LE TECNICHE NARRATIVE - mcurie.edu.it · parole di un personaggio senza interporre verbi...

6
LE TECNICHE NARRATIVE La distanza tra il lettore e la storia Nel momento in cui l'autore entra nel vivo della narrazione si trova ben presto a dover dar voce alle parole e ai pensieri dei propri personaggi. A seconda delle tecniche narrative che l'autore sceglie di impiegare per esprimere le parole e i pensieri dei personaggi, egli ha la possibilità di incidere sulla distanza che necessariamente esiste tra il lettore e ciò che accade nella finzione narrativa. Distanza minima: narrazione mimetica Tale distanza diminuisce notevolmente quando il narratore tende a scomparire dietro i personaggi perché li fa agire e parlare come su una scena teatrale. Il narratore (esterno o interno) non interviene commentando quanto sta raccontando, ma si limita a riportare parole (a volte pensieri) e azioni dei personaggi. L'autore decide di tenere nell'om- bra la voce narrante e mette in scena i personaggi: è come se l'azione si svolgesse sotto i nostri occhi. Questo tipo di narrazione viene detta mimetica (dal greco mimesi che significa imitazione) perché si pone l'obiettivo di riprodurre quanto accade nella realtà. Le parole dei personaggi La tecnica più frequentemente utilizzata per dare voce alle parole dei personaggi ridu- cendo la distanza tra lettore e narrazione è quella del discorso diretto e del dialogo tra i personaggi. Osserviamo un passaggio tratto da un racconto dello scrittore americano Ernest Hemingtvay. Due birre - Cosa prendiamo? - domandò la ragazza. Si era tolta il cappello e l'aveva messo sul tavolo. - Fa molto caldo - disse l'uomo. - Prendiamo una birra. - Dos cervezas' - ordinò l'uomo attraverso la tenda. - Grandi? - chiese una donna dalla soglia. - Sì. Due grandi. La donna portò due bicchieri di birra e due sottocoppe di panno. Pose le sot- tocoppe e i bicchieri di birra sul tavolino e guardò l'uomo e la ragazza. Questa stava guardando lontano, attraverso le colline. Erano bianche nel sole e la cam- pagna era arsa e bruciata. - Sembrano degli elefanti bianchi - essa disse. - Non ne ho mai visti -. L'uomo bevve la sua birra. - No. Nonavresti potuto. - Sì che avrei potuto - disse l'uomo. - II fatto che tu dica che non avrei potuto non significa niente. La ragazza guardò la tenda di grani di bambù. 1. Dos cervezas: due birre.

Transcript of LE TECNICHE NARRATIVE - mcurie.edu.it · parole di un personaggio senza interporre verbi...

LE TECNICHE NARRATIVELa distanza tra il lettore e la storia

Nel momento in cui l'autore entra nel vivo della narrazione si trova ben presto a dover darvoce alle parole e ai pensieri dei propri personaggi.A seconda delle tecniche narrative che l'autore sceglie di impiegare per esprimere leparole e i pensieri dei personaggi, egli ha la possibilità di incidere sulla distanza chenecessariamente esiste tra il lettore e ciò che accade nella finzione narrativa.

Distanza minima: narrazione mimeticaTale distanza diminuisce notevolmente quando il narratore tende a scomparire dietro ipersonaggi perché li fa agire e parlare come su una scena teatrale. Il narratore (esterno ointerno) non interviene commentando quanto sta raccontando, ma si limita a riportareparole (a volte pensieri) e azioni dei personaggi. L'autore decide di tenere nell'om-bra la voce narrante e mette in scena i personaggi: è come se l'azione si svolgesse sottoi nostri occhi. Questo tipo di narrazione viene detta mimetica (dal greco mimesi chesignifica imitazione) perché si pone l'obiettivo di riprodurre quanto accade nella realtà.

Le parole dei personaggiLa tecnica più frequentemente utilizzata per dare voce alle parole dei personaggi ridu-cendo la distanza tra lettore e narrazione è quella del discorso diretto e del dialogo trai personaggi.

Osserviamo un passaggio tratto da un racconto dello scrittore americanoErnest Hemingtvay.

Due birre- Cosa prendiamo? - domandò la ragazza. Si era tolta il cappello e l'aveva messosul tavolo.- Fa molto caldo - disse l'uomo.- Prendiamo una birra.- Dos cervezas' - ordinò l'uomo attraverso la tenda.- Grandi? - chiese una donna dalla soglia.- Sì. Due grandi.La donna portò due bicchieri di birra e due sottocoppe di panno. Pose le sot-tocoppe e i bicchieri di birra sul tavolino e guardò l'uomo e la ragazza. Questastava guardando lontano, attraverso le colline. Erano bianche nel sole e la cam-pagna era arsa e bruciata.- Sembrano degli elefanti bianchi - essa disse.- Non ne ho mai visti -. L'uomo bevve la sua birra.- No. Non avresti potuto.- Sì che avrei potuto - disse l'uomo. - II fatto che tu dica che non avrei potutonon significa niente.La ragazza guardò la tenda di grani di bambù.

1. Dos cervezas: due birre.

- Ci hanno scritto sopra qualcosa - disse, - che vuoi dire?- «Anis del Toro». È una bibita.- La proviamo?L'uomo gridò: - Senta, per favore - attraverso la tenda. La donna uscì dal bar.- Quattro reales.- Desideriamo due «Anis del Toro».- Con acqua?- Li vuoi con l'acqua?- Non so - rispose la ragazza. - Sono buoni con l'acqua? testo sul- Buonissimi. tuo eBook+- Allora, li volete con l'acqua? - chiese la donna.- Sì, con l'acqua.

(da E. Hemingway, Tutti i racconti, Mondadori, Milano)

// brano ricorre al discorso diretto sia nella forma legata, cioè introducendo <le battute con un verbo dichiarativo domandò, disse, che viene seguito da trai- §tino e virgoletteper delimitare le battute, sia nella forma libera, cioè mettendo ^in sequenza le battute senza inserire verbi dichiarativi.Generalmente il narratore ricorre all'inserimento del verbo dichiarativo quan- 2do sente l'esigenza di guidare il lettore all'interno del dialogo in modo che gli Irisulti perfettamente chiaro, mentre omette il verbo dichiarativo quando vuoleche il dialogo si svolga in modo libero come se la scena narrata si stesse ma-terializzando sotto gli occhi del lettore, accorciando ulteriormente la distanza. |

et\~vi13O

Lo stesso effetto mimetico può essere ottenuto anche con un discorso indiretto di tipo £particolare: si tratta del discorso indiretto libero, che riporta in terza persona pensieri e gparole di un personaggio senza interporre verbi dichiarativi: in questo modo la voce del

Q

narratore sparisce perché gli si sovrappone quella del personaggio. £Q;

Si tratta di una tecnica che comincia a essere usata verso la fine dell'Ottocento e che si è ^

diffusa in tempi abbastanza recenti.g

Ktu

Ce ne offre un esempio il racconto intitolato L'avventura di Walter Schnaffs <tj scritto da Guy de iVaupassant in cui un soldato prussiano, dopo essersi

rifugiato in un fosso, si interroga su come uscirne incolume. £i

Gli interrogativi del soldato SchnaffsSi alzò risoluto ad eseguire questo progetto, senza più aspettare un minuto. Marestò immobile, assalito all'improvviso da dolorose riflessioni e da nuovi terrori.Dove sarebbe andato a costituirsi? E come? Da che parte? E immagini orrende,immagini di morte affluirono nel suo animo.Avrebbe corso pericoli terribili avventurandosi solo, col suo elmetto a punta,per la campagna.Se avesse incontrato dei contadini? I contadini vedendo un prussiano sperduto,un prussiano indifeso, lo avrebbero ucciso come un cane randagio. Lo avrebbe-ro massacrato con le loro forche, picconi, falci, vanghe! Ne avrebbero fatto unapoltiglia, un pasticcio, con l'accanimento dei vinti esasperati.

E se avesse incontrato dei franchi tiratori? Quei franchi tiratori, arrabbiati senzalegge né disciplina, lo avrebbero fucilato per divertirsi, per passare un'ora, perridere.

(da G. de Maupassant, avventura di Walter Schnaffs, in Racconti, Garzanti, Milano)

Puoi leggere il testo integrale a p. 172.

I pensieri dei personaggiQuando l'autore vuoi dare voce ai pensieri dei suoi personaggi, sempre cercando di ren-dere minima la distanza tra lettore e narrazione, ricorre fondamentalmente a due tecniche.

Il monologo inferiore, che consiste nella trascrizione senza virgolette o interventi delnarratore (manca anche il verbo dichiarativo) dei pensieri del personaggio, che ha cosìmodo di esprimersi con le caratteristiche che gli sono proprie utilizzando spesso modi delparlato. È la scelta che il narratore (esterno o interno) adotta per dare al lettore l'impres-sione che il personaggio si stia autoanalizzando, cercando di far chiarezza dentro di sé.

Ecco come Leopold Bloom, protagonista de//TIlisse di James »Joyce, espri-me i propri pensieri osservando una gatta.

I pensieri di una gattaLi chiamano stupidi. Capiscono quello che si dice meglio di quanto noi non sicapisca loro. Capisce tutto quello che vuole. Vendicativa anche. Chi sa che cosale sembro io. Alto come una torre? No, mi salta benissimo.

(da J. Joyce, Ulisse, Mondadori, Milano)

II flusso di coscienza, che costituisce un caso estremo di monologo intcriore, in cui l'au-tore tenta di registrare direttamente il libero fluire dei pensieri che avviene nella mentedel suo personaggio, abbandonando la punteggiatura e qualsiasi organizzazione sin-tattica. In questo caso il narratore (esterno o interno) sparisce del tutto e la distanzanarrativa è nulla.

Un esempio è costituito, sempre nello stesso romanzo, dalla registrazione deipensieri che si affollano nella mente di Molly Bloom, moglie di Leopold, neldormiveglia.

Prima di addormentarsi...e poi attacca a ordinare uova e té e merluzzo affumicato e crostini caldi imbur-rati mi da l'idea che lo vedremo troneggiare come il padrone del vapore a pom-pare su e giù dentro l'uovo col manico del cucchiaino ma da chi l'ha imparato eci godo quando inciampa per le scale la mattina con le tazze che schiccherano1

sul vassoio e poi a giocar con la gatta ti si strofina addosso per suo piacere chissàse ha le pulci è peggio di una donna sempre a leccare e allicciare2 ma non posso

1. schiccherano: si muovono sul vassoio producendo 2. allicciare: lavorare al telaio per tessere i fili dell'ordito;un suono determinato dal cozzare dell'una contro in questo caso, in riferimento al gatto indica il suol'altra. continuo giocare con fili, cordicelle o gomitoli.

soffrire le grinfie chissà se vedono cose che non vediamo noi a guardar fisso inquel modo quando se ne sta per un certo tempo in cima alle scale e ad ascoltareio aspetto aspetto che ladra poi quella bella sogliola fresca che avevo compratoforse prenderò un po' di pesce domani anzi oggi è venerdì vero sì e poi un po' dicrema con marmellata di ribes come ai bei tempi non quei vasetti 2 lb3 misti diprugna e mele di Williams & Woods Londra e Newcastle dura due volte di piùsolo per via delle lische non posso soffrire le anguille il merluzzo sì prenderòun bel pezzo di merluzzo ne prendo sempre per 3 mi scordo comunque ne hoabbastanza di quell'eterna carne di Buckley cotolette di filetto e zampa di bovee lombo e collo di castrato e frattaglie di vitello basta il nome o un picnic peresempio se diamo tutti 5 scellini a testa o farlo pagare e invitare qualche altradonna per lui chi Mrs Fleming e andare in carrozza alla valletta boscosa, o aicampi di fragole ti si metterebbe a esaminare tutte le unghie dei piedi dei cavalliprima come fa con le lettere no non con Boylan là sì con un po' di panini al pro-sciutto e vitello freddo misti ci sono delle casette laggiù a valle del fiume appostaper questo ma ci fa un caldo d'inferno dice lui non un giorno di festa.

(da J. Joyce, Ulisse, Mondadori, Milano)

3. 2 lb: abbreviazione per libbra, unità di misura di massa usata nei paesi anglosassoni.

Distanza massima: narrazione diegeticaSeguendo un procedimento completamente diverso da quello che abbiamo analizzatofin qui, l'autore talvolta sceglie di aumentare la distanza, quando ritaglia con accura-tezza la figura del narratore, affidandogli un ruolo molto simile a quello del regista. Ilnarratore (in questo caso onnisciente) tiene le fila della narrazione intervenendo spessocon i propri commenti e raccontando molti particolari delle vicende e dei personaggi chealtrimenti il lettore non potrebbe conoscere. Questo tipo di narrazione viene detta die-getica (da una parola greca che significa "racconto") perché il narratore si pone l'obiettivodi raccontare di persona la maggior parte della storia, guidando il lettore nella finzionenarrativa e fornendogli accurate spiegazioni di quanto accade.

Le parole dei personaggiQuando i personaggi si esprimono a voce alta il narratore non scompare dalla narrazionema accompagna il lettore all'interno della scena rappresentata, ricorrendo alla tecnica deldiscorso indiretto legato (preceduto da verbi dichiarativi) di cui vediamo un esempio.

Nell'esempio che segue, tratto dal romanzo La chimera di SebastianoVassalli, il narratore riporta la predica del nuovo sacerdote giunto nellaparrocchia di Zardino, il paese in cui si svolge la storia. Ecco come viene ri-portato il discorso di don Tiresio ai parrocchiani.

La predica di don TiresioIntimò: che tutti gli uomini di Zardino, tutti i vecchi, tutte le donne e i bambiniin età superiore ai dieci anni dovevano confessarsi e comunicarsi nei prossimigiorni e comunque non oltre la domenica successiva: trascorsa una settimana,i nomi dei reprobi rimasti fuori dalla grazia di Dio e dalla comunione dei Santisarebbero stati affissi sulla porta della Chiesa e maledetti. Gridò: che per volontà

del Papa e dei vescovi riuniti nel Concilio di Trento, nessuna indulgenza sarebbestata possibile e nessuna pietà sarebbe stata lecita nei confronti di costoro; reiettida Dio, fino alla Pasqua dell'anno successivo sarebbero vissuti come bestie, fuorinon solo dalla Chiesa, ma dalla stessa solidarietà degli uomini!

(da S. Vassalli, La chimera, Einaudi, Torino)

Talvolta il narratore decide di servirsi di un resoconto in cui sintetizza il contenuto deidiscorsi o dei dialoghi tra i personaggi per riferirlo al lettore. In questo caso la distanza èmassima.

Ecco come, nei Promessi sposi di Alessandro yianxoni, il narratore rias-sume il lungo battibecco che avviene tra Perpetua e don Abbondio quando ilcurato scopre che la donna, tradendo il giuramento che gli ha fatto, ha rivela-to a Renzo che dietro il rinvio del matrimonio c'è lo zampino di don Rodrigo.

Don Abbondio e PerpetuaRisparmio al lettore i lamenti, le condoglianze, le accuse, le difese, i «voi sola po-tete aver parlato,» e i «non ho parlato», tutti i pasticci in somma di quel colloquio.Basti dire che don Abbondio ordinò a Perpetua di metter la stanga all'uscio, dinon aprir più per nessuna cagione, e, se alcun bussasse, risponder dalla finestrache il curato era andato a letto con la febbre. Salì poi lentamente le scale, dicendo,ogni tre scalini, «son servito»; e si mise davvero a letto, dove lo lasceremo.

(da A. Manzoni, / Promessi sposi, SEI, Torino)

I pensieri dei personaggiAnche il narratore onnisciente si trova talvolta nella necessità di palesare al lettore ciò cheaccade nella mente dei suoi personaggi per fargli meglio conoscere lo stato d'animo e lalogica che li porterà ad agire in un determinato modo. In questo caso il narratore ricorrealla tecnica del soliloquio.II soliloquio consiste nella trascrizione delle parole che un personaggio dice a se stessoo rivolgendosi idealmente a un interlocutore. L'andamento logico e sintattico è quellodi un discorso diretto; il narratore si limita a introdurlo con un verbo dichiarativo (pensò,disse tra sé) e le virgolette, ma poi si astiene da qualsiasi intervento.

Così nei Promessi sposi Alessandro Manzoni mette a conoscenza il lettoredella folla di pensieri che attraversano la mente di don Abbondio, costretto suomalgrado a incontrare il temibile Innominato ora convcrtito alla fede cristiana.

Un viaggio tormentatoDovette dunque parlar con se stesso; ed ecco una parte di ciò che il pover'uomosi disse in quel tragitto: che, a scriver tutto, ci sarebbe da farne un libro.«È un gran dire che tanto i santi come i birboni gli abbiano a aver l'argento vivoaddosso1, e non si contentino d'esser sempre in moto loro, ma voglian tirare

1. aver l'argento vivo addosso: mostrare una certa irrequietezza, mettendosi costantemente in azione.

in ballo, se potessero, tutto il genere umano; e che i più faccendoni2 mi devanproprio venir a cercar me, che non cerco nessuno, e tirarmi per i capelli ne' loroaffari: io che non chiedo altro che d'esser lasciato vivere!Quel matto birbone di don Rodrigo! Cosa gli mancherebbe per esser l'uomo ilpiù felice di questo mondo, se avesse appena un pochino di giudizio? Lui ricco,lui giovine, lui rispettato, lui corteggiato: gli da noia il bene stare; e bisogna chevada accattando3 guai per sé e per gli altri. Potrebbe far l'arte di Michelaccio4; no,signore: vuoi fare il mestiere di molestar le femmine: il più pazzo, il più ladro, ilpiù arrabbiato mestiere di questo mondo; potrebbe andare in paradiso in carroz-za, e vuoi andar a casa del diavolo a pie zoppo5 E costui6!... - E qui lo guardava,come se avesse sospetto che quel costui sentisse i suoi pensieri - costui, dopoaver messo sottosopra il mondo con le scelleratezze, ora lo mette sottosopra conla conversione... se sarà vero. Intanto tocca a me a farne l'esperienza!...

(da A. Manzoni, / Promessi sposi, SEI, Torino)

2. i più faccendoni: coloro che si danno da fare più ditutti.

3. accattando: andando in cerca, procurandosi.4. far l'arte di Michelaccio: vivere da bighellone, da

scansafatiche. Secondo un detto popolare, l'arte diMichelaccio è quella di mangiare, bere e andare aspasso.

5. potrebbe... zoppo: l'espressione è usata perribadire che don Rodrigo avrebbe potuto scegliereuna vita tranquilla e vivere bene senza sforzo, mentreha preferito seguire la strada del crimine (molestarfemmine) che lo condurrà a dannarsi l'anima (cioè afinire all'inferno).

6. E costui: si riferisce all'Innominato che sta facendo lastrada con lui.

Luigi Borgomainerio (1834-1876),Don Abbondio, disegno per l'edizione

illustrata dei Promessi sposi ti Alessandro Manzoni,edizione Fratelli Rechiedei,

Milano 1869.

NARRAZIONE

MIMETICA (= distanza minima) n «mmHEGETICA (= distanza massima)

?

PAROLEt

PENSIERIt

PAROLE

?

PENSIERI

• discorso diretto•dialogo• discorso indiretto libero

• monologo intcriore• flusso di coscienza

• discorso indirettolegato

• resoconto

• soliloquio