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LEZIONE NR. 6 - PSICOBIOLOGIA Le reazioni chimiche biologiche e gli enzimi

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LEZIONE NR. 6 - PSICOBIOLOGIA

Le reazioni chimiche biologiche e gli enzimi

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Le reazioni chimiche consistono in interazioni interatomiche che si svolgono a livello dei loro orbitali, e quindi differenti dalle reazioni nucleari (fusione e fissione) che coinvolgono i cambiamenti a livello del nucleo degli atomi.

Nel caso delle molecole biologiche, le reazioni chimiche avvengono in genere fra atomi appartenenti a due molecole differenti, anche se nel caso delle macromolecole è possibile che avvengano reazioni chimiche fra atomi che la compongono.

Come tutti i fenomeni fisici del nostro universo, anche le reazioni chimiche biologiche devono obbedire ai principi della termodinamica.

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1) La quantità totale di energia di un sistema e di un ambiente che lo circonda, rimane sempre costante di conseguenza, qualsiasi siano le trasformazioni che coinvolgono il sistema a l’ambiente, non ci sarà mai ne distruzione ne creazione di energia.

2) Tutte le trasformazioni energetiche sono SEMPRE accompagnate dalla dissipazione nell’ambiente, sotto forma di calore, di una parte dell’energia libera…ovvero l’energia utilizzabile per compiere un lavoro. Questo fenomeno viene misurato in accordo col concetto di entropia = disordine. Questo implica che un qualsiasi sistema e l’ambiente che lo circonda, vedranno sempre l’entropia aumentare e l’energia libera diminuire.

Tuttavia la materia vivente è in grado di controllare i flussi e la direzione di energia libera che vengono scambiati con l’ambiente.

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Assumendo continuamente sostanze in grado di fornire energia:

• Organismi fotosintetici

• Organismi chemiosintetici

• Organismi eterotrofi

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Trattenendo all’interno del corpo il calore che dovrebbe essere dissipato verso l’esterno:

• Piumaggio

• Pelo

• Strato adiposo

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In cosa consistono le reazioni chimiche nello specifico?

Esse sono riarrangiamenti atomici conseguenti ad urti fra le molecole.

Infatti un impatto fra due o più molecole, denominati reagenti genera energia cinetica che può anche essere utilizzata come energia chimica atta a rompere i legami delle molecole reagenti ed a formarne di nuovi con diverse conformazioni dando vita a nuove molecole chiamate prodotti.

Immagine 3.1Basi biologiche

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Ovviamente non tutti gli impatti fra molecole danno vita a reazioni chimiche.

Affinché ciò avvenga è necessario che i reagenti si urtino fra loro in maniera appropriata.

- Giusto posizionamento relativo- Giusta velocità

Se questi parametri sono corretti, forniscono congiuntamente la giusta energia di attivazione

Immagine 3.2Basi biologiche

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Tipologie di reazioni chimiche

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Caratteristiche delle reazioni chimiche

Ogni reazione chimica ha delle precise caratteristiche che bisogna aver presente:

• Velocità della reazione

• Energia della reazione

• Direzione della reazione

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Velocità

Questa viene misurata in quantità di molecole di prodotto che vengono prodotte in ogni unità di tempo. Es. 0,05 moli/minuto oppure 0.007 moli/secondo.

La velocità dipende in massima parte da due parametri:

• Temperatura in genere l’aumento di calore accelera la probabilità che due molecole impattino

• Concentrazione maggiore è la quantità di molecole in un solvente più è probabile che si incontrino

Es. Rettili oppure la febbre

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Energia

Essa è misurabile confrontando il contenuto energetico dei prodotti con il contenuto energetico dei reagenti.

Se il contenuto energetico dei prodotti < reagenti, si parla di reazione esoergonica o spontanea. L’energia fluisce dai reagenti all’ambiente.

Se il contenuto energetico dei prodotti > reagenti, si parla di reazione endoergonica o indotta. L’energia fluisce dall’ambiente ai reagenti.

Immagine 3.3Basi biologiche

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Esempio concreto:

Cambio di livello di masse d’acqua.

Se dobbiamo portare l’acqua da un livello inferiore ad uno superiore. Servirà energia che sarà divisa in due parti:

1. L’energia effettivamente necessaria a spostare l’acqua (secchi, idropompa)

2. Energia persa sotto forma di calore (calore che si genera nel corpo umano per fatica, o nell’idropompa per attrito ingranaggi)

Reazione endoergonica

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Esempio concreto:

Cambio di livello di masse d’acqua.

La caduta dell’acqua da un livello superiore ad uno inferiore è un fenomeno spontaneo che genera energia cinetica che a sua volta sarà divisa in due parti:

1. Una parte che potrà essere utilizzata per un lavoro (ruota di un mulino)

2. Energia persa sotto forma di calore (calore che si genera sui massi sul fondo della cascata)

Reazione esoergonica

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La soglia di attivazione

Nonostante come detto, alcune reazioni chimiche possano essere spontanee, questo negli organismi biologici avviene molto raramente. Es. le molecole del nostro corpo non si trasformano in CO2 ed H2O nonostante questa trasformazione dal punto di vista esoergonico sia molto favorevole.

Questo avviene perché anche le reazioni esoergoniche hanno bisogno di una iniziale somministrazione di energia, che verrà poi interamente restituita durante la reazione chimica.

Es. bruciare un foglio di carta

Immagine 3.4Basi biologiche

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Direzione

Ciò che definisce una molecola come reagente o viceversa come prodotto è la direzione entro la quale la reazione chimica avviene.

Le molecole collidono e l’energia che ne deriva, forma uno stato intermedio chiamato complesso attivato che ha due possibili vie di evoluzione

• Portare a termine la reazione (condizione energetica più stabile)• Regredire alla condizione iniziale (condizione energetica più stabile)

Pertanto una reazione chimica è teoricamente sempre reversibile. E la direzione in cui essa procederà dipende da molti fattori, il più importante fra i quali è la concentrazione dei reagenti rispetto a quella dei prodotti.

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Direzione

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La reazione chimica nelle cellule organiche

La probabilità di inizio e la velocità di una reazione chimica, come detto in precedenza, dipendono dalla temperatura e dalla concentrazione.

Tuttavia le cellule non hanno la possibilità di modificare autonomamente e facilmente tali parametri.

Per questa ragione, l’evoluzione ha dotato gli organismi di catalizzatori che hanno il compito di abbassare la soglia di attivazione di ciascuna reazione, in modo tale che i reagenti che presentano il contenuto energetico adatto a dare il via alla reazione, aumenti.

Tali sostanze:1) Si legano in modo altamente specifico ai reagenti di una data reazione chimica, abbassandone la soglia di

attivazione.2) Non entrano a far parte della reazione e non ne determinano la direzione di svolgimento3) Non si «consumano» nel corso della reazione, e quindi al termine tornano nuovamente disponibili per ulteriori

cicli di reazioni.

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A parte il caso dei ribozimi (molecole di RNA, coinvolte in alcune fasi di trascrizione e traduzione) i catalizzatori biologici sono sempre delle proteine, denominateenzimi.

Gli enzimi sono proteine in grado di riconoscere in modo specifico come reagenti determinate molecole così da poter dare il via a determinate reazioni chimiche.

In genere il nome dell’enzima dipende dalla reazione chimica che andrà a catalizzare, definita dalla desinenza -asi (es. DNA-polimerasi).

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La capacità degli enzimi di catalizzare le reazioni chimiche nella materia vivente, dipende in gran parte dal fatto che essendo proteine, sono contraddistinti da una forma tridimensionale data loro dalla struttura terziaria (o quaternaria).

Questa struttura consente di avere varie regioni dell’enzima che possono interagire in maniera reversibile o stabile con i reagenti (substrato), con fattori che regolano la funzione enzimatica o che ne dirigono la localizzazione intra-cellulare.

In particolare ogni enzima ha una regione chiamata sito attivo che media il riconoscimento stereo-specifico dell’enzima, con il substrato.

L’insieme dell’enzima e del substrato, forma il complesso ES

Immagine 3.8Basi biologiche

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Un valido modello di spiegazione dell’interazione fra enzima e substrato è stato offerto da Fisher all’inizio del XX secolo, ed è stato definito modello chiave – serratura.

Tale modello spiega come gli enzimi possano avere diversi gradi di specificità nei confronti delle molecole substrato.

• Alta specificità, accoglie quasi interamente le molecole del substrato. Questo fa in modo che solo e solamente quelle molecole riescano a legarsi all’enzima, dando il via alla reazione chimica.

• Bassa specificità, accoglie solo una porzione dell’intera molecola del substrato. Questo fa in modo che molecole diverse fra loro, ma con una parte in comune, che riesce a legarsi all’enzima, possano dare il via alla reazione chimica.

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Il ruolo del complesso enzima-substrato è quello di abbassare la soglia di attivazione della reazione.

Questo avviene poiché l’enzima mantiene fermi i reagenti in una posizione favorevole, nella quale la maggior parte degli urti fra le loro molecole, riesce a dare il via alla reazione.

In conclusione, la presenza di un enzima, consente alla reazione chimica di svolgersi ad elevata velocità minimizzando l’energia necessaria per il suo innesco.

Immagine 3.9Basi biologiche

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Tuttavia, come detto in precedenza l’enzima può dare il via alla reazione chimica ma non ne può influenzare la direzione. Ciò vuol dire che la regola esposta in precedenza circa la concentrazione di reagenti e prodotti, rimane valida e che il complesso ES, come risultato potrà avere la formazione dei prodotti, ma anche il ritorno ai singoli reagenti. Per ovviare a tale problema, gli enzimi dopo aver legato a loro i reagenti, vanno incontro ad un cambiamento conformazionale che può portare con più probabilità alla formazione dei prodotti.

Immagine 3.10Basi biologiche

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Talvolta il sito attivo, oltre ad ospitare i reagenti, può anche ospitare altre molecole chiamate inibitori enzimatici.

Si tratta di molecole molto simili a quelle che creano il normale substrato dell’enzima, ma che creano un diverso complessochiamato E-I.

A differenza dei reagenti, gli inibitori non vengono trasformati in prodotti dalla reazione chimica. In alcuni casi gli inibitori sono presenti nella cellula e vengono utilizzate da queste ultime per regolare l’attività enzimatica. Più frequentemente queste sostanze vengono introdotte dall’esterno dell’organismo (farmaci o sostanze velenose).

La regolazione enzimatica

Immagine 3.11Basi biologiche

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Acido acetilsalicilico, derivato artificiale di acido salicilico, presente nella corteccia e nelle foglie del salice.

È un inibitore degli enzimi ciclo-ossigenasi 1 e 2 che catalizzano le prostaglandine che danno inizio alla risposta infiammatoria.

In particolare l’aspirina diminuisce la produzione delle prostaglandine a livello dell’ipotalamo che è il centro regolatore di tutta la temperatura corporea.

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Gli inibitori enzimatici inoltre si possono classificare in inibitori competitivi e non competitivi. Sulla base della stabilità del complesso E-I che essi formano.

Se il complesso E-I è instabile, dopo breve tempo si romperà liberando nuovamente l’enzima che avrà il sito attivo libero di accogliere nuovamente un’altra molecola.Se la molecola è un reagente avrà inizio la reazione, se è un inibitore, l’enzima sarà bloccato ancora una volta temporaneamente.

La probabilità del nuovo legame, dipende come sempre dalla concentrazione dei reagenti o degli inibitori (per tale ragione questi inibitori vengono definiti competitivi). A causa della loro bassa tossicità gli inibitori competitivi sono il principio attivo di molti farmaci utilizzati per l’uomo.

Se il complesso E-I è stabile. L’enzima viene attivato in maniera permanente e l’unico rimedio che la cellula ha di attivare nuove reazioni chimiche utili è quella di sintetizzare nuovi enzimi.

A causa della elevata tossicità, gli inibitori non-competitivi, sono frequenti componenti dei veleni rilasciati da animali o piante.

Immagine 3.12Basi biologiche

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Abbiamo visto che gli enzimi possono essere inattivati in maniera reversibile o irreversibile. Ma questi possono anche essere attivati, consentendo così alla cellula di regolarne le funzioni.

Ma in cosa consistono di preciso tali regolazioni? In genere sono quasi tutte modificazioni post-traduzione.

Ve ne sono di 6 tipologie. E possono agire in maniera singola, contemporanea o sequenziale su ogni enzima.

1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allosterica

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1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allosterica

La cellula genera un pro-enzima inattivo, che diventerà attivo solo a seguito del taglio di una parte della sua catena polipeptidica.

Molti enzimi della catalisi proteolitica del tubo digerente funzionano in questo modo.

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1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allosterica

In questo caso l’enzima non si attiva solo dopo l’unione con i reagenti, ma è necessario che vi si leghi anche un cofattore.

Ad esempio nel neurone, l’enzima PKA (proteinchinasi A), implicato nei processi di trasduzione del segnale, viene attivato dal legame con il nucleotide cAMP (AMP ciclico)

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1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allostericaSingole sub-unità, ognuna delle quali inattiva vengono unite fra loro per formare l’enzima completo che diverrà attivo.

Un esempio a livello dei neuroni è rappresentato dall’enzima adenilato ciclasi che produce il cAMP partendo dall’ATP. Di per sé questo enzima è inattivo, ma quando gli viene assemblata una subunità alpha s, presa dalla proteina G che gli è accanto, allora l’enzima si attiva.

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1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allosterica

La molecola enzimatica viene trasportata da un sito intracellulare nel quale non poteva essere attiva, ad un secondo sito intracellulare nella quale può esplicare la propria funzione

Es. gli enzimi della fosforilazione ossidativa iniziano a funzionare dopo essere stati trasportati nei mitocondri.

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1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allosterica

Vengono aggiunti o sottratti gruppi funzionali carichi dal punto di vista elettrico, come i gruppi fosfati.

Troviamo quindi nuovamente i processi di fosforilazione e defosforilazione che in genere riguardano gli amminoacidi serina, treonina o tirosina.

Es. proteinchinasi o fosfatasi.

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1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allosterica

Riguarda una particolare tipologia di enzimi (in genere metabolici) che sulla loro superfice oltre ad avere il sito attivo che accoglie il substrato, hanno anche un secondo sito di legame, chiamato per l’appunto sito allosterico che lega gli effettori allosterici che possono essere distinti in:

• Inibitori allosterici• Attivatori allosterici

L’azione di queste seconde molecole di ligando, può essere esplicata solo se il sito attivo è libero e viceversa, per via dei cambiamenti conformazionali indotti da entrambi i legami.

Immagine 3.13Basi biologiche

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1) Attivazione mediante taglio proteolitico

2) Attivazione mediante unione con un cofattore

3) Assemblaggio di sub-unità

4) Traslocazione intracellulare

5) Attivazione/Inattivazione mediante cambiamento delle cariche elettriche

6) Regolazione allosterica

Esempio di catena metabolicaRegolazione a feed-back

Enzima chiaveDiventa inibitore allosterico dell’enzima chiave

Immagine 3.14Basi biologiche

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Abbiamo visto come gli enzimi vengono regolati.Tuttavia fra l’enorme quantità di enzimi che sono presenti nelle cellule del nostro organismo, ve ne sono alcuni che non vengonoregolati. Ciò vuol dire che alla cellula basta produrre quel determinato enzima per ottenere in modo automatico i prodotti della

reazione chimica che andrà a catalizzare l’enzima in questione. In poche parole agisce come un interruttore ON/OFFTali enzimi vengono definiti come dotati di attività costitutiva

Un esempio concreto è rappresentato dai neuroni catecolaminergici. Alcuni fra questi neuroni possono sintetizzare un enzima chiamato dopamina-B-idrossilasi, che catalizza una trasformazione della dopamina in noradrenalina, e vengono quindi detti

neuroni noradrenergici. Altri neuroni non codificano questo enzima, e quindi non avviene questa reazione…la dopamina rimane dopamina ed i neuroni vengono definiti dopaminergici.