Le ragioni del consumo nella trappola della droga

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LE RAGIONI DEL CONSUMO NELLA TRAPPOLA DELLA DROGA

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LE RAGIONI DEL CONSUMO NELLA TRAPPOLA DELLA DROGA

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DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del le legg i e del c l ima is t i tuz ionale

Analizzando le ragioni del primo step, ossia il passaggio dalla categoria dei non consumatori a quella degli sperimentatori, dobbiamo forse prima di tutto fare un piccolo ragionamento controfattuale: un tale passaggio sarebbe possibile in un contesto ove non vi fosse droga circolante [Ravenna, 1997]?

Dauhoo, Korimboccus e Isaak, autori del modello delle categorie di consumatori che qui stiamo utilizzando, simulano matematicamente gli effetti delle politiche antidroga sull'aumento o la diminuzione dei bacini di consumatori; ciò che riscontrano è che leggi restrittive e rigide creano uno stigma nei confronti di tutti i tipi di consumatori, riducendo di fatto le possibilità di persuasione da parte degli sperimentatori nei confronti dei non consumatori; l'intero sistema si trova così ad approssimare negli anni una condizione drug-free. Van Horn, Hawkins e collaboratori identificano in diverse ricerche [2004, 2011 e 2014] l'esistenza di una relazione tra la presenza di leggi favorevoli alle droghe e il consumo di marijuana, alcol e il binge drinking (le sbronze del sabato sera).

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Pare dunque che la soluzione al problema della circolazione di droghe sia servita su un piatto d'argento; sono però gli stessi autori di cui sopra a suggerire implicitamente i limiti dell'irrigidimento delle politiche antidroga: innanzitutto l'influenza del permissivismo legislativo viene condivisa con altre variabili quali la disponibilità percepita di droghe e il favore dei genitori al consumo di sostanze; bisogna pertanto declinare il problema della disponibilità consentita dalla legge negli specifici contesti, dove aldilà delle norme scritte possono esserci isole di permissi-vismo e disponibilità effettiva, anche illegale.

In secondo luogo Omori [2013] evidenzia come le leggi antidroga siano figlie del panico morale diffuso, che tende a ingigantire il problema; questo richiama il tema dello stigma come barriera tra non consumatori e sperimentatori di Dauhoo et al., che, come mostrano Peretti-Watel e collaboratori [2014] in un'indagine sullo stigma contro i fumatori in Francia, è vero che da un lato protegge i non utilizzatori, ma porta anche i consumatori a proteggersi, chiudendosi in una specie di mondo altro.

Qui di seguito ci concentreremo su quello che per eccellenza è un “mondo altro”, ossia l’adolescenza, alla ricerca dei luoghi e delle ragioni della sperimentazione.

DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del l ’at tegg iamento del la comunità e dei geni tor i

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DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORISinoss i qual i tat iva dei fattor i che inf lu iscono sul le barr iere soc ia l i e is t i tuz ional i

NON CONSUMATORI

CONSUMATORI

leggi restrittive e

rigidefavoriscono

divisione

PANICO MORALE

stigma sociale crea

barriere

la barriera favorisce la nascita di un mondo

altro e protetto

Il panico morale favorisce l’adozione di politiche restrittive, che creano barriere più forti nel passaggio dalla condizione di non consumatori a consumatori; tutto questo, tuttavia, aumenta lo stigma sociale, che attornia i consumatori di una barriera sociale in grado di delimitare un mondo altro, protetto.

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L'adolescenza, che spesso viene ritenuta dagli adulti un'età dell'oro perduta, è in realtà un momento in cui ci si trova ad affrontare compiti evolutivi molto complessi, ed è l'esito di questo problem solving a condizionare il futuro sviluppo adulto [Palmonari, 2001]; in particolare, gli adolescenti si spendono tra compiti scolastici, dove devono imparare a misurarsi con impegni, responsabilità e autonomia, e relazioni sociali tra pari, dove iniziano a mettere alla prova i valori trasmessi dai genitori e la tenuta dei loro insegnamenti.

DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del la scuola

15%

58%

25%1%

3ª elementareLicenza elementareLicenza media inferioreDiploma

Ragioneria

Geometra

Perito agrario

Liceo Scientifico

Economia Aziendale

Alberghiero

0 15 30 45 60

Per quanto riguarda la scuola, nella popolazione AIRONE i soggetti posseggono per la maggior parte titoli di studio coincidenti con il periodo dell’obbligo scolastico; laddove abbiano proseguito gli studi, si è trattato soprattutto di istruzione tecnica.

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Non ci sono associazioni tra il titolo di studio e la provenienza territoriale, pertanto il fatto di essere nati in Comune minore non costituisce una discriminante.

Interessante notare l’altissima percentuale di bocciature e abbandoni scolastici, anche se non risultano correlati tra loro, nonché il fatto che i maggiori problemi dichiarati dai soggetti in relazione alla scuola siano di apprendimento.

DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del la scuola

25%

75%

BocciatureNon bocciature

30%

70%

Abbandono scolasticoNon abbandono

0

10

20

30

40

Condotta Apprendimento Lavoro precoce TD Famiglia Life-events Imitazione

Abbandono Non abbandono

Nonostante non sia presente un’associazione significativa tra abbandono e tipo di problemi, possiamo constatare che comunque l’abbandono tenda a concentrarsi dove siano stati dichiarati problemi di condotta.

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La relazione tra insuccesso scolastico e consumo di alcol e marijuana è ben documentata in letteratura, anche se cambia direzione a seconda dello studio: secondo Dufur, Parecel e McKune [2013] un basso attaccamento alla scuola, così come l'insuccesso scolastico in generale, porterebbero ad aumentate probabilità di consumo di alcol e marijuana, mentre Aspy e collaboratori [2014] sottolineano come la connessione alla scuola prevenga dall'uso soprattutto gli adolescenti maschi; allo stesso tempo Newbury-Birch, White e Kamali [2000] mostrano come il consumo di alcol influisca sulla scelta di cessare gli studi, mentre Thompson e Petrovic [2009] identificano una relazione tra l'ingresso precoce nel mondo del lavoro e il consumo di sostanze.

Dai dati AIRONE emerge una relazione debole (φ=0.22, p=0.07) tra titolo di studio e bocciature, con una tendenza di queste ad accumularsi verso le Scuole Superiori; assai forte invece è la relazione tra titolo di studio e abbandono scolastico (φ=0.92, p=0.001), con evidenza della concentrazione di questo verso la Scuola Media. Tuttavia le bocciature non presentano associazione con l'abbandono, con i problemi scolastici e la devianza adolescenziale.

DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del la scuola

ABBANDONO AVANZAMENTO NEGLI STUDI92%

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DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del la scuola

Esiste invece, del tutto in linea con la letteratura, una relazione tra abbandono scolastico ed età del primo consumo (F=9.45, p=0.002) identificando due sottogruppi: quelli che abbandonano e che iniziano a consumare sostanze verso i 14-15 anni e quelli che proseguono negli studi che iniziano a consumare a 18 anni; non c'è relazione invece tra bocciature ed età di inizio.

ETÀ DEL PRIMO CONSUMO

ABBANDONO SCOLASTICO

In prospettiva l’abbandono scolastico può essere considerato un fattore di rischio, sia perché correla con l’età del primo contatto con le droghe, sia perché, in prospettiva, contribuisce in modo significativo (φ=0.28, p=0.02) a predisporre le aspirazioni lavorative.

ABBANDONO SCOLASTICO

ASPIRAZIONI LAVORATIVE28%

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DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del la scuola

STATUS SOCIO-ECONOMICO

LIVELLO DI SCOLARIZZAZ.

Complessivamente, rispetto alla scuola in adolescenza può venirsi a creare un circolo vizioso, dove insuccesso scolastico e uso di sostanze si influenzano reciprocamente fino alla decisione di rinunciare del tutto agli studi.

Emerge dalla popolazione AIRONE una forte associazione (φ=0.63, p=0.003) tra livello di istruzione e status socio-economico del nucleo familiare d’origine, cui contribuisce soprattutto la componente status alto e istruzione superiore, confermata da una relazione ancora più importante (φ=0.73, p=0.03) tra livello di istruzione e numero di fratelli; non sembrano influire il rango di nascita né la primigenia, né altre condizioni familiari quali il decesso di un genitore o di un fratello né la tossicodipendenza di un fratello. Ecco dunque che possiamo inscrivere il percorso di studi nella vita familiare, in particolare rispetto alle risorse di cui il nucleo dispone per investire sui figli.

63%

NUMERO DI FRATELLI

LIVELLO DI SCOLARIZZAZ.73%

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DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORISinoss i qual i tat iva dei fattor i in g ioco a l ive l lo sco last ico

PROBLEMI DI APPRENDIMENTO

AVANZAMENTO NEGLI STUDI

ABBANDONO SCOLASTICO

ASPIRAZIONI LAVORATIVE

PROBLEMI DI CONDOTTA

ETÀ DEL PRIMO CONSUMO

Il primo consumo avviene tra gli 8 e gli 11 anni, anche se questo non incide sulle scelte scolastiche, quanto più sul rendimento (bocciature). L’abbandono della scuola avviene per molte ragioni, a partire dalle difficoltà socio-economiche e dalla densità del nucleo familiare (un ambiente con molti fratelli difficilmente sarà un luogo ideale per studiare). I problemi di condotta e l’ingresso vero e proprio nel mondo della droga nei quattordicenni favoriscono l’abbandono scolastico definitivo, con ricadute sull’orizzonte di formazione e speranza a livello lavorativo.

uno dei possibili fattori di innesco

uno dei vari fattori di contorno

DISAFFEZZIONE ALLA SCUOLA

un fattore precipitante

un fattore precipitante

NUMERO DI FRATELLI

STATUS SOCIO-ECONOMICO

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dichiarando una direzione precisa del proprio progetto di vita, appartiene ai più scolarizzati; considerando che sono però proprio questi, che rivelano una progettualità maggiore, a concludere il percorso terapeutico in modo prematuro, possiamo trarre importanti considerazioni sul profilo ideale dell'utente di Comunità.

DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORIComunità Terapeut ica e sco lar izzazione

Il Dipartimento Politiche Antidroga segnala la tendenza per le Comunità Terapeutiche a intercettare un'utenza meno scolarizzata, mentre studenti e in generale persone con un percorso di formazione più lungo alle spalle tendono a usufruire del counseling offerto dai Ser.T.

Dai dati della popolazione AIRONE emerge la suggestione di un'interessante relazione, di poco al di sotto della significatività (φ=0.33, p=0.07) tra il titolo di studio e motivazione dell'ingresso in Comunità: in particolare la presenza di un progetto specifico, riconducibile al desiderio di uscire dalla tossicodipendenza

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Per quanto riguarda il lavoro, è chiaro che questo rappresenti una sfida importante, mettendo alla prova le persone rispetto alla capacità di assumersi responsabilità, di gestire il proprio tempo, di tollerare lo stress, di raggiungere gli obiettivi, avere sufficiente autostima; uno di quei passaggi di fronte a cui molti potrebbero avere un cedimento e sentire il bisogno di un sostegno chimico.

DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORIL’ ingresso nel mondo del lavoro

11%

39%50%

DisoccupatoOperaioAutonomo/Imprenditore

43%

48%

9%

NessunaPariSuperiore

Metà della popolazione AIRONE è disoccupato al momento dell’ingresso in Comunità, mentre una la restante parte è composta da una maggioranza operaia e da un piccolo margine di lavoratori autonomi e imprenditori.

Per quanto riguarda le aspirazioni lavorative, solo in pochi dichiarano di non possederne, mentre sono quasi pari i

soggetti che aspirano a mantenere il livello di occupazione raggiunto e quelli che invece sperano in un miglioramento. Aspirazione lavorativa e occupazione sono associate in modo significativo (φ=0.43, p=0.05), in particolare gli operai e gli imprenditori mantengono stabile il livello di aspirazione, mentre verosimilmente i disoccupati aspirano a un miglioramento.

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DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORII l ruo lo del lavoro

Williams e Parker trovano una relazione diretta tra l'ingresso nel mondo del lavoro e l'emergenza di un bisogno di relax e di riduzione dello stress, che scaturiscono a loro volta proprio nel consumo di sostanze, mentre Grant e Langan-Fox [2007] trovano una relazione tra labilità psicologica (un tratto di personalità definito neuroticismo) e sensibilità allo stress lavorativo. Anche l'abuso di farmaci sarebbe coinvolto nel desiderio di facilitare l'attività lavorativa [Silva, Kecojevic e Lankenau, 2013], portandoci quindi a delineare uno scenario dove l'abuso di sostanze avviene al di fuori dei confini del disagio socioeconomico e all'interno della cosiddetta normalità.

A tal proposito, Morissette e Dedobbeleer [1997] individuano una relazione tra l'occupare una posizione lavorativa elevata e il consumo di psicofarmaci da parte di donne, una relazione sostenuta anche da Pelfrene e collaboratori [2004] che identificano un'influenza diretta tra la pressione di richiesta lavorativa e il consumo di benzodiazepine da parte delle donne, mentre la stessa influenza è negativa nei confronti degli uomini. Ngoundo-Mbongue e collaboratori [2005] riscontrano nei lavoratori che assumano psicofarmaci una tendenza maggiore a sviluppare dipendenza.

Nella popolazione AIRONE abbiamo riscontrato un’associazione significativa (φ=0.52

p=0.02) tra la seconda sostanza consumata e la condizione lavorativa, in particolare gli operai mostrano consumi maggiori di cocaina mentre i disoccupati di party drugs.

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DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORISinoss i qual i tat iva dei fattor i in g ioco a l ive l lo lavorat ivo

PRESSIONE LAVORATIVA

DISOCCUPAZIONE

CONSUMO DI COCAINA

CONSUMO DI PARTY DRUGS

LAVORO SODDISFACENTE

CONSUMO DI PSICOFARMACI

Chi decide di non abbandonare la scuola fa ingresso nel mondo della droga più avanti, verso i 18 anni. In questo caso a giocare un ruolo importante sembrano essere non tanto l’insoddisfazione scolastica o la scelta di condotte socialmente devianti, quanto più il fatto di confrontarsi con un mondo complesso come quello del lavoro. A fronte di questa complessità, e di una fragilità che possiamo ipotizzare preesitente, chi fosse soddisfatto del proprio lavoro e ne senta il peso in termini di responsabilità tenderà ad assumere droghe che possiamo definire performanti, legate cioè alla gestione delle emozioni o al mantenimento di un alto livello di attività; chi invece rimane fuori dal mondo del lavoro inizia a spendersi in divertimenti e feste, dove viene in contatto con le party drug.

consumo di droghe legato al mantenere un certo livello di

performance [Ngoundo-Mbongue et al., 2005]

consumo edonistico

}

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Le schede anamnestiche AIRONE non permettono al momento di approfondire la concomitanza tra occupazione e sviluppo di dipendenze, anche se vale la pena riportare l'esperienza di un soggetto che dichiara di aver iniziato a consumare alcol in seguito all'assunzione in banca per tollerarne lo stress; è utile tenere conto di ciò, poiché sulla condizione lavorativa al momento del contatto con i Servizi si differenziano i percorsi di cura, con i Ser.T. che tendono a intercettare soggetti occupati e le Comunità Terapeutiche che invece raccolgono un'utenza per la maggior parte disoccupata (il che rilancia la validità della Terapia Occupazionale oltre il mero orizzonte terapeutico).

DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORIComunità Terapeut ica e occupazione

Effettivamente esiste una relazione significativa tra la condizione lavorativa il numero di tentativi precedenti di ingresso in Comunità, anche se a pesare maggiormente in questa relazione sono i lavoratori autonomi/imprenditori, che tendono a compiere più tentativi dei disoccupati: ciò potrebbe significare una maggiore difficoltà da parte di chi abbia un impiego o un’impresa a prendersi tempo da dedicare alla liberazione di sé dalla dipendenza.

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Può darsi per assodato che fare uso di droghe non significhi necessariamente esserne dipendenti; lo dimostrano anche le statistiche epidemiologiche, che riescono a inquadrare bene le prevalenze d'uso ma faticano a distinguere gli elementi strutturali del fenomeno, tra cui anche il passaggio da uso ad abuso.

Tuttavia si può affermare con altrettanta tranquillità che il passaggio dagli sperimentatori ai consumatori cosiddetti ricreativi equivalga all'ingresso in una zona di rischio, dove la partita tra autocontrollo e richiamo esercitato dalla sostanza si fa pericolosa; sarebbe proprio la ricerca del rischio, insieme al bisogno di sperimentare sensazioni forti, secondo Hawkins, Van Horn e Arthur [2004], ad essere all'origine del consumo di marijuana e del binge drinking in età adolescenziale.

DA SPERIMENTATORI A RICREATIVIConsumo r icreat ivo e percezione del r isch io

1614-16 anni

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Il consumo ricreativo ci riporta in secondo luogo al fenomeno emerso negli ultimi 10-15 anni delle party drugs, ossia di quell'insieme di droghe che vengono consumate a scopo ludico tendenzialmente nel fine settimana; si tratta di droghe piuttosto forti, che non inducono un’importante dipendenza fisica e per questo vengono considerate più sicure di altre.

Nella popolazione AIRONE esiste un’associazione significativa tra la tipologia di sostanza e un indice costruito ad hoc, lo Strenght Index, un valore puramente indicativo che tiene conto sia della durata del consumo che della frequenza e deriva dalla relazione moltiplicativa dei due:

• per quanto riguarda la prima sostanza consumata, lo S.I. è maggiore per la cocaina ed alcol, e assume valori simili in eroina e cannabis (F=15.3, α=0.01); • nella seconda sostanza consumata lo S.I. cresce per tutte le sostanze considerate, in particolare per l’alcol e per l’eroina (F=3.21, α=0.05); • non è possibile misurare lo SI.. delle droghe sintetiche a causa delle lacune nei dati, ma si può dire che sia per le prime, le seconde e le terze droghe consumate lo S.I. ha come limite superiore la metà del valore minimo registrato per la cannabis, a conferma del fatto che in generale ecstasy, amfetamine e allucinogeni vengono consumate con molta più moderazione.

DA SPERIMENTATORI A RICREATIVILe droghe del sabato sera

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DA SPERIMENTATORI A RICREATIVILe droghe del sabato sera

26%

74%

Prima sostanza

LudicaProblem solving/coping

29%71%

Seconda sostanza Anche la motivazione che viene addotta dai soggetti della popolazione AIRONE per il consumo della prima e della seconda sostanza ha a che fare con la sfera del divertimento, sebbene valga la pena ricordare che se la prima sostanza ad essere consumata maggiormente è la cannabis, la seconda è l’eroina, che non possiamo certo considerare una sostanza al pari di alcol e cannabis. Vedendo che la popolazio-

Secondo Webb, Ashton, Kelly e Kamali [1996] la ragione principale del consumo di alcol e droghe è il desiderio di provare piacere, anche se Cox e collaboratori [2006] problematizzano tale evidenza rispetto all’alcol, differenziando le ragioni in positive e negative: le prime rientrano nel social drinking, cioè con il consumo condiviso, mentre le seconde nell’escape drinking, ossia con il consumo atto a sfuggire i problemi dell’esistenza. Sempre secondo gli autori sarebbe quest’ultimo modo di consumare a ingenerare problemi di alcolismo, una teoria condivisa da Kuntsche e collaboratori [2005] secondo i quali le motivazioni sociali correlano con un uso moderato di alcol, il desiderio invece di enhancement, ossia di potenziamento, con un uso importante, mentre utilizzare l’alcol come modo per affrontare i problemi (coping) degenererebbe in problemi di alcolismo.

ne Airone dichiara di aver iniziato a consumare eroina per gioco, viene da domandarsi quanto sia davvero possibile distinguere soggettivamente la soglia che distingue il consumo per gioco e divertimento da quello per evitare i problemi.

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DA SPERIMENTATORI A RICREATIVIUn’esper ienza concreta

Mi è capitato, durante una giornata di formazione alle Life Skill presso una Scuola Secondaria di un Comune dell’Hinterland milanese, di lavorare assieme ai ragazzi di una terza media all’identificazione delle ragioni per cui, secondo loro, si inizia a consumare droghe. Curiosamente, solo uno di loro ammette il piacere come ragione possibile; le –motivazioni addotte sono:

• perché hanno un effetto calmante;• perché fanno sentire più grandi;• per mettersi in mostra;• perché gli altri spingono a farlo;• per combattere un periodo difficile;• per risolvere i propri problemi;• per farsi accettare;• per curiosità;• perché è divertente.

I ragazzi in questione sono stati in grado di enucleare molte delle ragioni che stiamo considerando in questa sede, compare infatti il coping, il desiderio di appartenere a un gruppo, il desiderio di avere un ruolo di spicco nel gruppo e il piacere; non compare, se non marginalmente, uno degli elementi che spesso viene citato in letteratura, ossia il bisogno di sperimentare un rischio; secondo alcune ipotesi (più avanti ritratteremo il tema) gli adolescenti hanno una propensione al rischio maggiore degli adulti, a causa dell’immaturità dei processi di controllo.

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Esistono molteplici spiegazioni individualistiche del fenomeno della distorsione nella percezione del rischio:

• spiegazioni temperamentali, che fanno riferimento in particolare al sensation seeking [ad es. Hawkins, Van Horn, Arthur, 2004];• spiegazioni personalistiche, che richiamano neuroticismo e psicoticismo [ad es. Newbury-Birch, White e Kamali, 2000];• spiegazioni genetiche, che parlano di un’influenza genetica additiva [ad es. Boisvert, Boutwell, Vaske e Newsome, 2014];• spiegazioni cliniche, che fanno riferimento a categorie psicodiagnostiche quali il Disturbo della Condotta [ad es. Alati, Kinner, Hayatbakhsh, Al Mamun, Najman e Williams, 2008].

Numerosi studi però collocano la percezione di rischio all’interno del contesto del gruppo: Bahora, Sterk e Elifson [2009] così come Silva, Kecojevic e Lankenau [2013] sottolineano l’influenza della normalizzazione del gruppo sulla percezione di rischio, mentre Duff [2005] sottolinea l'importanza del gruppo sul consumo di droghe da festa via normalizzazione. Webb e collaboratori [1997] mettono in luce come le sostanze consumate si distribuiscano in modo disomogeneo entro gruppi di studenti diversi, ad evidenziare la natura prettamente sociale del consumo: in particolare, gli studenti di Biologia tendono a consumare più alcol, quelli di Scienze Sociali più marijuana mentre quelli di Arte droghe sintetiche.

DA SPERIMENTATORI A RICREATIVII l sensat ion seeking e le par ty drugs

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I l ruo lo del gruppo dei par i

sociale prevale solo caso della cannabis mentre per l’alcol sono maggiori le ragioni individuali.

Si può affermare che il policonsumo che parte dalla cannabis sia un fenomeno sociale mentre invece il monoconsumo di alcol risieda più in ragioni personali? I dati sono insufficienti, ma senz’altro il quesito è interessante.

0%

20%

40%

60%

80%

100%

RAGIONI PERSONALI INFLUENZA DEL GRUPPO

alco

l

alco

lca

nnabis

cannab

is

Ricordiamo che Dauhoo e collaboratori sostengono che a governare i passaggi da un bacino a un altro vi siano processi di influenza [si veda pag. 27]; il dato sembra confermato dall’analisi delle ragioni che i soggetti AIRONE hanno dichiarato in merito alla scelta di iniziare a consumare droga, nella maggior parte dei casi legate all’influenza del gruppo più che a motivazioni individuali, sebbene sia interessante considerare che l’influenza

DA SPERIMENTATORI A RICREATIVI

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DA SPERIMENTATORI A RICREATIVIConsumo r icreat ivo e percezione del r isch io

Proseguendo nell’esplorazione delle motivazioni sottostanti la decisione di consumo, nella popolazione AIRONE emerge una chiara indicazione sul fatto che il consumo ludico e quello di gruppo tendano ad essere associati per la prima sostanza (φ=0.74

p=0.000), più debolmente per la seconda (φ=0.44 p=0.07). Intrecciando questo risultato con quanto detto a proposito dell’influenza del gruppo sulla percezione del rischio, possiamo rinforzare la rappresentazione per cui il l’iniziazione e la stabilizzazione dei consumi [Ravenna, 1997] siano fenomeni sociali, legati alle relazioni tra pari [Gerich, 2014; Belackova e Vaccaro, 2013]; pertanto, di pertinenza delle Scienze Sociali avrebbe senso che fosse il tema della prevenzione.

Nella popolazione AIRONE esiste una relazione significativa (F=5.25 con p=0.03) anche tra locus of control ed età del primo consumo: chi dichiara motivazioni individuali ha un’età significativamente maggiore di chi adduce l’influenza del gruppo come motivazione, rispettivamente 18 e 15 anni.

Sull’ipotesi che il cervello adolescente (ipotesi del teenage brain in letteratura) sia strutturalmente più labile e propenso al rischio di quello adulto Males [2009] pone una forte clausola di dubbio, propendendo per spiegazioni sociologiche e psicologiche. È effettivamente possibile che gli adolescenti siano più labili, ma quanto all’autostima, la quale Chou e collaboratori [2013] mostrano essere legata alla capacità di differenziarsi dagli altri e quindi non lasciarsi persuadere.

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DA SPERIMENTATORI A RICREATIVIIncorrere in problemi d i lavoro

Se da un lato, come abbiamo visto, iniziare a consumare droghe si lega all’abbandono scolastico, allo stesso tempo anche la rinuncia al lavoro è un tema rilevante, nella misura in cui il consumo di sostanze può comportare problemi lavorativi fino alla totale perdita: è quello che riscontrano Hoffmann, Dofur e Huang [2007], che sottolineano in particolare quanto la relazione tra uso di droghe e perdita del lavoro sia forte nei casi di uso di marijuana e cocaina, e come la marijuana possa spingere a rallentare la ricerca di lavoro nelle situazioni di disoccupazione.

Nella popolazione AIRONE non è riscontrata una tale associazione, sebbene vi sia una relazione significativa tra le aspirazioni lavorative e la sostanza utilizzata come terza, ossia i consumatori di cocaina tendono ad avere aspirazioni lavorative più basse degli altri soggetti (φ=0.71 p=0.002); risultato difficilmente interpretabile dal punto di vista teorico.

In generale, sia che si perda il lavoro che no, il consumo di droghe determina una riduzione delle entrate con un ritardo temporale di circa 10 anni dall’inizio [Kendell, Chen e Gill, 1995]; ecco che lo spaccio può rappresentare in determinati contesti una valida alternativa al problema di doversi misurare con le responsabilità lavorative, anche se per alcuni soggetti passare dall’essere consumatori a fornitori può essere un modo utile per pagarsi spese ordinarie quali le tasse universitarie [Taylor e Potter, 2013].

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DA SPERIMENTATORI A RICREATIVIDa consumator i a forn i tor i

Le ragioni e i modi dell’influenza del gruppo sono state approfondite in letteratura da indagini psicologiche quali-quantitative ai limiti dell’avventura antropologica, poiché ricercatori e ricercatrici sono scesi in campo e hanno partecipato attivamente all’attività di compravendita di droga. Ad esempio, Taylor e Potter [2013], dopo mesi di osservazione partecipante presso una banda di una piccola inglese, distinguono 4 livelli del mercato della compravendita:

• importazione;• vendita all’ingrosso;• vendita media;• vendita al dettaglio.

Tuttavia gli autori sfatano il mito della struttura piramidale perfetta che veda a capo magnati crudeli e privi di scrupoli, bensì sottolineano come le singole persone siano al tempo stesso coinvolte in più livelli di compravendita; inoltre sfatano il mito del pusher, sottolineando che nelle dinamiche del social supply sfumano le distinzioni tra distributore e consumatore, tutti si trovano in uno spazio in cui iniziazione e compravendita avvengono nei confini dell’amicizia. Allo stesso tempo Belackova e Vaccaro [2013] mettono in luce come il senso della parola “amicizia” vari entro i confini del mercato della droga, divenendo sinonimo di “cliente/venditore fidato”: una garanzia in un contesto sociale dove i rischi di arresto, furto e aggressione sono elevati.

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DA SPERIMENTATORI A RICREATIVISinoss i de i fattor i in g ioco

Tenendo conto di quanto riportato circa la differenza tra social ed escape drinking, faremo riferimento al bisogno di consumo ludico come generico Bisogno di Evasione, che comprende sia la ragione della fuga che quella del divertimento; abbiamo distinto l’evasione individuale da quella di gruppo, come suggeriscono i dati della popolazione Airone. L’inasprirsi del consumo induce due condizioni che possono scaturire in situazioni difficili da gestire, quali dipendenza e spaccio.

CONSUMO STABILE DI ALCOL

BISOGNO DI EVASIONE SOLITARIO

RIDUZIONE DELLE ENTRATE

INGRESSO NEL GIRO

BISOGNO DI EVASIONE IN GRUPPO

CONSUMO STABILE DI EROINA E CANNABIS

CONSUMO SALTUARIO DI PARTY DRUGS

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DA RICREATIVI A DIPENDENTIQuando scatta la trappola del la droga

Il passaggio al gruppo dei consumatori ricreativi coincide con un irrigidimento del consumo e un’abituazione delle pratiche, oltre che con una crescita della quantità consumata: infatti l’intreccio delle relazioni che si vengono a instaurare tra il nuovo consumatore esperienziale e gli amici del social supply comportano spesso la perdita del controllo sulle quantità di cannabis assunte. Poiché infatti i rapporti di debito e credito vengono gestiti tramite offerta e condivisione della sostanza, ci si trova in un labirinto in cui effettivamente si consuma più di quanto si desideri [Taylor e Potter, 2013]; allo stesso tempo la resistenza alla persuasione erode le risorse psicologiche per l’autocontrollo, rendendolo più debole [Gerich, 2013].

L’ingresso nel bacino dei dipendenti avviene in modo impercettibile, gradualmente, e coincide da un lato con l’emergenza del craving, ossia del bisogno compulsivo di assumere dosi crescenti di sostanza, dall’altro con la disponibilità a piegare la propria vita per intero al problema del procacciarsi droga.

16

dai 16 in poi

14-16 anni

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DA RICREATIVI A DIPENDENTII l fenomeno del la d ipendenza

Winters [2011] propone uno studio microeconomico dei comportamenti dipendenti, sostenendo che anche un normale homo œconomicus possa risultare dipendente: la caratteristica necessaria e sufficiente a spiegare la dipendenza sotto il profilo razionale è la time-consistency, ossia la tendenza ad esibire scelte coerenti nel tempo. Ecco che dunque definire la dipendenza come quel consumo dove la quantità di bene consumata attualmente influenza positivamente la quantità futura.

Kienast, Heinz e Wrase [2008] sottolineano come la tolleranza (il bisogno di quantitativi via via maggiori perché la sostanza abbia effetto) della sostanza sia una forma di riadattamento strutturale degli equilibri biochimici del Sistema Nervoso Centrale; il craving, l’astinenza, sono una forma di auto-protezione dell’omeostasi, dell’equilibrio dinamico psico-fisico, cosicché la sospensione dell’assunzione della sostanza diventa un momento molto delicato per l’intero organismo.

Inoltre, Heyne, May e Wolffgramm [2000] mostrano su un campione di topi da laboratorio come la soglia di tolleranza della droga di dipendenza rimane stabile nel tempo, anche dopo la sospensione prolungata dell’assunzione: laddove, in pratica, si ritorni a fare utilizzo di droghe dopo aver smesso, la quantità di cui si avrà bisogno sarà all’incirca la stessa di quando si aveva interrotto.

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DA RICREATIVI A DIPENDENTILo sv i luppo del la d ipendenza

Sempre Winters [ibidem] propone alcuni modelli esplicativi sullo sviluppo della dipendenza:

• modello Apprendimento-Pentimento, secondo cui una miopia informativa sugli esiti del comportamento porterebbe a sottovalutare la difficoltà di smettere poi, e quando si hanno sufficienti informazioni sui rischi l’habit comportamentale si è già sviluppato; questo modello è in linea con quanto trovato da Candio e Gomma in un’indagine condotta in una Scuola Superiore, dove i ragazzi hanno rivelato l’importanza di basare le campagne di prevenzione sui danni e i rischi del consumo;

• modello Dipendenza-Indizi, secondo cui una persona dipendente può smettere di assumere sostanza, ma quando incontra vecchi amici con cui consumava i ricordi gli inducono il desiderio di tornare a consumare.

Simili argomenti ci aiutano a comprendere come anche la dipendenza (da droghe) sia un fenomeno dove il gruppo è una cornice essenziale, anche se, come abbiamo visto in precedenza, cambia la sua natura: da gruppo informale di amici, infatti, diventa quasi un gruppo di lavoro, con l’obiettivo di gestire la compravendita al fine sia di poter mantenere il proprio consumo che sostentarsi in generale.

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITAEssere par te del la banda

Secondo Jacinto e collaboratori [2008], l’ingresso nei gruppi che gestiscono la compravendita di droga può avvenire per interesse economico, per estensione di una linea di prodotto e per scivolamento; quest’ultimo in particolare, il drifting into dealing, rende l’idea del passaggio graduale, impercettibile.

Secondo Lauger [2014] l'essere parte di una banda aumenta l'adesione dei membri a copioni di comportamenti violenti e aumenta l'aspettativa sull'aggressività che ciascuno manifesterà nel gestire le relazioni interpersonali. In letteratura è documentata l'esistenza di un rapporto circolare tra esercizio di violenza e l'esserne vittime, come sostengono Barnes, Boutwell e Fox [2012] quando individuano nell'appartenenza a bande la ragione di una maggiore esposizione alla violenza, e quindi alla probabilità di essere vittimizzati; allo stesso tempo Apel e Burrow [2011] parlano della violenza come di una forma di auto-aiuto che i soggetti possono mettere in atto in seguito all'essere stati vittimizzati, e affiliazione a una gang e compromissione in atti delinquenziali sarebbero conseguenze di una vittimizzazione passata.

Anche Begle e collaboratori [2011] sottolineano la natura bidirezionale dell'influenza tra vittimizzazione e violenza, anche se limitano la biunivocità della relazione agli adolescenti maschi: per le ragazze invece, dato che la forma di vittimizzazione più probabile è l'abuso sessuale, rimane il passaggio da questo alla delinquenza, ma non il contrario.

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITALa tomba del d iver t imento

Il consumo di sostanze, rispetto alla violenza, gioca il ruolo di fattore precipitante: secondo Kivimäki e collaboratori [2014] il consumo di alcol in adolescenza porta a comportamenti violenti con maggiore frequenza del normale, mentre Newbury-Birch, White e Kamali [2000] sottolineano come l'età di inizio del consumo di alcol correlerebbe con il coinvolgimento in collutazioni fisiche.

Questo può essere dovuto ai danni della sostanza a carico del Sistema Nervoso Centrale, che portano a maggiore violenza [Dauhoo, Korimboccus e Isaak, 2011]; il consumo prolungato di droghe può scaturire in disagi umorali quali tristezza e perdita di speranza, oltre che a maggiori irritabilità e impulsività [Merrill et al., 2012], anche se Brecht e Herbeck [2013] sostengono come nel caso dei consumatori di metamfetamina, buona parte dell'attribuzione dell'incremento della violenza al consumo di droghe abbia un'origine paranoide.

È infatti appurato che i soggetti posseggano una conoscenza naïf dei rischi associati alle sostanze, e che con il passare del tempo arrivino a maturare preoccupazioni sempre maggiori in relazione ai costi, all’induzione di pensieri paranoidi, alle modificazioni del carattere e ai problemi di salute [Parker ed Egginton, 2002].

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITALa del inquenza in età adolescenzia le

Dalla popolazione AIRONE emerge una relazione interessante (φ = 0.45, p=0.003) con l'età di esordio nel consumo di sostanze, relazione che aumenta se si considera l'età di inizio del consumo di cannabis (φ=0.51), con il contributo maggiore all'associazione della fascia tra 13 e 16 anni, mentre scompare quando si considera l'alcol; considerando che la sostanza d'esordio è predittiva del mono- o policonsumo, e che il locus of control del consumo varia nei due casi, possiamo ricostruire l'immagine di un adolescente che, dopo aver cominciato a fare utilizzo di cannabis in un contesto di gruppo verso i 13 anni, si coinvolge (verosimilmente non da solo) verso i 14 anni e mezzo in condotte devianti.

La scuola invece risulta essere un ambiente compartimentato rispetto all'adozione di condotte devianti in età adolescenziale: infatti queste non hanno influenza significativa su bocciature, su problemi scolastici e abbandono scolastico.

Questo quadro sarebbe confermato dalla relazione che Fagan e collaboratori individuano tra l'ingresso precoce nel consumo di droghe e lo sviluppo di condotte delinquenziali in adolescenza, e arricchita di dettagli da Topalli, Wright e Fornango [2002] che riscontrano come violenza e delinquenza siano legate all'attività di spaccio. Nel campione la maggior parte degli atti delinquenziali in adolescenza è proprio legata al denaro.

11%

64%

25%

ComportamentaliOttenimento di denaroEntrambi

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITADal l ’adolescenza al l ’età adulta

Tra l’adozione di condotte devianti in età adolescenziale e l’avere precedenti penali esiste un legame di poco al di sotto della significatività (φ=0.26, p=0.06); osservando globalmente l’evoluzione dei soggetti rispetto alla delinquenza, vediamo che partendo da una distribuzione casuale da adolescenti, i soggetti maturano una tendenza molto

50% 50%

100% 79% 11%

91% 9%

marcata a muoversi verso la delinquenza in età adulta.

Esisterebbe un passaggio, dopo l'iniziazione alla violenza, a costituire un secondo battesimo nel fuoco nella vita della banda, ossia il momento in cui ci si trova a dover mantenere la segretezza; secondo Adler e Adler [1980] la segretezza è caratterizzata da ambivalenza, è exhilarating e discomforting, affermano, mentre Jacques e Wright [2013] collocano tale momento in corrispondenza del confronto con la giustizia, dal quale il soggetto può uscire o complice del gruppo, occultando la verità, o come collaboratore della giustizia.

Precedenti penali/nessun precedente

Devianza precoce/nessuna devianza

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITADel inquenza e reat i in età adulta

Per quanto riguarda i tipi di reato commessi dai soggetti della popolazione AIRONE, vediamo che questi sono riconducibili al mondo violento che abbiamo qui rappresentato; in particolare, pare che la permanenza nella dipendenza avvenga:

• assumendo un ruolo sociale definito (lo spacciatore, il ricattatore, il ricettatore);• attraverso azioni rapide e violente (furti e rapine);• muovendosi in branco (associazione a delinquere, a volte anche mafiosa).

13%5%

43%

39%

Tipi di reato

Ottenimento immediato di denaroOttenimento di denaro non immediatoReati connessi all’appartenenza a gruppiAltro

9%

26%

65%

Ottenimento non immediato di denaro

SpaccioEstorsioneRicettazione

31%

69%

Ottenomeno immediato di denaro

FurtoRapina

29%

71%

Appartenenza a gruppi

Associazione a delinquereAssociazione mafiosa

60

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITAIncarcerazione e tentat iv i d i su ic id io

Esiste, come ci si aspetta, una relazione molto forte tra precedenti penali e incarcerazione (φ=0.76, p=0.0000), anche se l’incarcerazione non correla con le tipologie di reato né con la devianza giovanile: quest’ultimo dato può andare nella direzione della separazione della devianza in adolescenza da altri ambiti quali la scuola, come già mostrato.

7%

93%

InarcerazioneNon incarcerazione

I costi dello stile di vita deviante si vedono soprattutto in due evidenze piuttosto importanti: la percentuale di soggetti che hanno avuto un passato di detenzione, che si rivela assai alta, per non dimenticare la quantità di soggetti che hanno avuto episodi di overdose e quelli con epatite C o HIV, su cui i dati della popolazione AIRONE sono deficitari.

63%38%

Tentato suicidioNessun tentativo

È invece piuttosto alta la percentuale di persone, nella popolazione AIRONE, che dichiarano di aver tentato il suicidio. Esiste una relazione relazione (F=11.72, α=0.01) tra tentato suicidio e età di ingresso, in particolare i TS entrano dopo (verso i 35 anni); esiste altresì una relazione tra tentato suicidio ed età di inizio (F=15.63, α=0.01), nel senso che i TS iniziano prima.

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITAOverdose e Tentat iv i d i Suic id io

Per quanto riguarda i fenomeni di overdose, strettamente legati alla generale perdita di controllo sulle quantità consumate (fatto che, lo ricordiamo, è in parte legato alla socializzazione dei consumi), esiste una relazione tra overdose e totale sostanze consumate (F=9.25, α=0.01), ossia più se ne consumano più è facile che si dichiari almeno un episodio di overdose. Abbiamo riscontrato anche una relazione (F=14.78 α=0.01) tra l’età di consumo della prima sostanza e overdose e tra overdose (F=4.66, α=0.05) ed età di ingresso in Comunità, mentre non risultava nessuna relazione con seconda sostanza; una relazione molto forte (φ=0.81 p=0.0000) si ha con la terza sostanza di consumo, ma mai con l’alcol. Di grande interesse l’associazione (φ=0.55

p=0.0000) con i tentativi di suicidio.

0

5

10

15

20

Cannabis Eroina Ecstasy Psicofarmaci

OverdoseNessuna overdose

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La fine del d iver t imento

Secondo White e collaboratori [2006] i rischi percepiti associati alle party drugs (quelle consumate, in teoria, per divertimento e piacere) sono:

• cocaina - dipendenza, danni nasali, rischi finanziari, danni a lungo termine generici;• GHB - overdose non fatale, overdose fatale, dificoltà a definire dose;• cristalli - psicosi, danni cardiaci, diventare aggressivi;• speed - problemi fisici al sonno e vomito;• ketamina - allucinazioni;• ecstasy - depressione, danni cerebrali, danni fisici , disidratazione, problemi di regolazione temperatura corporea, composizione chimica non chiara, rischi legali.

È davvero così divertente proseguire nel consumo di droghe?

Rabbia/odio

Senso di colpa

Incoscienza

Amore-odio

Umiliazione

Bel ricordo

Perdita di riferimenti

Rifiuto degli altri

Sconforto

0 10 20 30 40

Dalla popolazione AIRONE emerge una realtà altrettanto sconcertante sui vissuti rispetto alla tossicodipendenza, in prevalenza negativi o ambivalenti.

I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITA

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I COSTI DEL NUOVO STILE DI VITASinoss i qual i tat iva dei fattor i in g ioco

Il bisogno di segretezza può sensatamente risultare connesso al fenomeno di creazione di un mondo altro e protetto di cui già si è parlato in DA NON CONSUMATORI A SPERIMENTATORI; verosimilmente, chiusi in un mondo chiuso, il suicidio può risultare un tentativo estremo e tragico di uscita.

INGRESSO NEL GIRO

ESPOSIZIONE ALLA VIOLENZA

ESIBIZIONE DI COMPORTAMENTI

VIOLENTI

PERDITA DI CONTROLLO SULLE QUANTITÀ ASSUNTE CARCERE

TENTATIVO DI SUICIDIOOVERDOSE

REGOLARIZZAZIONE DEI CONSUMI

SPACCIO

BISOGNO DI SEGRETEZZA

BISOGNO DI DENARO

COMPARSA DEL CRAVING

REATI CONNESSI ALL’OTTENIMENTO

DI DENARO

Da notare il rilievo di un circuito di causalità circolare tra ingresso nel giro, perdita di controllo sulle quantità, bisogno di denaro e spaccio, che possiamo definire un processo a spirale di graduale assorbimento del soggetto nel gruppo-banda.

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