Le scritture nazionali

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Le scritture nazionali “Differenziazioni stilistiche” della scrittura medioevale in Europa

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breve saggio sulle differenziazioni stilistiche in Italia

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Le scritture nazionali“Differenziazioni stilistiche” della scrittura medioevale in Europa

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PREMESSE

L’unità politica dell’Impero Romano era stata infranta dalle invasioni barbariche avvenute tra il V e il VII secolo. Nei territori romani, dal nord Europa fino all’Africa e anche in Italia, si erano insediati, formando successivamente dei veri e propri regni, Vandali, Visigoti, Franchi, Ostrogoti, Longobardi e Unni. Con la caduta dell’Impero era venuta meno anche l’unità culturale, infatti l’insediamento di popolazioni germaniche, slave e orientali aveva frammentato la cultura coltivata nei monasteri e nelle sedi vescovili rallentando lo sviluppo unitario della scrittura. La scrittura minuscola corsiva, che andava sostituendo l’onciale e la semionciale (fig.1), assunse forme diverse da territorio a territorio, dando origine alla formazione delle scritture nazionali.

PRECAROLINE DELL’ITALIA SETTENTRIONALE E CENTRALE

Le Precaroline (fig.2) si diffondono presso le Scuole Vescovili dell’Italia Settentrionale in particolare ad Ivrea, Novara, Vercelli, Verona, Lucca e Ancona e presso le Scuole Monastiche di Bobbio Nonantola e Novalesa. Ogni centro utilizza una scrittura con caratteristiche proprie, in generale sono basate sull’onciale e la semionciale contaminate da elementi corsivi. In generale in queste scritture ritroviamo la lettera a più aperta, la i alta all’inizio di parola e la c crestata. Nello specifico la scrittura di Verona presenta una forma molto curata, andamento posato, la g semionciale e le legature r-i e t-i, mentre in quella di Nonantola la e in legatura si innalza leggermente rispetto alle altre lettere minuscole.

fig.1 - scrittura Onciale

fig.2 - esempi di scritture Precaroline

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BENEVENTANA O CASSINESE

L’origine di questa scrittura è collegata direttamente alla storia dell’abbazia di Montecassino. Fondata nel 529, venne distrutta dai Longobardi nel 581 e riedificata nel 717. Da Cassino transitarono S. Anselmo da Nonantola, Carlo Magno e il sovrano longobardo Rovi. Dunque la Beneventana (fig.3) sarebbe derivata dall’elaborazione della Precarolina (in particolare quella di Nonantola) dei manoscritti introdotti nel monastero dai dotti longobardi. Altri studiosi, al contrario, ritengono che la formazione di tale scrittura fu autonoma ritenendo come centro principale Benevento e non Montecassino.Graficamente si presenta ordinata, regolare e presenta moltissime legature che la rendono continua, e,f,g,l,r,t si legano obbligatoriamente con la i (fig.4). La a dapprima si presenta a forma di due c accostate, poi dopo il X secolo assume una forma chiusa. La e spicca su tutte le altre lettere e ha l’occhiello superiore quasi sempre chiuso, mentre la r scende sotto il rigo.Nel XI secolo, mentre a Cassino si consolida la tipizzazione cassinese, in Puglia prende forma la tipizzazione barese la quale presenta molte rotondità derivanti probabilmente dal modello greco-bizantino. La Beneventana in tutte le sue tipizzazioni scompare con l’arrivo nel sud Italia dei Normanni nel XIII secolo.

fig.3 - scrittura Beneventana nella tipizzazione cassinese

fig.4 - legature della i nella scrittura Beneventana

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LA VISIGOTA SPAGNOLA

È così denominata poiché si diffuse a partire dal VII secolo nel regno visigoto di Hispania, corrispondente a Spagna e Portogallo. Talvolta era usata anche nel sud della Francia. Presenta lettere molto simili tra loro (fig.5), infatti la a essendo aperta nella parte superiore somiglia ad una u e la l alla i, essendo quest’ultima molto lunga. Sono presenti due forme della lettera d, una con l’asta verticale ed un’altra con l’asta inclinata verso sinistra. La t assume forme differenti per indicare un suono duro o morbido seguendo la pronuncia ispano-latina di quel periodo.Molto interessante è l’evoluzione della z visigotica che si trasformerà nella c con cediglia ç (fig.6).Quando i territori situati a nord della penisola iberica nel IX secolo divennero Regno di Leon, la visigotica assunse la tipizzazione leonese, usata soprattutto nella cancelleria regia. Nei territori a sud invece, nell’emirato musulmano di Cordoba la scrittura si arricchì di elementi arabi dando vita alla tipizzazione mozarabica.

MEROVINGICA FRANCESE

Era la scrittura nazionale diffusa in Gallia tra il VI e l’VIII secolo, tipica degli atti dei sovrani merovingi. Dunque si tratta di una scrittura prevalentemente documentaria almeno nelle sue origini (fig.7). Un segnale che denota la sua natura cancelleresca è data dal voluto allungamento delle lettere soprattutto nelle aste ascendenti e dalla compressione laterale del testo.

fig.5/6 - testo in scrittura Visigota spagnola e evoluzione della z visigotica nella c con cediglia ç

fig.7 - scrittura Merovingica francese

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Inoltre il tratto delle lettere è ondulato, le legature spesso sono forzate, non sempre uguali e artificiose, con una valenza esclusivamente decorativa nella maggior parte dei casi. Intorno al VII secolo inizia a diffondersi anche un uso librario di tale scrittura all’interno dei monasteri, come testimonia il ritrovamento del frammento papiraceo delle lettere e delle omelie di S. Avito. I centri monastici più importanti sono Luxeuil, Laon, Corbie e Chelles, nei quali a partire dalla stessa matrice onciale e semionciale si sviluppano diverse tipizzazioni.

INSULARI IRLANDESE E INGLESE

La storia delle scritture insulari (fig.8) è strettamente connessa all’evangelizzazione dei territori in cui si è sviluppata. In Irlanda la cultura latina si diffuse nel V secolo con la conversione al Cristianesimo, a seguito dell’evangelizzazione di S. Patrizio, che, da Roma, portò con sè molti codici religiosi in onciale. Un ulteriore contributo alla diffusione delle scritture latine venne apportato dalle persone che si rifugiarono in Irlanda in seguito alle invasioni barbariche, le quali introdussero anche testi profani. In Inghilterra invece l’introduzione di codici in scrittura latina si deve alla missione nel VI secolo di quaranta monaci diretti dal monaco Agostino, divenuto poi arcivescovo di Canterbury.La base della scrittura è la semionciale con apporti di onciale e corsiva nuova. Quella irlandese si presenta più irregolare rispetto all’ordine e alla spaziatura di quella inglese. L’insulare presenta due forme: la maiuscola, più rotondeggiante e la minuscola,

fig.8 - atto regio in scrittura Merovingica francese

fig.9 - codice Berolinensis in Insulare maiuscola

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più acuta. L’insulare maiuscola (fig.9) deve il suo nome al fatto di poter essere sistemata tra due linee parallele, in realtà alcune lettere sono chiaramente minuscole, perché le loro aste si prolungano poco al di sopra dell’ipotetica linea superiore, oppure scendono al di sotto di quella inferiore. Si tratta di una scrittura ornamentale, cioè con accentuazione nella decorazione, come se gli scrittori si fossero compiaciuti nella bellezza formale delle lettere. Uno dei dettagli di questo ornato consiste nella sistemazione dei triangoli nella parte superiore delle aste, i cosiddetti denti di lupo. Inoltre l’utilizzo della penna di volatile a punta obliqua crea il chiaroscuro verticale.L’insulare minuscola è una scrittura usata nella quotidianità nei codici di poco pregio. Appare come la derivazione della maiuscola che ha subito una compressione laterale. È caratterizzata da archi acuti nelle curve e aste discendenti prolungate. Come tutte le scritture nazionali anche le insulari verranno sostituite dalle scritture caroline e in seguito da quelle gotiche.

fig.10 - legature della i nella scrittura Insulare

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