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1 “L’evoluzione del metodo scaut: comparazione tra i modelli educativi dello scautismo classico e conservatore e lo scautismo moderno.” a cura di Andrea Lami Tutor: Andrea Pirodda Anno scaut 2005-2006

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“L’evoluzione del metodo scaut: comparazionetra i modelli educativi dello scautismo classico

e conservatore e lo scautismo moderno.”

a cura di Andrea LamiTutor: Andrea Pirodda

Anno scaut 2005-2006

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All’ippopotamo del malaugurio che ha cantato eballato per me

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INDICEIntroduzione ……………………………………………………………………………….pag. 4Lo Scoutismo come movimento che si ammoderna……………….pag. 6Lo Scoutismo in cosa e quando è stato innovativo ………………pag. 11Lo Scoutismo per ammodernarsi deve “Osare”…………..………..pag. 22Noi Capi ………………………………………………………………………………………..pag. 25Il metodo di Lord Baden Powell ………………………………………………pag. 35Conclusioni…………………………………………………………………………………….pag. 42Biografia ……………………………………………………………………………………..pag. 44Carta del Guidiamo e dello Scoutismo in Europa………………….pag. 46

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INTRODUZIONEA ognuno di noi è capitato, parlando con chiunque, di sentirsichiedere:

“Ma che fate agli scaut?”

Io da lupetto rispondevo:

“Giochiamo con i nostri capi, i Vecchi Lupi!!!:-)Per vincere devi impegnarti tanto!!”

Da esploratore:

“Facciamo attività all’aperto, costruiamo tutto quello che ci può servire!!Dormiamo in tenda!!!Siamo sempre pronti a gareggiare!!!”

Da Rover:

“Siamo un gruppo di amici troviamo il modo di divertirci!! E in più lavoriamo per gli altri!!!”

E da Raider-capi che cosa facciamo??Animazione?Volontariato?Educazione?Per tutte queste attività esistono molti professionisti che lepraticano a scopo di lucro e in maniera autonoma.Noi siamo gli unici che attuano contemporaneamente queste“professioni” ma principalmente a livello intuitivo.D'altra parte non sarebbe possibile apprendere tutto quello che cipotrebbe servire per fare scoutismo dai libri e poi incominciare afare i capi.

Potremmo dire che noi capi applichiamo il Metodo scaut per farecon i ragazzi scautismo:

Ma cos'è lo sco/scautismo?

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“Scoutismo: Movimento giovanile fondato nel 1908 da R. Baden-Powell, che si propone disviluppare nei giovani l'interesse alla vita democratica, di favorire il loro spiritod'avventura, di porli a diretto contatto con la natura.”Lo Zingarelli 2000

Molti di noi avranno arricciato il naso leggendo questa definizione,ma questo è quel poco che appare di noi all'esterno (oltre ipantaloni corti, i calzettoni fino al ginocchio, la promessa e unombrello per cappello).La definizione di metodo scout non la possiamo trovare suldizionario ma piuttosto su un volantino edito dalla nostraassociazione, in cui si legge:

“Esso consiste nell'immettere il ragazzo in una spontanea fraternità di coetanei, guidatada adulti; nel rendergli accessibili attività a lui congeniali, prevalentemente all'aperto,affidandogli, secondo i moderni mezzi della psicologia, responsabilità gradatamentecrescenti e facendogli acquisire capacità sia collaborative che direzionali.”

Quindi il metodo non è uno solo (“a lui congeniali”) e non èimperituro (“moderni mezzi”).

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LO SCAUTISMO COME MOVIMENTO CHE SI AMMODERNA

(COMUNICAZIONE ALLEGATA AL DISCILPLINARE DI PROTEZIONE CIVILE PERL'ASSORAIDER SCRITTO DA LUIGI CALDARI EX COMMISSARIO ALLAPROTEZIONE CIVILE)“...mi capita spesso di leggere giornali nei quali quando si parla di attività giovanili, o diformazione, o di servizio e anche quando si parla di attività e di campi estivi leassociazioni Scout spesso non sono citate se non in grandi occasioni.Oppure si riserva loro un trafiletto a fondo pagina.E spesso quando vengono citate si dice: “attività di formazione catechistica e religiosa”,dato il parametro numerico che evidenzia lo Scoutismo Cattolico.Questo non rende merito neanche agli Scout Cattolici, perché al di là dellaconfessionalità religiosa, di tutto rispetto, anch’essi fanno onore a un Metodo diprofonda peculiarità e novità ed ancora attualissimo.E’ evidente che la novità dello Scoutismo si sta annacquando.Credo che l’offerta di attività sportiva, escursionistica, di servizio, di sistema educativodi cui oggi la società dispone renda meno appetibile di un tempo il nostro mondo.Quando mai negli anni 50 un giovane andava in giro per il mondo con tendina e sacco apelo così sciolto e libero come adesso?Quando mai a un ragazzo veniva offerta la possibilità, a 12 anni, di fare un campo, concoetanei, tutto da solo?Non sono negativo, ma è evidente che le distrazioni sono tante e più appetibili che nonquelle offerte dal mondo Scout.Il ragazzo oggi studia di più, fa più attività pomeridiane (scuola, tennis, nuoto musica e……) esce anche di più.I Capi giovani non durano tanto e le Scolte/Rover si perdono spesso per la strada.La statistica AGESCI afferma che la durata media di un Capo oggi è di poco più di dueanni ed è assolutamente veritiera ed è anche un sintomo evidente.L’ASSORAIDER offre la novità del e nel Metodo: il mondo Raider (mai realmenteapplicato) offre la valida alternativa di offrire anche all’interno ciò che il giovane trovafuori....”

Dalla comunicazione dello scout Pasquino appare il vero problemadello scautismo moderno: la difficoltà nel fare presa su chi entra acontatto con questo mondo.Lo scautismo deve e non può non essere, per sopravvivere, al passocon i tempi.Se così non fosse oggi tutti i capi reparto d'Italia sarebberoindignati dal modo in cui i loro esploratori portano la divisa e

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pretenderebbero che i ragazzi marcino e non camminino in filaindiana.

Dal volume commemorativo “DIECI LUSTRI DI VITA G.E.I.” diAntonio Viezzoli (1962), si legge riguardo la branca lupetti(pag. 34):

“Le attività sono oramai definitivamentestaccate dagli esploratori, e l'idea che ilupetti non sono “esploratori più piccoli”,ma hanno un proprio metodo è già benaffermata. Bruno Cavalieri Ducati preparauno studio per il nuovo regolamento.....”

Il testo prosegue elencando tutte le migliorie apportate nel tempoalla preparazione dei capi e al materiale con cui gestire un branco.Questa sembra essere una buona prova della continua crescita eproduzione di idee a cui lo scoutismo ha sempre aspirato.(pag. 35):

“Vediamo il lupettismo GEI di oggi, checosa è, che cosa vuole, che cosa dice. Illupettismo è un gioco meraviglioso cheaffascina ogni fanciullo...”

Addirittura l'autore arriva a parlare di lupettismo GEI, che è laconferma di come il lupettismo non è uno solo ma è soggetto ainterpretazioni o “stili” diversi.Va detto che nell'elenco delle caratteristiche che segue, illupettismo GEI risulta essere il lupettismo che tutti conosciamo,ma non sapendo cosa l'autore volesse evidenziare di diverso dallealtre associazioni del tempo non aggiungo altro.Più avanti parlando degli esploratori e delle insolite attività cheattuavano (i fluviali di Vicenza nel 1922 in 14 giorni fanno a remiVicenza Venenzia Trieste e viceversa, i lacuani di Riva del Gardafanno il perimetro del Garda 140 Km a remi nel 1923) l'autore

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dedica due pagine agli esploratori nautici, i quali vengono citatiproprio come esempio di adeguamento alle particolari situazionigeografiche.Fin qui tutto abbastanza ovvio: intelligentemente vengono fondatireparti nautici dove le condizioni lo permettono.Ma proprio su questo adeguamento strutturale si fonda la duttilitàdello scoutismo, in quanto non esistono attività da lupetti o daesploratori o da rover e nemmeno attività tipicamente scout,piuttosto esistono la volontà e il desiderio di fare esperienzecostruttive.Nel capitolo “GESTA” in 10 pagine vengono elencate lepartecipazioni attive dei reparti alle opere umanitarie.Questi ultimi per quanto possano essere formati da ragazzi piùgrandi dei nostri esploratori, tuttavia sono sempre minorenni. Ititoli dei sottoparagrafi sono sufficienti a capire cos'è loscoutismo classico d’azione, che oggi non esiste più.

1)TERREMOTI“...in questi eventi l'esploratore diventaveramente prezioso...”

2)SALVATAGGI DI PERICOLANTI INMARE O ACQUE INTERNE

3)SPEGNIMENTI DI INCENDI

4)SERVIZI DI GUERRA“...assolsero compiti delicati come fare laguardia ai ponti...”“... i lupetti ... raccogliere e custodire i piùpiccoli dei figli dei richiamati...”

5)INONDAZIONI E ALLUVIONI

6)SALVATAGGI E ATTI DI EROISMO DIVARIA NATURA

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Siamo sicuramente molto lontani da questo scoutismo e noncondividiamo nulla nelle attività, neanche la nostra più eccezionalecompagnia svolge il servizio sociale che alcuni branchi magarisvolgevano 80 anni fa.Ciò non significa che i gruppi scout si siano “rammolliti” piuttosto èregredita l'ingerenza dello scoutismo in impieghi di protezionecivile, o compiti militari, non potendo più lo stato affidarsi aragazzi ma a professionisti di ogni settore.Liana Tongiorgi, sempre nel testo GEI, al tempo commisariacentrale delle esploratrici nelle tre pagine dedicate all'U.N.G.E.I.(unione nazionale giovani esploratrici italiane) esordisce con:

“Mi sembra fondamentale nell'applicare ilmetodo scout a delle fanciulle, tenerepresente che la donna è dotata assai menodell'uomo, di spirito di socialità, .......”

e prosegue:

“E non ci spaventa l'idea che delle bambinegiochino in modo rumoroso e faccianoalcuni dei giochi che sogliono fare imaschietti.....”

(al tempo un affermazione del genere era “moderna”)

anche se poi, parlando di una lupetta qualunque, afferma che sidebba evitare:

(che)“...essa si abbandoni alla sua naturalepassività...”

continua aggiungendo:

“...le donne, in generale, hanno una certa“paura” di tutto ciò che è “macchina” e chesi rifiutino spesso anche di capire comeuna macchina funzioni...”

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e conclude con:

“Quando la scolta ci dimostrerà di avercapito che i problemi degli altri sono anchesuoi e viceversa, allora la potremoconsiderare matura per la vita. E sarà conorgoglio e nostalgia che la ricorderemoprimula piangente per la prima sconfittasofferta dalla sua pattuglia in una gara.”

Questo sessismo idiota avalla la mia tesi per cui lo scoutismo èstato tutt'al più al passo con i tempi, ma mai innovativo se non allasua nascita.Il facile accostamento dello scout al militare o al chierichetto,nell'immaginario comune, è ben motivato dalla tradizionalecollaborazione che lo “scautismo classico” ha avuto in Italia eall'estero con i governi democratici (vedi C.N.G.E.I. e poi giunglasilente) e con le religioni dominanti (vedi A.G.E.S.C.I.).Potremmo azzardare quindi che lo scoutismo moderno inizi con la“nascita” di associazioni scout che fanno solo ed esclusivamentescoutismo.

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LO SCAUTISMO IN COSA E QUANDO È STATOINNOVATIVO

(testo tratto da “SCAUTISMO ED EDUCAZIONE ALLA PACE” di Michele Capurso1988/89)

1. La nascita dello scautismoLo scautismo nasce, "quasi per gioco", nel 1907 quando l'ispettore Generale della

cavalleria di Sua Maestà Britannica, il generale Baden-Powell, sbarca accompagnato dauna ventina di ragazzi nell'isola di Brownsea, nella baia di Poole.

Scopo di Baden-powell, già acclamato eroe nazionale dal popolo inglese dopo averresistito per sette mesi ad un assedio boero in Sud Africa, era sperimentare un metodoeducativo naturale, chiamato "scouting" che potesse essere usato da organizzazioni già

esistenti.Alla positiva esperienza del Campo di Brownsea, seguì la pubblicazione di un libro,

scouting for boys.Scrive Baden-Powell "dopo aver scritto Scautismo per ragazzi pensai naturalmente chele organizzazioni giovanili già esistenti se ne sarebbero servite per le proprie attività, eche non avrei più avuto molto da fare in quel campo. Ma ben presto, nella primavera del1909, constatai che centinaia di ragazzi stavano formando Reparti scout per conto loro,

al di fuori di tali organizzazioni...". Lo scautismo era ormai nato.B.P. (Baden Powell) si rivolge allora al Re, Edoardo VII, dal quale riceve l'incoraggiamento

a continuare sulla strada intrapresa.Nel frattempo si formano, sempre spontaneamente, gruppi di guide (le ragazze scout).

Così lo scautismo nasce e si diffonde spontaneamente, senza un preciso progetto iniziale,modellandosi e adattandosi dinamicamente alla realtà in cui viene applicato. Durante

tutta la vita Baden Powell fu l'incontestato ispiratore del movimento: è per questo chenell'analisi che segue ci baseremo soprattutto sui suoi scritti.

2. La "pedagogia" scoutLe virgolette sono d'obbligo; B.P. non era certo un pedagogista, e le sue conoscenze

teoriche in questo campo erano praticamente nulle. Proprio a causa di questa mancanzadi "titoli accademici" del suo fondatore, lo scautismo è stato quasi sempre ignorato da

pedagogisti e studiosi.Ma come può un uomo privo di ogni conoscenza in merito fondare un movimento educativoche non ha mai smesso di espandersi in ottanta anni di esistenza e che conta oggi più di

120 paesi aderenti? B.P. non era un teorico, ma aveva uno spiccato senso di osservazione,una acuta intelligenza, e sopratutto conosceva bene ciò che forse oggi tanti "teorici

dell'educazione" ignorano: la personalità del ragazzo.Il segreto del successo del metodo scout è un uovo di colombo: di fronte alla scuola

"ufficiale" che si ostina ad imporre nozioni, lo scautismo si sforza di partire da quelleche sono le esigenze del ragazzo; non è lui che deve comportarsi da uomo, è l'adulto che

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deve sapersi mettere sul piano del ragazzo, per poter comunicare con lui, e porsiefficacemente come modello. "Ask the boy" (chiedetelo al ragazzo) era il motto

preferito di B.P., e può essere considerata la chiave del successo di questo metodoeducativo. Già nel 1909 egli scriveva: "L'uomo adulto che voglia ottenere il massimo dai

ragazzi deve tornare all'atmosfera della fanciullezza".Ma proviamo ad esaminare più dettagliatamente alcune delle principali intuizioni di B.P.

L'uguaglianza di opportunitàOggi si parla tanto di uguaglianza di opportunità; nel 1909 B.P. scriveva: "... Per

"gentiluomo" non intendo ciò che forse intendono quei piccoli snobs, cioè un tipo che sidistingue solo per i quattrini che ha. Per "gentiluomo" intendo un tipo cavalleresco e

virile. Il ragazzo povero ha le stesse possibilità di esserlo del ricco". Si tratta certo (perora) solo di opportunità "morali", ma è già un bel riconoscimento, considerando che

proviene dall'ispettore Generale della Cavalleria di sua Maestà Britannica.

L'autoeducazioneL'autoeducazione, cioè il rendere direttamente responsabile il ragazzo della propria

crescita mettendo lui, e non il suo educatore al centro della propria educazione, èsenz'altro uno dei cardini del metodo. Nel 1916 B.P. scriveva: " ... è solo per tradizione e

per consuetudine che si è disposto che l'educazione debba essere una fatica, e che inquanto tale sia per il bambino un buon addestramento alla disciplina e all'applicazione.Uno degli obiettivi originari dello scautismo è stato di rompere questa tradizione e dimostrare che dando ai ragazzi attività interessanti essi potevano esser condotti adacquistare da sè gli elementi fondamentali del carattere, della salute e dell'abilità

manuale ...""... [Nel movimento scout] il successo dei risultati è interamente dovuto allo studio del

ragazzo e all'utilizzazione delle sue tendenze - quali che possano essere - per il suostesso sviluppo ...".

" ... La conoscenza cercata dal ragazzo dura, se non è cercata non dura. Ogni ragazzo èdifferente come capacità, temperamento ed intelligenza, e ciononostante cerchiamo

d'insegnare a tutti insieme le stesse cose".

Il "learning by doing"Lo scautismo non è una scienza, e il metodo scout è tutto basato sull'applicazione pratica

delle cose da imparare. " Un ragazzo impara con la pratica, non con l'insegnamentoteorico". "Il bambino vuole fare cose, perciò incoraggiamolo a farle nella giusta direzionee lasciamogliele fare a modo suo. Lasciamogli fare i suoi sbagli: è attraverso di essi che

si fa esperienza".Autoeducazione, "learning by doing", attenzione ai bisogni del ragazzo... sono solo alcune

delle caratteristiche del metodo, che richiederebbero comunque decine di pagine peressere illustrate a dovere.

In ogni caso, non è che qui si voglia attribuire allo scautismo la "scoperta" di tutte lestrategie didattico-educative sopraelencate, non ci interessa, e probabilmente non

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sarebbe nemmeno possibile, attribuire ad esse una paternità certa. Il tema che più ciinteressa, in questa sede, è quello dell'educazione alla pace e dell'internazionalismo.

Va subito detto che lo scautismo nasce come movimento britannico, e che solo dopo lasua rapida ed inattesa diffusione in tutto il mondo (dovuta, si è detto, alla duttilità del

metodo) B.P. ne intravede le enormi potenzialità pacifiste ed internazionaliste.”

Baden Powell quando fondò lo scautismo gli diede un improntaprettamente cristiana per poi, in seguito al suo grande successo,definirlo come possibile denominatore comune di tutte le moralireligiose, escludendo invece l'ateismo che doveva essere la cattivascelta da non far prendere ai ragazzi.Nel libro sopra citato del C.N.G.E.I. Al capitolo “BUONA AZIONE”viene citato B.P.:

“Con un po' di incoraggiamento da partedell'istruttore, la pratica delle buoneazioni giornaliere diviene ben presto tra iragazzi una specie di gara: “è il modomigliore per fare dei cristiani di fatto enon soltanto in teoria” dice Baden Powell.”

Come ho già detto lo scautismo ha avuto il suo massimo sviluppoproprio nei primi venti o trenta anni di vita grazie alla suainnovatività nell'educazione e nello sviluppo dell'individuo.La scelta di dargli un connotato cristiano ha fatto si che loscoutismo assumesse, in molti paesi, a maggioranza cristiana, unimmagine prettamente legata al mondo parrocchiale, a tal punto danon far conoscere all’esterno i suoi fondamenti etici, indipendentidalla morale cristiana.Nei paesi di altre religioni l’iniziale ascesa dello scoutismo si èavuta grazie all’elasticità del metodo e alla sua non dichiarata(negata) appartenenza ad un particolare credo religioso (come peresempio la diffusione nei paesi asiatici).Per questo lo scoutismo è spesso stato utilizzato da diverseconfessioni per concentrare la vita sociale all’interno della chiesadi appartenenza e per avvicinare i giovani alla religiosità.

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Nel momento in cui gli si da un orientamento religioso e culturalespecifico, si rinuncia alla sua universalità, cioè alla possibilità didare libero accesso ai giovani di tutte le culture.Per queste ragioni B.P. ha trovato la giusta formula affinchè loscautismo avesse un enorme successo nel mondo: per essere unoscout non dovevi avere nessun particolare requisito culturale eeconomico.A quel tempo questa fu la soluzione vincente.A proposito della religiosità di uno scout riporto una dispensaredatta da Andrea Pirodda per il corso di storia dello scoutismo,utilizzata al CFQ nel corso preliminare del 2005:

“La scelta laica dell’Assoraider

Lo Scautismo è nato sotto una visione cristiana del mondo.B.P. era religioso e la sua visione della vita coincideva con quella religiosa.Quando fondò lo Scautismo volle però creare un movimento che abbracciasse tutto ilmondo, tutti i popoli, tutte le religioni e per questo cercò un principio che potesse esserecondiviso anche dalle altre religioni.Nell’approfondimento della religione, trovò il principio fondamentale del cristianesimoche è l’amore per il prossimo. Questo principio lo troviamo anche come presupposto dellealtre religioni.Il metodo scaut, che si basa sull’imparare facendo, ricusa i grandi discorsi, le prediche, iproseliti, gli indottrinamenti, ma, educa i giovani semplicemente facendoli agire dacristiani e con l’esempio. Tutte le attività scaut hanno come obiettivo quello di impararead amare il prossimo. Un prete ha detto che “la religione è maestra di fede mentre, loscoutismo, è maestro di vita”. Se così è, significa che lo scautismo si propone di metterein pratica quello che la religione predica. Quando un ragazzo cresce imparando apraticare la lealtà, la bontà, la generosità e tutto il resto, sappiamo che ha imparato adamare il prossimo. Chiedergli a quale religione appartenga non fa parte dei nostri compiti.Sarà compito dei sacerdoti approfondire il discorso sulla fede. Per noi, è importante cheriesca ad amare il prossimo.A questo punto sorge un interrogativo. Se una persona non crede in Dio, bisogna negarglila possibilità di imparare ad amare? Dobbiamo rifiutarci di insegnargli l’amore? Cristo haforse detto di diffondere il suo messaggio di amore solo ai cristiani? O non è forse piùgiusto portare un ateo ad agire giustamente, senza tener conto che un giorno potrebbeessere illuminato dalla fede e potrebbe anche non esserlo ma non per questo sarebbe piùimmeritevole della salvezza dell’anima? O forse dobbiamo pensare che un ateo non possaavere buoni sentimenti e non possa sviluppare questi buoni sentimenti perché, non

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credendo nell’esistenza di una vita eterna e di un premio finale, non avrebbe ragione diessere buono? Se così fosse dovremmo credere che tutti i cristiani siano santi e tutti gliatei siano criminali, e inginocchiarci dinanzi all’altare e dire: “O Dio, ti ringrazio, perchénon sono come tutti gli altri uomini e neppure come questo pubblicano!”(Lc 18,12). Edovremmo anche chiederci perché Cristo con i suoi discepoli soleva cenare coi peccatorie i pubblicani; mentre non risulta che sia mai andato a cena con i religiosi. (Mc. 15)

L’AGESCI, per statuto, accetta l’iscrizione di non credenti con lo scopo di convertirli.Tutte le attività sono però impostate in modo tale da obbligare ad una scelta religiosaprima ancora di assimilare una scelta di vita.

Il CNGEI, chiede agli iscritti di avere un Dio ma, di fatto, permette alle Sezioni pienaautonomia di accettare anche gli atei.

L’ASSORAIDER, per statuto, non impone una scelta religiosa, ma una scelta dicomportamento e una scelta di vita; e identifica tutto il bagaglio di principi morali in unavisione spirituale della vita, innata o riconosciuta da ognuno di noi.”

Tuttavia lo scautismo non vuole uniformare o cancellare ledifferenze, ma le ritiene caratteristiche proprie dell'individuo.E’ per questo che l’eterogeneità non va subita passivamente.Oggi a mio avviso lo scautismo vive in uno stato di leggeraarretratezza rispetto alla società contemporanea, ma ha tutti imezzi per mettersi, come ha sempre fatto, al passo con i tempi.Anche in un altro caso si è rivelato innovatore o comunque inleggero anticipo nel tempo: quando cioè ha accolto ragazzihandicappati nelle proprie unità.L’AGESCI (quando era ancora Asci), aveva i Riparti “MT”(Malgrado Tutto) e il CNGEI la “BRANCA DI ESTENSIONE”.Questi erano reparti esclusivamente di handicappati, molto diffusifino agli anni ’60, ma che si sono estinti intorno agli anni ’70,quando si è appurato che a fronte di enormi difficoltàorganizzative, non c’era un grosso beneficio per gli stessi ragazzi.Si riscontrava un beneficio molto maggiore inserendosingolarmente i ragazzi handicappati nei cosiddetti reparti“normali”).

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Come allora, tutt'oggi, sono preminentemente gli scout che dannoil benvenuto a questi ragazzi. (Su questo argomento rimando allatesi di M. Caracciolo)Per meglio dire credo che lo scoutismo, escludendo la scuola chesvolge un lavoro diverso dal nostro, sia un tipo di impegno che unragazzo handicappato possa affrontare (ovviamente dipende dalhandicap).E’ pur vero che oggi i ragazzi diversamente abili hanno tutta unaserie di sport e gruppi ai quali poter partecipare, ma in nessuno diquesti raggiungono i livelli di integrazione che ho visto io stesso,negli anni passati, per un ragazzo e una ragazza del RepartoKalewala di Roma.Riporto di seguito una descrizione dell’esperienza gentilmenteredatta da Renato Cenci e Daniela Vattani.

Esperienze con ragazzi disabili nel Reparto Kalewala

1. I ragazzi disabili ed i loro problemi.

2. Inserimento nell’unità, passaggi e precauzioni.

3. Attività del reparto, limiti e possibilità.

4. Vantaggi, benefici e lati positivi per i ragazzi disabili nella loro permanenzanell’unità.

5. Vantaggi, benefici e lati positivi per i ragazzi dell’unità.

6. Conclusioni dei capi unità.

1) I ragazzi disabili ed i loro problemi.

E. è un ragazzo affetto da schizofrenia, regolarmente in cura presso unopsichiatra e che assume giornalmente farmaci per controllare i sintomi della suamalattia. Ha, di conseguenza, notevoli problemi nel relazionarsi con gli altri, ed unaforte tendenza all’autoisolamento. Inoltre è soggetto a reazioni emotive a voltadifficilmente controllabili, soprattutto in caso di mancata assunzione dei succitatifarmaci, reazioni che alcune volte possono anche sfociare in atteggiamentiscontrosi o raramente violenti e potenzialmente pericolosi per chi lo circonda.Queste reazioni, evidentemente, lo rendono ancora meno accettabile dai compagni

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di reparto. Infine, poiché il suo problema lo porta a costruirsi un suo mondoimmaginario in cui si rifugia vivendolo ad alta voce anche in mezzo agli altri,diventa facile bersaglio di scherzi e prese in giro, a volte anche pesanti e fuoriluogo, da parte dei suoi compagni.

S. è una ragazza con problemi fisici di deambulazione, riesce a camminare constampelle solo lentamente e per percorsi limitati, ed ha problemi d’udito, è affettada una parziale sordità in parte attenuata da un apparecchio acustico, che lerende necessario integrare con la lettura labiale l’ascolto degli altri.Conseguentemente ha anche una minore facoltà di parola che rende difficoltoso,soprattutto per chi non la conosce, la comprensione di quanto dice. Questiproblemi la portano a rimanere spesso isolata dal gruppo che non sempre riesce oha voglia di aspettarla o di ascoltarla. Soprattutto nel corso delle attività piùfrenetiche, come le gare tra pattuglie, gli altri componenti presi dallacompetizione tendono a lasciarla indietro. Inoltre la sua condizione la porta a voltea richiedere alcune cose o alcuni favori in modo errato quasi come se le fosserodovuti.

2) Inserimento nell’unità, passaggi e precauzioni.

E. il suo inserimento nell’unità non è stato programmato in anticipo e non è statopreparato, in quanto si è presentato da solo ad una riunione chiedendo dipartecipare. Pur mostrando alcuni aspetti del suo carattere e dei suoi problemi,non è sembrato un ragazzo di difficile gestione. A fine riunione si è presentata lamadre che, non in sua presenza, ci ha descritto in maniera generale lecaratteristiche dei problemi di E. Dopo qualche riunione a cui ha partecipato E.abbiamo agito secondo i seguenti punti:

a) esposizione del problema al comitato tecnico di sezione e richiesta di pareri e didisponibilità d’aiuto in occasioni particolari; si è ottenuta la piena disponibilità delcomitato tecnico;

b) visita presso l’abitazione di E. per conoscere il suo ambiente e per parlare con luied i suoi familiari. Da questa visita e dai colloqui abbiamo ipotizzato che l’apportodella famiglia al nostro lavoro sarebbe stato minimo e che alcuni aspetti familiaripotevano aver contribuito a creare il disagio di E.;

c) richiesta di consultare il medico presso cui E. era in cura; purtroppo, tale richiestaè sempre stata respinta dal medico stesso, senza addurre spiegazioni amotivazione del rifiuto;

d) riunione d’alta pattuglia per parlare con i ragazzi e soprattutto con l’ipotizzatocapo pattuglia dei problemi che si sarebbero potuti incontrare. Non è mai semplicein questi casi riuscire a bilanciare le notizie da comunicare: è importante farcomprendere ai ragazzi quali sono i “rischi” senza creare paure o diffidenzepreconcette verso la persona in oggetto; si dovrebbe invece cercare di creare nei

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ragazzi un’aspettativa per le possibilità che un’occasione del genere dà percrescere insieme, per comprendere ed accettare le diversità e per aiutareconcretamente e in maniera continuativa, e non solamente quando ne abbiamovoglia, coloro che ne necessitano;

e) come staff di reparto abbiamo deciso quindi, non avendo altri ragazzi con problemisimili in unità, di provare a lavorare per inserire E. nel gruppo.

S. Per S. il discorso è abbastanza diverso, in quanto lei proveniva da un altroreparto scout Assoraider e la sua richiesta di entrare nel nostro reparto si èpotuta vagliare con largo anticipo e con la giusta conoscenza delle problematichead ella connesse. Anche per lei è stato seguito un iter che si può così riassumere:

a) colloquio con il precedente capo reparto di S. per capire le possibili difficoltà, lecapacità ed i limiti della ragazza, nonché il suo rapporto con gli altri ragazzidell’unità;

b) come per E. esposizione del problema al comitato tecnico di sezione e richiesta dipareri e soprattutto una disponibilità fissa per gli spostamenti settimanali vista lanon autosufficienza di S. a tal riguardo; con il comitato tecnico si è stabilito unarotazione tra tutte le persone disponibili a svolgere tale funzione;

c) purtroppo non è stato possibile conoscere e parlare, se non in brevi colloquitelefonici, con la famiglia poiché residente in Sardegna;

d) riunione d’alta pattuglia per parlare con i ragazzi e soprattutto con l’ipotizzatocapo pattuglia dei problemi che si sarebbero potuti incontrare. Conoscendo laragazza e non essendoci “rischi” particolari nel suo inserimento in una pattuglia èrisultato più semplice parlare con i ragazzi e creare in loro l’aspettativa versoquesta nuova compagna di reparto che, pur avendo vari problemi, potevatrasmetterci sensazioni e conoscenze diverse dalle nostre;

e) infine, pur avendo in reparto già E. con problematiche particolari, poiché iproblemi di S. erano molto diversi e poiché nel reparto vi era un’altra pattuglia,questa con una presenza prevalentemente femminile, come staff di repartoabbiamo deciso di accogliere anche S. nel reparto.

3) Attività del reparto, limiti e possibilità.

E. Non avendo E. disabilità fisiche, non sono state programmate particolariattività per il reparto; l’unica cosa che si è cercato di evitare è di lasciare soli iragazzi per i primi mesi, in maniera da una parte di evitare un’eccessivaresponsabilizzazione del capo pattuglia, dall’altra parte di osservare da vicino ilcomportamento di E. e degli altri ragazzi alla nuova situazione:

a) i limiti che un ragazzo con le problematiche di E. pone alle attività sonosoprattutto nella ridotta autonomia che la pattuglia può avere nelle varie attività

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da svolgere; infatti, come premesso, risultava difficile poter lasciare da soli iragazzi, se non per periodi molto limitati, per la necessità di controllare concostanza il comportamento e le reazioni di E. e degli altri ragazzi alle variesituazioni che si potevano creare durante una riunione o durante un’uscita; infatti,in alcuni periodi della giornata la stanchezza, la competizione o incomprensionipotevano creare momenti di tensione tra E. e gli altri che difficilmente potevanoessere gestiti autonomamente dal capo pattuglia; questo problema si è attenuatonell’ultimo anno di reparto di E. grazie ad una maggior maturità, conoscenza ecoesione del gruppo;

b) poiché nel nostro metodo di reparto la competizione tra Ptg. ha una notevoleimportanza, per livellare le differenze di prestazioni con le altre Ptg. e, diconseguenza, evitare di far considerare E. solamente come un peso, si è cercato,ove possibile, di inserire prove che prevedessero l’uso della fantasia e dellacreatività, qualità di cui E. è sicuramente dotato; ciò da una parte ha potutogratificare E. e fargli credere di più nelle sue possibilità, dall’altro lo ha fattoapprezzare dagli altri ragazzi che in ciò potevano anche vedere i tanti lati positividella diversità tra le persone.

S. I limiti fisici di S., viste le attività prevalentemente manuali del reparto, hannocostituito sicuramente un problema maggiore da risolvere:

a) per le attività iniziali abbiamo preferito non stravolgere il programma del reparto,anche per non far pesare troppo le limitazioni di S. sugli altri ragazzi con laconseguenza di creare sensazioni di noia e scocciatura del reparto verso S. e leattività, e per non far sentire il peso di tutto ciò a S., facendole avvertiremaggiormente i suoi problemi;

b) in seguito si è previsto di effettuare attività che prevedessero una presenzaparziale di S. ad esempio degli hike dove la Ptg. partiva senza S., e lei laraggiungeva accompagnata dai capi nei luoghi di sosta ove si effettuavano piccoleattività accessibili anche a lei;

c) abbiamo inserito in molte attività delle prove effettuabili anche da S. Inoltreabbiamo proposto dei momenti di reparto in cui S. c’insegnava il linguaggio deisegni, momenti in cui era lei che poneva le sue qualità al servizio di noi altri;

4) Vantaggi, benefici e lati positivi per i ragazzi disabili nella loro permanenzanell’unità.

a) Il principale beneficio per entrambi i ragazzi è stato senza dubbio quello di averrotto l’isolamento dal mondo esterno che li stava catturando entrambi anche seper motivi diversi, come già detto. Spinti, soprattutto all’inizio, dai propri familiarie da noi capi, entrambi hanno accettato di vivere l’avventura con altri ragazzi“normali”;

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b) è difficile dire se le attività e i momenti che hanno vissuto nei tre ani di repartopossa aver avuto un effetto permanente per aiutarli nei loro problemi quotidiani,anche se ciò è ipotizzabile più per S. che per E., ma sicuramente in quei tre annihanno potuto condividere in libertà emozioni e paure con altri coetanei, cosa chedifficilmente avrebbero potuto ottenere in molti altri ambienti;

c) ci sono stati anche momenti negativi, con compagni di reparto con noi capi o intante situazioni, ma tali momenti sono sicuramente parte della vita d’ogni individuoe non sono evitabili per nessuno. Sono anzi tasselli importanti nella crescita di unapersona ed evitarli a loro avrebbe dimostrato solo un falso buonismo che mal siaddice al nostro metodo educativo; anzi proprio tali momenti, condivisi con tuttigli altri, possono aver contribuito a diminuire le differenze e le distanze tra loro.

5) Vantaggi, benefici e lati positivi per i ragazzi dell’unità.

a) La conoscenza d’altre realtà e di diversi punti di vista è il primo beneficio cheabbiamo osservato negli altri ragazzi, un fattore molto importante per imparare aguardare le persone intorno a noi senza pregiudizi e preconcetti che possonocreare muri prima di conoscersi veramente;

b) la disponibilità ad aiutare altre persone, una prima forma di servizio verso unproprio compagno, si è sviluppata in molti componenti delle pattuglie cheaccoglievano S. e E., più in alcuni meno in altri, a seconda del carattere, dellapropensione e dell’età di ciascuno;

c) è successo anche che, a volte, la presenza di S. o di E. possa essere stata presacome scusa per un insuccesso o una mancanza, caricando i due ragazzi di colpe nonloro, ma anche queste cose sono abbastanza normali e ricorrenti nella vita dipattuglia; importante è stato da parte nostra notare questi comportamenti emettere in giusto risalto con i ragazzi il comportamento non eccellente di tutti icomponenti della pattuglia.

6) Conclusioni.

La presenza nelle pattuglie di ragazzi disabili comporta per lo staff di reparto unanotevole mole di lavoro aggiuntivo, sia per quanto riguarda la preparazione preliminaredell’attività, che durante la realizzazione delle stesse. Infatti, è necessarioprevedere tutte le difficoltà che si potrebbero incontrare durante riunioni e uscite,in modo da organizzare i dovuti accorgimenti in maniera che né le attività nétantomeno i ragazzi soffrano per situazioni impreviste o pericolose.

Quindi, prima di affrontare una simile avventura, è necessario valutare bene leproprie capacità e la propria disponibilità di tempo e di risorse, per evitare diaccorgersi troppo tardi di non essere in grado di portare avanti un simile impegno.

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Tutto questo lavoro aggiuntivo è ampiamente ripagato dalle tante possibilità che lapresenza di questi ragazzi concede ai capi unità per la formazione e la crescita deiragazzi.

Soprattutto è importantissima la possibilità di far incontrare e conoscere alreparto realtà della nostra società, che fino a pochi decenni fa erano poco visibili oaddirittura nascoste e segregate per paura, ignoranza e pregiudizio.

Questo incontro tra diverse realtà con la conoscenza di problematiche e difficoltàdifferenti dalle nostre, e la consapevolezza di poterle risolvere lavorando insieme, èuna porta aperta non solo sul mondo della disabilità psico-fisica, ma su tutte lesituazioni ed i mondi distanti da noi e può diventare un piccolo passo su quel ponteideale per superare la paura che naturalmente abbiamo di fronte a mondi sconosciutie diversi dal nostro.

Per coerenza con tutto quello che propongo nella mia tesi devosottolineare che la procedura, che è stata seguita per questiragazzi, non è “figlia” di un metodo partorito dal nostro fondatoreB.P.Ne sono invece i chiari artefici Renato e Daniela che hanno fattoScoutismo vero cioè Moderno!

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LO SCAUTISMO PER AMMODERNARSI DEVE “OSARE”

La prima citazione riportata in questa tesi è una comunicazioneallegata ad un regolamento scritto dal lupo rosso solitarioPasquino, il quale proprio nel tentativo di apportare delle notevolimodifiche al metodo in uso nell'Assoraider (sviluppando inparticolare la propensione della nostra associazione alla protezionecivile) non ha avuto successo.I tentativi di cambiamento sono alla base di ogni opera diammodernamento: i commissari centrali e gli addetti ai lavori sullostatuto e sui regolamenti lavorano proprio per questo scopo,ovviamente non tutti i tentativi hanno poi successo, nè quelli che lohanno sono poi per forza i migliori.Quel che conta, però, è farli anticipando il problema in modo chenon diventi necessario riformare in modo repentino e drasticoquello che gia esiste.La nostra associazione è la prova tangibile dell'essenza delloscautismo come movimento e non come metodo infatti:

(DISPENSA PRELIMINARE 2005 CORSO STORIA DELLO SCAUTISMO DI ANDREAPIRODDA)

“Le peculiarità dell’ASSORAIDER

Siamo tutti quanti scaut e a tutti quanti ci piace definirci discendenti di quegli scaut chenel 1907 Robert Baden Powell aveva costituito nell’isola di Brownsea.Da quei lontani anni, in tutto il mondo, sono sorte tantissime associazioni scaut, ognunadiversa dalle altre. Alle diversità formali, create apposta per distinguersi, si unisce peròspesso, una differente visione dello scoutismo e del metodo scaut.In Italia, il CNGEI si distingue per quell’aspetto vagamente militarista che incontratanta simpatia negli scout americani, mentre, L’AGESCI e gli Scout D’Europa, perseguonola missione di religiosità di cui le attività scaut, fanno da contorno.Oggi in Italia, le associazioni scaut sono numerose e periodicamente, assistiamo allanascita di quelle nuove.E’ comunque importante confrontarci con loro perché in ognuna c’è qualcosa chepossiamo imparare e qualcosa che possiamo insegnare.

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L’Assoraider si distingue dalle altre associazioni, innanzitutto per aver introdotto nellaPromessa Scaut il concetto di “umanità”, che implica una particolare attenzione, non soloverso chi ci sta vicino, ma anche verso chi ci sta più lontano.La differenza principale nei confronti di tutte le altre associazioni, riguarda le etàrelative alle branche.Le altre associazioni in genere, sono forse più conformi alle fasi teoriche della psicologiaevolutiva e quasi tutte hanno la branca lupetti che va dagli 8 ai 12 anni, gli esploratori dai12 ai 15/16, e i rover dai 16 ai 20/21 anni.L’Assoraider segue rigorosamente l’andamento scolastico: lupetti-elementari;esploratori-medie; rover-superiori. Questo perché il cambio di ordine di scuole, imponeun cambiamento sostanziale che prescinde dal livello evolutivo, che si riflette nella vitasociale e di relazione, e che spesso si rivela traumatico per i ragazzi. Questi livelli di età più bassi, comportano una serie di variazioni delle attività perpoterle adeguare all’età dei ragazzi.Lo stesso sistema di pattuglia, per la classe esploratori, viene semplificato e a volte nonriesce ad avere una piena attuazione. Le pattuglie non possono avere quella pienaautonomia e responsabilizzazione che fino a poco tempo fa godevano le pattuglie dellealtre associazioni. Oggi però, con la maggiore sensibilità sulla tutela dei minori, anche lealtre associazioni stanno facendo notevoli passi indietro.Terminata l’età rover, le altre associazioni hanno generalmente una branca di adultiscaut che ha la funzione di aiutare dall’esterno le sezioni o le unità quando gli vienerichiesto.

L’Assoraider ha elaborato la quarta branca, il raiderismo, con la funzione di creare deigruppi di interesse dove possa svilupparsi un lavoro semi-professionale e completare cosìla progressione personale introducendo i giovani adulti nella società esterna senza farloro perdere quelle peculiarità acquisite nel mondo scaut.”

Il nostro fondatore Aldo Marzot era conscio della necessità di“OSARE” per poter salvare lo scautismo e infatti nel 1965 fondòl'Assoraider

(DISPENSA PRELIMINARE 2005 CORSO STORIA DELLO SCAUTISMO DI ANDREAPIRODDA)

“...La sua assidua partecipazione alle Conferenze Internazionali lo rese sensibile ad unarealtà molto poco edificante per lo scautismo italiano.Col passare degli anni, lo scautismo si era evoluto in tutto il mondo, tranne che in Italia,dove era stato chiuso per vent’anni ed erano mancati i confronti con le altre nazioni. LoScautismo italiano era antiquato.Questa lacuna andava colmata al più presto.

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Aldo Marzot decise di dedicarsi interamente all’evoluzione dello Scautismo e ariguadagnare il terreno perduto.

Uno dei più grossi problemi era il forte scollamento tra i rover e l’età adulta.Negli anni ’60 molte Compagnie tenevano dei Rover che arrivavano a 25 e a volte anche a30 anni che creavano difficoltà e spesso determinavano l’autoestinzione delle stesseCompagnie. La “Progressione Scaut” aveva una lacuna. Nel cercare di risolvere questoproblema Aldo Marzot incontrò sempre delle forti resistenze e contrasti insormontabili.

Nel 1965 fondò l’ASSORAIDER nella quale operò in qualità di Presidente Capo Scaut

L’Assoraider sarebbe nata come un’associazione che riteneva validi i principi e i metodieducativi scaut ma che avrebbe cercato continuamente di tenersi aggiornata nel campodell’educazione e della formazione giovanile. ...”

Dalle lezioni del CFQ si evince che lo scautismo moderno in Italia èrappresentato sicuramente anche dalla nostra associazione eanche noi cresciamo a seconda di come il movimento si configuranei vari momenti e luoghi nei quali agiamo.

“...La morte di Aldo Marzot avvenuta a Belluno nel luglio 1976 creò una profonda crisi intutta l’associazione.Veniva a mancare improvvisamente quella dinamicità evolutiva che aveva portatol’Assoraider in pochi anni, ad essere competitiva nei confronti delle altre associazioniScaut e in più, si dovettero risolvere dei seri problemi di organizzazione.L’Assoraider riuscì in breve a riorganizzarsi e a raccogliere l’eredità di quella spintaevolutiva che aveva trasmesso Aldo Marzot e che doveva essere la principalecaratteristica dell’associazione.Caratteristica che oggi si fa strada molto lentamente ma che rimane la costante sfidache tutti i Capi dovrebbero raccogliere. ...”

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NOI CAPI

Nella dispensa sopra riportata sulle peculiarità dell'Assoraiderviene evidenziato il fatto che si siano dovute rivedere le possibiliattività da far fare ai ragazzi, in particolare agli iscrittiminorenni in base ai rischi e le responsabilità che essecomportano. (per approfondire consultare tesi R. Grisafi 2004)Inoltre l’affermare “i ragazzi con il tempo cambiano” non è solo unluogo comune ma anche un dato di fatto legato ai cambiamentisociali, ai quali infatti seguono le peculiarità delle variegenerazioni di giovani che si affacciano allo scautismo.Nella sezione dedicata agli “ESPLORATORI” del libro di Viezzoli lapattuglia viene descritta proprio come un qualunque “manuale” ladescriverebbe oggi.In particolare dice:

“Nella pattuglia i giovani simpatizzano fraloro, si vogliono bene, ed hanno fiducia inun coetaneo che rispettano e seguono comecapo.”

Poi elenca tutti gli obiettivi che ogni capo reparto spera che unapattuglia raggiunga, come tradizioni e attività comuni, e in generaleuna sostanziale socialità che i ragazzi hanno per natura e cheattraverso la vita di pattuglia esprimono al meglio.Oggi la socializzazione è diventato il nostro primo obiettivo: a mioavviso un capo reparto deve ritenersi soddisfatto se la maggiorparte dei ragazzi che si sono “affacciati” nella sua unità hannoavuto modo di integrarsi serenamente in una pattuglia svolgendo unruolo significativo per questa.Oggi c'è molto più individualismo che in passato, c'è molta piùvoglia di indipendenza da parte dei ragazzi, e non ci si impone comecapi ma piuttosto li si convince a seguirci.

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In questi termini lo scautismo moderno è meno affascinante per iragazzi e più faticoso per i capi di quello classico, ma è quello chela società concede.Mentre gli obiettivi pratici che i ragazzi devono raggiungere oggisono meno avventurosi di quelli di una volta, al contrario gliobiettivi etici si sono ingigantiti (socializzazione, altruismo, ecc.).Le “imprese entusiasmanti” del testo del CNGEI si fondavanoanche sul fatto che:

“In linea di massima, la pattuglia èautonoma, cioè intende divenire sempre piùcapace di badare a se stessa pur operandoin armonia con le altre pattuglie nel quadrodel reparto ed entro le direttive, tracciatedal capo reparto.”

B.P. in molti suoi scritti è di un ottimismo sfrenato e indica lastrada per fare interessare i ragazzi alle attività che gliproponiamo, proprio per la loro straordinarietà.Una visione un po' più astratta dei tanti esempi e consigli che B.P.dà alle generazioni future su come gestire lupetti, esploratori erover potrebbe essere quella di non soffermarsi troppo sulletradizionali attività di una compagnia o di una qualunque unità, madi ricercare attività che soddisfino i ragazzi.Ci tengo a sottolineare questo punto perchè qualche anno fa hoavuto il piacere di discutere con uno scout ultra ottantenne sulleattività tipiche di un reparto.Questa persona mi spiegava che lui faceva utilizzare ai ragazzisolo attrezzature “veramente scaut” come ad esempio tendecanadesi con paleria di legno, lampade da campo a petrolio, cordinidi canapa, ecc.; quello che facevano tutti gli altri reparti presential campo lui lo trovava inappropriato e fuori luogo.

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Questo, minimizzando, è un “peccato d'orgoglio” che molti di noifanno quando, vedendo le unità all'opera, commentano con frasi deltipo:

“ai miei tempi era più difficile perchè non c'erano ........”

Noi capi più che rincorrere lo scoutismo che non esiste piùdovremmo avere una certa “intelligenza sociale” per capire cosadobbiamo cambiare nelle nostre attività.

(Da:“Lo scautismo per l'educazione alla pace” di Michele Zappardino)

(pag. 4)” (…) Il Metodo Scaut si applica alla persona ed è quindi in grado di privilegiarefra tutti i valori proprio quello del rispetto alla persona. Tenendo conto della storia di

ognuno, dell’ambiente da cui proviene, dei suoi bisogni, aiutando in modo particolarecoloro che, pur inseriti in contesti educativi, si trovano emarginati. I capi possono

intervenire a livello individuale valorizzando le potenzialità dei singoli ragazzi,educandoli a pensare, a formarsi un senso critico, aiutandoli a scegliere uncomportamento finalizzato alla cooperazione, alla giustizia ed alla pace(...)”

(pag. 11) Il ruolo del Capo“Da quanto esposto appare evidente come l’educazione alla pace, offerta dal

Movimento Scaut Mondiale e anche dall’Assoraider, potrà essere realizzata soltantose abbiamo degli adulti, anche nelle realtà locali, consapevoli del proprio ruolo qualemodello di riferimento per i ragazzi. Consapevolezza del proprio ruolo quindi ma di

riflesso anche saper operare per obiettivi. Ci si chiede, da tempo, quali sono gli spazi cheil capo medio finalizza alla propria formazione ed aggiornamento.

Questo problema non riguarda solo l’Assoraider, ma tutto lo Scoutismo Mondiale ed èstato ampiamente delineato nel documento - verso una strategia dello Scautismo - con la

risoluzione n. 2 della 31ª Conferenza Mondiale Scaut, citiamo testualmente: “ilprogramma di molte associazioni manca di scopo, di creatività e di innovazione richiesti

per trattenere i membri; per esempio, l’aspetto internazionale dello scautismo e ladimensione dello sviluppo comunitario, che rispondono entrambi ai riferimenti sentiti daigiovani, richiederebbero una migliore integrazione nel programma di molte associazioni.”

ConclusioniPer concludere è utile citare un intervento di John Thurman, Capo Campo di Gilwell Park,

tenuto all’Indaba del 1951 dove, peraltro, era presente il nostro Aldo Marzot.“…Qui in questo Campo Internazionale, al Centro Internazionale Formazione

Capi, desidero mettervi in guardia contro le contraffazioni. La fraternitànon consiste nell’afferrare la sinistra di uno straniero e dargli colpetti sulla spalla.

La vera fraternità deve schiudersi verso l’esterno da ogni comunità nella quale

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viviamo e lavoriamo. Sarebbe follia stringere amicizia qui con gente di altrenazioni, per ritornare a casa ad invischiarsi in piccole beghe con il Reparto vicino

o con il Commissario di Sezione. La fraternità deve nascere nei nostri cuori e,da qui, irradiare in modo che la nostra Fraternità Mondiale sia fondata sulle

solide basi della fraternità in casa”.Altresì, recentemente, con la Carta del Guidismo e dello Scautismo in Europa

si afferma che: “nello scautismo i giovani imparano ad usare strumenti democraticiper risolvere i conflitti nella loro vita, nella famiglia, nella loro comunità o

anche a livello nazionale ed internazionale”.

Quindi parliamo della democrazia, non tanto come un modo di intendere unsistema politico, ma, bensì come un valore. S’intende per democrazia un modo di

intendere i rapporti con gli altri, quale espressione di determinati valori ed altresìquale modo di intendere la vita. La correlazione fra questi due interventi ci permettedi creare un ponte ideale tra un nostro prezioso patrimonio passato ed un patrimonio

recente. Entrambi ci possono aiutare per poter dare una risposta ad un presentequanto mai evidente. Un presente che per guardare al futuro deve essere consapevole

del proprio passato. In presenza del dominio dei valori materiali, dellosfruttamento dell’uomo sull’uomo, del totalitarismo economico, dello sfruttamentoe degrado dell’ambiente, lo scautismo può educare alla cultura della pace favorendola crescita del senso della gratuità del servizio, della tolleranza e della conoscenza.In questa opera di formazione dei giovani è importante fare riferimento ai nostri

valori ed alle nostre radici, al patrimonio dello scautismo internazionale, in correlazionealle problematiche del mondo nel quale oggi viviamo ed operiamo.”

Dal testo sopra riportato si evince il ruolo educativo che noi capidobbiamo svolgere, dell'etica che dobbiamo infondere nei giovani,il tutto preoccupandoci del successo dello scautismo.Il problema sta nel come far cogliere ai ragazzi l'importanza delrispetto prima di tutto, prima del proprio egoismo.Non possiamo confidare in sermoni o nel metodo classico, perchèquel metodo che è stato per troppo tempo classico ormai èvecchio.A mio avviso l’equivoco che ci impedisce di lavorare tuttiunitamente, in quella che io credo la giusta direzione, sta nellaconvinzione di molti di noi che se cambiamo lo scautismo nelle suepiù lunghe tradizioni non faremo più scoutismo.

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Per meglio dire quelli che io credo cambiamenti necessari perproseguire nel nostro impegno di “lasciare il mondo meglio di comelo abbiamo trovato” per molti sono l'eccesso che porterebbe aqualcos'altro.Ad oggi pur avendo rivisto molte volte la forma e l'assolutezzadelle nostre regole, (vedi per esempio dispense di A. Piroddariguardo l’introduzione nella promessa del concetto di umanità) nonabbiamo mai avuto il coraggio di criticarle, di cambiarle, magari“capovolgerle”.La legge scout dice:

LA PAROLA DELLO SCOUT È SACRA

LO SCOUT AGISCE SEMPRE CON LEALTÀ

LO SCOUT È AMICO DI TUTTI INDIPENDENTEMENTE DA RAZZA,NAZIONALITÀ, RELIGIONE O CONDIZIONE

LO SCOUT TIENE FEDE AI PROPRI IDEALI, MA RISPETTA LE OPINIONIALTRUI

LO SCOUT AMA E PROTEGGE IL DEBOLE ANCHE CON SUO PERSONALESACRIFICIO

LO SCAUT AMA LA NATURA ED È IN PARTICOLARE AMICO DEGLIANIMALI

LO SCOUT SA CHE PER IMPARARE A GUIDARE GLI ALTRI OCCORREPRIMA SAPER OBBEDIRE

LO SCOUT È CORTESE E SERENO ANCHE NELLE DIFFICOLTÀ

LO SCOUT È SOBRIO E PARSIMONIOSO

LO SCAUT È PURO DI PENSIERO CORRETTO NELLE PAROLE E NEGLI ATTI

Fermo restando che accetto la legge, il 10° articolo da adito ainnumerevoli interpretazioni che potrei non condividere.

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Questo cosa comporterebbe? Non sono uno Scout, oppure, piùsemplicemente, non appartengo a una schiera di persone checondividono quell'articolo?Io Andrea Lami a 21 anni, dopo 14 anni di scautismo non sono certodi condividere tutti e 10 gli articoli della legge scout.

Quanti articoli un ottimo capo, che condivide tutte le asserzioni diB.P., è in grado di far comprendere e apprezzare ai propri ROVER(non dico esploratori perchè noi abbiamo fatto slittare le età delleunità indietro)?

Ascoltando le veglie a cui ho partecipato e le persone che hoincontrato in questi anni non credo che il riferimento morale pertutti sia la legge scout, anzi la maggior parte delle persone da meascoltate che partecipano o hanno partecipato alla vita scout nonhanno mai veramente accettato la legge come codice eticopersonale, o perché la si condivide parzialmente o perché non la sitrova soddisfacente.Lo scoutismo ha colpito l’attenzione di tutti quelli che ne hannobeneficiato in parte per le situazioni straordinarie nelle quali lifaceva calare, e per il divertimento che suscitava, ma soprattuttoper la vita in comune.Il voler fondare l'accordo tra gli scout sulla legge temo che siariduttivo: ci vogliono dei forti cambiamenti se non vogliamocontinuare ad essere una realtà sempre più isolata, sempre piùrara, sempre più anacronistica.Un buon testo che potrebbe puntualizzare, a mio avviso megliodella legge scout, i valori che ci proponiamo di diffondere e che cifanno conoscere è “LA CARTA DEL GUIDISMO E DELLOSCOUTISMO IN EUROPA”, qui riportata:

“Come cittadini europei abbiamo la fortuna, oggi, di vivere in una delle poche

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parti economicamente più fortunate della terra.Un continente che, avendo riflettuto a fondo sul proprio passato anche

recente si prepara a proiettarsi verso il futuro. Un passato gravido di esperienzeumane negative, di nuovi modelli, di società rivelatisi effimeri e dannosi, ha lasciato

in eredità una enorme sensibilità verso un largo spettro di problematiche e direlazioni che si vuole lasciare alle generazioni future affinché sviluppino schemi

di vita in comune tali da porli al riparo dal ripetere tragici errori.E ancora di più il confronto tra una terra largamente benestante, ove però

molti problemi restano ancora irrisolti, con le molte altre parti del mondo anchevicino che vivono situazioni di sostanziale arretratezza acuisce altre sensibilità,

pone nuovi e pressanti interrogativi, spinge il pensiero verso altre linee.Quale, quindi, il futuro di questo continente?

E quale cittadino futuro per il futuro di questo continente?Queste le preoccupazioni di tutte quelle persone che in Europa lavorano,

secondo diverse responsabilità, perché tutto ciò si realizzi nei modi auspicati.Queste quindi anche le preoccupazioni delle associazioni scout che occupano

sicuramente un posto importante nel futuro di quei cittadini.Ecco quindi una “CARTA” che, condensando gran parte dell’odierno pensiero

europeo, fissa linee di guida entro le quali far correre, con gioia ma anche conresponsabilità, i giovani affidati al Movimento verso quel futuro nel quale, rispettando

il vecchio motto, essi possano sentirsi “preparati”.

UNA CARTA PER IL GUIDISMO E LO SCAUTISMO IN EUROPADal 1 al 6 Aprile 1995 si è svolta a Salisburgo, in Austria, la triennale Conferenza

Europea Guide e Scout. I delegati di tutte le Associazioni d’Europa hannovotato la Carta del Guidismo e dello Scautismo in Europa, che presenta gli

obiettivi comuni per i quali tutte le Associazioni d’Europa sono tenute a lavorare.La lettura della Carta, che impegna le singole associazioni, può essere molto

utile per chi è chiamato a decidere le linee associative per il futuro, per progredireverso l’educazione dei giovani a dimensione europea, superando i confini localistici

e aprendosi verso le nuove frontiere.Buona lettura.

NOI CI IMPEGNIAMO AD AIUTARE I GIOVANI A CRESCERE.Promovendo il loro sviluppo e difendendo le loro libertà personali come

definite nei Diritti del bambino e dei diritti dei giovani;….

Contribuendo allo sviluppo di un sistema personale di valori morali espirituali tramite la partecipazione ad un sistema di progressione personale,

in un gruppo di pari;….

Incoraggiandoli ad interagire più strettamente con il loro ambiente naturale,

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a capire con pienezza le loro relazioni con esso, e quindi ad apprezzarlomeglio ed a rispettarlo;

….Offrendo una relazione positiva con gli adulti, basata sulla fiducia, in cuii giovani trovino risposte educative adeguate alla loro crescita in maturità

sessuale ai bisogni emotivi e al loro benessere generale;….

NOI AIUTIAMO LA SOCIETÀ A CRESCEREFornendo servizi di informazione per i giovani: questi si possono integrarepienamente nella società se sono pienamente informati sulle possibilità

e sui problemi che li riguardano, direttamente o indirettamente;….

Educando alla democrazia. Le società possono funzionare solo se i giovanipartecipano pienamente ai processi decisionali che riguarderanno

comunque la loro vita;….

Offrendo pari opportunità, ogni persona, senza distinzione di genere, origine,razza, capacità o salute deve essere incoraggiata e aiutata a raggiungere lo

sviluppo delle sue potenzialità fisiche, intellettuali, sociali e spirituali;….

Aiutando e creando partenariati con giovani emarginati: i giovani e gliadulti delle aree emarginate della società, devono essere benvenuti e apertamente

accettati nelle nostre associazioni, per far sì che siano superate lecause della loro esclusione dalla società più ampia;

….NOI AIUTIAMO L’EUROPA A CRESCERE

Aiutando i giovani a superare le barriere alla loro mobilità, spesso createda un limitato accesso alle informazioni e alle reti di comunicazione, a

trasporti o alloggi accessibili;….

Sfidando il razzismo e la xenofobia: le possibilità di apprendimentointerculturale per i giovani tendono a superare gli stereotipi nazionalistici e

favoriscono l’educazione alla pace ed alla tolleranza;….

Costruendo ponti di amicizia e fraternità oltre le frontiere: mentre crescel’Europa, i giovani europei devono crescere in amicizia con i loro vicini in ogni

parte del mondo;….

NOI TI AIUTIAMO A CRESCEREChi siamo “noi”? Siamo il Guidismo e lo Scautismo, e quanto sopra è

quello che noi siamo;

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In ogni momento, il Guidismo e lo Scautismo aiutano i giovani in Europa -e oltre, a svilupparsi. A loro volta, questi giovani forniranno loro risposte e

soluzioni ai problemi delle nostre società. In questa Carta abbiamo scritto comequesto può essere raggiunto.”

(Ho dovuto eliminare dei sottoparagrafi per rendere più facile la lettura, ma, poiché litrovo esplicativi, alla fine della tesi riporto il testo completo)

Uno dei grandi nodi per cui molti di quelli che concludono l'iterscoutistico si fermano è il non trascurabile disaccordo anche suivalori che dovrebbero unirci.Esistono molte visioni dello scoutismo che in certi casi sono agliantipodi.Tornando al metodo “applicato” ognuno di noi deve assolutamentesperimentare nuove vie d'uscita dalla regressione alla quale quasitutti stiamo assistendo.Non credo che se ci sono delle realtà geografiche in cui le nostresezioni proliferano dobbiamo pensare che li si stia operando bene edove invece si sviluppano poco, questo non avvenga.Oggi lo scoutismo è meno attraente di tutte quelle attività ludico-sportive che molti ragazzi hanno modo di intraprendere.Questo problema lo vivo tutte le settimane nella mia sede a Romadove con una certa regolarità dei ragazzi lasciano gli scout perfare altro:

“...vorrei un po' più di tempo libero...”.

Inoltre sempre con più difficoltà riusciamo a fare iscrivere nuovepersone.Tanto per fare un esempio nel settembre 2005 sono statidistribuiti, nelle vicinanze della sede di Roma, 3000 volantini perpubblicizzare il branco (per gli esploratori abbiamo constatato cheè totalmente inutile fare pubblicità).Per tutta risposta sono venuti 3 lupetti nuovi.

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Quella di Marzot era un idea che ci ha permesso di ricostruire dacapo un associazione scout, il che ci ha fatto vantare di esseremoderni.Di fatto quella che dovrebbe essere la nostra peculiarità, ilraiderismo, non ha ancora preso piede nelle nostre sezioni, bastavenire al CFQ per constatare che il corso tecnico raider vienesempre più frequentemente soppresso.Una volta tra i capi i genitori e i ragazzi si creavano legami diamicizia o di conoscenza.Oggi lo scoutismo da molte famiglie viene vissuto come unqualunque servizio ad utenza, cioè pagando per alcuni anche nonpagando hai diritto di usufruirne ma non hai nessun particolaredovere, proprio come quando si affitta un campo sportivo o ci siiscrive in piscina.

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IL METODO DI LORD BADEN POWELL

Lo scautismo classico e conservatore fa affidamento sulle paroledel nostro fondatore B.P., il quale non è mai stato molto propenso aprodurre un vero e proprio testo per i capi.Quello che oggi conosciamo con il nome di “IL LIBRO DEI CAPI” èper lo più una raccolta di dispense e appunti di Baden Powell, chenon danno direttive precise nè regole universali sul metodo scout:in poche parole non è un manuale.

Ne “IL LIBRO DEI CAPI” DI BADEN POWELL, nella presentazioneall'edizione italiana di Mario Sica si legge:

“Il libro dei capi è uno dei pochi suoi libriespressamente rivolto agli adulti, anzi agliadulti educatori nel Movimento scout.Vi ritroviamo una sintesi delle finalitàeducative e delle strutture pedagogichedello Scautismo, sintesi in genere assaifelice pur nel linguaggio estremamentesemplice che è proprio del fondatore.Anzi, proprio nella semplicità delleintuizioni di questo profondo conoscitoredell'animo del ragazzo si deve cercare ilsegreto del successo dello Scautismo. Nonsi chiede all'educatore scout di essere unostudioso di pedagogia, né un docentediplomato, né un genio: ma solo un “uomo-ragazzo”, per giocare, nello spirito delfratello maggiore, il gioco delloScautismo.”

Nella prefazione B.P. parla di un “ambiente” che lo scoutismogarantisce al ragazzo e alla ragazza, adatto a loro nel quale potercrescere. Questo è la natura.In particolare afferma:

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“Rimarrà deluso da questo libro chispera di trovarvi una serie di principidefinitivi per giungere ad unacompleta conoscenza dello Scautismo.Io mi propongo semplicemente diesporre, a titolo di suggerimento, lalinea che abbiamo trovato utileseguire ed i motivi che ci hanno spintoa farlo.Si seguono volentieri dei suggerimentiquando se ne comprende lo scopo.Perciò la maggior parte di questepagine sarà dedicata ai fini dellenostre attività, piuttosto che ai loroparticolari.Questi il capo alle prime armi licompleterà servendosi della suaintelligenza ed in base alle condizionilocali nelle quali egli lavora.”

Questa mancanza di organicità e di definizione del metodo è erimarrà un arma a doppio taglio per lo scoutismo perchè lo rendeflessibile ma eterogeneo da capo a capo.Il primo capitolo del libro si intitola “IL CAPO” questo deveessere:

1. Giovane nell'animo2. Sensibile ai problemi dei ragazzi3. Curare il singolo4. Instaurare uno spirito comunitario

Prosegue dicendo che il capo educa e non istruisce, che dà quindil'esempio uniformandosi alla legge scout, essendo leale almovimento, soprattutto il capo unità deve essere paziente epronto a sbagliare.Nel secondo capitolo l'autore racconta i tratti universali deiragazzi: spiritosi, coraggiosi, fiduciosi delle loro capacità, acuti,eccitabili, reattivi, fedeli.

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L'abilità del capo consiste nel far sviluppare questi caratteri aseconda della propensione di ognuno( ciò è possibile, per B.P.,studiando il suo stile di vita e non reprimendo il ragazzo, comefanno a volte gli insegnanti, ma allontanandolo dalle tentazioni).Il capitolo in questione descrive il ragazzo sano come il ragazzoche non vuole studiare ma piuttosto agire.Oggi parlare di ragazzi “sani” e “non” sarebbe azzardato tuttavia,in maniera molto generale, B.P. aveva ben inteso come siano igiovani e cosa cerchino nella società.La differenza tra ieri e oggi sta nel fatto che: molti gruppicommerciali sappiano cosa vogliono i ragazzi e come darlo loro,mentre forse noi capi non sappiamo più cosa i ragazzi cerchinooppure ci ostiniamo a dare loro ciò che non vogliono.Nel capitolo “Lo scautismo” il metodo è il vivere insieme perannullare l’egoismo e sviluppare il civismo nel ragazzo, perdifendere ideali come la libertà, la giustizia e l’onore.Quest'ultimo, in una nota a pagina 42, viene ben chiarito daltraduttore:

“L'honour di BP è un concetto del tutto interiore, come impegno e senso di responsabilitàpersonale, ed ha poco a che vedere con quello – particolarmente vivo in alcune parti

d'Italia – dell'onore inteso come alone di responsabilità dell'individuo e del suo casatonella cerchia sociale...”

Vengono fissati i 4 punti della formazione scout:

1. FORMAZIONE DEL CARATTERE (nella quale è compresal'intuizione di un Dio creatore, l'ateismo era l'unica spiritualità non contemplata cometale)

2. SALUTE

3. ABILITA' MANUALI

4. SERVIZIO (che è una sorta di messa in pratica della religione, perchè tutte lereligioni professano l'aiuto del prossimo).

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Nel libro c'è uno schema, sotto riportato, che riassume perfettamente questi4 punti:

Nel libro viene descritta la logica con cui la struttura e le regoledel repartismo sono state ideate.

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Per esempio le specialità sono uno strumento con cui il capo faconoscere agli esploratori dei possibili mestieri.Questo obiettivo è sempre stato perseguito dalle associazioniscout, quello cioè di dare anche nozioni utili per vivere e quindi perguadagnare indipendenza e autonomia.Oggi le possibilità sono limitate dalla forte specializzazione delmondo del lavoro e delle conoscenze specifiche necessarie perqualunque carriera lavorativa.La nostra associazione è nata proprio dalla volontà di rivalutarequesto particolare obiettivo che B.P. ha scelto per il suomovimento.Anche qui però sono state indispensabili scelte diverse dalloscoutismo del fondatore per rendere il traguardo più abbordabile(vedi il Raiderismo).Un passo in particolare credo che sia molto interessante perchèriguarda un problema che negli ultimi anni è diventato piùimportante di quello che si possa pensare: l'uniforme.Il testo lo trovo illuminante su questo argomento perchè non parladi come deve essere l'uniforme, non accenna a nessun particolareestetico, ma solo il ruolo etico che questa svolge.Serve infatti ad unire, e deve essere portata con piacere; iragazzi la portano come vedono che la portiamo noi capi e laapprezzano.Se ci sono capi insoddisfatti della divisa perchè la trovanoinadeguata, figuriamoci i ragazzi moderni che prima ancora dellapraticità sono influenzati dalla moda.L'immagine che gran parte della società ha oggi dello scout è unacaricatura legata specialmente al modo in cui ci vestiamo.Nonostante ciò sono ancora poche le associazioni scout che hannopreso seri provvedimenti contro questa cattiva abitudine, perconvertirsi ad un abbigliamento e quindi ad un atteggiamento conl'esterno più ragionato e meno tradizionalista.

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Il libro prosegue con la spiegazione dei 4 punti della formazionescout sopra riportati e in questa ultima parte si comprendono iforti legami che Lord Baden Powell intendeva dare allo scoutismomondiale con le grandi religioni monoteiste e la disciplina militare.Sulla disciplina militare viene chiaramente detto che questa “seesasperata” è solo un mezzo per sfoggiare le doti fisiche deiragazzi senza però rincorrere i veri traguardi utili all'individuo,quelli etici.La disciplina per il fondatore è lo strumento per instillare stile neigiovani.C'è da dire che però lo stile e la rispettabilità sociale sonoconcetti che se li si volesse promuovere, come li immaginavano icapi scout del passato, si cadrebbe, a mio avviso, in fanatismi eesagerazioni che nella comunità mondiale, alla quale tuttidovremmo aspirare, pacifica e libera, non dovrebbero averespazio.

A testimonianza della chiara avversione di B.P. al militarismo puroriporto parte de “SCAUTISMO ED EDUCAZIONE ALLA PACE” diMichele Capurso 1988/89:

3. Scautismo e militarismoLa precedente esperienza militare di B.P. potrebbe trarre in inganno degli osservatoriesterni al movimento e far credere loro che lo scautismo sia un movimento militarista,invece B.P. ha sempre considerato addestramento militare e scautismo basati su principidiametralmente opposti:"La differenza principale tra il metodo dell'addestramento dei cadetti e la formazionescout risiede nei principi. Il primo opera tramite l'impressione, la seconda tramitel'espressione.L'addestramento dei cadetti impone ai ragazzi dall'esterno una istruzione collettiva,mentre lo scautismo incoraggia dall'interno l'individuo a sviluppare da sè la propriapersonalità.L'addestramento militare lo plasma fino a renderlo simile ad un modello predeterminatoed a farne un pezzo di un meccanismo, mentre lo scopo dello scautismo è sopratutto disviluppare il carattere e lo spirito d'iniziativa del singolo".

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E ancora sullo stesso tema, B.P. scrive nel 1925: "l'addestramento e la disciplina militaresono esattamente l'opposto di quello che insegnamo nel Movimento scout. Essi tendono aprodurre macchine invece di individui, a sostituire una vernice di obbedienza alla forzadel carattere".Appare dunque evidente sin dal principio la differenza di metodi tra scautismo emilitarismo; il primo potrebbe essere definito un metodo maieutico, che intendel'educazione come un EX-ducere(estrarre, tirar fuori da); il secondo potebbe essere definito un metodo normativo cheintende l'educazione più come un educare (istruire, nutrire, e in senso lato potremmodire imporre).Se la differenza tra scautismo e militarismo appare netta nel metodo sin dalle origini delmovimento scout, non altrettanto può dirsi per ciò che riguarda i destinatari esopratutto i fini dello scautismo, per i quali è possibile individuare una chiara lineaevolutiva, come scrive Mario Sica nell'introduzione a Taccuino - (Raccolta cronologica diScritti sullo scautismo dal 1907 al 1941): "Il lettore coglie la netta evoluzionedell'aspetto internazionale del Movimento. Questo nasce come iniziativa esclusivamentebritannica e imperiale: ma già nel 1910 è presente in una decina di paesi esteri (tra cui,con i primi embrionali esperimenti, in Italia). E nel 1913 si tiene a Birmingham il primocampo internazionale, in occasione del quale B.P. dedica per la prima volta uno scritto aquest'aspetto: ma è ancora un internazionalismo tra i bianchi. Poi la guerra mondiale, econ essa il ripensamento di B.P. sollecitato da un lato dalla lealtà alla Patria in pericolo,dall'altro cosciente dell'assoluta futilità del massacro bestiale sui campi di battagliaeuropei. Di qui la sua fuga in avanti, rappresentata dal lancio, durante la stessa guerra,della prospettiva postbellica del Movimento come strumento di pace e di riconciliazioneinternazionale. è il Jamboree, è la fraternità mondiale dello scautismo senza più limiti dirazza, di classe, di religione. Non più mero aspetto di fatto del movimento, ma coscientericerca di un più ampio patriottismo al di là dei confini del proprio stato".Proviamo a rocostruire schematicamente, tramite gli scritti di B.P., questa evoluzione insenso pacifista ed internazionalista del metodo.”

Il libro dei capi si esaurisce nell’enucleazione dei caratterifondamentali da promuovere nei giovani: la discussione, il rispetto,la gioia di vivere, buona azione quotidiana, attaccamento allacomunità, la salute, l’educazione sessuale (improbabile oggi fattacome consigliava B.P.), servizio, sacrificio, amore verso il prossimo.Ma non può essere preso come testo fondamentale per la buonaformazione di un capo scout, in quanto spesso scade indisquisizioni religiose e finalizza parte del lavoro fatto dal capo alrafforzamento della fede cristiana nello scout.

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Mentre quello a cui aspira lo scoutismo moderno è scritto nelquarto articolo della legge:

LO SCOUT TIENE FEDE AI PROPRI IDEALI, MA RISPETTA LE OPINIONI ALTRUI

Questo potrebbe essere pensato come l’articolo ispiratore dellacarta del guidismo e dello scoutismo che incomincia proprio con:

“NOI CI IMPEGNIAMO AD AIUTARE I GIOVANI A CRESCERE.Promovendo il loro sviluppo e difendendo le loro libertà personali come

definite nei Diritti del bambino e dei diritti dei giovani”

Lo scoutismo moderno non ha connotati culturali e non promuovenessuna particolare cultura, vuole spingere ogni ragazzo adesprimere al massimo se stesso, a non essere incasellato in unordine sociale prestabilito ma ad apprezzare delle regole perpoter vivere in una società cosmopolita. Questo significa voler farcrescere i giovani.

CONCLUSIONI

Credo che non esista distinzione tra vecchio e nuovo metodo,piuttosto esistono capi che hanno osato applicarlo veramente,cambiandolo in base alle situazioni, e chi invece è stato illuso dipoterlo possedere per poi stupirsi di chi non lo conoscesse comelui.

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“Lo Scoutismo è un metodo educativo, cioè una proposta divita, un orientamento alternativo che, attraverso tecniche emetodi, vuole avviare il ragazzo ad una maturità umana, ricca,profonda, e iniziarlo già ad esperienze positive e valide.

Se è cosi, lo scoutismo possiede una sua mentalità, un suomodo di vedere l’Uomo, la personalità umana, la dinamica delvivere: possiede, cioè, una Spiritualità.

Sarebbe vanificare lo scoutismo, ridurlo a un assieme ditecniche e di giochi, una specie di Club dove si fanno discorsiimpegnati o dove ciascuno cerca di passare il suo tempo neimodi più strani, un luogo dove la contestazione è obbligatoriae dove ogni capriccio viene avvallato come creatività espontaneità.

Ma questo non è Scoutismo, anche se si copre con divise eparole prese in prestito, anche se ripete gesti esteriori imparatisul “manuale””

(G.Basadonna “Spiritualità della strada” Ed. Ancora, Mi. 1979)

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BIOGRAFIA DI LAMI LA GIRAFFA DELLA GIUNGLA

Andrea Lami nasce a Roma nel lontano 11 Dicembre del 1984, sin da jovine esprime ildesiderio di entrare a far parte della grande famiglia degli scout.Ciò a causa di Qui Quo e Qua, i 3 nipotini di Paolino Paperino, che in molti numeri delsettimanale TOPOLINO stupiscono il giovane Andrea con le loro strepitose avventure inluoghi suggestivi.Nel 1992 finalmente mamma Simonetta e papà Claudio portano, il nostro giovane amico,ad iscriversi in un gruppo della FEDERSCOUT di un oratorio (S.Filippo Neri) vicino la lorolussuosa dimora, il branco di quella chiesa era per fortuna al completo.In quel periodo gli scarti della zona venivano mandati ad iscriversi ad un gruppo, di tristiindividui, della FEDERSCOUT che di li a pochi anni sarebbe diventato il ROMA 3dell’ASSORAIDER.Fu in dei locali della parrocchia San Francesco Saverio che la nostra aspirante giovanemarmotta condusse una sfavillante carriera da lupetto.L’AKELA (Paolo Settesoldi), che ebbe l’ingrato compito di svezzare la marmotta, ha piùvolte chiesto al commissario d’allora che Andrea Lami venisse radiato dalla grandefamiglia Scout per i suoi ripetuti comportamenti molesti.Cosi non fu, forse grazie all’aiuto di quel misterioso commissario chiamato AndreaPirodda. Quest’ultimo era certo che in Lami ski walker ci fosse la “FORZA”.

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Il nostro lupo crebbe e divenne un ottimo esploratore del mare, la sua magica ascesavenne intralciata da un nuovo parroco della diocesi in cui il malconcio ROMA 3 era ospite:“Er Pomata” un improbabile prete che era ben disponibile a lasciare i locali agli scouttini,a patto che questi diventassero agescini.Ancora per fortuna il magico Lami fu strappato dalle grinfie del famelico Pomata e ipochi superstiti di una sezione già misera si trasferirono in una catacomba sita in viaOstiense.Lì la vita della sezione ROMA 3 proseguì indisturbata fino a quando la maledizione delPomata non ritornò, fu solo allora che la sezione si sciolse e i pochissimi rimasti siintegrarono nella sezione di ROMA 2 (terrestri).Nello storico scantinato di Colle di Mezzo, l’ormai splendido adolescente, Lamone fuaccolto nella strepitosa compagnia PANORAMIX.Sotto la guida di Giorgio Meo, prima, e del già noto Pirodda, poi, Andrea imparò l’arte deldolce far niente come ogni Rover deve saper fare in compagnia.La compagnia non ebbe lunga vita dopo l’ultimo campo del sempre più bello Andrea(SCOTLAND TOUR 2003), è anche per questo che gli esperti di storia scout sono solitiassociare la figura del sommo Lami con quella di Attila il flagello di Dio (qualcuno insinuache il nostro Andrea possa portare sfiga).Dopo aver frequentato un gioioso preliminare CFQ a Riccia, pronto per plagiare piccolementi di lupetti e esploratori, il neo acquisto della staff capi del ROMA 2 si trovò nel belmezzo di un golpe nella sezione.Quel sant’uomo del Lami apparteneva alla frangia moderata e più centrista dei partitiche nacquero a sorpresa.Alla fine i sovversivi si allontanarono dal ROMA 2.Oggi Andrea conduce sorridentemente un reparto portatile di 9 elementi e collabora allariedificazione del glorioso ROMA 2 combattendo le avversità e sconfiggendo giorno pergiorno i nemici che minacciano i piccoli scauttini che stanno rinascendo nel branco nelreparto e nella compagnia.

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(Da:“Lo scautismo per l'educazione alla pace” di Michele Zappardino)

“CARTA DEL GUIDISMO E DELLO SCAUTISMO IN EUROPACome cittadini europei abbiamo la fortuna, oggi, di vivere in una delle poche

parti economicamente più fortunate della terra.Un continente che, avendo riflettuto a fondo sul proprio passato anche

recente si prepara a proiettarsi verso il futuro. Un passato gravido di esperienzeumane negative, di nuovi modelli, di società rivelatisi effimeri e dannosi, ha lasciato

in eredità una enorme sensibilità verso un largo spettro di problematiche e direlazioni che si vuole lasciare alle generazioni future affinché sviluppino schemi

di vita in comune tali da porli al riparo dal ripetere tragici errori.E ancora di più il confronto tra una terra largamente benestante, ove però

molti problemi restano ancora irrisolti, con le molte altre parti del mondo anchevicino che vivono situazioni di sostanziale arretratezza acuisce altre sensibilità,

pone nuovi e pressanti interrogativi, spinge il pensiero verso altre linee.Quale, quindi, il futuro di questo continente?

E quale cittadino futuro per il futuro di questo continente?Queste le preoccupazioni di tutte quelle persone che in Europa lavorano,

secondo diverse responsabilità, perché tutto ciò si realizzi nei modi auspicati.Queste quindi anche le preoccupazioni delle associazioni scout che occupano

sicuramente un posto importante nel futuro di quei cittadini.Ecco quindi una “CARTA” che, condensando gran parte dell’odierno pensieroeuropeo, fissa linee di guida entro le quali far correre, con gioia ma anche con

responsabilità, i giovani affidati al Movimento verso quel futuro nel quale, rispettandoil vecchio motto, essi possano sentirsi “preparati”.

UNA CARTA PER IL GUIDISMO E LO SCAUTISMO IN EUROPADal 1 al 6 Aprile 1995 si è svolta a Salisburgo, in Austria, la triennale Conferenza

Europea Guide e Scout. I delegati di tutte le Associazioni d’Europa hannovotato la Carta del Guidismo e dello Scautismo in Europa, che presenta gli

obiettivi comuni per i quali tutte le Associazioni d’Europa sono tenute a lavorare.Assoraider “Educazione alla pace” 13

La lettura della Carta, che impegna le singole associazioni, può essere moltoutile per chi è chiamato a decidere le linee associative per il futuro, per progredire

verso l’educazione dei giovani a di-mensione europea, superando i confini localisticie aprendosi verso le nuove frontiere.

Buona lettura.NOI CI IMPEGNIAMO AD AIUTARE I GIOVANI A CRESCERE.

Promovendo il loro sviluppo e difendendo le loro libertà personali comedefinite nei Diritti del bambino e dei diritti dei giovani;

Il Guidismo e lo Scautismo promuovono i diritti dei Bambini, espressi dallaConvenzione delle Nazioni Unite. In particolare, i bambini hanno diritto all’educazione

e alla sicurezza emotiva. Il Guidismo e lo Scautismo lavorano per questiobiettivi con un metodo educativo per i bambini tra gli 8 e gli 11 anni e un nuovo

metodo per quelli sotto gli 8 anni in alcuni paesi.Il Guidismo e lo Scautismo promuovono i Diritti dei Giovani. In particolare, i

giovani hanno diritto ad un’istruzione professionale e al lavoro, e alla partecipazionesociale attiva. Il Guidi-smo e lo Scautismo promuovono questo fornendo

metodi e programmi educativi per adolescenti e giovani.Contribuendo allo sviluppo di un sistema personale di valori morali e

spirituali tramite la partecipazione ad un sistema di progressione personale,in un gruppo di pari;

Molti bambini e giovani in Europa stanno crescendo in un mondo instabile,senza valori e regole. Il Guidismo e lo Scautismo aiutano i bambini e i giovani a

sviluppare propri valori morali e spirituali.Li aiutano a sviluppare la loro “bussola interna” per guidarli nella loro vita

e nelle relazioni con gli altri. Li aiutano a valutare le loro esperienze personali ecomunitarie, e incoraggiano la loro partecipazione alla vita spirituale e alla

tradizione religiosa della loro comunità di appartenenza.Incoraggiandoli ad interagire più strettamente con il loro ambiente naturale,

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a capire con pienezza le loro relazioni con esso, e quindi ad apprezzarlomeglio ed a rispettarlo;

Il Guidismo e lo Scautismo aiutano i giovani a sviluppare relazioni esperenzialicon la Natura e l’Ambiente. Ognuno di noi è parte della natura. Le risorse

naturali non possono essere considerate come qualcosa da consumare soltanto.Attraverso la parte del Metodo che riguarda la vita all’aperto, che include attivitàavventurose, i giovani scoprono il rispetto verso la Natura e le sue innumerevoli

meraviglie e la insita spiritualità.Vivere in città oggi comporta la necessità di prendere coscienza del renderla

a dimensione umana, nel rispetto dei grandi equilibri ecologici. In questa ottica,il Guidismo e lo Scautismo aiutano e formano i giovani ad essere cittadini

attivi.Offrendo una relazione positiva con gli adulti, basata sulla fiducia, in cui

i giovani trovino risposte educative adeguate alla loro crescita in maturitàsessuale ai bisogni emotivi e al loro benessere generale;

In quanto Movimenti educativi, il Guidismo e lo Scautismo si impegnano asostenere i giovani in ogni aspetto della loro vita. È essenziale per il loro

14 “Educazione alla pace” Assoraiderbenessere che i loro sentimenti ed emozioni siano presi in considerazione e che

i giovani stessi siano in grado non solo di controllarli, ma anche di esprimerli.Questa relazione dovrà includere la necessità di una educazione sessuale eallo sviluppo della responsabilità personale. Il processo educativo può esserecompiuto solo, rispettando le varie influenze culturali e religiose presenti nella

loro vita e in stretta consultazione con i genitori.NOI AIUTIAMO LA SOCIETÀ A CRESCERE

Fornendo servizi di informazione per i giovani: questi si possono integrarepienamente nella società se sono pienamente informati sulle possibilità

e sui problemi che li riguardano, direttamente o indirettamente;I giovani nella società sono tenuti in posizione marginale quando hanno unaccesso limitato all’informazione. Grazie all’informazione, i giovani possono

acquisire le conoscenze, le competenze e le attitudini indispensabili al loro sviluppoin quanto cittadini attivi. Le associazioni guide e scout devono permettere lorodi acquisire le capacità necessarie a decifrare e ad appropriarsi delle molteplici

informazioni che ricevono.Educando alla democrazia. Le società possono funzionare solo se i giovani

partecipano pienamente ai processi decisionali che riguarderannocomunque la loro vita;

I giovani nella società sono tenuti in posizione marginale se non possonoavere responsabilità. Il Guidismo e lo Scautismo danno loro la possibilità di fareesperienze di autonomia decisionale. Nel Guidismo e nello Scautismo i giovani

possono partecipare nei processi decisionali ed imparare a gestire progetti in ungruppo più o meno ristretto. Possono organizzare da soli le loro attività, lavorando

in piccoli gruppi e prendendo com’unitariamente decisioni basate sulle competenzee le conoscenze che hanno acquisito con la guida di un capo adulto e

adeguatamente formato, che lavora al loro fianco.Il Guidismo e lo Scautismo promuovono la partecipazione giovanile aiutandoi bambini e i gio-vani a prepararsi per il futuro. Questo significa identificare erimuovere gli ostacoli che impedisco-no loro di assumere responsabilità nel

movimento, e può essere collegato ai più vasti problemi di abbattere le barrierenella società. I giovani devono anche essere aiutati a partecipare come rappresentanti

dello Scautismo e del Guidismo nelle istituzioni giovanili a livellonazionale ed internazionale.

Promuovere la partecipazione giovanile significa anche lavorare per iniziativeche combattano la disoccupazione giovanile.

Il Guidismo e lo Scautismo aiutano attivamente i giovani delle nuovedemocrazie dell’Europa dell’Est attraverso le loro associazioni Guide e Scout.

Sosteniamo lo sviluppo del lavoro giovanile e la cooperazione attraverso lacreazione di consigli giovanili nazionali. Inoltre, si creino rapporti di collaborazione

permanenti (partenariati) fra le associazioni dei diversi paesi, spessocome risultato di scambi fra gruppi locali dell’est e dell’ovest, del sud e del nord,

con un vantaggio educativo per tutti.Offrendo pari opportunità, ogni persona, senza distinzione di genere, origine,razza, capacità o salute deve essere incoraggiata e aiutata a raggiungere lo

sviluppo delle sue potenzialità fisiche, intellettuali, sociali e spirituali;

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Assoraider “Educazione alla pace” 15Uno dei nostri principali obiettivi educativi è, aiutare i giovani a sviluppare

relazioni fra ragazzi e ragazze, basate su un concetto di collaborazione su unpiano paritetico. Rispettando i diversi bisogni dei ragazzi e delle ragazze, occorreaiutarli a forgiare essi stessi la loro identità in una società in cui i ruoli dell’uomo

e della donna sono cambiati.Auspichiamo di offire pari possibilità di accesso ai posti di responsabilità e

decisionali a tutti i nostri associati.Una particolare importanza viene attribuita all’apertura dello Scautismo e

del Guidismo ai giovani e agli adulti di comunità etniche.Deve essere compiuto ogni sforzo per assicurare che il Guidismo e lo

Scautismo siano aperti ai portatori di handicap o a persone con particolarinecessità.

Aiutando e creando partenariati con giovani emarginati: i giovani e gliadulti delle aree emarginate della società, devono essere benvenuti e apertamente

accettati nelle nostre associazioni, per far sì che siano superate lecause della loro esclusione dalla società più ampia;

Molti giovani in Europa vivono in condizioni di degrado. Devono far frontealla povertà, alla disoccupazione, alla mancanza di alloggio, al razzismo, alla

violenza, agli effetti della droga. Il Guidismo e lo Scautismo sono anche per loro.Il Guidismo e lo Scautismo lavorano con e per gli emarginati. È incoraggiato

lo sviluppo di una metodologia di accoglienza per giovani in situazione diemarginazione e programmi per facilitare l’ingresso di adulti provenienti da aree

emarginate nelle associazioni giovanili.NOI AIUTIAMO L’EUROPA A CRESCERE

Aiutando i giovani a superare le barriere alla loro mobilità, spesso createda un limitato accesso alle informazioni e alle reti di comunicazione, a

trasporti o alloggi accessibili;Il Guidismo e lo Scautismo, sviluppano un metodo educativo che incoraggia

una maggiore mobilità dei giovani e assumono iniziative per facilitare l’accessodei giovani alla possibilità di viaggiare.

Le nostre associazioni si impegnano a sviluppare ulteriormente le infrastruttureadatte in particolare ai giovani e alle loro necessità in tutta l’Europa.

Sfidando il razzismo e la xenofobia: le possibilità di apprendimentointerculturale per i giovani tendono a superare gli stereotipi nazionalistici e

favoriscono l’educazione alla pace ed alla tolleranza;La principale caratteristica dell’Europa è la sua grande diversità culturale. In

quanto movimenti internazionali, il Guidismo e lo Scautismo lavorano per creareuna comprensione internazionale e interculturale, contro il pregiudizio, la exonofobia,

l’antisemitismo ed il razzismo.I conflitti sono ancora numerosi in Europa. Il Guidismo e lo Scautismo promuovono

la pace nello spirito dei giovani e li incoraggiano ad essere, operatoridi pace nelle loro comunità e, fra le diverse comunità. Investiamo energie nella

creazione di un futuro di pace.Nel Guidismo e nello Scautismo i giovani imparano ad usare strumenti

democratici per risolvere i conflitti nella loro vita, nella famiglia, nella loro comunitào anche a livello nazionale ed internazionale. Contribuendo attivamente allo

16 “Educazione alla pace” Assoraidersviluppo di una politica giovanile europea migliore e più efficace, a favore di tutta

la popolazione giovanile europea e non soltanto dei giovani associati.Le nostre associazioni sono incoraggiate a coinvolgersi pienamente nel

lavoro dei Consigli Nazionali della Gioventù, in collaborazione con le altre organizzazionigiovanili. Laddove tali istituzioni non esistono, le associazioni si attiveranno

per la loro costituzione.A livello europeo, siamo rappresentati nei diversi livelli del BEC (Coordinamento

Europeo delle Associazioni giovanili non governative) e al Forum dellaGioventù dell’Unione Europea.

Il Guidismo e lo Scautismo hanno status consultivo presso il Consiglio d’Europae operano in correlazione con i diversi uffici specializzati dell’Unione Europea.Costruendo ponti di amicizia e fraternità oltre le frontiere: mentre cresce

l’Europa, i giovani europei devono crescere in amicizia con i loro vicini in ogniparte del mondo;

In un contesto sempre più globale, aiutiamo i giovani a creare una lorovisione della Europa futura - il loro futuro - che sia compatibile con una sua composizione

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multiculturale e multirazziale.Il Guidismo e lo Scautismo in quanto organizzazioni mondiali fra le più

numerose, non desiderano vedere l’Europa svilupparsi come una fortezza chiusaai paesi che devono far fronte a problemi di sviluppo o a conflitti. Le associazioni

europee sviluppano scambi e specifici progetti di cooperazione con le associazionipatners dei paesi in via di sviluppo.

Viene incoraggiata la presenza di giovani volontari nei progetti di sviluppoo negli interventi di solidarietà nell’emergenza. In diverse situazioni è anche necessario

organizzare specifiche operazioni per aiutare i rifugiati dai conflitti inEuropa o altrove. Per fornire un’assistenza tecnica e un maggior aiuto ai vari

progetti è stata creata una apposita organizzazione non governativa di sviluppo.NOI TI AIUTIAMO A CRESCERE

Chi siamo “noi”? Siamo il Guidismo e lo Scautismo, e quanto sopra èquello che noi siamo;

In ogni momento, il Guidismo e lo Scautismo aiutano i giovani in Europa -e oltre, a svilupparsi. A loro volta, questi giovani forniranno loro risposte e

soluzioni ai problemi delle nostre società. In questa Carta abbiamo scritto comequesto può essere raggiunto.”

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Bibliografia:

Lo Zingarelli 2000

Luigi Caldari: Disciplinare di protezione civile per l’ASSORAIDER

Antonio Viezzoli (1962): “DIECI LUSTRI DI VITA G.E.I.”

tesina di Michele Capurso corso di laurea in Pedagogia - AA 1988/1989 UNIVERSITA'DEGLI STUDI DI PERUGIA facoltà di magistero: “SCAUTISMO ED EDUCAZIONEALLA PACE

Dispensa di Andrea Pirodda: La scelta laica dell’Assoraider

Relazione di Renato Cenci e Daniela Vattani: ”Esperienze con ragazzi disabili nel RepartoKalewala”

Dispensa preliminare 2005 corso storia dello scoutismo di Andrea Pirodda: “Lepeculiarità dell’ASSORAIDER”

Michele Zappardino ARCOBALENO EDIZIONI:“Lo scautismo per l'educazione alla pace”“CARTA DEL GUIDISMO E DELLO SCAUTISMO IN EUROPA”

Nuova fiordaliso edizione 2003:IL LIBRO DEI CAPI DI BADEN POWELL

G.Basadonna Ed. Ancora, Mi. 1979 :“Spiritualità della strada”