Leggende sugli sciamani siberiani Tarka edizioni · 2017. 6. 23. · VII INTRODUZIONE...

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  • radicivolumi pubblicati

    Leggende del popolo armeno, a cura di B. Sivazliyan e S. AbbiatiStorie e leggende birmane, a cura di G. Ferraro e G. BuscaglinoStorie e leggende del popolo curdo, a cura di Baykar SivazliyanStorie e leggende dal mondo islamico, a cura di Ada ReFiabe tibetane, a cura di Clifford ThurlowAntiche fiabe persiane, a cura di Silvana Livoti e Fazlolah Hejazi

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  • a cura di

    Luciana Vagge Saccorotti

    LEGGENDE

    SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    TARKA

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  • Leggende sugli sciamani siberiania cura di Luciana Vagge Saccorotti

    Prima edizione: giugno 2017

    Tutti i diritti sono riservati

    © 2017 Tarka edizioni srl Piazza Dante 2 - Mulazzo (MS)www.tarka.it

    ISBN: 978-88-99898-73-1Impaginazione ed editing: Monica Sala

    Finito di stampare nel mese di giugno 2017presso Mediagraf SpA - Noventa Padovana (PD)

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    Indice

    Introduzione viiNota della curatrice xxv

    Testimonianze sulla divinizzazione degli sciamani 1Rinnovo della sepoltura degli sciamani 3Lo sciamano spirito protettore 5La visione di un credente 7Sacrifici e giochi in onore degli sciamani morti 10Supplica allo spirito dello sciamano 11L’autorità degli sciamani 17

    Miti sulla nascita degli sciamani 19Džaanaj-Byčykyi 21Aadža 28Abaasy-Ojuna 29Elemte 32

    L’idea della discendenza divina 33Il figlio del dio Uluu-Tojon 35Il figlio di un dio “bianco” e quello di un dio “nero” 37

    La malattia e il delirio degli sciamani 47Il posseduto dagli spiriti degli sciamani 49Dalle biografie di sciamani viventi 56Le tribolazioni degli sciamani jakuti dell’ulus di Kangalassy 62Le tribolazioni degli sciamani jakuti del distretto di Viljujsk 75

    L’albero, gli animali e gli uccelli nei miti degli sciamani 87L’albero sciamanico e la formazione dell’anima dello sciamano 89Gli animali e gli uccelli sciamanici 95Il toro nei miti degli sciamani 101

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    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    L’iniziazione degli sciamani 107L’iniziazione degli sciamani 109

    Leggende sugli antichi sciamani 113Lo sciamano Syngaaga-Suoch 115Lo sciamano Bjukes-Jullejeen 118La sciamana Kjuëgejer-Moturuona 121Lo sciamano Bëtjurjuju 122Lo sciamano Bjutej-Ilii 123Gli sciamani rinati più volte 124

    I miracoli degli sciamani 131I miracoli dello sciamano Kjustech 133I miracoli degli sciamani Kačikat e Solkolooch 137I miracoli dello sciamano Čuučugus 139La resurrezione dei morti 143La guarigione dalla sterilità 148L’ascesa di uno sciamano in cielo da Uluu-Tojon 151Rito per suscitare la passione sessuale 154Una voce dal cielo 157Discesa di uno sciamano dagli spiriti inferiori per riprendere l’anima di un malato 160

    Analogie burjate e tunguse 163Malattia e delirio degli sciamani burjati 165Malattia e delirio degli sciamani tungusi 169L’albero e gli animali sciamanici presso i tungusi 172

    La kamlan’e e altri riti sciamanici 175Kamlan’e di uno sciamano jakuto 177Lo sciamano burjato Morgon-Kara libera un’anima rapita dal dio supremo 182Viaggio di uno sciamano dell’Altaj nel Mondo di Sopra 184

    Glossario dei termini non tradotti nei testi 187Dati sulla personalità dei narratori 189Bibliografia 197Fonti 198

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    INTRODUZIONE

    Nell’affrontare questa nuova edizione delle Leggende sugli sciamani siberiani, mi è parso utile rivedere l’introduzione per un motivo che ritengo importante. Sono trascorsi cir-ca 22 anni dalla prima edizione e l’approfondimento dei miei studi sui popoli artici e subartici è stato fondamentale per ampliare le mie conoscenze e per poter riconsiderare, in alcuni casi, ipotesi allora formulate sulla cultura e le tradi-zioni dei popoli del Grande Nord, alla luce di più recenti scoperte.

    In principio non c’erano né malattie né morte. Poi gli spiriti maligni decisero di tormentare gli uomini con questi flagelli. Per rimediare a tali malefatte, gli dèi mandarono allora dall’alto dei loro cieli l’aquila.Giunta a terra per soccorrere gli uomini, l’aquila non riuscì a far comprendere loro né la sua lingua né le proprie intenzioni. In quelle condizioni il grande rapace si trovò costretto a far ritorno in cielo. Gli dèi gli ingiunsero allora di ritornare sulla terra e di donare al primo uomo che avrebbe incontrato il potere di sciama-nizzare.Volata nuovamente a terra, l’aquila trovò sotto un albero una donna addormentata che viveva separata dal marito. Si unì a lei e la rese incinta. Ritornata presso il marito, la donna mise al mondo un figlio che fu il primo sciamano.

    Ecco come una leggenda dei Burjati racconta la nascita del primo sciamano, termine menzionato per la prima volta

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  • VIII

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    da un ambasciatore del granduca di Mosca, Evert Yssbrant Ides, che si recò in Cina nel 1692 e pubblicò un resoconto del suo viaggio, nel quale descriveva, tra l’altro, gli incontri con i favolosi sciamani tungusi, usando appunto quel nome fino allora sconosciuto.

    Da allora il termine sciamanesimo venne usato comune-mente dagli studiosi per definire un complesso di credenze, un fenomeno religioso per eccellenza siberiano e centro-asiatico, ma presente anche fra gli aborigeni australiani, nell’America settentrionale e meridionale, nell’Asia sud orientale, in Indonesia, in Cina, nel Tibet e in Giappone. Il termine sciamano dovrebbe in teoria essere usato soltanto per le varie tribù appartenenti ai popoli tunguso-mancesi. Esso deriva, infatti, dalla trascrizione russa šaman del tun-guso šamen, mentre gli altri popoli che praticano lo sciama-nesimo usano espressioni differenti.

    Lo sciamanesimo è stato definito da Mircea Eliade tecni-ca dell’estasi in quanto ciò che contraddistingue lo sciamano dagli altri guaritori, maghi, sacerdoti e mistici sono le sue esclusive esperienze estatiche, legate a una tecnica arcaica propria soltanto a lui, durante le quali si pensa che la sua anima possa abbandonare il corpo per salire alle sfere celesti o per discendere agli inferi e incontrare gli spiriti. Anche il rapporto dello sciamano con questi ultimi è del tutto parti-colare. Egli infatti non viene posseduto da uno spirito come accade in un ossesso. Lo sciamano li domina, gli spiriti. Egli riesce a comunicare con le anime dei defunti e con gli spiriti della natura senza per questo esserne posseduto. Ciò che distingue infine lo sciamano dagli altri estatici è il ricono-scimento che egli riceve dai membri del suo gruppo e il loro sostegno, a volte fondamentale, nelle diverse cerimonie.

    Esiste, ma non ovunque, una distinzione tra sciamani bianchi e sciamani neri. Le loro specifiche funzioni non

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  • IX

    INTRODUZIONE

    sono sempre chiare, né tanto meno gli studiosi si trovano sempre concordi sulla loro esistenza presso le varie tribù. Generalmente, comunque, la caratteristica degli sciamani bianchi, là dove esistono, è legata al loro esclusivo rapporto con gli dèi superiori, mentre gli sciamani neri intervengono quando il contatto deve avvenire con gli spiriti maligni.

    Suddivisione di funzioni che potrebbe essere espressio-ne, come sostiene Lot-Falck, “di una concezione dualistica dell’universo, che rappresenta la nascita del mondo come l’esplosione di due principi contrari e complementari, con la presenza di un polo che implica di necessità quella dell’al-tro”. Idea che lascerebbe pensare a una suddivisione esisten-te già nel primo sciamanesimo, mentre secondo Marazzi la distinzione, non ancora sufficientemente spiegata, sembra comunque essere recente e in nessun caso propria dello scia-manesimo originario.

    Poiché le leggende di questo testo riguardano quattro popoli della famiglia linguistica altaica (gli Jakuti, i Burjati, la tribù tungusa degli Evenki e gli Altaici propriamente detti che chiameremo per semplificare Altajani), dove lo sciama-nesimo sembra sopravvivere più che tra gli altri cosiddetti popoli aborigeni poco numerosi della Siberia, mi occuperò qui della loro tecnica dell’estasi, ritenuta più professionale rispetto a quella dei popoli che Czaplicka definisce paleo siberiani, tra cui Čukči, Korjaki, Nivchi, e tra i quali lo scia-manesimo ha un carattere più semplice ed è generalmente esercitato all’interno della famiglia.

    A questo proposito dobbiamo tener conto che la classifi-cazione delle famiglie linguistiche dei popoli artici ha subito negli ultimi anni da parte degli studiosi diverse modifiche*,

    * Vagge Saccorotti, L., Popoli artici e subartici – dalla penisola di Kola alla Čukotka, Arctos Edizioni, Fermo, 2009, p.20.

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  • X

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    specialmente per ciò che riguarda la distinzione tra paleo e neo siberiani.

    Gli Jakuti, autodenominazione Sacha, del gruppo turco-mongolo, occupano un vasto territorio lungo tutto il corso del fiume Lena, e dalla penisola di Tajmyr al fiume Kolyma. Secondo la tradizione essi sono giunti in quelle zone dalla regione del lago Bajkal portando con sé i cavalli il cui latte è per loro un nutrimento fondamentale. Le tribù che si sono spinte più a nord hanno scelto in seguito la renna come animale domestico e di allevamento, poiché essa si adatta a meraviglia all’ambiente artico.

    La renna appartiene alla famiglia dei cervidi, ma del cer-vo sembra solo un lontano parente, una caricatura. Larghe ciabatte calzano i suoi zoccoli, la curva del dorso è quella del cugino più nobile, ma i fianchi scendono verso il basso allargandosi senza grazia. Ha la testa pesante, il collo troppo corto, le zampe troppo divaricate. Ma se si trova sulla neve, nel suo ambiente naturale, ecco che la renna si trasfigura, diventa forte, agile, veloce, e le sue forme così sgraziate e così mal distribuite vibrano all’unisono con il gelido paesag-gio che la circonda. Il suo corpo si adatta meravigliosamente alla natura artica. Essa nuota, marcia sulla neve, nel fango e tra i ghiacci superando distanze anche di cento chilometri al giorno (Leroi-Gourhan, 13).

    I Burjati, autodenominazione Burijat o Burjaad, anch’essi del gruppo mongolo, vivono soprattutto nella zona attorno al Bajkal. Agli inizi del XII secolo, spinti da altri popoli più meridionali arrivarono nell’alto corso del fiume Amur e da lì si mossero verso il grande lago da loro considerato un mare sacro. Nomadi anch’essi, hanno però da tempo cominciato a praticare parzialmente l’agricoltura e quindi a diventare sedentari*.* Malet, Ch., Les peuples du Nord aujourd’hui, in “Boreales”, Num. spécial

    40/45, Suresnes, 1990, p.63.

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  • XI

    INTRODUZIONE

    Gli Evenki fanno parte del grande gruppo tunguso-mancese che comprende varie etnie. Il termine è la loro au-todenominazione e significa uomo. Sono sparsi in gran parte della Siberia eccetto il Nord-est, dal fiume Enisej al mar di Ochotsk e dal Bajkal all’Amur. Pare certo che il loro punto di partenza fosse la valle dell’Amur e che siano emigrati in seguito verso l’Occidente e il Nord-ovest spinti dall’avanza-re degli Jakuti a loro volta cacciati dai Burjati. Gli Evenki, oltre alla caccia, si dedicano all’allevamento della renna che utilizzano sia come animale da sella che da basto.

    Gli Altajani, autodenominazione altaj-kiži – uomo de-gli Altaj, del gruppo turco-mongolo, abitano la regione dei monti Altaj, in un territorio delimitato dall’alto corso del fiume Katun’ e dalla vallata del fiume Čaryš, ai confini sud-occidentali della Siberia, dove predomina il nomadismo.

    Pur caratterizzando la vita religiosa dell’Asia centrale e settentrionale, lo sciamanesimo non può essere con ciò definito la religione dei popoli che abitano questa immen-sa regione. Non sono stati infatti gli sciamani a creare le concezioni cosmologiche, i miti e i riti delle popolazioni siberiane. Gli sciamani sono semplicemente degli esseri eletti che hanno accesso alle zone del sacro, interdette agli altri membri della comunità, i quali però non sono con ciò esclusi dalle loro esperienze estatiche. Gli sciamani, infatti, attraverso la kamlan’e, il viaggio sciamanico, li guariscono, accompagnano i loro morti nel Regno delle Ombre, eserci-tano il ruolo di intermediari fra loro e gli spiriti del Mondo di Sopra e del Mondo di Sotto, il cielo e gli inferi.

    Il viaggio è compiuto in uno stato di coscienza alterato che si raggiunge tramite l’impiego di varie tecniche e che ricorda i viaggi compiuti dagli autori degli straordinari dise-gni rupestri trovati nelle caverne di molte parti del mondo

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  • XII

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    e che, secondo Grahaman, rappresentano forse ancora oggi un grande enigma dell’archeologia. Alcune tecniche preve-dono l’uso di sostanze psicotropiche, altre, il suono del tam-buro, l’attributo più importante dello sciamano.

    Le vie di reclutamento degli sciamani siberiano-altaici sono la trasmissione ereditaria e la vocazione.

    La trasmissione ereditaria dei poteri sciamanici avvie-ne spesso da nonno a nipote in quanto il figlio è tenuto a provvedere ai bisogni del padre, cosa che non potrebbe fare se fosse sciamano. Generalmente, comunque, il futuro sciamano manifesta già in tenera età la sua predisposizione. Da bambino è spesso nervoso, malaticcio, contemplativo, piange nel sonno, delira e si lamenta di dolori strani sui quali non riesce a essere preciso, finché nel periodo della pubertà viene affidato a uno sciamano anziano che lo avvia alle esperienze estatiche e iniziatiche.

    Oltre alla trasmissione ereditaria esiste la chiamata a sciamanizzare che si manifesta con una psicopatologia, una volta definita, come riporta Paulson, isteria artica, termine coniato alla fine del secolo XIX per spiegare fenomeni di isterismo diffusi nelle zone artiche e attribuiti ora a caratte-ristiche razziali ora alle condizioni estreme di un ambiente stretto per gran parte dell’anno in una morsa di gelo, dove la vita è una sfida quasi impossibile. Secondo queste teorie, lo sciamanesimo sarebbe quindi stato in origine un fenomeno essenzialmente artico dovuto all’influenza dell’ambiente su una presunta labilità nervosa degli abitanti.

    Ma la scienza moderna ha provato che fenomeni psi-copatologici analoghi si trovano un po’ ovunque sulla Ter-ra. Molti studiosi ritengono, inoltre, che gli sciamani siano considerati a torto dei malati isterici se non epilettici, e che siano invece individui dalla forte costituzione nervosa, che resistono a sforzi inauditi, che hanno generalmente una ca-

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  • XIII

    INTRODUZIONE

    pacità di concentrazione e doti intellettuali di gran lunga superiori alla media e che sanno padroneggiare perfetta-mente le loro fatiche estatiche provocate volontariamente.

    Sembra, d’altra parte, che le crisi iniziatiche, ritenute la rivelazione della scelta degli dèi, cessino dopo la consa-crazione dello sciamano e l’inizio della sua attività, e siano destinate a ricominciare qualora egli resti in ozio per lungo tempo. Sottrarsi alla chiamata o cessare di sciamanizzare è praticamente impossibile, pena per lo sciamano restare in-fermo, o diventare pazzo o essere addirittura ucciso dagli spiriti.

    A sostegno di questa tesi, ecco due testimonianze.Quella dello sciamano jakuto Tjuspjut, raccolta da Se-

    rosevskij, citato in Czaplicka:

    Quando avevo venti anni, mi sono gravemente ammalato e ho co-minciato a vedere con i miei occhi e a sentire con le mie orecchie ciò che altri non vedevano e non sentivano. Ho lottato nove anni con me stesso e non ho detto niente a nessuno di ciò che mi stava accadendo perché avevo paura che la gente non mi avrebbe cre-duto e si sarebbe beffata di me. Alla fine mi sono ammalato così seriamente che sono stato sul punto di morire. Ma quando ho iniziato a sciamanizzare sono stato meglio, e persino ora, quando non sciamanizzo per molto tempo, sono soggetto a ricadute”.

    E quella della sciamana tuvina Kuular Chvalygmaa, da me incontrata e intervistata a Tuva, piccola Repubblica della Federazione russa ai confini con la Mongolia. Anche la lingua dei Tuvini appartiene alla famiglia altaica:

    Fino a 17 anni la mia vita è stata come quella di tante altre adole-scenti. Poi mi sono ammalata e ho cominciato a vedere e a sentire gli spiriti. I medici mi ricoverarono diagnosticando una malattia

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  • XIV

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    di tipo epilettico. Ma non riuscivano a curarmi. Un giorno mi apparve la mia bisnonna sciamana, arrivata dall’alto in sella a un cavallo. Mi pose la sua mano sulla testa dicendomi che sarei gua-rita. E così fu, ma io non volevo accettare la chiamata e così i miei genitori mi portarono da un vecchio sciamano perché allontanasse da me lo spirito della bisnonna che era diventata il mio spirito adiutore. Feci in seguito diversi lavori e mi sposai, ma nel 1992 cominciai nuovamente a stare male. Un lama buddhista mi guarì e lavorai nel suo Centro come guaritrice. Nel 2001 incontrai il grande sciamano Kara-ool che mi invitò a lavorare con lui nella sua ‘clinica’ Lo spirito dell’orso*”.

    Dopo i primi sintomi rivelatori della vocazione, lo scia-mano diventa meditativo, si ritira in solitudine, dorme mol-to, fa sogni profetici, tutti segni che ricordano la vocazione mistica in tutte le religioni. Ma soprattutto egli soffre molto e le sue sofferenze corrispondono a una morte simbolica se-guita da una discesa agli inferi, da una ascesa al cielo e da una rinascita. Il suo corpo, come attestato in queste leg-gende, viene tagliato a piccoli pezzi e torturato dalle anime degli sciamani morti, dai quali egli apprende molti segreti dell’arte sciamanica. L’esperienza si conclude con la cottura degli organi del novizio, messi a bollire in un paiolo, e con la loro ricomposizione.

    Tutto ciò corrisponde a una cerimonia di iniziazione durante la quale il candidato, straziato dagli spiriti, giace a terra inanimato per giorni e giorni e nessuno può toccarlo, finché non rinascerà ricco di preziose conoscenze.

    Sia il reclutamento ereditario che quello elettivo devo-no essere seguiti da un periodo di addestramento durante il quale il candidato viene istruito da uno sciamano anziano. * A Tuva gli sciamani sono riuniti nelle cosiddette “cliniche dell’anima”. Una

    delle più importanti è appunto quella denominata Lo spirito dell’orso.

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  • XV

    INTRODUZIONE

    Il maestro gli insegnerà la lingua segreta da usare durante le sedute per comunicare con gli spiriti, lingua che spesso è quella degli animali e che si estrinseca con l’imitazione delle loro grida; lo istruirà affinché possa padroneggiare le tecni-che dell’estasi e assimilare le tradizioni mitologiche e religiose della comunità cui appartiene; infine lo consacrerà sciamano attraverso una cerimonia che varia da popolo a popolo.

    Le testimonianze raccolte da Ksenofontov tra gli Jakuti parlano di un maestro che prende con sé l’anima del candi-dato e la conduce in un lungo viaggio estatico sul versante di una montagna. Durante l’ascesa, non priva di pericoli e ostacoli, l’iniziato dovrà imparare a distinguere gli innume-revoli sentieri che, salendo verso il crinale, conducono ai luoghi dove risiedono le malattie. Gli sarà quindi mostra-to come riconoscerle e guarirle e infine verrà condotto nel Mondo di Sopra dove gli sarà riconosciuto l’esercizio della sua arte.

    Tra i Burjati, la consacrazione impartita dal maestro, chiamato lo sciamano-padre, avviene attraverso una lun-ghissima cerimonia che dura più giorni e che inizia con una prima purificazione del candidato: l’iniziatore immerge una scopa di rami di betulla in un paiolo nel quale sono stati messi a bollire del timo, del ginepro e della corteccia di abe-te, e con questa scopa, imitato dagli sciamani-figli, i suoi discepoli, tocca e massaggia la schiena nuda dell’aspirante.

    La vigilia della cerimonia vera e propria vengono taglia-te diverse betulle nel bosco dove sono sepolti gli abitanti del villaggio. Una di esse viene piantata all’interno della tenda e sul suo tronco lo sciamano-padre praticherà in seguito nove tacche. La betulla viene quindi collegata con una corda alle altre piantate all’esterno. Alla corda vengono appesi dei na-stri rossi e blu. Sia la betulla che la corda simboleggiano l’ascensione: le nove tacche sull’albero rappresentano i nove

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  • XVI

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    stadi celesti da superare, mentre la corda è considerata un ponte per arrivare al cielo, dove i nastri colorati simboleg-giano l’arcobaleno. Lo sciamano viene quindi purificato una seconda volta con il sangue di animali sacrificali. Infine, sulla betulla al centro della tenda, prima lo sciamano-padre poi i discepoli e infine il candidato salgono al rullo dei tam-buri, vanno in estasi e sciamanizzano.

    In questa fase dell’iniziazione-consacrazione, una gran-de importanza hanno gli spiriti ausiliari o adiutori degli sciamani, la maggioranza dei quali sono spiriti zoomorfi. Appaiono infatti sotto forma di orsi, lupi, renne, lepri, aqui-le, cornacchie, gufi, oche. Possono anche essere spiriti dei boschi, della terra, del focolare, ma lo spirito adiutore più importante è lo spirito di un antenato dello sciamano, che nel corpo di quest’ultimo ha eletto la sua dimora.

    Esistono inoltre spiriti protettori veri e propri come lo Spirito della Testa che lo protegge durante la kamlan’e, lo Spirito in forma d’orso che lo accompagna nelle sue discese agli inferi. Nelle leggende riportate in questo testo si par-la per esempio dell’animale-madre, spirito protettore degli sciamani jakuti che può assumere le forme più diverse se-condo l’importanza dello sciamano.

    La funzione di questi spiriti non si risolve con la prima fase dell’iniziazione, ma ha una fondamentale importanza nel preludio della kamlan’e, nella preparazione del viaggio estatico. Generalmente il loro arrivo si manifesta con l’i-mitazione da parte dello sciamano delle grida o dei versi e delle movenze degli animali sotto la cui forma gli spiriti appaiono. Ciò significa che lo spirito è entrato nello sciama-no, ma lo sciamano non ne è posseduto, anzi è proprio lui a prenderne possesso e ad assumerne l’identità. Egli diventa animale-spirito e agisce, canta, si lamenta e si muove come l’animale che incarna.

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  • XVII

    INTRODUZIONE

    Prendendo possesso del suo spirito ausiliario, lo sciama-no ristabilisce in qualche modo la situazione che esisteva nei tempi mitici, quando l’uomo si muoveva in un mondo im-pregnato di religiosità, dove niente era inanimato, dove an-cora non si erano alzate barriere tra il regno animale, vegeta-le e minerale e quindi la separazione tra l’uomo e l’animale non si era ancora verificata. Così facendo, lo sciamano ab-bandona simbolicamente la sua condizione umana e muore. Quindi, trasformandosi in animale può intraprendere il suo viaggio extra terreno. Gli animali, infatti, in molti miti e leggende di tutto il mondo, simboleggiano una relazione reale e diretta con l’aldilà, dove accompagnano le anime dei morti o gli eroi nel periodo della loro iniziazione.

    Racconta un mito che un tempo non c’erano luci sul-la terra. Tutto era tenebra. C’erano uomini e animali, ma non c’era differenza fra di loro. Vivevano alla rinfusa. Un uomo poteva diventare animale e un animale, uomo. Pote-vano avere delle abitudini differenti ma parlavano la stessa lingua, stavano nelle stesse abitazioni, cacciavano allo stes-so modo. È di quest’epoca che datano le formule magiche. Non esistevano forme immutabili, tutto poteva subire una metamorfosi tra l’uomo e l’animale e tra un sesso e l’altro.

    Come sostiene Bogliolo, i miti dei popoli tradiscono una nostalgia profonda delle origini, della riunione degli opposti. E lo sciamano possiede un sapere magico per deci-frare i sistemi misteriosi, per vedere al di là delle apparenze e tentare di arrivare alla verità, decriptare la lingua occulta di una natura primordiale e dinamica.

    E sono proprio gli animali, quindi, ad assumere grande rilievo anche nel costume e negli altri accessori indispen-sabili allo sciamano per poter intraprendere i suoi viaggi estatici. Purificato e consacrato, impregnato di spiriti e di

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  • XVIII

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    forze spirituali, il costume è una presenza miracolosa, una rivelazione del sacro e del divino.

    A Tuva, il grande Kara-ool, che conservava i costumi di tutti i suoi antenati sciamani, tuvini, mongoli e tibetani, mi disse che senza il costume non poteva nemmeno invo-care gli spiriti ausiliari. Lo si indossa proprio appena prima della seduta sciamanica e con il semplice fatto di indossar-lo lo sciamano viene subito introdotto in una dimensione che trascende lo spazio profano e ha già le connotazioni del mondo spirituale. Il costume degli sciamani altaici, confe-zionato con pelle di uccello o di renna è solitamente reso pesantissimo dagli oggetti metallici che lo ornano. Tra i vari clan dei Tungusi raggiunge a volte i trenta chili. Ol-tre a un’intera cosmografia religiosa, le placche di metallo rappresentano varie specie di animali, tra i quali estrema rilevanza è data al cavallo e agli uccelli.

    Anis’ja Semis-oolovna, altra sciamana da me incontrata a Tuva, indossa un costume ornato con una moltitudine di nastri dai mille colori, ciondoli e campanelli vari. È bel-lissimo, così come il copricapo conico rifinito con perline bianche e azzurre che vanno a formare sulla parte frontale una specie di maschera molto somigliante alla testa di una civetta. Ai lati, altre maschere dall’aspetto piuttosto terri-fico. Nell’abito, dice, s’insedieranno i suoi spiriti auditori.

    Il costume non è completo senza il copricapo, le calza-ture, due bastoni e uno specchio di rame. Anche il coprica-po è pesante e sia la foggia che gli ornamenti rappresentano la testa di un animale. I Burjati portano addirittura un casco di ferro con una doppia punta a mo’ di corna. Tra gli altri oggetti gli Altajani hanno spesso sul copricapo anche un piccolo arco con frecce, che anticamente rappresentava il volo magico e più tardi una difesa nei confronti degli spi-riti maligni. Non mancano, come del resto nel costume, i

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  • XIX

    INTRODUZIONE

    nastri ritorti a guisa di serpenti che, poiché non si riscon-trano nelle credenze religiose di quei popoli, sono ritenuti di origine meridionale. I due bastoni hanno generalmente un’estremità a forma di testa di cavallo. Lo specchio di rame ha significati diversi tra i vari gruppi. Lo sciamano tunguso vi vede riflessa, per esempio, l’anima dei defunti.

    Ma il bene più prezioso dello sciamano siberiano è il tamburo, strumento magico senz’altro più antico del costu-me e che ha una parte di primissimo piano nella kamlan’e. Lo sciamano lo utilizza per chiamare a sé gli spiriti adiutori, o per cacciare gli spiriti maligni, o come cavalcatura per in-traprendere i suoi viaggi estatici.

    Racconta la leggenda che il tamburo siberiano fosse composto anticamente da due facce di pelle, ridotte poi a una dal dio supremo per diminuire il potere del primo sciamano a suo dire presuntuoso*. Ora questo strumento magico ha, praticamente presso tutti i popoli siberiani, la forma a setaccio ovale e la pelle è di renna o di cavallo. Sulla pelle dei tamburi sono raffigurati uccelli, serpi, altri animali e figure antropomorfe, il Sole, la Luna, l’Albero del Mondo, l’arcobaleno, l’animale sacrificale, gli spiriti ausiliari. Tutte immagini che rappresentano e riassumono il viaggio e le favolose gesta dello sciamano in cielo, in terra e agli inferi.

    È soprattutto con questo strumento che lo sciamano adempie le sue funzioni di terapeuta, di guida di anime agli inferi, di ricerca dell’anima del malato, di divinatore, di mago della caccia quando scarseggia la selvaggina, e spesso anche di sacerdote nelle cerimonie rituali. Poiché egli vede non più con i suoi occhi ma con quelli dello spirito, si ri-corre a lui anche per ritrovare oggetti smarriti, o uomini o

    * Si veda a questo proposito la leggenda Lo sciamano burjato Morgon-Kara libera un’anima rapita dal dio supremo.

    Sciamani.indb 19 09/06/2017 09:08:16

  • XX

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    animali dispersi nelle cupe foreste o bloccati dalle terribili bufere di neve sulle algide lande desolate della tundra.

    La funzione principale degli sciamani siberiani è la gua-rigione del malato. Quando la malattia comporta perdita di coscienza si pensa che gli spiriti abbiamo rapito l’anima dell’infermo e quindi egli deve ritrovarla. Ma di quale ani-ma va in cerca lo sciamano? L’idea dell’anima tra i siberia-ni è caratterizzata infatti da un dualismo o pluralismo più o meno marcato: da una parte l’anima della vita, l’anima che vive in terra insieme all’uomo; dall’altra l’anima libera, l’anima-ombra che rappresenta l’uomo dopo la morte. Sen-za contare che alcune tradizioni ci tramandano l’idea che l’uomo abbia tre se non addirittura sette anime. Ma l’anima della quale va in cerca lo sciamano è l’anima-ombra, quella che sarà divorata dagli spiriti se lo sciamano non riuscirà nel suo intento di riprenderla e reintrodurla nel corpo del malato. Occorre dunque conoscere il luogo dove l’anima viene trattenuta e lo spirito che la tormenta. In questo diffi-cile compito lo sciamano è aiutato dai suoi spiriti adiutori e protettori che egli invoca con il rullo del tamburo magico. Talvolta gli spiriti che trattengono l’anima del malato esi-gono il sacrificio di animali. A volte pretendono che ven-ga addirittura sacrificata un’altra anima in sostituzione di quella che tengono prigioniera. Alcune leggende narrano di sciamani che prendono l’anima di una persona anziana e molto ammalata e la offrono agli spiriti in cambio di quella richiesta. Questa sua funzione di uomo-medicina comporta per lo sciamano uno sforzo immenso, al termine del quale egli crolla al suolo sfinito.

    Un’anziana nenka* mi raccontava di quando era bambi-na e lo sciamano arrivava chiamato dai suoi genitori: * Femminile singolare di nency, popolazione della famiglia linguistica ura-

    lica, gruppo samodi, stanziata nella Penisola di Jamal, a est degli Urali. Praticano l’allevamento delle renne.

    Sciamani.indb 20 09/06/2017 09:08:16

  • XXI

    INTRODUZIONE

    […] afferra il tamburo e lo scalda, mi dicono perché la sua voce sarà più forte e chiara. Poi comincia a battere il tamburo, prima piano, poi sempre più forte. Poi urla hoj, hoj, hoj. Poi parla, ma io non capisco cosa dice, parla cantando e nella mia testa c’è una gran rumore di ciondoli e tante parole, tante e incomprensibili. Parla di isole nubi, di lucertole. Poi cade a terra, striscia come un serpente, la sua bava bianca lascia una lunga scia, sporca la nostra tenda e io ho tanta paura […]

    Quando la malattia è meno grave, si ritiene invece che le sofferenze del malato siano provocate da uno o più spiriti che lo hanno posseduto e che si divertono a tormentarlo. A volte sono i famigliari stessi che cercano di cacciarli, ma se i tentativi risultano inutili viene chiamato lo sciamano. Egli, grazie alle sue capacità, scopre gli spiriti maligni, li esorciz-za, li attrae nel proprio corpo, li tormenta a lungo e infine li espelle.

    Un’altra funzione molto importante dello sciamano è quella di accompagnatore dell’anima del defunto nel regno dei morti. Poiché si pensa che il defunto non accetti il suo nuovo stato e cerchi o di tornare tra i suoi o di portare con sé i membri della sua famiglia, si prendono molteplici pre-cauzioni, che variano da popolo a popolo, per impedire che questo accada. A volte si cambia strada al ritorno dal luogo della sepoltura per confondere il defunto, o si distruggono i mezzi con i quali è stato trasportato, o si fa la guardia sui sentieri che portano al villaggio o si chiama lo sciamano perché svolga il suo ruolo di psicopompo e conduca l’anima del defunto agli inferi. Con l’aiuto dei suoi spiriti adiutori e del tamburo, egli cattura l’anima del morto e con quella intraprende il viaggio che è pieno di pericoli, tanto che per andare e ritornare dall’aldilà, a volte occorrono più sedute, durante le quali lo sciamano, cantando e danzando, inter-

    Sciamani.indb 21 09/06/2017 09:08:16

  • XXII

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    preta le sue avventure, descrive il Regno delle Ombre dove esistono villaggi, tende e renne, e dove i morti conducono la stessa vita che avevano sulla Terra con la differenza che ogni cosa avviene al contrario: se sulla Terra, per esempio, è giorno qui è notte, se sulla Terra è inverno, qui è estate, insomma ogni immagine è speculare a quella terrena.

    Tutti questi compiti, lo sciamano li assolve in stato di trance alla quale giunge in un alternare continuo di can-to, mimo e danza in perfetta assonanza con il rullare del tamburo. Non è comunque escluso che faccia uso di droga. Si tratta generalmente dell’utilizzo dell’ovolaccio, o ovolo malefico (Amanita muscaria), fungo velenoso, con cappel-lo rosso-arancione cosparso di verruche bianche, che nasce in rapporto micorrizale con le radici di determinati alberi, soprattutto con quelle della betulla ai piedi della quale è spesso facile trovarlo.

    Alla base dei riti di ascensione dello sciamano c’è una particolare struttura cosmologica universalmente diffusa che fonda le sue radici nella credenza della possibilità di una relazione diretta con l’aldilà. Si tratta dell’Asse del Mon-do o Centro del Mondo, identificato a volte con l’Albero Cosmico, altre con la Montagna Cosmica. Questa struttura è simboleggiata in Terra dall’albero al centro della tenda, attraverso il quale solo lo sciamano è in grado di accedere al mondo extra terreno e incontrare gli spiriti, mentre il resto della comunità può solo inviare preghiere e invocazioni.

    Gli alberi maggiormente utilizzati a tale scopo sono l’a-bete e la betulla, ma l’uso di quest’ultima è molto più diffu-so. La betulla, con la sua splendida corteccia bianco-argen-tea è meno imponente dell’abete ma è molto più bella. Essa ricorda lo splendore della Luna, è elegante e luminosa. Nei miti nordici è spesso identificata con una bianca dea dispen-satrice di un divino nettare. Ma, secondo Brosse, il segreto

    Sciamani.indb 22 09/06/2017 09:08:16

  • XXIII

    INTRODUZIONE

    dell’uso “[…] della betulla nelle cerimonie sciamaniche sta piuttosto nel fatto che, allo scopo di entrare in trance, gli sciamani la associano all’ovolaccio […]” i cui filamenti sono spesso in rapporto con le radici di quest’albero.

    Le rappresentazioni cosmologiche, così come le tecni-che dello sciamanesimo dei popoli altaici hanno radici pro-fonde nella loro filosofia animista e appartengono senz’altro alle loro più antiche tradizioni. Ma nella loro forma attuale esse si sono modificate e sviluppate a motivo del continuo apporto delle culture superiori meridionali (Iran, India, Tibet). I loro elementi innovativi nei riti di iniziazione e consacrazione degli sciamani si riscontrano anche, secon-do Harva, nelle consacrazioni rituali dei misteri mitralici, o nello specchio di rame di origine sino-mancese e nello stesso termine tunguso šamen. Infatti, nonostante alcuni studiosi lo ritengano autoctono, sembra invece provenire, secondo l’interpretazione oggi più accreditata, dal pali šamana (asce-ta, monaco buddhista), sanscrito çramana, con una ipoteti-ca mediazione del cinese cha-men.

    * * *

    In un mito dei Nanajcy, tribù tungusa dell’Amur-Us-suri, un vecchio, dopo aver salvato l’umanità abbattendo a colpi di frecce due dei tre soli e due delle tre lune in eccesso, che ora bruciavano, ora gelavano la Terra, ricevette il dono di sciamanizzare. Ne seguì un’era di grande prosperità, ma gli uomini, rinascendo dopo il trapasso, si moltiplicarono in modo eccessivo. Lo sciamano dovette allora por rimedio a questa esuberanza dando lui stesso l’esempio della morte.

    Sembra chiaro che lo sciamano sia qui ritenuto l’orga-nizzatore del mondo e della morte che egli libera quando è un bene e sconfigge quando è un male, del quale è conside-rato responsabile il dio supremo. Nella competizione tra lui

    Sciamani.indb 23 09/06/2017 09:08:16

  • XXIV

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    e lo sciamano chi avrà la meglio? Sarà condannato l’origi-nario sciamano, come racconta un mito burjato, a cavalcare una roccia fino a distruggersi, o sarà la roccia a logorarsi e lo sciamano a trionfare per il bene degli uomini?

    A prescindere dalla soluzione dell’incognita, è evidente l’enorme importanza che lo sciamanesimo ha avuto nelle culture primitive e che ancora ha in quelle tradizionali. La potenza dello sciamano trascende la sua morte ed egli è ve-nerato dalle generazioni che gli succedono come protettore della famiglia e dell’intera sua comunità.

    Ma è suggestivo pensare a lui anche come precursore della poesia epica, compositore, narratore, cantore e attore sulla scorta di una ininterrotta tradizione poetico-dramma-tica e scenica, intrisa di lirismo ed efficacia stilistica.

    Luciana Vagge Saccorotti

    Sciamani.indb 24 09/06/2017 09:08:16

  • XXV

    NOTA DELLA CURATRICE

    Le precisazioni di Ksenofontov, tra parentesi nel testo fon-te, sono state in parte eliminate per non appesantire il rac-conto, quando ho ritenuto sufficientemente chiara per il lettore italiano la relativa traduzione.

    Anziché rendere testualmente le espressioni caratteristi-che usate dai narratori, Ksenofontov ha spesso interpretato il loro significato, togliendo originalità, vivacità e natura-lezza al racconto. Ho preferito riportare la fraseologia e i modi di dire locali lasciando tra parentesi l’interpretazione dell’etnologo nei pochi casi in cui mi è parso necessario.

    I termini russi o siberiani in trascrizione russa sono stati traslitterati secondo il sistema in uso tra gli slavisti italiani. Di seguito è riportata la relativa pronuncia.

    g g sempre dura come in gattoč come c in cenaš come sc in scenaz come s in rosaž come j nel francese joury come la i di ierišč come sc di scena + c di cena ch h aspirata come in housek come c di casac come la z di pazzo

    lvs

    Sciamani.indb 25 09/06/2017 09:08:16

  • Ai miei nipotiAlice, Ludovico,

    Ruben, Sara, Eudora

    Sciamani.indb 26 09/06/2017 09:08:16

  • TESTIMONIANZE SULLA DIVINIZZAZIONE

    DEGLI SCIAMANI

    Sciamani.indb 1 09/06/2017 09:08:16

  • Sciamani.indb 2 09/06/2017 09:08:16

  • 3

    RINNOVO DELLA SEPOLTURA

    DEGLI SCIAMANI

    Pavlov Platon. Bërtë.

    Sul fiume Chaastaach c’è la tomba di un antico sciamano di nome Timir-Čarapčylaach (che significa: “che ha una visiera di metallo sugli occhi”). Il cadavere è sistemato nel cavo di un ceppo di larice. Il ceppo è fissato su una biforca-zione dei rami di un larice.

    Dicono che le ossa di questo sciamano siano state anti-camente già due volte risistemate poiché, essendo il ceppo e l’albero marciti, le ossa si erano sparpagliate in terra. In seguito allo sgretolamento della prima tomba, uno sciama-no consanguineo del defunto, dopo aver sgozzato tre capi di bestiame di un particolare manto e organizzato l’ysyach, aveva risollevato i resti dell’antico sciamano e li aveva siste-mati su un altro albero.

    Ricordo di essere stato anch’io una volta testimone di una di queste cerimonie. Un giorno incontrai casualmente per strada delle persone che si stavano recando sul luogo della sepoltura. Avevano con loro un torello di tre anni. Per compiere il rito erano stati invitati tre sciamani, ma uno di loro non venne. Il torello doveva essere sgozzato e offerto alla gente accorsa.

    Dicono che durante la sepoltura degli sciamani vengo-no sacrificati anche dei cavalli. Si deve sgozzare uno stallone

    Sciamani.indb 3 09/06/2017 09:08:16

  • 4

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    dal manto nero ma dal muso bianco e con le zampe bianche come i tronchi di betulla non scortecciata. Al terzo solleva-mento i resti di uno sciamano devono essere sotterrati.

    Rykunov Osip. Isola Toën-Aryy. (L’isola più grande e una delle più fertili sul fiume Lena)Nasleg Džobulga.17 gennaio 1925.

    Uno sciamano illustre non viene sepolto nella terra ma siste-mato all’aria aperta in una particolare costruzione, l’arangas. Dopo (quando col tempo l’arangas marcisce e si sfascia), le ossa dello sciamano nel corso dei secoli vengono alzate tre volte con l’intervento di tre, sei o nove sciamani. Questo rito si compie quando muore uno dei parenti dello sciamano.

    Durante il rito vengono sacrificati una mucca rosso-pezzata dal muso bianco, e un cavallo dello stesso manto. (Il narratore ha usato il termine sylgy che significa “caval-lo” in genere, senza specifica di sesso. È molto probabile che anche nel primo caso non sia chiaramente indicato il sesso della vittima sacrificale poiché tra gli Jakuti spesso ynach (mucca) con l’aggiunta della parola sjuësju (anima-le) significa anche “animali provvisti di corna” in generale. In questo caso il termine sjuësju, o l’ho saltato io durante la trascrizione o l’ha tralasciato il narratore stesso).

    Sciamani.indb 4 09/06/2017 09:08:16

  • 5

    LO SCIAMANO SPIRITO PROTETTORE

    Danilov Petr Danilovič.Tiit Aryy.30 gennaio 1925.

    Da noi l’antico sciamano Kunn’aas viene chiamato, anziché con il suo nome, Ajyy Buolbut (che significa: “diventato dio, spirito protettore”). Lo chiamano anche Sur-Džagyl-Atyyrdaach (“che pretende di avere uno stallone grigio con džagyl”), o più brevemente “Džagyl-Atyyrdaach”, o sem-plicemente “Atyyrdaach”.

    Efremov, Nikolaj Grigor’evič.Džobulga.17 gennaio 1925.

    Anticamente viveva un principe di nome Čëmčëj; suo fi-glio si chiamava Juëlen-Kunn’aas ed era uno sciamano.

    Un giorno d’estate, durante la festa dell’ysyach, allo sciamano Juëlen-Kunn’aas fu offerta la prima tazza di ri-guardo di kumys (dopo l’offerta agli dei e agli spiriti). Mentre stava bevendo il kumys, lo spirito maligno-donna Yrya Dujaak (cantante Dujaak), che vive lassù tra le nuvole rosse, lasciò cadere il laccio. (Il narratore spiega: “in questo caso gli anziani chiamano ‘laccio’ l’alito degli spiriti mali-gni”. Yrya-Dujaak è una delle nove donne sciamane celesti,

    Sciamani.indb 5 09/06/2017 09:08:16

  • 6

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    i cui spiriti portano la gente alla follia, e che pretendono siano loro consacrati cavalli dai vari tipi di manto).

    Immediatamente lo sciamano Juëlen-Kunn’aas saltò in groppa al suo cavallo grigio con džagyl e volò via come il vento. (Dove fosse diretto, il narratore non lo spiega). Dopo aver tolto al suo stallone le briglie variopinte (in-trecciate con crine di cavallo bianco e nero), lo sciamano si impiccò a una betulla inclinata. Trovato il suo cadavere, la gente lo seppellì, e Yrya-Dujaak portò in cielo il suo spirito e ne fece il suo sposo.

    Da allora lo spirito di questo sciamano pretende che in quel giorno la gente gli consacri degli stalloni grigi con džagyl sulle scapole. Se non si trova uno stallone con tali requisiti, si può consacrare una giumenta con lo stesso manto, con džagyl e con una particolare macchia sul fian-co (evidentemente anche lo stallone deve avere quella stessa caratteristica).

    Tra tutti gli spiriti superiori che pretendono la consa-crazione di cavalli, Juëlen-Kunn’aas è considerato il più an-ziano (cioè il più terribile e spaventoso). A lui ci si rivolge in caso di malattie della testa qualche volta della gola o della schiena.

    Sciamani.indb 6 09/06/2017 09:08:16

  • 7

    LA VISIONE DI UN CREDENTE

    Pavlov, Nikolaj Ustinovič.17 gennaio 1925.

    Molti anni fa la moglie del mio fratello maggiore si amma-lò. Mio fratello chiamò uno sciamano e, dietro sua indi-cazione, consacrò allo spirito di Kunn’aas-ojun, diventato dio, una giumenta con džagyl di corvo, da venerare come ytyk fino alla morte. Quando questa sacra o “venerata” giu-menta era diventata ormai vecchia, mio fratello decise di venderla e insieme la portammo in città (Jakutsk). Poiché la città dista dal luogo dove abitiamo centoquaranta verste, ci fermammo a dormire nella jurta di un nostro conoscen-te jakuto del nasleg Bestechskij.

    Tutti erano già andati a dormire, c’era silenzio. Io, chis-sà perché, non dormivo, o forse mi ero svegliato durante la notte, adesso non ricordo bene, ma d’un tratto nel silenzio udii provenire da fuori queste parole, chiare e distinte:

    “Ma dove s’è mai visto! Guardate, hanno pensato di vendere la mia giumenta, perché facciano a pezzi il suo cor-po puro e gettino di qua e di là la sua sacra carne!… E per giunta escono e controllano i denti!”

    Quella sera, prima di cena, un giovane Jakuto era uscito in cortile e saputo che noi stavamo portando a vendere la giumenta l’aveva esaminata e tastata dappertutto secondo le nostre usanze.

    Sciamani.indb 7 09/06/2017 09:08:16

  • 8

    LEGGENDE SUGLI SCIAMANI SIBERIANI

    Io già dapprima non avevo condiviso l’intenzione di mio fratello di vendere quella cavalla sacra, ma non mi ero deciso a protestare apertamente. Quando sentii quelle parole piene di collera, un brivido di freddo mi corse sul cocuzzolo. All’inizio avevo pensato di andare in città, ma quelle parole udite nella notte avevano suscitato in me una sensazione così spiacevole che decisi di rimanere lì fino al ritorno di mio fratello, tanto più che avevo intenzione di andare a Maltancy a prendere moglie. E così feci: me ne andai per gli affari miei a Maltancy, un nasleg sulla riva sinistra del Lena, nel folto della taiga.

    Qui, dopo aver combinato il matrimonio, trascorsi da mio suocero uno o due giorni. E di nuovo una notte, ora non ricordo esattamente quale, mi trovo a letto. Tutti dor-mono, nella jurta è buio, un po’ di luce viene soltanto dai tizzoni ardenti del focolare. D’improvviso risuonò da fuori un vociare chiassoso. Non riuscivo a capire le parole. E su-bito dopo la porta della jurta si spalancò…

    Vestito degli abiti sacerdotali e con tutti gli altri sacri oggetti entrò come una furia uno sciamano.

    “Afferrami per le briglie tintinnanti!” disse. Ed eccolo girare vorticosamente tre volte attorno al fo-

    colare, ecco balenare nell’aria le sue “code di ferro”1.Non appena lo sciamano fu dentro la tenda pensai:

    “È senz’altro lui” (il narratore intende lo spirito dello sciamano Kunn’aas, ma prova imbarazzo a pronunciare di nuovo il suo nome). Restandomene sdraiato, pregavo e mormoravo:

    “Signore, nonno mio, abbi pietà di me, io non ho col-pa, salvami, concedimi la grazia”. Insieme allo sciamano

    1 Code di ferro: i ciondoli e i pendagli di metallo che ornano l’abito sacerdotale dello sciamano e che generalmente rappresentano ani-mali.[N.d.T.]

    Sciamani.indb 8 09/06/2017 09:08:16

  • 9

    LA VISIONE DI UN CREDENTE

    erano entrati, si vede, in molti poiché si sentivano delle voci non del tutto chiare, e tra loro si distingueva una voce di donna. Mi sembra di capire ora che parlassero di minac-ce dirette a mio fratello perché aveva inteso disfarsi della giumenta sacra, perché altri facessero a pezzi il suo puro corpo. Continuando a pregare in cuor mio, dissi:

    “Signore, nonno mio, ecco, io mi sposo per la seconda volta! Dimmi, che intenzioni ha il destino su di me?”.

    In risposta lo sciamano tagliò corto: “Un figlio e una figlia!”. Subito dopo mi è parso che lo sciamano si dirigesse

    verso la stalla. Un attimo dopo era sparito. E anche le voci cessarono…

    Io non potei più addormentarmi, svegliai qualcuno e lo pregai di “nutrire il fuoco”2.

    Partii per ritornare a casa… Ero solo. D’un tratto sentii di nuovo il rullo di un tamburo sciamanico. Il tamburo rintronava proprio sulla mia testa. Poi il suono si allon-tanava confondendosi con persistenti, indistinte voci. Mi sembrava che aleggiassero su di me, avanti e indietro. Co-minciai a invocare mentalmente gli spiriti di quei luoghi. Sentii una voce come di donna che diceva:

    “Lasciatelo, non toccatelo!…” (gli spiriti della terra nel-le rappresentazioni degli Jakuti sono sempre femminili).

    Dopo, durante i tre giorni successivi, nei miei orecchi risuonarono in continuazione il rullo di un tamburo e di-scorsi incomprensibili.

    Se non avessimo venduto quella giumenta, il mio pri-mo figlio forse non sarebbe morto!

    2 Nutrire il fuoco: per gli Jakuti il fuoco è sacro. Per rabbonirlo essi lo nutrono con erbe fragranti, rami e bacche di ginepro e di ledo, grasso, carne e granaglie varie.[N.d.T.]

    Sciamani.indb 9 09/06/2017 09:08:16

  • 10

    SACRIFICI E GIOCHI IN ONORE

    DEGLI SCIAMANI MORTI

    Nel testo russo non sono indicati né il narratore, né il luogo e la data della trascrizione.

    Insieme allo spirito di Kunn’aas si venerano gli spiriti di due sciamane: Yrya-Dujaak e Kyrbyjdaan. Una è la nuora del principe Omuruja, l’altra è la figlia del principe Cyngyryja. Questi spiriti vengono sempre celebrati e venerati insie-me a Kunn’aas, e anche a loro si consacra un cavallo con džagyl sulle scapole. Destinato a diventare ytyk è di solito uno stallone con un particolare manto, ma se non si è in grado di trovarne uno, allora si può consacrare una giu-menta. Questi ytyk si consacrano in caso di gravi malattie agli organi interni.

    Per creare un ytyk si organizza per tre anni consecu-tivi un ysyach, la festa di tutto il popolo, con l’offerta di kumys. Prima di dare inizio all’ysyach uno sciamano fa ascendere l’anima dell’animale destinato alla consacrazio-ne. Solo alla terza kamlan’e l’anima dell’animale raggiunge il luogo di destinazione. All’ultima ascesa si deve uccidere un puledro dal manto bianco con džagyl sulle scapole, per benedire con il suo sangue il palo piantato dallo sciamano.

    Ogni estate lo sciamano fa superare all’animale consa-crato nove oloch del Mondo di Sopra. Quindi alla terza ascesa l’animale raggiunge il ventisettesimo oloch che è il punto finale d’arrivo.

    Sciamani.indb 10 09/06/2017 09:08:16