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© Copyright 2016 by Ippolito Lamedica

I meccanismi della memoria nel processo regressivo

MENTALSUPERPOWER ®, via Arco d’Augusto, 47 Fano (PU) Italia www.mentalsuperpower.com

EDIZIONI MENTALSUPERPOWER

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Sommario

Introduzione ………………..…………………………………………………….. pag. 5

Capitolo 1 Come funziona la memoria ……………………………………………pag. 7

Capitolo 2 Memoria Olografica …………………………………………………… pag. 18

Capitolo 3 Memoria processo attivo …………………………………….…..…… pag. 26

Capitolo 4 Memoria nelle regressioni………………………………………..…… pag. 29

Capitolo 5 Effetti delle regressioni: memoria e ricordi……………………..…… pag. 32

Capitolo 6 Una breve esperienza pratica per recuperare memorie ………..… pag. 34

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Introduzione La memoria è una parte fondamentale nel processo regressivo e si trova nella parte più nascosta della nostra mente.

Questo breve ebook è il testo molto leggermente rielaborato del mio intervento al Corso Internazionale di Ipnosi Regressiva svoltosi a Milano il 9, 10,11 dicembre 2016. Nella prima parte (il capitolo 1), per supplire a commenti fatti a voce sulla mappa mentale che spiega il funzionamento della memoria, ho qui utilizzato alcuni passi dal mio ultimo libro Quantum Memory1 disponibile fin d’ora in formato ebook e, a breve, anche in versione cartacea. In questo testo affronteremo il tema della memoria nelle regressioni. Come funziona la memoria in regressione? Come la conoscenza della memoria può aiutarci a capire le immagini che emergono nell'ipnosi regressiva? Nel corso della trattazione accennerò ad alcuni elementi per comprendere come funziona la memoria, come è fatta, quali ruoli gioca nelle regressioni, distinguendo fra Memoria e ricordi. Finiremo con una breve esperienza pratica per mostrare quanto profonda e potente sia la nostra mente.

Durante i lavori del Corso Internazionale di Ipnosi Regressiva svoltosi a Milano il 9, 10,11 dicembre 2016, Il Dr. Marco Chisotti2, nel suo intervento in cui ha descritto il modello psicobioemotivo (secondo il quale al centro della terapia è necessario considerare il corpo assieme alla parte psicologica ed emozionale), ha molto ben spiegato come, senza emozioni, non possano esistere memorie che, perciò, sono caratteristica peculiare dell’essere umano. Nel suo intervento ha spiegato come l’ipnosi abbia notevoli implicazioni a livello neuronale e di tutto il sistema del cervello. Successivamente, il legame fra memorie ed emozioni, è stato trattato in modo approfondito e con esperienze pratiche dalla Dott.ssa Ester Patricia Ceresa nella sua relazione dal tema “I meccanismi delle emozioni nel processo regressivo”. Secondo l’approccio di Ester Patricia Ceresa3 le emozioni sono il ponte che ci riporta indietro nel tempo. Questo aspetto è

1 Quantum Memory è il titolo del libro e anche l’omonimo paradigma di apprendimento da me ideato e

presentato al Congresso Mondiale di Ipnosi del 2016. Il libro può essere acquistato on line su wwww.lucemformazione.it oppure su www.mentalsuperpower HYPERLINK "https://www.mentalsuperpower.com/risorse/pagine-riservate/" .

2 Il Dr. Marco Chisotti è Psicoterapeuta, terapeuta relazionale ad indirizzo sistemico, Ipnotista, Programmatore Neuro Linguista. Presidente della Scuola di Ipnosi Costruttivista; durante il corso, insieme alla terapeuta cranio-sacrale svizzera Rosetta Minniti, ha illustrato il modello psicobioemotivo.

3 La Dott.ssa Ester Patricia Ceresa è Counselor Hypnotherapist ed è docente presso ISI-CNV- International University Londra.

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particolarmente importante per il nostro tema e verrà ripreso nel corso della trattazione. Nell’intervento del terzo giorno, il Dr. Flavio Burgarella 4 ha mostrato gli aspetti quantistici legati al campo del cuore. La sua lezione ha mostrato come un approccio quantistico possa portare addirittura alla rigenerazione cellulare, creando effetti di guarigione. I suoi espliciti riferimenti sono stati ai campi morfogenetici scoperti dal biologo britannico Rupert Sheldrake ed ai fenomeni di risonanza morfica. In particolare questi fenomeni sono intimamente legati al concetto di memoria. Perciò, noi faremo un lavoro analogo relativamente al cervello, mostrando come anche il cervello possa essere descritto secondo il paradigma quantistico.

Ora, nelle pagine che seguono potrete trovare la traccia delle mie riflessioni e ricerche. L’ultimo capitolo è dedicato all’esperienza pratica che ho condotto per far sperimentare, nei limiti del possibile con i tempi ridotti, come utilizzare una semplice regressione per il recupero di memorie e per amplificare le proprie risorse mnestiche. Ovviamente su questo tema si potrebbe (e si dovrebbe) dire molto di più, ma nel testo ho proposto gli opportuni rimandi per approfondimenti. Certo, leggere l’induzione non è la stessa cosa che ascoltarla. Chi lo desidera può richiedermi l’invio della versione in audio mp3 per utilizzarla in pace a casa propria. Buona lettura!

Ippolito Lamedica

4 Il Dr. Flavio Burgarella è Medico, Cardiologo, collabora con l’Organizzazione Mondiale della Sanità nella

promozione della prevenzione e riabilitazione delle malattie cardiovascolari. Fondatore del Metodo Burgarella Quantum Medicine (BQM). La Medicina Quantistica permette che sia sufficiente la sincronizzazione astratta dei dati del paziente con le nostre informazioni terapeutiche per ottenere i risultati. Burgarella Quantum Healing (BQH) è il modo con cui i principi della Medicina Quantistica possono essere riportati nella pratica clinica favorendo il processo di autoguarigione del paziente.

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Capitolo 1

Come funziona la memoria

La memoria nelle neuroscienze viene definita come la capacità del cervello di conservare informazioni.

Essa opera in tre distinte fasi:

− La codifica, che consiste nell’elaborazione delle informazioni ricevute. − L’immagazzinamento, la creazione di registrazioni o cataloghi

permanenti delle informazioni codificate. − Il richiamo, che è la funzione di recupero delle informazioni

immagazzinate, in risposta a qualche sollecitazione.

Secondo recentissime ricerche (parliamo degli ultimi tre-quattro anni) con le più avanzate macchine a scansione magnetica possiamo affermare che ogni secondo arrivano al cervello, dagli organi di senso, circa 40/60 Gigabyte di informazioni. Tale mole di dati deve essere elaborata dai centri cerebrali e “gestita” per fornirci le impressioni sensoriali affinché possiamo muoverci nello spazio e percepire ciò che ci circonda. Nessuna macchina, né robot, è ancora in grado di fare altrettanto e non parliamo di pensiero o di parola. Quando aggiungiamo anche le sensazioni interne (le cosiddette enterocezioni), i pensieri, le parole, ci proiettiamo in una dimensione che

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eccede i 50 Gigabyte al secondo. Tutte le informazioni arrivano al cervello dai nostri sensi attraverso il midollo spinale e l’ippocampo le distribuisce nelle varie aree (amigdala, per le memorie collegate alle emozioni, la corteccia prefrontale, il talamo, ecc.). Perciò, l’ippocampo svolge il ruolo di “smistare” le informazioni. Come l’immagine mostra l’ippocampo ha un ruolo cruciale nella formazione di memoria ed apprendimento: infatti, smista le informazioni che provengono dai sensi, attraverso il midollo spinale, nelle varie aree del cervello. Questo lavoro può essere reso più efficace da alcune tecniche quantistiche (e in special modo dalla luce) o da metodiche legate all’ipnosi.

Le informazioni che arrivano al cervello sono inizialmente organizzate sotto forma di impulsi luminosi-elettrici. Il cervello può gestire solo una quantità limitata di dati per ogni secondo poiché non può utilizzare più di 25 watt (pari alla potenza di una fioca lampadina elettrica), pena il surriscaldamento della massa cerebrale, perciò, per poter avere, comunque, la possibilità di ottenere performances pressoché illimitate, deve essere in grado di “gestire” tali

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capacità e di creare meccanismi “automatici” e altri accorgimenti per risparmiare energia. “Per gestire” una mole incredibile di dati e di potenzialità, il cervello ha bisogno di lavorare in determinati modi. Ad esempio uno dei più semplici è quello di “escludere” le funzioni che non interessano. In altre parole questo significa focalizzare l’attenzione solo su determinati oggetti. Chiamiamo questo fenomeno “attenzione selettiva”. Un secondo modo che il cervello

adotta per risparmiare energia è quello di creare “meccanismi automatici” in grado di eseguire determinati programmi. Pensate alla prima volta che siete andati in bicicletta o che avete guita un’automobile; ogni gesto, anche il più piccolo, doveva essere pensato e programmato meticolosamente, con tutta l’attenzione disponibile. La stessa cosa è avvenuta per camminare e così via. Poi, con il passare del tempo, il cervello ha creato un meccanismo automatico che gestisce queste funzioni in modo che non dobbiamo più prestarvi attenzione, non dobbiamo dedicarvi memoria (un po’ come la RAM del computer), ma tutto si svolge senza che vi pensiamo. Guidiamo e, nel contempo parliamo, ascoltiamo, cioè prestiamo attenzione ad altre cose o a nulla, e restiamo rilassati. Questi meccanismi automatici sono dei sistemi molto potenti per risparmiare energia, cioè attenzione, ma c’è un rovescio della medaglia: arriava un momento in cui gran parte della nostra vita è gestita da gesti automatici: ci svegliamo alla stessa ora, senza neppure pensarci, cioè automaticamente, ci dirigiamo in bagno, poi a fare colazione, prendiamo la stessa strada, ecc.. Ora la domanda che sorge è questa: quanta parte della nostra vita deleghiamo a tali meccanismi, a comportamenti creati in questa maniera? Infatti, oltre ai meccanismi comportamentali, vi sono anche le reazioni che divengono automatiche come uno scatto di rabbia o di collera, il riso, e potremmo elencarne tante. Quanto potremmo riprendere sotto i nostro diretto controllo della nostra vita prendendo semplicemente coscienza di questo? Ciascuno giudicherà da sé.

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Infine, il cervello attua altri stratagemmi per poter gestire le informazioni senza richiendere un aumento della potenza necessaria (ricordiamo il limite di 25 watt). Nell’ambito della visione, per fare un’esempio, per ridurre l’impegno di memoria che sarebbe necessario il cervello adotta alcuni stratagemmi: il primo sfrutta la grande mobilità dell’occhio. Infatti, poiché l’cchio si muove molto velocemente, il cervello mette a fuoco solo la parte centrale dell’immagine, lasciando il contorno appena abbozzato. In questo modo si riduce sostanzialmente il “peso” di ciascuna immagine. Perciò, tutti i dettagli delle parti più periferiche vengono eliminati e, dei 180 gradi che costituiscono il cono visivo che noi percepiamo, viene messa a fuoco e dettagliata solo una ristretta fetta (si parla di circa 15 – 20 gradi). Tutto il resto è appena abbozzato e sfuocato. Così facendo le immagini che il cervello deve gestire ogni istante diventano molto più leggere. Infatti, l’organo della vista, da solo, comporta oltre 9 Gigabyte di informazioni al secondo: una quantità eneorme. Ma noi non abbiamo coscienza del fatto che la visione subisca questo drastico taglio, poiché a tale imperfezione si supplisce con una mobilità molto elevata dell’occhio, per la quale tutto, nel giro di poco tempo, viene analizzato nel dettaglio. Così si formano la “visione centrale” (quella che ci permette di avere immagini nitide) e la “visone laterale” molto ben illustrata dal Dr. Marco Paret nella lezione sulle tecniche di fascinazione e sulla fissazione del punto. Infatti, la visione laterale porta ad un diverso tipo di coscienza. Noi abbiamo la convinzione che ciò che vediamo sia reale, ma non è così: quello che vediamo è una ricostruzione del cervello (sulla base delle sue precedenti esperienze). Osserviamo come avviene. Ogni occhio cattura immagini a 180 gradi e le invia, tramite il nervo ottico, al cervello. Tuttavia tali informazioni sono molto parziali: innanzi tutto sono bidimensionali. Il cervello le compara fra loro e, in base alla distanza fra i due bulbi oculari, cancella alcuni oggetti per creare, da due diverse immagini, un’unica scena tridimensionale. Ma non solo, il cervello cancella alcuni oggetti “doppi” (poiché provengono dai due occhi), ma aggiunge anche qualcosa. Infatti, il nervo ottico occupa tutta la parte centrale dell’immagine. Perciò, noi dovremmo vedere un buco nero al centro di ogni immagine. In realtà nessuno di noi lo vede, poiché il cervello, confrontando fra loro le diverse immagini (fra occhio destro e sinistro) compensa tale buco, riempendolo per interpolazione, sfruttando il fenomeno della grande mobilità dell’occhio.

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La visione è anche statica, nel senso che ciò che viene “fotografato” dagli occhi non è in movimento. È il cervello che, mettendo in sequenza tutte le immagini, crea l’effetto del movimento (più o meno veloce). Se, ad esempio, prendete una mosca, i suoi occhi catturano molte più immagini ogni secondo rispetto ai nostri, perciò, la mosca vede tutto al rallentatore. Questo è il motivo per cui è così difficile prenderla con un gesto veloce, mentre, se agiamo molto lentamente la mosca non sarà in grado di cogliere il movimento della nostra mano, percependola pressoché ferma. Tutto questo è spiegato per capire come il cervello costruisce le percezioni sensorie sulla base di un modello di realtà che dalle stesse è costruito. Si tratta di un processo continuo che si modifica incessantemente: appena nati iniziamo a percepire; mano a mano, ci è insegnato a decodificare le percezioni (ad esempio dando “nomi” alle cose5): così l’immagine del mondo

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che ci siamo creati serve a costruire il modello in base al quale si costruiscono le successive percezioni. Perciò ciò vediamo è un costrutto della mente, più che un’immagine vera e propria. Ora quello che ci interessa è lo schema con cui opera la memoria. Le informazioni ci arrivano dagli organi di senso attraverso il midollo spinale e vengono ripartite nelle varie aree del cervello dall’ippocampo che, perciò, ha un ruolo centrale nel processo di memorizzazione. In questo processo entrano in gioca anche alcuni geni: il gene NR2B ed il gene CREB Attivatore, che, tra l’altro è il responsabile del “travaso” dalla memoria a breve termine (o primaria) a quella a lungo termine (o secondaria). A questo proposito bisogna osservare che ci è sempre stato insegnato (e non a torto) che vi sono due tipi di memoria: quella a breve termine e quella a lungo termine che risiedono in luoghi diversi del cervello.

In realtà, dovremmo ragionare con un’altra ottica cioè dividendo la memoria a breve termine (MBT) da quella a lungo termine (MLT) in base alla loro natura. Non si tratta di riversare oggetti da un contenitore piccolo ad uno più grande, ma di cambiare la sostanza. Perciò, non è il luogo dove risiedono che le diversifica, ma la loro qualità. Infatti, la prima (MBT) è di natura elettrica. Come sopra affermato, gli stimoli provenienti dagli organi di senso arrivano al midollo spinale e, tramite l’ippocampo, vengono smistati nelle varie aree. Tali informazioni, essendo elettriche, sono molto

instabili. Ad esempio, basta un forte urto per perdere una serie di dati. Praticamente è lo stesso della memoria di hard disk di un computer: se cade si possono smagnetizzare delle aree con conseguente perdita di dati. La memoria a lungo termine (MLT) invece, è di natura molecolare, molto più stabile ed è formata da proteine: essa viene stoccata in archivi e lì conservata finché non occorre. Si noti che essendo formata da proteine o, comunque, molecole, ogni volte che un ricordo viene estratto dall’“archivio”, poiché tale estrazione deve essere fatta con un catalizzatore proteico, essa, per qualche verso, viene modificata. Chi ha visto il cartone animato (Disney-Pixar) Inside-Out può avere in mente la scena in cui la Tristezza tocca, prendendola dall’archivio, una sfera di un ricordo, modificandone la connotazione (e il

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colore, che, da giallo, diviene blu). Questa, ad esempio, è una delle ragioni per cui le strategie di PNL, o anche quelle ipnotiche, sono così efficaci.

La mappa qui sotto mostra queste relazioni.

Ora entriamo un po’ più nel dettaglio.

L'ippocampo

Nel processo di memorizzazione l’ippocampo è fondamentale. Si tratta di una formazione nervosa situata sul margine inferiore dei ventricoli laterali, sopra il cervelletto. L’ippocampo fa parte del sistema limbico che è la zona del cervello deputata a gestire le emozioni. Oltre all’ippocampo, appartengono al sistema limbico la circonvoluzione che lo ricopre (circonvoluzione para-

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ippocampale), la circonvoluzione del cingolo al di sopra del cosiddetto corpo calloso e il fornice. Tutte le componenti del sistema limbico (strettamente collegate all’ipotalamo) regolano i comportamenti relativi ai bisogni primari per la sopravvivenza fisica: il mangiare, il bere, l’atto del procurarsi il cibo, le relazioni sessuali, nonché, per una specie evoluta come l’uomo, l’interpretazione dei segnali provenienti dagli altri e dall’ambiente.

L’ippocampo distribuisce le informazioni raccolte dalle percezioni sensoriali in varie aree del cervello.

Uno specifico gene, il gene CREB Attivatore, attraverso una procedura chimica, rilascia una proteina che è in grado trasformare l’impulso elettrico in molecola, cioè un ricordo a breve termine in memoria a lungo termine. Tale gene (che ha una tipica caratteristica On-Off, cioè acceso-spento) è anche responsabile della modulazione del tempo di studio. Infatti, quando la sua

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riserva è esaurita, la nostra attenzione decresce rapidamente, finché essa non è riattivata. Poiché ciascuno di noi ha una riserva più o meno ampia di tale gene, ogni soggetto ha una diversa capacità di attenzione. Un altro gene, il gene NR2B, è responsabile della memoria fotografica, cioè della capacità di alcuni soggetti di ricordare più esattamente le immagini. Al contempo ,lo stesso è un attivatore di associazioni mentali (per cui chi ne ha maggiore quantità non solo ricorda meglio le immagini, ma crea maggiori associazioni mentali) e, soprattutto, aumenta la comunicazione fra le cellule dell’ippocampo rendendo, perciò, il suo lavoro più efficace. Anche tale gene può essere implementato da pratiche ipnotiche e quantistiche (ad esempio con la luce).

Come funziona la memoria: fisiologia

La memoria sensitiva trattiene per pochi attimi le informazioni che provengono dagli organi di senso, scartandone il 75%. Del rimanente 25% solo meno dell’1% viene selezionato nell’area del linguaggio e immagazzinato nella memoria primaria, (memoria a breve termine), il deposito più limitato dell’encefalo. L’encefalo è in grado di astrarre impressioni figurate, verbalizzare quanto appreso e associarlo con informazioni precedenti.

Maggiori sono le possibili associazioni e più è facile che quanto è stato appreso sia ricordato. Le informazioni sono trattenute nella memoria primaria per un periodo variabile tra pochi secondi e alcuni minuti.

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La trasmissione di un’informazione della memoria primaria a quella secondaria (Memoria a lungo termine) è un processo delicato.

Chi decide quale nozione deve essere ricordata e quale dimenticata?

Organizzazione della memoria

Non esistono delle zone dove vengono memorizzati singoli dati, come in un disco fisso di un computer. Ogni informazione è ripartita attraverso un intero complesso di cellule della memoria. Se si richiama alla memoria un dato è sufficiente mostrare una piccola parte dello schema (cioè una associazione) e l’intero modello viene ricostruito.

Questo è alla base della teoria olonomica del cervello per la quale il cervello opera in modo simile a un ologramma. Entreremo più aventi in maggiore dettaglio riguardo a questo aspetto.

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L’oblio: perché dimentichiamo

La nostra memoria è perfetta, ma lo è solo nella fase di deposito delle informazioni. Il problema è quando si vanno a recuperare. Le associazioni mentali servono ad ordinare i dati immagazzinati affinché essi possano erre facilmente ripescati. Ad esempio, le mnemotecniche lavorano in questo ambito: creano cioè, una serie di “schedari” con i quali recuperare facilmente le informazioni archiviate. È come usare un archivio ben organizzato oppure gettare tutto alla rinfusa dentro un grande contenitore.

Perciò, vi possono essere due diversi motivi per cui si dimentica ciò che sé memorizzato. La rievocazione immediata di un’informazione può mancare perché non è stata trasmessa alla memoria a lungo termine oppure perché non ci sono sufficienti associazioni per metterla a fuoco. Questa teoria spiega anche perché taluni ricordi appaiono rimossi: tali ricordi sono inaccessibili perché la loro presenza sarebbe inaccettabile per il soggetto a causa dell’ansia o dei sentimenti di colpa che potrebbero attivare. Non sono perciò scomparsi, ma il subconscio evita che le associazioni necessarie si formino. Gli individui colpiti da amnesia non dimenticano tutto, solo degli elementi personali. Ciò avviene spesso per un trauma emotivo al quale l’amnesia permette di sfuggire. Spesso poi parte di tali ricordi riaffiora quando vengono evocati dalle giuste associazioni.

Per questo con le regressioni è possibile accedere a tali ricordi.

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Capitolo 2

La memoria olografica

Abbiamo accennato precedentemente alla memoria olografica e al modello olonomico del cervello in cui gli scienziati David Bohm e Karl Pribram hanno affermato che il cervello opera in modo simile ad un ologramma, seguendo i principi della matematica quantistica ed i criteri delle onde di interferenza. In questo modo si stabilisce una stretta correlazione fra fisica, neurologia ed ingegneria così come fra mente, spiritualità e materia. Il riferimento è anche al lavoro di Flavio Burgarella , accennato nell’introduzione, che mostra come la spiritualità e la mente, la coscienza possono interferire con la rigenerazione della materia a livello cardiaco.

Perciò, oggi con le conoscenze della fisica quantistica, abbiamo la possibilità di comprendere meglio la natura e le possibilità della memoria, imparando a sfruttarle in modo tridimensionale attraverso un paradigma olografico.

Infatti, la memoria è un sistema olografico.

Il paradigma, proposto da Bohm e Pribram, afferma che tutte le informazioni memorizzate sono raccolte nella mente in maniera olografica.

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L’idea viene dall’olografia, che è un’immagine tridimensionale in cui ogni parte contiene la riproduzione del tutto. Come si accennato poco sopra il concetto olografico è basato sul concetto di interferenza. Un ologramma è realizzato catturando su di una lastra fotografica il pattern di interferenza di un’onda.

«L’aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta unendolo alla teoria di Bohm. Se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? In parole povere: non esiste. Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma tutto questo è pura illusione. In realtà siamo una sorta di “ricevitori” che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di “mondi” esistenti nel super-ologramma. Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato “paradigma olografico” […] In un Universo in cui le menti individuali sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è infinitamente

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interconnesso, i cosiddetti “stati alterati di coscienza” potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato […]6».

In questo contesto, l’idea di Karl Pribram di chiamare il suo paradigma con il nome di Teoria del Cervello Olonomico piuttosto che olografico, rimanda alla considerazione che le memorie e il cervello formano un tutto profondamente interrelato. Infatti, le emozioni formano un ponte che, insieme all’insight, crea una diffusione delle informazioni su tutta la superficie del cervello con legami profondi e molto ramificati. Questa idea si discosta di molto dall’immagine del dualismo (se vogliamo bidimensionale) della distinzione memoria a breve termine e memoria a lungo termine. Il termine “olonomico” (dal greco ὅλος holos cioè tutto, ovvero l’intero e νόμος nomos, che significa legge o norma) sottolinea proprio questo aspetto. «L’olografia offrì dunque a Pribram la rivoluzionaria intuizione che esistesse una relazione tra il dominio delle frequenze e quello delle immagini-oggetti di cui facciamo esperienza. Le conseguenze di questo modello ricordano molto quanto emerso dai paradossi della meccanica quantistica: allo stesso modo infatti l’osservatore non può esistere indipendentemente dall’oggetto osservato e allo stesso modo

6 Richard Boylan Behavioral Scientist. su www.xmx.it/universoillusione.htm.

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sembra totalmente inefficace permanere in una prospettiva dualistica che considera i due sistemi come separati»7. Anche per quanto attiene la memoria il modello olonomico del cervello riesce a spiegare come sia possibile riuscire ad immagazzinare così tante informazioni in uno spazio fisicamente così ristretto. Infatti, come già osservava Gurdjieff nel 1943, «dal momento in cui nasciamo i nostri centri registrano tutto. [Rivolgendosi ad un allievo afferma che] se la mettessi in un sonno ipnotico lei potrebbe dirmi quel che è accaduto una settimana dopo la sua nascita. Tutto è scritto, c’è tutto. Un soggetto che ho addormentato mi ha indicato le pulsazioni della persona che era accanto a lui nel momento in cui l’ho rianimato. È tutto scritto, come su una lastra fotografica, ma mille volte più sensibile»8. In questo senso il concepire il cervello come un ologramma può spiegare questo fenomeno. Infatti, gli ologrammi hanno «la straordinaria capacità di contenere dati semplicemente cambiando l’angolazione con cui due raggi laser colpiscono la lastra fotografica, rendendo così possibile accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio»9. Perciò, un cervello che funziona usando i principi dell’ologramma per convertire, codificare e decodificare frequenze (luminose, sonore ecc.) ricevute attraverso i sensi, non ha bisogno di andare a cercare le informazioni in una sorta di archivio come noi lo intendiamo in senso tradizionale, ma ogni frammento di informazione è sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri frammenti. Il “collante” è costituito dalle emozioni e da quei “flash” che noi chiamiamo insight. Infatti, per così dire, l’insight, così come le forti emozioni, legano le informazioni acquisite fra loro “spalmandole” su tutta la superficie del cervello. Perciò, secondo alcuni ricercatori, il cervello, funzionando come un ologramma, non immagazzinerebbe semplicemente informazioni in precise localizzazioni (come ha mostrato Lashley10 a proposito degli engrammi11) ma le distribuirebbe su vaste aree. Perciò, la memoria olografica

7 Michele Dalla Sega, http://www.mykonsulting.it/principi-fisici/cervello-olonomico.html. 8 G. I. Gurdjieff, Incontri con Gurdjieff - Trascrizione integrale degli insegnamenti trasmessi a Parigi in Rue

des Colonels Renard 1941 – 1943, Tlon, I edizione, Città di Castello (PG), 2016, pag. 195. 9 Michele Dalla Sega, op. cit. 10 Lashey Karl Spencer, In search of the engram.Brain physiology and psychology (PDF), Society of

experimental Biology - Symposium 4: pagg. 454–482, 1950. 11 Un engramma viene definito come una traccia mnemonica formata nel sistema nervoso in seguito

all’esperienza e all’apprendimento. Quindi un engramma è considerato “un ipotetico elemento neurobiologico che consentirebbe alla memoria di ricordare fatti e sensazioni immagazzinandoli come variazioni biofisiche o biochimiche nel tessuto del cervello e di altre strutture nervose” (Wikipedia). Il funzionamento dell’engramma è stato paragonato all'ologramma per descrivere la sua azione alla luce delle osservazioni che la memoria non sembra essere localizzata nel cervello. Secondo alcune ricerche l’esistenza dell'engramma spiegherebbe il fenomeno della persistenza della memoria e come i ricordi

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vede simultaneamente l’azione di diverse parti del sistema nervoso, come ad esempio il cervelletto, il corpo striato, la corteccia cerebrale, l'ippocampo, l’amigdala che assumono, tutte insieme un importante ruolo nella memoria. L’ippocampo, secondo alcuni neuroscienziati, sarebbe maggiormente coinvolto nell’apprendimento spaziale e verbale, e sarebbe utile nel consolidamento della memoria a breve termine in memoria a lungo termine. Ma ancor più interessante è sottolineare che secondo tale modello, uno stesso evento, fatto di immagini, suoni, azioni, parole, emozioni, verrebbe codificato in diverse aree del cervello, collegate tra di loro da collegamenti sinaptici, e collegate con altre informazioni che danno senso compiuto all'esperienza fatta. Questa rete di connessioni neurali che codificano la stessa esperienza, costituisce l'engramma: è il modello olografico della memoria. Sembra che tale modello lavori, più che per strutture cerebrali, per frequenze. Perciò il modello olonomico del cervello è essenzialmente una descrizione matematica dei processi e delle interazioni neuronali in cui la matematica è la stessa di quella presa in considerazione da Gabor e, prima di lui, da Hillman e da Heisenberg per descrivere gli eventi quantistici.

vengono immagazzinati nel cervello. Vi sono due diverse ipotesi sulla natura organica dell’engramma, “che implicano: a) la formazione di circuiti nervosi specifici (circuiti riverberanti), per cui l’informazione viene codificata come scarica di potenziale d’azione; b) una attivazione e facilitazione della trasmissione sinaptica, per cui l’informazione viene codificata dapprima a livello dei mediatori chimici, quindi con modificazioni morfologiche dei neuroni (aumento delle superfici di contatto, del numero di dendriti ecc.). La prima ipotesi appare valida per la memoria a breve termine, mentre la seconda si applica alla memoria a lungo termine. Una terza ipotesi, non validata sperimentalmente, implicherebbe una codificazione dell’informazione attraverso una modificazione delle molecole di acidi nucleici, RNA o DNA” (da Enciclopedia Treccani, voce Engramma).

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Perciò, se il cervello lavora in modo olografico e se la realtà che percepiamo altro non è che una ricostruzione virtuale della nostra mente inizia a vacillare anche il concetto stesso di realtà. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l’illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come «fisico». Allo stesso modo, le tecniche di guarigione come la «visualizzazione» sono così efficaci perché, nel dominio olografico del pensiero, le immagini sono reali quanto la «realtà».

In questo senso, quanto accennato nell’introduzione a proposito dei campi morfogenetici evidenzia come un approccio quantistico possa portare a nuove considerazioni riguardo a molti aspetti non solo della memoria, ma anche del potere della nostra mente. Flavio Burgarella nelle sue ricerche parla di rigenerazione cellulare rimandando alle scoperte di Rupert Sheldrake sui fenomeni di risonanza morfica i quali, essendo costituiti da vibrazioni-memorie, forme-pensiero, sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero simili, attirandone altre con caratteristiche analoghe. Infatti vi sono esperienze di “Laboratori di Risonanza Morfica nell’Ordine Implicato”, in cui avvengono fenomeni molto particolari spiegabili solo attraverso questo nuovo paradigma in cui la memoria gioca un ruolo fondamentale: si ha il passaggio al Campo Olografico (che avviene attraverso la visualizzazione), tramite la Risonanza Morfica. Non è questa la sede per approfondire tali aspetti, ma le ricerche sono sicuramente interessanti per comprendere il ruolo della memoria anche nei processi regressivi.

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Gli stadi mentali

Tutto questo però è possibile sono in determinati stati di coscienza. In altre parole la nostra mente lavora in modi molto diversi a seconda dello stato in cui si trova, cioè delle frequenze che emette. Per questo, prima di andare avanti, è necessario analizzare i diversi “livelli” di attività del nostro cervello. I cinque ritmi delle onde cerebrali che consideriamo nel controllo della nostra mente sono detti “Gamma”, “Beta”, “Alfa”, “Theta” e “Delta”12. Chi intendesse approfondire questo aspetto può farlo sia consultando il mio libro Quantum Memory13 sia Apprendimento Facile14.

12 In realtà, in quest’ultimo periodo sono stati riconosciuti anche altri livelli, che, però possono essere

raggiunti solo in condizioni molto particolari, per cui non li ho citati nel testo: si tratta di uno stadio Epsilon (sotto il Delta), uno stadio iperGamma (sopra il Gamma) ed uno Lambda (ancora sopra).

13 Ippolito Lamedica, Quantum Memory, Ebook Mentalsuperpower, 2016 pagg. 77 - 86. 14

Ippolito Lamedica, Apprendimento Facile - Ipnosi, autoipnosi e PNL per l’apprendimento, Mentalsuperpower, 2014 pagg. 38 – 49.

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Qui vorrei solo riportare nei grafici, per ciascuno stadio le facoltà che vengono attivate.

Onde Cerebrali –

Gamma

Frequenza (hz) – da

30,0 a 42,0

Stato di Coscienza –

Iperattività

Onde Cerebrali – Beta

Frequenza (hz) – da

14,0 a 29,9

Stato di Coscienza –

Veglia e Attenzione

Onde Cerebrali – Alfa

Frequenza (hz) – da

8,00 a 13,9

Stato di Coscienza –

Dormiveglia (Stato

Alfa)

Onde Cerebrali –

Theta

Frequenza (hz) – da

4,0 a 7,9

Stato di Coscienza –

Sonno (REM)

Onde Cerebrali – Delta

Frequenza (hz) – da

0,1 a 3,9

Stato di Coscienza –

Sonno Profondo

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Capitolo 3

Memoria processo attivo

Come già si può intuire, in base a tutto ciò che qui è stato detto la memoria non è un deposito di dati, ma un complesso processo di immagazzinamento, ritenzione e recupero di informazioni, che richiede una attiva rielaborazione dei contenuti, piuttosto che una passiva ricezione degli stessi.

Inoltre, come già si è visto, poiché la memoria è costituita da molecole, ogni volta che viene estratto un ricordo, esso viene in parte modificato.

L’ipnosi regressiva permette di recuperare memorie sepolte nel subconscio, ma non è possibile distinguere tra gli eventuali veri ricordi repressi e i falsi ricordi che si formano e si fissano grazie al processo regressivo. L’ipnosi non può essere considerata come un semplice «videoregistratore, anche se può permettere di rivivere le scene del passato, fermandosi su questo o quell'istante, focalizzando questo o quel dettaglio. Infatti, la nostra memoria funziona in modo ben diverso da una videocamera: non solo percepiamo solo

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una piccola parte della realtà che ci circonda, ma rimaneggiamo continuamente i nostri ricordi. Lo psicologo Armando de Vincentiis spiega che “la memoria non è esclusivamente un processo passivo di rievocazione degli eventi, ma è piuttosto un processo attivo di ricostruzione, fortemente influenzato dalle condizioni emotive del soggetto”.

Infatti, mentre i dati registrati su un supporto informatico riportano informazioni in modo oggettivo ed immutabile, la nostra memoria è un processo creativo: costruttivo nel momento in cui il dato viene immagazzinato e ricostruttivo nel momento in cui viene rievocato. Questa ricostruzione viene eseguita sulla base delle conoscenze, aspettative e credenze presenti, ovvero sull’identità attuale della persona15.

Perciò, ci troviamo di fronte ad una comunicazione a due direzioni: da una parte la memoria costruisce la nostra identità (nell’immagine alla pagina accanto in giallo), dall’altra, l’identità attuale influisce sul recupero dei ricordi favorendo o impedendo l’accesso ad alcuni contenuti e costruendo interpretazioni che si modificano nel tempo con l’evolversi dell’identità stessa (nell’immagine alla pagina accanto in rosso). Queste considerazioni circa

15 Si veda Brewer W.F., What is recollective Memory? 1996 In D. Rubin (Ed.), Remembering our past:

Studies in autobiographical memory (pp. 19-66). Cambridge, MA Cambridge University Press - Neimeyer, G.J., & Metzler, A.E. (1994). Personal Identity and autobiographical recall. In U. Neisser & R. Fivush (Eds.), The remembering self: Construction and accuracy in the self-narrative (pp. 105-135). Cambridge, MA Cambridge University Press.

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l’accessibilità dei contenuti mnestici dà ragione del fatto che, in certi momenti o in certe fasi della vita, nonostante ci si provi, sia difficile o impossibile recuperare certi avvenimenti16.

16 Si veda Barnier, A.J., McConkey, K.M., (1999) Autobiographical remembering and forgetting: What can

hypnosis tell us? International journal of clinical and experimental hypnosis. 47 (4); pp.346-365.

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Capitolo 4

La memoria nelle regressioni

Nelle regressioni solitamente si va alla ricerca di ricordi atavici nel tentativo di sprigionare l’energia in essi contenuta restituendo una maggiore consapevolezza delle dinamiche della vita presente del soggetto che viene regredito.

Ma, diversamente da ciò che accade allo stato di veglia, in ipnosi, il soggetto è in grado di accedere alle esperienze vissute non semplicemente ricordandole, ma rivivendole. Perciò non si tratta semplicemente di ricordi.

L’esperienza può essere talmente vivida che possono manifestarsi fenomeni detti di ablazione (l’ignorare conoscenze che si sono acquisite successivamente all’età del soggetto nel ricordo), di reintegrazione (il ritorno a precedenti modalità di comportamento e pensiero) e di rivivificazione (la

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comparsa di memorie o dettagli che prima dell’induzione non erano accessibili17).

Condurre il sé presente nel passato, infatti, può favorire l’evoluzione della persona in due modi:

1. Innanzitutto il recupero di materiale passato può promuovere l’integrazione di aspetti della propria identità che prima si ignoravano.

2. In secondo luogo, soprattutto nel caso di ricordi traumatici, il ri-accedere a quei contenuti con gli apprendimenti e le acquisizioni attuali, sotto la guida di un conduttore esperto, permette di ristrutturare l’esperienza, ovvero di re-interpretare l’accaduto alla luce della propria identità odierna, così da elaborarlo ed integrarlo.18

Perciò, come sottolineato in un bell’articolo dell’Erickson Institute sull’ipnosi regressiva, si può affermare che la memoria sta alla base di strategie autobiografiche che, appunto attraverso la regressione stessa, ricordano e riscrivono episodi significativi della propria vita, ricostruendoli e ristrutturandoli per ritrovare una maggiore armonia, per superare blocchi e paure. In effetti, durante la trance vengono attivate zone cerebrali della corteccia cingolata anteriore, il precuneo, e la corteccia temporale: tutte aree strettamente correlate ai quadri operativi del sistema della memoria.

Durante la trance ipnotica i soggetti hanno la possibilità di rivivere eventi passati e guidati dall’ipnotista possono richiamare ricordi rimossi, ricercando e sperimentando una catarsi emozionale.

17 Si veda Kihlstrom, J.F., (1985), Hypnosis, Annual review of psychology. 36. 385-418 18 Si veda Barnier, A.J., McConkey, K.M., (1999) Autobiographical remembering and forgetting: What can

hypnosis tell us? International journal of clinical and experimental hypnosis. 47 (4); pp.346-365.

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Quando si parla di memoria nelle regressioni non si può non accennare al fatto che è possibile anche condurre esperienze regressive con una finalità diversa dal recupero o dalla rielaborazione di ricordi, cioè per incrementare le proprie risorse mnemoniche. Infatti, un altro tipo di lavoro riguarda l’ipnosi per specifici training di potenziamento delle capacità di ritenzione e di recupero della memoria, cioè per incrementare le abilità di apprendimento.

Sfruttare la trance ipnotica per favorire l’apprendimento di specifici contenuti, a prescindere dal canale sensoriale con cui vengono presentati, ha come effetto un evidente miglioramento della performance mnemonica. Questo è alla base del metodo QUANTUM MEMORY e delle sedute personali che utilizzano il nostro Hypnolearning System esclusiva di Mentalsuperpower - LUCEM.

In questo modo creiamo una nuova traccia mnestica. Accenneremo a questo nel prossimo capitolo.

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Capitolo 5

Effetti delle regressioni: Memoria e ricordi

Per quanto detto, dobbiamo distinguere fra trance ipnotica per training di potenziamento e di recupero della memoria (cioè per incrementare le abilità di apprendimento) e trance ipnotica regressiva per recuperare e rielaborare ricordi.

In questa accezione possiamo distinguere fra Memoria e Ricordi laddove:

Memoria = facoltà mnestica legata all’apprendimento

Ricordi = episodi che recuperiamo dal passato per rielaborarli

Ovviamente i due fenomeni sono strettamente connessi.

I Ricordi, come si è visto, sono sempre soggetti a una ricostruzione, quindi, quando ricordiamo qualcosa, non si tratta mai di un’accurata e fedele rievocazione dell’informazione originaria.

La Memoria, secondo la psicologa Maria Novella Grimaldi «è un costrutto legato all’apprendimento: […infatti] accade sempre più spesso che le persone si avvicinano all’ipnosi affascinati dalla possibilità di potenziare, con specifiche strategie, le proprie capacità di memorizzazione e recupero delle informazioni19».

19 Maria Novella Grimaldi, http://www.ipnosistrategicaroma.it/ipnosi-e-memoria.

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Le classiche metodiche regressive sono solitamente mirate a recuperare ricordi. Il recupero non è solo un viaggio “turistico”, ma ricostruisce i ricordi, li modifica e ne scioglie i nodi risolvendoli. Perciò, attraverso queste pratiche è possibile eliminare blocchi, ma anche potenziare ed incrementare risorse esattamente come si fa con gli strumenti di PNL.

Si può anche intervenire con metodiche diverse, per potenziare la Memoria. Infatti, attraverso trances ipnotiche è possibile costruire nuove tracce mnesiche potenti per ricodificare la memoria, riattivare e sviluppare i recettori neuronali, cioè i neurotrasmettitori, le molecole del cervello che trasmettono le informazioni fra neuroni. Perciò, si può potenziare la capacità del cervello nel creare collegamenti ed archivi mentali, migliorando, al contempo le performances di apprendimento. In questo caso non si tratta di recuperare informazioni delle quali non si aveva più coscienza, ma di usare la trance ipnotica per produrre effetti fisici sul cervello. Ad esempio, così come si fa con la luce, si possono migliorare le performances dell’ippocampo, del Gene NR2B o del Gene CREB Attivatore.

In questi casi, perciò non si parla di tecniche regressive, ma di trances ipnotiche finalizzate.

Chi desidera saperne di più ci può contattare20.

20 Può scrivere direttamente a [email protected].

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Capitolo 6

Una breve esperienza pratica

Una breve esperienza pratica per recuperare memorie

L’ultima parte è dedicata ad una breve esperienza pratica. Si tratta di focalizzare l’attenzione ad un momento della propria vita passata, quando siete stati capaci di apprendere, di memorizzare molto facilmente, un momento piacevole, quando vi sentivate molto bene. Non importa se sia molto indietro nel tempo o se sia un breve momento.

Nell’esperienza dal vivo è stato molto più facile, visto che ho condotto la cosa con la mia voce e la mia personale presenza. Riporto di seguito il testo e chi lo desidera mi può contattare per ricevere gratuitamente la versione in mp3 in modo da ascoltarla comodamente a casa propria.

Fase 1: chiudete gli occhi. Fate, con la respirazione addominale, da tre a cinque respiri profondi. Questa parte serve a rilassarsi e, al contempo, a far uscire tutte le tossine presenti nel corpo sotto forma di anidride carbonica stagnante. Fatelo con calma e prendetevi tutto il tempo necessario.

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Fase 2: Fate un rilassamento muscolare progressivo completo per calmare il vostro corpo verso il basso. Rilassate gradualmente tutti i muscoli in modo da sentire il corpo completamente morbido e pesante, abbandonato sul letto, sul divano o sulla sedia dove praticate. Lasciate che sia piacevole e concentratevi solo sulle memorie positive, che vi fanno stare bene; ripensate a quella sensazione di capacità, di potenza della vostra mente.

Fase 3: Ora, pratichiamo una tecnica ipnotica per portarvi nel giusto stato d’animo per la regressione.

Rilassatevi e fate un sospiro di sollievo. Fate un respiro profondo e rilasciatelo lentamente. Voglio che cancelliate tutto dalla vostra mente. Lasciate ogni pensiero allontanarsi. Dimenticate tutto tranne le parole che state ascoltando. Tutto ciò che conta è ciò che dico ora. Non è necessario essere concentrati sulle mie parole. Tutto quello che dovete fare è obbedire. Ora lasciate che il vostro corpo si rilassi, una parte alla volta, a partire con le dita dei piedi, sentite i piedi che si squagliano sul pavimento; a poco a poco tutte le tensioni scivolano lontano. Attraverso le gambe, le caviglie, i polpacci, le ginocchia, le cosce. Sentite come le gambe sono diventate pesanti e incollate al pavimento, sempre più pesanti; sono dei macigni e sono completamente rilassate. Ora fate uscire con calma tutta l’aria e, buttandola fuori, rilassate la pancia, poi il torace. Sentite come tutto il busto è rilassato, completamente rilassato. Ora portate l’attenzione alle dita. Sentite il contatto delle dita con la superficie dove poggiano. Rendetevi conto dei polpastrelli e di ogni più piccola sensazione. Rilassate le dita e tutte le vostre mani, sentite come diventano molli. Rilassate i polsi, gli avambracci, i gomiti, i bicipiti; tutte le braccia sono diventate pesanti. Pesanti e abbandonate, fino alle spalle. Le spalle si rilassano. Sentite come si sciolgono come se fossero fatte di neve che si squaglia al sole. Si rilassa il collo completamente. Rilassate la mascella, la lingua, le guance. Sentite come le palpebre diventano pesanti, sempre più pesanti finché non si aprono più. Sono chiuse, serrate senza sforzo. Tutti i muscoli della faccia e delle testa sono completamente rilassati. Ogni tensione sta scivolando via dal corpo ... Ora potete sentirvi completamente rilassati. Potete immaginare di andare a dormire, sentendo il peso sui vostri occhi e non vorrei che immaginaste di dormire in un posto meraviglioso, in un giardino di fiori davanti ad un cancello. Non dovete pensare ad un portone, né tanto meno immaginare un cancello di ferro alto due metri, di colore argento,

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con il vostro nome stampato proprio al centro della porta. Se già avete visualizzato la porta, non immaginate di estendere la mano e di aprire il cancello sul quale è scritto il vostro nome. Perché, se aprite il cancello con il vostro nome, allora significa che siete pronti ad accettare il suggerimento che io vi do. Soprattutto se mi immaginate nel giardino dietro il cancello mentre vi chiamo per nome. Perciò, dovete aprire la vostra mente e darmi la vostra fiducia. Io vi sono sempre vicino e ci sono solo io al mondo. Se vi viene da piangere o da ridere ci sono solo io a condividere con voi il momento. Io ho la vostra fiducia. Io vi accompagno dentro la porta su cui è scritto il vostro nome.

Ora, oltrepassata la porta, immaginate di percorrere un lungo corridoio, di cui non è possibile vedere la fine. Mentre camminate lungo il corridoio la vostra mente si allontana. Ad ogni passo perdete sempre più il controllo di voi e cadete sempre più in profondità nella trance.

Ora quando sentirete la mia parola «dormi-te!» raggiungerete la fine del corridoio e avrete completato lo stato di trance; anche se non vi sembrerà di esserci, ci sarete, e qualsiasi cosa proverete, sarete sotto il mio dominio.

Appena conterò alla rovescia da 10 a 1 iniziate ad avviarvi verso la fine del corridoio.

10 vi sentite più rilassati 9 State lasciando andare tutti i vostri pensieri. 8 State affidando la vostra volontà a me

7 State completamente perdendo il controllo della vostra sensibilità e delle vostre azioni

6

5

4 State cadendo in profondità nella trance ORA

3 Vorrete ascoltare ogni mio comando

2 Abbandonate ogni controllo

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1 Dormi-te!

Avete perso il controllo di ciò che pensate. Siete sotto il mio controllo completo ora. Desiderate che io vi dica cosa fare.

Ora ricorderete un evento del vostro passato, un evento piacevole, quando eravate molto capaci, quando potevate ricordare con facilità e vi sentivate bene, potenti. Richiamate chiaramente alla mente tutta la sequenza di scene che lo compongono, così come i suoni, i colori, e tutto ciò che c’era in quel momento. I ricordi riemergono con tutte le emozioni. Sembrano voler esplodere.

Chiedetevi: “Dov’eri? Con chi eri? Come ti sei sentito in quel giorno? Che cosa vedevi, che cosa si sentivi? Cosa udivi? Che cosa potevi toccare?” Prendetevi tutto il tempo necessario, anche se i ricordi non dovessero affiorare subito, essi lo faranno, se sarete pazienti. Sensazioni emergono e vi sentite bene, fermate l’attenzione alla sensazione di potenza della vostra mente o a quello che vi si avvicina di più, ad una sensazione positiva. Entrate nel vostro ricordo, vivetelo intensamente come se voi foste là, come se vedeste, sentiste, come se quella fosse la realtà. Da questa nuova prospettiva, cominciate ad esplorare tutto quello che si può ricordare di quel giorno e, in modo particolare, quella sensazione positiva legata alla vostra capacità di memoria.

Una volta che avete esplorato abbastanza, bloccate la memoria, fissate l’immagine, la sensazione. Così, avete congelato, nello spazio e nel tempo l’immagine positiva. Rivivete i ricordi, come se voi foste lì a vedere, a sentire con il vostro corpo fisico.

Il punto chiave è prendervi tutto il tempo necessario. Non abbiate fretta! Una volta trovato quello che cercate, lasciatevi tornare al giorno d’oggi con una splendida sensazione.

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Ippolito Lamedica Già docente universitario, formatore e autore di numerose pubblicazioni sulla tematica della partecipazione dei bambini come strategia di apprendimento esperienziale, è referente scientifico per i progetti con l’infanzia per l’Unicef nazionale e Internazionale; è stato inserito nel 2003 nella lista ONU dei migliori esperti europei nel settore dell’infanzia e delle tecniche partecipative. Nel passato è stato l’ultimo istruttore della Memotec di Johnny Nacinelli, acquisendo così tutte le metodiche (comprese le ultime e

più recenti) introdotte dalla Memotec e custodendone i segreti. Dopo la Memotec, intuendo che, per quanto potenti, tali metodiche potessero essere migliorate introducendo nuovi strumenti legati al campo dell’Ipnosi e della Quantistica creò il paradigma Quantum Memory collaborando con l’ISI-CNV di Nizza con cui si è formato. Ha conseguito numerosi attestati specialistici nelle tecniche mnemoniche, di public speaking, quantistiche, ipnotiche e di formazione. Ha il titolo di Counselor Hypnoterapist e Master Trainer di PNL (Professional Master) certificato dall’Association Europeenne PNL - NLP International n° RM151213. Per ISI-CNV coordina il Dipartimento ISI-CNV Hypnolanguages - Nuove Strategie di Apprendimento con l’Ipnosi, la PNL3 e le Tecniche Quantistiche. È fondatore di Mentalsuperpower e ha creato LUCEM, la Libera Università di Crescita ed Evoluzione della Mente, un’estensione di Mentalsuperpower in cui vengono divulgati i primi corsi di apprendimento rapido e di evoluzione delle proprie capacità attraverso l’Ipnosi, la PNL3 e le innovative Tecniche Quantistiche. È stato selezionato fra i 16 esperti al mondo a partecipare al primo Congresso Mondiale di Ipnosi nel 2016.

Di cosa si occupa

� Sviluppo personale � Evoluzione della mente � Miglioramento delle performances � «Gestione della mente» e soluzione delle problematiche umane � IPNOSI � MESMERISMO � MEMORIA � LETTURA VELOCE E APPRENDIMENTO RAPIDO � LEADERSHIP PERSONALE

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IMPARARE FACILMENTE Enciclopedia della memoria e dell’apprendimento - Guida ad imparare rapidamente e facilmente con la PNL avanzata ed altre tecniche originali REGRESSIONI E REMOTE VIEWING PER PRINCIPIANTI Guida introduttiva alle tecniche regressive - ebook

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