LEONARDO da VINCI, pittore · delle teste, che dava un forte dinamismo allopera. Emblematico è il...

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1 LEONARDO da VINCI, pittore Leonardo da Vinci è stato un vero genio, uno dei personaggi più significativi del Rinascimento, che meglio ha intrerpretato questo periodo storico ricco di scoperte e innovazioni. Egli ha studiato tutti i campi del sapere umano ed è stato pittore, scultore, disegnatore, scenografo, botanico, musicista, ingegnere, progettista, inventore e altro ancora. Nella sua pittura la caratteristica principale è stato l’uso dello sfumato, superando così lo stile naturalisco del ‘400; con questa tecnica, l’artista ha ottenuto passaggi, dalla luce all’ombra, morbidi e delicatissimi, ha accentuato la plasticità del soggetto, le rotondità delle forme e catturato meglio le espressioni e gli stati d’animo del soggetto. Così, senza accentuare nel dipinto le linee di contorno, Leonardo ha voluto rendere la mutevolezza della natura nel suo continuo divenire. Nel 1452 Leonardo nasce a Vinci, vicino Firenze, ed è il figlio illegittimo del notaio ser Piero; crescendo si rivela abile nel disegno e, quando il padre si trasferisce a Firenze, 1469 o 1470, viene mandato nella bottega di Andrea del Verrocchio, una delle più importanti della città, dove per otto anni fa pratica con altri allievi, che come lui diventeranno famosi: Botticelli, Perugino, Domenico Ghirlandaio e Lorenzo di Credi. Nella bottega studia anatomia, prospettiva, pittura, tecniche scultoree, le arti "minori" e in particolare disegno. Nel 1472 Leonardo è menzionato nella Compagnia di San Luca dei pittori fiorentini ed è già riconosciuto come pittore autonomo con le prime opere, oggi datate tra il 1469 e i primi anni settanta.

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LEONARDO da VINCI, pittore

Leonardo da Vinci è stato un vero genio, uno dei personaggi più significativi del Rinascimento, che meglio ha intrerpretato questo periodo storico ricco di scoperte e innovazioni. Egli ha studiato tutti i campi del sapere umano ed è stato pittore, scultore, disegnatore, scenografo, botanico, musicista, ingegnere, progettista, inventore e altro ancora. Nella sua pittura la caratteristica principale è stato l’uso dello sfumato, superando così lo stile naturalisco del ‘400; con questa tecnica, l’artista ha ottenuto passaggi, dalla luce all’ombra, morbidi e delicatissimi, ha accentuato la plasticità del soggetto, le rotondità delle forme e catturato meglio le espressioni e gli stati d’animo del soggetto. Così, senza accentuare nel dipinto le linee di contorno, Leonardo ha voluto rendere la mutevolezza della natura nel suo continuo divenire. Nel 1452 Leonardo nasce a Vinci, vicino Firenze, ed è il figlio illegittimo del notaio ser Piero; crescendo si rivela abile nel disegno e, quando il padre si trasferisce a Firenze, 1469 o 1470, viene mandato nella bottega di Andrea del Verrocchio, una delle più importanti della città, dove per otto anni fa pratica con altri allievi, che come lui diventeranno famosi: Botticelli, Perugino, Domenico Ghirlandaio e Lorenzo di Credi. Nella bottega studia anatomia, prospettiva, pittura, tecniche scultoree, le arti "minori" e in particolare disegno. Nel 1472 Leonardo è menzionato nella Compagnia di San Luca dei pittori fiorentini ed è già riconosciuto come pittore autonomo con le prime opere, oggi datate tra il 1469 e i primi anni settanta.

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Nel 1482 Leonardo va a Milano, per 16 anni è al servizio di Ludovico il Moro dove si occupa di scienza e soprattutto di arte e dove realizza opere molto importanti come la Vergine delle rocce, la Dama con l'ermellino, il Ritratto di dama del Louvre, e l'Ultima Cena (1495-1497). Nel 1499 il ducato è invaso dai francesi, Ludovico il Moro fugge da Milano e Leonardo si reca a Mantova, a Venezia, poi a Firenze. Qui gli viene commissionato un affresco per il salone di Palazzo Vecchio che rappresenta la Battaglia di Anghiari; il dipinto è andato perduto. In questi anni inizia anche il famoso ritratto della Gioconda, un dipinto a lui molto caro che porterà con se in Francia. Nel 1506, egli è di nuovo a Milano, compie brevi viaggi a Firenze. Le ultime opere sono Sant'Anna con Madonna e Bambino, San Giovanni Battista. Nel 1516 Leonardo accetta l'invito del re di Francia, Francesco I, che gli offre la residenza nel castello di Amboise dove morirà il 2 Maggio 1519 e lì sarà seppellito. Sono state selezionate alcune sue opere da mostrare, in ordine cronologico e sono:

1.Madonna Benois, olio su tavola trasportato su tela (48X31cm), 1478/1482 circa, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo. Maria è molto giovane e, contrariamente alla tradizione iconografica, sorride guardando il figlio con serena familiarità. Il gruppo sacro mostra una svolta stilistica non ricalcando gli schemi tradizionali; c’è un’attento studio dal vero nel rappresentare realisticamente la fisionomia del Bambino, non sono alterate le proporzioni per ritrarre i fanciulli come uomini in miniatura e molto naturali sono la gestualità e l’incarnato infantile. In quest'opera la strada artistica di Leonardo inizia a divergere da quella dei pittori fiorentini, come Botticelli, Ghirlandaio e Perugino: per lui il dipinto non è più un "esercizio di maestria", dove si apprezzano la tecnica, l'abilità e lo stile del pittore, ma piuttosto la volontà di riprodurre la natura come essa è. Al posto del disegno pulito e preciso dei pittori fiorentini, prezioso

ma innaturale, Leonardo contrappone un delicatissimo sfumato, cogliendo l’atmosfera del creato e la psicologia dei soggetti nella mutevolezza dei lineamenti e dei contorni.

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2.La Madonna del Garofano, olio su tavola (62X47,5cm), 1473 circa, Alte Pinakothek di Monaco. Maria, un po’ malinconica, guarda il figlio mentre gli porge un garofano rosso, il cui colore ricorda il sangue della Passione e il matrimonio mistico con il figlio, come tra Cristo e la Chiesa; il Bambino, seduto, allunga le mani verso il fiore, con lo sguardo volto al cielo, quasi a simboleggiare l'accettazione della tragica sorte e al rimettersi nelle mani del Padre. La Vergine, riccamente abbigliata, indossa una veste rossa di tessuto leggerissimo, forse seta e un mantello azzurro, chiuso sul petto da una spilla a medaglione. Il medaglione ha nel centro una corniola (anch'essa, rossa, simbolo del sangue) circondata da perle, che

simboleggiano castità, pudicizia e purezza. L’acconciatura, elaborata con trecce intorno alla fronte, è completata da un velo semitrasparente, da cui ricadono i riccioli dorati ai lati del volto. Il paesaggio, in lontananza, oltre le finestre, si articola su più piani mostrando una vallata e delle montagne che sfumano nella foschia in una luce chiarissima.

3.L’Annunciazione, olio e tempera su tavola (98X217cm), 1472/1475, Uffizi. La tavola si sviluppa orizzontalmente come le predelle e proviene dalla bottega del Verrocchio; la sua paternità è incerta e si pensa che Leonardo abbia dipinto l'Angelo, simile ad altri da lui realizzati. Nel dipinto, affiorano ancora motivi verrocchieschi come il leggio-altare con

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zampe leonine, che ricorda la Tomba di Giovanni e Piero de' Medici. In primo piano è raffigurata l’Annunciazione, sullo sfondo un edificio fiorentino e un bellissimo paesaggio di cui Leonardo rende con naturalezza il mondo vegetale e il senso atmosferico delle lontananze. C’è un’errore spaziale nel braccio destro della Vergine, troppo lungo, difetto che si attenua guardando l'opera da destra.

4.Vergine delle rocce, olio su tavola (199 X 122cm), 1483/1486, il primo grande capolavoro di Leonardo di cui esistono due versioni: la prima versione si trova al Louvre di Parigi, la seconda, omonima, alla National Gallery di Londra.

Il primo quadro, commissionato a Leonardo nel 1483 dalla Confraternita dell’Immacolata di Milano, raffigura l'incontro da bambini tra Gesù e Giovanni Battista, ispirandosi a un episodio preso dalla Vita di Giovanni secondo Serapione e da altri testi devozionali all'epoca, utilizzati per l'elaborazione dei soggetti d’arte sacra. La prima e più famosa versione dell’opera presenta una composizione molto originale per l’epoca con le figure che emergono da uno sfondo scuro, un luogo ombroso come una grotta, racchiusa dentro delle grandi rocce, da cui filtra una debole luce. L'atmosfera, quasi irreale, è resa molto bene dalla tecnica del chiaroscuro sfumato, caratteristica dell’arte di Leonardo. La Vergine con il bambino è ritratta nella sua funzione di madre protettrice. L'angelo indica con il dito Giovanni Battista in preghiera, messaggero della Redenzione, che si compirà attraverso il Battesimo e il sacrificio di Cristo; il dito di Gesù rivolto verso l’alto indica la dimensione superiore ed ultraterrena, alla quale è predestinato. Particolari sono il viso dell’angelo, che guarda lo spettatore con un sorriso sardonico e ambiguo

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(Pedretti), e la mano di Maria, che abbraccia il piccolo S. Giovanni Battista, simile all’artiglio di un’aquila secondo Bramly. L’antro ricorda il grembo materno inteso come luogo di nascita ma anche come passaggio nell'Aldilà, nel mondo dell’oltretomba, come si legge nell’Odissea di Omero e nell’Eneide di Virgilio. La grotta racchiude in sé un altro profondo significato che troviamo nel “mito della caverna” di Platone dove l’uomo dal buio dell’ignoranza passa alla luce del sapere. Così anche Leonardo, come risulta da alcuni suoi scritti, era affascinato dall'immagine della grotta: sia dal punto di vista scientifico o geologico e sia, soprattutto come ventre della terra, della natura sotterranea o subnatura, dove sono nascosti i tesori e i suoi segreti, dove nel nel tempo prendono origine tutti i grandi movimenti geologici. Le rocce e le acque sullo sfondo danno l’idea di un’indefinita lontananza nello spazio; i fiori e le piante acquatiche sono ritratte con la minuzia del botanico; il corso d’acqua forse ricorda un tratto del fiume Adda, spesso frequentato da Leonardo. Il quadro non era quello voluto dai committenti, sia per alcuni particolari sia per il prezzo più alto di quello pattuito. Ci fu una lunga disputa legale, che si concluse quando, venduto il primo lavoro ai francesi, ne fu realizzato uno nuovo, meno estremo nella simbologia e forse completato dagli allievi. Nella seconda versione la Madonna appare più grande e maestosa, Gesù e il Battista sono facilmente riconoscibili, l’angelo con l’indice non indica Giovanni, e non guarda lo spettatore e i colori sono diversi. Gli attributi della iconografia tradizionale, come le aureole e il bastone con la croce del Battista, sarebbero stati aggiunti più tardi, nel XVII sec.

5.Dama dell’ermellino, olio su tavola (54,8X40,3cm), 1488/1490, Museo Nazionale di Cracovia, Polonia. La donna ritratta è Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro. L’Ermellino, simbolo di candore e di purezza, allude al cognome della stessa Cecilia Gallerani (in greco l’ermellino si chiama galè). La datazione, 1488, per la presenza dell’ermellino, animale non comune nei quadri dell’epoca, fa riferimento a Ludovico nominato, in quegli anni, Cavaliere dell’Ordine dell’Ermellino dal re di Napoli, onorificenza che forse ha ispirato la composizione. In questo suo primo lavoro a Milano, Leonardo perfeziona il suo stile staccandosi dalle influenze fiorentine, egli studia attentamente la luce, che cade sul viso e sulla spalla della dama, e la ritrae con il viso

voltato che guarda fuori campo e vestita alla spagnola, secondo la moda allora in

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voga. L’opera apparve ai contemporanei come profondamente nuova per lo sguardo dei due soggetti rivolto verso la stessa direzione e per la doppia rotazione dei corpi e delle teste, che dava un forte dinamismo all’opera. Emblematico è il volto di Cecilia, segnato da un sorriso enigmatico che ritroveremo ancora nelle opere di Leonardo.

6.La Belle Ferronnière, olio su tavola (63 X 45cm), 1490/1498, Museo del Louvre, Parigi, Più nomi di donna sono stati indicati per identificare il personaggio ritratto con il nastro sulla fronte che dà il nome al quadro. La dama forse è Lucrezia Crivelli o Cecilia Gallerani (La Dama dell’Ermellino) in età più adulta o Madam Ferron, amante di Francesco I di Francia. Il ritratto fu dipinto insieme all’Ultima Cena. Lo sguardo magnetico della dama rende questo splendido quadro una delle opere più importanti di Leonardo, anche se oscurato dalla fama dei ritratti della Gioconda e della Dama dell’Ermellino. Anche in questo quadro si notano l’innovativo taglio della figura e lo sguardo magnetico della donna; infatti nel suo Trattato di Pittura Leonardo afferma che "L'occhio è la finestra dell’anima".

7. Ultima cena, tempera grassa, lacche e oli su intonaco (468X880cm), 1495/1498, Cenacolo, Santa Maria delle Grazie, Milano. L'Ultima Cena, detto anche il Cenacolo,

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è uno dei capolavori più famosi di Leonardo, ma tra le sue opere è anche il meno riuscito perché, se la sua realizzazione è stilisticamente perfetta, la tecnica usata è invece completamente errata. La commissione prevedeva che Leonardo affrescasse una parete del refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie, a Milano. L’artista, però, non si sentiva a suo agio con quella tecnica: l’affresco imponeva dei ritmi sostenuti e Leonardo, invece, era un pittore lento, che amava ritoccare infinite volte le proprie opere. Egli decise allora di sperimentare una nuova tecnica, con risultati disastrosi e l’opera, benché perfetta, iniziò a usurarsi da subito, diventando quasi irriconoscibile nel giro di pochissimi anni. Già poco più di mezzo secolo dopo la sua ultimazione il Vasari diceva che si vedeva solo una grande macchia informe. Per fortuna, molte copie furono fatte fin da subito ed è stato così possibile ricostruire l’aspetto originale del dipinto. Inoltre, tra il 1978 e il 1999 un poderoso restauro ha permesso di salvaguardare almeno in parte l’opera ed evidenziare anche i cibi sulla tavola. Nel Cenacolo Leonardo realizza la sua idea scritta nel Trattato della pittura: "il bono pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l'homo e il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile perché s'ha a figurare con gesti e movimenti delle membra". Nell’opera infatti, Cristo è il fulcro della composizione, intorno a lui si distribuiscono gli Apostoli a gruppi di tre in atteggiamenti diversi che lasciano trasparire i loro pensieri ed emozioni. L’Ultima cena, un lavoro così riuscito, è diventato lo spunto per tesi complottiste e letture esoteriche che hanno fatto la fortuna di vari scrittori di thriller.

8. La Gioconda, olio su tavola di pioppo (77X53cm), 1503/1504-1506/1516, Museo del Louvre, Parigi. Il dipinto, molto caro a Leonardo, fu portato in Francia e, dopo essere stato più volte ritoccato, fu venduto nel 1516 a Francesco I. L’opera venne spostata al Louvre durante la Rivoluzione francese; Napoleone poi mise il quadro nella sua camera da letto. La Gioconda è forse il quadro più famoso non solo del Rinascimento, ma di tutti i tempi e pure il più discusso. Ultimamente la data del quadro è stata spostata al 1510, tuttavia l’epoca di realizzazione e l’identità della donna ritratta restano un mistero; per il Vasari la dama ritratta è Monna Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo anche se per secoli i critici si sono divisi su questo tema. Oggi si respinge questa ipotesi, senza però offrire un’altra identificazione sicura. La potenza della

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Gioconda sta nell’alone di ambiguità che la circonda, inizia dallo sguardo, continua nel sorriso enigmatico e si conclude con lo sfondo del dipinto. Monna Lisa è rappresentata a mezza figura di tre quarti sullo sfondo di un paesaggio roccioso con due laghi posti su livelli diversi. L'atmosfera suggestiva e il sentimento di malinconia vengono esaltati dall'uso dello sfumato, tipico di Leonardo, e dalla fusione tra la figura in primo piano e il paesaggio sullo sfondo. Anche in questo ritratto, come negli altri, l’intenso legame tra l’uomo e la natura è reso dal colore sfumato e dalla tecnica scientifica che Leonardo usa nel riprodurre la realtà, caratteristiche proprie di tutta la sua opera pittorica.

9. S.Anna, la Vergine, e il Bambino con l'agnello, olio su tavola (168X130cm) 1510/1513, Museo del Louvre, Parigi. Il quadro era stato studiato da Leonardo già da alcuni anni con schizzi e cartoni preparatori, molto interessanti per comprendere meglio l’evolversi dell’ispirazione leonardesca. In un cartone del 1497 la scena è più movimentata, quasi drammatica, mentre nel dipinto finale le tre generazioni (S.Anna, madre della madonna, la Madonna e il Bambino) si fondono tra loro in un armonico fluire di movimenti dando un’immagine di grande dolcezza, quasi malinconica. Presente anche in quest’opera c’è uno sfondo montuoso e sfumato che interagisce perfettamente con la scena in primo piano. Nel 1508, per la Confraternita dell’Immacolata Concezione Leonardo e Giovanni Antonio de Prediis

eseguirono una copia del quadro quasi simile, che ora è esposta nella National Gallery di Londra. 10. San Giovanni Battista, olio su tavola di noce (69 X 57 cm), 1513/1516, Museo del Louvre, Parigi. La figura del giovane dalla pelle liscia e levigata e dalla folta capigliatura è vagamente androgina, secondo un ideale di bellezza assoluta indipendente da un sesso preciso. Diversamente da altri san Giovanni, magri e sofferenti, quello di Leonardo è florido e sorridente. Lo sguardo enigmatico si rivolge allo spettatore, mentre il dito levato verso l’alto indica la croce. Notevole l’uso del colore, con tonalità quasi monocromatiche e sfumature molto delicate. L’opera fu ceduta dai francesi al re d’Inghilterra nel ‘600 e in seguito riacquistata dal cardinale Mazzarino.

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S.Giovanni Battista Bacco 11. Bacco, olio su tavola trasportata su tela (177 X 115 cm), 1510/1515, Museo del Louvre, Parigi, attribuito a Leonardo e alla sua bottega. L'opera doveva rappresentare San Giovanni Battista nel deserto col tipico gesto di indicare la croce come precursore di Cristo, ma in un momento imprecisato, alla corte francese, venne trasformato in Bacco, forse per assecondare alcune novità leonardesche rispetto all'iconografia tradizionale. Per meglio chiarire il soggetto mitologico, alla fine del ‘600, vennero aggiunte le foglie di vite, il tirso e forse sostituito il pelo di cammello, proprio del santo eremita, con la pelle di pantera. Prima del 1695, nei cataloghi reali, il dipinto veniva indicato come St. Jean au desert, poi fu rinominato come Baccus dans un paisage. Molti elementi del quadro, seppure con l’aiuto degli allievi, dimostrano la piena maturità di Leonardo come pittore che si manifesta nella composizione innovativa del soggetto ottenuta con la posa articolata e complessa del copo umano, l'ambiguo languore del personaggio e la resa cromatica e chiaroscurale.

12. Autoritratto, disegno a sanguigna su carta, (33 X 21,6 cm), Biblioteca Reale, Palazzo Reale, Torino. Il disegno è l'unico autoritratto di Leonardo eseguito negli ultimi anni di vita e ritenuto autentico dai critici, però discordi sulla datazione del disegno e sul soggetto. Per l’inglese, Robert Payne, è il ritratto del padre di Leonardo, per un critico tedesco invece è opera

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del pittore Giuseppe Bossi dell’’800. La grande maggioranza dei critici ritiene che il bozzetto sia effettivamente l’autoritratto di Leonardo, anche se idealizzato rispetto alla realtà. Rimangono dubbi sulla datazione, 1512 o 1515-1517. Fu lasciato in eredità al collaboratore Francesco Melzi, che lo portò nella sua casa vicino Bergamo e poi dato agli eredi. Del disegno non se ne seppe nulla fino alla metà dell’800, quando fu preso per un’illustrazione d’un libro e venduto a Carlo Alberto di Savoia.

13. L’uomo vitruviano, penna e inchiostro su carta (34x24cm),1490, Gallerie dell’Accademia, Venezia, disegno che mostra le proporzioni ideali del corpo umano, inscritto in due figure "perfette": il cerchio, immagine del Cielo, la perfezione divina, e il quadrato, simbolo della Terra. Questo disegno è il canone delle proporzioni umane, ripreso dall’architetto romano Vitruvio, I secolo a.C., che lo inserì all’inizio dei suoi trattati architettonici. Il disegno leonardesco illustra la sua teoria con precisione di tratto e chiarezza di particolari, necessari per la riproduzione a stampa. L’innovazione di Leonardo è l’avere sovrapposto

nello stesso disegno, simultaneamente due immagini diverse della stessa figura.