L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio...

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Dipartimento di Psicologia Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma “L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia” di Francesca Mancin luglio 2005 Relatore: Maria Augusta Nicoli

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Chi è l'autriceFrancesca Mancin, nata a Montecchio Emilia (Reggio Emilia) il 14 settembre 1978. Laureata in Psicologia ad indirizzo sperimentale e clinico-sociale presso il Dipartimento di Psicologia Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma in “L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti:il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia” a luglio 2005 con votazione finale di 107/110. Attività di tirocinio svolta presso l’AUSL di Reggio Emilia Unità Operativa di Psicologia Clinica (UOPC). Servizio Civile volontario progetto: “Gancio Originale” (attività di volontariato giovanile dell’UOPC dell’AUSL di Reggio Emilia) e “Stanza di Dante”.Iscritta al secondo anno del Master in counseling professionale. Disclaimer Perché tanti adolescenti scelgono di far volontariato in Gancio Originale? Quali sono le motivazioni di chi, a vario livello, vi opera? Com’è percepito il ruolo dell’accompagnamento che ciascun “operatore” vive?Quali le difficoltà e i punti di forza di questa attività di volontariato?Una ricognizione sulle “persone” che prestano la loro attività in “Gancio” e un’indagine sulle loro emozioni, sono alcuni degli aspetti descritti nella mia tesi di laurea intitolata: “l’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia.”

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Dipartimento di Psicologia Facoltà di Lettere e Filosofia

dell’Università di Parma

“L’esperienza di volontariato

da parte dei protagonisti: il caso di

Gancio Originale a Reggio Emilia”

di Francesca Mancin

luglio 2005

Relatore:

Maria Augusta Nicoli

correlatore:

Luisa Molinari

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Indice

Premessa III

CAPITOLO PRIMO“LA QUESTIONE DELL’ADOLESCENZA”

I.1 Il periodo dell’adolescenza 1I.2 Le trasformazioni corporee: adattamento e reazioni psicologiche 2I.3 Cambiamento delle emozioni e degli affetti 5I.4 Il giovane d’oggi 8I.5 I cambiamenti dello stile educativo 11I.6 La socializzazione 14I.7 Il gruppo 17

I.7.1 La dinamica di gruppoI.7.2 Il gruppo come sistemaI.7.3 Il gruppo negli adolescenti

I.8 Il Tutor 25I.9 Il Mentore 28

CAPITOLO SECONDO“IL VOLONTARIATO”

II.1 Il Terzo Settore 33II.2 Alcuni numeri sul volontariato 35II.3 La relazione d’aiuto 38II.4 La conoscenza dell’altro 40II.5 Il comportamento prosociale 41II.6 Molte facce del volontariato 48II.7 Le motivazioni del volontariato 57

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Premessa

CAPITOLO TERZO“GANCIO ORIGINALE”

III.1 Che cosa è Gancio Originale 62III.2 Nascita e sviluppo di Gancio Originale 63

III.2.1 Attività del 1998-’99III.2.2 Volontariato singolo

III.3 Modalità di realizzazione del progetto 74III.4 L’accompagnamento in Gancio Originale 84

CAPITOLO QUARTO “LA RICERCA”

IV.1 Gli obiettivi della ricerca 92IV.2 La metodologia 93IV.3 Analisi dei dati 99

IV.3.1 Se dico accompagnamento cosa viene in mente?IV.3.2 Motivazioni e aspettative di coloro che svolgono

l’attività in Gancio Originale IV.3.3 Gratificazioni e difficoltà in Gancio Originale IV.3.4 La bidirezionalità della relazione

IV.4 Conclusioni 133

Indice dei Grafici e delle Tabelle 137

Bibliografia 138

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Premessa

Premessa

Non è difficile essere attratti da quella particolare fase della vita

che è l’adolescenza, contorta, complessa, a volte dolorosa, ma

affascinante per la forza delle pulsioni, per l’entusiasmo delle azioni,

per la radicalità delle scelte.

La seduzione nasce dal fatto che per me che ho pochi anni di

più, il mondo degli adolescenti presenta sorprendenti novità negli stili

di vita, nei comportamenti, nei codici, linguaggi di un universo che

cambia velocemente.

Cambiamenti sicuramente correlati alle trasformazioni sociali

avvenute nei paesi occidentali in questi ultimi anni ed in primo luogo,

la modificazione nella natura e nella composizione della famiglia, con

l’aumento dei divorzi e la maggior presenza di famiglie composte da

un solo genitore dove si ha una sostanziale modificazione delle

relazioni interne. L’insieme di questi fenomeni hanno contribuito a

portare al centro dell’attenzione di molti psicologi, il problema dell’età

adolescenziale.

In particolare ad alcuni i ragazzi appaiono passivi a scuola, non

rispettosi in pubblico, con pochi e futili valori, in realtà se osserviamo

con attenzione i loro comportamenti nei luoghi e nelle modalità loro

congeniali, li vediamo animarsi di tanta energia non solo nelle

discoteche, nei gruppi, nei luoghi di divertimento, ma anche in molte

altre forme come il volontariato.

Sappiamo tutti, che per i ragazzi la dimensione del tempo libero

assume un’importanza fondamentale come conquista di

un’autonomia che porta all’affermazione della persona, ed è davvero

ammirevole osservare che molti scelgano di dedicarne una buona

parte agli altri, visto la molteplicità delle sollecitazioni cui spesso essi

sono sottoposti; è ormai risaputo infatti, che le attività scolastiche,

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Premessa

sportive, familiari, il divertimento e quant’altro, disegnano nei giovani,

ritmi e modi dell’esistenza spesso molto intensi.

Senza dubbio anche l’attività di volontariato è una forma di

sperimentazione di parti di sé, un laboratorio dell’esperienza che

aiuta nella costruzione della propria identità, ma non mi sembra

questa la motivazione consapevole, che li spinge ad intraprendere il

percorso, mi pare più probabile supporre che si tratti di una sfida con

se stessi, di curiosità verso mondi poco conosciuti, o il desiderio di

sentirsi protagonisti.

Tutti questi interrogativi mi hanno spinta ad avvicinarmi

all’associazione di Gancio Originale ed in seguito ad “arruolarmi”tra i

suoi militanti.

Un’associazione di volontariato quella di Gancio Originale, che

vede gli adolescenti costituire il cuore dell’organizzazione; loro infatti,

opportunamente supportati da adulti competenti, sono le risorse

attivate per aiutare i ragazzi più piccoli a superare le proprie difficoltà

scolastiche e relazionali.

Gli studenti delle scuole superiori accompagnano altri ragazzi e

a loro volta sono accompagnati da operatori, in modo da veder

raddoppiare l’efficacia della crescita personale in termini di

autostima, di considerazione, ma anche di competenze acquisite.

Nello svolgimento della mia tesi ho seguito a ritroso il percorso

che fisicamente ho compiuto: la curiosità ha motivato la ricerca

innescando un coinvolgimento diretto ed un approfondimento dei

presupposti teorici ad essa legati.

Per prima cosa ho cercato di conoscere meglio il mondo

dell’adolescenza nei suoi vari aspetti fisici, psicologici e sociali, per

indagare le problematiche relative agli adolescenti attuali anche

rispetto ai nuovi modelli educativi.

Particolare attenzione ho dedicato all’aggregazione in gruppo

che nei giovani acquisisce un’importanza quasi unica nel percorso

della vita.

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Premessa

L’adolescente vivendo in famiglia, a scuola e fuori dalla scuola

con amici, si colloca in gruppi di riferimento e di appartenenza che

contribuiscono a costruire importanti occasioni di crescita.

Per concludere questa sezione, ho cercato di verificare

l’esistenza ed il ruolo, di figure di riferimento quali il tutor ed il

mentore.

Successivamente mi sono documentata sul mondo del

volontariato sia dal punto di vista storico, sia delle persone che ne

sono coinvolte: “seconda società”, “società invisibile”, “terzo

sistema”, “sesto potere”, sono solo alcune delle varie definizioni,

anche suggestive, che sociologi e politici danno del fenomeno, ormai

vasto e capillarmente radicato nel tessuto sociale, che va sotto il

nome di Volontariato.

Qualche ora al giorno, qualche giorno alla settimana, pochi e

molti anni della vita a sostegno di chi soffre di più; un panorama

amplissimo e diversificato, che vede unirsi solidarietà antiche e forme

nuovissime di impegno civile.

Non poteva mancare poi una descrizione dettagliata di questa

particolare associazione reggiana che è Gancio Originale, di come

essa è nata e quali sviluppi ha maturato nel tempo al fine di

rispondere meglio al bisogno d’aiuto dei ragazzi delle scuole

elementari e medie.

Nell’ultima parte della tesi esporrò tutte le fasi della mia ricerca

partendo dagli obiettivi, dalle scelte metodologiche di definizione del

campione e di raccolta dei dati, per passare poi alla descrizione degli

strumenti utilizzati, alla tabulazione e rappresentazione dei risultati

corredate da un commento interpretativo.

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messa

I.1 Il periodo dell’adolescenza

CAPITOLO I

“LA QUESTIONE

DELL’ADOLESCENZA”

“Odaer pensò che i suoi momenti di tristezza, di

angoscia e di solitudine, le sue notti di veglia, non

erano stati vani. La farfalla era nata anche dalle

sue lacrime.

Pensò che, per ricordare i suoi sforzi e perché

nessuno si ingannasse credendo che la bellezza

non costasse fatica, avrebbe fatto in modo che le

farfalle fossero delle brutte larve che in seguito si

sarebbero trasformate nell’insetto più bello…”

(G. Belli, La fabbrica delle farfalle)

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La questione dell’adolescenza

L’adolescenza corrisponde al passaggio dallo status sociale del

bambino a quello dell’adulto ed è variabile per durata, qualità,

significato da una civiltà ad un’altra e da epoca ad epoca.

L’adolescenza costituisce un periodo di rapidi e profondi

cambiamenti.

Lo sviluppo fisico è certamente uno di tali cambiamenti e si

caratterizza dal punto di vista cronologico, per l’essere uno dei primi

poiché esso si realizza nella prima parte dell’adolescenza.

La pubertà è il passaggio dalla condizione fisiologica del

bambino a quella dell’adulto (11-15/16 anni), sono cambiamenti

rapidi, profondi e molteplici dove possono apparire le così dette

disarmonie evolutive (parti del corpo che crescono di più di altre).

Nelle società moderne si assiste a quella che viene chiamata

Tendenza secolare, che corrisponde ad una precocità maturativa

da attribuirsi al miglioramento dell’alimentazione, all’assistenza

sanitaria e al miglioramento delle condizioni generali di vita rispetto al

secolo scorso. Il fenomeno di anticipazione della pubertà, si connette

con un altro fenomeno, che è di tipo sociale e che consiste nel ritardo

della “maturità sociale”. Il periodo di indeterminatezza fra l’infanzia e

la condizione adulta si allunga, creandosi dunque un divario fra la

precocità della maturazione fisica e il ritardo della maturità sociale

(Marocco Mattini, 2001). Si può parlare pertanto, di preadolescenza

(9-12 anni), di una prima adolescenza (11-14 anni), di una seconda

adolescenza (14-18 anni) e di una postadolescenza, in cui vanno a

intricarsi fattori di natura biologica e fattori di natura individuali di

natura psicologica e sociale.

Ne consegue, che gli studi più recenti hanno messo in rilievo

l’esigenza di una visione più complessa ed articolata delle

problematiche adolescenziali. Si è passati dal modello CLASSICO

dell’adolescenza come momento di passaggio all’età adulta,

contraddistinto da una crisi profonda dei valori e dei significati ad una

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Capitolo I

visione dell’adolescenza come fase autonoma e prolungata della

crescita umana in cui il soggetto deve far fronte ad una serie di

compiti specifici di sviluppo connessi con cambiamenti biologici,

psicologici e sociali. In maniera più flessibile, si possono identificare

tre ordini di compiti generali connessi con:

la pubertà ed il risveglio delle pulsioni sessuali;

la definizione dell’identità ed il concetto di sé;

incremento delle competenze intellettuali e sociali.

I.2 Le trasformazioni corporee:

adattamenti e reazioni psicologiche

La difficoltà principale che un adolescente incontra di fronte a

modifiche corporee, talvolta rapide e disarmoniche è quella di

riappropriarsi del corpo che si trasforma. L’esistenza di notevoli

differenze individuali relativamente all’età di inizio dello sviluppo

produce rilevanti effetti psicologici. Studi classici sull’argomento

hanno indicato che i ragazzi a sviluppo precoce sono più spesso

popolari o leaders tra i compagni. Essi hanno un immediato

vantaggio dalla forza fisica che fornisce loro una superiorità sui

coetanei. I ragazzi a sviluppo tardivo devono invece attuare strategie

per evitare rischi di emarginazione (ad esempio, diventare gli

“intelligenti” o i “buffoni”). Le ragazze a sviluppo precoce hanno

problemi diversi:

necessità di far fronte all’interesse da parte dell’altro sesso,

difficoltà di ordine fisico (in particolare per le prestazioni

sportive).

In ogni caso l’immagine del proprio corpo che si trasforma dà

luogo ad importanti implicazioni psicologiche, in quanto comporta il

mettere in discussione la stessa Identità personale. Le

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La questione dell’adolescenza

trasformazioni del corpo, lo sviluppo dei caratteri sessuali con i loro

segnali (menarca, eiaculazione) l’insorgere di nuove tensioni istintuali

e la modificazione dell’umore incrinano la sicurezza verso il proprio

corpo ed il controllo delle proprie pulsioni che erano state alla base

della sicurezza di sé durante il periodo della latenza.

Prima che venga acquisita una nuova stabilità dell’immagine di sé,

la novità dello sviluppo con le sue peculiarità e irregolarità, comporta

un periodo di insicurezza e talvolta sentimenti di parziale estraneità

del proprio corpo. Sull’aspetto fisico possono focalizzarsi

preoccupazioni generali concernenti la propria identità, la propria

adeguatezza sociale e sessuale ed il controllo delle proprie pulsioni.

Emergono atteggiamenti ipercritici dovuti alla forte presa di

coscienza del sé (sia per i fattori cognitivi che per lo sviluppo dei

sentimenti di separazione e di individuazione). La propria immagine

viene messa in discussione e, soprattutto, confrontata con i modelli

sociali.

Molti problemi e difficoltà sorgono, nella ricerca di adeguatezza

a modelli ideali specialmente in adolescenti che soffrono di disturbi

estetici specifici (acne) o difetti o di menomazioni, ma presenti anche

in adolescenti molto vicini agli standard ideali.

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Capitolo I

(Edvard Munch, Pubertà)

Piccoli particolari vengono focalizzati con grande ansietà e

possono provocare sentimenti di inadeguatezza o di

insoddisfazione anche quando non si discostano dalla media (è

significativo che gli adolescenti di un gruppo tendono a considerarsi

inferiori alla media del proprio gruppo per quel che riguarda le

caratteristiche fisiche). I riferimenti ai cambiamenti corporei vengono

espressi più spesso nella fascia di età compresa tra i 12 e i 14 anni (i

ricercatori stimano una specifica insoddisfazione per tali mutamenti in

un terzo circa di adolescenti di questo arco di età).

Non bisogna, tuttavia, enfatizzare l’entità delle difficoltà di

adattamento alle trasformazioni fisiche in quanto lo sviluppo della

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La questione dell’adolescenza

conoscenza di sé procede dal fisico-corporeo allo psicologico, con

il progressivo prevalere di concezioni di sé più astratte e centrate su

modi di essere e di pensare piuttosto che sulla sola immagine fisica. È

per questo motivo che quando le preoccupazione per l’aspetto fisico

non sono limitate e temporanee, si può pensare che esse siano spie di

disagi che investono altri aspetti della crescita, come la difficoltà per

l’accettazione del proprio ruolo sessuale o dello sviluppo verso

un ruolo adulto o verso la necessità di definire la propria

identità. Tali fenomeni sono spesso accompagnati da ansietà e sensi

di colpa.

I.3 Cambiamento delle emozioni e degli

affetti

Anche sul versante emozionale ed affettivo hanno luogo una serie

di cambiamenti che dipendono da molteplici cause:

la spinta delle pulsioni in rapporto allo sviluppo ormonale e

sessuale,

la capacità da parte dell’io di tollerare gli istinti,

la natura e l’efficacia dei meccanismi di difesa.

Si ha nell’adolescenza, un processo di distacco da parte

dell’adolescente che comporta la rinuncia alla dipendenza e

l’indebolimento dei legami formatisi nella prima infanzia e rimasti fino

alla pubertà la fonte principale di nutrimento emotivo. Il processo di

formazione dell’individualità dipende dalla recisione dei vari legami di

attaccamento dell’infanzia, ma questi legami possono allentarsi solo

se vengono rielaborati i conflitti infantili per giungere ad un nuovo e

più maturo controllo dei conflitti passati. Si tratta di un processo non

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Capitolo I

disgiunto da ansie ed incertezze che dà luogo ad una serie di

condotte regressive fisiologiche, quali:

stato di fusione emozionale (partecipazione appassionata ed

improvvisa a gruppi religiosi o di altra natura);

orientamento all’azione, più che all’uso del pensiero o del

linguaggio verbale;

attività frenetica, con ricerca di sensazioni forti per riempire il

vuoto causato dai sentimenti di perdita delle certezze e delle

relazioni infantili;

idealizzazione dei personaggi dello spettacolo e dello sport,

con cui identificarsi ma nell’impossibilità di confrontarsi

realmente;

instabilità emotiva, esibita nelle relazioni, le contraddizioni

tra pensiero e sentimenti ed il passaggio apparentemente

illogico tra una reazione e quella opposta.

Strettamente connessi a questi atteggiamenti, commutati

dall’ambivalenza sono l’anticonformismo e l’atteggiamento ribelle,

non scevri da dipendenza e sentimenti di colpa. La svalutazione

delle figure parentali può diventare un mezzo per distaccarsi da

loro. Il venir meno degli oggetti di identificazione infantile costituisce

una vera e propria esperienza di perdita di sé insieme ai legami

d’amore infantili. Tale esperienza è stata assimilata al “lutto”.

Nella prima fase dell’adolescenza prevalgono proprio

l’ambivalenza ed i meccanismi di negazione, che lasciano sentimenti

di incertezza ed insicurezza ed il bisogno di ricercare rassicurazioni.

Per il maschio una forma di rassicurazione viene spesso

dall’appartenenza ad una banda/gruppo di coetanei, che permette

di esprimere aggressività, socializzare la colpa, difendere la propria

incertezza d’identità. Per le ragazze è invece la ricerca dell’“amica

del cuore”, attraverso la condivisione dei sentimenti e

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La questione dell’adolescenza

l’identificazione reciproca. C’è in questo periodo una specie di

“fame” di identificazione con la ricerca di una figura da

idealizzare e di cui introiettare aspetti e caratteristiche ideali,

che vengono poi velocemente abbandonate e persino criticate.

La seconda fase dell’adolescenza è caratterizzata da un

investimento sui propri pensieri ed emozioni. L’interesse è centrato su

sé, spesso anche quando si rivolge ad oggetti esterni: gli

innamoramenti o le discussioni sui valori o sui problemi dell’umanità

sono mezzi per raggiungere la consapevolezza di sé oltre che passi

per realizzare un contatto più profondo con il mondo esterno.

Alla fine dell’adolescenza, con il compimento dello sviluppo

psicosociale, il carattere sessuale dell’individuo è definitivamente

formato. IL COMPITO EVOLUTIVO dell’adolescente è di riuscire a

progettare la propria vita, operando scelte professionali, sociali

(identità), o, al contrario esperire la CONFUSIONE DEI RUOLI.

Pertanto i processi di individuazione (emanciparsi dalla

dipendenza psicologica), di differenziazione (autonomia dai vari

membri della famiglia) e di sviluppo della propria identità sono

questioni centrali nell’adolescenza.

Il cambiamento cognitivo porta a rivolgersi verso sistemi di

pensiero di tipo ideologico, con tendenza all’estremizzazione.

Centrale è il ruolo del gruppo le cui funzioni possono essere

schematizzate come:

base sicura;

riferimento per i valori;

rapporti intimi ed esclusivi.

La scuola costituisce un ambito di socializzazione centrale ed un

luogo di importanza primaria per la definizione dell'identità

adolescenziale. In tale ambito, gli adolescenti sperimentano

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Capitolo I

relazioni sia con i propri coetanei, sia relazioni con adulti significativi;

in particolare, è la qualità del rapporto con gli insegnanti, che spesso

si configura come problematica, a rivestire un'importanza

fondamentale. La percezione di essere considerati e trattati con

giustizia dai propri referenti adulti significativi contribuisce in maniera

considerevole ad una positiva ristrutturazione del concetto di sé ed

alla soddisfazione di sé in termini di autostima personale e collettiva.

Questa è una fase della vita da non sottovalutare infatti, si è

stimato che entro il 2020 il 50% dei bambini avrà problemi di natura

neuropsichiatrica.

E' una notizia sconvolgente, fonte dell'Organizzazione Mondiale

della Sanità. Inoltre dal 1964 ad oggi i suicidi da parte degli

adolescenti sono raddoppiati, facendo balzare al terzo posto questa

causa di morte fra i giovani compresi tra i 15 e i 24 anni.

I.4 Il giovane d’oggi

Ogni società si preoccupa di fare in modo che il mutamento degli

individui, i loro passaggi da una condizione ad un’altra avvengano

senza che siano compromesse la coesione e la continuità sociale; ogni

società predispone quindi regole e meccanismi che controllano questi

cambiamenti. Ma in una società moderna come la nostra dove non

esiste più una perfetta coincidenza fra polo biologico e quello

psicosociale, dove anzi tale divario è andato aumentando si è andato

così perdendo, il duplice significato che il passaggio assume per il

giovane, come funzione di sostegno e di ancoraggio alla sua identità

in un momento di rapido cambiamento, e all’adulto come funzione

difensiva di fronte all’emergere di una nuova generazione dagli incerti

confini. Tutto ciò, come ha messo in evidenza Van Gennep (1988),

viene affrontato attraverso la definizione di una triplice rete di

cerimonie:

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La questione dell’adolescenza

di separazione, che agevolano il distacco dell’individuo da una

situazione originaria;

di definizione di stato di margine, dove l’individuo è collocato in

uno stato di sospensione;

di aggregazione, che assecondano l’introduzione della persona

nel nuovo gruppo, in questo caso in quello degli adulti.

Nelle culture tradizionali, gli elementi di fondo che definivano la

triplice ritualità del passaggio consistevano in:

alto tasso di cerimonializzazione,

nella presenza di adulti che officiavano il passaggio,

tutti i rituali si svolgevano di fronte alla comunità.

Tali rituali si configurano come un ponte, un termine di mediazione

tra due regni. Il pensiero primitivo è tutto dominato dalle

rappresentazioni collettive, d’origine sociale, mentre nella civiltà

occidentale, caratterizzata dall’emergere dell’individuo, il giovane

affronta il passaggio sempre più solo e senza il conforto di cerimonie

sociali che attestino, agli occhi di tutta la società, il suo ingresso nella

comunità adulta. Questa cerimonia privata di passaggio, da un lato

testimonia l’importanza per il giovane di dotarsi di segnali che

attestino il cambiamento anche in assenza di cerimonie gruppali di

passaggio, dall’altra ci lascia capire che la società adulta oggi non

sembra avere più al proprio interno quegli adulti che nelle società

tradizionali svolgevano l’importante funzione di rendere sociale, cioè

condiviso da tutta la comunità.

Nel passato, pertanto, i riti di passaggio sancivano lo status di

adulto e conferivano l’appartenenza alla nuova categoria sociale.

Le trasformazioni corporee erano quindi sottolineate e le abilità

fisiche e psichiche erano integrate nella nuova identità, sia personale

sia sociale.

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Capitolo I

Misurarsi con la realtà, attraverso le conseguenze che le azioni

hanno, induce alla maturazione mentre il ritardo nel fare esperienze

responsabilizzanti protrae l’adolescenza.

Abbiamo già visto come alla anticipazione della maturità biologica

non corrisponde oggi un riconoscimento dell’appartenenza al mondo

adulto, nonostante un’innegabile maggiore libertà sessuale, peraltro

concessa in modo contraddittorio e vissuta con ambivalenza.

La maggior durata degli studi e la dipendenza economica che ne

consegue, sono da considerare fra le radici di una condizione in cui

l’individuo non è aiutato a raggiungere una piena autonomia e

responsabilità.

Una condizione diffusa, normale e auspicabile come quella del

prolungamento degli studi rappresenta per il futuro adulto una

opportunità positiva per lo sviluppo di una personalità ben

differenziata oltre che per l’affermazione nella società. Anzi si osserva

che chi non frequenta la scuola potrebbe andare incontro ad una

“adolescenza mancata”, nella quale è ancor più difficile raggiungere

una precisa identità sociale e personale (Palmonari, 2001) e

l’adolescente è ancor più influenzato da mode e pressioni

consumistiche. E’ stato osservato che l’esperienza scolastica fornisce

le basi per la comprensione del funzionamento dei diversi sistemi

istituzionali: le relazioni si svolgono infatti entro un quadro di

riferimento fornito dal regolamento, che offre norme di

comportamento in parte diverse da quelle che governano altre forme

di relazione interpersonale conosciute dall’allievo. Chi non ha

continuato la scuola manca di questa esperienza: non sempre gli

ambienti extrascolastici forniscono gli stessi stimoli per una

competenza sociale, e i rischi di trovarsi in condizione di marginalità

sono maggiori (Palmonari, 2001). Sono necessari contributi educativi

mirati, che compensino in entrambe le condizioni, dello studente e di

chi non studia più, le tendenze frenanti l’autonomia psicologica e

aiutino a trovare il senso dell’esistenza.

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La questione dell’adolescenza

I.5 I cambiamenti dello stile educativo

Oltre ai fattori ambientali e sociali citati, un’altra radice di

immaturità protratta viene ricondotta a problematiche riguardanti lo

stile educativo. Si possono individuare tra le cause della perdurante

immaturità i modelli offerti, meno precisi e differenziati che nel

passato (Besozzi, 1993).

Quest’ultimo punto è particolarmente importante come oggetto

di riflessione, in quanto lo stile educativo è nel tempo cambiato, sia a

livello familiare che scolastico (Marocco Muttini, 1996).

Come è variato nel tempo lo stile genitoriale?

Nella società del passato, il padre non si occupava direttamente

dell’allevamento della prole, era distante, non però assente (Quaglia,

2001).

Già dall’infanzia il bambino trova, nelle regole, un aiuto per

costruire il rapporto con la realtà (Rosenfeld, 1992), il bambino ha

bisogno di ricevere regole dall’esterno, che impongono un

contenimento alle sue pulsioni non ancora controllabili e modulate

(Philips, 1999).

All’epoca adolescenziale, quando le pulsioni sessuale e

aggressive diventano, per fattori biologici legati alla pubertà, più

intense, le regole sono anche più necessarie (Pietropolli Charmet,

1990), per apprendere a controllare gli impulsi con la razionalità e

modulare le emozioni.

L’adolescente ha bisogno, per potersi differenziare verso

un’identità nuova, di incontrare degli ostacoli, cioè un certo grado di

frustrazione e contenimento da parte degli adulti, a cui potersi

opporre: l’adolescente sfida l’adulto per misurare la propria forza

(Gould, 1978), ma ricerca nell’altro stabilità, solidità, autorevolezza,

perché non li possiede ancora in prima persona e deve costruirli.

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Capitolo I

Attraverso la sfida impara quanto può fidarsi di se stesso oltre

che degli altri. Anche quando il gruppo sembra diventare più

importante rispetto alle figure adulte, queste devono continuare a

proporsi, perché la loro presenza rimane fondamentale (Chiosso,

1994). Non sempre invece esiste presso i genitori e gli insegnanti la

consapevolezza di esercitare, nell’adolescente, un ruolo di rilievo

(Midgley, Feldlaufer, Eccles,1988).

La formazione dell’Io e la prevenzione delle situazioni

psicopatologiche come devianza, perversioni, dipendenze, richiede

uno stile educativo solido, esercitato da persone che rappresentino

modelli validi: si ritiene in particolare che un buon rapporto col padre

aiuti a sviluppare competenza intellettuale e responsabilità e un buon

rapporto con la madre favorisca il controllo emotivo (Vaughn e Balk,

1988).

Ne deriva l’equivalente importanza dei due codici materno e

paterno per la costruzione delle capacità relazionali-empatiche da un

lato e delle competenze cognitivo-comunicative dall’altro. Le due

funzioni, materna e paterna sono oggi più vicine: si parla di famiglia

simmetrica (Besozzi, 1993) nella quale i ruoli sono intercambiabili.

Questo andamento è incominciato negli anni ‘60 e ha trovato

terreno in una caduta, nel clima culturale, del principio di autorità.

Baumrind (1975), riconduce le caratteristiche dello stile parentale a

due dimensioni fondamentali e necessarie: l’accettazione del figlio

per quello che è, valorizzando le sue qualità senza pretendere di

modellarlo a propria immagine, e il controllo, cioè una funzione di

guida sia sul piano psicologico attraverso la propria presenza

incoraggiante, sia sul piano del comportamento, criticando e lodando

in modo appropriato. Come si può vedere, questo punto di vista

ricalca quello che già Adler (1975), sosteneva essere il ruolo

dell’educatore. Nell’adolescenza, mentre attraverso esperienze

molteplici di rapporto col mondo esterno, col gruppo dei pari, con altri

adulti, si va delineando la personalità, l’accettazione e il controllo

19

Page 20: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

sono aspetti che definiscono la qualità del rapporto con le figure

significative. Si può aggiungere il sostegno, funzione necessaria nei

momenti di crisi, come gli stress acuti o le situazioni di difficoltà

protratte, in cui l’adolescente ha bisogno di pause, o di poter anche

temporaneamente regredire, prima di riprendere il suo percorso di

individuazione.

La funzione di sostegno può essere esercitata in modo vicario

da adulti esterni protettivi in casi di carenze educative familiari che

possono essere legate a gravi disagi ambientali, ma possono anche

essere quelle determinate da genitori eccessivamente autoritari o

viceversa permissivi nel senso di troppo indulgenti o percepiti dal

minore come privi di interesse per lui (Polmonari, 1998).

La personalità dell’insegnante può assumere una funzione

correttiva delle disfunzioni familiari e la scuola può sostituirsi quindi

con contributi educativi alla funzione normativa carente (Cristiani,

1990). È proprio questa istituzione, la scuola, che attraverso il

passaggio da una classe all’altra, da un ciclo all’altro oggettivamente

sancisce le tappe della crescita, ma la scuola spesso non è

consapevole di svolgere questa funzione anche se è proprio in ambito

formativo che avviene, quell’incontro finale, fra adulti che svolgono

funzioni di tutoring e di accompagnamento e giovani che si

apprestano a essere aggregati alla comunità degli adulti.

Altrettanto utile risulta il confronto con adulti autorevoli con i

quali gli adolescenti abbiano possibilità di incontrarsi, come educatori,

psicologi, medici, istruttori sportivi. Ogni persona che rivesta una

funzione educativa è per l’adolescente anche un modello di

identificazione e quindi il suo ruolo è formativo in modo allargato.

Per formare un sistema di valori autonomo l’adolescente deve

potersi confrontare con figure forti e stabili. Anche quando il giovane

non condivide le idee dei genitori, attraverso il confronto, magari

anche l’opposizione, può crescere. Le istituzioni educative, dalla

prima, la famiglia, a quella scolastica che è l’agenzia educativa

20

Page 21: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

precipuamente investita della formazione, alla società in generale che

deve essere vista come un’organizzazione a rete di attori interagenti,

sono chiamate a dare il proprio contributo. Ognuna deve dimostrare

coerenza, costanza, coscienza del ruolo, consapevolezza dei propri

limiti, e congiuntamente concorrere alla imposizione delle regole alle

quali il giovane deve ottemperare. La speranza di costruire una

struttura sociale giusta e rispettosa per tutti poggia su uno stile

educativo nel quale diritti e doveri, regole e punizioni siano chiari,

definiti, certi.

I.6 La socializzazione

Abbiamo già sottolineato, come nel corso dello sviluppo

l’individuo interagisce con diverse agenzie di socializzazione, le quali

creano un complesso intreccio di relazioni che, fin dalla nascita,

costituiscono la trama entro la quale si snoda lo sviluppo del

soggetto.

La socializzazione si riferisce ai processi per mezzo dei quali i

modelli di ciascuna società sono trasmessi da una generazione ad

un’altra. È un processo di interiorizzazione attraverso il quale

l’individuo viene inserito nel mondo oggettivo di una società o di un

settore.

La socializzazione primaria (acquisizione delle competenze di

base), è quella dell’infanzia, attraverso cui l’individuo diventa

membro della società. Tramite l’identificazione il bambino assume

ruoli ed atteggiamenti delle persone per lui importanti.

Una fase decisiva è la formazione dell’altro generalizzato:

attraverso una progressiva astrazione degli atteggiamenti e dei ruoli

degli “altri in particolare” a quegli degli “altri in generale” l’individuo

interiorizza la società, la realtà e si forma un’identità, si attiva il

processo di costruzione delle regole e delle norme. I contenuti

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Page 22: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

specifici che vengono interiorizzati variano, in funzione della società

di appartenenza, della posizione sociale e delle particolari

caratteristiche degli adulti.

La socializzazione secondaria è ogni processo successivo, che

introduce l’individuo in nuovi settori della società. È l’interiorizzazione

di sottomondi istituzionali e comporta l’acquisizione di conoscenze

legate a ruoli. Il periodo dell’adolescenza è quel periodo in cui si

realizza la socializzazione secondaria e cioè quel periodo durante il

quale gli individui acquisiscono conoscenze legate specificamente ai

ruoli e alle posizioni sociali che essi occupano nella società; ruoli e

posizioni sociali che sono variamente connessi alla divisione del

lavoro presente nella società.

È opinione consolidata che questa fase della socializzazione

richieda un’identificazione emotiva con adulti significativi meno

intensa di quella inevitabile per la socializzazione primaria, ma

occorre pur sempre un certo grado di identificazione reciproca,

necessario in ogni comunicazione fra esseri umani.

In termini generali, la socializzazione secondaria implica riti più o

meno espliciti e ufficiali di iniziazione al mondo adulto (Mead, 1928),

periodi di apprendistato o noviziato, e l’esperienza di possibili

transizioni ecologiche che punteggiano il ciclo di vita degli adolescenti

e poi degli adulti.

Le agenzie di socializzazione possono essere:

intenzionalmente educative: famiglia, scuola, chiesa ecc.

non intenzionalmente educative: gruppo di pari, mass media,

consumi culturali, tempo libero, sport ecc.

Esistono inoltre diversi modelli di socializzazione che possono

essere così distinti:

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Page 23: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

Modello di socializzazione tradizionale

modalità trasmissiva, percorso graduale e verticale, percorso a più stadi: a fasce di

età corrispondono contenuti particolari mediati da specifiche agenzie (famiglia, scuola, gruppo di pari ecc.)

Modello di socializzazione nelle società complesse

modalità interattiva, modalità non lineare, molte agenzie competono, anche

quelle non intenzionalmente educative (diventa importante l’extra scuola e il tempo libero)

Pluralizzazione della socializzazione

Tabella 1 – Due diversi modelli di socializzazione: Modello di socializzazione tradizionale e Modello di socializzazione nelle società complessa.

I.7 Il gruppo

Un gruppo sociale è costituito da un certo numero di individui che

interagiscono l’uno con l’atro con regolarità. Questa regolarità di

interazione tiene insieme i partecipanti, dando vita a una distinta

unità con una propria complessiva identità sociale. I membri di un

gruppo si aspettano determinate forme di comportamento l’uno

dall’altro, che non sono invece richieste ai non appartenenti. I gruppi

differiscono quanto a dimensioni: vanno da associazioni intime, come

una famiglia, a collettività più ampie, quali un circolo sportivo.

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Page 24: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

I.7.1 La dinamica di gruppo

La dinamica di gruppo prende in esame l’influenza reciproca tra

i membri di un gruppo e ne analizza l’interdipendenza tra le persone.

Alla base della dinamica di gruppo matura il processo di

socializzazione. Qualunque cambiamento di un membro determina un

cambiamento di tutti gli altri membri; ciò determina stati di equilibrio

instabile fino al raggiungimento di un comportamento adattivo

equilibratore. La dinamica di gruppo segna il passaggio da concetto di

personalità a quello di sintalità. In un soggetto-individuo, la

personalità è il modo in cui egli interpreta e rende unica ed unitaria la

propria esperienza, secondo l’idea di sé; la sintalità è il modo in cui un

gruppo interpreta e rende unica ed unitaria la propria esperienza,

secondo la pluralità vissuta. Essendo il gruppo un “organismo vivo”

dotato di potenzialità conoscitive ed operative comuni e condivise, la

sintalità (o “sintesi delle personalità”) è il processo di costruzione di

una “personalità del gruppo”, della sua immagine e della sua identità.

la sintalità è bassa quando il gruppo è estremamente frammentato,

con relazioni deboli e inconsistenti; è elevata quando il gruppo e

coeso, compatto, solidale.

I.7.2 Il gruppo come sistema

Un sistema è un complesso di elementi in interazione. La

complessità del sistema è data da:

numero degli elementi,

specie (tipologie) degli elementi,

relazioni tra elementi.

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Page 25: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

Gli elementi in un gruppo sono, ovviamente, le persone e le

relazioni e questi all’interno del gruppo variano a seconda:

delle caratteristiche delle persone,

dell’ambiente in cui il gruppo opera,

delle finalità per cui il gruppo opera.

Il gruppo come sistema sociale è:

aperto: influenzato e condizionato dall’ambiente (sono

particolari i gruppi “chiusi”, i clan o le “bande”, presenti anche

tra gli adolescenti),

dinamico: in evoluzione continua a causa delle interazioni fra

gli elementi del gruppo e con l’esterno,

probabilistico: procede in modo euristico, con risultati

possibili e/o probabili, ma non certi.

Anche gli studi sui gruppi, secondo l’approccio sistemico, derivano

dall’intersezione di molteplici discipline; in particolare della

cibernetica, della teoria dell’informazione, della teoria della

comunicazione, dell’antropologia culturale e dalla prossemica. La

prossemica, è lo studio delle relazioni e delle distanze interpersonali

che si stabiliscono tra gli individui, tra loro e gli oggetti che usano e

gli spazi in cui agiscono.

Per ciò che riguarda la distanza tra le persone, Hall (1966) ha

individuato quattro categorie:

intima: è una non-distanza, contatto fisico, ruolo determinante

del corpo e degli arti, del calore, dell’odore, dello sguardo, della

bassa tonalità della voce,

personale: distanza di due braccia (nel darsi la mano), per

argomenti personali e professionali; è determinata da status,

posizione, ruolo, sguardo, giusta tonalità della voce,

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Page 26: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

sociale: da 1 a 4/5 metri, contatto formalizzato; è determinata

da ruolo, status, posizione, asimmetria, contatto oculare, voce

poco flessibile,

pubblica: oltre i 5 metri; conferenza, tribuna, comizio, spesso

intervengono i media.

Le distanze “corrette” per la relazione d’aiuto sono la “personale” e la

“sociale”. Eppure possono avverarsi anche le altre due (intima,

pubblica).

I.7.3 Il gruppo negli adolescenti

Durante l’adolescenza cresce il bisogno di ridefinire la relazione

con alcune entità sociali significative, in primo luogo la famiglia, e di

intensificare il rapporto con altre, in particolar modo i coetanei. Lo

spostamento da un centraggio sulle relazioni familiari ad un

centraggio sulle relazioni amicali è alla base del processo di

modificazione del sistema di sé vissuto dall’adolescente.

Il gruppo di pari è stato descritto come un laboratorio nel quale

il ragazzo e la ragazza possono sperimentare scelte e comportamenti

autonomi; i coetanei vengono identificati come il più importante

oggetto di confronto sociale nella costruzione dell’identità

dell’adolescente.

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Page 27: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

I coetanei rappresentano un riferimento normativo e

comparativo importante; le relazioni amicali offrono all’adolescente

molteplici opportunità per conoscere le strategie che gli altri usano

per affrontare problemi simili a quelli in cui il soggetto si sente

impegnato in prima persona e per osservare quali effetti sono in

grado di produrre.

Il rapporto e il confronto con i pari permette all’adolescente di

esplorare nuovi spazi e di valutare in modo autonomo, al di là del

controllo degli adulti, il proprio comportamento e le proprie scelte.

Il gruppo amicale viene vissuto come un sostegno strumentale

ed emotivo in grado di incidere nella costruzione della propria

reputazione e della propria visibilità sociale.

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Page 28: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

(Chagall, Il giocoliere)

Gli adolescenti sperimentano modalità di aggregazione

spontanea; intrattengono cioè rapporti interpersonali, generalmente a

piccoli nuclei, che si alimentano attraverso iniziative gestite al di fuori

dell’ingerenza adulta. Nella piena adolescenza il gruppo informale

viene percepito da buona parte degli intervistati come la modalità

aggregativa più rispondente alle attese e agli interessi del momento.

Dai dati di ricerca risulta che in Italia più del 90% degli

adolescenti, selezionando nella rete di rapporti interpersonali che è

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Page 29: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

tipica della propria esperienza, individua come riferimento

significativo del proprio processo di crescita la partecipazione ad uno

specifico gruppo (formale o informale) di coetanei, alla cui frequenza

dedica parte del tempo quotidianamente disponibile.

Se l’aggregazione informale non è tipica di una sola categoria di

adolescenti, è vero invece che la composizione di ciascun gruppo

risulta assai omogenea (Amerio et al., 1990; Baraldi, 1988):

provenienza sociale, contesti culturali, condizione scolastica o

lavorativa, look esteriore, linguaggio, modalità di interazione, stili di

comportamento e rappresentazioni sociali, sono gli elementi che

accomunano nel quotidiano gli adolescenti all’interno di una

medesima categoria aggregativa. Questa omogeneità di provenienza

e di esperienza è uno dei principali fattori che entrano in gioco nella

formazione naturale del gruppo; ciò significa che gli adolescenti si

“cercano” e si aggregano sulla base della somiglianza.

Lo stare insieme (senza scopi precisi) e il parlare rappresentano

le attività più importanti, e più cariche di significati emotivi, del

gruppo. Per tutti i partecipanti è fondamentale mantenere aperti i

canali di comunicazione con gli altri membri e questa garanzia è data

soltanto dalla frequentazione continua degli amici.

Il peso delle relazioni con i genitori si modifica

progressivamente per lasciare spazio ad un diverso e più intenso

rapporto con i coetanei, in quanto questi ultimi diventano l’oggetto

più prossimo di identificazione. Anche se non tutti i nuclei amicali

mostrano al loro interno lo stesso livello di coesione, nella maggior

parte dei casi il gruppo costituisce un punto di riferimento

fondamentale nel processo di costruzione dell’identità adolescenziale.

Infatti tutti gli adolescenti sono impegnati in un processo di

differenziazione e identificazione, sia in rapporto con gli adulti, sia in

rapporto con i diversi gruppi di coetanei categorizzati o come simili a

sé o come molto diversi da sé e dalla propria esperienza sociale.

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Page 30: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

Durante l’adolescenza i coetanei diventano il più importante

oggetto di confronto sociale e rappresentano un riferimento

normativo e comparativo per valutare in modo autonomo, al di fuori

degli adulti, il proprio comportamento. La partecipazione a gruppi

formali tende a calare, con il rispettivo aumento dell’aggregazione

spontanea. Gradiscono le aggregazioni informali, in quanto le sentono

più flessibili, non hanno bisogno di darsi ragioni tematiche, si

adattano meglio ai tempi di vita quotidiana e agli spazi informali che

si possono ricavare al loro interno.

In queste dinamiche il gruppo assolve a importanti funzioni di

contenimento, di indirizzo, di regolazione, secondo la logica del

laboratorio di vita che, pur con piccoli dosaggi, risulta in grado di

liberare potenzialità difficilmente intuibili. Ad esempio nel gruppo

riescono a convivere istanze di omogeneità e spinte alla

differenziazione, che la persona da sola difficilmente riuscirebbe a

gestire.

Sul piano dell’esperienza quotidiana, inoltre, le relazioni di

gruppo possono fornire all’adolescente un sostegno strumentale

rispetto alle difficoltà incontrate. Il gruppo dei coetanei costituisce la

prima fonte da cui provengono svariate forme di aiuto: a livello

emotivo, psicologico, comportamentale, ma spesso anche a livello

cognitivo. Il dialogo ed il confronto con i coetanei-amici può infatti

permettere all’adolescente in difficoltà di giungere ad una più

approfondita rappresentazione e comprensione del problema da

affrontare.

Sapendo di poter contare sul sostegno di più entità sociali

l’adolescente impara, nel corso dell’esperienza, a differenziare il tipo

di contributo che può richiedere e che pensa di poter ottenere dalle

diverse fonti d’aiuto. In relazione al tipo di problema che deve

affrontare, cioè, egli cerca il necessario sostegno strumentale ed

emotivo dall’entità sociale che maggiormente è in grado di

fornirglielo.

30

Page 31: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

Il gruppo appare essere luogo di risposta, da un lato al bisogno

di trascorrere il crescente tempo libero divertendosi e, dall’altro, di

interagire tra coetanei.

Ma al gruppo, soprattutto, viene riconosciuta la funzione di

costruzione di nuovi percorsi di soluzione a problemi quali la ricerca di

identità, l’esigenza espressiva, l’orientamento nella realtà, il

confronto su criteri di comportamento, il filtro delle esperienze e dei

messaggi. Il gruppo naturale, è soprattutto luogo di confronto su

problemi personali ed affettivi (insuccessi, frustrazioni, esperienze,

problemi), molto meno su problemi politici e culturali. È luogo di

vissuto, di reciproca confidenza sugli stati d’animo e sui sentimenti,

uno spazio in cui si riversa quello spessore esperienziale fatto di

speranza, reazioni, tensioni, disillusioni tipico di chi sta scoprendo da

solo la verifica delle varie esperienze che caratterizzano il giovane.

Riassumendo tre grandi temi caratterizzano la cultura dei

coetanei:

1. importanza del partecipare alla vita sociale: nel corso

della preadolescenza e adolescenza i ragazzi facilmente

producono e incrementano attività fra i coetanei. Tuttavia, essi

sono in grado di produrre collettivamente gruppi gerarchici, e

diventano temi cruciali quelli dell’accettazione, della popolarità

e della solidarietà. L’argomento verbale diventa centrale e le

discussioni riaffermano l’appartenenza ai gruppi e rivelano i

valori e le credenze dei loro membri.

2. Tentativi di affrontare le incertezze, gli interessi, le

paure, i conflitti che caratterizzano la vita quotidiana.

3. Opposizione e messa in discussione delle regole e

dell’autorità degli adulti.

I.8 Il Tutor

Tutor sta per “colui che si prende cura di..” (originariamente “che

è giunto a piena maturazione”).

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Page 32: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

Negli studi universitari, è un insegnante che segue e guida uno ò

più studenti in seminari, dottorati o altre attività di ricerca (scuola),

mentre in determinati ambiti professionali, è una persona di

riferimento per chi è all’inizio della carriera.

Il tutor ha una duplice funzione: quella formativa orientata a

conseguire un apprendimento significativo e quella di attutire le

ansie, le angosce e più in generale, i problemi che un individuo può

incontrare.

Tale concetto, infatti, implica necessariamente

un’organizzazione precisa del lavoro, la definizione di un obiettivo

specifico e richiede una “struttura”, per quanto flessibile e aperta.

Perché un’azione di tutoring abbia successo è di solito

necessario abbinare con cura tutor (la persona che insegna

attivamente docente, didatta, ecc.) e tutee (persona che riceve

l’insegnamento, discente, allievo ecc.), fissare orari frequenti e

regolari per le attività da svolgere in collaborazione, fornire una

formazione nelle tecniche di tutoring, comprese le procedure di

correzione, definire chiaramente i contenuti del lavoro e

eventualmente i materiali, applicare un sistema di monitoraggio e di

supervisione e se necessario di valutazione. Ma è sufficiente il nome

tutoring perché il metodo perda il suo carattere familiare e acquisisca

un che di accademico e scientifico.

Il tutoring è “umanamente gratificante” (Goodlad, 1972), in

quanto i tutor imparano a essere formativi nei confronti dei loro

tutee, sviluppano un senso di orgoglio e di autorealizzazione e

acquisiscono fiducia e senso di responsabilità. Molti insegnanti con

esperienza nel campo del tutoring rilevano che il risultato più

evidente è proprio l’aumento della fiducia in se stessi e del senso di

adeguatezza da parte dei tutor. Anche per il tutee i vantaggi sono

considerevoli. In un rapporto personale, l’apprendimento può essere

maggiormente individualizzato.

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Page 33: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

È possibile selezionare i compiti più adeguati per il destinatario

del tutoring e il ritmo della presentazione può essere costantemente

calibrato in modo da ottimizzare l’apprendimento. Mentre

l’insegnante, assillato dal tempo, inoltre, è spesso costretto a limitarsi

a spiegazioni verbali, il tutoring offre l’occasione di dimostrare il

comportamento richiesto. Il tutee riceve un feedback regolare e

partecipe sulla correttezza dei propri sforzi ed è soggetto ad un

attento monitoraggio che porta a massimizzare il tempo dedicato

all’attività.

I programmi che hanno dato buoni risultati, di tipo più o meno

strutturato, sono estremamente vari: alcuni pongono l’accento sulla

crescita personale e sociale, altri si concentrano invece sui risultati

scolastici; ci sono piccoli programmi di recupero, coordinati da un solo

insegnate, e iniziative di ampio respiro che coinvolgono tutti gli alunni

di una scuola; interventi di sostegno agli allievi in situazione di

handicap con basso rendimento, e programmi di arricchimento rivolti

ad alunni relativamente brevi; iniziative destinate ad alunni molto

giovani, infine, altre a quelli più grandi.

Attualmente il tutoring, viene applicato ad aree curricolari

sempre più specifiche.

Il tutoring fra ragazzi di età diversa, potrebbe dimostrarsi un

ottimo mezzo per facilitare lo scambio e la crescita sociali fra membri

di una stessa scuola, che rappresenta solo di nome una comunità.

L’amicizia con un ragazzo più vecchio di status elevato, rafforza

l’autostima del tutee.

I coetanei sono estremamente importanti, soprattutto nelle fai

iniziali dell’adolescenza, quando i ragazzi si sottraggono all’influsso

dei genitori. Il rapporto di tutoring non ha le implicazioni istituzionali e

autoritarie che caratterizzano quello fra insegnati e alunni; non c’è

bisogno di mantenere il distacco e in molte coppie il rapporto è di

genuino affetto.

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Page 34: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

Il ruolo del tutor non deve essere visto come un insieme di

compiti sfuggiti di mano alle funzioni formative ritenute essenziali

(docenti, progettisti ecc.), ma come una parte essenziale di tutti i

processi formativi orientati a conseguire un apprendimento

significativo. Il tutor può, dove sia necessario, facilitare la fatica

relazionale di chi si occupa della pratica dell’insegnamento diretto

attraverso l’ascolto e la revisione in un’area di decompressione, può

trovarsi a dover supplire a carenze di insegnamento, fornire

consulenze metodologiche, rammendare ecc.

In tale contesto non va dimenticato il concetto di tutorship,

fondamentalmente una funzione strutturale complessa di cui il

cosiddetto tutor può soltanto custodire una sezione di “operatività” e

di rappresentanza simbolica oppure curarne e regolarne

l’elaborazione. La tutorship è lo spazio-tempo fisico e mentale che

consente a un formatore e a un formando di incontrarsi perché si

produca un episodio di insegnamento-apprendimento, o meglio

ancora, perché si dia l’opportunità affinché un episodio di

insegnamento fra un formatore e un formando possa verificarsi. È

chiaro che il tutor deve presidiare una funzione-supporto non

finalizzata all’apprendimento del contenuto specifico che resta a

carico del docente. In sostanza la tutorship si pone come condizione

di possibilità del processo di insegnamento-apprendimento, e il tutor

è la figura che incarna tale possibilità.

I.9 Il Mentore

Se il tutor assolve primariamente ad una funzione di sostegno nel

processo di apprendimento (dove si intrecciano fattori formativi e

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Page 35: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

affettivi), per supplire a determinati necessità formative, il Mentore è

qualcosa di diverso.

Mentore, è il saggio e fedele amico di Ulisse e precettore del figlio

Telemaco nei lunghi anni della sua assenza. Personifica pertanto, un

adulto imprevisto che rapisce il giovane verso l’ignoto e verso la

propria vita di crescita e di individuazione, è la risposta al bisogno del

superamento della nicchia familiare, scolastica ecc.

Può essere la figura di un educatore o di un qualsiasi individuo dai

contorni sfuggenti, ma di straordinario impatto emotivo ed

esperienziale; è funzione dell’emozione e del trascinamento

sentimentale, piuttosto che della misura del valore e del calcolo.

II Mentore funge da modello, da amico, contribuendo ad arricchire

la formazione del ragazzo affinchè possa un domani svolgere un ruolo

positivo nella società. Tale impegno nella sua continuità, consentirà

ad entrambi non solo di verificare progressivamente i risultati

conseguiti, ma anche e soprattutto di accrescere le rispettive

esperienze.

Il Mentore è un consigliere fidato, una guida saggia e paterna, un

compagno fedele. L’amicizia con tale persona favorisce lo sviluppo

dell’autostima personale, offre nuovi interessi ed occasioni di

apprendimento, lo aiuta a scoprire le sue attitudini, a farlo sentire

speciale, a fortificarsi, a crescere culturalmente e responsabilmente,

affiancandolo in modo amichevole nel cammino della vita.

II Mentore trae arricchimento e gratificazione nel constatare come

la sua opera apporti un reale miglioramento nella vita di un ragazzo.

Conferma la propria consapevolezza di poter aiutare le nuove

generazioni con l'incoraggiamento e il sostegno.

Colui che dispensa saggezza ti avvicina alla vita con semplicità, ti

fa naturalmente riacquistare un equilibrio tra le tue intenzioni (consce

ed inconsce), le tue decisioni razionali (senso comune condiviso) e la

tua passione ed emozione per la vita.

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Page 36: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La questione dell’adolescenza

Il mentore è colui in grado di cogliere la creatività delle persone e

declinarne le complessità; è colui che è capace di fare delle tue parole

una poesia o una melodia, restituendo sempre il tutto in una forma di

semplicità mai banale.

Potremmo dire che il mentore, come saggio, porta nel proprio

“protetto” quella conoscenza che crea quell’identità, che produce

l’impegno al cambiamento che la produce (produce nuova

conoscenza). Il mentore è il miglior profeta che possediamo, nel

momento che sa guardare avanti attraverso come noi siamo fatti.

È colui che sa mantenerti in uno stato mentale di abbassamento

della critica, per il tempo sufficiente perché tu possa rinnovarti per

rinnovare il tuo mondo, è in grado di lasciarsi guidare da te, per poter

divenire la tua unica guida.

La saggezza del mentore gli permette di cogliere il disequilibrio tra

l’adattarti al mondo ed il cercare di cambiarlo, suggerendo come,

quando, dove e perché intervenire.

Ma se vogliamo veramente trovare una nuova risorsa nel mentore,

potremmo dire che è capace di creare in te quella struttura che ti

connette al mondo e agli altri e che genera continuamente soluzioni e

cambiamenti per la tua vita, tramite la reinterpretazione continua

delle tue relazioni.

Il lavoro del mentore è una missione, il sentirsi “mandati” a

svolgere un compito che può andare oltre ogni tipo di confine, dove

non si viaggia fisicamente ma attraverso la mente, dove si deve poter

sognare con gli occhi del “protetto”.

Il mentoring è un tipo particolare di relazione nella quale una

persona con abilità o competenze mette un altro essere umano nelle

condizioni di sviluppare le proprie.

Il mentoring è una relazione personale stretta, un processo di

lavoro comune per raggiungere obiettivi concordati.

Il mentoring è una relazione reciproca, un’alleanza dalla quale

mentor e mentee traggono piacere.

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Page 37: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo I

Il mentoring è una relazione di sostegno uno-a-uno tra una

adulto e un altro individuo, finalizzata a facilitare la crescita

educativa, sociale e personale di quest’ultimo.

Gli sforzi per giungere ad una solida definizione di ciò che è tutor,

mentor, docente, famiglia, adolescente ecc. rischiano di lasciare

piuttosto confusi. La ragione è chiara: le relazioni, i ruoli, sono molte

cose. Si tratta di alleanze senza uguali, che prendono forma da

particolari abilità e bisogni degli individui che vi partecipano.

Contemporaneamente, gli adolescenti si trovano a dover interagire

con differenti figure, ma allo stesso tempo possono essi stessi

rivestire tali vesti.

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Page 38: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

II.1 Il Terzo Settore

CAPITOLO II

“IL VOLONTARIATO”

“L’interdipendenza è e dovrebbe essere

l’ideale dell’uomo al pari dell’autosufficienza.

L’uomo è un essere sociale. Senza

interrelazioni con la società egli non può

realizzare la sua unità con l’universo, né

sopprimere il proprio egoismo.”

(M.K. Gandhi, Precetti e insegnamenti del Mahatma Gandhi)

Page 39: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

Il Terzo Settore, affonda le sue radici storiche e culturali nelle

esperienze di quella classe operaia, figlia del socialismo delle origini

che sfuggiva tanto ai lacci dello Stato quanto alla logica di Mercato.

Questi operai del passato, questi socialisti “fin de siècle” (XIX

secolo) usavano parole magiche: Mutualismo, Solidarietà attiva,

Cooperativismo; sentimenti diffusi anche nella maggioranza Cattolica

e in larghe minoranze laiche o religiose.

Poi il trionfo dello Stato, l'unico autorizzato a proteggere,

garantire e assistere tutti “dalla culla alla bara”, in quella che si è

rivelata essere una “stagione” (che si sperava eterna) del "secolo

breve". Ecco allora che le parole magiche di quel mondo, ormai così

distante, furono sradicate dall'universo sociale europeo.

Nel corso dell’ultimo decennio la sua crescita è stata soprattutto

alimentata dallo smantellamento ed esternalizzazione dei servizi di

welfare.

Oggi il terzo settore è  diviso tra due anime: al non-profit,

cresciuto in seguito alla crisi fiscale e del sistema di protezione

sociale, che stenta a mantenere un ruolo autonomo e innovativo, si

affiancano piccole organizzazioni attive soprattutto al livello

territoriale, caratterizzate dall’autorganizzazione, dalla

sperimentazione di economie solidali, dall’autonomia politica.

In Italia, il fenomeno del terzo settore rappresenta ormai una

realtà rilevante, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista

sociale. Sul piano economico le organizzazioni di terzo settore

partecipano, con le loro attività, alla determinazione del benessere

collettivo; dal punto di vista sociale esse perseguono interessi di

natura collettiva con fini di solidarietà in vaste aree della vita civile

del paese. I soggetti che operano nel terzo settore hanno differenti

connotazioni giuridiche, ma l'elemento che li contraddistingue è

l'assenza dello scopo di lucro soggettivo: il divieto di distribuzione di

utili tra gli associati. È invece pacifica e accettata da tutti la possibilità

per le organizzazioni di terzo settore, di svolgere attività finalizzate

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Page 40: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

alla produzione e allo scambio di beni e servizi, lucro oggettivo.

Operativamente è possibile elaborare alcuni criteri per

individuare le caratteristiche che le organizzazioni devono possedere

per essere considerate di terzo settore. Gli attributi chiave per

identificare le organizzazioni di terzo settore sono:

la costituzione formale dell'organizzazione;

la sua natura privata;

l'assoggettamento al divieto di distribuzione dei profitti;

la capacità di auto governarsi;

l'apporto di "lavoro" volontario da parte dei propri aderenti.

 In Italia i soggetti che rientrano nel terzo settore sono:

organizzazioni di volontariato;

cooperative sociali;

associazioni di promozione sociale;

fondazioni civili.

Si tratta di organizzazioni che sono legate da un alito comune,

da una radiazione di fondo: la solidarietà e la fratellanza. Lavorare

non per massimizzare il profitto ma, con la propria presenza,

permettere agli altri di vivere un’esistenza sostenibile.

Significa continuare a produrre quel bene che più di ogni altro

oggi scarseggia: la socialità.

II.2 Alcuni numeri sul volontariato

40

Page 41: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

Nel corso del 2003 l’Istat ha svolto la quarta relazione sulle

organizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali al 31

Dicembre 2001. Rispetto alla prima rilevazione riferita al ’95 esse

passano da 8.343 unità a 18.993 (più 119.3%). Il censimento Istat del

2000 evidenzia ad esempio come l’1,1% delle non-profit italiane

impieghi il 42% del totale dei dipendenti del settore; mentre il 75% ha

entrate annuali inferiori ai 50.000 € e sopravvive a volte grazie al solo

volontariato.

1. ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale), per periodo di costituzione. Anno 2001.

 L’Istat inoltre, ha reso noti i risultati del primo censimento delle

istituzioni e imprese non-profit in Italia condotto nel 2000. Al 31

dicembre 2001 risultano attive in Italia 221.412 istituzioni non-profit,

di cui oltre la metà nel nord Italia. Il Veneto con 21.092 enti è la

seconda regione, dopo la Lombardia, per numero di organismi senza

fini di lucro: associazioni riconosciute (27,7%) e non (63,6%),

cooperative sociali (2,1%), comitati (1,7%) e fondazioni (1,4), attivi

soprattutto nei settori della cultura, dello sport, dell’assistenza sociale

e sanitaria. Un universo di unità poco visibili, molte di dimensioni

esigue, sinora sfuggite alle rilevazioni statistiche. Un mondo tuttavia

giovane ed effervescente (l’88% delle istituzioni non-profit sono sorte

negli ultimi vent’anni), che nel Veneto impiega oltre 12mila

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Page 42: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

dipendenti e coinvolge 325 mila volontari, in Italia 630 mila

dipendenti e quasi 3 milioni 350 mila volontari, compresi i religiosi e

gli obiettori di coscienza.

2. Le istituzioni non-profit italiane hanno dichiarato circa 73 mila

miliardi di lire di entrate e 69 mila miliardi di uscite nel 1999. Il 60%

delle entrate complessive si concentra in tre settori – assistenza

sociale, sanità, cultura, sport e ricreazione. Solo il 9% delle onlus che

operano in questi tre settori impiegano personale dipendente.

3. Entrate medie per settore di attività prevalente. Anno 2000. Valori

in milioni di lire. Fonte: Istat. 1° censimento delle istituzioni e

imprese nonprofit. Anno 1999.

Nel Regno Unito una persona su due è coinvolta nel

volontariato, in Canada una su tre. Negli Stati Uniti la forza-lavoro

rappresentata dai volontari equivale a più di 9 milioni di lavoratori a

tempo pieno per un corrispondente economico annuo di 225 miliardi

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Page 43: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

di dollari. Come abbiamo già osservato, anche in Italia l’incremento è

fortissimo e l’apporto dei volontari viene ormai ufficialmente

riconosciuto come indispensabile per fronteggiare calamità, degrado

ambientale, lotta alla droga, povertà e sottosviluppo. In Italia

coinvolge più di 670 mila persone. In base all’ultimo censimento Istat

pubblicato nel 2001, infatti, le organizzazioni di volontariato iscritte ai

registri regionali sono circa 15 mila (con circa 45 volontari ciascuna),

e registrano tre il ’95 e il ’99 una crescita dell’80%. Sono centrate

principalmente nel nord d’Italia (60%), ma negli ultimi anni si sono

espanse anche al meridione (34%). Il volontariato si dedica

soprattutto all’assistenza sociale e alla sanità (63%), prendendosi

cura degli ammalati (61.5) e degli anziani (11%). Sono molti di più,

invece, ben 3,2 milioni, i volontari del non-profit coinvolti in attività

culturali, ricreative o sportive.

L’identikit del volontario è un adulto tra i 30 e i 65 anni

(60,5%), tendenzialmente occupato (45%) oppure in pensione (19%),

con un livello di istruzione medio alta (licenza media 34% e diploma

superiore 44%). Dedica a questa attività fino a 3 ore alla settimana

(36,4%) o dalle 6 alle 8 ore (26%) del proprio tempo libero. Questa

l’immagine del volontario italiano in base alle ultime indagini della

fondazione italiana per il volontariato (Fivol). Inoltre, le donne (51%)

si impegnano in ambito associativo quasi quanto gli uomini (49%), ma

ricoprono un ruolo dirigenziale con una frequenza maggiore (32%)

rispetto che nelle imprese di mercato (8%). Alcune realtà nascono

per promuovere i diritti delle persone e trovare alternative

concrete al sistema economico neolibersita, che non riesce a

proporre una crescita economica, sociale ed ambientale sostenibile. I

movimenti cresciuti negli ultimi anni hanno infatti contribuito allo

sviluppo di un terzo settore dal basso che cerca di sostituire la logica

efficentista con partecipazione e responsabilità socio-ambientale. Si

moltiplicano così organizzazioni che si occupano di servizi sociali, ma

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Page 44: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

anche cultura, ambiente, difesa dei diritti, cooperazione

internazionale. Accanto a queste emergono nuovi modi di fare

economia: il commercio equo e solidale, la finanza etica, l’agricoltura

biologica, lo sviluppo di energie rinnovabili, l’autorganizzazione del

lavoro.

II.3 La relazione d’aiuto

Indicando nella relazione d’aiuto un fenomeno complesso,

bisogna sforzarsi di mantenere sempre presente due capi di tale

complessità: da una parte c’è certamente la necessità di capire se

stessi, le proprie ragioni e anche le proprie motivazioni; dall’altra vi è

la necessità di capire la storia, di capire la politica, di capire

l’economia; la necessità di comprensione che non può venir meno,

non può essere assolta in un certo giorno e a una certa ora, deve

poter andare avanti e questo complica la vita dei soggetti protagonisti

della relazione d’aiuto, perché ancora una volta, può esserci, in

questo, un rischio di dominio; può essere quasi banale dire che chi

aiuta è nelle condizioni esistenziali di poter avere qualche comodità in

più.

Nel rapporto di aiuto c’è la necessità di uno studio comune e

reciproco: comune nel senso di “accumunato”, e qui vi è ancora una

volta un rischio di perdita di identità, di assimilazione, mentre

reciproco significa: “studia e io studio”, e quindi significa necessità di

procedere alla ricerca degli strumenti di tempo, di spazio, di materiali,

perchè ciascuno dei soggetti della relazione d’aiuto abbia la

possibilità di capire. La comprensione del soggetto di se stesso e la

comprensione dell’altro nella rete sociale, politica, economica, storica

e la comprensione che non ha la pretesa di capire tutto.

La relazione d’aiuto è quella in cui l’uno promuove la crescita

dell’altro, è dunque la relazione che si stabilisce tra terapeuta e

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Page 45: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

cliente, tra insegnante e studente, tra medico e paziente, tra genitore

e figlio ecc. L’espressione “relazione d’aiuto” è un modo delicato per

indicare un intervento di supporto allo sviluppo del sé, alla

comprensione delle proprie motivazioni e predilezioni.

La parola “aiuto” assume un significato pedagogico, indica

l’impegno profuso da colui che reca aiuto per sviluppare nell’altro la

consapevolezza di sé ed emanciparlo dai condizionamenti che lo

rendono prigioniero delle aspettative degli altri. L’aiuto si orienta in

direzione della crescita e dell’autonomia dell’altro.

Nella scelta di quest’espressione è implicita una contestazione

dei metodi eterodiretti e bidirezionali che procedono unilateralmente

dal “docente” al “discente” e rischiano di risolversi in manipolazioni,

impostazioni e dogmi che il soggetto è costretto ad accettare

dall’esterno.

Nella relazione d’aiuto intervengono categorie concettuali che

hanno una validità estendibile a tutte le relazioni umane. Concetti

come percezione di sé, modificazione della personalità, valutazione

degli elementi in vista di una scelta, influenzabilità, consapevolezza

delle proprie motivazioni, sono concetti implicati in situazioni più

numerose di quelle ufficialmente identificate come relazioni d’aiuto

(Rogers, 1970).

II.4 La conoscenza dell’altro

Una delle questioni, che sembra facile ma che in realtà è molto

complicata, riguarda la conoscenza dell’altro. Chi aiuta, si potrebbe

pensare, ha bisogno di conoscere l’altro. Certamente questo è vero,

però bisogna, nello stesso tempo, domandarsi che cosa intendiamo

per conoscenza.

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Page 46: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

Conoscere è composto dalla particella cum, che indica lo

strumento, il mezzo e gnoscere che significa acquisire.

Bisogna sottolineare che:

conosciamo in una relazione;

conosciamo e riveliamo la nostra necessità di conoscere ancora,

e quindi la nostra ignoranza;

conosciamo in una relazione interessata e non neutra.

Questa interpretazione della conoscenza rivela due possibilità.

La prima è relativa a una conoscenza come tentativo, che può portare

all’illusione di essere padroni dell’altro. Conoscenza per diventare

capaci di aiutare meglio, ma anche conoscere per diventare padroni.

Il secondo modo di intendere la conoscenza ha invece

l’ambiguità positiva del sentire la necessità di vivere la tensione verso

una conoscenza che non è mai completa, che è sempre parziale e che

ha bisogno, quindi, dell’altro come principale aiuto per ridurre la

propria ignoranza.

Nel primo caso, riferito alla relazione d’aiuto, l’aiuto è,

evidentemente, unilaterale: il soggetto che aiuta ha bisogno di

conoscere chi è aiutato e questa conoscenza si sviluppa

unilateralmente. Certo può anche richiedere e pretendere, che chi è

aiutato si impadronisca di alcune conoscenze che ne premettano una

maggiore autonomia. Ma anche queste conoscenze, sono dettate da

una conoscenza superire che è propria di chi aiuta. Nella seconda

logica, chi aiuta conosce parzialmente la situazione in cui entra e

ritiene di non avere mai la possibilità di conoscerla totalmente. Ha

bisogno quindi di essere aiutato a sua volta da chi è aiutato.

Lo sforzo di capire l’altro è certamente necessario, ma l’illusione

che esso sia appagato da una totale comprensione è pericolosa. La

formazione della relazione d’aiuto deve stare in equilibrio tra una

comprensione illusoria e rischiosa che può portare ad una situazione

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Page 47: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

di dominio e una rinuncia alla comprensione, un equilibrio che non

può che essere precario.

Anche chi, come uno psicoterapeuta o un insegnante, dovrebbe

sollecitare l’altro a rendersi indipendente nelle scelte e nelle

ideologie, tende a proporsi o a imporsi come modello a cui ispirarsi.

Nelle relazioni d’aiuto e generalmente nelle relazioni umane, si può

rischiare di sfruttare il bisogno di dipendenza dell’altro per lusingare il

proprio orgoglio.

II.5 Il comportamento prosociale

Occupandoci del comportamento prosociale, è necessario

rilevare che esso è una forma di socializzazione che riguarda, in modo

peculiare, gli aspetti personali del soggetto; con ciò vorremmo

evidenziare che nell’attuazione di questo comportamento, entrano in

gioco differenti dinamiche.

La prima necessità che si presenta nella discussione della

condotta prosociale è quella di una definizione dei termini per quanto

possibile esplicita.

Per comportamento prosociale, si intende un’azione compiuta al

fine di beneficiare un’altra persona.

Bisogna innanzi tutto sottolineare che l’attenzione degli

studiosi per questo comportamento è fatta generalmente risalire ad

un brutto episodio di aggressione che si verificò a New York nel 1964.

All’epoca una donna, Kitty Genovese, fu assassinata in un parcheggio,

vicino al suo appartamento; è importante rilevare che all’assassinio

assistettero ben trentotto testimoni ma, nonostante ciò, non

prestarono aiuto alla ragazza, né chiamarono la polizia se non quando

ormai non si poteva fare più nulla.

Dopo questo fatto di cronaca i ricercatori specializzati,

soprattutto psicologi e sociologi, furono chiamati in causa per

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Page 48: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

organizzare delle ricerche, nel tentativo di spiegare il perché ed il

come viene attuata la condotta prosociale. Analizziamo, dunque, la

definizione di tale comportamento.

Come è stato sottolineato dalla Eisenberg (1982), il disaccordo

sulle definizioni dei vari termini può essere considerato come un

“gioco semantico”. L’autrice, infatti, spiega che gli studiosi solo

raramente limitano le loro ricerche all’area circoscritta del

comportamento implicito nelle loro stesse definizioni; nella maggior

parte dei casi la loro attenzione è rivolta all’intero spettro dei

comportamenti che beneficiano un’altra persona.

Consapevole di questo alcuni ricercatori (Staub, 1978, 1979;

Wispè, 1978, in Eisenberg, 1986), hanno pensato di includere, in un

discorso coerente, sotto il titolo di comportamenti sociali positivi

termini come: altruismo, comportamento d’aiuto, comportamento

morale, tutte condotte volte a produrre, conservare o migliorare, il

benessere fisico o psichico e l’integrità dell’altro.

Alcuni studiosi ritengono che questo comportamento sia

causato da una ricerca di ricompense esterne: “il nostro orientamento

verso la teoria di apprendimento sociale ci fa dubitare di una utilità di

definizione di comportamento prosociale che escluda la possibilità di

un rinforzo esterno…” (Hartmann H., 1981).

Altri studiosi, tuttavia, affermano ad esempio: “Ci riferiamo

all’altruismo come ad una azione attuata per beneficiare un’altra

persona per altre ragioni che la ricompensa esterna” (Cialdini, Kenrick

e Baumann, 1981, in Eisenberg, 1982).

Una definizione operativa che potrebbe essere utilizzata come

modello è la seguente “… quel comportamento che, senza la ricerca

di ricompense esterne, favorisce altre persone, gruppi o fini sociali ed

aumenta una probabilità di generare una reciprocità positiva di

qualità e solidale nelle relazioni interpersonali o sociali conseguenti,

salvaguardando l’identità, la creatività e l’iniziativa dei gruppi

implicati.” (Roche, 1991)

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Page 49: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

Per comprendere come si esplica effettivamente la condotta

prosociale è necessario analizzare le categorie di comportamenti in

cui esso è articolato; concretamente esso si esplica attraverso:

aiuto fisico: condotta non verbale che procura assistenza fisica

ad altre persone per raggiungere un determinato obiettivo.

Servizio fisico: condotta che elimina la necessità, a chi riceve

l’azione, di intervenire fisicamente nell’adempimento di un

compito o incarico che si conclude con l’approvazione o la

soddisfazione del ricevente.

Dare: dare oggetti, idee, esperienze di vita, alimenti o

possedimenti agli altri.

Aiuto verbale: spiegazione o istruzione verbale che è utile o

desiderabile per altre persone o gruppi nel conseguimento di un

obiettivo.

Conforto verbale: espressioni verbali per ridurre la tristezza di

persone afflitte o bisognose e dar loro sollievo.

Ascolto profondo: condotte metaverbali ed attitudini che

esprimono accoglienza paziente ma attivamente interessata ad

una conversazione.

Conferma e valorizzazione positiva dell’altro: espressioni

verbali per confermare il valore delle altre persone o aumentare

la loro autostima, anche davanti a terzi.

Empatia: condotte verbali che, partendo da uno svuotamento

volontario di contenuti propri, esprimono comprensione

cognitiva dei pensieri dell’interlocutore o l’emozione di stare

sperimentando sentimenti simili ai suoi.

Solidarietà: condotte fisiche o verbali che esprimono

l’accettazione volontaria di condividere le conseguenze,

specialmente se dolorose, della condizione, stato, situazione o

cattiva sorte dell’altra persona.

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Page 50: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

Presenza positiva ed unità: presenza personale che esprime

attitudini di prossimità psicologica, empatica, disponibilità al

servizio, aiuto e solidarietà per e con le altre persone e che

contribuisce al clima psicologico di benessere, pace, concordia

e reciprocità in un gruppo o riunione di due o più persone.

Dopo essersi occupati della definizione del comportamento

prosociale e dell’individuazione delle sue categorie vediamo ora le

cause del suo sviluppo. Una delle condizioni che può favorire o inibire

la condotta sociale positiva è il contesto familiare; in uno studio di

Hoffman, 1975 (in P. Di Blasio, E. Camisasca, 1995), viene rilevata

come significativa l’incidenza socializzante del genitore dello stesso

sesso. Si può, inoltre, affermare che “uno stile educativo basato sulla

tendenza a fornire spiegazioni, usare il ragionamento e la

persuasione, più che la punizione, costituisce un fattore facilitante il

comportamento altruistico e la comprensione delle esigenze altrui”.

Anche il tipo di relazione con i pari età ha la sua influenza nello

sviluppo di tale comportamento; in un ricerca di N. Eisenberg (1982),

venne rilevato che i bambini che generalmente avevano frequenti

interazioni sociali positive con i compagni e gli insegnanti, agivano

maggiormente in maniera prosociale e ricevevano risposte positive a

questa condotta.

Una ulteriore motivazione che spinge all’altruismo è quella spinta

interna denominata empatia. Secondo Hoffman (1982, in P. Di Blasio,

E. Camisasca, 1995), essa è una attivazione affettiva, “una risposta

affettiva vicaria più appropriata di un’altra alla situazione dell’altro”.

La Eisenberg (in P. Di Blasio, E. Camisasca, 1995), invece, concentra

la sua definizione di questo costrutto come la percezione del bisogno

dell’altro “implicante comprensione e simpatia”.

Naturalmente, durante lo sviluppo, l’empatia non rimane la

semplice percezione dei sentimenti dell’altro, ma si arricchisce

cognitivamente attraverso l’identificazione e la piena comprensione

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Page 51: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

del soggetto empatico dello stato affettivo dell’altro; infatti, la

capacità dell’assunzione del punto di vista e dell’assunzione di ruolo

dell’altro sono fondamentali non solo per comprendere i sentimenti

altrui, ma anche per il radicarsi nella personalità dei significati morali

delle condotte prosociali.

A proposito delle variabili personali del “soggetto prosociale”,

analizziamone alcune osservate da Mussen e Eisenberg (1989); esse

sono: la classe sociale, l’età, il sesso, la posizione nell’ordine di

nascita e le caratteristiche di personalità.

Per quanto riguarda la classe sociale è stato rilevato come lo

status socio-economico della famiglia non sia attinente con le

predisposizioni dei bambini a dividere o aiutare.

La variabile età offre delle considerazioni interessanti; infatti, il

prendersi cura degli altri, la capacità di dividere aiutare non sono

generalmente legate all’età nel periodo prescolare, anche se si è

osservato che soggetti di tre-cinque anni dimostrano comportamenti

altruistici verso i compagni in determinate circostanze, quando cioè il

disagio del bambino è apparente e manifesto. Queste condotte,

comunque, aumentano in maniera significativa con l’avanzare dell’età

tra i quattro ed i tredici anni.

Per quanto riguarda il sesso in generale non sono state trovate

differenze significative, sebbene alcuni studi abbiano rilevato che le

bambine sono maggiormente disposte ad aiutare, sono più generose

e sollecite rispetto ai bambini. Secondo Eagly e Crowly (in Eisenberg,

1986), gli uomini aiutano di più delle donne gli estranei, mentre le

donne aiutano di più degli uomini gli amici. Inoltre chi è di buon

umore aiuta di più.

Perché chi è di buon umore aiuta di più?

Perché aiuta a prolungare lo stato positivo;

interpretazione dell’evento in modo positivo (affect priming

model);

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Page 52: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

se mi sento bene, allora la situazione è sicura quindi posso dare

(affect as information);

l’umore positivo porta ad una maggiore attenzione al sé, quindi

a comportarsi in accordo con i propri valori.

Per quanto concerne la posizione nell’ordine di nascita è

probabile che il primogenito o i fratelli più grandi aiutino un coetaneo

in pericolo e dividano più generosamente rispetto ai bambini mediani

o più piccoli.

Per l’ultima variabile, le caratteristiche di personalità, è

stato rilevato che i maschi di asilo infantile che sono generosi nel

dividere le loro caramelle, sono anche i più estroversi, socievoli e

meno competitivi rispetto ai loro compagni che non dividono.

Ricerche più recenti si sono occupate del ruolo del costo-

beneficio (N. Eisenberg e S. Shell, 1987), ed è stato rilevato che la

relazione tra ragionamento morale e comportamento prosociale varia

in funzione del contesto; questa ricerca sottolinea, infatti, che la

considerazione del costo di condotte prosociali induce più conflitti

rispetto ai comportamenti con basso costo, soprattutto quando il

beneficio per l’altro è relativamente piccolo. In questo contesto un

orientamento teorico interessante che tenta di integrare le diverse

cause del comportamento sociale positivo è quello di Dovidio et al.

(1991, in P. Di Blasio, E. Camisasca, 1995).

Questi studiosi hanno elaborato l’arousal cost model. Secondo

questa teoria la condotta positiva sarebbe articolata in due parti: la

prima, la spinta emozionale, attiva l’osservatore ad agire per aiutare

l’altro (arousal); la seconda è il risultato di un processo cognitivo

all’interno dell’osservatore denominato “costo-beneficio” attraverso il

quale sono soppesati gli eventuali costi o benefici derivanti sia

dall’azione del soggetto che dalla sua non azione. Anche le

caratteristiche di personalità dell’osservatore possono influenzare

questo modello; infatti, le persone maggiormente sensibili ai bisogni

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Il volontariato

altrui generalmente percepiscono in maniera negativa l’arousal in

rispota al disagio dell’altro e sperimentano costi elevati per il non

aiuto.

Tutti questi studi mostrano che il comportamento sociale

positivo è causato da diversi fattori che agiscono non separatamente,

ma in maniera unitaria, che comprendono sia le caratteristiche

interne dell’attore che quelle dei beneficiari che, infine, quelle

contestuali e situazionale.

Tale comportamento, inoltre, non è prerogativa dell’individuo

adulto ma, come si è visto, è presente anche i bambini molto piccoli.

Per aumentare i comportamenti prosociali, bisogna fare leva su:

la norma della reciprocità,

il senso di responsabilità sociale,

il senso di giustizia,

i vantaggi personali dell’aiuto (autostima, ecc.),

aumentare l’empatia.

II.6 Molte facce del volontariato

Oggi è fortemente avvertito, proprio in tale logica, il bisogno di

instaurare delle relazioni autentiche che vadano al di là

dell’episodicità: il disinteresse diventa il fondamento di questi nuovi

tipi di rapporti, che introducono il concetto di solidarietà.

La solidarietà oggi assolve a diverse funzioni per il singolo

individuo: legarsi agli altri, infatti, diventa una garanzia per l’identità

personale.

A partire dagli anni ’70 e ’80 assistiamo al fiorire di studi

sull’altruismo e il comportamento prosociale.

Ciò ha indotto ad operare una riflessione sul significato del

volontariato oggi, e soprattutto su quello che Amerio (1996) definisce

l’ “intrigante problema dell’altruismo”.

Non a caso questo studioso parla dell’altruismo come di un

“problema”. In una società narcisista, in cui si presume che ciascuno

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Page 54: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

segua i propri interessi, tutto teso a soddisfare i propri desideri e a

non porre attenzione all’altro se non per trarne dei vantaggi, ciò che

diviene un problema e richiede una spiegazione è l’altruismo. Quasi

che questo sentimento ingenerasse una certa diffidenza, il sospetto di

una finalità secondaria che a tutta prima può sfuggire.

Per dirla con Moscovici (1997): “l’altruismo è il problema di una

cultura in cui la norma è l’egoismo”.

Le ragioni che spingono gli individui ad essere altruisti o meno,

soffermandosi sugli aspetti biologici e culturali, morali, personali e

situazionali di tali comportamenti, sono ricche di storia.

Limitandoci ad un’ottica che potremo definire di psicologia di

comunità – o di psicologia politica – sembra non privo di interesse

come questi studi segnino una punta massima negli anni 1962-82,

con un’attività di ricerca senza precedenti, incentrata

prevalentemente sulle norme sociali implicate nel comportamento

altruistico, come la reciprocità e la responsabilità sociale (teoria

dell’apprendimento sociale).

A questa visione del comportamento altruistico, già negli anni

Settanta, si andava peraltro affiancando la teoria situazionale, meglio

conosciuta come “effetto del pensante” (Latené, Darley, 1970),

secondo la quale la spinta ad andare incontro all’altro in stato di

bisogno è conseguente più al potere della situazione che non a valori

morali e norme sociali proprie del soccorritore. L’altruismo diviene

così la risultante di un processo di decision making.

In sintesi, si sono individuati tre importanti ordini di fattori che

muovono il comportamento altruistico:

1. dimensioni biologiche e culturali. L’altruismo è considerato

come geneticamente determinato. Studi sociobiologici sono

orientati a sostenere l’esistenza di un gene per la solidarietà e

l’altruismo.

2. Dimensioni personali e situazionali. Le caratteristiche sia

dell’individuo sia della situazione contigente determinano il

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Page 55: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

comportamento prosociale. È stato lungamente dibattuta

l’ipotesi di una personalità altruistica, e al contempo di quali e

quanti siano i fattori situazionali che causano un

comportamento altruistico, dalla pressione sociale, dalla

richiesta, dalla percezione della distanza, ecc.

3. Dimensioni affettive e cognitive. Nell’ottica behavioral si

considera ad esempio, la legge del rinforzo come determinante

del comportamento altruistico umano. Oppure si può

considerare il comportamento di aiuto come diretta

conseguenza del rapporto motivazione-azione all’interno di uno

schema organizzato di interrelazioni tra fattori cognitivi ed

affettivi da una parte, e condizioni situazionali dall’altra.

Tali modelli seppur dotati di fondatezza, sono da assumere con

spirito critico dal momento che in essi non sono prese in esame le

ragioni del soggetto e la loro contestualizzazione storica.

Il comportamento altruistico, va considerato come variabile

dipendente sia dal contesto che dalla norma personalmente

interiorizzata.

Accanto a teorie squisitamente altruistiche, rivolte esclusivamente

al miglioramento delle condizioni dell’altro, altre teorie

“pseudoaltruistiche” intravedono dietro l’atto solidale una sorta di

self-interest che va dall’esigenza di compiere il proprio dovere alla

prospettiva di trarne un qualche beneficio, sia pure indiretto.

Di certo l’altruismo non è un atto lineare, ma altrettanto potremo

dire del suo polo antitetico: l’individualismo egoistico (Fromm, 1987).

Oggi si registra una nuova ondata di solidarismo, che si esprime il

più delle volte sotto forme più o meno organizzate di volontariato, di

cooperazione, di associazionismo. Tutto ciò non può non essere

collegato al venir meno di altre forme di partecipazione, di presa in

carico, di democrazia: dalla caduta delle grandi ideologie alla

conseguente crisi dei partiti, alla crisi dello Stato sociale e alla nascita

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Page 56: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

di quel terzo settore che tende a coprire tutto uno spazio tra Stato e

Mercato.

(Chagall, Le due donne)

Né si può sottovalutare che negli anni Ottanta L’occidente, al di là

e al di qua dell’Atlantico, ha registrato una forte onda di

individualismo, in coincidenza, peraltro, con la riduzione dei

finanziamenti necessari per il mantenimento sia pur minimale di uno

Stato sociale; mentre per altri versi un’accresciuta coscienza sociale e

politica andava riconoscendo ai cittadini quei diritti definiti di terza e

quarta generazione che avrebbero dovuto assicurare una migliore

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Page 57: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

qualità della vita e rappresentare una garanzia contro la

marginalizzazione delle fasce a rischio.

L’esplosione del fenomeno del volontariato e dell’associazionismo

testimonia una reviviscenza del concetto di solidarietà che fa da

contrappeso a quelle pratiche dell’individualismo alle quali si faceva

riferimento dianzi e che hanno segnato la società attuale, avallando

modelli di self-interest ancor più pericolosi che per il passato perché

ammantati di modernità. La solidarietà, recuperando per contro,

accanto alla tradizione cattolica della pietas e della caritas, una

matrice laica, ha riproposto con forza valori come reciprocità e

responsabilità.

Sono questi valori che agiscono da controspinta nei riguardi di una

configurazione storico-sociale caratterizzata sempre più da rapporti

secondari – prevalentemente burocratici, superficiali, segmentali,

improntati a valori di scambio funzionale e strumentale – per ridare

spazio ai rapporti sociali di tipo primario, profondi, capaci di

coinvolgere la totalità dell’individuo.

Lo stesso sistema di welfare, promettendo un intervento globale

nei riguardi dei bisogni dei singoli e della collettività, ha concorso

paradossalmente ad espropriare il singolo di quelle quote di

prosocialità, empatia, solidarietà che contribuiscono a tenere insieme

il corpo sociale. Rassicurato dal fatto che lo Stato provvede alla

totalità dei bisogni, il singolo ritiene superflua una sua partecipazione

solidale (Gelli, 1997).

Oggi il concetto di solidarietà si incardina sempre più in una

concezione della società in cui la giustizia, la dignità, l’uguaglianza si

pongono come un fondamentale bene comune. Il legame sociale

costituisce anche una garanzia per l’identità personale: il legarsi agli

altri è la condizione per cui ci sentiamo vincolati insieme non solo per

gli interessi comuni, ma per meglio riconoscere il senso di ciò che

facciamo. La partecipazione a forme di mobilitazione collettive o a

movimenti sociali, il coinvolgimento in forme di innovazione culturale,

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Page 58: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

l’azione volontaria di tipo altruistico si fondano su questo bisogno di

identità e contribuiscono a darvi risposta. È grazie alla solidarietà che

possiamo affermarci come soggetti della nostra azione e accettare la

frattura che il conflitto introduce nelle relazioni sociali, raccogliere e

focalizzare le nostre risorse per riappropriarci di ciò che riconosciamo

come nostro.

La solidarietà opera il salto dall’ottica individualistica a quella

altruistica e aperta al sociale, e il volontariato può ben configurarsi

come una scelta di solidarietà. La legge che lo istituisce (266/91) ne

riconosce il particolare valore sociale come espressione di

partecipazione, solidarietà e pluralismo. Recita la legge: “Per attività

di volontariato si intende quella prestata in modo personale,

spontaneo e gratuito […] senza scopo di lucro anche indiretto,

esclusivamente per fini di solidarietà”.

Le definizioni si moltiplicano invece per la figura del volontario.

Alcune definizioni:

“Volontario è il cittadino che liberamente, non in esecuzione di

specifici obblighi morali o doveri giuridici, ispira la sua vita – nel pubblico e

nel privato – a fini di solidarietà. Pertanto, adempiuti i suoi doveri civili e di

stato, si pone a disinteressata disposizione della comunità, promuovendo

una risposta creativa ai bisogni emergenti del territorio, con attenzione

prioritaria per i poveri, gli emarginati, i senza potere. Egli impegna energie,

capacità, tempo ed eventuali mezzi di cui dispone, in iniziative di

condivisione realizzate preferibilente attraverso l’azione di gruppo. Iniziative

aperte a una leale collaborazione con le pubbliche istituzioni e le forze

sociali; condotte con adeguata preparazione specifica; attuate con

continuità di interventi, destinati sia ai servizi immediati che alla

indispensabile rimozione delle cause di ingiustizia e di ogni oppressione

della persona” (Tavazza, 1987).

“Il volontario è colui che presta una collaborazione continuativa, in

media non inferiore a due ore settimanali, o per un periodo di tempo

determinato e continuativo, non inferiore ai venti giorni all’anno,

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Page 59: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

gratuitamente, senza fine di lucro, nell’esclusivo interesse del gruppo, per

finalità solidaristica” (Cesareo, 1990).

“Volontariato è un servizio reso da singoli o da gruppi in modo

gratuito, disinteressato e possibilmente in modo continuativo per sviluppare

attività ed interventi di natura solidaristica, attraverso competenze

adeguate ai compiti che si intendono svolgere, in strutture proprie o

nell’ambito di strutture sia pubbliche che private, in risposta ai bisogni

autonomamente individuali, con la finalità di rimuovere o modificare le

cause produttrici del bisogno o del guasto sociale” (Colozzi, 1984).

Centralità della persona, giustizia, libertà, reciprocità, diritti,

prospettiva politica, cultura e pratica della cittadinanza, propensione

verso un tipo di sviluppo endogeno, azione tesa a sollecitare una

dialettica tra cittadinanza e volontariato perché non si realizzino

modalità passive e assistenziali di volontariato: sono questi solo

alcuni dei principali indicatori direzionali dell’azione volontaria, da

iscriversi in una sorta di “Carta etica del volontariato”, come tentativo

di ridefinire i valori e gli orizzonti di senso dell’intervento di

volontariato. Gli elementi di fondo che emergono da queste

definizioni sono la spontaneità, la gratuità, l’orientamento

solidaristico.

Ma oggi le forme di volontariato sono tante e così variegate da

dare luogo a sinonimi innumerevoli e sempre più ambigui: lavoro di

volontariato, lavoro di servizio, azione volontaria, solidarietà sociale,

impegno sociale. Nel nostro paese, in questi ultimi venti anni, il

volontariato è enormemente cresciuto, evolvendo da soggetto

caritativo a soggetto politico, che si pone come obiettivi prioritari

l’individuazione e la rimozione delle cause che sono all’origine del

sistema, consentendo, così, di superare la “solidarietà corta” del

passato (Amerio, 1996). L’impegno è di fatto volto alla realizzazione

di un reale miglioramento della qualità della vita, anche mediante la

capacità di rapportarsi alle istituzioni, peraltro spesso carenti. Esso

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Page 60: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

rappresenta perciò una forza non più residuale, assistenzialistica,

collaterale, ma dotata di uno spazio e di un’identità (Tavazza, 1987).

Come già si è accennato, è nella crisi dello Stato sociale che il

volontariato, sotto le più diverse forme, ha trovato uno spazio dove

inserirsi in maniera organizzata tra Stato e Mercato. È tra il pubblico e

il privato che oggi compare quel privato sociale, quel “terzo settore”

che la crisi del welfare ha messo in moto e che ha tatto della

solidarietà la propria bandiera. Si è spesso attribuito alla scarsità delle

risorse il cattivo funzionamento dei servizi di welfare, ma la crisi

inerisce alla dimensione culturale, politica e soprattutto solidaristica.

Perché, come dice De Leonardis (1990), è entrata

definitivamente in crisi la logica inclusiva e globalizzante tipica della

fase di sviluppo del welfare, che – pur riconoscendone l’enorme valore

di affermazione di una cultura dei diritti – ha dato tuttavia una

risposta riduttiva, di omologazione e appiattimento delle differenze,

alle istanze di universalismo, di generalizzazione dei diritti e di

allargamento della cittadinanza.

Le qualità che si richiedono nell’area dei servizi sono l’elasticità,

la flessibilità, la capacità di modularsi sulle esigenze individuali e

spesso speciali dei cittadini-utenti, senza per questo perdere identità

e autorevolezza. Le istituzioni ignorano il fatto che alcune risorse

crescono con l’uso, invece di consumarsi: l’esperienza professionale,

qualità come l’altruismo, beni relazionali, immateriali.

Nel “bruciarsi” dei servizi, nello sgretolarsi di questa alternativa

sembra prendere corpo una prospettiva altra fatta di innesti e

contaminazioni, nella quale al pubblico spetta la prerogativa di

garantire diritti e risorse alla generalità dei cittadini per consentire

loro di “far da sé”, e nella quale, viceversa, il privato si definisce come

spazio e cultura di cooperazione e di promozione della propria

autonomia.

L’idea base del privato sociale è che la cura dei problemi sociali

deve essere fondata sulla comunità locale, tale per territorio o per

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Page 61: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

scelta, come contesto il più possibile autonomo nella gestione dei

problemi. Inteso come cura della comunità e nella comunità, la

community care inserisce a tutte le forme organizzative – formali e

informali – che operano per il benessere sociale nel contesto locale.

La community care può essere definita come l’intreccio, nel

campo dei servizi alla persona, di formale e informale, capace di

fornire la risposta più adeguata ad una specifica domanda in termini

di personalizzazione, elasticità, appropriatezza relazionale, efficacia

ed efficienza (Di Nicola, 1993).

Esiste certo il pericolo che la community care si possa

configurare come polita sociale residuale, ma deve essere intesa

come una rete locale inserita in una rete più ampia, societaria, di

prestazioni e servizi, che realizza di fatto una comunità competente.

Una comunità capace di riconoscere i propri bisogni, le proprie

esigenze, e di mobilitare e impiegare le risorse necessarie per

soddisfarli; di prendere coscienza degli elementi che generano

conflitti e crisi al proprio interno e di avviare un confronto per

individuare le strategie più idonee.

Di rilevante importanza è dunque, la psicologia di comunità in

quanto considera proprio l’interfaccia tra il mondo interno e quello

esterno: essa trova il senso della sua identità nella conoscenza

dell’individuo e della sua interazione nel contesto per promuovere

processi di empowerment.

II.7 Le motivazioni del volontariato

Quando si affronta il problema dell’azione del volontariato si mette

subito l’accento sul punto di vista etico, e sulle spinte motivazionali

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Page 62: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

quali contenuti che differenziano il volontariato da qualsivoglia altro

operatore sociale.

Questo interrogarsi sul senso delle motivazioni e dei valori che

accompagnano l’azione volontaria, è importante, perchè non può

esserci un impegno alla partecipazione attiva senza motivazioni,

intenti e interrelazioni sociali concrete.

Le motivazioni personali di questo impegno sono spesso di origine

differenziata: dalla spinta religiosa che ha prodotto le vaste aree del

volontariato cristiano, a quella umanitaria che ha dato corpo alle

ispirazioni laiche di fratellanza umana e quella sociale figlia dei

movimenti di solidarietà operaia e contadina fioriti all’inizio del

secolo.

In termini psicologici, per motivazione si intende quel fattore

dinamico del comportamento umano, che attiva e dirige un

organismo verso una meta.

Le motivazioni possono essere coscienti o inconsce, semplici o

complesse, transitorie o permanenti, primarie ossia di natura

fisiologica o secondarie di natura personale o sociale, a cui si

aggiungono le motivazioni superiori come gli ideali o i modelli

esistenziali che l’individuo assume in vista della propria

autorealizzazione.

Qualsiasi bisogno sottende a diversi scopi, la cui scelta dipende per

ciascun individuo che voglia fare il volontariato, dai valori culturali,

dalla capacità biologica, dalla esperienza personale, dalle possibilità

offerte dall’ambiente. L’essere umano reagisce non solo agli oggetti e

alle persone dell’ambiente circostante ma anche al suo stesso corpo,

ai suoi stessi pensieri, al suo stesso sentire. Così facendo sviluppa

conoscenze intorno a se stesso come oggetto centrale e importante.

Prendono rilievo scopi e bisogni legati all’affermazione e alla difesa

di sé, che assume grande importanza nella comprensione delle

motivazioni.

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Page 63: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Il volontariato

Il sé emerge nel comportamento, quando l’individuo diventa

oggetto sociale della propria esperienza e ciò avviene quando assume

atteggiamenti analoghi agli altri individui. Il sé gioca un ruolo

essenziale nella motivazione in quanto organizza i bisogni e gli scopi

dell’individuo. Il sé è un prodotto di interazioni sociali e tende ad

essere definito nei termini dell’appartenenza al gruppo.

Tali presupposti teorici ci aiutano a capire le motivazioni al

volontariato.

Esistono delle motivazioni personali, che possono essere legate e

vissuti di sofferenza personale o di persone effettivamente vicine.

Ci sono poi le motivazioni che appartengono al mondo sociale come il

motivo di affiliazione che induce gli uomini a riunirsi ed è spesso

intrecciato con altri motivi, dando vita alle associazioni tra loro, e

appaga così il bisogno di appartenenza, bisogno imperioso che

influenza profondamente le azioni sociali dell’uomo, portandolo a

proporsi obiettivi elevati come avviene nel volontariato. Nell’ambito di

questo, inteso come gruppo, si possono esercitare funzioni che

l’individuo da solo non è in grado di esercitare.

Altre motivazioni che appartengono al mondo ideale sono: il

motivo di altruismo, più o meno consapevole orientato sia verso sè

stesso che verso gli altri, opera sia per il proprio progresso personale,

sia per aiutare gli altri.

Sono in genere le circostanze di vita che fanno apparire chiaro,

perchè ha senso, impegnare parte delle proprie energie e del proprio

tempo per gli altri. Un incontro con un certo gruppo di persone può

essere l’evento scatenante che fa emergere alla chiarezza della

coscienza, che ha senso fare qualcosa per un altro relativamente

prossimo.

La persona dotata di un forte motivo di altruismo si preoccupa

del suo prossimo e lo cura, essa è certamente messa in contrasto con

la persona egoista.

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Page 64: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo II

Il motivo di solidarietà implica una dimensione di conoscenza, di

volontà, di intelligenza, non inerte ma pratica motivata:

- dalla capacità di riconoscimento dei bisogni altrui;

- dalla capacità di osservazione della realtà;

- dalla capacità di aggregazione e disponibilità di gruppo;

- dalla volontà di migliorare la qualità della vita.

Un’altra è la motivazione dell’autorealizzazione, sia interiore,

come processo individuativo che differenzia in positivo il singolo dal

gruppo, con un guadagno progressivo di autonomia, sia esteriore

nelle forma della responsabilità e delle riuscita sociale.

L’attenzione alle esigenze di coloro che sono in difficoltà è

influenzata da fattori di natura personale, dalla interpretazione della

situazione, dalle esperienze passate, dalla consapevolezza relativa

alle proprie capacità di aderire alla richiesta di aiuto.

Per un volontario, è importante capire che prima di prestare

aiuto si deve divenire coscienti dei bisogni e dei desideri dell’altro.

Per decodificare una richiesta di aiuto è necessario che il

volontario sia positivamente orientato verso l’altro, in quanto un

individuo troppo preso dalle sue preoccupazioni personali

difficilmente riuscirà ad essere sensibile e attento alle difficoltà altrui.

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Page 65: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

CAPITOLO III

“GANCIO ORIGINALE”

Credi al grano, alla terra, al mare,ma prima di tutto

all’uomo.Ama la nuvola, il libro la macchina,

ma prima di tuttol’uomo.

Senti in fondo al tuo cuoreil dolore del ramo che secca,

della stella che si spegne,della bestia ferita,ma prima di tutto

il dolore dell’uomo.

Godi di tutti i beni terrestri,del sole, della pioggia e della neve,

dell’inverno e dell’estate,del buio e della luce,

ma prima di tuttogodi dell’uomo.

(N.Hikemet, Non vivere su questa terra come un inquilino)

Page 66: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

III.1 Che cosa è Gancio Originale?

Gancio Originale, è un gruppo di volontariato nato all’interno

del Settore di Psicologia Clinica e di Neuropsichiatria dell’AUSL di

Reggio Emilia. È uno sportello pubblico volto a reperire e formare

giovani volontari ed ad operare con loro in attività indirizzate a

bambini e a giovani disabili e/o a rischio della scuola dell’obbligo.

Nasce con funzione riabilitativa e riparativa del Sé del bambino a

rischio, al confine tra pedagogia e psicologia, tra prevenzione

secondaria e terziaria.

Garantisce ai giovani volontari, formazione, tutoring, consulenze

e supervisione dei lavori quali workshop, impegno diretto nelle scuole

per il reperimento di nuovi volontari.

Questi giovani infatti svolgono la propria opera di volontariato

essenzialmente sui fronti della disabilità e del disagio.

È venuto a crearsi così nel tempo un gruppo molto mobile, (sono

più di 700 i ragazzi coinvolti in quest’opera) di giovani che aiutano i

più giovani e quindi:

1. giovani che vanno sensibilizzati. Ciò viene fatto in tutte le

scuole superiori della città attraverso insegnanti, presidi,

ragazzi stessi e attraverso l’individuazione di un target. Questo

viene identificato con gli allievi delle ultime classi delle

superiori, ai quali viene presentato il progetto insieme a giovani

che hanno già lavorato e quindi sono in grado di precisare, con

un linguaggio chiaro e comprensibile, i contorni e i limiti

temporali dell’impegno richiesto: 2 o 3 ore settimanali;

2. giovani che vanno seguiti e organizzati. Questo comporta

un lavoro di accoglienza, di individuazione delle vocazioni di

ognuno, di abbinamento specifico con i bambini e i ragazzi

seguiti, di tutoring individuale e di gruppo;

3. giovani che vanno formati nell’esercizio di un lavoro di aiuto

che assume anch’esso delle peculiarità poiché, data la

Page 67: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

vicinanza anche anagrafica con i minori seguiti, mai come in

questa circostanza la cura che il volontario offre è anche

autocura che richiede momenti di riflessione e di formazione sia

nei contenuti proposti, sia nei metodi segui, sia nell’uso di un

linguaggio appropriato;

4. giovani che in questo modo sviluppano e coltivano,

cominciando a intervenire in maniera del tutto nuova e originale

nel lavoro di cura e nell’assunzione di responsabilità,

quell’attitudine ad ascoltare le ragioni dell’altro, a considerare

gli effetti delle proprie azioni, a sapere che alla fine ogni forma

di relazione lascia un segno e ha delle conseguenze sugli altri.

III.2 Nascita e sviluppo di Gancio

Originale

GANCIO ORIGINALE nasce nel '91 con l’impostazione della

campagna di informazione e reclutamento nelle scuole medie

superiori, i primi contatti con le associazioni giovanili, gli scout, le

parrocchie, la creazione del logo, ecc.

L'impostazione dell'attività é stato quello di affiancare agli

interventi di diagnosi, sostegno, riabilitazione e cura, una rete di

percorsi diretti ad ampliare la possibilità di contatti sociali e di

rapporti nuovi che si potessero concretizzare facendo esperienze

nell'ambito del tempo libero e dell'attività parascolastica.

Il punto iniziale di tale percorso è stato quello di affrontare la

promozione individuando come punto di partenza “l’agganciare" il

mondo giovanile (gruppi giovanili, parrocchiali, culturali, soprattutto la

scuola media superiore).

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Page 68: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

Nei primi mesi del '92 sono cominciati gli incontri con alcune

scuole superiori (Istituto Magistrale, I.T.F., I.P.F., Liceo Scientifico

Moro, Istituto Chierici).

Nell'Aprile del '92, é stata condotta la prima iniziativa di

formazione per i volontari e gli obiettori.

Da allora in poi ogni semestre l'iniziativa é stata ripetuta.

Tutti i formatori hanno sempre svolto volontariamente e

gratuitamente le loro lezioni.

Nell'estate del '92, sono state utilizzate le risorse del

volontariato in attività di tempo libero estivo: 10 ragazzi sono stati

ospiti di soggiorni estivi fuori città e 7 di campi estivi in città.

Questa iniziativa é stata la prima di una serie di esperienze dal

titolo “FARE, DISFARE, RIFARE” realizzate oltre che in estate anche

nel periodo scolastico all’interno della scuola elementare e

precisamente con due classi quinte dalle quali erano pervenute al

Settore di Psicologia ben 8 segnalazioni di bambini con pesanti

difficoltà di apprendimento e comportamento.

Nel '93 sono state contattate 8 scuole medie superiori per un

totale di 15 incontri di gruppo.

Alla fine del 1993 i volontari iscritti erano 62 di cui 33 in attività.

Nel Marzo del '93, in seguito alla circolare n. 85 del 11-2-'93 del

Ministero per gli Affari Sociali si è istituito un registro, in base al quale

i volontari sono stati assicurati.

Nel mese di Marzo '94, si è dovuto affrontare il problema dei

locali, infatti, in seguito alla riorganizzazione, tutto il personale del

Settori (NPI e Psic. Clinica) è stato trasferito presso la sede unica di

S.Croce e, di conseguenza, non è più stato possibile utilizzare le sedi

dei distretti per le attività di volontariato. Di fronte ad una nuova

esigenza, sono state cercate e trovate sedi alternative presso scuole,

circoscrizioni e parrocchie. Le scuole si sono dimostrate le situazioni

più adatte.

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Page 69: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

Da Ottobre '93 a Giugno '94 sono stati complessivamente

seguiti dai volontari 65 ragazzi portatori da handicap di diversa natura

e gravità per un totale di 1632 ore.

La novità più rilevante di questo periodo, é stato il

coinvolgimento degli insegnanti, dei direttori e dei presidi, con la

conseguenza che da alcune scuole medie superiori sono cominciati ad

arrivare i volontari non più singolarmente ma a gruppi preselezionati,

contattati da insegnanti e presidi.

Nel 1995, la schiera dei volontari in attività alla fine dell'anno

era circa di 100 persone.

Nel Dicembre dello stesso anno, la Provincia di RE ha finanziato un

Convegno in cui si sono evidenziati i seguenti punti:

1. l'individuazione degli studenti degli ultimi tre anni delle

superiori e dei primi anni dell'università come possibili soggetti

capaci di fornire prestazioni aggiuntive alle risposte riabilitative,

come aiuto nei compiti, aiuto in situazioni di tempo libero

(uscite, piscina, atelier), animazione nelle strutture (Progetto

10, Centro Appoggio), baby-sitter per bambini piccoli e

adolescenti gravi.

2. La proposta nelle scuole e nei gruppi giovanili è chiara: 2, 3, 4,

ore settimanali per fare cose precise su un bisogno già

individuato dal servizio, in un luogo altrettanto preciso, su di un

setting di volontariato con scadenze programmate insieme, in

cambio di "supervisione" sui casi, formazione, copertura

assicurativa ed eventuale rimborso spese.

3. La "marginalità istituzionale" è un’altra caratteristica di Gancio

Originale che fino ad ora non ha mai avuto quel supporto

istituzionale e finanziario che avrebbe richiesto una

progettualità più centrale rispetto a fini istituzionali. Anche

rispetto ad altre consimili esperienze di volontariato nelle

istituzioni pubbliche, il “prezzo” non solo in termini economici

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Page 70: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

che Gancio Originale costa all’Azienda USL è risibile se

confrontato al monte ore di servizio gratuito prestato dai

volontari.

Quello che si chiede ai volontari é l'acquisizione di un abito

mentale che era, quello dell'operatore territoriale, che dà una

prestazione, reinventandola in continuazione in base ai processi di

rispecchiamento che il disabile, il ragazzo con problemi innesca:

l'incontro con il "diverso" in età evolutiva da parte di soggetti essi

stessi in età evolutiva che si spendono in un "gancio" che dura quanto

un viaggio, viaggio che conduce il disabile, il ragazzo a rischio, a livelli

di maggior competenza e autonomia, ed il volontario, ad altre

esperienze più ricche e consapevoli.

Un progetto così strutturato, all'interno del quale si rimane per un

periodo che varia da qualche mese a qualche anno, fa sì che ci sia un

alto livello di turn over, che conferisce così dinamicità, plasticità e

un continuo rinnovamento.

Molti, inoltre, sono stati i volontari che dopo aver lasciato

l’esperienza di Gancio hanno continuato a lavorare nelle altre realtà,

in cui si sono spostati.

Tutto ciò, non era stato previsto. E' stata la dinamica stessa delle

cose, sono state le caratteristiche specifiche dei volontari, la loro

stessa età, la loro stessa mobilità a suggerirla.

Il basso livello di gerarchia, rappresentato sia dagli psicologi

responsabili del progetto che soprattutto da chi organizza a livello

centrale e giornalmente contatta, contratta, fa incontrare, ovvero che

tesse la tela del progetto in una situazione che è ai margini della

scena istituzionale. Paradossalmente questo diventa un vantaggio,

poichè definisce al progetto alcune caratteristiche di understatement,

che l'appartenenza ad un apparato troppo scopertamente legato

all'istituzione avrebbe certamente impedito.

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Page 71: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

Invenzione, flessibilità, individuazione precisa delle risorse

disponibili, rispetto per i limiti e valorizzazione delle possibilità offerte

dai volontari, tutorship, garanzie di appoggio e riconoscenza per

l'opera da loro spontaneamente data: questi sono gli ingredienti del

progetto "GANCIO ORIGINALE ".

Nel 1996 Gancio Originale si è consolidato, si è consolidata la

sua doppia faccia di luogo di lavoro per bambini e ragazzi disabili o

con disagio da una parte, laboratorio sociale, psicologico e tecnico per

i volontari dall'altra.

Si è messo in rete con l'Area sociale del distretto AUSL di RE e

con il CENTRO per le Famiglie.

Più nello specifico nel 1996, oltre alle attività solite, è stata fatto

uno sforzo per individuare delle attività adatte ai più giovani, a quelli

che si sono presentati in gruppo:

collaborazione alle attività di "FARE, DISFARE, RIFARE" (a

questo proposito va detto che è stata fatta per la prima volta un

esperienza con 8 bambini sordi profondi, nel 1997 è stata fatta

la stessa esperienza con un gruppo di ragazzi spastici in

carrozzina, nel giugno 1999 è stata ripetuta l’esperienza con i

bambini sordi);

gruppi pomeridiani di inserimento e socializzazione di ragazzi

portatori di handicap;

tutor-ship nelle scuole medie superiori per ragazzi con handicap

inseriti nella scuola stessa;

"Fratellini e fratelloni insieme davanti alla televisione"

laboratorio serio e divertente in cui 14 ragazzi (del BUS) di

15/16 anni hanno lavorato insieme ad una classe 5° della scuola

elementare (Collodi);

si è cominciato a diffondere la pratica di far coordinare i gruppi

pomeridiani (work-shop), all'interno delle varie scuole da

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Page 72: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

tirocinanti psicologi e questo ha permesso di ampliare l'ambito

di intervento e di accrescere gli strumenti dell'intervento stesso.

Nel 1996 le ore di volontariato sono state 2792 con costi minimi. I

volontari in attività circa 100.

Nel 1997, sono aumentati i gruppi di ragazzi con età inferiore ai

18 anni, assicurati dalle scuole di provenienza, coinvolti in attività di

gruppo.

Sono state promosse con loro varie iniziative:

tutte le alunne di alcune classi (IODI), dopo vari incontri hanno

dato la disponibilità ad accompagnare a scuola e a casa,

nonchè a gestire un pomeriggio in attività varie, per i compagni

portatori di handicap inseriti nella loro classe.

Con gli studenti dello Zanelli si è attivato un doposcuola

pomeridiano per ragazzi di 5°-1°media della zona.

Quest'esperienza è coordinata da insegnanti della scuola, fatta

dentro i locali della scuola stessa e soprattutto coinvolge

ragazzi poco motivati e impegnati sul piano scolastico ma

entusiasti del lavoro che stanno facendo.

Sono aumentati i volontari "grandi", quelli che hanno terminato

l'università.

Anche dai comuni limitrofi di Cavriago, Scandiano, 4 Castella,

Carpi hanno richiesto informazioni e consulenza per attivare

iniziative simili alle nostre.

Con il Centro per le famiglie e l'Area Sociale si è istituita la

campagna " Basta un'ora" e i circa 40 volontari reclutati sono

stati organizzati sul modello di Gancio Originale, compresa la

formazione. Da questo progetto sono uscite anche alcune

offerte di famiglie disponibili per affidi veri e propri.

L'attività pomeridiana (WORK-SHOP), è un’attività che impegna

ragazzi due pomeriggi alla settimana per due ore, con le scuole

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Page 73: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

elementari e medie è quantitativamente aumentata (s.m.

Fontanesi, s.m. Dalla Chiesa, s.m. Rivalta, s.unica di Bagnolo, s.

e. Dante, Pieve 2, 4 Castella, s.m. Pertini), ma è anche

migliorata nelle modalità e nei contenuti. Questo tempo è

dedicato in parte ai compiti, ed in parte a laboratori

multidisciplinari volti a favorire lo stare in gruppo e la

promozione della motivazione al saper essere e al saper fare

(Pollicino verde, laboratorio di comunicazione, di ceramica, di

cucina, di riciclaggio materiali usati). Da un paio d'anni in ogni

presidio c'è una tirocinante psicologa che fa da punto di

riferimento ai volontari e con gli insegnanti. Ovviamente questa

funzione è governata a livello centrale, da qui si mantengono

anche i contatti con le altre attività che ci sono nelle varie zone

( get, parrocchie, squadre sportive ecc.).

Una iniziativa interessante è stata nel ‘97 fatta con la

Polisportiva Primavera che ha coinvolto un gruppo di ragazzini

spastici in carico al settore di NPI.

Sempre nel 1997, si è ampliata l’attività del volontariato ad

integrazione del personale educativo dei Campi gioco e delle

altre iniziative estive personale impiegato per l’integrazione dei

minori in carico all’ Ausl inseriti nelle suddette strutture gestite

dall’Arci, dai Comuni, dalle parrocchie.

NEL 1997 LE ORE DI VOLONTARIATO SINGOLO SONO STATE 3627

III.2.1 Attività del 1998-‘99

Il 1 Dicembre 1999, la ricerca-azione “I GIOVANI, LA

FAMIGLIA, I MASS MEDIA” fatta insieme al Servizio di mediazione

famigliare del Comune di Reggio Emilia si è conclusa con un

Seminario, che ha visto una massiccia partecipazione soprattutto di

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Capitolo III

giovani, e con una pubblicazione contenente il rapporto di ricerca. Il

Lavoro ha coinvolto 5 istituti della città ( Bus, Istituto Magistrale,

Istituto Zanelli, ITI Nobili, Istitito Iodi ) 6 classi al completo e 10

volontari di Gancio Originale.

La ricerca si è proposta di evidenziare e studiare l’impatto che

ha il linguaggio usato dai Mass Media sulla idea di famiglia dei giovani

studenti. La partecipazione dei direttori dei giornali locali alla

giornata conclusiva ha permesso ai giovani di confrontare e discutere

i risultati cui erano arrivati in questo lavoro durato quasi un anno.

FORMAZIONE

Una novità importante è stata la full-immersion residenziale sul

tema “GIOCO, IMPARO, INSEGNO” svoltasi nel seminario di Marola il

6-7 Settembre 1998. Qui 50 volontari si sono trovati a condividere

insieme due giornate organizzate intorno al tema del gioco visto

come punto centrale sia nel processo di insegnamento che in quello

di apprendimento; visto come fonte importante di osservazione del

bambino ma anche come approccio relazionale indispensabile in un

rapporto verticale fra il “grande” e il “piccolo”.

E’ stata una esperienza in cui momenti d’ascolto e discussione

si sono alternati a momenti di attività di gruppo (Il corpo-gioco,

Giochi di ruolo, Fare-Disfare-Rifare).

Si è cercato di dimostrare, in questo modo, la continuità fra ciò

che si dice e ciò che si può fare; fra la teoria e la pratica.

Le due giornate passate interamente insieme hanno dato ai

volontari di Gancio Originale la possibilità di conoscersi di sapere

reciprocamente cosa si sta facendo, di rafforzare un’identità di gruppo

che precedentemente assumeva una rappresentazione reale solo

nelle serate formative.

Nel pomeriggio dell’ultimo giorno sono intervenuti insegnanti,

presidi, rappresentanti delle istituzioni e organizzazioni con le quali si

è lavorato.

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Gancio Originale

L’ATTIVITA’ DEL WORKSHOP

L'attività pomeridiana (WORKSHOP), con le scuole elementari e

medie è quantitativamente aumentata anche rispetto al 1997 (scuole

medie Fontanesi, Dalla Chiesa, Aosta, Rivalta, Pertini, nella s.unica di

Bagnolo e delle s. elementari Dante, Pieve 2, Quattro Castella).

Anche l’obiettivo generale dei Workshop pomeridiani si è

delineato con maggiore precisione e si è sempre più concertata con

l’OPEN G (consultorio giovani): sono infatti attività di prevenzione del

disagio giovanile mediante l’integrazione linguistica, scolastica e

relazionale dei bambini e dei ragazzi (autoctoni e immigrati) in età

dell’obbligo, conosciuti dai Servizii di Psicologia Clinica e di

Neuropsichiatria Infantile dell’AUSL di Reggio Emilia.

I gruppi si riuniscono all’interno degli ambienti scolastici, al di

fuori dei normali orari di lezione.

La presenza di psicologi tirocinanti ha permesso di allacciare

rapporti stabili con gli insegnanti del mattino e cominciare a gettare le

basi anche per un rapporto ragionato con i genitori .

Gli psicologi tirocinanti hanno potuto usufruire quindicinalmente

di una supervisione clinica presso l’OPEN G .

Le caratteristiche dei ragazzini coinvolti sono diventate più

complesse: non più solo problemi di ritardo scolastico e di handicap,

ma anche di disagio psicologico, relazionale, sociale e familiare.

Tutti i workshop sono stati coordinati da tirocinanti psicologi

supportati dagli operatori AUSL di Gancio Originale e supervisionati

dal Dott. Angelini, responsabile dell’Open G.

DOPOSCUOLA ALL’INTERNO DEGLI ISTITUTI SUPERIORI

Si è riattivato il doposcuola pomeridiano per ragazzi di 5°-

1°media della zona e agli inizi del 1999 con altri istituti (Liceo Moro,

Zanelli).

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Page 76: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

Nel 1998 le ore di volontariato singolo sono state 4542 cui

vanno aggiunte quelle prestate dai volontari minorenni.

Nel 1999 è stato ottenuto un finanziamento dalla Regione

essendo stato considerato Gancio Originale unico progetto nel

comune di RE ammissibile a contributo per l’istituzione del servizio di

aiuto alla persona di cui all’art. 3 comma 3 della L:R: 29/ 97.

Nel Novembre dello stesso anno Gancio Originale ha accolto le

prime due volontarie europee. Si è iniziata, così, con la collaborazione

di “Dar Voce”, questo nuovo filone di attività, che potrà consentire in

futuro scambi per i volontari e che rappresenta fonte di arricchimento

reciproco.

III.2.2 Volontariato singolo

Una notevole mole di lavoro è svolta da volontari che,

individualmente, seguono bambini o ragazzi delle scuole elementari e

delle scuole medie, in attività volte ad affrontare il disagio negli

apprendimenti scolastici e/o il disagio comportamentale e relazionale.

Sono più di 70 i casi seguiti (26 in carico al Settore di

Neuropsichiatria Infantile, 44 in carico al settore di Psicologia Clinica),

con patologie varie , più o meno gravi.

Cosa fanno i volontari singoli:

aiutano a fare i compiti a casa, a scuola, nelle biblioteche,

presso i circoli ARCI, presso le parrocchie;

accompagnano a conoscere la città in ludoteca, in piscina, in

palestra;

giocano a tennis, frequentano luoghi in cui si fa musica,

insegnano ad usare i computer;

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Page 77: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

una decina di volontari sono impegnati nel Progetto dell’ AUSL

presso il Centro di addestramento lavorativo Simonini, e

collaborano con gli educatori negli ateliers di pittura e musica. I

ragazzi seguiti in queste situazioni sono circa 20.

Molto spesso questi volontari continuano spontaneamente a

mantenere un rapporto amicale con i ragazzini che hanno seguito,

andando con loro al cinema, a mangiare una pizza, alle feste di

compleanno.

Nella primavera del 2000 è stato pubblicato per l’ed.Unicopli

collana Quaderni di Gancio Originale tutto il materiale prodotto nella

formazione dal 1996 ad oggi che attualmente esiste solo in ciclostilati

che volta per volta vengono dati ai nuovi volontari insieme alla

pubblicazione che contiene la formazione dal 1992 al 1995.

A Ottobre 2000 nei workshop il numero dei volontari minorenni

assicurati dalle rispettive scuole (79 del Liceo Moro, 20 del Bus ,30

dell’Istituto Magistrale, 21 Istituto Zanelli) è doppio rispetto a quelli

della fine di maggio. L’abbassamento dell’età ha reso però più

impegnativa la gestione e la formazione in itinere. Infatti è stato

importante sottolineare loro pressocchè quotidianamente

l’importanza di mantenere l’impegno preso, di avere delle regole e

dei limiti, di avere una programmazione precisa.

Inoltre è stato difficile e impegnativo l’inizio delle attività perché

con la ristrutturazione dell’organizzazione scolastica si è dovuto

riallacciare i rapporti con i dirigenti scolastici quasi tutti cambiati

rispetto all’anno scolastico scorso.

Complessivamente per l’anno scolastico 1999/2000 i minori

seguiti nei workshop sono stati 78. Alla ripresa delle attività (a

Novembre) sono stati 110.

Va ricordato che tutti i minori seguiti sono in carico ai servizi di

Psicologia Clinica o di NPI. Molti casi sono anche in carico al servizio

sociale minori del Comune.

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Page 78: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

III.3 Modalità di realizzazione del

progetto

Negli anni successivi andranno consolidandosi e sviluppandosi

tutte le iniziative finora intraprese in particolare:

ogni anno si ripresenta la necessità di riproporre la campagna

informativa poiché il fenomeno del turnover che ha sempre

connotato Gancio Originale continua ad essere molto alto.

La proposta nelle scuole e nei gruppi giovanili si attua con le

stesse modalità di sempre, con la presentazione cioè

dell’attività di Gancio Originale nelle singole classi fatta dalla

dott. Cantini insieme a volontari più anziani.

Le persone che vanno nelle scuole sono le stesse che i ragazzi

interessati ritrovano, una volta presa la decisione, al colloquio di

presentazione dei diversi progetti a cui si può partecipare.

Si chiede una disponibilità chiara in base alle esigenze del

progetto: 2, 3, 4 ore settimanali per fare cose precise su un

bisogno già individuato dai servizi, in un luogo altrettanto

preciso, con un setting preciso e scadenze programmate

insieme. In cambio si dà tutorig, “supervisione” sui casi,

formazione, copertura assicurativa ed eventuale rimborso

spese.

Si ripeterà l’esperienza di Marola a Settembre dove verranno

trattate di volta in volta differenti tematiche. L’ultimo incontro

era intitolato “Migrazioni nel tempo e nello spazio”.

Lo psicologo pianifica, programma e attua, coadiuvato, soprattutto

nella fase di realizzazione, dal personale volontario (GANCIO

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Page 79: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

ORIGIANALE), le attività sottoelencate svolgendo un costante

controllo sui risultati raggiunti.

Sostegno alla frequenza scolastica, sugli apprendimenti in orari

extra scolastici. Per migliorare il rendimento nelle attività

didattico-curricolari ed extracurricolari. In relazione alla natura

del compito scolastico o alle esigenze peculiari del minore, si

prevede l’inserimento dello stesso nel piccolo gruppo o

l’affiancamento individuale da parte del personale adulto

disponibile.

Creazione di momenti aggregativi ed attività riabilitativa al fine

di:

- promuovere e valorizzare le capacità propositive, decisionali e

gestionali;

- favorire la socializzazione mediante l’acquisizione di abilità e

competenze sociali e l’integrazione nella rete di pari presenti sul

territorio;

- offrire spazi di riflessione sui temi aventi rilevanza sociale, culturale,

emotivo-affettiva.

Ogni incontro viene suddiviso in due momenti di cui il primo

destinato al sostegno scolastico ed il secondo alla discussione,

socializzazione ed alle attività relazionali.

Realizzazione di servizi educativi e ricreativi.

Organizzazione delle seguenti attività:

- laboratori di creatività (opere realizzate con materiale di recupero,

pasta al sale, creta, utilizzo di tecniche pittoriche e grafiche, ecc.);

- attività formative (serra, erboristeria, cucina, computer ecc.);

- attività ludico-educative (giochi di condivisione che favoriscano lo

scambio comunicativo, il riconoscimento delle proprie emozioni e il

senso di appartenenza al gruppo).

Iniziative per una migliore fruizione delle risorse del territorio.

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Page 80: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

Fornire informazioni ed organizzare visite guidate ai centri culturali

ed educativi, presenti nel proprio quartiere e nella propria città, rivolti

ai minori.

Counselling agli insegnanti.

Programmazione di incontri periodici con gli insegnanti dei minori

inseriti nei workshop.

Interventi di rete.

Instaurare e mantenere contatti con Assessorati, assistenti sociali,

circoscrizioni, parrocchie ecc.

Counselling alla famiglia.

Rivolto al sostegno delle famiglie dei minori con svantaggio socio-

culturale, concentrato specialmente nei delicati momenti di passaggio

da un ciclo scolastico all’altro.

Programmazione di incontri periodici con i famigliari dei minori

coinvolti nei workshop.

Volontariato giovanile europeo.

Filone di attività promosso dalla CEE e dal ministro degli Affari

Sociali con l’intenzione di favorire scambi non solo fra giovani

volontari, ma anche fra giovani portatori di handicap.

Le pubblicazioni di Annuari e Quaderni.

Contenenti i temi della formazione in cui sono raccolte le

esperienze e le impressioni dei protagonisti di tutte le attività nel

corso dell’anno.

La formazione.

Per due volte l’anno, di cui una residenziale di due giorni

consecutivi e l’altra di due o tre serate, su tematiche concordate e

con l’alternanza di momenti teorici e momenti pratici.

Le attività di workshop.

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Gancio Originale

Come abbiamo già sottolineato consistono in gruppi di intervento

pomeridiani, dislocati all’interno di scuole medie inferiori, superiori (i

volontari sono studenti interni alle scuole, i ragazzini seguiti sono

alunni delle scuole dell’obbligo limitrofe alle scuole stesse), in scuole

elementari e in istituti compresivi. Si riuniscono due volte alla

settimana per circa due ore. Ogni gruppo accoglie 10-11 ragazzini e

quasi altrettanti volontari. I ragazzini sono tutti in carico ai servizi di

NPI e di Psicologia Clinica. L’obiettivo generale della costituzione dei

workshop pomeridiani consiste nella prevenzione secondaria e

terziaria del disagio giovanile mediante l’integrazione linguistica,

scolastica e relazionale dei bambini e dei ragazzi (autoctoni e

immigrati) in età dell’obbligo, segnalati e certificati ai sensi della

legge n. 104/1992, per disturbi d’apprendimento su base non

organica.

Nella consapevolezza che l’approccio elettivo per questo tipo di

problematica debba essere multidisciplinare e ambientale, il

workshop è finalizzato a creare una sinergia tra istituzione scolastica,

consultorio giovani (OPEN G), e famiglia per la programmazione di

interventi riabilitativi mirati alle particolari esigenze-carenze del

minore.

Il workshop, assume così la veste di un insieme limitato di minori

con certificate difficoltà negli apprendimenti scolastici, affiancati da

volontari di Gancio Originale e coordinato da psicologi che si riunisce

all’interno degli ambienti scolastici (come previsto dalle recenti

disposizioni ministeriali in materia), al di fuori dei normali orari di

lezione, per lo svolgimento di attività riabilitative, di recupero

scolastico, educative, creative e formative.

Le predette attività si svolgeranno nel corso dell’anno scolastico

con carattere di continuità (cadenza bisettimanale), per il

raggiungimento dei sub-obiettivi qui di seguito elencati.

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Page 82: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

L’originalità di Gancio, consiste nel modificarsi in continuazione,

di spostarsi con molta elasticità a seconda delle forze disponibili e dei

bisogni rilevati, nel possedere una grande flessibilità ed un alto livello

di interpretazione personale del lavoro frontale con i pazienti e con le

istituzioni.

Gancio Originale è nata come un’iniziativa semplice, dare risposte

a un’area di bisogni aggiuntivi che non possono essere soddisfatti

dai servizi erogati da settori specialistici - il progetto è nato

all’interno della NPI e della Psicologia Clinica - risposte consistenti,

come già sottolineato precedentemente, essenzialmente nel prestare

aiuto a minori disabili e a rischio per quanto concerne l’attività

scolastica e di tempo libero; dove le attività e i progetti non sono stati

stabiliti a priori ma si sono sviluppati col tempo.

La semplicità ha preso rapidamente spessore ed è diventata un

lavoro complesso e raffinato, su due versanti :

1. quello appunto dell’aiuto a minori disabili e a rischio che è

diventato soprattutto vera e propria attività preventiva e di

recupero con categorie a rischio, con preadolescenti in

difficoltà scolastiche, comportamentali e relazionale grazie

anche alla successiva coniugazione di Gancio Originale con gli

psicologi tirocinanti e con l’Open G.;

2. l’altro, di vero e proprio intervento e influenza sulla crescita

psicologica dei volontari stessi. In questo senso la formazione è

stata ed è molto importante. Nata come formazione collegata

all’attività si è trasformata in un momento che non è solo di

acquisizione di strumenti didattici e di pronto intervento, ma

anche di riflessione su di sé, sull’altro e sulla società.

Da sempre due volte l’anno per tre serate consecutive si fa

formazione su temi, sempre diversi, che si traducono poi in piccole

dispense.

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Page 83: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

La quasi totalità dei volontari sono persone di età compresa fra i

18 e i 24 anni, il numero di coloro che sono passati da Gancio

Originale in questi anni si aggira sui 500 circa, a questi vanno

aggiunti un altro centinaio di ragazzi fra i 16-17 anni, coinvolti,

collaborando con le scuole superiori per la realizzazione di progetti

specifici.

Altro punto interessante su cui riflettere è lo spazio in cui

questo contatto è avvenuto. Innanzi tutto uno spazio creato

nell’ incontro del servizio sanitario con la scuola. Uno spazio

dentro la scuola ma lasciato libero dalla scuola. Nella scuola

capita spesso che i ragazzi vivano una situazione inglobante,

istituzionale, spesso ingessata, poco viva, una situazione in cui

al di là della disposizione, della buona volontà, delle capacità

degli insegnanti, vi è la distinzione dei ruoli e del potere, vi è

l’ineludibile fine selettivo che impedisce lo sviluppo di certe

potenzialità.

Avere a che fare con l’altro con il diverso perché più piccolo,

perché in difficoltà, perché con handicap, perché appartenente ad una

cultura sconosciuta, è un inedito pieno di sorprese belle e brutte. I

ragazzi vengono chiamati a svolgere un lavoro autonomo, non tanto

dal punto di vista fisico, ma psichico attraverso il riappropriarsi di

funzioni che solitamente fino a quel momento sono state svolte dagli

adulti, dai genitori cioè funzioni di “prendersi cura”: questo significa

avere acceso alle funzioni adulte, fare una tappa, nel percorso di

maturazione, di integrazione; costruirsi e vivere uno spazio in cui

trovare altre figure di mediazione, fare investimenti fuori di sé,

sperimentare accettabili rappresentazioni di sé. E questo spazio ha la

funzione di aprire al giovane la possibilità di crearsene nuovi e quindi

fare successivi spostamenti, perché questo spazio è padroneggiabile.

Questo spazio contiene alcuni obbiettivi:

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Page 84: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

1. autonomia, c’è un contesto che mette di fronte alle proprie

responsabilità, ci sono compiti che esigono un esame di realtà,

che fanno sperimentare;

2. avventura, cioè la sfida contro se stessi. Si chiedono attività e

imprese che incanalando la competitività e l’aggressività

permettono la sperimentazione delle proprie capacità e dei

propri limiti;

3. un rapporto con l’adulto, con l’istituzione non conflittuale e

fuori dal giudizio.

Le esperienze proposte sono sempre chiare, precise, condivise con

adulti in un confronto dove nessuno ha perso o messo in discussione

la propria identità. L’adulto non è presente per proteggere - le

protezioni se mai fanno parte determinante dei vari setting: non da

soli ma in coppia nelle situazioni più gravi, quasi mai a casa ma in

ambienti più neutri - per controllare o passivizzare, ma intervenire

concretamente per aiutare nel fare (programmazione del lavoro,

cambiamenti negli orari, discussioni nei momenti di crisi, ecc.).

È un lavoro paziente, fatto nel quotidiano di piccoli passi, di

assunzione di responsabilità, nel senso del “prendersi cura di sé”, di

trovare delle risposte autonome, appropriandosi di funzioni che

solitamente sono svolte dagli adulti e che spesso sono state svolte

fino a quel momento solo dai genitori. Ovviamente la cura di cui

sopra è qualcosa che si svolge nell’ambito della prevenzione della

malattia: i giovani volontari non sono affatto malati se non di quella

“crisi” che è sottesa nel percorso del divenire adulti.

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Page 85: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

(Klimt, Le tre età della donna)

Dall’altro fronte molti ragazzini, seguiti dai volontari hanno

sottolineato il ruolo meno asimmetrico della relazione rispetto a

quella con adulti. Inoltre, essi hanno la proposta di un modello più

facilmente raggiungibile, perchè meno istituzionale, più informale.

I volontari possono tornare indietro un passo nella storia del

loro processo maturativo e vederla dall’altra parte (quella

dell’autorevolezza, della necessità di farsi ubbidire, della difficoltà di

farsi ubbidire e quindi della necessità di trovare mediazioni).

Gancio Originale è un’impresa congiunta fra bambini,

ragazzi, giovani e adulti, operatori pubblici, psicologi tirocinanti,

tirocinanti di scienze dell’educazione, di psicologia, di scuole di

specializzazione, di borsisti, dove si rinegoziano delle relazioni

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Page 86: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

facendo delle cose insieme, mettendosi reciprocamente in situazione

di scambio e di arricchimento ma senza confusione di ruoli.

Gancio originale ha lavorato per dare soddisfazione ai bisogni e

alle aspettative di salute, con le risorse via via disponibili, ha

garantito prestazioni di prevenzione e di cura, è diventato uno

strumento, un luogo conosciuto e riconosciuto in cui, si cerca di

favorire un approccio globale alla persona che è soggetto del proprio

benessere, a maggior ragione se è un giovane, un ragazzo che sta

crescendo. Si sono così, potute progettare azioni pratiche

intervenendo nelle situazioni per modificarle con due soli punti di

riferimento:

l’ascolto attento;

cercare di sviluppare, a partire da un’istituzione pubblica,

integrazione, sinergie con la scuola e le famiglie per migliorare

l’offerta di servizi per la salute.

Tutte le attività del gruppo di volontariato possono essere

raggruppate in due grandi ambiti:

1. il lavoro frontale con i bambini e con i ragazzi disabili e a

rischio. Consiste nell’insieme delle attività di volontariato in

concreto, che consistono in un’attività di reperimento dei

volontari, che implica l’esigenza di programmare e poi

effettuare il contatto con i giovani nelle scuole, nelle parrocchie,

fra le associazioni giovanili, ecc. In secondo luogo vi è l’esigenza

di abbinare i neo-volontari o ad un caso individuale di disabilità

o di disagio, oppure ad un gruppo: cioè di inserirli nei workshop

o nei laboratori linguistici per i bambini stranieri. Segue il lavoro

frontale vero e proprio che consiste: - nella presentazione del

caso, o del workshop o del laboratorio linguistico con cui il

volontario è stato abbinato; - nella verifica della fattibilità per il

volontario degli orari, degli impegni e dei luoghi dell’intervento;

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Page 87: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

- dell’attività di tutoring dell’attività svolta; - nell’insieme delle

verifiche in itinere e finale. I metodi con cui viene eseguito il

lavoro frontale sono nella discussione con la tutor e il personale

AUSL che già segue il caso o il gruppo.

2. La formazione, dei giovani e dei meno giovani volontari. La

caratteristica fondamentale di tale formazione è quella di

partire sempre dai punti di crisi che caratterizzano i diversi

rapporti. Questi punti di crisi vengono individuati attraverso una

continua opera di riflessione in base alla quale ogni individuo,

valuta ogni pensiero, ogni voce. Per questo, anche all’interno di

ogni momento formativo viene chiesto ai volontari di esprimere

i loro bisogni formativi e i loro punti di crisi e l’insieme di queste

richieste viene considerato un importante contributo per la

definizione dei futuri momenti formativi.

L’area nella quale Gancio Originale si è mosso è quella della salute

dell’infanzia, della preadolescenza e dell’età giovanile.

III.4 L’accompagnamento in Gancio

Originale

Se per peer education si intende l’aiuto che sul piano educativo

può essere dato a bambini e ragazzi in difficoltà da parte di coetanei

che appartengono alla stessa classe di età allora l’esperienza di

Gancio Originale, un gruppo di volontariato giovanile reggiano che si

prende cura dei bambini e dei ragazzi a rischio, non può essere

annoverata fra le esperienze di peer education.

Infatti, in questo caso, coloro che si prendono cura dei bambini e

dei ragazzi svantaggiati o deprivati segnalati dalla scuola e selezionati

dagli psicologi sono degli studenti – più spesso delle studentesse -

degli ultimi anni delle scuole medie superiori della città. E quei

quattro o cinque anni di differenza – che nel caso del lavoro in scuola

elementare diventano anche sette, otto o nove – a quella età segnano

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Page 88: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

un solco tale fra le due coorti da rendere alquanto problematica

l’attribuzione di peer education al lavoro di cura svolto dai giovani di

Gancio Originale.

Di che cosa si tratta allora? L’immagine che è venuta in mente è

stata quella della catena di Sant’Antonio dell’accompagnamento.

Come tutti sanno la catena di Sant’Antonio connota operazioni,

solitamente truffaldine, in base alle quali un emittente tenta di

mettere in piedi un trend di legami che si autoalimentano in base ad

un vicolo che obbliga ogni unità coinvolta, ad estendere l’area totale

delle unità ed a riproporre l’obbligatorietà del vincolo praticamente

all’infinito.

In questo caso, a parte gli elementi truffaldini che non sono

presenti, in fondo in fondo ogni anno viene proposto dallo staff un

“gancio” a tutti gli studenti delle superiori di Reggio Emilia, che li

“vincola” ad entrare in un gruppo operativo che solitamente

comprende altri dieci o dodici studenti. Tale gruppo è guidato da uno

psicologo tirocinante, che è destinato per un anno a prendersi cura di

un certo numero di bambini o di ragazzi a rischio.

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Page 89: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

Praticamente la stessa cosa, viene fatta ogni sei mesi nei confronti

degli psicologi tirocinanti che svolgono il loro tirocini presso Gancio

Originale, e da qualche tempo nei confronti degli studenti di scienze

dell’educazione che svolgono il loro tirocinio “in itinere” e ancora più

recentemente, con i tirocinanti psicologi che in itinere debbono fare

gli E.P.G.

Psicologi anziani

Tutor dei tirocinanti

Tirocinanti

Volontari delle scuole

superiori

Ragazzi a rischio

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Capitolo III

Ed ecco che, se consideriamo che dietro ad ogni tirocinante, c’è un

tutor che si prende cura di accompagnarlo durante il suo percorso di

crescita e di professionalizzazione e che, a sua volta, quel giovane

psicologo guida un gruppo di giovanissimi volontari, che a loro volta

guidano e accompagnano nel loro accidentato percorso di crescita

psicologica un gruppo di bambini o di ragazzi a rischio, ecco che il

tema dell’accompagnamento diventa centrale.

E allora, è a partire dal significato che l’accompagnamento assume

all’interno di questa “catena”, che dobbiamo partire, se vogliamo

comprendere ciò che sta accadendo da 13 anni a questa parte in

Gancio Originale.

Accompagnare, etimologicamente proviene dall’unione del

prefisso “ad” che significa “verso”, con il termine “compagno” che

significa “stesso pane”. Vi è cioè nella parola accompagnare da una

parte una indicazione di direzione, dall’altra un richiamo ad uno stato

di condivisione confidenziale che riconduce ad uno stesso desco, ad

una stessa appartenenza.

Nel caso di Gancio Originale, che comprende per qualche tempo

( da 1 a 2 anni a qualche mese), un insieme variegato di soggetti che

sono accomunati (compresi i 3 “soci fondatori”) dal fatto che si

pongono in una situazione di scambio (dare, ricevere,

contraccambiare), in base alla quale tutti alla fine risultano arricchiti

per quel che hanno dato e ricevuto lungo questo percorso.

Cosicché i bambini e i ragazzi a rischio alla fine, avranno ricevuto

le cure loro necessarie per crescere e superare le varie situazioni di

impasse, in cui fino a quel momento si erano impantanati, ma

avranno dato anche molto a chi si prendeva cura di loro.

Ai volontari la fiducia nelle proprie capacità di riparazione, nel

proprio saper fare che spesso, anche nel loro caso, non trova di

mattina una scuola pronta a cogliere le loro più piene potenzialità; ai

giovani tirocinanti la possibilità per la prima volta di unire la teoria

alla pratica. Per questa strada, essi vedono enormemente accresciute

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Page 91: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

le proprie possibilità sul piano professionale, nonché la possibilità di

cimentarsi in un non secondario capitolo della clinica dello sviluppo,

apprendendo a far tesoro delle sconfitte così come delle più rare

vittorie e, prima ancora, a far tesoro di quell’insieme di indizi, di

sintomi, di grida e di ammutimenti, di gestualità e di espressività che

alla fine si comporranno in quella semiotica psicologica che diventerà

il vero loro tesoro e che andrà lentamente accumulandosi dentro di

loro nel tempo.

Ci sono dei luoghi – come ad esempio la bottega artigiana – in cui

tutta la partita che si gioca tra le due generazioni che attraverso la

formazione si confrontano sulla scena sociale, avviene attraverso

l’esempio e il precettorato. Dove per “esempio” si intende far vedere

all’allievo come impadronirsi del mestiere, delle competenze, del

sapere semplicemente proponendo ogni passaggio in una specie di

rallenty; e per “precettorato” far notare all’allievo ciò che all’interno

del processo che conduce al compimento dell’opera solo l’esperienza

accumulata da maestro permette di cogliere prima.

Ebbene, Gancio Originale ha in sé tutta una serie di componenti

che sono metodologicamente riconducibili a ciò che succede in una

bottega artigiana. Con essa senz’altro condivide, come abbiamo già

visto, quelle che partono dal tema dell’accompagnamento e della

situazione di scambio stratificato presente in ogni bottega artigiana

degna di questo nome ma che non si esauriscono in esso.

Il lavoro con i bambini e con i ragazzi a rischio, rispetto al più

tradizionale lavoro sulla disabilità, comporta sul piano contenutistico

il passaggio dall’apprendimento di piani di lavoro centrati sul ripristino

di una immagine di sé decente, raggiungibile, realistica che occorre

perseguire nel lavoro di cura. La scena riabilitativa rimane legata al

dato cognitivo, ma, mentre nel caso del disabile il background

affettivo che permette il passaggio delle competenze è centrato sul

tema del recupero di funzioni concrete, nel caso del disagio è centrato

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Capitolo III

invece sul recupero di una immagine di sé presentabile prima di tutto

a sé stesso e ai contesti di vita del bambino e del ragazzo.

Vediamo ora, in particolare questi tre punti. Nella bottega

artigiana, il dare e il ricevere sono mediati dal fare e sono stabiliti in

base ad un processo di apprendistato sufficientemente scandito, di

modo che ciascuno degli attori di bottega sappia a che punto egli è

nel processo di maturazione professionale. In questo caso, il front

office della cura è il workshop: una officina di restaurazione in cui si

tenta di rimettere in piedi, ciò che in precedenza è stato “guastato”

dalle avversità della vita. Mentre il back office sono i luoghi della

programmazione, della selezione, della scoperta delle vocazioni, degli

abbinamenti, del follow-up, della formazione ed infine della

supervisione. In ognuno di questi luoghi, il fare operativo incentrato

sull’esempio e il precettorato prevale sulla parola e ancor di più su

quell’insieme formalizzato di parole e di gesti tipico della lezione con

la sola eccezione della formazione e ancor più della supervisone, che

però si è imparato a smitizzare sotto questo punto di vista e a

ridefinire, non sempre con rigore e coerenza nelle loro componenti

strutturali. E cioè come modelli scanditi e gerarchizzati di un percorso

che prende in maniera discriminata (e al limite individualizzata, come

avviene nel rapporto che ognuno ha col proprio tutor), tutti gli attori

della cura, tranne i bambini e i ragazzi. Si può dire che una grande

parte dei momenti formativi, così come in maniera più evidente

avviene nella supervisione, possono essere visti come uno sforzo di

lettura del significato comunicativo ed affettivo di ciò che avviene nei

workshop. Insomma, affinché i bambini e i ragazzi non diventino

solamente più competenti, ma anche perché riacquistino in sé stessi

ed imparino ad essere meno impulsivi e più riflessivi. Anche in una

bottega artigiana, così come in una classe scolastica, ci si incontra e

ci si separa. In Gancio questo percorso – che sul piano della

formazione professionale di un sarto o di un falegname poteva durare

otto o nove anni, e che in una classe dura dai tre ai cinque anni – dura

92

Page 93: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Gancio Originale

mediamente uno o due anni è un grande turn over che prende

l’ottanta per cento dei giovani volontari. Molti di loro sono poi andati a

prestare la propria opera di volontariato, da altre parti, proprio come

avviene – certo più lentamente – in una qualsiasi bottega artigiana. Si

può presumere che dentro ciascuno di loro alla fine dell’esperienza

con Gancio Originale si sia amplificata la disposizione allo scambio e

siano emerse più chiaramente le vocazioni individuali.

93

Page 94: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo III

CAPITOLO IV

“LA RICERCA”

“La pagina ha il suo bene solo quando la volti e

c’è la vita dietro che spinge e scompiglia tutti i

fogli del libro. La penna corre spinta dallo stesso

piacere che ti fa correre le strade. Il capitolo che

attacchi e non sai ancora quale storia racconterà

è come l’angolo che svolterai uscendo dal

convento e non sai se ti metterà a faccia con un

drago, uno stuolo barbaresco, un’isola incanta…”

(I. Calvino, Il cavaliere inesistente)

Page 95: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

IV.1 Gli obiettivi della ricerca

Il progetto della ricerca, condiviso con coloro che hanno fondato e

tuttora continuano a seguire Gancio Originale, aveva le finalità di

operare una ricognizione di chi vi opera attivamente, con particolare

riguardo agli adolescenti.

In quest’attività ho cercato di esplorare da un lato, alcuni aspetti

concreti della struttura, dall’altro di addentrarmi nei vissuti delle

persone che vi partecipano. Di far emergere le emozioni, i sentimenti,

per tentare di osservare le realtà più interne, per vedere come viene

elaborata questa esperienza, per comprendere se esiste una

percezione da parte dei soggetti dell’organizzazione che opera alle

loro spalle, e inoltre, se c’è consapevolezza della trasformazione che

la partecipazione ad un’attività di volontariato di questo genere, può

operare in ogni individuo.

L’obiettivo principale della ricerca era però, quello di indagare la

percezione dell’accompagnamento, che ciascun operatore (volontari

adolescenti, adulti, operatori e fondatori), riceve e a sua volta

fornisce; in questa attività ognuno guida, segue, supporta, affianca

qualcuno e a sua volta è guidato, seguito, supportato, affiancato da

altri con un po’ di esperienza e di anni in più.

Anche nei momenti di buon funzionamento, di espansione quali

quelli che sta attraversando ora Gancio Originale, è buona pratica

prestare attenzione a tutti gli aspetti della struttura e soprattutto alle

persone.

La ricerca, aveva proprio lo scopo di sondare questo terreno per

cogliere sia gli elementi positivi sui quali eventualmente, fondare una

mirata promozione, sia le difficoltà per tentare di rimuoverle.

Fornire un buon servizio e quando possibile, cercare di migliorarlo,

può dipendere dalla capacità di interpretare le necessità e di

ricalibrare costantemente gli interventi, qualità che possono essere

senza dubbio supportate da un attento monitoraggio della situazione.

Page 96: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

IV.2 La metodologia

In questo paragrafo descriverò la mia ricerca, come è nata, come

si è sviluppata e le scelte che mi hanno portata ad una sua definizione

strutturale, alla quale farà seguito la parte relativa alla raccolta ed

elaborazione delle risposte.

Mi sembra importante a questo punto, indicare gli elementi che la

caratterizzano:

1. la prima decisione, riguarda la scelta dei soggetti da sottoporre

a ricerca. L’attenzione è caduta su coloro, che grazie al loro

lavoro ed impegno, fanno sì che questa struttura basata sul

volontariato si mantenga nel tempo;

2. la seconda, è una conseguenza della precedente. Essendo

Gancio Originale una struttura complessa, i soggetti che vi

operano possono essere raggruppati in quattro categorie che

sono rispettivamente: quella dei Volontari Adolescenti delle

scuole superiori, quella dei Volontari Adulti, gli Operatori e i

Fondatori. Ognuno di essi ha funzioni e ruoli propri. Una volta

individuato il campo di analisi, si è puntata l’attenzione sui

vissuti, sulle differenze, o le somiglianze riscontrabili in questi

soggetti.

3. Successivamente, si è cercato di definire lo strumento

attraverso il quale raccogliere i dati. Devo essere sincera,

inizialmente avevo optato per un questionario a domanda

aperta, oppure a scelta multipla, poi mi sono soffermata sul

fatto che la centralità di questa ricerca sono le persone, le

relazioni che nascono, il contesto in cui è inserita ogni realtà,

oltre ovviamente ai risultati ottenuti; informazioni che potevano

scaturire in modo più personale e “vivo” attraverso

L’INTERVISTA APERTA. Con il senno di poi, credo che l’aver

96

Page 97: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

scelto una ricerca di tipo qualitativo piuttosto che quantitativo,

mi abbia permesso di visualizzare con più precisione l’intricata

dinamica di questo argomento e di cogliere anche le sensazioni,

gli umori, tanto da lasciarmi alla fine coinvolgere.

4. Il luogo prescelto dove effettuare l’intervista, è stato quello dei

Work-Shop. Questo mi ha permesso, di vedere differenti scuole

e tipologie d’organizzazione a seconda degli utenti, dei volontari

e della persona che conduceva l’attività. Ciò ha messo in

evidenza come, il maggior o minor successo dipenda anche

dallo specifico contesto in cui viene svolta ogni attività. La

scelta di questo luogo, se da una parte permetteva di cogliere

la situazione e le persone nel vivo del proprio operato, dall’altra,

in alcune occasioni ha arrecato anche disturbo, interrompendo il

ritmo della stessa.

Una volta deciso la struttura della ricerca a livello teorico, il 9

Dicembre 2004 a Cadelbosco, ho svolto la mia prima intervista: il

ciclo si è concluso il 17 marzo 2005 dopo aver ascoltato 45 Volontari

adolescenti, 10 Volontari Adulti, tutti gli Operatori (20 tra

collaboratrici, tirocinanti, volontari del servizio civile, i fondatori ecc.)

compresi i 3 Fondatori.

Le scuole visitate con i relativi Work-Shop sono state 12 e

precisamente la Scuola elementare/media di Bagnolo, Scuola

“Giovanni Pascoli” di Cadelbosco, la scuola elementare di Monte

Cavolo, la scuola elementare “Dalla Chiesa”, la “Galileo Galilei” la

Media “Aosta”, la “San Giovanni Bosco”, il “Liceo Aldo Moro”, la

“Sandro Pertini”, l’“Emilio Lepido”, il “Blaise Pascal” e la “Fermi”.

Il campione selezionato era così composto:

1. Volontari Adolescenti: Maschi N°16, Femmine N°29,

frequentanti le scuole superiori, per un totale di 45 persone,

pari al 60% del campione. Essi hanno il compito di seguire i

97

Page 98: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

bambini nello svolgimento dei compiti e aiutare nella gestione

dell’attività ricreativa.

2. Volontari Adulti: Maschi N°4, Femmine N°6, che hanno

concluso le scuole superiori per un totale di 10 persone, pari al

13% del campione intervistato. Anche i volontari adulti,

seguono i giovani nelle diverse attività.

3. Operatori: solo popolazione femminile, per un totale di 17

persone, pari al 23%. Rientrano in questa categoria le

collaboratrici, le tirocinanti, le operatrici del servizio civile con il

compito di gestione dei Work-Shop.

4. Fondatori: Un maschio e due femmine per un totale di 3

persone, pari al 4% del campione. Primariamente con funzione

di gestione della struttura, come ad esempio trovare le scuole, i

volontari, i fondi ecc. A causa della diversità di questo gruppo

rispetto ai precedenti e anche all’esiguità dei suoi componenti, i

fondatori sarranno analizzati come gruppo a sé, dopo aver

elaborato il confronto dei e tra i gruppi.

Nei grafici i gruppi saranno così indicati:

1. Volontari adolescenti maschi: Adolescenti M

2. Volontari adolescenti femmine: Adolescenti F

3. Volontari Adulti

4. Operatori

Il totale del campione è costituito da 75 persone.

CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE

Campione Range d’età

Età media

Titolo di studio

N° %VolontariAdolescenti

15-19 16 Professionale: 10 22Tecnico: 10 22

98

Page 99: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Liceo: 25 56Volontari Adulti

19-44 25 Diploma: 1 10Universitari: 6 60Laurea: 3 30

Operatori 21-32 27 Diploma: 1 6Universitari: 5 29Laurea: 11 65

Fondatori 58-60 59 Laurea: 3 100

Curioso, secondo il mio punto di vista, è notare come coloro che

frequentano il liceo per gli adolescenti, l’università per i volontari

adulti, o che sono in possesso di una laurea (operatori e fondatori),

rappresentano la maggioranza, quasi ad evidenziare una maggiore,

disponibilità, nei confronti di questa forma di volontariato.

Campione Stranieri

N° %

Fam. Monu-cleareN° %

Fam. d’origineN° %

Nuovo Nucleo Fam.N° %

VolontariAdolescenti

6 13 4 9 41 91 0 0

Volontari Adulti

1 10 2 20 7 70 1 10

Operatori 0 0 1 6 13 76 3 18Fondatori 0 0 0 0 0 0 3 100

Il numero dei volontari stranieri, è irrisorio rispetto al numero di

utenti sempre stranieri, presenti nei Work-Shop. Osserviamo inoltre

come la maggior parte delle persone che presta il proprio servizio in

Gancio Originale appartenga ad una famiglia “tradizionale”, mentre

gli utenti provengono da un nucleo famigliare fortemente disagiato.

Campione N° Fratelli: N° % Anni in Gancio: N° % VolontariAdolescenti

0: 9 201: 28 622: 3 7+ di 2: 5 11

1: 25 552: 13 293: 7 15

Volontari Adulti

0: 4 44 1: 4 44 2: 1 12+ di 2:

1: 2 202: 2 203: 6 60

Operatori 0: 8 55 1: 5 29

99

Page 100: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

1: 5 352:+ di 2: 1 7

2: 4 233: 8 47

Fondatori Dal ‘91

Le domande selezionate per l’intervista sono le seguenti:

1. In riferimento alla tua attività in Gancio Originale, se dico

accompagnamento cosa ti viene in mente?

2. Quali sono i motivi che ti hanno portato/a a svolgere la tua

attività in Gancio Originale?

3. Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo

percorso?

4. Nello svolgimento della tua mansione cosa hai trovato di

gratificante?

5. Quali difficoltà hai incontrato?

6. Quali sono stati gli elementi che ti hanno permesso di superare

le difficoltà?

7. Lungo il tuo percorso ti sei sentito/a sufficientemente

supportato/a?

8. Cosa pensi di dare alle persone che accompagni?

9. Cosa pensi di ricevere alle persone che accompagni?

10. Cosa pensi di dare a chi ti accompagna?

11. Cosa pensi di ricevere da chi ti accompagna?

Quello che mi preme sottolineare, a conclusione di questo

paragrafo e quale premessa del successivo, è il fatto che essendo

un’intervista aperta, i soggetti hanno fornito risposte complesse,

multiple, la cui analisi difficilmente è imputabile ad un sola categoria

semantica.

Premettendo che risulta difficile e a volte arbitrario, interpretare

questo genere di risposte, la scelta che ho operato è quella di formare

delle categorie generali, che chiamerò macrocategorie, composte a

100

Page 101: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

loro volta da delle sottocategorie o microcategorie nelle quali ho

cercato di classificare le risposte.

Gli intervistati, spesso hanno fornito più di una risposta, in questi

casi mi è parso opportuno considerarle come se fossero risposte

multiple, ovvero rientranti in più categorie.

A fronte di quanto detto, riporto come esempio una frase di una

Volontaria Adolescente:

“Un’esperienza, da provare visto che me ne avevano parlato bene; mi

avevano detto che era una cosa che ti dà soddisfazione e quindi,

incuriosita, ho provato per la prima volta. Ovviamente il fatto che mi

sia stato proposto a scuola mi ha aiutata nella scelta. In parte sono

stata spinta dal discorso dei crediti, ma in parte anche dal fatto che

cercavo qualcosa che mi coinvolgesse non soltanto sportivamente,

visto che avevo sentito che facendo volontariato si prendevano punti.

A 16 anni penso che sia anche un’opportunità per svegliarsi, per darsi

una mossa.”

È su questa base che sono state fatte le comparazioni, senza

attribuire delle priorità, perché nello sviluppo di un colloquio

difficilmente si segue un percorso gerarchico. È molto più frequente il

caso in cui mano a mano che fluisce l’eloquio, si fanno ulteriori

considerazioni, si rammentano altri elementi, magari più importanti e

più meditati di quelli espressi in prima battuta come risposte alle

domande. Seguendo questa logica, nel paragrafo successivo “Analisi

dei dati”, indicherò per ogni domanda delle “macrocategorie” di

risposte declinate in “sottocategorie” con relativa tabella. La tabella,

sarà riportata solo per le macrocategorie in cui sono apparse delle

differenze tra i soggetti. Saranno poi indicate, le tabelle riassuntive

dei dati e la relativa rappresentazione grafica attraverso istogrammi.

Concluderò con un commento personale dei risultati.

IV.3 Analisi dei dati

101

Page 102: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

IV.3.1 Se dico accompagnamento cosa viene in

mente?

La prima domanda, si pone la finalità di individuare il significato

o meglio i significati legati al ruolo dell’accompagnamento, con

particolare riferimento all’esperienza in Gancio Originale.

Qui di seguito vengono esposte per ciascuna categoria individuata,

le sottocategorie in relazione ai singoli gruppi. Riporterò inoltre, alcuni

esempi di risposte date dati soggetti intervistati.

L’aiutare :

Domanda 1 a b c d e TotaleVolontari Adolescenti Maschi 2 0 6 1 0 9Volontari Adolescenti Femmine 5 1 3 6 0 15

Volontari Adulti 2 0 1 3 0 6Operatori 1 3 0 5 2 11

Legenda:

a. aiuto in generaleb. in un percorso di crescita personale (sviluppare autostima, fare delle scelte

ecc.)c. per raggiungere un obiettivo (fare i compiti, risolvere problemi ecc.)d. supporto di tipo affettivo (prendere per mano, sostenere ecc.)e. affiancamento ai volontari

La condivisione, la reciprocità :

Domanda 1 a b c TotaleVolontari Adolescenti Maschi 0 0 2 2Volontari Adolescenti Femmine 1 0 4 5Volontari Adulti 2 1 2 5Operatori 1 3 1 5

Legenda:

a. fare un percorso comuneb. uno scambio adulto/volontario/bambino, catena di Sant’Antonioc. stare insieme, farsi compagnia (due persone una vicina all’altra, che si

danno la mano, un gruppo)

102

Page 103: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Esempio di risposta di un Volontario Adulto:

“Mi fa venire in mente un percorso comune, un percorso che si fa

insieme a dei ragazzini, una condivisione sostanzialmente di

momenti.”

È un termine che non si addice a Gancio, ma a situazioni

riguardanti gli anziani, i portatori di Handicap ecc.

Esempio di risposta di una Adolescente Femmina:

“Sinceramente è un termine che non vedo per Gancio, in realtà mi

vengono in mente gli anziani…, si un anziano che ha bisogno”.

Accompagnare le persone in vari luoghi (in gita, alle

macchinette, ecc.

Esempio di risposta di un Adolescente Maschio:

“Non so, accompagnamento…nel loro caso proprio venire qua a fare i

compiti… accompagnarli alle macchinette, cose di questo genere…”

Richiama alla mente delle persone :

a. stranierob. bambini, ragazzic. persone bisognose, con problemi

Un impegno personale :

a. l’educareb. la responsabilità, il farsi carico, la tutela

Prenderò ora in considerazione per ciascuna categoria, la tabella dei

dati espressi in forma percentuale e la relativa rappresentazione

grafica attraverso l’istogramma per quanto concerne la domanda:

“In riferimento alla tua attività in Gancio Originale, se dico

accompagnamento cosa ti viene in mente?”

Grafico n.1. “In riferimento alla tua attività in Gancio Originale, se dico accompagnamento cosa ti viene in mente?”

103

Page 104: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

In riferimento alla tua attività in Gancio Originale, se dico accompagnamento cosa ti viene in mente?

Adolescenti M % 50 11 11 6 11 11

Adolescenti F % 46 15 18 12 9 0

Volontari Adulti % 43 36 7 7 7 0

Operatori 48 22 0 4 9 17

AiutareCondivision

e

Termine non addatto

a G.

Accompagnare in luoghi

Delle persone

Impegno personale

In questa risposta, appare chiaro come esistano delle differenze

legate al genere degli intervistati. I maschi infatti, hanno risposto in

prevalenza “per aiutare”, ma in cosa? È un aiuto pratico, concreto ad

esempio nello svolgere i compiti, nel raggiungere un obiettivo ecc.

Questo risultato aumenta di importanza, se si somma a questa

categoria quella di “accompagnare i bambini in vari luoghi”, dato che

sottolinea ancora una volta una valenza pratica di aiuto (vedi grafico

n.1).

Nelle femmine, il termine evoca in loro più che altro un aiuto di

tipo affettivo, generico.

A mio avviso è curiosa la risposta: “termine che non si addice alla

realtà di Gancio più adatto per i portatori di handicap, anziani ecc.”,

quasi a significare il richiamo ad un’azione molto impegnativa, non

congrua al tipo di attività svolta in tale struttura. Infatti i soggetti che

rispondono in questo modo, affermano che il loro “lavoro” è più un

104

Page 105: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

affiancare, un seguire, un percorso comune, un modo anche per

passere del tempo insieme.

Per quanto riguarda gli adulti, il termine evoca un percorso

comune, una condivisione, un aiuto reciproco quasi a sottolineare una

maggior consapevolezza dell’interscambio che avviene in Gancio, una

maggior percezione di un lavoro a più mani.

La stessa cosa la si può dire per gli operatori, con l’unica eccezione

per la categoria “impegno personale” (17% delle risposte),

perfettamente conforme al ruolo che essi rivestono.

Un discorso a parte lo meritano i fondatori, che a questa domanda

hanno dato risposte più legate ad una visione d’insieme del progetto,

rispetto ai gruppi precedenti. Infatti, questa domanda richiama in loro

il concetto della Catena di Sant’Antonio, che è la struttura su cui si

fonda Gancio.

IV.3.2 Motivazioni e aspettative di coloro che

svolgono l’attività in Gancio Originale

Le successive domande, avevano lo scopo di verificare le

motivazioni e le aspettative di coloro che operano in Gancio Originale,

per ricavare indicazioni sui fattori che spingono ad intraprendere

questa attività. In questo modo è possibile conoscere i punti sui quali

intervenire al fine di migliorare il servizio.

In particolare la seconda domanda, cercava di indagare i motivi

che hanno portato i diversi soggetti ad aderire a questa attività.

Le categorie individuate sono:

105

Page 106: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Per fare un’esperienza :

Domanda 2 a b c d e f g Totale

Volontari Adolescenti Maschi

6 1 0 0 2 3 1 13

Volontari AdolescentiFemmine

2 0 1 4 0 0 3 10

Volontari Adulti 0 2 0 2 0 0 0 4

Operatori 0 0 0 0 0 0 0 0Legenda:

a. da provare/nuova/diversa b. positiva/divertente c. per confrontarsi, per vedere se

ce la si può fared. per impiegare il tempo libero

e. servirà per il futuro sia a livello professionale che personale

f. che è poco impegnativa g. che si fa nella scuola

Per socializzare :

a. perché lo fanno gli amici b. per stare con gli altri c. per fare nuove amicizie

Esempio di frase di un Volontario Adulto:

“Mi piace stare in mezzo a della gente, prevalentemente per un

motivo sociale, poi gli adolescenti mi piacciono e poi per un interesse

professionale dato che faccio psicologia, è una cosa interessante per

il mio lavoro”

Per aiutare gli altri :

Domanda 2 a b c d e TotaleVolontari Adolescenti Maschi 6 1 0 0 0 7Volontari Adolescenti Femmine 7 0 2 2 2 13Volontari Adulti 1 1 0 0 0 2Operatori 0 0 0 7 0 7

Legenda:

a. aiutare gli altri in generaleb. perché si sono incontrate le

stesse difficoltà c. c’è gratificazione nell’aiutare/per

sentirsi utili

d. per esperienza passata di volontariato

e. perché si voleva fare qualche tipo di volontariato

Per interesse professionale:

Domanda 2 a b c d Totale

Volontari Adolescenti Maschi 0 0 0 2 2Volontari Adolescenti Femmine 2 0 0 7 9

106

Page 107: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Volontari Adulti 0 5 0 0 5Operatori 1 0 15 0 16

Legenda:a. servirà per il futuro sia a livello professionale che personale b. è attinente ai propri studi c. come tirocinio/servizio civile/proposta di lavoro/collaborazioned. per i crediti

Esempio di risposta di una Operatrice:

“I motivi…, innanzi tutto io non conoscevo il progetto in sé, l’ho

conosciuto nel corso del mio tirocinio, è stata una delle prime attività

che mi è stata proposta quindi era una cosa che mi sembrava carina,

anche inerente al mio studio, quello che avevo scelto di fare e quindi

l’ho accettato. Il motivo fondamentale è stato subito perché era un

progetto che mi interessava e che secondo me, era una cosa

interessante per me come futuro professionale”.

Interesse personale al progetto :

Domanda 2 a b c d TotaleVolontari Adolescenti Maschi 0 4 0 1 5Volontari Adolescenti Femmine 1 10 3 0 14Volontari Adulti 0 1 0 0 1Operatori 2 5 0 1 8

Legenda:

a) interesse al progetto in generaleb) perché si lavora con adolescenti, bambini, pari c) perché si fa un’ora di campiti d) perché si fa un’ora di attività libera

Sollecitazione della Curiosità:

Domanda 2 a b c TotaleVolontari Adolescenti Maschi 2 3 4 9Volontari Adolescenti Femmine 0 11 11 22Volontari Adulti 2 0 1 3Operatori 0 0 0 0

Legenda:

107

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La Ricerca

a. sollecitazione della curiositàb. perché ne ha parlato bene chi ha già fatto questa esperienza (amici, scuola,

prof, fratelli) c. è stato proposto a scuola

Esempio di risposta di un Volontario Adolescente Maschio:

“Diciamo che a me piace molto lavorare con i bambini, fin da subito

sapevo già che mi piaceva, ho sentito parlare del progetto a scuola

quando l’hanno presentato e quindi mi ha incuriosito, sono andato poi

a parlare con un’altra ragazza ed ho deciso di provare perché lavorare

con i bambini è bello quindi ho provato. Mi ha incuriosito, ho provato

e ho iniziato l’attività in Gancio”.

Analizzerò ora, le risposte date dai diversi gruppi avvalendomi

della loro rappresentazione grafica tramite istogramma.

Grafico n.2. “Quali sono i motivi che ti hanno portato/a a svolgere la tua attività in Gancio Originale?

108

Page 109: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

0

10

20

30

40

50

60

Quali sono i motivi che ti hanno portato/a a svolgere la tua attività in Gancio Originale?

Adolescenti M % 32 12 17 5 12 22

Adolescenti F % 14 7 18 12 19 30

Volontari Adulti % 22 17 11 28 5 17

Operatori % 0 0 25 57 18 0

Fare un'esper

ienza

Socializzare

AiutareInt.

Professionale

Int. Personal

e

Sollecitazione

curiosità

Come si può osservare dai dati soprariportati, i volontari

adolescenti maschi, rispondono prevalentemente per fare

un’esperienza nuova e diversa, ma anche poco impegnativa e solo

per il 17% per aiutare gli altri (vedi grafico n.2). Questo può far

supporre che i giovani lo facciano più come una sorta di

sperimentazione, un laboratorio sociale di confronto e di verifica,

abbastanza tipica di questa fase di vita.

Per le femmine il discorso è diverso, si riscontra una differenza di

genere tipica della nostra cultura. Se noi analizziamo quattro

categorie che a mio avviso sono collegate tra loro, quali quella

“dell’interesse personale e professionale”, “dell’aiutare gli altri” e

infine la sottocategoria “stare con gli altri”, si ricava l’impressione che

svolgessero questa attività per un fattore di condivisione, di prendersi

cura di qualcuno in un settore a loro interessante. Pertanto, le

femmine sembrano citare l’aiuto dell’altro, nello specifico, i bambini,

soddisfacendo quello che è una loro affinità innata o culturale.

109

Page 110: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Discorso a parte lo merita la categoria “curiosità”, in quanto nelle

risposte può essere considerata come un cofattore che spinge i

giovani a interessarsi a Gancio Originale. È proprio questa presenza

massiccia di sentito parlare da amici, da fratelli o da chi ha già fatto

questa attività, inoltre incentivato dal riconoscimento dei crediti

formativi, e dal fatto che ci siano incontri nella scuola e che si faccia

al suo interno, a far si che si inneschi il tarlo della curiosità.

Si ha come l’impressione che i ragazzi non si impegnino

attivamente nella ricerca, ma che l’aspettino da una fonte esterna.

Confrontando i volontari adolescenti (maschi, femmine), con gli

adulti si osserva che:

1. il motivo principale è l’interesse professionale legato ai propri

studi, a spingere il volontario adulto ad intraprendere questo

percorso cosa invece poco rilevante per il giovane.

2. Una seconda considerazione riguarda il fatto, che per entrambi i

gruppi risulta importante la componente esperienziale con una

diversità: nei giovani è la novità ad interessare, invece per gli

adulti risulta importante la categoria “per impiegare il proprio

tempo” dato che per il 60% sono universitari. Ciò sottolinea

come i due gruppi dimostrino un differente sviluppo del

pensiero, nel senso che i giovani sono ancora in quella fase di

sperimentazione con se stessi e col mondo (questo potrebbe

giustificare il fatto che a quanto risulta, dopo il primo anno di

volontariato lasciano l’attività, perché appunto hanno esaurito il

confronto con essa), e sia minima invece la progettazione, la

rappresentazione per il futuro una sorta di progettualità, se non

quella più prossima legata al discorso dei crediti. Per i volontari

adulti, citare l’aspetto divertente dell’esperienza sembra

rimarcare il fatto di aver superato la fase di sperimentazione e

aver acquisito maggiore conoscenza di sé. Infatti gli adolescenti

che fanno questa attività sono mossi da curiosità che permette

loro di fare un’esperienza in un settore di loro interesse, mentre

110

Page 111: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

la componente meno rilevante è “l’interesse professionale”. I

volontari adulti invece, sono spinti da un “interesse

professionale” legato alla natura dei propri studi, che permette

loro di fare un’esperienza divertente e che impieghi il loro

tempo libero. Collegata a questa categoria vi unisco il concetto

di “socializzazione”, nel senso che facendo questa esperienza,

riescono a stare anche con gli amici (impiegando il loro tempo

insieme).

Gli operatori hanno risposto prevalentemente per “interesse

professionale” e più nello specifico fanno per tirocinio, servizio civile,

ecc. da aggiungere a tale considerazione è il fatto che questi

operatori per un ben 25% (vedi grafico n.2), provengono da altre

esperienze di volontariato soprattutto in Gancio e hanno deciso di

continuare in tale percorso. Questo può far pensare, come ci sia una

sorta di linearità, di prosecuzione nel proprio percorso. Ovvero gli

adolescenti che inizialmente non percepiscono tale impegno con

progetualità, in realtà in essi si gettano le basi per costruire gli

operatori del domani. Apparentemente, sembra che ci sia un

avvicinamento del tutto casuale soprattutto per le femmine, ma poi

per alcune di loro c’è la possibilità di continuare nel percorso iniziato.

Un discorso a parte lo merita l’analisi delle risposte dei tre

fondatori, due dei quali hanno intrapreso il percorso per supplire ad

una carenza del Welfare, dovuto ai numerosi tagli economici, ma in

contrapposizione a una domanda crescente da parte dei cittadini. La

terza componente, ha deciso di cimentarsi in tale attività in quanto

consapevole delle proprie capacità di operare e saper coinvolgere il

mondo giovanile.

Passiamo ora alla domanda numero tre, si riferisce alle

aspettative possedute dai soggetti prima di iniziare l’attività

all’interno di Gancio Originale.

111

Page 112: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Le categorie individuate sono le seguenti:

No:

Grafico n. 3. “Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo percorso?”

0

10

20

30

40

50

60

70

Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo percorso?

Adolescenti M % 25 12 50 13

Adolescenti F % 8 0 67 25

Volontari Adulti % 33 0 0 67

Operatrici % 20 20 20 40

NoFatte

esperienze simili

Descritto bene

Senza aspettative

Legenda:a. nob. perché si sono fatte esperienze similic. perché è stato descritto bened. non si possedevano aspettative

Esempio di risposta di una Volontaria Adulta:

“Non mi sono mai aspettata niente, cioè ho sempre preso la cosa

come veniva affrontando i problemi come venivano al momento, non

ho mai pensato prima come sarebbe potuto essere, quindi no, non mi

aspettavo niente di diverso…”

Si:

112

Page 113: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Grafico n. 4. “Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo percorso?”

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Ti apettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo percorso?

Adolescenti M % 12 76 12 0

Adolescenti F % 36 23 41 0

Volontari Adulti % 20 60 20 0

Operatrici % 36 9 27 27

Più facile, meno

impegnativo

Più difficile, più

confusione

Organizzazione

dell'attività

Maggiore supporto

Legenda:a. più facile, meno impegnativo, meno difficile, più tranquillob. più difficile, ragazzi più turbolenti c. organizzazione delle attività (più regole, più lavoro di gruppo, più compiti

ecc.)d. maggiore supporto ( formazione, supervisione, inserimento ecc.)

Esempio di risposta una Volontaria Adolescente:

“Si, me lo immaginavo molto meno divertente però me lo

immaginavo con un po’ più di regole…, cioè ti viene un po’ di mal di

testa …, mi immaginavo una cosa più seria, una persona e un

ragazzino…”

Prenderò ora in considerazione per ciascuna categoria, la tabella

dei dati espressi in forma percentuale e la relativa rappresentazione

grafica attraverso l’istogramma per quanto concerne la domanda:

“Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo percorso?”

Grafico n.5. “Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo

percorso?”

0

20

40

60

80

Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare questo percorso?

Adolescenti M % 50 50

Adolescenti F % 41 59

Vontari Adulti % 55 45

Operatrici % 31 69

no si

113

Page 114: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Possiamo osservare (grafico n.5), come il nostro campione si

distribuisce più o meno equamente nelle due categorie. La metà dei

volontari adolescenti si sente bene informato circa il proprio compito

mentre la restane parte afferma che si aspettava qualcosa di diverso.

Esiste un differenza tra maschi e femmine, infatti quest’ultime si

aspettavono una organizzazione differente, più rigida, più simile al

sistema scolastico. Va sottolineato che questa discrepanza tra

aspettative e realtà non assume sempre connotazioni negative, anzi a

volte sorprende favorevolmente i soggetti. Per i maschi le cose sono

leggermente differenti, infatti essi si aspettavano una realtà più

difficile: sembrano più spaventati da un tipo di relazione a loro non

consona. Interessante sono le risposte delle operatrici, infatti si

attendevano una realtà più facile o una maggiore supervisione, un

aiuto maggiore soprattutto nella fase d’inserimento.

Gli operatori non si aspettavono niente, dato che era un’attività

che si stava formando e tutt’ora si plasma in itere.

IV.3.3 Gratificazioni e difficoltà in Gancio Originale

La partecipazione ad una attività, comporta una buona dose di

volontà e impegno, che devono essere sostenute nei momenti di

114

Page 115: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

difficoltà per evitare situazioni dove possono prevalere disagio,

malcontento e rinuncia. A tal fine, sono state formulate una serie di

quattro domande atte a verificare le problematiche sopraindicate, in

particolare: quali fossero le gratificazioni, le difficoltà, gli elementi

utilizzati per superale e il tipo di sostegno percepito.

In particolare la quarta domanda, vuole scoprire quali sono le

gratificazioni che si hanno nello svolgere la propria mansione in

Gancio.

Le sue categorie sono:

Osservare dei miglioramenti:

Esempio di risposta di un Volontario Adulto:

“Beh, in questo caso devo dire che mi gratificano i loro miglioramenti,

anche se piccoli, ma per persone con delle difficoltà non indifferenti,

ed estremamente vivaci, si vede che qualcosa migliora”

Sentirsi/ rendersi utile :

Domanda 4 a b totaleVolontari Adolescenti Femmine 4 1 5Volontari Adolescenti Maschi 7 2 9Volontari adulti 2 1 3Operatori 3 0 3

Legenda:

a. nell’aiutareb. nel riuscire in ciò che si fa

Esempio di risposta di un Adolescente Maschio:

“Mi gratifica il fatto di poter uscire di qui e pensare di aver comunque

conosciuto altre persone al di fuori dell’ambito scolastico; al di fuori di

qualunque altra cosa. Anche il fatto di aver aiutato questi bambini, di

aver potuto offrire un aiuto, qualcosa a loro. Questo mi dà

soddisfazione: sono contento di poter fare qualcosa per gli altri”

Riconoscimento/valorizzazione dell’azione svolta di chi aiuta:

Domanda 4 a b totaleVolontari Adolescenti Femmine 2 9 11Volontari Adolescenti Maschi 2 4 6Volontari adulti 2 3 5Operatori 6 6 12

115

Page 116: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Legenda:

a. mostrano entusiasmo, partecipano alle attività, ti chiedono quando ricomincia Gancio, sono soddisfatti, si divertono, sono felici,vengono sempre agli incontri

b. attraverso una dimostrazione personale (ti dicono grazie, con piccoli gesti, parole, ti riconoscono che dedichi loro del tempo, se ti incontrano fuori parlano con te, ti salutano, ti baciano, ti abbracciano)

Esempio di risposta di una Volontaria Adolescente:

“Mi gratifica l’affetto dei bambini che comunque ti conoscono e si

affezionano a te, il fatto che ti vedono passare per strada e ti

salutano”.

Tipo di legame/relazione:

Domanda 4 a b c Totale

Volontari Adolescenti Femmine 1 10 0 11Volontari Adolescenti Maschi 0 2 0 2Volontari adulti 0 0 0 0Operatori 2 2 5 9

Legenda:

a. legame in senso genericob. di amicizia, d’affettoc. di fiducia, diventi un punto di riferimento

Esempio di risposta di una Operatrice:

“Le gratificazioni maggiori sono legate al fatto che i ragazzini contano

su di te in quanto persona, perché sei proprio tu, diversa dalle altre, si

ricordano di te, ti aspettano, ti cercano come punto di riferimento.

Sanno che tu ci sei e puoi essergli vicino anche se loro hanno e sanno

di avere qualche problema. Ti aspettano per parlare con te e di

conseguenza diventi un loro punto di riferimento, ti fanno sentire

utile, vedi che sei in grado di avere dei risultati concreti. Non sei vista

come una professionista, ma come una persona a loro vicina”.

Interesse personale:

a. per il piacere di fare i compitib. nel fare le attività ricreative

116

Page 117: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

c. conoscere personed. piacciono i bambini

Grafico n. 6. “Nello svolgimento della tua mansione cosa hai trovato di gratificante?”

0

10

20

30

40

50

Nello svolgimento della tua mansione cosa hai trovato di gratificante?

Adolescenti M % 4 43 29 9 14

Adolescenti F % 8 13 30 30 19

Volontari Adulti % 38 24 38 0 0

Operatori % 20 10 40 30 0

Osservare miglioram

enti

Sentirsi utile

Valorizzazione di chi

aiuta

Tipo di legame

Interessi personali

Dalla rappresentazione grafica (vedi grafico n.6), si osserva come

per i maschi la maggiore gratificazione provenga dall’aiutare in

quanto ci si sente utili, questo va unito alla considerazione che questa

azione viene valorizzata, riconosciuta principalmente da chi riceve

l’intervento con una manifestazione oggettiva, ad esempio un

ringraziamento. Per le femmine, viene messa in luce ancora una volta

la dimensione relazionale, sociale e non individuale; infatti è

importante notare che tra loro e i bambini si sviluppa un legame di

amicizia, d’affetto sottolineata ancora una volta da una sua

dimostrazione. “L’interesse personale” per le femmine è sempre

presente, dato che si sentono portate per questo settore, ciò potrebbe

spiegare il motivo per cui le operatrici siano tutte donne.

Possiamo dire, che per tutti i gruppi è di estrema importanza la

valorizzazione del lavoro svolto all’interno dei Work-Shop, con l’unica

117

Page 118: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

differenza che per gli operatori questa si manifesta anche in quello

che è un coinvolgimento nell’attività pomeridiana. Importante

soprattutto per i volontari adulti è riuscire a vedere i miglioramenti

della loro azione.

I fondatori, hanno risposto che si sentono gratificati nel

trasmettere le proprie conoscenze, si ha la possibilità di lasciare libera

la propria parte creativa, quando si osservano dei miglioramenti, ma

anche quando si ha un riconoscimento del progetto a livello

istituzionale.

Arrivati a questo punto, non rimane che analizzare quali sono le

maggiori difficoltà incontrate in questo percorso, attraverso la quinta

domanda dove si sono individuate le seguenti categorie semantiche:

Caratteristiche di chi aiuta:

a. difficoltà a relazionarsi (timidezza, nel socializzare)b. attitudini personali (difficoltà nei compiti, imparare i nomi, attività creative)

Caratteristiche di chi è aiutato: a. comportamenti aggressivo, oppositivo, duro, svogliato, vivace

Esempio di risposta di una Volontaria Adolescente:

“Magari la turbolenza di alcune persone, e il fatto che io non abbia del

polso, per cui quando mi dicono: “io non voglio fare i compiti”, io non

riesco a dire: “sì tu devi fare come dico io”. Cerco di solito di

mettermi in coppia con dei ragazzi che sono abbastanza diligenti, se

no è un disastro!”

Gestione delle distanze nella relazione :

Domanda 5 a b c d Totale

Volontari Adolescenti Femmine 0 0 4 0 4Volontari Adolescenti Maschi 0 2 2 0 4Volontari Adulti 0 0 0 0 0Operatori 1 1 0 1 3

Legenda:

118

Page 119: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

a. gestione della distanzeb. dei volontari verso gli utenti c. approccio iniziale (formare un gruppo, trovare confidenza ecc.)d. tra coordinatori e volontari

Nella comunicazione:

a. usare un linguaggio adatto ai bambinib. farsi capire, spiegare

Gestire situazioni concrete:

a. imprevisto (caos, incominciano a litigare, pochi o troppi volontari ecc.)b. gestione delle dinamiche di gruppo

Esempio di risposta di una Operatrice:

“La difficoltà è nella gestione di alcuni momenti con i bambini che

comunque sono bambini problematici, e si sente! Ci sono alcuni

momenti in cui si crea un po’ di caos proprio perché si vedono in

modo tangibile le difficoltà di questi ragazzi nella socializzazione”.

Nel mantenere il controllo:

Domanda 5 a b c TotaleVolontari Adolescenti Femmine 7 0 4 11Volontari Adolescenti Maschi 0 2 0 2Volontari Adulti 1 2 0 3Operatori 0 0 1 1

Legenda:

a. farsi ascoltare, farsi rispettare, mantenere autoritàb. mantenere le regole (fargli fare i compiti ecc.)c. farli stare attenti/concentrati

Gestione dei propri sentimenti:

a. frustrazione, senso di inutilità, senso di impotenza

Esempio di risposta di un Volontario Adulto:

“Quando ti trovi di fronte a ragazzini che vivono problemi veramente

seri, ad esempio una volta avevamo un ragazzino che veniva

picchiato dal patrigno, in questi casi ti rendi conto di quanto tu sia

impotente nei confronti della situazione, e di quanto non sia giusta la

cosa, di quanto poco tu possa fare”.

119

Page 120: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Nessuna

Grafico n.7. “Dove hai incontrato le maggiori difficoltà”

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?

Adolescenti M % 13 25 25 12 0 13 0 12

Adolescenti F % 18 21 12 9 3 34 3 0

Volontari Adulti % 33 17 0 0 0 25 25 0

Operatori % 5 10 14 4 43 5 19 0

Carat. di chi aiuta

Carat. di chi

è

Gest. distan

ze

Nella comunicazio

Gest. situazi

oni

Mantenere

contro

Gest. sentim

enti

Nessuna

Per le femmine, le maggiori difficoltà sono legate al mantenere il

controllo della situazione, ciò è dato dall’interconnessione tra quelle

che sono le proprie fragilità (essere timidi, poco forti), e al fatto di

trovare dall’altra parte dei bambini particolarmente vivaci. Per i

maschi, le cose sono differenti, infatti per loro le maggiori difficoltà

sono date dalla gestione dei bambini, perché sono meno abituati a

relazionarsi e non sanno come farlo, cosa che poi si stempera con il

tempo e con la conoscenza reciproca.

Questo grafico, è caratterizzato (vedi grafo n.7) da picchi molto

rilevanti. Notiamo, come a differenza degli adolescenti dove le

maggiori problematiche sono rivolte all’atro, per i volontari adulti

invece, le maggiori difficoltà si hanno nei confronti di se stessi, si

sentono come se fossero poco adatti a questo tipo di attività, fanno i

conti con i propri sentimenti e fragilità.

Per gli operatori, le problematiche in questo caso sono legate più

che altro al loro ruolo di coordinatori di un Work-Shop, alla sua

120

Page 121: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

gestione ed ai sentimenti quali per esempio di frustrazione che da

essa scaturiscono, cosa che per gli adolescenti non avviene. Essi

sembrano rimanere concentrati più sulle dinamiche che sui propri

sentimenti.

Le difficoltà maggiori incontrate dai fondatori sono legate

principalmente al piano organizzativo in particolare: al reperire fondi,

strutture, i volontari ecc. In tale ambito possono anche essere

considerate le frustrazioni scaturite dal mancato riconoscimento, e la

continua necessità di doversi relazionare ed interagire ogni anno con

persone differenti.

Dalla domanda precedente, ne consegue la necessità di

individuare quali sono gli elementi che permettono di superare le

difficoltà che si incontrano attraverso la sesta domanda.

Le categorie individuate sono:

Strategie Individuali:

Domanda 6 a b c TotaleVolontari Adolescenti Femmine 9 0 3 12Volontari Adolescenti Maschi 1 5 2 8Volontari adulti 3 1 1 5Operatori 1 1 2 4

Legenda:

a. creatività, flessibilità, essere aperti, far finta di sapere le cose, prove ed errori, si modifica il proprio comportamento

b. convincere, insistere, forza di volontàc. riflettere, pazienza, rimanere calmo

Esempio di risposta di una Volontaria Adolescente:

“Ad esempio l’anno scorso c’era un ragazzino che era impossibile

tenere, allora gli dicevo: “se fai tutti compiti, ti do una caramella”

121

Page 122: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

oppure portavo una Fanta che bevevamo tutti insieme, solo quando

avevamo finito i compiti”.

Esempio di risposta di un Volontario Adolescente:

“Cerco di fare il mio dovere comunque, visto che mi affeziono al

bambino e non voglio abbandonarlo anche se magari ha dei problemi.

È una cosa che mi sento di fare e lo faccio ben volentieri per lui”.

Trovare dei riscontri nell’attività:

a. gratificazione, aiutareb. miglioramenti del bambino

Condivisione/confronto con altri:

Domanda 6 a b c d TotaleVolontari Adolescenti Femmine 4 2 1 2 5Volontari Adolescenti Maschi 3 1 0 1 5Volontari adulti 1 1 0 0 2Operatori 2 7 1 2 12

Legenda: a. tra i volontari b. gruppo, staff c. chiedendo consigli, parlare con qualcuno

d. coordinatrici

Coinvolgimento del diretto interessato

Conoscenza:

Domanda 6 a b c TotaleVolontari Adolescenti Femmine 0 1 5 6Volontari Adolescenti Maschi 0 1 1 2Volontari adulti 0 0 1 1Operatori 2 2 0 4

Legenda:

a. formazioneb. tempo, esperienzac. del gruppo, della persona

122

Page 123: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Carattere di chi aiuta:

a. incoscienza, positività, predisposizione, socievolezza

Esempio di risposta di un’Operatrice:

“Le difficoltà le ho superate a vario livello: un po’ attraverso momenti

formativi tra me e i volontari, un altro livello è rappresentato dalle

riunioni di staff, quindi attraverso la rete che sta dietro al mio lavoro.

Ad esempio gli operatori coinvolti ad un livello di supervisione rispetto

al mio e anche attraverso la collaborazione con la scuola perché

comunque questo è un altro tassello importante …”

Analizzerò ora, le risposte avvalendomi della loro rappresentazione

grafica tramite istogramma.

Grafico n.8. “Quali sono stati gli elementi che ti hanno permesso di superare le difficoltà?”

123

Page 124: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

Quali sono stati gli elementi che ti hanno permesso di superare le difficoltà?

Adolescenti M % 44 5 28 6 12 5

Adolescenti F % 40 0 30 10 20 0

Volontari Adulti % 46 18 18 9 9 0

Operatori % 15 11 44 11 15 4

Strat. individuali

Trovare riscontri

Condivisione

Coinvolgimento

interessato

Conoscenza

Carattere di chi aiuta

Ancora una volta esistono delle differenze legate al genere, infatti i

maschi utilizzano delle strategie legate al dovere, alla forza di volontà

mentre le femmine alla creatività, all’inventiva. Per entrambi i gruppi

è importante la condivisione tra i volontari di pari età, risulta inoltre

rilevante anche la conoscenza dell’altro nella relazione che si

sviluppa. La stessa cosa si può considerare valida per i volontari adulti

dove non si riscontrano differenze significative rispetto al gruppo

precedente.

Un discorso differente, deve essere fatto per le operatrici, dove è

di estrema importanza la condivisione con il gruppo, lo staff che

lavora in Gancio, principalmente per un confronto, per ricevere

consigli dal punto di vista pratico e lavorativo. Si nota come utilizzino

maggiori strategie rispetto agli adolescenti, e dimostrino maggiore

padronanza della rete e delle interconnessioni che sta dietro il loro

lavoro.

I fondatori invece, si sono fatti forza tra di loro, trovando un alto

grado di complementarietà in modo da poter coprire tutte le facce

124

Page 125: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

della stessa medaglia, c’è chi è più portato all’interazione con i

giovani, chi alla formazione e chi a seguire la parte burocratica.

Quello che mi ha stupito è che essi sentono meno il peso della

gestione, delle difficoltà rispetto alle operatrici.

Passiamo ora alla domanda numero sette, dove si chiede ai

soggetti se lungo il loro percorso si sono senti sufficientemente

supportati.

A partire dalle risposte date, si sono individuate le seguenti

categorie semantiche:

Si da:

Domanda 7 a b c d e TotaleVolontari Adolescenti Femmine 12 1 9 1 0 23Volontari Adolescenti Maschi 3 1 2 1 2 9Volontari Adulti 0 0 5 2 0 7

Operatori 0 0 2 8 0 10Legenda:

a. volontarib. peers (amici, compagni di scuola)c. coordinatrice Work Shopd. staffe. con chi ha esperienza

Esempio di risposta di una Volontaria Adolescente:

“Penso che potrei parlare delle mie difficoltà con gli altri magari

prima con chi conosco meglio, e poi rivolgersi alle coordinatrici”.

No:

a. perché non ci si sente sufficientemente preparatib. perché ci si sente lasciati a se stessi

Esempio di risposta di una Operatrice:

“Sufficientemente supportata non proprio, ci sono un po’ dei vissuti di

solitudine, nel senso che questo è un lavoro che mi sono dovuta

inventare, quindi forse mancano un po’ di linee di base per dare un

senso comune di ciò che viene fatto nei vari laboratori….era una

sensazione che avevamo un po’ tutte di solitudine, di essere un po’

125

Page 126: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

mandate allo sbaraglio, bisognerebbe avere un po’ di strumenti di

lavoro…”

Si ricerca da soli la soluzione

Esempio di risposta di un Adolescente Maschio:

“Si, mi sento supportato comunque da me stesso, dalla mia volontà

d’animo, dalla mia volontà di crescere”.

Non si sono incontrate difficoltà

Grafico n.9. “Lungo il tuo percorso ti sei sentito/a sufficientemente supportato/a?”

Possiamo dire che i volontari si sentono supportati, soprattutto

ricercano un primo aiuto tra di loro, per poi rivolgersi alle coordinatrici

dei Work-Shop; è interessante notare che i maschi e in misura minore

anche le femmine, a questa domanda rispondono che si auto-

supportano, fanno da sé, dimostrandosi del tutto in linea con il fatto

che i maschi utilizzano quali elementi per superare le difficoltà la

propria forza d’animo e di volontà. La stessa cosa vale per i volontari

adulti. Tasto dolente, sono invece le operatrici che si sono sentite

126

Page 127: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

abbandonate soprattutto nei momenti iniziali, si sono sentite sole

senza una adeguata formazione, cosa che ovviamente si attenua con

l’esperienza.

I fondatori ancora una volta, si sono dati man forte tra di loro,

anche se si sono sentiti abbandonati/poco valorizzati dalle istituzioni e

dagli addetti ai lavori della stessa Ausl, cosa che adesso è venuta

meno attraverso il successo di questa attività.

IV.3.4 La bidirezionalità della relazione

Il senso delle ultime domande poste durante l’intervista, aveva lo

scopo di sondare con semplicità e discrezione, la percezione che i

soggetti avevano delle relazioni e dell’accompagnamento che si

vengono ad instaurare tra i membri del gruppo di lavoro.

L’ottava domanda infatti, vuole sapere cosa i soggetti pensano

di dare a chi accompagnano in questa attività?

Qui di seguito vengono esposte per ciascuna categoria individuata,

le sottocategorie in relazione ai singoli gruppi:

Ambiente libero e positivo:

a. trasmettere entusiasmo/positività

Esempio di risposta di un Volontario Adulto:

“Spero di dare una certa serenità innanzi tutto ai ragazzi, quindi far

passare dei momenti di serenità, di svago; è uno dei pochi momenti

magari in cui si stà in comunità”

Trasmettere le proprie conoscenze

127

Page 128: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Aiutare/dare una mano:

a. ad integrarli con gli altri, socializzareb. a scuola/compiti

Esempio di risposta di un Adolescente Maschio:

“Penso di dare un aiuto importante sia per quanto riguarda lo studio,

sia per socializzare con gli altri”

Relazione:

a. d’amicizia, affetto

Disponibilità/sostegno:

a. attenzione/tempo b. punto di riferimento/modello

Esempio di risposta di una Operatrice:

“Dare molto ascolto, ascolto perchè sento che ce n’è bisogno. Da

tutte le parti in qualsiasi direzione tu vada, io sento che è una delle

cose che manca di più proprio attenzione; io ti sto ascoltando non con

le orecchie, ti sto ascoltando, non di sfuggita secondo me è una cosa

che manca molto”

Nessuna risposta:a. Non lo sob. Devi chiedere a loro

Prenderò ora in considerazione per ciascuna categoria, la tabella dei

dati espressi in forma percentuale e la relativa rappresentazione

grafica attraverso l’istogramma per quanto concerne la domanda:

“Cosa pensi di dare alle persone che accompagni?”

Grafico n.10. Cosa pensi di dare alle persone che accompagni?”

128

Page 129: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

0

10

20

30

40

50

60

Cosa pensi di Dare alle persone che accompagni?

Adolescenti M % 6 31 50 13 0 0

Adolescenti F % 10 17 43 10 17 3

Volontari Adulti % 46 9 9 9 18 9

Operatori % 32 0 10 0 53 5

Ambiente positivo

Trsmettere conoscenz

eAiutare Affetto

Disponibilità/sostegno

Nessuna risposta

I risultati, a mio avviso più evidenti ed interessanti in questa

risposta, li noto nel confronto tra i volontari adolescenti, e gli adulti

(volontari, operatori). Infatti, i due gruppi di adulti cercano di

creare un ambiente positivo, rilassante, allegro, di svago, in poche

parole diverso da quello che i ragazzi vivono tutti i giorni, cercano

a mio avviso di proporre un’alternativa. Si osserva come gli adulti

abbiano una maggiore visione d’insieme, una maggiore

prospettiva, cosa che si nota solo in minima parte negli

adolescenti. Essi pensano di dare principalmente un aiuto

concreto, ad esempio nel fare i compiti, o nell’assecondare le

necessità di coloro che aiutano. Per gli operatori ciò che risulta

importante è la disponibilità, l’attenzione, infatti essi sostengono

che queste siano le dimensioni importanti nella relazione d’aiuto.

Infine i fondatori offrono le loro conoscenze, la possibilità di

inserirsi nel mondo del lavoro e la possibilità di meglio

comprenderlo.

129

Page 130: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

La contropartita del dare è il ricevere, infatti la nona domanda

chiede proprio cosa si pensa di ricevere da chi si accompagna.

Le categorie semantiche individuate sono:

Emozioni positive: ( felicità, allegria, simpatia ecc)

Dimostrazione d’affetto/fiducia:

Esempio di risposta di una Adolescente Femmina:

“Credo di ricevere tanto, non lo so, non so come spiegarlo…loro mi

danno sorrisi, abbracci, quando mi vedono per strada mi salutano,

sono queste le cose che mi danno”

Riconoscimento del lavoro svolto (ti ringraziano, ti dicono che sei brava, ti danno importanza ecc.):

a. vedere i miglioramenti

Esempio di risposta di una Volontaria Adulta:

“Ricevere…una gratificazione, una soddisfazione per il fatto che i

ragazzi ti ringraziano e comunque in alcuni casi si vedono in modo

evidente i risultati. Altre volte magari rimangono un po’ nascosti, ma

comunque sono sempre delle soddisfazioni”

Arricchimento personale:

a. ampliare la visioneb. capacità organizzativac. formazioned. insegnamenti

Esempio di risposta di una Operatrice:

“Di ricevere il fatto che mi metto nei panni di una difficoltà che io non

ho mai vissuto, mi sento così di acquisire una sensibilità maggiore

riguardo a certe cose, a certi comportamenti, su come trattare certe

persone, ho dovuto cambiare un po’ i miei codici e questo mi ha fatto

vedere un altro modo di relazionarmi con i bambini”

Nessuna pretesa

130

Page 131: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Nessuna risposta

Grafico n.11. “Cosa pensi di ricevere da chi accompagni?

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

Cosa pensi di RICEVERE da chi accompagni?

Adolescenti M % 0 29 36 12 6 17

Adolescenti F % 0 33 33 20 14 0

Volontari Adulti % 9 46 36 0 0 9

Operatori % 0 32 42 26 0 0

Emoz. positive

Dimostraz. affetto

Riconoscimento

Arricchimento

Nessuna pretesa

Nessuna risposta

Questa è la prima domanda in cui le risposte a più alta frequenza

date dei tre gruppi non si sono fortemente differenziate, risultano più

frequenti le affermazioni che esprimono la consapevolezza di ricevere

dalle persone accompagnate dimostrazioni d’affetto, di fiducia ed

infine, di veder riconosciuta l’attenzione che si rivolge all’atro.

Se nelle precedenti domande, ho cercato di indagare la relazione

esistente tra coloro che aiutano e chi viene aiutato, nelle ultime due

provo a conoscere l’eventuale relazione tra chi aiuta e la struttura che

li supporta, infatti nella decima domanda chiedo in particolare cosa

pensano di dare a chi ti accompagna.

Le categorie di riferimento sono:

131

Page 132: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Aspetto non considerato, nessuna risposta o risposta

inadeguata

Esempio di risposta di una Volontaria Adolescente:

“Non è più o meno la stessa cosa della precedente domanda? Dare

oltre che aiuti nelle materie, spiegazioni di quello che so, sperando

che siano giuste anche al di fuori della scuola e spero che loro da me

prendano esempio e che no si scordino mai”

Scambio reciproco

Aiuto concreto:

Domanda 10 a b c d Totale

Volontari Adolescenti Femmine 5 1 2 1 9Volontari Adolescenti Maschi 5 5 0 0 10Volontari Adulti 1 3 0 1 5Operatori 0 2 4 9 15

Legenda:a. aiuto concretob. possibilità di procedere, di portare avanti l’iniziativac. disponibilità/Tempod. proprie conoscenze/carattere

Esempio di risposta di una Operatrice:

“…senza il lavoro continuo dei tirocinanti e di quello delle persone del

servizio civile, diventerebbe difficile riuscire a mantenere e gestire la

fitta rete di Gancio che è molto ampia. In più le scuole richiedono un

impegno costante cosa che solamente i volontari non riuscirebbero a

gestire…”

Sostegno/punto di riferimento

Amicizia

Gragico n.12. “Cosa pensi di dare a chi ti accompagna?

132

Page 133: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

0

20

40

60

80

100

Cosa pensi di DARE a chi ti accompagna?

Adolescenti M % 12 6 63 6 13

Adolescenti F % 55 5 30 0 10

Volontari Adulti % 27 27 45 0 0

Operatori % 6 0 88 6 0

Nessuna risposta

ScambioAiuto

concretoSostegn

oAmicizia

Dal grafico (vedi grafico n.12), si osserva principalmente che le

femmine non sono in grado di rispondere a questa domanda al

contrario dei maschi, che ancora una volta, percepiscono il loro come

un aiuto concreto. Loro avvertono di dare una mano per riuscire a

mantenere la continuità nell’attività, cosa che altrimenti non sarebbe

possibile. L’aiuto indicato dalle operatrici, lo definirei più un apporto in

termini di conoscenze e competenze acquisite sul campo, da mettere

a disposizione dello staff come strumento al quale attingere nelle

situazioni concrete. È una sorta di restituzione di ciò che sono state in

grado di costruire nel corso del tempo.

Per quanto riguarda i fondatori, considero le loro risposte rientrare

in un’unica categoria: quella della consapevolezza del proprio ruolo.

Infatti, se tra loro è scambio e confronto, nei riguardi degli operatori

essi sentono di rappresentare i punti di riferimento per la trasmissione

generazionale delle abilità personali e professionali acquisite.

L’ultima domanda chiedeva, cosa si pensa di ricevere da ti

accompagna, concludendo così la circolarità della relazione.

133

Page 134: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Le categorie semantiche individuate sono:

Aspetto non considerato, nessuna risposta o risposta

inadeguata

L’opportunità di fare questa esperienza:

Conoscenze/crescita personale:

Domanda 11 a b c TotaleVolontari Adolescenti Femmine 5 0 3 8Volontari Adolescenti Maschi 3 0 0 3Volontari Adulti 2 1 0 3Operatori 0 4 5 9

Legenda:a. conoscenza/crescita personaleb. competenze diverse, formazionec. scambio reciproco, confronto

Esempio di risposta di una Operatrice:

“Gancio mi dà le competenze, e aumenta le mie capacità

professionali, mi insegna a sapermi muovere in percorsi che solo

all’apparenza sembrano semplici, ma che in realtà sono molto

complessi anche semplicemente dal punto di vista burocratico”

Sostegno/aiuto:

Riconoscimento/apprezzamento

Amicizia/affetto

Esempio di risposta di un Adolescente Maschio:

“Sicuramente c’è un bel rapporto di amicizia anche perché le persone

che ci sono qua le conoscevo anche prima e quindi posso conoscere

persone nuove e ricominciare vecchie amicizie, è uno scambio

interessante quello che si ha in questa attività”

134

Page 135: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Prenderò ora in considerazione per ciascuna categoria, la tabella

dei dati espressi in forma percentuale e la relativa rappresentazione

grafica attraverso l’istogramma per quanto concerne la domanda:

“Cosa pensi di ricevere da chi ti accompagna?”

Grafico n.13. “Cosa pensi di ricevere da chi ti accompagna?

A mio avviso le risposte più significative (vedi grafico n.13), sono

per il campione degli adolescenti, soprattutto per il fatto di non

sapere cosa si riceve forse perché non viene capita la domanda, o

perché non hanno mai pensato a questo tipo di reciprocità; infatti essi

non si sentono accompagnati, ma considerano chi li accompagna

come dei pari, che svolgono la stessa attività. Questo è legato al

fatto, che chi ha dato risposta a questa domanda, faceva riferimento

ai volontari o tutta al più, alle coordinatrici dei singoli Work Shop.

Ritorna ancora una volta l’importanza dell’amicizia come dimensione

sociale. È invece quasi scontato il fatto che le operatrici abbiano

indicato, la possibilità di crescita sia sul piano personale che

professionale.

135

Page 136: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

Per i fondatori naturalmente, esiste una circolarità nel dare e nel

ricevere nel senso che c’è un interscambio di complementarietà.

IV.4 Conclusioni

Tutti noi sappiamo, non fosse altro per la pratica quotidiana,

quanto siano complesse le relazioni interpersonali.

La relazione è incontro, è scontro, comunque è contatto tra

persone, è scambio reciproco, è un dare ed un ricevere, a volte è

silenzio, altre è manifestazione intensa, è un’esigenza fondamentale

di ciascuno di noi.

La realtà di Gancio Originale (Cap.3), offre la possibilità a chi vi

partecipa e in particolare agli adolescenti, di potersi confrontare,

sperimentare in un ambiente protetto dove si possono esprimere

esigenze di autonomia e di indipendenza, ma ciò avviene sempre

sotto una continua supervisione ( Gould p.12). È un laboratorio sociale,

in cui gli adulti che entrano in contatto con i giovani sono considerati

spesso come dei pari, o tutt’al più delle persone a cui rivolgersi solo in

caso di problematiche tali da non riuscire a risolvere da soli (domanda

n.7). Si tratta di una manifestazione comune per gli adolescenti, essi

infatti si allontanano dalla figura degli adulti per rivolgersi al gruppo di

coetanei (cap.1 p.23), al fine di confrontarsi e costruire la propria

identità. Questo lo si può notare nelle risposte alla domanda n.7, dove

essi affermano di ricercare soluzioni ai problemi nella maggior parte

dei casi da soli o di rivolgersi ai compagni, solo in ultima battuta

chiedono indicazioni alle coordinatrici del Work-Shop.

L’associazione Gancio Originale, come menzionato nel capitolo 3,

cerca di avvicinare i giovani senza forzare le distanze soprattutto

nell’intento di valorizzarli, essi infatti individuano difficoltà diverse

dagli operatori: gli adolescenti maschi (domanda n.5) segnalano di

136

Page 137: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

temere la relazione con il bambino, fatto che per altro vedono

attenuarsi, man a mano che cresce la conoscenza dell’altro, le

femmine hanno paura di non riuscire a mantenere il controllo della

situazione sia a causa delle loro caratteristiche individuali (timidezza,

debolezza…), sia per l’irruenza o la forza di carattere dell’altro,

mentre gli operatori adulti indicano problematiche sul piano

organizzativo.

Numerose sono le motivazioni (cap.2 p.47, 48, 49), che portano ad

intraprendere questo percorso (domanda n.2), gli adolescenti sono

spinti dal desiderio di provare nuove esperienze (i maschi) o

assecondare attitudini personali nel rapporto con i bambini (le

femmine), ma credo che alla base ci sia anche il bisogno di incontrare

“l’altro”, di condividere quest’esperienza con i propri compagni o

amici (operatori, volontari, utenti).

Per gli adulti (volontari e operatori), la principale motivazione è

legata all’ “interesse professionale” (domanda n.2).

L’esperienza è certamente un’occasione che favorisce lo sviluppo

del sé, della conoscenza delle proprie aspirazioni e che prosegue nel

tempo, tant’è vero, che si trovano frequentemente adulti soprattutto

tra gli operatori, che hanno iniziato questo percorso attraverso un

passato di solidarietà sia all’interno di Gancio Originale che in altre

organizzazioni (domanda n.2).

Inoltre, le persone che operano attivamente in questo ambito,

sottolineano tutte di ricevere come gratificazione tale da stimolarli nel

proseguire (domanda n.4), l’apprezzamento che viene rivolto loro dai

bambini attraverso manifestazioni di diverso tipo; spesso questo li

può far sentire importanti, fa crescere la propria autostima ( Hartmann

p.42).

Nello svolgimento delle attività è scaturito un livello di

consapevolezza e generalizzazione diverso tra adolescenti ed adulti

(domanda n.8): come appare naturale, i giovani volontari avvertono le

esigenze più concrete, immediate, legate al contesto, mentre gli

137

Page 138: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

La Ricerca

adulti rivolgono attenzione allo scenario più generale, fanno proiezioni

che travalicano la situazione contingente.

Alcune cose mi hanno sorpresa e una di queste è la constatazione

che gli adolescenti, soprattutto i maschi, non avvertono difficoltà e

quando ne intravedono una, cercano la soluzione da soli; gli operatori

invece, lamentano difficoltà perché non si sentono supportati in

modo adeguato (domanda n.7), soprattutto nel momento iniziale

quando dalla simulazione si passa alla realtà concreta.

Durante lo svolgimento delle interviste alcune domande in

particolare generavano stupore negli adolescenti, erano quelle

relative alla percezione di essere “accompagnati” (domande n.10/11); lo

stupore comunicava l’assoluta novità della mia affermazione come se

mai ci fosse stata questa intuizione.

I dati hanno confermato quanto colto empiricamente, dimostrando

che i volontari giovani si sentono come nodi di una rete in cui i punti

di intersezione, le relazioni tra chi opera nell’associazione sono alla

pari.

La mancanza di percezione della gerarchia dell’organizzazione,

non significa che essa non esista, ma semplicemente che essa non si

è manifestata o che l’attenzione dei soggetti era rivolta altrove; essa

resta però a mio avviso, un punto di forza che favorisce la

razionalizzazione del lavoro e lo sviluppo dell’autonomia.

Non sono da trascurare però altre considerazioni riguardo

“l’aggancio” degli adolescenti all’associazione: in primo luogo il fatto

che sia la scuola a proporlo, oltre a portare una capillare conoscenza,

fornisce anche una certa garanzia, fiducia verso l’iniziativa, in

secondo luogo il cosiddetto “passa parola” tra compagni e il non

banale discorso dell’acquisizione dei crediti formativi.

Gancio Originale lavora con e per i giovani, li responsabilizza li

fa sentire utili esaltandone le risorse e le potenzialità, ciò li gratifica

con un ruolo che neanche loro sanno di possedere.

138

Page 139: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

La valorizzazione del singolo in quanto persona, il suo

coinvolgimento diretto nell’attività rappresentano, a mio avviso,

elementi importanti dell’organizzazione, come del resto il luogo dove

avviene il contatto: la scuola (cap.1 p.8). L’incontro a scuola ha favorito

le adesioni, infatti pochi di loro si sarebbero altrimenti avvicinati a

questa forma di volontariato (domanda n.2).

L’aiuto nello svolgimento dei compiti offre ai bambini l’opportunità

di essere ascoltati, di sentirsi al centro dell’attenzione, di trascorrere

alcune ore di serenità, offre una pausa dal disagio, ma nel contempo

anche agli adolescenti fornisce l’occasione di sperimentare soluzioni,

di acquisire consapevolezza delle proprie motivazioni sotto la

supervisione di qualcuno che è lì per favorire queste operazioni.

L’essere “accompagnati” può consentire un transito nelle varie

esperienze della vita in modo meno traumatico, può aprire nuovi

orizzonti, può far sentire meno soli.

139

Page 140: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

Indice dei grafici

e delle tabelle

Grafico 1 – “In riferimento alla tua attività in Gancio Originale, se

dico accompagnamento cosa ti viene in mente?” 101

Grafico 2 – “Quali sono i motivi che ti hanno portato/a a svolgere

la tua attività in Gancio Originale? 102

Grafico 3/4/5 – “Ti aspettavi qualcosa di diverso prima di iniziare

questo percorso?” 109/110/111

Grafico 6 – “Nello svolgimento della tua mansione cosa hai trovato

di gratificante?” 114

Grafico 7 – “Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?” 117

Grafico 8 – “Quali sono stati gli elementi che ti hanno permesso di

superare le difficoltà?” 121

Grafico 9 – “Lungo il tuo percorso ti sei sentito/a sufficientemente

Supportato/a?” 123

Grafico 10 – “Cosa pensi di dare alle persone che accompagni?” 126

Grafico 11 – “Cosa pensi di ricevere da chi accompagni?” 128

Grafico 12 – “Cosa pensi di dare a chi ti accompagna?” 130

Grafico 13 – “Cosa pensi di ricevere da chi ti accompagna?” 132

Tabella 1 – Due diversi modelli di socializzazione 16

Page 141: L’esperienza di volontariato da parte dei protagonisti: il caso di Gancio Originale a Reggio Emilia

Capitolo IV

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