L’ENOLOGO MAGGIO 2004 - Assoenologi

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L’ENOLOGO MAGGIO 2004 IDENTITA’ E CARATTERIZZAZIONE DI ANTICHI VITIGNI ITALIANI: FIANI, AGLIANICI, AGLIANICONE E CILIEGIOLO Alcuni biotipi di vitigni di antica coltivazione in Italia sono stati messi a confronto con uno studio multidisciplinare e si è potuto chiarire che Fiano di Avellino e Fiano di Puglia sono vitigni diversi, mentre Aglianico e Aglianico del Vulture da una parte e Aglianicone e Ciliegiolo dall’altra sono sinonimi. Introduzione Il lavoro qui presentato riassume ed integra un grup- po di ricerche effettuate nel corso degli ultimi anni dall'I- stituto Sperimentale per la Viticoltura in tema di identi- ficazione e caratterizzazione di alcuni vitigni di antica col- tivazione in Italia, in partico- lare Fiani, Aglianici, Aglia- nicone e Ciliegiolo, i cui ri- sultati sperimentali sono stati presentati in sede di Accade- mia Italiana della Vite e del Vino e sulla Rivista di Viti- coltura e di Enologia (Calò et al., 2001; Costacurta et al., 2001; Crespan et al., 2002). Lo studio della piattaforma ampelografica nazionale ha acquisito una importanza crescente per diversificare l'offerta sul mercato di pro- dotti enologici di qualità, so- prattutto in seguito alla gran- de e sempre più capillare dif- fusione dei grandi vitigni in- ternazionali: infatti, molte varietà locali, anche se pre- giate, hanno visto la progres- siva riduzione della superfi- cie coltivata e sono state tal- volta abbandonate. La ricerca ha evidenziato che alcuni vitigni con scarsa attitudine enologica possono essere importante fonte di geni utili, come per esempio il Gouais, progenitore con il Pinot di una serie di vitigni francesi rinomati, tra cui lo Chardonnay ed il Gamay (Bowers et al., 1999a), oppu- re possono dare prodotti pre- gevoli se allevati in idonei ambienti di coltura, come il Tocai friulano, che è sinoni- mo del poco apprezzato Sau- vignonasse francese (Calò e A. Costacurta Manna Crespan Antonio Calò Angelo Costacurta Roberto Carraro Istituto Sperimentale per la Viticoltura - Conegliano (TV) DOCUMENTO TECNICO

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L’ENOLOGO ❏ MAGGIO 2004

IDENTITA’ E CARATTERIZZAZIONE DIANTICHI VITIGNI ITALIANI: FIANI,AGLIANICI, AGLIANICONE E CILIEGIOLOAlcuni biotipi di vitigni di antica coltivazione in Italia sono statimessi a confronto con uno studio multidisciplinare e si è potutochiarire che Fiano di Avellino e Fiano di Puglia sono vitignidiversi, mentre Aglianico e Aglianico del Vulture da una partee Aglianicone e Ciliegiolo dall’altra sono sinonimi.

IntroduzioneIl lavoro qui presentato

riassume ed integra un grup-po di ricerche effettuate nelcorso degli ultimi anni dall'I-stituto Sperimentale per laViticoltura in tema di identi-ficazione e caratterizzazionedi alcuni vitigni di antica col-tivazione in Italia, in partico-lare Fiani, Aglianici, Aglia-nicone e Ciliegiolo, i cui ri-sultati sperimentali sono statipresentati in sede di Accade-mia Italiana della Vite e delVino e sulla Rivista di Viti-

coltura e di Enologia (Calò etal., 2001; Costacurta et al.,2001; Crespan et al., 2002).

Lo studio della piattaformaampelografica nazionale haacquisito una importanzacrescente per diversificarel'offerta sul mercato di pro-dotti enologici di qualità, so-prattutto in seguito alla gran-de e sempre più capillare dif-fusione dei grandi vitigni in-ternazionali: infatti, moltevarietà locali, anche se pre-giate, hanno visto la progres-siva riduzione della superfi-cie coltivata e sono state tal-

volta abbandonate.La ricerca ha evidenziato

che alcuni vitigni con scarsaattitudine enologica possonoessere importante fonte digeni utili, come per esempioil Gouais, progenitore con ilPinot di una serie di vitignifrancesi rinomati, tra cui loChardonnay ed il Gamay(Bowers et al., 1999a), oppu-re possono dare prodotti pre-gevoli se allevati in idoneiambienti di coltura, come ilTocai friulano, che è sinoni-mo del poco apprezzato Sau-vignonasse francese (Calò e

A. Costacurta

Manna CrespanAntonio Calò

Angelo CostacurtaRoberto Carraro

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Costacurta, 1992). Da qui la necessità di sal-

vaguardare e valorizzare ilnostro patrimonio varietale,attraverso azioni di recupero,studio e conoscenza delle ri-sorse genetiche viticole pre-senti sul territorio nazionale.A questo scopo sono neces-sari l'accurata identificazionevarietale, il reperimento deidocumenti storici e la carat-terizzazione dei vitigni insenso ampelologico, tenendocioè conto dell'insieme degliaspetti morfologici, fisiologi-ci, chimici, molecolari edenologici. Questo articolatoapproccio è indubbiamentecomplesso, ma consente diproporre alla coltivazione,con cognizione di causa,quelle varietà in grado di for-nire delle produzioni econo-micamente redditizie e nonnecessariamente di nicchia.

Nell’ambito di questa filo-sofia, l’Istituto Sperimentaleper la Viticoltura si è occu-pato dello studio di alcunibiotipi di Fiano, della sele-zione clonale dell'Aglianicoe dell'Aglianico del Vulture,

della caratterizzazione e delconfronto dell'Aglianiconecon il Ciliegiolo.

Le metodologie di analisi

Le ricerche sono statecondotte impiegando una se-rie di metodologie di analisiutili per identificare e carat-terizzare i vitigni secondo ilcriterio ampelologico de-scritto precedentemente: si èfatto ricorso a varie discipli-ne, come l'ampelografia, lafillometria, l'analisi dellacomposizione chimica degliacini (antociani, aromi), l'a-nalisi isoenzimatica e l'anali-si del DNA per mezzo dimarcatori microsatellite, co-me di seguito brevementepresentato.

La descrizione morfologi-ca dei vitigni fa capo all’am-pelografia in senso stretto.Per contenere la soggettivitàdelle descrizioni sono staticompiuti negli anni notevolisforzi da parte degli ampelo-grafi europei per elaborare

dei parametri descrittivi co-muni, che consentissero laquantificazione dei livelli diespressione in forme nume-riche, utili per l’archiviazio-ne computerizzata dei dati: ilfrutto dell'ultima fatica è l'e-laborazione della schedaOIV secondo un elenco didescrittori primari e secon-dari, ottenuta nell'ambito diuna collaborazione interna-zionale all'interno del pro-getto europeo Genres 081.Le informazioni sono dispo-nibili nel sito http://www.genres.de/ eccdb/vitis

Anche la misura di parti-colari parametri fogliari (fil-lometria) è uno strumentoefficace di caratterizzazionevarietale, in particolare i rap-porti fra alcune misure di di-stanze e di angoli mostranouna variabilità ristretta econsentono di disegnare ilprofilo della foglia mediadella varietà. Un softwareappositamente messo a pun-to presso il nostro Istituto(Leaf ISV) elabora i dati ot-tenuti dall’analisi delle fo-glie e fornisce un’indicazio-ne della percentuale di somi-glianza della foglia tipo di-segnata per il campione in-cognito rispetto ad un archi-vio di foglie tipo, specificheper ciascun vitigno, presentenel database. Queste indica-zioni sono molto utili per re-stringere in modo significati-vo il numero dei vitigni con iquali operare il confronto,alla ricerca dell’identità delcampione incognito.

Lo spettro della composi-zione antocianica per le uvecolorate e la composizionearomatica arricchiscono ilquadro descrittivo dei viti-gni: anche queste informa-zioni sono importanti perclassificare le varietà in basealla loro capacità di sintetiz-zare particolari composti e inbase alla presenza pecentua-le dei singoli componentiall’interno di specifiche clas-si di molecole.

L’analisi isoenzimaticafornisce anch’essa un contri-buto importante alla caratte-rizzazione dei vitigni. In par-ticolare sono correntementeimpiegati due sistemi, quellodella GPI (Glucose Phospha-te Isomerase) e quello della

Tab. 1 - Elenco delle accessioni di Fiano allo studioCodice accessione Nome accessione Zona di reperimento

F1 Fiano AvellinoF2 Fiano AvellinoF3 Fiano AvellinoFa5 Fiano Locorotondo (BA)Fa6 Fiano Crispiano (TA)

Tab. 2 - Elenco delle accessioni di Aglianico, Aglianico del Vulture, Agliani-cone e Ciliegiolo allo studio

Codice accessione Nome accessione Zona di reperimento/provenienza

A2 Aglianico AvellinoA6 Aglianico Montefusco (AV)A10 Aglianico BeneventoAv1 Aglianico del Vulture Rionero in Vulture (PZ)Av3 Aglianico del Vulture Melfi (PZ)A.e8 Aglianicone Melfi (PZ)A.e1 Aglianicone n. BasilicataA.e2 Aglianicone n. Collezione ISV Spresiano (TV)A.e3 Aglianicone n. Collezione ISV Turi (BA)C1 Ciliegiolo n. Collezione ISV ArezzoC2 Ciliegiolo n. Collezione ISV Susegana (TV)C3 Ciliegiolo n. 8T Collezione ISV ArezzoC4 Ciliegiolo n. VCR 1 Vivai Cooperativi di Rauscedo (PN)

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Fig. 1 - Risultati della cluster analysis per i caratteri ampelografici con-dotta sulle accessioni di Fiano

Fig. 2 - Risultati della cluster analysis condotta con 83 caratteri ampelo-grafici relativi ad Aglianici, Aglianicone e Ciliegiolo

e l’identificazione varietaledella vite (Thomas et al.,1993 e 1994; Bowers et al.,1996; Sefc et al., 1999). Laloro utilità si estende anchealla mappatura del genomaed alle analisi di pedigree(Grando et al., 2002; Bowerse Meredith, 1997; Bowers etal., 1999a; Sefc et al.1997;Crespan, 2003). E’ sufficien-te la conoscenza delle se-quenze di primers specificiper ottenere l’amplificazionedei loci microsatellite e i datisono facilmente scambiabilifra laboratori, consentendo ilconfronto a distanza dei viti-gni.

Alcune informazioni suivitigni analizzati. Il Fianoera noto fin dalla fine del1100 e gli inizi del 1200 ed

era diffuso sia in Campaniache in Puglia (Calò e Costa-curta, 2002). Sembra defini-tivamente accertato che ilsuo nome sia un toponimoderivato dalla corruzione delnome Apio (oggi Lapio, inprovincia di Avellino) inApiano, quindi Afiano e poiFiano (Carlucci, 1904).

Nel corso di una serie distudi condotti dall’IstitutoSperimentale per la Viticol-tura sono state raccolte di-verse accessioni di Fiano, ri-feribili a due biotipi princi-pali: il primo è attualmentecoltivato soprattutto nellaprovincia di Avellino e pro-duce uve dal sapore legger-mente aromatico, l’altro èallevato in zone pugliesi re-siduali, in particolare nellavalle d’Idria, ed ha caratteri-stiche decisamente aromati-che.

L’Aglianico è conosciutocon questo nome almenodalla fine del 1500 (Bacci,1596). La sua origine sem-bra tuttavia molto più anticaed una panoramica storicadettagliata si ritrova in Calòe Costacurta (2003). Attual-mente è particolarmente dif-fuso in Basilicata ed in quasitutti i comuni delle provincecampane ed ha cominciatoad espandersi anche in Pu-glia. Ne esistono molti bioti-pi diversi, che sono frutto diselezioni locali avvenute nelcorso dei secoli.

L’Aglianicone è dato inletteratura come sicuramenteappartenente alla famigliadell’Aglianico (Ministerodell'Agricoltura e Foreste,1990) ed è un vitigno pocodiffuso, con questo nome,nella penisola italiana, essen-do coltivato solo in Basilica-ta.

Il Ciliegiolo è descritto inbibliografia come vitigno diorigine incerta e la citazionepiù antica di cui siamo a co-noscenza è del Soderini(1590). In alcuni casi è statoipotizzato che il Ciliegiolofosse sinonimo di Sangiove-se, ma il Prof. Cosmo (1948)chiarì definitivamente che,nonostante la somiglianza, sitratta di due varietà distinte.Il Ciliegiolo è coltivato inmolte regioni italiane, dalPiemonte alla Puglia.

che condividono con quelloincognito i profili isoenzi-matici: questo consente discartare dal confronto tuttigli altri.

I marcatori microsatellitesono marcatori del DNA ca-ratterizzati dalla presenza,all’interno della sequenza, diripetizioni successive diunità di base di 1-6 nucleoti-di: il numero di queste ripe-tizioni è ipervariabile e de-termina l’elevato polimorfi-smo che li distingue; offronoinoltre il vantaggio di esserecodominanti e di venire ere-ditati secondo le leggi diMendel. Negli ultimi annihanno ottenuto un consensocrescente e sono diventati lostrumento molecolare predi-letto per la caratterizzazione

PGM (Phosphogluco Muta-se). Ogni vitigno è caratte-rizzato da un particolare pro-filo per ciascun isoenzima,codificato secondo Calò etal. (1989a). Tutte le varietàiscritte al Registro nazionalesono state analizzate e sonostate raggruppate per combi-nazioni comuni di patterns.L’esperienza di caratterizza-zione varietale e clonale conquesti due sistemi, riportatanel lavoro di Calò et al.(1989b), indica che, quandodue viti hanno patternsisoenzimatici diversi, sonosicuramente due varietà di-verse. Questi dati aiutanonella ricerca dell’identità diun vitigno incognito, restrin-gendo la cerchia dei possibilicandidati al gruppo di vitigni

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Materiali e metodi

Sono state caratterizzate 5accessioni riferite al Fiano(Tab. 1), reperite ad Avelli-no, Locorotondo (BA) e Cri-spiano (TA), 3 accessioni ri-ferite all’Aglianico, 2all’Aglianico del Vulture, 3all’Aglianicone e 4 al Cilie-giolo (Tab. 2).

Tutti questi materiali sonostati raccolti presso le colle-zioni dell’Istituto Sperimen-tale per la Viticoltura e sonostati studiati con le metodolo-gie riportate di seguito.

Descrizione ampelografi-ca. La descrizione ampelo-grafica è stata svolta con ilsupporto della scheda O.I.V.utilizzando 83 descrittoriaventi maggior peso discri-minante (Calò e Costacurta,1990). I rilievi sono stati con-dotti per tre annate ed hannointeressato germogli, foglie,grappoli e acini.

Elaborazione dellasilhouette della foglia me-dia. Per ogni accessione sonostate campionate dieci foglieposte ai nodi 6°, 7° od 8° digermogli principali inseriti sutralci di un anno. Il campio-namento è stato ripetuto pertre annate e l'analisi si è svol-ta in laboratorio su foglie fre-sche. I 47 parametri fillome-trici elencati nella tabella 3sono stati calcolati con il pro-gramma Leaf-ISV (Costacur-ta et al., 1992), producendo lasilhouette della foglia media.

Analisi chimica dell’uva.La determinazione dei com-posti aromatici varietali è sta-ta realizzata come indicato daUmmarino e Di Stefano(1997).

Il profilo antocianico dellebucce è stato determinato perHPLC, come descritto da DiStefano e Cravero (1991).

Analisi isoenzimatica.L’analisi isoenzimatica è sta-ta condotta per i sistemi GPI(Glucose Phosphate Isomera-se) e PGM (PhosphoglucoMutase), usando come mate-riale di partenza foglie fre-sche, secondo il metodo de-scritto da Crespan et al.(1998). I profili iosenzimaticiottenuti sono stati codificatisecondo Calò et al. (1989a).

Tab. 3 - Elenco dei parametri fillometrici considerati con il programmaLeaf-ISV

N° Descrittore Descrizione

1 OIV 066-1 lunghezza della nervatura N 12 OIV 066-2 lunghezza della nervatura N 23 OIV 066-3 lunghezza della nervatura N 34 OIV 066-4 lunghezza della nervatura N 55 OIV 066-5 lunghezza dal seno peziolare all'inserzione della nervatura N4 su N36 OIV 066-6 distanza dal seno peziolare al seno laterale superiore7 OIV 066-7 distanza dal seno peziolare al seno laterale inferiore8 OIV 077-1 lunghezza del dente N 29 OIV 077-2 lunghezza del dente N 410 OIV 077-3 larghezza del dente N 211 OIV 077-4 larghezza del dente N 412 OIV 078-1 lunghezza / larghezza del dente N 213 OIV 078-2 lunghezza / larghezza del dente N 414 OIV 079-1 ampiezza del seno peziolare15 OIV 079-2 lunghezza N 3 / lunghezza N 116 OIV 079-3 lunghezza N 5 / lunghezza N 117 OIV 079-4 distanza dal seno laterale inferiore / lunghezza N 218 OIV 079-5 distanza dal seno laterale superiore / lunghezza N 319 OIV 092 lunghezza picciolo20 OIV 093 lunghezza picciolo / lunghezza N 121 a lunghezza N 2 / lunghezza N 122 b lunghezza N 3 / lunghezza N 223 c distanza tra la parte terminale della 1^ner. di N1/ lunghezza

della nervatura N124 d distanza seno superiore / lunghezza della nervatura N 225 e distanza seno inferiore / lunghezza della nervatura N 326 l distanza tra la parte terminale di N1 e la parte term.della I^ner.su N127 pl distanza tra la parte terminale di N2 e la parte term.della I^ner.su N228 Alfa angolo N 1 / N 229 Beta angolo N 2 / N 330 Gamma angolo N 3 / N 431 Delta angolo tra N 3 e l'estremità della nervatura N 532 Rho angolo del dente N 133 Prova 1 distanza 1, 25 / lunghezza della nervatura N 134 Prova 2 larghezza di metà foglia /lunghezza della nervatura N 235 Prova Ar superficie / lunghezza della nervatura N 136 Prova Ar 2 superficie / angolo Alfa37 N4/N1 lunghezza della nervatura N 4 / lunghezza della nervatura N 138 seno 2 angolo tra N 3 e il punto di massima apertura del seno peziolare39 seno 3 rapporto tra i due angoli del seno peziolare40 sinus 1 angolo del seno peziolare all’estremità41 sinus 2 angolo max del seno peziolare42 esperim. angolo 4. 1. 1243 esperim. 2 angolo 4. 1. 1944 alfa 19 angolo Alfa / distanza dal seno superiore45 beta119 angolo Beta / distanza dal seno inferiore46 theta angolo Alfa+Beta / distanza seno superiore+distanza seno inferiore47 a.p. medi rapporto tra i due angoli del seno peziolare

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Analisi del DNA conmarcatori microsatellite. IlDNA è stato estratto secondoil metodo descritto da Cre-span et al. (1999). Sono statianalizzati 16 loci: VVS1 eVVS2 (Thomas e Scott,1993), VVS29 (Thomas, co-mun. pers.; CSIRO Plant In-dustry, Adelaide, Australia),VVMD5, VVMD7, VVMD8(Bowers et al., 1996),VVMD27, VVMD28 eVVMD32 (Bowers et al.,

1999b), VrZAG 21,Vr-ZAG47, VrZAG62, Vr-ZAG64, VrZAG79 (Sefc elal., 1999), ISV2, ISV3 eISV4 (Crespan, 2003).

Il metodo di analisi è ripor-tato nel lavoro di Crespan eMilani (2001).

Elaborazione statisticadei dati. I dati ampelograficie fillometrici sono stati ela-borati con l’analisi a grappo-lo (cluster analysis), per evi-denziare i legami intercorren-

ti fra le varie accessioni inbase a informazioni di naturamultivariata. Per la realizza-zione della matrice di simila-rità è stata utilizzata la tecni-ca della distanza euclidea,mentre il collegamento tra leunità è stato ottenuto con ilsingle linkage per i dati am-pelografici e con il completelinkage per i dati ampelome-trici (Calò et al., 2000; Costa-curta et al., 2001).

Il grado di vicinanza gene-

Foto 1 - Grappolo di Aglianico del Vulture Foto 2 - Grappolo di Fiano

Foto 3 - Grappolo di Aglianicone Foto 4 - Grappolo di Fiano Aromatico

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tica tra vitigni è stato calcola-to usando il coefficiente diDice (1945), escludendo il lo-cus VVMD8, perché può ave-re alleli nulli. La cluster ana-lysis è stata condotta con ilprogramma NTSYS-pc, ver-sione 1.80, metodo UPGMA.

Risultatidelle indagini

Si riportano di seguito i ri-sultati ottenuti con ciascun ti-po di indagine.

Analisi ampelografica.Nell’ambito del Fiano, i rilie-vi ampelografici hanno evi-denziato due gruppi principa-li: il primo costituito dai bio-tipi reperiti nella provincia diAvellino ed il secondo relati-

Avellino formano un clustercon alto grado di similitudineentro una distanza di linkagedi circa 25 (addirittura entro15 con due delle tre accessio-ni). Questo stesso gruppo siunisce al Fiano di Puglia aduna distanza decisamentemaggiore, pari a circa 60.

Riguardo ad Aglianico,Aglianico del Vulture, Aglia-nicone e Ciliegiolo, i rilieviampelografici hanno eviden-ziato delle similitudinimorfologiche fra i biotipi aconfronto tali da poterli sud-dividere in due gruppi: il pri-mo è costituito dai biotipi diAglianico e Aglianico delVulture, il secondo compren-de l'Aglianicone ed il Cilie-giolo. I caratteri ampelografi-ci differenziali di tali gruppi

vengono riportati nella tabel-la 5. Aglianico ed Aglianicodel Vulture mostrano unamodesta variabilità morfolo-gica a carico di pochi caratte-ri, principalmente della fogliaadulta (profilo, bollosità, for-ma dei denti), con piccoledifferenze nei livelli diespressione. Anche le diffe-renze riscontrate tra i biotipidi Aglianicone e Ciliegiolosono lievi, poco significative,in quanto relative a caratteriinfluenzati dall'ambiente edalla variabilità all'internodella cultivar.

L'analisi multivariata haevidenziato due raggruppa-menti analoghi (Fig. 2). Ibiotipi appartenenti all'Aglia-nico ed all'Aglianico del Vul-ture formano un cluster con

Tab. 4 - Descrittori ampelografici discriminanti dei biotipi di Fiano in studioOrgano Carattere Fiano (Avellino) Fiano (Puglia)

F1, F2, F3 Fa5, Fa6

Germoglio Densità dei peli striscianti dell’estremità fortissima forteColore della faccia dorsale degli internodi verde striato di rosso verdePigmentazione antocianica delle gemme nulla/leggera nulla/forte

Cirri Lunghezza medi cortiFoglia giovane Colore della pagina superiore giallo zone bronzate

Densità dei peli striscianti tra le nervature principali fortissima quasi forteDensità dei peli striscianti sulle nervature principali fortissima forteNumero di infiorescenze per tralcio da 1,1 a 2 da 2,1 a 3

Tralcio Vigoria del tralcio media/forte media/esileFoglia adulta Taglia media piccola

Pigmentazione antocianica delle nervature principali della faccia nulla al punto peziolaresuperiore del lemboForma dei denti a lati convessi a lati rettilineiLunghezza dei denti medio corti medio lunghiLunghezza dei denti in rapporto alla loro larghezza alla base medio corti lunghiForma della base del seno peziolare a U/ a V a UFondo del seno peziolare delimitato dalla nervatura assente presenteDensità dei peli striscianti tra le nervature (pagina inferiore) media leggeraDensità dei peli dritti tra le nervature (pagina inferiore) leggera quasi nullaDensità dei peli dritti delle nervature principali medio leggera quasi nulla(pagina inferiore)Lunghezza del picciolo in rapporto alla nervatura mediana più corto molto più corto

Grappolo Larghezza media medio strettoPeso di un grappolo basso/molto basso molto basso

Acino Forma ellittico corto arrotondato/ellitticocorto

Pruina media medio leggeraGrado di consistenza della polpa medio leggeroParticolarità del sapore nessuna gusto

speciale/moscatoGrado di separazione del pedicello medio difficile medio/facile

vo ai biotipi pugliesi.I caratteri ampelografici

differenziali vengono riporta-ti nella tabella 4. Quelli mag-giormente distintivi sono: ilcolore degli internodi del ger-moglio, verde striato di rossonel Fiano di Avellino e verdenel Fiano di Puglia; una mag-gior peluria tra le nervatureprincipali nella pagina infe-riore della foglia adulta per ilFiano di Avellino; il sapore,neutro nel Fiano di Avellinoe con gusto speciale, aromati-co, nel Fiano di Puglia. Que-st'ultimo è il carattere più in-teressante ed importante chediscrimina i due tipi.

Anche l’analisi statisticadei dati ha evidenziato i duemedesimi raggruppamenti(Fig. 1): i biotipi del Fiano di

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un notevole grado di similitu-dine entro una distanza dilinkage di circa 6, mentre aduna distanza quasi doppia(distanza di unione intorno a11) si aggrega il secondo clu-ster formato dalle accessionidi Aglianicone e Ciliegiolo,ad indicare una netta diver-sità a livello morfologico traquesti due raggruppamenti.

Analisi fillometrica. I ri-sultati di questa analisi distin-guono il Fiano negli stessidue gruppi già individuaticon l’ampelografia. Lo sche-ma che si ottiene con la clu-ster analysis mostra che le

ad una distanza di legame dicirca 8; un secondo cluster,comprendente le accessionidi Ciliegiolo ed Aglianicone,si associa a distanze legger-mente superiori. La dissimili-tudine fra i due cluster pre-senta una distanza quasi dop-pia rispetto alla distanza diunione.

Analisi chimica dell’uva.L’esame dei composti aroma-tici varietali dei diversi bioti-pi di Fiano ha evidenziatoche essi possono essere divisiin due classi: aromatici (Fia-no di Puglia) e non aromatici(Fiano di Avellino). I primi

sembrano appartenere allastessa classe biosintetica delMoscato bianco, in quanto inessi prevale la sintesi del li-nalolo e dei suoi derivati dii-drossilati o eteri interi, piutto-sto che del geraniolo e deisuoi derivati. A differenzadel Moscato bianco, i biotipidi Fiano di Puglia possiedonotenori elevati di a-terpineoloe di diolo 2, anche maggioridi quelli del diolo 1, e carat-teristici rapporti fra i compo-sti terpenici isomeri. Il conte-nuto più elevato di norisopre-noidi rappresenta un’altraparticolarità di questo grup-

Tab. 5 - Caratteri ampelografici differenziali di Aglianico/Aglianico del Vulture ed Aglianicone/Cilie-giolo

Organo Carattere Aglianico e Aglianicone eAglianico del Vulture Ciliegiolo

Germoglio Distribuzione della pigmentazione antocianica dell'estremità assente al margineIntensità della pigmentazione antocianica dell'estremità nulla leggeraDensità dei peli striscianti dell'estremità molto forte molto fortePortamento eretto/semieretto orizzontale

Foglia giovane Colore della pagina superiore giallo giallo/zone bronzateDensità dei peli striscianti tra le nervature principali molto forte molto forteDensità dei peli striscianti sulle nervature principali forte forte

Tralcio Vigoria del tralcio medio-esile medio-forteFoglia adulta Taglia media grande

Forma del lembo pentagonale/orbicolare cuneiformeNumero di lobi cinque treDepressione del lembo presente assenteProfilo piano (A) /involuto (A, Av) revolutoBollosità della pagina superiore media (Av) / media forte (A) leggeraForma dei denti convessi (A, Av) a lati rettilinei

misto tra rettilinei e convessi (Av)Lunghezza dei denti medi lunghiLungh. denti/largh. denti corti medio-cortiForma del seno peziolare a lobi leggermente sovrapposti apertoForma della base del seno peziolare a V a UDensità dei peli striscianti quasi nulla leggeratra le nervature (pagina inferiore)Densità dei peli dritti delle nervature principali (pagina inferiore) medio-leggera nullaLungh. picciolo/nervatura mediana uguale/più corto più lungo

Grappolo Numero di infiorescenze per germoglio da 1,1 a 2 <=1Compattezza medio-compatto più che compattoLignificazione del peduncolo leggera media

Acino Peso medio basso medioUniformità della grossezza non uniforme uniformeForma arrotondato ellittico cortoSpessore della buccia media/spessa spessaLunghezza del pedicello corto cortissimoPeso basso medio

due accessioni di Fiano diPuglia si uniscono ad una di-stanza di circa 6 e quelli diAvellino di circa 6.8, mentrefra i due raggruppamenti ladistanza è di oltre 9 (Fig. 3).

Anche con l'analisi a grap-polo dei dati fillometrici leaccessioni di Aglianico,Aglianico del Vulture, Aglia-nicone e Ciliegiolo vengonosuddivise in due gruppi prin-cipali, analoghi a quelli giàottenuti con l'ampelografia(Fig. 4): un primo gruppo ècostituito dalle accessioni diAglianico e Aglianico delVulture e viene raggruppato

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po. I biotipi classificati comenon aromatici, in realtà, rap-presentano uno stadio inter-medio tra le uve neutre equelle aromatiche, infattipossiedono un contenuto inlinalolo libero e glicosilatonon trascurabile ed anche l’a-terpineolo è presente in quan-tità importanti (Di Stefano etal., 2001)

In tabella 6 viene riportatala composizione antocianicadelle uve di Aglianico, Aglia-nico del Vulture, Aglianiconee Ciliegiolo. I biotipi diAglianico ed Aglianico delVulture presentano lo stessoprofilo caratterizzato da unanetta prevalenza degli anto-ciani trisostituiti all'anello la-terale (soprattutto malvidina)

e, in particolare, da una bassapercentuale di cianidina, ge-neralmente minore di 1, dapercentuali di delfinidina e dipetunidina maggiori di quelladella peonidina; da un rap-porto acetati/cinnamati mino-re di uno. La presenza degliantociani acilati è, comun-que, piuttosto limitata.Nell’Aglianicone, rispettoagli Aglianici, la percentualedella cianidina è nettamentepiù elevata e la peonidina èl’antociano più importantedopo la malvidina. Inoltre lepercentuali delle forme acila-te sono particolarmente bas-se, intorno a uno per gli ace-tati. Modesta la presenza deicinnamati, pari a circa il 4%.

I profili antocianici del Ci-

liegiolo e dell’Aglianiconesono stati ricavati rispettiva-mente dall'archivio dell'Isti-tuto Sperimentale per l'Eno-logia di Asti e dai dati pub-blicati da Tamborra e Di Be-nedetto (1991). Consideratala variabilità indotta dall’am-biente, dall’annata e, proba-bilmente, anche dai sistemi digestione del vigneto, risulta-no molto simili e compatibilicon un unico vitigno. Tali so-miglianze riguardano lo scar-so contenuto di antociani aci-lati, rappresentati soprattuttodai cinnamati, la prevalenzadella malvidina-3-glucosideseguita dalla peonidina-3-glucoside piuttosto che dalladelfinidina e dalla petunidina3-glucosilate. Le maggioripercentuali di cianidina e dipeonidina 3-glucosilatenell’Aglianicone sono da at-tribuire all’influenza dellevariabili sopra menzionate,che condizionano soprattuttola sintesi degli antociani diso-stituiti.

Analisi isoenzimatica. Gliisoenzimi distinguono com-plessivamente 4 gruppi: 1) leaccessioni del Fiano di Avel-lino, 2) quelle del Fiano diPuglia, 3) un gruppo unicoper Aglianico ed Aglianicodel Vulture, 4) un gruppounico per Aglianicone e Ci-liegiolo, come riportato nellatabella 7.

Il solo dato degli isoenzimisarebbe sufficiente per indi-care come varietà diverse ilFiano di Avellino rispetto alFiano di Puglia.

Analisi del DNA conmarcatori microsatellite. Leanalisi molecolari realizzatesu tutte le accessioni della ta-bella 1 hanno prodotto quat-tro profili molecolari diversi(Tab. 8), che corrispondono aquattro varietà: Fiano diAvellino e Fiano di Pugliasono due varietà diverse,Aglianico e Aglianico delVulture sono risultati sinoni-mi e così pure Aglianicone eCiliegiolo.

I dati molecolari consento-no di escludere un legame diparentela diretta fra Agliani-co ed Aglianicone, poichénon vi è condivisione di al-meno un allele per locus.

Per valutare i rapporti divicinanza genetica tra i viti-

Tab. 6 - Risultati dell'analisi isoenzimaticaCodice accessione Varietà GPI PGM

A2, A6, A10, Av1, Av3 Aglianico e Aglianico del Vulture 1 5A.e1, A.e2, A.3, A.e8, C1, Aglianicone e Ciliegiolo 1 1C2, C3, C4F1, F2, F3 Fiano di Avellino 10 6Fa5, Fa6 Fiano di Puglia 2 1

Tab. 7 - Risultati dell'analisi del DNA a 16 loci microsatellite (la lunghez-za degli alleli è espressa in bp)

Varietà Fiano Fiano Aglianico e Aglianicone e(Avellino) (Puglia) Aglianico Ciliegiolo

del Vulture

codiceaccessione F1, F2, F3 Fa5, Fa6 A2, A6, Av1, Av3 A.e8, A.e1, A.e2,

A.e3, C1, C2, C3, C4

LociVVS1 181 181 181 181 181 181 181 181VVS2 155 155 143 133 155 151 133 133VVS29 179 179 171 171 171 171 171 171VVMD5 228 226 232 226 246 232 236 226VVMD7 239 239 249 239 239 239 263 247VVMD8 167 141 147 141 141 - 143 -VVMD27 189 183 194 189 189 183 183 179VVMD28 247 231 247 239 261 231 249 237VVMD32 263 259 273 263 257 251 253 253VrZAG 21 202 190 206 202 190 190 202 190VrZAG 62 193 187 195 193 187 187 203 193VrZAG 64 143 137 159 143 159 137 141 139VrZAG 79 250 244 250 248 246 244 258 244ISV2 165 161 165 141 165 143 143 141ISV3 145 133 139 133 145 133 139 133ISV4 169 169 197 169 177 169 177 177

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L’ENOLOGO ❏ MAGGIO 2004

Tab. 8 - Profilo antocianico delle bucce degli acini di Aglianico, Aglianicodel Vulture, Aglianicone e Ciliegiolo

Antociani % Aglianico e Aglianico Aglianicone Ciliegiolodel Vulture

Delfinidina-3-gl. 7,1 5,5 7,1Cianidina-3-gl. 0,8 6,5 3,2Petunidina-3-gl. 9,8 8,5 9,7Peonidina-3-gl. 4,8 17,5 12,2Malvidina-3-gl. 63,4 57,2 62,9Acetati 3,7 0,8 1,1Cinnamati 10,3 4,0 3,8

gni allo studio, sono state in-serite due varietà di outgroupmolto diverse fra loro ed an-che rispetto a quelle studiate:Sultanina e Pinot nero.

L'elaborazione dei dati mo-lecolari, utilizzando il coeffi-ciente di Dice ed il metodoUPGMA, ha prodotto il den-drogramma in Fig. 5. Si di-stinguono tre gruppi princi-pali: il primo comprende solola Sultanina, che è risultata,come atteso, profondamentediversa da tutti gli altri viti-gni; il secondo raggruppaMoscato bianco, Fiano diPuglia, Sangiovese e Cilie-giolo; il terzo Pinot, Fiano diAvellino ed Aglianico.

La grande vicinanza traSangiovese ed Aglianicone è

giustificata dal fatto che sonorisultati direttamente legatil’uno all’altro da un rapportodi parentela del tipo genitore-figlio, giacché condividonoalmeno un allele per ciascunodei 22 loci microsatellite ana-lizzati ed anche i risultati del-l'analisi isoenzimatica sonoin armonia con queste con-clusioni (Crespan et al.,2002). Inoltre Ciliegio-lo/Aglianicone e Sangiovesenon possono essere derivatida autofecondazione uno del-l'altro. Questo insieme di da-ti, tuttavia, non consente diavanzare delle ipotesi su qua-le dei due possa essere il ge-nitore dell’altro, né ci aiutanole informazioni storiche, poi-ché le prime citazioni scritte

di entrambi si trovano nell'o-pera del Soderini del 1590.

Possiamo inoltre escludereun legame di parentela direttodel Ciliegiolo/Aglianiconecon l'Aglianico, il Montepul-ciano od il Canaiolo nero etra questi ultimi tre e lo stes-so Sangiovese, in quanto, giànel limitato numero di locianalizzati, non si riscontra lanecessaria condivisione di al-leli (dati non mostrati).

Il Fiano aromatico mostrauna condivisione allelica su-periore al 50% con il Mosca-to bianco, fatto che ci sor-prende solo in parte, perchèanche le indicazioni sullacomposizione aromatica deidue vitigni mostrano la pre-senza di un substrato geneti-co comune.

Nel terzo gruppo il Pinotnero si stacca decisamentedagli altri due vitigni, mentreil Fiano di Avellino el’Aglianico, e questa è unasorpresa, sono risultati moltovicini, come Fiano aromaticoe Moscato bianco: forse unaspiegazione si può ricercarenel fatto che condividono lastessa terra d’origine. La vi-cinanza genetica riscontrata èun indizio che merita un ap-profondimento.

Infine, a dispetto del nome,l'Aglianicone risulta geneti-camente molto distantedall’Aglianico.

Considerazioniconclusive

In relazione agli studi con-dotti, possiamo sostenere chele differenze fra i biotipi diFiano reperiti ad Avellino ri-spetto ai biotipi pugliesi sonotali da doverli consideraredue varietà diverse.

Suggeriamo quindi di ap-portare le seguenti modifichenel Registro delle Varietà:

1. confermare come Fianoil tipo a sapore semplice,classico della zona avelline-se, il solo attualmente iscrittonel Registro nazionale (codi-ce 81);

2. iscrivere come vitignoautonomo e diverso il Fianodal sapore aromatico.

Il Fiano aromatico, cosìcome emerso dai dati mole-colari, non va considerato in

Fig. 3 - Fillometria. Risultati della cluster analysis e rappresentazione del-la silhouette della foglia media delle accessioni di Fiano

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L’ENOLOGO ❏ MAGGIO 2004

relazione di parentela direttacon il Moscato bianco o conil Moscato di Alessandria,che sono capostipiti di unalunga serie di vitigni ad aro-ma moscato (Costacurta etal., 2003), pur essendo statoevidenziato un interessantegrado di vicinanza geneticacon il Moscato bianco.

Analoga conclusione deri-va dallo studio degli aromi,dal momento che la composi-zione in terpeni liberi e glico-silati del Fiano a sapore aro-matico, pur diversa da quella

munque alcune differenze frai diversi biotipi, sia di ordineampelografico che ampelo-metrico e chimico, ma rien-trano nell’ambito della varia-bilità intravarietale.

Alla luce di dette conside-razioni si propone, quindi, diriportare nel Registro dellevarietà Aglianico e Aglianicodel Vulture come vitigno uni-co con la denominazione diAglianico.

Emerge, infine, che Aglia-nicone e Ciliegiolo, prece-dentemente ritenuti e descritticome distinti, sono lo stessovitigno, direttamente impa-rentato con il Sangiovese.

RiassuntoIl presente lavoro descrive

gli studi effettuati su alcunibiotipi di Fiano, Aglianico,Aglianico del Vulture, Aglia-nicone e Ciliegiolo. Le ricer-che sono state condotte im-piegando una serie di meto-dologie di analisi utili peridentificare e caratterizzare ivitigni. I risultati delle varieindagini hanno portato alleseguenti conclusioni: 1) esi-stono due diverse varietà de-nominate Fiano, una dellequali dal sapore decisamentearomatico e correlabile alMoscato bianco, 2) l’Agliani-co diffuso in Campania el’Aglianico del Vulture sonoda considerarsi un unico viti-gno; 3) l'Aglianicone ed il Ci-liegiolo, precedentemente ri-tenuti e descritti come distin-ti, sono lo stesso vitigno, cheè risultato direttamente impa-rentato con il Sangiovese.

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del Moscato bianco, sembraessere il risultato di una lineabiosintetica simile.

Queste considerazioni cipermettono di ipotizzare cheanche il Fiano pugliese possaessere derivato, seppure indi-rettamente, dalle antiche VitiApiane.

Valutando complessiva-mente i risultati delle diverseanalisi si può anche afferma-re che l’Aglianico diffuso inCampania e l’Aglianico delVulture sono da considerarsiun unico vitigno. Vi sono co-

Fig. 4 - Risultati della cluster analysis ottenuti con l’elaborazione dei datifillometrici per Aglianici, Aglianicone e Ciliegiolo

Foto 5 - Grappolo di Ciliegiolo

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L’ENOLOGO ❏ MAGGIO 2004

Fig. 5 - Dendrogramma di similarità genetica

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