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44 Movia Vini Triple "A" ANNO 2 - N. 16 - Settembre 2019 - Periodicità mensile - Prima Immissione: 28 03 2018 - 3,80 POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L.353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1 COMMA 1 NE/UD 48 Dante Ferro e l'ampolla delle meraviglie 60 Claudia Corò pittrice veneziana 10 Chef Perbellini storia di stelle sogni e coraggio

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44Movia Vini Triple "A"

ANNO 2 - N. 16 - Settembre 2019 - Periodicità mensile - Prima Immissione: 28 03 2018 - € 3,80POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L.353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1 COMMA 1 NE/UD

48Dante Ferroe l'ampolla delle meraviglie

60Claudia Coròpittrice veneziana

10Chef Perbellinistoria di stelle sogni e coraggio

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TOP/EDITORIALE

Tutte le informazioni di serviziodi aperture, chiusure, orari e prenotazioni sul sito:

www.top-tasteofpassion.it

A bbiamo l’impressione che forse troppo spesso si sia portati all’elogio della mediocrità legata al motto “si però è fatto con il cuore”, stendendo un velo di

noia sopra la perfezione come se fosse sinonimo di una super-flua e inutile conoscenza e competenza. L’importante e nume-rosa partecipazione alla Prevendemmiale, organizzata a Villa Nachini dall’Associazione Enotecnici del FVG, ha smentito questo sentimento. Il come sarà la vendemmia 2019 lo deci-derà ancora una volta la natura ma una cosa è certa: chi potrà fregiarsi del premio qualità lo avrà meritato per il lavoro in campagna svolto con competenza e professionalità. È indub-bio che il lavoro del contadino vignaiolo inteso nel suo signi-ficato romantico del “fatto con il cuore” abbia dovuto vedere un'integrazione, tra l’altro non recente, con scuola, cultura, tecnica e disponibilità allo studio di vecchie e giovani leve. Del convegno Assoenologi abbiamo sintetizzato l’importanza di questa storica associazione e di quanto sia fondamentale il ruolo di persone che, oltre la preparazione tecnica dedicata alla cantina, debbano essere preparate ad affrontare sfide di marketing, comunicazione e distribuzione a livello mondiale. In conclusione possiamo dire che per tutto questo sarà co-munque una vendemmia fantastica. E che buon vino sia!

Q di Mariella Trimboli e Alexa Kuhne

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TOP/SOMMARIO

3 Editoriale - MARIELLA TRIMBOLI

6-7 Friuli Venezia Giulia Appuntamenti7-8 Veneto Appuntamenti

11-12 In cucina con Perbellini - ALEXA KUHNE

13 Gourmet14-15 Antico e Nuovo Borgat - VERONICA DEFILIPPIS

16-17 Agriturismo Radovič - MARISA CEPACH 18-19 Soul Food - FRANCESCA DI LEO E LUCA RONCADIN

20-21 Federico Ellero un compositore originale - RAFFAELLA LENARDUZZI

22 Cipolla di Cavasso e della Val Cosa - GIANNA BUONGIORNO E FILIPPO BIER

24-25 La triste epopea della Mucca Carolina - PAOLA VALDINOCI

27 I numeri del cuore - NICOLÒ GAMBAROTTO

28 Rendere irresistibile un menu… con i colori - RAFFAELLA LENARDUZZI 30 Pordenonelegge 2019

31 In ricordo di Claudia - CLAUDIO FABBRO

32-33 “Blauburgunder Tasting” - STEFANO COSMA

34-35 Prosecco o Ribolla, Pinot grigio… oppure? - CLAUDIO FABBRO 36 La notte di San Lorenzo può attendere - RODOLFO RIZZI

37 In vacanza con i nostri sensi - PIETRO ALOISIO

38 Birra: da semplice bevitore a consumatore consapevole!40 Vent’anni di storia - A CURA DI TOP

41 La vigna musicale di Maurizio Donada - GIANNA BUONGIORNO E MARIELLA TRIMBOLI 42-43 Vini di annate - GIULIO COLOMBA

44-45 Movia Wines - MARIELLA TRIMBOLI 47 Estetica quotidiana - STELIO SMOTLAK

48-49 Lorenzo Dante Ferro - OMAR MANINI 50-51 I Guastatori custodi della storia - ALEXA KUHNE

52-53 “Sogno di una notte…” nel Castello di Ahrensperg - CARLOTTA KOVATSCH

54-55 Barcolana51: non c’è due senza tre! - ALESSANDRO VESCINI

56-57 Ciack si gira! - TIZIANA FIORENTINO

58 A spasso nei secoli in Valpolicella - ANNA TURCHET

59 Santa Maria di Nazareth - LETIZIA RIGOTTO

60-61Claudia Corò, nel blu dipinto di blu - OMAR MANINI

63-64 Auguri Collio-Brda - STEFANIA SOLLAZZI

65 La Perla degli Dei - TIZIANA FIORENTINO

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Venerdì 21 Settembre 2019Concerti a MiramareCastello di Miramare

Trieste miramare.beniculturali.it

Una suggestiva proposta musicale nella scenografica Sala del Trono del Castello di Miramare. Concerto con Orchestra La-boratorio 6.0 con Paolo Bernetti, tromba, Filip Flego, chitarra, Giorgio Giacobbi, sax contralto, Riccardo Pitacco, chitarra, Denis Canciani, contrabbasso, Camilla Collett, batteria. Musiche di Hagen, Min-gus, Stanko, Jarrett, Ellington. Composta e guidata dall’insegnante di jazz e noto strumentista Giovanni Maier. Concerto incluso nel normale biglietto di ingresso al castello.Prenotazione obbligatoria via mail. Ultimo appuntamento estivo. ■

Mercoledì 11 settembre Il Cappellaio Matto

Palazzo Coronini CronbergVia Coronini 1 Gorizia

www.coronini.it - Tel. 0481 533485

Il "Tea party" all'inglese allestito nel Parco (in caso di maltempo nelle Scu-derie), sarà preceduto da una visita guidata alla mostra "L'indispensabile superfluo. Accessori della moda nelle collezioni della famiglia Coronini" te-nuta dalla curatrice Cristina Bragaglia I partecipanti sono caldamente invitati a presentarsi alla visita e al tè indos-sando un cappello! Costo di partecipa-zione € 15,00 a persona (comprensivo di ingresso e visita guidata alla mostra e del tea party a cura di L'Oca Golosa Pasticceria) Solo su prenotazione ■

Lunedì 9 settembreOggetti e cose d’altri tempi

Borgo Aquileia Palmanova UD

Tel. +39 338 6322205

Il mercatino delle cose vecchie e usate ritorna nella città stellata. In contempo-ranea al mercato settimanale, più di 40 espositori provenienti da tutto il Triveneto riempiranno Borgo Aquileia proponendo oggetti d’altri tempi, occasione da non perdere per i collezionisti e per i turisti in visita alla città che da luglio 2017 è en-trata a far parte del Patrimonio mondia-le dell’Unesco. L'evento sta riscuotendo un enorme successo sia come numero di espositori che di interesse. Ampia scelta di libri, francobolli, articoli vintage e arti-stici come quadri e stampe. ■

TOP/NEWS

> Da venerdì 6 a domenica 15 settembre - Enemonzo UD - Mostra Mercato del Formaggio e della Ricotta di Malga - Formaggi d’alpeggio, gara per la migliore ricotta di malga

Facebook Pro Loco Enemonzo [email protected]> Da venerdì 6 a domenica 15 settembre - Tarcento UD - Festa delle Birra Bavarese

In concomitanza con l’Oktoberfest di Monaco di Baviera - Facebook Associazione Pro Loro Tarcento > Da sabato 7 a lunedì 9 settembre - Malga Casera Tartoi - Forni di Sopra UD

Carnia Eccellenze in Malga Sotto la guida di Fabrizio Nonis e Veronica Defilippis con chef stellati e locali www.cuciniamocon.it

> Sabato 14 settembre - Ariis UD - Magazzini del Sale di Villa Ottelio Savorgnan Cena Rinascimentale per festeggiare il compleanno della nobildonna Lucina Savorgnan

Tel. +39 328 8675660 - [email protected]> Da venerdì 13 a domenica 22 settembre - Budoia PN - Festa dei Funghi e dell’Ambiente

Mostra micologica, approfondimenti culturali, Marcia dei Funghi, degustazioni Prolocobudoia.com - Tel. +39 0434 653244

> Da venerdì 20 a domenica 22 settembre - Tolmezzo UD 24a Festa della Mela - www.festadellamela.com

Friuli Venezia Giulia Appuntamenti

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TOP/NEWS

Domenica 8 settembreI piaceri della tavola

Museo Archeologico NazionaleP.zza Duomo 13 - Cividale del Friuli UD

museoarcheologicocividale.beniculturali.it

I piaceri della tavola. Ricette, pietanze e sapori del Quattrocento, a cura di Eli-sa Pallavicini. La tavola rinascimenta-le raccontata attraverso la conoscen-za di piatti e preparazioni dell’epoca. Esperienza multisensoriale per vedere, annusare e assaggiare pietanze dimen-ticate. L’incontro si concluderà con una degustazione guidata di un dolce del XV secolo. Iniziativa realizzata in collaborazione con l’Associazione Par-co del Natisone. Per l’occasione sarà esposto al pubblico il volume De hone-sta voluptate et valitudine di Bartolo-meo Platina edito a Cividale nel 1480, un trattato sui piaceri della tavola e la buona salute, primo libro stampato in Friuli con caratteri mobili conservato nella Biblioteca del Museo. Prenota-zione obbligatoria. ■

Giunto alla 66a edizione Casa Moderna è un evento storico e sempre di grande richiamo perché nel tempo ha saputo adeguarsi alle novità, spesso anticipar-le, con l’offerta più innovativa degli espositori selezionati. Con una fideliz-zazione degli espositori pari all’80%, sa essere all’altezza delle aspettative per riconfermarsi appuntamento clou dell’abitare e lo fa prima di tutto espo-nendo le migliori soluzioni d’arredo. Nei padiglioni troveranno spazio la 4a edizione di Casa Sicura, dedicato a tutto quello che concerne la sicurezza in casa, nell’ambiente famigliare, nelle abitudini e nella quotidianità di chi la abita, e la 19a edizione di Casa Biolo-gica che espone il settore della bioedi-lizia e delle costruzioni ecosostenibili come economie emergenti. ■

Visita guidata alla Chiesa di San Le-onardo (Arcoloniani) e a Palazzo Gal-lici Beretta, 1700 e Concerto del M° Sebastiano Zorza alla fisarmonica di Jean-Philippe (1683-1764), Pièces de Clavecin. Itineraria, con il sostegno del Comune di Udine, presenta una se-rie di eventi per conoscere le chiese e i palazzi udinesi affrescati da Giulio Quaglio tra il 1692 e il 1724 e con essi la storia della città di Udine. Alla vi-sita guidata segue un breve concerto di musica classica, su temi sacri e pro-fani, a cura del M° Sebastiano Zorza, chiude la serata una presentazione di vini autoctoni del Friuli Venezia Giu-lia.Partecipazione gratuita. La durata dell’evento è di circa un’ora e trenta minuti. Per ragione di spazio è richie-sta la prenotazione. ■

Sabato 7 settembreVisita guidata e concertoChiesa di San Leonard

e Palazzo Gallici BerettaUdine

www.itinerariafvg.it

Da sabato 5 a domenica 13 ottobre Casa Moderna

Udine Fiere Martignaco UDcasamoderna.it

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Fino a domenica 24 Novembre Play with us

Hilton Molino Stucky Venice Giudecca 810 Venezia

nabybyron.com

All’interno della suggestiva e prestigiosa cornice dell’Hotel Hilton Molino Stucky presentata dal Museo Storico della Gio-stra di Bergantino l’installazione “Play With Us” Dall’arte popolare all’arte mo-derna con opere dell’artista Naby Byron, texture musicale di Max Casacci dei Subsonica, a cura del Prof. Gian Paolo Borghi, etnoantropologo ed esperto di tradizioni popolari. L’esposizione si col-loca in concomitanza alla 58° Biennale di Venezia e propone al pubblico una visione onirica dell’artista con della sua narrazione inusuali cavalli da giostra. ■

Domenica 22 settembre Domenica 13 ottobre Artigianato in centro

Castelfranco Veneto TV www.facebook.com/DentroCentro

I mercatini, dopo il successo delle pre-cedenti edizioni, vedono la numerosa presenza di circa 100 espositori che ani-mano vie, vicoli e piazzette all’interno delle mura del castello e Piazza XXIV Maggio (all’esterno della Torre civica) con artigiani ed hobbysti che presenta-no i prodotti creati dall’abilità delle loro mani. Ferro battuto, prodotti in legno, giochi per bambini, ceramiche, perga-mene, candele, fiori in stoffa e fil di ferro, accessori per la casa, oggetti da riciclo, bambole, saponi artigianali, accessori in pelle e tessuto e molto molto altro... ■

Fino a domenica 10 novembre Butterfly Arc

Via degli Scavi 21/bisMontegrotto Terme PD

www.micromegamondo.com

Nella Casa delle Farfalle i visitatori hanno la possibilità di entrare in una foresta tro-picale in miniatura: centinaia di farfalle da ogni parte del mondo volano libere. Sarà possibile seguire i diversi stadi di svilup-po e incontrare altri animali tropicali. Nel parco esterno, ci si lascia trasportare nel mitico Bosco delle Fate, un percorso all'a-perto in cui si rivivono antiche leggende celtiche e paleovenete: elfi, fate, gnomi ed altri curiosi personaggi animano il par-co mitologico. La struttura è fruibile da persone diversamente abili ed è attrezzata per il pranzo a sacco. ■

TOP/NEWS

> Sabato 7 domenica 8 settembre - Cavaion Veronese VR - Corte Torcolo Warda Garda Il Festival dell’Olio del Garda DOP nel suo Entroterra Laboratori

showcooking, escursioni, cene, mostra d'arte, cucina del territorio wardagarda.it > Da venerdì 13 a domenica 15 settembre - Terrassa Padovana PD - Parco Gasparotto 15°

Festa dei Sapori e delle Tradizioni - www.solosagre.it> Da venerdì 13 a domenica 15 settembre - Quinto di Treviso TV - Area esterna BHR Treviso Hotel -

Via Postumia Castellana 2 - Festa della Birra - Street food, musica e birra artigianale www.bhrtrevisohotel.com

> Da venerdì 20 a domenica 22 settembre - Lamon BL - Festa del Fagiolo - prolocolamon.it > Domenica 22 settembre Ancignano - Sandrigo VI - Villa Mascotto - Bacco&Bacalà Banco d’assaggio dedicato ai vini e alle birre abbinabili a piatti a base di stoccafisso

www.festadelbaccal.com > Venerdì 28 settembre - Cittadella PD - Villa Colombara - Sei Classici per sei Regini

Degustazione guidata da Alessandro Scorsone, Sommelier Master Class e dall'esperto ostricoltore Pietro Nughes - www.cittadellartevino.it

Veneto Appuntamenti

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TOP/NEWS

Fino a lunedì 30 settembreDa Kandisky a Botero

Palazzo ZaguriCalle Zaguri 2667 Venezia

palazzozaguri.it

Trame preziose incontrano le grandi opere del Novecento. Una mostra im-perdibile, un percorso tra magnifici arazzi e arte contemporanea. Oltre 100 opere esposte, protagonisti i celebri Kandinsky, Dalì, Mirò, Casorati, Capo-grossi, Andy Warhol. I colori Matisse e Paul Klee, le forme senza tempo di De Chirico, l’arte dirompente di Corrado Cagli e Mirko Basaldella. Una grande mostra che va oltre il quadro, oltre l’ar-tista, oltre la pittura. Un viaggio lungo più di un secolo nell’antico nobile Pa-lazzo Zaguri. Una mostra dai grandi numeri: un palazzo di 4 piani e 35 sale espositive, oltre 100 opere esposte. Un viaggio lungo più di un secolo attraver-so l’arte del Novecento e i suoi protago-nisti. Una grande mostra che va oltre il quadro, oltre l’artista, oltre la pittura. ■

Una vetrina sugli artisti del territorio che è anche un'occasione imprescin-dibile per capirne l'anima pulsante, oltre le politiche mainstream che ne soffocano la genuina spontaneità. Un momento di convivialità no-profit e autogestito per promuovere la libertà espressiva. Un appuntamento ricco di mostre, eventi (musica, teatro, danza) e attività collaterali (laboratori, visite guidate, ...). Il sottotitolo di quest'anno è Vitamina X cioè una sorta di "inde-terminata essenza indispensabile per l’organismo sociale. Alchimia di luo-ghi, persone, grida di bambini, vento tra le foglie. Un’arte che coinvolga, che provochi, che dialoghi, non che atter-ri da moduli lunari per prendere segni dal luogo che la ospita e fuggirsene lontano." ■

Dal venerdì 13 a domenica 15 settembre Festival delle Arti

Giudecca e Sacca FisolaVenezia

www.festivaldelleartigiudecca.org

Fino a mercoledì 18 settembreFestival Internazionale di Musica

"Il paradigma romantico"Portogruaro e comuni limitrofi

www.festivalportogruaro.it

Nato nel lontano 1983, il Festival è or-mai riconosciuto come uno dei più im-portanti eventi musicali italiani. A ca-vallo tra agosto e settembre, l'Evento è costituito da masterclass di formazio-ne di giovani musicisti e dagli eventi puramente concertistici. Questi ultimi vengono programmati nei luoghi più suggestivi della città: la piazza, gli an-tichi Mulini, le chiese, i palazzi, le vil-le, il fiume Lemene. Luogo privilegiato rimane comunque il teatro comunale "L. Russolo". Il Festival si distingue inoltre per una serie incontri-conferen-za, di particolare interesse per il pub-blico, con i più noti musicologi italiani. Un'occasione imperdibile per ritrovare il piacere unico della bellezza artistica strettamente, consapevolmente, legata al territorio. ■

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TOP/GOURMET

gusti di frontiera pubblicita

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ACasa Perbellini si suona il campanello di una piccola porta su Piazza San Zeno, a Verona. Tutto ti aspetteresti da un risto-

rante pluristellato, ma non una sala con venti posti e una cucina a vista con a fianco un mini laborato-rio per la pasticceria. Ti siedi e inizi a capire che sei di fronte a un palco dove sta per andare in scena uno spettacolo. Siamo a “Casa Perbellini”, lineare e raffinata, e Giancarlo “gioca” con il suo talento. Lo fa in tempo reale, davanti ai nostri occhi, mentre siamo viziati da una brigata ideale. I ragazzi sono precisi, sincronizzati. Un ingranaggio perfetto fatto di 11 professionisti e due stager . Si apparecchia sul momento. Parte lo show. È inusuale. Una situazio-ne sorprendente e inaspettata che induce all’atten-zione costante. Giancarlo Perbellini è al centro del-la scena, che lavora in silenzio. Crea sotto gli occhi del suo ospite e abbina materia prima italiana, non per forza della tradizione. La mano del pasticciere la ritrovi nei colori, nella presentazione, nella bel-lezza con cui vengono abbinati gli elementi.Vero-nese di Bovolone, ha 55 anni e lo sguardo aperto ed entusiasta di un ragazzo sempre pronto alla “ri-

voluzione”.Cresciuto in una famiglia di pasticcieri, si è fatto guidare da suo padre. Poi ha sentito la necessità di andare e, dopo la gavetta, è approdato a Parigi, a “L’Ambroisie", dove ha imparato a gioca-re con le materie prime, “freschissime di mercato”, come racconta. “Fino ai 30 anni - ricorda lo Chef - replicavo, cucinavo ‘salsato' e barocco; in seguito ho stravolto tutto per l’essenziale e il contempo-raneo. Il mio stile è classico, moderno e della me-moria ”. Così ti sintetizza la sua filosofia: “il ‘km 0’ è l’Italia, la spesa si fa ogni mattina al mercato in base alla stagionalità, non ho celle frigorifero”. Tornato in Italia ha osato, aprendo il primo loca-le nel 1989 a Isola Rizza: in tre anni ha avuto la Stella Michelin, bissandola nel 2002. Nel 2014 ha ribaltato tutto. Con il solito sguardo fiero e il co-raggio di leone, uniti a un talento al culmine della sua maturazione, si è spostato a Verona, inventando una formula inedita per la categoria stellata: una “casa” dove si fa alta cucina. Nè bistrot, né osteria: è “Casa Perbellini” e basta. Una situazione nuova. Unica nel suo genere. A chef Perbellini piace in-golosire con tutti i sensi. Il suo menu stuzzica la

In alto:Giancarlo Perbellini.

Qui sopra:Barbara Manoni direttore di sala

Guida Michelin 2019.Nella pagina precedente:

sperimentazioni per il prossimo menu

CASA PERBELLINIPiazza San Zeno, 16

37123 Verona VRTel. +39 045 878 0860

perbellini.com chiuso domenica

e lunedì

In cucina con PerbelliniQ di Alexa Kuhne Alexa Kuhne alexuccia13

TOP/GOURMET

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TOP/GOURMET

curiosità, a cominciare dal nome: “Chi sceglie… prova”. Il cliente decide tre ingre-dienti a rotazione con cui la brigata costruisce sul momento un antipasto, un primo e un secondo. Oggi ci sono baccalà, sedano, mandorle. Costo:132 euro a persona. Altrimenti c’è la degustazione “Assaggi” (156 euro) che varia ogni sessanta giorni, a eccezione del “Wafer al sesamo con tartare di branzino, caprino all’erba cipollina e sensazione di liquirizia”. Un cavallo di battaglia. Piatti per lo più italiani, spaziando in ogni regione, perché «dobbiamo promuovere al massimo la nostra cucina, anche in patria, visto che gli stranieri amano il nostro cibo», dice Giancarlo. “Verdurando” è per i vegetariani al costo di 124 euro. La carta si conclude con i “Divertimenti”, pasticceria che “invade” la tavola in un tripudio di giochi cromatici fatti di petali, frutti e profumi. Ogni piatto può essere abbinato a un vino, proposto da Giulio, guida sensoriale che non ti abbandona mai. “Adoro il Pinot nero e lo Chardonnay, ho una passione per la Borgogna - spiega lo Stellato -. La mia carta è ‘strana’, nel senso che ho oltre 260 vini d’Oltralpe e 150 italiani: poca Verona, tanto Brunello e Vermenti-no e molto Piemonte”. Scelte anche queste vincenti. Il segreto è evolversi sempre. Azzardare. Dopo la doppia Stella, lo Chef veronese ha messo mano al locale: senza snaturarlo, ha rinnovato la brigata. Il suo braccio destro è il trentaduenne bergamasco Marco Stagi: “È la persona giusta. Siamo complementari. La carta attuale è la prima realizzata insieme. Proviamo e riproviamo fino allo sfinimento. Sono alla ricerca di una cucina immediata, emozionale, spontanea…”. Chef crede nei giovani: la re-sponsabile di sala, Barbara Manoni, 28 anni, ha vinto il premio della Guida Michelin come miglior servizio nel 2019. I suoi ragazzi crescono e poi lo affiancano portando il nome Perbellini nel mondo. Oltre a “La Pergola in Bahrein”, con vari soci ha creato locali a Verona: la “Locanda dei 4 Cuochi”, la pizzeria “Du de Cope”, “Al Capitan della Cittadella”, “Il Tapasotto" e “Dolce Locanda” che riflette l’antica passione per la pasticceria. La chicca è “Locanda Perbellini”, a Milano. Un bistrot dall’ottima offerta qualità-prezzo: piatti con il tocco d’autore, servizio informale e rapido. Una riscrittura moderna e semplice del concetto di bistellato. “Mi fermo qui. Questo ri-marrà il mio progetto gourmet”, conclude lo Chef. Possibile che Perbellini non abbia altri sogni da realizzare? “Uno ce l’ho. Una passione che ho sin da bambino: quella di volare”. Cosa sarà mai, per uno che è arrivato così in alto senza un aeroplano? ■

Sopra in senso orario:

soffice nocciola, gelato al limone e spezie, ciliege

al marsala.Ricciarello, maionese

alla bietola verde e polvere

di capperi.Brownie

cioccolato fondente gel

spuma di albicocca.

Foto:Brambilla/Serrani

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Risotto mantecato ai peperoni dolci, yogurt e crumble al curry

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

Riso carnaroli 300 gPeperoni rossi 2Cipolla ½Brodo vegetale 1.5 lt.Burro 60 gGrana Padano 80 gYogurt 100 gLimone 1Panna per pasticceria q.b.Olio EVO q.b.

Per il crumbleFarina per biscotti 100 gFarina di mandorle 100 gBurro 100 gZucchero 40 gCurry 7 gSale 3 g

PREPARAZIONE

1. Per il crumble impastare tutti gli ingredienti, quindi sbriciolare il composto e far cuocere in forno per 10 minuti a 160° C. 2. Tostare la cipolla con olio EVO, aggiungere un peperone e mezzo tagliato a julienne, mezzo litro di brodo e far cuocere per 10 minuti. Mettere tutto nel pacojet e riporrre in freezer, poi, una volta ghiacciato, pacossare fino a ottenere una crema.3. Tostare il riso a secco, bagnare con brodo e, a metà cottura, aggiungere la crema di peperoni. Terminare la cottura e mantecare con il burro e il Grana Padano grattugiato.4. A parte, inacidire appena lo yogurt con succo di limone, allungarlo con un filo di panna e versarlo in una pipetta.5. Tagliare il restante mezzo peperone a cubetti e saltarlo appena prima di servire.

FINITURA

Disporre il riso nel piatto e passare sopra la crema di yogurt formando una spirale. Aggiungere la dadolata di peperoni e il crumble al curry.

La realizzazione di un piatto con Marco StagiQui sopra: Gelato alla viola, albicocche sciroppate, crema al Kirsh, cialda di mandorle con guazzetto di albicocche e recioto. Foto:Brambilla/Serrani

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Per un turista distratto attraversare Piazza Mazzini a Tolmezzo è un attimo. Sicura-mente non potrà fare a meno di soffer-

marsi nella centrale Piazza XX Settembre dove si affacciano l'imponente Municipio, il Duomo di San Martin e Palazzo Frisacco sotto lo sguardo della Torre Picotta. Qui, all'uscita delle vie porti-cate, potremmo quasi non accorgerci della piccola chiesa di Santa Caterina di fine Settecento. Eppu-re, in questo luogo si respira una sensazione pro-tettiva, con una piazzetta dal sapore antico, rac-chiusa come in un fazzoletto tra la chiesa, la casa medievale con le sue bifore gotiche e la Porta di Sotto che ci ricordano le fortificazioni medioevali della città. È in questa piazzetta che il corso del tempo ha visto l’andirivieni delle merci e dei fac-cendieri tolmezzini e soprattutto degli avventori

del Borgat. Quando a Tolmezzo si è saputo della riapertura della trattoria, chiusa ormai da alcuni anni, i nuovi gestori hanno trovato sotto il porto-ne d’ingresso un misterioso biglietto. Una lettera commovente, ricolma d’ affetto e preoccupazioni di un cliente sconosciuto, che pregava il nuovo locandiere di rispettare l’anima di questo luogo. E allora quando la famiglia Olivo ha preso in mano il progetto di restauro del Borgat, lo scopo è stato da subito quello di mantenere vivo il ricordo del passato ambientandolo però nel presente. Il locale ha mantenuto lo spirito e l’atmosfera tipica del-la tradizione carnica: tutti i mobili utilizzati fra quelli già presenti in loco sono stati recuperati e valorizzati grazie a degli accorgimenti stilistici più contemporanei e a una nuova disposizione nello spazio, mirata a dar loro una seconda vita.

Antico e Nuovo BorgatQ di Veronica Defilippis - cuciniamocon.it

In alto e qui sopra:

gli internidel Borgat.

Foto: Paolo da Pozzo

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TOP/GOURMET

I cjarsons colorati Chef Roberta Clapiz

Ogni lanterna, piatto, bicchiere, bottiglia, tavolo e lampadario calzano un ruolo da protagonista e questo attraverso una progettazione mirata e pre-cisa della luce. Ora è possibile ammirare tutte le sfaccettature che contribuiscono a rendere il Bor-gat un locale unico nel suo genere. Un luogo dalla personalità inequivocabile, che si è voluto pre-servare nel rispetto del locale stesso e dell’affetto che i paesani e clienti storici nutrono nei suoi con-fronti. E il pensiero corre anche ad Alfio Monai, storico gestore, che con la moglie Marilena per più di 40 anni ha fatto crescere il locale facendolo conoscere in Friuli Venezia Giulia e in Austria, con il riconoscimento attribuito dalla Camera di Commercio di Udine, della targa di “Qui si man-gia e si produce friulano”. Ed è proprio sul sol-co della direzione tracciata da Alfio che la nuova

gestione vuole proseguire, perché il Borgat non è solo un edificio ma è una testimonianza fisica del nostro orgoglio per le tradizioni, la nostra cultura e identità, in cui molti di noi si sono riconosciuti in passato e che speriamo con tutto il cuore con-tinueranno a rispecchiarvisi anche in un futuro. Ricordare il trascorso vivendolo nel presente: è questo il senso dell'Antico e Nuovo Borgat. Di-versi sono i piatti che potrete degustare, un’offer-ta enogastronomica di qualità sempre attenta all’ utilizzo di materie prime locali tese a valorizzare le grandi risorse del territorio. Piatti tradiziona-li della cucina carnica come il toc in braide, gli gnocchi, la pasta fatta in casa, il frico con l’im-mancabile polenta, e ancora salumi, formaggi lo-cali e ottimi vini friulani vi faranno ritrovare il sapore autentico di gusti antichi e rari. ■

INGREDIENTI

PER LA PASTA BIANCA500 g di farina200 g di acqua caldaSale q.b.Per la pasta rossa:500 g di farina100 g di acqua calda100 g di polpa di ribesSale q.b.

PER IL RIPIENO300 g di ricotta fresca 50 g di geranio profumato 80 g di ricotta affumicata sale q.b.

PROCEDIMENTO

Per la pasta bianca disporre la farina a fontana, aggiungere il sale, l’acqua calda e lavorare fino ad ottenere un panetto liscio ed omogeneo.Per la pasta rossa cuocere il ribes, frullarlo e passarlo con un colino sottile per eliminare tutti i semi e procedere come per quella bianca.Lasciare riposare gli impasti nel frigo per 30 minuti.Preparare il ripieno mescolando la ricotta fresca alla ricotta affumicata grattugiata, il geranio profumato lavato, asciugato e tritato molto finemente. Aggiungere il sale e lasciar riposare.Stendere la pasta rossa e quella bianca e da ognuna tagliare a listarelle di circa un centimetro per poi unirle assieme e ottenere un impasto a strisce colorate.Con il coppapasta ricavare dei cerchi dal diametro di circa 6 centimetri. Riempirli con il ripieno precedentemente preparato e chiuderli nella forma desiderata.Cuocerli in acqua bollente per circa 5 minuti e condirli con burro fuso, un croccante di formaggio e del gelato alla ricotta di malga.

TRATTORIA AL BORGAT

Piazza Mazzini 7/b33028 Tolmezzo UD

Tel. 0433 949657

Qui sopra:una vista della sala.

Foto: Paolo da Pozzo

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TOP/GOURMET

Verso la fine del 1800 Aurisina, piccolo co-mune del Carso triestino, era un rilevante crocevia commerciale, grazie all’impo-

nente attività delle cave di pietra carsica, nonché alla strategica stazione ferroviaria, punto cruciale di arrivo e partenza verso importanti destinazio-ni. In tale contesto nasceva l’ “Osteria Radovič”, locale di ristoro sia per uno spuntino veloce, con salumi e un po’ di vino, che per un pasto caldo. La crisi economica degli anni ’20 relegò i pro-prietari a occuparsi esclusivamente di agricoltura fino agli anni ’50, quando ripresero con la coltiva-zione delle viti per produrre vino, l’allevamento delle vacche da latte e la conseguente riapertura dell’osteria. Nevo Radovič, nipote della prima ge-

nerazione, alla fine degli anni ’80 attua la prima essenziale svolta, decidendo di aprire un agrituri-smo in regime biologico (il primo nel Carso trie-stino) con alloggi, dedicato a gruppi turistici. Se-gue l’impianto di un uliveto con circa 200 alberi, l’acquisto di un piccolo frantoio e l’inizio di una produzione di vino biologico da vitigni autoctoni quali malvasia, vitovska e terrano, da utilizzare in azienda. Nevo, negli anni, è stato coadiuvato dalla moglie Flavia e aiutato, in quello che potevano, dai tre figli. Ora il testimone sta passando in mano al figlio Peter, che prima di imbarcarsi in tale av-ventura ha voluto fare un suo percorso. Si diploma ragioniere, va un anno in Australia, si laurea in “comunicazione, innovazione e multimedialità”,

Agriturismo RadovicQ di Marisa Cepach

Peter in pre-vendemmia.

Foto: RadoviččQui sopra:

Olio dei Venti - Blend.Foto:

OrtoPèdia biointensivo

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TOP/GOURMET

Rotolo ai profumi del Carso INGREDIENTI

Pasta sfogliaOlio da condimento "Olio dei Venti - Dream Herbs”Ricotta caseificio Zidari Erbe aromatiche a piacere, come salvia, santoreggia, basilico, finocchietto selvatico...Pomodorini secchiParmigiano - Sale - Pepe - Uovo

PROCEDIMENTO: Passate con il mixer la ricotta aggiungendo olio "Olio dei Venti - Dream Herbs”, parmigiano, sale e pepe fino ad amalgamare tutti gli ingredienti. Tagliuzzate le erbe aromatiche e i pomodorini secchi e mescolateli alla ricotta. Disponete la ricotta sulla pasta sfoglia, chiudetela e spennellate il rotolo con l'uovo sbattuto. Informate.

fa un Erasmus in Belgio, lavora un periodo in Spagna, per tre anni è consulente di un’azienda informatica triestina e, infine, nel maggio 2018 si sente pronto a met-tersi in gioco, con entusiasmo e nuove idee, nell’azienda di famiglia. Si avvicina al mondo del vino scegliendo di sperimentare per ottenere dei vini naturali macerati di qualità. Decide di utilizzare dei tini di pietra per la macerazione delle bucce su “lieviti indigeni” e, per il successivo avvinamento, delle botti barrique di rovere francese… i lavori sono in corso. Anche nella produzione dell’olio extravergine di oliva Peter vuole dare un’impostazione nuova. Innanzitutto frequenta un corso per assaggiatori d’olio professionisti, poi decide di cambiare la forma delle bottiglie, disegnare un’etichetta che ricordi il Carso, ma soprattutto dare un nome significa-tivo e identificativo al prodotto, nominandolo "Olio dei Venti", a ricordare il vento di bora che concorre a mantenere una buona qualità dell’olio, soprattutto quello della cultivar autoctona “bianchera”, e nel contempo, quale buon auspicio, di vento del cambiamento. La bottiglia, con la nuova veste e all’interno l’olio di bianchera in purezza, è stata presentata quest’anno dall’azienda a due concorsi regionali, alla Majenca di San Dorligo della Valle e a Oleis, ottenendo il primo posto assoluto in ambedue come olio extravergine di oliva intenso. Ma Peter non si è fermato solo ad ambire a un prodotto di eccellenza, ha anche pensato di mettersi alla prova creando un condimento ottenuto dalla spremitura contemporanea delle olive con delle erbe aromatiche del Carso. "Dream Herbs" è ideale per accompagnare zuppe di fagioli o carne ai ferri o semplicemente condire un’aromatica bruschetta. Ho avuto la fortuna di assaggiare il condimento alle erbe e posso assicurarvi che la degustazione è stata un’imprevedibile esperienza olfattiva e gustativa, un ammaliante abbandonarsi dei sensi nel giardino degli aromi. Peter mi rivela ancora un turbinio di idee e progetti estremamente intriganti, cui vorrebbe indirizzarsi nel prossimo futuro, per dare all’aziende quella dovuta spazialità e rinnovamento capace di riconnetterla con le esigenze del turista contemporaneo alla ricerca di relazioni genuine e pause rige-neranti a contatto con la natura. I tempi del cambiamento sono sicuramente maturi, l’audacia è della gioventù, e con un po’ di consapevolezza e ottimismo bisogna osa-re affinché i sogni prendano forma e Peter è indubbiamente sulla strada maestra.■

AGRITURISMO RADOVIC̆Aurisina, 138/A34011 TriesteTel. +39 040 200173 [email protected] Facebook.com/agriturismoradovic Istagram: @agriturismoradovic

Qui sopraPeter e Nevo Radovic̆Foto: Radovic̆

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TOP/GOURMET

Il progetto “Pomorosso d’autore – Sani e Me-diterranei”, ideato da “La Fiammante”, azienda leader in Italia nella produzione e lavorazione

del pomodoro, in collaborazione con “MySocialRe-cipe”, ha permesso a 10 vincitori finalisti (5 Chef professionisti e 5 Food Blogger) di partecipare al “Viaggio del Pomodoro”, un itinerario dai campi alle cucine alla scoperta dell’universo dell’oro rosso italiano, tra antichi tesori da riscoprire e avanguardie del gusto, con le ricerche condotte dall’Università “Federico II” di Napoli. La ricetta che ci ha permes-so di entrare a far parte dei fortunati finalisti è stata: “Raviolo al sapore toscano alle pendici del Vesuvio”, accuratamente scelta da un’autorevole giuria tra ol-tre 120 ricette presentate. Un’esperienza unica, un vero e proprio viaggio emozionale che ha toccato il cuore di Napoli passeggiando all’interno dei suoi vicoli variopinti che ci aprono a bellezze artistiche e al calore della tradizione gastronomica di questa

città. Il primo e imperdibile appuntamento del gusto è stato proprio con quella che viene considerata la migliore pizza del mondo, creata dall’inestimabile talento di Gino Sorbillo, in Via dei Tribunali, con la sua “MariNNara”. Rimaniamo estasiati ed incantati davanti al Cristo Velato, al Duomo e alla variopinta zona di San Gregorio Armeno, passando ad assapo-rare la sfogliatella riccia di Scaturchio davanti alla bellezza del Maschio Angioino, attraversando la Galleria Umberto I scopriamo il “Fiocco di neve” del maestro pasticcere Ciro Poppella e gustando, infine, il tradizionale caffè napoletano del Gambri-nus. Rapiti da colori e sapori, con il Vesuvio alle spalle, il viaggio prosegue in direzione di Paestum, con una sfida estemporanea di cucina tra i finalisti, direttamente all’interno delle cucine del ristorante Stella Michelin “Osteria Arbustico”, il tutto guidato dalla maestria dello Chef Christian Torsiello che ha poi ammaliato i presenti, nella sua “Spa del Cibo”,

In alto:Matera.

Qui sopra:visita ai campi di pomodori.

Foto: Soul Food

Soul FoodPremiati con un viaggio alla ricerca della vera essenza del pomodoro

Q di Francesca Di Leo e Luca Roncadin - www.soulfoodcpr.it soulfoodcpr soulfoodcpr soulfoodcpr

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TOP/GOURMET

Una delle sfide che Luca e Francesca ci hanno raccontato, con la loro storia di riscatto nei confronti del cibo, è stata quella di scegliere una vita ricca di qualità e non di quantità. Il loro impegno e la loro passione nel sostenere e valorizzare concretamente il proprio territorio non sono passati inosservati. Per questo motivo sono stati premiati con un viaggio incredibile alla riscoperta di uno dei grandi tesori del nostro patrimonio gastronomico: il pomodoro, un simbolo alla base della dieta mediterranea.

Qui a sinistra: Luca e Francesca in visita alla fabbrica della FiammanteFoto: Soul Food

con una cena degustazione dedicata al pomodoro, ai profumi e alle prelibatezze del Cilento. Lasciati i maestosi templi di Paestum, ci trasferiamo verso Matera sui campi di pomodoro coltivati dai produttori locali per La Fiammante. Qui veniamo incantati dall’infinito amore per la bellezza della natura e del suo inestimabile patrimonio che la sua terra dona, attraverso il talento, l’amore e la passione di questi coltivatori, che addirittura parlano con le loro piante, come Vincenzo Forzati nella sua azienda agrico-la. Durante il viaggio c’è stato il tempo anche per una breve escursione naturalistica all’Oasi del WWF di San Giuliano, che ci ha anche permesso di immergerci nelle bel-lezze naturali del paesaggio e di assaggiare i prodotti del luogo attraverso una gustosa colazione contadina. Una passeggiata tra i Sassi ci fa vivere la straordinaria esperienza alla scoperta dei segreti del pane di Matera, completata poi dalla nostra permanenza per la notte in un tipico e caratteristico sasso. A incorniciare poi la nostra esperienza nella città Patrimonio dell’Unesco e quest’anno Capitale della Cultura 2019, è stata vivere il percorso di degustazione dedicatoci dallo Chef “Cibosofo” Federico Valicenti, presso il ristorante “La Lopa” che, con la sua narrazione, ha sapientemente valorizzato le grandi materie prime locali vere protagoniste della serata. Il gruppo ha poi fatto una vera e propria esperienza direttamente sui campi della Azienda Agricola Forzati, alla scoperta e alla raccolta del datterino rosso e giallo, fino a seguirlo in tutte le fasi della lavora-zione all’interno della fabbrica de “La Fiammante” di Buccino a Salerno. Qui abbiamo avuto il privilegio di assistere a tutto il percorso che il pomodoro fa dalla raccolta su campo alla trasformazione in pomodoro in conserva. Siamo rimasti molto colpiti del rispetto e dell’attenzione nei confronti del pomodoro: privilegio della filiera corta, lotta al caporalato con il progetto di rete “Funky Tomato”, rispetto del consumatore finale sono tutti i valori che Francesco Franzese, titolare della Fiammante, insieme alla sua famiglia dimostrano concretamente attraverso i loro prodotti che alla fine raggiungono le nostre tavole. La virtuosa sinergia tra gli organizzatori di quest’avventura ci ha fatto vivere un’esperienza indimenticabile, alle radici del significato di condivisione, altru-ismo, gioia, convivialità e passione. Valori che hanno fatto da filo conduttore a questa bella esperienza che non dimenticheremo mai. ■

Qui sopra :la ricetta vincente.Sotto:il pane di Matera. Foto: Soul Food

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TOP/GOURMET

Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista origi-nale così scriveva Marcel Proust. Federico

Ellero incarna in sé sia le doti dell’artista che la qualità di essere originale, ovvero possiede quel-la capacità non comune di creare associazioni e collegamenti fra gli ambiti più diversi della realtà e di trasferirli nelle sue opere che nascono con la volontà che vengano “consumate”. Federico pro-getta e realizza composizioni di frutta fresca.Federico, quale è il tuo percorso, come sei arri-vato… alla frutta?“In realtà sono partito dalla frutta perché i miei genitori avevano un (rinomato N.d.R) negozio di frutta e verdura a Casarsa della Delizia, ma il per-corso non è stato né lineare né scontato. Mi sono diplomato ragioniere senza difficoltà anche se si è trattato di portare a termine un ciclo scolastico che non era nelle mie corde. Successivamente ho maturato diverse esperienze lavorative sia in am-bito amministrativo che commerciale che hanno confermato la mia “irritabilità” nei confronti di questo tipo di lavori, caratterizzati da schemi rigi-di ed orari fissi. Tra i 22 e 23 anni, ho compiuto un grande cambiamento, dovuto sia alle letture fatte, alle musiche ascoltate e soprattutto alle persone incontrate: una sorta di presa di coscienza, o me-glio la consapevolezza di ciò che non volevo fare.

In questo periodo ho lavorato anche nell’attività di famiglia: un passaggio importante che mi ha fatto capire che sentivo l’esigenza di fare la mia strada, diversa da quello che poteva essere un percorso già tracciato. La mia natura curiosa ed irrequieta mi ha spinto a voler fare qualcosa di mio, ad asse-condare le mie esigenze.”Quale è stato l’aspetto più difficile di questa ri-cerca?“L’aspetto più complicato è stato sicuramente quello legato alla mia indole, alla mia insofferen-za nei confronti delle situazioni e degli ambienti rigidi, regolamentati da orari e schemi fissi. Si è trattato ad un certo punto di risolvere un problema molto pratico e cioè come poter collimare queste mie caratteristiche con l’esigenza di realizzarmi dal punto di vista personale e professionale.”Quando e come hai capito quale sarebbe stato il mezzo di espressione della tua creatività?“In tutta franchezza posso affermare che l’ispira-zione è arrivata. Tutt’oggi le ispirazioni mi arri-vano: resto in ascolto, tengo sempre aperti tutti i canali. Un aspetto che mi caratterizza è il contatto con la natura, per me è fondamentale, non posso prescindere dalla sua intelligenza. Come ho detto in precedenza sono una persona attenta e curiosa, osservo, indago: la fortuna mi assiste, ci mette lo zampino. Ho diversi interessi che fondo e trasmet-

Federico Ellero un compositore originale

Q di Raffaella Lenarduzzi

In alto:una composizione

dell'artista.Qui sopra:

Federico Ellero.Foto:

Federico Ellero

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TOP/GOURMET

to alle mie composizioni. Amo viaggiare e lo faccio più spesso che posso; da ogni viaggio torno con nuove idee, conoscenze, esperienze. In fondo la frutta è una ma-teria prima che conosco e maneggio da sempre: è gradevole alla vista e appagante per la gola. La frutta, ma anche la verdura, si caratterizzano per altri due aspetti fondamentali che sono quello cromatico e quello estetico: sensibilità, fantasia, ma-nualità e attenzione al peso ottico di queste materie, creano quell’unione che si definisce arte.”Chi sono i destinatari delle tue composizioni?“Chi cerca qualcosa di originale e diverso che possa accompagnare i diversi mo-menti della sua esistenza: dalla nascita di una vita o di un progetto lavorativo, alla celebrazione di un traguardo o di un successo. Le mie opere accompagnano spesso messaggi, o diventano loro stesse il messaggio. L’aspetto che prediligo, quando consegno una mia composizione, è osservare la reazione nei volti delle persone.” Quali sono le creazioni che preferisci?“Amo creare “il bello” e vorrei fosse sempre qualcosa di nuovo, mi piacciono le sfide. Un altro aspetto particolare con il quale mi misuro nel comporre è quello del peso e della forma delle strutture che reggono le opere: mi occupo personalmente di tutto, disegno e realizzo le basi che le sostengono. Quello che rende tutto più appa-gante, per me, è che questa arte è in qualche modo “circolare” perché gli elementi che la caratterizzano coinvolgono tutti i sensi: il cerchio si chiude con il gusto, con la consumazione dell’opera, mangiandola.”La singolarità di Federico Ellero riguarda inoltre il metodo, ovvero l’approccio alla realtà osservata: quest’ultima vista non tanto come insieme di elementi, ma piutto-sto come rete di relazioni, che nelle composizioni sono espresse sia come relazioni di misure fra la base scelta per comporre e i vegetali utilizzati sia come relazione di “forze” fra i vegetali stessi. Toccando, osservando, trasformando, intervenendo, fa proprio il mondo in cui vive e intreccia con esso legami profondi. La curiosità, poi, accompagna il suo quotidiano bisogno di emozionarsi ed emozionare. ■

In alto:Federico all'opera.Qui sopra: la creazione "Bonsai"Foto: Federico Ellero"

Federico Ellero lavora a Casarsa della Delizia, in terra pasoliniana. www.ellerocomposizioni.it. Tel. +39 335 8273274 [email protected].

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TOP/PRESIDI

La Pedemontana friulana tra i torrenti Me-duna e Cosa è una zona particolarmente vocata alla coltura delle orticole, fino a

cinquant’anni fa si seminavano cavoli, scalogni, fa-gioli, meli, peri, patate e in particolare una varietà di cipolla molto speciale. Generosa, morbida, dol-ce dal cuore croccante, da mangiare sia cruda che cotta, con una veste rossa dai riflessi dorati, questi ultimi più marcati nella zona della Val Cosa. Viene tuttora seminata a fine gennaio, in terreni apposita-mente preparati e riparati, e trapiantata dopo qual-che mese per essere raccolta tra agosto e settembre.Veniva messa a riposo e ad asciugare nelle soffitte delle case, i gambi intrecciati con erba di palude for-mavano delle trecce con le cipolle più grandi mentre le piccole si conservavano con l’aceto. Queste colti-vazioni, soprattutto quella della cipolla, rappresen-tavano una notevole fonte di guadagno per le don-ne della zona che andavano nei mercati delle città vicine o scendevano a valle per scambiarla con il mais; indispensabile per fare la polenta soprattutto d’inverno. Andavano e ritornavano a piedi o in bi-

cicletta e stazionavano dove era più facile commer-cializzare questa particolare cipolla per poi ritorna-re ai rispettivi paesi cariche di mais. Queste donne speciali si chiamavano Rivindicules o Femini da la Cigola. Una tradizione che si è mantenuta fino alla fine degli anni cinquanta, periodo in cui è iniziata un’emigrazione verso le città, perdendo così la tra-dizione e i terreni dedicati alle colture. Negli ultimi anni però, grazie al rientro in patria di alcuni emi-granti e al sapere mai dimenticato di certi anziani, alla volontà dei Comuni di Cavasso e di Castelnovo del Friuli, da un pugno di semi conservati sono nati una trentina di produttori e questa speciale cipolla è diventata un “Presìdio Slow Food”. Ora i quantitati-vi disponibili consentono ai produttori di uscire dal mercato locale per la commercializzazione, la par-tecipazione a fiere, grazie anche all’impegno della ristorazione e di Slow Food nella divulgazione di questo pregiato ingrediente. Sono molte le famiglie che traggono dalla preziosa coltura un reddito ade-guato. Un’ultima particolare nota: è l’unica cipolla che non fa piangere! ■

Cipolla di Cavasso e della Val CosaPresidio Slow Food

Q di Gianna Buongiorno e Filippo Bier - www.fondazioneslowfood.com

In alto e qui sopra:cipolle

di Cavasso e della Val Cosa.

Foto: Editoriale Top

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Cipolla di Cavasso e della Val CosaPresidio Slow Food

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TOP/GREEN

La triste epopea della Mucca Carolina

Q di Paola Valdinoci Dott.ssa in Fitoterapia Medica e Nutrizione

Molti di noi sono cresciuti con l‘immagi-ne pubblicitaria di una mucca sorriden-te sulle confezioni di prodotti caseari

come i formaggini che tanto andavano di moda, creata per suggerire l‘idea bucolica delle mucche al pascolo, libere e felici. Ci siamo mai chiesti come stanno veramente le mucche e cosa compor-tano gli allevamenti intensivi che ci offrono carne e latticini a basso costo sia per le bestie che per l‘ambiente? Durante gli ultimi decenni la vita dei bovini è stata completamente stravolta. Se all‘ini-zio ci siamo accontentati di scegliere e riprodurre le varietà bovine più produttive in fatto di latte come le frisone olandesi o come i manzi Angus per la carne, tanto diversi dalle varietà autocto-ne alpine o mediterranee, siamo poi andati oltre. Incrociando geneticamente le varietà per noi più vantaggiose, siamo riusciti ad ottenere bestie da quasi 10 quintali, contro i circa quattro generati da

Madre Natura, capaci di produrre oltre 60/80 litri di latte giornalieri, più del doppio rispetto ad una normale frisona. Peccato però non essere riusciti ad ingrandire proporzionalmente anche gli stoma-chi di queste nuove mucche, dando vita a bestie bisognose di più nutrimento rispetto a quello che riescono ad ingerire da sole. Questo ha compor-tato la necessità di fornire loro cibo innaturale arricchito o addirittura iniettato e di dovere con-trollare giornalmente la fermentazione intestinale. Come? Creando un apposito meato sul ventre di Carolina chiuso da un apposito tappo in plastica apribile e chiudibile a piacimento.Non è andata meglio alle varietà da carne con la creazione qua-si mitologica della gigantesca mucca blu belga, dalla doppia massa muscolare ma ahimè, con ossa non altrettanto grandi e quindi incapace di stare in piedi a lungo o di camminare molto, dai pol-moni più piccoli rispetto alla massa corporea ma

In alto:Frisona

bianca e nera.Foto: Pixabay.

Qui sopra:la Dott.ssa

Paola Valdinoci.Foto:

Paola Valdinoci

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TOP/GREEN

La triste epopea della Mucca Carolina

Q di Paola Valdinoci Dott.ssa in Fitoterapia Medica e Nutrizione

sono maggiori e producono più CO2 contribuen-do al sempre crescente inquinamento ambientale, senza contare le spese di smaltimento richieste dagli allevamenti intensivi in cubicoli dove so-pravvivono in media due, massimo tre anni con-tro i normali 18 di una mucca naturale. Anche le loro carcasse costituiscono un rifiuto organico da smaltire, spesso recuperato, frantumato e aggiun-to al cibo per animali domestici o alle gelatine per dolci. In un mondo che vogliamo credere civile la domanda è d’obbligo: davvero abbiamo biso-gno di così tanta carne a basso costo economico ed ad altissimo impatto zoologico e ambientale? Siamo passati dal consumare 15 kg di carne pro capite all’inizio del 1900 ai circa 87 kg degli anni 1980- 1990 che non sono nutrizionalmente neces-sari alla nostra sopravvivenza o alla nostra perfor-mance e latticini poco digeribili, non sarebbe ora di cambiare rotta? ■

dalla lingua più grande rendendo difficoltosa sia la respirazione che la masticazione. Un autentico mostro che farebbe invidia anche a Mary Shelley o a Jules Vernes, che però vanta suo malgrado una doppia produzione di carne e un grosso vantaggio economico per i produttori. Difficile dire quindi se i vecchi pascoli si siano o meno trasformati in par-chi di mostri e se veramente è questo il mondo che vogliamo ma di certo le mucche non ridono più. La ciliegina sulla torta, come in ogni storia che si rispetti è il danno ambientale che queste pove-re bestie sono chiamate ad infliggere sempre loro malgrado, poiché per vivere (o forse per tentare di sopravvivere) hanno bisogno di molta acqua. Una mucca mostro ha bisogno di più acqua di un intero campo di fagioli, di grandi quantità di cibo vege-tale oppure per ingrassare meglio, di cereali in ab-bondanza che a loro volta hanno bisogno di acqua e fitofarmaci per crescere. I loro rifiuti organici

In alto:mucca

con vitello in alta quota.

Qui sopra:una mucca blu belga

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TOP/PERSONAGGI

Non trovo nulla di più distante come la statistica attuariale e le olive di Bianchera e solo la spregiudicatezza di Marco ha saputo mettere insieme numeri e cuore in un comune denominatore nel quale i muretti a secco,

costruiti e ricostruiti secondo regole antiche e infrangibili, delimitano 5 ettari di terreno carsico custodi di un mondo che si racconta attraverso l’olio Carsolivo. Un dono olfattivo, come se ne trovano pochi, aiuta Marco nell’analisi del primo fiore di spremitura che riunito poi in un blend fa di questo olio un ricamo dagli intrecci di qualità così diverse e al contempo simili, per esprimere i migliori sen-tori di un dono della natura reso complesso dal lavoro in campo attento, preciso, rigoroso e per questo suggestivo nel risultato finale. La matematica degli studi universitari di Marco è riadattata alla dimora delle piante in una apparente na-turale disposizione a terra, frutto invece di un attento studio delle geometrie del terreno e degli algoritmi derivanti dal microclima locale. Leccino, Bianchera e Pendolino si contendono il vento fresco d’estate e la bora sferzante dell’inverno che corre tra le doline di Duino Aurisina. Un vento che mantiene le piante salubri e che aiuta i custodi contadini nel produrre olio di qualità non inquinato da trat-tamenti chimici. La tecnica fa l’azienda ma la cultura assimilata dall’esperienza, studio, errori e dai successi colma le bottiglie del Carsolivo di argomenti che parlano delle origini asiatiche dell'ulivo, di Mediterraneo, di Bianchera, Leccino e Pendolino con le loro note di frutta secca, carciofo, spezie, mare e salsedine e la cui voce narrante è una fetta di pane imbevuta d’olio. Carattere riservato, poche parole misurate e mai banali e una tendenza alla condivisione della passione. Marco concretizzerà a breve il progetto di una struttura capace di accogliere cu-riosi e appassionati in degustazioni anche in co-marketing con produzioni enoga-stronomiche locali. Sostenuto da una famiglia di supporto agli inevitabili dubbi di un matematico, che per nostra fortuna ha scelto alla scrivania la via delimitata dai muri a secco, abbiamo scoperto sul tavolo di un attento ristoratore triestino il segnale inequivocabile che il buono prima o poi viene fuori. ■

I numeri del cuoreCarsolivo, la scelta di vita di Marco e Luigi Tamburrini Q di Nicolò Gambarotto

Luigi ha investito premi e liquidazione dell’insegnamento universitario come Professore di Cardiologia medica nell’acquisto del terreno e costruzione dell’azienda Carsolivo. Oggi passa tutto il suo tempo libero tra gli ulivi condividendo la passione di Marco.

Qui sopra: Marco Tamburrini.In alto Marco con il padre Luigi e l'etichetta dell'olio Carsolivo.Foto: Nicolò Gambarotto

AZIENDA AGRICOLA CARSOLIVO

Maichina di Duino Aurisina TSTel. +39 334 3634836

[email protected]

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TOP/AZIENDE

Si pensa mai a quanto sia importante la per-cezione dei colori nella vita delle persone? Spesso determinano la visione che le stesse

hanno del mondo, ne condizionano le emozioni e le modalità di relazione alle cose e alle persone. Il senso della vista è certamente strettamente legato anche all’universo del cibo, infatti spesso si dice che prima ancora si “mangia con gli occhi”. I co-lori degli alimenti che mettiamo in tavola stuzzica-no o meno il nostro appetito, stimolando infatti nel nostro cervello l’associazione di sensazioni legate ad esperienze del passato che influenzano il nostro stato d’animo e la nostra salute. Un aspetto essen-ziale della moderna gastronomia è l’estetica del piatto, che mette in relazione sfere sensoriali diver-se: ciò che è attraente a vedersi può sembrare più buono nel momento in cui lo si gusta. La bellezza del piatto, l’arte della decorazione e la scelta dei colori sono frutto della cura, della creatività e della ricerca degli chef, che selezionando e rivisitando ingredienti eccellenti, predispongono gli ospiti in modo positivo e accattivante alla degustazione. Trasformando i desideri in esperienze sorprendenti e indimenticabili, ogni senso viene appagato gene-rosamente con sapienza e abilità. La padronanza

nel colorare e presentare il piatto apre innumerevoli possibilità alla creatività ed allo stile di chi opera in cucina, contribuendo a dare originalità alle singole proposte e personalità all’intero Menu. L’infinita varietà dei giochi cromatici esalta la potenzialità edonistica di un piatto. I colori sono veri e propri veicoli di messaggi che possono influenzare l’im-maginazione del cibo e il desiderio di mangiarlo fino a vincolare le scelte del cliente, condizionan-do non solo le preferenze ma addirittura l’appetito. Nella fase di presentazione della pietanza è quindi molto importante conoscere il significato attribuito ai vari colori, per accostarli ed esaltarli al meglio. Il nero ha da sempre un significato ambivalente, rac-chiudendo in sé non solo il concetto di assenza di gradazione, ma anche di mistero e di eleganza. Gli alimenti di colore nero, infatti, generalmente assu-mono un fascino magico ed esclusivo, basti pensare al caviale o al tartufo. In genere il giallo, il colore del sole e della vita, riflette sensazioni di calore ed energia, la nuance dell’oro simboleggia esclusività e raffinatezza basti pensare allo zafferano. Il ros-so, simbolo della passione e della forza, rinnova le energie vitali e favorisce il desiderio del cibo, con sapori intensi e travolgenti. ■

Rendere irresistibile un menu… con i colori

Q di Raffaella Lenarduzzi

In alto foto: Pixabay.

Qui sopraFoto:

Pixabay

PALAGURMÉ Via Nuova di Corva 80

33170 PordenoneTel .320 6418418

[email protected]

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Rendere irresistibile un menu… con i colori

Q di Raffaella Lenarduzzi

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TOP/CULTURA

Pordenonelegge 2019

In alto:Corso Vittorio Emanuele

con il Municipio sullo sfondo

nelle giornate di pordenonelegge

Qui sopra:uno degli appuntamenti della passata edizione.

Foto: Gigi Cozzarin

Tutto il programma è consultabile al sito

www.pordenonelegge.it o sulla APP

Per la ventesima volta, torna “pordenonelegge – Festa del libro con gli autori”. Dal 18 al 22 settembre Pordenone accoglierà migliaia di appas-sionati lettori provenienti da tutto il territorio nazionale e non solo, per

quella che si appresta a essere un'altra edizione da record. Il primo dato che già caratterizza l'edizione 2019 è il numero di anteprime: saranno ben 65 gli autori italiani e stranieri che hanno scelto di presentare proprio qui la loro opera. Un se-gale di quanto il festival sia riuscito a ritagliarsi un ruolo importante nel panorama letterario. Ma a questo primo dato è possibile aggiungere gli oltre 600 protagoni-sti, i 300 e più incontri in programma, le 30 location, i 240 “angeli”, i quasi 1000 “amici” e gli auspicabili 120 mila partecipanti che ormai da qualche anno seguono gli appuntamenti della 5 giorni pordenonese. Una vera festa, dove il libro e il suo autore sono i protagonisti principali ma dove anche la città, il pubblico, negozi, bar, ristoranti e alberghi vogliono far parte di questa magia che consente di condi-videre un momento di riflessione, di confronto, di crescita. E così ecco che il giallo e il nero, da sempre i colori del festival, cominceranno ad apparire nelle vetrine, sui balconi del centro, indossati da qualcuno che di anno in anno sceglie un par-ticolare del proprio abbigliamento per sentirsi ancor più parte di pordenonelegge. Tanti i temi che caratterizzeranno l'edizione 2019 perchè proprio come il simbolo scelto (un camaleonte) pordenonelegge ha saputo in questi vent'anni adeguarsi ai cambiamenti e restare tra le righe dei libri proponendone il meglio. Per voi, appas-sionati di enogastronomia e di tradizioni, c'è da deliziarsi: all'ex Convento di San Francesco per tutte le cinque giornate, sono in programma molti incontri a tema e nel vicino chiostro sarà possibile trovare speciali assaggi dei sapori regionali proposti da PromoTurismoFvg anche in collaborazione con l'Associazione Italiana Sommelier e la Federazione Italiana Cuochi - sezioni di Pordenone. ■

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Èstata accolta con sincero dolore nel mondo della vite e del vino del Friuli Venezia Giulia e più in particolare nella grande famiglia degli Assaggiatori dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) e delle Donne

del Vino la triste notizia della prematura ed improvvisa scomparsa, martedì 13 agosto scorso, di Claudia Culot, a soli 55 anni d’età. Con lei se ne è andato un personaggio di elevato spessore professionale unito a doti umane unanimemente riconosciute ed apprezzate. Fine palato, un sorriso perenne, naturale, spontaneo e molto utile per stem-perare i momenti di malinconia o polemiche varie che talvolta colgono anche il nostro settore, sia da parte di chi produce oppure degusta. Diplomatica, sempre disponibile ad organizzare, a coordinare e rimboccarsi le maniche quando si passava dalla teoria alla pratica, Claudia ha percorso con modestia e concretezza le varie fasi dell’ONAV in cui era cresciuta molto da allieva, diplomandosi nel 2005, per affiancare poi nell’attività di segreteria il Delegato regionale Bruno Fortunato (che a sua volta aveva rilanciato l’O-nav Friuli V.G., in pausa dopo la scomparsa del fondatore, Marcellino Pillon). Poichè dal lontano 1979, dopo il diploma d’Assaggiatore, faccio parte dello staff dei docenti ONAV, pure io ho avuto il piacere di conoscerla e trasferirle, anche negli anni a venire, le mie esperienze e conoscenze (anche nel nostro caso dire che l’allievo spesso supera il maestro non è frase fatta ma riconosciuta realtà…). Nel 2010 era diventata Delegata per la provincia di Gorizia e nel 2016 anche della regione, con la benedizione del Pre-sidente nazionale Vito Intini ed in perfetta sintonia ed armonia con i Delegati Simona Migliore (UD) Francesco Zoldan (PN) e Roby Jakomin (TS). Aveva saputo creare uno staff molto unito e motivato, diversificando mansioni e dando molto spazio ai giovani. Lascia nel profondo dolore la cara mamma ed il giovane figliolo, Matteo, amici e col-leghi, tutti insieme, sabato 17 scorso nel Duomo di Gorizia, con gli occhi lucidi in una toccante cerimonia in cui diversi di loro hanno voluto ricordarla commossi. Anche il Presidente nazionale Vito Intini ha inviato il suo saluto, di cui è stata data lettura. Ha lasciato un segno indelebile del suo passaggio; non la dimenticheremo ■

In ricordo di Claudia Q di Claudio Fabbro

In alto, a sinistra: Claudia Culot. A destra: Claudia con Claudio Fabbro e Vito Intini.Foto: Claudio Fabbro

"Per ogni cosa c’è il suo momento...Il suo tempo per ogni faccenda...sotto il cielo. Laicamente – scrive Vito Intini – credo che per Claudia questo non fosse il giusto momento per lasciarci. E noi, sbigottiti, increduli ed anche un pò arrabbiati non troviamo alcuna giustificazione all’accaduto. Se ne è andata Claudia Culot, prima di tutto nostra amica e poi anche nostro Delegato regionale del Friuli Venezia Giulia. Se ne è andata cosi... come in mille altre occasioni dopo una delle tante degustazioni in cui ci ha allietato, ma questa volta senza un arrivederci. Più di quindici anni di conoscenza ci legavano alla Sua intelligenza, alla Sua proverbiale femminile determinazione, al Suo impegno in Onav e nella sua vita famigliare. Ci mancherai molto, Claudia, perché tu, comunque, un segno importante lo hai lasciato… A tutti noi. Penso che il mondo enoico del Friuli Venezia Giulia e l’ONAV Ti debbano molto e vorrei che tutti ci stringessimo intorno a Te e alla Tua famiglia come se tu fossi ancora con noi. Grazie e buon Vino a Te Claudia per sempre..."

Vito Intini Presidente nazionale ONAV

TOP/WINE

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TOP/WINE

Blauburgunder Tasting. Potrebbe essere il nome di un film, di un insolito connubio anglo-tedesco. È invece l’azzeccato titolo

di un assaggio alla cieca di ben 28 vini provenienti da tutto il mondo, accomunati dalla varietà d’uva, il cui nome viene declinato in tanti modi: Pinot noir, Blauburgunder, Pinot nero, Pinneau ecc. Considerato da tempo il re dei vini, Silvio Jer-mann lo produce con saggezza da sempre e ha vo-luto organizzare questo fantastico confronto. «Dai rossi più famosi del mondo e i bianchi spumanti ancor più famosi, lo Champagne», scrissero. Jer-mann ha ben tre etichette che nascono dal Pinot nero: il Red Angel, il Lonsblau - che ne è l’evo-luzione -, e il Blau & Blau. Eh sì, perché è fatto con Blaufränkisch (Franconia) e Blauburgunder (Pinot nero), un vino dal sangue blu! Già al “Con-gresso enologico austriaco” del 1891 si disse, nel-le pagine dedicate al «Pinot noir, conosciuto dai tedeschi sotto il nome di blauer Burgunder» che la «sua ricchezza alcoolica e la sua poca acidità lo fanno adatto per taglio col Blaufränkisch, al quale esso partecipa il suo gentile profumo, togliendo-gli in pari tempo un po’ della sua asprezza». Ma torniamo al Pinot nero in purezza - da piantare ai piedi delle colline - un vino ritenuto, in passato

come oggi, un ottimo potenziale per la nostra re-gione, tanto da aver visto nascere la rete d’impresa “Pinot Nero Friuli Venezia Giulia” a cui aderisco-no nove aziende, fra le quali Masut da Rive e Ca-stello di Spessa, entrambe presenti nell’assaggio. Quel giorno ricorreva, per coincidenza astrale, il lancio del Saturn V nello spazio, che mezzo se-colo fa portò gli astronauti sulla Luna. Il nostro viaggio, diversamente, cominciava dal Pinot nero Stroblhof 2016. Nella prima batteria altri due alto-atesini, un francese, un neozelandese e tre friulani: il “Maurus” di Masut da Rive e quelli del padro-ne di casa, Red Angel 2016 e Lonsblau 2015. Un percorso gustativo che ha colpito subito i parte-cipanti, fra cui le nuove generazioni di vignaioli: Blazic, Raccaro, Drius. Note comuni nei Blaubur-gunder dell’Alto Adige, ottimo il Cloudy Bay, del-la Nuova Zelanda. Il Red Angel si faceva strada e il produttore spiegava il nome legato alla nascita del figlio a Toronto. La scritta sull’etichetta “Red Angel on the moonlight” rimanda alla Luna, a quella conquistata dalla missione Apollo 11. La seconda batteria inizia da un’annata più giovane, la 2016, del Lonsblau che affascina subito e che alla fine risulta il più equilibrato. Lo segue a ruota il Pinot noir “Opoka” 2015 di Marjan Simcic, del

CANTINA JERMANNLocalità Trussio

Ruttars 11/A34070 Ruttars

Dolegna del Collio UD

In alto:da sinistra, nella prima fila, Silvio

e Sylvia Jermann, Andrea Nanut, Marjan Simcic,

Michele Jermann, Stefano Cosma,

Alberto Rizzi, Tiziana Festa, Andrea Drius,

Michele Blazic e Raffaela Bruno

da sinistra in secondo piano, fra gli altri,

Luca Belluzzo, Fabrizio Gallo, e il pro di golf

Jonathan Baglioni. Qui sopra::

la tavolata della degustazione.

“Blauburgunder Tasting”Assaggio di Pinot nero da Jermann

Q di Stefano Cosma cosmastefano

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TOP/WINE

Brda sloveno. Piace subito l’ultimo: Philippe Pacalet Corton Bressandes grand cru, dal gusto un po’ troppo internazionale, molto profumato, anche come costo, che si aggira sui 230 euro. Nella terza e ultima batteria, i francesi sono superati dagli altoatesini e dal Lonsblau, nuovamente in assaggio. Perchè nelle degustazioni serie alcuni vini vanno riproposti. La formazione a San Michele all’Adige di Silvio Jer-mann si fa sentire. La classifica finale assegna il quarto posto a Terlan, a Girlan il terzo, a St. Michele Appiano il secondo e il primo posto al Lonsblau “SyTiz”. Una botte scelta da Tiziana Festa, commerciale dell’azienda, il cui Pinot nero 2016 è stato imbottigliato per caduta, senza filtrazione. Ma dove nasce questo vino? In una vigna di tre ettari, esposta ad ovest, piantata sulla sponda sinistra della valle dello Judrio. Per capire quale fosse il terreno più adatto al Blauburgunder, i figli allora piccoli – Felix e Sylvia – andarono a cercare le violette blau. Era il 2005. Sylvia, che conosco da quando gattonava sul putting green di San Floriano, era con noi ad assaggiare, assieme al padre e al fratello Michele. Le violette oramai non deve più raccoglierle, gliele regalano gli spasimanti! Noi, dopo 28 vini eravamo “cascamor-ti”, che anelavano ad assaggiare nuovamente quelli più interessanti, da abbinare ai maltagliati al farro (da farine Jermann) con zucchine e pomodori confit, al roast beef all’inglese e a qualche affettato. Dunque, la sconfitta dei francesi avrebbe fatto felice Lodovico Bertoli che nel 1747, nel suo “Le vigne ed il vino di Borgogna in Friuli”, riportava i consigli di un conoscente animato da esagerato campanilismo che diceva «credetemi caro Amico, e siatene sicurissimo, che il Pinneau di Borgo-gna non è altra cosa, che il Refosco del Friuli»! A ragione, invece, sosteneva che «la Borgogna Provincia di Francia è, con non molto divario, nella latitudine stessa del Friuli, e che se queste due Provincie sono corrispondenti nel Clima, si uniformano parimente nell’essere e l’una, e l’altra perlopiù di terreno dolce, leggero, ghiaioso e magro, dominate da Monti, e lacerate da Torrenti; e atte ambedue a produrre ancora ottimi Vini». Un secolo e mezzo dopo, al Congresso di Gorizia avrebbero ribadito che il Pinot noir «coltivato nel Goriziano diede nelle posizioni non troppo calde ed in terreni non troppo aridi un vino fino nero (…) di profumo aggradevole e sotto ogni aspetto di qualità fina, avente il raro pregio di diventare già dopo il secondo od al principio del terzo anno maturo per l’imbottigliamento». Tutto confermato dall’intuito e dall’estro del padrone di casa, che chiude con tappo a vite il prodotto del vigneto "Lons". ■

In alto:la Cantina Jermann.Qui sopra:Batteria 1, 2, 3.Foto: Jermann

“Blauburgunder Tasting”Assaggio di Pinot nero da Jermann

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Si tratta indubbiamente di un fenomeno nuo-vo e per certi versi non previsto per la nostra Regione. In pochi anni sono capitate troppe

cose insieme per poter pianificare il rapporto vigna-cantina-mercati. Eravamo ancora convalescenti dal-la perdita del nome Tocai e del mancato lancio del Friulano che dal 2008 ad oggi il Vigneto Friuli è stato toccato sensibilmente dallo Tsunami Prosecco. Dalle colline trevigiane è arrivato, attraverso tutte le varie DOC, al paese carsico omonimo, tacitando di fatto e di diritto eventuali rivalse (vedi Tocai-Tokaj). Per un bel sinonimo emigrato (GLERA) non per questo nel Carso triestino si è rinunciato a Malva-sia e Vitovska “ferme” per rincorrere le bollicine.Al momento l’interesse maggiore per il PROSECCO DOC BRUT resta localizzato nella Riviera Friula-na (da “Latisana“ ad “Aquileia”), abbastanza nelle GRAVE ed un po’ meno nella zona DOC “ISON-ZO .La collina (COLLIO e COF) riflette se giocarsi la splendida Ribolla gialla “ferma” per tuffarsi nel grande “mare mosso” o arroccarsi nei propri disci-plinari. Per ovvi motivi di prezzo sorgente (e pos-sibilità di buoni ricarichi) gli spumanti d’autoclave “tirano” bene e piacciono ai giovani che non sem-pre possono permettersi Champagne o Franciacorta. Resta da vedere cosa succederà nel medio periodo. Certo è che il mercato delle uve, dal 2010 al 2017,

ha premiato proprio Prosecco, Ribolla e Pinot gri-gio quanto e più di Pinot bianco e Tocai friulano, ma ha penalizzato le uve rosse (in primis il grande Merlot; lo rimpiangeremo!). Di fronte a quotazioni impensabili fino a poco tempo addietro ed ai capricci del mercato, ogni filosofia o sentimento, purtroppo, vanno a farsi benedire!BERE MENO, BERE MEGLIOE allora con i consumi portati a colpi di crisi globale ed etilometro intorno ai 30-40 litri pro/capite all’an-no e la patente di guida da difendere in balìa del proibizionismo dopo ogni cena non c’è dubbio che anche in Friuli, nel 2020 (e seguenti) si berrà sempre meglio e meno ma con giudizio.Si spenderà qualche euro di più, ma non ci sarà da pentirsene. Chiuderà qualche frasca e qualche osteria ”tappo a corona”; apriranno nuove enoteche e wine bar (che a loro vol-ta chiuderanno i battenti se tireranno troppo la corda con i ricarichi...). La vigna non è un orto, in cui ogni anno si possono cambiare le regole del gioco. Quan-do si sceglie una varietà, una forma d’allevamento, ciò deve valere per 20-30 anni. I vignaioli non pos-sono più rincorrere le manie e i capricci dei propri clienti, che troppo spesso si improvvisano consulenti ed enologi. Una certa debolezza in tal senso ha por-tato cantine di piccolo-medie dimensioni a dover ge-stire anche 10-15 vini, impazzendo a ogni travaso.

Prosecco o Ribolla, Pinot grigio… oppure?

Q di Claudio Fabbro

Il Vigneto Friuli… al bivio, fra il fascino dei vitigni autoctoni

e il mercato di quelli universali.

In alto:Ribolla di Draga.

Foto: Claudio Fabbro.

Qui sopra:Claudio Fabbro.

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TOP/WINE

Sta maturando oggi l’idea che con due-tre bianchi e uno-due rossi, insieme a uvaggi seri e rappresentativi del territorio d’origine, si può lavorare bene e meglio. Autoctoni e “acclimatati” (soprattutto Pinot grigio e Sauvignon) potranno convivere senza farsi le scarpe a vicenda. I primi garantiranno la memoria storica, la suggestione, l’aneddoto, l’aggancio alle proprie radici, molto cari a un consumatore colto e portato ad apprezzare il vino non quale bevanda bensì quale strumento da meditazione. I secondi accontente-ranno il palato ma soprattutto il conto in banca del viticoltore.2012-2019: BOLLICINE. PROSECCO E RIBOLLA GIALLA E PINOT GRIGIO IN GRAN SPOLVERO.Incredibile e superiore alle previsioni il grande interesse del consumatore (anche Friu-lano) per tipologie Martinotti-Charmat quali il Prosecco (da uve Glera ) nonché per la stessa Ribolla gialla. Crescita esponenziale anche per il Pinot grigio (di norma vini-ficato in bianco ma con interessanti declinazioni anche in “ramato”. Queste tre varietà (insieme occupano oltre la metà della superficie viticola specializzata, che è pari a circa 25.000 ettari) hanno rivoluzionato un sistema vitivinicolo consolidato nei decenni e garantito un benessere economico buono/ottimo (se confrontato ad altri settori in cui l’agricoltura sopravvive).QUALITÀ O QUANTITÀ?Curioso tuttavia registrare un' improvvisa pausa legata alla consistente produzione del 2018 (oltre 1.950.000 ettolitri, il 25 % in più del 2017) e, elemento da non trascurare, anche di ottima qualità; parametro insufficiente per garantire prezzi adeguati delle uve e relativi mosti, con contrazione dei prezzi significativa rispetto al 2017. Come dire: la qualità ripaga sempre? Pare di no! Oggi in un’azienda l’ agronomo e l’enologo devono sempre e comunque fare un ottimo prodotto (indipendentemente da gelate, grandinate e altre avversità naturali, fungine etc.) ma le scelte più importanti spettano al respon-sabile marketing, figura imprescindibile soprattutto quando oltre a vendere bene e tanto riesce anche a incassare puntualmente! ■

In alto :un grappolo di uva Pinot grigio.Qui sotto di Pinot nero.Foto: Claudio Fabbro e Pixabay

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TOP/WINE

L’Umbria, per certi aspetti, ci ricorda il Friuli-Venezia Giulia. Dolci colline vitate, campi ordinati e una sana enogastronomia. Saba-

to 10 agosto, alla vigilia della notte di San Lorenzo, quando l’Italia intera si apprestava a chiudere le atti-vità produttive, gli enologi, del Lazio e dell’Umbria, hanno organizzato un focus sul settore vitivinicolo friulano. L’appuntamento è stato fissato presso l’a-zienda Falesco e a fare gli onori di casa non poteva mancare Riccardo Cotarella, figura di riferimento del settore enologico nazionale e Presidente di As-soenologi. Per raccontare al meglio la nostra regione viticola si deve partire dalla sua storia, costellata da secoli di dominazioni e culminata con la totale di-struzione del patrimonio vitivinicolo, a causa della prima devastante guerra mondiale. Se per decenni il comparto vitivinicolo regionale è rimasto silen-te, in questi ultimi anni abbiamo assistito ad alcune radicali trasformazioni, sia con la nascita di nuove importanti D.O.C. che con la selezione di “Vitigni Resistenti” alle avversità fungine che colpiscono la vite. Ed è proprio con un vino, proveniente da vitigni resistenti, il bianco Ethos dell’azienda Forchir, che si è aperta l’interessante degustazione in terra umbra. Molto apprezzata, sotto l’aspetto enologico, è stata anche la Ribolla Gialla Collio di Robert Fiegl, pro-dotta nel paese di San Floriano, culla ideale per que-sto vitigno. Si è poi passati a degustare il Sauvignon

Friuli Grave, dell’azienda Pitars, che quest’anno si è degnamente aggiudicato il primo posto al Con-corso Mondiale dedicato a questo vino. Sono stati poi serviti due bianchi friulani, che non hanno cer-to bisogno di tante presentazioni, il Vintage Tunina, dell’azienda Jermann, e il Terre Alte della Livio Fel-luga. Questi vini ci hanno permesso di ripercorrere la straordinaria degustazione, tenutasi a Trieste in oc-casione del 73° Congresso Nazionale di Assoenologi dove, Silvio Jermann e Maurizio Felluga, avevano letteralmente ammaliato gli oltre seicento presenti alla Stazione Marittima. La mancanza degli autori di questi eccellenti vini non ha però scalfito l’interesse da parte degli enologi, presenti alla Falesco, che han-no apprezzato come, il Friuli-Venezia Giulia, sia una terra di grandi vini bianchi, che esprimono il massi-mo potenziale dopo un periodo di affinamento. Non potevamo che chiudere in bellezza, questa splendida giornata, con un vino dolce, prodotto con uve botri-tizzate, coltivate nella zona di Tarcento dall’Enologo Luca Belluzzo, titolare dell’omonima azienda. Un Verduzzo in purezza e che prende il nome di Aurum per Eva, in ricordo della sorella prematuramente scomparsa. Con questa straordinaria degustazione abbiamo dimostrato di avere tante stelle, nel firma-mento enologico friulano, e per qusto motivo, la not-te di San Lorenzo per ora… può attendere. ■

La notte di San Lorenzo…può attendere

Q di Rodolfo Rizzi - Presidente Assoenologi FVG

In alto a sinistra:Enologi

alla Falesco. A destra:

le bottiglie degustate.Qui sopra:

Rodolfo Rizzi e Riccardo Cotarella.

Foto: Rodolfo Rizzi

In vacanza con i nostri sensiSenza vedere la Sicilia non si può capire l’Italia. La Sicilia è la chiave di tutto (J.W. Goethe)

Q di Pietro Aloisio - Presidente Assenso

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TOP/SENSORIALE

Viaggiare in giro per l’Italia è un continuo esercizio di stile nell’essere solleticato nei sensi. È una esperienza ricordare ciò che

si è visto, diventa memorabile se ci portiamo a casa profumi ed odori, sensazioni uditive e tattili, se rima-niamo arricchiti da sensazioni gustative e riusciamo a percepirne le sfumature. Quest’anno ho comincia-to ad attivare i miei sensi arrivando ad Aci Trezza, borgo marinaro dove Giovanni Verga ambientò il suo I Malavolglia. Questa piccola località è ricchissima sotto il profilo ambientale con i maestosi faraglioni e l’Isola Lachea, riserva naturale, che si stagliano a po-che centinaia di metri dalla costa, questo profilo che muta con il mutare delle ore del giorno, quasi abbaci-nante al mattino, romantico al tramonto e misterioso la notte illuminato dalla luna. La storia di Aci Trez-za si intreccia con la mitologia greca ed è raccontata in uno dei passi dell’Odissea. Polifemo accecato da Ulisse, che fugge dalla grotta del ciclope verso la sua nave, lancia enormi macigni nel tentativo di colpire la nave del re di Itaca che si conficcano nel fondale dando origine ai faraglioni che tutti ammiriamo. Il suo nome deriva dal mito di Aci , giovane pastore che si innamora ricambiato dalla Ninfa Galatea che viene però ucciso dal geloso Polifemo. Galatea piange il suo perduto amore in riva al mare e gli Dei commossi tramutarono Aci in un fiume dando modo ai due in-namorati di incontrarsi ogni giorno in mare. Fin qui

la storia, il mito e la leggenda. Ma entrano in gioco anche altri aspetti a solleticare i miei sensi a comin-ciare da una tipica colazione con granita di mandor-la e brioche con il “tuppo”. La granita deve sapere essere apprezzata da chi siciliano non è. Il freddo è contrastato dal tiepido della brioche che riesce ad esaltare le note di mandorla all’olfazione diretta. Il gusto è intenso con un dolce che non diventa stuc-chevole lasciando una piacevole persistenza tattile in bocca. Catania dista circa 15 minuti in macchina ed arrivati nel suo centro storico siamo accolti dal suo stile Barocco dopo la sua ricostruzione dal terremoto del 1693. Lo stile rimasto intatto ha consentito il ri-conoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Anche Catania è culla del buon cibo declinato in maniera unica e assaporare un buonissimo Arancino in via Etnea è una di quelle esperienze da ricercare. L’arancino, rigorosamente al maschile, fonde fin dal primo morso tutte le sensa-zioni. Dalla forma allungata e dorato grazie alla sua leggera panatura, dalla croccantezza della stessa e dagli intensi profumi di carnè e ragu’ fino al ricer-cato equilibrio in bocca di un prodotto che per sua natura dovrebbe tendere alla secchezza ed invece è un tripudio di succulenza. Finisco con un immanca-bile cannolo di ricotta che non può essere raccontato, va vissuto morso dopo morso, assaporato lasciandoti una sensazione di appagamento sensoriale. ■

In vacanza con i nostri sensiSenza vedere la Sicilia non si può capire l’Italia. La Sicilia è la chiave di tutto (J.W. Goethe)

Q di Pietro Aloisio - Presidente Assenso

In alto un cannolo siciliano.

Foto: Adobe Stock.

Qui sopra:granita di mandorla.

e briocheFoto:

Assenso

Via Roveredo 22/B33170 Pordenone

Tel. +39 335 6375575

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TOP/AZIENDE

Consumi pro capite, cultura, produzione in crescita: tutti gli indicatori sembrano con-fermare che in Italia la birra non sia mai

stata così in salute. Sicuramente grande merito va alle birre artigianali, che nell’ultimo decennio han-no risvegliato l’orgoglio nazionale, tanto da farci diventare uno dei Paesi con il numero più alto in Europa di birrifici artigianali. Tanti produttori e con una qualità molto elevata. Di pari passo, in-sieme a grandi produttori, stiamo crescendo dei grandi consumatori consapevoli di birra. Sono sempre meno coloro che chiedono semplicemente una bionda al bar o al pub, e sempre più coloro che vogliono capire perfettamente che birra stanno per ordinare. Quali sono le caratteristiche del consu-matore informato?LA CONOSCENZA DEGLI STILI (PRINCIPALI)Gli stili birrai sono decine ed ogni anno continua-no a crescere (l’ultimo arrivato è l’IGA, creato da italiani, acronimo di Italian Grape Ale, birra prodotta utilizzando il mosto di uva). È difficile conoscerli tutti, ma il consumatore consapevole conosce i più diffusi e le relative caratteristiche, li confronta e sceglie di conseguenza. Pilsner, fre-sca e leggermente amara, Saison, belga e fruttata, weizen, base frumento e “torbida”, blanche, estiva e agrumata, IPA, fresca e molto luppolata, APA, agrumata. Questi sono solo alcuni dei principali stili, in continua evoluzione.

LA SPILLATURASpillatura alla belga o alla tedesca? A 3 colpi o a 5? Ogni spillatura può far sì che la stessa birra diventi diversa. Per questo deve essere fatta come si deve: non ci sono compromessi. Con una spillatura fatta male, la birra nel bicchiere sarà completamente di-versa da quella che il mastro birraio aveva in men-te. Una schiuma corposa e abbondante per evitare l’ossidazione, permette anche di bere una birra con il giusto grado di bollicine. Poca schiuma è sinoni-mo di gas in eccesso che sarà assimilato (la birra risulterà pesante e non beverina). LA BEER LISTLeggere nel menù birra bionda non basta più: è ne-cessario conoscere il produttore, lo stile, la gradazio-ne, le caratteristiche visive, olfattive, gustative prima di scegliere. Nei locali il consumatore consapevole ha bisogno di informazioni. Sapere che una birra è molto amara o tendente al dolce, che ha 4,5 gradi alcolici o 5,2 che è agrumata o affumicata, sicura-mente evita che venga servito un prodotto inatteso (e che non piace), e fa anche in modo che la curio-sità veicoli l’ordine su nuove tipologie di birra mai assaggiate prima. Gli “esploratori” amano testare! I corsi per i nuovi appassionati della birra sono sem-pre più numerosi, sia per chi vuole crescere fino a far diventare la passione una professione, sia per coloro che vogliono semplicemente saperne di più. Perché il mondo ha bisogno di consumatori consapevoli! ■

Birra: da semplice bevitore a consumatore consapevole!

Foto: Rawpixel

EUROBEVANDE Via Nuova di Corva 82

33170 PordenoneTel. +39 0434 570304

[email protected]

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Birra: da semplice bevitore a consumatore consapevole!

THE BEVERAGECOMMUNITY

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TOP/AZIENDE

La prima cotta risale al luglio del 1999. 20 anni coronati da diverse novità e dal-la voglia di proporre la nuova Cittavec-

chia, che dal 2016 ha un team di amici e soci provenienti da diverse strade, uniti dalla comu-ne passione per la birra. Partiti revisionando il logo, per dare dignità internazionale ad un brand storico, è stata poi dedicata a Trieste, la città che ha visto nascere e crescere il birrificio, la birra ÀILA, nuova golden ale in un innovativo formato slim size da 25 cl. Dopo questo entusia-smante e importante lancio, la linea è stata com-pletamente rinnovata sia nella sua veste grafica che nei nomi di alcune birre. E anche il sito web totalmente rinnovato e d’auspicio per una nuova epoca è online dal 21 giugno. «I nomi delle bir-re sono legati ad una storia originale, autentica, fatta per essere racconta di noi e del nostro terri-torio», commenta Giulio Ceschin. L’intento del “nuovo progetto Cittavecchia” è di assecondare quella voglia di modernità che la birra porta in-nata con sé. «Un passo che da piccolo birrificio di provincia ci orienta verso un mercato moder-

no, internazionale e giovane». Da questo per-corso creativo sono nate GIANT CAVE (helles), LUCKY SHOES (vienna) e WHITE SHARK (weizen), legate a simboli del territorio di cui si legge la storia in etichetta. E poi la FORMIDA-BLE (belgian strong ale) e la KARNERA (che si sdoppia in versione cherry stout per l’estate e irish stout per le stagioni fredde). La birra de-dicata ai raffinati cultori è la saison che porta il nome di GORIOT ed è prodotta solo in formato da 75 cl. È una birra dedicata all’enologo-bir-raio Giulio Ceschin il quale, dopo l’illuminante lettura giovanile del romanzo Père Goriot si è dedicato prima al vino nell’impresa di famiglia e ora alla birra, collezionando due importanti successi professionali. Una citazione speciale merita in fine la “birra del cuore” ANDRE re-alizzata in collaborazione con Andrea e Franco Antonello de “I Bambini delle Fate”, persone speciali che non finiremo mai di ringraziare per la disponibilità dimostrata. Il ricavato della vendita partecipa ai loro progetti di inclusione sociale dedicati all’autismo. ■

BIRRIFICIOCITTAVECCHIA

Società Agricola a R. Lz.a. Stazione

di Prosecco 29/E34010 Sgonico TSTel. 040 251060

info.cittavecchia.comwww.cittavecchia.com

Vent'anni di storia Un anno di novità

Q a cura di Top

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Vent'anni di storia Un anno di novità

Q a cura di Top

TOP/WINE

In alto a sinistra: Maurizio tra le vigne.

In alto a destra: arpa tra i filari.

Qui sotto: la moglie Fabiola.

Foto: Casa Belfi

Siamo a San Polo di Piave a Casa Belfi, una piacevole dimora circondata dalle vigne, nella Pianura Veneta. Nel prato antistante la casa

vediamo un’arpa che, suona col vento per rende-re la giornata migliore alle viti e all’uva. Entrando rimaniamo colpite da alcune anfore in terracotta par-zialmente interrate che contengono i particolari vini: il vino matura e si arricchisce con un batonage natu-rale. Maurizio, figlio di una famiglia molto legata alle buone pratiche di vita quotidiana contadina, apprende soprattutto dalla nonna Matilde i segreti della terra e così nel 1999 nasce la cantina grazie anche al grande incoraggiamento del padre. L’importante supporto di Albino Armani, imprenditore lungimirante, consente a Maurizio di intraprendere poi un percorso produtti-vo basato su competenza e professionalità. Quindici ettari di vigne, distribuite tra Romanziol, Trichiana e San Polo di Piave lavorate con metodi naturali, come una volta, senza chimica e tecnologia, ma con uso delle braccia e tanta passione. Rese per ettaro mode-ste ma di elevata qualità. Il lavoro in campagna parte dagli elementi più importanti come il sole, l’acqua, la terra e una vacca per la concimazione. L’incontro

con Omero, musicista e appassionato di vino biodi-namico, li porta a decidere di distribuire lungo i filari delle straordinarie arpe accordate in salto di quinta, la frequenza armonica rilassante e penetrante; i suo-ni sono dettati dal ritmo del vento e rendono felici le viti. L’uva è raccolta a mano e il mosto messo a fermentare con i suoi lieviti indigeni, il vino si puli-sce con il freddo dell’inverno e viene imbottigliato in primavera. Il risultato nel bicchiere è straordinario, il gusto non è uniformato alle caratteristiche delle va-rietà coltivate perché tempi e lavorazioni sono di atte-sa, attenzione e rispetto e i sentori diversi nei diversi momenti di beva, cosi che la degustazione diventa un’esperienza unica. Casa Belfi frizzante fermentato in anfora e Casa Belfi Naturalmentefrizzante bianco rifermentato in bottiglia, due vini fuori dagli schemi, sanno raccontare di Maurizio e delle sue vigne mu-sicali e poi ancora il Casa Belfi Bianco anfora biolo-gico, il Casa Belfi Rosso anfora biologico e un Ca-saBelfi naturalmentefrizzante rosso rifermentato in bottiglia. Buona vendemmia Casa Belfi e grazie alla gentile Fabiola, moglie e grande alleata di Maurizio, per l’accoglienza che ci ha riservato. ■

CASA BELFI di Donadi Maurizio

e Albino ArmaniVia Guizza 30 - 31020 San Polo di Piave TVTel. +39 338 4107723

www.albinoarmani.comfacebook@casabelfiinstagram casa_belfi

www.casabelfi.blogspot.com

Alcuni dettagli sono stati tratti d

al libro MAIDOMO

di Maurizio Donadi con Carlo Brusadin

edizioni Antilia

La vigna musicale di Maurizio DonadaQ di Gianna Buongiorno e Mariella Trimboli

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TOP/WINE

Sono a Zegla, a poche decine di metri dal confine sloveno. Dò un’occhiata distratta al listino dei prezzi del 2018 della azienda Re-

nato Keber. Si tratta dei prezzi dei vini per gli ac-quirenti privati. Ci troviamo nella accogliente sa-letta di degustazione di Renato Keber, sala rotonda ricavata all’interno della torre che ha completato l’ampliamento della già capiente cantina. Alle pa-reti siamo letteralmente circondati dai dipinti di quel geniaccio di Maurizio Armellin, artista vene-to (un suo quadro è diventato etichetta, e poi ha creato il logo per il Friulano Zegla, una riserva di tre vignaioli di questa collina cormonese). Scorro il listino con maggiore attenzione e mi sorprende non trovare vini giovani, intesi della vendemmia 2018 o 2017. I bianchi più recenti provengono dal-la annata 2015, ma poi troviamo un Friulano Zegla Riserva del 2013, stessa annata del Pinot Bianco Riserva, lo Chardonnay Grici Riserva 2012 e la Ri-bolla Gialla Extreme 2012. Non stupisce a questo punto che i rossi siano il Collio Rosso Riserva del 2010, e il Merlot Riserva del 2009. Renato è pronto a spiegare la sua filosofia produttiva che, a grandi linee, possiamo riassumere nella uscita in commer-cio dei propri vini lavorati in solo cemento o ac-

ciaio dopo il terzo anno dalla vendemmia, mentre attende almeno altri due anni per i vini che hanno passaggi più o meno lunghi in legno. Incomincio a capire adesso i motivi che hanno spinto Renato a realizzare un ampliamento così importante del-la cantina e ripenso alla fine degli anni Novanta, quando le piccole aziende non disponevano di spa-zi di stoccaggio, perché la cantina veniva svuotata ogni anno prima della vendemmia successiva. A lui occorrono volumi importanti per produrre, affinare e conservare i vini, anche dopo l’imbottigliamento. Renato possiede quasi 13 ettari in Collio e ne rica-va dalle 40 alle 60mila bottiglie l’anno. Laureato in enologia, è un perfetto trilingue: italiano, slove-no, friulano. In cantina lo affianca la figlia Tereza, mentre in vigna gode del supporto di Ivan, figlio di sua sorella. La moglie Savina cura personalmente le camere del grazioso B&B. Tornando al listino di Renato, si aggiunge un’altra riflessione. Tutti i consumatori esperti concordano che i vini bianchi delle colline friulane e carsoline sono molto mi-gliori a partire almeno dal secondo anno, ma i pro-duttori dicono che la domanda dei mercati è sem-pre pressante per i vini appena fatti e che, volendo, potrebbero iniziare a vendere a dicembre-gennaio

In alto:Grici Chardonnay

e Pinot bianco.Qui sopra:

Renato Keber.Foto: Azienda Keber

Vini di annateQ di Giulio Colomba Giulio Colomba

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TOP/WINE

successivi alla vendemmia. Pochi hanno osato posticipare sistematicamente la commercializza-zione. Mi vengono in mente Gianfranco Gallo di Le Vie di Romans, straordinaria azienda della alta pianura isontina, Edi Keber, il cugino di Renato, o il mitico Josko Gravner, che dilata ulteriormente nel tempo la uscita dei suoi vini, oppure Damijan Podversic o, infine, i carsolini Vodopivec, Škerk e Zidarich. Nella maggior parte degli altri vigna-ioli la commercializzazione ritardata concerne so-lamente alcune selezioni speciali. Distrattamente giro la pagina del listino di Renato e strabuzzo gli occhi. Sono elencati vini bianchi e rossi dal 2007 al 2002, oltre ad uno Chardonnay Grici 2001, con tanto di prezzo. Perfettamente conservati e dunque acquistabili. Pare di essere in Francia o in qualche rara azienda piemontese. Fantastico, entusiasman-te! Finalmente un produttore ha avuto il coraggio di imboccare con decisione la strada che consen-te ad una area vinicola di entrare tra i grandi ter-roir del mondo. Non deve necessariamente essere l’acquirente a conservare nella propria cantina il vino per seguirne l’evoluzione negli anni, ma è il vignaiolo a farlo. Spesso il consumatore non di-spone di locali adatti alla conservazione del vino,

soprattutto se vive in un appartamento cittadino senza una cantina termicamente isolata. Per ades-so Renato è una mosca bianca, ma non dispero che altri produttori lo seguano. Le aziende a volte ci propongono vini di 5-10-20 anni da assaggiare per verificarne la longevità: esperienze anche esaltan-ti, ma sono vini non in commercio, che pochissimi hanno il privilegio di gustare. Qualche occasione si può trovare in ristoranti che hanno il culto della cantina, ma sono davvero pochi i locali che hanno continuato a fare scorte importanti dopo gli anni della crisi, nei quali spesso enoteche e ristoranti limitavano gli ordini al semplice rispristino delle bottiglie consumate nelle ultime settimane. A Re-nato Keber va riconosciuta la scelta coraggiosa di proporre un listino con oltre cinque vini per ogni annata fino al 2002, a prezzi sostenuti, ma ben al di sotto di quanto richiedono cantine anche poco blasonate dei cugini francesi. Ma loro hanno una storia plurisecolare, oltre ad una rinomata capaci-tà commerciale. Basti pensare che da un’area con poco sole, dove si facevano vini asprigni, hanno saputo ricavare lo Champagne, che non manca sui tavoli di tutto il mondo quando c’è un evento spe-ciale da celebrare.■

In alto:il B&B.

Qui sopra:uno scorcio degli interni.

Foto: Azienda Kebe

AZIENDA AGRICOLA KEBER RENATOLoc. Zegla 15

34071 Cormons GOTel. +39 0481 639844

renatokeber.com

Vini di annateQ di Giulio Colomba Giulio Colomba

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TOP/WINE

Le belle cose che non si possono comprare, sono quelle che hai dentro di te e se c’è tra-dizione provengono dal vissuto delle prece-

denti generazioni”. Parola di Aleš Kristančič! Do-brovo si trova sul Collio sloveno. E proprio qui, dove tutto risulta essere modellato dall’uomo in un contesto immerso nel verde, nasce il Puro. Una cantina imponente che oggi vede l’ottava genera-zione al comando. Dalla terrazza che domina le vigne la vista mozzafiato ti mette in pace con il mondo. Una famiglia che infonde un sereno be-nessere; la moglie Vesna, gentile e disponibile, sa interpretare e rispettare la creatività di Aleš; il fi-glio Lan segue le orme del padre. Poi c’è la figlia Ela che ha frequentato un Master di International Marketing Management a Glasgow e ora lavora in azienda. Aleš è una persona determinata che ama dire ciò che pensa. “Fino a 50 anni fai il diplo-matico - queste le parole del papà scomparso nel 2013 - poi arriva il momento di dire come la pen-si". E probabilmente era un giorno in cui, superata la soglia del mezzo secolo, la tv slovena durante una manifestazione gli chiese: “È vero che voi dite che il vino lo puoi bere mentre guidi? Sì perché il vino va nell’anima…e se ti ferma la polizia non troverà tracce alcoliche perché è l’anima e non il corpo ad avere ciò che cercano.” Il ruolo del vino secondo Aleš è principalmente sociale. Con il suo Puro ha fatto il giro del mondo e anche il giro di continue soddisfazioni: spumante naturale, meto-do classico, rifermentato con il mosto, senza l’uti-

lizzo di zucchero e lieviti. La vendemmia avviene quando l’uva è matura, racconta con orgoglio, os-sia quando il seme può trasmettere nuova vita. Noi abbiamo assaggiato il Puro (Ribolla gialla e Char-donnay) del 2010 rifermentato con il mosto del 2012. Nel Puro al momento dell’apertura i sedi-menti sono esclusivamente quelli della rifermen-tazione. Ancora oggi Aleš non ha trovato un altro sistema per fare la bollicina in questa zona. “Sul frutto verde l’ultimo trasporto è quello della terra e se impieghi un metodo che lascia maturare l’u-va poi non devi utilizzare lo zucchero per fare la seconda fermentazione perché aumenterebbe solo la gradazione”. Tra i vini assaggiati: Veliko Belo (Ribolla, Pinot grigio e Sauvignon) è il risultato della poca macerazione (una notte) in pressa, per-ché un gusto troppo pieno lo renderebbe pesante. I macerati non è detto che debbano essere difficili da bere. Secondo Aleš è importante che quando i vini fanno un po’ di macerazione mantengano le loro caratteristiche varietali (profumo e gusto) La macerazione, sostiene, è un processo che porta a un vino sbagliato nel momento in cui la macera-zione stessa diviene lo stile di quel vino. Lunar Rebula: gli acini interi vengono messi in barrique dove parte il processo di vinificazione totalmen-te autonomo senza intervento dell’uomo. Abbia-mo assaggiato il 2014 (annata non facile perché fredda e piovosa). Le analisi hanno rilevato 7mg di solforosa, praticamente niente, questo significa che le uve erano altrettanto particolarmente sane.

In alto:Nina Segula, Lan, Ela,

Ales, Vesna.Qui sopra:

Vesna.Nell'altra pagina in senso orario:Aleš Kristanččič č

con il figlio Lan,la cantina

e ancora Aleš. Foto:

Marijan Moččivnik, Studio Ajd

"

Movia WinesAgricoltori Artigiani Artisti

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TOP/WINE

La filosofia del Lunar nasce dall’idea che il vino non è un’invenzione di oggi ma che esiste da sempre. La differenza del metodo di vinificazione del Lunar e un vino macerato sta nel fatto che nella macerazione dopo la fermentazione viene usata la pressa mentre nel Lunar il cappello che si forma diventa il filtro che rende poi il vino limpido. Il rovescio della medaglia è che da 1 Kg di uva si ottiene al massimo ½ lt di vino. Per l’economia dei vignaioli questo è un problema. E Aleš inoltre uti-lizza bottiglie da litro mantenendo il prezzo della bottiglia da 0,75 così che nessuno possa dire che vende il fondo. Veliko Rdeče (Merlot, Cabernet Sauvignon e Pinot nero): il Pinot nero, certamente antico, che Aleš ha trovato in vigna è il primo a maturare ed è quindi l’uva che fa la prima fermentazione poi a seguire il Cabernet Sauvignon e il Merlot. Le uve maturando in tempi differenti vengono quindi ven-demmiate in momenti diversi (vendemmia lunga). “L’enologo - spiega Aleš -mi consigliava di usare la solforosa ma io non l’ho mai ascoltato e lui puntualmente mi diceva: se tu non fossi Movia non ti direi cosa fare, ma proprio perché sei tu continuo a dirtelo anche se so che fai di testa tua." E se gli chiedi perché il suo Pinot grigio non abbia preso un colore ramato ti risponde: “il colore aumenta con il tempo e con la temperatura e io non voglio fare un vino pesante perché se non stai attento insieme al colore la gradazione alcolica sale di molto. Così la macerazione avviene a temperatura moderata perché il vino non è sempre uguale. Lascio che la fermentazione si completi ma alla fine opto per una pressatura molto soft, non voglio che abbia uno stile specifico. Il mondo della macerazione è sempre stato un po’ frustrato da questa attenzione nei confronti del colore e un tempo il Pinot Grigio non si faceva macerare. A me piace che sia, fruttato fresco e leggero che non cambi al gusto per un po’ di colore in più. Così gli faccio fare un mese di macerazione con il cappello sommerso senza toccarlo proprio perché non voglio che predomini la ruvidezza del macerato. Malvasia e Tocai sono vini freschi mentre gli altri sono normalmente più strutturati. Anche il Sauvignon con i suoi 12,5%, non è aggressivo e le sue caratteristiche varietali sono espresse delicatamente.” Aleš da sempre punta a un prodotto elegante fedele al suo progetto Triple A: agricoltori artigiani, artisti perché Aleš è un purista e un artista del vino. I vini più venduti: Veliko Belo, Veliko Rdeče, Lunar e Puro (120.000 bottiglie). ■

Movia WinesAgricoltori Artigiani Artisti

Q di Mariella Trimboli

MOVIA WINES Ceglo 18 5212 Dobrovo v BrdihTel. +386 5 395 95 10 (Vesna Kristanččičč, Mateja Pavlin)Fax +386 53959511Cell. +386 [email protected]

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© stelio smotlak estetologo dell'alimentazione

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TOP/L'ESTETOLOGO

Hic et nunc, ovvero il reale dell’esistenza. Il passato è un ricordo, il futuro è una spe-ranza: in sé non esistono. L’esistenza si

svolge nel qui e ora, appunto. Uno spazio tempo giocoforza rapito dalla necessità di nutrirsi. Non c’è vita senza nutrimento. Nutrimento quale rica-rica. Puntuale ricostituente dell’organismo, giorno dopo giorno. Oltre il mero ristoro dei principi nu-tritivi. Un riaggancio con la Natura che ci fonda e sostiene. Un ri-principiarsi costante. Quotidiano rifornimento di energia vitale. Ecco perché diventa importante scegliere cibi che mantengano il colle-gamento con l’origine dalla Madre Terra. La qualità della vita si gioca nelle attività minute. A incidere sono i frangenti di ordinaria quotidianità. Conviene quindi volgere la routine a cifra estetica. Si tratta di coltivare un’estetica quotidiana. Sta in noi trascen-dere la (solita) minestra di ogni giorno. Per esempio degli scampi crudi, o appena saltati in padella, sono capaci di elevare un minestrone a piatto regale. Epifania di gusto e creatività. Stimolo a un picco-lo grande rinnovamento… di Sé. Una minestra che si vuole sempre nuova, sia a tavola che nella vita. Ma vengo alla mia idea di Estetica dell’Alimenta-

zione. Estetica quale intuizione, intesa come perce-zione sensibile, conoscenza attraverso i sensi. Ali-mentazione definita quale tratto esistenziale preso dall’azione alimentare. Il riferimento è certamente al desco ma anche, e soprattutto, a quell’insieme di attività e impegni che ci vedono coinvolti prima e dopo. Uno strumento di ricerca concreta. Cibi, cotture, abbinamenti, costituiscono un’occasione di ri creazione e stimolo creativo. Penso alle mie still life. Le chiamo Nature ViVe. Impiatto con estro e compongo con genio. Un modo per andare oltre. Meno etichetta e più libertà nella relazione con il cibo, sino a delineare una possibile trascendenza ar-tistica con quelli che chiamo Quadri da mangiare. Il piatto diventa quadro, il quadro diventa piatto. La superficie della mensa diventa tela e i cibi si fanno colore. La composizione interviene secondo gesti istintivi, viscerali, che anticipano la riflessione logi-co razionale. Il tutto fotografato, magari esposto, si-curamente mangiato. Il gesto gastronomico trasmu-ta in azione estetica. Una dinamica non dissimile dall’espressionismo dell’Action Painting, tanto che ho coniato il termine Action Food. Ci sarà tempo e modo di parlarne. ■

Estetica quotidianaQ di Stelio Smotlak

Nell'altra pagina:Quadro

da mangiare: Luce

In alto:Natura ViVa: Festa.

Autore: Stelio Smotlak

© stelio smotlak estetologo dell'alimentazione

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TOP/PERSONAGGI

D alle montagne al mare, il Friuli Venezia Giulia è un territorio di scoperte spesso folgoranti, ma che si svelano silenzio-

samente. Una varietà infinita di scorci e sorprese abbinate a colori, sapori e... profumi. Ed è proprio facendo tesoro di questa eterogenea complessità che Lorenzo Dante Ferro ha sviluppato la sua arte pro-fumiera conquistando il mondo. Una professione a cui si è avvicinato per caso, ma che ha sposato per convinzione. Voce pacata e rassicurante che acca-rezza l’interlocutore, lo accoglie e ben presto rivela una spiccata, sferzante, ironia. Un mago che, dalla chimica e dai suoi freddi bilanciamenti, sa estrarre un perfetto bouquet di emozioni per adattarle ad un evento o ad una persona con la massima attenzione e un grande rispetto: “Tratto ogni richiesta come un’i-dea innovativa”, ci rivela tra le pieghe della chiac-chierata. Lorenzo, innanzitutto chi sei?“Sono un “maestro profumiere” con quarantotto anni di esperienza a livello internazionale e ho lo stu-dio creativo e il laboratorio in Friuli. Mio padre era veneziano, mia mamma era parmigiana: due città di cultura che hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia ricerca del bello e per la cultura del profumo.”Cos’è per te il profumo?“Per me non è un tanto l’elemento astratto, oggetto da profumeria o dettato dalle mode, ma un fattore di

comunicazione, ricordo olfattivo nel tempo. Un ele-mento che riporta alla multisensorialità e suggerisce eventi, ricordi.”Vieni anche definito “architetto olfattivo”; cosa si-gnifica?“Rispetto alle definizioni che delimitano il mio la-voro intorno al puro calcolo, questa si apre alla so-ciologia; l’architetto è anche sociologo e per creare un profumo vi è anche una parte antropo-sociologica che dev’essere attentamente valutata e coordinata con il resto. Ogni popolo ha una sua esigenza e una sua storia; di conseguenza il profumo deve sottoline-are queste specificità, spesso legate anche alle diffe-renze dell’ambiente naturale.”Quindi è necessario uno stretto rapporto di cono-scenza e rispetto tra essere umano e natura?“Ovviamente! Il mio lavoro è un vero percorso tra le scienze umane: cultura, psicologia e sociologia sono fondamentali! Perché noi, da quando nasciamo, ci orientiamo con il naso: l’odore della mamma, del latte, ... e ora, da adulti, addirittura mangiamo con il naso.”La creazione del profumo, quindi, abbina numero-si stimoli. Nasce da una tua concezione o da una suggestione?“La logica è quella di unire vari tasselli; se io creassi un profumo alla banana e lo spruzzassi magari fa-rei felice un bambino, ma non farebbe storia in quel

Lorenzo Dante FerroL’ampolla delle meraviglie

Q di Omar Manini

In alto:Lorenzo Dante Ferro.

Foto: Tiziano Gualtieri

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TOP/PERSONAGGI

contesto. Allora devo puntare alla “credibilità del profumo” che è strettamente legata alla situazione: così diventa gradevole, ma non predominante sul resto.”C’è interesse nelle nuove generazioni? Vedi un ricambio?“C’è un grande cambiamento perché le nuove ge-nerazioni sono abituate a vivere bene e in questa condizione si trascurano certi dettagli che, invece, si osservano nella ricerca e nella conquista delle cose.” Il nostro mondo ormai sembra più “reality” che realtà. Hai mai pensato a un format sul profumo? “Sinceramente non mi sento adatto per quelle cose. Se però qualcuno mi chiedesse delle informazioni in merito, indicazioni giuste, sarei pronto a darle perché anche nel nostro lavoro ci vuole della buona divulgazione e un serio professionismo, non improv-visazione come se ne vede in giro.”La chimica del profumo è più legata alla realtà op-pure alla fantasia? “È realtà! Gli oli essenziali, che siano naturali o ri-creati in laboratorio per accontentare la diffusione di massa, fanno parte integrante della nostra esistenza. Certo che il termine “naturale”, che va tanto di moda, da solo significa nulla: anche il petrolio è il prodot-to più naturale al mondo, ma se non viene trattato bene può fare danni incommensurabili! Insomma bisogna sapere come utilizzare al meglio i prodotti,

in quale contesto si lavora e come vanno proposti.”Qual è il tuo sogno? “Il mio sogno è quello di vedere giovani e colleghi con una certa preparazione intellettuale umanistica che possano sostenere delle buone conversazioni. Oggi è piuttosto difficile...”Quali studi bisogna fare per seguire questa carriera?“Non è facile perché è un settore ristretto, il linguag-gio olfattivo complicato e ognuno deve seguire una parte da autodidatta per esprimere al meglio la sua sensibilità percettiva, la sua predisposizione. La passione aiuta, ma certamente le basi di chimica, fi-losofia e altro non vanno trascurate! Esiste qualche scuola nel mondo, ma di difficile ingresso.”Hai lavorato in mezza Europa e a New York; per-ché hai deciso di tornare alle tue radici?“Una scelta di vita e di campo, fatta con convinzio-ne! Una volta fatta l’esperienza ho deciso di portarla a casa perché sapevo di poter contare su eccellenze da far conoscere e valere nel mondo: l’eleganza della semplicità è nel nostro dna e io ho voluto fortemente puntare sul progresso della tradizione che è l’unica certezza in grado di farci fare un buon lavoro anche in futuro!”C’è un profumo che non sei ancora riuscito a creare? “Ne ho fatti tantissimi, ma mi manca ancora il profu-mo dei soldi. (sorride, nda)” ■

Lorenzo Dante FerroL’ampolla delle meraviglie

Q di Omar Manini

In alto:una confezione

di profumo.Qui sopra:

Lorenzo con la moglie

Cindy Zach e Mia.Foto:

Lorenzo Dante Ferro

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TOP/MUSEI

C i sono lettere dal fronte. Di quelle che fan-no venire gli occhi lucidi perché raccontano di figli poco più che adolescenti costretti a

diventare uomini all’improvviso. Soldati che spesso non hanno fatto più ritorno a casa. Ci sono storie di giovani mogli, madri. Vite spezzate dal fuoco nemico mentre percorrevano a piedi da ore strade impervie per raggiungere la trincea in Carnia e approvvigio-nare le truppe. E poi ci sono le cronache dei gran-di guastatori e dei loro comandanti. Appassionanti come quella di Paolo Caccia Dominioni. Nella Sala museale, dal 1991 nella Caserma “M.O.V.M. Gio-van BattistaBerghinz”, sono esposti i suoi schizzi e disegni. Il “Cavaliere del deserto”, scrittore, archi-tetto, disegnatore di grande fascino e umanità, parti-colarmente legato al territorio isontino, comandante del glorioso XXXI Battaglione Guastatori d’Africa, ha documentato, attraverso le sue memorie scritte, 14 anni trascorsi a El Alamein, mappando i territo-ri circostanti e recuperando in campi minati ancora attivi 4818 salme, anche di alleati e avversari, poi tumulati nel Sacrario da lui progettato. Nel suo dia-rio di guerra - la cui copia è gelosamente custodita in una bacheca - impressioni e immagini venivano

raccolte, giorno per giorno, con puntigliosa attenzio-ne. Materiale preziosissimo che ha permesso di rico-struire tutte le fasi di una logorante guerra. Di ricordi di uomini e fatti, illustrati con passione dai 1 Mar. Alessandro Corbia e 1 Mar. Vincenzo Mennuti, si è riempita, nel corso degli anni, la Sala dei Guastatori che, dal 2014, è stata inserita nel circuito dei Musei e Collezioni nella Provincia di Udine. Fondamentale lo slancio dato dal gen. Livio Foraboschi, asserto-re del principio che "l'albero può anche non vede-re le proprie radici ma è grazie ad esse che vive”. Una frase che spiega perfettamente l’intento di quei guastatori che continuano a costruire questo luogo di memoria storica. “La Sala è stata anche realizzata - spiega il col. Riccardo Renganeschi, Comandante del 3° Reggimento genio guastatori - con l’obiettivo di ricordare in modo imparziale e al di sopra di ogni ideologia politica tutti i Guastatori, ma anche le loro famiglie e chi ha onorato con il sacrificio l’Arma del Genio e l’Italia”. Il Museo si alimenta di donazioni. Oggi sono esposti cimeli e rari documenti generosa-mente ceduti al Reggimento nel corso degli anni, fra cui la Bandiera nella quale vennero avvolti i Caduti del Trentunesimo in Africa Settentrionale. Ci sono

In alto:una panoramica

della sala museale.Qui sopra:

il Colonnello Riccardo Renganeschi e i curatori

Mar.Alessandro Corbia

e Mar. Vincenzo Mennuti.

Nella pagina seguente:

portatrice carnica.Foto:

Sala Museale

I Guastatori custodi della storia

Q di Alexa Kuhne Alexa Kuhne alexuccia13

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non solo armi e strumenti di guerra, ma anche oggetti utilizzati in trincea per sopravvi-vere. “I ‘costruttori’ - dice Renganeschi, che contribuisce con passione a questo Museo - sono anche i parenti dei nostri militari, uomini e donne che continuano a donare ricor-di, quelli più intimi o che magari erano stati lasciati in cantina. Sanno che qui trovano una nuova vita…”. I ragazzi e i bambini vengono rapiti dal diorama del Primo conflitto mondiale, una stanza multimediale che dà allo spettatore l'illusione di un panorama reale, riproducendo un tratto di trincea, una galleria, un deposito munizioni; opere che ricordano il Carso a ridosso della linea di contatto con il nemico. L’allestimento coin-volge emotivamente il visitatore che entra nella zona fortificata, animata da figuranti in uniforme storica, in ambiente serale e sotto l’esplosione dei colpi del nemico. Lungo il tratto trincerato vengono proiettate immagini di combattimenti. Un nuovo diorama è in costruzione: la tenda comando di Caccia Dominioni durante la presa di Tobruk, anch’esso progettato dal Ten. Col. Salvatore Patriarca. “Il geniere - spiega Renga-neschi - ha spiccate professionalità e gli si è voluto rendere omaggio esponendo gli attrezzi, anche i più umili, utilizzati nelle dure e pericolose attività quotidiane”. La sua capacità di lavorare anche con mezzi improvvisati, frutto dell’ingegno, la si ritrova tut-ta nei meccanismi che rendono realistici il fumo in trincea, prodotto dal vapore di una caldaia di un ferro da stiro, o, in un ospedale da campo, il ferito che si muove grazie a un semplice motorino. “Vogliamo una Sala museale aperta a tutti - dice il Comandante della Berghinz -. Ci teniamo che siano i ragazzi a farci visita perché si racconta anche la storia poco conosciuta di persone ‘normali’, di soldati della loro età che hanno perso la vita per la Patria”. Non solo una raccolta di armi e equipaggiamenti militari, ma di testimonianze della vita quotidiana. L’ultimo dono è stato un abito d’epoca di una portatrice carnica. Una di quelle donne come Maria Plozner Mentil di Timau che perse la vita durante la grande guerra che, con il marito al fronte, per arrotondare, si cari-cava sulle spalle trenta chili di rifornimenti da portare dalle retrovie alla prima linea, camminando in montagna per ore e ore. Il Comandante lascerà il Reparto e donerà, come tradizione vuole, quale segno della sua dedizione al progetto museale, il casco coloniale di Giuseppe Stoppa da Adria (RO), sottotenente del 3° reggimento genio in Africa settentrionale durante la seconda guerra mondiale. ■

TOP/MUSEI

I Guastatori custodi della storia

Q di Alexa Kuhne Alexa Kuhne alexuccia13

SALA MUSEALE DEL 3° REGGIMENTO GENIO GUASTATORI Via San Rocco 180 33100 Udine Tel. +39 0432 231584 [email protected]

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TOP/LUOGHI

A pochi chilometri a nord di Cividale del Friuli esiste un luogo ameno in cui è pos-sibile rivivere le atmosfere magiche e leg-

gendarie del Medioevo. Giunti al borgo rurale di Biacis, si prende il sentiero che porta al Castello di Ahrensperg, dove ad accogliervi sarà proprio il maniero che un tempo, insieme ai vicini castelli di Antro, Urusbergo, Zuccola e Gronunbergo, costi-tuiva un sistema di fortificazioni finalizzato al con-trollo e alla difesa dell’antica arteria stradale che collegava Cividale del Friuli al Norico. Dalle fonti, il castello risulta esistente dal 1251, anche se le in-dagini archeologiche hanno rivelato una frequen-tazione del sito già tra il V e l’VIII secolo. Di pro-prietà patriarcale, fu abitato da feudatari chiamati ministeriales ecclesiae aquilejensis, per poi essere assediato nel 1306 dal Conte Enrico II di Gorizia, ed infine distrutto nel 1364 dal Patriarca Ludovico della Torre. In seguito alle campagne di scavo ar-cheologiche condotte dall’Università di Udine tra il 2003 ed il 2010, è stato possibile definire meglio e salvaguardare le planimetrie originarie dei corpi di fabbrica, nonché riportare alla luce numerosi og-getti e frammenti in grado di svelarci l’antico stile di vita degli abitanti del castello. Su concessione

del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nel 2012 l’attuale proprietario ha potuto dare inizio ai lavori di restauro e ripristino della funzionalità dell’intero complesso castellano, trasformandolo in un albergo diffuso capace di promuovere il turismo nella zona e ridare al sito l’importanza culturale che merita; e così il palatium, insieme all’antica torre difensiva, è tornato a svettare tra il fitto bosco che lo circonda, ospitando al suo interno due stanze da letto con bagno privato al piano superiore mentre, al piano terra, l’ampio salone d’onore con sugge-stivo caminetto. La cucina invece si trova esterna-mente, nell’edificio che un tempo fungeva da stalla. Durante gli scavi sono emerse inoltre le tracce di un

In basso:il Castello

AhrenspergQui sopra::

il salone d'onore.Foto:

Zuan Pieri Biasatti

“Sogno di una notte…” nel Castello di Ahrensperg

Q di Carlotta Kovatsch carlotta.kovatsch karol87

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TOP/LUOGHI

Contatto per il soggiornoZuan Pieri Biasatti (proprietario) Tel. +39 0432 904572 Tel. +39 335 [email protected]

altro stabile, attualmente in fase di ricostruzione, che anticamente costituiva la resi-denza del custode e che presto sarà in grado di dare alloggio ad altri visitatori. Ac-canto al castello sorge la chiesetta di San Giacomo e Sant’Anna, edificata nel 1511, nel cui pronao si trovò esposto fino al 2017 un reperto di gran valore storico per la comunità locale, la cosiddetta “Lastra della Banca di Antro” (oggi esposta in paese), simbolo dell’autogoverno della Slavia friulana (1077 - 1797): una vera e propria lastra di pietra dotata di enigmatiche incisioni, attorno alla quale erano soliti riunirsi i capifamiglia per discutere dei problemi della Vicinia e i 12 giudici della Banca di Antro per amministrare la giustizia. Ma Ahrensperg non offre solo un’atmosfera da sogno in cui “dormire da veri e propri signori di un castello”, ma anche passeggiate nella natura dalle forti emozioni sensoriali. Dal castello, infatti, si disparte un sentie-ro millenario che conduce fino alla grotta della chiesa di San Giovanni d’Antro, co-steggiando il locale torrente, scavalcato a valle dal ponte romano: è il "Sentiero della Regina Vida", attraverso il quale i vostri sensi verranno catturati dai piacevoli e mi-steriosi profumi e rumori della natura, a tal punto da illudervi di essere accompagnati durante la camminata da creature fatate e leggendarie, o dalle Krivapete, malvagie figure femminili con i piedi rivolti all’indietro che, secondo le credenze popolari, si ritirerebbero nelle profondità più buie della suddetta grotta. La grotta d’Antro, con il suo profondo percorso tra stalattiti, stalagmiti e vaschette fossili, rappresenta il per-fetto connubio tra natura e opera umana, poiché nelle sue pareti rocciose il maestro Andrea di Lack ricavò nel 1477 le mura e la volta in stile tardo gotico della chiesetta di San Giovanni. Ma la storia di questo luogo è ben più antica! Pensate che per rag-giungerlo, un tempo bisognava arrampicarsi a delle corde, oppure utilizzare scale di legno che all’occorrenza potevano essere ritirate; ciò lo rendeva un luogo sicuro ed inespugnabile, tanto da convincere la regina di Cividale Vida a trovarvi rifugio insieme al suo seguito durante l’invasione degli Unni capeggiati da Attila. Secondo la leggenda, ogni giorno Vida preparava il pane per i suoi sudditi fino a quando le provviste terminarono. Attila, invece era fermo e deciso a continuare l’assedio. La regina ebbe allora un’idea per scoraggiare il nemico: gettò dalla grotta l’ultimo sac-co di frumento, gridando “Tanti sono i chicchi di frumento che vi getto e tanti sono i sacchi che ancora abbiamo. Se volete, e credete, state ancora ad assediarci, ma noi per fame non ci arrenderemo mai”. Lo stratagemma funzionò: Attila, credendo che l’assedio sarebbe durato troppo, decise di ritirarsi. Accendete la fantasia e lasciatevi incantare da questo itinerario ricco di storia e suggestioni! ■

DOVE MANGIARE

RISTORANTE GASTALDIA D’ANTROVia Antro 17933046 Pulfero UDgastaldiadantro.it

Un antico edificiosapientemente restaurato nel rispetto delle dinamiche dell’ambiente interno. Un progetto di attento riguardo alla natura e alla sua salvaguardia.I prodotti proposti sono rigorosamente di stagione come le erbe e le spezie che completano il menu.

Qui sotto a sinistra:il salone d'onore.A destra: la Chiesetta di San Giovanni d'Antro.Foto: Carlotta Kovatsch

“Sogno di una notte…” nel Castello di Ahrensperg

Q di Carlotta Kovatsch carlotta.kovatsch karol87

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TOP/EVENTI

Dopo aver battuto il record d'iscrizioni nel 2017, superato nell'edizione seguente con il Guinness World Record di 2689

barche iscritte, Barcolana si prepara a rimanere su questa striscia positiva. Per “la regata più grande del mondo” è stato fissato un tetto provvisorio di 2700 barche che possono prendere parte alla gara, visto che l'anno precedente l'organizzazione è stata co-stretta ad allungare di due miglia la linea di partenza per avere più spazio per una prepartenza sicura. Per riuscire nell'intento bisogna salpare dalle certezze: Mitja Gialuz è stato riconfermato alla presidenza del direttivo della Società Velica di Barcola e Grignano fino al 2022. Potrà così continuare il suo obiettivo di migliorare la qualità dell'evento dando ancora più lustro alla città di Trieste che viene dal guadagno di 71,5 milioni di euro. Oltre a lui rimangono fedeli i due sponsor principali, Assicurazioni Generali e Il-lycaffè, promotori delle iniziative più importanti. Ma le novità non mancano. North Sails diventa nuo-vo partner tecnico della manifestazione presentando

la collezione d'abbigliamento Barcolana e la polo uf-ficiale di colore rosso e l'aggiunta di elementi bianchi che ricordano la bandiera della città organizzatrice. Anche il manifesto 2019 è un richiamo a Trieste, un suggerimento a vivere l'esperienza sia a terra che in mare. Sullo sfondo il Castello di Miramare, punto di partenza della regata, mentre in primo piano un fiore che simboleggia la bellezza ma anche la fragilità del nostro mare che va protetto. Proprio per il messaggio che vuole far arrivare, ovvero sensibilizzare le per-sone, è nata l'iniziativa “dalla pARTE del MARE”, realizzata da AcegasApsAmga, GruppoHera, He-rambiente e Despar, assieme a Barcolana e al Co-mune di Trieste, che trasformerà i rifiuti di plastica, trovati troppo spesso nei mari, in oggetti d'arte. La palla passa agli abitanti della città che dovranno rac-cogliere selezionando la plastica da consegnare nei 12 punti Despar partecipanti al progetto. La materia prima ottenuta verrà utilizzata dall'Accademia del-le belle arti di Firenze e dagli artisti di SCART per costruire il “sardon gigante”, creazione protagonista

In alto:il castello di Miramare.Qui sopra:il manifesto

dell’edizione 51 realizzato

da Olimpia Zagnoli

Barcolana51: non c'è due senza tre!Q di Alessandro Vescini Alessandro Vescini @alevescini

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TOP/EVENTI

della Barcolana51. Ma le novità non finiscono qua. Per quest'edizione il presidente Mitja Gialuz ha in-tenzione di portare l'evento a livello internazionale realizzando una sorta di “Grande Slam” della vela, un circuito di regate con numerosi partecipanti. Da quest'idea nasce l'accordo con l'Island Sailing Club, circolo che organizza la rinomata Round the Island Race a Cowes. È stato affidato il compito di portare la Barcolana alla regata britannica al Magic Dragon, il Grand Soleil 43 dell'armatore inglese Paul Jones con il vessillo e il logo del Consorzio Collio, come simbolo dello storico accordo. A terra infatti, tramite uno stand della regata nel villaggio espositivo, si è promosso il territorio e i vini del Collio. Ma l'atti-vità internazionale non si ferma solo in Inghilterra. Mitja Gialuz ha siglato un ulteriore accordo interna-zionale: questa volta con l'associazione degli auto-mobilisti tedesca ADAC, sempre molto interessata alla commistione tra il settore del turismo e quello nautico. Tutto questo è volto a favorire l'arrivo di ap-passionati inglesi e tedeschi all'evento triestino. Ma

per gli appassionati non ci sono novità significative? Barcolana ha pensato anche a questo. Spinta anche dagli arrivi stranieri pronti ad assistere all'evento, ha deciso di continuare per il quarto anno consecutivo la collaborazione con Musement che metterà a di-sposizione una serie di pacchetti d'attività adatte a tutti per vivere al meglio la manifestazione. Tra le varie offerte si può fare un'esperienza in motonave per un punto di vista esclusivo sulla regata oppure stare a bordo di un gommone privato con un driver esperto per trovarsi accanto ai partecipanti durante la gara. Per chi vuole divertirsi anche la sera prima sarà possibile festeggiare al dinner party in motona-ve sorseggiando vino del Collio e gustando prodotti locali, tutto condito da fuochi d'artificio. Le premes-se ci sono e Barcolana51 sembra pronta a eguagliare, se non superare, il successo dell'edizioni precedenti. Dal 4 al 13 ottobre Trieste verrà inondata da turisti e appassionati creando un'atmosfera di festa che la-scerà un piacevole ricordo a chi in futuro potrà dire: “C'ero anch'io”. ■

In alto:Mitja Gialuz riconfermato presidente.Qui sopra:

una suggestiva immagine

di una passata edizione

della Barcolana.

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TOP/CINEMA

Conosco Francesco Mattu soprannominato “Chiodo” per l’eccessiva magrezza e a mio avviso anche perché è uno che con i suoi

racconti ti trafigge, ti inchioda a quella panca nella piana di Pradileva a Tramonti di Sotto dove vorresti ascoltarlo all’infinito. Sarà il protagonista di un do-cumentario cinematografico ispirato alla sua vita tra Tramonti e la Barbagia. E’ la prima co-produzione sardo-friulana della storia sotto la regia della Karel Film e della Sunfilms di Canderan. Francesco pro-viene da quella Sardegna che ha poco a che fare con spiagge bianche e cocktails in riva al mare, viene da Ovodda, ai piedi del Gennargentu, piena Barbagia luogo più immaginato che frequentato, famiglia di pastori, pecorino nel sangue , con le lezioni del pa-dre e del mitico Charlie uno dei suoi maestri di Sili-qua e uno dei titolari del caseificio Monte Accas dei F.lli Frau (quasi uno scioglilingua) lui il pecorino lo sa produrre davvero solamente ha scelto Tramonti anziché la sua terra per farlo, qui il pecorino ha tro-vato il giusto valore ci si può vivere. Arriva in Friuli 11 anni fa, in ferie, per vedere le zone raccontate da amici e parenti giunti qui per il servizio di leva….

non se n’è più andato, è rimasto a Tramonti e dice che lì è la sua Sardegna. I racconti passano veloci, sono un turbinìo di esperienze, un brutto periodo per una frattura alla gamba, le pecore che ha portato dalla Sardegna parte delle quali stoccate a Rimini, i tempi in cui “marinava” la scuola e quell’omone di papà Giovanni (la foto lo testimonia) che più che schiaffi gli ha impartito consigli…”non puoi segui-re le capre Francesco con la tua gamba, quelle cor-rono! Meglio le pecore.” La gioia di riscontrare in tutti i sardi che lo vengono a trovare il suo stesso sentimento: Tramonti è un po’ di Sardegna… e vi dirò che anch’io da lui mi son sentita in Sardegna pur non essendoci mai stata, sarà la fettina di peco-rino ( peraltro ottimo ), la birra,la bandiera sarda che sventola nella proprietà… i numerosi”Capitto?”. L’orgoglio di accogliere gratuitamente le scolare-sche o i gruppi che vogliono capire come si munge, come si produce questo pecorino, una missione nel tramandare agli altri qualcosa di sacro. La soddisfa-zione nell’essere riuscito ad acquistare l’ex Stalla Comunale, realizzata post terremoto per ricoverare le bestie degli abitanti del paese e rinata oggi con lui

In alto: e qui sopra:

Francesco Mattu.Foto: Christian

Canderan

Ciack si gira!Viaggio dal Friuli alla Sardegna o viceversa

Q di Tiziana Fiorentino Delexetibus Deluxetibus

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TOP/CINEMA

dopo varie traversie. La felicità di aver potuto cono-scere il suo idolo Piero Marras il cantautore icona dell’Isola, che firmerà la colonna sonora del film-documentario. Il rammarico ma la sfida: il mirto nel suo giardino ancora non ha attecchito forse proble-mi di altitudine o forse deve essere “acclimatato”…con calma. Le mie parole risultano quasi inutili per descrivere tutta questa storia, fortunatamente ci sarà Christian Canderan, che per il prossimo anno ci pre-senterà questo curioso Film. Conosco Christian au-tore regista e produttore cinematografico di Medu-no, piccolo paese della pedemontana pordenonese che ha sempre fatto parlare di sé per i numerosi film e documentari storici che trasmettono il cuore del Friuli Venezia Giulia e colgono l’anima di queste zone molto spesso trascurate e poco note ai più ma che di storie ne hanno da vendere a bizzeffe e solo la sua passione, la totale immersione in una realtà da parte del regista ne rende al pubblico un capola-voro anche poetico che racconta spaccati di vita e tradizioni di un luogo e così i documentari nati per cogliere l’attimo e tramandarlo ai posteri. Vincitore del primo premio nel 2017 al festival del Cinema di

Cardiff con il suo “Un ferragosto all’italiana”.. os-servato da mezzo mondo e proiettato in molti eventi Made in Italy da Roma a Parigi e New York…. È spesso in giro e per parlarci talvolta ho dovuto stare alla chat con tanto di fuso orario. In realtà la sempli-cità è il suo punto d’arrivo, al posto di colpire con effetti speciali (i film/ documentari hanno un basso costo di realizzazione e una geniale distribuzione) colpisce con i messaggi, con lo sguardo brillante e acuto che sa cogliere ogni sfumatura di questi bo-schi e di queste storie, con il suo animo garbato, con l’ossessiva ricerca di similitudini anche a latitudini e longitudini differenti, non è un caso che queste due regioni italiane abbiano un elemento comune molto forte, entrambe al posto di avere dei dialetti hanno una vera e propria lingua. Le riprese inizie-ranno a settembre in terra friulana per poi spostarsi in Sardegna in autunno inoltrato e già mi immagino i colori che si vedranno, ecco mi viene in mente il Carso non so perché. Sono certa che dalla prossima primavera dopo la visione del film si sentirà incon-fondibilmente anche in queste nostre valli "Il profu-mo del mirto". ■

In alto:Francesco con il regista Christian

Canderan.Foto: Christian

Canderan

Ciack si gira!Viaggio dal Friuli alla Sardegna o viceversa

Q di Tiziana Fiorentino Delexetibus Deluxetibus

SUNFILMS Via Nuova 37

33092 Meduno PN

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TOP/STORIA

Accoccolato in cima a una collina in Valpolicella, il piccolo abitato di San Giorgio, detto anche Ingannapoltron,

è dal 2015 uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Dolci colline di vigneti e ulivi fanno da cornice a questo delizioso paese in cui si trova una costru-zione molto antica che, come un libro, raccon-ta, a chi le vuole ascoltare, storie che risalgono fino a tredici secoli fa. La pieve di San Giorgio rappresenta uno dei meglio conservati esempi di architettura romanica nel territorio veronese. La sua è tuttavia una storia più antica, che risa-le all’VIII secolo e che si disvela, in piccoli e grandi particolari, agli occhi più attenti. Sebbene costruita di certo su un edificio antico, quella che ammiriamo oggi è una costruzione piuttosto so-bria che risale circa all’XI secolo. La chiesa ha pianta rettangolare e nel lato orientale si sviluppa in tre absidi, di cui quella centrale di dimensio-ni maggiori. Anche la facciata occidentale pre-senta un’abside dove oggi è collocato il portale d’ingresso. La semplicità esterna si riflette anche nell’interno, suddiviso in tre navate da colonne e pilastri, alcuni dei quali recano ancora traccia di decorazioni. Gli affreschi impreziosiscono sia l’abside occidentale (qui è ben visibile un Cristo

Giudice con mantello rosso) che la zona dell’ar-co trionfale, posta nell’area est della chiesa. In-teressante, sulla parete di destra, è l’affresco tre-centesco raffigurante l’ultima cena: rovinato da maldestri rifacimenti e ristrutturazioni durante il corso dei secoli, è in parte ancora leggibile e si possono notare, oltre ad alcune figure di apostoli e dello stesso Cristo, oggetti tipici del tempo a decorare la tavola. Sempre all’interno della chie-sa è presente un ciborio, oggi usato come alta-re maggiore, con due colonne recanti iscrizioni. Questo è un particolare davvero rilevante perché tali scritte collocano il manufatto all’epoca del regno di Liutprando (712-744); viene nominato anche l’artista che lo realizzò: una caso piuttosto raro per quel periodo. Annesso all’edificio sorge il chiostro (datato al XII secolo) e la torre campa-naria che, in un lato, penetra nel perimetro della chiesa e deve quindi esser stata costruita nello stesso periodo. Vicino alla pieve vi è poi, oltre al Museo, una terrazza panoramica che permette di godere di una splendida visuale sulla Valpo-licella, arrivando a scorgere anche la superficie placida del lago di Garda e i filari di viti da cui nascono i rinomati vini del territorio come il Val-policella, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone. ■

In alto:la corte esterna

della Pieve di San Giorgio.

Qui sopra:uno scorcio degli interni.

Foto: Matteo Tortelli

A spasso nei secoli in ValpolicellaQ di Anna Turchet

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TOP/STORIA

AVenezia spesso capita che un visitatore, nell’ansia di dover vedere tutto quello che la città ha da offrire, non si accorga delle cose più vicine. È il caso della chiesa di Santa Maria di Nazareth o degli Scalzi, situata appena fuori dalla

stazione sulla sinistra, che, per quanto sia un’opera di notevole importanza, capita che si passi davanti senza notarla molto, forse anche a causa dei lavori di ristrutturazione che hanno impegnato la facciata e ne rendevano impossibile la vista, terminati da circa un anno. La chiesa deve la sua origine all’insediamento nella città dei Carmelitani scalzi e fu edificata sul progetto di Baldassare Longhena nei primi anni del XVIII secolo, anche se subì pesanti restauri fra il 1853 e il 1862 durante la dominazione austriaca della Re-pubblica veneziana. Se già la facciata, eretta fra il 1672 e il 1680, colpisce per il suo stile barocco, l’interno non è da meno, rappresentando in pieno quello che è lo stile decora-tivo del barocco: cappelle che si susseguono una dopo l’altra lungo le navate mostrano lo sfarzo delle decorazioni dei loro altari abbelliti con rilievi e ghirlande floreali, putti e fantasie di marmo. Non va sottovalutato tuttavia nemmeno il patrimonio artistico: nella cappella Ruzzini è possibile ammirare una pala d’altare dipinta da Giambattista Tiepolo che racconta i miracoli di santa Teresa, mentre nella cappella Lumaca, oltre a un mo-numentale crocifisso in marmo del XVIII secolo attribuito a Giovanni Maria Morlatier, sotto la volta si trova un’altra opera del Tiepolo, ovvero Cristo nel Getsemani. Nella chiesa era originariamente presente un altro affresco di Tiepolo, Trasporto della casa di Loreto, databile al 1743, che però andò distrutta durante un bombardamento austria-co alla fine dell’ottobre del 1915, e i cui frammenti sono ora conservati alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, insieme ad un bozzetto con un disegno preparatorio per lo studio dell’affresco che doveva decorare il soffitto. Oltre a ciò sicuramente questa chie-sa assume una grande importanza storica per le personalità che ospita al suo interno: nella Cappella Manin vi è seppellito l’ultimo doge di Venezia, Ludovico Manin, che ricoprì questa carica dal 1789 al 1797, anno della firma del trattato di Campoformio.■

Santa Maria di NazarethQ di Letizia Rigotto

In alto:affresco del TiepoloQui sopra:l'esterno della chiesa

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TOP/ARTE

Doveva essere una breve chiacchierata. Co-nosciamo una ragazza autentica, sorriden-te, sognatrice, deliziosamente accogliente.

E confermiamo l'impressione di un'artista che traccia visioni e vissuti con estrema schiettezza e originali-tà, in una costante tensione tra l'essere umano e la natura, tra il definito della razionalità e l'indefinito dell'istinto, del sentimento. Claudia Corò, veneziana doc, ci accompagna così nel racconto della sua vita - l'infanzia in barca a seguito dello zio pescatore; la nonna, lavoratrice al "Molino Stucky", che gioca a tombola con le spolette delle bombe; il ritrovamen-to con recupero (pittorico) di una barca affondata; il lancio di messaggi artistici durante la Sènsa - e di quello di un'intera società, ma anche in una passeg-giata alla scoperta di momenti, incontri unici. Sono così passate tre piacevolissime ore in una Giudecca intima e pulsante. Come nasce il tuo ciclo pittorico su mappe nauti-che?"Essendo molto pratica, curiosa, non mi spaventa l'i-dea di sbagliare; ho sperimentato casualmente il sup-porto di una mappa dimenticata da un turista perché sono sempre stata educata al riciclo dei materiali e al rispetto dell'ambiente. Così ho iniziato a dipinge-re un'allegoria di Venezia come donna, come me... Le mappe hanno la capacità di emozionare perché il loro vero valore non è nella proiezione concettuale

che ne facciamo, ma risiede soprattutto in ciò che narrano! Ci conducono silenziosamente verso le fa-mose domande "chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo?".Come procedi?"Sono una persona sempre positiva e mi piace met-tere insieme combinazioni che all'inizio possono sembrare disordinate forse solo perché sono eseguite velocemente. Il primo "schizzo" è la concretizza-zione dell'idea e per me deve essere eseguito con dinamismo perché la mia mente è sempre spinta in avanti, come quando si suona uno strumento musi-cale. La mano è solo il prolungamento del pensiero e per questo deve essere veloce per stargli dietro. Il mio animo per esprimersi ha bisogno sia di campi-ture gestuali, espressionistiche, sia di momenti più propriamente pittorici, ma io principalmente resto molto legata al segno. Quando eseguo una linea è come se si accendesse una connessione elettrica col supporto dell'opera; per questo mi piace lo schizzo preparatorio, perché è l'input dell’opera, l'inizio del procedimento concreto che poi ne provocherà la rea-lizzazione. Il momento di congiunzione tra l'idea ed il compiersi dell'opera nella realtà."Nei tuoi dipinti compare quasi sempre l'impronta del mare...“Ho sempre adorato il mare con le sue spiagge; non vorrei vivere in un luogo distante dall'elemento ac-

Claudia Corò, nel blu dipinto di bluQ di Omar Manini

In alto e qui sopra:Claudia Corò.

Foto: Omar Manini.Nell'altra pagina: "Mappa celeste"

e un particolare di "Ombra".

Proprietà foto: Claudia Corò

STUDIO D'ARTE CLAUDIA CORÒ

Isola della Giudecca 67330133 Venezia

www.claudiart.net

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TOP/ARTE

I CONSIGLI DI CLAUDIA

CIBO SUPER

LocalCastello 3303, Salizzada dei Greci30122 VeneziaTel. +39 041 2411128www.ristorantelocal.com

L'Osteria di Santa MarinaCampo Santa Marina 591130122 VeneziaTel. +39 041 5285239www.osteriadisantamarina.com

OTTIMA VISTA

Da CelesteVia Vianelli 625 Pellestrina VETel. +39 041 967355www.daceleste.it

LE VERE RICETTE TRADIZIONALI

Osteria Alba Nova dalla MariaSanta Croce 1252VeneziaTel. +39 041 5241353www.osteriaalbanova.it

CIBO E PASSEGGIATE IN UNA BELLISSIMA NATURA

Agriturismo Le MancianeVia Lio Piccolo, 2930013 Cavallino-Treporti VETel. +39 041 658977www.mancianeinlaguna.com

qua. Io ho una visione mossa, agitata, sono una persona irrequieta, faccio sempre tutto di corsa... forse ho paura di perdere tempo o forse mi piace così! Sono proprio come il mare..."Passi tranquillamente dal figurativo all'astratto. Una scelta ponderata?"Intuizioni del momento. Le mappe per me sono ‘paesaggi umani’ e i miei fugaci di-pinti sono come sospesi nell'irrealtà di una carta geografica che si vuole rappresenta-zione del mondo reale, ma che in definitiva ne è solo una transitoria interpretazione. Comincio con la massima libertà rispettando il naturale svolgersi dell'opera; mi faccio ispirare dalla grafica della morfologia cartografica più che da un rapporto stretto con il luogo geografico rappresentato. Seguendo le linee di livello come un filo d'Arianna nel labirintico slancio creativo, trovo la mia dimensione che è sempre sospesa tra il reale e il non reale: sta allo spettatore scegliere cosa vedere."L'ispirazione: un'idea? una sensazione?"L'ispirazione è come le nuvole: viene quando vuole lei, è un momento fugace, un'op-portunità che deve essere afferrata! È come la figura dell' ‘Occasio’ sopra il globo dorato di Punta della Dogana. Occasio, nella mitologia greca, e poi in quella romana, è la personificazione dell'opportunità, dei momenti favorevoli, del crearsi la propria fortuna."Dove si spinge la tua ricerca? "La mia ricerca artistica non si pone dei limiti perché l'Arte è innanzitutto libertà. Spa-zia dall'immaginario mitologico classico agli impulsi del mondo contemporaneo; la mia è una ricerca personale libera, lo scopo è quello di ritornare alla pura essenza."Venezia ama da sempre l'arte..."Io sono un'artista indipendente e in questa società se sei da solo vieni schiacciato. A Venezia, capitale internazionale dell'Arte, incredibilmente non c'è nessun aiuto per gli artisti locali! Le istituzioni dovrebbero sostenere la nostra attività, che è una ricerca innanzitutto spirituale, invece che affittare tutto il più possibile al miglior offerente; è assurdo, stanno spremendo l'anima di questa città!" ■

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Auguri Collio-BrdaA presto tra i Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO

Q di Stefania Sollazzi

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COLLIO E BRDAIl “Paesaggio rurale Collio (Italia) e Brda (Slove-nia) tra Isonzo e Judro” potrebbe diventare presto il 56° sito nazionale inserito nel patrimonio Mon-diale dell’Umanità. La sua candidatura riparte dopo una serie di tavoli tecnici transfrontalieri e di in-contri con esperti. Sarà la Camera di Commercio Venezia Giulia, alla guida dell’Associazione tem-poranea di scopo, a preparare il dossier, coadiuvata dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Le colline a nord ovest di Gorizia al confine tra Italia e Slovenia ,un’area un tempo divisa dalla cortina di ferro, po-trebbe unirsi simbolicamente avvicinando ancora di più lo stesso territorio. Dialogando, collaborando e lavorando insieme. Un territorio piccolo, ma in-tenso. Da queste parti fare vino ha radici ancestrali. Il caratteristico terreno del Collio, la ponka, unito a un microclima perfetto è ideale per la coltivazione della vite. Ma non solo. Piccole aziende agricole a livello familiare si tramandano da generazioni in generazione i segreti della produzione e trasfor-mazione di prodotti che seducono il palato. Senza dimenticare il paesaggio. Terrazzamenti, sentieri sterrati, borghi caratteristici, antichi casali e dimore storiche. Un solo sguardo ed è colpo di fulmine. La bellezza non conosce confini. Buona fortuna, Amici!

AQUILEIANata sulle ali di un’aquila. Ci piace pensarlo e im-maginarlo. Perché Aquileia, Olee in friulano ori-ginale, continua a stupire. Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 1998, è una delle città più ricche dell’impero romano tanto da essere considerata la “seconda Roma”. Vietato parlare di lei usando il passato. La sua storia continua a vivere nel presen-te. Ogni passo restituisce qualcosa dei suoi 2200 anni dalla Fondazione che, quest’anno si festeg-giano. Modaiola, intrigante, amata dai vip da Ce-sare a Ottaviano Augusto. Residenza di imperatori, città di patriarchi e vescovi. Ma, soprattutto, scri-gno di arte, cultura e valori che hanno plasmato il

mondo europeo e mediterraneo. Il foro, la vecchia strada romana, i piccoli schemi di gioco incisi sui marciapiedi del vecchio porto, il complesso del-la Basilica Patriarcale di Santa Maria Assunta del IV secolo con il suo mosaico pavimentato. Il più grande dell’occidente. Un’opera dove spiritualità e richiami enigmatici convivono. Tra le sue tessere, una mappa esoterica, collegata al movimento dei pianeti, indicherebbe la via della salvezza dell’ani-ma verso l’immortalità. Aquileia è un viaggio nel tempo che confonde e disorienta. Scavi e indagini continuano. Senza sosta. Alla ricerca, forse, anche di quel leggendario pozzo che custodirebbe le ric-chezze nascoste dai suoi abitanti durante le devasta-zioni di Attila. Perchè il meglio deve ancora venire.

PALMANOVAPalmanova è iscritta al Patrimonio Mondiale dell’U-manità da luglio 2017. Città ideale realizzata nel 1593 dalla Repubblica di Venezia e completata da Napoleone è un capolavoro di ingegneria militare rinascimentale. Una fortezza, a forma di stella a 9 punte, progettata con un sistema difensivo inespu-gnabile e invisibile. Non a caso è costruita, nella piana friulana, più in basso della linea di orizzonte in modo da non poterla vedere per intero e garantire un effetto sorpresa. Unica piazzaforte al mondo a non avere subito attacchi, ha una forma troppo originale. Lasciarsi andare con la fantasia è un gioco. Sopran-naturale ,irreale quanto basta, i richiami alla numero-logia e alla cabala sono ovunque. Palmanova è legata al numero 3. Stella a 9 punte,9 cerchie murarie,9 ba-stioni,18 strade radiali 3 porte di accesso e 6 strade principali che convergono su una piazza esagonale dove trovandosi in centro il panorama è identico a 360°.La sua perfezione spaventa e mette a disagio. A parte i soldati e qualche prigioniero nessuno andò a viverci per molto tempo. E’ una vertigine architetto-nica. Studiata a tavolino e, forse, ispirata dalla tela di un ragno, per difendere anche lo spirito. Oggi, però, preferisce mostrare la sua grandezza nella sua più assoluta semplicità e immediatezza. Senza clamore.

Nella pagina a fianco: Brda al tramonto.

Foto: Claudio Fabbro.

Qui sopra:Aquileia.Foto:

Gianluca Baronchelli

TOP/PATRIMONI

Auguri Collio-BrdaA presto tra i Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO

Q di Stefania Sollazzi

Qui sopra:Palmanova.

Foto:Pixabay

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DOLOMITI“Sono pietre o nuvole? Sono vere oppure è un so-gno?” si chiede Dino Buzzati. Difficile dare una ri-sposta quando si parla di loro. Le Dolomiti. L’altro volto delle Alpi. Nove sistemi montuosi, separati tra loro da fiumi, vallate e altre catene montuose, distribuiti su un’area molto vasta che comprende 5 province tra Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Dove si incontrano cultura italia-na tedesca e ladina. Definite “la più bella opera ar-chitettonica al mondo”, dal 2009 le Dolomiti sono inserite nella World Heritage List dell’Unesco per l’eccezionale valore del sito. Un paesaggio unico, irripetibile, universale. Il cuore di pietra della terra racconta una storia di conchiglie, coralli, alghe, di sedimenti che si sono formati dallo scontro tra la placca europea e quella africana facendo emergere vette fino a 3.000 mt. Nel triassico,250 milioni di anni fa. Nessuno resta indifferente davanti a loro. Sono le montagne di vetro. Uno spettacolo miste-rioso ,un alone fiabesco non scalfito dalle aggres-sioni del turismo di massa. Nonostante tutto. Im-possibile non amarle. Ti invadono la mente, anche quando la loro dimensione infinita ti fa cogliere il senso della tua piccolezza. Ricordandoci la perfe-zione e la forza della natura. Nel suo silenzio. Ne-anche la più potente delle macchine fotografiche riesce a immortalare e a restituire l’emozione di un’identità dalle mille stratificazioni. O a cogliere l’attimo fuggente delle sfumature di colori dell’en-rosadera al tramonto quando queste montagne si

tingono di rosa e di arancione acceso. Quando ci si sente vicino all’eterno.

COLLINE PROSECCO E VALDOBBIADENELe Colline di Conegliano e Valdobbiadene in pro-vincia di Treviso sono dal 7 luglio 2019 il 55° sito italiano iscritto nella lista del Patrimonio mondiale Unesco. Un riconoscimento a pieni voti che valo-rizza un paesaggio culturale esclusivo. 30 km di versanti ripidi ricoperti di vigneti che racchiudono la storia di un successo vinicolo senza uguali. Terre di natura,arte , gusto e conoscenza dove nasce il vino prosecco, una delle eccellenze più pregiate e ricercate del nostro made in Italy. Più di 90 milioni di bottiglie DOCG l’anno. Un’avventura iniziata a Conegliano nel 1876 con la prima Scuola enologi-ca in Italia e proseguita da generazioni di coltiva-tori che hanno saputo modellare un terreno aspro per impiantare le vigne delle bollicine più amate al mondo. Terre con un forte dialogo tra uomo e campagna, lontane dai luoghi comuni. Dove l’uva si raccoglie a mano e si trasporta su vecchie telefe-riche . Nel rispetto dell’ecosistema e della biodiver-sità. Il paesaggio vale un viaggio. Qui, non a caso, negli anni 60, è stata istituita la prima strada della penisola dedicata al vino. Su percorsi tortuosi e viti a strapiombo si aprono scenari inaspettati, inediti. Luoghi dell’anima, pezzi di memoria, piccoli teso-ri nascosti. Fatti di luce, poesia, colori. Sempre in un equilibrio perfetto. Facile tornare a casa con una nuova coscienza. ■

TOP/PATRIMONI

In alto:le Dolomiti.

Foto: Pixabay.

Qui sopra:colline

del Prosecco.Foto:

Michelangelo Tagliente

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TOP/EUROPA

Laddove la tradizione perdura da tanto tempo significa che sotto c’è qualcosa di speciale e in questo caso una perla rara,

la sardina millesimata. Non so voi ma io l’agget-tivo “millesimato” l’avevo sempre associato solo a vini e liquori; ho dovuto ricredermi visitando il nuovo spazio espositivo della famiglia Gen-dreau in un piccolo paese, Saint Gilles Croix de Vie, nella verdeggiante costa della Vandea, a sud di Nantes. Luogo dedicato dal XVIII secolo alla pesca della sardina, economia che ha fatto vivere da allora numerose famiglie; una pesca ragionata, esclusivamente locale e rispettosa degli ecosiste-mi e dei tempi dettati dal mare. La materia prima viene lavorata subito e rigorosamente a mano dove le gesta si perpetuano da generazioni grazie alle delicate, attente e numerose “sardiniere”, coloro che le eviscerano, le selezionano e le preparano per la conserva. Lo stabilimento attivo dal 1887 lavora circa 230 tonnellate di sardine all’anno e vengono scelte solo quelle perfette nella forma e che presentano un tasso ottimale di materia grassa che conferisce un gusto generoso ed un’untuosità delicata. Dopo la pulizia vengono pazientemente

cotte e quindi messe in olio extra vergine d’oliva di eccellente qualità, nel quale possono conservar-si una decina d’anni sviluppando nel tempo il loro sapore eccezionale. In realtà il marchio “Perle des Dieux” è nato nel 2005, proprio con l’intento di offrire al mercato un prodotto di nicchia, una sar-dina millesimata che migliora col tempo nel suo confit ossia la tecnica che prevede una cottura a bassa temperatura, avendo cura di rigirare le sca-tole di sardine ogni sei mesi per emulsionare per-fettamente il contenuto. Una storia che coinvolge molte donne ed è proprio a due pittrici, Delphine Cossais e Coralie Joulin, che è stato assegnato il compito di realizzare il packaging delle latte che le contengono. Nascono così personaggi femmini-li, coloratissimi, sognatori come “Lulu in sari in-diano” millesimata 2018 “Mlle perle au Portugal” 2016 e molte altre che val la pena di collezionare anche solo per lo splendore artistico delle scatole. In realtà, oltre alla bellezza, sono davvero buonis-sime, come i numerosi altri prodotti che l’azien-da conserviera realizza: acciughe, filetti di tonno, sgombro, mousse per aperitivi, preparati per fu-metti di pesce e zuppa. ■

CONSERVERIE LA PERLE DES DIEUXZI de la Bégaudiere

49 Rue des Couvreurs85800 Saint Gilles

Croix de Vie laperledesdieux.com

La perla degli DeiPerle des Dieux

Q di Tiziana Fiorentino Delexetibus Deluxetibus

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TOP TASTE OF PASSION

EDITORIALE TOP S.R.L.VIA NUOVA DI CORVA, 80

33170 PORDENONE C.F. e P.I. 01840170938

Top - Direttore ResponsabileMariella Trimboli

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CondirettoreAlexa Kuhne

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Top - direzione e amministrazioneVia Nuova di Corva, 80 - 33170 Pordenone

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Top - divisione pubblicità Friuli Venezia Giulia: Nicolò Gambarotto - 335 1444540 - [email protected]

Hanno collaborato a questo numero Veronica Defilippis, Marisa Cepach, Francesca Di Leo, Luca Roncadin, Raffaella Lenarduzzi, Gianna Buongiorno, Filippo Bier, Paola Valdinoci,

Nicolò Gambarotto, Claudio Fabbro, Stefano Cosma, Rodolfo Rizzi, Pietro Aloisio, Mariella Trimboli, Giulio Colomba, Stelio Smotlak, Omar Manini, Alexa Kuhne, Carlotta Kovatsch, Alessandro Vescini, Tiziana Fiorentino, Anna Turchet, Letizia Rigotto, Stefania Sollazzi.

In copertinaIn copertina: Giancarlo Perbellini Chef - credit: Brambilla/Serrani

Immagini e fotografieEditoriale Top, Brambilla/Serrani, sito Barcolana, Sala museale Terzo Reggimento Udine, Claudio Fabbro, Michelangelo Tagliente,

Fondazione Aquileia, Gianluca Baronchelli, Omar Manini, Claudia Corò, Matteo Tortelli, Christian Canderan, Carlotta Kovatsch, Zuan Pieri Biasatti, Lorenzo Dante Ferro, Tiziano Gualtieri, Stelio Smotlak, Marijan MoDivnik, Studio Ajd, Casa Belfi, Rawpixel, Adobe Stock, Assenso, Rodolfo Rizzi,

Gigi Cozzarin, Nicolò Gambarotto, Paola Valdinoci, Federico Ellero, Soul Food, Paolo Da Pozzo, Brambilla/Serrani

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