, poiché costringe le imprese che vogliono espor-tare il proprio prodotto a sostenere costi elevati per adeguarlo alle molteplici richieste dettate dai vari Paesi; lo stesso discorso vale per le regole sanitarie.

persaperneL’Organizzazione Mondiale per il Commercio e le barriere non tariffarie dipiùLa necessità di realizzare il giusto compromesso tra l’esigenza di garantire la salute e la sicurezza dei consumatori e quella di evitare politiche protezionistiche più o meno camuffate ha spinto l’Or-ganizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) a concludere due diversi accordi fra gli Stati aderenti:

— l’Accordo sulle barriere tecniche al commercio, che prevede in sostanza la definizione di alcune norme generali relative alla predisposizione e all’applicazione delle regole tecniche e degli standard di prodotto, nonché delle procedure per la verifica del rispetto di dette norme: il principio di base è quello di evitare l’applicazione di tali barriere per puri scopi protezionistici, lasciando tuttavia ai singoli Stati un certo margine di manovra per tutelare la sicurezza dei cittadini. È tuttavia evidente, e su questa strada si stanno indirizzando gli sforzi dell’OMC, che la vera soluzione al problema risiede nella definizione di norme tecniche e di standard interna-zionali che annullino, per quanto possibile, le differenze esistenti tra i vari Paesi;

— l’Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie, che incoraggia l’utilizzo di standard ricono-sciuti a livello internazionale e ammette standard più restrittivi solo se giustificati da un adegua-to riscontro scientifico; in caso contrario essi non saranno ammessi, in quanto strumenti per realizzare di fatto un ostacolo al commercio internazionale.

Un’impresa che voglia affrontare con successo il proprio processo di internazionalizzazione non deve dunque limitarsi a valutare la domanda potenziale e l’ambiente competitivo esisten-te in un dato Paese, ma deve anche considerare gli eventuali ostacoli derivanti dalla politica doganale, più o meno protezionistica, attuata da quello stesso Stato.

2 Il sistema di controllo INTRASTATLa soppressione delle frontiere doganali tra gli Stati dell’Unione europea, operativa dal 1° gennaio 1993 con la creazione del mercato unico europeo, non implica necessariamente l’eliminazione di qualsiasi forma di controllo alle frontiere; tali controlli, tuttavia, non posso-no più essere sistematici e, soprattutto, non possono essere discriminatori nei confronti del

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2 percorso G • Le imposte indirette, la politica doganale e la finanza locale

Paese di origine del prodotto (ad esempio, l’Italia non può decidere di effettuare controlli su tutti i beni importati dalla Romania o dal Portogallo).Inoltre, esistono ancora oggi alcune deroghe al principio di libera circolazione delle merci, legate in particolare alla necessità di tutelare la pubblica sicurezza, la vita e la salute delle persone e degli animali, l’ordine pubblico, il patrimonio artistico, storico e archeologico.Infine, per consentire alle istituzioni europee di raccogliere i dati e le informazioni necessarie a definire statisticamente il volume degli scambi commerciali fra gli Stati membri, è stato creato il sistema di controllo INTRASTAT, in base al quale tutti i soggetti titolari di partita IVA hanno l’obbligo di presentare periodicamente all’Ufficio doganale competente per territorio un elenco riepilogativo (cd. modello INTRA) di tutte le operazioni di acquisto o di cessione di merci (ma tale obbligo è stato recentemente esteso anche alle prestazioni di servizi) effet-tuate con soggetti titolari di partita IVA residenti in un altro Stato dell’Unione. L’elenco deve essere presentato esclusivamente per via telematica.

3 Il Programma per le dogane 2020Oltre alla definizione di un insieme di regole da applicare uniformemente presso le ammini-strazioni doganali di tutti gli Stati membri, l’Unione europea ha messo a punto uno strumen-to, denominato Programma per le dogane, che consente di rafforzare la collaborazione e lo scambio di informazioni fra le dogane; si tratta, in sostanza, di un documento nel quale le istituzioni europee definiscono quali sono gli obiettivi da realizzare entro un certo numero di anni in materia di cooperazione doganale, indicando nello stesso tempo gli strumenti che intendono utilizzare e le modalità di monitoraggio dei risultati conseguiti.

Il Programma per le dogane rappresenta, dunque, una sintesi degli obiettivi e degli strumenti della politica doganale dell’Unione europea. La versione più recente, in vigore dal 1° genna-io 2014 e denominata Programma per le dogane 2020, persegue l’obiettivo generale di raf-forzare il mercato interno e di rendere più efficiente ed efficace il funzionamento dell’unione doganale, favorendo la cooperazione fra le amministrazioni doganali. Le priorità del Program-ma sono:

— sostenere l’applicazione effettiva del diritto dell’Unione in materia di unione doganale;— accrescere la competitività delle imprese europee attraverso l’agevolazione degli scambi

commerciali legittimi, la riduzione degli oneri amministrativi e la protezione contro la concorrenza sleale;

— aiutare le autorità doganali a tutelare la sicurezza dei cittadini e l’ambiente;— assicurare la protezione degli interessi economici dell’Unione europea;— semplificare il funzionamento delle dogane;— lottare contro le frodi, cooperando con organizzazioni internazionali e Paesi terzi.

Tali obiettivi saranno perseguiti essenzialmente in due modi:

— favorendo lo scambio di conoscenze operative tra i funzionari delle amministrazioni do-ganali dei Paesi partecipanti;

— sviluppando infrastrutture informatiche a elevata sicurezza, utili ad agevolare lo scambio di informazioni e l’accesso a dati comuni.

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a) Scegli la lettera cui corrisponde la risposta esatta:

1 • I diritti di facchinaggio rientrano tra:

Le barriere non tariffarie (a)Le barriere tariffarie di natura tributaria (b)Le barriere tariffarie di natura non tributaria (c)Gli standard di prodotto (d)

2 • Qual è il principale strumento attraverso il quale l’Unione europea regolamenta i propri scambi com-merciali con i Paesi terzi?

Il dazio (a)La tariffa integrata comunitaria (TARIC) (b)Il Sistema armonizzato (SA) (c)La Nomenclatura combinata (NC) (d)

3 • Il mercato unico europeo è stato costituito nel:

1968 (a)1993 (b)2002 (c)2009 (d)