L’epos La lirica La favola La fosof, la gf...

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L’epos La lirica La favola La flosofa, la geografa e la storiografa L’età arcaica XIII Guerra di Troia XII-X Invasione dorica XIV sec. a.C. XIV-XIII Apice dei regni micenei VIII Seconda colonizzazione VIII-VII Formazione della polis VIII-VII Composizione orale dei poemi omerici X Prima colonizzazione 680-640 ca Attività poetica di Archiloco, Semonide, Tirteo 680-650 Gige re di Lidia VII-VI Tirannidi in Grecia e nelle colonie VII Prima probabile codifca scritta dei poemi omerici Vita e opere di Esiodo

Transcript of L’epos La lirica La favola La fosof, la gf...

Lepos

La lirica

La favola

La flosofa, la geografa e la storiografa

Let arcaica

XIII

Guerradi Troia

XII-X

Invasionedorica

XIV sec. a.C.

XIV-XIII

Apicedei regnimicenei

VIII

Secondacolonizzazione

VIII-VII

Formazionedella polis

VIII-VII

Composizioneorale dei poemiomerici

X

Primacolonizzazione

680-640 ca

Attivitpoetica diArchiloco,Semonide,Tirteo

680-650

Gigere di Lidia

VII-VI

Tirannidiin Greciae nellecolonie

VII

Prima probabilecodifca scrittadei poemiomerici

Vita e opere diEsiodo

530-520

Speculazioneflosofca diPitagora

VI sec. a.C.

595

Solonearcontead Atene

630 ca

Attivit diMimnermo,Alcmane enascita diStesicoro

564-546

Cresore diLidia

560-528

Pisistratotirannoad Atene

590

Pittacoal poterea Mitilene

590

Attivitpoeticadi Solone,Saffo,Alceo

560-528

Redazionepisistraticadei poemiomerici

Attivitpoeticadi Ipponatte

559-529

Ciroil Grandere diPersia

550 ca

Attivitdi Teognidee diAnacreonte

Nascitadi Ibicoe di Simonide

522-486

Regnodi Darioin Persia

520-518

Nascitadi Pindaroe di Bacchilide

508-507

Riformadi Clistenead Atene

500 ca

Attivitdi Eraclito

492-479

Guerrepersiane

450 ca

Erodotoiniziaa scriverele Storie

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I Greci e la loro letteratura

L a letteratura greca antica comprende le opere composte in lingua greca tra lVIII secoloa.C. e il VI d.C.Per noi europei del ventunesimo secolo lo studio di questa letteratura importante, perch dal-la civilt greca abbiamo desunto le forme essenziali del nostro modo di pensare e dal confrontocon la letteratura greca abbiamo ricavato i modi per comunicare i nostri pensieri. NellEuropadei nostri tempi la maggioranza delle persone non sa il greco antico e conosce solo in misuralimitata i prodotti dellimmaginario e della cultura greca, ma tutti rifettono e comunicanonelle forme che sono state create dai Greci. Lo studio di quella civilt dunque necessario perritrovare la coscienza di noi stessi e insieme per scoprire le origini della nostra civilt.

Lindoeuropeo | I Greci scesero nella penisola mediterranea, che prese da loro il nome, intorno al1900 a.C. Provenivano probabilmente da una regione collocata ai confni tra lEuropa e lA-sia; il loro idioma presentava caratteristiche comuni a molte altre lingue parlate in unarea chesi estendeva dallEuropa allIndia, e che erano perci dette indoeuropee.

Tra le principali lingue indoeuropee vi erano il celtico, il germanico, il latino e i dialetti itali-ci, il greco, larmeno, lo slavo, lhittita, liranico e il sanscrito, oltre a vari sottogruppi linguistici.

Non sappiamo se siano mai esistiti una vera e propria lingua indoeuropea e un popolo indo-europeo: pi probabile che si trattasse di gruppi di trib che parlavano lingue afni; in ognicaso nella linguistica moderna con il termine indoeuropeo si indica solo una serie di carat-teristiche comuni a questi gruppi linguistici, che consentono di ricostruire la storia specifcadi ognuno di loro e i loro rapporti reciproci.

Da dove venivano i Greci? | Seguendo la tradizione greca, siamo soliti chiamare con il nome diPelasgi i popoli che abitavano la penisola greca prima che gli indoeuropei vi scendessero:tracce della loro esistenza sono ricavabili da alcuni miti, ma soprattutto da certe parole, chenon si ritrovano in altre lingue indoeuropee e sono formate con temi e sufssi strutturalmen-te diversi da quelli dellindoeuropeo. Si tratta dei termini che indicano il mare, , ele piante mediterranee, come la vite, , lulivo, , la menta, . Il fatto che

Celtico

Celtico

Celtico

Latinoe dialetti

italici

Germanico

Slavo

Greco Hittita

Armeno

Sanscrito

Iranico

Iranico

Slavo

INDOEUROPEO

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i Greci indoeuropei non avessero nella loro lingua tali parole prova che essi non provenivanodallarea mediterranea, ma dovevano essere originari di un paese lontano dal mare, probabil-mente situato tra lEuropa centrale e lAsia.

I Greci chiamavano se stessi, Elleni,, Achei; il nome di Greci, Graeci, fu da-to loro dai Romani. Essi si fusero con i popoli indigeni che trovarono nella penisola, e da quelli im-portarono anche parecchie usanze, oltre a molte parole che non avevano nella loro lingua.

La civilt minoica a Creta | Nei secoli in cui i Greci scendevano dal Nord e si installavano nella Gre-cia continentale, nellisola di Creta for una splendida civilt, che gli archeologi chiamano mi-noica dal nome del mitico re Minosse. Tra il 2000 e il 1700 a.C. furono costruiti in quellisola,nelle localit di Cnosso, Mallia, Festo, vasti palazzi, dimore dei re, che nello stesso tempo avevanofunzione di santuari e di magazzini per armi e provviste: questi palazzi erano adorni di splendididipinti a colori vivaci, e vi si producevano oggetti preziosi, lavorati con arte rafnatissima. I mer-canti cretesi dominavano il mare e avevano rapporti con tutto il Mediterraneo orientale, Siria,Egitto ed Asia minore, e anche con la Grecia: intorno al 1600 a.C. oggetti di ceramica e di oref-ceria cretesi si ritrovano nei palazzi reali di Micene e di altre localit del Peloponneso.

La civilt micenea | Nella penisola greca, a partire dal XVI secolo a.C., si svilupp la civilt mi-cenea, cos detta da Micene, uno dei principali centri. Fu la prima civilt sicuramente gre-ca, nata dagli Achei stanziati nel Peloponneso. Essa mostra caratteristiche diverse da quel-la cretese: mentre i palazzi cretesi si sviluppavano orizzontalmente con grandi terrazze ecortili e non erano fortifcati, quelli dei Greci erano fortezze cinte da mura monumentalie costruite in luoghi elevati, in modo da controllare le vallate dove sorgevano e le vie che leattraversavano. Mentre la civilt minoica era commerciale e marittima, quella micenea eraprevalentemente militare.

I regni micenei erano dei potentati che controllavano un territorio piuttosto limitato e fa-cevano capo ai palazzi reali, che erano il centro politico ed economico: il re (wanax) era cir-condato da dignitari, fra i quali aveva un ruolo preminente il capo militare (lawagetas); allabase della societ stava il popolo (damos). Oltre a Micene, i centri della civilt micenea furo-no: nel Peloponneso, Tirinto, vicina a Micene e Pilo, in fondo a una baia aperta sul Mediter-raneo; Corinto, sullistmo che collega il Peloponneso con la Grecia continentale; nellAttica,un centro miceneo stato riconosciuto nel sito che poi fu di Atene; altri sorsero a Tebe nellaBeozia, e infne nella Tessaglia e nellElide.

Lespansione micenea | Intorno al 1450 i Micenei invasero e sottomisero Creta. Non sappiamocome sia avvenuta questa invasione, e come sia stata possibile, data la grande potenza marina-ra dei sovrani di Creta. Qualcuno ha pensato di mettere questo evento in relazione con il ter-ribile terremoto che intorno al 1600 a.C. sconvolse lisola di Tera (oggi Santorini) nel sud

La Porta dei Leoni.XIV secolo a.C., Micene.

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dellEgeo, provocando tra laltro lesplosione di un vulcano sottomarino e con ogni verosimi-glianza unonda anomala di maremoto che devast tutte le coste dellEgeo. Secondo questaipotesi, londa avrebbe distrutto la fotta cretese, danneggiando assai meno i centri micenei,costituiti per lo pi da cittadelle fortifcate in luoghi alti, anche quando non erano lontane dalmare. I Micenei si sarebbero quindi ripresi molto prima dei Cretesi dalle conseguenze del ma-remoto e non avrebbero avuto difcolt a invadere e sottomettere i territori dellisola.

Lineare A e lineare B | La riprova dei rapporti fra Minoici e Micenei, oltre che nei miti che liriecheggiano, sta nella lingua. A Creta sono state ritrovate iscrizioni su tavolette di terracot-ta con due scritture, dette lineare A e lineare B. Mentre la lineare A stata decifrata soloparzialmente, la lineare B una variante arcaica del greco, usata per scrivere documenti dar-chivio che indicano la distribuzione e la propriet delle terre, le oferte dovute ai sovrani e aisantuari, i rifornimenti di armi, di viveri e di metalli. Iscrizioni in lineare B si trovano sia a Cre-ta, negli strati archeologici posteriori allinvasione micenea, sia in tutti i luoghi in cui sorse lacivilt micenea.

Infussi minoici nella civilt micenea | Giacch siamo informati sulla civilt minoica dalle sco-perte archeologiche nei palazzi, possiamo renderci conto delle tracce che essa ha lasciato inquella micenea. Tutti i popoli indoeuropei praticavano una religione che vedeva al primo po-sto un dio maschio, per i Greci, Iuppiter per i Latini, Dyaus pitar per gli Indi, diodel cielo luminoso o tempestoso. I minoici onoravano invece una dea madre, la Potnia, rap-presentata in numerose pitture cretesi. I Greci onorarono Zeus ma anche la Potnia, immagi-ne della Terra, che aveva accanto a s una fgura maschile a lei sottomessa, il paredro, fglio osposo della Potnia. Gli storici delle religioni hanno riconosciuto nella coppia cretese un cultoagrario, della Terra madre e di un dio della vegetazione.

Sviluppo e fne della civilt micenea | La civilt micenea prosegu ancora fno al XII secolo. I palazzifurono cinti da grandi mura megalitiche e si arricchirono di tesori di vasellame prezioso e oggettidi rafnatissima orefceria. I commerci micenei si estendevano in tutto il Mediterraneo orientale,da Cipro allItalia meridionale; il mito dellassedio di Troia mostra che gli interessi delle monar-chie micenee raggiungevano il mar Nero, come limpresa degli Argonauti proietta i Micenei indirezione delle coste orientali di quel mare. Il nome del paese degli Achei, Akhiyafa, in un docu-mento hittita del XIV sec. a.C., ci fa pensare a una presenza micenea nellAsia minore.

Non sappiamo esattamente i motivi per cui nel XII secolo a.C. le monarchie micenee en-trarono in crisi e furono travolte da nuove invasioni. I miti tebani e micenei, che narrano disanguinose faide familiari, con tradimenti e uccisioni dei congiunti pi stretti, fanno pensarea lotte dinastiche che avrebbero indebolito le case regnanti, mentre unaltra tradizione ci rac-conta che dai Balcani sarebbe disceso un altro popolo, anchesso di stirpe greca, i Dori, e chequesto, intorno al Mille, avrebbe attraversato tutta la penisola per installarsi nel Peloponneso.

La prima colonizzazione e i dialetti greci | Linvasione dorica indebol ulteriormente e infnespense la civilt micenea, con i suoi palazzi monumentali e le splendide suppellettili: i palazzifurono incendiati, e sono rimaste solo le tavolette di argilla contenute negli archivi, cotte dalcalore delle famme.

Molte popolazioni micenee si rifugiarono al di l dellEgeo, sulle coste dellAsia minore. quella che viene detta prima colonizzazione. Questo movimento migratorio ebbe tre puntidi partenza e diede luogo a tre gruppi di insediamenti, ben riconoscibili anche per la lingua.

A nord le genti originarie della Tessaglia e della Beozia, che parlavano un dialetto eolico, siinstallarono a Lesbo e sulla costa antistante, fondando un gruppo di citt di cui la pi impor-tante era Smirne.

I profughi dallAttica e dallEubea, che parlavano un dialetto ionico (con la variante attica),fondarono le colonie di Mileto, Efeso, Colofone, Chio e Samo.

Infne gli stessi Dori invasori, stanziati nel Peloponneso, incalzati da altre trib della lorostirpe, si spostarono oltre il mare, a Creta, a Rodi e sulla costa meridionale dellAsia minore,

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dove fondarono Cnido e Alicarnasso, esportando il loro dialetto, il dorico, appunto. Nelnord-ovest della Grecia, dallEpiro allEtolia, cos pure in Acaia e nellElide, rimaseropopolazioni che parlavano dialetti affini al dorico (i cosiddetti dialetti del nord-ovest)di cui abbiamo solo testimonianze epigrafiche e nessun documento propriamente let-terario. Una parte degli abitanti del Peloponneso si trasfer invece a Cipro, mentre altrisopravvissero nella regione montuosa e impervia al centro di quella penisola, lArcadia:per questo il dialetto arcadico conserv molte caratteristiche comuni con quello cipriota.

Nel corso della storia della letteratura greca avvenne poi un fenomeno singolare: i ge-neri letterari rimasero a lungo legati al dialetto che per primo li aveva espressi. Ne esem-pio evidente la lirica corale, che nasce in dorico e in dorico viene composta anche quandolautore ateniese e sta scrivendo le parti corali di una tragedia attica.

Il Medioevo ellenico | Nella Grecia continentale come pure nella Ionia, tra il XII e lVIIIsecolo a.C., cio durante let del ferro, le stirpi greche vissero un periodo oscuro, del qua-le abbiamo poche notizie: la scarsit di reperti ci fa pensare che siano andate perdute letecnologie micenee, dallarchitettura, alla lavorazione della pietra, alloreficeria. Perfinolalfabeto, con cui gli scribi micenei avevano annotato le rendite dei palazzi e dei templi,fu dimenticato e la Grecia fu priva di scrittura. Il ricordo della splendida et ormai pas-sata sopravvisse in un ricchissimo patrimonio di canti e di leggende, che costitu liden-tit nazionale del popolo greco in quel periodo e in quelli successivi, la leggenda eroica.Questa raccontava le vicende dei principi di Micene e di Pilo, i quali erano andati a con-quistare Troia, una citt lontana che dominava il passaggio verso il mar Nero e lOrientefavoloso, e dei principi di Tebe, che si erano a lungo dilacerati in una serie complessa didelitti familiari, coinvolgendo perfino gran parte della Grecia nella contesa tra i due figlidel re dipo per la successione al trono.

Dialetto ionico-attico

Dialetto dorico

Dialetto eolico

Dialetto arcadicoDialetti del nord-ovest

TESSAGLIA

TROADEMISIA

LIDIA

CARIA

LICIA

EUBEA

BEOZIA

ARCADIA

LACONIA

ATTICA

Tera

Nasso

Lesbo

Lemno

Rodi

Corcira

MACEDONIA

LarissaDodona

Zacinto

Citera

Creta

Chio

Samo

PENISOLA

CALCIDICAEPIRO

ETOLIA

Delf Tebe

Corinto

Calcide

AteneArgo

Sparta

M a rE g e o

M a rIonio

Cnosso

Cnido

Mileto

Smirne

Mitilene

Troia

BisanzioTRACIA

Ma r N e r o

Cizico

Efeso

Alicarnasso

ELIDE

ACAIA

MESSENIA

ARGOLIDE

Colofone

Cipro

Micene

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La ripresa nellVIII secolo e la seconda colonizzazione | Gli uomini del cosiddetto Medioevoellenico ricordavano let micenea come un periodo splendido per leccellenza degli eroi chene erano stati protagonisti, superiori agli uomini del loro tempo e delle generazioni seguentiper ardimento e vigore guerresco. Questa memoria si tramand dallet micenea fno allVIIIsecolo, quando la depressione generale seguita allultima invasione cedette il posto a una ripre-sa di attivit economiche e di forme di civilt. Verso quellepoca in Grecia comparve di nuovola scrittura: fu infatti introdotta una forma di alfabeto adattata da quello fenicio.

Vi fu anche un consistente incremento della popolazione, al quale era difcile far fronteper la limitata estensione di terra coltivabile. Allora, dai centri della penisola greca e dellA-sia minore cominciarono a partire gruppi di coloni alla ricerca di spazi per nuove attivit dicoltivazione e di commercio, diretti verso varie parti del Mediterraneo, in particolare in dire-zione dellOccidente, dellItalia meridionale e della Sicilia. Accanto alle tradizionali aristo-crazie fondiarie, dedite allo sfruttamento di un suolo povero di risorse e scarsamente irrigato,apparvero nuovi gruppi sociali, che si avventuravano sul mare alla ricerca di nuove occasionidi attivit e di arricchimento. quella che viene defnita seconda colonizzazione.

Le direttrici della colonizzazione | Larea di difusione delle colonie era molto ampia: dallIta-lia meridionale (che fu detta Magna Graecia) e dalla Sicilia alle coste del Mar Nero, dal Me-diterraneo orientale e dalle coste egiziane fno a quelle della Spagna e della Gallia. Le coloniedi nuova fondazione erano citt del tutto autonome e indipendenti rispetto alla madrepatria,con la quale intrattenevano solo rapporti commerciali privilegiati e della quale mantenevanoil dialetto e le tradizioni culturali.

Le prime colonie nel Mediterraneo occidentale furono le euboiche Pithecusae (775 a.C.)e Cuma (760 a.C.), in Campania; seguirono Nasso, Leontini, Catania e Messina ancora nellaseconda met dellVIII secolo e nel 733 a.C. i Corinzi fondarono Siracusa, in Sicilia. Verso lafne del secolo seguirono le colonie achee di Sibari e Crotone, in Calabria, e Taranto, fonda-ta dagli Spartani, in Puglia. Nel secolo successivo, in molti casi non furono pi le citt dellaGrecia a dare origine a nuovi insediamenti, ma le colonie stesse: nel 675 i Cumani fondaro-no Partenope (Napoli) e i coloni di Sibari Poseidonia. Selinunte fu fondata da Megara Iblea,Imera da Messina, cos come Reggio sulla costa calabra. Nel 600 a.C. la colonia di Focea fon-d Marsiglia; nel 580 Gela fond Agrigento.

La polis | I centri che diedero vita alle colonizzazioni erano basati su una struttura politica e socialepeculiare del mondo greco, la polis. In Grecia ogni citt, cos come ogni piccola isola, costituivauno stato libero e autonomo. In origine (per esempio in Omero) la parola greca polis indicava larocca fortifcata, dove si trovavano il palazzo del re e il tempio. Ma ben presto il termine pass asignifcare la citt degli uomini, cio non tanto un luogo fsico ma la comunit dei poltai asso-ciati tra di loro. Al tempo della monarchia il re non era un sovrano assoluto, ma governava conlaccordo dei capi delle famiglie nobili, gli ristoi. Anche il popolo dei liberi (con lesclusionedelle donne e degli stranieri) partecipava allassemblea, nella quale venivano prese le decisionied erano scelti i magistrati che dovevano governare.

Non tutte le citt ebbero lo stesso modello disviluppo.

Ad Atene, la polis era retta da nove ar-conti, eletti dallEcclesia, lassembleacittadina. Dopo un anno gli arconti en-travano a far parte dellAreopago, unamagistratura che si occupava dei crimi-ni pi gravi e delloperato degli arconti.

Klix a fgure nere con scena navale. 520-500 a.C., Londra, British Museum.

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Allinizio il potere era tutto nelle mani delle famiglie nobili, ma dopo un periodo di tensionisociali il legislatore Solone (arconte nel 594 a.C.) stabil che il governo non doveva essere pinelle mani di una nobilt ereditaria, ma doveva essere basato sulla possibilit finanziaria diognuno. Introdusse poi nella costituzione un tribunale popolare, lEliea, che giudicava dei re-ati contro la citt. Lentamente il popolo e i suoi rappresentanti guadagnarono potere rispettoalla classe dei nobili e la citt si avvi, con successive riforme, a un tipo di governo democratico.

Sparta, invece, rest a lungo una polis governata da un regime oligarchico, in cui il potereera nelle mani di una ristretta lite di famiglie di Spartiati. A capo dello stato erano due re,che governavano a vita ed esercitavano il comando militare e le cariche religiose. Il vero pote-re era per nelle mani del consiglio degli Anziani, la gherusia, costituita da 28 capifamiglia,i ghrontes, eletti dallApella, lassemblea degli Spartiati. Questo ordinamento era attribuitoa un legislatore, Licurgo (una figura forse leggendaria) e risaliva allVIII secolo. Gli Spartiatierano educati per vivere da soldati e facevano coltivare la terra agli Iloti, discendenti degli an-tichi abitanti della regione, che vivevano come schiavi dello Stato.

Santuari e mercati | In questo periodo acquistarono importanza anche nuovi centri di incontro e discambio, i grandi santuari, come Delfi, dove convenivano persone da tutto il mondo greco per ascol-tare loracolo di Apollo e apprenderne linsegnamento, diffuso dai sacerdoti del dio, che luomodeve conoscere il proprio limite (conosci te stesso). Un altro centro religioso di grande importan-za era Olimpia, dove dal 776 esponenti di tutte le popolazioni della penisola si incontravano ogniquattro anni per assistere ai giochi atletici in onore di Zeus. Lo stesso avveniva anche a Delfi, percelebrare Apollo, sempre ogni quattro anni, e ogni due anni a Corinto, per Posidone, e a Nemea,per Zeus. Nelloccasione di queste feste moltissimi Greci si ritrovavano, scambiandosi merci e in-formazioni, utili per ulteriori iniziative commerciali e per la fondazione di nuove colonie. Al ser-vizio di queste attivit produttive fu inventata intorno al 630 a.C. la moneta, che sostitu lanticaprassi del baratto, rendendo pi agile ed efficace la produzione e lo scambio di beni e di ricchezze.

Trasformazioni economiche, sociali e politiche | Limpulso allespansione, che prosegu fino acirca la met del VI secolo a.C., si accompagn a profonde trasformazioni sociali. La lirica ar-

caica ci documenta violentissime tensioni tra i gruppi sociali, in parti-colare tra il ceto emergente degli artigiani e dei commercianti (demos)

e i diversi clan della tradizionale aristocrazia terriera, che si sentiva-no insidiati dai nuovi gruppi, pi energici e attivi. In molti casi

queste tensioni davano luogo a rovinose lotte civili, delle qualiabbiamo testimonianza, fra laltro, nei carmi di Alceo e di

Teognide. In altri casi esse furono temporaneamente supe-rate grazie allequilibrio di un conservatore intelligente,Solone, che cre solide basi per una convivenza dei diver-si gruppi sociali sul suolo dellAttica.

Spesso, invece, queste tensioni sociali diedero luogoa equilibri provvisori in seguito allaffermazione di unaforte personalit che si imponeva al di sopra delle parti

in contesa: un membro dellaristocrazia, appoggiandosisulle forze del demos, affermava un proprio potere persona-

le, la tirannide. Talvolta un tiranno, fortemente contrastatodai clan aristocratici, veniva travolto in nuovi conflitti e spo-

destato, talvolta riusciva a rendere ereditario il proprio potere,promuovendo una politica di sviluppo globale della polis, con gran-

di iniziative di carattere culturale e religioso, che contribuivano pro-

Anfora a figure nere con mercanti che pesano le merci. Met del VI secolo a.C., NewYork, Metropolitan Museum of Art.

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fondamente alla crescita civile ed economica della citt. Spessolesito delle tirannidi fu la ripresa del dibattito politico, tem-poraneamente sospeso, con il passaggio a forme di parte-cipazione dei cittadini alla vita pubblica, in un primotempo parziali e controllate dalle famiglie dellaristo-crazia, quindi progressivamente pi allargate, comeavvenne ad esempio ad Atene. In questi casi la tiran-nide fu una fase di passaggio verso la democrazia.

Linizio della letteratura | Due poemi epici, lIliade elOdissea, imponenti e ricchissimi, segnano liniziodella letteratura greca. Di fatto per, per la complessi-t della loro tecnica compositiva, mostrano di trovarsial termine di una lunga tradizione orale, che li ha prece-duti e nella quale essi stessi vanno inseriti. Il primo genereletterario, dunque, che si sviluppa in Grecia lepica, il cantoe la celebrazione in versi delle gesta degli eroi, le cui impresegloriose risalgono allepoca micenea; allepos si afanca poila poesia lirica, nella quale si rispecchiano la situazione di svi-luppo economico e la tensione sociale proprie dellet dellacolonizzazione. I grandi cambiamenti di questa et danno origine anche a forme espressivein prosa, come la favola, la prosa storico-geografca, la storiografa e nuovi indirizzi della spe-culazione flosofca.

Gli inizi della prosa e le Storie di Erodoto | Nella Ionia da tempo si era sviluppato un movimento dipensiero che indagava sullorigine del mondo e della storia umana. Pur senza escludere gli di dallaloro prospettiva, i flosof ionici impostavano la loro rifessione in termini che potremmo defnirelaici, poich individuavano lorigine delluniverso in alcuni principi naturali: per Talete di Mile-to, vissuto tra il 620 e il 545 a. C., astronomo e matematico, allorigine di tutto sarebbe stata lac-qua; per il suo contemporaneo e concittadino Anassimandro, matematico anchegli, un elementoindefnito, lapeiron; per Anassmene, allievo di Anassimandro, laria. Nella Magna Grecia ebbeinizio invece la scuola di Pitagora, che considerava i numeri principio di intelligibilit del reale.

Dalla Ionia ebbe origine anche la meditazione storica, con Ecateo, anchegli di Mileto, checritic apertamente i miti cosmologici, considerandoli ridicoli e non degni di attenzione.

Erodoto di Alicarnasso, un greco dAsia che visse a lungo ad Atene, infne, giustamenteconsiderato il padre della storia: egli per primo cerc infatti di mettere in evidenza i rapportidi causa ed efetto tra i fatti, cos da individuare un principio ordinatore che rendesse ragio-ne della loro complessit. Nella sua narrazione delle guerre persiane, le Storie, Erodoto indi-vidu nella divinit tale principio ordinatore: la volont divina governa gli eventi e stabilisceche chi commette un atto di hybris, chi si fa cio responsabile di una violenza, venga travoltodalla rovina, in modo da ristabilire loriginario equilibrio.

La letteratura greca: periodizzazione | Le prime opere della letteratura greca, lIliade e lOdis-sea di Omero, sono da collocarsi tra lVIII e il VII secolo a.C. Con esse ha inizio una lungastoria letteraria, che arriver fno al VI secolo d.C. e che si pu suddividere nelle seguenti fasi: let arcaica: dalle origini al VI secolo a.C.; let classica: il V e il IV secolo a.C. (come data convenzionale di conclusione si fssa il 323

a.C., anno della morte di Alessandro Magno); let ellenistica: dal III secolo a.C. al I secolo a.C. (fno alla battaglia di Azio del 31 a.C.,

quando lultimo dei regni ellenistici, lEgitto, viene conquistato dai Romani); let imperiale-romana: dal I secolo a.C. al VI secolo d.C. (fno al 529 d.C., quando Giusti-

niano fa chiudere la scuola flosofca di Atene; da questo momento, convenzionalmente, sifa iniziare la letteratura bizantina).

Klix a fgure rosse con Atena checostruisce il cavallo di Troia. V secolo a.C.,Firenze, Museo Archeologico. (particolare)

IliadeOdissea Inni omerici

Esiodo

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I poemi omerici

1 Chi componeva i poemi epici?

L epos la prima produzione letteraria greca, fortemente legata al passato del qualecelebrava le personalit e i valori, ma allo stesso tempo ispirata agli ideali della societellenica che iniziava ad affermarsi come protagonista di una nuova fase della civilt me-diterranea. La poesia epica un prodotto artistico proprio di molte societ arcaiche (enon solo, come vedremo) ed caratterizzata da alcune costanti, legate alla natura forte-mente competitiva di quelle societ e al carattere delle sue forme comunicative: essa vie-ne composta e trasmessa esclusivamente per via orale. Mentre la nostra poesia fissataper iscritto e viene comunicata leggendo oppure recitando un testo memorizzato, leposantico (come quello medievale) veniva creato ogni volta improvvisando, secondo unoschema che prevedeva: scene tipiche strutturate sempre nello stesso modo, come lassemblea dei guerrieri, il

consiglio dei capi, lambasceria, la preparazione delleroe al duello ecc.; un linguaggio formulare, che consentiva al cantore di combinare variamente, mentre

improvvisava, versi o parti di verso sempre uguali, fissati dalla tradizione.Gli aedi | Gli aedi, cantori professionisti, durante il loro apprendistato memorizzavano sce-

ne tipiche e linguaggio formulare, che poi combinavano per limprovvisazione davantial loro pubblico. Ne scaturivano testi assolutamente simili o in parte diversi, a secondadi quanto laedo si sentiva stimolato dallattenzione delluditorio ad aggiungere dettaglialla sua narrazione. In questo processo creativo luso di interi brani topici, del tipo delleampie similitudini che occorrono nei poemi ( p. 23), consente una pausa nel raccontoe un momento di riposo sia per laedo, che per qualche verso segue una traccia data, siaper il pubblico, che pu permettersi un calo di attenzione in quanto conosce in anticipole parole che il cantore sta per pronunciare.

La , la pietra del maestro. Chio, Grecia.

Il maestro Omero a Chio

Molte comunit si contesero il titolo di patria di Omero, ma un ruolo di primo piano spetta

certo allisola di Chio. Da Chio viene il misterioso aedo cieco dellInno ad Apollo, e a Chio

avevano la loro base gli Omeridi, una gilda di rapsodi che si proclamavano discendenti diretti

di Omero e ne trasmisero per secoli la poesia prima sullisola e poi ad Atene, dove animavano

le grandi recitazioni epiche comprese nelle Panatenee. Una delle biografie di Omero, detta

erodotea perch il narratore si presenta con

il nome di Erodoto, raccoglie tradizioni che

risalgono forse allarcaismo: Omero giunse a Chio

ormai cieco ma non ancora grande poeta, perch

la composizione dei poemi gli fu possibile solo

quando divenne maestro dei bambini di Chio.

Il luogo qui raffigurato, appena a nord della

citta di Chio, noto come , che

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Di questi cantori di professione abbiamo testimonianze nei poemi omerici: nel libroIX dellIliade Odisseo, Aiace e Fenice, quando si recano alla tenda di Achille per pregar-lo di deporre la sua ira contro Agamennone e tornare a combattere insieme agli altri Gre-ci, lo trovano che canta con la cetra le gesta gloriose dei guerrieri, . AnchenellOdissea, in due occasioni, troviamo aedi che eseguono canti nei banchetti: nel libroI Femio, laedo di Odisseo, canta a Itaca, nel banchetto dei pretendenti; nel libro VIII,alla corte di Alcinoo, Demodoco canta due episodi della guerra di Troia, che vedono co-me protagonista Odisseo, presente tra il pubblico (la lite tra Odisseo e Achille e lo stra-tagemma del cavallo), e argomenti pi faceti, come la storia degli amori di Ares e Afro-dite. Questi episodi sono importanti perch ci presentano allopera gli aedi, compositorie nello stesso tempo esecutori dei poemi, che facevano parte della classe aristocratica cuirivolgevano i loro canti, e dovevano gi ricoprire un ruolo determinato nei palazzi mice-nei, come suggeriscono anche i reperti archeologici.

I rapsodi | Accanto agli aedi esistevano, a partire dal VII secolo a.C., altre figure di professio-nisti chiamati rapsodi (da , cucire, e , canto). Essi, a differenza degli aedi,non improvvisavano i canti epici, ma recitavano a memoria composizioni di aedi famosi,che cucivano insieme nelle pi diverse sequenze narrative.

Omero | Omero, secondo la tradizione autore dellIliade e dellOdissea, doveva essere unaedo. Esistono ben sette biografie (Vite di Omero) di et post-classica, che contengononotizie leggendarie. Secondo una di queste, falsamente attribuita a Erodoto, Omero sisarebbe chiamato Melesigene e sarebbe nato a Chio (o a Smirne, secondo altri). Appresii rudimenti dellarte epica da un certo Femio, avrebbe poi vissuto unesistenza avventu-rosa, perdendo la vista a Colofone e venendo perci soprannominato Omero (colui chenon vede, , con una evidente paretimologia [falsa etimologia], ripresa anchenella chiusa dellInno omerico ad Apollo, dove il poeta invita le fanciulle del coro a ricor-dare un uomo cieco, che vive nella rocciosa Chio, v. 172). Dopo varie peregrinazioni dicitt in citt (Cuma, Eritre, Chio, Samo), tra mille traversie e dopo essersi sposato e ave-re avuto due figli a Bolisso, sarebbe morto a Ios, unisola del-le Cicladi, per la rabbia di non avere risolto un indovinellopropostogli da alcuni pescatori o, secondo altri, in segui-to a una malattia.

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Archelao di Priene, Bassorilievo con lApoteosi di Omero.225-205 a.C., Londra, British Museum.

suona la pietra del maestro: si tratta di un ambiente diculto antichissimo e pregreco, ma il folklore vi ha prestoriconosciuto lantico trono in pietra dove Omero si sedevaa far lezione ai suoi alunni. A Chio sono anche attestatefra le prime scuole del mondo greco, e si sono ritrovatiblocchi in pietra (III-II sec. a.C.) che recano incisi ampibrani dei poemi omerici: un esempio precoce di libro ditesto, per insegnare naturalmente la poesia del maestrodella Grecia, il divino Omero aedo di Chio.

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2 Trasmissione dei poemiAmbienti, tematiche e fgure sociali presenti nei poemi omerici inducono gli studiosi a rite-nere che, tra lVIII e il VII secolo a.C., aedi come Omero rivolgessero i loro canti prevalen-temente, anche se non esclusivamente, a un pubblico aristocratico, proprio a quegli uomini,cio, che come leroe Odisseo si accingevano a nuove avventure oltremare, e che creavano nuo-ve realt economiche e sociali.

Iliade, Odissea e i poemi del ciclo | In questepoca furono composti (oralmente) lIliade, lO-dissea e gli altri poemi che costituivano i vari cicli della leggenda: quello troiano, sulle vicen-de relative alla spedizione contro Troia, quello tebano, riguardante le contese familiari per lasuccessione al trono di Tebe, quello di Eracle, incentrato sulle imprese delleroe, e quello degliArgonauti, sulle avventure di Gisone alla conquista del vello doro. Abbiamo motivo di cre-dere, per, che le grandi linee delle leggende eroiche fossero state tramandate oralmente fndallet micenea, per quattro secoli, insieme a una tecnica di composizione ed esecuzione deicanti basata su scene fsse e strutture formulari, che consentivano limprovvisazione nel corsodi ogni esecuzione. La tecnica della formularit, infatti, che nel momento in cui i poemi furo-no composti era giunta a una perfetta economia formale, risaliva certamente, nelle sue struttu-re, alla stessa et micenea: lo desumiamo, tra laltro, dal fatto che le formule epiche nominanooggetti come lo , la spada ageminata in argento, opera della tecnica raf-natissima degli artefci micenei, che gli artigiani del Medioevo ellenico avevano dimenticatocompletamente, e che nemmeno gli aedi dellVIII secolo potevano aver visto.

Tra oralit e scrittura | Le opere epiche vennero comunicate e tramandate per via orale per tutta le-t arcaica. La loro difusione anche in aree lontane dalla Ionia, dove avvenne presumibilmentela loro composizione, parrebbe testimoniata dallarcheologia. In una coppa dellVIII secolo, ri-trovata in una necropoli di Ischia (lantica Pithecusae) incisa uniscrizione nella quale, secondoalcuni studiosi, si alluderebbe alla coppa da cui beve Nestore allinizio del libro XI dellIliade.Leco iliadica delliscrizione della coppa di Nestore sarebbe la prova che i poemi omerici, recen-temente composti, erano gi noti anche nel Mediterraneo occidentale.

Di parti delle opere epiche possiamo ipotizzare una composizione scritta gi intorno al VIIsecolo, anche se il passaggio dalla tradizione orale a una forma fssata dalla scrittura per moltiaspetti ancora misterioso, nonostante gli sforzi della critica di ricostruirlo. Nel VI secolo venneapprontata ad Atene la cosiddetta redazione pisistratica dei poemi omerici, come aferma Ci-cerone (De oratore III, 137), confermando quanto detto nellIpparco, un dialogo pseudo-pla-tonico. In esso si ricorda infatti che il protagonista, uno dei fgli del tiranno Pisistrato, introdus-se in Atene i poemi omerici, stabilendo che fossero recitati in occasione delle feste Panatenee.

Molte altre citt greche, traVI e V secolo, vollero una loroedizione scritta di Omero, i cuipoemi erano ormai divenuti deiclassici ed erano destinati allepubbliche recitazioni.

Anche per tutta let classicalepos venne recitato e trasmesso

oralmente: i libri costituivano anco-ra una rarit preziosa e venivano utilizzati

Kotle importata da Rodi con iscrizione graffta in versi, nota comeCoppa di Nestore. Dalla necropoli, Valle di S. Montano (Lacco Ameno),

Tomba 168. ca 725 a.C., Ischia, Museo Archeologico di Pithecusae.

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per conservare le opere pi che per leggerle efarle conoscere.

Questa forma di comunicazione letterariache prevede per i poemi luso di testi scrittisolo per la conservazione, non per la comuni-cazione, ancora legata a una dimensione quasiesclusivamente orale, viene defnita auralit.

Solo in et alessandrina si affermaronoedizioni per la lettura privata. in questo pe-riodo che si raccolsero nelle grandi bibliote-che, volute dai re ellenistici, i principali mo-numenti della tradizione letteraria greca, e sene fece il bilancio: anche lopera di Omero fuallora ridotta defnitivamente a testo scrittoe da queste edizioni discendono i poemi cheleggiamo oggi. Lellenismo ha inaugurato co-s un modo diverso di fruire dei testi lettera-ri, che non escludeva completamente quelloprecedente, ma divenne tuttavia prioritario:il letterato godeva il testo di un poeta anticoleggendo il libro che lo conteneva, e magarichiarendosi le difcolt mediante unanno-tazione che un altro letterato aveva scritto inuna nota marginale o in un commento a par-te di un altro letterato. Ci non escludeva che,occasionalmente, potesse ascoltarne il conte-nuto durante una recitazione, pubblica o privata. Cos ora noi possiamo assistere a una re-citazione di poesia o, a teatro, alla recita di un dramma, ma normalmente conosciamo i testiletterari, antichi o moderni, leggendo un libro.

I grammatici alessandrini | Zendoto di Efeso, Aristfane di Bisanzio e Aristarco di Samotra-cia, i dotti flologi della biblioteca di Alessandria, si sforzarono di produrre edizioni cor-rette di Omero, eliminando come erronee le varianti testuali che trovavano nei manoscrittigiunti a loro, e cancellando i versi futtuanti che risalivano alla fase della composizione ora-le. La tradizione fa risalire a Zenodoto la divisione, usata tuttora, dei due poemi in venti-quattro libri, indicati secondo le ventiquattro lettere dellalfabeto ionico afermatosi nel IVsecolo a.C. Noi ora designiamo lIliade con le lettere maiuscole, riservando allOdissea leminuscole: queste ultime per furono inventate pi di mille anni dopo Zenodoto. A parti-re dal 150 a.C. tutti i manoscritti di Omero avevano circa lo stesso numero di versi, anchese il tentativo di fssare il testo non riusc, e la nostra tradizione manoscritta rispecchia unasituazione estremamente fuida.

Primi dubbi sulla paternit dellIliade e dellOdissea | Due allievi di Zenodoto, Xenne ed El-lanco (i cosiddetti , separatisti), supposero anche che lIliade e lOdissea fosseroopera di due poeti diversi, giacch rifettevano diferenti ispirazioni, rispettivamente il deside-rio della battaglia e laspirazione alla pace. Il loro parere fu per fatto tacere per secoli dallau-torit di Aristarco, forse il pi infuente tra i dotti della biblioteca di Alessandria, che suggerlipotesi di una composizione dei due poemi da parte dello stesso poeta, che avrebbe cantatoin giovinezza la guerra intorno a Troia, e in vecchiaia il ritorno in patria di Odisseo.

Dagli alessandrini lIliade e lOdissea, generalmente riconosciute come opera di un singolopoeta, Omero, furono defnitivamente distinte dai poemi del ciclo ( p. 10), attribuiti a singolipoetipirecenti, i, e il testo dei poemi fu fssato nella formae nel numero di versi giunti a noi.

Foglio 12 recto del manoscritto Marcianus Graecus454 (detto Venetus A) con i primi 25 versi dellIliadee gli scholia. X secolo, Venezia, Biblioteca NazionaleMarciana.

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3 La questione omericaCome si visto, gi i flologi alessandrini avevano elaborato delle teorie sullautore, loriginee la composizione dei versi omerici, ma la cosiddetta questione omerica, cio la discussionescientifca dei problemi relativi alla genesi dei poemi, nasce con let moderna.

DAubignac, Vico e Wolf | Nella Francia di Luigi XIV ci fu una lunga polemica tra chi soste-neva la superiorit degli antichi e chi preferiva i moderni (querelle des anciens et des moder-nes); uno dei sostenitori dei moderni, labate dAubignac, scrisse nel 1664 le sue Conjectu-res acadmiques ou Dissertation sur lIliade, pubblicate cinquantanni dopo. Egli trovava ipoemi omerici pieni di contraddizioni, spiegabili solo supponendo che fossero il frutto dellavoro di uno sconosciuto aedo, il quale avrebbe messo insieme disordinatamente numerosicomponimenti preesistenti e in contrasto tra loro. Indipendentemente da dAubignac, il f-losofo napoletano Giambattista Vico, nella seconda edizione dei suoi Principii di una scien-za nuova dintorno alla comune natura delle nazioni (1730), dedic un ampio excursus allaDiscoverta del vero Omero. La sua indagine, di natura prettamente flosofca, tracciava unasorta di ideale storia eterna dellumanit, distinta in tre periodi: un primo, in cui gli uominisentono senzavvertire, un secondo, in cui avvertiscono con animo perturbato e commos-so, e un terzo, quello razionale, in cui rifettono con mente pura (La Scienza Nuova secon-da, Degli elementi, LIII). Omero sarebbe espressione del secondo momento, quello dellapoesia e del mito, e non sarebbe quindi stato un singolo, ma unidea, ovvero un carattereeroico duomini greci in quanto essi narravano, cantando, le loro storie. Ma limpostazio-ne critica della questione risale al primo grande editore moderno di Omero, Friedrich Au-gust Wolf, che nei Prolegomena ad Homerum del 1794 part dalla premessa che al tempodi Omero la scrittura non esisteva. Gli aedi avrebbero composto oralmente episodi sparsi,messi per iscritto intorno al VII secolo.

Analisti | LOttocento fu dominato dalla tendenza analitica, cio dal tentativo di individuareanaliticamente gli elementi originari dei poemi, con diverse accentuazioni: vi furono soste-nitori dellesistenza di un nucleo originario per lIliade (Ur-Ilias, Protoiliade), successiva-mente ampliato (G. Hermann), o di canti sparsi raccolti insieme in seguito (K. Lachmann).Anche per lOdissea si pens (A. Kirchhof, U. von Wilamowitz, V. Brard) a un nucleooriginario delle avventure di Odisseo (i libri centrali VIII-XII, i cosiddetti apologhi pressoAlcinoo, nei quali leroe racconta, alla corte del re dei Feaci, le proprie avventure decennalidurante il ritorno da Troia), integrato in seguito dallultima parte (il ritorno di Odisseo ela strage dei pretendenti), e infne dai primi canti, I-IV, che raccontano le avventure di Te-lemaco alla ricerca del padre (Telemachia).

Unitari | Linizio del Novecento vide uninversione di tendenza: la scuola neounitaria, a partireda E. Bethe, cerc di indicare un disegno coerente dove gli analisti avevano visto contraddi-zioni nella narrazione e anomalie di lingua e di stile che facevano supporre stadi successivi diaggregazione. Tale tendenza ebbe nel 1938 la sua espressione pi compiuta nelle Iliasstudien(Studi sullIliade) di W. Schadewaldt. Egli deduceva lunit dei poemi dalla connessione ar-monica che lega le singole parti: larchitettura di ciascun poema infatti cos ben articolatache non pu che essere frutto dellispirazione di uno e un solo autore.

Parry e loral poetry | Al classicista americano Milman Parry (1902-1935) e alla sua teoria, det-ta oral poetry, dobbiamo un radicale mutamento dei termini della questione omerica: nellasua indagine egli associ allosservazione dei poemi lefettivo ascolto, in territorio serbo-croato, di canti di aedi viventi.

Nella tesi di laurea discussa ad Harvard, Parry dimostr di aver fatto proprie, rielaboran-dole e organizzandole in sistema, osservazioni sul particolare stile dei poemi: giunse cosad afermare che, in essi, la scelta delle parole e delle forme espressive determinata dal-

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la struttura dellesametro composto oralmente e che la cellula fondamentale dei canti lacosiddetta formula ( p. 22), vale a dire un gruppo di parole usate nelle stesse posizionimetriche per rendere una stessa idea essenziale. Oltre alla presenza di epiteti esornativi fssi,come il pi-veloce Achille, osserv poi la presenza di emistichi o interi versi che si ripeto-no, cos come si ripetono moduli narrativi, le cosiddette scene tipiche, quali, per esempio,il concilio divino, larrivo di un ospite o la vestizione delle armi. Ci lo port a ipotizzareche tutto questo fosse il materiale di costruzione del canto: gli aedi durante le esecuzionisi sarebbero avvalsi di una straordinaria capacit di recuperare, nel loro archivio mentale, ipezzi della loro performance; questa, pur mantenendo i suoi caratteri essenziali, sarebbepotuta essere sviluppata in modi diversi, a seconda della diferente risposta delluditorio.

Lipotesi maturata grazie allosservazione fu poi verifcata da Parry negli anni del dot-torato a Parigi: qui, frequentando il circolo di A. Meillet, incontr M. Murko, uno slavistastudioso di tradizioni epiche serbe, e insieme a lui e al suo allievo Albert B. Lord, part perfare ricerche sul campo. Si dedic cos allascolto dei poemi di cantori popolari analfabetidella regione serbo-croata e in essi rintracci la medesima tecnica formulare impiegata neipoemi di Omero: uno di questi moderni aedi analfabeti gli recit per giorni, componen-dolo verso per verso, un poema della lunghezza dellOdissea, mostrandogli nella pratica co-me fosse possibile comporre il canto epico senza lausilio della scrittu-ra, ma avvalendosi della sola memoria, che forniva al cantore glielementi formali e la tecnica compositiva.

Dopo gli studi di Parry (proseguiti da Lord) nessunomette pi in dubbio che lo stile formulare presupponga unatradizione e una tecnica compositiva orali. Oggi si discu-te, invece, delle fasi del processo che ha prodotto, purpartendo da originari brevi poemetti o singoli episodi,recitati in un banchetto o in unaltra occasione festi-va, poemi delle dimensioni dellIliade o dellOdissea,caratterizzati, tra laltro, da un complesso sistema dirimandi interni, retrospezioni, anticipazioni.

La poesia formulare ha una sua indubbia funzio-ne ai fni dellimprovvisazione aedica su scheminarrativi e formule di versifcazione costanti, marientra perfettamente anche nella cultura rigoro-samente formalizzata propria della societ grecadellVIII secolo a.C.

Larte che si ispira a questo mondo assume co-stantemente forme fsse e ripetitive, nella compo-sizione letteraria come nelle arti fgurative: la for-mularit dei poemi stata paragonata alla pitturavascolare del periodo geometrico, documentata adesempio nel famoso Vaso del Dipylon, della metdellVIII secolo a.C., oggi conservato al Museo Ar-cheologico Nazionale di Atene.

La sua superfcie esterna divisa in fasce orizzontali,ognuna delle quali adorna di fgurette stilizzate in mo-do rigido e di motivi o disegni geometrici ripetuti sem-pre uguali fno a riempire tutta la superfcie del vaso stesso.

Maestro del Dipylon, Anfora funeraria detta Vaso del Dipylon.ca 760-750 a.C., Atene, Museo Archeologico Nazionale.

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4 I poemi omerici e la storiaI Greci pensarono sempre ai poemi omerici come a testimonianze di fatti realmente acca-duti: Tucidide, per esempio, ricorda la guerra di Troia come la prima grande impresa com-piuta collettivamente dai Greci. Ma solo in et moderna che il problema della storicit deipoemi, cio di che cosa e quanto ci possa essere di storico in essi, cominci a porsi in terminiscientifci.

Schliemann e la storicit della guerra di Troia | NellOttocento H. Schliemann, uomo dafaritedesco, appassionato dellIliade e dellOdissea, si prefsse di dimostrarne la storicit, e orga-nizz scavi sulla collina di Hissarlik, non lontano dallo stretto dei Dardanelli, lantico Elle-sponto. Nel 1871 port alla luce i resti di una citt e un tesoro, che pens essere appartenuti aPriamo; tra il 1874 e il 1876 scav a Micene il megaron e le tombe dellacropoli (le cosiddettetombe degli Atridi), e con altri scavi trov le rovine di Orcmeno e il palazzo di Tirinto. Al-tri archeologi proseguirono le sue ricerche e misero in luce i resti di diverse citt, sovrapposte,sulla collina di Hissarlik: quella scoperta da Schliemann, Troia vi, era stata distrutta da unterremoto verso il 1300 a.C., mentre una citt successiva, la viia, espugnata intorno al 1260 eincendiata, probabilmente la Troia di Omero, la cui distruzione era stata datata al 1280 dalflologo alessandrino Eratstene, sulla base dei dati tradizionali ricavati dai poemi del ciclo( p. 10). Le date che la scienza moderna ha accertato non sono troppo lontane da quelle dellatradizione. Dunque oggi certo che la guerra di Troia storia, come supponeva Schliemann:sarebbe identifcabile con una o pi spedizioni di Micenei, contro popolazioni dellAnatoliao micenee anchesse, condotte attorno al 1260 a.C., per il controllo commerciale della zonadegli stretti dei Dardanelli e del Bosforo.

Troia regno satellite dellimpero hittita? | Gli ultimi scavi archeologici sul sito di Troia e negli ar-chivi dei sovrani hittiti, il cui impero si estendeva nella parte centrale dellAsia minore, hannosignifcativamente integrato le nostre conoscenze. Anzitutto hanno permesso di stabilire chelo spazio occupato dalla citt omerica molto pi grande di quanto non si pensasse. Inoltre,negli archivi hittiti sono stati rinvenuti sia frammenti di canti che parlano della citt, sia do-cumenti che sembrerebbero nominare personaggi dellepos (Alaksndu, per esempio, potrebbeessere Paride o un altro principe della casa reale): Troia potrebbe dunque essere stata un regnosatellite dellimpero hittita.

Resti dellantica citt diMicene, il cosiddetto Circolofunerario A. XIV secolo a.C.,Micene.

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Dati storici e incongruenze nei poemi omerici | I poemi omerici ci forniscono informazioni sto-riche non solo sullet micenea, cui risalgono gli eventi narrati, ma anche sul cosiddetto Me-dioevo ellenico ( p. 5), e i dati delluno e dellaltro periodo si trovano spesso mescolati inmodo incoerente. Celebre esempio il carro da battaglia: nei poemi gli eroi lo utilizzano perarrivare sul campo, ma poi combattono a piedi, evidentemente perch nellVIII secolo gli ae-di sapevano che un tempo il carro da guerra era esistito, ma non ne conoscevano luso. Inol-tre, gli eroi utilizzano per lo pi armi e utensili di bronzo, come in epoca micenea, nonostantefosse ormai afermato luso del ferro. La lavorazione di questo metallo era stata importata daiDori, il popolo di lingua greca che intorno al Mille era sceso dal nord e aveva travolto la civiltmicenea ( p. 5). La loro superiorit militare era basata proprio sulluso di armi e corazze diferro: con il loro arrivo nella penisola, il modo e lo spirito del combattimento erano cambia-ti. La nuova societ greca era in una fase di ripresa rispetto al tempo che aveva visto il crol-lo del mondo miceneo di fronte allinvasione dorica, ma gli aedi rappresentavano il passatomiceneo come unet splendida rispetto a un presente grigio e povero. Il fatto che gli eroirivestano le antiche armi di bronzo pu essere interpretato con la volont dei cantori di farrivivere il passato arcaizzando di proposito. A volte per compare anche il ferro, specie nellesimilitudini o nelle metafore, dove il quotidiano tende a prevalere sulle convenzioni assunte.

La tecnica funeraria attestata nei poemi omerici quella della cremazione, sicuramente da-tabile al Medioevo ellenico, mentre in et micenea si ricorreva allinumazione. Pi complesso il discorso sulle istituzioni politiche: nei poemi sembra persistere il ricordo delle grandi mo-narchie micenee, ma sono presenti anche istituzioni tipicamente aristocratiche, proprie delperiodo successivo, come lassemblea o il processo; per contro, il potere dei re, specie nellO-dissea, non sembra cos saldo e assoluto: per esempio, accanto ad Alcinoo, re dei Feaci, siedo-no gli altri , con i quali egli si consiglia e delibera.

Sul piano economico, lo sfondo dei poemi quello del Medioevo ellenico, con la sua eco-nomia premonetale, i cui modi di produzione sono quelli di una societ agricola. In questaeconomia, priva di moneta, la circolazione dei beni avviene esclusivamente attraverso il ba-ratto, che rappresenta anche un riconoscimento della ricchezza di chi dona e del prestigio so-ciale di chi riceve.

Infne, nei poemi troviamo tracce anche di epoche precedenti allet micenea o successiveal Medioevo ellenico. Per esempio, stato notato che spesso un padre dal nome non greco haun fglio con nome greco: cos Neottolemo fglio di Achille, Telemaco di Odisseo, Diomededi Tideo. Questo fatto si potrebbe spiegare ipotizzando lesistenza di leggende eroichepreesistenti alla discesa dei Dori, nelle quali sarebbero successivamente stati inseriti nomigreci, come fgli o nipoti degli eroi gi noti. I nomi delle persone e dei luoghi del catalogodelle navi del II libro dellIliade rispecchiano, almeno in parte, condizioni politico-geografcheposteriori allepoca micenea.

Bassorilievo raffgurante una processione con carro e opliti. V secolo a.C., Atene, Museo Archeologico Nazionale.

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per approfondire Ate e la civilt di vergogna

Fu il flologo irlandese Eric Dodds (1893-1979) a clas-sifcare la civilt omerica fra le civilt di vergogna: eglideriv tale categorizzazione da uno studio sui modelliculturali giapponesi che Ruth Benedict aveva realizza-to negli anni della Seconda Guerra mondiale e nel qua-le lantropologa americana opponeva appunto civiltdi vergogna (shame culture) a civilt di colpa (guiltculture). Gli eroi omerici appartengono alla prima, per-ch la loro azione esclusivamente determinata dallaconsiderazione che essa pu riscuotere presso il grup-po dei pari; la loro preoccupazione pi grande, infatti,sta nellevitare di incappare nella vergogna ()che sempre si associa al biasimo collettivo. Un eroe al-lora, quando deve ammettere di aver sbagliato, impu-ter piuttosto il proprio errore a una forza esterna co-me l, laccecamento momentaneo (da , ac-ceco) della mente provocato da un intervento divinoe contro cui non si pu nulla. quello che, in realt,fa Agamennone nel XIX libro dellIliade, ai vv. 86 ss.: il

capo acheo, per rifarsi della perdita della propria, ave-va sottratto ad Achille la sua schiava, cio il suo ,tangibile e irrinunciabile segno della , e dir di nonessere stato lui il colpevole ma accuser Zeus, la Moira elErinni che gli avevano gettato contro . interessan-te notare, inoltre, come in una civilt di vergogna qualequella omerica, non assuma quel signifcato mora-le di castigo che avr nella civilt di colpa seguente,ma indichi il comportamento assurdo, insensato e deltutto estraneo al sistema dei valori socialmente condivisi.Ma leggiamo le parole con cui lo stesso Dodds, nelsaggio I Greci e lirrazionale del 1951, mette a fuocoil problema:Quando un uomo agisce in modo contrario a quel si-stema di disposizioni coscienti che [...] egli conosce,il suo atto non propriamente suo, gli stato impo-sto. In altri termini, gli impulsi non sistematizzati, nonrazionali, tendono a venire esclusi dallio e attribuiti adorigine estranea. Evidentemente pi probabile che

5 Lethos dei poemi omericiLa rievocazione della guerra di Troia e degli eventi a quella connessi, dal raduno in Aulideal ritorno in patria degli eroi greci, costituisce la celebrazione dei valori etici dellaristo-crazia della Grecia arcaica. Laristocrazia dellet del ferro attribuiva ai guerrieri dellet delbronzo i fondamenti del proprio codice di esistenza e di comportamento: la memoria storicadel popolo greco, oltre a nutrirsi delle imprese dei suoi antenati, si permea degli ideali per cuisono vissuti e sono morti, ideali poi tramandati ai discendenti come fondamento della pro-pria identit culturale. Il canto dellaedo ha cos la funzione di trasmettere al pubblico dellafesta o del banchetto non soltanto il racconto di vicende gloriose, ma soprattutto i valori chehanno ispirato i protagonisti di quelle vicende e che i contemporanei del poeta condividono,in modo da sentirsi discendenti di quegli eroi e loro legittimi eredi.

Lideale eroico: una civilt di vergogna | Il primo tra gli ideali delluomo omerico la ricercadellonore () e della gloria (). Per questo Achille non esita ad afrontare Etto-re per vendicare lamico caduto, Patroclo, sebbene la dea Teti, sua madre, lo avesse espressa-mente avvertito che, dopo aver ucciso Ettore, sarebbe dovuto morire egli stesso. Ma Achille lincarnazione pi pura dellideale eroico greco: fglio di una dea, fsicamente bellissimo,irresistibile sul campo di battaglia, resta fno in fondo fedele al suo ruolo, alla sua stessa na-tura eroica. Il suo antagonista, Ettore, ha legami afettivi che ce lo fanno sentire meno ego-centrico, pi umano, se cos si pu dire, come appare nellincontro afettuoso con la moglieAndrmaca e il fglioletto Astianatte; tuttavia, quando sente in pericolo la propria , lascelta eroica decisiva: la preoccupazione di quel che si penser di lui in caso di comporta-mento vile prevale sullafetto per i familiari e lo spinge ad afrontare la morte. Cos nel IXlibro dellOdissea, Odisseo, dopo aver ingannato Polifemo dicendogli di chiamarsi Nessuno, alla fne, dalla barca in fuga urla, rischiando la vita, il proprio vero nome al Ciclo-pe accecato, per ribadire il suo coraggio e il suo onore. Ancora, in tutta la seconda parte delpoema leroe combatte per recuperare col suo trono anche i suoi beni, segno tangibile dellasua posizione nella gerarchia di Itaca.

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Il sentimento predominante che anima leroe omerico l, il senso dellonore e lapreoccupazione per ci che pensano di lui gli uomini della sua casta: per defnire lethosomerico, che rispecchia quello dellaristocrazia greca in et arcaica, E. Dodds ha parlato dicivilt di vergogna, dove tutto ci che espone luomo al disprezzo e alla derisione dei suoisimili sentito come insopportabile ( per approfondire, qui sotto). Di questo ideale diAchille lincarnazione pi sublime; il suo essere implica una determi-nazione fsica oltre che morale: egli non solo il pi forte, ma anche il pi bello tra i Greciche andarono a Troia. Del resto Omero nomina pi volte gli Achei , chio-mati nel capo: sono le lunghe capigliature che ritroviamo nella statuaria arcaica e che an-cora nel V secolo costituivano un segno distintivo degli aristocratici.

Lepos come enciclopedia tribale | Non solo nella ricerca del il poeta rappresenta gliideali dellaristocrazia del suo tempo: i poemi contengono in qualche modo una summa deivalori ma anche dei modi giusti di comportamento, nella famiglia come nella comunit civile.E.A. Havelock ha dimostrato che lassemblea degli Achei nel I libro dellIliade, nonostantelo scontro violento tra Achille e Agamennone, che si insultano e stanno per venire sanguino-samente alle mani, costituisce un manuale di comportamento pratico e di buone maniere. Se-condo lo studioso, la trasmissione orale dei poemi risponde, pi che a criteri letterari, allesi-genza di conservare e tramandare gli elementi concreti oltre che ideali in cui la civilt greca siriconosceva: in alcuni episodi la descrizione anche minuziosa di alcune procedure, per esem-pio le modalit di svolgimento dellassemblea, fornisce un modello che funge da codice dicomportamento.

Concezioni etiche e religiose | Pur con una profonda diferenza tra Iliade e Odissea, i poemi ri-specchiano le concezioni etiche e religiose del periodo in cui furono composti, il rapportotra le azioni umane e il governo delluniverso retto dagli di. Il mondo omerico sempre go-vernato dagli di, anzi i Greci delle generazioni successive ritennero che Omero, insieme aEsiodo, fosse lautore della sistemazione organica della loro religione. Ma nellIliade questo

questo avvenga, quando le azioni sono fonte di acu-ta vergogna per chi le compie. [...] Luomo omericosi serviva del concetto di ate, che gli permetteva diproiettare, in piena buona fede, il proprio insostenibi-le senso di vergogna sopra una potenza esterna. Dicovergogna, non colpa, perch alcuni antropologi ame-ricani ci hanno recentemente insegnato a distinguerele civilt di vergogna dalle civilt di colpa, e la so-ciet descritta da Omero sicuramente una civilt divergogna. Il bene supremo delluomo omerico nonsta nel godimento di una coscienza tranquilla, sta nelpossesso della , la pubblica stima. Perch dovreicombattere, domanda Achille, se nello stesso pregio() sono il codardo e il prode? (Iliade IX, 315 ss.).La pi potente forza morale nota alluomo omerico non il timor di dio, il rispetto dellopinione pubblica, -: , dice Ettore nel momento risolu-tivo del suo destino, e va alla morte con gli occhi aperti(Iliade XXII,105). La situazione cui risponde il concetto

di ate sorse non soltanto dallimpulsivit delluomoomerico, ma anche dalla tensione fra impulso indi-viduale e pressione del conformismo sociale, carat-teristica delle civilt di vergogna, ove tutto quel cheespone luomo al disprezzo o al ridicolo dei suoi simili,tutto quel che gli fa perdere la faccia, sentito comeinsopportabile (da E.R. Dodds, I Greci e lirrazionale,Firenze, La Nuova Italia, 1973, pp. 29-31).

Hieron (attribuito a), Skphos a fgure rosse con Agamennoneche cattura Briseide seguito da Taltibio e Diomede. ca 480a.C. Parigi, Museo del Louvre.

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universo divino non armonizzato: pur se Zeus il padre degli uomini e degli di, e gover-na su tutti, in ogni parte di questo mondo sono frequenti tensioni e scontri, nellOlimpo co-me sul campo di battaglia, e in questi scontri talvolta le divinit che proteggono i Grecicombattono con quelle che aiutano i Troiani. NellOdissea invece la figura di Zeus sembraassumere il ruolo pi definito di un monarca e di un garante della giustizia, intesa comegiusta punizione, tra gli uomini.

Il politeismo della religione greca arcaica rappresenta sotto forma divina la pluralit diimpulsi ed esperienze che influiscono sulla vita degli uomini e la costituiscono. Esperien-ze come quelle delleros, del matrimonio, dellaffettivit nelle sue varie manifestazioni,oppure quelle antitetiche della collera, della guerra e della battaglia sono percepite comemanifestazioni del divino. Espressioni come bramoso di Ares non sono dunque per nul-la metonimiche: nella battaglia si compie Ares, come nella gioia delleros presente Afro-dite. Inoltre, almeno nellIliade, al di sopra di uomini e di sta la , il destino controcui lo stesso Zeus risulta impotente. Cos avviene anche nel duello tra Achille ed Ettore,che decide lazione del poema. Zeus pesa sulla bilancia i destini dei due contendenti: ilpiatto che contiene quello di Ettore scende, gli di lo abbandonano, nulla possono i sa-crifici offerti e le preghiere perch tale la di Ettore; analogamente Achille benconscio di non poter sfuggire al destino decretato per lui, dopo aver vendicato Patroclo.

La scelta delleroe | Nellambito di questo sistema determinato esistono, in particolari mo-menti, possibilit di scelta: eroi come Achille ed Ettore hanno compiuto una scelta eroicatra la loro sopravvivenza personale e quella della loro immagine gloriosa. Nelluno comenellaltro caso leroe epico, conforme alla propria formazione e agli imperativi etici delsuo clan, privilegia la , in cui riconosce la propria identit eroica. Ettore, quando staper ingaggiare lestremo combattimento, pensa che potrebbe salvarsi, come lo supplicasua madre dallalto delle porte Scee, ma lo trattiene il pensiero di ci che penserebbero dilui i Troiani e le Troiane dai lunghi pepli: Ettore ha perduto il suo popolo fidando nellasua forza (Il. XXII, 107); non diversamente, ad Achille si prospetta una scelta, quandola sua ira esplode violenta contro luccisore di Patroclo, e la madre lo avverte che dopoEttore ti aspetta il tuo destino, (Il. XVIII, 96). La sceltadella vendetta e della conseguente morte eroica del tutto coerente con il personaggio econ il sistema di valori in cui vive.

In termini di scelta si pone anche lalternativa di fronte alla quale si trova Odisseo nelV libro dellOdissea, quando Calipso gli offre limmortalit, purch resti sulla sua isola,persa ai confini del mondo. Odisseo rifiuta perch vuole tornare a Itaca tra gli uomini chene riconoscono il valore: anchegli sceglie lonore e affronta sofferenze sicure pur di nonperdere la sua posizione nel mondo, lorizzonte della sua identit, Itaca.

Nei poemi omerici non esiste la prospettiva di una felicit ultraterrena, e la soprav-vivenza dellanima dopo la morte nellOltretomba viene descritta, specie nellXI librodellOdissea, come la persistenza di unombra inconsapevole e senza memoria, che con-duce sulle spiagge dellAde una vita-non vita, da fantasma senza identit. Lunica possi-bilit di sopravvivenza per gli uomini diventare degli eroi, persistere nella memoria deivivi, essere ricordati per sempre e per sempre celebrati dai canti degli aedi.

Le componenti popolari del racconto omerico | Molti elementi narrativi dei poemi, specienellOdissea, sono desunti da racconti popolari: la storia di Circe, figura di strega chetrasforma i compagni delleroe in maiali, finch Odisseo, con un aiuto divino, le imponedi liberarli, ha una serie di paralleli, piuttosto stringenti, in leggende che vanno dallEpo-pea di Gilgamesh alle Mille e una Notte. E, in generale, la figura del marinaio avventurosocon una donna in ogni porto e con unastuzia capace di superare mille pericoli, ha unaserie di precedenti e di autonomi avatar, fino a Sinbad il marinaio, ed probabilmenteanteriore allOdisseo di Omero.

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6 La lingua e la metrica dei poemi omericiUn tempo si pens che Omero, originario di Chio, avesse composto i suoi poemi nel dialet-to parlato in quellisola, misto di elementi ionici ed eolici per la prossimit alle due diversearee linguistiche.

Una lingua composita | Oggi si ritiene invece che la lingua di Omero non corrisponda a nessu-no dei dialetti parlati in Grecia, ma che associ forme proprie dei dialetti storici, soprattuttodelleolico e dello ionico, ad alcuni atticismi. Si tratta di una lingua artifciale, Kunstspra-che, creata, per le fasi pi antiche della tradizione, da cantori provenienti da citt eoliche,da citt ioniche per le fasi pi recenti; gli atticismi si possono spiegare come frutto dellim-portanza che lAttica ha avuto nella trasmissione dei poemi, sia per efetto della redazionepisistratica ( p. 12) sia per lesecuzione di canti omerici nelle Panatenee; alcuni elementipoi, specie formulari, sembrano risalire addirittura al miceneo.

Una lingua in funzione del verso | La scelta linguistica tra un dialetto e un altro, tra una formaarcaica e una pi moderna funzionale alla composizione orale ed dettata dallo spazio chela parola o lo stilema deve occupare nel corpo del verso e nel gioco combinatorio del poetache improvvisa davanti al suo uditorio. Per esempio, nei temi in --, tipo , lalternan-za fra due forme di genitivo (- e -) o di dativo plurale (- e -) sembra dettata divolta in volta dalle esigenze metriche del canto orale.

Sopravvivono poi autentici fossili, per esempio lantica desinenza strumentale - nellav-verbio , con forza, o parole che conservano lantico digamma iniziale in certe formule,come , governare fortemente, in cui lo iato, fenomeno tendenzialamente evi-tato in poesia, solo apparente, poich era percepita, di fatto, come parola ini-ziante per consonante.

Il metro | Il verso della poesia epica lesametro. Esso risulta di sei piedi. I primi cinque posso-no essere dattili (una lunga con due brevi: lww) o spondei (ll); il sesto pu essere unospondeo (ll) o un trocheo (lw).

Lesametro pertanto pu essere cos rappresentato:

lkkl , lkkl , lkkl , lkkl , lkkl , lu

Ai fni della recitazione, lesametro scandito da pause, dette cesure, che servivanoallaedo per prendere fato durante la performance.

Allesametro si adattano le formule, che per esso sono state concepite e che hanno la mi-sura che a esse spetta nella struttura del verso. Cos al nominativo Ettore , Ettore dallelmo lampeggiante, mentre al genitivo , Ettoredomatore di cavalli e talvolta , Ettore omicida, al dativo , al chiaro Ettore e allaccusativo .

La composizione seguiva queste strutture: talvolta nel repertorio a disposizione del can-tore esisteva una formula-verso, come quella che annuncia il sorgere del sole,

,quando apparve la mattutina aurora dalle dita di rosa,

oppure combinava pi formule, delle quali liniziale poteva essere quella che annunciavaunazione, cos poi a lui/a lei rispose e con essa se ne componeva una che indicava leroeche parlava, per esempio , laudace illustre Odisseo (ma ancheil paziente illustre Odisseo p. 22).

Alla lingua e alla metrica dei poemi dedicata lAppendice p. 614.

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7 Formularit e stilistica nei poemi omericiTra gli elementi costitutivi dello stile dei poemi omerici va segnalata anzitutto la formularit,compiutamente studiata in seguito alle ricerche di M. Parry ( p. 14).

Le scene tipiche | Come gi sappiamo, gli studi di Parry hanno chiarito che un aedo disponevadi un patrimonio tradizionale, ricevuto attraverso un lungo apprendistato, che comprendevada una parte un certo numero di argomenti tipici, dallaltra una grande quantit di formuleprecostituite da memorizzare rigidamente: la loro misura poteva estendersi da un intero esa-metro a porzioni di verso, scandite di solito in rapporto alle cesure che lo dividevano. Scenetipiche potevano essere il consiglio dei capi, lassemblea generale dei guerrieri, i preparativi perla battaglia, il duello tra due campioni, la battaglia generale, lambasceria, il sacrifcio, il ban-chetto e cos via: facile, leggendo un poema, riconoscere queste parti, che spesso ricorronointrodotte da versi fssi. Le formule invece rappresentavano un patrimonio formale spesso digrande antichit, variamente strutturato.

Le formule | Un tipico esempio di formula-verso, che comprende un intero esametro, serve perannunciare il sorgere del sole: quando apparve laurora mattutina dalle dita di rosa, ( p. 21). La formula-verso con cui si rivolge la parola aOdisseo, , , o fglio di Laerte discendente da Zeus,Odisseo dalle molte astuzie, si incontra ventidue volte nellOdissea. In altri casi lesametro ri-sulta dalla combinazione di una prima parte, spesso di tipo verbale, in cui si enuncia unazio-ne, con una seconda parte, di tipo nominale, in cui si dice chi compie quellazione. Un esem-pio potrebbe essere il seguente:

/

e a quello/-a rispose poilaudace/paziente illustre Odisseolillustre Achille dai rapidi piedila veneranda Hera dai grandi occhilanziano cavaliere Nestore

La prima parte di questa struttura modulare consente di scegliere tra un interlocutore ma-schile, , e uno femminile, . Segue, fsso, lelemento che indica lazione di rispondereaccompagnato da un avverbio di tempo: . Abbiamo completato in questomodo un esametro fno alla cesura trocaica (dopo la prima breve del terzo piede). La secondaparte altrettanto formulare, e consente di indicare la persona che risponde. Questa formu-la deve avere la misuraklkklkklu, con le possibili sostituzioni di una lunga a due brevi. chiaro che in questo sistema una parola vale per la sua misura nello spazio dellesametro enon tanto per il suo valore semantico. Achille , pi veloce anche quando parlaritto in piedi nellassemblea degli Achei o quando insegue Ettore intorno a Troia e non riescea raggiungerlo. Un caso limite di questa signifcanza-zero per gli aggettivi stato indicato nelconcilio degli di del I libro dellOdissea, dove Zeus ricorda la vicenda ,dellincensurabile Egisto, che, nonostante lammonimento di Hermes, aveva sedotto la mo-glie di Agamennone e aveva ucciso lui al suo ritorno, in modo che giustamente era stato uc-ciso a sua volta da Oreste. Se si tiene dietro al senso richiesto dalla narrazione, Egisto era piche censurabile, ma laggettivo formulare deve solo servire a riempire la misura klkk, che,

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combinandosi con quellalllk del nome di persona (in questo caso), viene a co-stituire lexplicit dellesametro dopo la cesura trocaica.

La professionalit dellaedo consisteva quindi in una grande abilit combinatoria con cui,davanti al suo pubblico, riusciva a improvvisare un canto su un tema tradizionale, attingendoal patrimonio di formule che aveva memorizzato. Laedo poteva difondersi con maggiore ominore ampiezza a seconda del feeling che si realizzava di volta in volta tra lui e il suo pubbli-co. Nei papiri omerici pi antichi si trovano spesso versi in pi o in meno rispetto a quelli deinostri manoscritti, i quali rispecchiano la normalizzazione operata dalle edizioni alessandri-ne: si tratta probabilmente di residui di versioni pi o meno ricche dello stesso episodio. Nerisulta che un testo orale non pu mai essere pensato come fsso, ma piuttosto come un com-plesso magmatico e sempre soggetto a trasformazioni nei dettagli, pur essendo estremamentestabile negli elementi essenziali che lo costituiscono, le scene tipiche e le formule.

Similitudini e metafore | Un altro elemento importante dello stile omerico sono le similitudini.Un esempio di questo procedimento pu essere indicato allinizio del XXII libro dellIliade.I Troiani che fuggono davanti alla furia scatenata di Achille sono paragonati a cerbiatti: cosquelli, fuggiti come cerbiatti (v. 1). In questo caso laedo ha condensato in un verso unim-magine che ricorre altrove; in Il. IV, 243 ss., Agamennone si rivolge a vari gruppi di guerrierigreci, nellimminenza di una battaglia. Egli parla con ognuno di essi con diverso tono, a se-conda dellardore guerriero che scorge nei suoi uomini. Quando vede alcuni che esitano, lirimprovera aspramente: perch ve ne state cos come cerbiatte spaurite, che dopo lunga corsanella vasta pianura si arrestano, e nessuna ha pi forza nel cuore?. La similitudine pu esten-dersi ampiamente come in questo caso o essere compendiata in un fash come nel precedente.

Le similitudini e le metafore, e in generale limmaginario dei poemi, rivelano anche un al-tro fenomeno. Sappiamo che Iliade e Odissea sono stati composti nella forma che conosciamonellet del ferro, intorno allVIII secolo a.C., mentre il mondo che rappresentano anterioredi almeno quattro secoli, ed quello dellet del bronzo. Il poeta quindi tende ad arcaizzare, perquanto gli possibile, almeno riguardo agli oggetti e a certe consuetudini ( p. 17). Ma ognitanto ci sono delle infrazioni a questo procedimento. Quando Priamo annuncia a cuba la suaintenzione di recarsi nel campo greco per riscattare il cadavere del fglio, la reazione della vec-chia regina appassionata e disperata: Ahim, dove se ne andato il tuo senno, che un tempoti rendeva famoso tra gli stranieri e i sudditi? Vuoi andare alle navi dei Danai, vuoi presentar-ti solo alluomo che ti ha uccisotanti fgli valorosi? , davvero hai un cuoredi ferro! (Il. XXIV, 201-205).Qui la convenzione arcaizzantedel poeta si smaglia: limmagi-ne della durezza impenetrabile,per il poeta e per i suoi ascolta-tori, non era costituita dal bron-zo ma dal ferro, e il ferro irrompenellimmaginario del poema, at-traverso una metafora.

Manico di specchio con Priamo che,accompagnato da Hermes, chiede adAchille il corpo di Ettore. ca 570-560,Berlino, Antikensammlung, StaatlicheMuseen zu Berlin. (particolare)